Sei sulla pagina 1di 21

Chi è l’assistente sociale ?

L'assistente sociale è un operatore sociale che, agendo secondo i principi, le


conoscenze e i metodi specifici della professione, svolge la propria attività
nell'ambito del sistema organizzato delle risorse messe a disposizione dalla
comunità, a favore di individui, gruppi e famiglie, per prevenire e risolvere
situazioni di bisogno, aiutando l'utente nell'uso personale e sociale di tali
risorse, organizzando e promuovendo prestazioni e servizi per una tali risorse,
organizzando e promuovendo prestazioni e servizi per una maggiore
rispondenza degli stessi alle particolari situazioni di bisogno e alle esigenze di
autonomia e responsabilità delle persone, valorizzando a questo scopo tutte
le risorse della comunità.
Articolo 1 Professione di assistente sociale
1. L'assistente sociale opera con autonomia tecnico-professionale e di giudizio
in tutte le fasi dell'intervento per la prevenzione, il sostegno e il recupero di
persone, famiglie, gruppi e comunità in situazioni di bisogno e di disagio e può
svolgere attività didattico-formative.
2. L'assistente sociale svolge compiti di gestione, concorre all'organizzazione
e alla programmazione e può esercitare attività di coordinamento e di
direzione dei servizi sociali. coordinamento e di direzione dei servizi sociali.
3. La professione di assistente sociale può essere esercitata in forma
autonoma o di rapporto di lavoro subordinato.
4. Nella collaborazione con l'autorità giudiziaria, l'attività dell'assistente sociale
ha esclusivamente funzione tecnico-professionale.

I mandati dell’AS
Mandato istituzionale: AS fa parte di un’organizzazione e quest’ultima indica
le competenze, i contenuti, le modalità attraverso i quali può e deve operare a
fare dei fruitori del servizio che eroga.
Mandato professionale: è colui che una volta acquisito il titolo di AS esercita
la propria professione.
Mandato sociale: è ciò che la comunità richiede e necessita attraverso una
richiesta implicita o esplicita.
A cosa serve la ricerca nel servizio sociale
1.Analisi e decodifica della domanda/bisogno
2. Progettazione dell’intervento (a livello del singolo, del gruppo, della
comunità)
3.Monitoraggio dell’intervento
4.Valutazione efficacia dell’intervento
LIBRO
CAPITOLO 1
Tutto ciò che conosce l’AS è l’accumulo di ciò che appreso durante il suo
persorso, esperienze, informazioni…
Tutto ciò è il mix di sapere, che possiamo distiguindere in sapere,saper fare e
saper essere.
● Sapere si riferisce alla conoscenze teoriche e metodologiche
● Sapere fare è come agisce
● Sapere essere è il comportamento e le azioni del professionista in un
contesto lavorativo.
Hudson ci aiuta a distinguere diversi tipi di conoscenza:
-CONOSCENZA PERSONALE: anche se l’AS svolge la sua professione di
avvalersi sempre di regole della buona educazione e
comportamento(apprese dall’esperienza personale) quando incontriamo una
persona.
-CONOSCENZA TEORICA: Ciò che è stato appreso nel corso di studi gli
servirà a comprendere e spiegare le azioni che svolgerà durante il processo di
intervento.
-CONOSCENZA EMPIRICA: è il risultato della raccolta e dell’interpretazione
dei dati sull’attività che andrà a svolgere, e serve a spiegare i problemi che si
andranno ad affrontare sul campo.
-CONOSCENZA PRATICA: è l'insieme di ciò che hai studiato e ciò che hai
appreso dalle esperienze fatte sul lavoro, questo permette all’AS di prendere
delle decisioni.
-CONOSCENZA PROCEDURALE: sono le varie procedure che compie per i
vari casi però attenendosi anche alle leggi che lo stato impone.

LOGICA E INTUITO
Sistema 1: è in grado di predisporre risposte veloci e automatiche guidate
dall’intuizione.
Sistema 2: si basa sulla razionalità logica, che viene fatta attraverso le analisi,
per fare queste analisi serve raccogliere informazioni, comprenderle e
connetterle.
Entrambi i due processi possono dare origine a errori cognitivi, esempi di
questi errori cognitivi sono, le euristiche della disponibilità- euristica della
rappresentatività.
sospeso
TEORIE FORMALI E INFORMALI
Quando si parla del termine teoria e bene fare una distinzione tra teoria del
linguaggio quotidiano e teoria nel linguaggio scientifico. teoria del linguaggio
quotidiano ci si riferisce a eventi che succedono nella realtà, mentre nel
linguaggio scientifico il termine teoria serve a descrivere una serie di
enunciati(spiegazione di un fenomeno metodo scientifico).
Sibeon distingue tra teorie formali e informali. Le prime sono enunciati scritti e
discussi in ambito accademico e professionale, mentre le teorie informali sono
insieme di teorie influenzate da particolare credenze.
A COSA SERVONO LE TEORIE?
“La letteratura evidenzia come contare su buone pratiche, senza saper
spiegare le ragioni per cui sono considerate buone, è rischioso per diverse
ragioni e raccomanda una pratica in ogni caso informata dalla teoria e dalle
evidenze” (Sanfelici, 2018, 23)
Ogni professionista fa uso di teorie, le teorie sono importanti perché servono
all’AS come comportarsi e agire sul campo e devono essere sottovalutate.
I TIPI DI TEORIE UTILI
Sibeon distingue 3 tipi di teorie:
1)Le teorie su cosa è il servizio sociale
● Prospettiva della giustizia sociale:è quello lavorare sulla collettività e
non sui singoli individui
● Problem solving:lavorare sull’individuo con problemi ad integrarsi con la
società
● Empowerment: lavora sulle qualità e capacità dell’utente(dare
responsabilità e credere in se stesso)
2)Le teorie sul mondo del cliente (ad es. Bandura): Si basa sul lavoro con
individui, gruppo di persone e comunità.
Si può prendere come riferimento il modello di Bandura che spiega
l’apprendimento e lo stile educativo di una persona è dipende da ciò appreso
in passato.
3)Le teorie su come fare in pratica
Valutazione dell’efficacia dei modelli:
1. Problema che affronteremo col cliente
2. Caratteristiche e la relazione con il cliente
3. Contesto in cui lavoria
4. Fase di intervento in cui ci collochiamo
Alcuni AS preferiscono utilizzare sempre lo stesso modello ma è sempre meglio
saper conoscere almeno 2 o 3 modelli per i diversi casi che potremmo affrontare
perchè magari l’unico in cui siamo specializzati non potrebbe essere utile.
CAPITOLO 2
IL METODO
IL PROCEDIMENTO METODOLOGICO
Il processo metodologico di divide in 5 fasi:
1. Accoglienza, analisi della domanda, presa in carico (engagement)
Una persona può fare richiesta da sé o da parte di terzi. Il primo passo è
l’incontro tra il professionista e l’utente.L’as ha il compito di chiedere cosa l’ha
spinto a fare richiesta(capire le problematiche).l’AS deve tener conto di
un’assistenza empatica e non giudicante.
2. Analisi e valutazione (assessment)
Si svolge in un tempo variabile.l'obiettivo è quello di raccogliere dati per fare
un piano. Nel piano di parla qual è la percezione del cliente di fronte al
problema. quali sono gli altri sistemi punti di forza e di debolezza e quali
risorse sono attivate o possono essere attivate. i dati raccolti possono essere
raccolti tramite genogrammi ed ecomappe per risalire alle informazioni del
cliente.
3. Pianificazione (planning)
In questa fase il compito dell’AS è quelli di fare un progetto infatti vengono
messi in gioco sia le capacità dell’AS che del cliente. Formazione di obbiettivi
chiari ed espliciti al fine di ottenere dei cambiamenti rispetto la situazione
iniziale. questo piano può essere sia in forma orale che scritto ed è simile a un
contratto.
4. Attuazione e monitoraggio (implementing)
è la fase dell'attuazione del piano e promuove il cambiamento del cliente nei
confronti degli individui, relazioni tra essi dall’ambiente e dei servizi convolti. Il
cliente viene monitorato con servizi domiciliari oppure con contributi
economici.
5. Conclusione e valutazione degli esiti (termination and evaluation)
La conclusione del programma che è stato negoziato tra il cliente e il
professionista. La conclusione sia se il cliente e il professionista sono
d’accordo con gli obiettivi raggiunti del cliente. AS deve essere sicuro che il
suo cliente a conclusione abbia raggiunto i suoi obiettivi e che sia autonomo.
CAPITOLO 3
MODELLO CENTRATO SULLA PERSONA
Si fonda sulle teorie di Rogers.Questo modello di basa sull’ascolto sul non giudicare l’altro
abbandona l’idea di un esperto che dirige e consiglia l’utente.
Al termine paziente rogers preferisce quello di cliente per indicare che la persona non è
passiva ma attiva nel processo d’aiuto.I concetti chiave della teoria .di rogers sono: la
tendenza attualizzante, incongruenza e funzionamento psicologico e il disadattamento.
LA TENDENZA ATTUALIZZANTE
Non è facile conoscere una persona e dobbiamo capire come interpreta la
realtà che lo circonda.
E’ autoregolazione e percezione della realtà diversa.

INCONGRUENZA
Influenza molto la crescita personale perché l’individuo trovandosi in uno stato
di ansia e vulnerabilità,vorrebbe essere se stesso, ma non può essere felice
perchè non è ciò che la società richiede.
(ANSIA e vulnerabilità rispetto alle aspettative sociali e di ruolo-Goffman,
2013)

FUNZIONAMENTO PSICOLOGICO E DISADATTAMENTO


Se l’individuo a fiducia di se stesso è aperto alle esperienza ha capacità di
adattamento e se non ci sono ostacoli l’esperienza viene percepita come
positiva.
(capacità di adattamento, liberi da meccanismi difensivi, fiducia in sé stessi)
LA TEORIA SUL PROCESSO DI CAMBIAMENTO (ROGERS)
1.Personalità rigida, meccanismi di difesa, attribuzione all'esterno di
responsabilità, non riconoscimento delle emozioni.
2.Si iniziano a riconoscere alcune emozioni (anche se non sempre come
proprie) .
3.Si iniziano a vedere le contraddizioni e a rievocare emozioni passate.
4.Si abbassano le difese, si inizia a comprendere come si funziona e ad
assumersi le responsabilità .
5.Verbalizzazione emozioni.
6.Si fa esperienza di vissuti difficili ma senza negarli.
7.Si può fare a meno del professionista. Si sente in grado di intervenire su
propri comportamenti e di prendere decisioni.
L’OBIETTIVO DELLA RELAZIONE D’AIUTO
Rogers definisce cos’è una relazione d’aiuto, una relazione d’aiuto prevede
che ci siano due protagonisti uno è professionista e l’altro e il cliente(gruppo o
individuo). Lo scopo della relazione valorizzare le risorse della persona ed
aiutarlo ad esprimere i propri sentimenti. Il professionista non può considerarsi
come un esperto ma come un aiutante per l’altro.
GLI ATTEGGIAMENTI DEL
PROFESSIONISTA:AUTENTICITÀ,ACCETTAZIONE, EMPATIA
Nella relazione d’aiuto:
● due persone sono in relazione;
● il cliente è in uno stato di incongruenza, di vulnerabilità e di ansia;
● il professionista è in uno stato di congruenza, ovvero è profondamente
se stesso nella relazione con l’altro;
● il professionista ha un’accettazione positiva incondizionata nei confronti
del cliente e si mette dal suo punto di vista per comprendere il cliente.
Le qualità fondamentali del professionista:
1. Autenticità o congruenza: Il professionista deve essere se stesso e
consapevole delle sue emozioni solo così potrà aiutare il cliente. Il suo
atteggiamento non deve essere distaccato o neutrale ma si deve
mostrare interessato.
2. Accettazione non giudicante: Il professionista non deve giudicare il
vissuto del suo cliente, si deve instaurare il clima dove il cliente si deve
sentire sicuro di essere se stesso e parlare di se.
3. Empatia: il professionista si deve immedesimare nel mondo del cliente
cercando di capire le sue paure la sua tristezza le sue insicurezza.
APPLICAZIONE DEGLI ASSUNTI TEORICI AL SERVIZIO SOCIALE
L’assistente sociale deve curare in particolar modo:
● La piena consapevolezza di se.
● Abilità comunicative e relazionali (empatia)
● La capacità di facilitare e accompagnare attraverso la relazione il
processo di crescita del cliente
DALL’ASCOLTO SPONTANEO A QUELLO EMPATICO
L’ascolto è il primo passo per instaurare la relazione tra il professionista e il
cliente. Un buon ascolto richiede del tempo ed empatia.
LE ABILITÀ COMUNICATIVE E LA TECNICA SPECULARE
La tecnica speculativa aiuta al professionista a comprendere ciò che il cliente
sta portando facendo capire di essere attento e interessato al suo punto di
vista.
● l’AS deve comprendere il messaggio del cliente.
● Consentire al cliente di concentrarsi sulla propria esperienza.
Esistono diverse modalità della tecnica speculare
1. Riflessione del contenuto: consiste nell’ascoltare le parole e ripeterle.
così faremo capire al cliente che lo stiamo ascoltando.
2. Riformulazione del contenuto o parafrasi: Ripetere il concetto del cliente
usando parole diverse.
3. Riflessione del sentimento: Far capire al cliente che non siamo
interessati solo alla sua storia ma anche alle sue emozioni e sentimenti.
4. Chiarificazione: Chiede dei chiarimenti rispetto a ciò che è stato
raccontato(se comprendo bene.., lei vuole dire che...ecc.)
LINGUAGGIO VERBALE E NON VERBALE IN UN COLLOQUIO NON
DIRETTIVO
1. Il colloquio nel mcsp non è direttivo, in questo colloquio il cliente può
esprimere ciò che vuole mentre il ruolo dell'AS è quello di facilitare
quest’espressione, il messaggio è che siamo vicini al cliente lo
comprendiamo ma deve essere lui a trovare una soluzione perché solo
lui conosce veramente se stesso.
SOSTENERE LA PERSONA VERSO LA CONGRUENZA
l’AS accompagnerà il suo cliente seguendo degli aspetti:
★ Riconoscere i sentimenti del passato e del presente riuscendo a
parlarne in modo congruente
★ Riconoscere ed esprimere le emozioni del, presente.
★ Riconoscere e vivere l’esperienza del presente e accettarla imparando
a coglierne le complessità.
★ Affrontare gradualmente anche le esperienze che lo spaventano.
★ Riconoscere i propri costrutti.
★ Superare che i problemi siano esterni a te stesso.
CAPITOLO 4
MODELLO CENTRATO SUL COMPITO
I clienti devono essere attivamente coinvolti in un processo di definizione di
obiettivi e compiti, all’interno di una cornice temporale definita.
PERLMAN:L’uomo è alla ricerca di bisogni da soddisfare(non soddisfando
questi bisogni subentra l’ansia).In tal caso il ruolo dell’assistente sociale
consiste nell’aiutare l’utente ad analizzare il problema senza ansie e a
differenziare il reale dall’immaginario, stimolando in lui nuove motivazioni ed
energie ed insegnandogli ad usare le risorse disponibili in modo sempre
diverso ed efficace.Il professionista deve accettare le difficoltà dell’utente
sostenendolo anche quando non è capace di prendere delle decisioni
autonomamente. Non sempre i fallimenti di una persona dipendono da lei, ma
anche dall’ambiente sociale con cui interagisce e con cui l’assistente sociale
deve entrare in contatto.
LE PERSONE COME PROBLEM SOLVERS ATTIVI
Da perlman le persone sono definite problem solvers nel modello centrato sul
compito, perché è compito del cliente capire qual è la situazione di disagio e
trovare delle soluzione da se.
L’INTERVENTO D’AIUTO
L’as Aiuta l’utente a definire il problema e sia l’utente e l’AS devono elaborare
un piano con dei specifici tempi e servono all’utente a prendere sicurezza di
sé. Non si va a capire l’origine del problema ma si lavora ma perché il
problema è in corso.
LE FASI DEL PROCESSO D’AIUTO
Le fasi del processo di aiuto sono 3 iniziale,intermedia e finale
● FASE INIZIALE:ACCORDO OBIETTIVI E DURATA INTERVENTO
La prima fase si svolge in uno o due incontri.
Costruzione di una relazione di aiuto e consenso sul lavoro successivo
(engagement) e esplorazione del problema(serve a comprendere la
complessità della situazione); identificazione del problema target(
l'identificazione del problema su cui il problema su cui vuole lavorare e l’AS
offre una guida al cliente in questo processo sostenendo le aree
problematiche che la persona può trovare difficile o problematico da
affrontare);definizione degli obiettivi(definire gli obiettivi e l’obiettivo da
risolvere viene individuato dal cliente-costruzioni li liste o grafici per verificare
il progresso) e limite temporale(Numero di massima di colloqui-6/12
Frequenza colloquio-Settimanale o bisettimanale
Tempi del trattamento-Circa 3 mesi)
● FASE INTERMEDIA
Sviluppo di una strategia generale (dal problema all’obiettivo)
Selezione di compiti (task selection) Il compito viene diviso in sequenze
identificando le attività possibili.L’as sociale può suggerire delle attività da
svolgere.
Accordo sui compiti ( task agreement) Vengono definiti i compiti e vengono
messi in pratica.DUE FASI: 1-I benefici che si incontrano in questa
pianificazione 2-Identificare possibili ostacoli e discutere come il cliente
potrebbe superarli. in questa fase l’AS può attivare delle risorse qualora una
persona non è autosufficiente
Task implementation model (implementing): Se questa pianificazione ha avuto
un esito positivo e se non abbiamo riscontrato effetti positivi si elabora un
nuovo piano.
● FASE FINALE
Stato dell’arte del problema
Strategie di successo
Mantenimento dei risultati
Riscontrare eventi non è un motivo per prolungare il lavoro in quanto in questo
modello vi è un tempo limite.
CAPITOLO 5
L’APPROCCIO COGNITIVO COMPORTAMENTALE
I PRINCIPALI CONTRIBUTI TEORICI: IL COMPORTAMENTISMO
Nella prima metà del secolo scorso si pensava che la mente fosse una scatola
nera il cui funzionamento non era conoscibile.
Vari studiosi hanno cominciato a sperimentare.
Come:
Pavlov- cane campanello
Watson- bambino topo bianco
Skinner- Rinforzo gratificante(premio)
Questi esempi si possono collegare al servizio sociali perchè vengono
introdotti alcuni strumenti utili come per esempio il rinforzo gratificante.
LA TEORIA DELL’APPRENDIMENTO SOCIALE
Bandura esperimento pupazzo bobo.
Influenza dell’ambiente o esperienze passate e modelli di riferimento.
COGNITIVISMO
Si occupa dei processi cognitivi mediante i quali un organismo acquisisce
informazioni dall'ambiente, le elabora ed esercita su di esse un controllo.
Anche nel servizio sociale il modello cognitivo ha importanza aiuta a
ricostruire l’influenza che ha la società nell’individuo.
I CONCETTI CHIAVE
SCHEMI COGNITIVI
Gli schemi sono delle strutture cognitive che permettono di interpretare le
informazioni che vengono dall’esterno.
ADATTABILITÀ ALL’AMBIENTE
Gli schemi si sviluppano già durante l’infanzia e ci permetteranno di adattarci
all’ambiente, più il nostro sistema è flessibile più c’è una capacità di
adattamento all’ambiente.
CONTENUTO DEGLI SCHEMI
i contenuti negli schemi cognitivi vengono considerate come verità assolute.
DISTORSIONI COGNITIVE
Sono quei modi errati che abbiamo di processare l’informazione, ovvero
cattive interpretazioni di quello che accade intorno a noi, generando molteplici
conseguenze negative.
● Pensiero “tutto o nulla”: Detta anche “pensiero dicotomico” o visione
“bianco o nero”, accade quando vediamo le cose separate solo in due
categorie
● Personalizzazione: Crediamo di essere noi i responsabili dell’infelicità
altrui; oppure attribuiamo a noi stessi la colpa di cose negative che
accadono agli altri senza considerare altre spiegazioni più plausibili.
● Catastrofizzazione: Pensiamo che un evento avrà per noi conseguenze
più importanti di quelle reali. Può accadere quando “prediciamo” il futuro
in maniera negativa senza considerare altri possibili esiti o sviluppi.
● Attribuiamo sentimenti verso noi stessi senza considerare
considerazioni alternative.
● Minimizzazione: porta a sminuire gli aspetti
positivi(situazioni,esperienze) che non confermano la propria visione
negativa.
SOGGETTIVITÀ’ DELLE INTERPRETAZIONI
Non tutte le persone reagiscono allo stesso modo. ognuno ha una visione
differente in base alla situazione e come si interpreta la realtà. (licenziamento)
SIGNIFICATI SOCIALMENTE COSTRUITI
I rapporti che abbiamo con familiari amici e persone contribuiscono dare
significato alle esperienze che facciamo, a sua volta le esperienze che
facciamo dipendono dal contesto in cui si vive(storico-socioculturale).
METACOGNIZIONE
La metacognizione è la capacità di riconoscere e riflettere sul nostro mondo
interno(pensieri e sentimenti).
Nell’approccio cognitivo comportamentale l'obiettivo è quello di lavorare con il
cliente per migliorare le sue competenze portandolo a un percorso di
cambiamento e di autonomia. Il compito dell’as è quello di controllare i propri
stati mentali e deve essere in grado di mettersi nei panni degli altri.
LA PROSPETTIVA COGNITIVO COMPORTAMENTALE NEL SOCIAL WORK
E’ stato introdotto anche nel servizio sociale.Gli as aiutano il cliente a
cambiare se stesso (pensieri, sentimenti…).l’ascolto è importante ma l’aspetto
principale è quello di indurli al cambiamento.
IL PROCESSO D’AIUTO E LE SUE FASI
all’interno di questo modello c’è un tempo limite. Il lavoro si basa sul presente
e si cerca di capire il motivo per il quale certi pensieri o emozioni portano alla
sofferenza il cliente. se il tempo limiti volge al termine e non si sono riscontrati
risultati positivi il professionista deve dichiarare in adatto questo metodo
LE FASI
1. Avvio del processo di aiuto e costruzione della relazione di aiuto
(engagement): trasmettere messaggio positivo al cliente, bisogna far
credere al cliente che è in grado di raggiungere degli obiettivi
2. Analisi e valutazione, Porre e porsi domande Ottica
trifocale(assessment):Basata sull’ascolto,obiettivo accompagnare le
persone e a riconoscere i propri schemi, gli schemi verranno presi come
punto di partenza per affrontare il problema, se il cliente si porranno
delle domande. Prospettiva trifocale guardare da diverse prospettive.
3. Pianificazione Reframing (reincorniciare) (planning)
● Diario: Comportamenti e situazioni negative
● Registrazioni dei colloqui
● Workshop, letture, video
● Roleplay scambio di ruolo
● Lista svantaggi/vantaggi
● Compiti operazionali:
se alla fine il cliente ha portato al termine il compito con successo il
cliente sarà in grado di usare questi metodi in futuro.
Rinforzo positivo(gratificazioni)
4. Conclusione e valutazione degli esiti (termination and evaluation)
CAPITOLO 6
L’APPROCCIO MOTIVAZIONALE
Non i focalizza sulle cause e problema ma sul cambiamento e
comportamento in relazione alla motivazione della persona.
La mancanza di motivazione non è patologica ma una condizione variabile
Il cambiamento è un processo continuo. Ad ogni stadio sono previsti compiti
diversi all’interno di un processo graduale.
GLI STATI DEL CAMBIAMENTO
● Precontemplazione: si trovano le persone considerate “non motivate”.
● Contemplazione: la persona è più consapevole ma non sa cosa
fare.Riconoscere pro e contro.
● Determinazione:modifica cambiamento. la persona sceglie e pianifica (dura al
massimo un mese). dall’azione al cambiamento.
● Azione: si inizia ad evitare i comportamenti considerati problematici.
● Mantenimento: consolidamento del cambiamento
● Risoluzione del problema: la persona è sicura e risoluta
I PROCESSI DI CAMBIAMENTO E LE STRATEGIE
• Aumento della consapevolezza:L’operatore può sostenere l’esplorazione del
problema.
• Attivazione emozionale:Il professionista può costruire relazioni dove il cliente
sperimenta nuove reazione a eventi
• Rivalutazione di sé: il professionista aiuta a capire come e quanto un
eventuale cambiamento sia in contrasto con i valori della persona.
• Rivalutazione ambientale: L’operato sostiene il cliente nel processo di analisi
degli effetti che si possono avere nell'ambiente
• Liberazione sociale: lavorare sulle reti sociali che coinvolgono la persona
• Liberazione personale: il cliente decide di attuare strategie di cambiamento
• Controllo dello stimolo: evitare esperienze che possono attivare o
incoraggiare un comportamento negativo
• Contro condizionamento: i comportamenti negativi vengono sostituiti con altri
attività
• Gestione del rinforzo: aiuta la persona come rinforzare i comportamenti
positivi.
• Relazioni di aiuto: tutti gli approcci(empatia..) aiutano la persona ad
instaurare un rapporto di fiducia che porta al cambiamento.
IL COLLOQUIO MOTIVAZIONALE
Questo modello è stato creato da miller e rollnick e come dice la parola stessa
serve a motivare la persona e portarla al cambiamento.
Questo modello di fonta su :
• Modello transteorico di Prochaska e Di Clemente
• Modello centrato sulla persona di Rogers
• Il concetto di autoefficacia di Bandura
• La teoria della reattanza di Brehm:Se una persona sente minacciata la sua
libertà(dire e fare) attivano a un comportamento che gli spinge a rivendicare la
libertà minacciata.
• La teoria della dissonanza cognitiva di Festinger:Quando le persone vivono
una disaggio provocano in loro una situazione spiacevole che li porta a
cambiare questa situazione.
Si fonda su principi ben precisi,Il professionista si pone in ascolto, cerca di
capire, ed evita di dare la propria opinione diventa una guida al cambiamento,
infatti il lavoro è centrato a motivare il cliente a cambiare una situazione che
lui riscontrato problematica(lavoro collaborativo).
Il professionista deve porre una serie di domande al cliente e ottenute delle
risposte può offrire una soluzione.
IL PROCESSO DEL COLLOQUIO MOTIVAZIONALE
• Stabilire una relazione empatica:Il cliente e il professionista devono fidarsi
l’uno dell’altro,il cliente spiega la situazione,il professionista non deve
giudicare il cliente
• Focalizzare (esplorare, valutare e scegliere): vengono chiariti gli obiettivi del
percorso e si sceglie un focus.
• Evocare :domande aperte per esplorare idee e vissuti. Come per esempio
:bisogno del cambiamento, ragioni,desiderio e capacità.
• Pianificare:La persona è pronta al cambiamento e ambedue le parti fanno un
piano e cercano di metterlo in atto.
Queste fasi possono essere svolte anche in un unico colloquio.
LE ABILITÀ’ COMUNICATIVE
Il compito del professionista e quello di ascoltare e cercare di capire il punto di
vista del cliente. Rinforzare e sostenere la motivazione al cambiamento.Nel
colloquio motivazionale si privilegiano le domande aperte. Una delle tecniche
utilizzate in questo colloquio è quella della riformulazione per far capire al
cliente che lo stai ascoltando riformulando la frase del cliente con parole
diverse, si usano pure frasi di sostegno per commentare le capacità del
cliente per i suoi sforzi fatti e i risultati raggiunti. Uno strumento importante
sono i riassunti che servono a fare il punto della situazione e danno senso a
ciò che si è detto fino ad adesso.
CAPITOLO 7
L’INTERVENTO IN SITUAZIONE DI CRISI
I concetti chiave
La definizione di crisi
La crisi è un vento che porta uno stato temporaneo di disorganizzazione
sociale e psicologica.
Diversi autori danno la propria definizione di crisi ma in tutti loro ci sono in
comune due aspetti:
1. Componente oggettiva: evento che attiva una situazione di crisi.
2. Un aspetto più soggettivo: una suggestione che ha una persona davanti
un evento critico.
Per avere una situazione di crisi ci sono degli elementi scatenanti:
Un evento principale,il significato che la persona da davanti a quell’evento di
crisi, alterazione del funzionamento sociale e le risorse(materiali, sociali e
psicologiche)
TIPI DI CRISI
● CRISI AMBIENTALI:coinvolgono gruppi e comunità es.disastri
naturali,crisi o guerre
● CRISI SITUAZIONALI: si riferiscono ad eventi collegati a una persona
es.stupro
● CRISI che si possono riscontrare in seguito ad un evento.
● CRISI PSICOPATOLOGICHE: in questo caso è necessario l’intervento
di un professionista clinico.
LE FASI DELLA CRISI
1. Il momento dell’impatto si verifica l’evento che porta a uno stato di
shock la persona.
2. Dopo l'impatto la persona mette in gioco strategie per risolvere questo
stato di shock
3. se la persona si sente sempre più tesa depressa arrabbiata può portare
a un punto di rottura e quindi è necessario un aiuto psicologico.
RISORSE E CAPACITÀ’ DI COPING
Il coping è la capacità di valutare l'evento stressante i suoi effetti sull’individuo,
e individuare dei metodi affinché si possa far fronte a un evento stressante.
Davanti a un evento di crisi ognuno reagisce in maniera soggettiva, c’è chi
vede come una possibilità di mettere in gioco le sue capacità altri altri invece
cercano di evitare il problema ignorandolo.
RESILIENZA
La resilienza è la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi
traumatici.
LE CARATTERISTICHE DEL CRISIS INTERVENTION
L'intervento di crisi è un'assistenza psicologica immediata e a breve termine
volta ad assistere gli individui in una situazione di crisi per ristabilire l'equilibrio
nel loro funzionamento bio-psico-sociale e per minimizzare il potenziale del
trauma psicologico a lungo termine.
Nel crisis intervention il focus è il presente senza andare a scavare in eventi
passati.
Uno dei caratteri del crisis intervention alcune volte il supporto non è
pianificato(per questo la relazione con l’AS non è subito empatica)
LA VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA E DEL RISCHIO
Quando si verificano questi eventi di crisi il professionista deve valutare:
● la gravità della crisi
● il livello di sicurezza del cliente
● il suo stato emotivo cognitivo e comportamentale
● le strategie di coping e le risorse disponibili
e’ fondamentale stabilire la gravità della situazione affinché il cliente non
faccia del male a se stesso e a gli altri. Alcuni paese hanno attivato strumenti
che consentono di valutare il rischio in tempi ristretti,infatti si parla di
framework che serve a centrare il focus della situazione. Un strumento diffuso
è il triage assessment(Mayer) che consente di valutare la situazione monita
cognitiva e comportamentale con una scala che va da 1 a 10.
Riguardo la sfera emotiva ognuno reagisce in modo diverso ( rabbia,
depressione,ansia,apatia) altri invece cercano di mettere in gioco tutte le sue
capacità. La sfera comportamentale viene preso in considerazione come la
persona fa fronte a questi eventi(come si muove, se ha iniziativa), mentre
nella sfera cognitiva si prende come punto di riferimento la capacità della
persona(problem solving e decision making) se è in grado di fare.
Collins e collins hanno proposto un nuovo modello il development
ecological model che aggiunge al di Mayer altre due variabili a)analisi
dell'ecosistema in cui è inserita la persona b)nel fase della vita della persona
si verifica l’evento disturbante.
CAPITOLO 8
MODELLO SISTEMICO
SVILUPPO DEI CONCETTI CHIAVE
A partire dagli anni 30 in gruppo si riunirono ad harvard e hanno scoperto la
cibernetica che è lo studio dei meccanismi con cui uomini, animali e macchine
comunicano con
l’ambiente esterno e lo controllano. Si tratta di una scienza prettamente
multidisciplinare che ha forti interazioni con molte altre discipline ed
aree tecnologiche: filosofia, psicologia, matematica, biologia, fisica,
intelligenza artificiale, teoria dei controlli, teoria delle comunicazioni,
robotica.
A Weiner si attribuisce il concetto di feedback(retroazione) è un meccanismo di
autoregolazione di sistemi. Nel linguaggio comune è una risposta. quest’ultima
può avere l’effetto di mantenere la stabilità del sistema(omeostasi) se il sistema
cambia (morfogenesi). il feedback loop è un ciclo dove non si ha né un effetto.
sistema finale né una causa originaria aperto relazioni con l’esterno
sistema chiuso poca relazione con l’esterno
LA TEORIA GENERALE DEI SISTEMI DA RIPRENDERE QUANDO SIAMO
SVEGLIE.
APPLICAZIONE DEI CONCETTI TEORICI DEL SERVIZIO SOCIALE
IL FUNZIONAMENTO DEI SISTEMI
I sistemi possono essere definiti come oggetti e la relazione tra essi, mentre i
sistemi umani(famiglia,gruppo di amici) sono tenuti insieme perché le persone
interagiscono tra di loro.
Una caratteristica di questi processi è la circolarità(livello personale, familiare, di
contesto sociale).
FOCUS SULLE RELAZIONE E SUI PROCESSI
L’as si accentra sul lavorare sui problemi intrapsichici ma studiare come
l’individuo interagisce e viene coinvolto all’interno di vari
sistemi(lavoro,scuola,famiglia,amici )
LETTURE DELLE SITUAZIONI DI DIFFICOLTÀ
IL CAMBIAMENTO
Il cambiamento è visto come un processo dove il professionista e il cliente.è
L’AS COME CO-COSTRUTTORE DI SIGNIFICATE
Tutto ciò che osserva l’as è frutto della relazione che ha con il suo cliente infatti
deve dare un significato a tutto ciò che gli viene detto. Costruendo una mappa
l’as è consapevole che quella mappa non coincide con la realtà ma da un punto
di vista e da questa mappa può cercare di cambiare la realtà insieme al cliente
LA RELAZIONE D’AIUTO
La relazione d’aiuto avviene quando il cliente e il professionista parlano del
problema. Il focus è il presente il passato serve solo per vedere come i cliente
hanno reagito a cose ho fatti.
STRUMENTI PER L’ANALISI DEI PROCESSI COMUNICATIVI E INTERATTIVI
Nella comunicazione sono coinvolte due persone questi due si inviano dei
messaggi e la comunicazione è stato un argomento di studi della scuola di palo
alto.La scuola di palo alto ha basato i suoi studi come la comunicazione può
influenzare sulla vita delle persone. LO studioso Watzlawick afferma che si parla
di comunicazione quando c’è interazione tra due o più persone ed è per questo
che introduce degli assiomi della comunicazione:
● Non si può non comunicare: anche restando in silenzio si può comunicare
(gesti,postura, espressione del viso ecc.)
● Ogni evento comunicativo ha un livello di contenuto e uno di relazione:
Un messaggio inviato da informazioni che possono strutturare una
relazione.
● La natura della relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di
comunicazione: La punteggiatura serve a dare un significato alla relazione.
● Gli esseri umani comunicano sia con il modulo digitale sia con quello
analogico :Il modulo digitale coincide con il linguaggio verbale, ovviamente
esiste una comunicazione non verbale che è quella analogica(linguaggio
dei segni), il modulo digitale è astratto e si basa su regole precise , mentre
quello analogico è intuitivo ed è quello del linguaggio non verbale
(sguardo, postura ecc.)
● Tutti gli scambi comunicativi sono simmetrici o complementari, a seconda
che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza: Simmetrica è basa
sull’uguaglianza mentre quella complementare sulla differenza. Per
esempio nella comunicazione simmetrica la relazione parte con gli individui
che sanno di essere uguali mentre la comunicazione complementare ci
sono delle differenze di posizione (down e up)
Altri tipi di comportamento possibili:
● deviazioni: nella deviazione ci sono due sotto sistemi che sono in conflitto
tra di loro e nascondono questo scontro diretto
● coalizione trans-sistemica:si verifica quando un membro di un sistema si
coalizza con un altro sistema andando contro al suo sistema
● triangolazione : si tratta quando un persona di invischiato in un conflitto tra
due e prima si allea con uno e poi con un altro.
CONDUZIONE DEL COLLOQUIO IN UN'OTTICA SISTEMICA
PUNTEGGIARE IN TERMINE DI PROCESSI
● Circolarità: Entrare a fare parte di un sistema interattivo. Si esclude la
logica causa-effetto. Indica vengono abbandonate le vittime e i colpevoli di
specifiche cause che causano effetti. Nel processo di circolarità non si
distingue una causa originaria ma che da un comportamento derivano
diversi effetti.
● Neutralità: Costruire alleanze temporanee. Evitare coalizioni.Il
profestionista si deve porre che meta e non deve privilegiare né una
persona ne un altra. Multiposizione il professionista può confrontare le
diverse punteggiature si può sentire più vicino a una che a un'altra senza
farlo vedere.
● Ipotizzazione: Ipotesi di lettura della situazione e di intervento Ipotesi
intese come mappe e non verità. Il professionista formula un'ipotesi
provvisoria su ciò che osserva questa ipotesi viene verificare nel corso
nell'interazione tra il cliente e il professionista. L’ipotesi viene presa come
un punto di partenza per l’analisi.
● Domande circolari
Sono domande relazionali che mettono in evidenza i rapporti tra le persone (in
presenza di tutte le persone interessate) Ad es. Come si è comportata sua
moglie quando suo figlio è scappato di casa
● Domande lineari
Utili ad avere informazioni oggettive Ad. es. Come si chiama? Dove abita?
LE FASI DEL PROCESSO D’AIUTO
1. Si costituisce un sovrasistema, posizionamento dei soggetti, questi due
sistemi hanno proprie regole una storie e determinati stili interattivi. cliente
e l’as danno inizio a una relazione d’aiuto. (engagement)
2. Costruzione di una mappa per raccogliere informazioni (ambiente sociale,
sistema-servizio, sistema-cliente).Obiettivi di cambiamento (assessment)
-AMBIENTE SOCIALE: le informazioni che si raccolgono dall’ambiente
sociale sono macro e ci permettono di individuare le comunità i gruppi e le
persone che interagiscono in un sistema. le caratteristiche della società
permettono al professionista come svolgere il suo lavoro.
-SISTEMA-SERVIZIO: Conoscere la politica generale dell'organizzazione,
le richieste implicite ed esplicite il ruolo attribuito al servizio sociale. l’as è
agente attivo nel lavoro di co costruzione dell’organizzazione.
-SISTEMA-CLIENTE:Comprendere come il cliente è coinvolto nelle diverse
relazione nel sistema attraverso il genogramma è possibile ricostruire la
mappa di una famiglia da info chiare sui membri e sulle loro relazioni,
mentre con l’eco mappa è possibile capire che relazioni ha il cliente
all’interno del sistema.
Il problema:l'obiettivo è quello di elaborare delle ipotesi capire qual’è il
problema quali persone coinvolge da quanto tempo c’è questo problema.
I tipi di richiesta:sono per lo più materiali e assistenziali.
3. Pianificazione (attivazione di risorse materiali e immateriali).In questa fase
l’as costruisce una mappa che esplora col cliente però questa mappa è in
continua evoluzione e non può essere presa come punto di riferimento del
tutto
4.
5.
“perchè può cambiare in basa a come83uoz7xxuz
6. il cliente agisce.(planning).
7. Analisi dei feedback (implementing). La valutazione serve a definire
obiettivi specifici, azioni e tempi. In questo caso in alcuni aiuti sono di
natura economici (licenziamento) il cliente chiederà un contributo
economico. In italia l’as non è abilitato a fare terapie familiari cosa che in
altri paesi può fare.L’intervento dell’as sociale è quello di un consulenza
psicosociale come se fosse una preparazione a una consulenza terapeta.
8. Conclusione e valutazione degli esiti(termination and evaluation) Obiettivi
raggiunto o il cliente sceglie di lasciare l’aiuto. Valutare gli esiti positivi si
basa su analizzare i feedback.
CAPITOLO 9
I CONCETTI CHIAVE
LA PROSPETTIVA DI RETE ( STUDIARE DA PAR. 9.3)
La rete sociale è un insieme di nodi, che corrispondono agli attori sociali, e di
relazioni tra questi attori” (persone,gruppi o organizzazioni ). Gli elementi che
che costituiscono la rete sociale sono: i nodi(gruppi,persone o organizzazioni),
le relazioni che legano le diverse unità rappresentate da linee frecce o archi e
la struttura relazionale emergente ovvero ciò che emerge dai nodi e le
relazioni che le uniscono.
Caratteristiche delle reti sociali
1) Ampiezza (numero di soggetti coinvolti)
2) Centralità (collocazione dei soggetti nella rete)
3) Densità (quantità di interrelazioni tra i soggetti)
4) Settorialità (distinzioni in sottounità di legami)
5) Intensità (vicinanza/distanza tra i soggetti)
6) Multi Plessità (numero di ruoli che contraddistinguono i legami)
Le reti di aiuto/coping /fronteggiamento
Possono essere naturali o formali.
Naturali:quando si individuano insieme di azioni e in the forme forme forme
naturali per una volta e
Formali: l’insieme di relazioni naturali si attiva o si riorganizza in conseguenza
all’intervento di un professionista.
LA LOGICA DEL LAVORO DI RETE
Il lavoro di rete si e sviluppato a partire dagli anni 80 e 70, i professionisti
d’aiuto hanno individuato delle caratteristiche di questo metodo. Alcuni sono in
grado di risolvere i problemi da soli mentre altri no. Nella prospettiva di rete
l’intervento non è quello di dare una soluzione al problema ma di dare rinforzo
e guida alle risorse che già ci sono in una determinata situazione. In questo
lavoro di rete bisogna tener conto del fatto che esistono già diversi attori
coinvolti in una rete a far fronte a problemi quotidiani.
IL FOCUS LE COMPETENZE DEL LAVORO DI RETE
Ognuno di noi fa parte di una rete sociale dove si scambiano risorse di diversa
natura(lavorativa,emotiva,sociale ,materiale ,informativa ecc.).
Le reti non sono soltanto catene di relazione attraverso il cui si scambiano
risorse, ma anche strutture che possono impedire l’emancipazione di fasce di
popolazione a rischio o produrre meccanismi di emancipazione.
Quando si fa richiesta d'aiuto all’interno della rete si possono coinvolgere altri
nodi oltre ai membri che fanno parte di quella rete.
L’AS può scegliere diversi focus di analisi e intervento:
● La struttura della rete
● Le funzioni svolte e quelle potenziali
● I processi interni alla rete (il carico di lavoro di cura o l’influenzamento
su comportamenti)
Una rete di fronteggiamento può essere in difficoltà perché:
1) Non ci sono elementi sufficienti nella rete (quantitativi)
2) I membri della rete non posseggono le risorse o le competenze richieste
da un compito particolare (qualitativi)
3) Se i nodi non sono adeguatamente interconnessi (di connessione)
4) Alcuni o tutti i soggetti della rete non percepiscono il compito come
qualcosa che li coinvolge (di percezione)
COSA DEVE SAPER FARE UN’ASSISTENTE SOCIALE CHE USA QUESTO
MODELLO?
● Saper analizzare la struttura della rete
● Saper riconoscere, connettere e rendere visibili le risorse
● Motivare ad una maggiore mobilitazione
● Individuare i punti di forza e i punti di debolezza
● Saper interagire con le reti già presenti
● Sapere intrecciare la propria professionalità con le competenze presenti
nella rete
● Promuovere connessioni
● Uscire dall’autoreferenzialità
IL PROCESSO D’AIUTO
L’obiettivo è quello di accompagnare le reti ad acquisire maggiore
consapevolezza e compattezza di azione, prestando attenzione a non
bloccarne i processi creativi, l’operatore non fornisce soluzioni ma interagisce
con i membri della rete.
Gli obiettivi sono:
● Individuare la rete iniziale e la rete di fronteggiamento.
● Guidare la rete ad autopercepirsi.
● Guidare la rete ad allargarsi.
● Guidare la rete a identificare un problema condiviso.
● Guidare la rete a individuare strategie e azioni possibili.
● Guidare la rete nell’implementazione, verifica, sostegno.
● Guidare la rete ad autovalutarsi.

Potrebbero piacerti anche