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Metodologia Della Ricerca Psicologica
Università degli Studi di Padova
21 pag.
PARTE PRIMA
Impostazioni teoriche e metodologiche
Le definizioni
Il colloquio-intervista è una forma specializzata di interazione verbale atta a
valutare i contenuti razionali ed irrazionali dell'intervistato per predisporre una
diagnosi ed un intervento. E' composta da due fasi: interrogazione
(implicita/esplicita) e rapporto. Serve a conoscere gli aspetti passati e presenti
del comportamento di un individuo e del suo cambiamento nel corso del tempo.
E' un processo dinamico della conoscenza interpersonale che precede il
momento diagnostico.
La definizione “ufficiale” è:
Forma di interazione duale caratterizzata da gradualità di motivazione
nell'intervistato (intrinseca/estrinseca) tra un intervistatore con specifiche
competenze e un intervistato. Lo scopo è prendere in esame gli aspetti
relazionali (il rapporto interpersonale). Tale interazione si basa su un accordo
temporaneo della coppia a perseguire un obiettivo comune, ossia la
formulazione di una diagnosi. L'intervistatore è consapevole degli scopi (non
sempre lo è l'intervistato) e anche della salvaguardia dei diritti e della dignità
del soggetto intervistato.
Le tipologie
Nahoum ha definito una tripartizione dello scopo dell'incontro:
• DIAGNOSTICO: Avere una “fotografia generale” della persona
• DI RICERCA
• DI COUNSELLING
Gli scopi comunque possono essere dai più generici e superficiali (come la psicodiagnosi fa) a
quelli più specifici (come la focused interview).
La variabile da considerare sempre è quella temporale, può durare pochi minuti
(sconsigliabilissimo) ma di solito dura 20-90 minuti ed è meglio non andare oltre le 3 ore.
Le interpretazioni teoriche
L'intervista può essere vista e utilizzata in diversi modi:
• RACCOLTA DATI: E' un rapporto asettico, freddo, in cui le risposte spesso
sono dicotomiche o comunque di facile registrazione. Questa forma di
intervista ha senso solo quando si vogliono ricercare idee di genere semplice
(tanto vale usare un questionario) che sondano alcuni “bit” di comportamento,
limitando al massimo l'interazione ed evitando ogni tipo di feedback.
• TEST PSICOMETRICO: Prova standardizzata per misurare determinate
variabili con una procedura sistematica, un sistema di misura e una scala di
riferimento. Questo test deve possedere attendibilità e validità. L'intervista è
estremamente strutturata e focalizzata, che riduce al minimo l'interazione ed
enfatizza il processo di osservazione e registrazione. Considera l'essere umano
in senso comportamentista.
• SITUAZIONE PSICOSOCIALE COMPLESSA: E' un processo
interpersonale, un gioco di ruoli che presenta molti eventi di interazione. Si
• Nella realtà l'intervistatore non riceve risposte “sicure” su cui poi basare il
suo lavoro. Questo perché le persone tendono ad assumere un
comportamento consapevolmente modificato per raggiungere un
particolare vantaggio, ma anche se non ci fosse questa cosa, comunque
sono presenti modalità relazionali che si attivano automaticamente.
L'intervistatore deve ricercare gli “indizi”, ossia non solo le informazioni,
ma anche i riscontri di esse.
PARTE SECONDA
Statica e dinamica del CI
La dinamica del CI
L'analisi degli aspetti psicodinamici dell'intervista parte dal modello
semplificato quadrifasico di orientamento clinico di Schein, ossia il modello
ORGI:
• OSSERVAZIONE: Interazione attiva con l'ambiente in cui l'uomo riceve,
sollecita, accoglie e registra tutti gli stimoli sensoriali in entrata. Qui appaiono i bias
di percezione e giudizio.
• REAZIONE: Reazioni emotive del soggetto che “passa all'atto” senza fermarsi a
riflettere. Qui le persone sovente cancellano, controllano, soffocano o negano
addirittura i propri sentimenti in diversi processi (soprattutto in azienda!).
• GIUDIZIO: Elaborazione dei dati, conclusioni e formazione dei giudizi.
Ovviamente se si basa su dati distorti si arriva a giudizi distorti.
• INTERVENTO: L'azione dopo la fase valutativa, basata sulla consapevolezza.
Molto spesso però non si basa su ampie verifiche dei dati.
Le situazioni applicative
Organizzare un incontro presenta numerose difficoltà.
Intanto bisogna giungere ben preparati, sia da intervistatore che da intervistato.
Poi bisogna avere tempo sufficiente per gestire il prima/durante/dopo l'incontro.
Vanno fissate date e orari da rispettare in modo assoluto, partendo dalla
disponibilità dell'intervistato.
Dopodiché si attua la preparazione logistica dell'ambiente, che dev'essere
comodo, illuminato, silenzioso, semplice e funzionale. Il più delle volte le
interviste però vengono effettuate dove capita o nel proprio ufficio o ancor
peggio in sale riunioni ampie ed anonime, mentre in alcuni casi si fanno in
luoghi esterni all'azienda, tipo hotel o sedi della società di consulenza, quindi è
opportuno effettuare prima un sopralluogo. Sono da considerare anche i piccoli
dettagli, tipo l'altezza delle poltrone, il posizionamento reciproco, il
posizionamento delle porte e delle fonti di luce, oltre alla posizione di carte e
oggetti vari. L'obiettivo dev'essere far trovare a proprio agio l'intervistato.
Per evitare di avere l'agenda troppo piena, meglio calcolare tempi abbondanti,
che prevedano anche pause (la regola generale è aggiungere 50% al tempo
stimato dell'intervista). Bisogna evitare di diventare “macchine per le
interviste”, un numero superiore a 8 interviste giornaliere è sconsigliabile per
tutti.
E' sempre consigliabile organizzarsi una mappa mentale delle diverse fasi.
La prima fase è l'apertura dell'incontro, dove ci sono presentazioni e cose prive
di contenuto per mettere l'altro e sé stessi a proprio agio, “riscaldare” l'ambiente
e aprirsi al dialogo creando un minimo campo comune di partenza. I primi
minuti sono importantissimi per il clima, il messaggio che dovrebbe giungere è
una disponibilità dell'intervistatore, un tempo sufficiente, un interesse genuino
dell'intervistatore e una serietà di approccio.
La fase centrale è il vero corpo della ricerca, qui il ricercatore usa tutte le sue
abilità multifunzionale. Qui può aiutare tenersi una traccia scritta di riferimento
con le domande cruciali.
Il congedo chiude la relazione interpersonale ed effettua una sintesi chiara e
finalizzata al controllo delle percezioni reciproche, altrimenti si chiude
l'incontro con mispercezioni dannose.
Alla fine dell'intervista bisogna stendere un piccolo rapporto per non perdere
nulla. Fondamentalmente tutti gli incontri di lavoro richiedono un report ampio,
con uso di schemi, grafici e anche una propria modulistica specifica. Di grande
Per addestrare gli intervistatori la tecnica più efficace è quella del ROLE
PLAYING o l'affiancamento ad un consulente esperto. E' consigliabile scegliere
un valutatore che ha poca distanza gerarchica dal valutato, anche per poterlo
osservare più da vicino nelle dinamiche quotidiane, ma così si rischia di avere
valutatori poco motivati e/o poco abili.
In ogni caso non tutti i capi hanno le stesse abilità di valutazione, molti
Ogni lavoratore ha il diritto di conoscere ciò che l'azienda pensa di lui. C'è un
potenziale formativo e motivazionale enorme in ciascuna delle fasi di
valutazione. Però c'è un fattore di ostacolo di tipo tecnico, cioè il fatto che i
sistemi troppo sofisticati, più efficaci, non vengono usati perché non compresi
bene dai capi.
Negli USA le pratiche di valutazione sono molte e in continuo e rapido
incremento, mentre in Italia si usano sistemi di valutazione di tipo “poliziesco”,
a totale insaputa del soggetto. Una valutazione trasparente prevede un feedback
chiaro, viceversa no!
PARTE QUARTA
Critica e sviluppo del CI
L'intervista strutturata
Per combattere i problemi di validità e attendibilità e anche per permettere agli
intervistatori “laici” di avere risultati, esiste l'intervista strutturata. Sono
richiesti requisiti psicometrici, ma contando anche tempi e costi molto minori,
conviene a certe aziende. L'orientamento comportamentista ha incentivato
sicuramente l'uso di questo metodo. Ridurre la distanza tra predittore e criterio
vuol dire contenere il processo di inferenza.
• TARGETED INTERVIEW: Si basa su dei presupposti:
▪ Il comportamento passato è il miglior predittore del futuro:
▪ E' rilevante identificare le dimensioni specifiche del profilo
professionale: Si definiscono i comportamenti di prestazione attesa
e vengono raggruppati tutti dal risultato. Ogni raggruppamento è un
obiettivo dell'intervista.
▪ E' opportuno che la presa di decisione sia data da un confronto di
valutazione tra tutti gli intervistatori.
L'esaminatore produce dunque prove altamente standardizzate, una targeted selection
consistente in uno screening di breve durata a cui segue l'intervista in profondità. E' quasi
sempre una team interview con almeno 2 esaminatori. E' d'obbligo prendere appunti. Tutto
ciò che il soggetto si propone di fare viene bandito, così come ogni emozione, opinione o
sentimento. Alla fine si fa una riunione tra intervistatori, i quali, dopo aver tradotto i dati in
numeri, devono portare delle prove comportamentali e giungere a un accordo.
Lo scopo della targeted interview è raccogliere info precise sui comportamenti passati del
soggetto con una serie predefinita di “domande comportamentali pianificate” con privilegio
di domande di follow up che tendono a scavare nei dettagli le azioni specifiche. La
L'intervista libera
L'intervista non strutturata è quella tradizionale, spesso definita in
contrapposizione con quella strutturata. Questo fa pensare che non abbia
formalizzazione, o che addirittura l'intervista libera si svolga con una modalità
anarchica e permetta ad ognuno di dire e fare ciò che vuole. Tuttavia questo
approccio deve seguire delle regole precise esattamente come l'altro.
Inoltre, si crea l'illusione di fare lo psicologo, cioè autopercepirsi come un abile
clinico, un esperto conoscitore di anime umane, affidandosi così all'intuizione e
facendo gravi danni.
Infine, il fatto che chiunque può accedere ad essa genera intervistatori meno
preparati.
L'intervista libera in azienda è tuttora ancora troppo avvicinata al colloquio
clinico.