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L'inchiesta e il sondaggio nella ricerca psicosociale

Michele roccato (Riassunto)


 Verde inchiesta
 Giallo sondaggio
 Azzurro comuni
 Fucsia differenze

Capitolo 1 - L'inchiesta è il sondaggio


L'inchiesta e il sondaggio sono particolarmente adatte a studiare gli atteggiamenti e le opinioni, i
ricordi dei comportamenti, i valori e gli stili di vita. Il capitolo presenta i pregi e i limiti di questi
versatili strumenti di conoscenza.

1. Definizioni
L'inchiesta e il sondaggio sono tecniche di ricerca che hanno alcune caratteristiche peculiari:
 Si propongono di rispondere alle domande di conoscenza che le muovono mediante
l'interrogazione diretta delle persone e non con altri strumenti di conoscenza.
 Tale interrogazione avviene mediante un questionario. È fondamentale che il questionario
e il setting di rilevazione dei dati siano standardizzati.
 Salvo rare eccezioni (es. pazienti alzheimeriani), le persone intervistate sono quelle che
interessano direttamente al ricercatore.
 Tranne che in casi sporadici, le persone che intervistiamo non costituiscono tutta la
popolazione che ci interessa, ma solo una sua parte, definita campione.
 I dati rilevati vengono inseriti in particolari strutture definite “matrici dei dati”.
 Una volta codificati, i dati vengono analizzati mediante procedure statistiche, che possono
andare dal semplice calcolo delle frequenze delle diverse risposte a operazioni più
complesse, che analizzano le relazioni fra due o più variabili.

Questo è ciò che accomuna le inchieste e i sondaggi. Ma che cosa è che li distingue?
 Il sondaggio è una tecnica di ricerca meno complessa e articolata, fondata sul mero
tentativo di indagare un fenomeno, generalmente di attualità e di pubblico interesse,
studiandone l'esistenza e la consistenza (es. in Italia negli ultimi 5 anni la diffusione del
pregiudizio etnico è aumentata o è diminuita? E se è diminuita, di quanto è stata la
riduzione?). L'ottica dei sondaggi è quasi sempre esplorativa: generalmente non si hanno
teorie strutturate da testare, né si ipotizzano complesse relazioni tra le variabili analizzate.
Non a caso, le elaborazioni statistiche che si conducono quando si fa un sondaggio sono
quasi sempre monovariante, ossia si rivolgono all'analisi di una sola variabile per volta,
della quale fanno una descrizione. Talvolta esse possono anche essere bivariate, ma senza
discostarsi di molto dal tentativo di rispondere a domande molto semplici.
Alcuni tipici sondaggi sono:
 Le ricerche pre-elettorali.
 Ricerche di gradimento di un certo prodotto.
 Ricerche di customer satisfaction mirate a comprendere la valutazione di un certo
intervento messo in atto.

L'ottica esplorativa e descrittiva che orienta i sondaggi fa sì che essi non siano molto
utilizzati nella ricerca psicosociale, dato che la nostra disciplina tende generalmente a
operare costruendo ipotesi e cercando di metterle alla prova in studi empirici abbastanza
complessi e articolati.
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 Quando si conduce un'inchiesta, invece, si è generalmente interessati ad andare al di là
della mera descrizione di un fenomeno, ricercandone le origini (es. da che cosa
dipende il

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pregiudizio etnico?) e le relazioni con altri fenomeni (es. da che cosa dipende il pregiudizio
etnico?).
L'inchiesta è una tecnica di indagine che consente di tentare di rispondere a domande di
ricerca assai più complesse di quelle affrontabili in un sondaggio, anche in virtù del
sistematico ricorso a elaborazioni statistiche bivariate e multivariate. Essa permette inoltre
il test di ipotesi formalizzate: l'ottica che la orienta può Infatti essere genuinamente
confermativa.

2. Che cosa si può studiare con un’inchiesta o un sondaggio?


Gli oggetti di conoscenza indagabili da un'inchiesta o un sondaggio possono essere raggruppati in
12 principali categorie:
 Fatti  si tratta di oggetti che permettono un confronto fra il dato rilevato mediante il
questionario e il dato vero. Esempi emblematici sono i dati sociodemografici e quelli
relativi a eventi effettivamente occorsi nel corso della vita degli intervistati.
 Conoscenze  indagano informazioni che i rispondenti posseggono sull'argomento
rispetto al quale vengono intervistati. Possono essere analizzate dal punto di vista
qualitativo, al fine di scoprire quali informazioni hanno i nostri intervistati. Ma possono
anche essere analizzate dal punto di vista quantitativo: dalla combinazione di diverse
domande di conoscenza è infatti possibile ricavare un indice riassuntivo di conoscenza del
singolo intervistato sull'argomento indagato.
 Atteggiamenti  si tratta di valutazioni globali di un oggetto, strutturate, secondo la teoria
più convincente, in tre componenti:
1. Cognitiva: che concerne le informazioni e le credenze che le persone hanno
sull'oggetto.
2. Affettiva: che concerne la relazione emotiva suscitata dall'oggetto.
3. Comportamentale: che concerne le reazioni di avvicinamento dell'oggetto o di
allontanamento da esso.

 Opinioni  prese di posizione su questioni di qualche rilevanza sociale.


 Autodescrizioni  sono descrizioni della propria persona, sugli aspetti più svariati (es.
personalità, preferenze stabili per certi tipi di relazioni sociali, l'importanza accordata di
diversi oggetti sociali, abitudini, ecc.).
 Immagini di oggetti o eventi.
 Bisogni  esigenze che le persone sentono di avere per vivere sia in generale sia
in situazioni specifiche.
 Ricordi di comportamenti (es. relativi al voto dato alle ultime elezioni politiche).
 Intenzioni comportamentali  propositi di mettere in atto certi comportamenti fondati
sulla pianificazione consapevole di uno sforzo.
 Stili di vita  configurazioni instabili di cose che le persone fanno, credono o possiedono o
che suscitano il loro interesse.
 Affiliazioni.
 Valori  si tratta di obiettivi desiderabili, validi in diverse situazioni, che variano di
importanza tra individuo e individuo e servono come principi-guida astratti che orientano
alla vita delle persone (es. l'eguaglianza).

Due osservazioni in tutto ciò.


1. Nella ricerca psicosociale la maggior parte delle inchieste e dei sondaggi viene condotta per
studiare atteggiamenti e opinioni.

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2. Esistono alcuni oggetti che non è possibile indagare con questi pur versatili ed efficienti
strumenti di ricerca. I principali sono cinque:
 Argomenti sensibili  ci si riferisce agli argomenti che possono mettere in imbarazzo
l'intervistato (es. il reddito, il comportamento sessuale e le condotte devianti). Questi
argomenti inducono delle distorsioni nei dati, perché gli intervistati o non hanno intenzione
di riportare i fatti propri a un ricercatore, o sovviene l'intervento della desiderabilità
sociale, ossia della tendenza a distorcere le proprie risposte per simulare, agli altri o
addirittura a sé stessi, di essere persone più meritevoli e di essere sanzionate
positivamente a livello sociale di quanto non si sia effettivamente.
Proprio per questo si considera più opportuno indagare le questioni delicate con metodi
qualitativi, quali le interviste in profondità.
 Argomenti della sfera inconscia  tramite inchiesta o sondaggio non abbiamo difficoltà a
indagare alcune dimensioni della sfera conscia e anche ad arrivare da alcune dimensioni
di quella preconscia (es. gli atteggiamenti). Ma se vogliamo andare più in profondità
diventa indispensabile ricorrere a tecniche di ricerca di natura qualitativa, quali colloqui
clinici o i test proiettivi.
 Comportamenti effettivi  possiamo indagare gli atteggiamenti, ma la psicologia sociale ci
insegna che i casi in cui esiste una stretta corrispondenza tra gli atteggiamenti e i
comportamenti sono piuttosto rari. Per superare questo problema, potremmo decidere di
interrogare i nostri intervistati chiedendo loro di riferirsi ai loro ricordi circa i
comportamenti che hanno messo in atto. Ma così facendo potremo al più scoprire come
essi dichiarano di essersi comportati e non come essi si siano comportati effettivamente
(esiste una notevole discrepanza fra i comportamenti effettivi e quelli dichiarati, sia per
una questione di desiderabilità sociale, sia per una questione di memoria.
Se siamo interessati a studiare i comportamenti effettivi, è spesso prudente rinunciare
all'inchiesta o al sondaggio, ricorrendo ad altre tecniche di ricerca, quali l'osservazione.
 Comportamenti che si metterebbero in atto in determinate condizioni  In alcune
situazioni sociali peculiari tendiamo a comportarci in modi per noi assolutamente
inimmaginabili finché ci troviamo in situazioni normali (es. Milgram, Latané e Darley).
Se si vuole studiare i comportamenti delle persone in situazioni sociali peculiari, l'unica
strategia davvero efficace è quella di far vivere alle persone tali situazioni e analizzare i loro
comportamenti effettivi.
 Relazioni causali  l'unico metodo per occuparsi a rigore di nessi causali è l'esperimento.

Ma le limitazioni delle inchieste e dei sondaggi non finiscono qui. Anche quando le usiamo
propriamente per occuparci degli argomenti per i quali sono adatte, dobbiamo avere la
consapevolezza che queste tecniche di ricerca non ci offrono la possibilità di accedere a un
importante fonte di conoscenza: quella veicolata dalla comunicazione non verbale e paraverbale,
preclusa dall'esclusivo ricorso all'analisi del comportamento verbale degli intervistati.
Inoltre, nella stragrande maggioranza delle inchieste e dei sondaggi si rinuncia a priori a usare
come strumento di conoscenza l'autosservazione dell'intervistatore. Nell'approccio standard alla
rilevazione dei dati si insegna infatti agli intervistatori a diventare soprattutto buoni gestori della
standardizzazione dello strumento di rilevazione dei dati e del setting dell'intervista, istruendoli a
sforzarsi a far sì che tutti gli intervistati si trovino a vivere la stessa situazione relazionale.
Questi limiti delle inchieste e dei sondaggi esistono. Ed è fondamentale che il ricercatore li abbia
esplicitamente interiorizzati: solo così potrà utilizzare questi strumenti di conoscenza nella
maniera più proficua possibile.

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3. L’inchiesta e il sondaggio nell’ambito della ricerca psicosociale
Le scienze umane utilizzano molto spesso schemi abbastanza standardizzati per classificare le
ricerche che vengono condotte nel loro ambito, distinguendo diverse forme di indagine. Quelli più
importanti sono quattro e discriminano rispettivamente fra:
 Ricerca qualitativa  che non fa uso della matrice dei dati nell'organizzazione delle
informazioni raccolte e della statistica nell'analisi. È una ricerca fondata su un approccio
naturalistico nei confronti del suo oggetto di indagine e quindi è orientata a studiare i
fenomeni di cui si interessa nel loro contesto naturale, tentando principalmente di cogliere
i significati che le persone danno loro.
 Ricerca quantitativa  ha due principali caratteristiche distintive:
 L'organizzazione dei dati rilevati è disposta in una matrice, che è generalmente
costruita in modo da collocare i casi in riga e le variabili in colonna.
 Vi è un ricorso non marginale alla statistica nell'analisi dei dati.

Dovrebbe essere evidente che l'inchiesta e il sondaggio sono esempi di tecniche quantitative di
ricerca. Tuttavia, accade talvolta che nel corso di un'inchiesta o di un sondaggio si ricorra anche a
metodi qualitativi di ricerca. Questo avviene tipicamente in 3 casi: (a) per sviluppare la conoscenza
necessaria alla costruzione del questionario. (b) allo scopo di cogliere con maggiore finezza il
fenomeno del quale ci si occupa. (c) approfondire i risultati di una ricerca quantitativa, meglio
specificarli, individuare delle chiavi per interpretarli.

 Ricerca pura  muove dal tentativo di risolvere i problemi teorici che il ricercatore ritiene
interessanti o sfidanti. Si basa essenzialmente sulla formulazione di teorie ed ipotesi e sul
tentativo di metterle alla prova al fine di aumentare la conoscenza in un certo ambito di
indagine, disinteressandosi, almeno nei casi più estremi, delle possibili ricadute operative
dell'indagine condotta.
 Ricerca applicata  muove dal tentativo di sviluppare una conoscenza che sia utilizzabile
per cercare di risolvere problemi che hanno rilevanza sociale (es. si può migliorare la
soddisfazione degli utenti dei mezzi pubblici della città di Roma?).

L'inchiesta e il sondaggio possono essere agevolmente utilizzati come strumenti per condurre sia
ricerca di base sia ricerca applicata. Sono Infatti tecniche neutrali da questo punto di vista: ciò che
fa differenza sono l'impostazione del ricercatore e i suoi obiettivi.

 Ricerca osservativa  nella sua forma più estrema essa è condotta rinunciando
completamente a ogni costrizione esercitata sulla situazione che si analizza, come accade
ad esempio in certi tipi di osservazione partecipante.
 Ricerca sperimentale  si fonda su un sistematico controllo dell'ambiente in cui si svolge la
ricerca e delle possibili variabili intervenienti.

La differenziazione è basata sul grado di controllo che il ricercatore può esercitare sulla situazione
che sta analizzando. Il grado di controllo con cui si conduce la ricerca dipende soprattutto da
quattro parametri: (a) la natura dell'oggetto che si vuole indagare (es. malattia mentale
inadeguata per l'esperimento). (b) le risorse (economiche, di tempo, di competenze) quali si
dispone. (c) le convinzioni epistemologiche del ricercatore. (d) le preferenze operative del
ricercatore.
Dove si collocano l'inchiesta e il sondaggio su questo continuum? Da un lato, si tratta di forme di
ricerca in cui si cerca, per quanto possibile, di controllare sia il setting della somministrazione, sia

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lo strumento usato per la rilevazione dei dati, sia ancora il metodo con cui si scelgono le persone
che costituiscono i campioni intervistati. Dall'altro, è evidente che in un'inchiesta o in un
sondaggio è impossibile esercitare un ferreo controllo sull’elevatissimo numero di variabili
intervenienti che possono influenzare le relazioni fra le variabili che si stanno studiando. È dunque
possibile concludere che l'inchiesta e il sondaggio si collocano in posizione intermedia sul
continuum in esame.

 Ricerca esplorativa  tale ricerca non ha precise ipotesi da mettere alla prova, parte
solitamente da domande di conoscenza piuttosto generali e, in sede di progettazione, si dà
alcuni criteri guida che consentono al più di sviluppare ipotesi parziali nel corso dello
svolgimento della ricerca, sulla base di elementi che non si è in grado di conoscere a priori.
 Ricerca confermativa  tale ricerca affronta la realtà con ottica falsificazionista,
popperiana: muovendo dalla discrepanza fra dati empirici e una teoria fino a quel punto
non ancora smentita dalla realtà, mette alla prova una teoria alternativa ad essa testando
la sua compatibilità con i dati che smentiscono la prima.

Nella ricerca psicosociale le ricerche confermative sono molto più rare di quelle esplorative, dato
che nella nostra disciplina è davvero infrequente sia trovare teorie forti, chiaramente dominanti
rispetto alle teorie concorrenti, sia incappare in dati di interpretazione tanto univoca da smentire
senza ambiguità una teoria, sia - addirittura - imbattersi in territori effettivamente modellati da
teoria in senso stretto. In ogni caso, l'inchiesta e il sondaggio sono strumenti di indagine adatti a
lavorare sia con ottica confermativa sia con ottica esplorativa.

4. L’inchiesta e il sondaggio nel tempo


La maggior parte delle inchieste dei sondaggi viene fatta in un'unica occasione. Questo significa
che i ricercatori che scelgono questa opzione di ricerca tendono a dare poca rilevanza
all'evoluzione dei fenomeni che studiano. Si dice in questo caso che l'approccio con cui si conduce
la ricerca è trasversale.
Le ricerche trasversali sono piuttosto economiche, dato che si fondano su un'unica rilevazione dei
dati. Tuttavia, esse non consentono di studiare l'evoluzione dei fenomeni studiati.
Se si intende utilizzare il tempo come variabile cruciale del proprio studio è indispensabile rendere
un po' più complesso e costoso il processo di ricerca, passando a una ricerca di Trend o una ricerca
longitudinale.
Le ricerche di Trend si fondano su una rilevazione periodica dei dati che ha 2 caratteristiche
fondamentali:
 Equivalenza dello strumento di rilevazione e del setting di somministrazione, per
consentire la confrontabilità dei dati rilevati nei diversi momenti della ricerca.
 Equivalenza dei campioni: le persone che vengono intervistate nelle diverse occasioni non
sono le stesse, ma si sopperisce a questo limite estraendo i campioni intervistati utilizzando
ogni volta le stesse procedure.

(es. studiare come è cambiata la diffusione del pregiudizio antislamico in un quartiere torinese in
seguito all'adozione di nuove misure volte a promuovere l'integrazione etnica. Intervistando due
campioni rappresentativi della popolazione residente in quel quartiere, uno prima e uno dopo
l'intervento, potremmo rispondere al nostro interrogativo di ricerca confrontando i risultati
ottenuti nelle due occasioni).

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I risultati delle ricerche di trend soffrono della distorsione dovuta alla fluttuazione campionaria:
per quanto ben costruiti, infatti, i campioni non sono mai perfettamente equivalenti e dunque le
eventuali differenze riscontrate in due rilevazioni successive potrebbero non essere genuine, ma
derivare dall'intervista di campioni non completamente sovrapponibili.
Per ovviare a quest'ultimo problema si può ricorrere a una ricerca longitudinale, intervistando le
stesse persone in momenti diversi. In questo caso il campione utilizzato viene definito Panel. Il
panel può essere contattato due sole volte o anche in un numero molto elevato di occasioni.
L’utilizzo dei panels presenta due enormi vantaggi:
 Azzeramento della fluttuazione campionaria  se si intervistano sempre le stesse persone
ogni cambiamento osservato può essere considerato genuino e non attribuibile alla non
perfetta sovrapponibilità dei campioni utilizzati nelle diverse occasioni.
 Le informazioni si vengono accumulando  consente di arrivare a disporre, nel corso
del tempo, di un enorme massa di dati. Impensabile da ottenere in una ricerca effettuata
in una sola occasione.

Tuttavia, a questi vantaggi si associano alcuni svantaggi, che fanno sì che le ricerche longitudinali
siano piuttosto rare nella ricerca psicosociale:
 Gestire un Panel è un'attività complessa e costosa.
 Derivano forti problemi di generalizzabilità dei risultati ottenuti  le caratteristiche di chi
fa parte attivamente del Panel sono sistematicamente diverse da quelle di chi rifiuta di
parteciparvi o risponde sporadicamente a questionari che riceve. Vi è il rischio di sotto-
rappresentare le persone meno sofisticate dal punto di vista cognitivo e meno interessate
all'argomento toccato dalle indagini (per questo si cerca di promuovere la partecipazione
ricompensando di partecipanti mediante piccoli incentivi non monetari).
Ma la generalizzabilità dei dati dei panels è minacciata anche da un altro fenomeno: il
fatto, assai interessante per gli psicologi sociali e assai inquietante per i metodologi della
ricerca, che alla lunga fare parte di un Panel cambia alcune delle persone che lo
compongono (effettuare un'attività da professionisti è molto diverso che effettuarla da
dilettanti).

5. Storia dell'inchiesta e del sondaggio


I precursori dell'inchiesta affondano le radici nel XVII secolo, quando, soprattutto in Inghilterra, i
demografi cominciarono a tentare di sviluppare una conoscenza precisa della popolazione
generale attraverso lo studio di piccoli gruppi di persone.
Dopo la rivoluzione industriale, si diffusero le indagini sulle condizioni di vita degli strati più
svantaggiati delle popolazioni urbane. A sostegno della lotta condotta dai movimenti progressisti
contro le disastrose condizioni di povertà e di degrado umano, culturale e morale in cui vivevano
le classi lavoratrici degli slums di Londra e in altre periferie delle città industriali, prese origine il
Social Survey: ossia un'indagine scientifica della realtà sociale e dei bisogni sociali di una comunità
condotta allo scopo di intervenire per modificarla, sviluppando un programma costruttivo di
progresso sociale (non si ha ancora un'inchiesta come la intendiamo oggi: era più un miscuglio di
metodi differenti).
Nel XVIII secolo il Social Survey si diffuse anche in Francia con lo studio di Le Play, che indagò i
bilanci familiari utilizzando un precursore dei moderni questionari. Esso trova tuttavia il suo
terreno di elezione e una più fondata consistenza concettuale negli Stati Uniti: alla fine del 1927
erano stati Condotti quasi 3000 studi su specifiche questioni sociali. L’importanza dei Social
Surveys divenne tale da spingere Harrison a sostenere che esso è una delle attività indispensabili
nel mondo moderno, in quanto il controllo democratico e il miglioramento delle comunità

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possono essere efficaci solo se fondati sulla loro conoscenza empirica. In tale ottica il Social
Survey, collegando la conoscenza dei problemi sociali al tentativo di intervenire per risolverli,
integrava la tradizione ottimistica dell'illuminismo europeo con la scuola del pragmatismo
americano, legando inestricabilmente la ricerca empirica e la democrazia sociale.
Nel corso degli anni la tradizione progressista e interventista del Social Survey si è tuttavia andata
perdendo. Seguendo i dettami della vera scienza, le scienze psicologiche e sociali hanno preso a
condurre inchieste volte alla conoscenza dei loro oggetti di studio molto più che al loro
cambiamento; e lo hanno fatto ricorrendo ai paradigmi della ricerca quantitativa a tal punto che
ormai si definisce inchiesta solo quella tecnica di indagine che ha le caratteristiche che abbiamo
illustrato nel paragrafo 1. Attualmente la maggior parte delle inchieste viene condotta in
psicologia e In sociologia. E ci troviamo di fronte a due debolezze speculari:
 La psicologia utilizza strumenti di rilevazione dei dati sofisticati e fini, ma li sottopone a
campioni di qualità molto basse e spesso composte esclusivamente da studenti
universitari.
 La sociologia intervista campioni di qualità elevata, usando però strumenti di rilevazione
dei dati sovente assai semplicistici.

Una storia parallela è quella dei sondaggi. Gli ambiti più importanti per la loro evoluzione sono
stati la politica e il marketing. La politica probabilmente perché è l'unico ambito in cui è possibile
scoprire il grado di accuratezza delle previsioni di un sondaggio, confrontando i risultati prodotti
con quelli effettivi. Il marketing probabilmente perché da sempre chi fa ricerche in quell'ambito è
costretto all’accuratezza delle previsioni per le gravi conseguenze economiche comportate dagli
eventuali errori.
Il primo sondaggio fu probabilmente l'esito di un insieme di ricerche condotte nel 1824 per
prevedere il vincitore delle elezioni presidenziali americane. I dati vennero rilevati nei modi più
disparati: interrogando i partecipanti ad alcuni incontri pubblici, mediante dei polls books in
diversi luoghi pubblici.
Dalla metà del XIX secolo, alcune riviste americane cominciarono a pubblicare l'esito di sondaggi
da loro condotti senza utilizzare le tecniche di campionamento probabilistico che si venivano
diffondendo nella comunità scientifica, generalmente azzeccando le previsioni. Questo fino al
1936, Quando si ebbe il più importante incrocio fra i sondaggi elettorali e quelli utilizzati per
studiare il mercato e la Literary Digest fu la protagonista involontaria della più persuasiva
pubblicità mai fatta all'uso del campione rappresentativo. Si trattava di prevedere chi avrebbe
vinto le elezioni americane fra il democratico Roosevelt e il repubblicano Landon. La Literary
Digest fece sondaggi elettorali intervistando moltissime persone, reclutate fra i suoi abbonati e fra
chi era registrato negli elenchi telefonici e nelle liste di immatricolazione delle autovetture. La
rivista diede la vittoria allo sconfitto Landon a causa del suo campionamento scorretto e poco
rappresentativo della popolazione generale.
La successiva data fondamentale per l'evoluzione dei sondaggi elettorali è il 1960: è allora, infatti,
che i sondaggi vennero utilizzati per la prima volta come strumenti di marketing elettorale. Nella
campagna per le elezioni di Kennedy, Harris lavoro per il futuro presidente producendo a tambur
battente sondaggi volti a conoscere gli atteggiamenti nei suoi confronti sviluppati dalle diverse
categorie sociali e a capire come catturare gli elettori incerti. Da quel momento la diffusione dei
sondaggi politici prese ad aumentare a dismisura, al punto che oggi è raro che un politico prenda
una posizione pubblica su un argomento controverso senza avere prima sondato l'opinione
pubblica.
In effetti, i sondaggi elettorali possono influenzare i risultati delle elezioni in alcuni modi. I più
studiati sono due:

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 Effetto bandwagon  parte dell'opinione pubblica tende a usare i sondaggi per capire chi
vincerà le elezioni, scegliendo di votare per chi è dato per vincente e dunque in qualche
modo salendo sul carro dei vincitori.
 Effetto underdog  parte dell'opinione pubblica modifica le proprie preferenze in favore
di chi viene dato per sconfitto, andando in soccorso del perdente.

Non è facile quantificare la rilevanza di questi due effetti.


I sondaggi possono tuttavia influire sulla vita politica anche in altri modi:
 In sistemi almeno tripolari, possono spingere al voto utile, portando una parte degli
elettori a non votare il proprio schieramento preferito, se esso è dato irrimediabilmente
per perdente, ma a selezionare la loro seconda scelta pur di cercare di evitare che vinca lo
schieramento che meno apprezzano.
 Possono influire sul comportamento dei militanti politici, modificando il loro entusiasmo e
il loro impegno su quello dei leader politici inducendoli a sostituire i progetti politici a
lungo termine con uno sterile inseguimento degli umori più o meno volatili della pubblica
opinione.

E in Italia? Nel nostro paese il primo sondaggio scientifico su larga scala venne probabilmente fatto
dagli alleati dopo lo sbarco in Sicilia del 1943, per conoscere le opinioni, i bisogni e le paure degli
abitanti dell'isola in vista della ricostruzione della democrazia. Ma poi i sondaggi non si diffusero
quanto negli altri paesi, e per anni l'unico studioso che tentò sistematicamente di utilizzarli e
diffonderli fu Luzzato Fegiz, il fondatore della Doxa, istituto che nel 1948 era stato in grado di
prevedere i risultati delle prime elezioni politiche della repubblica con un margine di
approssimazione assolutamente ragionevole. Un ruolo importante per la diffusione dei sondaggi
(oltre che delle inchieste) è stato anche giocato dall'ISTAT che, parallelamente ai censimenti,
svolse una serie di indagini volte a conoscere gli stili di vita degli italiani.
Nel nostro paese la diffusione dei sondaggi esplose in concomitanza con la diffusione capillare del
telefono, per l'inedita possibilità di fare sondaggi in modo veloce ed economico. Ma un ruolo
importante l’ha avuto anche la televisione: negli anni ‘80 ogni puntata di Mixer presentava i
risultati di un sondaggio e, addirittura, il quiz Telemike si fondava sull’indovinare le risposte date
dagli italiani a quesiti loro sottoposti nei giorni precedenti la trasmissione.

6. La psicologia di chi risponde


Nei lunghi decenni in cui in psicologia ha dominato il paradigma comportamentista gli psicologi
hanno cercato di individuare i fattori capaci di elevare la qualità dei dati rilevati nelle inchieste e
nei sondaggi dedicando la loro attenzione quasi esclusivamente alle caratteristiche dei questionari
e ai modi in cui si comportavano gli eventuali intervistatori. L'intervistato veniva infatti considerato
una sorta di archivio e ciò che bisognava cercare di scoprire erano i modi più efficaci ed efficienti
per recuperare le informazioni che esso immagazzinava.
A seguito della rivoluzione cognitivista, la psicologia ha cominciato a indagare i processi psicologici
che fanno sì che alcuni aspetti della particolare situazione sociale che definiamo ‘intervista’ e
alcune caratteristiche del questionario utilizzato che un comportamentista considererebbe
irrilevanti (es. ordine delle domande, numero di alternative di risposta, presenza-assenza di
raffigurazioni sull'anonimato delle risposte ecc.), possano influenzare la qualità delle risposte che
si ottengono. Ne sono derivati alcuni modelli accomunati dal considerare i rispondenti persone
che cercano per quanto possibile di ridurre le difficoltà e lo sforzo della loro partecipazione alla
ricerca. Quelli più interessanti per i nostri scopi sono tre:

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 Tourangeau e Rasinski  questi autori affermano che, ogniqualvolta ci troviamo a
rispondere a un questionario, mettiamo in atto un processo articolato in quattro
componenti:
 Comprensione della domanda o dell'affermazione.
 Recupero della memoria a lungo termine e delle informazioni necessarie a
organizzare la risposta.
 Utilizzo di tale informazione al fine di fornire il giudizio più adeguato alla domanda
a cui si riferisce.
 Utilizzo di tale giudizio per selezionare un'alternativa di risposta.

Non bisogna però pensare che il processo di risposta avvenga per fasi successive. Gli
intervistati, possono ad esempio modificare il loro giudizio perché sono venute loro in
mente nuove informazioni precedentemente non prese in considerazione, e possono
saltare o interrompere una componente.

 Krosnick e Alwin  secondo questo modello, I processi che possono portare alle risposte
ai questionari sono due:
 Optimizing  fondato sul cercare di dare la risposta ottimale alle domande che si
affrontano. Chi utilizza questo processo affronta il compito di risposta
impegnandosi in tutte le quattro componenti individuate dagli autori precedenti.
 Satisficing  è utilizzato soprattutto da chi non cerca di capire nei suoi dettagli la
domanda o di recuperare tutte le informazioni necessarie a dare la risposta
ottimale, accontentandosi di dare una risposta accettabile, ragionevole o
plausibile. Ricorrono a questa strategia soprattutto le persone meno sofisticate dal
punto di vista cognitivo, quelle meno motivate a dare risposte affidabili e quelle
che trovano difficili le domande che affrontano. La qualità delle risposte di questo
metodo è chiaramente Inferiore.
 Tourangeau, Rips e Rasinski  tale modello è definito 'modello del
campionamento delle credenze'. Secondo questi autori, ogniqualvolta ci troviamo a
rispondere alle domande di un questionario dobbiamo recuperare dalla memoria a
lungo termine l'insieme delle nostre considerazioni sull'argomento toccato. Ma
quali considerazioni recupereremo? Quelle più accessibili, sia per ragioni croniche
(la forza dell'atteggiamento), sia per ragioni contingenti (es. le parole usate nella
domanda, le istruzioni che riceviamo, la natura del giudizio richiesto dalla domanda
ecc.). Solo gli intervistati più motivati e più abili dal punto di vista cognitivo
costruiranno un campione adeguato di considerazioni; gli altri si accontenteranno
delle prime considerazioni che vengono loro in mente.

Esiste poi un quarto modello non di impronta cognitivista, importante per aiutarci a capire che
cosa sta sotto le risposte che gli intervistati danno i questionari:
 Modello della logica conversazione (Grice)  secondo questo modello, le conversazioni
sono governate da un principio di cooperazione. Le consideriamo infatti come processi di
interazioni in cui scambiarci informazioni supposte essere veritiere, pertinenti e chiare;
nelle comunicazioni ideali ci scambiamo dunque informazioni non lacunose né ridondanti
(massima della quantità), che crediamo vere (massima della qualità), appropriate e
pertinenti a ogni momento dell'interazione (massima della relazione) e non ambigue,
oscure, prolisse e disordinate (massima della modalità). Ebbene, è evidente che

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l'interazione che ha luogo nel processo di risposte a un questionario tende a violare
sistematicamente tali principi.
La ricerca mostra che la violazione sistematica delle massime della comunicazione ideale
che avviene nel processo di intervista spinge gli intervistati a tentare di darsi una
spiegazione di ciò che accade e ad andare al di là del significato manifesto delle domande
cercando il loro vero significato latente (es. gli intervistati, senti sentendosi ripetere alcune
domande, possono arrivare ad inferire che la loro prima risposta non sia stata
soddisfacente, dando pertanto risposte molto diverse nella seconda occasione). In
sostanza, è buona parte in funzione della violazione delle massime di Grice che gli effetti
del contesto hanno tanta rilevanza nell’orientare le risposte ai questionari.
Dal punto di vista psicologico, accettare di rispondere a un questionario è assai simile a
prendersi un impegno a portare a termine la compilazione, può essere paragonato ad una
stipulazione di un contratto esplicito o implicito. I dati empirici mostrano con grande
chiarezza che è molto difficile che l'intervistato che non sa rispondere o non ha voglia di
farlo o ha perso interesse per il questionario o viene sistematicamente distratto mentre sta
rispondendo, si trovi a saltare certe domande o addirittura a non terminare il questionario.
È invece molto più facile che ricorra sistematicamente ai processi che portano a dare
risposte soddisfacenti ma non ottimali, selezionando sistematicamente le categorie meno
impegnative (es. quella intermedia o quella 'non so') o addirittura rispondendo a caso.

La conoscenza di questi modelli può aiutare il ricercatore attento spingendolo a facilitare il più
possibile il processo di risposte dei suoi intervistati, cercando contemporaneamente di indurre a
dare risposte ottimali e non semplicemente soddisfacenti. Come farlo? Accenniamo qui i modi
irrinunciabili per poterlo fare, che verranno presentati poi nel corso del volume:
 Facilitare la comprensione delle domande attraverso il ricorso a frasi agevoli da capire,
semplici, costruite con un linguaggio il più vicino possibile a quello che si usa nella
conversazione quotidiana e fondate sull'uso di quantificatori temporali facilmente
comprensibili.
 Fornire delle alternative di risposte adeguate sia dal punto di vista numerico sia da quello
del contenuto.
 Per quanto possibile, minimizzare la violazione dei principi della comunicazione
cooperativa di Grice.

Capitolo 2 - La progettazione
La prima fase di un’inchiesta e di un sondaggio è la progettazione della ricerca.
Condurre un'inchiesta o un sondaggio implica intraprendere un percorso circolare, organizzato in
tappe diverse, al termine del quale ci si ritrova alla tappa iniziale, auspicabilmente avendo
aumentato la propria conoscenza del fenomeno studiato.
La prima è la progettazione della ricerca, in cui si mettono a fuoco le domande che guidano
l'indagine, ci si costruisce una competenza sul tema che si analizzerà studiando la letteratura e
confrontandosi con colleghi esperti dell'argomento, si delineano i percorsi che si seguiranno per
cercare di rispondere ai propri interrogativi e si costruiscono gli strumenti atti a rendere
empiricamente rilevabili i concetti astratti che si vogliono indagare.
La seconda tappa è la costruzione della base empirica, in cui si rilevano indirettamente le
informazioni su cui si fonderanno le fasi successive della ricerca.
La terza tappa è l'organizzazione della base empirica, nella quale si trasformano in dati le
informazioni ottenute nella fase precedente: nelle inchieste e nei sondaggi questa è la fase della
loro codifica, ossia del loro inserimento in apposite strutture definite matrici dei dati.

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Valerio
Segue la fase di analisi dei dati, in cui si utilizzano le informazioni rilevate e organizzate nelle tappe
precedenti per cercare di rispondere alle domande che hanno guidato la ricerca.
Infine, si arriva alla fase di presentazione della ricerca, nella quale si opera perseguendo 4 obiettivi
principali:
 Presentare il punto di partenza della ricerca e le conoscenze da cui ci si è mossi.
 Comunicare alle scelte teoriche e di metodo operate, al fine di rendere trasparente e
ripetibile da altri il percorso intrapreso.
 Comunicare i risultati più interessanti ottenuti.
 Discutere i risultati e suggerire i possibili sviluppi della ricerca condotta.

Descrivere il percorso di ricerca come un processo organizzato in tappe è utile soprattutto a livello
analitico, ma quello che avviene sistematicamente nella pratica della ricerca è un continuo
percorso di avanti e indietro tra le varie fasi.
Fare ricerca implica intraprendere un processo decisionale e ognuna delle scelte operate avrà
un'influenza sui risultati che otterremo.

1. La definizione del tema della ricerca


La prima molla di una ricerca è il desiderio del ricercatore o del suo committente di rispondere a
una o più domande sulla realtà. Questi interessi possono avere tre origini principali:
 La sistematica attività di studio e di ricerca, specie in ambito accademico.
 La serendipità  scoperte che avvengono in maniera del tutto inaspettata, alle quali una
mente brillante e addestrata può arrivare mentre cercava in tutt'altra direzione (es.
Marradi sulle tendenze idiosincratiche nell'uso delle scale di rilevazione degli
atteggiamenti = minaccia per la confrontabilità delle risposte).
 La curiosità timonata dagli eventi del mondo sociale (es. Milgram nel contesto nazista).

Ma una domanda di conoscenza può anche originare da un committente. Accade infatti


classicamente che decisori, pubblici o privati, ingaggino un ricercatore affinché studi un problema
la cui risoluzione è per loro strategica. In questi casi le cose si complicano notevolmente, perché
capita molto spesso di dover tradurre domande assai indeterminate e sfocate in obiettivi di ricerca
effettivamente affrontabili in un'indagine empirica (es. in quali modi i cittadini piemontesi
percepiscono e affrontano la crisi della Fiat?). Si tratta di interrogativi certo interessanti, ma
espressi in forma troppo vaga per poter essere affrontati seriamente. Si tratta allora di
comprendere insieme al committente che cosa egli abbia effettivamente in testa e poi, solo in un
secondo tempo, di tentare di trasformare tali interessi in concreti interrogativi di ricerca.
Proviamo ad analizzare l'esempio proposto. Per specificare questo sfocato interrogativo di ricerca
in una serie di domande più focalizzate, ad esempio, così articolato:
 Quali atteggiamenti e quali opinioni ha la popolazione analizzata nei confronti della crisi?
Che cosa ne sa? Come la valuta? Quali prospettive immagina per il futuro proprio e del
territorio in cui vive?
 Quali sono le direzioni più promettenti che intravede per affrontare la crisi e, sia per quel
che riguarda il futuro dell'azienda sia per quanto concerne il futuro delle persone che ci
lavorano?
 Qual è stata l'influenza della crisi sui suoi stili di vita, di consumo e di gestione del tempo
libero?

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Una volta fatto questo, si tratta di discutere con il committente la propria proposta di
scomposizione del problema e, dopo essere arrivati a una definizione comune degli interrogativi di
ricerca, di trasformare tali interrogativi in un questionario.

2. Lo sviluppo della conoscenza sul tema della ricerca


Se si è esperti del ramo, questa fase non è particolarmente impegnativa: si tratta semplicemente
di rielaborare la conoscenza che abbiamo sviluppato in passato circa l'argomento che
analizzeremo o al massimo di aggiornare le nostre competenze leggendo gli ultimissimi lavori
pubblicati sull'argomento. La faccenda si complica se non siamo particolarmente addentro alla
questione o addirittura, come accade agli studenti, se siamo alle prime armi nel campo della
ricerca.
Le letterature sono ampie e sono davvero difficili da controllare; tuttavia, farlo è indispensabile,
per evitare di trovarsi a cercare, senza saperlo, di rispondere a domande che hanno già avuto
risposte solide o a ripetere errori teorici o di metodo segnalati da tempo. Esistono anche
letterature appena all'inizio o quasi inesistenti: anche queste possono creare qualche problema al
ricercatore, dato che, soprattutto per i neofiti, è davvero molto difficile orientarsi in un terreno
parzialmente o completamente vergine senza poter prendere spunto da quanto è stato fatto da
chi ci si è orizzontato prima.
In ogni caso, si tratta di cominciare il proprio lavoro con un'accurata ricognizione dell'esistente.
Come e dove farla? In passato, la strategia era praticamente una sola, recarsi in biblioteca e
cercare gli schedari per argomento. Questo metodo viene tutt'ora utilizzato, ma grazie alla
capillare diffusione dei computer e di Internet, a esso se ne sono aggiunti altri che hanno reso
incommensurabilmente più agevole la ricognizione della letteratura. Esistono infatti delle banche
dati cui generalmente le biblioteche specializzate sono abbonate.

Es. PsycInfo.
Si tratta allora di battere a tappeto le banche dati per cercare di arrivare a farsi una conoscenza
aggiornata dell'argomento che ci accingiamo a studiare. I principali metodi per farlo sono due:
 Utilizzare le parole chiave  in questo modo otteniamo una prima lista di lavori e, in base
ai loro abstract, possiamo farci un'idea di quelli che ci paiono i più interessanti. Così
facendo apprendiamo anche chi sono gli autori che hanno contribuito nella maniera più
interessante al dibattito.
 Richiedere un elenco di tutti i lavori pubblicati dall'autore che ci interessa e che sono stati
schedati in essa.

Es. Social Science Citation Index


Si tratta di una banca dati in cui vengono catalogate le citazioni che sono state fatte dei principali
lavori pubblicati. Cliccando sul numero delle citazioni ottenute si ottiene un ulteriore elenco:
quello delle opere che hanno citato l'articolo in questione. In questo modo, diventa agevole farsi
un'idea dello stato dell'arte e della letteratura dedicata all'argomento che ci interessa in tempi
relativamente brevi e con sforzi relativamente contenuti. Soprattutto, a differenza di quel che
accade con PsycInfo, è possibile procedere in avanti e non a ritroso: partendo da un'opera per noi
importante, scoprire i suoi sviluppi e non i suoi precursori.

Una volta che si sono individuate le opere che ci interessano, si tratta di cercarle nelle biblioteche
cui abbiamo accesso. Per sapere quali biblioteche possiedono il volume o la rivista che ci serve è
possibile consultare gli OPAC (on-line Public Access catalogue).

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Ma la diffusione di internet ha reso anche agevole contattare gli studiosi importanti per il proprio
campo di studi. È infatti piuttosto facile trovare il loro indirizzo e-mail.
Una volta che si è sviluppata una solida conoscenza teorica sull'argomento della nostra indagine, è
consigliabile condurre una mini-ricerca empirica esplorativa sul tema, generalmente ricorrendo a
interviste qualitative a persone particolarmente interessanti per l'ambito del quale ci vogliamo
occupare (es. psicologi, sociologi, criminologi, medici, persone con determinate esperienze dirette
ecc.).
Quando si è arrivati a sviluppare una conoscenza adeguata del tema che si intende studiare, si è
pronti per la fase successiva della ricerca: la stesura del progetto di ricerca.

3. La stesura del progetto della ricerca


Stendere un progetto di ricerca significa produrre un testo scritto che permetta a una persona
diversa da noi di capire quali sono le domande di conoscenza cui vogliamo rispondere e i metodi
con cui vogliamo affrontare il nostro problema di conoscenza.
Più nello specifico, si tratta di mettere per iscritto:
 Il titolo del progetto di ricerca.
 I problemi che la nostra ricerca intende tentare di risolvere.
 Lo stato dell'arte della letteratura sull'argomento analizzato.
 La teoria da cui partiamo.
 Le eventuali ipotesi che intendiamo mettere in pratica e mettere alla prova, o le domande
puntuali cui intendiamo cercare di dare risposta.
 I metodi che intendiamo utilizzare per tentare di rispondere alle domande formulate
(metodo di campionamento, numero di intervistati, metodi di operazionalizzazione dei
concetti in variabili ecc.).
 L'elenco delle opere citate.

Scrivere bene il progetto è fondamentale. Questo perché il progetto, oltre alla sua principale
funzione manifesta, ha anche due funzioni latenti:
 Imporci di essere chiari ed espliciti in ogni passaggio della ricerca che stiamo progettando.
 Costringerci a circoscrivere gli obiettivi dell'indagine e le domande alle quali intendiamo
rispondere.

In assenza di un progetto dettagliato, si correrebbero infatti due rischi peculiari:


 Non chiarire a sufficienza alcuni collegamenti o alcune ipotesi.
 Si rischia di considerare ugualmente importante ogni informazione che ci proviene dalla
realtà che stiamo studiando. Senza filtri che ci indirizzino il processo di scoperta, infatti, si
rischia paradossalmente la paralisi da eccesso di potenziale d’informazione.

4. Il pre-test e lo studio pilota


Dopo che si è scritto il progetto di ricerca e si è fisicamente costruito il questionario, spesso è assai
fruttuoso condurre due indagini empiriche preliminari:
 La prima consiste nel pretesto del questionario  si tratta di ottenere informazioni
sull’adeguatezza dello strumento di rilevazione dei dati da persone simili a quelle che
verranno intervistate nel corso della ricerca vera e propria.
 La seconda ricerca preliminare è lo studio pilota  si tratta di una ricerca analoga a quella
che si intende effettuare, ma condotta su scala decisamente più ridotta. Lo studio pilota ha
lo scopo di informare il ricercatore circa la sensatezza complessiva del disegno della ricerca,
dal setting della somministrazione all'adeguatezza dello strumento di rilevazione.

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Capitolo 3 - Il campionamento
Come quando si cucina non si assaggiano tutti gli spaghetti per verificare il loro grado di cottura, ma se ne
controlla una piccola quota, così nelle inchieste e nei sondaggi generalmente non si intervista tutta la
popolazione che ci interessa, ma solo un campione.
È piuttosto infrequente che le inchieste e i sondaggi vengano condotti sull'intera popolazione che interessa
al ricercatore; in questi casi rari l'indagine realizzata viene definita censimento. Tuttavia, nella maggior
parte delle occasioni studiare l'intera popolazione sarebbe troppo dispendioso in termini di denaro o di
tempo. Ci sono poi situazioni in cui ricorrere ad un campione è addirittura indispensabile e non solo
consigliabile: è il caso in cui non si dispone dell'elenco delle persone che compongono la popolazione. Un
insieme di procedure che vanno sotto l'etichetta 'campionamento'. Con un investimento economico e di
tempo piuttosto ridotto, esse permettono di stimare i parametri di popolazioni piuttosto numerose
studiandone loro porzioni assai piccole, purché scelte in modi opportuni.
Dal punto di vista logico il ricercatore parte dall’individuazione della popolazione che gli interessa e procede
ad individuare un sottoinsieme di tale popolazione secondo una serie di procedure che gli consentano,
come è ovvio con un certo margine di errore, di generalizzare i dati ottenuti studiando il campione alla
popolazione da cui il campione è stato estratto. I metodi per estrarre il campione dalla popolazione sono
numerosi e variano sia in quanto a efficacia ed efficienza, sia per quel che concerne l'investimento che
richiedono:
 Metodi probabilistici  sono costituiti da unità la cui probabilità di estrazione dalla popolazione è
nota (es. estraggo dei partecipanti dalla lista di iscritti alla facoltà di psicologia dell'università di
Torino).
 Metodi non probabilistici  sono costituiti da unità la cui probabilità di estrazione della
popolazione è ignota (es. Intervistare una persona su dieci fra quelle che escono da un certo
supermercato in una data settimana).

I metodi probabilistici di campionamento sono senza dubbio più soddisfacenti dal punto di vista qualitativo
di quelli non probabilistici per due ragioni:
 Essi sono gli unici che godono di una fondamentale proprietà dei campioni, la rappresentatività:
un campione è rappresentativo quando i dati ottenuti dal suo studio sono generalizzabili, con un
certo margine di errore, alla popolazione da cui il campione è stato estratto.
 Essi consentono di stimare l'errore di campionamento che si è compiuto, ossia il probabile
margine di errore delle stime effettuate sul campione rispetto a quanto si sarebbe scoperto
studiando la popolazione.

1. Metodi probabilistici di campionamento


1.1 Il campionamento casuale semplice
Si tratta del prototipo dei metodi probabilistici di campionamento. Caratterizzato dalla medesima
probabilità di inclusione nel campione di tutte le unità della popolazione, richiede che si disponga della lista
dei componenti della popolazione e che si scelgano fra loro i componenti del campione mediante una loro
estrazione casuale.
Questo metodo di campionamento, come tutti quelli che si fondano sulle estrazioni del campione dalla lista
di una popolazione, è meno agevole di quanto non sembri a prima vista. Ci sono Infatti i casi in cui è
impossibile costruire una lista della popolazione (es. exit poll). Ma, in maniera più sottile, anche quando
intendiamo campionare popolazioni più semplici, possiamo incorrere in difficoltà: come può essere la
definizione della popolazione che implica un insieme di scelte critiche da compiere con consapevolezza
giacché i loro esiti si rifletteranno sui risultati che otterremo (es. supponiamo di voler studiare i palermitani.
Fa parte di questa popolazione chi vive temporaneamente al di fuori della città? E ne fa parte chi lavora a
Palermo ma vive in un paese vicino?).
Immaginiamo di aver scelto di studiare le persone maggiorenni che risiedono stabilmente a Palermo. Per
poter ricorrere a un campionamento casuale semplice si tratta di ottenere il loro elenco. La prima strategia
che viene in mente è di solito quella di ricorrere agli elenchi telefonici. Così facendo, però, non si

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campionano gli individui, ma le famiglie, ed è ovvio che non tutti i componenti di una famiglia dispongono
di un proprio numero di telefono. Il problema vero è che usando gli elenchi telefonici si escludono a priori
dal campione le persone che non hanno un telefono fisso o non compaiono sugli elenchi o chi ha il doppio
di probabilità di inclusione per l’avere due numeri. Meglio sarebbe dunque poter investire un po' di tempo
e cercare di accedere alle liste fornite dagli uffici statistici dei comuni italiani. Il problema è che, a causa dei
vincoli derivanti dalla legge sulla privacy, non sempre queste liste sono agevoli da ottenere, soprattutto se
si lavora per enti di ricerca privati.
In sostanza, dal punto di vista operativo il campionamento casuale semplice è di uso molto meno semplice
di quello che potrebbe sembrare un'analisi superficiale.

1.2 Il campionamento sistematico


Si tratta di un metodo per molti versi simile al campionamento casuale semplice. A rigore, anche in questo
caso si deve disporre della lista della popolazione. Tuttavia, in questo caso i componenti del campione non
vengono scelti attraverso un sorteggio, ma selezionando sistematicamente una persona dalla lista per ogni
dato intervallo.
Ad esempio, abbiamo una popolazione di 9500 persone che vogliamo studiare intervistando un campione
di 750 persone - dividendo 9500 per 750 si ottiene 12,7. Ebbene, si tratterà di estrarre un numero a caso fra
112 e di partire dall’intervistato che occupa quella posizione per intervistare una persona ogni 12 della lista.
Questo, naturalmente, ha patto che la lista della popolazione non abbia un pattern ricorrente: supponiamo
ad esempio di voler campionare i giocatori titolari di tutte le squadre di rugby di Serie A. Dato che il rugby è
uno sport in cui l'ordine dei numeri delle maglie è legato al ruolo dei giocatori, scegliere un giocatore ogni
15 ci porterà a includere nel campione solo giocatori con lo stesso ruolo! Se si ricorre al campionamento
sistematico, occorre dunque accertarsi con grande attenzione che la lista della popolazione non sia ordinata
secondo un criterio sistematico diverso dall'ordine alfabetico.
Il campionamento sistematico ha un importante vantaggio rispetto a quello casuale semplice:
 Può essere usato anche in assenza della lista della popolazione (es. è possibile intervistare una
persona ogni k persone che escono da un luogo; tecnica utilizzata per gli Exit Polls).

1.3 Il campionamento stratificato


Il campionamento stratificato richiede di poter disporre della lista della popolazione che si intende studiare.
Si fonda sulla suddivisione della popolazione in un certo numero di sottopopolazioni esaustive e
mutuamente esclusive, definite strati (es. Gli uomini e le donne; oppure i giovani, gli adulti e gli anziani ecc.)
e sull'estrazione da ognuno degli strati di un campione casuale semplice. Si ottiene in questo modo un
numero di campioni casuali semplici pari al numero degli strati in cui si è suddivisa la popolazione che si
studia. Tali campioni sono fra loro indipendenti e possono tranquillamente essere di numerosità diversa
l'uno dall'altro. In effetti, si tende a costruire sotto-campioni di numerosità proporzionale alla distribuzione
dello strato nella popolazione.
Ovviamente gli strati possono essere combinati fra di loro (es. si possono combinare il sesso e l'età
arrivando individuare 6 strati: gli uomini giovani, gli uomini adulti, gli uomini anziani, le donne giovani, le
donne adulte e le donne anziane).
È particolarmente consigliabile ricorrere al campionamento stratificato quando ci stiamo accingendo a
studiare una popolazione che è complessivamente eterogenea sulla variabile che ci interessa, ma che è
costituita da strati relativamente omogenei fra di loro (es. immaginiamo di voler studiare l'atteggiamento
nei confronti della Libertà sessuale delle donne di una popolazione composta da due sottopopolazioni, una
di militanti di Comunione e Liberazione e una di femministe. Ci si può ragionevolmente attendere che, su
questa variabile, i due gruppi siano molto simili al proprio interno e molto dissimili l'uno dell'altro: ossia che
le femministe la pensino in maniera molto simile fra di loro, le cielline la pensino in maniera molto simile fra
loro e che le femministe e le cielline la pensiamo in maniera molto diversa le une dalle altre. In questo caso,
data la scarsa variabilità entro le 2 sottopopolazioni, sarà possibile ricorrere alle combinazioni di due
campioni casuali semplici, uno per ognuna di esse, la cui risultante sarà di dimensioni assai più contenute di
quelle che sarebbero state necessarie se si fosse mirato a ottenere dati caratterizzati dal medesimo livello

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di attendibilità ricorrendo a un singolo campionamento casuale semplice della popolazione considerata nel
suo complesso).

2. Metodi non probabilistici di campionamento


2.1 Il campionamento di comodo
Si fonda sull' intervista di un gruppo di persone scelte per la facilità del loro reperimento.
I campioni di comodo sono di gran lunga quelli più usati nella ricerca psicosociale, per due ragioni:
 Nel nostro ambito di studio è rarissimo riuscire a ottenere i finanziamenti indispensabili a
effettuare un campionamento probabilistico o, almeno, un campionamento non probabilistico più
soddisfacente di quello di comodo.
 Molto spesso gli psicologi sociali assumono di studiare fenomeni universali, indipendenti dal
campione utilizzato. Questo perché si interessano alle relazioni tra variabili più che alle variabili
prese singolarmente e presuppongono che le relazioni fra le variabili siano generalmente stabili da
campione a campione (es. supponiamo di studiare le relazioni tra pregiudizio etnico e paura per la
criminalità, con l'ipotesi che esista una relazione positiva fra queste due variabili. Nessuno
psicologo sociale potrebbe essere così ingenuo da pensare che il livello medio di pregiudizio etnico
e quello di paura per la criminalità siano gli stessi in un gruppo di studenti universitari e in un
gruppo di elettori della Lega Nord. Tuttavia, molti danno per scontato che la direzione e la forza
della relazione fra queste due variabili non cambino nei due gruppi di intervistati: che esista cioè
una sistematica relazione forte e positiva fra esse, indipendentemente del campione intervistato).
Esistono però alcuni dati di ricerca che mostrano che, Almeno in certi casi, cambiando il campione
cambia anche la relazione per le variabili che si studiano. Questo fa sì che i nostri dati corrano seri
rischi di essere inquinati dallo Student Sample Bias: ossia una distorsione sistematica dovuta
all’estrema sovrarappresentazione degli studenti nei campioni analizzati.

2.2 Il campionamento fondato teoricamente


Per superare i limiti del campionamento di comodo, nella ricerca psicosociale si ricorre talvolta al
campionamento fondato teoricamente. Prendendo atto dell'impossibilità di costruire un campione più
soddisfacente, si sceglie di non intervistare un campione di comodo, ma uno o più gruppi di persone le cui
caratteristiche le rendono interessanti per gli scopi dell'indagine (es. se si studiano le tendenze
antidemocratiche può essere utile intervistare gruppi di militanti politici di diversi partiti, comprendendo
fra essi anche persone che militano in un partito genuinamente antidemocratico come Forza Nuova). Il
confronto fra i diversi gruppi di intervistati potrà essere proficuamente utilizzato per analizzare la validità
delle misure di antidemocrazia utilizzate.

2.3 Il campione per quote


Come il campionamento stratificato, il campionamento per quote si fonda sulla divisione della popolazione
che si intende studiare in sottogruppi (es. definiti come combinazioni di sesso ed età), differenziandosene
per il fatto che le persone incluse nel campione non vengano scelte con sistemi probabilistici, ma si delega
all'intervistatore la selezione delle persone da intervistare.
Dal punto di vista operativo, si stabiliscono a priori le quote da coprire e si intervistano persone fino a che
non si è raggiunta, per ogni sottogruppo del campione, la quota desiderata.
Questo è probabilmente il metodo di campionamento non probabilistico più soddisfacente. Ciononostante,
quando vi si ricorre bisogna essere consapevoli che le stime che si ottengono corrono seri rischi di
distorsione:
 Sovrarappresentazione delle persone più facili da intervistare (più anziane, meno impegnate dal
punto di vista professionale, meno diffidenti, con più tempo libero a disposizione ecc.) e più simili
all'intervistatore.

2.4 Il campionamento a valanga


È un metodo particolarmente utile per studiare le popolazioni nascoste, ossia quelle che non sono
facilmente raggiungibili (es. tossicodipendenti, omosessuali non dichiarati, ex pazienti psichiatrici ecc.).

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Dal punto di vista operativo, si tratta di partire da una persona appartenente alla popolazione che ci
interessa e, dopo essersene conquistato la fiducia, di intervistarla e in seguito di chiederle di metterci in
contatto con altre persone con la sua stessa caratteristica appartenenti alla sua rete sociale. Tali persone
potranno essere a loro volta utilizzate nello stesso modo.
Ovviamente, scegliendo questo metodo di campionamento si rinuncia a priori alla generalizzabilità dei
risultati e, dato che essi saranno contingenti alle persone nelle quali ci siamo imbattuti. Tuttavia, ci si mette
nella condizione di poter costruire delle tipologie di persone appartenenti alla popolazione che ci interessa
(es. studiare gli stili di consumo della cocaina a Torino).

3. Quanto deve essere ampio un campione


In linea generale, i fattori da tenere in considerazione per decidere quanto dovrà essere ampio il campione
che intervisteremo sono quattro:
 Eterogeneità  quanta più variabilità esiste nella popolazione, tanto più ampio dovrà essere il
campione.
 Disaggregazione dei dati cui ricorreremo in sede di analisi  quanto maggiore sarà, tanto più
ampio dovrà essere il nostro campione.
 Grado di affidabilità delle stime che desideriamo raggiungere  quanto è maggiore l'affidabilità cui
miriamo, tanto più numeroso dovrà essere il campione.
 Risorse economiche temporali di cui disponiamo  tanto più esse saranno ristrette, tanto più
piccolo potrà essere il nostro campione.

Un paradosso in cui ci si imbatte quando si ragiona di campionamento è quello riguardante l'ampiezza della
popolazione: questa non è un parametro molto rilevante per stabilire l'ampiezza del campione. Da questo
punto di vista, una popolazione di 100 milioni di persone e una di 4000 persone è praticamente la stessa
cosa.
Nelle prossime righe ragioneremo sui criteri per scegliere l'ampiezza di un campione quando si utilizza il
campionamento casuale semplice.
Quando stiamo lavorando sulla stima della media di una variabile, la formula che ci permette di individuare
l'ampiezza desiderabile di un campione casuale semplice è la seguente:

n = (zσ/e)2

Questo vale solo nel caso più frequente, ossia quello in cui il campione è piccolo rispetto alla popolazione.
In caso contrario, la formula si complica leggermente, occorre infatti moltiplicare l'esito della frazione per…

1-(n/N) (ove N è la numerosità della popolazione)

Per poter arrivare al calcolo di n dobbiamo acquisire un'informazione e prendere due decisioni:
 L'informazione che ci serve e la variabilità che la variabile di cui stiamo occupando assume nella
popolazione che ci interessa studiare. Nella maggior parte dei casi, in sede di progettazione della
ricerca non si dispone di tale informazione. Questo è probabilmente il problema più grave in cui ci
si imbatte quando si costruisce un campione: generalmente lo si affronta cercando di inserire
l'informazione dai dati rilevati in precedenti ricerche, dai risultati dello studio pilota o
confrontandosi con colleghi esperti del campo.
 Le decisioni che dobbiamo prendere concernono il livello di fiducia che vogliamo avere nelle nostre
stime (generalmente essere pari a 95 o a 99%) e l'ampiezza dell'errore che accettiamo di
commettere nella stima del parametro.
(es. supponiamo di voler stimare l'età media degli studenti che frequentano il corso di metodologia
della ricerca psicosociale nella facoltà di psicologia dell'università di Torino mediante l'intervista di
un campione casuale semplice della popolazione. Ipotizziamo di scegliere di mirare a un livello di
fiducia del 99% e di accettare un errore di stima di mezzo anno; supponiamo inoltre che una
precedente ricerca condotta dall'università di Torino abbia calcolato che nella popolazione la

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deviazione standard dell'età è pari a 3 anni. Ebbene, sostituendo nella formula tali valori, otterremo
239,6. Il nostro campione dovrà essere dunque costituito da 240 persone. Questo equivale a dire
che intervistando un campione casuale semplice costituito da 240 persone nel 99% dei casi la stima
dell'età della popolazione che otterremo sarà compresa fra il valore che l'età assume
effettivamente nella popolazione da cui il campione è stato estratto +- 6 mesi).

4. Il problema delle mancate partecipazioni


Indipendentemente dal metodo di campionamento prescelto, quando si arriva a cimentarsi alla rilevazione
dei dati ci si imbatte invariabilmente nella sostanziale impossibilità di riuscire a intervistare tutti gli individui
che sono stati prescelti come componenti del campione. Le facce di questo problema sono tre:
 Impossibile entrare in contatto con alcuni componenti del campione, per le più svariate ragioni (es.
non risponde al telefono, perché non sono in casa quando le cerchiamo, perché assenti a lezione il
giorno della rilevazione ecc.).
 Alcuni degli intervistati con cui siamo riusciti a entrare in contatto non saranno in grado di
partecipare alla ricerca, indipendentemente dalla loro volontà (es. perché ammalati, troppo vecchii
o troppo giovani, incapaci di comunicare nella lingua parlata dal ricercatore ecc.).
 Accadrà inevitabilmente che alcuni intervistati non accetteranno di partecipare alla ricerca (es.
perché non hanno tempo, non sono interessati a partecipare, non si fidano di noi, trovano
sgradevole essere intervistati ecc..).

I dati mostrano che nelle ricerche si tende a sovrarappresentare le persone molto interessate o coinvolte
nell'argomento studiato: quelle con molto tempo libero, chi vive fuori dalle grandi aree urbane e le persone
molto istruite. È evidente che questo può avere conseguenze assai negative sui risultati che si ottengono
quando c'è un collegamento diretto fra i bisogni conoscitivi che guidano la nostra ricerca e la probabilità di
partecipare a certe categorie sociali.
Le mancate partecipazioni rischiano dunque di costituire un problema piuttosto grave, perché possono
distorcere in modo abbastanza serio i risultati che si ottengono. Il grado di distorsione dipende
essenzialmente dalle relazioni fra due fattori:
 La percentuale delle mancate partecipazioni.
 L'entità delle differenze fra chi partecipa e chi non lo fa.

Se si hanno tassi molto elevati di partecipazione, un eventuale differenza fra chi partecipa e chi non lo fa
non è particolarmente grave.
Nelle situazioni intermedie a quelle estreme appena presentate, l'aspirazione è quella di promuovere la
partecipazione alla ricerca di tutte le categorie sociali cui essa si rivolge. Quando si è costretti a procedere
alla sostituzione di un componente del campione per l’inemendabile impossibilità di raggiungerlo, si
gestiscono le sostituzioni seguendo regole precise, la più soddisfacente delle quali è probabilmente quella
di costruire più liste di campionamento e di procedere alla sostituzione dei non rispondenti secondo criteri
stabiliti a priori. Inoltre, si cerca di rendere la compilazione del questionario il più breve e agevole possibile
per tutti i componenti del campione, indipendentemente dalla loro categoria sociale di appartenenza. È per
questo che si considera dannosa ogni domanda che sembra inutile, dal momento che il tasso di mancate
partecipazioni è direttamente proporzionale alla lunghezza del questionario.
Infine, ci si impegna a evitare rifiuti volontari di partecipare prendendo spunto dalle indicazioni che
provengono dalle ricerche psicosociali che hanno analizzato le ragioni che spingono le persone ad accettare
di partecipare alle inchieste ai sondaggi. Nello specifico, le indagini più convincenti hanno mostrato che la
decisione di partecipare a un'inchiesta o a un sondaggio dipende principalmente da tre fattori:
 Caratteristiche della ricerca  minore è la durata dell'intervista, maggiori saranno i tassi di
partecipazione.
 Caratteristiche degli intervistatori  si tratta di impegnarsi a fondo nella loro formazione, per
renderli più neutri possibile.
 Variabili psicosociali  nel dettaglio sono:

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 Reciprocità  vi è un senso di obbligo a rispondere positivamente quando qualcuno ci dà
gratuitamente qualcosa. Promuovono infatti la partecipazione gli incentivi, sia monetari sia
non monetari, le lettere spedite per preannunciare la ricerca e il concedere al potenziale
intervistato di non rispondere a un questionario molto lungo in cambio della sua
partecipazione ad un questionario assai più breve.
 Coerenza  tutti proviamo un forte bisogno di essere e apparire coerenti agli altri e a noi
stessi. Proprio per questo, se l'intervista comincia, per l'intervistato sarà piuttosto difficile
interromperla. Il bisogno di coerenza può però ripercuotersi contro il ricercatore:
l'intervistato che si annoia o che si è pentito di aver accettato di partecipare potrebbe
infatti trovarsi a non interrompere la sua partecipazione, dando tuttavia risposte
meccaniche o stereotipate.
 Confronto sociale  dato che valutiamo noi stessi utilizzando sistematicamente gli altri
come termine di paragone, convincere i componenti del campione che abbiamo avuto
tassi di risposta molto elevati da persone simili a loro eleva i tassi di partecipazione alle
inchieste e ai sondaggi.
 Autorità  proporre la partecipazione in nome di uno sponsor di un committente
prestigioso promuove la partecipazione.
 Scarsità  siccome percepire che una risorsa è scarsa porta a considerarla come dotata
di grande valore, enfatizzare la rara opportunità di fare sentire la propria voce o di fare
contare la propria opinione partecipando all'intervista eleva il tasso di risposta.
 Gradevolezza  dato che ci comportiamo più benevolmente con chi ci piace,
promuovono la partecipazione l'impressione di avere atteggiamenti, un retroterra o uno
stile di vita simile a quelli dell'intervistatore e la sua piacevolezza fisica.

5. La ponderazione dei dati


Per quanto accuratamente costruito, un campione non potrà mai essere perfettamente rappresentativo
della popolazione da cui è stato estratto.
Per rendere generalizzabili i dati ottenuti su un campione non perfettamente rappresentativo si ricorre
spesso alla ponderazione matematica-statistica dei dati rilevati. Per farlo, è indispensabile conoscere la
distribuzione delle variabili che il ricercatore considera cruciali nella popolazione analizzata (es.
generalmente tutte le variabili sociodemografiche).
In che cosa consiste effettivamente la ponderazione? Come si può notare nella tabella a pagina 83, sulle
variabili considerate il campione e la popolazione sono piuttosto distanti fra loro: nel campione abbiamo
infatti una discreta sovrarappresentazione delle donne e delle persone adulte, e una netta
sovrarappresentazione delle persone istruite. Si tratta allora di riproporzionare il campione alla
popolazione. Per semplicità, ragioniamo solo sul sesso. In termini intuitivi, dobbiamo far sì che ogni uomo
conti un po' più che per sé stesso e che ogni donna conti un po' meno che per sé stessa. Dobbiamo
insomma fare sì che i nostri 430 uomini (che hanno espresso il 41,9% delle risposte) contino come se
fossero stati 487,35, ossia il 47,5% di 1026. Ma quanto di più? Quanto fa il risultato della divisione fra 47,5
(la percentuale di uomini che avremmo dovuto trovare se il campione fosse stato perfettamente
rappresentativo per quel che concerne il sesso) e 41,9 (la percentuale di uomini che abbiamo
effettivamente intervistato). Una volta fatta la divisione, utilizzeremo Il risultato ottenuto come fattore di
ponderazione in modo da riproporzionare il numero degli uomini del campione a quello della popolazione
(effettuabile dalla maggior parte dei programmi di elaborazione dei dati). Ovviamente, ricorreremo allo
stesso procedimento per ridurre il peso delle donne, che nel campione erano sovrarappresentata rispetto
alla popolazione.

Capitolo 4 - Come strutturare il questionario


I questionari variano fra loro in funzione dell'argomento che studiano e dell'aspetto grafico. Sono però
accomunati dalla medesima struttura, organizzata in quattro sezioni:
 Introduzione e richiesta di collaborazione.
 Nucleo centrale.

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 Sezione sociodemografica.
 Congedo e ringraziamento.

In linea generale, quando si costruisce un questionario bisogna partire da tre punti Fermi:
 Bisogna riuscire sia ad ottenere la fiducia degli intervistati sia a convincerli che vale la pena
dedicare un po' del loro tempo e del loro impegno alla compilazione accurata del questionario 
occorre quindi investire su ogni indizio contestuale volto a promuovere e rafforzare la loro
impressione di stare partecipando ad una ricerca legittima e importante (es. l'indagine è condotta
da un'università o da un istituto di ricerca prestigioso e conosciuto; ricorrendo a intervistatori
professionali e muniti di cartellino di riconoscimento; fornire agli intervistati piccole ricompense
per la loro partecipazione ecc.).
In certe occasioni per conquistare la fiducia degli intervistati è sconsigliabile svelare chi è
l'eventuale committente della ricerca, anche per evitare che le risposte siano distorte.
 Dobbiamo ricordare che è cruciale trattare il meglio possibile i nostri intervistati  sia per ragioni
etiche (i partecipanti stanno vendendo a prezzo molto basso il loro tempo e il loro impegno) sia per
ragioni utilitaristiche (gli intervistati scontenti di rispondere al questionario costituiscono una seria
minaccia alla qualità dei dati che si ottengono). Si tratta allora di costruire questionari il più brevi,
attraenti, divertenti, interessanti e vari possibile. Nelle condizioni migliori si calcola che la
somministrazione di un questionario possa arrivare anche a 45 minuti. Ma tali condizioni si
verificano assai di rado. È allora indispensabile ricorrere a un accurato pretesto per verificare la
durata massima dell'intervista prima che la qualità dei dati inizi pericolosamente a calare.
 Lo strumento che stiamo sviluppando deve essere compreso e utilizzato adeguatamente da tutti gli
strati sociali che costituiscono il nostro campione  spesso si incorre nel cosiddetto errore
dell'esperto, derivante dalla convinzione, sostanzialmente etnocentrica, che gli intervistati
condividono con noi le competenze che abbiamo sull’oggetto dell'indagine. Conseguenza tipica di
tale errore è il ricorso, nella redazione del questionario, a termini specialistici sconosciuti al grande
pubblico. Tuttavia, non bisogna cadere nell'errore opposto, ricorrendo a un linguaggio troppo
colloquiale o addirittura gergale.

La maggior parte dei questionari è strutturato in quattro sezioni:


 L’introduzione al questionario e la richiesta di collaborazione  si tratta di essere brevi,
informativi, interessanti, persuasivi e motivanti. Il canale con cui si fa tale presentazione varia a
seconda del metodo di rilevazione dei dati. I dati empirici mostrano che gli intervistati decidono per
rispondere o meno a un questionario nei primissimi istanti in cui vengono contattati. È dunque
indispensabile che la presentazione della ricerca sia curata nel dettaglio dal ricercatore,
promuovendo nell’intervistato almeno tre sensazioni:
 Che la ricerca sia legittima e importante.
 Che la sua partecipazione sia indispensabile.
 Che il processo di risposta non sarà fonte di troppa fatica, di imbarazzo e di vissuti negativi.

Come farlo? Nel caso delle rilevazioni autosomministrate (comprese quelle postali) può addirittura
essere separato dal questionario. Nel caso delle rilevazioni telefoniche la sezione viene letta
dall’intervistato, mentre in quelle faccia a faccia essa può essere letta oppure essere veicolata per
iscritto con una lettera analoga a quella che si usa nelle rilevazioni autosomministrate.
Nella presentazione della ricerca è generalmente consigliabile:
 Comunicare chi realizza l'indagine.
 Spiegare la rilevanza e l'utilità della ricerca  a volte occorre rimanere sul vago per evitare
distorsioni nelle risposte.
 Comunicare perché è importante che l'intervistato risponda al questionario.
 Assicurare all'intervistato che non esistono risposte giuste o sbagliate ma solo risposte più
o meno sincere.
 Che l'anonimato delle sue risposte sarà garantito.

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Talvolta, può anche essere utile preannunciare al potenziale intervistato quanto sarà il tempo che
prevedibilmente dovrà dedicare alla compilazione o il numero di domande cui avrà il compito di
rispondere (per permettere una scelta libera di partecipazione e per evitare che uno sforzo
superiore a quello preventivato lo indisponga minando la qualità delle risposte).
 Il corpo/nucleo principale del questionario  si tratta della sezione più corposa del questionario, in
questa parte vengono infatti inserite le domande che più interessano al ricercatore. Le domande
possono essere raggruppate in blocchi riferiti agli stessi argomenti (es. una al giudizio, una allo stile
di attaccamento, una al bisogno di chiusura cognitiva ecc.), purché non si tratti di blocchi troppo
lunghi (per minimizzare la tendenza degli intervistati a dare risposte meccaniche).
Alcuni criteri per predisporre le istruzioni di compilazione dei blocchi delle domande, sono:
 Indicare chiaramente se bisogna rispondere a tutti gli item o se bisogna solo sceglierne
alcuni.
 Dire agli intervistati come completare le loro risposte (es. con una crocetta, o un cerchio).
 Scrivere istruzioni comprensibili anche dagli intervistati meno sofisticati dal punto di vista
cognitivo.
 Dire esplicitamente come bisogna utilizzare le categorie di risposta, includendo
eventualmente un esempio nel caso in cui il compito sia complesso.

Una serie di accorgimenti per cercare di ridurre il più possibile gli effetti distorcenti dell'ordine
delle domande, che verranno trattati nel capitolo 6, possono essere riassunti nel consiglio di
minimizzare la violazione delle massime della comunicazione cooperativa di Grice. Consigli di
carattere più generale, sono:
 Il compito dato agli intervistati è bene che cominci nella maniera più divertente,
interessante e semplice possibile.
 Bisogna costruire il questionario in modo che le prime domande possano essere affrontate
agevolmente da tutti gli intervistati, evitando di collocare nelle prime posizioni le domande
più difficili. anche le eventuali domande potenzialmente imbarazzanti le domande di
conoscenza dovrebbero essere collocate al fine questionario.
 È raccomandabile numerare le domande sul questionario, al fine di facilitarne la codifica
delle informazioni rilevate.

La decisione su come comunicare con gli intervistati dipende dal metodo di rilevazione dei dati
prescelto. In tutti i questionari autosomministrati il ricercatore comunica con l'intervistato
scrivendogli esplicitamente l'ordine da seguire nell'affrontare le domande, il numero di alternative
di risposta da selezionare fra quelle indicate, il modo di affrontare le domande che gli sottopone e
così via. | Nei questionari eterosomministrati il ricercatore non comunica direttamente con
l’intervistato, ma lo fa attraverso la mediazione dell'intervistatore. Le sue comunicazioni con
l'intervistatore vengono generalmente riportate in stampatello fra parentesi quadre.
 La sezione sociodemografica del questionario  si tratta delle domande più facili da affrontare ed
è per questo che è bene che risultino alla fine del questionario. Inoltre, le domande
sociodemografiche sono anche domande che, se collocate in principio, possono far sì che alcuni
intervistati si sentano schedati dal ricercatore, inducendoli a rispondere in modo difensivo alle
domande del nucleo centrale del questionario. Le domande sociodemografiche possono essere
formulate in maniera piuttosto diretta e immediata.
 Sezione in cui si ringrazia l'intervistato per la collaborazione e lo si congeda  si tratta della sezione
più breve del questionario, che può portare via anche poche righe nei questionari
autosomministrati e pochi secondi in quelli somministrati da un intervistatore. Occorre dichiarare
esplicitamente all'intervistato che si è riconoscenti nei suoi confronti per il tempo e l'impegno
dedicato al processo di risposta, ed è consigliabile, prima di congelarlo, lasciare il recapito del
responsabile della ricerca, in modo da permettere agli intervistati che lo desiderassero di ottenere
chiarificazioni, risoluzioni di dubbi o anche ulteriori informazioni circa l'indagine cui hanno
partecipato (questo anche per promuovere un ricordo positivo dell'esperienza).

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Bisogna considerare che, inoltre, le norme etiche da seguire quando si fa ricerca in psicologia
prevedono, se le risposte dell'intervistato non sono completamente anonime, una seduta di
debriefing in cui si spiegano all'intervistato gli scopi della ricerca degli interrogativi ai quali si è
inteso rispondere. Questo è particolarmente importante nei casi in cui si è stati costretti a non
raccontare esplicitamente la verità agli intervistati al fine di tentare di minimizzare la distorsione
delle loro risposte.

Capitolo 5 - La costruzione delle variabili


Una delle difficoltà e degli aspetti stimolanti nella costruzione di un questionario sta nel fatto che nelle
inchieste e nei sondaggi si analizzano sistematicamente entità astratte, non tangibili (es. opinioni,
atteggiamenti, valori ecc.). Il processo di trasformazione di tali entità in variabili rilevabili
empiricamente viene definito operazionalizzazione dei concetti in variabili.

1. Dalle proprietà alle variabili


La maggior parte degli oggetti su cui si fa ricerca in psicologia sociale non sono tangibili. Per poter
analizzare empiricamente tali proprietà astratte è indispensabile trasformarle in variabili, ossia in entità
concrete, rilevabili empiricamente: nel linguaggio tecnico della metodologia della ricerca, si tratta di
operazionalizzare i concetti in variabili.
Questo al fine di inserire gli stati degli individui su tali proprietà latenti senza studiarle direttamente, ma
osservando alcuni comportamenti effettivi considerati come loro indicatori manifesti: nel caso delle
inchieste e dei sondaggi, le risposte date alle domande del questionario.
Il contributo fondamentale deriva da Lazarsfeld, che ha descritto la trasformazione di concetti astratti e
complessi in variabili concrete e semplici come un processo creativo organizzato in quattro tappe
successive.
Immaginiamo di voler trasformare il concetto astratto di "insicurezza urbana" in un sistema di domande
volte a rilevare empiricamente tale concetto:
 Rappresentazione figurata del concetto  si riferisce alla trasformazione in un'immagine mentale,
spesso vaga e aspecifica (es. nell' esempio dell'insicurezza urbana, in questa fase si può arrivare a
sviluppare una sua immagine in termini di timore o ansia per la propria incolumità derivante dalla
vita in città).
 Specificazione del concetto  si riferisce alla scomposizione nelle sue dimensioni o nei suoi aspetti
fondanti (es. nella insicurezza urbana, si può immaginare che essa si strutturi in tre grandi
dimensioni: i giudizi circa la pericolosità della vita urbana, le emozioni negative da essa scatenate e
le strategie messe in atto per proteggersi dalla possibilità di cadere vittima di un crimine in città).
 Costruzione degli indicatori delle singole dimensioni  nel caso delle inchieste dei sondaggi, gli
indicatori sono le domande che verranno concretamente rivolte agli intervistati o le affermazioni
rispetto alle quali si chiederà loro di esprimersi (item) (es. nell' insicurezza urbana un item può
essere: "A suo parere, rispetto a 12 mesi fa i rischi che lei cada vittima di un crimine nella zona in
cui risiede sono aumentati, sono rimasti gli stessi o sono diminuiti?").
 Formazione degli indici  si riferisce alla creazione di variabili che derivano dalla combinazione di
tutti gli indicatori rilevati o di un loro sottoinsieme: un indice, infatti, sintetizza le informazioni
contenute nelle singole variabili operativizzando un concetto complesso del quale le singole
variabili sono espressioni parziali, esprimendo, per ogni individuo, lo stato sulla proprietà rilevata
empiricamente attraverso un numero.
Le principali strategie di costruzione degli indici sono due:
 Somma dei punteggi dati alle singole domande che compongono la scala, dopo aver
chiaramente verificato la coerenza interna.
 Stima delle posizioni individuali su un insieme di variabili latenti e, individuate attraverso
l'analisi fattoriale come le cause delle risposte manifeste date dagli intervistati.

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Quanti indici utilizzare? La decisione si deve fondare su criteri sia teorici sia empirici. In funzione
della teoria che ci guida e di quanto strette sono le relazioni tra le variabili rilevate, si può scegliere
di costruire determinati indici.

Quanto si è detto fin qui vale nel caso in cui si decida di rilevare gli oggetti dei quali intendiamo occuparci
mediante l'uso di una serie di item tutti i volti a tale scopo, ossia mediante una scala. In realtà, a volte si
sceglie di rilevare concetti anche piuttosto complessi con item singoli: comportandosi in sostanza come se
alla base del concetto studiato si potesse individuare una sola dimensione.
È evidente che utilizzare item multipli piuttosto che singoli per indagare un oggetto di ricerca permette di
coglierne più adeguatamente la complessità e di massimizzare l'affidabilità della rilevazione. Ma questo ha
un prezzo: si tratta sia di costruire più item e quindi di moltiplicare le difficoltà di costruzione del
questionario, sia di intervistare più a lungo i rispondenti e quindi di rischiare che le risposte che si
ottengono possano essere distorte. Come vedremo anche nel prossimo capitolo, infatti, un predittore
importante della qualità dei dati che si rilevano è costituito dalla brevità della compilazione del
questionario. In generale, i pregi delle scale sono tuttavia considerati superiori ai loro difetti, ed è per
questo che in psicologia sociale si tende a fare ricerca ricorrendo agli item singoli in quattro sole occasioni:
 Quando si ha una forte necessità di risparmiare tempo nella costruzione del questionario e nella
sua somministrazione.
 Quando si ha poco spazio a disposizione nel questionario.
 Quando si mira a confrontare i propri risultati con quelli ottenuti in ricerche precedenti che hanno
rilevato la proprietà che ci interessa con un item singolo.
 Quando non si attribuisce al concetto che si rileva un ruolo centrale all'interno della ricerca.

L'operazionalizzazione dei concetti in variabili è un processo lungo e complesso, soprattutto se si ricorre a


sistemi di item e non ad item singoli. Ed è evidente che lo stesso concetto potrà essere operazionalizzato in
modi anche piuttosto diversi rispetto al nostro risultato. Per questo, è fondamentale che il ricercatore sia in
grado di esplicitare e di giustificare le scelte compiute nel corso di tale processo. Quest'aspetto, tuttavia,
rende difficile i confronti e i paragoni con i risultati di ricerca differenti. Ecco perché, se si mira a ottenere
risultati confrontabili con quelli ottenuti in ricerche precedenti, nella fase di analisi della letteratura che
precede la redazione del progetto di ricerca è buona norma far una ricognizione degli strumenti già
esistenti per rilevare i costrutti che ci interessano. Ovviamente, l'eventuale decisione di usare uno
strumento già esistente non va presa in modo superficiale, affidandosi al fatto che tale questionario è già
stato pubblicato e usato e quindi è necessariamente un buono strumento.
Oltre al numero di item con cui rilevare il concetto che ci interessa, in sede di costruzione degli item
dobbiamo decidere se ricorrere ad:
 Item aperti  non prevedono alternative di risposta precodificate.
 Item chiusi  sono corredate da due o più alternative di risposta, scelte a priori dal ricercatore in
funzione della sua conoscenza del tema studiato. Sta all'intervistato scegliere quella che meglio si
adatta ai propri stati interni.

Gli item chiusi costringono tutti gli intervistati a utilizzare le medesime categorie di risposta. Questo ha la
desiderabile conseguenza di promuovere la confrontabilità dei dati rilevati. Tuttavia, indurre gli intervistati
a usare le categorie del ricercatore li può obbligare a utilizzare schemi per loro poco rilevanti. Inoltre, le
domande chiuse sono facili da somministrare e da codificare e sono relativamente poco impegnative da
affrontare per gli intervistati. Tuttavia, rispetto a quelle aperte esse lasciano gli intervistati meno liberi di
usare con creatività le proprie categorie di riferimento per dare le proprie risposte, il che può far sentire
frustrati quegli intervistati che non si riconoscono nelle alternative loro proposte o che non accettano il
gioco di radicale semplificazione dei loro stati interni richiesto dagli item chiusi. Infine, le domande chiuse,
fornendo agli intervistati una lista di alternative fra le quali scegliere, consentono loro di capire meglio qual
è il senso della domanda, aiutandoli anche a ricordare possibilità di risposte meno accessibili di quelle che
vengono loro in mente quando rispondono alle domande aperte.
Gli item chiusi sono inadatti quando le possibili alternative di risposta sono molto numerose.

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Bisogna anche considerare che i due tipi di domanda possono veicolare informazioni diverse. Domande
aperte, implicando un compito di recupero di informazioni dalla memoria a lungo termine, sono utili
soprattutto se si intendono stimare salienze soggettive (es. una domanda aperta sul peggior difetto del
governo farà emergere i primi difetti che vengono in mente agli intervistati più che quelli che essi
considerano essere effettivamente più gravi). Quelle chiuse, implicando un compito di riconoscimento,
sono particolarmente utili quando si vuole valutare l'importanza o la frequenza di un problema, di
un'opinione o di un comportamento che il ricercatore assume essere saliente per gli intervistati (es.
studiare i difetti attribuiti al governo con una domanda chiusa, mettendo quindi gli intervistati nella
condizione di leggere le alternative di risposta, consente di andare al di là delle risposte più facili e
stereotipate).

2. Gli Item singoli


Gli item singoli si propongono di rilevare empiricamente un concetto mediante una sola domanda
o una sola affermazione. Esistono alcuni tipi diversi di item singoli:
 Item a scelta forzata  item categoriali in cui si forniscono agli intervistati una o più
affermazioni o alternative di risposta e si chiede loro di scegliere quella più adatta a
descrivere la loro posizione. Esso si fonda sulla presentazione di affermazioni, un buon item
a scelta forzata deve essere caratterizzato da alternative il più simili possibile fra loro
quanto ad attrattività. Il compito di chi risponde a item di questo genere deve infatti essere
impegnativo: si tratta infatti di costringere gli intervistati a una scelta informativa proprio
perché difficile.
 Item a scelta multipla  si fondano sul fornire agli intervistati un sistema di alternative di
risposta e sul chiedere loro di indicare quelle adatte a rispondere alla domanda loro fatta. Il
numero delle opzioni selezionabili può essere indicato dal ricercatore o può essere lasciato
completamente libero.
 Item a scelta graduata  sono item in cui si chiede agli intervistati di esprimere la propria
risposta usando un sistema di categorie fra loro ordinate. Ne derivano variabili ordinali.
Tipicamente, con gli item a scelta graduata si chiede agli intervistati di esprimere il loro
grado di accordo nei confronti di un'affermazione o l'importanza attribuita ad un oggetto
con cui mettono in atto un certo comportamento.
 Item autoancoranti  sono item che hanno un numero elevato di alternative di risposta
ordinate fra loro e ancorate semanticamente solo ai loro estremi. Questi item sembrano
consentire di ottenere variabili le cui proprietà vanno al di là di quelle delle scale ordinali,
dal momento che l'assenza di un sistema di categorie semanticamente autonome
indurrebbe l'intervistato a prendere in considerazione ogni alternativa di risposta tenendo
contemporaneamente conto di tutte le altre, dislocandole su un continuum caratterizzato
a grandi linee da alternative di risposta collocate alla medesima distanza fra loro. Questo
porterebbe a ottenere variabili più che ordinali, anche se meno che cardinali (per l'assenza
di unità di misura condivisa da tutti gli intervistati e dal ricercatore): quasi-cardinali, nella
definizione di Marradi.
 Domande filtro e domande condizionate  le domande singole, ma anche le scale,
possono essere precedute da domande filtro, utili a governare il flusso della risposta
indirizzando gli intervistati in direzioni divise in funzione delle loro caratteristiche. Le
domande cui devono rispondere solo certe categorie di intervistati vengono definite
domande condizionate.

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3. Le scale
Come si è detto, è piuttosto difficile riuscire a cogliere un concetto complesso quali quelli di cui si
occupa la ricerca psicosociale con un item singolo. È per questo che in linea di massima si rilevano i
dati ricorrendo a sistemi di item, generalmente definiti scale.
Attualmente nella ricerca psicosociale si fa quasi esclusivamente uso degli strumenti proposti da
Likert (la scala Likert o dei suoi derivati) e da Osgood (differenziale semantico).

3.1 Le scale Likert


Relativamente facili e veloci da costruire, sono strumenti flessibili sia in quanto a lunghezza degli
item sia in quanto a numero degli item e delle loro categorie di risposta, sia ancora in quanto a
tipo di linguaggio utilizzabile. Se costruite adeguatamente, sono anche piuttosto agevoli da
affrontare per i rispondenti. Inoltre, consentono di ottenere un punteggio che quantifica la
posizione di ogni intervistato sulla proprietà analizzata in modo piuttosto agevole.
Una scala Likert è costituita da un insieme di affermazioni, costruite in modo da costruire
un'adeguata e articolata operazionalizzazione del concetto che si intende analizzare: agli
intervistati si chiede di esprimere il proprio grado di accordo nei confronti di ognuna di esse. La
scala di Likert si rivolge soprattutto alla dimensione cognitiva degli atteggiamenti.
Per funzionare bene gli item di questa scala devono permettere di esprimere effettivamente un
grado di accordo e disaccordo. Devono quindi essere item normativi e non descrittivi (es. sono
preferibili item come "alcune persone sono più meritevoli delle altre", e non come "nella nostra
società alcune persone ottengono più riconoscimenti delle altre". Solo gli item come il primo,
infatti, consentono di cogliere una posizione personale dell'intervistato; quelli come il secondo si
limitano invece a evidenziare l'immagine che chi risponde al questionario ha della situazione
studiata, senza permettere di capire la sua opinione in merito). Inoltre, per poter discriminare gli
item con posizioni opposte, gli item Likert devono essere estremi.
Per costruire una scala Likert si parte generalmente da conoscenze pregresse, sviluppate in modo
analitico (studiando la letteratura) e/o in modo empirico (partendo da precedenti risultati di
ricerca) e si costruisce un primo insieme di item, piuttosto numeroso (circa 50-60). È vivamente
consigliato che, in sede di scrittura, si lavori al fine di sviluppare sia item che esprimono favore
verso la proprietà che si studia (item scalari) sia item che le si contrappongono (item
controscalari): questo serve a mantenere viva l'attenzione degli intervistati e a scoprire se gli
intervistati hanno risposto meccanicamente alla scala dando sistematicamente la stessa risposta
ad item che esprimano posizioni opposte.
A questo punto si passa a sfrondare l’insieme degli item, sia confrontandosi con colleghi, sia
sottoponendolo a mo' di pre-test a un insieme di persone simili a quelle che costituiranno il
campione della nostra ricerca, sia ancora conducendo uno studio pilota e osservando, mediante
l'analisi delle relazioni fra gli item che compongono la scala e fra essi e alcune variabili che secondo
la teoria sono in relazione con la proprietà analizzata, quali sono gli item che funzionano meglio.
Non è possibile definire una volta per tutte a quanti item si deve arrivare. Infatti, si tratta di tenere
conto di due esigenze spesso inconciliabili:
 Coprire adeguatamente le dimensioni del concetto che ci accingiamo a indagare.
 Predisporre strumenti brevi e semplici.

In linea generale, si può comunque dire che è raro costruire scale Likert più brevi di una decina di
item e più lunghe di una trentina.
Ma la scrittura degli item non esaurisce la fase di costruzione della scala. Si tratta infatti di:

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 Scrivere la consegna generale che si dà agli intervistati  occorre utilizzare delle consegne
semplici (es. “Di seguito sono riportate alcune affermazioni che altri intervistati hanno
fatto. In che misura lei è in accordo o In disaccordo con ognuna di esse?”).
 Decidere il numero di categorie di risposta da utilizzare  generalmente il numero di
categorie è compreso fra 4 e 7, attribuendo loro in sede di codifica punteggi crescenti
compresi tra 1 e il numero di categorie utilizzate.

Una volta che gli intervistati hanno dato le loro risposte, si lavora per ottenere un indice sintetico
delle loro posizioni individuali. In via preliminare, ti tratta di testare l'attendibilità della scala, ossia
il fatto che tutti gli item che si combineranno rilevino empiricamente lo stesso concetto: questo si
fa con il calcolo dell’Alfa di Cronbach della scala. Questo è un indice di coerenza interna che può
assumere valori compresi fra 0 e 1, la cui entità dipende da due ingredienti principali:
 Il numero di (n) item.
 La correlazione media degli item.

Alfa = [n(r-)] / [1+r- X (n-1)]

Dal punto di vista concettuale, una scala ha un'elevata coerenza interna quando è coerentemente
costituita da item che rilevano tutti la stessa proprietà. Dal punto di vista operativo si considera
soddisfacente la coerenza interna di una scala quando il suo Alfa risulta superiore a 0,70. Si tratta
allora di individuare quel sottoinsieme di item che massimizza l'esito della relazione fra il numero
di item e la loro correlazione, ossia che rileva nella maniera più compatta e sfaccettata possibile la
proprietà che ci interessa.

Individuati gli item soddisfacenti, si passa alla formazione di un indice sintetico che esprime lo
stato dell'individuo sulla proprietà operazionalizzata della scala. Il metodo più usato è la somma
dei punteggi dei singoli item: ecco perché le scale Likert vengono spesso definite le scale a
ponteggio sommato.
Ciò fatto, non si può considerare finita la costruzione della scala: bisogna infatti accertarsi che essa
sia valida, ossia che rilevi effettivamente quel che è deputata a rilevare. In letteratura vengono
presentate molte tecniche per stimare la validità di una scala. A parte quella fondata sulla
costruzione di una matrice multi-tratto-multi-metodo, la tecnica più convincente si fonda sulla
stima della validità mediante costrutto (per sapere se una scala è effettivamente riuscita nel suo
scopo, potremmo correlare i punteggi con quelli che la teoria del determinato costrutto ci dice
essere sistematicamente legati ad esso).

3.2 Le scale stile Likert


Esistono scale analoghe a quelle Likert quanto a struttura degli item, ma diverse quanto al criterio
da usare per affrontarle. Quattro esempi piuttosto diffusi sono:
 Le scale di importanza  sono quelle in cui si richiede agli intervistati di valutare
l'importanza di una serie di oggetti loro sottoposti. Etichette comprese fra "Molto
importante" e "Per niente importante".
 Le scale di soddisfazione  in queste scale si richiede agli intervistati di indicare quanto
sono soddisfatti da una serie di oggetti o di eventi o dalle loro dimensioni (es. tipicamente
utilizzate nelle indagini sulla soddisfazione per la qualità dei servizi). Etichette comprese
tra "Molto soddisfatto" e "Per nulla soddisfatto", o utilizzo di scala da 1 a 10.

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 Le scale autodescrittive  sono utilizzate per analizzare la rappresentazione di sé che
hanno gli intervistati. Le alternative di risposta fanno riferimento al criterio della verità:
talvolta sono semplicemente due (es. vero o falso), in altri casi più numerose.
 Le scale di frequenza  esse hanno lo scopo di quantificare la frequenza con cui gli
intervistati mettono in atto certi comportamenti, che possono essere i più disparati. I loro
item sono dunque comportamenti e le modalità di risposta indicano quanto spesso essi
hanno luogo.

L’utilizzo di queste scale può presentare due aspetti problematici:


 Non tutti i comportamenti sono ugualmente facili da ricordare  tendiamo a dimenticare
molti degli eventi della nostra esistenza, soprattutto se avvenuti in un passato remoto, se
poco salienti o poco importanti.
 Tendiamo ad avvicinare nel tempo gli eventi capitati in passato.

È insomma molto difficile costruire delle alternative di risposta sensate alle domande di frequenza.
Come procedere? In linea generale è possibile dare qualche indicazione:
 È consigliabile non far riferimento a periodi troppo ampi (non più di 6 mesi o al massimo un
anno).
 Usare come punti di riferimento temporali momenti cui le persone ricorrono naturalmente
(es. Natale, Pasqua, vacanze estive).

Se i comportamenti studiati sono particolarmente salienti o rari, è possibile chiedere agli


intervistati una stima precisa della frequenza del comportamento. Se, al contrario, i
comportamenti sono infrequenti o poco salienti, e più prudente usare quantificazioni sfocate,
ricorrendo a categorie di risposta quali molto spesso, abbastanza spesso, raramente e mai
(problematica della quantificazione sfocata).

Ecco due metodi utili a promuovere la qualità delle rievocazioni:


 Porre gli item di frequenza due volte, facendo precedere alla domanda che effettivamente
interessa il ricercatore (es. “Le è capitato negli ultimi due mesi di sottoporsi a una visita
medica?") una domanda analoga, ma riferita a un periodo di tempo diverso (es."Le è
capitato negli ultimi sei mesi di sottoporsi a una visita medica?"). I dati empirici mostrano
che in questo modo si promuove l’acuratezza delle risposte alla domanda che
effettivamente interessa a ricercatore, perché la doppia formulazione suggerisce agli
intervistati che il ricercatore è interessato a ottenere risposte precise.
 Il secondo è utilizzabile quando si intendono studiare comportamenti abituali. Si tratta di
rivolgere agli intervistati 3 domande, una riferita a un'occasione specifica e le altre riferite
a un confronto fra tale occasione e quanto avviene di solito (es. chiedere agli intervistati
innanzitutto di quantificare il tempo dedicato allo studio il giorno precedente la
rilevazione; in seguito, chiedere loro se quello era il tempo che si dedicavano abitualmente
allo studio; infine, chiedere solo a chi aveva risposto negativamente a questa domanda
quale era stata la quantità tipica di tempo dedicato allo studio nei giorni della settimana
precedente).

3.3 I differenziali semantici


Il differenziale semantico è uno strumento, inventato da Osgood, Suci e Tannenbaum, utile a
rilevare l'immagine che gli intervistati hanno di un oggetto. Può essere applicato agli oggetti più
disparati, da quelli materiali alle persone, dagli eventi della vita ai fatti che avvengono nel mondo.

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Se si fa riferimento alla tripartizione degli atteggiamenti si può dire che il differenziale semantico
rileva soprattutto la dimensione affettiva degli atteggiamenti, occupandosi non tanto di quel che
le persone sanno o credono dell'oggetto che viene fatto loro valutare, quanto dice ciò che esso
suscita in loro dal punto di vista emotivo.
I differenziali semantici, come le scale Likert, sono strumenti assai flessibili. Essi possono essere
usati per confrontare l'immagine di un oggetto posseduta da categorie sociali diverse, come anche
lo scarto che esiste, entro un gruppo di intervistati, fra l'immagine reale e quella ideale di un
oggetto, o ancora lo scarto esistente tra le immagini di due oggetti differenti.
Il differenziale semantico si fonda sulla presentazione agli intervistati di un insieme di coppie di
aggettivi e contrapposti, separati da 7 Caselle. Il compito dei rispondenti è quello di valutare
l'oggetto loro presentato usando queste coppie di aggettivi e riferendo la loro prima reazione,
senza pensarci troppo.
Gli item vanno costruiti selezionando coppie di aggettivi che siano contemporaneamente
informative per gli scopi conoscitivi del ricercatore e rilevanti per i rispondenti. Non esistono
criteri univoci per stabilire quali coppie di aggettivi debbano essere usate nella costruzione di un
differenziale semantico. In ogni caso, i risultati dei differenziali semantici tendono a essere
abbastanza stabili: sottoposte ad analisi fattoriali, le coppie di aggettivi mostrano generalmente di
derivare da tre variabili latenti: l'attività, la valutazione e la potenza.
Quanti item utilizzare? Si suggerisce di non superare le 50, le 20 e le 8-16 valutazioni, dipendente
dal fatto se il campione è caratterizzato da basso livello d'istruzione (informazione ricavabile da un
pre-test).

Capito 6 - Criteri per costruire buoni questionari


Esistono alcuni criteri che è indispensabile seguire, concernenti il contenuto delle domande, la loro
sequenza, il numero di categorie di risposta da utilizzare e i modi per cercare di proteggere i dati
che si rilevano da alcune fonti di inquinamento.

1. Le domande hanno le risposte che si meritano


La qualità dei dati con cui si lavora continua a dipendere in larga misura dall'abilità del ricercatore
di scrivere buone domande di questionario. Per farlo, occorre partire da due osservazioni di
massima:
 Una buona domanda di questionario deve essere funzionale agli scopi che si propone il
ricercatore e deve avere lo stesso significato per il ricercatore e per tutti gli intervistati.
 Una buona domanda di questionario è ancora un'arte più che una scienza, tanto che i
modi con cui lo si può fare sono praticamente infiniti e, a rigore, la maggior parte delle
domande possono essere criticate anche radicalmente. Ciononostante, esistono alcune
norme che bene seguire quando si scrive una domanda:
o Devono avere un contenuto sensato  gli intervistati trovano emotivamente
gravoso non rispondere alle domande per le quali non hanno una risposta,
preferendo dare una risposta qualsiasi piuttosto che lasciare mancante il dato.
Questo può portare a ottenere dati distorti non solo alle domande insoddisfacenti
da questo punto di vista, ma anche a quelle successive, in quanto può accadere
che, a causa dell'impossibilità di rispondere in modo sensato a una o più domande,
l'intervistato sviluppi un atteggiamento difensivo nei confronti del questionario.
o Devono essere semplici  una buona domanda deve mettere il rispondente nella
condizione di non faticare inutilmente quando cerca di comprenderla. Spesso è
preferibile scomporre una domanda troppo complessa in diverse altre domande.

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Tuttavia, accade sovente che non sia agevole definire semplice una volta per tutti
una domanda: il suo grado di difficoltà, infatti, dipende strettamente dal livello di
istruzione degli intervistati. Solo il pre-test ci può far capire quanto l’item sia
adeguato al campione che si sta per intervistare e suggerire le eventuali modifiche
da apportargli al fine da renderlo affrontabile anche dagli intervistati meno istruiti.
o Devono indurre tutti gli intervistati a utilizzare gli stessi criteri per affrontarle  è
indispensabile che tutti gli intervistati abbiano in mente gli stessi criteri quando
rispondono alla domanda (es. "Quanto è importante che la confezione di un
prodotto in vendita sia colorata?" = importante per chi?).
o Devono chiedere una sola cosa  le domande non devono essere doppie o
multiple. Agli item doppi o multipli non si può rispondere in modo puntuale e
accurato; né è realistico suggerire agli intervistati di fare la media fra le diverse
reazioni sollecitate dalla domanda.
o Devono minimizzare il ricorso alle negazioni  le negazioni collocate all'interno
degli item generalmente creano difficoltà agli intervistati, soprattutto se poco
istruiti e soprattutto se in disaccordo con l'affermazione loro sottoposta.
o Devono essere focalizzate  la domanda deve essere più chiara possibile per quel
che concerne il suo argomento, minimizzando la sua ambiguità (es. "Lei fa
esercizio fisico?" = Cosa si intende con esercizio fisico?).
o Non devono essere tendenziose  le domande dovrebbero evitare sia di fare
credere agli intervistati che esiste una risposta giusta, sia di suggerire loro degli
elementi che li spingono a guardare selettivamente la questione toccata,
orientando la loro risposta.
o Devono evitare il linguaggio carico dal punto di vista affettivo  il linguaggio delle
domande deve essere il più neutro possibile dal punto di vista affettivo, dato che il
linguaggio che non ha queste caratteristiche tende a orientare pesantemente le
risposte degli intervistati (es. "A suo parere si spende troppo poco per l'assistenza
ai poveri?").
o Non devono far sentire gli intervistati giudicati negativamente  esistono ambiti
di ricerca delicati, che possono mettere in imbarazzo gli intervistati e quindi
spingerli a non rispondere o a rispondere senza dire la verità. Sono gli ambiti che
sovente elicitano risposte affette da desiderabilità sociale, ossia quelli in cui
rispondere sinceramente implica ammettere di aver violato in passato alcune
norme sociali centrali per la società in cui si vive (es. avere avuto rapporti
omosessuali, aver tradito il partner, avere rubato o essersi drogati).
Solo un accurato pre-test nel questionario ci può dire se è sensato affrontare
questi argomenti in una ricerca quantitativa o se è meglio pensare ad altre
strategie di ricerca. Questo perché la delicatezza di un argomento non è una
caratteristica stabilita una volta per tutte, ma dipende dal gruppo di persone che si
sta intervistando.
In questi casi, se dopo il pre-test si decide di usare il questionario come strumento
di ricerca, è sicuramente consigliabile ricorrere all’autosomministrazione. Può
inoltre essere utile rassicurare i rispondenti facendo precedere alla domanda
un'introduzione volta a ridurre il loro imbarazzo.
In maniera più sottile, per gli intervistati può anche essere imbarazzante dover
confessare la propria ignoranza sul tema toccato nell'intervista. Questo avviene
tipicamente quando si ricorre le domande di conoscenza, tanto utili per rilevare
quanto l’intervistato è esperto dell'argomento toccato dal questionario quanto

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insidiose perché rischiano di fare sentire inadeguati gli intervistati più preoccupati
della necessità di fare bella figura agli occhi del ricercatore. Come si è detto, le
domande di conoscenza dovrebbero essere poste alla fine del questionario, per
minimizzare il rischio che le distorsioni da loro derivanti influiscano negativamente
su un gran numero di domande successive. E in ogni caso può anche essere utile
fare precedere tali domande da un'introduzione che rende accettabile l'ignoranza
in quanto condizione condivisa da molti e legata a cause esterne.

2. Ma anche le sequenze di domande hanno le risposte che meritano


Chi partecipa a una ricerca si trova assai spesso a vivere una relazione artificiosa, inconsueta, ambigua e
caratterizzata dalla sistematica violazione dei principi della comunicazione cooperativa di Grice. Per dare un
significato a tale situazione, l’intervistato utilizza spesso fattori contestuali (es. il modo con cui il
questionario viene presentato, l'identità del ricercatore, la presenza di altre persone nel momento in cui
risponde al questionario, le caratteristiche dell'eventuale intervistatore e quelle del ricercatore).
Il fattore contestuale che esercita la maggiore influenza sulle risposte ai questionari è di gran lunga l'ordine
con cui l'intervistato processa le domande che gli vengono fatte. I risultati di molte ricerche mostrano che
gli item precedenti tendono ad attivare selettivamente sentimenti o credenze che influiscono in modo
massiccio sulle risposte alle domande successive. Le parole possono subire un vero e proprio cambiamento
di significato in funzione del contesto in cui sono inserite.
L'ampiezza degli effetti del contesto dipende soprattutto da quanto l'intervistato trova difficile interpretare
l'interazione che sta vivendo, difficoltà che a sua volta deriva da due ordini di fattori:
 Il primo è rappresentato da alcune caratteristiche della ricerca (specie per le violazioni in quantità e
qualità delle massime della comunicazione cooperativa di Grice e dal grado di ambiguità delle
domande).
 Il secondo è costituito da alcune caratteristiche del rispondente (specie dal grado di motivazione a
rispondere accuratamente e dalla sua abilità cognitiva).

Le strategie più utilizzate dagli intervistati per dare un senso alla situazione sociale che stanno vivendo sono
numerose:
 Ricorrere alle domande precedenti per inferire il significato della domanda critica.
 Usare le domande precedenti come schema di riferimento, rispondendo alle domande successive
mettendo in atto processi di assimilazione e contrasto rispetto a esse  si hanno effetti di
assimilazione quando l'oggetto della seconda domanda può essere incluso nella categoria a cui
appartiene l'oggetto della prima. Al contrario, si hanno effetti di contrasto quando l'oggetto della
seconda domanda viene escluso dalla categoria cui appartiene l'oggetto della prima (es.
assimilazione = chiesero ai partecipanti di indicare quanto erano soddisfatti per la loro vita
matrimoniale - domanda specifica - e quanto erano complessivamente felici - domanda generale-,
ruotando l'ordine di presentazione delle domande. Quando la domanda specifica precedette quella
generale si ottennero forti correlazioni fra risposte a esse; quando la domanda generale precedette
quella specifica le risposte a esse furono tra loro indipendenti. | contrasto = posero a un campione
di inglesi 2 domande circa la loro valutazione dell'andamento dell'abilità dei guidatori negli ultimi
anni, una riferita ai guidatori giovani e l'altra a tutti guidatori. Quando la domanda specifica -
riferita ai guidatori giovani - precedeva quella generale - riferita a tutti i guidatori-, la seconda
otteneva risposte più positive che nel caso opposto).
 Usare le domande precedenti per inserire il vero scopo del questionario (es. quando gli intervistati
si trovano a rispondere a domande di conoscenza, accade tipicamente che inferiscano che il
questionario costituisca un’interrogazione e che dunque - contrariamente a quanto detto
solennemente nella presentazione della ricerca - esistono eccome risposte giuste e risposte
sbagliate).
 Usare le alternative di risposta come schema di riferimento per decidere quale risposta dare
 questo perché non è sempre facile rispondere alle domande utilizzando le categorie del
ricercatore e le alternative di risposta da lui formulate (es. C'è differenza nel rispondere in una scala

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da -5 a +5, ad una scala da 0 a 10; questo perché due campioni interpretano il valore minimo della
scala in modo differente, così che il campione interpreta in un determinato significato che può
essere diverso dall'altro campione).
 Le risposte date a una domanda possono essere influenzate anche dalle alternative di risposta di un
item precedente  es. la bassa soddisfazione per la vita sessuale e il più alto grado di interesse per
una relazione sessuale occasionale vennero espressi da chi era stato esposto ad alternative di
frequenza strutturate in modo da indurlo a ritenere di masturbarsi frequentemente e di avere
raramente rapporti sessuali: come se queste persone avessero utilizzato una strategia di confronto
individuale fra la frequenza con cui erano indotti a pensare che si masturbassero e la frequenza con
cui erano indotti a pensare che avessero rapporti sessuali, concludendo di essere tutto sommato
poco soddisfatti della loro vita sessuale e piuttosto attratti dalla ricerca di divertirsi).

In conclusione, abbiamo visto nel paragrafo precedente che le domande hanno le risposte che si meritano:
ossia che non si può pretendere di ottenere dati veramente informativi se essi si fondano sulle risposte a
domande mal formulate. Ma dall'analisi degli effetti esercitati dal contesto sulla qualità delle risposte che si
ottengono si potrebbero aggiungere che anche le sequenze di domande hanno le risposte che si meritano:
dal punto di vista operativo, da questo deriva che non è sufficiente limitarsi a costruire item che - presi uno
a uno - siano qualitativamente validi, ma è anche indispensabile costruire questionari soddisfacenti nel loro
complesso. E occorre inoltre evitare di estrarre in modo acritico una domanda da un questionario già
utilizzato inserendola nel questionario che si sta costruendo senza preoccuparsi del contesto in cui tale
domanda era inserita, passando poi a confrontare meccanicamente le risposte ottenute con i due strumenti
e interpretando ciecamente differenze come dovuto esclusivamente a un’evoluzione del fenomeno
studiato.
In definitiva, se si vuole rilevare dati qualitativamente adeguati, bisogna impegnarsi davvero a fondo per
tentare di indurre gli intervistati a limitare il ricorso alle strategie più sopra evidenziate. Si può farlo:
 Minimizzando le violazioni delle massime sulla comunicazione cooperativa di Grice  ad esempio,
meta-comunicando con gli intervistati con frasi con "cambiamo discorso", preannunciando che
verranno loro rivolte due domande, una generale e una specifica o staccando molto nettamente la
domanda generale da quella specifica.
 Bisogna costruire item semplici e non ambigui.
 Dedicare grande attenzione alla progettazione della sequenza delle domande e alla costruzione
delle alternative di risposta.
 Effettuare un pre-test in modo approfondito sul questionario prima di cimentarsi nella rilevazione
dei dati.

3. Costruire le alternative di risposta


Quando si costruisce una domanda chiusa una delle scelte critiche da operare concerne il modo di costruire
le alternative di risposta da offrire agli intervistati, sia dal punto di vista quantitativo sia da quello
qualitativo e sia dal punto di vista del loro etichettamento.
A parte il caso del differenziale semantico, in cui per tradizione risalente agli inventori dello strumento si
ricorre a 7 alternative di risposta etichettate solo agli estremi, non esiste una risposta univoca a queste
domande: le risposte dipendono infatti dal tipo di item o di scala costruita.
Come comportarsi? Esistono quattro regole generali, banali quanto sovente poco rispettate:
 Le alternative di risposta devono fondarsi su un solo ‘fundamentum divisionis’  esse devono
fare tutte riferimento alla medesima proprietà (es. l'età, il sesso, la religione professata ecc.).
 Mutua esclusività delle categorie  l'appartenenza a una categoria deve precludere
l'appartenenza alle altre.
 Le alternative di risposta devono essere esaustive  le opzioni di risposta devono includere ogni
possibile risposta significativa.
Tre annotazioni:

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 Spesso non è sensato inserire tutte le possibilità di risposta. Si tratta giustappunto di
inserire quelle più rilevanti e diffuse per salvaguardare i benefici ottenuti in termini di
articolazione e complessità delle informazioni rilevate.
 È raccomandabile preparare diverse versioni del questionario facendo variare l'ordine di
presentazione delle alternative, per minimizzare le possibili distorsioni derivanti da effetti
primacy e recency, che portano certi intervistati a privilegiare rispettivamente le prime e le
ultime alternative loro offerte.
 Può essere utile includere come opzione finale l'alternativa "altro, specificare" (se si ha un
5-10 percento di intervistati che ricorre alla risposta ‘altro’, allora probabilmente il
questionario è costruito male).

 Le alternative di risposta devono essere maneggiabili dagli intervistati in modo non troppo gravoso
dal punto di vista cognitivo (tendiamo a non essere in grado di tenere in mente più di 7+-2 oggetti.
È indispensabile non mettere gli intervistati nella condizione di dover raggiungere o addirittura
superare questi limiti per rispondere al nostro questionario, anche perché più è gravoso il compito
di risposta, più è probabile il pervasivo ricorso a strategie satisficing piuttosto che optimizing.

Al di là di queste regole generali, esistono poche indicazioni valide in ogni occasione sui criteri da seguire
per costruire le alternative di risposta delle domande chiuse. Si tratta dunque, anche in questo caso, di
prendere con consapevolezza una serie di decisioni abbastanza critiche. Le principali sono quattro:
 Il numero di categorie di risposta  utilizzare un numero di alternative di risposta compreso fra 4
e 6.
 Usare un numero pari o dispari di alternative di risposta  il che equivale a dover scegliere se
sottoporre agli intervistati una categoria intermedia tra le alternative di risposta. I dati mostrano
che includere la categoria centrale spinge gli intervistati a usarla e che i risultati che si ottengono
con item che le includono possono essere anche piuttosto diversi da quelli che si ottengono con
item che non lo fanno. È allora consigliabile ricorrere alla categoria centrale soprattutto quando è
sensato prevedere che gli intervistati possono avere effettivamente una posizione intermedia sulla
questione indagata e quando si prevede che in sede di ricodifica dei dati non si dicotomizzeranno le
risposte date agli intervistati in due categorie contrapposte.
 Il grado di autonomia semantica delle alternative di risposta  un'alternativa di risposta ha un
livello elevato di autonomia semantica se può essere agevolmente compresa anche quando viene
estratta dal contesto dell’item nel quale si trova, costituito dall’affermazione/domanda e dalle altre
alternative di risposta. Un'alternativa ha invece un basso grado di autonomia semantica se la sua
comprensione non può prescindere dall’item cui si accompagna e/o dalle altre alternative di
risposta (es. è quello che accade tipicamente nelle scale Likert, in cui è possibile comprendere
appieno il significato della modalità di risposta "abbastanza d'accordo" solo conoscendo l’item cui
fa riferimento e tutte le modalità di risposta delle alternative).
A rigore, gli item con categorie completamente e parzialmente autonome dal punto di vista
semantico consentono di arrivare a ottenere variabili al massimo ordinali. È per questo che
secondo alcuni autori è conveniente ricorrere agli item autoancoranti, le cui alternative non hanno
autonomia semantica (anche se la loro promessa di ottenere scale quasi-cardinali è piuttosto
attraente, l'assenza di un’unità di misura condivisa fa sì che i dati rilevati con questi strumenti
corrono grandi rischi di essere inquinati dalle tendenze individuali a maneggiare le scale di risposta.
| Questo mina la confrontabilità dei dati).
 L'inclusione o esclusione della categoria "non so"  i dati mostrano che se si prevede la categoria
"non so" o si formano gli intervistatori ad accettare le risposte "non so" si inducono gli intervistati
a scegliere tale categoria. In maniera controintuitiva, le persone istruite sono quelle che lo fanno
più spesso: questo perché esse trovano meno problematico rischiare di fare una brutta figura agli
occhi dell'intervistatore o del ricercatore, essendo in grado di individuare con sufficiente precisione
le occasioni in cui è davvero difficile essere in grado di dare una risposta sensata alle domande cui
rispondono. Riteniamo che sia consigliabile proporre agli intervistati l'alternativa "non so" solo

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quando la questione indagata ammette l'ignoranza e quando si lavora con ottica descrittiva,
proponendosi di non andare al di là dell’analisi monovariata. Nelle altre occasioni crediamo che la
sua inclusione sia nel complesso sconsigliabile, specie per i problemi che insorgono inevitabilmente
quando si devono attribuire punteggi alle risposte non so.

4. Fonti di distorsione delle risposte e opzioni di prevenzione


Oltre alle strategie che abbiamo visto finora, ne esistono altre che si propongono di combattere l'influenza
delle cosiddette fonti di distorsione del processo di risposta. Si tratta di una serie di effetti che possono
influire sul processo di risposta degli intervistati portandoli a dare risposte che dipendono, almeno in parte,
da tendenze individuali indipendenti dalla loro effettiva posizione sugli argomenti studiati. Le principali
fonti di distorsione delle risposte alle inchieste e ai sondaggi sono riportate in seguito.

4.1 L'acquiescenza
È la tendenza a dichiararsi d'accordo con l'affermazione espressa in una domanda chiusa o a rispondere "sì"
a essa indipendentemente dal suo contenuto o ancora cercare di indovinare la risposta esatta a una
domanda di conoscenza scegliendo sistematicamente l'opzione "sì". Si tratta di un response set, ossia di
una fonte di distorsione che porta gli intervistati a scegliere sistematicamente certe opzioni di risposta
prescindendo in larga parte dal contenuto delle domande che affrontano.
Si suggerisce di rilevare gli atteggiamenti utilizzando scale bilanciate: questo consente di tenere desta
l'attenzione dei rispondenti e di smascherare gli intervistati acquiescenti, dato che si esprimono
sistematicamente posizioni contraddittorie.
In molti anni di ricerca si sono individuati numerosi predittori dell’acquiescenza, classificabili in due
categorie principali:
 Riferiti al contenuto e alla struttura del questionario  l’acquiscenza delle risposte è promossa
dalle domande difficili, poco chiare o ambigue, dal dover rispondere a domande riferite ad
argomenti poco salienti e poco rilevanti e da questionari troppo lunghi, noiosi e ripetitivi e con
molti item disposti in batteria. L’acquiescenza tende a essere particolarmente spiccata fra gli
intervistati di basso livello culturale.
 Riferiti al setting della rilevazione dei dati  si ottengono risposte acquiescenti soprattutto quando
si dà agli intervistati poco tempo per rispondere e quando si ricorre a intervistatori male addestrati,
frettolosi e poco sensibilizzati alla centralità del loro ruolo per il buon esito dell'indagine. In
sostanza, in tutti questi casi si inducono gli intervistati a non affrontare seriamente il loro compito,
spingendoli implicitamente a rispondere al questionario in modo meccanico: questo perché nella
relazione con l'intervistatore o con il ricercatore è meno gravoso dare una risposta solo
apparentemente meditata e informativa piuttosto che ammettere di non essere in grado di
prendere sul serio il proprio compito di intervistati o di non aver voglia di farlo.

Come evitare l’innescarsi dell'acquiescenza?


 Costruire item chiari, semplici e non ambigui.
 Costruire questionari il più brevi, semplici e attraenti possibile.
 Evitare che gli intervistati affrontino meccanicamente il loro compito, minimizzando la
presentazione degli item in lunghe batterie.
 Lasciare un tempo adeguato agli intervistati per leggere e capire le domande prima di rispondere
ad esse.
 Effettuare la rilevazione in una situazione che consenta la riflessione e l'impegno degli intervistati.
 Formare e remunerare adeguatamente gli eventuali intervistatori.

Se abbiamo ottenuto risposte acquiescenti, è possibile cercare di pulire i dati da questa fonte di distorsione.
Per farlo, è indispensabile rilevare una variabile che esprima la tendenza individuale a dare risposte
acquiescenti: lo si può fare ricorrendo ad apposite scale di acquiescenza, ossia batterie di item che fanno
capo a numerosi domini fra loro incorrelati dal punto di vista teorico (es. Bass ha costruito sistemi di item
riferiti al sesso, all'ambizione, alla differenza, all'autonomia e alla stabilità. La logica sottostante tale

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approccio è che un intervistato che tende a dichiararsi d'accordo con la maggior parte di questi item è per
forza acquiescente, perché essi non hanno praticamente nulla in comune dal punto di vista semantico). Ma
la tendenza a dare risposte acquiescenti può essere rilevata mediante qualsiasi scala bilanciata, ottenendo
un punteggio individuale di acquiescenza derivante dalla somma dei suoi item senza prima ricodificarli tutti
nella medesima direzione.
Una volta che si è ottenuta una variabile che rileva empiricamente l’acquiescenza, la si può usare per fare
prevenzione secondaria essenzialmente in due modi:
 Utilizzare la regressione semplice  stimare un modello di regressione che usa come variabile
dipendente la variabile che ci interessa e come variabile indipendente la variabile che rileva
l’acquiescenza, salvando i residui della regressione e usando la variabile così ottenuta come stima
della variabile che ci interessa depurata dall’acquiescenza.
 Analizzare la relazione tra due variabili considerate entrambe inquinate dall’acquiescenza
depurando da tale distorsione attraverso il ricorso alla correlazione parziale. Il risultato di questa
operazione ci informerà sulla co-variazione di tali variabili al netto dell'influenza esercitata su
entrambe dall’acquiescenza.

4.2 La desiderabilità sociale


È una fonte di distorsione dei dati che dipende dal contenuto delle domande fatte agli intervistati: consiste
nella tendenza dei rispondenti a dare risposte menzognere, al fine di presentarsi sotto una luce favorevole
e di mostrarsi ben adattati al proprio mondo sociale, tolleranti, aperti, razionali, democratici, privi di giudizi
e così via.
In realtà sotto la desiderabilità sociale giacciono due diverse fonti di distorsione:
 La prima deriva dalla gestione strategica delle impressioni di sé  le risposte socialmente
desiderabili sono risposte volontariamente menzognere, date consapevolmente all'intervistato o al
ricercatore per manipolare la propria immagine di sé.
 La seconda si fonda sul ricorso inconsapevole di strategie di autoinganno che possono riportare gli
intervistati a percepirsi in maniera tendenziosamente favorevole al fine di promuovere la propria
autostima e dare in buona fede risposte menzognere anche se oneste dal punto di vista soggettivo.

Come l'acquiescenza, anche la desiderabilità sociale turba molto i ricercatori, perché minaccia di distorcere
sistematicamente le risposte che si ottengono.
Come fare a prevenire la desiderabilità sociale?
 È consigliabile non indagare gli argomenti più delicati in un'inchiesta o in un sondaggio.
 Costruire item il meno connotati possibile dal punto di vista valoriale.
 Rassicurare gli intervistati circa l'anonimato e la piena accettabilità delle loro risposte, quali che
siano.
 Ricorrere a tecniche di rilevazione impersonali (es. auto-somministrazione anziché etero
somministrazione).
 Se si ricorre ad intervistatori, conviene investire sulla loro formazione e sulla loro remunerazione,
promuovendo la loro capacità di guidare il processo di rilevazione al punto da far sentire gli
intervistati non giudicati e il meno minacciati possibile e di intuire le occasioni in cui essi stanno
distruggendo le loro risposte.

Oltre a queste misure di prevenzione primaria, si tende ad utilizzare anche tecniche di prevenzione
secondaria analoghe a quelle volte a curare i dati malati di acquiescenza. Esse si fondano sulla rilevazione
della tendenza individuale a dare risposte distorte, mediante l'uso di apposite scale di desiderabilità sociale,
fondate su item autodescrittivi costituiti da comportamenti socialmente approvati ma caratterizzati da
basse probabilità di occorrenza e da comportamenti socialmente disapprovati ma caratterizzati da elevate
probabilità di occorrenza. Il presupposto alla base del loro utilizzo è che chi risponde in modo
sistematicamente affermativo ai primi e negativo ai secondi sta inevitabilmente cercando di dare
un'immagine distorta di sé.

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Esistono attualmente anche altre tecniche di rilevazione dei dati alternative che possano in qualche modo
bypassare la desiderabilità sociale, queste sono fondate sullo studio di atteggiamenti impliciti, ossia di
atteggiamenti non controllabili consapevolmente dagli intervistati:
 Implicit Association Test IAT  si fonda sulla misurazione dei tempi di reazione degli intervistati a
5 compiti di categorizzazione di oggetti presentati sullo schermo di un computer (es. fiori ed
insetti). Quelli fondamentali sono due: nel primo, si chiede agli intervistati di classificare tali
elementi come fiori oppure come oggetti positivi usando lo stesso tasto (ad esempio il tasto S) e
come insetti o come oggetti negativi usando un altro (ad esempio il tasto K). Si tratta di un
compito compatibile, dato che nella nostra cultura i fiori hanno una valenza positiva e gli insetti
una valenza negativa. Nel secondo, la consegna è di classificare gli oggetti presentati agli
intervistati come fiori o termini negativi usando un tasto e come insetti o termini positivi usando
l'altro. Per le stesse ragioni di cui sopra, questo è un compito incompatibile. L'incompatibilità di un
compito si manifesta in un tempo di categorizzazione superiore e in un numero di errori di
categorizzazione più elevato rispetto a quelli che caratterizzano i compiti compatibili. Ne consegue
che l'atteggiamento degli intervistati può essere inferito attraverso la conoscenza del grado
individuale di incompatibilità del compito loro sottoposto.

5. Il pre-test del questionario


Una volta che il questionario è stato preparato, prima di dare inizio alla rilevazione dei dati vera e propria è
consigliabile sottoporre il questionario ad un accurato pre-test, per individuare i principali difetti dello
strumento, difetti che non mancheranno certamente. È tipico trovare domande ridondanti, riscontrare
l'assenza di domande fondamentali, rendersi conto di aver costruito domande tendenziose, ambigue,
incomprensibili o strutturate con linguaggio inappropriato al campione intervistato e aver previsto
alternative di risposta inadeguate.
I principali metodi per condurre un pre-test sono quattro:
 Metodo convenzionale  consiste nell'intervistare gli intervistatori circa le reazioni al
questionario manifestate dagli intervistati, fondando il pre-test sulle percezioni di chi conduce
l'intervista. Si tratta di un metodo molto utile per individuare le difficoltà manifeste dei
rispondenti. Tuttavia, si tratta evidentemente di un metodo adeguato solo alle ricerche
eterosomministrate. Inoltre, questo non dà informazioni sui possibili problemi che si
incontreranno in sede di analisi dei dati.
 Metodo fondato sulla codifica dei comportamenti degli intervistati  si basa sulla registrazione
audio-video o sull'osservazione di un simulato del processo di intervista e sulla codifica delle
interazioni tra intervistati e intervistatori, con particolare attenzione a quelle che si discostano
dalla norma attesa. Si tratta di un metodo di pre-test molto attendibile, efficace per individuare le
difficoltà degli intervistati e degli intervistatori. Esso è poco informativo riguardo al significato che
gli intervistati attribuiscono alle domande che riescono a capire. È inoltre un metodo costoso e
può essere usato proficuamente solo nelle rilevazioni fondate su questionari eterosomministrati.
 Metodo fondato su un’intervista cognitiva  si fonda sulla richiesta all'intervistato di
argomentare le proprie risposte, comunicando tutto quello che gli suscitano le domande del
questionario. È un metodo poco costoso, utile per ottenere informazioni sulle cause dei problemi
e sulle loro possibili soluzioni e di fornire indizi sui significati attribuiti dagli intervistati a tutte le
domande. Tuttavia, è inadeguato nei casi in cui nella ricerca vera e propria si ricorrerà alle
somministrazioni del questionario.
 Metodo fondato sul giudizio di esperti  si basa sulla richiesta a un gruppo di esperti di valutare il
questionario. Un metodo poco costoso e piuttosto efficiente, dato che consente di individuare
molti problemi del questionario e fornisce informazioni utili sia sulle cause dei problemi, sia sulle
loro possibili soluzioni, sia ancora sugli eventuali problemi che si incontreranno nella fase di analisi
dei dati. Tuttavia, è poco informativo circa le difficoltà che incontrerà l'eventuale intervistatore.

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Capitolo 7 - Le tecniche di somministrazione del questionario
I modi con cui somministrare un questionario sono molti e ognuno di essi ha specifici pregi e
difetti che dipendono dalla concreta situazione dell'indagine condotta.
Le tecniche con cui è possibile somministrare un questionario sono abbastanza numerose. La loro
principale distinzione è fra quelle:

 In cui l'intervistato si somministra il questionario da sé (autosomministrata).


 Quelle in cui è un intervistatore a porre le domanda a chi risponde (eterosomministrata).

L'elemento di differenziazione più rilevante fra le rilevazioni autosomministrate e quelle


eterosomministrate è l'intensità del contatto fra l'intervistato e il ricercatore. L'assenza di un contatto
intenso tra il ricercatore e l'intervistato è un pregio o un difetto? Non si può dare una risposta
univoca a questa domanda. Da un lato, il contatto diretto rende più facile conquistare la fiducia
dell'intervistato e quindi promuove la partecipazione. Inoltre, esso consente di operare un controllo
approfondito sul processo di risposta: infatti, un buon intervistatore, oltre a potersi accertare del
fatto che chi risponde al questionario sia effettivamente il componente del campione e non un suo
sostituto, e anche in grado di capire quando l'intervistato dà meccanicamente o superficialmente le
sue risposte o non capisce a fondo le domande e può cercare di intervenire per promuovere la
qualità dei dati rilevati. Dall'altro, l'eterosomministrazione è più costosa dell'autosomministrazione,
per le spese di formazione e remunerazione degli intervistatori. Inoltre, essa può portare a ottenere
dati più distorti della desiderabilità sociale.
Per decidere a quale tecnica di rilevazione ricorrere bisogna dunque prendere in attenta
considerazione il grado di difficoltà delle domande e di imbarazzo da loro stimolato: le tecniche
eterosomministrate sono più adatte di quelle autosomministrate per le domande difficili e quelle non
imbarazzanti; viceversa per quelle autosomministrate.

1. Le rilevazioni faccia a faccia


Le rilevazioni faccia a faccia si fondano su un'interazione diretta tra intervistatore e intervistato: il
primo pone le domande al secondo e registra le risposte ottenute su supporto cartaceo o informatico.
I vantaggi delle interviste faccia a faccia, sono:
 Consentono un buon controllo del processo di rilevazione da parte dell'intervistatore.
 L'intervistatore può stimolare l'intervistato recalcitrante ad aumentare il proprio impegno.
 L'intervistatore può tentare di evitare che l'intervistato dia risposte stereotipate.
 L'intervistatore può cercare di impedire che lasci delle risposte mancanti.
 L'intervistatore può adeguare alle esigenze dell'intervistato il ritmo dell'intervista.
 Consentono di somministrare domande piuttosto complesse, mediante il ricorso
a stimolazione di diversa natura.
 Permettono di ottenere risposte da popolazioni speciali che con altre tecniche
sarebbe difficilmente raggiungibili. (es. analfabeti, bambini, handicap).
 La durata di tollerabilità possibile è un vantaggio, questa può in genere durare anche
tre quarti d'ora.
 Possono utilizzare il metodo CAPI → diffusosi negli ultimi anni, il metodo CAPI
consiste nel mandare gli intervistatori a rilevare i dati utilizzando un computer portatile
che mostra loro sullo schermo le domande da rivolgere agli intervistati e nel quale essi
registrano direttamente le risposte ottenute. I vantaggi di questo metodo sono molteplici:
… Risparmio di tempo e denaro, dato che la fase di rilevazione e la fase di codifica
dei dati possono essere effettuate contestualmente.
… Rende agevole sia la costruzione di complessi processi di filtraggio delle
domande, sia la costruzione di forme parallele dello stesso questionario fondate sulla
rotazione dell'ordine di presentazione delle domande e delle alternative di risposta.

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 Di applicare i metodi della social cognition alle inchieste e ai sondaggi, fornendo indizi sui
processi con cui gli intervistati arrivano a formulare le loro risposte attraverso la
misurazione dei loro tempi di reazione alle domande fatte loro.

Tuttavia, vi sono comunque degli svantaggi:


 La presenza di un intervistatore può influire negativamente sulla qualità delle risposte che si
ottengono almeno per tre ragioni:
… Gli intervistatori hanno caratteristiche che inevitabilmente gli intervistati
utilizzano come informazioni contestuali per interpretare la situazione di interazione
in cui si vengono trovando.
… Il ricorso a intervistatori diversi, ognuno dei quali interagisce con l'intervistato
portando nell'interazione le proprie caratteristiche personali e relazionali, mina
inevitabilmente la standardizzazione del processo di rilevazione dei dati, che è uno
dei presupposti fondamentali della ricerca quantitativa.
… I dati vengono rilevati in un'interazione stretta fra intervistatore e intervistato, che
può spingere quest'ultimo a sentirsi particolarmente imbarazzato ad affrontare
questioni delicate o molto professionali e dunque a dare risposte non completamente
sincere.

 Necessità di un complesso processo di formazione degli intervistatori.


 Necessità di una rete di intervistatori sparsa per il territorio implicato nella ricerca.
 Necessità di sincronizzazione dell'interazione fra intervistati e intervistatori.
 Costo estremamente elevato.
 Tempi molto più lunghi.

2. Le rilevazioni telefoniche
Alcuni vantaggi delle rilevazioni telefoniche, sono:
 Di veloce conduzione.
 Piuttosto economiche (8-15 € per intervista).
 Possibile utilizzo del metodo CATI, che costituisce la versione telefonica del metodo
CAPI, del quale condivide i pregi. La tecnica di rilevazione permette di raggiungere con
grande facilità elevati numeri di intervistati utilizzando programmi di computer che
compongono numeri telefonici a caso.
 Dati meno distorti in quanto vi è meno contatto tra intervistato e intervistatore.

Vi sono comunque degli svantaggi nelle rilevazioni telefoniche, e sono:


 È possibile campionare solo la quota di popolazione che dispone del telefono e, inoltre, chi
ha più di un’utenza ha una probabilità superiore di essere inserito nel campione rispetto a
chi dispone di un solo numero telefonico.
 Un questionario telefonico deve durare assai meno rispetto ad un questionario faccia a
faccia: dopo 15-20 minuti crollano drasticamente sia i tassi di risposta sia la qualità dei
dati rilevati.
 È più difficile ottenere la collaborazione degli intervistati.
 L'impossibilità di fornire i cartellini o altri supporti non verbali agli intervistati
rende inevitabilmente meno complesso il tipo di domande che è possibile sottoporre
loro.
 Situazione delle rilevazioni telefoniche tutt'altro che rosea: per la crescente diffusione di chi
non ha il telefono fisso, ma solo il cellulare; e per la sensibile diminuzione dei tassi di
risposta verificatisi negli ultimi anni → vi è dunque uno sgradevole aumento dei costi delle
indagini telefoniche e l'altrettanta sgradevole riduzione della qualità dei loro campioni.

3. Le rilevazioni postali
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Si fonda sulla spedizione del questionario all'intervistato e sulla richiesta che esso venga rispedito al

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ricercatore dopo essere stato compilato. In sostanza, si tratta di inviare agli intervistati una busta
contenente una lettera di presentazione della ricerca, il questionario vero e proprio e una busta
preaffrancata e preindirizzata che l'intervistato deve utilizzare per rispondere al questionario
compilato.
I consigli da seguire sono molti:
 Stampare il questionario su carta intestata dell'ente che conduce la ricerca.
 Utilizzare carta di buona qualità.
 Stampare in nero o in blu e non con colori troppo brillanti per non far pensare ai
potenziali intervistati di avere a che fare con un messaggio pubblicitario.
 Intestare la lettera di richiesta di collaborazione al nome del potenziale intervistato.
 Stampare il questionario con caratteri non troppo piccoli per non affaticare inutilmente gli
intervistati più deboli di vista.
 Organizzare il questionario in un librettino evitando di pinzarlo.

I questionari postali si caratterizzano per un'interazione fra ricercatori e intervistato di bassa


intensità, completamente mediata dal materiale stampato che quest'ultimo riceve. Questa medaglia
ha due facce:
 Effetti positivi → la facilità di espressione delle risposte socialmente indesiderabili
aumenta con il diminuire della personalizzazione dell'interazione, sia perché l'assenza di un
intervistatore promuove la standardizzazione del processo di rilevazione dei dati, sia ancora
perché l'intervistato ha l'agio di scegliere da solo l'occasione in cui rispondere al
questionario, il che può ridurre di molto i rischi di compilazioni poco accurate perché
avvenute in un momento inopportuno.
 Effetti negativi → i questionari postali consentono un bassissimo grado di controllo sul
processo di risposta. Inoltre, essi non consentono di ricorrere a domande complesse o di
natura non standard. La rilevazione postale rende piuttosto complesso sia gestire le
domande condizionate, sia creare numerose versioni parallele del questionario. Le
rilevazioni postali non permettono poi di sottoporre agli intervistati questionari
particolarmente corposi. E, dato che non si può scrivere troppo piccolo, alla fine le domande
che si possono rivolgere agli intervistati sono raramente più di 50-60.
L'assenza di un'interazione diretta con l'intervistatore rende assai difficile motivare i
componenti del campione a partecipare alla ricerca (tassi di risposta tra il 10 e il 20% = i
cosiddetti recall, possono aumentare tali tassi anche se richiedono ovviamente risorse
economiche e di tempo). Risulta complesso costruire campioni rappresentanti la
popolazione generale (questo costringe ad adoperare una ponderazione dei dati ottenuti
particolarmente pesante, il che può indurre a risultati molto distorti).
Dal punto di vista dell'investimento economico, i questionari postali si collocano in
posizione intermedia rispetto a quelli somministrati con altre modalità. Stampare e spedire
numeri anche elevati di questionari non è particolarmente costoso.
 Il ricorso ai questionari postali è inadatto a svolgere ricerche lampo: il tempo che
questa tecnica richiede infatti è assai più elevato di quello richiesto dalle indagini
telefoniche, potendo arrivare anche al mese e mezzo o addirittura ai 2 mesi.

4. L'autosomministrazione di un questionario consegnato di persona dal ricercatore


Si tratta indubbiamente del tipo di somministrazione più utilizzato nella ricerca psicosociale, dato
che è poco costoso da utilizzare (es. Exit poll, ricerche di mercato consistenti nel fermare le persone
all'uscita dei supermercati).
Molti dei pregi e dei limiti di questo metodo di rilevazione sono analoghi a quelli dei questionari
postali, soprattutto per quel che concerne la ridotta interazione fra ricercatore e intervistati. Come
quella postale, questa tecnica di somministrazione consente esclusivamente il ricorso a questionari
piuttosto semplici dal punto di vista sia delle domande fatte agli intervistati sia della struttura e della

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sequenza delle domande.

5. Le rilevazioni via web


I modi attualmente più utilizzati per somministrare un questionario via web sono tre:
 Tentare di intercettare il numero più elevato possibile di utenti internet collocando un link
al questionario che si intende utilizzare in siti con elevato traffico di utenti.
 Spedire il questionario agli utenti internet che abbiano dichiarato la loro disponibilità a
rispondere a ricerche via web compilando i moduli disseminati nella rete.
 Inviare il questionario a chi è registrato gli indirizzari email disponibili.

I campioni ottenuti in questi tre modi sono inevitabilmente molto distorti, dal momento che gli strati
sociali socialmente più periferici tendono ad essere davvero troppo sottorappresentati. Questo fa sì
che le procedure classicamente utilizzate per ponderare i dati non consentono aggiustamenti
particolarmente efficaci.
È anche possibile condurre indagini miste, in cui l'interrogazione via web della parte del campione
per cui essa è possibile si associa all'interrogazione postale o telefonica del resto del campione.
Questa tecnica non risolve completamente i problemi di rappresentatività dei campioni, dato che
molte importanti caratteristiche di chi usa spesso internet tendono a essere diverse da quelle di chi
non lo fa: ad esempio, i primi rispetto ai secondi, ottengono informazioni da fonti diverse,
partecipano a diversi tipi di attività sociali e socializzano in modi differenti. Tuttavia, è molto più
convincente di quelle fondate sull'interrogazione dei soli utenti internet.
L'ultima opzione, quella più soddisfacente dal punto di vista metodologico: si tratta di costruire un
Panel estratto dalla popolazione generale in cui si dotano di computer i membri che già non lo
possiedono. Procedura che è piuttosto costosa e che risente delle differenze tra utenti e non utenti
Internet più sopra accennate. Tuttavia, sembra consentire di ottenere dati non troppo distorti e di
correggere abbastanza bene la non perfetta generalizzabilità di dati rilevati utilizzando le consuete
tecniche di ponderazione.
Tale metodo ha anche numerosi vantaggi:
 Costi estremamente bassi.
 Richiesta di tempo sensibilmente inferiore a quella impiegata per fare una ricerca
tradizionale.
 Facilità nel costruire campioni sempre più ampi.
 È possibile utilizzare stimoli non esclusivamente verbali.
 È possibile misurare i tempi che gli intervistati impiegano per dare le loro risposte.
 L'assenza di un'intervistatore può rendere più facile esprimere atteggiamenti e opinioni
sanzionati negativamente a livello sociale, consentendo di ottenere dati meno inquinati dalla
desiderabilità sociale.
 Le ricerche condotte via web sono di gran lunga preferibili a quelle condotte su studenti
universitari, dato che consentono di intervistare persone molto più eterogenee di quelle
tradizionalmente intervistate nella nostra disciplina.

Ma vi sono anche svantaggi:


 A causa della facilità e dell'economicità di questa tecnica di rilevazione è agevole prevedere
che nei prossimi anni arriveranno nelle nostre caselle di posta elettronica quantità crescenti
di richieste di partecipazione alle ricerche più svariate. È realistico pensare che questo
spamming renda sempre più elevati i tassi di rifiuto dell'intervista.
 I Panel tendono a trasformare i suoi componenti in una sorta di professionisti della risposta
alle ricerche.
 Le ricerche via web soffrono di scarsa standardizzazione: il modo con cui essi compaiono
sullo schermo degli intervistati dipende infatti dal browser che utilizzano e dalle

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caratteristiche del loro Hardware. Non a tutti gli intervistati viene sottoposto un identico
strumento di rilevazione.
 Le ricerche via web consentono minime possibilità di controllare il processo di risposta.
 Le ricerche via web, rispetto a quelle telefoniche, tendono a stimolare maggiormente
la meccanicità dal processo di risposta.

6. In conclusione
Non è possibile individuare la tecnica ottimale di rilevazione dei dati. Come sovente accade quando
si fa ricerca, ogni opzione ha infatti specifici costi e benefici, e questo rende indispensabile
scegliere quella più adatta alla situazione in cui ci si trova.

Capitolo 8 - La codifica dei dati e la trasformazione delle variabili


Nella fase di codifica si passa dalle Crocette messe dagli intervistati a un file definito matrice dei
dati. una volta codificate, i dati possono essere trasformati in modi diversi, al fine di renderli il più
utile possibile per l'analisi.

1. La codifica dei dati


Una volta che i dati sono stati rilevati è necessario codificarli, ossia prepararli per l'analisi statistica.
Si tratta di assegnare a ogni risposta un simbolo ed inserire tale simbolo nel computer in apposite
strutture definite ‘matrici di dati’. Questa fase viene spesso definita di perforazione dei dati.
Nel caso delle domande chiuse, ti tratta semplicemente di prendere ogni singolo questionario e di
trasformare le crocette indicate dagli intervistati in codici, utilizzando per ogni modalità di risposta
un simbolo differente. È consigliabile che questi codici siano numeri e non lettere o parole: questo
rende infatti assai più agevoli i procedimenti successivi con cui saranno trattati. | Nel caso delle
domande aperte, si tratta invece di riportare in matrice le verbalizzazioni o le trascrizioni degli
intervistati.
Nel caso più tipico, una matrice dei dati è una tabella caratterizzata da una riga per ognuno degli
intervistati e da una colonna per ognuna delle variabili rilevate. L'incrocio di ogni singola riga e di
ogni singola colonna è detto cella.
Alcune annotazioni:
 È opportuno che la prima colonna della matrice non corrisponde alla prima domanda del
questionario, ma al numero del caso.
 A ogni domanda del questionario deve corrispondere una colonna della matrice.
 Ogni colonna deve avere un nome diverso dalle altre: il nome serve a identificare la
variabile a cui fa riferimento. È preferibile utilizzare nomi astratti piuttosto che concreti
(es. V1). Questo perché accade sovente che i questionari abbiano molte domande simili fra
loro quanto ad argomento e quindi dare nomi concreti alle variabili potrà renderle
difficilmente identificabili. In qualsiasi momento basterà consultare una copia del
questionario per capire in pochi istanti le variabili corrispondenti a determinate diciture.
 È indispensabile costruirsi un libro codice, ossia appuntarsi su un questionario vuoto a
che cosa corrispondono i simboli numerici attribuiti alle risposte date dagli intervistati.
 Nella costruzione del libro codice occorre essere espliciti per quel che concerne la
codifica delle risposte mancanti, ossia delle risposte che gli intervistati non hanno dato
anche se avrebbero dovuto farlo, per le ragioni più disparate. All'atto pratico, si tratta di
assegnare alle risposte mancanti un codice, che verrà comunicato al computer in modo da
evitare che le confonda con risposte genuine (es. 999).

In definitiva, è consigliabile codificare i dati avendo chiare in mente due avvertenze:

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 Ci potrà capitare di riprendere i nostri dati anche a distanza di mesi da quando li abbiamo
inseriti nel computer e conviene fare tutto ciò che è possibile per facilitare il nostro
orizzontarsi fra essi in ogni momento.
 Potrà capitare che i nostri dati ci vengano richiesti da altri ricercatori ed è nostro dovere
rendere più agevole possibile la loro consultazione.

2. La pulizia dei dati


Una volta che i dati sono stati inseriti nel computer, prima di passare alla loro analisi è
indispensabile procedere alla pulizia dei dati, ossia alla fase in cui si controlla di non aver effettuato
errori nell'inserimento dei dati e, se errori sono stati fatti, li si corregge. Per evitare di dover
dedicare alla pulizia dei dati una parte troppo ingente delle proprie risorse si ricorre ad un
compromesso, dedicandosi a tre tipi di operazione:
 Controllo a campione dei dati perforati  si controlla la correttezza della codifica di tutti i
dati relativi a un insieme di questionari scelti a caso.
 Le altre due operazioni di pulizia dei dati si rifanno su tutti i dati inseriti, ma in forma
aggregata, esse non permettono di individuare tutti gli errori effettuati in sede di
perforazione, ma consentono di scoprire due degli errori più tipici che solitamente si
commette:
 L'inserimento di valori fuori range.
 Il controllo della correttezza delle risposte alle domande condizionate.

Queste due forme di pulizia dei dati si effettuano molto agevolmente:


 La prima si fa chiedendo al computer di mostrarci la frequenza di tutte le risposte a
tutte le domande inserite in matrice e andando alla ricerca di valori insensati. Una
volta individuato il problema, si tratta di identificare quali intervistati corrispondono
alle risposte fuori range, di andare a riprendere i loro questionari e di correggere i
valori insensati.
 La seconda forma di pulizia dei dati si fa incrociando le risposte date alle due
domande (la domanda filtro e quella condizionata) mediante una tabella di
contingenza, e sincerandosi di non avere risposte alla seconda tabella quando, in base
alle risposte alla prima, esse non dovrebbero esistere.

Oltre a questi, in senso lato esiste un ultimo tipo di pulizia dei dati, consistente nella gestione dei
valori mancanti. Gli intervistati che non rispondono a tutte le domande del questionario ci creano
indiscutibilmente dei problemi. Lo fanno a maggior ragione quando lavoriamo con ottica bivariata e
multivariata, perché basta non avere risposto a una sola domanda fra quelle che si analizzano
congiuntamente per non essere considerati in ogni analisi che la include. È per questo che
generalmente si considera piuttosto utile fare delle sostituzioni dei valori mancanti: ad esempio,
sostituendoli con il valore atteso della variabile. In definitiva, le sostituzioni dei valori mancanti con
delle loro stime sono molto attraenti, perché consentono di non perdere troppi casi, soprattutto nelle
analisi multivariate. Tuttavia, esse vanno condotte con prudenza. In tutti i casi in cui esistono sia
molti valori mancanti, sia differenze sistematiche fra chi ha risposto e chi non ha risposto alle
domande prese in considerazione le sostituzioni possono portare a gravi distorsioni dei dati. Si
consiglia dunque di procedere ad esse solo in due casi:
 Quando il singolo intervistato ha lasciato pochi dati mancanti (non più del 5%).
 Quando la singola variabile è caratterizzata da pochi valori mancanti (non più del 5%).

3. La trasformazione delle variabili


Una volta che i dati sono stati inseriti nel computer e sono stati puliti, il ricercatore può passare alla
trasformazione delle variabili di cui dispone e al calcolo di nuove variabili. Vediamo le più
importanti.

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3.1 La standardizzazione delle variabili
La standardizzazione è un'operazione di utile applicazione quando ci si trova a dover confrontare
fra loro due o più variabili cardinali rilevate con una diversa unità di misura. Consiste nel
trasformare le variabili che hanno media e varianza differenti in variabili con la stessa media (pari a
0) e la stessa varianza (pari a 1). Ogni variabile standardizzata esprime in sostanza punteggi
individuali in termini di scarti dalla media della variabile ed è vincolata ad avere la medesima
dispersione del suo valore medio. I punteggi delle variabili standardizzate vengono generalmente
definiti punteggi Z.

3.2 Il ranging delle variabili


Il ranging delle variabili serve a trasformare variabili che hanno diverso range in variabili con il
medesimo range, senza modificare la loro varianza. La procedura rende facile interpretare il campo
di variazione di una variabile e agevola il confronto fra variabili diverse che hanno diverso range.
Rispetto alla standardizzazione, essa non vincola tutte le variabili trasformate ad avere la stessa
dispersione intorno alla media.

3.3 La deflazione delle variabili


La deflazione è una procedura inventata da Alberto Marradi per contrastare due response set, ossia
due fonti di distorsione che si innescano in maniera relativamente indipendente dal contenuto delle
domande a cui si risponde:
 La tendenza a rispondere alle domande esprimendo valutazioni molto alte o molto basse.
 La tendenza a rispondere alle domande usando tutte le categorie di risposta o solo alcune di
esse.

La logica sottostante la deflazione è che tutti i casi in cui alcuni intervistati tendono a dare risposte
positive o negative, estreme o intermedie, indipendentemente da ciò che viene loro chiesto, le
risposte date dai singoli rispondenti non sono confrontabili tra loro.

La proposta di Marradi è quella di trasformare ogni variabile cardinale operando una sorta di
standardizzazione di riga delle risposte individuali, mediante la sottrazione della media di tutte le
risposte date dall’intervistato (concepita come l’operazionalizzazione della tendenza di ogni
rispondente a dare punteggi alti o bassi) e la divisione per la loro deviazione standard (concepita
come l'operazionalizzazione della tendenza di ogni rispondente a dare punteggi estremi piuttosto
che intermedi).
La deflazione può essere utilizzata solo se sono soddisfatte due condizioni:
 Per garantire robustezza alla media dei punteggi individuali, gli oggetti da valutare
devono essere in molti (almeno una quindicina).
 Per evitare che la deflazione sottragga informazione sostantiva, essi devono anche essere
semanticamente eterogenei (es. non si possono distinguere gli intervistati che danno
punteggio indiscriminatamente elevato a qualsiasi domanda venga loro rivolta da quelli che
valutano bene tutta la classe di oggetti che vengono loro sottoposti, ma che avrebbero
valutato negativamente oggetti appartenenti ad altre classi).

3.4 La ricodifica delle variabili


Ricodificare una variabile significa trasformarla in modo che esprima la sua informazione in modo
diverso da quello con cui la esprimeva nella sua forma originaria, modificando il codice associato a
una o più modalità. Questo, in certi casi, può consentire di esprimere con maggiore chiarezza i dati
di cui disponiamo senza sommergere il lettore con una quantità di informazione poco rilevanti.
Quando si usa la scala Likert bilanciata, un passo fondamentale da compiere prima dell'analisi
dei dati è la ricodifica degli item controscalari.

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3.5 L'espressione delle variabili in forma disgiuntiva completa
In astratto, una variabile categoriale caratterizzata da k modalità può essere espressa in forma
disgiuntiva completa quando essa viene trasformata in un sistema di k-1 dicotomie.
Supponiamo di aver chiesto ai nostri intervistati di indicare la loro religione scegliendo una di
queste alternative:
 Cattolica
 Protestante.
 Ebraica.
 Islamica
 Nessuna.

Una variabile categoriale con cinque alternative di risposta, la cui informazione può essere espressa
da un sistema di quattro dicotomie. Quattro e non cinque perché una volta che è stata espressa
l'informazione di 4 delle 5 categorie, quella veicolata dall’alternativa esclusa può essere desunta da
quella espressa dalle alternative incluse. Gli intervistati che non hanno scelto nessuna delle prime
quattro categorie devono per forza avere scelto la quinta e chi ha selezionato una delle prime
quattro alternative non può avere contemporaneamente selezionato la quinta.

3.6 Il calcolo di nuove variabili


Si calcolano nuove variabili ogniqualvolta si è interessati a combinare delle variabili presenti nel
file che si sta analizzando al fine di ottenere delle informazioni che esse, prese singolarmente, non
potrebbero esprimere. Ecco un caso tipico in cui si procede in questo modo consistente nella
creazione di un indice a partire da un certo numero di indicatori di un costrutto. Questo avviene
tipicamente con le scale Likert: dopo essersi accertati che la batteria abbia un grado soddisfacente di
coerenza interna, si può creare un indice sintetico.

Capitolo 9 - La presentazione dei risultati


L'ultima parte di un’inchiesta e di un sondaggio consiste nella presentazione dei risultati trovati. Si
tratta di una fase che consente di rendere pubblici gli esiti della ricerca condotta, ma anche che
costringe il ricercatore a chiarirsi le eventuali questioni oscure nel percorso di indagine che ha
portato a termine. Esistono molte possibili forme di presentazione dei risultati di una ricerca. La
distinzione principale è fra:
 Presentazioni scritte  libri, capitoli di libri, articoli, rapporti di ricerca scritti per un
committente o tesi di ricerca.
 Presentazioni orali  congressi, seminari, conferenza stampa o presentazione a
un committente.

Le presentazioni scritte quelle orali hanno almeno cinque aspetti in comune:


 Quando le si prepara bisogna avere chiaro in mente da chi è costituita l'audience del lavoro,
costruendo in modo da renderle le più informative possibili per il loro pubblico.
 Entrambe raccontano una storia con una struttura che le accomuna.
 È indispensabile non presentare tutti i risultati che si sono ottenuti e tutti i dettagli
metodologici della ricerca condotta, ma solo una loro selezione. Si tratta di fornire due
categorie di informazioni:
o L’informazione utile a chi fosse interessato a ripetere la nostra ricerca.
o L’informazione relativa ai principali risultati ottenuti.

 Bisogna essere assolutamente onesti nella presentazione dei propri risultati.


 La redazione è uno dei momenti più importanti del processo della ricerca, perché
costringe a portare a completa maturazione la comprensione del tema che si è affrontato.

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1. Le presentazioni scritte
Presentare una ricerca per iscritto è decisamente più difficile, si tratta infatti di costruire un
documento autosufficiente, capace di veicolare informazioni che si intendono trasmettere al lettore
in assenza dei feedback che inevitabilmente pervengono, in modo più o meno esplicito, nei casi in
cui si presenta a voce i propri risultati.
La letteratura scientifica ha delle regole, convenzioni e idiosincrasie più o meno esplicite: ne
consegue che chi legge i risultati di una ricerca abbia precise aspettative su come essi debbano
essere presentati.
Nelle prossime pagine analizzeremo le tre principali opzioni di scrittura dei risultati di una ricerca
che si presentano al lettore di questo libro, vale a dire la scrittura di un articolo scientifico, quella di
una tesi di ricerca e quella di un rapporto di ricerca scritto per un committente.

1.1 La scrittura di un articolo scientifico


Solitamente sono ammessi articoli di lunghezza compresa fra le 5000 e le 10000 parole. La maggior
parte delle riviste psicosociali prende in considerazione solo gli articoli scritti seguendo le norme
dell'APA.
A parte le norme puramente formali, esistono alcune norme relative alla struttura da dare
all’articolo:
 Breve riassunto  presentare tutta la ricerca che si è condotta utilizzando gli elementi più
importanti.
 Introduzione  si presenta il problema di ricerca affrontato. L’introduzione deve essere
molto focalizzata. Si tratta di presentare lo stato attuale dell'arte, mostrando esplicitamente
la questione aperta o le questioni aperte affrontate nella ricerca.
 Paragrafo degli obiettivi e delle ipotesi del lavoro.
 Presentazione del metodo della ricerca.
 Paragrafo dei risultati  va scritto in modo descrittivo, limitandosi a raccontare che cosa è
stato scoperto, senza lanciarsi in confronti con la letteratura né in ardite interpretazioni.
Questo paragrafo è generalmente disseminato di tabelle e figure. Un buon criterio per
costruire una tabella o una figura è quello di avere in mente che ognuna di esse deve essere
semanticamente autosufficiente, ossia deve essere intelligibile anche se avulsa dal testo che
la circonda dal contesto in cui è inserita.
 Discussione dei risultati  è il paragrafo in cui si interpretano i dati e si confronta quanto
emerso dalla ricerca con quel che esisteva in letteratura prima della conduzione della
ricerca. Abbiamo confermato le nostre ipotesi? Se sì, che cosa abbiamo imparato con la
nostra ricerca? E quali questioni si aprono grazie alle nostre scoperte?
 Bibliografia  si tratta di elencare tutte le opere citate nel testo, al fine di permettere al
lettore di seguire a fondo i nostri ragionamenti e di poter andare a cercare i lavori
precedenti al nostro che lo hanno interessato (si compila seguendo le norme APA).

1.2 La scrittura di una tesi di ricerca


Quel che si è detto circa la scrittura di un articolo vale generalmente anche per quanto concerne la
scrittura di una tesi di ricerca, che costituisce di solito la prima occasione in cui gli studenti si
cimentano con la presentazione dei risultati di una ricerca empirica da loro condotta.

1.3 La scrittura di un rapporto di ricerca destinato a un committente


La scrittura di un rapporto di ricerca commissionato da un committente lascia più libertà all'autore,
che può generalmente dare al proprio lavoro la struttura che desidera. Anche in questo caso,
tuttavia, è indispensabile assumersi con responsabilità il compito di selezionare l'informazione utile
da quella trascurabile, presentando solo la prima. Nella maggior parte dei casi i committenti non

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hanno grandi competenze metodologiche. Quale struttura dare al corpo principale del lavoro? Un
buon modo per presentare i risultati è quello di dividerli in quattro sottosezioni così strutturate:
 Introduzione sugli scopi e sui principali risultati della ricerca.
 Indicazione di chi sono gli intervistati.
 Presentazione dei risultati.
 Commento dei risultati.

In appendice, oltre alle informazioni metodologiche può essere utile presentare un riassunto dei
dati, ossia una copia del questionario con a fianco di ogni domanda un riassunto delle risposte
ottenute.

2. Le presentazioni orali
Le principali opzioni di presentazione orale di una ricerca sono per certi versi accomunabili a quelle
di presentazione scritta: in questo caso, infatti, la discriminante principale è fra le presentazioni fatte
in ambito scientifico e quelle fatte a committenti esterni all'accademia. Nel primo caso, si tratta
generalmente di presentare i propri risultati a convegni o congressi. In queste occasioni, accade
tipicamente che si abbiano tempi davvero molto ridotti per la presentazione, raramente superiori ai
10-15 minuti. Converrà allora concentrarsi soprattutto sugli interrogativi che hanno mosso
l'indagine, sugli obiettivi perseguiti e sui principali risultati ottenuti, dedicando poco tempo alla
presentazione della letteratura.
Le presentazioni fatte in ambienti non accademici, a committenti che hanno richiesto di condurre
per loro una ricerca, hanno generalmente più tempo a loro disposizione: non è raro che possano
durare 30 o addirittura 60 minuti. Sarà comunque opportuno operare una loro selezione,
concentrandosi soprattutto sui risultati più interessanti per gli obiettivi conoscitivi e decisionali del
committente.

Appendice - L'etica della ricerca in psicologia e il codice etico dell'APA


Il primo codice etico della ricerca psicologica è stato sviluppato dall'APA solo nel 1952. La sua
radice è la stessa dei codici etici sviluppati in altre discipline che fanno ricerca su esseri viventi,
prima fra tutte la medicina.
In linea generale, si considera accettabile una procedura di ricerca se la partecipazione a essa non
mina l'immagine di sé e dei partecipanti, ne è per loro causa di alcuna conseguenza negativa
permanente. Si tratta di prendere ogni precauzione per evitare qualsiasi possibile danno ai
partecipanti alle nostre ricerche, tenendo in considerazione tre principi guida fondamentali:
 Ottenere dai partecipanti il consenso informato alla partecipazione alla ricerca.
 Garantire la confidenzialità delle informazioni fornite e l'anonimato della risposta ottenuta.
 Seguire le norme deontologiche stabilite dalla comunità scientifica e dalle associazioni di
categoria.
 Oltre che con i propri partecipanti, il ricercatore ha anche due obblighi che vincolano le sue
relazioni con il suo eventuale committente:
1. Salvo avere deciso altrimenti in sede di stipula del contratto, i dati e i risultati della
ricerca sono del committente e non del ricercatore, che può al più contrattare il
diritto di usare i dati in sede scientifica.
2. Bisogna assolutamente evitare le ricerche a tesi: bisogna rifiutare ogni proposta di
condurre indagini fraudolente volte a dimostrare quello che fa comodo al
committente.

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1. Il codice etico dell'APA
Si tratta del principale codice etico cui gli psicologi devono fare riferimento nel corso della loro
attività professionale, dalla ricerca alla terapia, dal counseling alla formazione, pena una serie di
sanzioni che possono arrivare fino all'espulsione dall'associazione. La sua struttura è all'incirca:
 Il preambolo  gli psicologi si impegnano ad aumentare la conoscenza scientifica e
professionale del comportamento e la comprensione che le persone hanno di sé e degli altri e
a usare tale conoscenza per migliorare le condizioni degli individui, delle organizzazioni
della società.
 I principi generali:
1. Principio A  gli psicologi si sforzano di essere di beneficio per le persone con
cui lavorano e fanno in modo di non nuocere loro. Nelle loro azioni professionali,
gli psicologi si impegnano a salvaguardare il benessere e i diritti delle persone con
cui interagiscono professionalmente.
2. Principio B  gli psicologi instaurano relazioni di fiducia con le persone con cui
lavorano. Sono consapevoli delle loro responsabilità scientifiche e professionali
nei confronti della società e delle specifiche comunità in cui lavorano.
3. Principio C  gli psicologi si sforzano di promuovere l’accuratezza, l'onestà e la
verità nella scienza, nell'inseguimento e nella pratica della psicologia.
4. Principio D  gli psicologi riconoscono che l'equità e la giustizia danno diritto a
tutte le persone di avere accesso e di beneficiare dei contributi della psicologia e di
usufruire di processi, procedure e servizi messi in atto dagli psicologi della
medesima qualità.
5. Principio E  gli psicologi rispettano la dignità e il valore di tutte le persone e i
diritti degli individui alla privacy, alla confidenzialità e all'autodeterminazione.

 Gli standard etici  gli standard etici puntuali dell`APA sono classificati in 10 categorie,
progettate per tentare di coprire ogni possibile attività professionale degli psicologi.
Riportiamo alcuni standard etici che possono essere rilevanti per chi fa ricerca in
psicologia:
1. Competenza  gli psicologi offrono servizi, insegnano e conducono ricerche
esclusivamente con popolazioni e in aree entro i confini della loro competenza,
in funzione della loro competenza, della loro formazione, della loro esperienza
sottoposta a supervisione o della loro esperienza professionale.
2. Relazioni umane  gli psicologi fanno quel che è ragionevolmente possibile per
evitare di danneggiare i loro pazienti, i loro studenti, le persone che forniscono la
loro supervisione.
3. Privacy e confidenzialità  gli psicologi hanno l'obbligo fondamentale di
proteggere la confidenzialità delle informazioni che hanno ottenuto o archiviato e
fanno quel che è ragionevole per proteggere tale confidenzialità.
4. Pubblicità e altre dichiarazioni pubbliche  quando gli psicologi danno
pubblicamente consulenze e commenti usando giornali, Internet o altri mezzi
elettronici prendono precauzioni al fine di assicurarsi che le loro dichiarazione si
fondino sulla loro conoscenza professionale, sulla loro formazione professionale o
sulla loro esperienza professionale in accordo con la letteratura psicologica e la
pratica psicologica appropriata.
5. Conservazione delle registrazioni e tariffe  gli psicologi disseminano, archiviano,
conservano e mettono a disposizione le registrazioni e i dati ottenuti nel loro lavoro
scientifico e professionale al fine di facilitare la successiva fornitura di servizi da
parte loro di loro colleghi, così da consentire la replica delle loro ricerche e delle
loro analisi, soddisfare le richieste delle istituzioni in cui lavorano, assicurarsi
l'accuratezza dei loro pagamenti, e assicurarsi la conformità alla legge dei loro
comportamenti
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6. Ricerca e pubblicazione  gli psicologi forniscono informazioni accurate circa i
loro progetti di ricerca e ottengono l'approvazione prima di condurre la ricerca.

I miei appunti e i miei riassunti saranno sempre


gratuiti e accessibili a chiunque, ma laddove
voleste dar un contributo, avete la possibilità di
lasciare una piccola o giganterrima donazione in
questa raccolta fondi. L'intero ricavato verrà
devoluto alla Fondazione AIRC per la Ricerca
sul Cancro.

http://gofundme.com/f/5zzzma-cc

Per qualsiasi problematica, contattare:


346 985 9713

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