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1. Definizioni
L'inchiesta e il sondaggio sono tecniche di ricerca che hanno alcune caratteristiche peculiari:
Si propongono di rispondere alle domande di conoscenza che le muovono mediante
l'interrogazione diretta delle persone e non con altri strumenti di conoscenza.
Tale interrogazione avviene mediante un questionario. È fondamentale che il questionario
e il setting di rilevazione dei dati siano standardizzati.
Salvo rare eccezioni (es. pazienti alzheimeriani), le persone intervistate sono quelle che
interessano direttamente al ricercatore.
Tranne che in casi sporadici, le persone che intervistiamo non costituiscono tutta la
popolazione che ci interessa, ma solo una sua parte, definita campione.
I dati rilevati vengono inseriti in particolari strutture definite “matrici dei dati”.
Una volta codificati, i dati vengono analizzati mediante procedure statistiche, che possono
andare dal semplice calcolo delle frequenze delle diverse risposte a operazioni più
complesse, che analizzano le relazioni fra due o più variabili.
Questo è ciò che accomuna le inchieste e i sondaggi. Ma che cosa è che li distingue?
Il sondaggio è una tecnica di ricerca meno complessa e articolata, fondata sul mero
tentativo di indagare un fenomeno, generalmente di attualità e di pubblico interesse,
studiandone l'esistenza e la consistenza (es. in Italia negli ultimi 5 anni la diffusione del
pregiudizio etnico è aumentata o è diminuita? E se è diminuita, di quanto è stata la
riduzione?). L'ottica dei sondaggi è quasi sempre esplorativa: generalmente non si hanno
teorie strutturate da testare, né si ipotizzano complesse relazioni tra le variabili analizzate.
Non a caso, le elaborazioni statistiche che si conducono quando si fa un sondaggio sono
quasi sempre monovariante, ossia si rivolgono all'analisi di una sola variabile per volta,
della quale fanno una descrizione. Talvolta esse possono anche essere bivariate, ma senza
discostarsi di molto dal tentativo di rispondere a domande molto semplici.
Alcuni tipici sondaggi sono:
Le ricerche pre-elettorali.
Ricerche di gradimento di un certo prodotto.
Ricerche di customer satisfaction mirate a comprendere la valutazione di un certo
intervento messo in atto.
L'ottica esplorativa e descrittiva che orienta i sondaggi fa sì che essi non siano molto
utilizzati nella ricerca psicosociale, dato che la nostra disciplina tende generalmente a
operare costruendo ipotesi e cercando di metterle alla prova in studi empirici abbastanza
complessi e articolati.
Corso di Laurea Psico. Del lavoro e delle organizzazioni – 2020/2021 Lamberti
Valerio
Quando si conduce un'inchiesta, invece, si è generalmente interessati ad andare al di là
della mera descrizione di un fenomeno, ricercandone le origini (es. da che cosa
dipende il
Ma le limitazioni delle inchieste e dei sondaggi non finiscono qui. Anche quando le usiamo
propriamente per occuparci degli argomenti per i quali sono adatte, dobbiamo avere la
consapevolezza che queste tecniche di ricerca non ci offrono la possibilità di accedere a un
importante fonte di conoscenza: quella veicolata dalla comunicazione non verbale e paraverbale,
preclusa dall'esclusivo ricorso all'analisi del comportamento verbale degli intervistati.
Inoltre, nella stragrande maggioranza delle inchieste e dei sondaggi si rinuncia a priori a usare
come strumento di conoscenza l'autosservazione dell'intervistatore. Nell'approccio standard alla
rilevazione dei dati si insegna infatti agli intervistatori a diventare soprattutto buoni gestori della
standardizzazione dello strumento di rilevazione dei dati e del setting dell'intervista, istruendoli a
sforzarsi a far sì che tutti gli intervistati si trovino a vivere la stessa situazione relazionale.
Questi limiti delle inchieste e dei sondaggi esistono. Ed è fondamentale che il ricercatore li abbia
esplicitamente interiorizzati: solo così potrà utilizzare questi strumenti di conoscenza nella
maniera più proficua possibile.
Dovrebbe essere evidente che l'inchiesta e il sondaggio sono esempi di tecniche quantitative di
ricerca. Tuttavia, accade talvolta che nel corso di un'inchiesta o di un sondaggio si ricorra anche a
metodi qualitativi di ricerca. Questo avviene tipicamente in 3 casi: (a) per sviluppare la conoscenza
necessaria alla costruzione del questionario. (b) allo scopo di cogliere con maggiore finezza il
fenomeno del quale ci si occupa. (c) approfondire i risultati di una ricerca quantitativa, meglio
specificarli, individuare delle chiavi per interpretarli.
Ricerca pura muove dal tentativo di risolvere i problemi teorici che il ricercatore ritiene
interessanti o sfidanti. Si basa essenzialmente sulla formulazione di teorie ed ipotesi e sul
tentativo di metterle alla prova al fine di aumentare la conoscenza in un certo ambito di
indagine, disinteressandosi, almeno nei casi più estremi, delle possibili ricadute operative
dell'indagine condotta.
Ricerca applicata muove dal tentativo di sviluppare una conoscenza che sia utilizzabile
per cercare di risolvere problemi che hanno rilevanza sociale (es. si può migliorare la
soddisfazione degli utenti dei mezzi pubblici della città di Roma?).
L'inchiesta e il sondaggio possono essere agevolmente utilizzati come strumenti per condurre sia
ricerca di base sia ricerca applicata. Sono Infatti tecniche neutrali da questo punto di vista: ciò che
fa differenza sono l'impostazione del ricercatore e i suoi obiettivi.
Ricerca osservativa nella sua forma più estrema essa è condotta rinunciando
completamente a ogni costrizione esercitata sulla situazione che si analizza, come accade
ad esempio in certi tipi di osservazione partecipante.
Ricerca sperimentale si fonda su un sistematico controllo dell'ambiente in cui si svolge la
ricerca e delle possibili variabili intervenienti.
La differenziazione è basata sul grado di controllo che il ricercatore può esercitare sulla situazione
che sta analizzando. Il grado di controllo con cui si conduce la ricerca dipende soprattutto da
quattro parametri: (a) la natura dell'oggetto che si vuole indagare (es. malattia mentale
inadeguata per l'esperimento). (b) le risorse (economiche, di tempo, di competenze) quali si
dispone. (c) le convinzioni epistemologiche del ricercatore. (d) le preferenze operative del
ricercatore.
Dove si collocano l'inchiesta e il sondaggio su questo continuum? Da un lato, si tratta di forme di
ricerca in cui si cerca, per quanto possibile, di controllare sia il setting della somministrazione, sia
Ricerca esplorativa tale ricerca non ha precise ipotesi da mettere alla prova, parte
solitamente da domande di conoscenza piuttosto generali e, in sede di progettazione, si dà
alcuni criteri guida che consentono al più di sviluppare ipotesi parziali nel corso dello
svolgimento della ricerca, sulla base di elementi che non si è in grado di conoscere a priori.
Ricerca confermativa tale ricerca affronta la realtà con ottica falsificazionista,
popperiana: muovendo dalla discrepanza fra dati empirici e una teoria fino a quel punto
non ancora smentita dalla realtà, mette alla prova una teoria alternativa ad essa testando
la sua compatibilità con i dati che smentiscono la prima.
Nella ricerca psicosociale le ricerche confermative sono molto più rare di quelle esplorative, dato
che nella nostra disciplina è davvero infrequente sia trovare teorie forti, chiaramente dominanti
rispetto alle teorie concorrenti, sia incappare in dati di interpretazione tanto univoca da smentire
senza ambiguità una teoria, sia - addirittura - imbattersi in territori effettivamente modellati da
teoria in senso stretto. In ogni caso, l'inchiesta e il sondaggio sono strumenti di indagine adatti a
lavorare sia con ottica confermativa sia con ottica esplorativa.
(es. studiare come è cambiata la diffusione del pregiudizio antislamico in un quartiere torinese in
seguito all'adozione di nuove misure volte a promuovere l'integrazione etnica. Intervistando due
campioni rappresentativi della popolazione residente in quel quartiere, uno prima e uno dopo
l'intervento, potremmo rispondere al nostro interrogativo di ricerca confrontando i risultati
ottenuti nelle due occasioni).
Tuttavia, a questi vantaggi si associano alcuni svantaggi, che fanno sì che le ricerche longitudinali
siano piuttosto rare nella ricerca psicosociale:
Gestire un Panel è un'attività complessa e costosa.
Derivano forti problemi di generalizzabilità dei risultati ottenuti le caratteristiche di chi
fa parte attivamente del Panel sono sistematicamente diverse da quelle di chi rifiuta di
parteciparvi o risponde sporadicamente a questionari che riceve. Vi è il rischio di sotto-
rappresentare le persone meno sofisticate dal punto di vista cognitivo e meno interessate
all'argomento toccato dalle indagini (per questo si cerca di promuovere la partecipazione
ricompensando di partecipanti mediante piccoli incentivi non monetari).
Ma la generalizzabilità dei dati dei panels è minacciata anche da un altro fenomeno: il
fatto, assai interessante per gli psicologi sociali e assai inquietante per i metodologi della
ricerca, che alla lunga fare parte di un Panel cambia alcune delle persone che lo
compongono (effettuare un'attività da professionisti è molto diverso che effettuarla da
dilettanti).
Una storia parallela è quella dei sondaggi. Gli ambiti più importanti per la loro evoluzione sono
stati la politica e il marketing. La politica probabilmente perché è l'unico ambito in cui è possibile
scoprire il grado di accuratezza delle previsioni di un sondaggio, confrontando i risultati prodotti
con quelli effettivi. Il marketing probabilmente perché da sempre chi fa ricerche in quell'ambito è
costretto all’accuratezza delle previsioni per le gravi conseguenze economiche comportate dagli
eventuali errori.
Il primo sondaggio fu probabilmente l'esito di un insieme di ricerche condotte nel 1824 per
prevedere il vincitore delle elezioni presidenziali americane. I dati vennero rilevati nei modi più
disparati: interrogando i partecipanti ad alcuni incontri pubblici, mediante dei polls books in
diversi luoghi pubblici.
Dalla metà del XIX secolo, alcune riviste americane cominciarono a pubblicare l'esito di sondaggi
da loro condotti senza utilizzare le tecniche di campionamento probabilistico che si venivano
diffondendo nella comunità scientifica, generalmente azzeccando le previsioni. Questo fino al
1936, Quando si ebbe il più importante incrocio fra i sondaggi elettorali e quelli utilizzati per
studiare il mercato e la Literary Digest fu la protagonista involontaria della più persuasiva
pubblicità mai fatta all'uso del campione rappresentativo. Si trattava di prevedere chi avrebbe
vinto le elezioni americane fra il democratico Roosevelt e il repubblicano Landon. La Literary
Digest fece sondaggi elettorali intervistando moltissime persone, reclutate fra i suoi abbonati e fra
chi era registrato negli elenchi telefonici e nelle liste di immatricolazione delle autovetture. La
rivista diede la vittoria allo sconfitto Landon a causa del suo campionamento scorretto e poco
rappresentativo della popolazione generale.
La successiva data fondamentale per l'evoluzione dei sondaggi elettorali è il 1960: è allora, infatti,
che i sondaggi vennero utilizzati per la prima volta come strumenti di marketing elettorale. Nella
campagna per le elezioni di Kennedy, Harris lavoro per il futuro presidente producendo a tambur
battente sondaggi volti a conoscere gli atteggiamenti nei suoi confronti sviluppati dalle diverse
categorie sociali e a capire come catturare gli elettori incerti. Da quel momento la diffusione dei
sondaggi politici prese ad aumentare a dismisura, al punto che oggi è raro che un politico prenda
una posizione pubblica su un argomento controverso senza avere prima sondato l'opinione
pubblica.
In effetti, i sondaggi elettorali possono influenzare i risultati delle elezioni in alcuni modi. I più
studiati sono due:
E in Italia? Nel nostro paese il primo sondaggio scientifico su larga scala venne probabilmente fatto
dagli alleati dopo lo sbarco in Sicilia del 1943, per conoscere le opinioni, i bisogni e le paure degli
abitanti dell'isola in vista della ricostruzione della democrazia. Ma poi i sondaggi non si diffusero
quanto negli altri paesi, e per anni l'unico studioso che tentò sistematicamente di utilizzarli e
diffonderli fu Luzzato Fegiz, il fondatore della Doxa, istituto che nel 1948 era stato in grado di
prevedere i risultati delle prime elezioni politiche della repubblica con un margine di
approssimazione assolutamente ragionevole. Un ruolo importante per la diffusione dei sondaggi
(oltre che delle inchieste) è stato anche giocato dall'ISTAT che, parallelamente ai censimenti,
svolse una serie di indagini volte a conoscere gli stili di vita degli italiani.
Nel nostro paese la diffusione dei sondaggi esplose in concomitanza con la diffusione capillare del
telefono, per l'inedita possibilità di fare sondaggi in modo veloce ed economico. Ma un ruolo
importante l’ha avuto anche la televisione: negli anni ‘80 ogni puntata di Mixer presentava i
risultati di un sondaggio e, addirittura, il quiz Telemike si fondava sull’indovinare le risposte date
dagli italiani a quesiti loro sottoposti nei giorni precedenti la trasmissione.
Non bisogna però pensare che il processo di risposta avvenga per fasi successive. Gli
intervistati, possono ad esempio modificare il loro giudizio perché sono venute loro in
mente nuove informazioni precedentemente non prese in considerazione, e possono
saltare o interrompere una componente.
Krosnick e Alwin secondo questo modello, I processi che possono portare alle risposte
ai questionari sono due:
Optimizing fondato sul cercare di dare la risposta ottimale alle domande che si
affrontano. Chi utilizza questo processo affronta il compito di risposta
impegnandosi in tutte le quattro componenti individuate dagli autori precedenti.
Satisficing è utilizzato soprattutto da chi non cerca di capire nei suoi dettagli la
domanda o di recuperare tutte le informazioni necessarie a dare la risposta
ottimale, accontentandosi di dare una risposta accettabile, ragionevole o
plausibile. Ricorrono a questa strategia soprattutto le persone meno sofisticate dal
punto di vista cognitivo, quelle meno motivate a dare risposte affidabili e quelle
che trovano difficili le domande che affrontano. La qualità delle risposte di questo
metodo è chiaramente Inferiore.
Tourangeau, Rips e Rasinski tale modello è definito 'modello del
campionamento delle credenze'. Secondo questi autori, ogniqualvolta ci troviamo a
rispondere alle domande di un questionario dobbiamo recuperare dalla memoria a
lungo termine l'insieme delle nostre considerazioni sull'argomento toccato. Ma
quali considerazioni recupereremo? Quelle più accessibili, sia per ragioni croniche
(la forza dell'atteggiamento), sia per ragioni contingenti (es. le parole usate nella
domanda, le istruzioni che riceviamo, la natura del giudizio richiesto dalla domanda
ecc.). Solo gli intervistati più motivati e più abili dal punto di vista cognitivo
costruiranno un campione adeguato di considerazioni; gli altri si accontenteranno
delle prime considerazioni che vengono loro in mente.
Esiste poi un quarto modello non di impronta cognitivista, importante per aiutarci a capire che
cosa sta sotto le risposte che gli intervistati danno i questionari:
Modello della logica conversazione (Grice) secondo questo modello, le conversazioni
sono governate da un principio di cooperazione. Le consideriamo infatti come processi di
interazioni in cui scambiarci informazioni supposte essere veritiere, pertinenti e chiare;
nelle comunicazioni ideali ci scambiamo dunque informazioni non lacunose né ridondanti
(massima della quantità), che crediamo vere (massima della qualità), appropriate e
pertinenti a ogni momento dell'interazione (massima della relazione) e non ambigue,
oscure, prolisse e disordinate (massima della modalità). Ebbene, è evidente che
La conoscenza di questi modelli può aiutare il ricercatore attento spingendolo a facilitare il più
possibile il processo di risposte dei suoi intervistati, cercando contemporaneamente di indurre a
dare risposte ottimali e non semplicemente soddisfacenti. Come farlo? Accenniamo qui i modi
irrinunciabili per poterlo fare, che verranno presentati poi nel corso del volume:
Facilitare la comprensione delle domande attraverso il ricorso a frasi agevoli da capire,
semplici, costruite con un linguaggio il più vicino possibile a quello che si usa nella
conversazione quotidiana e fondate sull'uso di quantificatori temporali facilmente
comprensibili.
Fornire delle alternative di risposte adeguate sia dal punto di vista numerico sia da quello
del contenuto.
Per quanto possibile, minimizzare la violazione dei principi della comunicazione
cooperativa di Grice.
Capitolo 2 - La progettazione
La prima fase di un’inchiesta e di un sondaggio è la progettazione della ricerca.
Condurre un'inchiesta o un sondaggio implica intraprendere un percorso circolare, organizzato in
tappe diverse, al termine del quale ci si ritrova alla tappa iniziale, auspicabilmente avendo
aumentato la propria conoscenza del fenomeno studiato.
La prima è la progettazione della ricerca, in cui si mettono a fuoco le domande che guidano
l'indagine, ci si costruisce una competenza sul tema che si analizzerà studiando la letteratura e
confrontandosi con colleghi esperti dell'argomento, si delineano i percorsi che si seguiranno per
cercare di rispondere ai propri interrogativi e si costruiscono gli strumenti atti a rendere
empiricamente rilevabili i concetti astratti che si vogliono indagare.
La seconda tappa è la costruzione della base empirica, in cui si rilevano indirettamente le
informazioni su cui si fonderanno le fasi successive della ricerca.
La terza tappa è l'organizzazione della base empirica, nella quale si trasformano in dati le
informazioni ottenute nella fase precedente: nelle inchieste e nei sondaggi questa è la fase della
loro codifica, ossia del loro inserimento in apposite strutture definite matrici dei dati.
Descrivere il percorso di ricerca come un processo organizzato in tappe è utile soprattutto a livello
analitico, ma quello che avviene sistematicamente nella pratica della ricerca è un continuo
percorso di avanti e indietro tra le varie fasi.
Fare ricerca implica intraprendere un processo decisionale e ognuna delle scelte operate avrà
un'influenza sui risultati che otterremo.
Es. PsycInfo.
Si tratta allora di battere a tappeto le banche dati per cercare di arrivare a farsi una conoscenza
aggiornata dell'argomento che ci accingiamo a studiare. I principali metodi per farlo sono due:
Utilizzare le parole chiave in questo modo otteniamo una prima lista di lavori e, in base
ai loro abstract, possiamo farci un'idea di quelli che ci paiono i più interessanti. Così
facendo apprendiamo anche chi sono gli autori che hanno contribuito nella maniera più
interessante al dibattito.
Richiedere un elenco di tutti i lavori pubblicati dall'autore che ci interessa e che sono stati
schedati in essa.
Una volta che si sono individuate le opere che ci interessano, si tratta di cercarle nelle biblioteche
cui abbiamo accesso. Per sapere quali biblioteche possiedono il volume o la rivista che ci serve è
possibile consultare gli OPAC (on-line Public Access catalogue).
Scrivere bene il progetto è fondamentale. Questo perché il progetto, oltre alla sua principale
funzione manifesta, ha anche due funzioni latenti:
Imporci di essere chiari ed espliciti in ogni passaggio della ricerca che stiamo progettando.
Costringerci a circoscrivere gli obiettivi dell'indagine e le domande alle quali intendiamo
rispondere.
I metodi probabilistici di campionamento sono senza dubbio più soddisfacenti dal punto di vista qualitativo
di quelli non probabilistici per due ragioni:
Essi sono gli unici che godono di una fondamentale proprietà dei campioni, la rappresentatività:
un campione è rappresentativo quando i dati ottenuti dal suo studio sono generalizzabili, con un
certo margine di errore, alla popolazione da cui il campione è stato estratto.
Essi consentono di stimare l'errore di campionamento che si è compiuto, ossia il probabile
margine di errore delle stime effettuate sul campione rispetto a quanto si sarebbe scoperto
studiando la popolazione.
Un paradosso in cui ci si imbatte quando si ragiona di campionamento è quello riguardante l'ampiezza della
popolazione: questa non è un parametro molto rilevante per stabilire l'ampiezza del campione. Da questo
punto di vista, una popolazione di 100 milioni di persone e una di 4000 persone è praticamente la stessa
cosa.
Nelle prossime righe ragioneremo sui criteri per scegliere l'ampiezza di un campione quando si utilizza il
campionamento casuale semplice.
Quando stiamo lavorando sulla stima della media di una variabile, la formula che ci permette di individuare
l'ampiezza desiderabile di un campione casuale semplice è la seguente:
n = (zσ/e)2
Questo vale solo nel caso più frequente, ossia quello in cui il campione è piccolo rispetto alla popolazione.
In caso contrario, la formula si complica leggermente, occorre infatti moltiplicare l'esito della frazione per…
Per poter arrivare al calcolo di n dobbiamo acquisire un'informazione e prendere due decisioni:
L'informazione che ci serve e la variabilità che la variabile di cui stiamo occupando assume nella
popolazione che ci interessa studiare. Nella maggior parte dei casi, in sede di progettazione della
ricerca non si dispone di tale informazione. Questo è probabilmente il problema più grave in cui ci
si imbatte quando si costruisce un campione: generalmente lo si affronta cercando di inserire
l'informazione dai dati rilevati in precedenti ricerche, dai risultati dello studio pilota o
confrontandosi con colleghi esperti del campo.
Le decisioni che dobbiamo prendere concernono il livello di fiducia che vogliamo avere nelle nostre
stime (generalmente essere pari a 95 o a 99%) e l'ampiezza dell'errore che accettiamo di
commettere nella stima del parametro.
(es. supponiamo di voler stimare l'età media degli studenti che frequentano il corso di metodologia
della ricerca psicosociale nella facoltà di psicologia dell'università di Torino mediante l'intervista di
un campione casuale semplice della popolazione. Ipotizziamo di scegliere di mirare a un livello di
fiducia del 99% e di accettare un errore di stima di mezzo anno; supponiamo inoltre che una
precedente ricerca condotta dall'università di Torino abbia calcolato che nella popolazione la
I dati mostrano che nelle ricerche si tende a sovrarappresentare le persone molto interessate o coinvolte
nell'argomento studiato: quelle con molto tempo libero, chi vive fuori dalle grandi aree urbane e le persone
molto istruite. È evidente che questo può avere conseguenze assai negative sui risultati che si ottengono
quando c'è un collegamento diretto fra i bisogni conoscitivi che guidano la nostra ricerca e la probabilità di
partecipare a certe categorie sociali.
Le mancate partecipazioni rischiano dunque di costituire un problema piuttosto grave, perché possono
distorcere in modo abbastanza serio i risultati che si ottengono. Il grado di distorsione dipende
essenzialmente dalle relazioni fra due fattori:
La percentuale delle mancate partecipazioni.
L'entità delle differenze fra chi partecipa e chi non lo fa.
Se si hanno tassi molto elevati di partecipazione, un eventuale differenza fra chi partecipa e chi non lo fa
non è particolarmente grave.
Nelle situazioni intermedie a quelle estreme appena presentate, l'aspirazione è quella di promuovere la
partecipazione alla ricerca di tutte le categorie sociali cui essa si rivolge. Quando si è costretti a procedere
alla sostituzione di un componente del campione per l’inemendabile impossibilità di raggiungerlo, si
gestiscono le sostituzioni seguendo regole precise, la più soddisfacente delle quali è probabilmente quella
di costruire più liste di campionamento e di procedere alla sostituzione dei non rispondenti secondo criteri
stabiliti a priori. Inoltre, si cerca di rendere la compilazione del questionario il più breve e agevole possibile
per tutti i componenti del campione, indipendentemente dalla loro categoria sociale di appartenenza. È per
questo che si considera dannosa ogni domanda che sembra inutile, dal momento che il tasso di mancate
partecipazioni è direttamente proporzionale alla lunghezza del questionario.
Infine, ci si impegna a evitare rifiuti volontari di partecipare prendendo spunto dalle indicazioni che
provengono dalle ricerche psicosociali che hanno analizzato le ragioni che spingono le persone ad accettare
di partecipare alle inchieste ai sondaggi. Nello specifico, le indagini più convincenti hanno mostrato che la
decisione di partecipare a un'inchiesta o a un sondaggio dipende principalmente da tre fattori:
Caratteristiche della ricerca minore è la durata dell'intervista, maggiori saranno i tassi di
partecipazione.
Caratteristiche degli intervistatori si tratta di impegnarsi a fondo nella loro formazione, per
renderli più neutri possibile.
Variabili psicosociali nel dettaglio sono:
In linea generale, quando si costruisce un questionario bisogna partire da tre punti Fermi:
Bisogna riuscire sia ad ottenere la fiducia degli intervistati sia a convincerli che vale la pena
dedicare un po' del loro tempo e del loro impegno alla compilazione accurata del questionario
occorre quindi investire su ogni indizio contestuale volto a promuovere e rafforzare la loro
impressione di stare partecipando ad una ricerca legittima e importante (es. l'indagine è condotta
da un'università o da un istituto di ricerca prestigioso e conosciuto; ricorrendo a intervistatori
professionali e muniti di cartellino di riconoscimento; fornire agli intervistati piccole ricompense
per la loro partecipazione ecc.).
In certe occasioni per conquistare la fiducia degli intervistati è sconsigliabile svelare chi è
l'eventuale committente della ricerca, anche per evitare che le risposte siano distorte.
Dobbiamo ricordare che è cruciale trattare il meglio possibile i nostri intervistati sia per ragioni
etiche (i partecipanti stanno vendendo a prezzo molto basso il loro tempo e il loro impegno) sia per
ragioni utilitaristiche (gli intervistati scontenti di rispondere al questionario costituiscono una seria
minaccia alla qualità dei dati che si ottengono). Si tratta allora di costruire questionari il più brevi,
attraenti, divertenti, interessanti e vari possibile. Nelle condizioni migliori si calcola che la
somministrazione di un questionario possa arrivare anche a 45 minuti. Ma tali condizioni si
verificano assai di rado. È allora indispensabile ricorrere a un accurato pretesto per verificare la
durata massima dell'intervista prima che la qualità dei dati inizi pericolosamente a calare.
Lo strumento che stiamo sviluppando deve essere compreso e utilizzato adeguatamente da tutti gli
strati sociali che costituiscono il nostro campione spesso si incorre nel cosiddetto errore
dell'esperto, derivante dalla convinzione, sostanzialmente etnocentrica, che gli intervistati
condividono con noi le competenze che abbiamo sull’oggetto dell'indagine. Conseguenza tipica di
tale errore è il ricorso, nella redazione del questionario, a termini specialistici sconosciuti al grande
pubblico. Tuttavia, non bisogna cadere nell'errore opposto, ricorrendo a un linguaggio troppo
colloquiale o addirittura gergale.
Come farlo? Nel caso delle rilevazioni autosomministrate (comprese quelle postali) può addirittura
essere separato dal questionario. Nel caso delle rilevazioni telefoniche la sezione viene letta
dall’intervistato, mentre in quelle faccia a faccia essa può essere letta oppure essere veicolata per
iscritto con una lettera analoga a quella che si usa nelle rilevazioni autosomministrate.
Nella presentazione della ricerca è generalmente consigliabile:
Comunicare chi realizza l'indagine.
Spiegare la rilevanza e l'utilità della ricerca a volte occorre rimanere sul vago per evitare
distorsioni nelle risposte.
Comunicare perché è importante che l'intervistato risponda al questionario.
Assicurare all'intervistato che non esistono risposte giuste o sbagliate ma solo risposte più
o meno sincere.
Che l'anonimato delle sue risposte sarà garantito.
Una serie di accorgimenti per cercare di ridurre il più possibile gli effetti distorcenti dell'ordine
delle domande, che verranno trattati nel capitolo 6, possono essere riassunti nel consiglio di
minimizzare la violazione delle massime della comunicazione cooperativa di Grice. Consigli di
carattere più generale, sono:
Il compito dato agli intervistati è bene che cominci nella maniera più divertente,
interessante e semplice possibile.
Bisogna costruire il questionario in modo che le prime domande possano essere affrontate
agevolmente da tutti gli intervistati, evitando di collocare nelle prime posizioni le domande
più difficili. anche le eventuali domande potenzialmente imbarazzanti le domande di
conoscenza dovrebbero essere collocate al fine questionario.
È raccomandabile numerare le domande sul questionario, al fine di facilitarne la codifica
delle informazioni rilevate.
La decisione su come comunicare con gli intervistati dipende dal metodo di rilevazione dei dati
prescelto. In tutti i questionari autosomministrati il ricercatore comunica con l'intervistato
scrivendogli esplicitamente l'ordine da seguire nell'affrontare le domande, il numero di alternative
di risposta da selezionare fra quelle indicate, il modo di affrontare le domande che gli sottopone e
così via. | Nei questionari eterosomministrati il ricercatore non comunica direttamente con
l’intervistato, ma lo fa attraverso la mediazione dell'intervistatore. Le sue comunicazioni con
l'intervistatore vengono generalmente riportate in stampatello fra parentesi quadre.
La sezione sociodemografica del questionario si tratta delle domande più facili da affrontare ed
è per questo che è bene che risultino alla fine del questionario. Inoltre, le domande
sociodemografiche sono anche domande che, se collocate in principio, possono far sì che alcuni
intervistati si sentano schedati dal ricercatore, inducendoli a rispondere in modo difensivo alle
domande del nucleo centrale del questionario. Le domande sociodemografiche possono essere
formulate in maniera piuttosto diretta e immediata.
Sezione in cui si ringrazia l'intervistato per la collaborazione e lo si congeda si tratta della sezione
più breve del questionario, che può portare via anche poche righe nei questionari
autosomministrati e pochi secondi in quelli somministrati da un intervistatore. Occorre dichiarare
esplicitamente all'intervistato che si è riconoscenti nei suoi confronti per il tempo e l'impegno
dedicato al processo di risposta, ed è consigliabile, prima di congelarlo, lasciare il recapito del
responsabile della ricerca, in modo da permettere agli intervistati che lo desiderassero di ottenere
chiarificazioni, risoluzioni di dubbi o anche ulteriori informazioni circa l'indagine cui hanno
partecipato (questo anche per promuovere un ricordo positivo dell'esperienza).
Quanto si è detto fin qui vale nel caso in cui si decida di rilevare gli oggetti dei quali intendiamo occuparci
mediante l'uso di una serie di item tutti i volti a tale scopo, ossia mediante una scala. In realtà, a volte si
sceglie di rilevare concetti anche piuttosto complessi con item singoli: comportandosi in sostanza come se
alla base del concetto studiato si potesse individuare una sola dimensione.
È evidente che utilizzare item multipli piuttosto che singoli per indagare un oggetto di ricerca permette di
coglierne più adeguatamente la complessità e di massimizzare l'affidabilità della rilevazione. Ma questo ha
un prezzo: si tratta sia di costruire più item e quindi di moltiplicare le difficoltà di costruzione del
questionario, sia di intervistare più a lungo i rispondenti e quindi di rischiare che le risposte che si
ottengono possano essere distorte. Come vedremo anche nel prossimo capitolo, infatti, un predittore
importante della qualità dei dati che si rilevano è costituito dalla brevità della compilazione del
questionario. In generale, i pregi delle scale sono tuttavia considerati superiori ai loro difetti, ed è per
questo che in psicologia sociale si tende a fare ricerca ricorrendo agli item singoli in quattro sole occasioni:
Quando si ha una forte necessità di risparmiare tempo nella costruzione del questionario e nella
sua somministrazione.
Quando si ha poco spazio a disposizione nel questionario.
Quando si mira a confrontare i propri risultati con quelli ottenuti in ricerche precedenti che hanno
rilevato la proprietà che ci interessa con un item singolo.
Quando non si attribuisce al concetto che si rileva un ruolo centrale all'interno della ricerca.
Gli item chiusi costringono tutti gli intervistati a utilizzare le medesime categorie di risposta. Questo ha la
desiderabile conseguenza di promuovere la confrontabilità dei dati rilevati. Tuttavia, indurre gli intervistati
a usare le categorie del ricercatore li può obbligare a utilizzare schemi per loro poco rilevanti. Inoltre, le
domande chiuse sono facili da somministrare e da codificare e sono relativamente poco impegnative da
affrontare per gli intervistati. Tuttavia, rispetto a quelle aperte esse lasciano gli intervistati meno liberi di
usare con creatività le proprie categorie di riferimento per dare le proprie risposte, il che può far sentire
frustrati quegli intervistati che non si riconoscono nelle alternative loro proposte o che non accettano il
gioco di radicale semplificazione dei loro stati interni richiesto dagli item chiusi. Infine, le domande chiuse,
fornendo agli intervistati una lista di alternative fra le quali scegliere, consentono loro di capire meglio qual
è il senso della domanda, aiutandoli anche a ricordare possibilità di risposte meno accessibili di quelle che
vengono loro in mente quando rispondono alle domande aperte.
Gli item chiusi sono inadatti quando le possibili alternative di risposta sono molto numerose.
In linea generale, si può comunque dire che è raro costruire scale Likert più brevi di una decina di
item e più lunghe di una trentina.
Ma la scrittura degli item non esaurisce la fase di costruzione della scala. Si tratta infatti di:
Una volta che gli intervistati hanno dato le loro risposte, si lavora per ottenere un indice sintetico
delle loro posizioni individuali. In via preliminare, ti tratta di testare l'attendibilità della scala, ossia
il fatto che tutti gli item che si combineranno rilevino empiricamente lo stesso concetto: questo si
fa con il calcolo dell’Alfa di Cronbach della scala. Questo è un indice di coerenza interna che può
assumere valori compresi fra 0 e 1, la cui entità dipende da due ingredienti principali:
Il numero di (n) item.
La correlazione media degli item.
Dal punto di vista concettuale, una scala ha un'elevata coerenza interna quando è coerentemente
costituita da item che rilevano tutti la stessa proprietà. Dal punto di vista operativo si considera
soddisfacente la coerenza interna di una scala quando il suo Alfa risulta superiore a 0,70. Si tratta
allora di individuare quel sottoinsieme di item che massimizza l'esito della relazione fra il numero
di item e la loro correlazione, ossia che rileva nella maniera più compatta e sfaccettata possibile la
proprietà che ci interessa.
Individuati gli item soddisfacenti, si passa alla formazione di un indice sintetico che esprime lo
stato dell'individuo sulla proprietà operazionalizzata della scala. Il metodo più usato è la somma
dei punteggi dei singoli item: ecco perché le scale Likert vengono spesso definite le scale a
ponteggio sommato.
Ciò fatto, non si può considerare finita la costruzione della scala: bisogna infatti accertarsi che essa
sia valida, ossia che rilevi effettivamente quel che è deputata a rilevare. In letteratura vengono
presentate molte tecniche per stimare la validità di una scala. A parte quella fondata sulla
costruzione di una matrice multi-tratto-multi-metodo, la tecnica più convincente si fonda sulla
stima della validità mediante costrutto (per sapere se una scala è effettivamente riuscita nel suo
scopo, potremmo correlare i punteggi con quelli che la teoria del determinato costrutto ci dice
essere sistematicamente legati ad esso).
È insomma molto difficile costruire delle alternative di risposta sensate alle domande di frequenza.
Come procedere? In linea generale è possibile dare qualche indicazione:
È consigliabile non far riferimento a periodi troppo ampi (non più di 6 mesi o al massimo un
anno).
Usare come punti di riferimento temporali momenti cui le persone ricorrono naturalmente
(es. Natale, Pasqua, vacanze estive).
Le strategie più utilizzate dagli intervistati per dare un senso alla situazione sociale che stanno vivendo sono
numerose:
Ricorrere alle domande precedenti per inferire il significato della domanda critica.
Usare le domande precedenti come schema di riferimento, rispondendo alle domande successive
mettendo in atto processi di assimilazione e contrasto rispetto a esse si hanno effetti di
assimilazione quando l'oggetto della seconda domanda può essere incluso nella categoria a cui
appartiene l'oggetto della prima. Al contrario, si hanno effetti di contrasto quando l'oggetto della
seconda domanda viene escluso dalla categoria cui appartiene l'oggetto della prima (es.
assimilazione = chiesero ai partecipanti di indicare quanto erano soddisfatti per la loro vita
matrimoniale - domanda specifica - e quanto erano complessivamente felici - domanda generale-,
ruotando l'ordine di presentazione delle domande. Quando la domanda specifica precedette quella
generale si ottennero forti correlazioni fra risposte a esse; quando la domanda generale precedette
quella specifica le risposte a esse furono tra loro indipendenti. | contrasto = posero a un campione
di inglesi 2 domande circa la loro valutazione dell'andamento dell'abilità dei guidatori negli ultimi
anni, una riferita ai guidatori giovani e l'altra a tutti guidatori. Quando la domanda specifica -
riferita ai guidatori giovani - precedeva quella generale - riferita a tutti i guidatori-, la seconda
otteneva risposte più positive che nel caso opposto).
Usare le domande precedenti per inserire il vero scopo del questionario (es. quando gli intervistati
si trovano a rispondere a domande di conoscenza, accade tipicamente che inferiscano che il
questionario costituisca un’interrogazione e che dunque - contrariamente a quanto detto
solennemente nella presentazione della ricerca - esistono eccome risposte giuste e risposte
sbagliate).
Usare le alternative di risposta come schema di riferimento per decidere quale risposta dare
questo perché non è sempre facile rispondere alle domande utilizzando le categorie del
ricercatore e le alternative di risposta da lui formulate (es. C'è differenza nel rispondere in una scala
In conclusione, abbiamo visto nel paragrafo precedente che le domande hanno le risposte che si meritano:
ossia che non si può pretendere di ottenere dati veramente informativi se essi si fondano sulle risposte a
domande mal formulate. Ma dall'analisi degli effetti esercitati dal contesto sulla qualità delle risposte che si
ottengono si potrebbero aggiungere che anche le sequenze di domande hanno le risposte che si meritano:
dal punto di vista operativo, da questo deriva che non è sufficiente limitarsi a costruire item che - presi uno
a uno - siano qualitativamente validi, ma è anche indispensabile costruire questionari soddisfacenti nel loro
complesso. E occorre inoltre evitare di estrarre in modo acritico una domanda da un questionario già
utilizzato inserendola nel questionario che si sta costruendo senza preoccuparsi del contesto in cui tale
domanda era inserita, passando poi a confrontare meccanicamente le risposte ottenute con i due strumenti
e interpretando ciecamente differenze come dovuto esclusivamente a un’evoluzione del fenomeno
studiato.
In definitiva, se si vuole rilevare dati qualitativamente adeguati, bisogna impegnarsi davvero a fondo per
tentare di indurre gli intervistati a limitare il ricorso alle strategie più sopra evidenziate. Si può farlo:
Minimizzando le violazioni delle massime sulla comunicazione cooperativa di Grice ad esempio,
meta-comunicando con gli intervistati con frasi con "cambiamo discorso", preannunciando che
verranno loro rivolte due domande, una generale e una specifica o staccando molto nettamente la
domanda generale da quella specifica.
Bisogna costruire item semplici e non ambigui.
Dedicare grande attenzione alla progettazione della sequenza delle domande e alla costruzione
delle alternative di risposta.
Effettuare un pre-test in modo approfondito sul questionario prima di cimentarsi nella rilevazione
dei dati.
Le alternative di risposta devono essere maneggiabili dagli intervistati in modo non troppo gravoso
dal punto di vista cognitivo (tendiamo a non essere in grado di tenere in mente più di 7+-2 oggetti.
È indispensabile non mettere gli intervistati nella condizione di dover raggiungere o addirittura
superare questi limiti per rispondere al nostro questionario, anche perché più è gravoso il compito
di risposta, più è probabile il pervasivo ricorso a strategie satisficing piuttosto che optimizing.
Al di là di queste regole generali, esistono poche indicazioni valide in ogni occasione sui criteri da seguire
per costruire le alternative di risposta delle domande chiuse. Si tratta dunque, anche in questo caso, di
prendere con consapevolezza una serie di decisioni abbastanza critiche. Le principali sono quattro:
Il numero di categorie di risposta utilizzare un numero di alternative di risposta compreso fra 4
e 6.
Usare un numero pari o dispari di alternative di risposta il che equivale a dover scegliere se
sottoporre agli intervistati una categoria intermedia tra le alternative di risposta. I dati mostrano
che includere la categoria centrale spinge gli intervistati a usarla e che i risultati che si ottengono
con item che le includono possono essere anche piuttosto diversi da quelli che si ottengono con
item che non lo fanno. È allora consigliabile ricorrere alla categoria centrale soprattutto quando è
sensato prevedere che gli intervistati possono avere effettivamente una posizione intermedia sulla
questione indagata e quando si prevede che in sede di ricodifica dei dati non si dicotomizzeranno le
risposte date agli intervistati in due categorie contrapposte.
Il grado di autonomia semantica delle alternative di risposta un'alternativa di risposta ha un
livello elevato di autonomia semantica se può essere agevolmente compresa anche quando viene
estratta dal contesto dell’item nel quale si trova, costituito dall’affermazione/domanda e dalle altre
alternative di risposta. Un'alternativa ha invece un basso grado di autonomia semantica se la sua
comprensione non può prescindere dall’item cui si accompagna e/o dalle altre alternative di
risposta (es. è quello che accade tipicamente nelle scale Likert, in cui è possibile comprendere
appieno il significato della modalità di risposta "abbastanza d'accordo" solo conoscendo l’item cui
fa riferimento e tutte le modalità di risposta delle alternative).
A rigore, gli item con categorie completamente e parzialmente autonome dal punto di vista
semantico consentono di arrivare a ottenere variabili al massimo ordinali. È per questo che
secondo alcuni autori è conveniente ricorrere agli item autoancoranti, le cui alternative non hanno
autonomia semantica (anche se la loro promessa di ottenere scale quasi-cardinali è piuttosto
attraente, l'assenza di un’unità di misura condivisa fa sì che i dati rilevati con questi strumenti
corrono grandi rischi di essere inquinati dalle tendenze individuali a maneggiare le scale di risposta.
| Questo mina la confrontabilità dei dati).
L'inclusione o esclusione della categoria "non so" i dati mostrano che se si prevede la categoria
"non so" o si formano gli intervistatori ad accettare le risposte "non so" si inducono gli intervistati
a scegliere tale categoria. In maniera controintuitiva, le persone istruite sono quelle che lo fanno
più spesso: questo perché esse trovano meno problematico rischiare di fare una brutta figura agli
occhi dell'intervistatore o del ricercatore, essendo in grado di individuare con sufficiente precisione
le occasioni in cui è davvero difficile essere in grado di dare una risposta sensata alle domande cui
rispondono. Riteniamo che sia consigliabile proporre agli intervistati l'alternativa "non so" solo
4.1 L'acquiescenza
È la tendenza a dichiararsi d'accordo con l'affermazione espressa in una domanda chiusa o a rispondere "sì"
a essa indipendentemente dal suo contenuto o ancora cercare di indovinare la risposta esatta a una
domanda di conoscenza scegliendo sistematicamente l'opzione "sì". Si tratta di un response set, ossia di
una fonte di distorsione che porta gli intervistati a scegliere sistematicamente certe opzioni di risposta
prescindendo in larga parte dal contenuto delle domande che affrontano.
Si suggerisce di rilevare gli atteggiamenti utilizzando scale bilanciate: questo consente di tenere desta
l'attenzione dei rispondenti e di smascherare gli intervistati acquiescenti, dato che si esprimono
sistematicamente posizioni contraddittorie.
In molti anni di ricerca si sono individuati numerosi predittori dell’acquiescenza, classificabili in due
categorie principali:
Riferiti al contenuto e alla struttura del questionario l’acquiscenza delle risposte è promossa
dalle domande difficili, poco chiare o ambigue, dal dover rispondere a domande riferite ad
argomenti poco salienti e poco rilevanti e da questionari troppo lunghi, noiosi e ripetitivi e con
molti item disposti in batteria. L’acquiescenza tende a essere particolarmente spiccata fra gli
intervistati di basso livello culturale.
Riferiti al setting della rilevazione dei dati si ottengono risposte acquiescenti soprattutto quando
si dà agli intervistati poco tempo per rispondere e quando si ricorre a intervistatori male addestrati,
frettolosi e poco sensibilizzati alla centralità del loro ruolo per il buon esito dell'indagine. In
sostanza, in tutti questi casi si inducono gli intervistati a non affrontare seriamente il loro compito,
spingendoli implicitamente a rispondere al questionario in modo meccanico: questo perché nella
relazione con l'intervistatore o con il ricercatore è meno gravoso dare una risposta solo
apparentemente meditata e informativa piuttosto che ammettere di non essere in grado di
prendere sul serio il proprio compito di intervistati o di non aver voglia di farlo.
Se abbiamo ottenuto risposte acquiescenti, è possibile cercare di pulire i dati da questa fonte di distorsione.
Per farlo, è indispensabile rilevare una variabile che esprima la tendenza individuale a dare risposte
acquiescenti: lo si può fare ricorrendo ad apposite scale di acquiescenza, ossia batterie di item che fanno
capo a numerosi domini fra loro incorrelati dal punto di vista teorico (es. Bass ha costruito sistemi di item
riferiti al sesso, all'ambizione, alla differenza, all'autonomia e alla stabilità. La logica sottostante tale
Come l'acquiescenza, anche la desiderabilità sociale turba molto i ricercatori, perché minaccia di distorcere
sistematicamente le risposte che si ottengono.
Come fare a prevenire la desiderabilità sociale?
È consigliabile non indagare gli argomenti più delicati in un'inchiesta o in un sondaggio.
Costruire item il meno connotati possibile dal punto di vista valoriale.
Rassicurare gli intervistati circa l'anonimato e la piena accettabilità delle loro risposte, quali che
siano.
Ricorrere a tecniche di rilevazione impersonali (es. auto-somministrazione anziché etero
somministrazione).
Se si ricorre ad intervistatori, conviene investire sulla loro formazione e sulla loro remunerazione,
promuovendo la loro capacità di guidare il processo di rilevazione al punto da far sentire gli
intervistati non giudicati e il meno minacciati possibile e di intuire le occasioni in cui essi stanno
distruggendo le loro risposte.
Oltre a queste misure di prevenzione primaria, si tende ad utilizzare anche tecniche di prevenzione
secondaria analoghe a quelle volte a curare i dati malati di acquiescenza. Esse si fondano sulla rilevazione
della tendenza individuale a dare risposte distorte, mediante l'uso di apposite scale di desiderabilità sociale,
fondate su item autodescrittivi costituiti da comportamenti socialmente approvati ma caratterizzati da
basse probabilità di occorrenza e da comportamenti socialmente disapprovati ma caratterizzati da elevate
probabilità di occorrenza. Il presupposto alla base del loro utilizzo è che chi risponde in modo
sistematicamente affermativo ai primi e negativo ai secondi sta inevitabilmente cercando di dare
un'immagine distorta di sé.
2. Le rilevazioni telefoniche
Alcuni vantaggi delle rilevazioni telefoniche, sono:
Di veloce conduzione.
Piuttosto economiche (8-15 € per intervista).
Possibile utilizzo del metodo CATI, che costituisce la versione telefonica del metodo
CAPI, del quale condivide i pregi. La tecnica di rilevazione permette di raggiungere con
grande facilità elevati numeri di intervistati utilizzando programmi di computer che
compongono numeri telefonici a caso.
Dati meno distorti in quanto vi è meno contatto tra intervistato e intervistatore.
3. Le rilevazioni postali
Corso di Laurea Psico. Del lavoro e delle organizzazioni – 2020/2021 Lamberti
Valerio
Si fonda sulla spedizione del questionario all'intervistato e sulla richiesta che esso venga rispedito al
I campioni ottenuti in questi tre modi sono inevitabilmente molto distorti, dal momento che gli strati
sociali socialmente più periferici tendono ad essere davvero troppo sottorappresentati. Questo fa sì
che le procedure classicamente utilizzate per ponderare i dati non consentono aggiustamenti
particolarmente efficaci.
È anche possibile condurre indagini miste, in cui l'interrogazione via web della parte del campione
per cui essa è possibile si associa all'interrogazione postale o telefonica del resto del campione.
Questa tecnica non risolve completamente i problemi di rappresentatività dei campioni, dato che
molte importanti caratteristiche di chi usa spesso internet tendono a essere diverse da quelle di chi
non lo fa: ad esempio, i primi rispetto ai secondi, ottengono informazioni da fonti diverse,
partecipano a diversi tipi di attività sociali e socializzano in modi differenti. Tuttavia, è molto più
convincente di quelle fondate sull'interrogazione dei soli utenti internet.
L'ultima opzione, quella più soddisfacente dal punto di vista metodologico: si tratta di costruire un
Panel estratto dalla popolazione generale in cui si dotano di computer i membri che già non lo
possiedono. Procedura che è piuttosto costosa e che risente delle differenze tra utenti e non utenti
Internet più sopra accennate. Tuttavia, sembra consentire di ottenere dati non troppo distorti e di
correggere abbastanza bene la non perfetta generalizzabilità di dati rilevati utilizzando le consuete
tecniche di ponderazione.
Tale metodo ha anche numerosi vantaggi:
Costi estremamente bassi.
Richiesta di tempo sensibilmente inferiore a quella impiegata per fare una ricerca
tradizionale.
Facilità nel costruire campioni sempre più ampi.
È possibile utilizzare stimoli non esclusivamente verbali.
È possibile misurare i tempi che gli intervistati impiegano per dare le loro risposte.
L'assenza di un'intervistatore può rendere più facile esprimere atteggiamenti e opinioni
sanzionati negativamente a livello sociale, consentendo di ottenere dati meno inquinati dalla
desiderabilità sociale.
Le ricerche condotte via web sono di gran lunga preferibili a quelle condotte su studenti
universitari, dato che consentono di intervistare persone molto più eterogenee di quelle
tradizionalmente intervistate nella nostra disciplina.
6. In conclusione
Non è possibile individuare la tecnica ottimale di rilevazione dei dati. Come sovente accade quando
si fa ricerca, ogni opzione ha infatti specifici costi e benefici, e questo rende indispensabile
scegliere quella più adatta alla situazione in cui ci si trova.
Oltre a questi, in senso lato esiste un ultimo tipo di pulizia dei dati, consistente nella gestione dei
valori mancanti. Gli intervistati che non rispondono a tutte le domande del questionario ci creano
indiscutibilmente dei problemi. Lo fanno a maggior ragione quando lavoriamo con ottica bivariata e
multivariata, perché basta non avere risposto a una sola domanda fra quelle che si analizzano
congiuntamente per non essere considerati in ogni analisi che la include. È per questo che
generalmente si considera piuttosto utile fare delle sostituzioni dei valori mancanti: ad esempio,
sostituendoli con il valore atteso della variabile. In definitiva, le sostituzioni dei valori mancanti con
delle loro stime sono molto attraenti, perché consentono di non perdere troppi casi, soprattutto nelle
analisi multivariate. Tuttavia, esse vanno condotte con prudenza. In tutti i casi in cui esistono sia
molti valori mancanti, sia differenze sistematiche fra chi ha risposto e chi non ha risposto alle
domande prese in considerazione le sostituzioni possono portare a gravi distorsioni dei dati. Si
consiglia dunque di procedere ad esse solo in due casi:
Quando il singolo intervistato ha lasciato pochi dati mancanti (non più del 5%).
Quando la singola variabile è caratterizzata da pochi valori mancanti (non più del 5%).
La logica sottostante la deflazione è che tutti i casi in cui alcuni intervistati tendono a dare risposte
positive o negative, estreme o intermedie, indipendentemente da ciò che viene loro chiesto, le
risposte date dai singoli rispondenti non sono confrontabili tra loro.
La proposta di Marradi è quella di trasformare ogni variabile cardinale operando una sorta di
standardizzazione di riga delle risposte individuali, mediante la sottrazione della media di tutte le
risposte date dall’intervistato (concepita come l’operazionalizzazione della tendenza di ogni
rispondente a dare punteggi alti o bassi) e la divisione per la loro deviazione standard (concepita
come l'operazionalizzazione della tendenza di ogni rispondente a dare punteggi estremi piuttosto
che intermedi).
La deflazione può essere utilizzata solo se sono soddisfatte due condizioni:
Per garantire robustezza alla media dei punteggi individuali, gli oggetti da valutare
devono essere in molti (almeno una quindicina).
Per evitare che la deflazione sottragga informazione sostantiva, essi devono anche essere
semanticamente eterogenei (es. non si possono distinguere gli intervistati che danno
punteggio indiscriminatamente elevato a qualsiasi domanda venga loro rivolta da quelli che
valutano bene tutta la classe di oggetti che vengono loro sottoposti, ma che avrebbero
valutato negativamente oggetti appartenenti ad altre classi).
Una variabile categoriale con cinque alternative di risposta, la cui informazione può essere espressa
da un sistema di quattro dicotomie. Quattro e non cinque perché una volta che è stata espressa
l'informazione di 4 delle 5 categorie, quella veicolata dall’alternativa esclusa può essere desunta da
quella espressa dalle alternative incluse. Gli intervistati che non hanno scelto nessuna delle prime
quattro categorie devono per forza avere scelto la quinta e chi ha selezionato una delle prime
quattro alternative non può avere contemporaneamente selezionato la quinta.
In appendice, oltre alle informazioni metodologiche può essere utile presentare un riassunto dei
dati, ossia una copia del questionario con a fianco di ogni domanda un riassunto delle risposte
ottenute.
2. Le presentazioni orali
Le principali opzioni di presentazione orale di una ricerca sono per certi versi accomunabili a quelle
di presentazione scritta: in questo caso, infatti, la discriminante principale è fra le presentazioni fatte
in ambito scientifico e quelle fatte a committenti esterni all'accademia. Nel primo caso, si tratta
generalmente di presentare i propri risultati a convegni o congressi. In queste occasioni, accade
tipicamente che si abbiano tempi davvero molto ridotti per la presentazione, raramente superiori ai
10-15 minuti. Converrà allora concentrarsi soprattutto sugli interrogativi che hanno mosso
l'indagine, sugli obiettivi perseguiti e sui principali risultati ottenuti, dedicando poco tempo alla
presentazione della letteratura.
Le presentazioni fatte in ambienti non accademici, a committenti che hanno richiesto di condurre
per loro una ricerca, hanno generalmente più tempo a loro disposizione: non è raro che possano
durare 30 o addirittura 60 minuti. Sarà comunque opportuno operare una loro selezione,
concentrandosi soprattutto sui risultati più interessanti per gli obiettivi conoscitivi e decisionali del
committente.
Gli standard etici gli standard etici puntuali dell`APA sono classificati in 10 categorie,
progettate per tentare di coprire ogni possibile attività professionale degli psicologi.
Riportiamo alcuni standard etici che possono essere rilevanti per chi fa ricerca in
psicologia:
1. Competenza gli psicologi offrono servizi, insegnano e conducono ricerche
esclusivamente con popolazioni e in aree entro i confini della loro competenza,
in funzione della loro competenza, della loro formazione, della loro esperienza
sottoposta a supervisione o della loro esperienza professionale.
2. Relazioni umane gli psicologi fanno quel che è ragionevolmente possibile per
evitare di danneggiare i loro pazienti, i loro studenti, le persone che forniscono la
loro supervisione.
3. Privacy e confidenzialità gli psicologi hanno l'obbligo fondamentale di
proteggere la confidenzialità delle informazioni che hanno ottenuto o archiviato e
fanno quel che è ragionevole per proteggere tale confidenzialità.
4. Pubblicità e altre dichiarazioni pubbliche quando gli psicologi danno
pubblicamente consulenze e commenti usando giornali, Internet o altri mezzi
elettronici prendono precauzioni al fine di assicurarsi che le loro dichiarazione si
fondino sulla loro conoscenza professionale, sulla loro formazione professionale o
sulla loro esperienza professionale in accordo con la letteratura psicologica e la
pratica psicologica appropriata.
5. Conservazione delle registrazioni e tariffe gli psicologi disseminano, archiviano,
conservano e mettono a disposizione le registrazioni e i dati ottenuti nel loro lavoro
scientifico e professionale al fine di facilitare la successiva fornitura di servizi da
parte loro di loro colleghi, così da consentire la replica delle loro ricerche e delle
loro analisi, soddisfare le richieste delle istituzioni in cui lavorano, assicurarsi
l'accuratezza dei loro pagamenti, e assicurarsi la conformità alla legge dei loro
comportamenti
Corso di Laurea Psico. Del lavoro e delle organizzazioni – 2020/2021 Lamberti
Valerio
6. Ricerca e pubblicazione gli psicologi forniscono informazioni accurate circa i
loro progetti di ricerca e ottengono l'approvazione prima di condurre la ricerca.
http://gofundme.com/f/5zzzma-cc