I gruppi adolescenziali devianti Muzafer Sherif: le norme e i gruppi sociali (Ricerche e protagonisti – cap. 3)
Sherif è uno dei padri fondatori della psicologia sociale sperimentale.
La sua produzione scientifica è di grande ampiezza tematica.
Numerosi studi su:
• la formazione delle norme sociali • il giudizio sociale • i movimenti sociali • la misurazione e il cambiamento degli atteggiamenti • le relazioni intergruppi
Varietà delle metodologie impiegate:
• Esperimenti di laboratorio • Esperimenti sul campo • Studi osservazionali
Particolare attenzione alle norme e i gruppi sociali.
NORME SOCIALI: il principio psicologico più importante che governa l’individuo => ne studiò i processi di formazione e le modalità attraverso cui esse detreminano la cognizione sociale ei suoi prodotti (percezione, catagorizzazione, giudizi, opinioni, atteggiamenti) suscitò vivo interesse per il tema fino all’inizio degli anni ‘50 (teorie individualistiche dell’equilibrio cognitivo). GRUPPO (come Lewin): unità di analisi psicosociale distinta, da analizzare ad un suo proprio livello. Innovazioni: Sherif si pone in contrasto con l’approccio allora dominante (anni ‘50) allo studio dei gruppi: le ricerche sulla “dinamica di gruppo” si focalizzavano sui processi intraindividuali che mediano le risposte comportamentali anche nelle situazioni non-individuali. Preferenza per i disegni di ricerca longitudinali: secondo Sherif hanno sufficiente validità ecologica solo gli effetti psicologici che si dispiegano nel tempo. Lo studio osservazionale sui gruppi informali di adolescenti
Problematica sociale studiata: i numerosi atti di devianza commessi
negli Stati Uniti da gang adolescenziali (anni ‘50). Assunto teorico: il comportamento sociale, deviante o meno, è sempre determinato dall’appartenenza ai gruppi (vs spiegazioni dominanti in termini di psicopatologie individuali o delle classi basse) Ipotesi generale: non vi sono differenze individuali o di classe sociale nell’origine di comportamenti adolescenziali che vengono considerati devianti dalla società adulta. • Per gli adulti: comportamento deviante. • Per gli adolescenti: rispetto delle norme vigenti nel loro gruppo di riferimento. Il gruppo dei coetanei in adolescenza non ha caratteristiche diverse da quelle di tutti gli altri gruppi, ma in esso sono particolarmente evidenti gli effetti dell’appartenenza sociale sul comportamento individuale L’effetto dell’appartenenza ai gruppi sociali sul comportamento dei loro membri è il medesimo per ogni tipo di gruppo. Quando un individuo si trova nella stessa condizione sociale e sperimenta istanze motivazionali simili a quelle di altri, tende naturalmente ad aggregarsi a questi ultimi in un gruppo, per cercare di raggiungere insieme a essi gli obiettivi comuni. Nei gruppi informali o “naturali” di adolescenti i membri: • processo di transizione per acquisire un ruolo sociale adulto; • necessità di un legame affettivo in sostituzione di quello con la famiglia, la cui rilevanza come gruppo di riferimento normativo diminuisce. Lo studio dei gruppi sociali deve focalizzarsi su: • La struttura di status e ruoli • Il contenuto delle norme condivise dai membri 1958-1964: Osservazione partecipante da parte di studenti addestrati (per oltre 6 mesi) della vita di gruppi informali di adolescenti tra i 13 e i 18 anni. Tipologie di comportamento osservate: azioni socialmente accettabili, azioni socialmente inaccettabili.
Risultati: Interazioni all’interno di ogni gruppo conducono a: • definizione di posizioni e ruoli diversi per ogni membro • definizione di norme comportamentali
Rilevanza teorica sia in ambito dei processi intragruppo di base sia
delle caratteristiche dei gruppi informali di adolescenti. Critiche: Emler e Reicher (1995), condotte devianti possono assolvere per gli adolescenti una funzione di presentazione di Sé.