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Utilizza il metodo scientifico per studiare comportamento umano nel contesto sociale
(prospettive bottom up e top down)
Accento posto sull’effetto del gruppo (simili) sulla nostra mente.
Norme sociali: l’interazione con gli altri contribuisce a formare rappresentazioni del mondo
sociale che agiscono quando gli altri non ci sono, rendendo uniformi i nostri atteggiamenti e
comportamenti con quelli del gruppo di appartenenza
(es. Flatulenze in Cina accettate in pubblico - soffiarsi il naso in pubblico in Europa è accettato e
in Cina no)
Validità interna: ci garantisce che quello che si studia è il fenomeno che ci interessa
Validità esterna/ecologica: quello che stiamo studiando nel laboratorio vale anche fuori
Tipi di ricerca
Disegni quasi sperimentali: la variabile indipendente non viene manipolata dallo
sperimentatore (es. Valutare differenze nei generi - genere = VI)
Ricerca d’archivio: non sperimentale, basato su dati raccolti da altri (es. Effetto della
propaganda sul razzismo → per motivi etici non replicabile, ma abbiamo informazioni storiche. I
dati potrebbero essere alterati, o non esaustivi)
Studi di caso singolo: studio di un singolo caso (individuo o gruppo). es. serial killer / episodio
di suicidio di massa
Problemi: singolo caso potrebbe none ssere repiclabile → opinioni dell’osservatore potrebbero
influenzare; legati alle “demand characteristics”
Analisi del discorso (analisi testuale): indagine qualitativa (anche se fatta con software).
Analisi del discorso per trovare dimensioni soggiacenti. Grande dimensione interpretativa dello
sperimentatore
Inchieste o sondaggi di opinioni: domande, semi strutturato o strutturata; sostenute da validi
metodi di campionamento (rappresentando la popolazione di interesse)
Ricerca sul campo: osservazione nel contesto naturale. Problemi: difficile essere neutrali +
l’osservatore influenza i fenomeni che osserva
PRINCIPI ETICI:
1. Protezione del danno: non bisogna arrecare danno alle persone che partecipano
(difficile stimare cosa provoca danno. Alcuni esperimenti potrebbero arrecare danni a
lungo termine sull’autostima, ecc…)
2. Diritto alla privacy (garantire confidenzialità degli individui coinvolti)
3. Inganno: una minima dose di inganno è necessaria. Un po’ vengono ingannate ma non
in modo dannoso. Si è proposto da alcuni psicologi sociali di abbandonare gli
esperimenti in favore di simulazioni/role play. Ma sinora nessuno ha subito conseguenze
negative di lungo termine per l’uso dell’inganno negli esperimenti.
4. Consenso informato (fornire l’informazione completa - con i problemi dell'inganno +
libertà di ritirarsi un qualsiasi momento)
5. Trasparenza
6. Debriefing: rapporto relativo all’esperimento cui hanno preso parte
QUESTIONI TEORICHE
Comportamentismo
Nasce dai lavori di Pavlov e Skinner sul condizionamento
- Radicale: ritiene che i comportamenti siano spiegabili in base al rinforzo (fenomeni non
osservabili sono esclusi dalla spiegazione)
- Neocomportamentismo: più popolare tra gli psicologi sociali. Tenta di spiegare i
comportamenti osservabili in termini di fattori contestuali e con l'intervento di costrutti
non osservabili come credenze, sentimenti, motivazioni (sempre con idea del rinforzo)
Esempi: modello di attrazione interpersonale basato sul rinforzo, teoria dello scambio sociale,
modellamento sociale, teoria della pulsione
Psicologia cognitiva
Il comportamento viene spiegato in base al modo in cui le persone interpretano e rappresentano
attivamente le proprie esperienze per poi pianificare le proprie azioni.
- Contano processi di rappresentazione della realtà e di attribuzione di significato
- Non si risponde a stimoli, ma si agisce in modo pianificato
- Origine: Psicologia della Gestalt.
- Esempi:
1. Teoria del campo (Lewin)
2. Teoria della coerenza cognitiva
3. Teorie attribuzionali (es. Le persone cercano di darsi spiegazioni dei
comportamenti)
4. Social cognition
Teorie collettivistiche
Contrapposte alle teorie della personalità.
- Il gruppo sociale è una matrice che precede il pensiero individuale e gli da forma → le
persone prendono forma grazie alla loro collocazione nel gruppo sociale.
- L’attenzione è posta sulle proprietà del gruppo prima che su quelle individuali (approccio
top-down) mentre le Teorie individualistiche hanno un approccio bottom-up
- esempi:
● “Mente di gruppo” (McDougall): nei gruppi le persone cambiano modo di pensare
(comportamento di gruppo è diverso da comportamento interpersonale →
emerge mente di gruppo)
● Teorie dell’identità sociale
STORIA
Mente di gruppo: questo concetto della demopsicologia si espande con il nome mente di
gruppo grazie a
- LeBon e poi McDougall (1920): Entrambi affermano che le persone pensano e si
comportano in modo più aggressivo o antisociale sotto il controllo della mente di gruppo.
- Sherif (1935): in gruppo si apprendono norme che influenzano il comportamento in
modo duraturo
- Taijfel & Turner (1979): il gruppo contribuisce a formare un’identità sociale con sue
proprie regole
- Zimbardo (1971): le situazioni di gruppo modificano il senso di responsabilità individuale
(effetto Lucifero)
Psicologia sociale nasce in Europa alla fine dell’800 ma a causa della guerra e condizione
economica si sviluppa in USA.
Rinasce in Europa nel dopoguerra → fondazione dei centri di ricerca, soprattutto sui rapporti
inter-gruppi
1960: fondata associazione europea
1970: fondato giornale di psicologia sociale
1980: gruppi di ricerca indipendenti (dall’influenza americana)
Nuove tendenze:
- Social cognition
- Neuroscienze sociali
- Salute come fenomeno di impatto sociale
- Prospetto evoluzionista
- Social network e social media
- Fenomeni di migrazioni di massa
PENSIERO SOCIALE
Pensiero: linguaggio interiore e simboli che usiamo, conscio, o almeno qualcosa di cui siamo o
potremmo essere consapevoli
Cognizione: processi mentali che possono essere in larga misura inconsci. Ce ne accorgiamo
solo facendoci attenzione, non è rappresentabile con un linguaggio o un insieme condiviso di
simboli. Agisce come il programma di un computer, sullo sfondo. È un’attività mentale attraverso
cui si elaborano, comprendono e memorizzano informazioni percettive e attraverso cui si
pianifica e programma ciò che si dice e si fa.
COME SI FORMANO LE NOSTRE IMPRESSIONI SUGLI ALTRI
Cognizione sociale
STORIA
● Kurt Lewin: Considerato il padre della psicologia sociale sperimentale.Parlando del
campo sociale, sostiene che il mondo sociale influenza il nostro modo di pensare.
Secondo lui il comportamento viene meglio interpretato se considerato in funzione del
modo in cui le persone percepiscono il proprio mondo e manipolano e collegano queste
rappresentazioni mentali.
● Da anni 50 → nuove teorie che hanno in comune il modello della dissonanza
cognitiva / Coerenza cognitiva: se abbiamo informazioni incongruenti tra di loro
proviamo una dissonanza e siamo portati a risolverla.
● Dopo anni 60 → il modello della dissonanza cognitiva comincia a perdere popolarità (gli
scienziati dimostrarono che gli individui sono in grado di tollerare le contraddizioni),
verso invece il modello dello scienziato ingenuo: Uomo come scienziato: le persone
hanno necessità di attribuire specifiche cause ai comportamenti e agli eventi, per
rendere il mondo un luogo dotato di senso in cui agire.
● Anni 70 → il modello dello scienziato ingenuo è alla base delle Teorie attribuzionali: gli
esseri umani attribuiscono cause interne o esterne ai fenomeni.
● Alla fine degli anni 70 → modello dello scienziato in crisi: le persone sono scienziati
imprecisi, o mosse da interessi personali e da forze irrazionali. Questo porta a degli
errori sistematici (BIAS) utilizzando delle euristiche (scorciatoie cognitive) →
economizzatore cognitivo: spesso giungiamo a una conclusione in modo rapido
piuttosto che accurato (per risparmiare risorse)
In tutti questi modelli manca la motivazione. Showers e Cantor propongono il pensatore
come Tattico motivato: strategie cognitive a servizio di scopi di tipo personale
● Oggi → la cognizione sociale si focalizza su come la cognizione sia influenzata da
contesti sociali ampi o immediati e come essi influenzino il comportamento sociale. È un
approccio alla ricerca caratterizzato da vari metodi, in parte presi in prestito e
perfezionati dalla psicologia cognitiva.
Uno sviluppo recente è la neuroscienza sociale (attività cognitiva è monitorata con
fMRI per verificare attività elettrica cerebrale associata a funzioni cognitive)
Un altro sviluppo è qullo che descrive l’influenza reciproca tra sentimenti e cognizione
sociale. Situazioni diverse possono evocare diverse emozioni in persone diverse → le
persone valutano le proprie speranze, desideri e abilità e la situazione in cui si trovano.
Modello dell’infusione dell’affetto (Forgas 1995): il mood cambia il giudizio delle
persone: il giudizio sulle persone è più influenzato dall’umore quando abbiamo bisogno
di pensare più a lungo e in maniera costruttiva, e laboriamo attivamente i dettagli di uno
stimolo e possiamo attingerli dalla memoria. È un esempio di quella che viene definita
Social Cognition “calda” in quanto ritiene che i processi cognitivi si debbano analizzare di
pari passo con le emozioni, che giocano, al contrario di ciò che sosteneva la Social
Cognition “fredda”, un ruolo molto importante nella formazione degli atteggiamenti.
Ci formiamo delle impressioni sulle persone e le comunichiamo agli altri e le usiamo per
decidere come ci sentiamo e agiamo.
Utilizziamo i tratti della personalità per descrivere gli altri, ma le impressioni che ci formiamo
sono influenzate da alcune informazioni più che da altre
TRATTI DI PERSONALITA
Se adottiamo la prospettiva teorica dei tratti di personalità, ci accorgiamo che non tutti gli
attributi (tratti) di una persona sono ugualmente determinanti del formare l’immagine mentale
che noi abbiamo di quella persona. Alcuni avranno un peso maggiore di altri:
Modello configurazionale di Asch: suggerisce che le impressioni che ci formiamo quando
conosciamo una persona, sono influenzate da alcune informazioni più che da altre.
● Tratti centrali→ tratti che hanno una grossa influenza sulla configurazione delle
impressioni finali.
● Tratti periferici→ tratti che hanno un’influenza poco significativa sulla configurazione
delle impressioni finali.
La centralità, però, dipende anche dal contesto; pertanto i tratti centrali cambieranno a seconda
della relazione che intercorre tra loro e gli altri attributi della lista.
Esperimento: lettura di liste di aggettivi bipolari che descrivevano una persona (tratti). In alcune
liste erano presenti la parola caldo o freddo. Veniva associata un’impressione positiva alle
persone nelle cui liste era presente la parola “caldo”. Se invece le parole erano sostituite da
diplomatico/diretto la differenza nell’impressione era meno netta → Caldo/freddo riguardano
tratti centrali che influiscono sulla formazione dell’impressione.
Alcuni studiosi ritengono che la centralità di un tratto è influenzata dal contesto (un tratto come
caldo semanticamente legato ad altre dimensioni, come buono, sarà più centrale se collegato a
un tratto più collegato a dimensioni simili
COSTRUTTI
C’è però chi crede che le persone abbiano convinzioni idiosincratiche e durature, che Kelly
definisce costrutti personali
Teoria dei costrutti personali (Teoria di Kelly) Possediamo una serie di attributi e categorie
gerarchiche (costrutti), che ci costruiamo autonomamente, per categorizzare e rappresentare
noi stessi e gli altri (abbiamo una teoria sulla natura umana che è diversa per ogni persona),
che determinano il nostro comportamento sociale. Queste teorie sono coerenti e gerarchiche.
IMPRESSIONI
Per quanto riguarda le impressioni, invece, sono importanti gli studi di Schneider:
Teorie implicite della personalità (Schneider, 1973): ha proposto che le persone elaborano
delle “teorie implicite” su come sono fatti gli altri e sulla natura umana in generale; modi
personali e idiosincratici (cioè avversi) con cui rappresentiamo gli altri e spieghiamo il loro
comportamento. Secondo Markus, le teorie della personalità sono largamente condivise in una
stessa cultura.
Schemi e categorie
Quando ricordiamo qualcosa, spesso lo facciamo attraverso una strutturazione cognitiva delle
informazioni in nostro possesso, un fenomeno tendenzialmente inconsapevole.
Schema: struttura cognitiva che grazie a informazioni interconnesse tra loro, utilizziamo per
conoscere e comprendere la realtà. Struttura cognitiva che rappresenta la conoscenza di un
concetto o di un tipo di stimolo inclusi i suoi attributi e le loro relazioni. Rappresentazione di più
informazioni interconnesse tra loro che usiamo per rappresentarci la realtà. (es. Schema di “bar”
o “ristorante”)
Gli schemi agevolano il processo top-down (deduttivo: generano un’impressione generale sulla
base di preconcezioni o di conoscenze preacquisite)
Tipi di schema:
- Schema di persona: su persone specifiche (es Elena è brava)
- Schemi di ruolo: riguardano chi ricopre un ruolo (è un dottore)
- Script: riguardano eventi (es: festa di compleanno)
- Schemi di sè: schemi del proprio sé (io sono così)
- Schemi senza contenuto: non descrivono categorie specifiche, ma sono regole per
elaborare informazioni
Categorie:
- insiemi sfuocati di caratteristiche, costruiti attorno ad un prototipo, ovvero una
rappresentazione tipica ed ideale della categoria stessa.
- Utilizzano anche gli esemplari, ovvero esempi specifici particolarmente rappresentativi
delle categorie.
- Prototipi ed esemplari possono a volte coincidere
- Una volta che l’evento o situazione vengono categorizzati, si genera lo schema
pertinente
- Prototipi sono più nebulosi e indistinti, gli schemi sono più precisi.
- L’uso delle categorie va in base ai costi dell’errore (categorie strette) e ai costi
dell’indecisione (categorie ampie).
Acquisiamo gli schemi nelle progressive esperienze con gli esemplari della categoria.
Quindi
1. Prototipo: rappresentazione ideale di una categoria. Genera →
2. Categoria: insieme sfuocato di caratteristiche costruito intorno a un prototipo. Genera →
3. Schema: struttura cognitiva che rappresenta la conoscenza di un concetto
Stereotipi: sono degli schemi di gruppi sociali. Si basano sulle categorie che scegliamo di
utilizzare. È uno schema semplificato di gruppi sociali, e serve a regolare i rapporti tra gruppi
stessi. Tende ad essere:
- etnocentrico (valorizza il gruppo di appartenenza e svaluta gli “altri”): sono immagini
semplificate dei membri di un gruppo → se applicate agli outgroup sono spesso
dispregiativi.
- La stereotipizzazione è una scorciatoia cognitiva
- caratterizzato da una funzione valutativa.
- Consente di formare impressioni rapide e capire velocemente come agire.
- Utile per rafforzare la coesione del gruppo.
- Sono acquisiti velocemente e tendono a rimanere stabili in condizioni di forti tensioni
sociali. Difficili da cambiare. Spesso acquisiti precocemente (prima che il bambino
conosca il gruppo che viene stereotipato)
- Legato al principio di Accentuazione (Tajfel, 1969): Le divisioni in gruppi amplificano la
percezione delle somiglianze all’interno del proprio gruppo e le differenze tra diversi
gruppi.
- Le categorie che usiamo fanno da base per gli stereotipi.
- Si sviluppano da un gruppo per caratterizzarne un altro
- Una volta che una persona, un evento o una situazione vengono categorizzati, si genera
lo schema pertinente, gli schemi derivano quindi dalle categorie
Secondo Eleanor Rosch, le persone tendono a usare categorie di base né troppo ampie, né
troppo piccole. Le categorie intermedie sono più facili da usare (mobile-sedia-sedia a sdraio →
astronauta donna-donna in carriera-donna) → distinzione ottimale (inclusione con categorie più
ampie → più errore / distinzione con categorie più strette → meno errore), in modo da
ottimizzare due esigenze, secondo il principio di distinzione ottimale che permette di
raggiungere un equilibrio tra spinte opposte tendenti all’inclusione e alla distinzione:
- Di Inclusione: con la formazione di meno categorie, più ampie e meno numerose
(sovra-ordinate).
- Di Distinzione: con la formazione di più categorie, più strette e più numerose
(sotto-ordinate).
Gli schemi che utilizziamo hanno quindi di solito un’accuratezza circoscritta che ottimizza il
compromesso tra queste due spinte.
Poiché gli schemi ci danno un senso di ordine, non cambiano facilmente, nonostante le
evidenze. Il fondamento iniziale dello schema si perde, ed è pertanto difficile da confutare.
Per evitare di cambiare gli schemi, tendiamo a vedere+confermare cio che già sappiamo → Self
confermatory bias: confermiamo i nostri schemi con le informazioni che acquisiamo.
La codifica sociale dipende da ciò che attira la nostra attenzione. L’attenzione è influenzata da:
- Salienza: è la distintività, ovvero la capacità di emergere in mezzo ad altre informazioni,
che di conseguenza rimarranno sullo sfondo. Le info nuove, inattese hanno maggior
salienza (Es. donna che prende parola in un gruppo di uomini, denota novità e attirerà
maggiormente l’attenzione)
- Accessibilità: è la facilità con cui una informazione si connette al nostro sistema di
conoscenze pregresse; le informazioni più coerenti e vicine ai nostri interessi
risulteranno essere più accessibili delle altre (Es. saremo portati a interessarci di più in
occasione di notizie di casi delinquenza di immigrati, se siamo persone convinte che gli
immigrati sono dei delinquenti!)
Legata al fenomeno del Priming: alcuni schemi si attivano più facilmente e rapidamente.
Memoria
Le rappresentazioni del mondo sociale risiedono nella memoria, questa opera come una rete di
associazioni, ovvero un modello in cui nodi o idee sono collegati da legami associativi lungo i
quali può propagarsi l’attivazione cognitiva. Generalmente per formare rappresentazioni mentali
di altre persone, ci annotiamo mentalmente caratteristiche fisiche, comportamenti, azioni e tratti
salienti della personalità.
Inoltre una parte della memoria è composta da informazioni del passato ben consolidate e
stabili (MLT), collocate in una sorta di magazzino mnemonico, mentre un’altra parte è costituita
da un numero limitato di informazioni in continua elaborazione, ai quali prestiamo attenzione nel
presente (MBT - Working Memory)
Quando organizziamo le informazioni riguardanti le persone (esteriori o di aspetto, interiori intesi
come aspetti della personalità, i comportamenti e le azioni) lo facciamo in due modi:
- Per individuo
- per gruppo
(all’inizio viene usata la modalità per gruppo, in quanto la nostra conoscenza è meno
approfondita; successivamente verrà usata quella per individuo, in quanto avremo maggiori
informazioni).
- Siamo accurati nel ricordare i volti, ma meno accurati per persone che non
appartengono al nostro gruppo e anche in contesti naturali dove è richiesta
testimonianza oculare
- A differenza dell’aspetto fisico, conserviamo i ricordi dei tratti delle persone sotto forma
di proposizioni astratte (Maria è buona/scortese), che si basano si inferenze causali
basate sul comportamento e sulle situazioni.
Inferenza sociale
Il cuore della cognizione sociale. Si riferisce al modo in cui elaboriamo informazioni sugli altri
per ottenere una rappresentazione (bottom-up o top-down). Mediante l’uso di:
- Categorie (processo automatico)
- Attrbuti di una persona (più ragionato
Anche differenze sulla differenza tra inferenze guidate dallo schema o dai dati:
- Percorso euristico/periferico per decisioni da prendere velocemente, basate su
stereotipi, schemi e scorciatoie cognitive
- Percorso sistematico/centrale per riflessioni attente e ponderate
SCORCIATOIE Inferenziali
Euristiche cognitive: procedure di conoscenza economiche. Funzionano la maggior parte
delle volte, ma a volte hanno delle imprecisioni.
Esempi:
- Euristica della Rappresentatività (alcuni elementi valgono per il tutto - stimiamo che un
esemplare sia simile al tipico membro di una data categoria)
- Euristica della Disponibilità (elementi più salienti, cioè che vengono in mente con facilità,
sono considerati più comuni e diffusi di quanto non siano realmente - es. Un rom ruba →
la rom vicino a me anche)
- Ancoraggio e accomodamento (le impressioni sono legate alle sensazioni iniziali
(primacy). Le inferenze sugli altri sono spesso ancorate alle convinzioni che abbiamo su
noi stessi.
Psicologi ingenui (1958, Heider): cerchiamo di capire come funziona la mente degli altri
2 tipi di attribuzioni:
- Interna (fattori individuali e disposizionali)
- Esterna (ambiente e circostanze)
Comune Scienziato (Kelley, anni ‘60): osserviamo i fattori che covariano con un dato
comportamento e facciamo inferenze (modello della covariazione)
In base al tipo di attribuzione capiamo possiamo possiamo inferire se il comportamento di un
individuo è causato da disposizioni interne o da fattori situazionali
2. Effetto attore-osservatore
Tendiamo a attribuire i propri comportamenti a cause esterne e quelle degli altri a cause interne.
Le cause di questo fenomento:
→ asimmetria delle informazioni (conosciamo meglio il nostro comportamento che quello degli
altri)
→ centro dell’attenzione (quando gli altri sono al centro dell’attenzione, li giudichiamo
indipendentemente dal contesto, quando invece consideriamo le nostre azioni, ci focalizziamo
sulla situazione esterna)
3. Falso consenso
Tendiamo a pensare che gli altri la pensino come noi (tendenza a sopravvalutare la diffusione
del proprio comportamento, ritenendo che gli altri si comportino come loro). È una tendenza
sistematica di tipo egocentrico. È comune, e nasce perché:
- Cerchiamo persone affini a noi
- Siamo convinti del nostro punto di vista
- Avere la percezione che gli altri la pensano come noi ci è di sostegno
I gruppi sviluppano spiegazioni causali per sé stess, come membri di un gruppo, o per altri
(memebri di ingroup o outgroup)
Attribuzioni intergruppo: processo di assegnazione della causa del comportamento proprio o
altrui all’appartenenza a un gruppo
- Etnocentrismo: giudizio favorevole per il proprio gruppo
- Porta a: → Errore ultimo di attribuzione: le persone danno delle attribuzioni positive
interne per il nostro gruppo e esterne per gli altri. Per quelle negative, fanno attribuzioni
disposizionali per il comportamento negativo degli outgroup e situazionali per l’ingroup.
A livello sociale, ci forniscono spiegazioni per la povertà, ricchezza, disoccupazione. Nella sfera
politica i conservatori tendono a compiere spiegazioni interne per queste, mentre i progressisti
spiegazioni esterne. Anche diversi livelli di istruzione possono influire (bassi livelli attivano un
processo di ragionamento guidto dall’affetto, anche negativo - es, bianchi verso neri)
Ideologia: insieme di credenze sistematicamente correlate che ha come funzione primaria la
spiegazione. Circoscrive il pensiero, rendendo difficile uscire dai confini che la delimitano.
Teoria delle Rappresentazioni sociali (Moscovici): descrive uno dei modi attraverso cui si può
costruire e trasmettere la conoscenza determinata dalla cultura rispetto alle cause di qualcosa.
Rappresentazioni sociali: Spiegazioni elaborate collettivamente a proposito di fenomeni poco
familiari e complessi, tali da renderli familiari e di semplice comprensione.
Condivise all’interno di un gruppo, ma non necessariamente fra un gruppo e un altro.
Spiegazione tecnica elaborata da specialisti → attira attenzione dell'opinione pubblica →
divulgazione e condivisione (con probabile semplificazione, distorsione, ritualizzazione) tra non
specialisti → rappresentazione sociale (spiegazione basata sul senso comune, accettata e
indiscussa, soppianta spiegazioni alternative e diventa ortodossa)
Critiche alla teoria:
- formulata in modo impreciso
- Difficoltà di misurare in termini quantitativi le rappresentazioni sociali
Voci (rumours): informazioni che circolano per sentito dire, riguardo eventi incerti e confusi. I
gruppi tendono ad alimentare questa forma di comunicazione in assenza di informazioni
condivise.
- La trasmissione è caratterizzata da livellamento, affinatura e assimilazione (diventa via
via più complessa, con delle caratteristiche ingigantite).
proliferano in momenti di crisi.
- Aumentano il senso di controllo e il senso di appartenenza al gruppo.
- Hanno sempre una fonte, che le produce spesso di proposito per una ragione specifica
Un tipo particolare è quello delle teorie della cospirazione (teorie causali astruse che si
basano sull’idea che una minoranza organizzata cospiri contro il resto dell’umanità). Sono
antiscientifiche. Danno la possibilità di dare senso e controllo al mondo.
Sè IDENTITà E SOCIETà
Riflessione su sè stessi è un processo storico. Tappe:
- Secolarizzazione → la realizzazione di sè stessi può avvenire su questa terra
- Industrializzazione → cambia il modo di produzione. Dall’essere parte della comunità a
una società più individualista
- Illuminismo → cambiare il proprio posto nella società
- Psicanalisi → rafforzamento dell’idea di individualità da approfondire e studiare
(conoscere la psiche umana e i suoi misteri).
Sè + identità
- Costrutti che derivano e influenzano il nostro rapporto con l’ambiente sociale e la
percezione.
Il sé psicodinamico
Nella teoria psicodinamica l’Io è un’unità unica e irripetibile
- es: impulsi libidici asociali e egoistici
- Super io: norme interiorizzare provenienti dalla nostra società
Rappresentazione di sè
Freud ha un punto di vista individuale
Allport dice che sono le caratteristiche individuali danno forma alla relazione sociale, ma il
gruppo possiede una mente a sè stante e influenza il comportamento degli individui stessi → il
mio comportamento è diverso se sono solo o in determinati gruppi
Comportamento collettivo
Alcuni psicologi sociali ritengono che il sé trae le sue proprietà dai gruppi.
Secondo Mc Dougall si sviluppa una mente di gruppo che va al di là dell'interazione tra individui.
In anni recenti il concerto di sé collettivo è stato sviluppato stato sviluppato nella teoria
dell'identità sociale.
L'interazione sociale efficace si basa sulla capacità di assumere il ruolo dell'altro, vedendo
quindi noi stessi come ci vedono gli altri (sé riflesso), come oggetto sociale (me) e non come
soggetto (io). Spesso gli altri ci vedono come rappresentanti di una categoria, quindi il me
diventa noi.
Le persone vedono sé stesse come pensano che gli altri le vedono, sovrastimando
caratteristiche positive e il controllo che hanno sugli eventi, e sono ottimiste in modo irrealistico
(triade dell'autoaccrescimento)
Autoconsapevolezza
Conoscenza di sé
Il concetto di sé è uno schema complesso e multisfaccettato.
Come conoscere il sé
Teoria dell’autopercezione (Bem, 1967)
Compiamo attribuzioni non solo riguardo al comportamento degli altri ma anche riguardo al
nostro. Ci formiamo un'idea di chi siamo non con l'introspezione ma grazie alle capacità di
produrre attribuzioni interne riguardo al nostro comportamento.
Ma ci sono degli aspetti di noi a cui non abbiamo accesso, oppure che non sono piacevoli.
→ compiamo delle attribuzioni sulla base dei nostri comportamenti (come faremmo con gli altri),
alla ricerca di disposizioni interne stabili (coerenti e solide. Es. sono una persona generosa)
Per costruire un’idea di noi stessi può anche bastare immaginarsi di fare qualcosa
Effetto di sovragiustificazione
In assenza di chiare cause esterne per il nostro comportamento supponiamo di aver scelto
spontaneamente quel comportamento perché cipiaceva.
L'introduzione di ricompense riduce lamotivazione e il piacere che si prova nello svolgimento di
un compito precedentemente motivato instrinsecamente.
(es. Bambini che ricevono un premietto per disegnare, il giorno dopo disegnano di meno,
perché penso di voler disegnare per il premio e non per la voglia di disegnare).
Il trucco è diminuire ricompense sulla quantità ma aumentare quelle sulla qualità della
prestazione.
Gloria riflessa (Basking in Reflected Glory BIRGing): essere associati a persone o gruppi
degni di ammirazione, è come se facesse riflettere su di noi gli attributi positivi di quella
persona. (Es: nello sport rifare una squadra)
Regolazione del sé
Gli schemi di sé descrivono quello che siamo ma anche quello che vogliamo essere.
Regolazione del sé: strategie di riduzione della discrepanza tra reale e ideale/normativo
- Teoria basata sull’autoregolazione (Higgins, 1997): le persone usano delle strategie di
regolazione del sé per portarsi al livello dei propri modelli e obiettivi per mezzo di un
sistema di promozione o prevenzione.
● Sistema di prevenzione (obiettivi del sé normativo - avoidance): motivazione a
adempiere doveri e obblighi (norme), concentrandosi su eventi negativi. Strategia
di allontanamento
● Sistema di promozione (obiettivi del sé ideale - approach): motivazione a
concretizzare, concentrandosi su eventi positivi, utilizzando una strategia di
avvicinamento
Identità
Sè e identità sono concetti appartenenti a tradizioni filosofiche diverse.
Identità: quello che mi identifica, definisce, che mi dice chi sono e mi rende unico e
riconoscibile (tanti pezzi di identità: es. Essere italiano, maschio, età, vedute politiche)
Sé (concetto di sé): rappresentazione che abbiamo della nostra identità. / Quello che ci viene
in mente quando pensiamo a noi stessi (fatto di pezzi di identità). / La teoria che abbiamo sulla
nostra personalità e su noi stessi.
2 Classi di Identità (Tjfel & Turner)
- Identità sociale: parte di sé relativa all’appartenenza a gruppi sociali
- Identità personale: parte di sé relativa a tratti individuali o relazioni specifiche
3 forme del sé
- Sé individuale: tratti distintivi che differenziano sé dagli altri
- Sé relazionale: deriva da relazioni stabili con altre persone significative (tipo particolare
di sé collettivo)
- Sé collettivo: deriva dall’appartenenza a dei gruppi
Pur avendo diversi sé, cerchiamo di conservare un'immagine integrata di chi siamo.
Motivazioni del sé
Minacce al senso di sé
- Fallimenti
- Incongruenze
- Eventi stressanti
Autostima
L’autostima è strettamente connessa all’identità sociale → attraverso l’identificazione con il
gruppo, i tratti positivi di esso vengono applicati a noi stessi.
Essa può essere considerata come tratto disposizionale, soggetto a variabilità inter-individuale.
Bassa autostima è correlata a vari problemi sociali e personali (tossicodipendenza, crimine,
gravidanze indesiderate, rendimento basso a scuola)
Ma anche l’alta autostima può essere correlata a violenza, se il sé viene minacciato (le persone
con alta autostima diventano più violente di quelle con bassa autostima se vengono minacciate)
L’effetto del consumismo sull’autostima è stato fortemente negativo nella società occidentale
contemporanea.
La felicità può aumentare l’autostima (essere di buon umore distorce la stima che abbiamo di
noi stessi in senso positivio).
Autopresentazione
Cerchiamo di controllare la presentazione del sé che proiettiamo attraverso l’interazione con gli
altri.
Gestione dell’impressione:
- Cerchiamo di mostrarci sotto una luce positiva adattando la nostra strategia alle diverse
aree sociali, come ruoli diversi per pubblici diversi.
Automonitoraggio: controllo attento del nostro modo di presentarci. Attenti osservatori di sé
stessi adottano modelli strategici di presentazione
ATTEGGIAMENTI E PERSUASIONE
In psicologia sociale
Attitude → atteggiamento
Organizzazione stabile di convinzioni, credenze, pensieri, emozioni e tendenze all’azione. È una
disposizione valutativa ed emotiva verso un determinato fenomeno sociale. È anche un
sentimento o valutazione generale in merito a una persona/oggetto/problema
Formazione dell’atteggiamento
Processo con cui si formano i nostri atteggiamenti, principalmente attraverso:
1. Esperienza diretta
2. Influenza degli altri
3. Nostre reazioni emotive (Processi cognitivi e emotivi)
In particolare:
● Effetto della mera esposizione (Zajonc): valutazione di un fenomeno deriva
dall’esperienza ripetuta, inducendo una maggiore propensione verso il fenomeno
(l’esposizione a un oggetto dà come risultato una maggiore attrazione nei suoi confronti)
Condizionamento
- Classico (associare esperienze piacevoli/spiacevoli per legare quella sensazione al
fenomeno)
- Operante/strumentale (rinforzi/punizioni legati a un fenomeno)
- Modellamento / apprendimento vicario/sociale (Bandura): impariamo osservando quello
che succede agli altri
Fonti privilegiate dell’apprendimento di atteggiamenti
- Genitori e famiglia + gruppi di appartenenza rilevanti
- Mass media e pubblicità
- Noi stessi: facciamo inferenze causali dai nostri comportamenti e impariamo i nostri
atteggiamenti interpretandoli (teoria dell’autopercezione di Bem → aumentiamo la
conoscenza di noi stessi facendo autoattribuzioni. Ci chiediamo “perché lo faccio?” e nel
trovare le cause ci diamo risposte che contribuiscono alla percezione di noi stessi, anche
se non sempre queste spiegazioni sono corrette o complete)
Atteggiamenti e condotte
Primi studi:
- LaPiere (1934): gli albergatori americani accolgono ospiti cinesi, pur dichiarando
successivamente nei questionari che non li avrebbero ospitati → mette in discussione i
questionari di atteggiamento
- 1960: correlazione tra atteggiamenti e comportamenti è debole
Ci sono varie caratteristiche che influenzano la connessione tra un atteggiamento e un’azione,
in particolare forza e accessibilità:
● Accessibilità:
- Gli atteggiamenti accessibili sono quelli più facilmente recuperati dalla
memoria ed espressi più rapidamente (è un caso di euristica della disponibilità.
Es. abbiamo più paura di morire in aereo perché si parla più delle morti in aereo
che delle morti in motorino, e in modo più grandioso)
- Sono più stabili, più selettivi e più resistenti al cambiamento → influenzano di più
il modo in cui categorizziamo perché è più facile accedervi
- Un atteggiamento diventa più accessibile nella misura in cui l’esperienza diretta
con l’oggetto diventa più frequente.
● Forza:
- Gli atteggiamenti forti indirizzano il comportamento.
- Un atteggiamento forte deve essere molto accessibile.
- Intensità fra l’oggetto della valutazione e la valutazione: l’esperienza diretta con
un oggetto e l’avere un interesse personale nei suoi confronti rendono
l'atteggiamento più accessibile e incrementano l’effetto sul comportamento
- Quanto più si pensa a un atteggiamento, tanto più è probabile che ricompaia e
influenzi il comportamento, agevolando il processo decisionale.
- Anche la valenza personale agisce su forza e accessibilità
Teoria dell’azione ragionata (Fishbein & Ajzen, 1974): affronta il problema dello scarso
collegamento tra atteggiamento e comportamento. Secondo essa, gli atteggiamenti si collegano
al comportamento sulla base di processi intenzionali.
Componenti:
1. Norma soggettiva (formata dall’idea dell’approvazione che il nostro comportamento
avrebbe dagli altri + motivazione individuale a compiacere gli altri, fare la cosa giusta)
2. Atteggiamento verso il comportamento (basato su credenze + valutazione delle
conseguenze)
3. Intenzione comportamentale (data dall’atteggiamento + le norme soggettive →
dichiarazione interiore all’azione)
4. Comportamento: l’azione eseguita
Tipicamente verrà eseguito l’azione se l’atteggiamento è a favore e se le norme sociali la
sostengono.
La TRA enfatizza la razionalità del comportamento umano e la convinzione che esso sia
controllabile.
Teoria del comportamento pianificato (Ajzen): mette in evidenza la volontà, aggiungendo alla
TRA la Percezione di controllo sull’azione: quando prendiamo decisioni pensiamo alle
esperienze passate e agli ostacoli presenti.
Dissonanza cognitiva
Teoria di Festinger (1957). Fa parte delle teorie sulla coerenza cognitiva. Abbiamo una
tendenza alla coerenza cognitiva e all’armonia → vogliamo credere di essere coerenti nel modo
di pensare, sentire e agire.
Dissonanza cognitiva
Sgradevole stato di tensione mentale che si verifica quando abbiamo due cognizioni che sono
in contrasto/incoerenti → cerchiamo di modificare una delle due cognizioni per poter allentare la
tensione.
Cognizione: processi mentali che possono essere in larga misura inconsci. È un’attività
mentale attraverso cui si elaborano, comprendono e memorizzano informazioni percettive e
attraverso cui si pianifica e programma ciò che si dice e si fa.
Conflitto post-decisionale
Se faccio qualcosa di contrario ai miei atteggiamenti in assenza di altre giustificazioni proverò
maggiore dissonanza → modificherò il mio atteggiamento
(esempio delle cavallette → mangiare le cavallette può renderci più favorevoli a questo cibo se
chi ce le propone non è nemmeno simpatico con noi. Se è stato simpatico ci diremo che le
abbiamo mangiate per fare un piacere. Quello che non sono nemmeno sono stati trattati bene
hanno come unica scappatoia convincersi che le hanno mangiate perché non erano poi così
cattive)
Persuasione
Persuasione: indurre un cambiamento mirato negli atteggiamenti attraverso una
comunicazione efficace
Si usa in:
- Politica (cambiamento di vedute politiche e comportamenti di voto)
- Marketing (atteggiamenti verso prodotti e comportamenti di acquisto)
- Salute (promozione di comportamenti salutari)
Studi sulla comunicazione persuasiva iniziano nella prima guerra mondiale (convincere le
persone a atteggiamenti pro-bellici)
Soglia di sufficienza: utilizziamo le risorse minime necessarie per sentire di poterci fidare dei
nostri atteggiamenti e adottiamo procedure cognitive più dispendiose quando proprio non
possiamo fidarci
Anche benessere e buon umore aiutano la persuasione (musichette…): sentirsi bene ostacola
l’elaborazione di un messaggio in maniera sistematica
INFLUENZA SOCIALE
Influenza sociale: processo secondo il quale gli atteggiamenti e i comportamenti sono
influenzati dalla presenza reale, ideale o implicita di altre persone.
Come esseri umani ci è naturale adeguarci al gruppo di appartenenza.
Tipi di norme:
- Descrittive: ci dicono com’è il mondo
- Prescrittive: ci dicono come noi dovremmo fare le cose
2 forme:
- Esplicite: regolate con leggi e sanzioni
- Implicite: pur essendo costruite, abbiamo l’impressione che siano naturali e istintive (es.
Il coprirsi le parti intime è diverso in diverse culture, si coprono istintivamente prima delle
parti diverse a seconda della cultura)
Metodo etnologico: metodo di Garfinkel che prevede di svelare una norma attraverso la
violazione di una norma. (es. Studenti che tornano a casa e si comportano come ospiti - i
parenti si meravigliano e si arrabbiano/offendono).
Quando si viola una norma implicita, gli altri si infastidiscono
È possibile che le norme cambino al cambiamento delle circostanze. Rimangono stabili finché
sono utili → ci sono diversi gradi di flessibilità. Quelle più centrali nel gruppo sono più rigide.
L’appartenenza al gruppo porta alla formazione di norme. Non siamo però suscettibili a tutte le
norme e tutte le fonti di informazioni: usiamo il contesto.
Esperimento: movimento autocinetico → se chiediamo a persone diverse avremo una variabilità
nella stima del movimento del puntino. Il gruppo tende a convergere su una valutazione
condivisa. Se però poi chiediamo di nuovo alle persone separate, avranno assorbito il punto di
vista del gruppo.
La norma nasce all’interno del gruppo e viene interiorizzata.
(esperimento: sala d’attesa + campanello + le persone si alzano in piedi)
Acquiescenza: comportamenti atti a fare ciò che gli altri richiedono, adeguandosi in modo
transitorio (anche sotto pressione o costrizione).
Conformiso cambia anche gli atteggiamenti, e in modo duraturo.
L’acquiescenza è transitoria e non cambia i nostri atteggiamenti.
Accattivamento: l’acquiescenza si ottiene con delle strategie:
- Apprezzamento
- Seduzione
- Mostrarsi interessanti agli occhi degli altri
Un accattivamento troppo manifesto è controproducente.
Reciprocità: fare una cosa gentile affinché l’altro si senta spinto a contraccambiare (fa leva sul
senso di colpa)
Richieste multiple (procedimenti per passi):
- Piede nella porta (chiedere prima una piccola cosa per poi fare una richiesta più grande)
- Porta in faccia (chiedere prima una cosa grande, per poi chiedere una cosa più piccola)
- Colpo basso (chiedere senza svelare tutta la richiesta. Es. “mi fai un favore?” Senza dire
cosa)
Dopo l’olocausto, alcune persone che avevano collaborato nel genocidio dicono di averlo fatto
perché avevano ricevuto degli ordini.
Stato di agente (Milgram 1963, 1974): stato d’animo di obbedienza incondizionata, diventando
“agenti” (non si sentono più responsabili delle azioni) e trasferiscono sull’altro la responsabilità
delle proprie azioni.
Esperimento: i soggetti devono dare una scossa a un complice quando l’altro commette
degli errori. Credono di dare le scosse ma possono solo sentire la voce dell’altro. Lo
sperimentatore li incita a aumentare il voltaggio della scossa. I soggetti protestano ma lo
sperimentatore continua a dirgli di farlo. → se qualcuno lo ordina, i soggetti arrivano a
somministrare scosse che possono danneggiare permanentemente la salute dell’altro
Spiegazioni:
- Gradualità del compito (effetto piede della porta)
- Mancanza di contiguità della vittima (più siamo vicini alla vittima, più empatizziamo e
meno siamo disposti a obbedire)
- Contiguità della figura autorevole (la vicinanza della figura ci porta a obbedire)
- Autorevolezza della figura autorevole
- Obbedienza del gruppo (se qualcun altro disobbedisce, anche il soggetto disobbedisce)
Nota: ora l’esperimento sarebbe eticamente discutibile (inganno, mancanza di informazioni, i
partecipanti erano indotti a proseguire contro la loro volontà, possibili effetti traumatici)
Minoranze
Se la maggioranza vincesse sempre, non ci sarebbero cambiamenti.
Influenza delle minoranze
Inclusione: è importante che il gruppo di minoranza si proponga come parte del gruppo di
maggioranza (ingroup)
- le minoranze dissidenti sono oggetto di discriminazione → outgroup
Contratto di tolleranza: il disaccordo all’interno di un gruppo porta alla ricerca di una
risoluzione
Come funzionano
- Maggioranza → acquiescenza (dipendenza normativa o informativa, accettazione
passiva)
- Minoranza → conversione (presa in carico attiva, cambiamento improvviso e profondo)
Il dissenso della minoranza stimola il pensiero creativo e divergente.
Impatto sociale: influenza degli altri sui nostri atteggiamenti. Dipende dalla dimensione del
gruppo, dal suo potere, da quanto ci è vicino.
Le fonti di influenza aumentano il loro impatto con la grandezza → man mano che la fonte si
accresce, diminuisce l’apporto relativo delle delle fonti addizionali, fino a raggiungere una stasi.
→ l’esposizione a una nuova fonte di minoranza può avere un impatto più grande (ventata
d’aria fresca)
GRUPPI
I gruppi sono una forma di categoria: un insieme sfuocato definito sulla base di individui
organizzati attorno a un prototipo
Entatività: unità percepita, grado di coerenza, distintività e organizzazione di un gruppo (alcuni
gruppi ne hanno più di altri)
Teoria della pulsione (Zajonc): gli altri attivano in noi una pulsione che ci porta a utilizzare un
comportamento che è quello che valutiamo migliore.
Se il comportamento dominante è bene appreso, faremo meglio, altrimenti peggio.
Paura del giudizio (Cottrell, 1972):
- Spinta all’azione (pulsione) indotta dalla presenza degli altri dipende dal timore di
essere giudicati negativamente
- Facilitazione sociale: deriva da questo timore
Inerzia sociale
- Se lavoriamo in un gruppo ci impegniamo di meno (diminuisce la nostra motivazione,
pensiamo che gli altri lavorino per noi)
Anche quando non percepiamo la presenza dell’altro gruppo ma la immaginiamo (es: bendati,
con tappi alle orecchie), comunque diminuiamo il nostro sforzo
Socializzazione: processo dinamico tra il gruppo e i suoi membri, nel quale variano il
coinvolgimento e i ruoli degli individui
Processo di socializzazione si svolge secondo 3 fattori
1. Valutazione del proprio e altrui contributo in relazione ai vantaggi ottenuti
2. Coinvolgimento: collaborazione, appartenenza, desiderio di continuità e di
sopravvivenza del gruppo
3. Transizione di ruolo: cambiamenti nel tempo del proprio posto all’interno del gruppo
(membro potenziale → nuovo membto → membro a pieno titolo → membro marginale
→ ex membro)
- Sancite da riti di iniziazione che hanno funzione simbolica (il cambiamento
viene riconosciuto dal resto del gruppo), di apprendistato (si apprende e ci si
adatta al nuovo ruolo) e di fidelizzazione (premio che aumenta il commitment.
- Riti di iniziazione spiacevoli: aumenta il valore percepito
dell’appartenenza al gruppo (per sollevarsi dalla dissonanza cognitiva,
l’aver superato una prova spiacevole porta a maggiore fidelizzazione al
gruppo per giustificare la difficoltà del rito di iniziazione
Struttura del gruppo: articolazione in ruoli che regolazione le relazioni tra i membri
Ruoli:
- Norme applicate ai singoli membri
- Distinguono attività dei membri in modo funzionale per il gruppo → suddivisione di
compiti e funzioni
- Regolano le relazioni tra i sottogruppi
- Espliciti / impliciti / informali / formali
Status:
- Valutazione condivisa del prestigio collegato a un ruolo
- Vale per il ruolo e/o per chi lo riveste, oppure per un sottogruppo/gruppo
- Non ha valore assoluto ma dipende dal contesto
Teoria dell’aspettativa di status: i ruoli si formano in base all’aspettativa connesse allo status
Status specifico: legato alle abilità e competenze individuali (essere un esperto in un campo)
- Status generale: legato ad attributi valutati positivamente dalla società (avere gli occhi
azzurri / essere inglese)
Lo stato generale può avere aspettative pervasive (es. Presidente della giuria in tribunale USA
di solito a medici, seppur non sappiamo se ha delle competenze giuridiche o il suo senso di
giustizia)
Sottogruppi
- Inglobati: sottoinsiemi del gruppo di appartenenza
- Trasversali: appartenenza a più gruppi di riferimento
Spesso sono fonte di competizione e conflitto → funzionali al cambiamento entro certi limiti, ma
possono portare a competizione e sono potenzialmente dannosi per le attività di gruppo
Leadership
Funzione basata sull’influenza sociale che consiste nel portare un gruppo verso un obiettivo. Il
leader facilita il gruppo nel raggiungimento di obiettivi in modo coordinato e produttivo
Caratteristiche del leader:
- Efficace: criterio oggettivo: in grado di stabilire obiettivi e condurre al raggiungimento
- Buono: criterio soggettivo basato su propensioni individuali
Non ci sono prove di attitudine naturale, ma ci sono dei tratti di personalità tipici del leader (Big
Five):
- Estroversione
- Apertura mentale
- Coscienziosità
-
Teoria della contingenza:
- L’efficacia della leadership dipende dalle situazioni:
1. Leade orientati al compito: adatti quando il controllo della situazione è molto
basso o molto elevato (la situazione è molto difficile o molto facile)
2. Leader orientati alla relazione: adatti quando il controllo della situazione è
intermedio
Controllo della situazione:
- Alto: relazioni con il leader sono buoni, compiti ben definiti, autorevolezza riconosciuta al
leader
- Basso: relazioni precarie, compiti mal definiti, autorità del leader non riconosciuta
Teorie transazionali: si basano sull’idea che esista uno scambio tra leader e gregari:
- Teoria del credito personale: i leader hanno bisogno del credito del gruppo (un bravo
leader ha credito dei suoi sottoposti)
- Teoria dello scambio leader-gregario: conta la qualità della relazione tra leader e
gregari
La salienza del gruppo influenza la leadership: più un gruppo ha rilevanza, più la prototipitica
del leader ne rafforza il carisma
I leader prototipici sono più influenti perché sono considerati influenti, sono apprezzati,
acquisiscono carisma graxie ai membri del gruppo
Il leader deve rispettare l’equità procedurale (modo in cui vengono svolti i compiti e le risorse
in modo equo). Deve seguire procedure corrette nell’assegnare i compiti. L’equità distributiva
conta di mento rispetto a quella procedurale.
Soffitto di vetro: schemi relativi alle minoranze sono meno compatibili con la posizione di
leadership. La minaccia dello stereotipo mette i membri delle minoranze in una posizione di
stress e conseguentemente riusciranno meno bene perché anch’essi non credono nella loro
credibilità.
PREGIUDIZIO E DISCRIMINAZIONE
Pregiudizio: atteggiamento negativo/ostile verso un gruppo sociale e i suoi membri basato su
stereotipi o bias negativi (definizione di Allport). Pensare male di qualcuno senza averne motivi
sufficienti
Collegato alla
Non è detto che il pregiudizio porti alla discriminazione + la discriminazione può avvenire senza
pregiudizio
Non sempre il pregiudizio si manifesta in maniera aperta (perché non è socialmente accettato in
genre). 3 comportamenti possono rivelare un pregiudizio:
- Riluttanza ad aiutare
- Tokenism: concedere un benefit di consolazione
- Discriminazione inversa: forma di tokenism (facciamo una concessione a qualcuno
solo in ragione della sua discriminazione)
Razzismo: pregiudizio basato sull’appartenenza etnica (non razziale! Non esistono razze tra gli
uomini, perché ci riproduciamo tra tutti), spesso accompagnato da discriminazioni anche gravi e
violente.
Il razzismo è generalmente stigmatizzato socialmente o illegale → si esprime in forme indirette
e sottili:
- Razzismo riluttante/moderno (neorazzismo): conflitto tra valori egualitari e l'antipatia nei
confronti di un outgroup
- Esistono tecniche di rilevamento indiretto per queste forme di razzismo (analisi del
linguaggio ec…)
Sessismo: pregiudizio e discriminazione basati sul genere sessuale (in genere verso le donne,
gruppo di minor potere).
Stereotipi sui ruoli sessuali:
- Riconosciuti da entrambi i sessi
- Rimangono vivi anche se hanno perso il senso che avevano
- Si tende a pensare che gli uomini siano più competenti, le donne più attente alle
relazioni interpersonali
4 stereotipi di donna:
- Casalinga
- Donna sexy
- Donna in carriera
- Lesbica (nega la propria femminilità per assumere comportamenti maschili)
2 Stereotipi di uomo:
- Macho
- Uomo in carriera
Esperimento: richeisto a dei clinici di descrivere un uomo, una donna, una persona sana:
- La donna sana è diversa dalla persona sana e ha degli attributi come remissiva,
irritabile, orientata alle apparenze (quindi qualche disturbo ce l’ha)
Quanto influiscono le differenze di tipo naturale?
- Teroia della selezione sessuale: Secondo l’evoluzionismo le differenze tra uomo e
donna hanno origine evoluzionistica e sono determinate per la sopravvivenza della
specie
- Teoria del ruolo sociale: le differenze tra i ruoli nella società sono stabilite della cultura
e non dalla biologia. Differenza di sesso: la mamma allatta il bambino (biologica) -
differenza di genere: la mamma rimane a casa per un anno dopo la nascita (culturale)
Gli stereotipi di genere regolano e mantengono le opportunità di accesso al potere sociale:
alcuni ruoli sono considerati da uomini
Il ruolo influenza l’identità sociale (l’uomo che rimane a casa è considerato più femminile
Forme estreme:
- Violenza manifesta + genocidio
- Variabili: paura + odio + idea che gli altri siano caratterizzati in modo estremamente
negativo, senza le qualità che li rendono umani (disumanizzazione) + La società non
agisce più da freno per la discriminazione (es: genocidio: passi lenti in cui lentamente la
legge ha permesso la discriminazione e la rende legittima, è su larga scala)
Dogmatismo: forma diversa di autoritarismo: chiusura mentale che porta le persone a non
cambiare idea
Gruppi minimali
- Si creano gruppi fittizi sulla base di criteri irrilevanti e casuali → le persone tendono a
favorire i membri dei loro gruppi minimali nonostante i gruppi sono virtuali e basati su
variabili superficiali
- Suggerire alle persone che esistono dei gruppi porta a comportamenti di questo tipo
Questo è un esempio di favoritismo (secondo la teoria dell’identità sociale):
- La società è formata da gruppi in relazioni di vario genere (potere e status)
- Le categorie sociali forniscono agli individui identità sociale → si assimilano norme e
valori → si favoriscono quelli come noi
La negoziazione
- Contrattazione: nei gruppi assume forme intransigenti (meglio negoziare
individualmente perché in gruppo il “cedere” può portare il gruppo a prendersela con chi
ha contrattato)
- Mediazione: una persona esterna che concilia le parti. Il mediatore deve essere
imparziale e autorevole (per entrambi i gruppi)
- Arbitrato: si dà il potere a una persona che decide come mediare arbitrariamente.
(ultima spiaggia)
- Ostacoli alla negoziazione
- Tendenze sistematiche a vantaggio del sé (BIAS)
- Tendenze automatiche nell’attribuzione
- Incapacità di adottare il punto di vista dell’altro
L'aggressività
Aggressività: atti intenzionali finalizzati ad infliggere un danno al prossimo
Tuttavia quello che consideriamo aggressivo cambia da cultura a cultura e persone e persona.
Variabili nella valutazione del danno come frutto di aggressività:
- reale/potenziale
- intenzionale/colposo
- fisico/psicologico
- Verso uomini/animali/proprietà
- In contesti codificati (boxe/guerra)
Questioni sull’aggressività:
- È parte della natura umana?
- È istintuale?
- L’uomo è più feroce verso i propri simili?
→ dibattito natura/cultura
Spiegare l’aggressività
Istinto: tendenza innata ad attuare shcemi di comportamento geneticamente predeterminati
che sono spontanei, rivolti a un obiettivo (on/off), vantaggiosi per la sopravvivenza della specie,
idonei (a un determinato ambiente), condivisi dalla specie, soggetti a maturazione (periodi
sensibili)
Prospettiva etologica:
- Potenziale aggressivo è innato
- I comportamenti aggressivi sono stimolati dall’ambiente (catalizzatori) e destinati a delle
funzioni evoluzionistiche destinate alla sopravvivenza (es: protezione della prole, del
territorio)
- L’aggressività intraspecie ha valore di segnale + non sfocia in violenza finalizzata a
distruggere (aggressività ritualizzata) → questo non spiega le guerre del genere umano
- Lorenz e Morris (autore de La Scimmia Nuda) sono gli autori principali a sostenere che
l’aggressività è un istinto naturale funzionale alla sopravvivenza della specie)
- L’uomo nasce senza armi → usa armi artificali → questo non gli permette di riconoscere
i segnali di pacificazione dei suoi simili → l’aggressività e danneggiare gli altri è più facile
Prospettiva biosociale:
- Componente innata che non determina in modo rigido l’espressione dei comportamenti
ma ne stabilisce le premesse + ruolo dell’ambiente sociale che plasma i comportamenti
e crea le condizioni per farli manifestare
- Non si ricorre al concetto di istinto (che ricorre sempre in modo uguale)
Personalità e aggrssività:
- Persone con personalità di tipo A: competitivo, ambizioso, impaziente, predisposto alla
coronaropatia:
- Più aggressivi verso chi percepiscono come competitor
- Più conflittuali con i dipendenti (non con i superiori)
- Più violenti con i bambini
Alcol/droga e aggressività:
- Esperimento: 2 gruppi: 1 gruppo beve alcol, l’altro no. In competizione, il vincitore può
infliggere una scossa all’altro. Il gruppo che ha bevuto di più infligge scosse più alte
(quando lo sperimentatore incita a dare scosse più grandi) → i soggetti che hanno
bevuto alcol sono più sensibili alla pressione sociale (non all’aggressività)
Aggressività collettiva
- La folla in alcuni casi può deindividualizzarsi e disumanizzare la vittima, istigando
comportamenti violenti a danno di un individuo o di un gruppo
- Anonimato + numerosità = facilitatori
- Il teppismo nel calcio non è un esempio di aggressività collettiva, in quanto è invece un
fenomeno di attività organizzata di competizione inter-gruppo
Violenza domestica:
- Verso anziani e bambini ma soprattutto donne
- Omicidi tra coniugi sono ¼ di tutti gli omicidi in cui assassino conosce la vittima
- Motivi:
- I modelli di aggressività nella coppia sono appresi
- La vicinanza espone e esagera reazioni
- Tensioni intrafamiliari
- Rapporti sbilanciati di potere → violenza del più forte
- Alcol
- Sindrome della molestia: misto di vicinanza, stress e sbilanciamento di potere
- Norme e valori culturali influenzano l’atteggiamento nei confronti della violenza (es:
cultura dell’onore: la violenza mschile sulle donne è tollerata o approvata per questioni di
onore; l’infedeltà disonora, la violenza ripara il danno)
- machismo: uomini sono incoraggiati a mostrarsi duri e aggressivi
Guerra: caso estremo di aggressività interumana che coinvolge gruppi estesi e prevede l’uso
della violenza finalizzata all’uccisione di massa. Si sostiene su credenze e valori ampiamente
condivisi. L’obiettivo di uccidere il nemico si basa su un pregiudizio negativo estremo
Ipotesi catartica: per ridurre l’aggressività favorisce una scarica → falso: tirare pugni a un
punching ball rende più aggressivi
→ bisogna invece promuovere cultura della pace e della nonviolenza:
- A livello individuale: modificazione dei comportamenti e rinforzo delle capacità sociali,
gestione dell’ira, assertività
- A livello educativo: informazione, sensibilizzazione
- A livello politico: disincentivare comportamenti aggressivi e promuovere valori di pace
Altruismo e collaborazione
Storia della prosocialità inizia con la filosofia. Anche in natura ci sono animali che aiutano i
propri simili.
Humes: “l’uomo è lupo all’altro uomo” - comportamenti egoistici/antisociali → cosa porta alla
prosocialità?
I comportamenti prosociali sono favoriti dall’empatia (calarsi nei panni dell’altro con risonanza
emotiva, comprensione intuitiva dei bisogni, stati d’animo e intenzioni dell’altro, spinta alla
condivisione)
Modello dei costi-benefici (Piliavin): la propensione ad aiutare gli altri si basa su un processo
emotivo e valutativo con 3 fasi:
1. Attivazione fisiologica alla sofferenza e bisogno altrui
2. Classificazione del coinvolgimento emotivo (appraisal)
3. Valutazione delle conseguenze sulla base di un calcolo di convenienza
Quando qualcuno soffre ci attiviamo e decidiamo (inconsciamente) se aiutarlo ci porterà
beneficio (sollievo dall’attivazione) o no.
Differenza di genere: le donne sono più orientate ai rapporti sociali per motivi di ruolo sociale
(non biologici) + mostrano maggiore empatia verso donne che hanno vissuto esperienzi simile
(altrimenti la differenza con gli uomini scompare)
Fattori attribuzionali:
- Autopercezione di sé come “solidale” e “altruista”: le autoattribuzioni sostegono i
comportamenti prosociali
- Ipotesi del mondo giusto: può sostenere il comportamento altruista (ma anche a
ritenere che le persone meritino il male che capita loro) - (karmaaa)
- Valutazione di efficacia: i comportamenti prosociali dipendono dall’autoattribuzione
della facoltà di intervenire positivamente
I comportamenti di aiuto sono conformi a norme sociali (le quali ci aiutano a orientarci)
- Norme di reciprocità: (fare agli altri ciò che vogliamo loro facessero a noi)
- Norme di responsabilità sociale: (aiutare chi è in condizione di bisogno e dipende da
noi) → l’aiuto dipende da noi o da qualcun altro?
Effetto spettatore (Darley e Latané): se ci sono più persone che potenzialmente possono
intervenire in una situazione che richiede aiuto, la probabilità che interverremmo personalmente
tende a diminuire.
- Il massimo della probabilità di ricevere aiuto in una condizione di emergenza si ha
quando è presente un solo spettatore (70%)
- Se ci sono 2 persone la probabilità si abbassa al 40%
Intervento dello spettatore: implica l’uscita dal ruolo di spettatore e una serie di punti:
- Fare caso ai segnali di richiesta di aiuto
- Ritenere la situazione grave e che possa peggiorare
- Ci riteniamo in grado e responsabili di intervenire
- Sappiamo decidere in che modo intervenire
Relazioni intime
Attrazione: quanto piacciamo agli altri in base all’aspetto ha notevole vantaggio sociale:
- Adulti di bell’aspetto sono più sicuri e in salute
- Hanno più successo negli studi e lavoro
- Più esperienze sessuali giudicato più buono e onesto
- Bambini più belli hanno più amici e voti più alti + preferiscono persone di bell’aspetto
Attaccamento e amore
In psicologia sociale attaccamento e affiliazione sono simili. Abbiamo bisogno di essere in
relazione con gli altri
Gli uomini tendono ad affiliarsi → istinto del branco (1908), criticato dalla visione innatista
(affiliazione è innata e differente dalla ricerca di relazioni di coppia - neurosceinze sociali)
Anni ‘50: ricerca di compagnia associata alla riduzione dell’ansia (distrazione da situazione
preoccupante)
Confronto sociale: gli altri ci aiutano a valutare correttamente le situazioni grazie al confronto
con i loro comportamenti, atteggiamenti e opinioni. Solitudine porta a ricercare la compagnia
(anche di sconosciuti)
Apprezzamento/amore:
- Apprezzamento: desiderio di essere in relazione e interagire
- Innamoramento: desiderio sessuale e eccitazione + apprezzamento
- Amore: apprezzamento + innamoramento + fiducia e senso di intimità
Tipi di amore:
- Appassionato o romantico: intenso, comprende desiderio, tenerezza, sensualità, ansia e
sollievo, dolore e euforia, altruismo e gelosia
- Amicale: profondo, meno tumultuoso e più stabile e duraturo
I greci distinguevano molti più tipi di amore
Matrimonio: contratto sociale che non necessariamente si basa sull’amore (non tutte le culture
costruiscono matrimoni sull’amore → i matrimoni combinati funzionano)
Nella società occidentali siamo abituati a pensare che la cosa importante sia la felicità
individuale. I matrimoni combinati invece hanno una visione più incentrata sulla famiglia che
sull’individuo. Avendo obiettivi diversi, gli individui possono essere felici anche in questo tipo di
unioni.
Teoria dell’equità:
- I costi sono aioni dell’altro che rengono svantaggioso lo stare in coppia (es: l’altro russa)
- I benefici sono azioni dell’altro che rendono vantaggioso lo stare in coppia
- Altruismo e collaborazione aumentano i benefici
Soddisfazione delle aspettative riguarda 3 dimensioni (le stelle che riguardano la scelta del
partner)
- Vitalità e attrattività (buona salute e capacità riproduttiva)
- Calore e affidabilità (capacità di fornire cure affettive)
- Status e risorse (indicatori di capacità di fornire status sociale e stabilità finanziaria -
rango)
Separazione
La cultura può modificare anche aspetti del carattere, che in effetti sono diverse concezioni sulla
natura umana e sul funzionamento delle relazioni sociali. Alcune culture enfatizzano
competizione e aggressività, altre incoraggiano la collaborazione (es: tribà basate su cultura di
caccia → collaborazione, culture più individualistiche → competizione). Alcune culture
enfatizzano l’onore: a volte in forme solidali, a volte in forme violente
L’identità culturale può essere orientata a scelte personali o collettive che comportano un
rapporto tra orientamento culturale o organizzazione sociale:
- Individualismo: emergere come individui è più importante che essere parte di un
gruppo → culture industriali, laiche, basate sul nucleo familiare. Nelle culture
individualiste prevale un sé indipendente (che acquisisce significato dalla separatezza,
è distinto, intimo, unico, autonomo, formula obiettivi personali, orientato al risultato,
competitivo)
- Collettivismo: l’appartenenza al gruppo è più importante degli obiettivi dei singoli
culture tradizionali → culture tradizionali, rurale, basate su famiglia allargata. Nelle
culture collettivistiche prevale il sé interdipendente (che acquisisce significato dalle
relazioni, dalle quali è dipendente, ha confini indistinti, è connesso, fluido, orientato al
collettivo, leale e rispettoso delle norme di gruppo, cooperativo)
Comunicazione
È un fenomeno sociale, alla base dei nsotri rapporti interpersonali, che si fonda sulla
condivisione dei significati e li alimenta, consente alle persone di influenzarsi reciprocamente.
Esistono molte forme di comunicazione (linguaggio, gestualità).
Il linguaggio parlato è una forma comunicativa peculiare della nostra specie, che si basa
sull’attribuzione di significato arbitrario a dei suoni graie all’uso di regole grammaticali e
sintattiche.
Comunicazione non verbale: comunicazione non basata sul linguaggio parlato o scritto ma su
altri elementi (espressioni, postura, gesti). Attraverso essa possiamo:
- Comprendere sentimenti e intensioni altrui
- Regolare le interazioni
- Trasmettere intimità
- Stabilire relazioni di dominanza/controllo
- Coordinare le nostre azioni per raggiungere un obiettivo comune
Appreso soprattutto in modo inconsapevole
Alcune emozioni di base mostrano pattern facciali stabiloi e comprensibili nelle diverse culture
(evoluzionismo). Ekman ha individuato 6 emozioni di base.
Ma la cultura può influenzare:
- Regole di ostentazioni, determinate dalla cultura e dalla situazione, che stabiliscono se è
opportuno mostrare una determinata emozione in un dato contesto
- Ci sono differenze culturali, di genere e situazionali
Ci sono anche una serie di segnali comunicativi sviluppati e appresi culturalmente e usato in
modo deliberato (es: alzare gli occhi al cielo e sbuffare).
La lingua dei segni americala (ASL) è un linguaggio convenzionale (lingua) che utilizza gli studi
di Ekman per sviluppare segni linguistici basati su espressioni facciali dotate di significato
emotivo.
Sguardo
Stabilire un contatto oculare è fondamentale per la comunicazione:
- Ci scambiamo sguardi per la maggior parte del tempo, guardiamo negli occhi chi ci parla
e regoliamo lo scambio comunicativo (nelle cultura occidentale… mentre in quella
asiatica giapponese guardare negli occhi è considerato rude)
- Cerchiamo di leggere le intenzioni degli altri nello sguardo
- Mantenendo o distogliendo lo sguardo stabiliamo relazioni di status
- Differenze culturali nell’uso dello sguardo
Corpo
- Parte dell’espressione emotiva naturale
- Enfatizza linguaggio
- Emblemi: gesti che integrano o sostituiscono la parole
Gesti:
- Illustratori: attirano attenzione e aumentano la comprensione e la memorizzazione
- Conversazionali: danno senso di competenza e calma
- Adattatori: rivelano intenti persuasivi
Distanza:
- Prossemica: la distanza interpersonale indica il grado di affinità e intimità che si
percepisce o si vuole stabilire con qualcuno (differenze culturali)
- Distanze: intima, personale, sociale, pubblica
- Spazio personale: una certa distanza ci aiuta a sentirci al sicuro
- Una riduzione della distanza interpersonale puù essere bilanciata da una diminuzione di
segnali di intimità (es: distogliere lo sguardo)
- Il tocco ha importanti effetti sulla relazione e significative differenze culturali
Principi di base
Prospettiva (o epistemologia) evoluzionista:
Secondo questa rpospettiva:
- Tutti gli esseri viventi hanno un rapporto contrappuntistico con l’ambiente (es: il cavallo
usa gli zoccoli per muoversi)
- Mente: insieme di capacità che permettono di interagire con gli altri
- Conoscenza: rappresentazione (mentale) del rapporto tra la specie e l’ambiente
- Emozioni: sono rappresentazioni mentali parte della conoscenza
Esiste un numero finito di tendenze evoluzionistiche che organizzano emozioni, stati mentali
(stati d’animo, pensieri ed emozioni) e comportamenti (le tendenze influenzano il
comportamento: la meta evoluzionistica suggerisce un comportamento che può cambiare) →
queste tendenze sono “ambientalmente labili” e si esprimono in modo variabile a seconda delle
esperienze (l’obiettivo è prefissato, ma il modo in cui si esprime dipende dall’ambiente e
dall’esperienza dell’individuo)
Queste tendenze sono gerarchiche e organizzate nel cervello. Possiamo utilizzare la visione
tripartita del cervello:
Sistema motivazionale → meta
- Livello 1 (SM rettiliani):
● Difesa
● Predazione
● Esplorazione
● Territorialità
● Omeostasi
● Sessualità R (accoppiarsi per fini riproduttivi, non per “formare una coppia”). A
questo livello non c’è la previsione di una relazione
- Livello 2 (SM interpersonali):
● Attaccamento → ricevere cure
● Accudimento → fornire cure
● Rango (riconosciuto come motivazione a stabilire gerarchia in un insieme sociale
→ il mezzo può essere l’aggressività) → definizione del rango
● Sessualità → accoppiamento/coppia
● Collaborazione paritetica (fra pari) → perseguimento di scopi condivisi
● Gioco sociale / socialità → esercizio/maturazione
● Affiliazione di gruppo → coesione del gruppo
Collaborazione fra pari: Importanza del pointing (attenzione condivisa, appare intorno ai 9
mesi): il bambino guarda qualcosa rompendo il contatto visivo, per mostrare all’altro l’oggetto
della propria attenzione. Passaggio evoluzionistico fondamentale che porta al livello 3.
- Livello 3: (intersoggettività): nella neocorteccia. Condivisione di un significato o
esperienza
● Variazione e combinazione dei livelli 1 e 2
● Simbolizzazione
● Linguaggio
● Cultura
I sistemi più alti possono coordinare quelli più bassi. Grazie al 3° livello possiamo organizzare
gli altri, per combinarli.
Organizzazione e disorganizzazione
Ogni sistema motivazionale organizza, ma deve essere organizzato. La teoria
cognitivo-evoluzionista prevede che l’attività dei SMI proceda attraverso un’alternanza che
garantisce coerenza e organizzazione al nostro rapporto con il mondo man mano che le nostre
mete interpersonali si avvicendano tra loro. → In ogni istante sarà una motivazione dominante a
prendere il controllo e coordinare la visione del mondo e l’agire per perseguire una data meta.
La disorganizzazione è la perdita di un principio organizzatore coerente in funzione di una
determinata meta interpersonale.
Un sistema specifico prenderà il controllo.
Dilemmi sociali: situazioni in cui 2 o più parti devono scegliere tra l’interesse e quello collettivo.
Cercano di capire se le persone mettono in atto comportamenti prosociali o egoisti in relazione
alla razionalità (l’uomo è razionale, in base alla razionalità dovrebbe perseguire il suo utile)
- Dilemma del prigioniero: 2 contendenti
- Se entrambi confessano: strategia razionale per il vantaggio personale o
“equilibrio di Nash”
- Se entrambi non confessano : maggior vantaggio comune o “ottimo di Pareto”
- Di solito gli esseri umani non si comportano in modo razionale → c’è un BIAS a
favore della strategia meno razionale, non confessare.
- Ultimatum game: 2 partecipanti: ci sono 10 euro, un partecipante può scegliere come
dividere i 10 euro. L’altro può decidere se accettare la proposta o meno → equilibrio di
Nash (strategia razionale per il vantaggio personale): accettare qualunque proposta
superiore a 0. Tuttavia i riceventi rifiutano offerte inferiori al 20% e le offerte sotto al 40%
sono a rischio. I proponenti offrono cifre abbastanza eque.
Possibili spiegazioni dei rifiuti:
- Punizione altruistica: per scoraggiare comportamenti egoisti a beneficio di
future occasioni
- Mancanza di autocontrollo: non si controlla la reazione vendicativa di
punizione
- Avversione alle iniquità (inequity adversion): naturale tendenza a
riconoscere quando c’è un’ingiustizia (ce l’hanno anche scimmie, cani,
corvi → c’è forse un substrato, un’eredità comune di varie specie,
specialmente negli animali che vivono in società)
- Dictator game: variazione semplificata del gioco precedente. Il proponente offre la cifra
che vuole e il ricevente la deve accettare comunque. Maggior parte delle persone
concedono qualcosa all’altro (anche se potrebbero tenersi tutto). Le persone si
comportano tenendo conto del bene dell’altro. Forse anche paura di essere giudicati.
Teoria dell’Orientamento ai Valori Sociali (SVO): esiste un’importanza che viene attribuita al
proprio benessere rispetto a quello degli altri + importanza data al bene dell’altro.
Puòl essere dedotta da compiti di allocazione delle risorse. Si ricavano 4 profili:
- 2 profilo proself:
● egoisti/individualisti: interessati a massimizzare il proprio vantaggio, decidono
in base alla propria convenienza senza tenere conto degli altri
● Competitivi: vogliono massimizzare a proprio favore il divario tra il loro
guadagno e quello degli altri
- 2 profili prosociali:
● Collaborativi: massimizzano vantaggio comune, decidendo in base a un
principio di equità
● Altruisti: massimizzare il bene dell’altro.
Aggressività
L’aggressività distruttiva sembrerebbe contraria alla teoria evoluzionistica e rappresenta un
paradosso (gli animali dovrebbero cercare di preservare la propria specie).
Posizioni storiche:
- Freud (1920): Prende dalla filosofia di Humes (l’uomo è lupo all’altro uomo) ed è anche
condizionato dall’esperienza della prima guerra mondiale → Thanatos (pulsione di
morte): accanto alla tendenza al piacere (che già lo porterebbe a atti egoistici) c’è la
pulsione morte
- Comportamentismo: l’aggressività è appresa (tramite condizionamento e modellamento;
Bandura e l’apprendimento vicariante)
- Fromm (1973). Psicologo di derivazione Freudiana ma più integrato con le questioni
sociali e influenzato dal Marxismo. Aggressività istintiva benigna (asservitità) e
aggressività maligna dovuta allo sviluppo individuale della personalità (crede che ci
siano delle influenze sociali che portano all’aggressività).
La spiegazione innatista e dell’apprendimento sociale non spiegano lo sterminio di massa della
seconda guerra mondiale → molti generali tedeschi dicono di “aver eseguito degli ordini” senza
intenzioni malevole
- Ipotesi della banalità del male (Arendt 1963): le circostanze possono
deresponsabilizzare gli individui fino al punto da far perdere il senso della propria e altrui
identità → (Milgram, 1963) l’obbedienza all’autorità può portare le persone a attuare
comportamenti dannosi contro i propri simili (esperimento delle scosse)
- Effetto Lucifero (Zimbardo, 1971): parte dall’ipotesi che il potere porta alla corruzione
delle persone e che le persone non nascono “cattive” → sono più importanti invece i
fattori situazionali (piuttosto che quelli disposizionali) → ruolo importante della
deindividuazione (perdere di vista che anche io sono un essere umano, che ho libero
arbitrio → mi dimentico di essere un essere umano e che anche l’altro lo è)
● Esperimento: Vuole studiare i comportamenti oppressivi dei carceri:
- 24 soggetti sani (non antisociali) e li associa casualmente a due gruppi
(guardie e prigionieri) → i prigionieri vengono portati in carcere tramite
una reale procedura di arresto. Le guardie non hanno istruzioni tranne
che devono detenere il potere.
- Zimbardo osserva le dinamiche del finto carcere
- L’esperimento si interrompe presto perché:
- C’è un’escalation di comportamenti vessatori, crudeltà e torture → dopo
36 ore un prigioniero abbandona l’esperimento a causa di un crollo
psicologico
- Dopo 6 giorni deve essere interrotto l’esperimento
- L’esperimento dimostra:
● La violenza e la crudeltà degli uomini contro gli altri uomini non si
spiegano con la cattiveria di alcuni, nessuno è immune dal rischio
del male
Empatia
- Capacità intuitiva di comprendere l’esperienza dell’altro mettendosi nei suoi panni
- 2 componenti:
- Emotiva (risposta emotiva allo stato emotivo altrui)
- Cognitiva (rappresentazione corretta della mente dell’altro
- Kitchener ne parlò agli albori della psicologia generale, Rogers e la terapia centrata sul
cliente
- Scoperta dei neuroni specchio (Rizzolatti): meccanismo biologico di rispecchiamento
- Cervello empatico: il cervello è evoluto per compiti sociali (social brain) e risponde ad
azioni, sensazioni e emozioni altrui attraverso le risposte di rispecchiamento
automatiche
Normalmente la sofferenza dell’altro dovrebbe inibire la violenza (e alleviare la sofferenza
dell’altro) → perché abbiamo tendenza all’accudimento
Posizione di Baron Cohen, 2011: “La scienza del male”: la malvagità deriva dal
malfunzionamento dell’empatia (erosione empatica) che corrisponde a un malfunzionamento
del circuito empatico (neuroni specchio…)
● L’empatia ha 6 livelli:
- Livello 0 negativo: psicopatia, narcisismo, personalità borderline
- Livello 0 positivo: spettro autistico, Asperger (manca la teoria della mente)
● L’rosione empatica dipende da:
- Predisposizione genetica
- Esperienze infantili avverse
- Obbedienza all’autorità (come dimostrato da Zimbardo)
- Ideologia
- Conflitti inter-gruppo
● Teoria del deficit: la malvagità dipende da un difetto di empatia
L’interruttore dell’empatia (Keysers, 2013 - che lavora con il gruppo di Rizzolatti): Abbiamo due
tipi di sistemi empatici:
- Abilità empatica → potenziale empatico
- Propensione empatica → tendenza a esprimere più o meno il potenziale
- Questo ha senso in una visione evoluzionistica: non sempre è conveniente aiutare l’altro
(quando per esempio dobbiamo sacrificare noi stessi)
- Esperimento:
● Esperimento con psicopatici
● Pizzica, accarezza o spinge la mano dei soggetti → poi gli mostra la mano di un
altro che subisce lo stesso trattamento → gli psicopatici rispondono meno
quando è la mano di un altro
● Poi gli fa rivedere e chiede ai soggetti di empatizzare → le risposte di
rispecchiamento diventano analoghe a quelle delle persone normali
● L’interruttore dell’empatia non scatta in automatico, ma può essere acceso
volontariamente → prova contro il deficit di empatia
Per concludere:
La disattivazione del MIV può portare a:
1. Predazione (eccitazione + freddezza emotiva)
2. Difesa (paura + rabbia)
L’attribuzione di un sentimento amoroso è insita nell’essere umano (es: vedendo due gatti muso
a muso pensiamo che si amino, ma i gatti non hanno un’intersoggettività: coscienza dei
sentimenti dell’altro) / (es: la mamma umana ama il bambino prima che nasce, ama la
rappresentazione del figlio ma il bambino appena nato non ama la mamma: non ha una mente
sufficientemente sviluppata per provare questa emozione → ha un repertorio espressivo che lo
porta a costruire la relazione tramite l’attaccamento e nel giro di qualche hanno porta all’amore)
/ (es: in una coppia: c’è sessualità, scambio di cure (attaccamento) e ci sono altre cose → qui si
può parlare di intersoggettività (capacità di condividere un significato))
L’attaccamento non è l’amore: l’amore è un’esperienza intersoggettiva svincolata da motivazioni
interpersonali (es: sesso, attaccamento, accudimento…)
Gruppo di Boston sui processi di cambiamento (BCPSG, 2011): punto di incontro tra infant
research, psicodinamica interpersonale, teoria dei sistemi:
1. Visione bi-personale o relazionale dei processi mentali (la mente non è = al cervello, ma
è un fatto relazionale che si costruisce ed evolve nella relazione
2. Comunicazione e pensiero (significati) non sono necessariamente simbolici e verbali.
C'è una parte innata (la conoscenza relazionale implicita) in cui le emozioni sono
centrali. (es: il bambino ha una competenza relazionale che lo porta a sorridere alla
mamma nonostante non ne sia cosciente)
3. L’intenzione (implicita) è la forza primaria dell’interazione (goal directedness):
funzioniamo sulla base di piani e obiettivi (impliciti o espliciti). (es: il bambino ha
l’intenzione che la mamma si prenda cura di lui, ma non ne è cosciente, ma innato)
4. I processi di reciproca sintonizzazione sono la parte più importante della nostra
esperienza relazionale → attraverso la ricerca di sintonia, partecipazione e riparazione
dei malfunzionamenti arriviamo alla condivisione dei significati relazionali impliciti (fare
una cosa da soli o con altri è diverso)
I momenti di sintonia (o di incontro) sono fondamentali per far crescere una relazione
Intersoggettività primaria (Trevarthen, 1979): prime forme in cui gli scambi tra madre e figlio
non sono solo relativi a accudimento e attaccamento:
- L’attaccamento ha un’importanza fondamentale dal punto di vista evoluzionistico
all’inizio.
- Allo stesso tempo, sin dall’inizio madre e bambino cominciano a scherzare (questa è
un’aggiunta all’attaccamento) e aggiungono delle parti alla relazione che prescindono da
questi sistemi motivazionali. L’attaccamento non è l’ambito privilegiato della ricerca di
sintonia interpersonale.
Esperimento:
Madri e bambini divisi in 2 gruppi:
1. Campione: 30 madri (età media madri 35, età media figli 14 mesi)
2. Campione: 60 soggetti in relazioni di coppia (32 donne, 28 uomini, età media 27,
relazioni di ⅚ anni)
Rievocare episodi significativi della relazione con descrizione dettagliata (CESPA: contesto,
emozioni, sensazioni fisiche, pensieri, azioni):
- Episodio di sintonia (momento di incontro
- Episodio di rottura (now moment mancato)
Poi descrivere i sistemi motivazionali attivi in quel momento proponendo la lista dei SM con
descrizione e chiedendo quanto quel SM si sia attivato in quel momento
Risultato:
- Mamma e bambino: nei momenti di sintonia vanno di pari passo, nei momenti di rottura
la mamma ha impressione che il figlio è sfidante e critico (il bambino ha competenze
collaborative dai nove mesi, quindi non può manifestarle o meno consapevolmente,
quindi non può nemmeno sfidarla). La mamma quindi attribuisce al bambino delle
intenzioni che lui non ha
● nei momenti di sintonia linee coordinate (no SEX, rango, rabbia - yes
collaborazione, gioco, affiliazione) l’attaccamento del bambino è alto, nella mama
è basso
● Nei momenti di rottura: l’attaccamento della mamma è più alto (ha bisogno anche
lei di cura) - si alzano livelli di competizione (la mamma pensa che il bambino la
sfidi) e di rango del bambino (la mamma si sente di rango inferiore),
collaborazione del bambino scende
- Coppia:
● nei momenti di sintonia c’è collaborazione, affiliazione, sesso, gioco, scambio di
cure alla pari (meno attaccamento e un po’ più accudimento) - poco rango,
competizione
● Nei momenti di rottura: la persona percepisce sé stessa come bisognosa e
percepisce poco i bisogni dell’altro, l’altro viene percepito come sfidante, critico e
inflessibile, poco collaborativo
I momenti di incontro sono percepiti come caratterizzati da: assetto motivazionale vario,
improntato alla collaborazione + coordinazione tra assetti dei due partecipanti
Gli episodi di rottura sono percepiti come caratterizzati da: assetti motivazionali più rigidi e
orientati su attaccamento e rango + mancanza di coordinazione
Nelle diadi madre-bambino lo scambio di cure fa parte dei momenti di sintonia e bambino
percepito come collaborativo (non nei momenti di rottura
Nelle coppie adulte, gli episodi di sintonia non sono incentrati su scambio di cure ma su gioco,
sessaulità… le dinamiche di attaccamento conflittuale sono al centro degli episodi di rottura →
bisogna quindi coordinare meglio le dinamiche di attaccamento
La negoziazione
Nel primo dopoguerra si comincia a studiare come si prendono le decisioni
Teoria dei giochi (Von Neuman, Morgenstern, 1947): dal punto di vista logico-matematico la
collaborazione è la strategia più razionale.
Eppure gli uomini non gestiscono i conflitti in questo modo a causa di:
- Distorsioni sistematiche nella valutazione delle informazioni
- Errori previsionali
- Credenze sulla rappresentazione della situazione conflittuale
Il conflitto non è una proprietà della situazione, ma un modo in cui ci si rappresenta una
situazione. Le parti rispondono a una propria interpretazione del conflitto →
Schema del conflitto: rappresentazione mentale della situazione conflittuale. Dipende da vari
fattori:
- Personalità
- Orientamento relazionale/emotivo verso la controparte
- Percezione di contesti, interessi e risorse in gioco (propri o dell’altro)
- Esperienze conflittuale passate
- Aspettative sul prosieguo della relazione
Lo schema del conflitto influenza il modo in cui si affronta la situazione:
- Grado di collaborazione/competività
- Scelta della strategia
- Prorità attribuite ai diversi interessi
- Distorsioni di valutazione (della situazione, della controparte)=
Copione dell’escalation:
1. Richiedere
2. Esigere
3. Lamentarsi
4. Irritarsi
5. Minacciare
6. Infastidire
7. Gridare, imprecare
Questo copione è valido in tutte le culture e individui, è diversa la velocità in cui si arriva alle
varia tappe
Circoli viziosi: costituiti da attacchi alternati tra le parti in gioco in una escalation:
- Nessuno intende alzare il tiro
- Tendenza a leggere il comportamento dell’altro come un attacco o una provocazione
- Azioni finalizzate a pareggiare i conti
- Valutazioni opposte e simmetriche della situazione conflittuale
Strategie negoziali:
- Contesa (tento di prevalere)
- Risoluzione dei problemi (soluzione creativa win win)
- Compromesso (propongo soluzione intermedia equa)
- Resa (rinuncia alle proprie istanze)
- Inazione (temporeggiare)
- Resa (fuga dal conflitto)
Le strategie possono funzionare meglio o peggio a seconda della situaione e delle parti
Nella considerazione delle strategie si è assistito a una transizione di prospettiva
1. Prospettiva “one best way” → 2. Prospettiva della contingenza → 3. Prospettiva della
complessità
Conflitto e personalità
Secondo alcuni autori le strategie di conflitto sono associate a specifiche caratteristiche di
personalità:
- Problem solving: orientamento ai risultati, tendenza a prendersi cura degli altri e a vole
piacere agli altri, assenza di necessità di difendersi
- Concessione (yielding): bisogno di riconoscimento sociale, scarso piacere nel gioco e
sfida, scarsa impulsività
- Evitamento (withdrawing): bisogno di autonomia, di evitare danni, scarsa tendenza a
prendersi cura degli altri e scarso bisogno di affiliazione
- Contesa (contending): aggressività, bisogno di esibizione, disinteresse a evitare danni,
bisogno di controllare e comprendere
- Compromesso: pazienza, resistenza, sensibilità, tendenza a prendersi cura e affiliarsi
Ma la situazione conta più della persona
Più dello stile di personalità contano i sistemi di credenze (belief) degli individui. Per esempio:
- Il vantaggio di uno corrisponde allo svantaggio di un altro
- Le vittorie comuni sono meglio di quelle individuali
- Le persone sono naturalmente buone e affidabili
Conflitti negoziabili
Nelle organizzazioni, un conflitto è ben gestito se non compromette la funzionalità dei rapporti
tra le parti. Il manager, per prendere decisioni deve saper gestire i conflitti generando consenso,
favorendo una percezione facilitante:
- Trasformare questioni di principio in q. pratiche
- Abbassare posta in gioco
- Trasformare situazioni a somma 0 → win win
- Ampliare prospettive temporali di risoluzione del conflitto
- Favorire la coerenza interna della controparte
- Utilizzare un mediatore esterno
- Interrompere escalation promuovendo la maturità delle parti
Iniziative di riconciliazione: utili in caso di conflittualità radicata:
- Possibilmente a carico della parte più forte
- Costosa e rischiosa per chi la attua (ha valore)
- Inaspettata e visibile (fa riflettere)
- Irrevocabile e incondizionata (senza secondi fini)
- Preceduta da una dichiarazione di intenti e sostenuta per un periodo sufficientemente
lungo (la controparte può rivedere le sue posizioni avendo tempo)
Sintesi:
Gestione negoziale di un conflitto punta a:
1. Trasformare conflitto da emotivo a cognitivo
2. Promuovere passaggio da prospettiva di scarsità a abbondanza
Evitare che il conflitto assuma forme primordiali (attacco e scontro) o irresponsabili (negazione o
soppressione)
Promuovere modalità negoziali più efficaci per il raggiungimento di un accordo
Il modello di studio usa un decisore isolato (quindi non interagisce con un’altra persona ma con
l’ambiente)
Decision making “prescrittivo”: quali sono le decisioni razionali che portano a massimizzare
la produttività?
Le decisioni in condizioni di incertezza dovrebbero puntare a massimizzare l’utilità attesa →
esiste una formula ideata da Bernoulli (1738)
U (utilità attesa) = V (valore attribuito a un certo esito) x P (probabilità stimata)
Il valore è soggettivo
Strategie decisionali:
- MINIMAX: minimizzare la massima perdita (regret)
- MAXIMIN: massimizzare il minimo guadagno (pay-off)
Gioco a somma zero: ciò che guadagna uno viene perso dall’altro (competizione: chi
guadagna lo fa a spese dell’altro)
Es: battaglia di Bismarck:
- Generale Imamura (minimax)
- Generale Kenney (maximin)
Equilibrio di Nash: profilo di strategie (una per giocatore) rispetto al quale nessun giocatore ha
interesse ad essere l’unico a cambiare
Ottimo Paretiano: quando è tale l’allocazione delle risorse è tale che non si può migliorare la
condizione di un soggetto senza peggiorare la condizione di un altro
Nel dilemma del prigioniero c’è un “paradosso”: non esiste una scelta migliore in assoluto
perché:
1. Confessare è nell’interesse individuale (equilibrio di Nash). Se si confessa entrambi ci si
danneggia
2. Non confessando si ottiene il massimo vantaggio di entrambi (ottimo Paretiano,
razionalità collettiva)
Esperienza “tit for tat”: le parti apprendono dall’esperienza e restituiscono all’altra parte quello
che ricevono (es: una parte è competitiva, si risponde con competizione)
Effetto disgiunzione: la scelta tra due alternative può condizionare le nostre decisioni in modo
non razionale. L’introduzione di una terza scelta che non dovrebbe influire, fa si che cambiano
la nostra richiesta.
esperimento
Sperimentatore (soggetto A) collabora → soggetto B compete
Sperimentatore compete → soggetto compete
Sperimentatore (soggetto A) non si sa (non viene comunicato all’altro soggetto) → soggetto B
collabora
Di fronte a una condizione di incertezza cambiamo strategia
Sure thing principle: se io preferissi X sia in condizioni Y che non-Y, dovrei scegliere X anche
senza sapere se le condizioni sono Y o non-Y
Spiegazione: → In condizioni di incertezza, speriamo con più forza che le cose vadano come
vorremmo, facendo meno calcoli
Il dilemma del prigioniero è alla base di molteplici dilemmi sociali (es: evasione fiscale, condotte
ecologiche…)
2 caratteristiche:
- Ogni giocatore ottiene rendimento più elevato facendo una scelta egoistica
- Tutti i giocatori otterrebbero un vantaggio maggiore se cooperassero
Esempi:
- Il dramma dei pascoli comuni (Hardin, 1968): a ogni allevatore conviene aggiungere
animali alla propria mandria, ma se ognuno aggiunge, ci sarà un danno per tutti (poco
pascolo)
- La corsa agli armamenti nucleari di USA e URSS nel dopoguerra
Minacce:
- Possono servire a incentivare ad abbandonare la competizione → rischio escalation
- Devono essere credibili → conta la reputazione di chi minaccia
Ultimatum game
2 persone devono dividere un premio. 1 sceglie la divisione, l’altro sceglie se accettare (tutti e
due ricevono le somme) oppure rifiutare (nessuno riceve le somme)
- Rispecchia trattative in cui è presente una fase “prendere o lasciare”
- La scelta razionale prevede che A offra il minimo e B accetti comunque → Eppure le
persone non accettano offerte inique. I riceventi rifiutano offerte inferiori al 20% e le
offerte sotto al 40% sono a rischio. I proponenti offrono cifre abbastanza eque.
- Media di denaro offerto (4,45 dollari)
- Spartizioni alla pari 78%
- Media del minimo accettabile 2.25
- Richieste maggiori di 1.50 dollari = 59%
Possibili spiegazioni dei rifiuti:
- Punizione altruistica: per scoraggiare comportamenti egoisti a beneficio di future
occasioni
- Mancanza di autocontrollo: non si controlla la reazione vendicativa di punizione
- Avversione alle iniquità (inequity adversion): naturale tendenza a riconoscere quando c’è
un’ingiustizia (ce l’hanno anche scimmie, cani, corvi → c’è forse un substrato, un’eredità
comune di varie specie, specialmente negli animali che vivono in società)
Avviare il negoziato
Condizioni necessarie:
- Obiettivi (soggettivamente) contrastanti
- Possibilità di comunicazione tra le parti
- Possibilità di soluzioni intermedie e compromessi
- Possibilità di formulare offerte e controfferte provvisorie (processo di esplorazione)
La fine del processo è sancita da un accordo sottoscritto da tutte le parti
Motivazione alla negoziazione
- Entrambi le parti vedono un potenziale vantaggio → Differenza positiva tra benefici e
costi della negoziazione
Modelli motivazionale alla negoziazione:
Modello della “aspirazione”: massimizzazione dell’utilità attesa: più motivati si è alla vittoria, si
faranno meno concessioni, più richieste, più tempo per negoziare → rischio di stallo
Dual Concern Model (Pruitt e Rubin, 1986): gli obiettivi dei negoziatori sono determinati da 2
fattori indipendenti: interesse per il proprio rendimento + interesse per il rendimento per la
controparte
I vantaggi di una negoziazione sono frutto di un processo che porta frustrazione, rabbia e paura:
- L’attacco non conviene sul lungo termine
- Spesso nasce dopo un periodo conflittuale
- Siamo spesso soggetti al bias dell’overconfidence (sovrastimiamo la nostra
determinazione di superare la sfida) → sottostimare tenacia dell’avversario
- Stallo delle ostilità (la mia ostilità alimenta quella dell’altro)
Prima si riconoscono i potenziali costi del conflitto, prima si avvia la negoziazione (diminuendo
costi e tempi)
A trattativa avviata:
Dual model concern
- Motivazione al guadagno → stile conciliante e cooperativo (obiettivi su lungo periodo)
- Motivazione a evitare le perdite → stile negoziale più dinamico (obiettivi di breve
periodo, focus sul presente)
Le negoziazioni sono “contesti a motivazione mista”:
- Motivazione di tipo contending (obiettivo di prevalere, con minacce, pressioni,
irrigidimenti)
- Motivazione di tipo problem solving (obiettivo di dare informazione, concedere, fornire
alternative) per offrire vantaggi all’altro e chiudere l’accordo
Queste alternative possono combinarsi:
- Alternanza di concessioni e richieste
- E cambiare in base alle fasi, contesto, persone, questioni
Prepararsi a negoziare
Pianificazione: definizione di strategie finalizzate al raggiungimento degli obiettivi
2 atteggiamenti di base:
- Pensiero incrementale: procedere in maniera flessibile e basata sul qui e ora (razionalità
limitata: non possiamo fare le cose perfette e pianificare)
- Pensiero strategico: cerchiamo di avere una completa visione del quadro
- Quale delle 2 sia migliore dipende dalla situazione: situazione nuova → pensiero
incrementale / situazione conosciuta → pensiero strategico
Una strategia efficace deve essere:
- Imprevedibile (per l’altro)
- Inquadrare in modo chiaro gli obiettivi dall’inizio
- Flessibile e adattabile agli sviluppi
Importante la preparazione: farsi delle domande (chi cosa come perché dove)
Secondo la prospettiva del marketing intelligence bisogna:
- Conoscere i concorrenti (possibili alternative alla controparte)
- Conoscere il mercato
- Conoscere la controparte
Un piano efficace deve essere:
- Semplice (chiaro in ogni momento)
- Specifico (preciso → efficacia)
- Flessibile (adattabile alle circostanze)
Strategie:
- Concedere (ridurre le richieste in modo strategico e non gratuito, per dare segnali di
disponibilità, mettendo l’altro in una situazione di debito)
- Abbandonare il negoziato: se si ha un BATNA (best alternative to negotiation
agreement) vantaggioso
- Non agire: (usare il tempo a proprio favore, in caso si abbia tempo)
- Richiedere: in vari modi
● Minacciare: mostrare che l’altro avrà dei danni → prospettare una punizione, in
modo credibile
● Pressare: infastidire con l’insistenza → se si cede, cessa la pressione
● Dichiarare una posizione irremovibile: prospettare all’altro un punto di rottura
● Persuadere: manipolare il punto di vista altrui, cercando di portarlo ad assumere
il nostro punto di vista (sfruttando le euristiche e senza farsi accorgere)
Strategie distributive
Esempi delle euristiche
- Principio del contrasto: tendenza a valutare le cose in termini comparativi (1 cosa brutta
e 1 peggio → vuoi quella brutta)
- Principio della reciprocità: tendenza a contraccambiare un favore o un dono ricevuto
- Ripiego dopo un rifiuto: tendenza a sentirsi imbarazzati nell'opporsi due volte di seguito
un rifiuto
- Riprova sociale: tendenza in situazioni di incertezza a decidere cosa è giusto basandosi
su quello che pensano gli altri
- Impegno e coerenza: tendenza a voler apparire coerenti rispetto alle proprie azioni
passate, soprattutto se si è percepiti liberi nello scegliere diintraprenderle
- Simpatia: tendenza a assecondare chi ci piace o a cui sentiamo di piacere
- Autorità: tendenza a essere deferenti verso chi percepiamo come più potente
- Argomentazione contraria: tendenza a fidarsi delle persone percepite come autorevoli
che hanno l'onestà di fornire informazioni anche se sono a loro sfavorevoli
- Principio della scarsità: tendenza a essere pià attratti da risorse che hanno disponibilità
limitate
- Reattanza psicologica: tendenza a ribellarsi alle limitazioni alla propria libertà
Tattiche distributive
Accordo win-win: soluzione negoziale in cui ognuno ottiene, in termini di utilità, il meglio che
poteva sperare di ottenere (reciproco vantaggio)
Secondo Dawson (1999) l’obiettivo è che l’accordo appaia win-win alla controparte, anche se
non lo è (trattativa diventa più malleabile se l’altro non avverte che non sta ottenendo il
massimo)
1. Chiedere di più: aumenta il margine di trattativa. Chiedere il massimo MPP (massima
posizione plausibile), senza preoccuparsi del rifiuto.
2. Indugiare al sì: accettare con entusiasmo insospettisce la controparte → tecnica del
flinch (mostrare sconcerto per le richieste altrui)
3. Recalcitrare: assumere il ruolo del venditore/acquirente riluttante (“le sto facendo un
favore)
4. Migliorare: dire all’altro che può fare meglio di così
5. Argomentare: associare un’argomentazione dettagliata a ogni richiesta/concessione →
per aumentare il valore nella mente dell’altro
6. Limitarsi l’autorità: sostenere di non avere abbastanza autorità per decidere → serve a
prendere tempo e ottenere concessioni o uscire dalla trattativa
7. Far dividere la differenza: indurre l’altro ad affermare “veniamoci incontro” + sfruttare
questa richiesta per strappare nuove concessioni
8. Partire dall’accordo: assicurarsi da subito l’accordo sulle questioni minori → questo
migliora la relazione e il potere di persuasione
9. Concedere ad arte: applicare la tecnica dell’undermatching (fare concessioni più piccole
di quelle che concede l’altro) evitando effetto boomerang (in questo modo l’altro non
pensa che le nostre concessioni siano piccole)
10. Coinvolgere con il tempo: allungando i tempi l’altro diventa più disponibile (ma ci sono
costi per il mancato accordo). Il tempo perso diventa una perdita che non si
vuolesostenere
11. Colpire basso: far credere all’altro di avere già pronto un accordo per lui favorevole.
“Tecnica del possesso” (far pensare all’altro che già possiede l’oggetto)
12. Tollerare il fallimento: monitorare il proprio coinvolgimento e raffreddarlo (non bisogna
mostrare che ci interessi)
13. Temporeggiare: accendere l’ansia di concludere → aggiungere dichiarazioni di interesse
per mantenere vivo l’interesse
14. Tacere: chi parla di meno ha più potere → ascolto aggressivo, poker face
15. Raschiare il fondo: dire di aver raggiunto il punto di indifferenza
16. Gestire il rifiuto: sfruttare il senso di colpa di chi pronuncia il no / se siamo noi a dirlo,
farlo con fermezza
17. Pressare: chiedere insistentemente
18. Indirizzare: dichiarare subito le questioni per noi negoziabili o meno
19. Mettere all’asta: dichiarare di avere avuto offerte migliori, e creare competizioni tra gli
interlocutori
20. Cogliere segnali deboli: fare attenzione a segnali non verbali
21. Imporre scadenze: tattica dell’ultimatum, come mossa di apertura non funziona
22. Avvisare e promettere: avvisare dei rischi in mancato accordo (minaccia velata) /
promettere concessioni nel caso in cui la controparte sia disposta a cambiare posizione
23. Inscenare “emotional labour”: manipolare la propria espressività emotiva in maniera
strategica (rabbia, stupore, empatia, ammirazione, distacco ecc…)
24. Vedere il bluff: chiedersi se le minacce della controparte le converrebbero davvero
25. Provocare il boia: reattanza psicologica
26. Giocare al buono e cattivo: usando un complice
27. Fare l’ingenuo: fingere ingenuità e mettersi nelle mani dell’altro (“ci pensi lei che io non
so niente”)
28. Dividi et impera: nelle trattative con i gruppi, assumere ruoli diversi con i diversi membri
al fine di creare fratture
29. Presentare in prospettiva: mettersi nei panni dell’altro e mostrare l’offerta dal nostro
punto di vista
30. Inibire la ricerca: convincere la controparte a negoziare solo con noi (senza cercare
alternative → abbassare la qualità della BATNA
31. Scoraggiare: insinuare dubbi e preoccupazioni nella controparte
32. Confidarsi: invitando a uno stile più informale
33. Dimenticare: fingere di aver dimenticato accordi precedenti + sfruttare tendenza a
ricordare più le concessioni fatte e non ciò che è stato promesso da noi
34. Allearsi: procurarsi un alleato, meglio se di potere + tecnica del nemico comune
35. Scegliere l’arbitro: introdurre una terza parte apparentemente imparziale
36. Tirare le fila: fare noi un riassunto degli accordi precedenti con delle “integrazioni”
(opposto di dimenticare)
37. Apprezzare: mostrare stima, rispetto, benevolenza
38. Stremare: strappare accordi vantaggiosi dopo aver stremato la controparte
39. Mettere fuorigioco: mostrare valore per una particolare offerta (che sarà gonfiata dalla
controparte) per poi rinunciarvi
40. Sbiadire i costi: distribuire il costo nel tempo (costa come un caffé al giorno) / presentare
il costo dei singoli elementi e non il totale / dimostrare che il costo è ammortizzabile /
confrontarlo con altre spese
41. Chiedere un’opzione: chiedere il diritto di essere informati sulle eventuali trattative con
altre controparti
42. Pilotare: trasformare le proprie proposte in domande pilotanti (sei licenziato, vuoi un
mese pagato in più o un mese di ferie?)
43. Evidenziare le differenze: dichiarare in modo esplicito i punti di contrasto con la
controparte (dà un’idea di avere meno da perdere)
44. Fare l’avvocato del diavolo: inviare l’altro a riflettere sulle conseguenze negative delle
sue richieste
45. Andare oltre: tattica negoziale di tipo distributivo: cercare di capire le reali motivazioni e
interessi della controparte (oltre le richieste)
46. Scrutinare i dettagli: discutere in modo approfondito ogni dettaglio dell’accordo +
negoziare in modo pignolo per stremare e indebolire la controparte
47. Concordare: mai porsi in una posizione diametralmente opposta. Tecnica delle 3 P:
prova (so quello che provi), provato (è successo anche a me), portato (ma mi ha portato
a cattivi risultati)
48. Manipolare il “frame”: creare un contesto positivo e indurre la controparte a fare
concessioni → presentare le proprie richieste come il bisogno di evitare perdite invece
che bramosia di guadagno. Al contrario mostrare le mancate perdite dell’altro come
guadagno
49. Porre problemi etici: analizzare le argomentazioni dell’altro fino a renderle discutibili a
livello etico
50. Raccogliere informazioni: scoprire i punti deboli
Le negoziazioni sono spesso di tipo misto (mix tra caratteristiche competitive e integrative). Le
caratteristiche integrative spesso non vengono riconosciute (tendiamo a pensare che sia un
gioco a somma zero) perché:
- Bias della “torta fissa”: le situazioni miste ci appaiono competitive
- Euristiche della disponibilità: sovrastima della frequenza delle informazioni più salienti
(cioè quelle a cui pensiamo per prime) (p.e. Le caratteristiche distributive)
- Profezia che si autoavvera: se percepisco una trattativa come competitiva → si
trasformerà in tale
È fondamentale:
- esplorare insieme la struttura negoziale (tramite prove ed errori (con offerte/controfferte)
+ autodisvelamento e libero scambio di informazioni)
- Costruire fiducia
Conviene competere?
- Bisogna mostrarsi collaborativi per primi + rivedere strategie durante il processo
2 stili (Anderson):
- Simbiotico: regredisce verso il predatorio se l’altro è predatorio
- Predatorio: tende a auto confermarsi, resistente al cambiamento
- Bisogna quindi combattere le proprie tendenze predatorie e quelle dell’altro
Dual concern model: la giusta combinazione prevede un elevato interesse per il proprio e l’altrui
rendimento
Relazioni integrative
La relazione influisce sulla qualità della negoziazione:
- Prima (reputazion, aspettative, percezioni)
- Durante (fiducia, comunicazione, cooperazione)
- Dopo (rispetto, fidelizzazione)
Contribuiscono fattori:
- Cognitivi (percezione degli interessi)
- Affettivi (riguardano potere, fiducia)
influenze
- Percepire interessi altrui come speculari ai propri (fare una tabella dei rendimenti). È un
errore di decentramento (la mente dell’altro non è uguale alla nostra!) → devalutazione
reattiva: svalutazione delle concessioni altrui
- Potere (dare premi o punizioni)
- Riconoscere il potere altrui incoraggia accordi integrativi
- Non riconoscerlo porta alla lotta
- Se nessuno ha potere, conta la BATNA
- Fiducia: aspettativa di cooperazione. Aiutata dalla similarità, appartenenza, esperienze
positive e reputazione → la prospettiva di continuità genera fiducia
Framing (incorniciamento) delle scelte: tendenza a valutare gli esiti in base al frame (il modo
in cui ci si è rappresentati la situazione). 2 frame principali:
- Guadagno: vediamo le concessioni come mancati guadagni
- Perdita: vediamo le concessioni come perdite
Avversione alle perdite è più forte della motivazione al guadagno:
- Considerare le proprie concessioni come perdite ostacola le negoziazioni
- Più semplice accettare un mancato guadagno
- Concessioni altrui ci sembrano meno rilevanti (le avvertiamo come mancati guadagni
dell’altro)
Il frame di perdita porta le persone a chiedere di più e concedere di mendo
Ancoraggio: alcune informazioni rimangono ancorate nella nostra mente e diventano salienti
orientando giudizi e valutazioni. (Nell’incertezza, le poche informazioni che hanno funzionano
da orientamento):
- La prima offerta (posizione iniziale) orienta la discussione
- L’obiettivo iniziale influenza i risultati ottenuti
- Il rendimento minimo (la zona di trattativa) è creata con offerte e controfferte iniziali
- Es: stima degli stati africani nell’ONU
→ quindi conviene dare un prezzo di partenza favorevole → le stime dei prezzi ruotano intorno
a questo
Figure di intermediazione:
- Agente: terza parte che ha un interesse in gioco (ha un guadagno dalla trattativa)
- Mediatore: promuove il raggiungimento di un accordo, che deve essere liberamente
sancito dalle parti
- Arbitro: ha potere decisionale. È una figura super partes (è neutro), che ha potere di
decidere e imporre una soluzione. Il processo si chiama arbitrato (funziona tramite una
risoluzione pre-giudiziale che impegna le parti a accettare la decisione dell’arbitro)
Responsabilizzare le parti:
- Fare domande aperte
- Esprimere dubbi sulle soluzioni esplorate (le proprie, del mediatore)
-
Altri fattori che intervengono:
- Pressione temporale (se elvata porta a fare pressione sulle parti, se bassa all’inzaizone)
- Fattori contestuali:
- Ostilità delle parti
- Caratteristiche delle parti (socio-economiche, politiche, ecc…)
- Status delle parti e del mediatore (identità, rango, peso)
La strategia vincente è scelta momento per momento
Tattiche di mediazione
- Comprendere questioni della trattativa (in cosa consiste la disputa, quali sono le
posizioni, qual è il clima, se ci sono progressi)
- Stabilire le priorità delle parti (cosa è più o meno importanza?)
- Stabilire intenzioni e interessi (cosa sostiene le priorità espresse? Motivazioni, desideri,
bisogni? Comprendere la reale volontà di trovare un accordo, ipotizzare il tipo di accordo
possibile)
- Tattica basata su 3 categorie interpretative:
1. Forza contrattuale delle parti
2. Criteri di valutazione delle questioni
3. Uso dei pros (fonti informative prossime alle parti)
- Tattiche di movimento (per avvicinare le parti, tramite comunicazione efficace tra le parti,
inquadrando aspetti specifici delle questioni e facilitando il processo di mediazione, per
esempio suggerendo concessioni)
Come l’evoluzione ha influito sullo sviluppo della mente umana + il fatto di vivere in gruppi
sociali?
Le teorie evoluzionistiche sviluppano ipotesi considerando diversi gruppi/etnie sociali con
caratteristiche invarianti + differenti specie che affrontano problemi di adattamento analoghi (es:
come si organizzano le specie in cui i cuccioli sono inetti alla nascita?)
Contributi dall’etologia
3 premi Nobel a 3 etologi europei nel 1973:
- Niko Tinbergen: studi sperimentali sui pesci spinarelli
- Karl Von Frisch: studio sulla comunicazione delle api
- Konrad Lorenz: studio dell’imprinting sui piccoli d’oca
Tutti e 3 dimostrano l’interazione tra meccanismi innati e gli input dell’ambiente sociale
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