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Sub – Scienza
La psicologia sociale è una scienza. La scienza è un metodo per studiare la natura, ed è il metodo che
distingue la scienza dagli altri approcci conoscitivi: tale metodo include la raccolta dei dati per verificare le
ipotesi.
La psicologia sociale utilizza concetti come la dissonanza, l’atteggiamento, la categorizzazione e l’identità
per spiegare i fenomeni psicologico-sociali.
TEORIA -> Insieme di concetti e principi correlati che spiegano un fenomeno. La validità di una teoria si
basa sulla sua corrispondenza con fatti pubblicamente verificabili. Gli psicologi sociali prima sviluppano
ipotesi basate su teorie, poi raccolgono dati per verificare se le ipotesi sono corrette.
IPOTESI -> Previsioni verificabili empiricamente sui rapporti di relazione e di causa-effetto.
Sub – Esperimenti
Un esperimento è la messa alla prova di un’ipotesi in cui si fa qualcosa per osservarne l’effetto su
qualcos’altro. La sperimentazione causale è una delle modalità più comuni e importanti attraverso cui le
persone migliorano la conoscenza del proprio mondo. È un metodo che ci permette di identificare le cause
degli eventi e quindi di assumere il controllo del proprio destino.
La sperimentazione sistematica è il più importante metodo di ricerca della psicologia sociale.
METODO SPERIMENTALE -> Richiede la manipolazione di una o più variabili indipendenti e la misurazione
dell’effetto di tale manipolazione su una o più variabili dipendenti.
VARIABILI INDIPENDENTI -> Aspetti della situazione che cambiano in modo spontaneo o che possono
essere manipolati dallo sperimentatore per avere effetti su una variabile dipendente.
VARIABILI DIPENDENTI -> Variabili che cambiano in seguito a modifiche nella variabile indipendente.
La variazione della variabile dipendente dipende dalla variazione delle variabili indipendenti.
Sub – Europa
Sebbene la psicologia sociale fosse nata in Europa, gli Stati Uniti assunsero rapidamente la leadership non
soltanto in termini di idee, ma anche di riviste, libri e organizzazioni. L’ascesa del fascismo negli anni Trenta,
culminata nella Seconda Guerra Mondiale, ridusse nel nostro continente la psicologia sociale al punto che
essa di fatto non esisteva più.
Dal 1945 agli anni Cinquanta, gli Stati Uniti fornirono risorse per (ri)costruire centri di psicologia sociale in
Europa: tali centri erano collegati agli Usa. Gli europei avvertirono di essere maggiormente interessati alle
relazioni intergruppo e ai gruppi, mentre gli americani mostrarono più interesse alle relazioni interpersonali
e agli individui.
A Royaumont nel 1966 si costituì l’Associazione europea di psicologia sociale sperimentale, con lo scopo di
promuovere la psicologia sociale in Europa.
La storia della psicologia sociale europea è stata influenzata in particolare da due figure: Tajfel e Moscovici.
Il primo sviluppò all’Università di Bristol un nuovo approccio allo studio dei rapporti intergruppo: la sua
teoria dell’identità sociale si concentrava sulle relazioni intergruppo, enfatizzando il ruolo della
categorizzazione e le modalità con cui l’identità delle persone viene definita attraverso i gruppi a cui esse
appartengono.
Schemi e categorie
La memorizzazione avviene sotto forma di schemi, di informazioni riguardanti noi stessi e gli altri, eventi e
luoghi.
SCHEMA -> Struttura cognitiva che rappresenta la conoscenza di un concetto o di un tipo di stimolo, inclusi
i suoi attributi e le loro relazioni. Esso ci permette di comprendere rapidamente una persona, una
situazione, un evento o un luogo sulla base di informazioni limitate.
Una volta attivati, gli schemi agevolano il cosiddetto processo top-down, o deduttivo: cioè, generano
rapidamente un’impressione generale sulla base di preconcezioni. Il processo inverso è il bottom-up, o
induttivo: in questo caso, informazioni acquisite direttamente dal contesto immediato formano
un’impressione accurata.
Ci sono molti tipi di schema:
1 – Schemi di persona: schemi che formiamo su persone specifiche
2 – Schemi di ruolo: strutture conoscitive che riguardano chi ricopre un ruolo
3 – Script: schemi che riguardano eventi
4 – Schemi di sé: schemi che formano parte dell’idea di identità di una persona
5 – Schemi senza contenuto: insieme di “regole” che elaborano le informazioni. Uno schema senza
contenuto può stabilire come si attribuiscono le cause del comportamento della gente.
Sub2 – Salienza
La salienza è la proprietà che distingue uno stimolo dagli altri in un contesto specifico. Le persone salienti
attraggono l’attenzione e in un gruppo sono spesso considerate più influenti, più direttamente responsabili
del proprio comportamento e meno influenzati dalla situazione.
L’attenzione spesso è guidata dall’accessibilità delle categorie o degli schemi che abbiamo già in testa.
Siccome le categorie accessibili sono quelle che usiamo di più e sono coerenti con i nostri obiettivi, vengono
attivate molto facilmente da ciò che vediamo o sentiamo.
ACCESSIBILITA’ -> Facilità nel richiamare categorie o schemi che abbiamo già in mente.
PRIMING -> Attivazione nella memoria di categorie o schemi accessibili, che influenzano il modo in cui
elaboriamo nuove informazioni.
Una volta attivata, una categoria interpreta gli stimoli, in particolare gli stimoli ambigui, in maniera
coerente. Tuttavia quando le persone si rendono conto che è stata attivata una categoria possono cercare
di contrastarne l’impiego. Il genere sessuale è spesso una categoria accessibile, prontamente attivata e
usata per interpretare il comportamento.
Sub – Capacità di ricordare le persone
Il modo in cui la nostra memoria è organizzata, influenza il nostro comportamento. Di solito, tuttavia,
tendiamo a non affidarci alla memoria; piuttosto, ci formiamo impressioni delle persone on-line, basandoci
su dati in entrata che vengono assimilati dagli schemi per produrre un’impressione.
La memoria opera come una rete di associazioni.
RETE DI ASSOCIAZIONI -> Modello di memoria in cui nodi o idee sono collegati da legami associativi lungo i
quali può propagarsi l’attivazione cognitiva.
I legami associativi possono essere più o meno forti: più sono attivati dalla ripetizione cognitiva, più
diventano forti, e più probabilmente è possibile recuperare un nodo che ha molti legami forti. Esistono due
livelli di memoria: la memoria a lungo termine e la memoria a breve termine.
In questo modello, l’informazione incoerente con l’impressione che abbiamo di qualcuno, attrae
l’attenzione e genera cognizione, e viene di conseguenza ricordata meglio.
Inferenza sociale
Nel processo bottom-up costruiamo le impressioni gradualmente, a partire da singoli specifici dati, mentre
nel processo top-down traiamo inferenze da schemi o stereotipi generali.
PROCESSO BOTTOM-UP -> L’informazione è elaborata sinteticamente a partire da singoli specifici dati.
PROCESSO TOP-DOWN -> L’informazione è elaborata analiticamente a partire da costrutti psicologici o
teorie.
Brewer ha distinto tra due tipi di processo: uno che utilizza le categorie ed è relativamente automatico, ed
uno basato sugli attributi di una persona. Secondo Eagly e Chaiken ogni volta che entrano in gioco i nostri
atteggiamenti utilizziamo due differenti percorsi di elaborazione: un percorso euristico/periferico per
rapide decisioni da prendere su due piedi, o un percorso sistematico/centrale quando dobbiamo riflettere
attentamente e in modo ponderato.
Qualunque processo usiamo, le nostre inferenze di solito sono meno accurate di quanto potrebbero essere
e non sono molto scientifiche.
Sub – Voci
VOCI -> Informazioni non verificate diffuse tra individui che cercano di capire eventi incerti e confusi.
La trasmissione delle voci è caratterizzata da livellamento, affinatura e assimilazione: la voce diventa più
breve e meno dettagliata e complessa.
È più probabile che le voci si sviluppino durante una situazione di crisi, quando le persone sono incerte,
ansiose e sotto stress. Quando facciamo circolare una voce, contribuiamo a ridurre l’incertezza e lo stress
che viviamo e a costruire integrazione sociale.
Le voci hanno anche una fonte: qualcuno può essere intenzionato a screditare un individuo o un gruppo. Un
caso molto noto è la produzione e diffusione di teorie della cospirazione.
Il sé nella storia
Nella società medievale i rapporti erano immutabili, stabili e legittimati in termini religiosi. Vite e identità
delle persone erano rigorosamente tracciate secondo la loro posizione nell’ordine sociale.
Tutto ciò iniziò a cambiare nel sedicesimo secolo. Le spinte al cambiamento derivarono dai seguenti fattori:
secolarizzazione, industrializzazione, illuminismo, psicoanalisi.
Sub – Il sé psicodinamico
Il sé e l’identità erano connessi a dinamiche complesse, nascoste in profondità nella nostra idea di chi
siamo. Freud riteneva che gli impulsi libidici asociali ed egoistici (l’Es) fossero repressi e tenuti sotto
controllo da norme interiorizzate provenienti dalla nostra società (il Super-Io) ma anche che in modalità
insolite e peculiari, gli impulsi repressi emergessero alla superficie.
Le idee della psicoanalisi sul sé, sull’identità e sulla personalità hanno esercitato una forte influenza in
psicologia sociale: per esempio la teoria della personalità autoritaria per interpretare le manifestazioni di
pregiudizio.
Sub – Il sé: “Io” o “Noi”?
Freud considerava il sé molto soggettivo e privato: qualcosa che descrive un singolo essere umano in modo
unico.
Il sé è un fenomeno individuale o collettivo? Per molto tempo la tendenza prevalente è stata quella dei
sostenitori del sé individuale. Gli individui che interagiscono in aggregati costituiscono la sfera di
competenza della psicologia sociale, mentre i gruppi come collettivi costituiscono la sfera di competenza di
diverse altre scienze sociali, quali la sociologia e la scienza politica.
COMPORTAMENTO COLLETTIVO -> Il comportamento delle persone che si trovano in gruppo, per esempio
tra gli spettatori, tra i partecipanti di una manifestazione o di una rivolta.
In anni recenti il concetto di sé collettivo è stato sviluppato nella teoria dell’identità sociale.
RAPPRESENTAZIONI SOCIALI -> Spiegazioni elaborate collettivamente circa fenomeni sconosciuti e
complessi, in grado di trasformare tali fenomeni in forme familiari e semplici.
TEORIA DELL’IDENTITA’ SOCIALE -> Teoria dell’appartenenza al gruppo e dei rapporti intergruppo basata
sulla categorizzazione del sé, sul confronto sociale e sulla costruzione di una definizione del sé nei termini di
caratteristiche che definiscono l’ingroup.
Autoconsapevolezza
L’autoconsapevolezza viene e va per diverse ragioni e comporta una serie di conseguenze. Duval e
Wicklund definiscono la consapevolezza di sé come uno stato in cui si è coscienti di sé come di un oggetto:
pertanto gli autori parlano di autoconsapevolezza oggettiva. In tale stato di autoconsapevolezza effettuate
un confronto tra come siete in realtà e come vi piacerebbe essere. Il risultato spesso è la scoperta dei
propri limiti, accompagnata da emozioni negative. Le persone cercano allora di correggere i propri difetti
nel tentativo di avvicinare il proprio sé ai canoni ideali. A volte, questo può essere molto difficile e le
persone, non riuscendoci, smettono di provarci, sperimentando una riduzione della propria motivazione.
L’autoconsapevolezza oggettiva è generata da qualcosa che focalizza la vostra attenzione su voi stessi come
oggetto. Un metodo molto noto per accrescere l’autoconsapevolezza usato in ricerche di laboratorio è
proprio quello di mettere i partecipanti davanti a uno specchio. Carver e Scheier distinsero due tipi di sé di
cui possiamo essere consapevoli:
1 – il sé privato: i nostri pensieri, sentimenti e atteggiamenti privati
2 – il sé pubblico: il modo in cui le persone ci vedono, la nostra immagine pubblica
L’autoconsapevolezza privata ci porta ad adattare il nostro comportamento ai nostri modelli interiori,
mentre l’autoconsapevolezza pubblica è orientata verso l’autopresentazione di noi stessi agli altri sotto una
luce positiva.
L’autoconsapevolezza può migliorare con l’introspezione, intensificare le emozioni e perfezionare
l’esecuzione di compiti di controllo che non richiedono eccessiva abilità, come la revisione di un saggio che
avete scritto.
Il contrario dell’autoconsapevolezza oggettiva è lo stato di ridotta autoconsapevolezza oggettiva: dato che
l’elevata autoconsapevolezza può essere stressante o sgradita, alcuni possono cercare di evitare questa
condizione attraverso l’alcol o modalità più estreme come il suicidio. La riduzione dell’autoconsapevolezza
è stata identificata anche come una componente chiave della deindividuazione.
DEINDIVIDUAZIONE -> Processo attraverso cui le persone perdono il senso della propria identità
individuale. È riscontrabile maggiormente nelle folle e/o nei gruppi.
Conoscenza di sé
Utilizzando un certo numero di schemi immagazziniamo informazioni intorno al sé in modo simile a quanto
facciamo per le altre persone.
Sub – Schemi di sé
Le persone tendono ad avere idee chiare su se stesse (cioè schemi di sé) in merito ad alcune dimensioni, ma
non su altre: sono cioè schemi su alcune caratteristiche ma aschematiche su altre. Le persone hanno
schemi di sé relativi a dimensioni che ritengono importanti, rispetto alle quali si collocano in maniera
polarizzata e di cui sono certe che il contrario non abbia valore.
Avere una molteplicità di schemi di sé protegge da alcune avversità della vita.
Se alcuni schemi di sé sono molto negativi e altri molto positivi, gli eventi possono procurare cambiamenti
estremi di stato d’animo a seconda che venga attivato uno schema di sé positivo o negativo: sono preferibili
più schemi associati di sé.
Motivazioni del sé
Le persone sono assai motivate ad assicurarsi la conoscenza di sé. Gli psicologi sociali hanno identificato tre
classi motivazionali che possono interagire per influenzare la costruzione del sé e la ricerca della
conoscenza di sé:
1 – l’autovalutazione per confermare noi stessi (per confermare come siamo)
2 – l’autoverifica per essere coerenti
3 – l’autoaccrescimento per dare una buona impressione
Sub – Autovalutazione e autoverifica
Le persone si sforzano di scoprire la verità al proprio riguardo.
AUTOVALUTAZIONE -> Motivazione a cercare nuove informazioni sul nostro conto per scoprire che tipo di
persona siamo davvero
Le persone si impegnano anche nella ricerca di conferme: per ribadire ciò che già conoscono di sé cercano
informazioni coerenti con il proprio sé attraverso un processo di autoverifica.
AUTOVERIFICA -> Ricerca di informazioni che verifichino e confermino ciò che già conosciamo di noi stessi.
Le persone che hanno un’immagine di sé negativa andranno alla ricerca di informazioni negative per
confermare quell’immagine.
Sub – Autoaccrescimento
Le persone desiderano conoscere informazioni di sé che ne diano un’immagine positiva: siamo guidati dal
motivo dell’autoaccrescimento.
AUTOACCRESCIMENTO -> Motivazione a sviluppare e a promuovere un’immagine favorevole di sé.
Secondo la teoria dell’autoaffermazione le persone si impegnano ad affermare pubblicamente aspetti
positivi su di sé: possono farlo in maniera palese, vantandosi, o in modo più sottile, attraverso ragionamenti
e allusioni. La necessità di autoaffermazione è particolarmente forte quando è stato messo in crisi un
aspetto della propria personalità. L’autoaffermazione si basa sul bisogno delle persone di mantenere
un’immagine complessiva di sé come individui competenti, capaci di scegliere in modo autonomo e di
gestire risultati importanti.
Il livello di autoriflessione dovrebbe dipendere da quale motivazione (M) del sé sta operando.
M1 – Autovalutazione: autoriflessione maggiore su tratti periferici del sé piuttosto che su tratti centrali. Vi
è il desiderio di scoprire di più attorno al proprio sé.
M2 – Autoverifica: autoriflessione maggiore su tratti centrali piuttosto che su tratti periferici.
M3 – Autoaccrescimento: maggiore autoriflessione su aspetti positivi che su aspetti negativi del sé.
Sedikides rilevò che l’influenza maggiore era esercitata dall’autoaccrescimento; al secondo posto
l’autoverifica; al terzo l’autovalutazione.
TENDENZE SISTEMATICHE A VANTAGGIO DEL SE’ -> Distorsione attribuzionali che proteggono o migliorano
l’autostima o il concetto di sé.
Le persone si impegnano in autoinganni per accrescere o proteggere gli aspetti positivi dei propri concetti
di sé.
Autostima
Di solito le persone hanno un’opinione favorevole di sé. Le persone minacciate o ansiose esibiscono
l’egotismo automatico: un’immagine ampiamente positiva di sé. Taylor e Brown affermano che le persone
sovrastimano i propri punti forti, il controllo sugli eventi, e sono ottimiste in modo irrealistico. Sedikides e
Gregg chiamano queste tre caratteristiche triade dell’autoaccrescimento.
L’eccessiva ostentazione di sé, tuttavia, può anche essere scarsamente adattiva.
L’autostima è strettamente connessa all’identità sociale: grazie all’identificazione con un gruppo, il prestigio
e lo status sociale di quel medesimo gruppo si incardinano nel concetto di sé di un individuo.
Autopresentazione
I sé si costruiscono, modificano e manifestano attraverso l’interazione con gli altri.
GESTIONE DELL’IMPRESSIONE -> Utilizzo da parte delle persone di varie strategie per mostrarsi agli altri
sotto una luce positiva.
Goffman paragonò questo processo di gestione dell’impressione al teatro, dove le persone interpretano
ruoli diversi per platee diverse. Le persone si comportano in pubblico in modo diverso da quanto fanno in
privato. Ci sono due classi generali di motivazioni alla base dell’autopresentazione: strategica ed espressiva.
AUTOMONITORAGGIO -> Controllo attento del nostro modo di presentarci. Nell’automonitoraggio
esistono differenze individuali e legate al contesto.
Nell’automonitoraggio attenti osservatori di sé stessi adottano tecniche di autopresentazione strategica.
Sub – Esperienza
Molti atteggiamenti derivano dalla nostra esperienza diretta con gli oggetti dell’atteggiamento e ci sono
diverse spiegazioni circa il suo effetto: la mera esposizione, il condizionamento classico, il condizionamento
operante o strumentale, la teoria dell’apprendimento sociale e dell’autopercezione.
L’esperienza diretta ci aiuta a formare credenze che influenzano il nostro livello di gradimento o di
avversione nei confronti di quest’ultimo. Un’esperienza moderatamente traumatica può provocare un
atteggiamento negativo e rendere più saliente qualche credenza.
EFFETTO DELLA MERA ESPOSIZIONE -> L’esposizione ripetuta a un oggetto dà come risultato una maggiore
attrazione nei suoi confronti
Sub2 – Condizionamento
L’associazione ripetuta può portare uno stimolo che in passato era neutrale a provocare una reazione
suscitata in precedenza soltanto da un altro stimolo: è quello che viene definito condizionamento classico.
Al contrario del comportamento con conseguenze negative il comportamento con conseguenze positive è
rafforzato e ha probabilità maggiori di essere ripetuto: in questo caso si tratta di condizionamento
strumentale.
Sia il condizionamento classico che quello strumentale mettono in risalto il ruolo dei rinforzatori diretti nel
processo di acquisizione e mantenimento del comportamento.
Gli atteggiamenti si possono formare anche attraverso l’apprendimento sociale e manifestarsi in assenza di
rinforzi diretti.
MODELLAMENTO -> Tendenza di una persona a riprodurre azioni, atteggiamenti e risposte emotive di un
modello, tratto dalla vita reale oppure simbolico
Il modellamento richiede l’osservazione: gli individui non apprendono nuove reazione direttamente
dall’esperienza di risultati positivi o negativi, ma osservando ciò che capita agli altri.
2 – secondo la teoria del comportamento pianificato afferma che il controllo del comportamento percepito
è il punto fino a cui la persona crede sia facile o difficile compiere un’azione. Quando assumiamo decisioni
pensiamo alle esperienze passate e agli ostacoli presenti.
Le due teorie, dell’azione ragionata e del comportamento pianificato, non sono in conflitto.
L’abitudine è un ulteriore strumento per prevedere il comportamento futuro.
I 3 paradigmi della dissonanza dunque sono: la giustificazione dello sforzo, l’obbedienza indotta e la libera
scelta.
Sub – Reattività
REATTIVITA’ -> Teoria di Brehm secondo cui le persone cercano di proteggere la loro libertà di azione.
Quando ne percepiscono la riduzione, agiscono al fine di recuperarne il pieno possesso.
La causa fondamentale della reattività è la percezione che la nostra libertà personale venga messa in
discussione.
Sub – Preavvertimento
Il preavvertimento è la conoscenza a priori di un’intenzione persuasiva: anticipare a qualcuno che si
cercherà di influenzarlo. Se la conosciamo in anticipo, la persuasione è meno efficace, specialmente
rispetto agli atteggiamenti e alle questioni che consideriamo importanti. Quando le persone sono avvisate,
hanno il tempo per recuperare le controargomentazioni utilizzabili come difesa.
Sub – Effetto di immunizzazione
IMMUNIZZAZIONE -> Modalità con cui si rendono le persone resistenti alla persuasione. Fornendo
controargomentazioni deboli si permette agli individui di essere in grado di formulare confutazioni efficaci
di una successiva, più forte argomentazione.
Possiamo cercare un metodo analogo per fornire una difesa contro le idee persuasive. La tecnica
dell’immunizzazione prende avvio esponendo un individuo a una debole argomentazione
controattitudinale.
McGuire distinse due tipi di difesa:
1 – la difesa basata sul sostegno, fondata sul rafforzamento dell’atteggiamento. La resistenza potrebbe
essere rafforzata fornendo argomentazioni aggiuntive che sostengano le credenze originali.
2 – la difesa basata sull’immunizzazione, che impiega invece controargomentazioni e può avere maggiore
efficacia. Una persona apprende gli argomenti dell’opposizione e poi ascolta come vengono smontati.
Il fenomeno dell’immunizzazione è stato usato in alcuni tipi di pubblicità.
Norme
Le norme sono credenze condivise circa la condotta del membro di un gruppo considerata appropriata.
Sono sia descritte sia prescrittive. Le norme descrivono le uniformità di comportamento che caratterizzano
i gruppi, mentre le discontinuità normative forniscono i profili di gruppi sociali differenti.
NORME -> Uniformità d’atteggiamento e di comportamento che definiscono l’appartenenza a un gruppo e
differenziano i gruppi tra loro.
Norme e stereotipi sono strettamente correlati. Le norme si riferiscono al comportamento condiviso
all’interno del gruppo; gli stereotipi alle generalizzazioni condivise a proposito degli altri gruppi.
Le norme possono prendere la forma di ruoli espliciti, imposti da leggi e sanzioni, oppure possono fungere
da sfondo implicito, dato per scontato, dell’esistenza quotidiana.
ETNOMETODOLOGIA -> Metodo, ideato da Garfinkel, che implica la violazione di norme nascoste per
rivelarne la presenza. Una di tali norme nascoste consisteva nel violare deliberatamente le norme per
attirare l’attenzione degli altri.
Le norme di gruppo possono avere un potente effetto sulle persone.
Le norme dimostrano una resistenza innata al cambiamento: questo perché la loro funzione è fornire
stabilità e prevedibilità. Tuttavia esse nascono per affrontare circostanze specifiche: resistono finché tali
circostanze prevalgono ma, alla fine, mutano con il mutare delle circostanze. Le norme variano nel “grado
di accettazione dei comportamenti”: alcune sono rigide e restrittive, altre più flessibili e meno restrittive. In
generale, le norme che sono in relazione con la fedeltà al gruppo hanno un grado di accettazione dei
comportamenti più limitato.
Conformismo
CONFORMISMO -> Cambiamento profondo, personale e duraturo nel comportamento e negli
atteggiamenti dovuto alla pressione del gruppo.
Acquiescenza
Il termine acquiescenza è talvolta usato come sinonimo di conformismo. Ciò può accadere quando
“conformismo” è inteso in modo da includere, tra i risultati della pressione del gruppo, un cambiamento nel
comportamento, oltre che nelle credenze.
Con acquiescenza ci riferiamo a quel tipo di risposta comportamentale alla richiesta di un altro individuo;
con conformismo, invece, ci riferiamo all’influenza di un gruppo su un individuo.
ACQUIESCENZA -> Superficiale, pubblico e transitorio cambiamento nel comportamento e negli
atteggiamenti espressi verbalmente in seguito a richieste, costrizioni o pressioni del gruppo.
Obbedienza all’autorità
Milgram criticò i risultati dello studio di Asch sul conformismo. Dunque cercò di ripetere tale studio, ma
ricorrendo a un compito che presentava conseguenze importanti a seconda che venisse presa la decisione
di conformarsi o di rimanere indipendente.
Sub – Coerenza
L’efficacia del conflitto dipende dallo stile comportamentale che la minoranza adotta.
Lo stile comportamentale più importante è la coerenza. Una minoranza coerente, ottiene i seguenti effetti:
- mette in crisi la norma della maggioranza e produce incertezza e dubbio;
- attira l’attenzione su di sé come entità;
- trasmette l’idea secondo cui un punto di vista alternativo coerente esiste;
- dimostra sicurezza e deciso coinvolgimento nel proprio punto di vista;
- mostra che l’unica soluzione al conflitto è l’accettazione del punto di vista della minoranza.
Sub – Inclusione
Nella società i gruppi che diffondono punti di vista minoritari sono spesso stigmatizzati dalla maggioranza,
oppure etichettati come individui devianti: solitamente le loro opinioni sono rifiutate poiché irrilevanti. Tale
livello di resistenza da parte della maggioranza rende per le minoranze più difficile essere efficaci.
Le minoranze possono essere più efficaci se non si limitano a promuovere solo un’opinione che differisce
dalla posizione della maggioranza, ma se sono anche considerate suoi membri: le minoranze infatti
esercitano un’influenza maggiore se la maggioranza le percepisce come ingroup.
Ciò produce quello che Crano definisce “contratto di tolleranza”, secondo cui la maggioranza è abbastanza
tollerante verso il punto di vista della minoranza da non rifiutarlo all’istante. Dove l’appartenenza a uno
stesso ingroup è importante e “inevitabile”, i membri possono cercare di ridefinire alcune caratteristiche
del proprio gruppo per portarlo a un livello compatibile con la minoranza: in questo caso, la minoranza si è
dimostrata efficace.
Misure fisiologiche dell’attivazione come il sudore delle mani possono rilevare lo stimolo, ma l’assenza di
attivazione non garantisce che la pulsione non stia operando.
Secondo la teoria della discrepanza del sé di Higgins, quando le persone diventano autoconsapevoli e
concentrano l’attenzione su se stesse, paragonano il proprio sé reale (la loro effettiva esecuzione di un
compito) e il proprio sé ideale (il modo in cui vorrebbero eseguirlo). La discrepanza tra sé reale e sé ideale
aumenta la motivazione e l’impegno per portarsi al livello dell’ideale.
Secondo la meta-analisi in presenza degli altri, le persone si preoccupano di ottenere la migliore
prestazione possibile.
Il fatto che consideriamo le altre persone fonte di distrazione, influenza la nostra esecuzione di un compito.
Baron ritiene che le persone abbiano una capacità di attenzione limitata, che può essere messa in crisi dalla
presenza di un pubblico. Un eccesso di attenzione porta le persone a ridurre gli ambiti della propria
attenzione, e a concentrarsi su un piccolo numero di indici centrali.
- i compiti difficili richiedono attenzione verso un ampio numero di indici; quando restringiamo l’attenzione
nei compiti difficili, possiamo perdere di vista indici a cui dovremmo, in realtà, prestare attenzione:
pertanto la presenza sociale peggiora la prestazione.
- i compiti facili, invece, richiedono attenzione solo verso un numero limitato di indici; quando focalizziamo
la nostra attenzione su compiti semplici, possiamo eliminare la distrazione rappresentata da indici estranei
e focalizzarci su indici centrali: la presenza sociale, in questo caso, migliora la prestazione.
Il tipo più elementare di situazione di gruppo è quella in cui le persone sono semplicemente in presenza di
altri, senza lavorare o interagire con loro. Questa situazione di “gruppo” è molto comune e può avere un
forte impatto.
La presenza sociale ha un impatto più forte quando le persone interagiscono tra loro.
Sub2 – Ruoli
RUOLI -> Modelli di comportamento che distinguono le differenti attività all’interno del gruppo che si
collegano gli uni agli altri a maggior vantaggio del gruppo.
I ruoli sono utili per mantenere ordine. Possono essere descritti in modo simile a un lavoro, poiché si
concentrano su quello che un individuo fa all’interno del gruppo. Essi governano le relazioni e le interazioni
tra sottogruppi al fine di ottenere un risultato migliore per l’intero gruppo.
I ruoli possono essere informali e impliciti. I ruoli possono essere associati ad appartenenze a categorie più
ampie.
I ruoli emergono nei gruppi per delineare una divisione del lavoro.
Sebbene le persone possano spostarsi tra differenti ruoli, spesso le vediamo rivestirne uno solo, e inferiamo
che questo è il modo in cui esse sono realmente.
Sub2 – Status
STATUS -> Valutazione condivisa del prestigio di un ruolo o di chi occupa un ruolo in un gruppo, o del
prestigio di un gruppo e dei suoi membri nel complesso.
Non tutti i ruoli sono uguali: alcuni hanno uno status più elevato degli altri. I ruoli con uno status elevato
sono valutati e considerati prestigiosi dal gruppo e permettono a chi li occupa di essere innovativo e
influente. Nella maggior parte dei gruppi il ruolo con lo status più alto è quello del leader. Le gerarchie di
status nei gruppi possono variare nel tempo e attraverso le situazioni.
Secondo la teoria dell’aspettativa di status, lo status all’interno di un gruppo deriva da due distinti insiemi
di caratteristiche:
1 – le caratteristiche dello status specifico, nonché li attributi che riguardano l’abilità della persona nel
compito del gruppo
2 – le caratteristiche dello status generale, nonché gli attributi che non riguardano l’abilità nel compito del
gruppo, ma che sono generalmente valutati in modo positivo o negativo dalla società
Status specifico e status generale danno entrambi il proprio contributo allo status complessivo di una
persona.
Le caratteristiche dello status generale creano aspettative favorevoli che vengono estese a tutti i tipi di
situazione. I membri di un gruppo presumono che chi gode di un elevato status generale riuscirà meglio
degli altri a promuovere gli obiettivi del gruppo.
Leadership
I leader sono persone con “buone” idee sulle quali sono tutti d’accordo; persone con il potere di
persuadere e di far accadere le cose. I leader permettono ai gruppi di funzionare come insieme produttivi e
coordinati.
La leadership è “un processo di influenza sociale attraverso il quale un individuo ottiene e mobilita l’aiuto
degli altri nel raggiungimento di uno scopo collettivo”. Essa richiede che un individuo influenzi il
comportamento di un altro individuo o di un gruppo di individui: dove ci sono leader devono esserci anche
sostenitori. L’uso del potere per far fare le cose alle persone, attraverso il rinforzo e la minaccia non è
leadership.
È necessario distinguere tra leadership efficace e buona. È un leader efficace chi riesce con successo a
fissare nuovi obiettivi e a persuadere gli altri a realizzarli. Al contrario, valutare se un leader è buono o
cattivo è prevalentemente un giudizio soggettivo basato su preferenze, prospettive e aspirazioni personali,
e sul fatto che il leader faccia parte del gruppo a cui si appartiene oppure di un altro gruppo. Valutiamo i
leader in termini caratteriali, in base alla moralità dei mezzi usati per influenzare gli altri e per raggiungere
gli scopi, e in base alla natura degli obiettivi verso cui essi indirizzano le persone. I buoni leader sono quelli
che possiedono attributi che lodiamo, che utilizzano mezzi che approviamo, e che fissano e realizzano
obiettivi che consideriamo importanti.
Sub – Brainstorming
Il brainstorming consiste nella produzione libera del maggior numero di idee possibili in un gruppo, per
accrescere la creatività di quest’ultimo. Si suppone che il brainstorming agevoli il pensiero creativo e quindi
renda la creatività del gruppo. Esso è ampiamente utilizzato nei contesti aziendali.
Tuttavia, sebbene i gruppi di brainstorming generino più idee degli altri, gli individui interni al gruppo non
sono più creativi di quelli che hanno lavorato da soli. I gruppi nominali possiedono il doppio della creatività
rispetto ai gruppi dove invece c’è interazione.
Nel contesto del brainstorming il problema più significativo è il blocco produttivo: è difficile essere creativi
e tirar fuori le proprie idee perché tutti gli altri le esprimono allo stesso tempo. Un modo per ridurre la
minimo tale blocco è procedere a un brainstorming elettronico. I gruppi che fanno brainstorming
elettronicamente possono produrre più idee di quelli che non usano il computer. Un altro modo per ridurre
al minimo il blocco produttivo è rendere il gruppo il più stimolante possibile. Una maniera per far ciò è
assicurarsi che esso sia eterogeneo.
ILLUSIONE DELL’EFFICACIA DI GRUPPO -> Credenza, basata sull’esperienza, secondo cui produciamo idee
più numerose e migliori nei gruppi che da soli.
Ci sono tre motivi alla base di questa credenza illusoria:
1 – le persone sono esposte ad alcune idee che non avevano sentito in precedenza
2 – le persone apprezzano l’attività di gruppo più di quella solitaria e perciò si sentono più soddisfatti della
propria prestazione
3 – le persone credono di non aver esposto molte idee buone
Sub – Razzismo
La maggior parte della ricerca sul razzismo si è focalizzata su atteggiamenti e comportamenti sfavorevoli nei
riguardi delle persone di colore negli Stati Uniti dove, gli afroamericani, sono stati considerati in modo
negativo.
RAZZISMO -> Pregiudizio e discriminazione verso le persone sulla base della loro etnia o della loro razza.
Approcci biologici
Sub – Un fenomeno naturale?
Secondo l’approccio di tipo biologico gli umani hanno tendenze innate a mangiare, bere, unirsi, lottare e
aiutare il prossimo.
Mutualismo: comportamento cooperativo che avvantaggia il cooperatore come anche gli altri.
Selezione familiare: un cooperatore dimostra tendenze sistematiche all’aiuto verso i propri parenti.
Approcci sociali
Se i bambini possono imparare a essere aggressivi in alcune situazioni, possono sicuramente apprendere a
essere prosociali in altre.
Individualismo, collettivismo e sé
Secondo la psicologia sociale i valori sono capaci di orientare un intero popolo, unendo atteggiamenti e
comportamenti specifici. I valori sono legati a gruppi, categorie sociali e culture.
INDIVIDUALISMO -> Struttura sociale e visione del mondo in cui le persone attribuiscono maggiore
importanza a emergere come individui che a essere membri di un gruppo.
COLLETTIVISMO -> Struttura sociale e visione del mondo in cui le persone attribuiscono maggiore
importanza alla fedeltà, all’impegno, al conformismo, all’appartenenza e all’adattamento al gruppo
piuttosto che all’emergere come singoli individui.
In un contesto organizzato, se i lavoratori hanno la possibilità di adattare alle mansioni in cui sono
impegnati il proprio stile di lavoro, allora l’ethos è di tipo individualistico; se non hanno questa possibilità,
l’ethos è di tipo collettivistico. Secondo Hofstede gli opposti valori dell’individualismo e del collettivismo
potevano essere applicati a nazioni, e a culture, nel loro complesso.
Le nazioni di origine europea tendono a esser più individualistiche, mentre quelle del Medio ed Estremo
Oriente e dell’America latina sono più collettivistiche.
Il collettivismo caratterizza le società tradizionali e agrarie, basate sulla famiglia estesa.
IDEOLOGIA -> Insieme di credenze sistematicamente correlate che ha come funzione primaria la
spiegazione. Circoscrive il pensiero, rendendo difficile uscire dai confini che la delimitano.
Sub – Acculturazione
ACCULTURAZIONE -> Processo tramite cui individui apprendono le regole di comportamento caratteristiche
di un’altra cultura.
Quando si applica a un intero gruppo si realizza un cambiamento culturale su larga scala. Tuttavia, ad
esempio, i gruppi di immigrati possono in parte scegliere la forma con cui tali cambiamenti possono
realizzarsi: la scelta più elementare è tra assimilazione e separazione.
Berry affermò che gli immigrati, nel confrontare la cultura d’origine e la cultura dominante, possono
scegliere quattro diversi percorsi:
1 – integrazione: mantenimento della propria cultura d’origine, ma anche relazione con la cultura
dominante;
2 – assimilazione: rinuncia alla propria cultura d’origine e accettazione della cultura dominante;
3 – separazione: mantenimento della propria cultura d’origine e isolamento dalla cultura dominante;
4 – marginalizzazione: rinuncia alla propria cultura d’origine e fallimento nel relazionarsi in modo
appropriato con la cultura dominante.
La via più seguita dagli immigrati è l’integrazione, ed è quella associata al minor grado di stress
nell’acculturazione. La scelta dell’integrazione è un processo che richiede una quantità considerevole di
tempo e in molti casi entra in conflitto con la frequente aspettativa dell’assimilazione della cultura del
paese ospitante.
Comunicazione
La comunicazione è l’essenza dell’interazione sociale: quando interagiamo, comunichiamo. Comunichiamo
attraverso parole, espressioni del volto, segni, gesti del corpo, contatto fisico. La comunicazione:
1 – comprende le nostre relazioni con altri;
2 – è costruita sulla base di una comprensione condivisa di significati;
3 – è il modo in cui le persone si influenzano reciprocamente.
4 – piani di ricerca in cui non è possibile alcuna manipolazione né controllo delle variabili intervenienti:
- Ricerche di osservazione delle interazioni sociali, delle modalità di comunicazione, delle espressioni
linguistiche spontanee e non provocate;
- Analisi di videoregistrazioni del funzionamento di famiglie o reparti lavorativi;
- Ricerche etologiche condotte sulla prima infanzia o sugli animali;
Si tratta di condizioni di ricerca “non sperimentali”, spesso definite “sul campo”.
Ciascuno di questi piani di ricerca va scelto in base alle condizioni e alle risorse che il ricercatore ha a
disposizione.
Sub2 – L’inchiesta
L’inchiesta è una particolare forma di raccolta dei dati in cui le risposte vengono sollecitate mediante
stimoli scritti cui le persone devono rispondere.
Nell’inchiesta si desidera ottenere un’opinione relativa ad un particolare argomento. Possiamo, quindi,
definire l’inchiesta come una tecnica che ha lo scopo di conoscere opinioni, atteggiamenti, comportamenti,
stili di vita, di una data popolazione. Essa consiste nel porre un insieme ordinato di domande relative
all’argomento in esame, ad un campione rappresentativo della popolazione.
L’inchiesta può essere condotta sia con gruppi sociali ampi e su argomenti generali, sia con gruppi e con
argomenti specifici. Inoltre, tramite l’inchiesta, è possibile verificare se esiste una relazione tra variabili.
La raccolta dei dati può avvenire in vari modi, intervistando direttamente o telefonicamente i partecipanti,
oppure inviando loro un questionario postale.
La raccolta dei dati relativi ad un’inchiesta deve avvenire nel minor tempo possibile, al fine di evitare
distorsioni dovute a repentini cambiamenti nel contesto sociale di riferimento. Tuttavia, alcuni tipi di
inchieste vengono effettuati in periodi di tempo lunghi: ad esempio le inchieste longitudinali, il cui scopo è
verificare se avvengono dei cambiamenti nel campione della variabile di interesse. Un altro tipo di inchiesta
è quella trasversale, in cui si analizza lo stesso fenomeno prendendo in considerazione gruppi diversi di
soggetti.
Le inchieste sono molto utili quando bisogna analizzare un grande numero di persone, in quanto le risposte
precodificate facilitano le successive analisi dei dati. Tuttavia, presentano dei limiti, tra cui la superficialità
delle risposte, per cui i risultati spesso si limitano a semplice descrizioni, e il costo molto elevato, in quanto
per essere attendibili le inchieste devono utilizzare campioni molto ampi e rappresentazioni della
popolazione di riferimento.
Sub – I quasi-esperimenti
Lo scopo della ricerca sperimentale è verificare l’esistenza di relazioni causa-effetto tra le variabili. È
possibile stabilire che tra due variabili esiste una relazione causale quando le modifiche della variabile
dipendente sono causate dalle manipolazioni della variabile indipendente e non dall’influenza di altre
variabili. I veri esperimenti prevedono un controllo completo da parte del ricercatore su tutte le variabili.
Nei quasi-esperimenti, invece, il ricercatore non può controllare tutte le variabili. La differenza è che nei
quasi-esperimenti non è possibile assegnare casualmente i soggetti alle varie condizioni sperimentali, ma
solo selezionarli in base a raggruppamenti già esistenti.
I quasi-esperimenti si chiamano anche “ex post facto” (dopo il fatto), in quanto l’esperimento avviene dopo
che i gruppi sono stati formati in base a criteri che non è stato il ricercatore a decidere.
È possibile anche effettuare degli esperimenti che combinano variabili veramente sperimentali e variabili
quasi-sperimentali.
Sub2 – La metanalisi
Nella metanalisi si prendono studi/dati già analizzati. Tale metodo non sperimentale consente di
quantificare l’effetto medio ottenuto nei diversi studi e di mettere in relazione gli effetti ottenuti nei singoli
studi.
La metanalisi può essere definita come una metodologia che consente di sintetizzare e confrontare i
risultati ottenuti da più studi.
La metanalisi può anche essere usata per cumulare effetti ottenuti in studi con soggetti singoli, costituendo
pertanto un valido strumento per generalizzare risultati considerati “idiografici”, cioè limitati al ristretto
ambito costituito dai soggetti in esame.
Capitolo 5 – La validità
Vi sono quattro tipi di validità: validità interna, validità di costrutto, validità esterna, validità statistica.
Sub – Validità interna
La validità interna si riferisce alla relazione tra la variabile indipendente e quella dipendente: vi è validità
interna quando la relazione tra queste due variabili è di tipo casuale.
Sub – Intervista
L’intervista è un metodo di raccolta dei dati che consente la libera espressione del soggetto.
L’intervistatore raccoglie le risposte libere del soggetto sull’argomento in esame, che verranno
successivamente codificate e categorizzate.
L’intervista offre molte occasioni per approfondire argomenti che sfuggirebbero ad un questionario a
risposte chiuse, ed è particolarmente indicata per soggetti con basso livello d’istruzione.
Le interviste possono essere divise in base al loro grado di strutturazione: più l’intervista è strutturata più
le domande che l’intervistatore pone devono seguire una traccia ben precisa. Nelle interviste libere o poco
strutturate l’intervistatore pone le domande con una certa libertà.
I dati raccolti devono riflettere i reali atteggiamenti, comportamenti e opinioni delle persone: lo stile
dell’intervistatore o le sue competenze possono alterare i dati raccolti. Per una buona riuscita
dell’intervista, l’intervistatore deve assicurarsi la cooperazione degli intervistati e motivarli a partecipare:
quando contatta l’intervistato lo deve fare in un momento opportuno, presentando adeguatamente se
stesso e gli scopi dell’intervista. L’intervistatore, inoltre, deve porre correttamente le domande previste e
registrare le risposte nella maniera adeguata.
L’intervista è una tecnica che consente di analizzare in profondità un certo tema e, se condotta in maniera
adeguata, è in grado di fornire molte informazioni.
Sub – Questionario
Il questionario è lo strumento più utilizzato in ambito psicosociale: esso è utile per la rilevazione di
atteggiamenti, opinioni e stili di pensiero. Son composti da domande che possono essere chiuse o aperte:
nel primo caso il soggetto deve scegliere tra le varie alternative proposte, nel secondo, invece, può
esprimere liberamente la propria opinione.
Esempi di strumenti sono: item con risposta vero/falso, item con giudizi di frequenza, item con giudizi di
intensità, check-list, scale a somma costante, termometri comportamentali, scala di Likert, differenziale
semantico, domande aperte.
Relativamente alle domande chiuse, le risposte che il soggetto dà possono essere del tipo vero/falso, o
prevedere un giudizio di frequenza o di intensità. Altre scale richiedono di scegliere anche più di una tra le
alternative proposte, oppure di mettere in ordine certe affermazioni o certi argomenti (check-lists). Altre
canso, chiedono al soggetto di indicare una percentuale che comporti sempre 100 nel totale (scala a
somma costante), oppure di quantificare su una scala già indicata un concetto o un argomento proposto
dal ricercatore (termometri comportamentali).
Relativamente alle domande aperte, il soggetto è libero di esprimere ciò che pensa su un dato argomento.
Un altro tipo di scala, molto utilizzata in ambito psicosociale, è la scala a punteggi sommati o scala Likert.
Questo tipo di scala è costituito di una serie di affermazioni o item, per ognuna delle quali il soggetto deve
rispondere esprimendo il proprio grado di accordo su una scala che va da 1 a 5. Il punteggio totale di ogni
soggetto si ottiene sommando i punteggi dati ad ogni affermazione. Per evitare effetti di distorsione come
l’acquiescenza, alcuni item devono essere espressi in forma positiva, altri in forma negativa. Naturalmente,
quando si effettuano le analisi dei dati bisogno “invertire” il punteggio degli item espressi in forma
negativa, quindi, se il soggetto si dichiara in disaccordo bisognerà assegnare 5.
Un altro strumento, molto utilizzato per rilevare l’atteggiamento, è il differenziale semantico. Questo
strumento mira a quantificare le reazioni cognitive e affettive suscitate da un concetto-stimolo. Al soggetto
vengono presentanti più concetti-stimolo, ciascuno dei quali deve essere valutato su una serie di scale
bipolari, costituite di aggettivi opposti (ad es. cattivo – buono), indicando, di volta in volta, a quale dei due
aggettivi il concetto si avvicina di più. Il punto intermedio della valutazione (4) corrisponde all’equidistanza
dei due aggettivi polari in relazione al concetto-stimolo. La scelta degli aggetti viene effettuata in base allo
scopo della ricerca; in generale, comunque, gli aggettivi rappresentano tre dimensioni:
1 – valutazione: rappresenta una attribuzione di valore relativa al concetto-stimolo;
2 – potenza: esprime la forza che al concetto viene attribuita;
2 – attività: indica la percezione di dinamismo del concetto.
Il differenziale semantico, inoltre, viene spesso usato come strumento di autovalutazione del Sé; il
concetto-stimolo è in questo caso: <<Io, come sono>> (Sé reale) oppure <<Io, come vorrei essere>> (Sé
ideale) o ancora <<Io, come penso che gli altri mi vedono>> (Sé sociale percepito). L’analisi dei dati ottenuti
tramite il differenziale semantico può avvenire a diversi livelli. Al livello puramente descrittivo, si riportano
in un grafico i punteggi segnati dal soggetto sulle diverse scale ottenendo così un <<profilo>> per ciascun
concetto valutato.
Uno specifico tipo di questionario si può definire <<test>>. Gli item di un test che valuta aspetti normali o
patologici della personalità sono standardizzati; ciò che cambia è la possibilità di valutare i punteggi
riepilogativi in base a precise <<norme>> relative a campioni di riferimento. Per questa ragione i test
vengono definiti <<psicometrici>>. Il loro uso è molto ampio e diffuso in settori come quelli educativo o
clinico.
Sub – La ricerca-intervento
La “ricerca-azione” o “ricerca intervento” prevede che la verifica delle ipotesi teoriche sull’oggetto di studio
e l’azione tendente alla modifica dell’oggetto stesso procedano parallelamente, all’interno di un processo
circolare di programmazione – azione – verifica – ulteriore programmazione; la ricerca viene definita
“partecipativa” in quanto sono coinvolti sia il ricercatore che i destinatari dell’intervento.
La complessità e mutabilità dell’oggetto di ricerca non consentono di manipolare solo alcune variabili
indipendenti per volta. Le variabili devono essere manipolate tutte insieme e i gruppi con cui lavorare sono
in genere già precostituiti e non possono essere modificati ai fini della ricerca.
La modificazione nel corso di una ricerca-intervento può riguardare anche il campione: né il
campionamento, né la “perdita” dei soggetti sono mai casuali.
Caratteristica peculiare di una ricerca-intervento è che il ricercatore costituisce una variabile della ricerca
stessa, e la sua posizione non può essere neutrale e avalutativa.
Un aspetto metodologico essenziale nella ricerca-intervento è la valutazione degli effetti ottenuti mediante
l’intervento.
Si pone l’esigenza di strumenti attendibili per controllare l’effetto dell’intervento durante lo svolgimento
dello stesso. Gli strumenti devono possedere, oltre i requisiti di attendibilità, anche caratteristiche di:
- Specificità e congruenza con i fini che l’intervento si propone di raggiungere
- Semplicità e rapidità di somministrazione
- Comprensibilità, ovvero gli strumenti devono consentire la condivisione della attribuzione di
significati
- Multimodalità, ovvero deve presentare l’integrazione fra più modi di accertamento, quali il self-
report e l’osservazione
- Le tecniche di analisi dei dati ottenuti durante la ricerca-intervento devono essere congruenti ai
fini, agli strumenti e alle modalità in cui la ricerca si svolge.
METODO: campione, procedura, strumenti, controllo della manipolazione, verifica della qualità del
contatto, atteggiamento nei confronti dell’outgroup in generale.
4 – Si descrivono le modalità di analisi dei dati, giustificando perché si sono usate certe statistiche e non
altre; vengono riportati e commentati analiticamente i dati ottenuti, utilizzando tabelle e grafici.
RISULTATI: controllo della manipolazione, verifica della qualità del contatto, valutazione dell’outgroup.
5 – L’ultima parte è quella in cui si traggono le conclusioni, cioè le deduzioni dai dati della ricerca,
esponendo delle considerazioni complessive rispetto alle teorie e ai modelli esposti nell’introduzione. Al
riguardo, è essenziale non trarre inferenze che vadano oltre quanto i dati ci consentono effettivamente di
dedurre.
6 – Al termine va riportata la Bibliografia riferita agli autori citati nel testo, in genere ordinata
alfabeticamente per cognome del primo autore.