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Riassunto "Metodologia della ricerca in psicologia" Donald H.


McBurney,Theresa L. White
Metodi quantitativi per la ricerca (Università degli Studi di Trento)

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Metodologia della ricerca in psicologia


capitolo 1: psicologia e scienza
la scienza si differenzia dalle altre attività umane per i suoi obiettivi tra cui la descrizione e la scoperta di regolarità.
Il suo scopo principale è sviluppare delle teorie che possano spiegare i fatti e le leggi. La psicologia sperimentale è
una scienza essenzialmente simile alle altre. Ci sono vari metodi per lo studio del comportamento che possono
essere divisi in due categorie: metodi empirici e metodi non empirici. Tra quelli non empirici troviamo l’autorità e
la logica. Innanzitutto possiamo credere che qualcosa sia vero se una persona che rispettiamo ci dice che è così. La
logica invece è un mezzo importante che ci aiuta a conoscere il comportamento. Essa però è limitata in quanto può
dire che è un’affermazione è falsa perché se ne trae una conclusione impropria, ma un’affermazione può essere
logicamente valida ma non essere necessariamente vera. Per quanto riguarda invece i metodi empirici li si può
dividere in due categorie: intuitivi e scientifici. Noi valutiamo le persone estranee in pochi secondi e lo facciamo
per intuizione, un mezzo di conoscenza basato su processi istintivi., spontanei piuttosto che sulla logica e sul
ragionamento. Il senso comune è un tipo di intuizione perché dipende da metodi informali. Evidenzia l’accordo tra
l’opinione di una persona e le idee e le esperienze comuni. Questo però ha dei limiti. In primo luogo i criteri del
senso comune cambiano da un’epoca all’altra e da un luogo all’altro, in secondo luogo le persone giudicano al
verità di una credenza o di una pratica verificando se queste funzionano oppure no. In questo modo il senso
comune non può portare a nuove conoscenze finché quelle vecchie funzionano. Di un risultato scientifico possiamo
dire che è contro-intuitivo quando esso va contro il senso comune. Nella scienza le nozioni del senso comune, non
sono totalmente eliminate ma si rifà ad esse in ultima analisi. La scienza è il quarto mezzo fondamentale di
conoscenza del comportamento. La scienza è empirica e sebbene l’empirismo sia una caratteristica essenziale della
scienza, non tutti i metodi empirici sono scientifici (es. senso comune). La scienza è obiettiva, è un modo di
ottenere conoscenze in base a osservazioni obiettive. l’oggettività non implica freddezza da parte dello scienziato,
ma che l’osservazione deve essere fatta in modo che persone con una percezione normale poste nello stesso luogo e
tempo arriverebbero allo stesso risultato dello scienziato. Per questo è importante la registrazione e le descrizioni
accurate dell’osservazione. La necessità che le osservazioni siano oggettive spiega l’importanza che gli scienziati
danno alla validità dei metodi di ricerca. l’oggettività è ciò che fa della scienza l’unico mezzo universale per
acquisire conoscenze, perché rifiuta di considerare fenomeni che non siano accessibili a tutti. La scienza si
autocorregge in quanto di continuo si scoprono nuovi dati che contraddicono le conoscenze precedenti. La scienza
è caratterizzata dall’apertura al cambiamento. La scienza fa progressi ed è in continuo avanzamento, mentre lo
stesso non lo si può dire di altre aree delle attività umane che cambiano ma non progrediscono. La scienza è
possibilista, non afferma mai di avere la verità completa. La scienza è parsimoniosa, inteso come il principio
secondo cui noi dovremmo usare la spiegazione più semplice possibile per dare conto di un dato fenomeno. La
scienza è interessata alla teoria, infatti la scienza si preoccupa di capire il perché dei fenomeni e di formulare
delle teorie a riguardo. Ovviamente lo scienziato è un essere umano e per questo può essere influenzato dalle sua
convinzioni che si basano sull’autorità, la logica e il senso comune. Ma la differenza sta nel fatto che gli scienziati
hanno la volontà di cambiare quelle convinzioni.
Molti scienziati concordano che uno degli assunti fondamentali della scienza sia la realtà del mondo. I filosofi
chiamano questo assunto la dottrina del realismo secondo cui gli oggetti di studio esistono indipendentemente dal
fatto di essere percepiti da noi. Gli scienziati evitano una varietà di realismo chiamato realismo ingenuo per cui noi
vediamo una cosa perché questa cosa esiste effettivamente nel mondo (es: il carbone è nero, ma spesso appare
come grigio). Il mondo in cui crede lo scienziato ha caratteristiche diverse da quello dell’uomo comune. Entrambi
sostengono che vi sia solo una realtà, ma le loro realtà sono diverse. Secondo la scienza il mondo è razionale cioè
può essere compreso tramite il pensiero logico. Inoltre vi deve essere regolarità ossia secondo il nostro assunto il
mondo segue le stesse leggi in ogni tempo e luogo. Gli scienziati non solo ritengono che il mondo sia reale,
razionale e abbia delle regole, essi credono che sia possibile scoprirne il funzionamento. Questo credere nella
scopribilità richiama la differenza tra rompicapo e mistero (pag 25). per poter fare scienza è necessario supporre
che gli eventi non si verifichino da soli o senza ragione alcuna. Quindi l’idea che ciascun evento abbia una causa è
un dogma fondamentale della scienza. Il ritenere che tutti gli eventi abbiano una causa è definito determinismo. (il
determinismo rigoroso nega l’esistenza del libero arbitrio). Gli scienziati usano il concetto di causalità come
un’ipotesi di lavoro che non implica che questa sia la verità assoluta.
Il sottoscopo della scoperta della regolarità si divide in due: la descrizione del comportamento e la scoperta di
relazioni regolari tra vari aspetti del comportamento. Il primo passo in ogni scienza è quello della descrizione
dei fenomeni. l’importanza della descrizione illustra la stressa relazione tra psicologia e scienze biologiche. Queste
ultime solo ultimamente sono riuscite a superare la fase descrittiva e a studiare i meccanismi dei processi di vita. In
psicologia è fondamentale ad esempio la descrizione delle personalità. Le teorie tipologiche cercando di classificare
le persone in categorie particolare, le teorie caratterologiche dividono le persone in quanto differiscono
quantitativamente. Le teorie dell’apprendimento sociale antepongono le cause situazionali del comportamento a

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quelle personali. La descrizione dei fenomeni è di importanza cruciale per una scienza in quanto definisce
l’argomento in esame per il quale si ricercano le leggi e si formulano teorie. Con il progredire della descrizione del
comportamento fra gli eventi comportamentali si manifestano varie regolarità. Queste regolarità formano leggi del
comportamento. Una legge è un’asserzione secondo la quale certi eventi sono regolarmente associati. Non è
necessario che vi sia una relazione perfetta tra due variabili per avere una legge, alcuni leggi sono statistiche ossia
c’è una relazione regolare tra due variabili ma la regolarità non è perfetta. Le leggi inoltre non indicano rapporti di
causa-effetto.
Gli scienziati cercano le cause degli eventi che si osservano. Scoprire le cause di un fenomeno non è mai facile e
bisogna porsi molte domande. Quando si analizzano più casi bisogna chiedersi “cos’hanno i casi in comune?” “in
che cosa differiscono questi casi da altri simili?” e “l’effetto varia in concomitanza di qualche altro evento?”.
Ovviamente queste domande non sono infallibili e le nostre conoscenze generali di un argomento ci possono
aiutare ad indovinare cosa ha causato certi effetti (es: broca era un medico). Bisogna tener conto che certi eventi
sono solo coincidenze e bisogna andar in fondo alle cose. Qualche volta la vera causa è un altro evento che correla
con la presunta causa (un’altra cosa da ricordare è che la causa non può verificarsi dopo l’effetto).
Lo scopo ultimo della scelta è lo sviluppo di una teoria che spieghi le relazioni che esistono in un particolare
campo. Una teoria è un’asserzione o un insieme di asserzioni riguardanti le relazioni tra le variabili. Quando varie
leggi sono collegate tra loro in un insieme più generale di asserzioni si chiama teoria. Un concetto teorico è un
concetto che non è presente a livello della legge, ma è utilizzato per spiegare una relazione tra le variabili. Un
concetto teorico non si osserva né si misura direttamente (es: la memoria). Una buona teoria deve poter essere
messa alla prova e testata come vera o falsa. La ragione è la natura empirica della scienza. Bisogna anche
sottolineare l’importanza della falsificazione della teoria. Non si scopre qualcosa di nuovo quando la teoria viene
confermata ma piuttosto quando viene svalutata. Karl Popper disse che una teoria scientifica viene accettata
temporaneamente come vera finché non c’è qualcosa che la smentisce.
Le teorie svolgono due ruoli cruciali nello sviluppo della scienza: l’organizzazione delle conoscenze e la
spiegazione delle leggi, e la previsione di nuove leggi. Il primo ruolo è cruciale in quanto il fatto singolo viene
spiegato come istanza di una legge generale. A sua volta la legge si spiega con la sua relazione con la teoria. La
teoria collega le descrizioni e le leggi in un contesto unificato. Una teoria inoltre non solo spiega molte leggi che
prima non erano collegate tra loro, ma suggerisce anche dove cercare nuove leggi. La teoria conduce prima alla
previsione e poi alla conferma e quindi alla scoperta di qualcosa. Le teorie servono anche a guidare la ricerca ed è
un ruolo che si muove insieme al suo ruolo di predire nuove leggi.
Gli scopi della psicologia sono la descrizione, la previsione e il controllo. Innanzitutto bisogna descrivere il
fenomeno che si intende osservare stabilendo così delle leggi. La conoscenza di tali leggi ci permette di prevedere
quali comportamenti si verificheranno. Se possiamo prevedere il comportamento possiamo anche controllarlo.

un’ipotesi è un’asserzione ritenuta vera al fine di vagliarne la validità. Essa può essere formulata sotto forma di
affermazione “se..allora..” ossia se A è vero allora ne consegue B. un’ipotesi scientifica è caratterizzata dal fatto che
se facciamo certe osservazioni in condizioni particolari, ed una data teoria è esatta, allora dovremmo ottenere i
seguenti risultati. un’ipotesi scientifica deve essere esaminata empiricamente.
l’operazionismo legato al nome del fisico Percy Bridgman afferma che i concetti teorici devono essere oggettivi
allo stesso modo dei dati scientifici. Un concetto teorico deve essere legato ad operazioni osservabili che qualsiasi
persona può esaminare ed eseguire. l’operazionismo ha un ulteriore significato secondo il quale i concetti
scientifici sono definiti tramite le operazioni con cui essi sono misurati. Definizione operazionale: in una
definizione operazionale ha importanza primaria la descrizione di un procedimento che specifica il significato del
concetto. Il cattivo uso di questo concetto è quello di dare una definizione banale di un fenomeno e
successivamente di cercare di costruirvi sopra una teoria. Un altro uso cattivo del concetto di definizione
operazionale è quello di considerare che ogni misura di un concetto sia indipendente da tutte le altre misure. l’uso
di mezzi diversi per arrivare ad un concetto tramite definizioni operazionali diverse è chiamato uso di operazioni
convergenti.
Paradigma: è il modo di pensare che pervade tutta una branca della scienza e che include tutti gli assunti e tutte le
teorie accettate come vere da un gruppo di scienziati. Kuhn parò del fatto che durante l’attività normale scientifica
tutti gli scienziati accettano lo stesso paradigma fino a quando sorgono dei problemi. Queste anomalie causano una
crisi durante la quale vengono creati nuovi paradigmi che competono con quello iniziale. Verrà accettato il
paradigma che spiega i dati meglio di quello vecchio. Una teoria perciò non viene dimostrata erronea ma viene
rimpiazzata da una migliore. Le idee di Kuhn però vennero mal interpretate e utilizzate a sostegno del relativismo
radicale della scienza.
Costruzione sociale della realtà: tale visione pretende che la scienza non si occupi troppo della realtà e delle
convinzioni degli scienziati infatti essi sono esseri umani e le loro convinzioni non sono necessariamente più

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oggettive di quelle di qualcun altro. Ciò che divide gli scienziati con questa visione dagli altri è l’interrogativo
secondo cui c’è una realtà che esiste indipendentemente dallo scienziato e che può essere avvicinata anche solo di
sfuggita o la realtà è solo una storia creata dallo scienziato?
Capitolo 2: sviluppare una domanda di ricerca
la scelta di un problema può risultare piuttosto difficile quando si vuole cominciare una ricerca sperimentale. Chi si
occupa per la prima volta di un certo campo di studio tende a manifestare diverse tendenze. Ad esempio ci si
comporta come se si fosse la prima persona intelligente a trattare quella materia oppure si può pensare che con tutti
gli studi fatti è impossibile che ci sia ancora qualche ricerca da fare. c’è bisogno di consultare libri specifici
sull’argomento di interesse oppure libri con accesso a molti aspetti del fenomeno. Importante risulta anche internet
(nonostante i limiti). La domanda di ricerca deve essere il più precisa possibile. Bisogna restringere il più vasto
problema di ricerca ad una specifica domanda che possa essere messa alla prova. Tutti gli sforzi devono essere
nella direzione della domanda e bisogna preoccuparsi di eliminare domande secondarie dall’esperimento.
Quando si trovano due studi che riportano risultati opposti spesso si agisce tramite il metodo box-score che consiste
nel contare il numero di ricerche positive e negative e nel far prevalere la posizione più favorevole. Ovviamente
questo metodo presenta molti limiti. Era difficile anche passare in rassegna tutti gli studi e valutare personalmente
l’autenticità (soggettività). Questi problemi hanno portato allo sviluppo della meta-analisi. La meta-analisi è un
gruppo di metodi che permettono di combinare molti studi con caratteristiche diverse per raggiungere una
conclusione comune. Alcune tecniche valutano le tendenze favorevoli o non da parte dell’autore, altre permettono
di dare più peso a studi che abbiano meno debolezze. Un metodo meta-analitico riguardava lo stabilire della
grandezza dell’effetto che un fenomeno produce in ciascuno studio (differenza tra grandezza dell’effetto e
significatività statistica). Confrontare la grandezza dell’effetto in diversi esperimenti richiede un sistema di misura
comune mentre un problema diffuso erano le diverse scale utilizzate dai ricercatori. Smith e Glass misurarono la
grandezza dell’effetto della psicoterapia in termini di deviazioni standard dei risultati. Loro riuscirono a confrontare
studi diversi che usavano scale diverse e a concludere che la psicoterapia è efficace.
Capitolo 3: etica della ricerca
l’etica della ricerca è in continuo sviluppo, pratiche che erano accettate dieci anni fa oggi sono valutate come non
etiche. Il codice etico dell’American Psychological association è stato fino a non molti anni fa un testo di
riferimento anche per l’ambito italiano. Il ritardo del codice etico in Italia ha ragioni storiche, infatti l’ordine degli
psicologi è relativamente giovane (1993 a livello regionale e 1994 a livello nazionale). Venne elaborato tardi un
codice deontologico degli psicologi nel 1998 e da un altro lato l’Aip ossia l’associazione italiana di psicologia ha
elaborato un codice etico della ricerca e dell’insegnamento in psicologia (comitato etico). Il codice dell’Aip è
composto da una premessa, da una sezione in cui vengono trattati i principi generali, una che contiene norme etiche
specifiche e una più applicativa. La decisione di condurre una ricerca spesso presenta un conflitto tra due insiemi di
valori. Tra l’impegno dello psicologo di espandere la nostra conoscenza del comportamento e i potenziali benefici
che la ricerca può portare alla società; e il costo della ricerca per i partecipanti. Le norme etiche specifiche sono
diverse: innanzitutto è importante il consenso informato e la libertà della persona di ritirarsi dalla ricerca ma ci
sono delle eccezioni. Ad esempio quando una persona non è in grado di esprimere il consenso, esso va chiesto a chi
ne ha la responsabilità; nel caso di ricerche svolte con metodi osservativi non intrusivi senza la possibilità
preventiva o di contattare le persone, va comunque tutelata la sua riservatezza; quando si svolgono ricerche che
prevedono l’uso dell’inganno e quindi l’impossibilità di ottenere un consenso informato preventivo. Il partecipante
ad un esperimento di psicologia deve spesso firmare un documento scritto e viene informato degli aspetti della
ricerca che ci si aspetta che influenzino la sua decisione a partecipare (al contrario della medicina dove viene detto
tutto al soggetto). Ad esempio gli scopi dell’esperimento non influenzano tale decisione.
Secondo il punto di vista tradizionale il soggetto deve solo svolgere il compito a lui affidato e andarsene, mentre
oggigiorno spesso gli psicologi considerano il partecipante un collega che collabora alla raccolta dei dati.
Bisogna poi affrontare il tema della coercizione, dare perciò qualcosa in cambio a coloro che partecipano
all’esperimento come crediti, soldi, o un miglioramento delle relazioni con l’altro sesso etc. quando l’obiettivo
scientifico lo richiede chi partecipa ad una ricerca può essere tenuto all’oscuro o ingannato su alcuni aspetti. In
questi casi bisogna però informare alla fine dell’esperimento i partecipanti sui dati presi, ripristinare il loro umore,
dare informazioni aggiuntive e eliminare eventuali idee scorrette che la persona si sia fatta sulla ricerca. Tuttavia
molti psicologi sostengono che le persone siano già consapevoli delle false notizie che saranno dette loro all’inizio.
Alcuni sperimentatori utilizzano il role-playing (in cui si chiede al partecipante di agire come se fosse in una certa
situazione) anche se presenta dei limiti (convinzione che i soggetti siano in grado di dire cosa farebbero
semplicemente mettendosi in un ruolo).
Debriefing: colloquio finale tra lo sperimentatore e il soggetto ed è una parte estremamente importante
dell’esperimento. Il modo con cui ci si approccia al partecipante può essere fondamentale.

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Rischio di danni: la ricerca non deve comportare rischi di danni permanenti ma a volte si rendono possibili i danni
temporanei fisici o psicologici. Chi fa ricerca deve tener conto dell’esistenza di differenza culturali e individuali,
per questo bisogna prima testare la percezione del dolore di ognuno dei partecipanti e intervistarli per accertarne gli
stati di salute.
Privacy: a chi partecipa alla ricerca deve essere sempre garantita la possibilità di anonimato. Nei casi dei metodi
osservativi le persone possono essere registrate se si trovano in un luogo pubblico, non devono essere riconoscibili
l’articolo 5 del codice etico da un lato si riallaccia al principio della responsabilità sociale (impegnarsi a rispettare
le leggi, favorire la diffusione della conoscenza, evitare un cattivo uso della ricerca, preoccuparsi dell’immagine
della psicologia, preoccuparsi del benessere psicologico di tutte le persone con cui si lavora) e sottolinea che lo
psicologo anche nel ruolo di ricercatore non può disinteressarsi del benessere psicologico dei soggetti con cui
interagisce.
Trattamento animale: il benessere dell’animale deve essere assicurato quanto agli aspetti alimentari, igienici,
abitativi e sociali. Le competenze di tutti coloro che vengono a contatto con l’animale devono essere adeguate al
ruolo che essi hanno nel trattamento dell’animale. Le procedure dolorose se non evitabili devono essere
minimizzate (differenza diritti animali e benessere degli animali).
Capitolo 4: variabili
una variabile è qualche proprietà di un evento reale che è stata misurata. Le variabili sono attributi dei fenomeni e
pertanto appartengono alla realtà. La riduzione di un fenomeno a variabili focalizza l’attenzione dello
sperimentatore su alcuni eventi specifici tra i molti che possono essere legati al fenomeno. Poiché la variabili
appartengono alla realtà e la teoria è un prodotto dell’immaginazione, il collegamento tra variabili e teorie richiede
certi assunti. Le variabili sono tangibili (frequenza, durata, risposte ad un questionario etc) mentre il concetto
teorico è immateriale /fame, motivazione, ansia etc). La teoria però è un’affermazione sì astratta ma che va
ricondotta a dei casi reali ossia con delle variabili della realtà.
La distinzione principale è quella tra variabili indipendente e dipendenti. La variabile dipendente è una misura del
comportamento del soggetto, la risposta data dalla persona o dall’animale. Queste dipendono dal valore dell’altra
variabile. La variabile indipendente è considerata la causa di qualche modificazione degli stimoli e delle risposte.
Ogni variabile indipendente ha due valori chiamati livelli (gruppi di frustrati e gruppo di non frustrati). Spesso però
risulta difficile decidere quale delle due variabili sia la causa e quale l’effetto. Talvolta vi sono anche variabili
indipendenti non controllate dallo sperimentatore e si chiamano variabili del soggetto.
Una variabile confusa è una variabile che varia con la variabile indipendente (non corrisponde a quella di disturbo)
(non è necessaria la presenza di variabili in un esperimento).
Le variabili quantitative sono quelle che variano in grandezza mentre le variabili qualitative cambiano genere.
Alcune variabili quantitative possono assumere qualsiasi valore in un insieme continuo. Esse sono chiamate
variabili continue poiché sono limitate a certi valori o a categorie separate. Nella pratica infatti la finezza di una
misura è limitata dalle prestazioni dello strumento usato per eseguirla. Le variabili discontinue sono quelle che
rientrano in categorie distinte (es: numero di libri scritti). Le variabili continue però sono comunemente misurate in
modo discontinuo e perciò bisogna distinguere i reali limiti dai limiti apparenti.

La possibilità di formulare leggi in maniera quantitativa richiede che siano soddisfatte due condizioni: il fenomeno
deve essere sufficientemente regolare da poter essere descritto in modo preciso, i dati troppo variabili possono
oscurare la presenza di regolarità e infine per riuscire a formulare una legge in modo matematico questa deve essere
sufficientemente semplici da poter essere espressa con un’equazione.
La misurazione è un’assegnazione di valori numerici ad eventi o oggetti secondo regole che permettono di
rappresentare importanti proprietà degli eventi o oggetti con proprietà del sistema numerico. La regola con la quale
si assegnano i valori numerici determina il tipo di conclusioni che si raggiungono. Per questo si distinguono quattro
tipi di scale di misura elaborate da Stevens.
Le scale nominali: consentono di operare classificazioni sulla base delle presenze o delle assenze di qualità senza
fornire graduazioni (chi ha una certa qualità oppure no)
le scale ordinali: consentono di stabilire graduatorie cioè relazioni di maggiore e minore rispetto a una determinata
qualità ma non si può capire quanto l’individuo minore sia inferiore agli altri.
Le scale ad intervalli: consentono come quella ordinale di formare delle graduatorie ma si caratterizzano per il
fatto che l’intervallo tra le due posizioni successive resta costante lungo tutta l’estensione della scala anche se non
esiste un punto di riferimento assoluto
scale a rapporti: possiedono le proprietà di una scala ad intervalli e consente di identificare anche una posizione
corrispondente alla mancanza di una determinata proprietà cioè lo zero assoluto ed è perciò possibile effettuare con
esse le operazioni aritmetiche.

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La scala a rapporti contiene tutte le informazioni delle altre tre scale e da informazioni in più per questo si utilizza
ogni volta che è possibile questa scala. Quando ciò non è possibile cerchiamo di usare una scala ad intervalli e così
via. Le trasformazioni permissibili sono dei modi per cambiare le assegnazioni dei valori numerici senza violare la
regola che si applica ad un tipo di scala.
Perchè una misurazione sia di una qualche attività alla scienza deve essere sia affidabile che valida (una
misurazione deve essere affidabile per poter essere valida).
Il compito del ricercatore è trovare una relazione tra la variabile indipendente e la variabile dipendente, cioè se e
come varia la variabile dipendente al variare di quella indipendente. Ce un tipo di variabilità conosciuta come
varianza d’errore o errore casuale. Questa è la variabilità delle variabili dipendenti in una ricerca dove non è
possibile dimostrare che i cambiamenti sono associati alla variabile indipendente.
Validità di costrutto: per determinare se un test ha validità di costrutto questo dovrebbe misurare il costrutto
teorico che si vuole esaminare. Il test deve misurare quello che intende misurare. Il test deve dimostrarsi utile per
predire i risultati legati al concetto teorico che sta misurando.
Validità esteriore o di facciata: è l’idea che un test dovrebbe avere l’apparenza di essere un test di quello di cui si
suppone che sia un test. La validità di facciata è più un problema di pubbliche relazioni.
Validità di contenuto: è la nozione che un test dovrebbe esaminare la gamma di comportamenti che è
rappresentata dal concetto teorico che viene misurato.
Validità di criterio: è l’idea che un test valido dovrebbe essere in relazione con le altre misure dello stesso
costrutto teorico.( validità concorrente e predittiva).
Ci sono due tipi di errori di misura: l’errore sistematico e l’errore casuale. l’errore casuale avviene quando la
variabilità non è associata a nessuna variabile indipendente conosciuta. l’errore sistematico non è mai desiderato
nella ricerca, ma se l’errore rimane lo stesso per tutta la ricerca cioè se tutti i gruppi o le condizioni sono
ugualmente influenzate dall’errore sistematico non è un problema grave. Può essere invece grave se associato alla
variabile indipendente.
Affidabilità test-retest: consiste nel valutare se lo stesso strumento di misura porta agli stessi risultati in occasioni
differenti.
La coerenza interna consiste nel valutare se gli item di un test misurano la stessa cosa. L’affidabilità split-half si
calcola dividendo gli item del test in due gruppi come se fossero due test separati. Dopo, i punteggi delle due metà
vengono correlati. Un buon test ha sempre una correlazione molto alta tra le due metà.
Principi degli esperimenti con disegno di ricerca entro i soggetti: gli stimoli dovrebbero coprire la massima parte
possibile della gamma di variazione; gli stimoli dovrebbero essere sufficientemente ravvicinati da rendere
improbabile la mancata osservazione di effetti interessanti dovuti a valori intermedi dello stimolo non esaminati;
quando il soggetto viene sottoposto a tutti gli stimoli si dovrebbero presentare almeno sette stimoli; il quarto
principio della scelta degli stimoli riguarda le variabili quantitative la cui distribuzione varia in modo continuo.
Capitolo 5: descrizione dei dati con tabelle e grafici.
Una tabella è una rappresentazione dei dati in forma numerica nelle righe e nelle colonne di una matrice. Un
grafico è una rappresentazione dei dati attraverso relazioni spaziali in un diagramma. I grafici e le tabelle aiutano a
sintetizzare i dati e a capire le relazioni tra variabili. Solitamente l’asse x rappresenta il valore della variabile
indipendente mentre l’asse y mostra il valore della variabile dipendente. ( vedi tabella pag. 100).
distribuzione di frequenza: si tratta di un grafico che mostra quanti punteggi cadono in particolari sezioni della
variabile. Tale distribuzione viene rappresentata in forma grafica. L’ascissa mostra i punteggi possibili e l’ordinata
la frequenza di ciascun punteggio. La distribuzione di frequenza si rappresenta con un istogramma o un poligono di
frequenza. Se ci sono poche categorie l’istogramma è più informativo se le categorie sono tante il poligono è più
chiaro. Come nel caso della curva normale.
Distribuzione della frequenza cumulativa: mostra il numero di punteggi che cadono sotto un certo punteggio ( di
solito si usano poligoni). Innanzitutto il punteggio è rappresentato dal suo limite reale superiore e non dal punto di
mezzo dell’intervallo. Inoltre un grafico della frequenza cumulativa aumenta sempre come una curva monotona ( il
grafico va in alto o resta orizzontale ma non va mai verso il basso). Infine la forma di una curva di frequenza
cumulativa è sigmoidale o a forma di S.
grafico di dispersione: è un grafico che mostra la relazione tra due variabili per un certo numero di casi
individuali. Possiamo determinare il grado della relazione e quale sia la funzione che mette in relazione due
variabili calcolando il coefficiente di correlazione. I grafici di dispersione sono usati per illustrare dati
correlazionali (possono esserci una variabile dipendente e una indipendente o possono essere entrambe dipendenti).
Nelle tabelle la variabile indipendente corrisponde alle colonne verticali della matrice, mentre la variabile
dipendente corrisponde agli elementi della matrice.
Il grafico più tipico in psicologia è il grafico di funzione. l’ordinata rappresenta una variabile dipendente in
funzione di una variabile indipendente.

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I grafici a barre sono usati quando la variabile indipendente è qualitativa anziché quantitativa (grafico a linee).
Un grafico a serie temporale è un grafico in cui l’ascissa rappresenta il passaggio del tempo. Un altro tipo di piano
a serie temporale è la registrazione cumulativa. L’ascissa mostra il tempo e l’ordinata il numero cumulativo di
risposte. La pendenza del grafico mostra la frequenza delle risposte.
Spesso i ricercatori vogliono grafici che rappresentino sia la variabilità dei dati sia i valori medi. Si può
rappresentare la variabilità disegnando delle barre d’errore sopra e sotto i valori medi di un grafico per indicare più
o meno una deviazione standard o l’errore standard della media. c’è un altro metodo conosciuto con il nome di box
and whisker plot. Esso si basa sul calcolo della mediana e dei percentili invece che della media e della deviazione
standard. Questo metodo mostra chiaramente l’asimmetria dei dati e riesce chiaramente a calcolare la mediana.
Trascrizione dei dati: per andare dalle risposte del soggetto all’analisi statistica bisogna risolvere un certo numero
di problemi pratici. Dopo aver scritto su un notes tutte le nostre fasi dettagliate dell’esperimento dobbiamo
raccogliere i dati con attenzione. Successivamente i dati verranno trascritti in un foglio riassuntivo che contiene i
dati sotto forma di matrice. Anche se i dettagli della trascrizione dei dati saranno molto diversi da un tipo di ricerca
all’altro, l’idea generale è di sistemare i dati in una matrice. È anche necessario preparare una guida per la codifica
che specifichi per ogni variabile quanti numeri e quale colonna devono occupare i possibili valori. Una volta che i
dati sono stati trascritti dai foglia dei dati grezzi ai fogli riassuntivi dei dati in forma di matrice, si può cominciare
ad analizzarli. Bisogna per prima cosa riesaminare i dati considerando i dati non validi e i dati mancanti. Infine ci
sono i dai isolati che sono validi ma molto improbabili. Questi possono presentarsi come punteggi estremi di una
distribuzione normale oppure possono venire da una distribuzione diversa da quella di tutti gli altri punteggi. Ci
sono procedimenti statistici sofisticati per valutare le risposte isolate ma la maggior parte dei ricercatori si basa su
analisi informali per escluderle come l’analisi visiva e numerica delle distribuzioni per individuare dati strani
oppure si eliminano le risposte che cadano tre o più deviazioni standard lontano dalla media degli altri.
Riassumendo: mettete i dati in una matrice in un foglio riassuntivo
fate statistiche e i grafici preliminari
controllate se ci sono dati non validi e correggeteli
controllate se ci sono dati mancanti e sostituiteli con il codice dei dati mancanti
controllate se ci sono dati strani e toglieteli
applicate le statistiche descrittive
descrivete i dati numericamente
descrivete i dati graficamente
calcolate analisi statistiche inferenziali
Capitolo 6: validità
con validità si intende la verità o l’esattezza della conclusione del ricercatore, la sua corrispondenza con la realtà.
Thomas Cook, Donald Campbell e Laura Peracchio elencano quattro tipi di validità : validità interna, di costrutto,
esterna e statistica.
Validità interna: è il tipo fondamentale perché riguarda la logica della relazione tra la variabile indipendente e
quella dipendente. Un esperimento ha validità interna se vi sono ragioni valide per ritenere che una relazione di
causa ed effetto esiste realmente tra la variabile indipendente e quella dipendente.
Validità di costrutto: concerne la questione della conformità tra i risultati e la teoria che sta alla base della ricerca.
La validità di costrutto è simile a quella interna. Per avere la validità interna si cerca di eliminare variabili
alternative come cause potenziali del comportamento in esame mentre per avere la validità di costrutto si deve
escludere altre possibili spiegazioni teoriche dei risultati. Per la prima si potrebbe riprogettare l’esperimento in
modo da controllare la sorgente di confusione, per la seconda si potrebbe progettare un nuovo esperimento che
permetta di scegliere tra due spiegazioni teoriche alternative dei risultati.
Validità esterna: riguarda l’applicabilità dei risultati della ricerca ad un’altra situazione: diversi soggetti,
luoghi,tempi etc. e perciò la generalizzazione dei risultati di un esperimento ad un altro tempo e luogo.
Validità statistica: è simile alla validità interna. Il quesito in questo caso è: la relazione osservata tra la variabile
indipendente e quella dipendente era una vera relazione di causa ed effetto o una relazione accidentale?
Minacce alla validità interna: per quanto riguarda la validità interna bisogna evitare di confondere le variabili
potenzialmente importanti con le variabili indipendenti che interessano. Ciò che minaccia la validità interna sono
ad esempio eventi esterni al laboratorio, la maturazione in quanto se l’esperimento dura un considerevole intervallo
di tempo si potrebbero verificare delle modificazioni naturali a causa dell’invecchiamento. Inoltre la semplice
partecipazione ad un esperimento o l’essere stati sottoposti a prove influenzano la prestazione delle persone. I
soggetti possono imparare come eseguire le prove e il loro comportamento è influenzato dall’esperienza
precedente. c’è poi l’effetto della regressione che si verifica quando tra due variabili non c’è una correlazione
perfetta. Si può verificare quando due variabili diverse sono correlate o anche quando la stessa variabile viene
misurata due volte. Questo accade quando c’è un errore associato alla misurazione della variabile. l’effetto della

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regressione può portare ad alcune conclusioni inadeguate. un’altra minaccia è la selezione. Qualunque
sbilanciamento nella selezione dei gruppi può minare la validità interna. C’è poi la mortalità chiamata anche perdita
selettiva dei soggetti. I soggetti che abbandonano una ricerca possono essere diversi da quelli che la completano.
Particolari tipi di soggetti che si ritirano da una ricerca possono causare errori.
Minacce alla validità di costrutto: una possibile minaccia può essere la debolezza del legame tra teoria ed
esperimento. Molte ricerche psicologiche soffrono di una cattiva definizione operazionale dei concetti teorici.
un’altra minaccia è l’effetto ambiguo delle variabili indipendenti. Uno sperimentatore può progettare
accuratamente un esperimento ma i risultati sono compromessi dal fatto che i soggetti percepiscono la situazione in
modo diverso dallo sperimentatore. I soggetti agiscono nel modo in cui pensano che lo sperimentatore voglia che
essi agiscono (buoni soggetti). Un altro tipo di pregiudizio dei soggetti è la preoccupazione che il procedimento
sperimentale misuri in qualche modo le loro capacità mentale e ciò da origine all’apprensione da valutazione. Un
altro termine per indicare ciò è desiderabilità sociale.
Minacce alla validità esterna: ciò che impedisce la generalizzabilità dei risultati può essere ad esempio la scelta
dei soggetti. Solitamente si scelgono studenti universitari o ratti bianchi scelti per la loro presunta rappresentatività
e la facilità con cui i ricercatori le reperiscono. I soggetti umani dovrebbero essere scelti con attenzione riguardo
alla loro rappresentatività nei confronti di una popolazione più ampia e in base a cosa si vuole studiare. un’altra
minaccia possono essere i tempi diversi in quanto un esperimento in un dato tempo può non suscitare più gli stessi
comportamenti in un tempo successivo. c’è poi la questione delle situazioni diverse in quanto c’è la difficoltà di
mettere in rapporto un fenomeno osservato in un laboratorio con un fenomeno osservato in un altro laboratorio o
nella realtà.
Minacce alla validità statistica: la principale minaccia alla validità statistica è concludere che la variabile
indipendente non influenza la variabile dipendente sulla base di dati ottenuti da pochi soggetti o da poche
osservazioni.
Il fatto che i soggetti sanno di partecipare ad un esperimento da luogo ad un insieme di aspettative riguardo al loro
comportamento e queste aspettative sono chiamate richieste di ruolo o caratteristiche di richiesta dell’esperimento.
Un esempio è l’esperimento di Milgram nel quale a dei soggetti si faceva credere che stavano somministrando delle
scosse elettriche ad altre persone nonostante le loro vigorose proteste. Il fatto di essere soggetti di un esperimento li
portò ad impegnarsi in comportamenti sorprendenti e disturbanti. Si è cercato di impedire che l’influenza delle
richieste del ruolo indebolisca la validità degli esperimenti. La soluzione più semplice è quella di ingannare il
soggetto riguardo allo scopo dell’esperimento anche se ciò presenta degli svantaggi ad esempio di natura etica. Un
altro approccio è quello di dividere l’esperimento in modo che i dati siano ottenuti in parte in un’altra situazione. E
ancora si potrebbe usare una misura che abbia scarsa probabilità di essere alterata dalle idee dei soggetti riguardo
all’ipotesi e infine si può utilizzare la tattica di non far sapere ai soggetti che si sta facendo un esperimento.
Anche lo sperimentatore può influenzare in modo non intenzionale i risultati di un esperimento (rosenthal). La
tattica per risolvere il problema è rendere lo sperimentatore cieco alla condizione a cui viene sottoposto il soggetto.
un’altra strategia è quella di standardizzare gli esperimenti il più possibile.
Capitolo 7: controllo
il controllo è l’altra faccia della medaglia della validità. Bisogna sempre chiedersi quali sono le minacce alla
validità e quali sono i mezzi disponibili per neutralizzare tali minacce rilevate. Si definisce il controllo come
qualsiasi mezzo impiegato per eliminare le possibili minacce alla validità di una ricerca. In psicologia il concetto di
controllo è usato in due modi piuttosto diversi: il primo come punto di paragone fisso e il secondo come un modo
per ridurre la variabilità. Il significato fondamentale del termine è quello di fornire un punto di paragone con cui
confrontare l’effetto di una variabile indipendente. Se due condizioni differiscono solo per una variabile
indipendente qualsiasi differenza che compaia tra le due condizioni a seguito del trattamento può essere attribuita
all’azione di quella variabile. Il concetto di controllo è un modo per stabilire che due individui, gruppi o condizioni
sono identici eccetto che per la variabile che ci interessa. Se due gruppi sono uguali prima del trattamento qualsiasi
differenza dopo l'esperimento può essere attribuita al trattamento. La condizione di controllo invece si verifica
quando ciascun soggetto è sottoposto a tutte le condizione ed è il soggetto stesso a servire da controllo per se
stesso. Questi esperimento sono denominati esperimento entro i soggetti (within subjects). Gli esperimento in cui i
soggetti diversi sono assegnati a condizioni diverse sono gli esperimenti tra i soggetti (between subjects) perché le
differenze tra le condizioni sono esaminate tra soggetti differenti.
Un secondo significato del termine controllo indica la capacità di limitare o guidare le sorgenti di variabilità nella
ricerca. Qui si parla del controllo sperimentale. Il significato primario permette di dire che una variabile dipendente
è associata con una variabile indipendente e non con altre variabili. Il secondo invece facilita il raggiungimento di
questa conclusione limitando il numero di variabili che agiscono nella situazione e la loro gamma di valori. Il
primo riguarda l’esperimento di controllo e il secondo controllo sperimentale.

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Ci sono tre strategie per ottenere il controllo nella ricerca psicologica: l’uso della situazione di laboratorio, la
considerazione della situazione della ricerca come preparazione e la scelta della risposta.
In genere si preferisce la ricerca in laboratorio ossia un luogo organizzato per permettere il controllo più adeguato
delle variabili di interesse in quella particolare ricerca.
Una delle prime domande alle quali rispondere nel progettare una ricerca riguarda la scelta della situazione che si
vuole usare. Nessun progetto per quanto sofisticato riuscirà ad ovviare agli svantaggi di una cattiva scelta del
preparato per la ricerca.
Un altro importante mezzo per accrescere la sensibilità della ricerca è quello di migliorare la misurazione del
comportamento in esame. Molti ricercatori prestano scarsa attenzione alla risposta che si dovrà misurare. Molti
scienziati invece dedicano la loro carriera alla progettazione e al raffinamento di strumenti di misura (es: scala per
l’ansia manifesta di taylor; scale psicofisiche di stevens ecc.). c’è quindi l’impiego degli strumenti di misura come
mezzi per trasformare il comportamento in numeri o in altre forme adatte per le analisi dei dati.
Soggetti come controllo di loro stessi: una delle tecniche più efficaci di controllo è di far sì che ciascun soggetto
sia sottoposto a ciascuna delle condizioni in un esperimento. In questo modo la variabilità dovuta alle differenze tra
soggetti è molto ridotta. Alle volte però questo disegno non è possibile come ad esempio quando esistono effetti
contrastanti tra le condizioni dell’esperimento così che la sperimentazione di una condizione può influenzare la
risposta ad un’altra condizione (effetti dell’ordine e della sequenza). Si deve usare i soggetti come controllo di loro
stessi ogni volta che l’uso del soggetto come controllo di se stesso è logicamente possibile, quando il fatto di essere
sottoposto a tutte le condizioni dell’esperimento lascia il soggetto ignaro degli scopi dell’esperimento stesso e
quando la mancanza di seri effetti di contrasto tra le condizioni.
Assegnazione casuale: tale termine è usato in senso specifico per indicare che ciascun soggetto ha la stessa
probabilità di essere assegnato ad ogni condizione. Il vantaggio della assegnazione casuale dei soggetti alle varie
condizioni è che se l’assegnazione è veramente casuale. Si può quindi essere sicuri che solo il caso potrebbe
generare delle differenze tra i gruppi rispetto ad una variabile diversa da quella sperimentale.
Pareggiamento: talvolta è possibile migliorare la precisione dell’esperimento pareggiando rispetto ad un criterio
preliminare i soggetti prima di assegnarli alle varie condizioni. Il primo requisito per procedere al pareggiamento è
il forte sospetto che vi sia una variabile importante rispetto alla quale i soggetti differiscano e che sia possibile
controllare la differenza con il pareggiamento. Inoltre vi deve essere una correlazione sostanziale tra la variabile
richiedente il pareggiamento e la variabile dipendente. Un disegno con gruppi pareggiati si applica a dati relativi a
coppie di soggetti mentre l’analisi per gruppi randomizzati si applica a dati relativi a soggetti singoli. Una seconda
condizione necessaria per giustificare il pareggiamento è che sia possibile esaminare i soggetti prima di assegnarli
alle varie condizioni.
Variabili di disturbo: si può introdurre una variabile di disturbo nell’esperimento in modo che questa divenga una
variabile indipendente (non è una variabile confondente).
Controllo statistico: controllo statistico è sinonimo di statistica inferenziale, la branca della statistica che riguarda
le decisioni da prendere in caso di incertezza. In senso stretto il controllo statistico riguarda i mezzi con cui si
pareggiano sulla carta i soggetti quando non si può farlo di fatto.
Un altro metodo di controllo è la ripetizione il cui scopo è quelli di vedere se eseguendo un esperimento per la
seconda volta si ottengono gli stessi risultati. Ci sono due tipi di ripetizioni, quelle dirette e quelle sistematiche. La
ripetizione diretta di ha quando qualcuno essenzialmente rifà lo stesso esperimento nel tentativo di ottenere gli
stessi risultati. La ripetizione sistematica si ha quando il ricercatore esegue un esperimento diverso da quello
originario ma basato su di esso. Se i risultati e la teoria del primo ricercatore, il secondo ricercatore dovrebbe
trovare un certo risultato.
Esperimento elegante: in matematica il termine elegante sottolinea la semplicità. Una dimostrazione elegante
permette di raggiungere una conclusione importante nel modo più semplici possibile.

-scelta del metodo


-scelta dei soggetti
-selezione dei partecipanti (nel processo di selezione entrano considerazioni etiche e pratiche. c’è la concezione
dell’errore standard della media che diminuisce all’aumentare del numero dei soggetti).
Capitolo 8: ricerca non sperimentale (ricerca osservazionale, d’archivio e studio dei casi singoli)
la distinzione tra ricerca sperimentale e non sperimentale è basata sul grado di controllo che il ricercatore ha sui
soggetti e sulle condizioni della ricerca. Le parole chiave sono manipolazione delle variabili e assegnazione dei
soggetti alle condizioni rispetto all’osservazione. In una ricerca non sperimentale il procedimento di raccolta dei
dati deve rinunciare ad un controllo completo in cambio della possibilità di ottenere effettivamente i dati. La ricerca
non sperimentale è spesso chiamata ricerca correlazionale perché indaga le cause del comportamento attraverso le
correlazioni tra le variabili. Ciò che qualifica la ricerca come correlazionale è l’impossibilità di manipolare

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indipendentemente qualche variabile (ric: ricerca correlazionale non implica causalità). Ci sono diversi tipi di
ricerca non sperimentale: ricerca osservazionale nella quale il ricercatore osserva semplicemente il corso del
comportamento; ricerca d’archivio nella quale si esaminano dei registri pubblici per vagliare delle ipotesi sulle
cause di un comportamento; studio dei casi singoli che differisce dalle altre categorie in quanto le ricerche
affrontano problemi particolari venuti all’attenzione del ricercatore. Può trattarsi di problemi pratici o di
avvenimenti che colpiscono un ricercatore; l’inchiesta nella quale al soggetto si chiede di cooperare rispondendo a
delle domande.
Approccio ermeneutico: gli scienziati considerano loro compito tentare di capire ed interpretare il comportamento
piuttosto che ricercarne le cause. Gli psicologi hanno adottato il termine ermeneutica per descrivere la metodologia
che guarda più all’interpretazione che alle cause.
La ricerca osservazionale comporta la registrazione del corso del comportamento in assenza di tentativi di
influenzarlo. Questo metodo può avere una di due forme generali: osservazione naturalistica e ricerca da parte di un
osservatore partecipante. l’osservazione naturalistica è una ricerca condotta in modo tale che il comportamento del
soggetto sia disturbato il meno possibile dal processo di osservazione. l’osservazione è condotta nell’ambiente dove
il comportamento avviene naturalmente. Nelle scienze sociali questa osservazione è spesso chiamata ricerca non
intrusiva o ricerca non reattiva e ciò sottolinea il fatto che i soggetti sono inconsapevoli di essere sotto osservazione
. Una vasta categoria di misure non intrusive è nota come misure della traccia fisica e queste tracce fanno uso di
prove fisiche per provare un dato comportamento. La ricerca osservazionale può essere realizzata in laboratorio
dove è chiamata osservazione in laboratorio. l’osservazione naturalistica ha tre regole importanti: la registrazione
accurata dei dati, l’uso di una varietà di tipi di misure e la salvaguardia della privacy dei soggetti.
Un tipi di ricerca osservazionale che ha fornito importanti risultati è la ricerca da parte di osservatori
partecipanti nella quale i ricercatori si mescolano a gruppi in condizioni naturali. Questo metodo è utile quando
bisogna studiare un piccolo gruppo separato dalla popolazione complessiva e il ricercatore deve riuscire a farsi
ammettere al gruppo. La metodologia deve essere aperta, flessibile e opportunistica poiché il ricercatore deve
prendere il punto di vista del gruppo che si studia. Questo metodo però presenta due problemi, il primo è che
entrando nel gruppo il ricercatore lo cambia in una certa misura e il secondo è un problema etico dell’invasione
della sfera privata.
Il termine ricerca d’archivio si riferisce a ricerche eseguite su dati che il ricercatore non ha contribuito a
raccogliere. I dati d’archivio sono quelli depositati in registri o archivi pubblici. Anche questo metodo ha dei limiti,
innanzitutto i dati d’archivio sono raccolti per scopi non scientifici. Inoltre per sua natura la ricerca d’archivio è
eseguita dopo che i fatti sono avvenuti e quindi può essere difficile interpretare particolari correlazioni osservate.
Gli studi di casi singoli comprendono una categoria di ricerche che è difficile caratterizzare con una definizione
semplice. Gli studi di casi singoli spesso comprendono l’uso dell’osservazione e di metodologie da archivio. La
caratteristica principale dello studio di casi singoli è che esaminano singoli esempi o meglio casi di un fenomeno.
Yin definisce lo studio di casi singoli come un’indagine empirica che investiga un fenomeno nel suo contesto
naturale quando i confini tra il fenomeno e il contesto non sono chiaramente evidenti e in cui sono usate fonti
molteplici di dati empirici e proprio questo differenzia tale metodo dagli altri metodi non sperimentali.

Per quanto riguarda gli strumenti adottati dalla ricerca non sperimentale ci sono diversi problemi. Primo, può non
essere ovvio che cosa bisogna registrare perché non si sa che cosa si sta cercando e secondo, si può non sapere
magari come definire gli esempi di ciò che si sta cercando. Per quanto riguarda il primo problema bisogna adottare
la sistematicità tenendo nota di tutte le osservazioni ed interpretazioni di ciò che si vede. Bisogna essere selettivi e
non guardare ad un gruppo di cose troppo ampio a focalizzarsi su campioni più piccoli di comportamento. Bisogna
usare strumenti di registrazione. Per quanto riguarda invece il secondo problema bisogna innanzitutto codificare il
contenuto manifesto. Un modo alternativo per analizzare il contenuto di qualcosa è di codificare il suo contenuto
latente. Qualsiasi metodo di analisi del contenuto si utilizza c’è il problema di affidabilità (più persone che
analizzano la stessa cosa).
Il metodo è un termine vasto che abbraccia tutti gli aspetti della ricerca dalla logica del disegno al modo di
eseguirlo mentre la procedura è un termine che si riferisce solo a quest’ultimo aspetto della ricerca. Un protocollo è
un elenco esatto degli stadi necessari per esaminare un soggetto dall’inizio alla fine. Una volta avuto il protocollo
bisogna fare la ricerca pilota per trovare possibili difetti della procedura.
Capitolo 9: ricerca non sperimentale (inchiesta)
le inchieste sono un metodo largamente usato per raccogliere informazioni scientifiche. Spesso lo scopo di
un’inchiesta è quello di raccogliere le opinioni della gente in merito ad argomenti particolari. Indagini di questo
tipo forniscono l’occasione di esaminare correlazioni tra le risposte dei soggetti e di individuare possibili rapporti
di causa ed effetto. Una funzione primaria delle inchieste è quella di sfatare i miti.

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Come si prepara un questionario: bisogna innanzitutto determinare lo scopo del questionario. La prima domanda da
porsi è: che cosa mi aspetto di stabilire?. Le domande delle inchieste successivamente possono essere divisi in due
categorie: domande aperte e domande chiuse. Una domanda aperta è una domanda che permette agli interlocutori
di rispondere con le proprie parole mentre una chiusa limita le risposte ad alternative predeterminate. Le domande
aperte hanno dei notevoli vantaggi ma sono difficili da categorizzare soprattutto su grande scala e da codificare. Le
domande chiuse sono più facili da codificare e da analizzare ma gli svantaggi sono evidenti. In sintesi la flessibilità
delle domande aperte le rende più utili per ricerche preliminare e su piccola scala mentre la standardizzazione delle
domande chiuse le rende più adatte a ricerche su grande scala. Nella realizzazione di un questionario ci sono
notevoli rischi. Bisogna affrontare un solo argomento per item e questi argomenti non devono essere ambigui.
Bisogna evitare di influenzare i soggetti. È fondamentale scrivere le domande in un modo che non influenzi i
risultati. Bisogna rendere chiare le alternative soprattutto per quanto riguarda le domande chiuse. Bisogna fare
attenzione alla tendenza alla desiderabilità sociale quale difetto di disturbo che entra in gioco quando chi risponde
percepisce che un’alternativa è socialmente più accettabile dell’altra. I ricercatori dovrebbero poi fare attenzione
all’acquiescenza. I partecipanti che dimostrano acquiescenza tenderanno ad essere d’accordo con ogni
affermazione del questionario indipendentemente dal suo contenuto.
Gli item possono avere vari formati secondo il tipo di domanda. La scala Likter ad esempio sono scale che
misurano l’intensità di un opinione e non solo la sua direzione. Un ulteriore rischio nel comporre un questionario è
la scelta della sequenza degli item. Bisogna scegliere con cura la sequenza degli item infatti la risposta a certe
domande potrebbe essere influenzata dal fatto di essere dopo delle altre. un’altra questione da considerare è come al
questionario deve essere attribuito un punteggio e come deve essere analizzato. Questo passaggio dovrebbe essere
fatto prima di raccogliere i dati.
Ci sono quattro modi per somministrare i questionari: faccia a faccia, per iscritto, attraverso il computer e per
telefono. Nel metodo faccia a faccia i ricercatori possono essere in grado di accorgersi quando i soggetti
fraintendono una domanda, possono andare a fondo per avere risposte più complete etc. lo svantaggio principale è
l’effetto-intervistatore oltre ovviamente ai problemi pratici. La somministrazione per iscritto ad un gruppo può far
risparmiare tempo e denaro e può avere una percentuale alta di risposta. Nel modo per iscritto comprende anche il
questionario per posta ma in questi casi la percentuale di risposta è molto bassa. Lo svantaggio è l’impossibilità di
confronto per capire quanto il soggetto abbia preso seriamente il modulo richiesto. Per quanto riguarda il metodo di
somministrazione attraverso il computer esso ha il vantaggio di essere impersonale e costante anche se soffrono
alcuni problemi dei questionari scritti (ognuno può scrivere quello che vuole, che sia coerente o no). Il vantaggio
della somministrazione per telefono è il basso costo e la rapidità. Le interviste telefoniche però sono meno anonime
quindi introducono la possibilità di effetti di disturbo ed è difficile instaurare un rapporto.
Campionamento: ci sono quattro tipi di campionamento: arbitrario, finalizzato ad uno scopo, di convenienza e
probabilistico. Il campionamento arbitrario prevede di scegliere delle precise tipologie di soggetti ma sono invalidi
quasi quanto i campioni senza controllo. Il campionamento finalizzato ad uno scopo è un campione scelto
casualmente ma per qualche ragione particolare. Il problema principale con questi campioni è che un errore di
giudizio da parte del ricercatore nel selezionare il campione può influenzare i risultati. c’è poi il campionamento di
convenienza ed è simile a quello finalizzato ad uno scopo in quanto seleziona un gruppo desiderabile ma è diverso
in quanto non può avvicinarsi al campionamento dell’intera popolazione (si sceglie ciò che è più comodo). Alcune
inchieste in genere ottengono i loro soggetti in un modo che permetta al ricercatore di conoscere la probabilità che
ogni dato individuo ha di comparire nel campione. I campioni probabilistici permettono infatti di applicare svariate
statistiche. La maggior parte dei metodi di campionamento probabilistico si basa sul campionamento casuale. Un
processo di selezione è casuale se ogni membro della popolazione ha la stessa probabilità di essere scelto e la
selezione di ogni individuo è indipendente dalla selezione di ogni altro. Per prendere un campione probabilistico da
una popolazione è necessario definire la popolazione. La popolazione con cui si lavora è chiamata quadro di
riferimento del campione.
Un campione sistematico è un campione probabilistico ma non un campione casuale. Il campionamento casuale
semplice è usato quando riteniamo che la popolazione sia relativamente omogenea rispetto alla questione che
interessa. Se invece si svolge un’inchiesta su una popolazione con sottogruppi identificabili che possono dare
risposte diverse si può aumentare l’accuratezza ottenendo un campione casuale stratificato. Tale campionamento
crea un campionamento casuale separato in ciascuna delle due o più sottopopolazioni.
Ci sono delle popolazioni che sarebbe impossibile o impraticabile numerare e per questo motivo spesso si produce
un campionamento a gruppi. Una forma di campionamento a gruppi è nota come campionamento a più stadi.
(VEDI PAG 210)
Capitolo 10: veri esperimenti (disegni sperimentali a un solo fattore)
un vero esperimento è un esperimento in cui lo sperimentatore ha ragione di ritenere di poter controllare
l’assegnazione dei soggetti alle condizioni nonché la presentazione delle condizioni ai soggetti. In un vero

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esperimento lo sperimentatore ha un controllo completo. In un quasi esperimento invece lo sperimentatore non ha


quel controllo sulle condizioni.
Le variabili indipendenti di un esperimento sono spesso chiamate fattori dell’esperimento. Ogni variabile
indipendente ha almeno due livelli. Un livello è un particolare valore di una variabile indipendente. Il termine
condizione è il termine più ampio usato per parlare delle variabili indipendenti. Si riferisce ad un particolare modo
in cui sono trattati i soggetti. Il trattamento è un modo di chiamare la condizione.
Disegno sperimentale valido: ci sono due elementi fondamentali che permettono di controllare tanti fattori che
minacciano la validità di un esperimento: l’esistenza di un gruppo di controllo o di una condizione di controllo;
l’assegnazione casuale dei soggetti alle varie condizioni.
Negli esperimenti in cui ciascun soggetto è sottoposto a più di una condizione sperimentale (disegno entro i
soggetti) esiste la possibilità che qualche variabile possa influenzare i dati a causa della ripetizione delle prove.
Alcune di queste variabili sono legate ai soggetti, altri alle condizioni delle prove. Bisogna prima considerare la
distinzione tra gli effetti dell’ordine e quelli della sequenza. Gli effetti dell’ordine sono quelli che derivano dalla
posizione delle condizioni nell’esperimento indipendentemente dalla specificità delle condizioni stesse. Gli effetti
della sequenza invece sono quelli che dipendono da un’interazione tra le condizioni specifiche dell’esperimento.
Per controllare gli effetti dell’ordine bisogna far si che ciascuna condizione capiti con la stessa frequenza in
ciascuna posizione ordinale. Gli effetti della sequenza sono controllati disponendo le condizioni in modo tale che
ciascuna condizione segua qualsiasi altra con la stessa frequenza. Si divide tra il controllo degli effetti dell’ordine e
della sequenza entro i soggetti e il controllo degli effetti dell’ordine e della sequenza tra i soggetti.
Il primo è possibile quando ciascun soggetto è sottoposto a tutte le condizioni. La randomizzazione avviene
quando ciascun soggetto è sottoposto varie volte a ciascuna condizione o quando un numero sufficiente di soggetti
viene esaminato in modo che una particolare sequenza non abbia probabilità di avere influenza sui risultati. È utile
in questi casi la randomizzazione a blocchi che avviene quando l’ordine delle condizioni è randomizzato con la
restrizione che ciascuna condizione viene applicata una volta prima della ripetizione di qualsiasi condizione.
un’altra strategia è il controbilanciamento in cui avendo due condizioni sperimentali si sottopone un gruppo prima
ad A e poi a B e ad un altro gruppo prima B poi A.
se non è possibile la randomizzazione e nemmeno il controbilanciamento bisogna lasciare che l’ordine e la
sequenza si confondano con al condizione entro i soggetti ma controllati entro i gruppi. Lo svantaggio di questo
metodo di controbilanciamento in cui si controlla l’ordine e la sequenza in un gruppo di soggetti anche se ciascun
soggetto viene sottoposto ad una sequenza non bilanciata, è che il numero richiesto di ordini aumenta
geometricamente con il numero di condizioni. c’è poi la tecnica del controbilanciamento del quadrato latino tratto
dall’antico gioco in cui si dovevano disporre delle lettere in una matrice in modo che ciascuna lettera occupasse un
singolo posto in ciascuna riga e in ciascuna colonna. In questo metodo si controlla l’ordine ma non la sequenza
delle condizioni. Questo si riesce a controllare tramite il quadrato latino bilanciato in cui ciascuna condizione è
preceduta per una sola volta da ciascun’altra condizione. E questa tecnica è molto flessibile al contrario del
controbilanciamento completo.
Altri disegni entro i soggetti: il disegno sperimentale a due condizioni è il più semplice disegno possibile per un
vero esperimento poiché ha solo due condizioni e ciascun soggetto serve da controllo di sé stesso. I limiti però
possono essere che la maggior parte degli esperimento comportano più di due condizioni e inoltre c’è la possibilità
di effetti di trasferimento da una condizione all’altra. Un altro metodo sono le condizioni multiple che risulta utile
quando si vogliono confrontare l’efficacia di parecchie variabili o trattamenti. La maggior parte degli esperimenti a
condizioni multiple sono esperimenti tra i soggetti perché spesso è scorretto esporre tutti i soggetti alle varie
condizioni ma anche quelli entro i soggetti sono frequenti.
Altri disegni tra i soggetti: alcuni esperimenti devono essere necessariamente affrontati tramite tale disegno come
nell’esperimento a due condizioni. Spesso non si potrebbe utilizzare il disegno entro i soggetti in quanto i soggetti
avrebbero ad esempio notato la ripetizione del compito e avrebbero sospettato lo scopo dell’esperimento.
l’esperimento può però avere ad esempio condizioni multiple.
Disegni da evitare:
disegno sperimentale con un gruppo e una sola prova: è un disegno semplice nel quale il soggetto è sottoposto
ad un trattamento e poi è esaminato riguardo a qualche variabile dipendente senza però avere nessun dato rispetto a
come i soggetti si sentissero all’inizio dell’esperimento e perciò i risultati sono quasi senza valore.
Disegno sperimentale con gruppi di controllo non equivalenti e una sola prova: il difetto di tale disegno è che
il gruppo di controllo non è equivalente al gruppo che si è sottoposto alla condizione. La differenza è che le persone
del gruppo sperimentale sono state selezionate mentre quelle del gruppo di controllo no quindi i due gruppi non
sono stati costituiti a partire dalla stessa popolazione.

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Disegno con un gruppo e due prove: un altro modo per migliorare il disegno con un gruppo e una sola prova è
quello di misurare il comportamento prima del trattamento per confrontarlo con il comportamento successivo al
trattamento. Questo disegno nonostante tutto non valuta le variabili esterne che minacciano la validità.
Capitolo 11: veri esperimenti (disegni sperimentali fattoriali)
spesso il ricercatore vuole esaminare l’effetto di due o più variabili in un singolo esperimento. Una ragione è
l’efficienza, un’altra può essere l’esigenza di escludere più di un’ipotesi alternativa e un’altra ancora può essere la
necessità di mettere in luce le interazioni tra le variabili.
Un disegno fattoriale è un disegno in cui due o più variabili o fattori sono impiegate in modo che tutte le possibili
combinazioni dei valori selezionati di ciascuna variabile sono utilizzati. Nel caso più semplice abbiamo due
variabili ciascuna con due livelli (2X2). Il disegno 2X2 da origine a 4 combinazioni. Se una variabile avesse invece
due livelli e l’altra tre avremmo un esperimento fattoriale 2X3.
l’effetto principale è l’effetto medio di una variabile in tutti i valori di un’altra variabile.
Due variabili interagiscono se l’effetto di una variabile dipende dal livello dell’altra. Ci possono essere vari tipi di
interazione: ad esempio l’interazione antagonista in cui le due variabili indipendenti tendono a invertire gli effetti
l’una dell’altra; l’interazione sinergica e l’interazione con effetto tetto.
Gli esperimenti fattoriali possono essere eseguiti entro o tra i soggetti, ma i disegni fattoriali tra i soggetti sono più
comuni. In un esperimento entro i soggetti sono necessari otto soggetti in un disegno fattoriale 2X2 per ottenere
otto risposte (ogni soggetto è sottoposto a tutte le 4 condizioni). In un esperimento tra i soggetti sono necessari 32
soggetti (gruppi separati di otto) per ottenere otto risposte a ciascuna delle quattro condizioni. In un disegno
fattoriale misto invece vi è almeno una variabile entro i soggetti e almeno una variabile tra i soggetti. Tale disegno
richiede 16 soggetti per ottenere otto risposte.
Capitolo 12: esperimenti su singoli soggetti
la ricerca sui singoli soggetti non solo è comune, ma ha anche una lunga tradizione. Prima di utilizzare gruppi di
soggetti, gli scienziati usavano sempre singoli soggetti per i loro esperimenti. Uno tra i primi fu Gustav Fechner
che secondo alcuni storici è il fondatore della psicologia sperimentale. Dopo di lui utilizzò tale tecnica Ebbinghaus,
poi Wundt e successivamente Titchener per poi passare a Pavlov (con singoli cani). Questi scienziati consideravano
gli individui come essenzialmente equivalenti perciò l’unica difesa contro le variabilità era la ripetizione
dell’esperimento per accertarsi che il primo soggetto non fosse anormale. I metodi statistici moderni derivano
dall’idea intrinseca rafforzata dal belga Quetelet che le caratteristiche umane sono distribuite normalmente in
quanto la natura si sforza di produrre l’uomo medio. La variabilità attorno alla media veniva considerata il risultato
dell’incapacità della natura di ottenere la persona media ideale. Tuttavia certi psicologi come Skinner rifiutarono
l’uso della statistica ed egli sostenne che avrebbe studiato un animale per mille ore piuttosto che mille animali per
un’ora ciascuno.
Questo tipo di ricerca presenta dei vantaggi anche se la ricerca che confronta i gruppi occupa una posizione di
primo piano in psicologia. Ad esempio negli esperimenti sui singoli soggetti le persone o gli animali fungono da
controllo di loro stessi come nei disegni entro i soggetti. Questo evita la possibilità che la rappresentazione della
media sia una distorsione del comportamento dei singoli partecipanti. In un esperimento su grandi gruppi di
soggetti è probabile scoprire che una variabile indipendente ha un effetto anche se tale effetto è piccolo.
nell’esperimento su un singolo soggetto invece tale esperimento avrebbe scarsa significatività clinica anche se
avesse una grossa significatività statistica. In questo modo però lo sperimentatore non è distratto da effetti poco
appariscenti e potrebbe usare il tempo risparmiato riducendo la variabilità.
Gli statistici usano il termine potenza per indicare la probabilità che una prova statistica riveli una differenza
significativa effettivamente presente nella popolazione che ha fornito i dati. Un ricercatore ha due mezzi per
aumentare la probabilità di ottenere un risultato significativo: potenziare l’entità dell’effetto o aumentare la
consistenza numerica del campione (gli sperimentatori che eseguono esperimenti su singolo soggetti preferisce
potenziare l’entità dell’effetto). Un fattore sempre da considerare è l’eticità e praticità. Un ulteriore vantaggio della
ricerca a singoli soggetti riguarda la flessibilità del disegno. Infatti se durante l’esperimento si scopre che un
soggetto non risponde allo stimolo come gli altri in tale metodo lo sperimentatore può modificare istantaneamente
le istruzioni mentre in un disegno a gruppi tutti i soggetti dovrebbero continuare a seguire lo stesso paradigma.
Questo disegno presenta però diversi svantaggi: innanzitutto può essere impossibile controllare tutte le fonti di
variabilità in modo sufficiente per osservare l’effetto sperimentale in un soggetto. Inoltre alcuni effetti sperimentali
sono per definizione effetti tra i soggetti. È impossibile ad esempio avere un soggetto che nello stesso momento
riceve due istruzioni opposte in un esperimento.
Per realizzare questo disegno bisogna confrontare il comportamento precedente all’introduzione della
manipolazione sperimentale con quello successivo all’introduzione. Il comportamento precedente deve essere
misurato durante un periodo di tempo sufficientemente lungo da ottenere una linea base stabile con cui confrontare
il comportamento successivo. Quando si misura la linea base e si introduce un trattamento si tratta di un disegno di

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confronto o disegno AB. La difficoltà con questo disegno è che non è possibile sapere se altre variabili che
potrebbero essere cambiate per caso nello stesso momento del trattamento abbiano prodotto il cambiamento
(equivalente ai disegni con un gruppo e due prove).
Il disegno ABA invece prevede un interruzione del trattamento per determinare se dopo un certo periodo da tale
interruzione il comportamento ritorna verso la linea base. Se così fosse si scoprirebbe che il trattamento è la causa
della modificazione comportamentale. Tale disegno presenta però due problemi: il primo è che l’effetto del
trattamento può non essere completamente reversibile. Il secondo è che può essere desiderabile lasciare i soggetti
nella nuova condizione determinata dal trattamento anziché riportarli nel loro stato originale (es: trattamenti delle
fobie, dei comportamenti compulsivi etc).
Il disegno ABAB prevede la ripetizione del trattamento. La presentazione e l’interruzione ripetute dell’azione di
una variabile possono produrre delle forti prove della validità dell’effetto della variabile indipendente.
Una regola importante della ricerca su singoli soggetti è quella di variare solo una variabile alla volta. Se due
variabili vengono variate simultaneamente è impossibile decidere se un’eventuale modificazione del
comportamento sia causata dalla variazione di una variabile, dell’altra o di entrambe.
Il disegno con trattamenti alternati è un disegno in cui più trattamenti si susseguono nelle diverse sessioni. Un
altro modo efficace di dimostrare che il trattamento ha causato la modificazione del comportamento è quello di
introdurre il trattamento in tempi diversi per ciascuno dei diversi comportamenti al fine di vedere se l’insorgenza
della modificazione del comportamento coincida con il trattamento stesso.
Il disegno con linee di base multiple si basa sull’idea che le linee di base separate possono essere comportamenti
diversi nello stesso individuo o gli stessi comportamenti in individui diversi.
Un altro metodo per dimostrare l’efficacia del trattamento è quello di cambiare nel tempo il criterio per
somministrare il rinforzo. Dopo una determinazione della linea di base può essere dato un premio quando si
verifica una certa approssimazione al comportamento desiderato. Successivamente il criterio può essere innalzato
fino a quando il comportamento si stabilizza nuovamente e così via.
Il disegno con criterio variabile si basa sui principi appena descritti ed è utile quando la modificazione del
comportamento è irreversibile (come il disegno con linee di base multiple).
Capitolo 13: quasi esperimenti
un quasi esperimento assomiglia ad un esperimento ma manca almeno di una caratteristica che può renderlo tale: se
in un esperimento è possibile assegnare i oggetti alle condizioni sperimentali, in un quasi-esperimento i soggetti da
assegnare alle diverse condizioni sono selezionati da gruppi già esistenti. La variabile indipendente in un quasi
esperimento è chiamata variabile del soggetto. I quasi-esperimenti sono chiamati talvolta ex post facto (dopo il
fatto) poiché l’esperimento è eseguito dopo che i gruppi sono stati formati. Nei veri esperimenti noi manipoliamo
variabili mentre nei quasi-esperimenti osserviamo categorie di soggetti. Un vero esperimento permette allo
sperimentatore il massimo controllo, per escludere le ipotesi alternative o le variabili indipendenti alternative come
causa della differenza tra due gruppi o condizioni. Un quasi esperimento invece lascia aperta la possibilità che altre
differenze esistano tra la condizione sperimentale e quella di controllo e così permette ad altre potenziali differenze
di rimanere.
La presenza di variabili non controllate e confuse riduce la validità interna di un quasi-esperimento ma non lo rende
necessariamente non valido. Poiché i quasi-esperimenti non hanno gruppi randomizzati hanno anche
un’applicazione più debole del metodo delle differenze. l’impossibilità di collocare a caso i soggetti nei gruppi
riduce la validità interna dell’esperimento. In genere il vero esperimento è preferibile al quasi-esperimento ma ci
sono molte situazioni in cui non è possibile assegnare a caso i soggetti alle condizioni e in quanto spesso la validità
esterna di un quasi-esperimento può essere più alta di quella di un vero esperimento.
Il disegno più tipico dei quasi-esperimenti è il disegno con gruppo di controllo non equivalente e avviene quando
si ha un gruppo sperimentale e uno di controllo ma i soggetti non vengono assegnati a caso ai due gruppi. La
difficoltà di questo disegno è la scelta del modo di confrontare i risultati del gruppo sperimentale con quelli del
gruppo di controllo visto che i due gruppi non sono equivalenti sin dall’inizio.
Talvolta invece non è possibile ottenere un gruppo di controllo che si presti al confronto con il gruppo
sperimentale. In tal caso si può usare un disegno che consenta di confrontare un gruppo con sé stesso. Uno di questi
disegno è il disegno a serie temporali interrotte: in questo disegno si considerano le tendenze dei dati prima e
dopo il trattamento anziché le medie dei dati stessi. Gli esperimenti a serie temporali interrotte sono molto simili
agli studi con metodi non sperimentali.
I disegni con trattamento ripetuto mirano ad aumentare la validità dell’esperimento effettuando il trattamento più
di una volta. La risposta del soggetto viene misurata prima e dopo l’introduzione di un trattamento che viene poi
interrotto per ricominciare l’intero procedimento in un periodo successivo. Questo disegno ha una limitazione ossia
il fatto che il trattamento deve essere tale da poter essere interrotto senza complicare l’analisi dei dati.

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c’è un’area della ricerca psicologica che ha a che fare sia con il tempo come variabile sia con i gruppi di controllo
non equivalenti visti prima ossia la psicologia dello sviluppo. Tale psicologia utilizza diversi metodi. Uno di questo
è la ricerca trasversale che prende campioni di persone di età differenti per poi metterli alla prova nello stesso
tempo. Questo tipo di ricerca presenta molti svantaggi infatti confonde l’età con la data di nascita e in quanto può
produrre effetti di coorte. Per evitare ciò si potrebbe condurre una ricerca longitudinale prendendo campioni,
durante un certo periodo di tempo, di persone di una determinata età per svolgere l’esperimento. Ma anche questo
tipi di ricerca presenta due problemi uno teorico e uno pratico. Il problema pratico è che il ricercatore deve
attendere anni per completare la sua ricerca mentre il principale problema teorico è che questa ricerca può
confondere l’età con il periodo in cui si svolge la prova (es: cambiamento della tecnologia). c’è poi il disegno
trasversale-sequenziale. Questo disegno sottopone alla prova individui presi da due o più coorti in due o più tempi
diversi. Ciò permette agli sperimentatori di vedere l’effetto del passaggio del tempo.

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