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La criminologia nasce come scienza solo a partire dal XIX° sec. Quando per la
prima volta viene affrontato in modo empirico e sistematico lo studio degli eventi
delittuosi.
Triplice prospettiva:
- Esplicativa: perché si delinque
- Finalistica: a qual fine punire?
20. IDEOLOGIA - Operativa: come punire?
E La norma rappresenta il normale parametro regolatore della condotta degli
CRIMINOLOGI uomini. Prima del XVIII° sec. In ogni delitto era implicito anche un contenuto di
A infrazione morale e nel passato più remoto i due concetti coincidevano. Poiché la
morale etica coincideva con quella religiosa, il delitto era identificato con il
peccato. Solo col XVIII° sec alla morale religiosa fu affiancata quella laica.
o Nell’ottica della prospettiva Esplicativa il quesito era: perché si pecca?
o Nella prospettiva Operativa nei tempi passati era prevalente la pena
capitale. La limitazione della pena capitale avvenne con il Beccarla nel
XIX° sec. Nelle epoche più remote vennero usate pene corporali:
fustigazione, lapidazione etc.Si dovrà arrivare ai tempi nostri per
individuare come pena, la detenzione e la mancanza di libertà.
o Per quel che concerne la prospettiva Finalistica bisogna premettere che il
principio sanzionatorio è irrinunciabile in qualsiasi società. Anticamente
vigeva la legge del taglione (occhio x occhio), altra finalità fu quella della
vendetta. Solo più tardi l’autorità ha avocato a sé l’amministrazione della
giustizia. La finalità intimidativa costituiva nel passato l’unica modalità
di prevenzione che veniva messa in atto, di solito, con la pubblicità della
punizione da eseguirsi sulle pubbliche piazze. In quei tempi una delle
finalità della punizione era anche la riconciliazione con Dio. In tutto ciò
si può ravvisare un’anticipazione delle nostre attuali finalità della pena:
risocializzazione.
Il pensiero penalistico moderno nasce con l’Illuminismo. L’esercizio della
giustizia era arbitrario. E vari aspetti quali, l’impossibilità di difendersi, i
privilegi di casta etc. erano aspetti di un dispotismo arbitrario che si ancorava a
una ideologia assolutistica che mirava a mantenere inalterati i privilegi delle
classi potenti, contro la volontà di mutamento delle altre classi in ascesa. Il
delinquente era percepito alla stregua di un malvagio attentatore dell’autorità del
sovrano. A questa situazione reagì il nuovo indirizzo di pensiero
dell’ILLUMINISMO che voleva liberare l’uomo dal mito e dall’ignoranza
proponendo tramite lo strumento della ragione, valori quali: libertà e
uguaglianza. Il principio di UGUAGLIANZA degli uomini di fronte alla legge, risale
a Voltaire e Montesquieu. Durante questo periodo, si affermò la borghesia che si
sostituì alla nobiltà e al clero. La necessità di una nuova struttura giuridico-
21.L’ILLUMINI normativa trovò in Cesare Beccarla un valido sostenitore e la sua opera “Dei
SMO E delitti e delle pene” pubblicata anonima nel 1764 per paura della censura,
L’IDEOLOGIA rappresentò il più valido contributo all’esposizione della nuova concezione
PENALE liberale del diritto penale:
LIBERALE La funzione della pena è quella di rispondere alle esigenze di una
determinata società anziché a principi morali (separando morale religiosa
ed etica pubblica).
Il diritto deve garantire la difesa dell’imputato
I privilegi di casta devono essere aboliti e deve essere garantita a tutti
uguaglianza di trattamento penale.
La pena deve avere un significato retributivo anziché vendicativo
Devono essere esclusi i supplizi e le pene corporali.
La pena deve colpire il delinquente unicamente nella misura del reato
commesso.
Il delinquente non deve essere più percepito come peccatore ,a come
individuo dotato di libero arbitrio.
Le esigenze di un vero adeguamento del diritto penale ai principi liberali
dell’illuminismo avvennero dopo la rivoluzione francese con una prima
attuazione del codice napoleonico (1804). In Italia i nuovi principi si articolarono
nel XIX sec con la SCUOLA CLASSICA del diritto penale (Carmignani, Rossi,
Carrara). Tale scuola muoveva dal postulato del libero arbitrio e poneva a
22. LA SCUOLA fondamento del diritto penale la responsabilità morale del soggetto. Questa
CLASSICA scuola si incentrava su tre fondamentali principi:
1) LA VOLONTÀ COLPEVOLE: poiché il colpevole viene percepito come persona
libera di scegliere
2) L’IMPUTABILITA: capacità di intendere e di volere
3) RETRIBUZIONE DELLA PENA: che doveva essere: affittiva, proporzionata,
determinata e inderogabile. La pena era priva di finalità risocializzative.
Il marxismo, considero la SCUOLA CLASSICA la tipica espressione del
capitalismo ottocentesco. Alla SCUOLA CLASSICA va comunque il merito, di aver
posto le basi di un sistema normativo che difenda il cittadino e le libertà
personali, basti pensare ai suoi principi di: legalità, non punibilità per analogia,
principio garantistico, principio di certezza del diritto.
Crimine associato alla povertà. Si affermò il concetto di classi pericolose:
attribuendo agli abitanti delle zone più misere, un’innata mancanza di senso
morale. Alla povertà era associata una valenza negativa, talché i self made man”
erano, invece, stimati. Dovette passare quasi un secolo per raggiungere la
convinzione che i reati quali furti, rapine etc. erano sì prevalenti nelle classi
povere, ma perché i reati dei “colletti bianchi” come le frodi, illeciti finanziari
etc. sono a lungo rimasti impuniti. Fu infatti Sutherland che nel 1934 identificò i
“delitti dei colletti bianchi” per indicare che anche gli imprenditori compivano
23. LE CLASSI
reati, ma che questi non venivano perseguiti e dunque non figuravano nelle
PERICOLOSE
statistiche. A fianco di tale colpevolizzazione delle classi povere, sorse un filone
ideologico cristiano e filantropico, che aveva fini assistenziali-umanitari (esercito
della salvezza etc.). Con la probation , con la quale si mirava a redimere il reo
con alternative al carcere, si cercò di percepire il reo non come delinquente ma
come persona bisognosa di aiuto.
All’indirizzo incentrato sul concetto di classi pericolose va il merito, comunque,
di aver dato l’avvio alle ricerche sul campo e di aver sottolineato la connessione
tra depressione socio-ambientale e condotta criminale.
Nel XIX° sec la concezione della SCUOLA CLASSICA quale astratta entità di
diritto, fu superata con l’utilizzo dei primi studi statistici impiegati per
l’approccio scientifico ai fatti criminosi. Prescindendo dalla questione delle classi
pericolose, questi studi chiamarono in causa l’ambiente sociale in cui l’individuo
agisce, mentre in precedenza il reato era percepito quale azione mavagia di un
individuo astratto dal suo contesto.
A.j. Quételet e A.M. Guerry utlizzarono per primi i dati statistici. Fu per la
24. PRIMI
prima volta studiata l’incidenza dei reati in relazione all’età, il sesso, la razza etc.
STUDI
Tutto ciò aprì la strada alla COMPRENSIONE DEL DELITTO QUALE FATTO SOCIALE.
STATISTICI E
Con tali studi, si apriva la strada ad un certo grado di prevedibilità e ad una
SOCIOLOGICI
percezione del crimine di tipo deterministico.
Durkeim: fatto sociale
Tarde: si occupò di “archeologia criminale sottolineando l’aumento del crimine
nel corso del XIX° sec. L’aumento dei delitti era, secondo Tarde, da imputare
all’inizio di una nuova prosperità con la conseguente instabilità sociale e con la
generale tendenza degli individui a migliorare il proprio status. La maggior
delinquenza era il prezzo da pagare al maggior benessere. Imitazione
Con gli studi statistici si giunse alla conclusione che il crimine non dipendeva
solo dalla volontà del singolo, ma che su di lui agivano anche fattori legati alla
società. Nasce così la visione deterministica della condotta criminosa, col
25.
mutamento dalla concezione liberale del delitto verso una percezione
DETERMINISM
positivistica (XIX° sec). Con tale visione vi era la convinzione che era
O SOCIALE
all’interno della società che dovevno ritrovarsi i fattori determinanti il crimine ,
dunque, si negava la responsabilità morale dell’individuo. Tale determinismo
sociale si contrappose al determinismo biologico di Lombroso.
26. CESARE CESARE LOMBROSO Diede il via all’indirizzo individualistico della
LOMBROSO LA criminologia, secondo il quale lo studio doveva polarizzarsi sulla personalità del
CRIMINOLOGI delinquente. Pensava fosse importante studiare le componenti morbose del
A delinquente. I suoi studi comportarono il superamento delle precedenti visioni
DELL’INDIVIDU esclusivamente legali, morali o sociali del diritto, allora dominanti. Applicò per
O E IL primo i metodi di ricerca biologica per lo studio del singolo autore del reato e
DETERMINISMO diede il via ad un indirizzo organico e sistemtico nello studio della delinquenza
BIOLOGICO (Scuola di antropologia criminale), cosicché la criminologia come scienza si
impose. Tra le principali teorie:
TEORIA DEL DELINQUENTE NATO: disposizioni congenite (epilessia ed altre
patologie)
TEORIA DELL’ATAVISMO: la condotta criminosa è data da una sorta di
regressione o di fissazione a livelli primordiali.
Lombroso riconobbe anche l’esistenza dei delinquenti occasionali. Carattere
saliente del pensiero di Lombroso è il determinismo biologico. IL DELITTO PER
LUI RAPPRESENTAVA UN EVENO LEGATO A QUALCOSA DI PATOLOGICO O DI
ANCESTRALE (visione manichea e deresponsabilizzante del crimine). Il reato è
visto come una malattia che va curata, questo approccio è deresponsabilizzante
nei confronti della società. Lombroso ha ispirato i più recenti studi di
“criminologia clinica”.
Ferri, Garofano e Lombroso divulgarono i principi di quella che prese il nome di
Scuola Positiva (che si contrapponeva alla Scuola Classica). I principali postulati
della Scuola Positiva erano:
Il delinquente è un individuo anormale
Il delitto è la risultante di tre fattori: antropologici, psichici e sociali
La delinquenza non è la conseguenza di scelte individuali ma è
condizionata da tali fattori
La sanzione non deve avere finalità punitive ma deve mirare alla
neutralizzazione e alla risocializzazione.
In questo approccio veniva considerata più la personalità del criminale che il
reato commesso. Fondamentale era considerata la pericolosità sociale del
27. LA SCUOLA criminale. Le misure di difesa dovevano perdurare fino alla cessata pericolosità
POSITIVA dell’individuo.
La giustizia doveva proteggere la società, i cittadini seguendo due indirizzi:
1) SISTEMA DEL DOPPIO BINARIO: a fianco delle pene tradizionali
commisurate alla gravità del reato, venivano affiancate misure di
sicurezza per i delinquenti ritenuti pericolosi (malati di mente etc…)
2) PENA INDETERMINATA: la cui durata effettiva non era preventivamente
stabilita dal giudice, ma dipendeva dalle possibilità di successo del
reinserimento sociale.
Il contributo positivo di questa Scuola risiede nell’aver promosso l’introduzione
nel diritto penale della valutazione delle caratteristiche della persona
(individualizzazione della sanzione e del trattamento individualizzato del
delinquente.
Marx ed Engels si erano occupati di della criminalità, affermando che il delitto
era una conseguenza della Società Capitalistica. I delinquenti venivano percepiti
come facenti parte, non il proletariato, ma il sottoproletariato che non aveva
acquistato coscienza di classe).
28. PRIMI Bonger: coniugo il marxismo con il pensiero positivo sostenendo che un sistema
INDIRIZZI concorrenziale era strutturalmente contrario allo sviluppo di un’etica sociale e di
MARXISTI IN legami di solidarietà reciproca. Tutti i tipi di reato riflettevano i rapporti tra
CRIMINOLOGI classi. Per quel che concerne i contenuti positivistici Bonger riconosceva
A l’esistenza di differenze innate tra gli individui, ma a suo avviso era solo
nell’ambiente sociale che dovevano essere ricercati i fattori atti a provocare io
passaggio dalla potenziale aggressività al comportamento criminoso.
Polemica Ferri (importanti fattori individuali) Turati (importanti fattori
ambientali).
29. FILONE SOCIOLOGICO: ricercare le cause nella società
INTEGRAZIONE FILONE ANTROPOLOGICO: individuo.
FRA APPROCCIO Il reciproco collegamento e integrazione dei due filoni consente una migliore
SOCIOLOGICO E comprensione dei fatti legati alla criminalità.
ANTROPOLOGIC
O
Nella prima metà del XX° sec si sviluppo negli USA la sociologia criminale.
30. TEORIA
Shaw compì uno studio della criminalità nelle aree criminali. Studio proseguito
DELLE AREE
in seguito dalla Scuola di Chicago. Teoria Ecologica dà conto del fatto che
CRIMINALI O
esistono delle aree criminali, ossia zone delle città dove risiede la maggior parte
TEORIA
della criminalità comune. Per tale teoria l’ambiente di vita p il fattore più
ECOLOGICA
importante. E’ una teoria a medio raggio.
Tali teorie sottolineano l’importanza del mutamento e instabilità delle moderne
società. L’aumento della criminalità è stato dunque imputato, da questo
orientamento, al mutamento e alla conseguente instabilità. Si tratta di
“disorganizzazione sociale” in quanto perdono di efficacia gli abituali strumenti
31. TEORIE
di controllo sociale (in particolare quello di gruppo e familiare).
DELLA
Sutherland ha parlato di disorganizzazione sociale, riferendosi però alle
DISORGANIZZA
contraddizioni normative.
ZIONE
Johnson: 1960 –ha studiato il conflitto di norme affermando che avviene
SOCIALE
quando:
- la socializzazione è difettosa o mancante
- le sanzioni sono deboli
- Inefficienza o corruzione dell’apparato giudiziario
Sellin 1938 – La TEORIA DEI CONFLITTI CULTURALI dà conto del fatto che in un
medesimo individuo si contrappongano diversi sistemi culturali e questa sarebbe
una delle principali cause del venir meno degli abituali parametri regolatori della
condotta sociale. Sellin elaborò tale teoria analizzando l’imponente flusso
immigratorio verificatosi negli USA nei primi decenni del 1900. L’A. esaminò
32. TEORIA
che questi immigrati non diedero un grande contributo alla criminalità, mentre
DEI CONFLITTI
quelli di 2° generazione (i figli) contribuirono in maniera massiccia alla
CULTURALI
delinquenza poiché avevano perso i valori di origine dei padri e non avevano
assimilato i valori del paese ospitante. Sellin distingue tra:
Conflitti culturali primari: disagio del singolo individuo per l’attrito di
due sistemi culturali;
Conflitti secondari: discriminazione e rigetto da parte della società.
Lo struttural-funzionalismo (USA anni ’30), studiò la DEVIANZA. I principali
esponenti furono Parsone, Merton, Jhonson. Secondo l’orientamento in
questione, il comportamento sociale può andare dalla conformità alla devianza.
Conformità è lo stile di vita orientato e coerente con l’insieme delle norme.
L’essere conformi è il frutto di una socializzazione ben riuscita, fondamentali
33. sono i meccanismi psicologici più complessi dell’identificazione e
STRUTTURAL- interiorizzazione. Il rafforzamento e il mantenimento della conformità è favorito
FUNZIONALISM dai sistemi di controllo sociale. All’interno del comportamento conforme si
O E TEORIA possono distinguere:
DELLA o Il momento dell’apprendimento delle norme (processi di socializzazione)
DEVIANZA o Mantenimento e rinforzo dell’apprendimento normativo
La devianza comprende le condotte che violano le norme penali, sia le regole
sociali generalmente accettate che conservino ancora credibilità e che vengano
ritenute importanti dalla società. Sia ha devianza solo quando la violazione è
frutto di una precisa scelta. La devianza presuppone nell’attore un atteggiamento
di ambivalenza: da un lato riconosce la norma come imperativa, dall’altro non ne
accetta l’autorità normativa.
Si ha ANOMIA quando vengono a mancare le norme che si pongano come
riferimento per gli individui. Durkheim (frattura delle regole sociali, carenza di
norme, di limiti). Per Durkheim le cause dell’anomia erano da ricercarsi
nell’iperstimolazione delle aspirazioni che la società industriale ha indotto negli
individui i quali non sono mai soddisfatti e vogliono sempre di più.
34. L’ANOMIA Merton: si ha anomia quando la società propone delle mete ma non i mezzi per
COME CAUSA DI raggiungerle. mete culturali/mezzi:
DEVIANZA - Conformità + +
- Innovazione + -
- Ritualismo - +
- Rinuncia - - (vagabondi, alcolizzati)
- Ribellione -+ -+ (sostituzione delle mete culturali con mete diverse: ribelle,
contestatore…).
SUTHERLAND con la TEORIA DELLE ASSOCIAZIONI DIFFERENZIALI afferma
che il comportamento delinquenziale è appreso, non dalla semplice imitazione,
ma mediante l’associazione interpersonale con altri individui delinquenti. IL
35. TEORIA termine associazione differenziale dà conto della semplice partecipazione a certi
DELLE gruppi sociali “differenti”. S:Voleva formulare una teoria valida universalmente.
ASSOCIAZIONI Per S: non esisterebbe una criminalità innata. Non tutti i gruppi hanno la
DIFFERENZIAL medesima capacità di influenzare la condotta degli individui, dunque sono quelli
I frequentati con
- maggiore intensità
- maggiore durata e anteriorità
Tarde parlò di imitazione sociale.
SUTHERLAND – La CRIMINALITÀ DEI COLLETTI BIANCHI riguarda quei reati
compiuti dai dirigenti delle imprese, industriali, finanziarie, commerciali e dai
professionisti. I reati riguardano: frodi nei bilanci, evasioni fiscali, bancarotta
36. LA fraudolenta. Questi studi aprirono la strada alle indagini sul numero oscuro.
CRIMINALITÀ Principali caratteristiche:
DEI COLLETTI - ha luogo dove si producono beni e servizi
BIANCHI - Indice di occultamento molto elevato
- gli autori godono di alto tasso di impunità
- è minore l’atteggiamento di censura da parte della società (disonesto invece di
delinquente).
La fine della IIa Guerra Mondiale ha comportato la nascita dei due grandi
blocchi USA URSS. Anche l’ambito della sociologia risentì di questo clima
dando vita ai due filoni:
Criminologia di sinistra: di ispirazione marxista;
Criminologia di destra: ancorata agli ideali di democrazia e libertà.
37. GLI
L’indirizzo individualistico, non subì l’influsso di una particolare corrente
SVILUPPI
politica, ma fu soprattutto incentrato su una nuova politica penale di
DELL’INDIRIZZ
risocializzazione.
O
Criminologia di passaggio all’atto: perché certi individui a parità di condizione
INDIVIDUALIST
e ambiente passano ad agire in maniera criminosa e altri no.
ICO E LA
Criminologia clinica: Benigno di Tullio. Cultore di criminologia anche durante
CRIMINOLOGI
il fascismo. Tale disciplina venne concepita come volta allo studio non dei
A CLINICA
fenomeni generali ma del singolo delinquente a fini diagnostici, prognostici e
terapeutici. Fu molto importante la stretta collaborazione tra diritto penale e
criminologia. Alla CC spetta il ruolo di attuare la prevenzione speciale,
attraverso la osservazione scientifica del reo. Il carcere serviva a punire, ma
soprattutto a curare.
38. LA NUOVA Nell’ambito del Welfare State la rieducazione socializzativa costituisce un
DIFESA nuovo diritto del cittadino e un nuovo impegno dello Stato. Ciò doveva essere
SOCIALE E LA messo in atto con gli strumenti della psicologia clinica.
POLITICA F. Grammatica 1961 “PRINCIPI DI DIFESA SOCIALE”, proponeva di sostituire il
PENALE DELLA diritto repressivo con un sistema punitivo di reazione contro l’antisocialità.
RISOCIALIZZAZI “NUOVA DIFESA SOCIALE” di Marc Ancel 1954. Si rifiuta il determinismo
ONE sociologico e antropologico e si rivaluta il libero arbitrio.
CRIMINOLOGIA DEL CONSENSO: Ricondurre i devianti alla conformità
– Antropologici e individualistici.
– Criminologia pragmatistica (interventi operativi) Leo
Radzinowicz 1966
39. – Teorie multifattoriali: Teoria non direzionale (Glueck) – Teoria dei
CRIMINOLOGI contenitori (Rekless)
A DEL CRIMINOLOGIA DEL CONFLITTO: (indirizzo di sinistra). Questo filone fu
CONSENSO denominato anche criminologia della reazione sociale. Giustificazionista.
- Teorie delle sottoculture giovanili
- Teoria della cultura delle bande criminali (Cohen)
- Teoria delle bande giovanili (Cloward e Ohlin 1960)
- Teoria dell’etichettamento
Teorie multifattoriali: considerano contestualmente individuo e ambiente
(fanno parte della criminologia del consenso).
Teoria non-direzionale dei Glueck. Volta all’identificazione dei fattori
familiari-situazioni più frequenti tra i giovani criminali. Furono posti a confronto
due gruppi di giovani uno con precedenti penali e l’altro con condotta
normale(stessa età, sesso, razza e provenienza sociale e geografica), per scoprire
quale fattore incidesse affinché un gruppo fosse incline alla delinquenza e l’altro
no. Emerse che fondamentale era il fattore relativo alle e diverse caratteristiche
40. LE TEORIE di personalità e dell’ambiente familiare di ogni soggetto. Le caratteristiche
MULTIFATTORI principali del gruppo dei delinquenti sono:
ALE - corporatura robusta
DELL’INTEGRA - temperamento irrequieto, impulsivo, introverso
ZIONE PSICO- - atteggiamento ostile, risentito, sospettoso.
AMBIENTALE - Capaci di apprendere con modalità diretta.
- Per ciò che attiene all’ambiente familiare: inadeguatezza dei genitori.
Tali valutazioni, hanno, però, valore solo statistico.
Teoria dei contenitori di Reckless: mira a spiegare in generale il
comportamento sociale identificando quei fattori che favoriscono il contenimento
della condotta nell’ambito della legalità. Distingue tra:
- Contenitori interni: aspetti della struttura psicologica (buon autocontrollo,
stima di sé).
- Contenitori esterni: insieme delle caratteristiche dell’ambiente.
41. Gli ispiratori teorici furono gli esponenti della Scuola di Francoforte. Ideologie di
CRIMINOLOGI sinistra influenzate dalla teoria critica della società. Contestazione del ’68.
A DEL - Teorie delle sottoculture giovanili.
CONFLITTO
Al concetto di cultura (noto quello di Taylor “complesso insieme che include
conoscenze, fede, arte, morale e altre capacità acquisite dall’uomo in quanto
42. TEORIE
membro della società), si associa quello di gruppo e questo ultimo si associa a
DELLA
quello di cultura di gruppo. L’appartenenza al gruppo è fatto dinamico.
SOTTOCULTUR
In caso di gruppo con una propria cultura fortemente differenziata rispetto a
A GIOVANILE
quella dominante, si parlerà di sottogruppo caratterizzato da una sua propria
sottocultura (es. sottocultura degli zingari). Vi è una sottocultura
delinquenziale.
Teoria della cultura delle bande criminali (Cohen 1955) volta ad
identificare le dinamiche che portano alla delinquenza nelle grandi città i
giovani delle classi più sfavorite. Per Cohen la sottocultura delinquenziale dei
giovani di bassa estrazione sociale nasce dal conflitto con la cultura della
classe media. I giovani per riparare a ciò cercano di organizzare nuovi e
diversi rapporti interpersonali con proprie norme, mettendo in atto un
meccanismo difensivo di formazione reattiva che consente di sostiuire nelal
coscienza i sentimenti che provocano angoscia. Tale teoria non dà conto del
perché alcuni giovani che vivono nelle aree criminali delinquano e altri no
(risposta data dai Glueck con il riferimento alla famiglia).
Teoria delle bande giovanili Cloward Ohlin 1960. Si colloca nell’ambito
della sociologia di sinistra. In questi autori è chiara l’influenza di Merton di
società anomica perché non permette di conseguire le mete culturali proposte.
Per questi autori la limitazione delle opportunità è data da differente: razza,
ceto, sesso etc. e favorisce il confluire in sottoculture di banda. Persiste lo
stereotipo di una delinquenza esclusivamente derivante da classi sociali
ifneriori.
Le Bande giovanili originano dal bisogno di aggregazione tra soggetti
socialmente sfavoriti e possono assumere tre forme:
1. Bande criminali: dediti ad attività illecite quali il furto e la rapina
2. Bande conflittuali: dediti a violenza e vandalismo sistematico, mirano alla
distruzione di simboli del successo.
3. Bande astensioniste: giovani che cercano di fuggire dalla società riparando
nella droga e nell’alcol.
Oggi suona sicuramente anacronistica la distinzione netta fra due classi. Ci sono
maggiori opportunità per tutti. L’approccio di queste teorie è rigidamente
deterministico.
La TEORIA DELL’ETICHETTAMENTO (nuovo indirizzo della criminologia del
conflitto) Becker, Kitsuse, Lemert si basa sui seguenti punti:
- Visione rigida e dicotomica delle classi sociali
- Non univoca accettazione delle norme legali
- Valorizzazione del concetto di reazione sociale
- Percezione della devianza non quale comportamento negativo ma mero
frutto di un etichettamento esercitato dal potere.
Il deviante non è tale perché commette azioni illecite, ma perché la società
etichetta come deviante chi commette quelle azioni. Tale teoria è anche della
reazione sociale. La condotta deviante è ritenuta utile alla società , il deviante è
un capro espiatorio.
43. TEORIA
Consolidamento della devianza: colui definito come deviante si consolida in
DELL’ETICHET
una carriera deviante.
TAMENTO
DEVIANZA PRIMARIA: non mette in moto reazioni sociali, il deviante non si
percepisce come tale.
DEVIANZA SECONDARIA: si realizza come effetto della reazione sociale e il
deviante si percepisce tale.
CRITICHE ALLA TEORIA:
- Non distingue tra devianza e criminalità.
- Tale teoria ben si adatta alla microcriminalità da strada ma non alla
devianza più grave.
Tale teoria risulta deterministica, perché la persona che ha subito lo stigma
sembra non potersi sottrarre da un destino da delinquente e
deresponsabilizzante, perché equipara delinquenti e devianti e finisce per
attenuare la colpevolezza dei primi.
Anni ’70. Matza superò la teoria della sottocultura (Cohen) e
dell’etichettamento. Criticò la teoria delle sottoculture criminali, poiché gli autori
dei questa teoria intendono la sottocultura delinquenziale come il risultato di un
processo di costruzione e mantenimento di valori antagonisti a quelli della classe
media.
La devianza per Matza non è frutto dell’apprendimento di imperativi o di valori
44. TEORIA devianti, ma dell’acquisizione di particolari tecniche di auto-giustificazione.
DELLA Tecniche di neutralizzazione: sono procedimenti psicologici di
DEVIANZA autogiustificazione:
SECONDO Negazione della propria responsabilità
MATZA Minimizzazione del danno provocato
Negazione della vittima: si afferma che la vittima meritava quel
trattamento.
Condanna di coloro che condannano: es. polizia ipocrita, giudici
parziali.
Richiamo a ideali più alti
Drift: motivazione all’agire deviante non rigidamente vincolante.
‘70-80 criminalità come fatto politico. La criminologia critica identificò la
devianza con il dissenso.
45.
Primo filone attorno al National Deviancy conference a Londra. Attorno alla
CRIMINOLOGI
rivista “La questione criminale” in Italya e Germania.
A CRITICA
- DEVIANZA INDIVIDUALE: priva di prospettive
- DeVIANZA ORGANIZZATA: politicizzata.
Seconda metà ’80. Pur rimanendo su posizioni di sinistra si diede vita al Nuovo
Realismo. Considera la criminalità come una realtà di fatto e non solo come
46. IL NUOVO
contestazione. Si rivolge l’attenzione all’osservazione empirica (street crimes).
REALISMO
Viene posto l’accento sul malcontento, la deprivazione relativa e la
marginalizzazione delle classi meno favorite.
ABOLIZIONISMO: massima espressione della critica alla carcerazione, ritenuta
inefficace quale strumento per combattere la criminalità.
47.NEO
- Abolizionismo carcerario
CLASSICISMO
- Abolizionismo penale
E
Christie il più noto esponente di questo orientamento, propone in alternativa al
ABOLIZIONISM
carcere, risoluzioni in chiave privatistico-risarcitoria e un controllo disciplinare
O
esercitato dalle comunità.
NEOCLASSICISMO: Pena come retribuzione.
In seguito al declino dell’ideologia comunista i fattori legati all’economia si sono
fatti strada pure nel pensiero criminologico. Secondo Becker, anche per l’agire
criminale vi è una valutazione in termini di costi-benefici. (0 = P,F,U).
Costi del delitto:
48. APPROCCIO
- costi diretti: connessi all’organizzazione del reato.
ECONOMICO
- costi indiretti collegati al rischio di venire 1) individuati e 2) condannati.
RAZIONALE
Benefici: più difficile calcolarli. Per Bowls ammonta alla cifra che si potrebbe
offrire al criminale per fagli commettere il reato.
Un settore al quale sono stati brillantemente applicati questi principi è quello dei
reati dei “colletti bianchi”.
49. LA In Russia la totale assenza di pluralismo ha fatto sì che i contenuti della
CRIMINOLOGI criminologia si uniformassero con l’ideologia ufficiale. Il dogmatismo
A IN RUSSIA ideologico è poi andato scemando con l’89.
Cap. 3 Psicologia e criminalità.
61. Tale approccio può essere limitativo se si considera l’uomo come essere
APPROCCIO esclusivamente biologico.
NATURALISTI
CO
La predisposizione innata al delitto è da escludersi. Esistono invece delle relazioni
fra la struttura biologica degli individui e certi aspetti della loro mente che possono
favorire la criminalità: ereditarietà e predestinazione. L’aggressività ha una matrice
genetica. Bisogna separare i fattori genetici da quelli ambientali: Es. gemelli
omozigoti allevati in contesti familiari diversi ed esaminati a distanza di anni, hanno
62. TEORIE fatto rilevare alcuni tratti comportamentali e aspetti psichici simili.
PREDISPOSIZI Sono state anche studiate le famiglie di criminali ed è emerso che il maggior
ONE: EREDITÀ numero di criminali presenti all’interno di dette famiglie è dovuto, non tanto a
E DELITTO fattori ereditari, quanto all’ambiente familiare depravato e al pessimo modello dei
genitori.
Rapporto tra costituzione e criminalità Benigno di Tullio (padre della
criminologia italiana 1940) ha individuato tre fattori (più psicologici che somatici):
1. Delinquente occasionale ipoevoluto: scarso sviluppo dell’intelligenza e della
critica.
2. Delinquente occasionale psico-nevrotico
3. Delinquente occasionale psicopatico disturbi della personalità.
Sheldon ha individuato tre tipi:
1) COSTITUZIONE ENDOMORFA: struttura morbida e rotondeggiante alla quale
corrisponde socievolezza e bisogno di affetto.
2) COSTITUZIONE MESOMORFA: struttura corporea forte e muscolosa alla quale
corrisponde un comportamento aggressivo. Tipo riscontrato in maggior numero
tra i detenuti.
3) COSTITUZIONE ECTOMORFA: struttura corporea longilinea caratterizzata da forte
autocontrollo e timore della gente.
Negli anni ’60 si avanzarono ipotesi circa tendenze innate alla criminalità dovute ad
63. TEORIE
anomalie nei cromosomi. Studiano il DNA (programma Genoma) si è riscontrato
PREDISPOZISI
che tratti quali l’intelligenza, l’aggressività e la timidezza abbiano una componente
ONE: GENI E
ereditaria. Sta, inoltre, prendendo piede un nuovo determinismo biologico che ha
LA MENTE
trovato alimento con lo sviluppo delle neuroscienze.
Delinquenti si nasce o si diventa?
Secondo il vecchio ORIENTAMENTO ISTINTIVISTICO per istinto si intendeva la
tendenza ad agire senza uno scopo (potenzialità innata). LORENZ ed altri etologi,
64. TEORIE hanno temperato questa visione assolutistica, affermando che gli istinti sono
DEGLI ISTINTI: “schemi generali – schemi di azione” e anche l’importanza dell’ambiente (ochette di
ORIENTAMEN Lorenz).Per questo autore qualsiasi essere vivente e il suo ambiente naturale non
TO sono concepibili separatamente e si influenzano.
ISTINTIVISTIC L’ORIENTAMENTO AMBIENTALISTICO si contrappone a quello istintivistico e
OE prevede l’ambiente quale principale fattore inducente le varie modalità di condotta.
AMBIENTALIS L’ORIENTAMENTO CORRELAZIONISTICO prevede l’interazione tra istinto e
TICO ambiente. Gottlieb propone due distinti tipi di comportamento:
1) COMPORTAMENTO INNATO
2) COMPORTAMENTO ACQUISITO: risultante integrata sia dei fattori genetici sia dei
fattori ambientali.
WILSON Sociobiologia – la nuova sintesi. Studio sistematico delle basi biologiche
65. TEORIE di ogni forma di comportamento sociale. Ogni comportamento sarebbe frutto di una
DEGLI ISTINTI: strategia biologica rivolta alla conservazione della specie, dunque egoismo o
SOCIOBIOLOGI altruismo non avrebbero alcuna valenza etica o morale. In sociobiologia è
A fondamentale l’utilizzo della teoria dell’evoluzione quale paradigma valido per
spiegare anche il comportamento umano.
E’ dimostrata l’esistenza di un rapporto dinamico tra rabbia e paura e tra ansia e
aggressività (proto-emozioni). L’ambiente esercita un ruolo fondamentale.
66. L’aggressività in campo animale è solitamente rivolta a :
L’AGGRESSIVI - scelta sessuale
TÀ NELLA - controllo del territorio
PROSPETTIVA - organizzazione gerarchica – semplici rituali aggressivi. Postura etc.
BIOLOGICA - difesa della prole
Bisogna distinguere tra aggressività interspecifica (molto rara) e aggressività
intraspecifica.
TEORIA TRIUNITARIA (MC LEAN) fornisce informazioni sull’organizzazione
evolutiva del cervello umano che sarebbe costituito da tre tipi di sistemi:
67.
1) Struttura filogneticamente più antica: attività istintuale difesa del territorio,
AGGRESSIVIT
caccia etc
ÀE
2) Controllo stati emozionali (rabbia, paura etc)
NEUROSCEINZ
3) Sistema più recente: capacità intellettive
E
Suddetta teoria, può fornire un modello atto a spiegare taluni comportamenti
delittuosi come i reati d’impeto.
Va inoltre segnalato un certo rapporto tra: DIFETTI NEUROLOGICI E PROPENSIONE
ALL’AGGRESSIVITÀ. LA VIOLENZA COMPULSIVA O ESPLOSIVA È TALVOLTA CONNESSA
CON SPECIFICHE PATOLOGIE DEL CERVELLO. Le difficoltà emotive e le deprivazioni
affettive danno conto di una condotta più incline alla criminalità. Dunque, ecco
spiegato il perché taluni individui prescindendo dalle condizioni ambientali, sono
più inclini alla violenza.
AGGRESSIONE: COMPORTAMENTO LESIVO DI PERSONE.
AGGRESSIVITA’: disposizione o atteggiamento psichico favorevole
68. LA all’aggressione.
CRIMINALITÀ - l’aggressività può essere diretta verso cose e sull’ambiente
VIOLENTA - può essere diretta in modo solo verbale
- può rivolgersi sotto forma di violenza sessuale
- verso se stessi
Nell’uomo l’aggressività è più rilevante che nell’animale e non ha meccanismi di
contenimento come per gli animali. L’aggressività umana è stata definita da E.
Fromm aggressività maligna o distruttiva. Egli ha distinto due specie di
aggressività:
- benigna-difensiva comune a tutte le specie animali superiori
69.
- maligna o distruttiva non istintuale che dipende dalla struttura sociale.
AGGRESSIVIT
L’aggressività è divenuta un valore culturale. La società umana poggia
À UMANA E
fondamentalmente sulla violenza, che è lo strumento di regolazione di tutti i rapporti
CULTURA
di potere. Per contenere la violenza si è fatto ricorsi a strumenti quali le leggi, le
norme etc. però ciò ha creato una situazione di contraddittorietà (messaggi contrari
alla violenza e cultura della violenza sono in contrasto) e ambivalenza (norme, leggi
e religione lanciano messaggi che mirano a inibire l’aggressione, ma nello stesso
tempo valorizzano l’aggressività nei confronti dei nemici e dei diversi).
La condotta aggressiva non può essere spiegata solo in riferimento alle differenze
70.
del patrimonio genetico, ma devono essere considerate anche le esperienze, le
STRUTTURA
sollecitazioni e il tipo di ambiente nel quale l’individuo ha vissuto. Importante è la
BIOLOGICA E
plasticità del cervello che consente sempre di creare nuovi programmi in funzione
LIBERTÀ
delle informazioni assunte dall’ambiente.