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Il concetto di “Sé”
Il concetto di sé è oggetto di numerosi studi nel campo delle scienze sociali. Il sé è ciò che un individuo
pensa di se stesso, l’immagine che ha di sé nei vari contesti sociali in cui è immerso, è espressione di
specifici punti di vista e prospettive, è legato allo sviluppo cognitivo del soggetto e alle differenti esperienze
che egli affronta nel corso della sua vita e in relazione con gli altri.
Sé percepito e sé ideale:
Secondo la sua teoria del “looking glass self”, gli altri, infatti, mostrando ciò che pensano di un
individuo, permettono a costui di costruire una immagine di se stesso che, come il riflesso in uno
specchio, gli fornisce informazioni sulla propria persona. A partire da queste informazioni egli elabora
una propria autovalutazione.
Identità:
Cos'è l'identità?
L’identità è una componente dell’Io. Riconoscere la propria identità e avere la consapevolezza che gli altri
la sappiano individuare è un aspetto che contribuisce in maniera fondante all’integrità della psiche.
William James, nella sua interpretazione del concetto di identità, opera una distinzione tra l’Io e il Me, le
due componenti essenziali del Sé. L’Io è l’istanza consapevole e improntata all’azione, in grado di compiere
azioni, di porsi in relazione con il mondo esterno e di riflettere su se stesso. Il Me è quella parte del Sé che
l’Io è in grado di conoscere, è quindi ciò che una persona conosce di se stessa e che percepisce di sé come
individuo.
Inoltre, il Me ha una triplice dimensione:
1. Il Me materiale, relativo all’immagine esteriore che un individuo riconosce come propria;
2. Il Me sociale, alla base della percezione di sé tra gli altri e all’interno dei contesti relazionali;
3. Il Me spirituale, identificabile con quella componente in grado di riflettere.
George Herbert Mead è un filosofo che ha sottolineato il ruolo centrale delle interazioni sociali, in
particolare con le figure significative, nella costruzione dell’identità individuale. Il Sé si sviluppa nel
momento in cui il bambino è in grado di conoscere e usare i simboli (primariamente il linguaggio),
assumere il punto di vista degli altri e prospettive differenti dalla propria. Fondamentali per la definizione
della personalità di un individuo sono appunto le relazioni e le interazioni sociali che egli, durante
l’infanzia e a seconda della fascia d’età, riesce a instaurare.
Le fasi:
A partire da una fase esclusivamente imitativa, il bambino passa poi a uno stadio in cui è in grado di
cominciare a comunicare con l’altro, prima con le figure maggiormente significative e poi con il gruppo di
appartenenza e con la società in un senso più ampio.
L'Altro generalizzato:
Attraverso la comunicazione e la relazione si attua il processo di creazione della propria identità e si realizza
quella interiorizzazione dei ruoli sociali che permette all’individuo di assumere e fare propria la prospettiva
del gruppo di appartenenza, definito da Mead come l’Altro generalizzato. L’individuo accoglie in sé la
molteplicità dei ruoli sociali e li integra in un’unica struttura identitaria.
Virtù o patologie:
Durante ogni stadio, l’individuo vive un conflitto tra due forze antitetiche, una positiva, l’altra negativa. Se
la crisi si chiude in modo positivo, cioè si ha una dinamica che si risolve con un prevalere equilibrato della
forza positiva, si ha l’affermarsi di una virtù (ad esempio, la speranza nella prima infanzia o la fedeltà
durante l’adolescenza) che accompagna l’individuo in tutta la sua vita; in caso di mancata soluzione della
crisi, invece, si ha l’insorgenza di una patologia. Ogni stadio infatti ha in potenza due patologie: una delle
due emerge quando una delle forze in conflitto tende a prevalere in modo non equilibrato sull’altra.
Relazioni significative:
Per la soluzione delle crisi, fondamentali sono le relazioni significative che l’individuo instaura con gli
altri e in particolare con la figura di riferimento, la madre nella prima infanzia, poi la famiglia, i pari e
infine, nello stadio psicosociale più avanzato la società nel suo complesso.