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TEORIE DI PSICOLOGIA ( mini dispensa per le classi terze)

Il cognitivismo

Il cognitivismo è un movimento sorto dopo la II guerra mondiale, ma si è delineato in modo


più preciso solo all'inizio degli anni '60, quando negli Stati Uniti si era cominciato a
discutere e a criticare il comportamentismo, imperante sulla scena da ormai 40 anni. Gli
psicologi che ne fanno parte accettano la possibilità di studiare scientificamente i così detti
aspetti "cognitivi" e non solo il comportamento manifesto di un individuo. Anzi, essi
ritengono che proprio questi aspetti siano i più interessanti e fondamentali quali oggetti di
studio della psicologia stessa. Per aspetti "cognitivi" si intende tutto ciò che è prodotto dal
funzionamento del cervello e che non è immediatamente evidenziabile in comportamenti
osservabili esternamente: pensieri, immagini mentali, emozioni, sensazioni, sentimenti, ma
anche i processi elaborativi, coscienti o inconsci, che ne stanno alla base.

In pratica il cognitivismo sostiene la possibilità di studiare in modo oggettivo e scientifico


non solo lo stimolo ricevuto, ma anche il fatto che tale stimolo viene riconosciuto e quindi
descritto e classificato con una vera e propria operazione mentale, poi archiviato in
memoria e recuperato al momento del bisogno. Tutte queste operazioni costituiscono il
lavoro che la mente umana svolge senza che sia possibile una osservazione diretta da
parte dello studioso, e si collocano nel momento che sta fra lo stimolo e la risposta
dell'organismo. Inoltre riflettono ciò che l'elaboratore elettronico fa nella sua memoria
quando l'operatore gli fornisce un input e la risposta appare sul monitor.

A differenza delle altre correnti psicologiche, il cognitivismo non è mai stato ben strutturato
con teorizzazioni precise e vincolanti, ma è stato soprattutto un orientamento generale di
pensiero. Addirittura alcuni psicologi, pionieri del movimento, continuavano a definirsi
"comportamentisti". Quello che accumuna tutti i cognitivisti è il desiderio di ritornare ad
osservare l'interno dell'individuo, recuperando una logica mentalista in contrasto con l'idea
centrale del comportamentismo.

I principali esponenti del cognitivismo sono: Miller, Galanter, Pribram, Bruner, Neisser.

Il Funzionalismo

Il funzionalismo costituisce il vero nucleo della giovane psicologia americana tra il 1890 ed
il 1915 e, nonostante diverse successive vicende, vi resta profondamente radicato come
alternativa ad ogni concezione mentalistica della psicologia.

A differenza degli strutturalisti, i funzionalisti pensavano che compito della psicologia


fosse, non descrivere i contenuti mentali, ma capire come funziona la mente. Per loro non
aveva senso analizzare la struttura della mente, perchè questa non è fissa, ma dinamica,
cambia continuamente. Infatti pensavano che lo scopo ultimo delle attività mentali fosse
l'adattamento all'ambiente.

Questa corrente punta il suo interesse sull'importanza della "funzione" (cioè un'attività
svolta in vista di un determinato fine) della mente, o coscienza, che si esprime appunto
come mezzo che l'individuo usa per adattarsi al suo ambiente in quanto trae fondamento
dalle importnti teorie sull'"evoluzionismo" esposte dallo scienziato inglese C. Darwin nel
suo libro"Sull'origine della specie", pubblicato nel 1859. In esso l'organismo vivente viene
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presentato come costantemente in lotta con un ambiente ostile, che deve vincere
sviluppando, con il passare delle generazioni, delle capacità o funzioni in grado di
adattarsi a tale ambiente e a padroneggiarlo. Una funzione o una capacità sono "adattive"
quando risultano capaci di migliorare l'adattamento dell'individuo al suo ambiente. Il
funzionalismo ha studiato soprattutto i processi, come l'apprendimento e la percezione, e
le sue funzioni, come l'intelligenza, che si presentavano come più immediatamente utili e
rilevanti nel processo di adattamento dell'uomo al suo ambiente.

Gli autori principali sono: S.F. Galton, W. James, C.S. Peirce, J.M. Cattel.

Lo strutturalismo

L'allievo di Wundt, E.B. Titchener (1867\1927), trasferitosi negli Stati Uniti, come docente
universitario di psicologia, fondò lo Strutturalismo che costituisce storicamente la prima
scuola di psicologia scientifica. Come i chimici avevano scoperto che la materia era
composta da un certo numero di elementi (atomi), cosi' Titchener voleva scoprire quali
erano gli elementi basilari della mente; occorreva quindi analizzarne la sua struttura
partendo da pochi, semplici elementi. Per fare cio' era necessario l'uso del metodo
introspettivo.

Lo psicologo doveva analizzare nel dettaglio le componenti della mente che, secondo gli
strutturalisti, sono tre:

• LE SENSAZIONI
• GLI STATI AFFETTIVI
• LE IMMAGINI MENTALI

I procedimenti dello STRUTTURALISMO furono violentemente contestati da altre scuole


successive che dimostrarono che le loro idee erano per buona parte errate. Questa
corrente ha comunque rappresentato un punto preciso di riferimento, oltre a dare un
contributo decisivo all'affermarsi della psicologia come scienza indipendente. Gli autori
principali sono: W.Wunt, F.Brentano, E.B. Titchener

La Riflessologia

Mentre i America nasceva il funzionalismo, in Russia sorgevano tre scuole che, sebbene
differissero per vari aspetti, si basavano sullo studio dei riflessi; sono state perciò
accomunate sotto il nome di riflessologia russa. La più famosa fu quella del fisiologo
I.Pavlov.

Per la riflessologia, la psicologia puo' venire definita la scienza della vita neuropsichica in
generale ( e non soltanto delle sue manifestazioni coscienti.) Ogni qualvolta che una
reazione viene modificata dall'esperienza, abbiamo un fenomeno neuropsichico, nel senso
proprio della parola.

Pavlov studiò e spiegò dal punto di vista neurofisilogico le risposte del soggetto, animale o
uomo, agli stimoli: ogni risposta dell'organismo è riconducibile ad associazioni tra reazioni
innate e reazioni apprese

Comportamentismo
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Nel 1913, cioè pochi anni prima dell'inizio della prima guerra mondiale, John B. Watson
scrisse l'articolo "La psicologia dal punto di vista comportamentista" in cui sostenne che:

• la psicologia non è più la scienza che studia la mente, ma è la scienza che studia il
comportamento
• ogni apprendimento è frutto di processi di condizionamento

La psicologia come scienza non deve utilizzare nè le interpretazioni soggettive del


comportamento, né il metodo introspettivo, ma solo descrizioni obiettive, in termini di
stimolo- risposta.

(N.B. L’introspezione è un metodo che consiste nell'osservazione attenta delle proprie


esperienze interiori, di ciò che accade nella propria mente e affiora alla coscienza. Si
richiede al soggetto di riferire i propri stati d'animo e le proprie emozioni).

In seguito, questo scritto venne considerato "l'atto di nascita ", negli USA, di una teoria che
per più di sessant'anni influenzò in modo determinante la ricerca psicologica, soprattutto
negli Stati Uniti:il Comportamentismo

Le radici del comportamentismo trovano il loro terreno fertile nel funzionalismo e nella
riflessologia, ma principalmente nella sperimentazione sugli animali che favorisce
l’osservazione diretta dei comportamenti, la quantificazione dei dati osservati,
l'eliminazione di qualunque pretesa introspettiva nella spiegazione dei risultati. Se il
metodo può essere soltanto l'osservazione diretta e l'oggetto può essere soltanto ciò che è
osservabile, cioè il comportamento manifesto, la sperimentazione animale semplifica il
problema perchè elimina qualunque spiegazione non direttamente ricavabile dai dati. Alla
base della teoria comportamentista, chiamata anche "teoria dell'apprendimento", sta la
convinzione che il comportamento umano è ampiamente condizionato dall'ambiente.
Secondo i comportamentisti l'apprendimento si basa soprattutto su due tipi di
condizionamento: IL CONDIZIONAMENTO CLASSICO e quello OPERANTE.

Quindi i punti principali del comportamentismo sono due:

1. interesse non per ciò che avviene all'interno della mente, ma per il comportamento
che è possibile osservare dall'esterno e perciò obiettivamente misurabile;
2. utilizzo del metodo sperimentale, con esperimenti spesso condotti in laboratorio

Gli autori principali sono: J.B.Watson, B.F.Skinner.

GESTALT

La teoria della Gestalt (termine tedesco che nel passato è stato tradotto con il termine
"forma", ma che è più corretto tradurre con l'espressione "struttura organizzata") ha il suo
"atto di nascita" nell'articolo di M. Wertheimer del 1912 sul movimento stroboscopico. Per
la prima volta nella scienza, Werthemeier aveva osservato che due luci intermittenti A e B,
poste a una precisa distanza tra loro e rispetto all'occhio dell'osservatore, venivano
percepite come un'unica luce che si muoveva con un movimento continuo da A a B.
Questa osservazione ha contribuito a mettere in crisi la convinzione che la realtà percepita
dai nostri sensi corrisponda alla realtà "vera", cioè a quella che oggettivamente costituisce
il mondo fisico.
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La psicologia della forma si oppose così alla posizione strutturalista di Wundt e s'interessò
soprattutto ai processi della percezione; mentre secondo gli strutturalisti la percezione
degli oggetti consiste nell'accumulo di singoli elementi in gruppo o aggregati, per i
gestaltisti, quando più elementi si combinano fra di loro, ne risulta qualcosa di nuovo. La
nostra percezione va al di là dei puri dati fisici forniti dall'esperienza sensoriale, ma li
organizza a modo suo in "forme", che seguono determinate leggi precostituite su base
innata. I principi di raggruppamento individuati dagli psicologi della Gestalt sono sette:
vicinanza, somiglianza, chiusura, continuità, simmetria, moto comune, significato.

I gestaltici hanno condotto ricerche, oltre alla percezione, anche sull'intelligenza, sulla
memoria, sulla psicologia genetica e comparata, sulla psicologia dinamica e sociale..

La psicologia della Gestal riprende una concezione già formulata a suo tempo da Kant
(1724-1804) e cioè che la mente umana non è una "tabula rasa" quando conosce, ma
struttura attivamente la realtà conosciuta secondo leggi sue tipiche.

Gli autori principali sono: M.Wertheimer, K.Koffka, W.Kohler, Katona

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