Prima della seconda metà dell’800 nessuno aveva sfidato i dogmi antipsicologici,
in particolare quelli di Kant, che affermava che non fosse possibile applicare la
matematica nello studio psicologico e che l’oggetto si identificava con il soggetto
conoscente.
Comte argomentava contro la psicologia ritenendo che essa non potesse essere
considerata una scienza, al contrario poteva essere considerata tale la frenologia.
La frenologia
Si era sviluppata con il lavoro del medico Franz Joseph Gall sul finire del 700.
Gall creò una teoria secondo la quale il cervello era composto da diversi organi,
ognuno dei quali svolgeva una funzione psicologica differente.
A ogni zona del cranio corrispondeva un organo del cervello e una facoltà mentale
che se esercitata produceva una bozza cranica sul teschio mentre se non
esercitata prevedeva una depressione sul cranio.
Gall mise in atto una serie di metodologie di studio del cranio che ebbero fortuna
fino ai primi anni del 900, palpazioni, misurazioni e mappe frenologiche.
1
La frenologia si occupava anche delle questioni psicologiche secondo la logica per
cui la mente aveva sede nel cervello e questo piaceva ai positivisti ortodossi come
Comte.
A Gall si riconosce un ruolo di studioso dell’anatomia del cervello, uno dei primi ad
aver distinto sistema nervoso centrale e midollo, materia grigia e sostanza bianca,
ad aver fornito una concezione localizzazionista dell’anatomia del cervello.
Paul Broca, sulla scia della frenologia, nel 1861 comunicò alla società di
antropologia di Parigi di aver scoperto che nell’emisfero cerebrale sinistro si
trovava l’area della parola.
I nuovi positivisti
Nel cuore dell’Europa alla fine dell’800 una nuova generazione di positivisti era
pronta a fondare una psicologia scientifica autonoma.
Kurt Danziger, uno dei maggiori innovatori della storia della psicologia, ha
fortemente sostenuto una discontinuità tra la filosofia psicologica e la psicologia
venutasi a creare nella seconda metà dell’800 ritenendo dunque possibile parlare
di storia della psicologia dalla seconda metà dell’800.
Nel 1874:
Mind, in Inghilterra;
2
La nuova “nascita” accademica della psicologia
Il decennio 1870-1880 vide una serie di eventi storici che favorirono direttamente
la nuova nascita accademica della psicologia.
Sono infatti gli anni della ridefinizione delle grandi nazioni europee che videro
anche lo sviluppo delle scienze sociali e del comportamento.
I sistemi sanitari, giudiziari e sopratutto educativi divennero il fulcro dei nuovi stati
che miravano a plasmare dei nuovi cittadini con valori delle differenti culture
nazionali.
Wolff nel suo sistema metafisico sistematizzò una psicologia razionale fondata
sulla conoscenza a priori e una psicologia empirica che si sarebbe dovuta fondare
sull’esperienza.
I precursori di Wundt
3
Fechner riteneva fondato lo studio dei fenomeni psicologici per mezzo di formule
che legavano la sensazione allo stimolo; dimostrò oltretutto che le sensazioni
potevano essere ordinate secondo il tempo, la loro posizione spaziale e le
rispettive grandezze intensive.
Gli studi di Fechner vennero contestati nel corso del tempo e fu facile però
dimostrare che questa formula non fosse valida in alcune condizioni (ad esempio
alta e bassa intensità).
Diveniva così oggetto di studio il problema dei tempi di reazione fra stimolo e
risposta.
4
La misura del tempo
Donders ipotizzando che la differenza tra il tempo necessario per eseguire un
compito complesso e quello richiesto per un compito semplice.
Franz Brentano
Nel 1874 formulò la sua più celebre opera, “La psicologia dal punto di vista
empirico”.
Edward B.Titchener
Avanzò una importante distinzione: tendeva a contraddistinguere la psicologia
come scienza empirica, finalizzata allo studio degli stati di coscienza e all’indagine
dell’esperienza intenzionale così come questa si presenta al soggetto e il cui
classico esempio è rappresentato dalla psicologia di Brentano.
Edwin G.Boring
Secondo Boring, per Wundt la psicologia poteva definirsi scientifica in quanto,
come la altre scienze, avrebbe potuto fondare la ricerca sul metodo sperimentale.
5
Elaborato da Galileo Galilei il metodo sperimentale consiste nella dimostrazione
dell’accordo tra ipotesi teorica e l’esperienza empirica in un contesto di
misurazione del fenomeno preso in esame (esperimento).
Wundt costruì una teoria elementista della psicologia in cui le sensazioni erano i
costituenti primi che via via si associavano secondo un processo scandito da vari
processi psicologici.
Con Wundt iniziò una prassi tipica della ricerca in psicologia che ridefiniva il
rapporto tra sperimentatore e oggetto della ricerca con una modalità differente
rispetto a quella di tutte le altre scienze, infatti soggetto e oggetto erano
interscambiabili.
Attuò questa pratica attraverso i suoi testisti che collaboravano tra loro e potevano
essere sia sperimentatori che soggetti sperimentali per gli altri colleghi.
Proprio per opera degli allievi di Wundt tale dispositivo sperimentale si divulgò nei
laboratori caratterizzando la ricerca empirica in psicologi nel resto del mondo.
6
La psicologia di Wundt: ambiguità
La psicologia di Wundt aveva delle ambiguità dovute al fatto che seppur
promotore della psicologia fisiologica egli era consapevole che la fisiologia
avrebbe potuto aiutare a conoscere solo una piccola parte dei fenomeni
psicologici.
Riconobbe infatti una grande importanza alla psicologia sociale, scrisse moltissimo
di psicologia dei popoli sostenendo che il metodo sperimentale non fosse
appropriato per studiare fenomeni psicologici diversi da quelli sensoriali e
percettivi.
Wundt inoltre rifiutava anche le applicazioni pratiche della sua psicologia e l’idea
che era fosse completamente autonoma dalla filosofia.
Hermann Ebbinghaus
Operò indipendentemente e ribaltò la concezione della psicologia di Wundt
aprendo a pratiche di laboratorio suscettibili di applicazioni sociali.
Nel 1897 fu anche psicologo “applicato” e sviluppò un test sulle abilità mentali dei
bambini su committente politica.
La prova di base da cui partì era quella di un racconto a cui mancavano alcune
sillabe; dopodiché veniva estrapolato un punteggio (metodo di completamento).
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In primo luogo egli si oppose agli esorcismi in uso nella sua epoca che avevano
come fine quello di allontanare il male dimostrando che avrebbe potuto ottenere gli
stessi effetti dell’esorcismo su una base teorica laica.
Il magnetismo animale
L’esistenza di una forza magnetica animale non poteva essere empiricamente
dimostrata e i fenomeni di trance che si sviluppavano nel corso delle terapie
magnetiche non erano la prova dell’esistenza di questa forza.
Erano due le tematiche che costruirono i presupposti più generali della ricerca
psicologica francese:
Per Ribot i fenomeni mentali erano sottoposti ad una legge evolutiva generale per
cui da semplici diventavano complessi; ad esempio i fenomeni sensoriali e reattivi
semplici evolvevano processi mentali superiori (memorie, cognizioni, emozioni
complesse).
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La malattia produceva una regressione di ciò che si era sviluppato.
Il modello evoluzionistico
In Francia la nascente psicologia si fondò anche su quello che Foucault chiamò
modello evoluzionistico.
L’idea era quella di un individuo che veniva descritto da un lato nei termini di un
processo continuo di differenziazione e di espansione (unicellulare-pluricellulare-
associazione agli individui di una società).
Il magnetismo
Binet e Janet
Negli ultimi trent’anni anni dell’800 la psicologia francese si radicò per opera di due
personaggi: Pierre Janet e Alfred Binet.
Binet fu prima giurista, poi biologo, e si avvicinò alla psicologia leggendo classici
inglesi e francesi.
Charcot
Principale neurologo parigino famoso in Europa per le sue indagini sulle malattie
neurologiche a partire dalla descrizione dei sintomi fino alla ricerca delle lesioni
celebrali a loro correlate, mediante analisi post mortem del cervello dei pazienti.
Charcot tentò di classificare le isteriche per sintomi e per fasi come se fosse stata
una vera e propria malattia neurologica.
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Le malattie disaggregavano e impoverivano la coscienza che in una situazione
normale funzionava in maniera unitaria.
Il test di Binet
Nel 1899 giunsero nel laboratorio di Binet, Theodor Simon e Henri Piéron.
Le leggi Ferry
Sulla base della dottrina del solidarismo si tentò di attuare le leggi Ferry, sulla
gratuità, l’obbligatorietà e la laicità dell’istruzione primaria per i bambini dai 6 ai 13
anni.
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Binet trovò dunque una grande legittimazione dei suoi lavori e partecipò ai lavori
della commissione Bourgeois.
Uno dei casi più famosi fu quello di Victor, un bambino cresciuto nella foresta che
venne aiutato tramite tecniche psicopedagogiche.
Le classi differenziali
Nel 1906 Binet ottenne la possibilità di attivare a titolo sperimentale alcune classi
speciali (o differenziali) per aiutare i meno fortunati ad avere un educazione
specializzata.
Evoluzionismo trasformista
La convinzione di Binet si fondava su un evoluzionismo trasformista in cui la
cooperazione per la vita sostituiva la lotta per la vita che invece era il credo di
alcuni darwinisti radicali inglesi.
Gli scienziati neolamarckiani costruirono una sorta di lobby per il trionfo pubblico
dello sperimentalismo scientifico francese e imposero una concezione trasformista
in ambito naturalistico.
Binet riteneva che lo sviluppo del bambino anormale seguisse degli andamenti
irregolari e parziali che non escludevano però la possibilità di sopperire alcune
funzioni psicologiche deficitarie con altre meno sviluppate.
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Il test di Binet e i suoi usi successivi
Alla morte di Binet il suo test venne usato dagli statunitensi per testare la grande
massa di immigrati provenienti dall’Europa.
Qui si fece largo la convinzione che il test d’intelligenza fosse uno strumento
tecnologico per la difesa sociale.
L’associazionismo
A partire da David Hartley tutti coloro che trattavano la psicologia sostenevano che
fosse possibile una psicologia autonoma, questi psicologi trattavano temi della
percezione sensoriale, la coscienza, le associazioni delle idee.
Charles Darwin
Ebbe una grande influenza sulla psicologia anglosassone.
In origin of the species era contenuta l’idea fondamentale che la selezione naturale
premiava quelle caratteristiche ereditarie che avevano una maggiore probabilità di
essere adattative.
A questa idea di base agganciò poi la teoria della pangenesi; per lui erano
ereditate dai figli ai genitori delle gemmule che risentivano dell’esperienza
genitoriale e che potevano essere più o meno adattative.
Francis Galton
Cugino di Darwin, stressò un’idea essenzialista degli individui inscrivendoli in
insiemi omogenei sulla base della misure della media statistica di certi caratteri, da
quelli fisici a quelli psicologici elementari.
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Le caratteristiche erano stabili e acquisite da una generazione all’altra e potevano
essere adattive o disadatti, desiderabili o indesiderabili, inferiori o superiori.
Galton perseguì con veemenza l’idea che occorresse favorire la sezione umana,
trasformarla da naturale ad artificiale in modo da promuovere una nuova
generazione di individui.
L’eugenetica
Per fare ciò Galton inventò l’eugenetica intesa come una pratica per migliorare il
genere umano, fondata sulla conoscenza per mezzo delle misurazioni di quelle
caratteristiche utili al perfezionamento genetico.
Dalton scrisse addirittura un romanzo di storico su una futura società ideali fondata
sull’eugenetica “Kantsaywhere” (non so dire dove ,oppure, Kant indicare dove).
In base al voto aggiunto gli abitanti potevano rifornirsi in maniera graduale, dal
massimo grado di libertà per i migliori fino i peggiori che dovevano vivere in
astinenza e ai lavori forzati in colonie.
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Galton poi assimilò il lavoro di Adolphe Quetelet che aveva applicato la statistica
allo studio delle misure antropometriche dei militari constatando che l’altezza e la
circonferenza del torace corrispondevano alla distribuzione a campana dei
fenomeni naturali.
La sperimentazione galtoniana
La sperimentazione si postava su un piano per cui si cercavano medie presenti in
campioni rappresentativi di individui che rientravano nel conteggio per calcolare il
benchmark e la normalità.
Credevano che il punteggio del QI ereditato fissasse persone e gruppi a uno stato
di vita inevitabile.
I pionieri dell’eugenetica
Si autorappresentavano comedei benefattori dell’umanità che si limitavano ad
applicare pratiche giustificate da quelle che ritenevano delle differenze
inconfutabili.
Molti fra questi pionieri erano americani e condussero studi per dimostrare che gli
immigrati europei erano deboli di mente, tramite risultati ottenuti vennero avanzata
richieste di sterilizzazione.
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Eysenck e Jensen sostennero l’esistenza di un’intelligenza generale geneticamente
determinata e che la media del QI delle popolazioni afro-americane fosse
significativamente inferiore alla media dei bianchi.
Il razzismo scientifico
Alcuni eugenisti furono in tal senso aperti promotori del razzismo scientifico, ad
esempio Charles Davenport favorì l’eugenetica negativa negli Stati Uniti e
collaborò con medici nazisti.
Per giunta dopo la guerra in alcuni paesi americani e in Svezia, fino al 1976, si
continuarono ad attuare programmi governativi per sterilizzare individui con
diagnosi psichiatriche o di ritardo mentale.
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CAPITOLO 2 - IL RADICAMENTO DELLE RICERCHE PSICOLOGICHE
1. LA GESTALT
L’approccio di Brentano
Portò alla fondazione di varie prospettive psicologiche e filosofiche, in quest’ottica
occorreva studiare i fenomeni psichici in modo unitario secondo le forme che essi
assumevano e non come se fossero la sommatoria di dati psicologici semplici.
Il metodo fenomenologico
I gestaltisti studiavano i fenomeni psichici con l’idea che la percezione fosse la
funzione principale dell’attività psichica e che il metodo fenomenologico della
tradizione brentaniana fosse il metodo principale della psicologia; con questo
metodo il soggetto conosceva l’oggetto della propria percezione in maniera
diretta.
Fenomeno phi
Nel 1912 in “Studi sperimentali sulla percezione del movimento” Max Wertheimer
chiamò fenomeno phi il movimento apparente secondo cui, illuminati due punti in
un tempo ottimale e successivo, il partecipante non li percepiva più come statici
ma in movimento.
Se il tempo era lento i puntini erano percepiti in luoghi diversi nello spazio, durante
un tempo ottimale di esposizione invece erano percepiti in movimento, se invece
l’esposizione fosse stata troppo veloce i puntini si illuminavano
contemporaneamente e la percezione del movimento veniva perduta.
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La Gestalt e la cultura comportamentista
Emigrati negli Stati Uniti i gestaltisti influenzarono la cultura comportamentista, su
tutti Kurt Lewin.
È noto per aver sviluppato una teoria del campo psicologico in cui fosse possibile
und discorso scientifico sull’individualità alternativo alla mera indagine sul
comportamento o sui tratti del carattere.
In uno dei tanti saggi che scrisse (il conflitto tra una concezione aristotelica ed una
concezione galileiana nella psicologia contemporanea) Lewin suggerì che la
psicologia sarebbe dovuta passare da un concetto di ricerca aristotelico a uno
galileiano.
L’approccio aristotelico infatti non riusciva a cogliere l’unicità del caso individuale,
l’analisi era fondata sulla loro frequenza e sull’inclusione in insiemi; l’approccio
galileiano invece proponeva un’indagine metodica del singolo caso che portava
all’elaborazione di una teoria capace di spiegare l’evento unico.
L’approccio topologico
Nel suo volume “Principi di psicologia topologica” Lewin sostenne anche che
l’opposizione universale contro individuale poteva essere superata.
Una volta ipotizzato che il singolo evento sia esso stesso regolato da una legge,
l’evidenza scientifica poteva essere ricavata da casi puri e concreti e non dalla
media di un gran numero di misurazioni.
Eran necessario passare dalle semplici operazioni aritmetiche sui dati allo studio
delle funzioni dinamiche e delle trasformazioni pragmatiche.
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Occorreva auspicare una transizione da una fase descrittiva a una fase dinamica
con la conseguente formulazione di nuovi costrutti matematici.
Freud si formò così nel clima pionieristico degli ipnotismi di fine 800.
Freud dal canto suo elaborò invece il meccanico dell’aberrazione come talking
cure.
La paziente così riviveva quegli stati affettivi che erano legati ai ricordi di particolari
momenti nel proprio passato in cui l’emotività non era riuscita ad esprimersi.
L’aberazione serviva alla paziente per liberare l’emotività che era stata rimossa.
Durante i sogni secondo Freud venivano elaborati i processi percettivi interni senza
una via motoria di soddisfacimento; essi trovavano una parziale soddisfazione
allucinatoria con il sogno che era prodotto da un lavoro onirico che determinava un
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contenuto manifesto del sogno (il ricordo del sognatore) ma che nascondeva un
contenuto latente.
Il complesso di Edipo
Il complesso di Edipo è il rifiuto inconscio che il bambino sperimenta nei confronti
del genitore dello stesso sesso (il padre per un figlio maschio o la madre per una
figlia), associata all'attrazione per il genitore di sesso opposto (la madre per un
figlio maschio o il padre per una figlia).
La teoria dell’inconscio
L'episodio della falsa memoria
Nel 1898 durante un viaggio in Dalmazia ricordava Botticelli e Boltraffio al posto di
Signorelli e cercava di chiarire il motivo dell’impossibilità di ricordare Signorelli.
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Il determinismo
Questo atteggiamento analitico era tipico dell’impostazione freudiana e nel
12esimo capitolo della “psicopatologia della vita quotidiana” era definito come
determinismo.
Le cause mentali erano le più interessanti per comprendere come agiva l’inconscio
per determinare il comportamento.
- I tre saggi sulla teoria sessuale: Fecero scalpore perché per la prima volta
veniva attribuita una sessualità che c’era fin dalla nascita che partiva da una
situazione pregenitale e crescendo per fasi (anale, orale, fallica, latenza, genitale)
si sarebbe disciplinata in età adulta.
Le pulsioni
In questi scritti Freud presentava un modello delle pulsioni che sarebbe stato
punto di riferimento per gli psicologi e per la critica.
Una fonte corporea si carica di tensione con la meta di scaricarsi per mezzo di un
oggetto.
La scarica della pulsione poteva avere vari esiti, da quello della soddisfazione, a
quello della repressione da cui si instaurava la malattia, caratterizzata da una
regressione alle fasi di sviluppo pregenitali, fino ad un esito positivo, la
sublimazione artistica e creativa di queste forze interne.
La teoria libidica
Secondo la teoria freudiana, la libido rappresenta la pulsione principale, se non
l'unica, di natura puramente sessuale dell'uomo, contrapposta alla cosiddetta
destrudo, infatti, mentre la libido è lo stimolo a creare, un'energia che proviene da
Eros (pulsione di vita), la destrudo è lo stimolo a distruggere, è l'essenza di
Thanatos (pulsione di morte).
Stando sempre a quanto affermato da Sigmund Freud, essa può essere definita
come l'istinto aggressivo presente in ogni individuo, finalizzato all'annichilimento,
ovvero l'annientamento, di sé stessi.
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3. IL SECONDO MODELLO DELLA MENTE E L’ISTITUZIONALIZZAZIONE
DELLA PSICOANALISI
Nel 1909 Freud venne invitato a partecipare ad una serie di conferenze negli Stati
Uniti, così facendo crebbe il numero degli interessati alla psicoanalisi come terapia
e lo stesso Freud si mosse per disciplinare la sua creatura.
La fondazione dell’IPA
Fra il 1908 e il 1910 venne fondata un’associazione psicoanalitica tutt’ora in vita, la
“international psychoanalytichal association - IPA”.
Totem e tabù
Fu uno dei libri più celebri e contestati di Freud in cui si affrontava il tema dello
sviluppo delle società primitive, che passava obbligatoriamente dalla venerazione
di un totem e un tabù come l’incesto.
La pulsione di morte
Era presente nei reduci di guerra, che rivivevano gli stessi traumi della guerra, e nei
bambini, che non sapevano adattarsi alle situazioni.
Freud studiò anche una categoria che erotizzava queste pulsioni di morte, i
masochisti; le pulsioni erotiche o di vita risultavano mischiate a quelle di morte o
distruttive alla ricerca di un difficile equilibrio.
Il concetto di imitazione
Per Le Bon il collante che teneva insieme gli individui in gruppi sociali era un
reciproco legame suggestivo.
Freud ampliò questa tesi ritenendo che per ogni membro della massa il “capo” era
colui che rappresentava una sorta di ideale dell’io con cui identificarsi.
L’ideale dell’Io divenne Super Io, le pulsioni divennero proprietà dell’Es, mentre l’Io
era l’istanza che cercava di trovare dei compromessi tra mete, conflitti, equilibri
instabili.
In origine lo sviluppo del bambino sarebbe stato governato dall’Es e dalle sue
componenti pulsionali; in seguito con l’esperienza , l’Io si sarebbe differenziato per
gestire le pulsioni dell’Es, fino al sopraggiungere del complesso edipico, dove il
figlio sentendosi minacciato dal padre rispetto alla competizione per avere l'affetto
21
della madre si sarebbe poi identificato con lui e avrebbe spostato all'esterno della
famiglia la sua ricerca di un oggetto del proprio amore.
La tecnica psicoterapeutica
Sulla base di un secondo modello di mente che includeva la percezione-
coscienza, il preconscio e l’inconscio Freud rielaborò e ridefinì la tecnica
psicoterapeutica che consisteva nell’aiutare l’Io del paziente ad assoggettare
porzioni incontrollate del suo Es tramite il lavoro interpretativo.
4. LA PSICOLOGIA IN RUSSIA
I primi fisiologi russi tra 800 e 900 erano stati allievi della scuola fisiologica tedesca
da cui avevano subito varie influenze fra le quali spiccava un approccio positivista
materialista che fu considerato adatto all’ideologia marxista.
L’arco riflesso
Ivan Secenov è famoso per l’intuizione che tutta la psicologia potesse essere
ridotta ai riflessi fisiologici del cervello.
L’arco riflesso, termine coniato da Marshall Hall, era tipico delle reazioni semplici (o
riflessi spinali) ed era caratterizzato da un circuito di base che includeva: lo stimolo
esterno, il passaggio dello stimolo tramite una fibra nervosa afferente al midollo
spinale, la conversione (riflessione) del segnale nel midollo spinale da afferente a
efferente e infine l'impulso che dal midollo andava verso la periferia e produceva
un movimento muscolare.
Riflessologia
Per Vladimir Bechterev tutti i comportamenti complessi erano frutto di associazioni
di riflessi.
Ivan P. Pavlov
Pavlov fu conosciuto sopratutto per i suoi esperimenti sull’apprendimento che
dimostravano come i riflessi fossero risposte a degli stimoli che potevano essere
apprese (condizionamento classico).
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Nell’esperimento fondamentale di Pavlov veniva prima misurata la quantità di
saliva prodotta dopo la presentazione di una ciotola di cibo (stimolo incondizionato
perché sempre in grado di produrre salivazione) che seguiva, in un tempi definito
ottimale, il suono di una campanella.
Dopo un certo numero di ripetizioni i cani salivavano prima della presentazione del
cibo, già al suono della campanella (stimolo condizionato).
- Forza dell’eccitazione;
- Forza dell’inibizione;
- Bilanciamento;
• Sbilanciato.
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3) Le indagini di laboratorio erano in grado di dimostrare una correlazione fra
comportamento, temperamento e un modello concettuale del sistema nervoso;
Kornilov e la reattologia
Kornilov andò a capo dell’istituto di psicologia di Mosca ed elaborò la reattologia,
una teoria del comportamento che studiava le reazioni globali di adattamento
all’ambiente.
Per Vygotskij studiare i riflessi avrebbe eliminato gli stati psichichi superiori
dall’orizzonte della psicologia riducendo l’uomo ad un animale privo di coscienza.
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attraverso il contatto e la relazione con i genitori che gli indicavano i suoni relativi ai
nomi delle cose e delle persone.
Pensiero e linguaggio
Vygotskij morì scrivendo l’opera Pensiero e linguaggio, che rappresentò forse il
primo momento di un progetto generale di costruzione di una psicologia che
avrebbe descritto in modo creativo la vita psichica. In questo libro, vi era l’analisi
dello sviluppo in parallelo di pensiero/intelletto e linguaggio e poi del loro
convergere nel corso dello sviluppo del bambino. Il libro già nei primi capitoli
mirava a differenziarsi dalle teorie di sviluppo dell’epoca.
Vygotskij fin dall’inizio aveva come obiettivo quello di rendere pratica la propria
psicologia dello sviluppo con il fine di aiutare la Russia rivoluzionaria in un’impresa
enorme di riforme per la scolarizzazione di bambini cresciuti in culture assai
differenti.
Lurija iniziò così un genere particolare della letteratura scientifica, quello della
descrizione minuziosa di casi neuropsicologici prototipici da lui seguiti per
decenni.
I pazienti potevano, quindi, migliorare attraverso un processo di riapprendimento
del loro SNC, dimostrando le intrinseche qualità di trasformazione dei sistemi
funzionali del cervello.
26
5. LA PSICOLOGIA NEGLI STATI UNITI
La psicologia americana nella seconda metà dell’Ottocento si radicò nell’élite
accademica statunitense. Furono fondate riviste scientifiche dedicate alla
psicologia e, nel 1892, l’American Psychology Association (APA): Stanley Hall ne fu
il primo presidente e diffuse un’idea applicativa della psicologia soprattutto in
campo educativo e favorì anche la diffusione della psicoanalisi.
Il pragmatismo
Il pragmatismo ebbe origine dal pensiero del filosofo Charles Sanders Peirce e dal
lavoro dello psicologo William James.
Il primo si dedicò soprattutto agli aspetti logici della conoscenza; il secondo,
invece, si orientò verso valutazioni di tipo utilitaristico dei processi conoscitivi. Il
punto di vista dei due studiosi divenne, così, molto dissimile e Peirce volle
differenziarsi da James chiamando pragmaticismo la propria concezione filosofica.
Il pensiero di Peirce
Una delle principali finalità del pragmatismo logico di Peirce, era quella di indagare
i criteri conoscitivi in base ai quali stabilire la fondatezza dell’idea di oggetto.
Peirce propose una concezione secondo la quale ogni oggetto viene visto come
una rappresentazione e la conoscenza procederebbe non in maniera intuitiva, ma
attraverso un processo logico inferenziale che indagava gli oggetti nella loro qualità
semiotica.
Per Peirce, il valore di un’ipotesi teorica era dato dalla sua capacità previsionale
circa il fenomeno descritto, nel suo variare, anche in riferimento al mutare delle
circostanze. Secondo questa concezione, una proposizione era valida solo se
forniva delle indicazioni precise rispetto a ciò che si poteva prevedere sulla base
della stessa proposizione.
In Peirce era, dunque, presente un’idea di modello teorico che prevedeva cause e
effetti, finalizzato alla previsione dei fatti in vista della loro gestione.
Diede alle stampe i suoi Principles of Psychology, qui trattava la nuova disciplina
per capitoli, dalle basi biologiche, alla percezione, alla memoria, alle emozioni
ecc...I fatti mentali erano anche considerati come delle funzioni finalizzate
27
all’organizzazione e all’autoregolazione individuale.
James promuoveva una concezione dinamica dei processi di pensiero in cui la
coscienza non era suddivisa in elementi, ma descritta come un flusso che scorre
(stream of thought) e che potrebbe essere colto solo nell’immediatezza
dell’esperienza vissuta.
Titchener
lo spirito tedesco fu, invece, direttamente ereditato da Titchener, principale allievo
americano di Wundt: con lui si diffuse una psicologia fedele alla linea tedesca,
almeno per quanto riguardava l’introspezione controllata in laboratorio. Egli fu il
teorico americano dello strutturalismo, che divenne sinonimo di sperimentalismo
wundtiano, in contrasto con il funzionalismo.
John Dewey
Il testimone del pragmatismo fu raccolto da John Dewey, autore del celebre saggio
The Reflex Are Concept in Psychology, dove descriveva una concezione
“sistemica” dell’arco riflesso, che teneva conto dell’adattamento della risposta allo
stimolo, richiamandosi all’unitarietà delle fasi dell’arco. Dewey, comunque, era
attivo soprattutto nel campo della pedagogia.
James R. Angell
L’articolo The Province of Functional Psychology di Angell è stato definito il
manifesto della psicologia funzionalista; vi si affermava che gli elementi di una
funzione psicologica non dovevano essere
L’apprendimento
L’ “apprendimento” è stato il fenomeno maggiormente studiato dai
comportamentisti che si occuparono di tutte le tipologie di “condizionamento” a
partire da quello classico.
Anche Pavlov divenne una pietra miliare della storia comportamentista, ma fu
ripulito dalla neurofisiologia: quello che interessava a Watson, infatti, erano i
meccanismi comportamentali del condizionamento e l’idea fondamentale che
studiando gli animali si sarebbe potuta costruire una psicologia degli esseri umani.
Watson derivò da Pavlov l’idea che i comportamenti complessi nascessero dai
riflessi condizionati, ma rifiutava tutte quelle conseguenze simboliche a cui
l’associazione fra stimolo condizionato e la risposta condizionata avrebbe
facilmente condotto. Watson era convinto che mediante specifiche tecniche di
apprendimento, si sarebbe potuto indirizzare il comportamento delle persone,
educare i bambini, inducendoli ad essere da adulti esattamente ciò che tornava
utile alla società.
Il comportamentismo riponeva estrema fiducia nelle possibilità dell’ambiente da
plasmare, per mezzo del condizionamento, i comportamenti individuali e la
personalità.
Watson dimostrò addirittura di riuscire a produrre ed eliminare le fobie in un
bambino, il piccolo Albert: descrisse il processo di generalizzazione di un
comportamento patologico, condizionato in laboratorio, il tutto assimilabile alle
reazioni emotive descritte nelle differenti forme di fobie.
Skinner box
Dimostrò che nelle Skinner box i comportamenti degli animali potevano essere
ammaestrati con rinforzi, come il mangime, che erano somministrati quando il
piccione metteva in atto spontaneamente un comportamento gradito allo
sperimentatore (condizionamento operante).
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CAPITOLO 3 - DALLA MODERNITÀ ALLA CONTEMPORANEITÀ
Fra gli psicometristi si diffuse soprattutto l’idea che l’analisi fattoriale potesse
essere per lo psicologo il mezzo per osservare scientificamente degli oggetti
psicologici invisibili a occhio nudo, ma tanto importanti da determinare la
personalità.
Nel tempo le modalità per ottenere questa reductio ad unum sono diventate
sempre più sofisticate e sovente il modo con cui si raccoglievano i dati
determinava per via indiretta i risultati.
L’approccio lessicografico
Sulla base di un’ipotesi lessicale fondamentale si era sviluppata una tradizione che
incorretta l’idea per cui negli aggettivi risulterebbero codificati i tratti fondamentali
riguardanti la persona.
I big five
L’approccio psicolessicale ha dato come esito un ulteriore modello basato su
cinque super-fattori di personalità definiti anche “big five”: estroversione,
gradevolezza, coscienziosità, stabilità emotiva, apertura all’esperienza. Rispetto a
questo modo “nomotetico” di studiare la personalità dagli anni Cinquanta si
sollevarono voci critiche, fra cui una delle più rilevanti fu rappresentata dalla
psicologia umanistica o terza fase. Quest’ultima rifiutava una visione frammentata
dell’individuo e criticava il determinismo presente nelle altre teorie della
personalità. Occorreva studiare la persona in modo olistico e fenomenologico,
fiduciosi nel potenziale umano e nelle capacità di autorealizzazione degli individui.
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2. I PRECURSORI DEL COGNITIVISMO
In Europa, fra i precursori del cognitivismo occorre considerare un allievo di
Wundt, Oswald Külpe. Questi presto iniziò a studiare i processi di pensiero, pur
sempre in laboratorio, ma in modo unitario. Külpe diresse un famoso Laboratorio
di psicologia sperimentale, qui modificò oggetto e metodo wundtiani: la coscienza
e le immagini mentali presero il posto delle sensazioni come suoi principali oggetti
di studio. Külpe affinò l’introspezione con un protocollo in cui i soggetti della
sperimentazione fossero addestrati a parlare dei propri stati interni in maniera
sistematica.
Il neocomportamentismo
La psicologia che faceva riferimento ai processi interni non fu mai abbandonata
fino a riemergere nel cosiddetto neocomportamentismo: si trattava di una serie di
comportamentisti critici che dimostrarono come i fenomeni interni fossero
necessari per dar conto di esperimenti cruciali che non si spiegavano se non
facendo ricorso a “mappe cognitive”. Nella loro concezione, tra Stimolo e Risposta
occorrevano delle variabili interne organismiche in grado di dare conto dei
comportamenti molari e complessi.
Edward C. Tolman
Edward C. Tolman dimostrò che i topolini apprendevano la strada da percorrere in
un labirinto pwr raggiungere le ciotole di cibo. Una possibile spiegazione di questo
tipo di apprendimento riguardava il fatto che il topolino imparava percorsi più
efficaci che memorizzava in mappe cognitive.
Il comportamentismo intenzionale
Tolman definiva il suo comportamentismo come finalizzato, o intenzionale, in grado
di mettere in evidenza forme di apprendimento differenti da quelli classici e
operanti.
Clark L. Hull
La teoria di Clark L. Hull, invece, includeva dimensioni interne come bisogni,
pulsioni, forza dell’abitudine, comportamenti finalizzati all’adattamento. Hull
prefigurò un sistema con centinaia di proposizioni logico-matematiche riguardanti
il comportamenti da verificare tramite esperimenti. Ciò non riuscì ad essere
dimostrato.
Alan Turning
Alan Turing ipotizzò che i computer potessero essere sviluppati in modo da
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ragionare e divenire del tutto simili alla mente umana, si prefigurava la cosiddetta
Intelligenza Artificiale.
3. COGNITIVISMO E CERVELLO
Tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, nacque un nuovo indirizzo
multidisciplinare: la scienza cognitiva. Seguendo l’analisi di Gardner si possono
individuare alcuni presupposti essenziali che caratterizzano la scienza cognitiva:
• I ricercatori in questo campo lavoravano con rappresentazioni simboliche
della mente per spiegare il comportamento e il pensiero umani;
Le critiche a Skinner
Skinner riduceva il linguaggio a pochi fattori esterni, tralasciando del tutto il
contributo creativo di colui che comunicava. Chomsky affermava che per
comprendere lo sviluppo di un organismo complesso come l’uomo, bisogna tenere
presente i meccanismi interni e come venivano elaborati gli input.
Per lui, lo sviluppo dei processi psicologici dell’organismo era determinato
dall’interazione di tre fattori: la predisposizione innata, la maturazione
programmata geneticamente e l’esperienza passata.
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cognitivo.
Egli riteneva che i processi linguistici si sviluppassero perché una sorta di
strumento mentale del linguaggio predisponeva “in modo simile” tutti gli individui.
Nella concezione di Chomsky si ritrovavano tutte le qualità del cognitivismo.
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Witkin propose una distinzione fra personalità campo-dipendente e personalità
campo-indipendente: descrisse individui in grado di risolvere semplici problemi
spaziali basandosi sulle proprie percezioni (indipendenza) e individui che, invece, si
affidavano a elementi del campo percettivo, esterni, che spesso li ingannavano e
gli facevano sbagliare il compito (dipendenza).
Locus of control
Anche per Rotter il comportamento era sostanzialmente determinato dall’ambiente
percepito e dai significati a esso attribuiti. Egli sviluppò una teoria della personalità
fondata sui concetti di locus of control e di fiducia interpersonale; il primo
rappresentava quelle aspettative che attribuivano le ragioni del proprio successo
all’esterno o all’interno; la seconda era invece la misura della felicità e del
benessere psicologico.
Social cognition
Al confine di questi studi percettologici si situava poi la cosiddetta social cognition,
un approccio che connetteva variabili cognitive e sociali, approccio seguito da
Leon Festinger e Solomon Asch.
Festinger evidenziò l’importanza che le cognizioni legate alle credenze individuali
rivestivano nel dare coerenza e influenzare le interpretazioni di noi stessi e della
realtà che ci circonda; per lui, due cognizioni in conflitto creavano uno stato di
tensione (dissonanza cognitiva) che l’individuo risolveva per quanto gli era
possibile. La dissonanza cognitiva è stata paragonata a una sorta di
razionalizzazione, un meccanismo di difesa che era già stato elaborato dalla
psicoanalisi.
Asch era interessato alla formazione del pregiudizio fino a provare gli effetti della
pressione del gruppo sul giudizio del singolo individuo. L’effetto del
condizionamento sul conformismo del singolo individuo poteva raggiungere
percentuali altissime e coinvolgeva fino ai tre quarti degli individui messi alla prova.
Si trattava di un modello nuovo del “conformismo” che faceva riferimento all’idea
che la presenza degli altri potesse pressare l’individuo fino a metterlo in una
situazione che lo portava a comportarsi in modi che sono errati e illogici.
Stanley Milgram
Stanley Milgram si occupò di studiare il fenomeno dell’obbedienza alle autorità.
Usò, quindi, la psicologia sociale sperimentale della sua epoca per dare un
contributo alla comprensione dell’obbedienza con una consapevolezza
“ideologica”.
Occorre anche porre nel giusto rilievo quelle correnti sociali che integrarono
elementi gestaltisti e cognitivisti fino a lambire il campo della cognizione sociale e
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pervenire a un nuovo territorio che è stato chiamato “teoria sociale cognitiva”.
Prese anche le mosse il social Learning che introdusse nei modelli di
apprendimento una terza forma di condizionamento, definito apprendimento
osservazionale: in questa forma di apprendimento, si imitano i comportamenti
osservati negli altri.
Albert Bandura
Per Albert Bandura gli individui si costruivano costantemente durante la vita un
modello esplicativo e predittivo della realtà creato anche sull’osservazione degli
esiti del comportamento altrui. Egli è divenuto uno dei massimi teorici
dell’approccio sociale cognitivo che si fondava sull'idea che la personalità fosse il
prodotto dio un contesto di interazione fra comportamento e ambiente e che
l’individuo fosse guidato dai propri obiettivi, aspettative, schemi cognitivi e sistemi
di autoregolazione. Il rinforzo e i modelli di identificazione risultavano i primi
elementi costruttivi della personalità, mentre il comportamento sarebbe stato
determinato soprattutto da processi cognitivi, come la convinzione della propria
competenza o auto-efficacia.
Walter Mischel
Walter Mischel (esperimento del marshmallow) fu uno psicologo radicale che mise
in crisi alcuni dogmi della psicologia. Diede la massima importanza alle situazioni
in cui emergevano comportamenti che potevano sembrare invarianti e invece
erano condizionati e moderati dall’interazione individuo-contesto. La sua visione si
fondava sull'analisi e l’individuazione dei particolari contesti psicologici che
favorivano o impedivano la messa in atto di uno specifico comportamento da parte
di uno specifico individuo.
Philip G. Zimbardo
La critica alle disposizioni individuali e ai tratti di personalità divenne dunque la
caratteristica della psicologia sociale cognitiva ed è stata centrale anche nel lavoro
svolto da Philip G. Zimbardo. Quest’ultimo dimostrò che il “potere della situazione”
era il concetto chiave per comprendere e modificare i comportamenti, e lo fece
con lo “Stanford prison experiment" (SPE) del 1971.
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I partecipanti vennero selezionati scartando coloro che soffrivano di problemi
psicologici, medici, disabilità o con crimini e abusi di droghe alle spalle.
L’esperimento iniziò il 14 agosto 1971, senza preavviso e con veri e propri arresti
da parte delle guardie nei confronti dei prigionieri; quest’ultimi vennero portati in
prigione e vennero spogliati dei propri abiti, rasati e incatenati per rendere il tutto
più verosimile.
Le guardie erano libere, entro certi limiti, di fare tutto ciò che ritenevano necessario
per mantenere l’ordine nel carcere e per ottenere il rispetto dei prigionieri.
Il giorno dopo ci fu una pausa e i ragazzi vennero rifocillati ed ebbero la visita dei
genitori.
Tutti i partecipanti erano irretiti in una situazione fittizia in cui avevano perso la
propria umanità incarnando le figure a loro assegnate.
Lo SPE può essere considerato il prototipo di ciò che può accadere in contesti in
cui agiscono meccanismi quali l’etichettamento, la deindividualizzazione e la
disumanizzazione.
L’effetto Lucifero
Zimbardo ha anche parlato di “effetto Lucifero” per definire una situazione tipica
delle istituzioni in cui una persona normale attraversa il confine tra il bene e il male
e si impegna in un'azione maligna. Rappresenta una trasformazione della
personalità umana che ha pesanti conseguenze; tali trasformazioni sono più
probabili in contesti totalitari dove le forze sociali, situazionali, sono
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sufficientemente potenti da ribaltare gli attributi personali di moralità, compassione
e senso di giustizia.
Il processo di disumanizzazione
La disumanizzazione è uno dei processi centrali che trasformano persone normali
in feroci autori di comportamenti malvagi, una sorta di cataratta cognitiva che
favorisce la percezione degli altri come esser inferiori o delle sottospecie meritevoli
di annientamento.
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CAPITOLO 4 - LE SCIENZE PSICOLOGICHE IN ITALIA
Dopo
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