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I FONDAMENTI TEORICI DELLA PSICOLOGIA CLINICA

-Diversi autori come Rossi sono concordi nel definire la psicologia clinica come
quella disciplina che comprende l'insieme delle conoscenze e competenze
psicologiche utilizzate per affrontare i problemi dell'adattamento e disturbi del
comportamento sul piano non solo della valutazione psicodiagnostica e
dellintervento psicoterapeutico, ma anche della ricerca e della prevenzione.
Quindi essa una dimensione applicativa della scienza psicologica, e comprende
metodi, strumenti di indagine e tecniche di intervento.. e ha tra le sue finalit
principali la prevenzione del disadattamento e la promozione della salute
-Tuttavia essa non si occupa solo della dimensione oggettiva di disadattamento,
ma anche nella dimensione soggettiva di stato di malessere e sofferenza della
persona. Per sofferenza ci si riferisce non solo alla sofferenza psichica, ma anche a
quella fisica (mente e corpo non sono nettamente separati).
-dunque la psicologia clinica si occupa di ogni tipo di sofferenza e/o
disadattamento con mezzi esclusivamente psichici. Spetta al clinico, come al
medico, avere alle proprie spalle un sapere che ingloba nozioni di psicologia
generale, psicologia dinamica, conoscenze relativamente strumenti diagnostici
validi, eccetera.
-il suo dominio di applicazione inoltre costituito da casi individuali.
-il suo metodo di ricerca il metodo storico clinico che si distingue da quello
sperimentale perch sfrutta un coinvolgimento emotivo reciproco di osservatore
osservato, mentre il secondo prescinde da queste caratteristiche. Nel primo il
comportamento si interpreta spiegando il suo significato, nel secondo si fa
affidamento alle leggi generali stabilite. Inoltre nel primo l'interpretazione assume
la forma di un racconto e non segue un percorso ipotetico deduttivo. Si giunge
cos alla costruzione di storie tipiche attraverso lastrazione tipico-ideale. Tuttavia
anche questo metodo presenta limiti e restrizioni e dunque controlli:
l'interpretazione e il racconto non devono essere contraddittori o violare le leggi
naturali comprese quelle psicologiche e neuropsicologiche, e neanche essere in
contrasto con le testimonianze attendibili.
-la psicologia clinica viene definita da Carli come teoria della tecnica riabilitativa e
psicoterapeutica che dunque ha come oggetto specifico l'analisi della domanda
che l'utente pone allo psicologo clinico. Lanalisi della domanda un pretesto per
lattivazione di un processo di ricostruzione del significato della propria storia.
- i momenti dell'intervento sono quattro:

costruzione di una relazione interpersonale autentica che costituisce


l'obiettivo di un'analisi della domanda.

valutazione clinica della persona, gruppo, organizzazione e a ci servono


proprio colloquio e questionari.

progettazione di un intervento che non necessariamente terapeutico,

infatti possibilmente si pu inviare la persona ad un altro terapeuta pi


idoneo alle esigenze del soggetto.

verifica dell'efficacia dell'intervento attraverso follow-up o strumenti di


validazione.
-Pu essere definito psicologico quellintervento che mira a restituire allindividuo
la sua capacit di comprendere e dare significato alla propria realt psichica.
-In base a quanto detto la figura dello psicologo clinico una figura ben delineata
nei suoi compiti che lavora con altri ma non subordinato ad altri, bens collabora
con essi.
L'APPROCCIO INTERATTIVO DINAMICO ALLO SVILUPPO E ALLA CLINICA DELLE
RELAZIONI.
-oggi gli studi sullo sviluppo infantile considerano di importanza fondamentale per
la costruzione del mondo interno e delle competenze relazionali l'esperienza
intersoggettiva e interattiva primaria.
-in tale prospettiva un ruolo fondamentale viene attribuito agli adulti: che
permettono una regolazione e trasformazione delle emozioni sperimentate
dal bambino, attraverso i processi di sintonizzazione, rottura, riparazione
(che avvengono negli scambi quotidiani con lui).
-in base a quanto detto la patologia evolutiva viene considerata come espressione
di un fallimento genitoriale (ambientale), che non permette la normale
sintonizzazione e un allineamento emotivo tra il bambino e l'ambiente esterno o
di sostegno. La conseguenza quella di assumere come paziente la relazione
genitore bambino e non pi il singolo individuo, e come vero oggetto
diagnostico e di intervento i disturbi relazionali.
-oggi si tende a considerare maggiormente lautoregolazione e regolazione
interattiva come strettamente connesse, in linea con lidea che l'essere umano
co-costruisce nel corso delle interazioni un sistema interattivo che funge da
base per la costruzione dei successivi modelli di relazione.
Questo approccio viene definito modello sistemico-diadico e considera questa
interazione individuo-diade per l'organizzazione dell'esperienza e del
comportamento in una visione bidirezionale. in altre parole integra il contributo
dellindividuo e della diade nellorganizzazione dellesperienza. Il sistema dato
da:
il bambino con le sue capacit autoregolatorie
ladulto con le sue capacit autoregolatiore
la diade come campo di regolazione interattiva
-l'autoregolazione definisce la capacit di ciascuno di organizzare i propri stati;
la regolazione interattiva consiste nella possibilit di prevedere il
comportamento di uno dei patner sulla base del comportamento dellaltro.
-Entrambi i processi, autoregolazione e regolazione interattiva, si influenzano

reciprocamente: durante le interazioni i partner sono influenzati dal proprio


equilibrio interno e dai comportamenti dell'altro e viceversa.
-dunque una prospettiva sistemica non considera separatamente i processi
interni e quelli interattivi.
-linterazione favorisce lo sviluppo di un senso di identit e di un s agente
-i modelli di interazione quindi sono e costituiscono i modi in cui adulto e
bambino interagiscono e si influenzano a vicenda. Questi modelli di interazione
ricorrenti che il bambino impara riconoscere, prevedere, ricordare, si organizzano
in base a tempo, spazio, affetti e livello di attivazione.
La loro ripetizione permette una generalizzazione e una organizzazione
dell'esperienza del bambino.
Se essi si ripetono con regolarit diventano caratteristici strutturando la sua
capacit di categorizzazione del bambino e portano alla creazione di
rappresentazioni simboliche.
-secondo il modello interattivo dinamico esistono dei principi organizzativi
fondamentali e di salienza che stabiliscono quali eventi sono fondamentali per il
bambino e quali dunque organizzano le sue aspettative sull'incontro interattivo:

principio di regolazione attesa che definisce i modi in cui si svolge


l'interazione. In una interazione regolata efficacemente il comportamento
comunicativo di ciascuno si conforma alle aspettative dellaltro.

Processo di rottura-riparazione: organizza modelli interattivi in base alle


violazioni delle aspettative e i relativi sforzi di risolvere queste rotture.
Permette di capire che possibile che le attese vengano violate, ma allo
stesso tempo che possibile anche riparare tali rotture e mantenere il
rapporto

Momenti affettivi intensi: si verificano quando i partner manifestano


pattern facciali vocali accompagnati da un'intensa attivazione corporea.
-altro concetto fondamentale quello di intersoggettivit, che consiste nella
capacit di comunicare con la mente dell'altro cogliendo i contenuti, intenzioni e
emozioni.
Nel suo evolversi individuiamo:

intersoggettivit primaria: che consiste in forme interattive che


compaiono dal secondo mese di vita fino al quinto, e che si definiscono
dialoghi sociali: caratterizzati da scambi di sguardi e sorrisi e vocalizzazioni,
conformi alle norme comunicative adulto-neonato.

Intersoggettivit secondaria: operativa dal quinto mese che si


estrinseca a seguito di una rottura nella relazione di radica adulto-bambino
e quindi il bambino inizia ad esplorare il mondo, assecondando l'interesse
per ci che lo circonda non pi solo con un adulto, favorendo la
triangolarizzazione della relazione diadica.

-gi al secondo mese di vita esiste nel bambino la motivazione intersoggettiva


finalizzata proprio a stabilire col partner dell'interazione un contatto di tipo
comunicativo. Questa guidata da un innato bisogno di condividere emozioni e
cognizioni con l'altro dando la possibilit al bambino di vivere continuamente
l'esperienza di essere riconosciuto dal caregiver.
In base a questo non solo l'adulto ad attribuire significato e intenzionalit alla
relazione, ma il bambino stesso ad essere un competente e precoce
comunicatore.
-nella fase di intersoggettivit primaria, dunque, il bambino possiede un
linguaggio di base costituito da emozioni primarie che gli permettono di
comunicare in maniera efficiente con il contesto ambientale. Oltre alle emozioni
nella relazione adulto-bambino compaiono manifestazioni pi complesse quali le
forme di sentire che sono alla base della sintonizzazione affettiva: attraverso
essere l'adulto cerca di sintonizzarsi con lui selezionando i propri comportamenti
in base ai segni mimici del bambino. Allo stesso modo il bambino riesce a capire
in che modo viene percepito dal proprio adulto di riferimento. Dunque la
sintonizzazione affettiva implica la messa in atto di comportamenti
interattivi che esprimono le qualit del sentimento condiviso. La
sintonizzazione la capacit di entrare in relazione (a livello
intersoggettivo) ad un certo punto dello sviluppo, diventando strumento
potente di sviluppo sociale. Intorno ai nove mesi circa il bambino scopre
gradatamente di possedere una mente separata e che anche le altre persone
possiedono menti separate. Ci permette l'intersoggettivit, e a tal punto il
bambino sente di poter possedere e occupare uno stato mentale e di attribuire
stati mentali da altri. Ci permette al bambino di raggiungere un livello chiamato
da Stern "capacit di essere in relazione intersoggettiva".
-secondo Siegel il ruolo dell'adulto inizialmente facilita, attraverso canali sensomotori, nutritivi e termici, la modulazione dei processi fondamentali dell'attivit
fisiologica nel neonato quindi: ciclo sonno-veglia, frequenza cardiaca, ritmo
respiratorio, termoregolazione
-tra gli aspetti che caratterizzano l'intersoggettivit, uno l'attivit imitativa:
infatti, caratteristiche dei primi anni di vita del bambino proprio quella di
imitare, concepita come il primo ponte che lega il neonato al caregiver. In tal
senso limitazione consiste in una delle prime forme metacognitive, tramite le
quali il bambino riflette sulla propria attivit. In tal senso i giochi imitativi
svolgono una funzione di consolidamento dell'identit del bambino oltre che
essere una forma di dialogo interattivo.
-vista la limitata autonomia psicologica del bambino entro i tre anni di et,
poco probabile che la psicopatologia sia localizzata nel singolo bambino o
collegata direttamente all' adulto che si prende cura di lui. Infatti alcune ricerche
dimostrano che adulti con patologie possono risultare buoni caregiver, non

costituendo un fattore causale di patologia. Allo stesso modo adulti sani, in


momenti particolari della loro vita, possono non avere le risorse necessarie per
essere dei buoni caregiver, provocando in tal modo un disagio relazionale
nell'incontro con l'altro. Ecco perch la maggior parte delle sindromi psicologiche
e comportamentali dell'infanzia si verificano all'interno di contesti relazionali. Ed
dunque importante considerare al centro del processo di co-costruzione delle
relazioni precoci i concetti di autoregolazione e regolazione interattiva, anche
negli aspetti disfunzionali e psicopatologici.
-bisogna puntualizzare che alcuni di questi limiti in questo campo vanno attribuiti
ad un impianto ancora troppo personologico. Nel DSM quarto spesso
ancora enfatizzata una diagnosi di tipo individuale. Tutto ci sottolinea la
necessit di considerare un sistema di classificazione che invece includa le
componenti relazionali attraverso criteri diagnostici specifici a seconda dell'et,
perch oggi i problemi relazionali genitore-bambino rappresentano una
nuova categoria clinica o paziente-prototipico, costituito da un complesso
sistema di scambio interattivo e rappresentazionale il cui intervento tocca i piani
interpersonale e intrapsichico.
I DISTURBI DELLE RELAZIONI COME NUOVA ENTIT CLINICA NELLA DIAGNOSI E
NELL'INTERVENTO.
-la rilettura dei disturbi dellinfanzia come disturbi delle relazioni primarie cocostruite dal bambino e dagli adulti significativi porta a considerare, nella diagnosi
e nellintervento, non solo gli aspetti intrapsichici, ma anche quelli interpersonali.
-in et evolutiva la diagnosi psicopatologiche risulta difficoltosa in quanto il
clinico deve tener conto dei diversi elementi quali:

tappe evolutive

ridotta capacit comunicativa del bambino

interazioni familiari

tipo di ambiente sociale in cui vive il bambino

grado di menomazione funzionale (eventualmente presente)


Ci che possiamo dire che lindagine psicopatologica in et evolutiva deve
estendersi a ogni area in cui la sofferenza mentale si pu esprimere: le relazioni, il
mondo interno, il corpo, il comportamento, lo sviluppo psicomotorio, cognitivo e
relazionale.
-i sistemi di classificazione attualmente a disposizione del clinico sono:

DSM (quinta edizione, prima edizione 1952)

ICD 10

classificazione diagnostica zero-to-three (di recente introduzione)


Questi sistemi cercano di essere ateoretici, dunque cercano di sganciarsi da quelle

che sono le teorie sulleziologia e i processi fisiologici alla base di un disturbo.


-il DSM quarto propone una classificazione dei disturbi psichici dell'et evolutiva
suddivisa in cinque assi:

primo asse: disturbi clinici

secondo asse: disturbi di personalit e ritardo mentale

terzo asse: cognizioni mediche generali

Quarto asse: problemi psico-sociali e ambientali

quinto asse: valutazione globale del funzionamento


Le diagnosi sui primi tre assi sono di tipo categoriale, negli ultimi due di tipo
dimensionale. Purtroppo questi ultimi due assi che permettono di tener conto
dello sviluppo della situazione familiare, sono poco utilizzati.
I limiti di questo sistema di classificazione sono:

impostazione ateoretica: impossibile che unosservazione sia neutra!

impostazione categoriale: tende a semplificare fenomeni complessi

i criteri diagnostici devono rappresentare un ausilio e non possono


sostituirsi allesperienza clinica

viene banalizzata la complessit e unicit del paziente

non applicabile ai bambini e agli adolescenti non tenendo contro delle


diverse tappe evolutive
-per ovviare a questo problema relativamente alla poca importanza data
all'aspetto relazionale da parte del sistemi di classificazione pi conosciuti, nel
1994 il N.C.C.I.P ha proposto e ideato la classificazione diagnostica 0-3. Questa
propone un sistema di classificazione multiassiale che comprende cinque assi:

primo asse: caratteristica pi saliente del disturbo

secondo asse: classificazione della relazione

terzo asse: condizione disturbi fisici-neurologici evolutivi mentali

Quarto asse: agenti stressanti di natura sociale

quinto asse: livello di sviluppo del funzionamento emotivo


Dunque la vera novit consiste nel secondo asse che focalizza la sua attenzione
nella qualit delle relazioni genitore-bambino; la quale relazione appunto,
influenza lo sviluppo della personalit, delle difese psicologiche del bambino e
delle rappresentazioni che si costruisce in relazione agli altri.
In questa prospettiva sono tre gli aspetti della relazione che vanno considerati:

caratteristiche delle interazioni (comportamento dei componenti)

tono affettivo (tono emozionale)

coinvolgimento psicologico (significato del comportamento del bambino


per il genitore)
I quadri descritti da questo sistema di classificazione sono sei:

ipercoinvolgimento: il genitore interferisce con le intenzioni del bambino

controllandolo o facendo richieste inappropriate.

ipocoinvolgimento: il genitore insensibile o non in sintonia con i segnali


del bambino.

relazione ansiosa: le interazioni sono tese, povere o poco soddisfacenti


che il genitore sbaglia ad interpretare le esigenze del bambino.

relazione arrabbiata-ostile: le interazioni sono negative o brusche. Il


genitore manipola il bambino.

disturbo relazionale misto: sovrapposizione delle modalit relazionali


opposte.

maltrattamento: che pu essere in forma verbale-fisica-sessuale.


Dunque questo sistema permette di focalizzare l'attenzione non sul bambino o sul
genitore individualmente, ma sulla relazione. La classificazione del disturbo
viene applicata ad una relazione specifica.
La qualit della relazione viene specificata attraverso la scala pir-gas: cio una
scala di valutazione della relazione genitore-figlio. Questa scala costituita da
ponteggi che vanno da zero a 100 e che definiscono la relazione:

perturbata: (60-79) sono situazioni problematiche che possono verificarsi


nell'infanzia, ma anche sono da considerarsi normative, e che si risolvono
nel tempo anche senza intervento. Si possono verificare nei momenti di
transizione oppure in risposta a difficolt dell'ambiente.

disturbata: (40-59) in cui si verificano situazioni a rischio caratterizzate da


interazioni incoerenti o con insensibilit, che se perdurano possono evolvere
nel tempo verso la psicopatologia individuale o relazionale. In genere la sua
durata non inferiore a sei mesi. Esempi: rifiuto di alimenti solidi che
mantiene l'adulto vincolato al interazioni rigide e routinarie.

patologica: (inferiore a 40) in cui vi un fallimento relazionale dunque un


fallimento che coinvolge entrambi i partner. Il disturbo dura pi di tre mesi e
sintomi si manifestano in pi contesti e si estende oltre la relazione
genitore-figlio. Esempio punti un bambino che all'asilo mostra aggressivit
con i compagni e si rifiuta di seguire le indicazioni della maestra). In questi
casi sono necessari trattamenti che coinvolgono la coppia.
Tuttavia i limiti che si possono attribuire a questo sistema di classificazione sono:
limitati dati di validit del sistema: in quanto non sono presenti molti
articoli scientifici che ne analizzano le caratteristiche applicative.
mancanza di protocolli standardizzati di valutazione: non mi sono
procedure standard gi utilizzate per valutare i livelli comportamentali della
relazione adulto-bambino.
-dunque i trattamenti dei disturbi della salute mentale dei primi anni di vita
mirano ad un miglioramento della qualit delle relazioni tra bambino e adulto di
riferimento. Il bambino visto come un partner attivo nel trattamento, e lo scopo

quello di favorire una relazione costruttiva assicurando una capacit genitoriale


nel fornire protezione concreta e risposte appropriate sul piano dello sviluppo.
Dunque la relazione ha un ruolo centrale della terapia perch ha come obiettivo la
costruzione di nuovi significati che ridefiniscono il sistema familiare.
-a tal proposito il modello transazionale di Sameroff e Chandler risulta essere
un valido contributo.
Secondo questo approccio lo sviluppo del bambino deriva dalle prodotto di
interazioni dinamiche continue tra il bambino e le esperienze fornite dalla sua
famiglia e dal contesto sociale. Secondo questo approccio importante un'analisi
accurata dei sistemi coinvolti per ogni famiglia, quindi non esiste una sola
strategia d'intervento; ma esso va considerato costruito tenendo conto dei punti
di forza e debolezza di quel particolare sistema.
Il modello si fonda sulle 3R del trattamento precoce, opere diverse strategie di
intervento sulla relazione bambino-genitore in base alle necessit del caso:
1: riparazione: intervento finalizzato a modificare il bambino, in modo che
diventi pi responsivo nell'interazione. Prevede una modificazione del bambino ed
eventualmente successivamente del genitore.
2: ridefinizione: utile quando le cure genitoriali non si adattano alle necessit ai
bisogni del bambino, con un effetto inibente sulla sua crescita il suo sviluppo.
Dunque finalizzato a ridefinire le rappresentazioni mentali dell'adulto nei
confronti del bambino (che visto come anormale); in tal senso le situazioni
riscontrate sono tre:
-difficolt dei genitori nell'adattarsi ad una reale condizione di disabilit del figlio.
-scarsa corrispondenza tra aspettative del genitore sul figlio o sul suo
comportamento reale.
-modo di fornire le cure genitoriali in modo rigido in quanto non distinguono le
richieste di cura attuali del figlio e le loro rispettive esperienze passate.
3: rieducazione: quando i genitori non hanno le capacit o le conoscenze di base
per fornire cure genitoriali efficaci e adeguate. Dunque l'intervento riservato alle
abilit del caregiver. un intervento riservato a i genitori considerati a rischio
che sembrano non possedere conoscenze ho esperienze necessarie per regolare
positivamente lo sviluppo dei propri figli.
L'ANALISI DELLA DOMANDA NELLA CONSULTAZIONE PSICOLOGICA.
-nei primi incontri il colloquio clinico lo strumento fondamentale per instaurare
una relazione interpersonale tra psicologo e utente. Questo si configura
come un vero e proprio intervento clinico che necessita di un addestramento
adeguato perch lo psicologo pu facilmente incorrere in degli errori e distorsioni
che possono compromettere l'efficacia della relazione e quindi renderla
impossibile.

-dunque la competenza dello psicologo clinico non tanto quella di rispondere


alla domanda formulata dal paziente quanto quello di effettuare un'analisi ed una
elaborazione con l'interlocutore della domanda stessa.
-Il primo incontro tra psicologo utente caratterizzato da una posizione
asimmetrica dell'utente stesso rispetto allo psicologo in quanto egli portatore
di una richiesta di aiuto per una sofferenza reale o percepita; infatti
quest'ultimo si affida ad un esperto e prende in carico il suo problema. In questa
interazione psicologo utente alcuni autori preferiscono parlare soprattutto nelle
fasi iniziali di fantasia relazionale prevalente: lincontro inevitabilmente
suscita fantasie, ricordi, emozioni e aspettative non sempre collegate al qui e ora,
ma spesso esprimono la riattivazione di bisogni e desideri pre-esistenti. Il
contesto, infatti, evoca simbolizzazioni affettive che tendono a distorcere il
rapporto con lo psicologo secondo modalit relazionali che rimandano a processi
dinamici familiari.
-nella consultazione diagnostica possono essere attivate le seguenti dinamiche
motivazionali:
affiliazione: in cui l'obiettivo del rapporto quello di evocare nello
psicologo un atteggiamento della presa in carico di s, dunque il soggetto
richiede una continua rassicurazione al terapeuta.
potere: in cui vi la tendenza da parte del consultante a controllare il
comportamento del clinico con delle misure difensive ostili che mirano
proprio ad influenzare le decisioni del clinico e di svuotare di senso il suo
lavoro.
riuscita: in questo caso la richiesta dell'utente ha come obiettivo il
realizzare i compiti predefiniti e lo psicologo diventa lo strumento per
raggiungere questi obiettivi. Dunque ci implica un mancato ascolto del
problema.
-in sintesi sono necessarie delle operazioni preliminari da parte del clinico per
comprendere le reali motivazioni del soggetto e "scoprire" quelle che sono le
misure di sicurezza attuate nei suoi confronti ho nei confronti del colloquio in se.
Tutte queste operazioni preliminari necessarie a non rispondere in maniera
corrosiva alla domanda d'aiuto, sono state teorizzate sotto il nome di analisi
della domanda.
-all'interno dell'analisi della domanda sono compresi:
setting spaziale e temporale.
attori reali e fantasmatici
committenza (famiglia, scuola, equip medica, tribunale, utente stesso)
motivazione intrinseca o estrinseca
aspettative e fantasie sul ruolo dello psicologo.
- il rischio che uno psicologo corre quello della collusione cio della condivisione

delle simbolizzazioni affettive evocate dal contesto. In parole pi semplici di una


possibile complicit tra psicologo e utente di cui lo psicologo stesso ne risulta
inconsapevole.
L'UTILIZZO DEI TEST PER L'OSSERVAZIONE DELLE DINAMICHE RELAZIONALI
INTERIORIZZATE.
-i test rappresentano solo una componente del processo di valutazione
diagnostica. Questo processo di valutazione prende il nome di "bilancio
psicologico": questo pu essere definito come un vero proprio atto di
osservazione sul soggetto, inquadrato all'interno di una relazione, che ha una
durata limitata nel tempo; il suo scopo quello di comprendere il funzionamento
psichico del soggetto per quanto riguarda le sue potenzialit cognitive, le sue
motivazioni e le sue modalit difensive.
Il bilancio psicologico possiede quindi delle caratteristiche:
la temporalit: infatti un'osservazione limitata nel tempo, un metodo
rapido che permette di raggiungere una conoscenza del soggetto.
un atto di osservazione personale che avviene in un incontro concreto tra
due soggetti e che mette in gioco tra loro una relazione.
-il test pu essere definito come un aiuto alla diagnostica ma non sostituisce altri
strumenti della psicologia clinica dell'et evolutiva come il colloquio, il gioco,
l'osservazione; infatti non devono essere sempre somministrati tutti e in maniera
rigida. Le loro applicazione va valutata caso per caso e sulla base delle ipotesi
cliniche. Tuttavia va precisato che soprattutto con i bambini i test hanno una
funzione facilitante: macchie, storie da inventare, disegni sono un importante
supporto che danno al bambino la possibilit di parlare di s.
-grazie all'affermazione dell'approccio evolutivo relazionale nella pratica
clinica con i bambini non si tratta pi soltanto attenzione alle dinamiche
intrapsichiche del bambino, ma anche al suo contesto relazionale e permette di
dare significato al disagio psichico. Dunque il bambino non viene pi considerato
separatamente dal suo contesto di crescita e non si parla pi di disturbo
individuale, ma di disturbo relazionale. Le dinamiche relazionali
interiorizzate, infatti, rappresentano l'elemento che permette di comprendere
l'articolazione tra il versante relazionale e quello individuale, tra interpersonale e
intrapsichico. Allo stesso modo la psicopatologia del bambino in et scolare
(sintomi come la fobia scolare, l'enuresi, i disturbi della condotta) sono
comprensibili come espressione di un disagio che colpisce sia l'intrapsichico del
interpersonale. Una valutazione del bambino in et scolare deve tenere conto
quindi delle dinamiche relazionali interiorizzate e delle rappresentazioni delle
relazioni.
-per valutare questo disagio il clinico necessita di strumenti specifici che

permettono di accedere al mondo interno del bambino e del modo in cui si sta
strutturando: le batterie di test a disposizione dello psicologo sono molteplici e un
bilancio psicologico completo in et scolare dovrebbe essere composto da:
test di livello
test proiettivo strutturale
test proiettivo tematico
non escludendo ovviamente colloquio con i genitori, con il bambino, osservazione,
gioco e disegno.
-sarebbe ottimale riservare incontri separati per colloquio e test. Dopo il colloquio
iniziale con i genitori, per un'analisi della domanda e per una raccolta di dati
anamnestici, il bilancio generalmente comincia con una un colloquio preliminare
con il bambino. Dopo il colloquio preliminare si passa la somministrazione dei test,
successivamente si passa ad un colloquio post-test, raccogliendo commenti e
impressioni del bambino. Dopo la codifica e linterpretazione dei test si passa alla
restituzione ai genitori. Quest'ultima deve tener conto della domanda, delle
aspettative del contesto e rispondere di conseguenza. Per bambini dai 9-10 anni
sarebbe necessario prevedere una restituzione anche per il bambino stesso
considerando le sue capacit di comprensione e di elaborazione.
1)i test di livello
Sono test di livello i testi intellettivi, i quali forniscono indicazioni sulle capacit
intellettive e sul funzionamento psichico del bambino e sulle influenze che gli
aspetti affettivo-relazionali hanno su questo funzionamento: quindi permettono di
verificare come il soggetto gestisce un compito e se riesce ad accettare rispettare
le regole; permette di indagare anche il grado di adattamento e la tolleranza alla
frustrazione.
la scala wish-III
una scala di intelligenza per bambini dai 6 ai 16 anni e 11 mesi. La versione
italiana costituita da 13 prove o subtest raggruppate in due sottoscale: scala
verbale- scala di performance. Si possono ottenere punteggi di: Qi verbale - Qi
di performance - Qi totale. Si possono anche calcolare quattro indici di punteggio
basati su quattro fattori: comprensione verbale, organizzazione percettiva, libert
dalla distraibilit, velocit di elaborazione.
Linterpretazione si basa su un'analisi quantitativa e un'analisi qualitativa. Per
quanto riguarda i punteggi il quoziente intellettivo totale permette di definire il
livello di intelligenza del bambino come "inferiore" (<85), "medio" (tra 85 e 115),
"superiore" (<115) in rapporto alla popolazione. Si valuta poi la differenza tra
quoziente intellettivo verbale e di performance (significativa se superiore a 12 pt)
e si confrontano fra loro i quattro fattori aggiuntivi si confrontano tra loro. Infine si
considerano le prestazioni per ogni subtest. I dati ottenuti possono far avanzare
ipotesi di natura clinica. Una lettura clinica del test aiuta a comprendere meglio i

risultati quantitativi e le informazioni riguardo le diverse funzioni cognitive


(memoria, attenzione, concentrazione, apprendimento)
2)i metodi proiettivi
questi metodi sono costituiti da stimoli poco strutturati o ambigui. Al bambino
viene chiesto di dare loro una forma precisa (immagine o storia). A tal proposito la
psicologia proiettiva parte dal presupposto che uno stimolo ambiguo o poco
strutturato evochi delle risposte diverse in base dalle caratteristiche esperienziale
e psicologiche che caratterizzano il mondo interno del soggetto. I protocolli
possono essere interpretati sulla base di modelli teorici differenti: secondo ad
esempio il modello dinamico-relazionale, i metodi proiettivi rimandano tutto ci
che riguarda la rappresentazione di s e nello stesso tempo la
rappresentazione di relazioni. Dunque presuppone un'analisi del contenuto
latente. Secondo una lettura psicoanalitica, il soggetto deve far fronte a una
doppia esigenza, utilizzare la sua immaginazione la sua creativit attingendo dal
proprio mondo interno, pur restando fedele alla realt esterna che gli viene
presentata.
I metodi proiettivi sono stati classificati in molti modi. Tra questi test troviamo:
-metodi proiettivi strutturali: il cui pi importante il test Rorschach, utilizzato per
indagare la struttura dinamica di personalit. In generale questi strumenti sono
composti da stimoli ambigui che il soggetto deve cercare di definire o dire quali
associazioni richiamano alla mente.
-metodi proiettivi tematici: lo strumento utilizzato il CAT, versione per bambini
del tat. Questi strumenti mirano a indagare contenuti significativi della personalit
e prevedono la somministrazione di una serie di tavole in cui sono raffigurate
delle scene che rimandano a delle situazioni specifiche.
il test di Rorschach
il test pu essere somministrato a bambini a partire da 3-4 anni di et.
composto da 10 tavole, ciascuna raffigurante una macchia d'inchiostro simmetrica
rispetto al centro. Le tavole vengono presentate una alla volta. necessario
trascrivere tutto quello che il bambino dice annotando non solo commenti ma
anche silenzi, comportamenti e mimiche. Bisogna registrare anche la posizione in
cui si trova la tavola. importante segnalare la parte della macchia quel bambino
fa riferimento indicando sulla foglia delle localizzazioni in cui sono riprodotte tutte
le 10 tavole. Bisogna annotare la durata complessiva del test; tempo di reazione
ad ogni tavola e tempo di latenza (cio tempo che intercorre tra la presentazione
della tavola nella prima risposta). Con i bambini la consegna dovrebbe essere
semplice e veloce. Il bambino viene lasciato libero di dare quante risposte vuole
che lo psicologo non dovrebbe essere n direttivo nel suggestivo. La fase
dell'inchiesta, dopo la somministrazione, consiste nel riesaminare insieme

soggetto le risposte date. La procedura di siglatura avviene secondo tre


dimensioni: localizzazione, determinanti, contenuti. Dopo aver siglato tutte le
risposte, si compila lo psicogramma che permette di tratteggiare il profilo
psicologico del soggetto.
L'interpretazione avviene in tre fasi:
- analisi dei fattori (localizzazioni, determinanti, contenuti): consiste nel
valutare il funzionamento cognitivo, affettivo-relazionale e l'adattamento
sociale. Questa valutazione permette di comprendere la personalit del
soggetto.
- analisi del materiale: consiste nello studio del contenuto manifesto e del
contenuto latente in ogni tavola. Questa valutazione permette di
comprendere aspetti conflittuali e le difese del soggetto.
- analisi qualitativa: permette un'articolazione tra le impressioni cliniche, cio
clima durante la somministrazione, tipo di verbalizzazione, reattivit al
materiale, e analisi effettuate nelle fasi precedenti.
il cat
un test proiettivo tematico ispirato al tat ma costruito per i bambini.
applicabile a bambini di et tra i 3 e i10 anni. Si compone di 10 tavole disegnate
in bianco e nero, che rappresentano animali di specie diverse, domestici o
selvatici, in differenti situazioni di vita umana o animale. Il test consiste nel
chiedere al bambino di raccontare una storia sulla base delle tavole che gli
vengono presentate. Le storie vanno trascritte nella maniera pi fedele possibile
man mano che il bambino racconta quest'ultima. importante utilizzare un
cronometro per misurare i tempi di latenza ogni tavola e la durata complessiva
della prova. Bisogna anche notare il comportamento del bambino durante la
somministrazione. Cos come vanno annotati gli effetti positivi e negativi che
scaturiscono dagli interventi dello psicologo. Dopo la somministrazione si procede
all'inchiesta che serve al clinico per comprendere la derivazione delle storie:
l'inchiesta quindi serve per capire in che misura la realt ispirate contenuti della
storia e quindi quanto della storia pu essere rimandata alla vita reale del
bambino, dunque quali sono gli elementi proiettivi. Lo scopo quindi del test
quello di far emergere le dinamiche affettive nei confronti delle persone
significative e le modalit di risoluzione dei conflitti relativi allo sviluppo.
Dunque le problematiche vengono rilevate considerando il meccanismo di
proiezione che il bambino mette in atto raccontando la storia. A tal proposito
importante fare la distinzione tra percezione e appercezione: la percezione fa
riferimento agli elementi percettivi delle tavole e alle tematiche che dovrebbero
suscitare; lappercezione indica invece il grado di proiezione, quindi quanto il
bambino nel suo racconto si discosta dalla realt o da quello che effettivamente
connota la tavola. Linterpretazione consiste nellanalisi del rapporto percezione-

appercezione. In questo modo si valuta la capacit del bambino di accettare il


confine tra reale e immaginario; in questo caso vanno valutate la capacit di
creare delle storie originali a partire da un materiale concreto servendosi del
linguaggio, oppure la tendenza a rimanere aggrappati a ci che effettivamente
rappresentano le tavole senza attivare processi di simbolizzazione e di
elaborazione. In questo senso per una interpretazione valida dal racconto
importante anche in questo caso fare riferimento a concetti di contenuto
manifesto e contenuto latente.
L'analisi delle storie raccontate fa riferimento a due tempi:
o analisi tavola per tavola: ogni storia analizzata secondo una
dimensione formale e una dimensione tematica o di contenuto. Da un punto
di vista formale si fa riferimento ai procedimenti messi in atto nella
narrazione della storia; dal punto di vista tematico si fa sempre riferimento
al contenuto manifesto e latente.
o analisi dei risultati e formulazione di ipotesi diagnostiche: in questa
fase vengono confrontati tra loro tutti i racconti che sono stati elaborati in
tutte le tavole dunque per tutto il protocollo.
METODI NARRATIVI E LO STUDIO DELLE RAPPRESENTAZIONI DELL'ATTACAMENTO
1
secondo la teoria dell'attaccamento le relazioni nel corso del tempo divengono
modelli mentali, strutture schematiche di conoscenza che ogni soggetto
possiede e che pu rievocare e comunicare attraverso sia i comportamenti che a
sua volta lindividuo mette in atto nei confronti di altri significativi sia la
narrazione di s. La funzione principale quella di permettere allindividuo di
interpretare eventi relazionali. Il primo a definire il concetto di modelli operativi
interni fu Bowlby. Un individuo che ha interiorizzato un modello operativo di figura
di attaccamento amorevole, disponibile, attento ai suoi bisogni, avr un modello
di s come meritevole di cure e tutte le sue relazioni saranno condotte alla luce di
questi assunti. Invece un bambino che ha sperimentato un attaccamento di tipo
insicuro pu vedere il mondo come pericoloso, pu avere difficolt ad affidarsi
all'altro, quindi adotter atteggiamenti difensivi e ogni relazione affettiva
potrebbe essere improntata a questi sentimenti. In altre parole relazioni primarie
adeguate, sensibili ai segni del piccolo, favoriscono l'interiorizzazione di
rappresentazioni unitarie del s e dell'altro; diversamente relazioni non
soddisfacenti o conflittuali producono un processo di esclusione difensiva, che
comporta una selezione delle informazioni relative a se stesso e alla figura di
attaccamento non allo stesso livello, di conseguenza alcune di queste
informazioni, ad esempio quelle conflittuali, vengono escluse a scopo difensivo,
portando la costruzione di un modello scisso del s in relazione alla figura di

attaccamento. Questa esclusione difensiva scaturisce da un bisogno reattivo


immediato perch permette di superare un momento di crisi, tuttavia interferisce
nel corso dello sviluppo con l'adattamento complessivo dell'individuo.
-attualmente Betherton propone una rilettura che questi modelli operativi interni
in quanto secondo l'autrice il modello operativo interno racchiude in s due
aspetti fondamentali: da una parte modelli immagazzinati nella memoria a lungo
termine, dall'altro modelli organizzati nella memoria a breve termine, deputati alla
comprensione delle nuove situazioni che si presentano all'individuo. Per quanto
riguarda la memoria a lungo termine, Betherton fa riferimento alla teoria dei
copioni, ovvero strutture mentali o rappresentazionali organizzate in sequenza
con delle tracce per ruoli specifici, opera sequenze d'azione motivate da specifici
obiettivi ed emozioni. Questa nuova visione viene definita anche una visione
gerarchica degli schemi che vanno dall'esperienza stessa dell'individuo a una
generalit di astrazione; queste gerarchie vengono continuamente rielaborate
perfezionate sulla base delle nuove informazioni che vengono fornite all'individuo
sulla base delle sue esperienze.
-sulla base di questa ipotesi quindi si ritiene che schemi distorti porteranno ad
una elaborazione delle informazioni successive in maniera altrettanto distorta,
rendendo difficoltosa una narrazione coerente. A tal proposito quindi l'insicurezza
dell'attaccamento vista come l'espressione di un modello operativo di se stessi
e della figura di attaccamento male organizzato.
-queste nuove possibili interpretazioni dei modelli operativi conducono ad una
visione narrativa dell'attaccamento. La strutturazione dei MOI avviene secondo un
processo di co-costruzione all'interno delle relazioni su due livelli distinti:
comportamentale e linguistico. Tuttavia lo studio dell'aspetto linguistico-narrativo
ha ricevuto minore attenzione ma secondo Betherton ha un ruolo determinante
nella costruzione di questi modelli operativi perch proprio a partire dalle
narrative genitoriali su stati affettivi e spiegazioni di fenomeni sperimentati del
piccolo che questi interiorizza dei modelli, costruisce dei significati. Infatti, proprio
perch inconsci, non verbali, i modelli operativi possono essere conosciuti e
narrati grazie alla comunicazione verbale resa possibile dai modelli narrativi
definibili appunto come la storia o la spiegazione di questi modelli operativi interni
raccontati a se stessi o ad un altro. Questi modelli narrativi iniziano ad emergere
intorno ai tre anni e sono dunque raccontabili attraverso le parole. Modelli
operativo e narrativo non sono sovrapponibili e non si escludono a vicenda nel
corso dello sviluppo ma coesistono per tutta la vita. Il modello narrativo differisce
da quello operativo interno perch garantisce un tipo diverso di regolazione:
quando l'evento relazionale viene verbalizzato il fatto stesso di parlarne pu
anche alterare le esperienze raccontate. Inoltre un unico modello narrativo pu
includere diversi modelli operativi e pu anche comprendere elementi aspetti che
non hanno fatto parte dell'esperienza diretta del soggetto ma possono far parte

delle pratiche familiari collettiva come ad esempio i rituali quelle narrazioni


familiari o i miti familiari o i segreti familiari, mentre il modello operativo interno si
genera partire dall'esperienza storica diretta della persona.
-altro concetto fondamentale quello dell'attribuzione degli stati mentali a
un'altra persona, che rappresenta un'utile strategia alla quale il bambino
predisposto fin dalla nascita. Fonagy e Target definiscono funzione riflessiva
questa predisposizione a comprendere comportamenti propri e altrui in termini di
stati mentali e la considerano un risultato della socializzazione infantile. Questa
capacit del bambino viene quasi definita come un processo di tirocinio in cui le
figure di accudimento incoraggiano il bambino ad adottare dei concetti
mentallizzati. La capacit riflessiva cos un processo intersoggettivo tra il
bambino e le figure di accudimento.
-secondo Holmes le caratteristiche del funzionamento genitoriale possono essere
indagate analizzando la struttura e la qualit della narrazione prodotte dal
bambino. Il senso della storia va ricondotto alla costanza del genitore-caregiver,
cos come all'affidabilit della risposta ricevuta e alla competenza autobiografica.
L'holding materno invece d indicazioni sulla capacit di tenere se stessi nella
propria mente, ovvero la capacit di autoriflessione o la possibilit di concepire se
stessi e gli altri come persone che hanno una mente.
Metodi narrativi per lo studio dell'attaccamento
vi sono diversi metodi narrativi di valutazione dell'attaccamento in ambito clinico
che si fondano sul presupposto di una presunta corrispondenza tra organizzazione
del mondo mentale del soggetto e caratteristiche del linguaggio e del discorso
narrativo. I metodi narrativi quindi permettono di comprendere le
rappresentazione dell'attaccamento attraverso la creazione di situazioni che
stimolino il soggetto a far emergere il proprio funzionamento mentale relativo alle
esperienze di attaccamento a partire dai 30-36 mesi di vita, quando cio questi
modelli operativi interni iniziano a possedere una certa strutturazione e possono
essere comunicati dal soggetto attraverso forme narrative.
Lo strumento pi utilizzati in ambito clinico l'attachment story completion
task ASCT che consiste nella somministrazione di alcune storie che non
generano particolare stress al soggetto e che possono essere somministrate gi a
partire dai tre anni di et fino all'et scolare. Lo strumento si compone di cinque
storie, la procedura videoregistrata e codificata secondo le norme indicate dagli
autori. Questo strumento permette di distinguere lattaccamento sicuro
dall'attaccamento insicuro evitante (quando vengono evitate certe tematiche) e
dall'attaccamento insicuro disorganizzato (risposte strane o incoerenti), ma non
prevede la categoria dell'attaccamento insicuro ambivalente. Inoltre lo strumento
valuta la rappresentazione generale del bambino rispetto alle diverse relazioni di
attaccamento, piuttosto che rispetto ad una relazione specifica (es. con la madre).

Per ogni storia stata evidenziata una tematica prevalente in grado di sollecitare
la costruzione di una narrazione relativa ad un costrutto specifico
dellattaccamento. Lo sperimentatore oltre a proporre la consegna pu fare alcune
domande di approfondimento al bambino sulla base della storia del lui narrata.
La codifica inoltre riguarda due piani:
-il livello del contenuto: comprende gli aspetti maggiormente legati agli
avvenimenti che il bambino fa accadere nella narrazione. Ad esempio il ricorso
alle figure di attaccamento in situazioni di pericolo, la qualit degli affetti espressi
dal protagonista, i comportamenti di protezione e cura messe in atto dalle figure
di riferimento, le manifestazioni di rifiuto, le inversioni di ruolo, le punizioni, i
maltrattamenti, gli abusi,
-Il livello formale: fa riferimento alle modalit narrative con cui il bambino inizia e
porta avanti un racconto

Altri test che indagano il lavoro della narrazione sono in test semiproiettivi. Tra
questi abbiamo il Separation Anxiety Test SAT che valuta il modo in cui il
bambino reagisce verbalmente a situazioni di separazione dai genitori raffigurate
in un set di fotografie. Dunque vi la proposta di visione di alcune immagini che
fungono da stimolo per l'attivazione del suo sistema di attaccamento e la
narrazione degli aspetti rappresentazionali che lo caratterizzano.
Uno strumento di valutazione su base narrativa dell'attaccamento che va
somministrato dalla seconda infanzia fino all'et adulta l'adult attachment
interview AAI, che pu essere somministrata e ad adulti che adolescenti. Questa
consiste in un'intervista semi strutturata con alcune caratteristiche particolari: in
primo luogo le domande permettono di rievocare delle storie e delle esperienze di
attaccamento del soggetto; inoltre, le domande vengono poste secondo un ordine
prestabilito e prevedono approfondimenti specifici quando il soggetto non in
grado di rispondere. Quindi l'intervista segue la costruzione del discorso del
soggetto lasciandogli il tempo necessario per riflettere sulle domande e per
ampliare a sufficienza gli argomenti.
La valutazione prevede due momenti:
nella prima fase si utilizzano una serie di scale di valutazione;
nella seconda fase l'intervista viene analizzata nel suo complesso per assegnare
una classificazione finale dell'attaccamento.
Le scale di valutazione sono di due tipi:
scale dell'esperienza soggettiva: valutazione delle esperienze cos come vengono
presentate
Scale dello stato della mente: valutazione dell'attuale stato della mente del
soggetto riferendosi direttamente o indirettamente alle rappresentazioni e

all'organizzazione delle informazioni rilevanti che riguardano lattaccamento.


Inoltre vengono applicate altre due scale relative a stati della mente con un lutto
o un trauma non risolto che si riferiscono a situazioni in cui sono presenti perdite
derivanti dalla morte di una figura di attaccamento, esperienze terrorizzanti o di
abuso che coinvolgono figure genitoriali, minacce punizioni estreme
I risultati ricavati da questo strumento vanno letti alla luce del sistema
motivazionale che guida il comportamento del bambino: un sistema legato alla
paura e alla sensazione di protezione che deriva dall'essere vicini ad una persona
che pu proteggerla. In altre parole il sistema basato sull'asse pericolo versus
protezione. Ogni volta che il bambino si sentir in pericolo cercher di proteggersi
avvicinandosi fisicamente ad un adulto che risulta adeguatamente protettivo:
questa vicinanza lo condurr a stabilire una condizione interna di sicurezza.
Questo ci che sta alla base del meccanismo di attaccamento. Lo strumento
quindi consiste in una sequenza di domande specifiche che valutano i temi di
protezione e pericolo e lobiettivo suscitare un moderato stress e attivare un
sistema di attaccamento per osservare le strategie dei soggetti per proteggersi
dal pericolo.
Il focus dell'analisi non mirata soltanto al contenuto ma anche alla forma del
discorso. Una funzione centrale quella di individuare i marcatori del discorso e la
loro funzione perch i marcatori servono a segnalare la presenza di una
particolare strategia nella situazione stessa di intervista. Ad esempio i soggetti di
tipo distanzianti rinunciano all'autoaffermazione, assumono sempre il punto di
vista dell'altro, inibiscono gli Stati effetti negativi e descrivono in modo positivo le
figure di attaccamento (in assenza di immagini o episodi che sostengano tali
descrizioni); i soggetti preoccupati tendono invece all'autoaffermazione, ignorano
il punto di vista altrui, manifestano stati effetti negativi esagerati e presentano
molte immagini e episodi ma poco accesso alla memoria semantica.
In sintesi questo strumento utile per la comprensione del mondo interno
dell'individuo relativamente alla sua storie relazionale e all'organizzazione
mentale che ha assunto nel tempo anche se vi sono dei punti poco chiari
relativamente al rigore metodologico con cui questa valutazione sia effettuata. Per
tale motivo questo strumento caratterizzato da molteplici limiti e difetti: un
primo difetto il dispendio di tempo, di formazione e impegno per il clinico il
ricercatore: infatti, la durata di somministrazione di circa un'ora alle quali vanno
aggiunte ore nella trascrizione parola per parola e per la codifica. Tuttavia un
elemento di facilitazione dato dalla semplicit con cui possibile somministrarlo
dal momento che sono previsti un registratore audio e una stanza adatta per il
colloquio; altro elemento di forza la possibilit di raccogliere una quantit
enorme di informazioni sia sulla storia di vita del soggetto sia sulle modalit tra su
cui ho organizzato questi eventi queste esperienze in termini di pensieri emozioni
rappresentazioni narrabili.

Per quanto riguarda la valutazione della relazione genitori-figli questo strumento


risulta di grande utilit per indagare alcuni aspetti delle competenze genitoriali e
nelle situazioni di coppie che si propongono per l'adozione: in questo caso lo
strumento riesce ad ottenere informazioni salienti su quelle che sono state le
esperienze di accudimento ricevuta dal genitore. La valutazione delle
rappresentazioni di attaccamento pu anche essere effettuata in casi di
inadeguatezza genitoriale.
In conclusione la valutazione consente il terapeuta di progettare un intervento
mirato alla modificazione degli aspetti disfunzionali attraverso la rielaborazione e
la riflessione sull'esperienza relazionale passata. Prerequisiti fondamentali
ovviamente per la somministrazione del teste sono buone capacit generali delle
soggetto, un'integrit dell'esame di realt e la possibilit di essere coinvolto
all'interno dei processi narrativi comunicativi che l'intervista richiede
OSSERVARE LE DINAMICHE FAMILIARI: RISORSE E POSSIBILIT DELLA VISIONE
INTERATTIVA TRIADICA.
-nel corso del tempo gli studi di psicologia dello sviluppo hanno ampliato il proprio
focus osservativo dalla diade alla triade. A tal proposito un passo avanti nello
studio dell'osservazione della famiglia stato fatto da un settore di ricerca che si
occupa dello studio della famiglia come insieme ponendosi l'obiettivo principale
di andare oltre lo studio della semplice relazione diadica tra genitore-bambino,
attraverso l'osservazione del comportamento del bambino in un contesto pi
ampio delle relazioni familiari. Secondo questa visione la famiglia quindi viene
studiata con un sistema gerarchicamente strutturato in sottosistemi, definiti in
base a funzioni diverse quali la coniugalit, la genitorialit, la co- genitorialit.
Rifacendosi quindi a costruiti teorici della teoria sistemica, lo studio della famiglia
come insieme propone di studiare e osservare tutta la famiglia in interazione.
Questo nuovo ambito di studio comporta necessariamente grandi cambiamenti
sia livello di costrutti teorici che a livello di metodologie, infatti il metodo di
osservazione diadico non pu bastare per comprendere in modo unico totale la
famiglia. Appare allora necessario studiare ogni livello relazionale della famiglia
singolarmente, per poi esaminare le connessioni tra diversi aspetti osservati; in
altre parole si tratta di studiare separatamente la triade e le sue costituenti. A tal
proposito il gruppo di Losanna ha proposto una nuova metodologia per osservare
le dinamiche familiari nella loro totalit il gioco triadico di Losanna.
-il gioco di Losanna consiste in una situazione semi standardizzata di gioco nella
quale la madre il padre e il bambino giocane insieme. Lo strumento permette di
osservare valutare la qualit delle interazioni del sistema triadico padre-madrebambino all'interno di una situazione di gioco in cui i tre protagonisti sono tutti
contemporaneamente coinvolti. Lo scopo principale del gioco la condivisione di

aspetti positivi e per raggiungere questo scopo tutti e tre i partner devono
lavorare insieme come se fossero una squadra.
Il gioco si suddivide in quattro momenti corrispondenti a quattro triangoli che le
persone in relazione possono formare.

prima parte del gioco: uno dei due genitori gioca con il bambino mentre
l'altro genitore osserva senza intervenire

seconda parte del gioco: i genitori invertono i ruoli

terza parte del gioco: i due genitori giocano insieme con il bambino e si
trovano in una posizione simmetrica e svolgono lo stesso ruolo rispetto al
bambino

quarta parte del gioco punti i due genitori parlano tra di loro mentre il
bambino osserva due genitori; questa parte mette in evidenza la capacit di
adattamento del bambino di fronte a una situazione in cui i genitori non si
occupano di lui pur essendo presenti.
Durante le fasi di transizione i genitori devono comunicare l'un l'altro (in maniera
verbale e/o non verbale) di essere pronti per il cambiamento.
Il setting prevede al centro di una stanza la presenza di due sedie ed un
seggiolino posto di fronte alle due sedie. Le due sedie sono orientate verso il
seggiolino del bambino in modo da formare un triangolo equilatero al cui vertice si
trova il bambino; inoltre il seggiolino del bambino dotato di morbidi strati definiti
gusci che genitori possono togliere aggiungere affinch il piccolo sia comodo e pi
libero e quindi nel favorire i suoi movimenti. La procedura viene completamente
videoregistrata utilizzando due telecamere poste una dietro al bambino l'altra
dietro i genitori. Lo scopo finale la possibilit di applicare lo schema di codifica
proposto dagli autori che costituito da una serie di scale di osservazione
differenziate per le versioni pre-natale e post-natale. Il punteggio ottenuto su
ognuna delle scale viene sommato al fine di ottenere un indice di alleanza
familiare, ossia un indice delle capacit dei partner di coordinarsi per raggiungere
lo scopo comune, cio quello di portare a termine il gioco.
Per valutare la qualit dell'alleanza triadica si presta attenzione alle diverse
modalit attraverso le quali la famiglia assolve quattro funzioni fondamentali che
sono:

partecipazione: si valuta se tutti partecipanti al gioco sono inclusi


nell'interazione.

Organizzazione: ossia le definizione dei ruoli; infatti affinch si realizzi il


gioco necessario che ciascuna partner mantenga il proprio ruolo per tutta
la durata delle quattro parti della procedura.

Attenzione focale: questa funzione valuta la capacit dei tre partner di


mantenere lattenzione, che implica a sua volta capacit di coordinazione e
di cambiamento.

Contatto affettivo: attenzione a quella dell'intimit emotiva mantenuta dai


partecipanti all'interno della relazione durante l'attivit di gioco.
Gli autori inoltre individuano quattro tipologie diverse in base a queste funzioni di
alleanza familiare:

alleanza cooperativa: la famiglia riesce a condividere in modo ludico gli


effetti positivi a compiere in modo adeguato le quattro funzioni
precedentemente illustrate.

alleanza in tensione: la famiglia incontra difficolt di coordinazione


probabilmente legate a una insufficiente gestione dello stress che interviene
durante il gioco.

Alleanza collusiva: vi difficolt a organizzare il gioco a causa di un conflitto


coniugale nel quale il bambino inserito, dunque l'obiettivo finale non pi il
divertimento e il coinvolgimento reciproco, ma la competizione tra i partner.

Alleanza disturbata: vi una difficolt a livello di partecipazione; spesso il


gioco si conclude con una rottura improvvisa oppure una situazione di stallo
che si protrae per molto tempo. La relazione di gioco sembra essere
caratterizzata da affetti negativi.
Queste quattro tipologie di alleanza familiare possono essere a sua volta
raggruppate in due categorie maggiori: alleanze funzionali e alleanze
disfunzionali.
Le alleanze funzionali sono caratterizzate dal fatto che i partner riescono a
coordinarsi fornendosi sostegno reciproco, creando un contesto favorevole
protettivo per l'adattamento del bambino e per lo sviluppo della famiglia. Quindi
la famiglia riesce a collaborare insieme come una squadra.
Le alleanze disfunzionali sono invece caratterizzate dalla presenza di molti
ostacoli durante il gioco, i partner non riescono a coordinarsi, creano un clima che
mette a rischio l'adattamento socio affettivo del bambino.
Esiste una variante della versione del gioco triadico di Losanna, ossia quello prenatale che pu essere somministrato a genitori a partire dal quinto mese di
gravidanza. Questa versione dello strumento si basa sulla concezione di Fivaz e
Corboz secondo cui la cooperazione genitoriale una funzione che nasce e si
evolve gi a partire dalla gravidanza, periodo in cui non solo i partner sono
coinvolti a livello rappresentativo ma anche a livello interattivo ad anticipare il
futuro incontro con il figlio. In questo senso lo strumento permette di valutare la
qualit delle rappresentazioni agite dai partner prima della nascita del bambino:
quindi una serie di comportamenti che due partner potrebbero mettere in atto in
fasi precedenti alla nascita del figlio che rispecchiano la loro capacit interattive
di prendersi cura del bambino una volta nato.
La procedura viene somministrata nelle fasi di gestazione con l'ausilio di una
bambola al posto del bambino, quindi i partner vengono invitati a fare finta di

giocare con il figlio neonato; devono far finta di fare genitori, giocare a fare
genitori. In questo modo si pu valutare la loro capacit di entrare nel ruolo
genitoriale e di mettere in atto, attraverso i comportamenti intuitivi genitoriali,
temi interattivi e affettivi che riguardano la successiva capacit di prendersi cura
del bambino; si valuta cos la messa in atto delle proprie rappresentazioni
genitoriali.
Per quanto riguarda la valutazione anche stavolta la somma delle cinque scale
porta ad un punteggio complessivo che permette di verificare la alleanza familiare
pre-natale: che sta ad indicare proprio il grado di coordinazione interattiva che la
triade raggiunge nella situazione di gioco.
Questo strumento d la possibilit di essere applicato in diversi contesti clinici:
-nel processo diagnostico
-nell'intervento clinico in et evolutiva
-nel sostegno alla genitorialit, come terapia sistemico familiare, consulenza
tecnica d'ufficio, mediazione familiare
LA RELAZIONE EDUCATIVA IN COMUNIT PER MINORI: DALLA DI FUNZIONALIT
FAMILIARE ALLA TERAPEUTICIT DEGLI INTERVENTI.
Le comunit per minori sono una realt sociale di stampo assistenziale-educativoterapeutico, createda un piccolo gruppo di persone, che siano professionisti,
educatori, volontariecc.
Esse ospitano neonati, bambini o adolescenti che vengono allontanati dalle loro
famiglie d'origine e che solitamente non scelgono volontariamente di essere
allontanati di vivere delle comunit (solo a partire dai 12 anni la legge impone ai
servizi sociali ai tribunali per i minorenni di ascoltare anche il loro parere,
partecipando attivamente al processo di affidamento loro proposto). Dunque la
comunit per loro un'offerta, unoccasione indispensabile perch la comunit
locale, responsabile della loro protezione, crescita e tutela possa attuare un
intervento di protezione-riparazione ai rischi-danni familiari incorsi.
Essi vivono in comunit a tempo pieno e per tale motivo viene messo in
discussione quello che il concetto stesso di famiglia, considerata
tradizionalmente la sede naturalmente designata a garantire la sopravvivenza
psicologica e fisica dei figli, proteggendoli. A tal proposito quindi l'antinomia
interno versus esterno perde di senso e valore e di applicabilit nel caso in cui
proprio questi maltrattamenti e queste offese avvengono proprio all'interno della
famiglia del nucleo familiare. Nella comunit per minori tra laltro l'estraneo, il
non familiare, il non conosciuto ad essere incaricato dalla societ per garantire la
serenit e la sicurezza, il funzionamento relazionale-cognitivo-affettivo
danneggiato e il genitore biologico o simbolico si va a collocare al di fuori della

protezione assumendo il ruolo di aggressore, di estraneo, di esterno. L'obiettivo


prioritario della comunit proprio quello di realizzare una funzione supportivariparativa quotidiana costituendosi come ambiente terapeutico, ambiente cio in
grado di promuovere il cambiamento della definizione di s e del significato
attribuito dal bambino alla propria condizione di svantaggio, mettendo a sua
disposizione la relazione con adulti significativi riproducendo in qualche modo un
ambiente il pi possibile familiare, con un clima relazionale caldo, amichevole,
"normale".
-nella cultura relazionale si assume il rischio di costituirsi in base sicura: questo
sta a significare che l'educatore si pone come base sicura nei momenti di difficolt
del bambino per dargli la possibilit di ripartire dopo aver ricevuto conforto,
rassicurazione e consolazione. Il primo compito che l'ambiente comunit deve
svolgere quello di consentire il diritto di avere accesso ad un'alternativa
relazionale che gli permetta proprio di sperimentare protezione e sicurezza negate
nelle precedenti esperienze familiari. Questo uno dei compiti che l'educatore
chiamato a svolgere ed fondamentale nucleo della sua professionalit. Proprio
perch nucleo fondamentale della sua professionalit, necessita di un adeguato
sostegno professionale attraverso il setting di formazione-supervisione integrata:
questo indica che gli adulti educatori devono essere messi nelle condizioni di
costituirsi come base sicura per i minori avendo a disposizione a loro volta basi
sicure e luoghi accessibili, accoglienti e formativi.
-leducatore deve assolvere la funzione di protezione-sicurezza perch
l'esperienza infantile organizzata i modelli relazionali che vengono conservati
nel sistema sotto forma di memoria o previsione che guidano la percezione delle
relazioni presenti e future in tutto l'arco di vita. Un altro significativo o altri
significativi incontrati in momenti successivi dalla prima infanzia in spazi
quotidiani quali la comunit per minori possono perturbare i precoci modelli
relazionali perch richiedono nuove modalit relazionali in discontinuit con quelle
precedenti, che tuttavia nel tempo possono produrre cambiamento.
Nella letteratura i concetti di scaffolding e tutoring sono affiancati: entrambi
indicano attivit di guida e di supporto realizzati da un partner pi competente nei
confronti di un partner meno competente impegnato in un processo di
apprendimento. E infatti indispensabile la funzione di supporto e di impalcatura
che l'adulto deve fornire al bambino perch questi sia in grado di elaborare una
conoscenza di s e del mondo.
Se si prendono in considerazione situazioni in cui bambini hanno subito abusi
sessuali, maltrattamenti fisici, trascuratezza e maltrattamento psicologico,
troviamo problemi scolastici nell'apprendimento connessi a ritardi dello sviluppo
intellettivo, difficolt sociali ed emozionali, ostilit aggressivit passivit, bassa
stima di s esiti di devianza e psicopatologia conclamata nei casi pi gravi.
Nella situazione ad esempio di abuso sessuale troviamo molte aree compromesse

che coprono una vastit di sintomi a breve a lungo termine: disturbi


dell'alimentazione, del sonno, bassa stima di s, instabilit e sensibilit
emozionale, mancanza di fiducia negli altri, e tendenza, difficolt
nell'apprendimento, depressione, uso di droga, promiscuit sessuale
Da quanto descritto deriva che qualsiasi comunit deve cercare di sopperire a
queste problematiche e a queste mancanze e deve riprodurre una funzione
relazionale significativa anche in relazione all'et di soggetti e alla tipologia del
trauma subito. La comunit deve potersi fare garante della riparazione del danno
subito dal minore attraverso il perseguimento di tre obiettivi evolutivi
fondamentali:
o proporre esperienze relazionali idonee a interiorizzare la sicurezza
o assumersi la responsabilit della significativit relazionale
o favorire esperienze idonee alla ridefinizione-costruzione di un s adeguato
alle proprie aspettative-desideri-motivazioni
tutto ci, attraverso un modello teorico di riferimento in grado di elencare la
programmazione e l'organizzazione quotidiana, dunque l'intervento verso il
soggetto.
Diventare adulto significativo dunque un'processo che richiede impegno da
parte dell'educatore, assunzione di responsabilit e continuit nella presenza
fisica, simbolica, emotiva, affettiva e strumentale. Infatti importante considerare
che bisogna garantire la propria permanenza in comunit almeno per lo stesso
periodo previsto per i bambini-adolescenti presi in carico.
-la comunit come ente terapeutico quindi diventa un'occasione per costruire
situazioni di supporto alle carenti funzioni dell'io all'interno di specifiche relazioni
vissute come emotivamente significative. Infatti nell'ambiente terapeutico tutti i
momenti della giornata hanno una valenza terapeutica: ogni aspetto dello spazio
fisico curato allo scopo di far sentire soggetto a casa sua. Anche se per gli adulti
il quotidiano proprio luogo ripetitivo, dell'ovvio, del banale, di atti automatici,
per il bambino l'ovvio non ancora radicato e quindi ripetizione e familiarit sono
le dimensioni che regolano i suoi processi di apprendimento. In base quanto detto
allora ovvio che necessario che le comunit si diano delle regole e strutturino
determinate attivit sulla base della quotidianit, tuttavia occorre che queste
attivit quotidiane e ordinarie siano anche momenti di negoziazione e
condivisione di significati. Inoltre risulta terapeutico un ambiente che si adatta alle
diverse fasi evolutive e agli aspetti culturali dei minori ospiti.
La funzione terapeutica della comunit quindi quello di provocare nel soggetto
una perturbazione, un cambiamento di quelle che sono le sue aspettative e le
realt relazionali del soggetto: perturbare in tal senso significa di disconfermare la
percezione di s negativa del soggetto e creare quindi le condizioni per un
approccio alla relazione e al s positivo.
-la comunit assolve la sua funzione di protezione quando:

in grado di ridurre l'impatto del fattore di rischio riducendo il tempo di


esposizione del minore a situazioni stressanti e di disagio emotivo
in grado di ridurre l'impatto del fattore di rischio attraverso un
cambiamento del significato che il soggetto stesso attribuisce alla
situazione sfavorevole che lo ha condotto in quella struttura
in grado di ridurre a limitare la catena di reazioni negative legate alla sua
condizione iniziale.
in grado di favorire l'instaurarsi di un sentimento positivo relativo alla
stima di s e all'efficacia personale, definendo un cambiamento
dell'immagine di s, della percezione della propria efficace competenza, a
partire dalla stabilit relazionale dell'ambiente e dalla relazione con
l'educatore che si caratterizza come base sicura, in grado di promuovere nel
soggetto stesso una capacit progettuale incrementando la sua sicurezza
nel futuro.

PSICOLOGIA SCUOLA. LA RELAZIONE FORMATIVA COME FOCUS DELL'INTERVENTO


DELLO PSICOLOGO SCOLASTICO.
-la scuola senza dubbio risente dei cambiamenti culturali, sociali, organizzativi,
professionali, relazionaliecc Ad esempio l'approccio socio-costruttivista ha
sottolineato il carattere costruttivo, dialogico e contingente dei processi di
apprendimento, spesso attraverso un recupero delle dimensioni del contesto e del
significato. Lo sviluppo cognitivo-emotivo visto come un processo di costruzione
in cui il soggetto struttura la propria conoscenza elaborando le informazioni in
funzione dei propri modelli mentali e di conoscenza.
-allo stesso modo la psicologia culturale ha proposto una concezione di
apprendimento come processo interattivo, situato in un contesto storico-culturale
dato; comunicazione/narrazione/conversazione pongono le basi per la costruzione
dei significati.
-su questi presupposti scaturisce l'idea di una scuola come contesto in cui
l'educazione viene impartita attraverso la partecipazione guidata, come luogo di
interdipendenza positiva e cooperative learning, come comunit di ricerca.
-in base a quanto detto di fondamentale importanza approfondire un altro
aspetto che quello del concetto di scuola come setting relazionale. Adottando la
prospettiva ecologica di Bronfenbrenner la scuola pu essere intesa come un
sistema che ha una sua ricca organizzazione interna (in termini di distinzione di
ruoli e di funzioni) e che agisce anche in una dimensione di rete (rapporto scuola
territorio, scuola famiglia, scuola comunit locale, scuola e altre agenzie
educative,). Allo stesso tempo la scuola si connota, in termini di micro sistema,
come un ambiente relazionale caratterizzato da interazioni che devono mirare a

dei percorsi di crescita-educazione e che si realizzano in un ambiente prevedibile,


condivisibile e co-costruito dagli attori coinvolti.
- possibile quindi affermare che anche la scuola, in quanto ambiente interattivorelazionale finalizzato a un processo di co-costruzione di processi di sviluppo,
apprendimento e crescita, pu essere inteso come un ambiente terapeutico
globale. In altre parole il setting scolastico pu imporsi come contesto adeguato a
favorire la tendenza naturale dellindividuo a svilupparsi e a maturare, attraverso
lazione di adulti significativi che possono intervenire a determinare percorsi
adattivi di evoluzione individuale.
-in questo senso linsegnante incarna una figura significativa che contribuisce
allampliamento dellesperienza del soggetto, alla costruzione del s e
dellidentit. La relazione educativa, infatti, deve promuovere nellallievo una
personale capacit progettuale, incrementando il senso di autoefficacia e
autostima, non solo dal punto di vista cognitivo degli apprendimenti, ma anche e
soprattutto quello emotivo-affettivo.
-il ruolo dello psicologo in quanto formatore/supervisore allinterno del contesto
scolastico allora quello di utilizzare la relazione con gli insegnanti per aumentare
la consapevolezza dei sistemi rappresentazionali impliciti che guidano lazione e
lintervento educativo. A ci si aggiunge la necessit di riflettere sui processi
relazionali, dinamici e simbolici attivi nel sistema scolastico e della restituzione e
ristrutturazione dei meccanismi alla base delle interazioni/relazioni tra allievi e
insegnanti. In altre parole si tratta di lavorarare
sui sistemi di rappresentazione del contesto scolastico e sui modelli culturali
di relazione educativa
sulle dinamiche relazionali in atto allinterno della classe
-lanalisi dei modelli culturali alla base della relazione educativa e dei processi di
simbolizzazione affettiva del contesto relazionale ha permesso di rilevare che
molti vissuti disfunzionali che si verificano nella relazione docente-allievo devono
essere riferiti allattivazione delle seguenti dinamiche:
dinamiche proiettive inerenti il S bambino: lallievo diviene una proiezione
di parti infantili dellinsegnante in termini riparatori
dinamiche proiettive/difensive inerenti il S professionale: nella relazione
educativa la dimensione di ruolo viene agita in termini rigidi e sulla base
della percezione valoriale di tale ruolo
dinamiche proiettive inerenti il S genitoriale: nella relazione educativa
vengono agite funzioni genitoriali che riflettono i modelli delle proprie figure
genitoriali, perdendo di vista il ruolo professionale e le esigenze dellallievo
-un ulteriore livello di analisi nel lavoro di supervisione/formazione quello
relativo agli ancoraggi, motivazionali. Essi sono:
ancoraggio al ruolo professionale: in questo caso si fa riferimento ad un

modello culturale fortemente istituzionalizzante, che non riconosce la


presenza di dimensioni emotive-affettive.
ancoraggio alle emozioni contingenti: in questo caso i comportamenti sono
determinati dallemozione prevalente del momento
ancoraggio al ruolo di amico
ancoraggio duplice: quando gli ancoraggi sono dimensioni che confliggono
(es. ruolo professionale/amico)
-un altro ambito di intervento riguarda i sistemi di alleanza nella relazione
educativa. I sistemi disfunzionali di alleanza pi ricorrenti sono:
alleanza non equilibrata di tipo distanziante: prevale il s insegnante e vi
una contemporanea riduzione della componente emotivo-affettiva
alleanza non equilibrata di tipo collusivo: proiezioni di nuclei emotivi del s
bambino non elaborati.

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