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Cesare Albasi

Psicopatologia e Ragionamento clinico.


Pagg. 311- € 27,00
Raffaello Cortina Editore, Milano 2009.

Psicopatologia e Ragionamento clinico (Albasi, 2009) costituisce un ottimo tentativo di integrare in


un manuale la complessità teorica e clinica della psicopatologia con il processo della diagnosi
orientato dal Manuale Diagnostico Psicodinamico (PDM, Task Force, 2006). Cesare Albasi è
psicologo, psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico relazionale di bambini, adolescenti e
adulti, e ricercatore in Psicologia Clinica presso l’Università degli Studi di Torino e insegna in
numerose scuole di Psicoterapia, ad orientamento Psicoanalitico, cognitivista, e sistemico. Il Suo
lavoro, ha sicuramente il merito di approfondire, in senso psicoanalitico, alcuni concetti che
costituiscono la cornice entro la quale collocare le logiche per un ragionamento clinico volto a
valutare il funzionamento mentale e della personalità secondo un approccio multidimensionale.
Salute1 e malattia, normale e patologico: non esiste una chiara e netta linea di demarcazione tra
questi concetti, proprio perché non possono essere universalmente definiti in maniera univoca, ma
necessitano la collocazione lungo un continuum cha varia da individuo ad individuo e addirittura
nella stessa persona da momento a momento,a seconda del contesto e della situazione. Questo
perché in ogni decorso fisiologico ci sono dei momenti altamente patologici che possono spingerci
ad etichettare in maniera subitanea. Così facendo rinchiudiamo l’individuo in una “prigione
diagnostica” senza neanche passare dal tribunale per accertarci se quegli aspetti e quei sintomi
appartengano davvero alla propria soggettività o se siano dettati da altre circostanze. Su questo
concetto e su altri aspetti, di centrale importanza, l’autore ci invita a riflettere nel primo capitolo
cercando di inquadrare il contesto attuale della psicopatologia.
Nel secondo capitolo ci vengono presentate, con evidente passione, alcune riflessioni sulle logiche
che guidano il ragionamento clinico per articolare la conoscenza del paziente, per valutare la sua
salute e la sua psicopatologia e formulare una diagnosi (Del Corno, Lang, 1996, 1998). L’autore
ipotizza che queste logiche possano essere distinte in almeno tre tipi e vengono illustrate utilizzando
un’analogia tra semiotica e diagnostica. Ci vengono offerti, così, molti spunti di riflessione
prendendo in considerazione tre modi di ragionare sulla psicopatologia.

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Il concetto di salute mentale va qui inteso come qualcosa di più della semplice assenza di
sintomi. Essa si basa sul funzionamento mentale complessivo di una persona, incluse le
relazioni, la profondità, il range e la capacità di regolare le emozioni, le capacità di coping e
quelle di aut osservazione (PDM, Task Force, 2006).
La seconda parte dell’opera è dedicata alle classificazioni, alle nosologie ed ai manuali
contrapponendo e integrando l’uso che può essere fatto del DSM e del PDM. Ci viene offerta una
visione critica del problema diagnostico, inquadrato sotto il profilo sia teorico sia operativo. Si fa
riferimento a una diagnosi fatta su misura, come un abito sartoriale cucito appositamente per quella
persona in base alle sue esigenze e alle sue più personali richieste, lo stesso va fatto dal terapeuta (e
da tutti i professionisti che si trovano coinvolti nel processo diagnostico) che, come detto, non deve
semplicemente attaccare un’etichetta ad un paziente, ma deve cercare di comprendere l’altro
prestando attenzione alla singolarità dell’individuo, alla sua soggettività , per individuare da un lato
la sua psicopatologia, ma dall’altro anche le sue risorse.
Dopo la presentazione dei DSM, facendo anche riferimento alle numerose agende pubblicate negli
ultimi anni2,ci viene presentato il PDM. Il Manuale Diagnostico Psicodinamico, pubblicato negli
Stati Uniti nel 2006 rappresenta, come affermano Lingiardi e Del Corno nella Presentazione
dell’edizione italiana “ il primo (…) tentativo di messa a punto di una nosografia psicoanalitica
sitematica (…) che può essere impiegato per la diagnosi clinica, la formulazione dei casi e la
progettazione degli interventi” (p. XVII-XXIII). Il DSM si presenta come una tassonomia di
patologie o di disturbi psichici, il PDM come una “tassonomia di persone” (PDM, Task Force,
2006, p.3), è cioè, orientato alla comprensione del funzionamento del singolo individuo (Albasi et
al., 2009). Il DSM propone cluster di sintomi evitando attribuzioni di significato, con il preciso
intento di rimanere ateoretico. Il PDM si colloca, invece, esplicitamente all’interno della cornice
teorica psicoanalitica, con l’intento di ascrivere significati ai fenomeni osservati e descritti dopo
averli identificati e formulati (idem). E’ così evidente come il DSM e il PDM svolgano funzioni
diverse, proponendosi obiettivi altrettanto diversi: l’uno definisce criteri sintomatologici dei disturbi
psichici per fini epidemiologici o per il trattamento psicofarmacologico; l’altro “da importanza ad
una valutazione dimensionale delle capacità mentali di base e del funzionamento complessivo della
personalità, pone attenzione alle risorse dei diversi pazienti e presenta categorie e profili specifici”
(PDM, Task Force, 2006, p. XXIX) per la formulazione del caso e la pianificazione del trattamento
psicoterapeutico. Nel quinto capitolo (scritto con Claudia Lasorsa) ci viene presentata, grazie anche
all’ausilio di numerosi box esplicativi, un’integrazione della psicopatologia descrittiva e dell’Asse S
del PDM. Viene così offerta, tanto allo studente in formazione, quanto al professionista esperto, la
possibilità di mantenere contemporaneamente prospettive differenti di lettura e di comprensione dei
sintomi in psicopatologia. In appendice ci viene presentata una versione del QFM3, Questionario sul
Funzionamento Mentale (Albasi, Lasorsa, Porcellini, 2007) e sui livelli di organizzazione della
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Negli ultimi sette anni sono state pubblicate diverse Agende per il DSM-V ( cfr. per esempio:
Beach et al., 2006; Heltzer et al., 2008; Narrow et al., 2007), in cui i gruppi di ricerca che
hanno dato vita al manuale evidenziano i punti di forza e i punti di debolezza del sistema
tassonomico di classificazione dei disturbi psichici.
personalità, che si prefigge di facilitare la valutazione del paziente sull’Asse M del PDM. Così
come l’obbiettivo di una macchina fotografica ci permette di mettere a fuoco un’immagine il QFM
ci agevola nel “mettere a fuoco” le risorse, i conflitti e i deficit del paziente; operazione utilissima
sia per la diagnosi (collocando l’individuo nel livello Sano, Nevrotico, Borderline in riferimento
alle organizzazioni di personalità proposte dal PDM) sia per la pianificazione del trattamento ad
hoc per quel paziente.
La modalità di cura di ciascun terapeuta deve avere dev’essere unica, irripetibile, singolare, speciale
per ogni paziente che è a suo modo speciale nella propria intimità e nella propria individualità, nel
tentativo di conoscere l’altro e eventualmente essergli d’aiuto, bisogna quindi saper ascoltare con
ascolti diversi, proprio perché ognuno di noi è diverso in momenti differenti della propria vita.
Questo è da considerarsi un perno centrale attorno cui ruota la relazione con l’altro e maggior
attenzione va posta quando gli altri in questione sono: un’analista,esperto e formato, e una persona
che in quel particolare momento ha bisogno di un ascolto protetto, caldo, sensibile e sincero per
permettergli di fare un buon lavoro, un lavoro a due, all’interno di una coppia dove non vi è alcuna
superiorità dell’uno, né inferiorità dell’altro (Ferenczi, 1932).
Bisogna, quindi, impastare e rimpastare con “mani non pulite” (Hoffman, 1998, p.100) le storie di
vita, i MOID (Albasi, 2006) e i vissuti di ogni paziente, senza aver paura di sporcarsi le mani, senza
temere che alcuni pezzettini dell’impasto ci rimangano attaccati alle dita, perché l’incontro analitico
non è mai perfetto, mai “pulito”, proprio perché è la vera interazione emotiva tra due persone, che si
capiscono e si fraintendono, si amano e si odiano, frantumano e ricostruiscono: tutto questo nella
trincea della salute mentale. Occorre quindi rimodellare e ridare nuova forma alle libere
dissociazioni del paziente (Mitchell, 1993), ridare nuova vita agli “ingredienti”portatici dal
paziente, rinegoziare i significati dell’esperienza reciproca in una pratica dialogica di costruzione di
ponti (Pizer, 1992).
Aspetti centrali su cui l’autore, nella parte terza del testo, ci guida nella riflessione cercando di
creare una cornice teorica sull’identità, e sulla psicopatologia in un’ottica psicoanalitica relazionale.
Nella quarta parte Albasi ci propone, dopo aver definito i livelli di organizzazione della personalità,
uno stimolante paradigma per comprendere il trauma e l’abuso sessuale interfamiliare.
Poi, solo l’esperienza irripetibile del leggere fa si che un semplice insieme di righe e di parole si
trasformi in un testo, in un viaggio assolutamente unico e irripetibile per ciascuno di noi; a maggior

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Il QFM-27(Albasi, Lasorsa, Porcellini, 2007) è un questionario clinical-report composto da 27
item, articolato su tre livelli distinti concettualmente che rimandano alla “gravità” delle nove
funzioni-capacità del Profilo del funzionamento mentale in una prospettiva psicoanalitica
coerente con l’ipotesi dei livelli di organizzazione di personalità abbracciata dal PDM (Albasi et
al., 2009). Nel sito www.pdm-qfm.com è possibile trovare altre informazioni.
ragione quando i contenuti sono così ricchi e coinvolgenti, l’interesse e la risonanza diventano uno
stimolo a cui nessuno può risultare refrattario.

Marco Barra

Bibliografia:

- ALBASI, C. (2006), Attaccamenti traumatici. I Modelli Operativi Interni Dissociati. UTET, Torino.

- Albasi C, Lasorsa C., Porcellini E. (2009), Dal PDM al QFM-27: un tentativo di sistematizzazione
della valutazione del funzionamento mentale e dei livelli evolutivi della personalità secondo il
manuale diagnostico psicodinamico (PDM), in Marta Vigorelli (a cura di) (2009), Laboratorio
didattico per la ricerca in Psicoterapia, Edizioni Libreria Cortina, Milano.

- BEACH, S.R., WAMBOLDT, M.Z., KASLOW, N.J., HEYMAN, R.E., FIRST, M.B., UNDERWOOD, L.G., REISS, D.
(a cura di) (2006), Relational Processes and DSM-V. Neuroscience, Assessment, Prevention, and
Treatment. American Psychiatric Association, Washington, DC.

- DEL CORNO, F., LANG., M. (1996) (a cura di), Psicologia clinica. La relazione con il paziente. Incontro con
il paziente, colloquio clinico, restituzione. Franco Angeli, Milano.

- DEL CORNO, F., LANG, M. (a cura di) (1998), Psicologia clinica. Fondamenti storici e metodologici.
Franco Angeli, Milano, vol. 1.
- FERENCZI, S. (1932), Diario clinico. Raffaello Cortina, Milano 1988.

- HELZER, J.E., CHMURA KRAEMER, H., KRUEGER, R.F., WITTCHEN, H., SIROVATKA, P.J., REGIER, D.A. (a cura
di) (2008), Dimensional Approaches in Diagnostic Classification. Refining the Research Agenda for
DSM-V. American Psychiatric Association, Washington, DC.

- HOFFMAN, I.Z. (1998), Rituale e spontaneità in psicoanalisi. Tr. it. Astrolabio, Roma 2000.

- MITCHELL, S.A. (1993), Speranza e timore in psicoanalisi. Tr. it. Bollati Boringhieri, Torino 1995.

- NARROW, W.E., FIRST, M.B., SIROVATKA, P.J., REGIER, D.A., (a cura di), (2007), Age and Gender
Considerations in Psychiatric Diagnosis. A Research Agenda for DSM-V. American Psychiatric
Association, Washington, DC.
- PDM TASK FORCE (2006), PDM-Manuale Diagnostico Psicodinamico. Tr. it.. Raffaello Cortina,
Milano 2008.

- PIZER, S.A. (1998), Building Bridges: The Negotiation of Paradox in Psychoanalysis. The Analytic Press,
Hillsdale, New York.

- VIGORELLI, M. (2009), Laboratorio didattico per la ricerca in psicoterapia. Libreria Cortina, Milano.

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