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frontali Grossi/Trojano
Capitolo 1: I circuiti frontali alla base della cognizione e del comportamento
Lidea che i lobi frontali avessero una parte cos importante nelle attivit umane si
affermata nel corso dei secoli attraverso le intuizioni di molti studiosi.
Anzitutto bisogna dire che i lobi frontali giacciono anteriormente alla scissura centrale
subito davanti alle aree cerebrali motorie e premotorie (Area 4 / 6 di Broadmann).
La corteccia frontale suddivisibile in diverse aree fortemente interconnesse fra loro:
1)Superficie laterale/Prefrontale Dorsolaterale che comprende la regione motoria,
premotoria e prefrontale, separate dal lobo parietale dal solco centrale, o di Rolando.
Tale regione sembra particolarmente coinvolta nel ragionamento e nella
manipolazione di informazioni verbali e spaziali, nella mediazione e nel controllo del
comportamento volontario.
2)Superficie orbitaria che include alcune aree paralimbiche. Tale regione sembra
essere implicata sia nellelaborazione delle info provenienti dalle regioni posteriori, e
sia nelle connessioni con il sistema limbico, dunque coinvolgerebbe tutti i processi di
natura emotiva e capacit di prendere decisioni finalistiche. Divisa in laterale e
mediale.
3)Superficie mediale, che viene a sua volta divisa in due regioni: la prima
comprendente il giro cingolato anteriore e la seconda costituita dalle parti mesiali del
polo frontale. Tale regione viene attivata durante il controllo della motivazione, nelle
elaborazione di informazioni conflittuali e nella regolazione delle emozioni e del
comportamento.
La premessa fondamentale per lo studio dei lobi frontali che bisogna ricordarsi che le
regioni posteriori del cervello vengono attivate durante il processo di elaborazione di
informazioni e contenuti, mentre le regioni anteriori (frontali), vengono attivate
durante il controllo e il monitoraggio delle informazioni provenienti appunto dalle aree
posteriori.
Grazie alle moderne tecniche neuro funzionali, quali la PET e la RMf, si sono potuti
evidenziare non solo i sistemi che risultano attivi durante lesecuzione di un compito,
ma anche le interazioni funzionali e le connessioni che avvengono tra il lobo frontale e
le regioni posteriori.
Grazie agli studi di De Schotten, si sono scoperte le maggiori fibre che connettono il
lobo frontale con le cortecce dei lobi posteriori: fascicolo longitudinale superiore,
fascicolo arcuato, fascicolo frontoccipitale interiore, fascicolo uncinato e il cingolo.
-Il fascicolo longitudinale superiore, composto da 3 rami, connette la corteccia frontale
perisilviana con la corteccia parietale.
-Il fascicolo arcuato connette il lobo frontale con il lobo temporale. Consiste nel fascio
descritto dal modello di Lichteim nel 1885, il quale prevedeva un collegamento tra
larea di Broca e larea di Wernicke.
-Il fascicolo frontoccipitale inferiore connette la corteccia frontale ventro e dorso
laterale con la corteccia temporale posteriore e con il lobo occipitale.
-Il fascicolo uncinato connette la corteccia frontale orbitale e polare con le aree
temporali anteriori.
-Il cingolo invece connette le aree orbitali e mediali del lobo frontale con lippocampo e
le aree parietali posteriore e occipito-temporali ed ha forma di falce.
Oltre a questi fasci pi lunghi, si riscontrano altre numerose fibre pi brevi, a raggio
corto, che hanno il compito di connettere pi aree del lobo frontale tra di loro. In tal
senso, i tratti frontoinsulari sembrano essere i principali connettori. Linsula di Reil,
unarea corticale sita sul fondo della scissura di Silvio ed ha il compito di elaborare le
informazioni provenienti dal corpo. Molto importante il compito del corpo calloso
ovvero una lamina situata nella scissura interemisferica, costituito da fibre tese
trasversalmente fra i due emisferi. Nel corpo calloso si individuano le seguenti
porzioni:
il ginocchio (o genu), che curva dolcemente seguendo il limite inferiore del lobo
frontale
il tronco, che costituisce la maggior parte della porzione visibile del corpo
calloso
Per quanto riguarda invece i circuiti frontosottocorticali, che connettono aree del lobo
frontali con le strutture quali talamo, amigdala, gangli della base e cervelletto,
abbiamo il circuito motorio, il circuito oculomotorio, il circuito prefrontale dorso
laterale, il circuito orbitofrontale, e il circuito del cingolato anteriore.
-Il circuito motorio ha origine nellarea premotoria, motoria primaria e
somatosensoriale. Bisogna ricordare che larea premotoria attiva durante
lesecuzione di movimenti complessi e larea motoria primaria durante lesecuzione di
movimenti semplici.
-Il circuito oculomotorio ha origine nei campi oculari frontali ed implicato nel
controllo dei movimenti saccadici.
-Il circuito prefrontale dorso laterale ha origine dallarea dorso laterale del lobo frontale
ed implicato nei processi cognitivi quali attenzione, linguaggio, memoria e abilit
visuospaziali.
-Il circuito orbitofrontale ha la funzione principale di integrare gli stati emozionali, i
pensieri e le memorie allinterno di risposte comportamentali adeguata ai diversi
contesti.
-Il circuito del cingolato anteriore o altrimenti definito circuito motivazionale che ha
origine nella corteccia cingolata anteriore (Area 24), sepolta nelle profondit del lobo
frontale, questa struttura era stata considerata parte del sistema limbico, adibita alle
risposte del sistema nervoso autonomo nelle situazioni dolorose e minacciose. Tuttavia
alcuni autori hanno avanzato lipotesi che questa struttura abbia un ruolo importante
nella valutazione del conflitto di risposte, come nel caso di situazioni nuove e difficili,
in cui il conflitto tra le risposte alternative pi evidente.
La corteccia cingolata anteriore avrebbe dunque il ruolo di monitorare costantemente
lelaborazione dellinformazione estraendo un indice di conflitto allinterno dei processi
cognitivi. Negli ultimi anni stata proposta una distinzione funzionale di tre regioni di
tale corteccia: quella rostrale(anteriore) coinvolta nellemozione, quella dorsale
coinvolta nella cognizione ed infine quella caudale (posteriore) coinvolta nel controllo
motorio.
Una lesione in questarea pu produrre alcune disfunzioni quali ridotta motivazione,
apatia, abulia, mutismo acinetico e linguaggio monosillabico.
Ritornando alla suddivisione iniziale delle regione frontali, proviamo a delineare quelle
che sono le caratteristiche funzionali di ciascuna di esse.
1)Superficie laterale: essa rappresenta il principale substrato neurale di gran parte dei
processi cognitivi ed esecutivi come ad esempio la pianificazione, il comportamento
strategico, lastrazione e la flessibilit cognitiva. E inoltre riconosciuto il suo impiego
nei processi di memoria di lavoro, ovvero labilit di mantenere attiva e soprattutto
manipolare, aggiornare o trasformare linformazione durante un intervallo di tempo
per poi utilizzarla in un momento successivo e in accordo ad un determinato scopo; e
controllo esecutivo sulle funzioni strumentali.
2)Superficie orbitaria: insieme allarea mediale interagisce con gli aspetti della
motivazione, dellemozione e delliniziativa. E difatti la regione tradizionalmente
associata al sistema limbico e alla generazione e regolazione affettiva.
Il neurologo John Harlow fu il primo a descrivere i radicali cambiamenti di personalit e
delle capacit di decisione e giudizio di Phineas Gage, capocantiere del Vermont che
nel 1848 a seguito di unesplosione accidentale aveva subito una grave lesione delle
regioni orbito frontali. Egli fu colpito da una barra di ferro che distrusse il lobo frontale
e in particolare zone prefrontali e premotorie.
Il suo comportamento emotivo, del tutto normale prima della lesione, era poi
caratterizzato da eccessi blasfemi e mancanza di rispetto nei confronti degli altri.
Divenne bizzarro, insolente, irriguardoso, capriccioso, antisociale, privo di senso di
responsabilit e incapace di mantenere qualsiasi impegno preso. In seguito a questi
comportamenti, Gage fu licenziato e non fu pi capace di trovare lavoro. Questo caso
rappresenta la prima evidenza empirica che questa regione essenziale per guidare le
nostre scelte e regolare le emozioni e le interazioni sociali. Numerose osservazioni di
vari soggetti colpiti da lesioni in questa regione, hanno permesso di estendere il
concetto di disturbi emotivi a due classi specifiche di sindromi: sindrome
pseudodepressiva, caratterizzata da apatia, abulia, acinesia, anedonia, e tono
dellumore depresso che viene inserita nel cluster dei disturbi della motivazione; e la
sindrome pseudopsicotica, caratterizzata da impulsivit, scherzosit, egocentrismo,
volubilit, euforia, a volte aggressivit, mania ed alterazioni della condotta sociale, la
quale viene inserita nel cluster dei disturbi da disinibizione frontale.
3)Superficie mediale: studi neuroanatomici in questa regione hanno permesso di
specificare il suo ruolo nei processo cognitivi e comportamentali fornendo dati
principalmente su due aspetti: la rilevazione di errori, e come abbiamo detto in
precedenza la risoluzione di conflitti.
lesione in questa sede infatti implica alterazioni della regolazione emotiva e dei
processi decisionali.
In tal senso, il Gambling Test, ideato da Bechara nel 1994, ha lo scopo di osservare il
comportamento e le decisioni prese dai pazienti orbitofrontali in un compito di scelte
vantaggiose/svantaggiose.
[Corteccia Cingolata Anteriore/Mediale]: Anzitutto bisogna dire che un danno al
cingolo anteriore provoca mutismo acinetico, ovvero uno stato caratterizzato da
marcata apatia, abulia, indifferenza.
I deficit cognitivi determinati da una lesione circoscritta al cingolo anteriore sono
caratterizzati da una ridotta efficienza nellelaborazione di informazioni conflittuali,
nella maggior parte a causa delleffetto di interferenza, solitamente tanto forte che
pazienti con lesioni in questa sede non riescono a controllare.
Una delle teorie interpretative pi utilizzate delle funzioni frontali prevede l'esistenza
di due tipi di meccanismi di controllo sul comportamento: i contention schedulers, cio
meccanismi automatici di risposta a stimoli, e il supervisory attention system che
coordina le operazioni del c.s. e ne stabilisce le priorit. Secondo tale teoria, proposta
da Norman e Shallice, un danno al s.a.s. sarebbe alla base delle alterazioni del
comportamento nei pazienti con lesioni alle aree prefrontali.
successivi. Nel caso dovesse perdurare, il paziente pu cominciare a non utilizzare gli
arti controlesionali, pur in assenza di paralisi fisica (in questo caso si parla di neglect
motorio), inoltre il soggetto sar incapace o avr difficolt nelliniziare un movimento
da parte dellarto ipsilaterale verso il lato contro lesionale, mostrando un notevole
sforzo nel superare la linea mediana del proprio corpo.
Ci avviene a causa del mancato riconoscimento della rappresentazione del corpo o
dellambiente circostante da parte della coscienza. Difatti, il soggetto crede a ci che il
cervello gli dice, a volte arrivando proprio a perdere il senso di propriet del corpo.
Bisogna ricordare che i soggetti, in base alla lesione che li accompagna, mostrano
atteggiamenti diversi rispetto alla malattia.
Nel caso di una lesione parietale di destra, si osserver nel paziente un atteggiamento
disforico, caratterizzato da inadeguatezza e bizzarria.
Nel caso invece di una lesione parietale sinistra, il soggetto molto probabilmente
presenter delle reazioni catastrofiche, spesse volte accompagnate da un pianto molto
forte.
Come abbiamo detto in precedenza il lobo parietale posteriore di destra ha il compito
di rappresentare lo spazio sia extra che peri corporeo.
Lo fa aiutandosi di informazioni provenienti da strutture multicomponenziali, quali ad
esempio linformazione propriocettiva, che la prima ad essere utilizzata, e dalla
quale il soggetto sano attinge la maggior parte dei dati.
In un secondo tempo, si attiva il sistema visivo, quello vestibolare, ed infine quello
motorio, il quale pu comportare come abbiamo detto prima, ipocinesia e bradicinesia,
provocando cos una sorta di emiapatia per una met del corpo. Numerose evidenze
invece associano una lesione prefrontale ad un neglect premo torio, caratterizzato
dalla riluttanza del paziente ad iniziare o eseguire movimenti dellarto verso lo spazio
contro laterale alla lesione.
Il neglect infine pu manifestarsi al livello delle coordinate egocentriche, allo centriche
o entrambe. Le coordinate egocentriche si definiscono in base al punto di vista
dellosservatore: quindi in base a questo sistema di riferimento, la destra e la sinistra
sono definite in base allasse sagittale del corpo.
Se si chiede al paziente di copiare due margherite che si trovano in un vaso, il
paziente copier solo la margherita di destra.
Le coordinate allo centriche invece non dipendono dal punto di vista dellosservatore,
ma sono definite in base alla relazione spaziale tra gli stimoli o parti specifiche del
medesimo stimolo. Nellesempio delle margherite, il paziente ometter la parte
sinistra di ciascuna margherita.
Diciamo che le interpretazioni del neglect sono state essenzialmente 3: la prima lo
spiega come conseguenza di disturbi sensoriali e percettivi (modello di De Renzi), la
seconda lo attribuisce a unalterata rappresentazione interna dello spazio (modello di
Bisiach, ideatore insieme a Luttazzi del Test delle Piazze), e la terza parla
esplicitamente di disturbi dellorientamento dellattenzione.
Linterpretazione pi accreditata appunto questultima: i pazienti, pur avendo i
meccanismi sensoriali e percettivi relativamente conservati, avrebbero una tendenza a
orientare prevalentemente lattenzione verso lo spazio ipsilaterale alla lesione, con
conseguente difficolt a portarla verso lo spazio contro laterale.
con lesioni frontali hanno notevoli problemi della cosiddetta source memory, ovvero a
recuperare i diversi aspetti del contesto in cui le informazioni sono state apprese.
Come abbiamo gi detto, a differenza degli amnesici, nei pazienti frontali anche la
memoria di lavoro pu essere gravemente compromessa. Il deficit della memoria di
lavoro in pazienti con lesioni frontali da riportare ad un danno dellesecutivo
centrale. Nelluomo, compiti particolarmente efficaci per rivelare deficit della memoria
di lavoro sono i compiti n-back.
Un aspetto interessante da notare che nei pazienti frontali, a differenza dei pazienti
amnesici, il problema di memoria non dissociato dal funzionamento cognitivo
generale; al contrario, si potrebbe sostenere che questo dipende, almeno in parte, dal
disturbo delle funzioni esecutive.
Capitolo 8: La perseverazione
La perseverazione viene comunemente definita come la ripetuta produzione
involontaria di una precedente risposta, che sia essa verbale o motoria. Essa
uniterazione causata principalmente dallimpossibilit da parte del paziente di
cambiare le proprie strategie.
La prima classificazione delle varie forme di perseverazione si deve a Liepmann
quando nel 1905, defin perseverazione tonica la difficolt del paziente a rilasciare la
mano del lesaminatore dopo averla stretta, rimanendo cos in una presa coatta;
perseverazione clonica il ripetere lazione che gli viene richiesta, mostrando incapacit
nel fermarsi; e perseverazione intenzionale la ripetizione involontaria di un
comportamento precedente, anche quando richiesta una nuova risposta.
Nel 1984 invece Sandson e Albert delinearono un modello basato su tre forme di
perseverazione, ciascuna delle quali indicava il grado di complessit del
comportamento interessato. Il livello pi alto consiste nella capacit di modificare una
strategia di risposta (set-shifting), in funzione delle richieste di un compito: un deficit
in questo livello produrr perseverazione stuck-in-set, caratterizzato dunque da una
rigidit mentale da parte del paziente.
Ad un livello intermedio di complessit vi la capacit di modificare la risposta a
stimoli diversi nellambito di uno stesso compito: un deficit a questo livello produrr
perseverazione ricorrente, consistente nella produzione ripetuta di una risposta gi
emessa, maggiormente presente nei pazienti anomici.
Il livello pi basso di complessit si riferisce al controllo delle sequenze motorie
elementari, come quelle che si devono attivare, ad esempio per disegnare una figura
semplice come un cerchio: un deficit a questo livello produrr perseverazione
continua, che si manifesta con una produzione reiterata di una risposta (elementi di un
disegno ripetuti nello stesso).
Una forma di ripetizione verbale molto simile alla perseverazione lecolalia
incidentale o ambientale: essa pu essere totale o parziale e viene solitamente messa
in evidenza grazie al test dei contrari.
Per quanto riguarda invece demenze degenerative, la perseverazione quasi una
costante: tali pazienti difatti commettono numerosi errori perseverativi in svariate
prove cliniche e neuropsicologiche. Una particolare forma di perseverazione nei
dementi il segno dellapplauso: quando lesaminatore chiede al paziente di
applaudire per 3 volte, il paziente sar incapace di fermarsi e tender ad allungare la
durata dellapplauso. Inoltre pazienti dementi commettono frequentemente
perseverazione stuck-in-set nei compiti come il WCST.
(apatia per emiplegia), oppure sostiene apertamente di non aver alcun problema e di
poter muovere correttamente il braccio. Spesso le risposte assumo un tratto
confabulatorio e apparentemente irrazionale (giustificare il fatto di non muovere il
braccio perch lo si ha utilizzato poco prima).
In altre circostanze il paziente pu diventare consapevole dellemiplegia ma mostrare
ugualmente totale indifferenza alla cosa (anosodiaforia).
In generale, lanosognosia viene definita come un sintomo negativo, ma in alcuni casi
pu produrre dei sintomi positivi come ad esempio la somatoparefrenia, consistente in
false credenze circa la parte lesa del proprio corpo.
E un disturbo specifico dellemisfero destro, ma la sede intraemisferica della lesione
risulta variabile.
[Anosognosia per disturbi visivi]: un deficit dellinterazione tra aree posteriori ed
anteriori del cervello, piuttosto che la lesione di una singola struttura, sembra giocare
un ruolo importante anche nellanosognosia per i deficit visivi. Pazienti con lesioni alle
aree striate sono ciechi per la porzione di campo visivo rappresentata nella corteggia
danneggiata, spesso degenerante in emianopsia, ovvero perdita di una met del
campo visivo. Tali pazienti affermano di vedere perfettamente, fornendo risposte di
natura confabulatoria (Sindrome di Anton).
In ogni caso, data la precisa rappresentazione topografica del campo visivo sulla
corteccia striata, una lesione che distrugga solo una zona circoscritta dellarea visiva
primaria determiner uno scotoma, cio una zona di assoluta cecit, in una porzione
ben definita del campo visivo. Una lesione della corteccia visiva primaria lascia
comunque intatta la capacit di localizzare gli stimoli visivi nello spazio quando la
risposta pu essere eseguita attraverso un movimento oculare o unindicazione
manuale.
La prima descrizione di questo fenomeno, chiamato blindsight o visione cieca, stata
fornita da Frost nel 1973. Egli insieme ad altri ricercatori presentarono nello scotoma
dei pazienti alcuni stimoli: si not che nonostante i pazienti non potessero
effettivamente vedere tali stimoli, i movimenti oculari seguivano sempre la loro
direzione.
[Anosognosia per neglect personale]: Lanosognosia in tal senso si riferisce
allimpossibilit da parte del paziente di essere consapevole dellesistenza delle parti
del proprio corpo controlesionali, tanto da non riuscire nemmeno a toccarle su
richiesta dellesaminatore. Sarebbe dovuta al fatto che il soggetto, non prendendo in
considerazione tutto ci che a sinistra della linea mediana del proprio corpo, non
potrebbe neppure rendersi conto dellesistenza di un disturbo motorio.
Per quanto riguarda la seconda categoria, ovvero anosognosia generalizzata, con essa
ci riferiamo ad esempio alle anosognosie causate dalle demenze degenerative del
cervello, oppure causate da traumi cranici.
[Anosognosia nelle Demenze]: essa viene comunemente descritta nei casi di
Alzheimer. In genere, nelle fasi iniziali della malattia il paziente ancora consapevole
dei disturbi di memoria che sta cominciando a sperimentare, ma man mano che la
malattia avanza, la consapevolezza si riduce proporzionalmente. Tale situazione viene
solitamente utilizzata come diagnosi differenziale per la Demenza DAlzheimer.
Ipotesi interpretative per lanosognosia:
-Inizialmente non lo si riteneva un disturbo cognitivo, bens un meccanismo di difesa
attuato dal paziente per reagire allo stress provocato dalla malattia (Weinsten &
Kahn).
-Bisiach e colleghi hanno per confutato questa teoria motivazionale, spostando
lattenzione sul fatto che la maggior parte, se non sempre, delle volte i pazienti affetti