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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI GUGLIELMO MARCONI

FACOLTÀ DI PSICOLOGIA
CORSO DI LAUREA IN SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE
(L-24)

ANALISI DELLE LIMITAZIONI SOCIALI


NELL’ETÀ EVOLUTIVA DURANTE LA PANDEMIA

«Gli effetti psicosociali legati all’isolamento e restrizioni durante


la pandemia 2020-21, le problematiche riscontrate ed i possibili
approcci risolutivi.»

Relatori: Candidato:
mo
Chiar. Prof. Maurizio Brasini ALESSANDRO CAPRA
Chiar.ma Prof.ssa Federica Russo
Matr. N°: 0018736

ANNO ACCADEMICO 2020/2021


INTRODUZIONE p. 2

CAPITOLO I: I cardini dell’età evolutiva


§1.1 Teorie e modelli della Psicologia dell’età Evolutiva p. 4
§1.2 La Psicoanalisi p. 8
§1.3 Teoria dello sviluppo emotivo p. 11
§1.4 Trauma della nascita p. 16
§1.5 Teoria dello sviluppo p. 20
§1.6 Teoria dell’attaccamento p. 24
§1.7 Epistemologia genetica & Teoria dello sviluppo socio
cognitivo p. 29
§1.8 Teoria della Nascita p. 36
§1.9 La Psicologia sociale p. 40

CAPITOLO II: Gli effetti della Pandemia da Sars-Cov-2


§2.1 La Pandemia 2020 nel mondo ed in Italia p. 47
§2.2 L’insegnamento a distanza p. 52
§2.3 Limitazioni nei rapporti sociali p. 59

CAPITOLO III: Problematiche, disturbi e possibili soluzioni


§3.1 Depressione, pensieri e tentativi di Suicidio, Agorafobia,
Claustrofobia, Spettro dell’autismo durante e post Lockdown
p. 66
§3.2 L’abuso di Sostanze e i casi di violenza domestica durante
il Lockdown p. 74
§3.3 Pregiudizi, stereotipi e difficoltà nel chiedere aiuto,
sostegno o assistenza psicologica p. 80
§3.4 Metodologie d’approccio, possibili soluzioni attraverso
sostegni psicologici, sportelli d’ascolto, terapie online p. 87

CONCLUSIONI p. 95
BIBLIOGRAFIA p. 99
A Clara ed a Massimo.
LISTA DELLE ABBREVIAZIONI

D.A.D.: Didattica a Distanza


D.E.A.: Drug Enforcement Agency
DSA: Disturbo dello Spettro Autistico
OMS: Organizzazione Mondiale della Sanità
PTSD: disturbo da stress post-traumatico
P.O: Psicoterapia Online
SERD: Servizi per le Dipendenze patologiche
S.S.: Strange Situation
SUD: Substance Use Disorder

1
INTRODUZIONE

“L’obiettivo principale dell’educazione nelle scuole dovrebbe


essere quello di creare uomini e donne che siano capaci di fare cose
nuove, non soltanto di ripetere semplicemente ciò che le altre generazioni
hanno fatto” 1.

Così Jean Piaget, all’interno del testo, La nascita dell'intelligenza nel


bambino, si esprimeva in merito al concetto di età evolutiva ed allo
sviluppo psichico di conoscenza dell’essere umano.
Questa tesi si pone l’obiettivo di indagare, ricercare conferme ed ipotesi
in merito alle limitazioni della socializzazione in età evolutiva, dovute agli
avvenimenti storici dell’anno solare 2020-2021, nello specifico alle
misure di sicurezza che i governi di tutto il mondo hanno dovuto adottare
per contrastare la diffusione del virus SARS-COV-2.
Di conseguenza, da un primo stadio di epidemia in Cina e successivamente
in Italia, è stato necessario confermare uno stadio di Pandemia a causa
della rapidità con cui il virus si stava diffondendo in tutte le parti del globo.
Successivamente sono state adottate misure in egual modo restrittive,
seppur con tempistiche diverse, in quasi tutte le Nazioni del mondo.
Questi tipi di limitazioni, insieme alla paura e al rischio di contrarre
l’infezione e sviluppare la malattia, hanno sicuramente impedito la gran
parte dei rapporti sociali.
Partendo dai bambini fino ad arrivare ai giovani adulti, si è potuto
riscontrare come sia le restrizioni stesse sia la solitudine forzata – con la
conseguente interruzione delle principali attività scolastiche ed extra
sociali – siano state fonte di angoscia, paura e depressione.

1 J. PIAGET, The Origins of Intelligence in Children, 1953.

2
L’elaborato fornisce dapprima una panoramica dei principali autori e
teorie nel campo della psicologia, nello specifico evolutiva e dello
sviluppo, mettendo in luce la formazione della realtà psichica dell’essere
umano, in unione ai modelli della psicologia sociale nei contesti di gruppo
ed individuali, dalla nascita all’età adulta; successivamente nel secondo
capitolo, sono stati raccolte le principali tappe ed eventi, i dati, le misure
mitigative e preventive adottate dai diversi Stati nel mondo – incentrando
il focus su quanto successo in Italia, un paese tutt’ora in stato d’emergenza
– e la didattica a distanza nelle sue forme, con i suoi benefici ma
soprattutto con le sue difficoltà, materiali e non, riscontrate da parte degli
studenti delle scuole, nel tentativo di portare avanti e salvaguardare un
percorso legato all’istruzione e alla socialità nel campo scolastico,
soffermandosi anche sui principali impedimenti nei rapporti con i
coetanei, familiari e nelle grandi difficoltà pratiche di vissuto quotidiano
all’interno dell’isolamento domestico; Nel terzo ed ultimo capitolo vi è il
cuore pulsante del lavoro di tesi. Partendo dagli effetti della riduzione delle
relazioni “dal vivo”, dall’instaurarsi di relazioni in connessione
esclusivamente virtuale (durante e dopo il lockdown) o dall’isolamento
forzato, queste hanno contribuito alla manifestazione di psicopatologie e/o
disturbi in forma lieve (tristezza, rabbia, sconforto, preoccupazioni per il
futuro), media (depressione, paura dell’isolamento o della morte) o molto
grave come il tentativo di suicidio, atti di autolesionismo, violenze
familiari.
Verranno in ultimo, proposte tematiche e ricerche documentate su come i
servizi preposti alle richieste di aiuto, sostegno o di cura per gli adolescenti
possano essere carenti da un punto di vista sia qualitativo che quantitativo
e come questo possa, anche se non primariamente, intensificare la
difficoltà o addirittura l’impossibilità nel confrontarsi e confidarsi con una
figura come quella di uno psicologo.

3
CAPITOLO I: I cardini dell’età evolutiva

1.1 Teorie e modelli della Psicologia dell’età Evolutiva

Il tema legato allo sviluppo psichico dell’essere umano è sicuramente


oggetto di ricerca e di interesse nel campo della psicologia, in molti dei
suoi settori ed ambiti in essa contenuti, dall’aspetto clinico a quello legato
alla conoscenza dello sviluppo. Nel corso della storia, l’idea del Sé è
diventata sempre più elaborata e complessa grazie anche ad alcuni
mutamenti storici come la Secolarizzazione2, ove il focus di una
realizzazione personale veniva indirizzato alla vita terrena e non più a
quella dopo la morte; l’industrializzazione3, attraverso cui la qualità della
vita diventava più alta e collettiva; l’Illuminismo4, movimento per

2 Storicamente la secolarizzazione culturale si è presentata in forme diverse. Nel contesto

dell'Europa occidentale la cultura umanistica del Rinascimento esaltò la potenza creatrice

dell'uomo sulla natura, che cessò di essere vista come mero riflesso del progetto divino, e

rivalutò le attività terrene, lo studio della medicina e dell'etica, in luogo delle speculazioni

metafisiche, anticipando in parte la cultura laica settecentesca. (Treccani, Origini del concetto)

3 Ha rappresentato in molti paesi il passaggio decisivo per la crescita del reddito e degli standard

di vita della collettività, accompagnato, sin dalla prima metà del 19° sec., da mutamenti nella

struttura della domanda dei consumi: riduzione della quota di domanda per beni di prima

necessità e crescita esponenziale di quella per i manufatti industriali e i beni di investimento,


fattori indispensabili per aumentare le capacità produttive del sistema. (Treccani)

4 Movimento filosofico, spirituale e politico, che improntò l’età della storia d’Europa compresa

fra la conclusione delle guerre di religione del sec. 17° (o la rivoluzione inglese del 1688) e la

Rivoluzione francese del 1789, determinando una evoluzione delle idee in fatto di religione,

scienza, filosofia, politica, economia, storiografia, e insieme anche un rinnovamento nelle varie
forme letterarie. (Treccani)

4
l’affermazione del rigoroso uso della ragione e del metodo empirico della
scienza, caratterizzato da una tendenza verso l’individualismo e una fede
entusiastica nell’universale e inarrestabile progresso dell’umanità;
ultima, ma non per importanza, la Psicoanalisi, in cui l’uomo viene
considerato come dotato di aspetti individuali, profondi ed estremamente
complessi. Quest’ultima si occupa di evidenziare e distinguere le varie fasi
che ogni essere umano attraversa nella vita, dalla nascita, seguita dalla
crescita fisica e psicologica nell'ambiente sociale, fino ai 18 anni, ovvero
l’età adulta.
In questo periodo la persona sviluppa e costruisce, anche grazie a proprie
esperienze, una progressiva autonomia e maturazione nella comprensione
della propria realtà, affettiva e di socializzazione, e dell’altro.
Facendo riferimento all’enciclopedia Treccani5, questo processo di
crescita e sviluppo, viene distinto in cinque fasi:

la prima infanzia (da zero a due anni circa)


la seconda infanzia (da due a sei anni circa)
la fanciullezza (da sei a dieci anni circa)
la preadolescenza (da dieci ai quattordici anni circa)
l'adolescenza (dai quattordici ai vent’anni circa).

Un punto di partenza, comunemente accettato, è che a partire dai 4 anni si


possa attribuire al bambino il possesso della cosiddetta Teoria della
Mente, intesa come sistema rappresentazionale di sé stesso e dell’altro.
Formulata nel 1978 da David Premack e Guy Woodruff, viene
riconosciuta come base per ogni interazione di stampo sociale ed utilizzata
per analizzare, giudicare e comprendere il comportamento degli altri.
Questa abilità si sviluppa durante i primi anni di vita, grazie ad una sana
interazione con le figure di riferimento e permette di avere un riscontro
sulle proprie e altrui capacità cognitive e affettive.

5 GUARESCHI et al., Universo del Corpo, Treccani, 2000.

5
La teoria della mente (o anche nota come TOM6) viene riconosciuta come
la capacità nel saper comprendere le dimensioni mentali degli individui;
ancor più nello specifico, elementi come le credenze, i desideri, le
emozioni, proprio e dell’altro vengono rappresentati internamente
attraverso elaborazioni mentali, per poter spiegare e prevedere la
conseguente messa in atto di eventuali comportamenti.
Le fondamenta della Teoria della Mente si basano su tre modelli teorici:

Teoria della Teoria: L’elaborazione mentale dell’essere umano è


fondata su conoscenze empiriche. Il bambino le acquisisce nel
corso dello sviluppo, costruendosi teorie tramite l’intuizione o
quelle più appartenenti alla massa in modo ingenuo. In questo modo
si sviluppa una teoria della teoria nella mente che gli permette di
inferire rappresentazioni mentali e di costruire una propria
immagine del mondo7.

Teoria modulare: La costituzione della realtà mentale si struttura


in moduli specializzati, biologicamente determinati e funzionanti
autonomamente. Questa Teoria, costruita nell’integrare da un lato i
concetti più puri della neurologia e dall’altro le conoscenze che si
hanno sulla morale umana, sostiene come la persona sperimenti di
simulare le azioni a livello cognitivo, nel tentativo di provare a
riconoscere un senso nel comportamento altrui8. L’esito di questo
processo porterebbe il bambino a provare stati emotivi come
esperienza per riconoscerne quelli altrui.

6 TOM = Theory of Mind, dall’inglese, letteralmente, “Teoria della mente”.


7 A. GOPNIK, Reconstructing constructivism: Causal models, Bayesian learning

mechanisms, and the theory theory. 2012.


8 A. LESLIE, Pretense, Autism, and the Theory-of-Mind Module, 1992.

6
Teoria della simulazione: L’elaborazione della mente nella
costruzione degli “stati, si struttura sulla propensione nel riuscire a
sentire lo stesso stato emotivo dell’altro. Inferire gli stati mentali
altrui consisterebbe nel simulare un mondo immaginario,
ponendosi nella prospettiva dell’altro, sperimentandone i diversi
stati mentali che ne derivano per poi poterli condividere 9.

Tutte queste diverse ma corrispondenti prospettive teoriche concorrono


nell’affermare l’esistenza di un continuum nello sviluppo della teoria della
mente in costante evoluzione.
Da un punto di vista scientifico, è possibile accertare tale comparsa grazie
al test della falsa credenza ideato nel 1983 da Perner e Wimmer, una prova
standardizzata applicata con bambini tra i 4 e i 9 anni.
L’esperimento consiste nel mostrare una scenetta in cui una bambina di
nome Sally inserisce una biglia in un cesto chiuso; la bambina esce dalla
stanza e un altro personaggio, Anne, entra e sposta la biglia dentro un
cassetto. Una volta ultimata la scena, si chiede quindi al bambino dove,
secondo lui o lei, Sally andrà a cercare la biglia una volta rientrata. I
bambini che rispondono correttamente e non confondono la propria
visione con quella dell’altro avranno sviluppato la mentalizzazione (non
presente prima dei 4 anni) ovvero la capacità di riconoscere all’altro stati
mentali propri ed altrui.
Già prima dei 4 anni però è possibile rintracciare delle strutture cognitive
che preparano la comparsa della TOM: tra i 6 e i 18 mesi, il bambino
comincia ad essere in grado di interagire mentalmente con il caregiver. Se
la madre sarà in grado di riconoscere lo stato emotivo presentato dal
bambino offrirà al figlio la possibilità di individuare ciò che egli stesso
prova. A seguito di ciò, la raffigurazione che il caregiver processa della
realtà affettiva del bambino è riconosciuta dallo stesso, all’interno della

9 V. GALLESE, A. GOLDMAN, Mirror neurons and the simulation theory of mind-reading,


1998.

7
propria dimensione di pensiero.
Viceversa, se lo stato emotivo non venisse colto dalla madre o dal
caregiver, la percezione che egli ha del proprio disagio potrebbe tramutarsi
in una fonte di paura, amplificando l’emozione e perdendo così il suo
potenziale simbolico. Alcune condizioni come l'Autismo e la Schizofrenia
vengono interpretate come un deficit specifico di questa abilità.

1.2 La Psicoanalisi

Nella storia della psicologia, il primo teorico che approfondì l’argomento


legato allo sviluppo psichico nella prima infanzia fu Sigmund Freud,
autore della teoria psicoanalitica. La sua Teoria dell’Io è ancora oggi la
più influente nella psicologia moderna.
Il Medico e neurologo austriaco propose come concept l’idea di
evoluzione psicofisica nel bambino, guidato nella prima e nella seconda
infanzia da forze biologiche istintuali e da forze sociali, attraverso
cambiamenti sia quantitativi che qualitativi.
L’infante viene definito dallo psicoanalista come perverso polimorfo, in
quanto è stimolato dalla ricerca del piacere senza alcuna finalità
riproduttiva, sperimentando queste sensazioni attraverso i propri organi e
zone erogene. Questo processo dello sviluppo psicosessuale10 viene
suddiviso in quattro fasi:

La fase orale: nei primi 18 mesi di vita, il neonato è legato


all’utilizzo della cavità orale e della bocca per soddisfare la sua
richiesta di piacere. La bocca diventa quindi lo strumento primario
per entrare in contatto con gli oggetti esterni a sé stesso,

10 S. FREUD, Tre saggi sulla teoria sessuale, 1905.

8
controllandoli come meglio può o vuole.

La fase anale: dai 18 fino ai 36 mesi, gli interessi del bambino si


spostano dalla zona orale a quella anale, in concomitanza con
l'acquisizione del controllo delle funzioni sfinteriche. La
soddisfazione ricavata dal controllo autonomo degli sfinteri, dovuta
alla regolazione ed all'espulsione di elementi fuori dal proprio
corpo, restituiranno oltre ad una sorta di gratificazione nel bambino,
un mezzo, atto al controllo delle relazioni con l'ambiente intorno a
sé.

La fase fallica: tra i 3 ed i 6 anni circa, attraverso la scoperta delle


proprie zone genitali ed il piacere che ne ricavano ambedue i sessi,
provocato dal trasferimento dell’energia libidica, il bambino
appaga la sua soddisfazione nell’esplorare questa nuova zona,
manifestando inoltre in questa fase un comportamento fortemente
esibizionista.

Il periodo di latenza: è la quarta fase delle cinque tappe della


sessualità infantile, dai 6 anni alla pubertà. Per Freud, questa fase è
necessaria al bambino per incrementare il livello di socializzazione
e sviluppare rapporti amichevoli in particolare con i membri dello
stesso gender, focalizzando la sua attenzione sulle attività che
caratterizzeranno il suo sviluppo fisico come, ad esempio, la scuola
o le principali attività extra scolastiche come quelle sportive.

La fase genitale, iniziando con la Pubertà e diluendosi poi per tutta


la vita dell’uomo, gli permette di sviluppare rapporti significativi
con l’altro o stesso gender, grazie all'energia libidica di nuovo
incentrata nella zona genitale.

All’interno di queste fasi dello sviluppo psicosessuale, Freud teorizza


come questa costruzione dell’Io, sia basata sul concetto di Istanze

9
Psichiche, individuandone e suddividendole nella prima topica11 in
Inconscio, Preconscio e Conscio ovvero tre forze che governano la nostra
mente. Le prime due sfere sarebbero ostacolate della censura della parte
conscia, nonostante i ricordi rimossi risiedano all’interno dell'inconscio,
ovvero la parte più profonda della mente dove risiedono i traumi e
i desideri repressi; tuttavia, questi pensieri non scompaiono, al
contrario, l'inconscio influenza costantemente il nostro modo di essere, a
volte attraverso i sogni e in altri casi attraverso l'apparizione di un vero e
proprio disturbo psicologico. Freud approfondì ulteriormente l’argomento
negli anni successivi, in particolare nel 1923 con la seconda topica12,
suddividendo la formazione della realtà mentale umana in tre ulteriori
istanze:

Io o anche Ego: la stanza corrispondente alla parte cosciente


dell’identità della persona, che cerca di mediare tra le pulsioni ed i
doveri.

Es: la stanza dove risiedono tutte le pulsioni, istinti o desideri volti


alla ricerca della soddisfazione del piacere.

Super-Io: la stanza, dove risiedono i pensieri devoti al dovere,


preposta a svolgere le funzioni di critica e giudizio.
Il Super-Io svolge il ruolo di valutatore, giudice e/o censore. Viene
costruito dall’interiorizzazione pressante degli ideali e dei divieti
parentali e sociali, dei codici di comportamento, degli schemi di
valore ove il Super Io svolge il ruolo di valutatore, giudice e
censore.
Freud sostiene che all’interno della persona vi siano due forze
pulsionali: la pulsione di vita, ovvero l’Eros alla ricerca del piacere

11 S. FREUD, Interpretazione dei Sogni (Die Traumdeutung), 1898.


12 S. FREUD, L’io e l’Es, 1923.

10
e un istinto di morte o pulsione di morte 13, chiamata Thanatos,
ovvero una naturale spinta all’autodistruzione. La Teoria
Pulsionale di Freud considera quindi l’aggressività come una
pulsione naturale, trieb, insita in ogni essere umano, che tende alla
distruzione di sé e dei propri simili.
Possono essere la cultura e la società a porre limiti a questa
tendenza a livello collettivo, oppure a livello individuale tramite la
razionalità14 controllando e censurando le pulsioni dell’Es.

1.3 Teoria dello sviluppo emotivo

Freud aprì sicuramente un dibattito, scatenando scalpore con le sue


pubblicazioni e le sue teorie. Diversi autori di inizio Novecento si
concentrarono sulla ricerca psicologica dell’essere umano sotto una
visione diversa e tra questi ci fu anche Donald Winnicott.
Laureatosi come medico si specializzò in medicina infantile, l’odierna
pediatria. Fin dai primi anni del suo lavoro, emerse la cura e l’attenzione
per la componente psicologica, considerandola come un fattore primario
nella genesi di molti disturbi e patologie. Conseguentemente si dedicò allo
studio della psicoanalisi ed in particolare la teoria freudiana, fino alla
decisione di farsi psicoanalizzare da Strachey, uno dei membri del
Bloomsbury15. Grazie alla sua professione sul campo, Winnicott ebbe

13 Freud utilizza il termine tedesco “Todestrieb”.


14 Dal latino, è la qualità di ciò che è razionale. Facoltà propria degli esseri dotati di ragione: la

r. è l’essenza dell’uomo. 2.Fondamento, metodo, criterio razionale: r. di un giudizio, di una

cura, di una ricerca scientifica; r. di un arredamento. (Treccani)


15 Bloomsbury Group, prendendo spunto dal nome di un quartiere di Londra, fu un circolo
intellettuale che a partire dai primi anni del ‘900 fino agli anni ’40 circa, diversi artisti

11
l’opportunità di osservare e di formulare pensieri teorici a fondo sullo
sviluppo dei primi mesi di vita e provare a scoprire perché sia “speciale”
la relazione tra il bambino e la madre.
Il bambino, in modo autonomo e indipendente, costruisce un percorso
caratterizzato da un graduale incontro con la realtà.
Questo processo è graduale e il compito della madre non è quello di
allontanarsi, ma di offrire gli strumenti necessari per supportare questa
naturale progressione all’autonomia.
Per il corretto sviluppo il bambino non ha bisogno di una madre che sia
perfetta, bensì che sia capace di adattarsi ai bisogni del neonato e ne
supporti lo sviluppo di crescita. In questa fase la madre si chiude nella
relazione con il figlio, da cui ne uscirà solo quando quest’ultimo le darà il
“via libera”. Questo passaggio non viene considerato come
psicopatologico dall’autore.
Nonostante possieda un potenziale innato per svilupparsi, senza una madre
sufficientemente buona, che si prodighi nella cura del figlio, l’infante non
sarà in grado di poter sviluppare una propria indipendenza individuale.
Nel periodo in cui avviene questo passaggio, viene utilizzato quello
che Winnicott definisce oggetto transizionale. Quest’ultimo diventa un
mezzo attraverso il quale nel distacco dalla madre, offrirebbe un
collegamento a sostegno tra la madre e l’assenza di quest’ultima.
L’uso che il bambino fa del suo oggetto transizionale rappresenta la
costruzione mentale del suo simbolo e la sua prima esperienza di gioco.
In questa fase, il bambino adopera oggetti o fenomeni dal mondo esterno
a sé e li utilizza in connessione a ciò che deriva dalla sua realtà interna o
personale. Il gioco è un’esperienza creativa e la capacità di giocare
consente al soggetto di esprimere l’intero potenziale della
propria personalità, grazie alla sospensione del giudizio di verità sul

discutevano della cultura e l’estetica del Novecento in diversi campi, dalla letteratura all’arte,

alla filosofia e all’economia.

12
mondo. Il gioco assorto dei bambini si colloca in una dimensione interna
fra il Sé individuale e l’ambiente.
La creatività è costituita dalla modalità che ha l’individuo di incontrarsi
con la realtà esterna, essendo universale nell’essere umano viene
riconosciuta come sua peculiarità.
La creatività non viene mai totalmente annullata, anche nei casi più
estremi di false personalità, tuttavia può restare nascosta e questo viene a
determinare la differenza tra il vivere creativamente e il semplice vivere.
Secondo Winnicott fin dall’inizio della vita, la crescita è una forza motrice
e motivante nell’uomo, un puro potenziale di crescita che traina allo
sviluppo psicologico nell’esperienza corporea e psichiche.

La definizione della nostra identità umana è per Winnicott un


processo deciso a livello biologico e anteriore alla nascita, che comporta
l’evoluzione della persona, della psiche-soma, della personalità, della
mente, della socializzazione e dell’adattamento ambientale.
Specificamente la Teoria dello sviluppo emotivo si focalizza
sull’evoluzione del Sé, riconosciuto come identità personale.
Fin dal principio, come componente psicologica del neonato, c’è un Sé
centrale primario, che è il potenziale innato che sperimenta la continuità
dell’essere, acquisisce una realtà psichica personale e uno schema
corporeo e che diverrà poi nucleo del Sé o vero Sé potenziale. In
successione, grazie alla consapevolezza empirica, al potenziamento
neurologico, all’elaborazione mentale e all’ambiente favorevole, emerge
il mondo interno del bambino.
Quando l’individuo raggiunge la maturità richiesta di tutte le componenti
citate, la sua personalità si strutturerà in questo modo:
al centro porrà il Sé centrale e alla base l’Io, difensore del Sé e
organizzatore delle strutture psichiche.

Una delle basilari funzioni dell’Io è come di utilizzare la realtà psicologica


di eventi motori e sensoriali, concretizzando successivamente
l’elaborazione mentale personale e come tutt’uno con il pensiero e l’azione

13
conseguente, definendo la persona nella sua interezza.
L’evoluzione per cui una persona si sente non scissa è grazie
all’integrazione dell’Io, resa possibile dall’esperienza della continuità e
dall’idea che nulla di ciò che è accaduto andrà mai perso anche se spesso
è direttamente accessibile alla coscienza.
All’inizio della vita, il neonato è coinvolto in uno stato privo di
integrazione ove per raggiungere quest’ultima, saranno necessarie le cure
di una madre sufficientemente buona.
Nonostante il raggiungimento di questo stato, tuttavia, nel sonno
il bambino tornerà alla non-integrazione, e ciò costituisce la premessa per
la capacità dell’adulto di sentirsi calmo, rilassato e capace di stare solo,
beneficiando della solitudine (inizialmente data dall’assenza della madre).
Dinanzi ad una prematura carenza, in special modo nella fase della
dipendenza assoluta, la generazione di un falso Sé adattivo e compiacente
potrebbe farsi sempre più presente nella realtà psicologica del bambino.
Tutto questo è dipeso principalmente dalla non capacità della madre di
saper cogliere e rispondere ai bisogni del bambino, che inizierà ad
accumulare un insieme fasullo di relazioni e crescerà ad immagine e
identificandosi con chi ha un ruolo in apparenza più forte sulla scena, non
permettendo di conseguenza al suo vero Sé di emergere.
Tra le principali importanti funzioni di una madre “buona”, vi è quella di
favorire il processo di integrazione dell’Io del bambino; questo processo
dovrebbe avvenire identificando i suoi stati con egli (relazione egoica) e
il suo contenimento (holding).

L’holding è volto al sostegno dell’Io “debole” e immaturo del bambino,


ed è coinvolto in due processi:

Proteggerlo da eventuali eventi traumatici;


Prendersi cura rispondendo con presenza ai suoi bisogni.

Tali svolgimenti consentono di acquisire un senso di fiducia nel caregiver


e nell’ambiente più in generale.

14
L’obbligatorietà di “contenere”, non è solo legato al periodo di assoluta
dipendenza dalla madre, ma è possibile che si ripresenti in ogni occasione
in cui si presentano circostanze particolarmente minacciose o stressanti.
Una madre sufficientemente buona ha anche un’altra specifica funzione:
la manipolazione, l’Handling, che si riferisce alla modalità di maneggiare
il figlio, dovuta alla capacità di tenere il bambino in modo del tutto
naturale, affinché ogni parte del corpo sia raccolta per formare nella sua
continuità uno schema corporeo personale.
La dipendenza è un concetto centrale nella teoria di Winnicott, costruendo
la sua presenza nel bambino su tre stadi:

Dipendenza assoluta, in cui il figlio può solo trarre vantaggio o


essere danneggiato dalle attenzioni materne, non avendo alcun
controllo su di esse.

Dipendenza relativa, in cui discendente riconosce in modo sempre


evidente il bisogno di specifiche cure materne, legandole ad un
impulso personale.

Indipendenza, in cui vengono sviluppati delle modalità per fare a


meno delle cure concrete, attraverso i ricordi delle cure materne
avute.

L’indipendenza non è mai totale, visto che la persona sano non si isola
dall’ambiente, ma è parte di essa interagendo con esso in
modo interdipendente; per il raggiungimento dell’interdipendenza, ogni
individuo dovrebbe soddisfare tre requisiti:

L’integrazione delle diverse parti del Sé; Il modo personale con cui il
bambino sperimenta il corpo come parte di Sé; Sentire il Sé sito nel corpo
e la relazione d’oggetto, che permette di distinguere il Sé dal non-Sé, la
realtà interna dalla realtà esterna.

15
1.4 Trauma della nascita

Otto Rank, nato a Vienna nel 1884, è stato il primo filosofo a diventare
psicoanalista. Dotato di un elevata conoscenza culturale, letteraria e
psicoanalitica divenne il più competente studioso delle applicazioni della
psicologia all'arte, alla letteratura e alla mitologia. Fu uno dei più assidui
assistenti e fedeli allievi di Sigmund Freud, che conobbe nel 1906,
permettendogli di entrare a far parte della cerchia dei sostenitori attivi
della causa psicoanalitica, diventando segretario dell'Associazione
psicoanalitica internazionale16.
Otto Rank uscì dalla cerchia dei seguaci di Freud ed i rapporti
s’interruppero poiché in contrasto con la psicopatologia legata
al complesso di Edipo17. Rank fu sicuramente originale ed in parte
rivoluzionario, soffermandosi su qualcosa che Freud non vide, ovvero che
alla nascita il neonato, effettua una trasformazione psicofisica
fondamentale nella sua vita, vivendola appunto come un trauma.

16 L’International psychoanalytical association (IPA) fu fondata da Freud stesso nel 1910 a

Norimberga con lo scopo di «coltivare e promuovere la scienza psicoanalitica nel mondo». La

Società psicoanalitica italiana fu fondata nel 1932 da Edoardo Weiss – analizzato da Paul

Federn, a sua volta discepolo diretto di Freud – e fin dal 1935 entrò a far parte dell’IPA. Oggi

convivono in Italia due società: la Società psicoanalitica italiana (SPI) e l’Associazione italiana di
psicoanalisi (AIPSI), nata per scissione dalla SPI. (Treccani)
17 Complesso d’Edipo: Nella teoria psicoanalitica di S. Freud, la situazione psicologica centrale

del bambino, che sino a una certa età nutre sentimenti di amore per il genitore del sesso

opposto e sentimenti di rivalità per quello del suo stesso sesso. Il non avvenuto superamento

del complesso di E. favorirebbe l'insorgere di situazioni nevrotiche nell'età adulta. Il complesso

di E. è diverso nel maschio e nella femmina, per la quale da alcuni psicoanalisti è stata
adoperata l'espressione complesso di Elettra. (Treccani)

16
Il suo postulato centrale è che nascere è il primo trauma vissuto dall’essere
umano, poiché significa separarsi bruscamente dalla madre e affrontare il
passaggio immediato da un contesto di conforto e sicurezza ad uno più
ostile e “aggressivo”.
Otto Rank ha incentrato gran parte del suo lavoro sul Trauma della
Nascita, ovvero il primo episodio della creazione della nevrosi e l’evento
che ci introduce nel terreno di ciò che è umano.
Il tentativo è di spiegare l’origine dell’angoscia che attanaglia l’essere
umano durante la sua vita. Che il neonato soffra alla nascita è ampiamente
riconosciuto18. La teoria di Otto Rank è un collegamento e
approfondimento maggiore a questa tematica, proponendo come questo
trauma iniziale sia il fattore principale che definisce la nostra vita psichica;
questo lo spinse a considerare come, oltre ai naturali pericoli della vita, il
dolore prodotto dall'ansia poteva risalire al vissuto di ogni bambino nei
primi momenti della propria esistenza.
L’essere umano necessita durante la sua infanzia il superamento di questo
primo intenso trauma in modo non psicopatologico.
Da diagnosticare come patologico invece la persistenza di ansia nella
successiva fase adulta, definendoli soggetti nevrotici “infantili”.
Accogliendo la visione teorica come lo presenta Rank nei riguardi
dell’angoscia, sarà quindi più accessibile la conoscenza di come ogni
espressione infantile di ansia o paura, nell’adulto, sia in realtà un residuo
parziale dell'ansia “primordiale”.
Il fine principale quindi per ogni essere umano, è quello di ristabilire il
piacere primitivo intrauterino. L'inverso della negazione e del trauma della
nascita primordiale è la volontà creativa, ove le personalità vengono

18 Tràuma s. m. [dal gr. τραῦμα (-ατος) «ferita»] (pl. -i). – 1. In medicina, lesione prodotta

nell’organismo da un qualsiasi agente capace di azione improvvisa, rapida e violenta: t.

cranico; malattia da t.; subire, riportare un trauma. In ostetricia, t. da parto, quello sofferto dal

neonato durante l’espulsione attraverso il canale del parto. (Treccani)

17
costantemente rimodellate vivendo queste esperienze, a meno che la porta
alle esperienze di vita non sia stata chiusa dalla nevrosi19.
La dualità cruciale nelle dinamiche della vita umana, sostiene Rank, è
quella tra differenziazione e unicità, tra creazione del Sé e sommersione
del Sé, quindi tra nascita e morte, o nell'immaginario della pittura, tra
figura e sfondo.
L'operazione di questa dualità non si ferma mai, ma l'uomo è incline a
cercare soluzioni unilaterali ai problemi sotto forma di ideologie
assolutistiche, siano esse politiche, religiose, educative o psicologiche.
Inoltre, sostiene Rank, queste ideologie forniscono all'uomo qualcosa di
esterno e più grande di lui e per identificazione possono diventare il suo e
in questo modo garantire la sua “immortalità”.
Questa è la natura stessa della vita umana e l'accettazione di questo fatto,
non solo intellettualmente, ma come realtà vivente, rende possibile
l'espressione creativa della volontà individuale.
Mettendo al centro della sua teoria la nozione di volontà, Rank restituì
all'uomo i suoi attributi più umani: autonomia, responsabilità e coscienza.
L’obiettivo di una potenziale psicoterapia mira quindi al ripristino delle
manifestazioni di volontà positive anziché distruttive e di sostenere
l’impegno del paziente per l'auto-realizzazione.
La possibilità per tale crescita e realizzazione del Sé non è principalmente
o esclusivamente legata alla scoperta del passato, né all'emergere di

19 Condizione di sofferenza della psiche provocata da disturbi, a condizionamento psichico (cioè

psicogeni), per lo più di decorso cronico, che si estrinsecano con diversi sintomi, per es. ansia,
paure, coazioni, sintomi isterici, e con diverse caratteristiche, per es. inibizione,

insicurezza, labilità emotiva, conflittualità interiore. Fu il medico scozzese W. Cullen a

impiegare per la prima volta (1777) il termine, designando con esso tutte le malattie del sistema

nervoso centrale e periferico non riconducibili a fattori infettivi. Nel corso dell’Ottocento, n.

indicava disturbi d’organo senza una base organica (per es., n. cardiaca, gastrica, sessuale,

uterina o isterica). (Treccani)

18
impulsi inconsci, né a nessuna delle "tecniche" che generalmente
associamo alla procedura psicoanalitica, ma a una liberazione della
volontà basata su un'accettazione filosofica e comprensione della natura
della vita e del proprio posto in essa e sulla fiducia nel suo potenziale di
crescita e sviluppo.
L’autore introduce quindi il pilastro dell'autodeterminazione come una
creazione volontaria e consapevole del proprio destino, facendo le proprie
scelte. Ciò significa non avere il destino come ente esterno all’individuo,
ma accettare e affermarsi come colui che lo crea.
Questo destino interiore include anche l'autodeterminazione, nel senso
della piacevole lotta con noi stessi, il conflitto, la ricerca delle nostre
volontà. Rank crede che l’uomo nasca in una condizione di dolore e che
muoia con essa. Compito dell’individuo, quindi, è quello di accettare il
dolore nella vita, come fattore naturale. L'essere umano nasce al di là della
psicologia e muore al di là di essa, ma può vivere oltre essa solo attraverso
esperienze vitali proprie come attraverso la rivalutazione, la conversione
o la rinascita, grazie alla propria creatività.
Nel suo ultimo libro, Beyond Psychology, Rank scrive:

“My own life work is completed, the subjects of my former interest,


the hero, the artist, the neurotic appear once more upon the stage, not only
as participants in the eternal battle of life, but after the curtain has gone
down, unmasked, undressed, unpretentious, not as punctured illusions, but
as human beings who require no interpreter.”

19
1.5 Teoria dello sviluppo

Melanie Klein, psicoanalista austriaca e riconosciuta poi come Inglese, è


stata rinomata in particolar modo per i suoi lavori pionieristici nel campo
della psicoanalisi infantile, aprendo le porte ad un tema con importanti
contributi sulla Teoria delle relazioni con gli oggetti.
Nel 1914 a causa della morte della madre, entrò in uno stato depressivo
importante; questo nuovo ed ulteriore lutto da elaborare, la condusse ad
intraprendere un'analisi con Ferenczi20, di cui conosceva le opere scritte.
Quest'ultimo la incoraggiò nello studio dei bambini e nel suo desiderio di
diventare psicoanalista, al punto di introdurla nella Società ungherese di
psicoanalisi. La Klein nel 1919 comunicò in quella sede il suo primo
lavoro “Lo sviluppo di un bambino”21. Dando il via a questa nuova branca
nel lavoro analitico22, il lavoro svolto della Klein permise di superare i
confini tracciati nella teoria freudiana, spostando il focus da una relazione
a tre (edipica) ad una relazione duale tra il bambino e la madre.

L’autrice sosteneva l’esistenza fin dalla nascita di un Io primitivo,


soggetto all'angoscia che causa il conflitto tra impulsi di vita ed impulsi di
morte, a loro volta manifestati sotto forme d'amore e d’odio.

20Medico e psicanalista ungherese, laureatosi a Vienna nel 1894, si unì a S. Freud del quale fu,

sino al 1923, uno dei discepoli più fedeli. Si occupò in origine dei problemi dell'omosessualità

prima di elaborare un proprio autonomo punto di vista (bio-analisi) tendente a estendere la


teoria psicanalitica in campo biologico e fondato sull'ipotesi secondo la quale l'esistenza

intrauterina sarebbe la ripetizione dello sviluppo filogenetico della specie a partire da una

supposta origine marina (Treccani).


21 Pubblicato successivamente nel 1923 all’interno dell’International Journal of Psycho-

Analysis.
22 Anche Anna Freud, figlia di S. Freud, fu una delle principali artefici dello sviluppo di questo
campo.

20
Due tipi d'angoscia si vengono a generare durante i primi tempi, stabilendo
la struttura mentale del soggetto: l'angoscia persecutiva (o paranoide) e
l'angoscia depressiva. Si prefigura un concetto caratteristico del rapporto
con l’oggetto, delle angosce e delle difese, che proseguono per tutta la
durata della vita.

Occorre comprendere il termine di posizione non tanto come un concetto


cronologico, ma piuttosto come un concetto strutturale dell'organizzazione
dell’Io. Analizzando le posizioni proposte dalla Klein, la schizo paranoide
prevale durante i primi quattro mesi, a causa di una visione radicale
dell’oggetto, di tipo parziale, ove nei primi giorni di vita il neonato vive
in simbiosi con la madre e non riesce a distinguere il proprio corpo dal
suo. In questa fase, le relazioni con gli oggetti sono unicamente
intrapsichiche. Il bambino percepisce il seno materno come parziale a sé,
come prolungamento di sé stesso.
Questa posizione è segnata da tre principali meccanismi:

La discriminazione dell'oggetto (il seno materno) in buono e cattivo


oggetto;
La proiezione del cattivo oggetto;
L’introiezione dell’oggetto buono.

In questa fase ha quelli che vengono definiti fantasmi, ovvero espressioni


mentali degli impulsi parziali.
Questi fantasmi vengono identificati come difese da una realtà interna ed
esterna ancora non integrate.
Se il fantasma dell’oggetto buono prevale, il bambino sarà capace di
proiettare all'esterno i suoi impulsi distruttivi.
Al contrario, se il fantasma di cattivo oggetto domina, sarà invaso
dall'angoscia persecutoria ed adotterà difese psicotiche come il rifiuto di
ogni esperienza percettiva reale, la deflagrazione dell’Io e dell'oggetto.
Nella posizione schizoparanoide la presenza di angosce paranoidi
contribuisce allo sviluppo di proiezioni aggressive sugli oggetti, che

21
vengono vissuti come persecutori.
L’angoscia deriva dalla paura che i cosiddetti persecutori, distruggano l’Io
e di conseguenza l’oggetto ideale. Le angosce depressive sono
contraddistinte dalla preoccupazione che la propria aggressività produca
l’annientamento degli oggetti buoni, amati, con cui ci si relaziona.
Aumentando che l’organizzazione l’Io aumenta, debilitando le proiezioni
presenti, la rimozione diviene conquistatrice del posto della scissione,
avviando i processi di simbolizzazione23.
All’interno della posizione schizoparanoide si formano le primissime
elaborazioni di quello che potrebbe essere definito, in chiave freudiana, il
Super-Io.
Per M. Klein, la posizione schizofrenico-paranoide può essere la base
portante delle psicosi. Successivamente nella posizione depressiva, verso
il sesto mese circa, il bambino diventa consapevole di sé distinguendo gli
oggetti come enti esterni, dovuto all’evoluzione del senso della propria
realtà psichica ed una crescente distinzione tra fantasia e realtà esterna.
Il bambino qui ha una visione dell’oggetto totale, separato e indipendente
dalla percezione che il bambino ha di sé.
L'interazione tra le pulsioni e gli oggetti parziali e totali definisce la
relazione oggettuale.

Questa posizione non sostituisce quella schizoparanoide; l’integrazione


raggiunta non diviene mai totale e le difese verso il conflitto depressivo
portano a una regressione schizoparanoidea.
Le modalità la quale i rapporti oggettuali vengono integrati nella posizione
depressiva divengono la base portante della identità dell’individuo. Tra le
principali idee e fondamenti teorici, la Klein elaborò un ulteriore distinguo
sulle dinamiche legate all’invidia e gelosia24.
La gelosia basandosi sull'amore o pulsioni di vita, desidera l'oggetto

23 Il simbolo si forma nel bambino per proteggere l’oggetto d’amore dalla sua aggressività.
24 M.KLEIN, Invidia e gratitudine, 1957.

22
gratificante tutto per sé e la distruzione di tutto ciò che si oppone a questo
possesso. L'invidia o pulsione di morte invece non potendo avere l’oggetto
desiderato, ne desidera la distruzione, identificandola quindi come
un'energia distruttiva la cui quantità è biologicamente determinata.
Nella fase schizoparanoide il seno è vissuto come buono in modo
onnipotentemente – in quanto capace di dirigere il destino della sanità
mentale di colui che ne è dipendente – poiché da un lato può essere
riconosciuto come buono ma anche “malvagio”.
Quando l'oggetto nutre e sostiene i bisogni del bambino, il feedback
emotivo da parte di costui è di gratitudine e di riconoscenza; quando
invece vengono negati o non c’è una risposta adeguata, la reazione
sentimentale sarà d’invidia; inevitabilmente è necessario un equilibrio dei
due sentimenti alla base dell’Io, per poter essere integro e stabile. La
relazione con gli oggetti, sana o patologica, avviene a livello fantasmatico,
autonomamente dalle qualità reali della relazione con la figura materna.
Dal conflitto presente tra la pulsione di vita e quella di morte, soggiace la
sanità psichica o l'insorgenza della psicosi nel soggetto. Ancor più
precisamente, se il passaggio dall'oggetto parziale all'oggetto totale non è
adeguato, il bambino vivrà in un mondo di oggetti scissi, terrorizzato
dall'oggetto persecutorio, sviluppando quindi una psicosi.
Se invece fallisce l'elaborazione del lutto e la riparazione durante la
posizione depressiva, potrà insorgere una nevrosi o adoperando la difesa
maniacale della posizione schizoparanoide, una psicosi.

23
1.6 Teoria dell’attaccamento

La teoria dell'attaccamento fu uno degli approcci principali allo studio


delle relazioni interpersonali, cercando di spiegare perché le relazioni
genitoriali abbiano un potere così d’impatto sulla personalità dei bambini.
Venne pensata in origine da John Bowlby negli anni '40 ed ampliata
successivamente anche alla collaborazione con Mary Ainsworth.
L’input iniziale scaturì dalle osservazioni, da parte dello psicoanalista
britannico, di bambini che erano stati separati dai loro genitori durante la
guerra. Venne fortemente criticato dai colleghi perché si opponeva alla
popolare visione freudiana secondo cui lo sviluppo di un bambino fosse
quasi interamente legato alla funzione delle dinamiche intrapsichiche,
escludendo i vissuti interpersonali.
Bowlby fece molto affidamento sulla ricerca etologica 25, in quanto
sosteneva che i bambini, privati dei bisogni socio-emotivi di base,
andassero poi a coincidere con delle carenze all’interno dei rapporti
interumani.
La teoria dell'attaccamento di Bowlby sostiene che i bambini nascono con
un sistema psicobiologico, il cosiddetto sistema comportamentale
dell'attaccamento che li motiva a cercare o mantenere la vicinanza a una
figura di attaccamento.

25 Studio comparato del comportamento animale, con l’assunto che specifici moduli
comportamentali caratterizzino e distinguano ciascuna specie al pari dei caratteri morfologici.

Scopi primari dell’E. sono la descrizione del comportamento animale e la sua interpretazione

dal punto di vista funzionale, causale, ontogenetico e filogenetico. Questa sua trasversalità le

ha permesso di fungere da luogo d’incontro di discipline di orientamento diverso, quali

fisiologia, ecologia e zoologia, da un lato, scienze sociali e discipline psicologiche, dall’altro.

(Treccani)

24
La figura è inquadrata come caregiver26 primario, identificata dal bambino
per proteggerlo da eventuali pericoli.
Il “comportamento di attaccamento” si manifesta in una persona che
mantiene uno stato di prossimità nei confronti della figura di attaccamento,
ritenuta abile di rapportarsi alla totalità del mondo in modo adeguato; è
quindi un meccanismo innato o istintivo di regolazione degli affetti. Il
sistema comportamentale dell'attaccamento si basa su diverse
affermazioni importanti: il bambino vuole stare con la figura di
attaccamento, soprattutto in situazioni di stress (ricerca della prossimità).
Il bambino trae conforto e sicurezza dalla figura di attaccamento; si
“ribella” se la figura di attaccamento non è disponibile.
Il sistema di attaccamento inizia a svilupparsi intorno alle sei settimane di
vita e si evolve nel tempo in funzione delle tipologie di risposte da parte
del caregiver dinanzi ai vissuti d’angoscia da parte dell’infante.
Queste risposte potrebbero portare il bambino a sviluppare i cosiddetti
modelli di lavoro interni o mentali di sé e dell'altro.
Nel momento in cui i bambini ricevono cure efficaci e coerenti ai loro
bisogni, sviluppano modelli di lavoro interni positivi di sé stessi e degli
altri, acquisendo un senso di sicurezza dell'attaccamento che si produce in
elaborazioni psichiche legate al mondo, ritenendolo interessante e sicuro,
in cui è possibile esplorare cose nuove e con cui interagire efficacemente
con le persone.
Bowlby considerava la sicurezza dell'attaccamento cruciale per la
formazione di relazioni sane.
Al contrario, i bambini che vengono trascurati o ricevono cure incoerenti
alla richiesta dei bisogni, costruiscono una visione interna, di sé stessi e
degli altri, negativa. Questi bambini imparano ad affrontare il disagio
utilizzando strategie di regolazione degli affetti con modelli problematici
di comunicazione interpersonale, costruendo infine relazioni

26 colui che si prende cura.

25
interpersonali disfunzionali.
I modelli interni d’elaborazione sono al centro della teoria
dell'attaccamento, nonostante molte domande rimangano ancora senza
risposta. Una di queste ruota attorno alla struttura e organizzazione di
questi modelli. Le ultime ricerche emergenti li teorizza come modelli di
un livello profondo, costituiti da serie associative di reti neurali ciascuna
contenente miliardi di neuroni che rappresentano specifiche o generali
esperienze, sentimenti e pensieri. Quest’ultimi vengono ripetuti in unione
ai processi di eccitazione e inibizione che nel tempo forgiano tendenze
centrali che possono quindi essere indicati come modelli di lavoro.
Questi punti di vista sono molto simili alla Social Cognition, che
concepisce l'elaborazione delle informazioni sotto forma di schemi
cognitivi o script. Tuttavia, ci sono differenze fondamentali tra i modelli
di lavoro dell'attaccamento e queste altre strutture cognitive.
In primo luogo, i modelli di lavoro dell’attaccamento sono più complessi
in quanto contengono informazioni su di sé e sugli altri in relazione al
rapporto rispetto al contesto impersonale.
Un'altra differenza è che ci sono multipli modelli interni che vanno
differenziandosi nel tempo, quali ad esempio, amici, genitori, intimi.
Come e in cosa i modi di questi modelli interni di lavoro siano collegati
tra loro non è ancora chiaro.
Una terza differenza è che i modelli operativi interni dell’attaccamento
risultano più ricchi e diversificati nei contenuti e consistono in più di un
elenco di proposizioni come atteggiamenti e credenze.
Infine, lavorando questi modelli, vengono organizzati emotivamente in
modi in cui spesso non lo sono altre strutture cognitive.
Un'affermazione fondamentale della teoria dell'attaccamento di Bowlby è
che il sistema d'attaccamento, una volta sviluppato nell'infanzia, rimane
relativamente stabile nel corso della vita.
L'idea che l’attaccamento si attivi quando i bambini sono in una
condizione di “Distress” nel tentativo di ricerca della vicinanza al loro
caregiver ha portato a valutare l'orientamento dell'attaccamento dei
bambini in relazione con la "strange situation", un protocollo di intervista

26
osservazionale-clinica. Sviluppata da Ainsworth, fu ispirata dal surrogato
di Harlow, attraverso l’utilizzo di una bambola in un esperimento con i
macachi Rhesus. L’osservazione della procedura è di 20 minuti, valutando
l'attaccamento genitoriale dei bambini di 1 anno in una stanza da gioco. Lo
svolgimento avviene in diversi episodi ed esplora le modalità con cui il
bambino usa la madre come base sicura ed è disposto a esplorare una
“situazione anomala”, in questo caso la presenza di uno sconosciuto. La
S.S. valuta anche la scelta di quale comportamento di attaccamento prende
il sopravvento quando la madre lascia la stanza e ritorna con il
bambino. L’osservazione di tutte le fasi della S.S. ha aperto la possibilità
di poter definire quattro diverse tipologie di attaccamento, che nascono nel
rapporto tra il caregiver ed il bambino:

Disorganizzato: il bambino mette in atto dei comportamenti


stereotipati, ed è sorpreso/stupefatto quando il caregiver si
allontana.

Insicuro-Ambivalente: Manifestazione di comportamenti


contraddittori nei riguardi del caregiver, dove viene ignorato in
alcuni momenti, mentre in altri ricerca il contatto.
Quando il caregiver si separa momentaneamente dal bambino e poi
ritorna, costui risulta disperato.

Insicuro-Evitante: il bambino perlustra il territorio ignorando il


caregiver, palesando segni di indifferente alla sua uscita e non
permettendo che vi si avvicini al suo ritorno.

Sicuro: il bambino esamina l'ambiente circostante e gioca


nonostante l’osservazione evidente del caregiver con cui
interagisce. Nel momento in cui il genitore esce dalla stanza ed il
bambino rimane con lo sconosciuto, questo è visibilmente turbato.
Al ritorno del caregiver, l’infante si tranquillizza e si lascia
confortare.

27
Queste ricerche di Bowlby, unite agli esperimenti della Ainsworth,
dimostrarono che ogni esperienza di separazione dal caregiver, o anche di
semplice minaccia di separazione, determinano nell’infante una risposta
di tipo ansiogena e una riduzione di autonomia del comportamento
nell’esplorare l’ambiente.
Secondo Bowlby, diversi disturbi infantili e alcune psicopatologie adulte
sono imputabili allo stress provocato da queste ripetute
esperienze traumatiche. Ad esempio, le persone con attaccamento insicuro
tendono a elaborare i comportamenti interpersonali in modo più prevenuto
rispetto alle persone attaccate in modo sicuro.
I due modelli di attaccamento sono associati in modi prevedibili a una serie
di qualità relazionali e comportamenti sonori.
Lo è l'insicurezza dell'attaccamento sia del tipo evitante che di quello
ansioso associati a modelli meno costruttivi e sensibili di comunicazione
interpersonale modalità e metodi meno efficaci per risolvere i conflitti
relazionali. L’insicurezza dell'attaccamento interferisce anche con i
comportamenti pro-sociali e la comunicazione di supporto.
La separazione o anche solo la possibilità di quest’ultima, costituiscono
forme di deficit parentale e contribuiscono ad incrementare la dipendenza
nel duo figlio-genitore. La teoria dell'attaccamento è una delle teorie più
ricercate in psicologia. Viene inoltre applicata come strumento
diagnostico nelle terapie di famiglia, counseling e istruzione. L'AAI27 è
stato recentemente applicato come strumento in tribunale della famiglia
per assistere nei casi di custodia.

27 Intervista composta da 18 domande aperte e dalla durata circa di 60 minuti. Le risposte

dell’intervistato vengono classificate in una delle categorie di stile d'attaccamento.

Tra le categorie individuate nell' Adult Attachment Interview sono presenti lo stile di

attaccamento sicuro, distanziante, preoccupato, irrisolto o quello più grave, definito come

inclassificabile.

28
1.7 Epistemologia genetica & Teoria dello sviluppo socio cognitivo

Grazie alle teorizzazioni, seppur sotto visioni differenti ma unite da un


paradigma costruttivista, Jean Piaget e Lev Vygotsky hanno fortemente
influenzato i metodi e gli approcci all'insegnamento nel campo della
psicologia dello sviluppo e dell’educazione.
Entrambi, contribuirono al campo dell'istruzione fornendo possibili
nozioni per gli stili e le abilità di apprendimento cognitivo dei bambini.
Nonostante Piaget e Vygotsky, avessero visioni diverse sulle modalità di
sviluppo cognitivo nei bambini, entrambi offrirono indicazioni
psicologiche su come insegnare determinati materiali in modo appropriato
per lo sviluppo.
Piaget teorizzò lo sviluppo cognitivo nell’essere umano in quattro stadi
consequenziali:

Sensomotorio (0-2 anni): Durante questo stadio, il bambino


sperimenta il proprio mondo attraverso l’utilizzo dei sensi e il
movimento. Il bambino, all’interno di questo stadio sviluppa la
cognizione permanente dell'oggetto, ovvero la comprensione che
un oggetto esiste anche se non si trova nel suo campo visivo. Il
bambino inizia anche a capire che le sue azioni potrebbero avere
delle conseguenze.

Preoperatorio (2-7 anni): Piaget affermò che all’interno di questo


stadio il bambino non ha appreso la capacità delle operazioni
mentali, non ha ancora la capacità di pensare attraverso le
azioni. Viene definito quindi egocentrico, dando per scontato che
gli altri condividano i loro stessi punti di vista. A causa
dell'egocentrismo, i bambini in questa fase si impegnano in
monologhi collettivi, in cui ogni bambino parla, ma non interagisce
con gli altri bambini. Un altro elemento importante della fase
preoperatoria è l'acquisizione della capacità di conservazione. I

29
bambini capiscono che la quantità di qualcosa rimane la stessa
anche se il suo aspetto cambia. Un bambino nella fase preoperatoria
non sarebbe in grado di eseguire il famoso problema di
conservazione piagetiano del liquido e del volume28, perché non ha
ancora sviluppato il pensiero reversibile - "pensare a ritroso, dalla
fine all'inizio"

Operazioni concrete (7-11 anni): Alla fine delle scuole elementari,


gli alunni apprendono meglio attraverso l'apprendimento pratico
per scoperta mentre lavorano con oggetti tangibili. I processi di
ragionamento di base iniziano a prendere forma in questa fase e
sono legati all’identità, alla compensazione ed alla
reversibilità. Una persona o un oggetto per il bambino rimane lo
stesso nel tempo, acquisendo quindi un’identità; un'azione può
causare cambiamenti in un'altra.

Operazioni formali (dagli 11 anni in poi): Gli esseri umani che


raggiungono questo stadio, poiché per Piaget non tutti riescono,
diventano in grado di pensare in “modo astratto”, ovvero nella
fusione tra l'acquisizione della metacognizione29 e la capacità di

28 Per conservazione si intende la capacità di comprendere che la quantità rimane tale anche a

fronte di variazioni di forma. Il bambino nello stadio preoperatorio, per esempio, è convinto

che la quantità di liquido contenuto in un contenitore alto e stretto è maggiore di quella

contenuta in un contenitore basso e largo (ma dotato dello stesso volume) e a nulla varranno
dimostrazioni e travasi. Un bambino nello stadio delle operazioni concrete è invece in grado di

coordinare la percezione del cambio di forma con il giudizio ragionato che la quantità di liquido

spostato è la stessa, di "conservare" quindi il volume liquido.

29 Metacognizione: vale a dire la conoscenza-consapevolezza che un individuo ha dei propri

processi mentali (Cornoldi, 1995).

30
ragionamento induttivo e deduttivo, passando successivamente per
elaborazioni mentali complesse e ipotetiche. Attraverso la
metodologia ipotetico-deduttiva del ragionamento si è in grado di
identificare i fattori di un problema e dedurre soluzioni; nella fase
delle operazioni formali vengono utilizzate strategie e risorse per
risolvere le problematiche. In questa fase c’è la capacità
d’immaginare anche le migliori soluzioni o principi possibili,
spesso attraverso la capacità di pensare idealmente.

Sulla base degli stadi e delle abilità contenenti proposti da Piaget, si


possono formulare alcune strategie nei piani didattici, strumenti
utilizzabili dai docenti dei bambini nell’età evolutiva.
Nella fase preoperatoria l'insegnante potrebbe passare per l’utilizzo di
azioni e istruzioni verbali, illustrando le indicazioni del caso dato che il
bambino non può ancora pensare attraverso i processi mentali, mentre
invece l'utilizzo di ausili visivi, pur mantenendo brevi istruzioni,
gioverebbe maggiormente al bambino in questa fase.
Le attività pratiche potrebbero invece facilitare l’apprendimento di abilità
complesse come, ad esempio, la comprensione del testo. L'insegnante
deve rendersi empatico nel rapporto con i bambini, poiché essendo ancora
egocentrici per Piaget, potrebbero non rendersi conto che non tutti
condividono la stessa visione delle cose. Insegnare ai bambini all’interno
dello stadio delle operazioni concrete implica anche un apprendimento
pratico, poiché studenti sono favorevoli ad eseguire esperimenti e test
degli oggetti. Eseguendo esperimenti e risolvendo problemi, gli studenti
sviluppano gradualmente maggiori capacità di pensiero logico-analitico.
Gli insegnanti conseguentemente dovrebbero fornire brevi istruzioni ed
esempi concreti e offrire tempo per la pratica; abilità come classificazione,

31
compensazione30 e seriazione31 che si sviluppano durante questa fase,
andrebbero potenziate mediante opportunità per organizzare progetti di
studio su livelli sempre più complessi32.
Insegnare a coloro che si trovano nella fase delle operazioni formali
implica dare agli studenti l'opportunità di migliorare le proprie abilità nel
ragionamento scientifico e nella risoluzione dei problemi, come iniziata
nella fase delle operazioni concrete.
Agli studenti dovrebbero essere offerti progetti adeguati in cui esplorare
molteplici soluzioni ai problemi, ed apprendere la formulazione di ipotesi
risolutive. Gli insegnanti dovrebbero insegnare i "concetti generali" del
materiale mettendolo in relazione con le loro vite. Si presume che
l'idealismo sia acquisito da una persona nella fase delle operazioni
formali; quindi, la comprensione di concetti generali e la loro applicazione
alla propria vita spianerebbe la strada nella realizzazione di concetti
ideali. Per Piaget un bambino agisce sul proprio ambiente per
apprendimento. L'interazione sociale avviene principalmente per
allontanare un bambino dall'egocentrismo.

Come parte del loro sviluppo cognitivo, i bambini sviluppano anche


schemi, che sono rappresentazioni mentali di persone, oggetti o
principi. Questi schemi possono essere modificati o alterati attraverso:
l’assimilazione e l’accomodamento.

30 Decentrare il proprio pensiero compensando le variazioni avvenute.


31 Successione numerica (detta propriamente s. statistica), ciascun elemento della quale
esprime il numero degli individui che presentano una determinata caratteristica (in particolare,

una modalità quantitativa) di un fenomeno collettivo.


32 È anche importante notare che Piaget ha affermato che un bambino o ha mantenuto la

struttura mentale per la conservazione, per esempio, o non l'ha fatto. Non è stato possibile

insegnare a un bambino nella fase preoperatoria a comprendere l'esperimento del volume

liquido, poiché non possiede la struttura mentale di un bambino in operazioni concrete.

32
L'assimilazione è un'informazione che già conosciamo, l'adattamento
implica l’adeguamento delle proprie conoscenze esistenti a ciò che viene
percepito. Il disequilibrio si verifica quando la nuova conoscenza non si
adatta alla propria conoscenza accumulata.
Quando si raggiunge quello che Piaget chiama equilibrio, l'assimilazione
e l'adattamento creano un nuovo stadio di sviluppo, apprendendo il
concetto di conservazione, ove un bambino deve prima "lottare" con l'idea
che la quantità di liquido nei cilindri non sia cambiata (squilibrio). Dopo
aver adattato la nuova conoscenza, si genera l'equilibrio e il bambino può
avanzare a una nuova fase cognitiva (operazioni concrete).
Nello stesso periodo storico, Lev Vygotsky, un altro ricercatore e
psicologo si interessò allo sviluppo cognitivo del bambino. Egli offrì
un'alternativa agli stadi di sviluppo cognitivo di Piaget.

La Teoria dello sviluppo socioculturale di Vygotsky ebbe una grande


influenza nel campo della psicologia e dell'educazione, sostenendo che gli
studenti apprendono attraverso le interazioni sociali dovute alla cultura
della propria nazione. Attraverso i cosiddetti dialoghi, l’essere umano
interagisce socialmente e comunichiamo con gli altri per apprendere i
valori culturali della nostra società. Vygotsky sosteneva che le attività
umane svolte in contesti culturali non potevano essere comprese al di fuori
di questi contesti. Pertanto, la nostra cultura influenzava inevitabilmente
la nostra cognizione del mondo umano e sociale. Attraverso queste
interazioni sociali, il movimento di sviluppo è indirizzato verso un
pensiero più individualizzato. Il processo co-costruito coinvolge le
persone che interagiscono durante le attività condivise solitamente per
risolvere un problema. Nel momento in cui il bambino riceve aiuto,
attraverso questo processo potrebbe essere in grado di utilizzare strategie
migliori in futuro se dovesse sorgere un problema simile. I dialoghi co-
costruiti portano all'interiorizzazione, che a sua volta porta allo sviluppo
di un pensiero indipendente.
L'impalcatura, per la prospettiva socioculturale, fornisce allo studente
indicazioni o suggerimenti per la risoluzione dei problemi al fine di

33
consentire allo studente di affrontare più abilmente il problema in
futuro. In contrapposizione alla teoria piagetiana, ove lo studente non
avrebbe le strutture mentali per risolvere un problema del genere,
Vygotsky incoraggiò lo sviluppo di strategie sotto forma di impalcature
affinché lo studente potesse apprendere come risolvere le problematiche
proposte. Altra colonna importante della teoria socioculturale, è lo
sviluppo del linguaggio: la lingua di un certo gruppo di persone include
convinzioni culturali, indirizzate dal loro sistema di valori e credenze. I
bambini imparano la lingua nello stesso modo in cui imparano le abilità
cognitive. Vygotsky affermò che gli esseri umani possono avere
pregiudizi, regole e vincoli, intrinsechi all’interno del linguaggio.
Il pensiero di un bambino riguardo a questi vincoli linguistici è molto
importante nello sviluppo del linguaggio stesso.
Un altro aspetto riguarda il linguaggio privato, un dialogo interiore che,
viene interiorizzato da circa i nove anni a seguire, usato per guidare le
azioni e aiutare a pensare. Mentre Piaget può vedere il linguaggio privato
come egocentrico o immaturo, Vygotsky comprese l'importanza del
discorso auto-diretto, collocato come una regolazione e una
comunicazione auto-diretta con il sé.
Vygotsky sottolineò l'importanza dell’utilizzo di qualsiasi strumento
tecnologico o qualsiasi strumento simbolico che favorisse la
comunicazione. La lingua, i media, la televisione, i computer, i libri, sono
solo una porzione di tutti gli strumenti culturali accessibili per la
risoluzione dei problemi o il processo di apprendimento. Una elaborazione
di livello superiore è mediata da strumenti psicologici, come linguaggio,
segni e simboli.
Dopo aver ricevuto un aiuto co-costruito, i bambini interiorizzano l'uso
degli strumenti culturali e sono in grado di utilizzare meglio gli strumenti
in futuro da soli. Un altro principio per l'insegnamento riguarda la zona di
sviluppo prossimale. Come detto in precedenza, Vygotsky credeva che ci
fossero alcuni problemi, fuori dal raggio di comprensione di un bambino,
ovvero all’interno della zona, l'area in cui un bambino può svolgere un
compito impegnativo mediante un aiuto appropriato.

34
Piaget e Vygotsky differiscono anche nel modo in cui affrontano
l'apprendimento basato sulla scoperta. Piaget sostenne l'apprendimento
basato sulla scoperta con un piccolo intervento da parte dell'insegnante,
mentre Vygotsky promosse la scoperta guidata in classe. La scoperta
guidata coinvolge l'insegnante che deve stimolare gli studenti tramite
domande intriganti nella ricerca di risposte attraverso la verifica di ipotesi.
Gli studenti sono così coinvolti nel processo di scoperta pur essendo
ancora assistiti da una fonte più autorevole. Utilizzando i metodi della
teoria socioculturale per l'insegnamento grazie alla tecnica
dell'impalcatura fornendo assistenza e offrendo feedback quando si
mettono in relazione nuove informazioni, l’insegnante diverrebbe un
membro molto attivo nell'istruzione dei suoi studenti. Principi come
l'impalcatura, la conoscenza co-costruita, il dialogo e gli strumenti
culturali sono tutti componenti importanti dell'acquisizione della
conoscenza di uno studente. Gli insegnanti dovrebbero inoltre assicurarsi
che agli studenti vengano forniti strumenti adeguati ed istruirli circa il loro
utilizzo come il computer, libri di risorse e grafici. L'insegnamento nel
metodo include anche l'apprendimento di gruppo o tra pari.
Aiutando gli studenti nella loro zona di sviluppo prossimale, offriamo loro
utili strategie di apprendimento che interiorizzano e utilizzano in seguito.
Prendendo spunto da entrambi i due autori citati, il compito dell'insegnante
o dell’educatore sociale si potrebbe riassumere nel fornire assistenza agli
studenti bisognosi, fornire strumenti culturali come risorse educative
all’apprendimento di gruppo e tra pari, affinché l’allievo sia partecipante
attivo nella sua costruzione della conoscenza.

35
1.8 Teoria della Nascita

Attraverso una elaborazione teorica fuori dagli schemi della maggior parte
dei precedenti psicoanalisti e ricercatori psicologi, all’inizio degli anni ’70
in Italia, Massimo Fagioli, neuropsichiatra e psicoterapeuta italiano,
pubblicò Istinto di morte e conoscenza, quello che fu il primo dei quattro
fondamentali libri della Teoria della Nascita33. Dopo lunghe esperienze
professionali sul campo clinico nei contesti manicomiali di Venezia e
Padova, proseguendo poi nella clinica Bellevue di Binswanger a
Kreuzlingen34 dove affrontò le patologie più gravi e quasi incurabili, il
teorico della teoria della Nascita, ostile alla psicoanalisi e alla psichiatria
organicista, ricercò una cura per le patologie psichiche.
Durante il lavoro presso l’ospedale psichiatrico di Padova, pubblicò uno
dei suoi primi scritti sulla percezione delirante, concetto fondamentale per
i successivi sviluppi del pensiero teorico. In questa, vi era presente la
proposizione per cui una persona, che soffre di disturbi psichici molto
gravi, attua attraverso una elaborazione mentale molto complessa, un
ridisegno di alcuni elementi della realtà che il malato crede che esistano.
Un esempio classico a livello clinico è il paziente che crede nell’esistenza
degli alieni (e che magari vi è in contatto diretto) o che vede uno
scimpanzé sul muro della stanza: l’elemento inesistente viene reso
esistente, a livello meramente psicologico, dall’individuo. Questa nozione

33 Istinto di morte e conoscenza: pensieri di psicoanalisi, Roma, A. Armando, 1972;


Istinto di morte e conoscenza, Roma, L'Asino D'Oro, 2010, 2017.

La marionetta e il burattino, Roma, 1974; Roma,

Psicoanalisi della nascita e castrazione umana, Roma, A. Armando, 1975; Teoria della nascita e

castrazione umana, Roma, L'Asino D'Oro, 2012.

Bambino, donna e trasformazione dell'uomo, Roma, Nuove Edizioni Romane, 1980.

34 Treccani, M. Fagioli.

36
aprì la strada alla scoperta della dinamica della nascita, ove il neonato,
durante il parto, entra in contatto con la luce, elemento inaccessibile
all’interno della placenta durante la gravidanza, per la prima volta,
stimolando la retina oculare.
In conseguenza a ciò, durante una prima apparente fase di stallo dalla
durata di 20 secondi circa, il neonato realizza il primo pensiero legato alla
pulsione in cui farebbe sparire sia sé stesso (“io non sono qui”),
provocando una bradicardia (ovvero un rallentamento del battito
cardiaco), sia il mondo materiale, che viene vissuto come violento e
brusco, poiché pieno di stimoli completamente diversi e impattanti come
il contatto con l’aria, i suoni, il freddo. L’infante cercherà inevitabilmente
una situazione omeostatica di benessere psicofisica nel rapporto con
l’essere umano simile a quella avuta nella fase intrauterina, immerso nel
liquido amniotico. La relazione con i genitori o caregiver è elemento di
co-partecipazione nello sviluppo, maggiore o minore, della sanità
psicologica del bambino in particolar modo nel primo anno di vita. La
perdita della nascita, conseguente ad un rapporto deludente, porterebbe il
bambino allo sviluppo di primi significativi segni psicopatologici, come la
depressione, la schizoidia o la schizofrenia.
Considerando lo sviluppo e la conservazione dell’equilibrio psichico
dell’essere umano, il percorso evolutivo viene quindi tracciato da quella
che dovrebbe essere una costante ricerca di ricreazione e non ripetizione
della dinamica della nascita, ovvero la realizzazione di una separazione
dal contesto “omeostatico”, verso un nuovo che non sia coazione a
ripetere, l’annullare o rendere piatto, ma un processo costante di ricerca su
Sé stessi in rapporto con l’altro.
Questa ricerca della propria identità risulta realizzabile in conseguenza
della fusione di un Io integro, privo di scissioni corpo-mente e dinamiche
anaffettive, con il riconoscimento del volto e del proprio corpo.
Fagioli teorizzò nel 201535, prendendo spunto dalla ricerca di Jacques

35 Convegno dell'aula magna della Sapienza 6 novembre 2015.

37
Lacan36, come il bambino a circa 6-9 mesi di vita, abbia la possibilità di
“disegnare” una linea del proprio volto come atto psichico, rendendolo
quindi capace di riconoscere il proprio volto allo specchio. In questa
dinamica, fondamentale per la formazione della propria identità37, inizia
una costruzione che necessita a sua volta una costante ricerca e
riconoscimento della propria realtà diversa da quella del caregiver o
madre-padre e successivamente da quella degli altri bambini con cui si
confronterà in particolare nei contesti scolastici-sociali, fino alla pubertà
con la scoperta-trasformazione del proprio corpo e riconoscimento del
diverso da sé a tutti gli effetti.
Si può dedurre che se il bambino nel primo anno di vita, dovesse risultare
soddisfacente o non deludente, risulterà poi capace di relazionarsi nei
rapporti sociali fuori dal contesto familiare, spinto dalla curiosità di
conoscere il mondo interno dell’altro o di trovare elementi in comune. Al
contrario, una eventuale chiusura o difficoltà nel potersi relazionare
potrebbe portarlo all’isolamento più o meno graduale, episodico o
costante.
Questa chiusura, spinta dalla delusione avuta nel rapporto con le principali
figure di riferimento nella vita del bambino, resta comunque
psicodinamica per Fagioli, in quanto vi è un atto psichico definito
negazione delle qualità positive del mondo umano, accentuando le

36 È Jacques Lacan nel 1936 a introdurre nella psicoanalisi freudiana la locuzione di fase
dello specchio, intesa come momento in cui nella mente infantile si comincia a costituire il

nucleo dell’Io. In tale età il bambino è ancora in uno stato di assoluta dipendenza e di relativa

immaturità della coordinazione motoria. (Treccani)


37 Fondamentalmente diversa dal processo di creazione e conferma costante di sanità

psicologica legata al rafforzamento del mondo affettivo e irrazionale dell’inconscio ove il

bambino in tutto il primo anno di vita vive le sue esperienze principali.

38
componenti negative come principale veritas38.
Essendo un atto psicodinamico, risulta comunque trasformabile o curabile
attraverso gli strumenti del terapeuta, come le interpretazioni della realtà
non cosciente o i sogni, all’interno di una psicoterapia oppure sotto forma
di una ricerca della conoscenza mancante di sé stessi.
Di conseguenza una presenza più costante e rafforzata di questa dinamica
di negazione, potrebbe sfociare in un pensiero di pulsione di
annullamento, ovvero l’elaborazione mentale di rendere inesistente, e mai
esistito, l’altro, se stessi od entrambi39. Fagioli distinse l’essere umano
dalla realtà dell’animale, poiché quest’ultima essendo dominata
puramente dagli istinti - un comportamento predeterminato tendente alla
ripetizione - differentemente dell’uomo non ha il libero arbitrio, grazie
anche alla capacità d’immaginare, pensare, e realizzare cioè che potrebbe
essere e che ancora non è.

38 All’interno di Istinto di Morte e Conoscenza, Fagioli si riferisce a questo concetto proponendo

la dualità tra seno bianco (quello buono, che arricchisce la realtà psichica del bambino) e quello

nero (quello cattivo, che nega e annulla attraverso la pulsione, la realtà del bambino e la

propria).
39 Dinamiche che rientrano tra i principali quadri nosografici della Teoria della nascita, ovvero
la schizofrenia, la depressione e la schizoidia.

39
1.9 La Psicologia sociale

La psicologia sociale è la scienza che studia i processi sociali e cognitivi.


Ha origine nella Germania della seconda metà dell’800, più precisamente
nel 1860 quando un gruppo di studiosi hegeliani - i demopsicologi -
fondarono la rivista di Psicologia delle Masse.
L’obiettivo si basò sullo studiare - attraverso l’analisi dell’individuo ma
anche dei gruppi - come sia strutturata la “psicologia collettiva”.
Wundt nel 1879 fondò il primo laboratorio di psicologia sperimentale,
segnando di conseguenza la nascita della materia.
Di quest’ultimo, è quello che viene considerato come il primo studio di
psicologia sociale, la Völkerpsychologie, tradotto dal tedesco come “La
psicologia dei popoli”.
Lo scopo principale era soprattutto scoprire la struttura della mente, la
quale veniva analizzata nelle sue manifestazioni esterne all’interno dei
prodotti collettivi, analizzati comparativamente in diverse condizioni
storiche e socioculturali, incentrata sul fondamento, non di psicologia del
solo individuo, ma di psicologia all’interno della comunità.
Anche Durkheim, sociologo e filosofo, inquadrò all’interno dei suoi
postulati il mondo sociale come rappresentazione collettiva non
riconducibile a semplici rappresentazioni degli individui40.

40 Tra gli studi principali di Durkheim, il suicidio fu uno dei principali (Il suicidio - Studio di

sociologia, 1897): studiò come il fenomeno, in apparenza legata alla mera condizione
dell’individuo, mostrò come dei fattori sociali che esercitassero in realtà un'influenza

determinante, in particolare sull’anomia ovvero la rottura degli equilibri della società e

sconvolgimento dei suoi valori. Sostenne che vi era una possibile predisposizione psicologica al

suicidio, ma la componente principale a determinarla era di natura sociale, distinguendoli in

suicidio egoistico (causa di una carenza di integrazione sociale), suicidio altruistico (la persona

è troppo radicata e dipendente dalla realtà sociale), il suicidio anomico (collega il tasso dei
suicidi con episodi di carattere economico, Es. depressione economica), infine il suicidio fatalista

40
Storicamente, la prima ricerca nel campo della psicologia sociale risale
all'osservazione di Triplett nel 1898, all’interno dello scritto
“Facilitazione sociale”. Egli notò come alcuni ciclisti riuscissero a
raggiungere prestazioni migliori all'interno della competizione in presenza
di altri anziché allenandosi in solitudine: lo psicologo allora cominciò ad
interrogarsi sul perché la presenza altrui potesse condizionare la
prestazione degli atleti.
Dopo aver dapprima esaminato i registri ufficiali di un'associazione
ciclistica che confermavano i primi sospetti, passò successivamente per un
esperimento controllato in laboratorio. Chiese a dei bambini di provare a
girare una bobina il più rapidamente possibile.
Triplett scoprì che i bambini studiati durante le competizioni lavoravano
più velocemente, altri invece, poiché la concorrenza risultava troppo
stressante, in modo più lento41.

(tipico di un eccesso di regolamentazione, di una sorta di dispotismo morale esercitato dalle

regole sociali, di un eccesso di disciplina che chiude gli spazi del desiderio).

La corrente suicidogena, come venne definita da Durkheim, poneva anche i presupposti per un

coefficiente di preservazione ovvero quelle condizioni che possono diminuire od aumentare la

probabilità del suicidio. Durkheim notò ad esempio come i cattolici avessero un coefficiente di

preservazione maggiore rispetto ai protestanti o come le donne sposate avessero un

coefficiente di preservazione più alto rispetto alle nubili.

41 Zajonc introdusse poi un principio fondamentale nella materia, basandosi sulla teoria delle
pulsioni di Hull-Spence. Il punto cardine dell’effetto della facilitazione sociale secondo Zajonc,

psicologo sociale, si riscontra nella conoscenza e padronanza che la persona ha in un

determinato compito. Se l’individuo ha consapevolezza dei propri mezzi, la presenza di un

pubblico non farà altro che darmi una spinta ad eccellere; al contrario l’avere persone presenti,

inibirà l’individuo e dovuta alla pressione psicologica della prestazione.

La presenza di altri si riscontra in due motivazioni principali per tale fenomeno, il timore del
giudizio (non risultare all’altezza delle aspettative personali e dell’altro) e l’effetto distrazione.

41
Gli psicologi sociali sostenevano che ciò che doveva essere studiato degli
individui fosse il comportamento, il quale era influenzato dall'esterno
come già puntualizzato da Triplett. Uno degli obiettivi principi della
psicologia sociale è quello di ricercare la comprensione di questo
comportamento umano, avendo come proprio oggetto di studio una serie
di fenomeni selezionati risultanti dall’interazione fra processi psicologici
e dinamiche sociali.
Gordon Allport, uno dei fondatori della psicologia sociale la definì:

“Una indagine scientifica di come pensieri, sentimenti e comportamenti


degli individui siano influenzati dalla presenza oggettiva, immaginata o
implicita degli altri.” 42.

Queste presenze sono distinte in:

Presenza oggettiva: quando si è fisicamente in relazione con


qualcuno.

Presenza immaginata: non implica una relazione diretta (Es. video


lezione registrata).

Presenza implicita: rappresentazione mentale degli altri ricavata da


precedenti interazioni avute in passato.

Nonostante la consistente presenza di dettami teorici, due sono le


prospettive prevalenti in psicologia sociale, nominate bottom-up e top-
down. L’approccio bottom-up è parte delle Teorie della Personalità, le

È comune voler apparire al meglio di fronte alla società. Ciò spiega per quale motivo la semplice

presenza di altre persone possa influenzare le nostre prestazioni.


42 G. ALLPORT, The nature of prejudice. Reading, MA: Addison-Wesley, 1954

42
caratteristiche individuali determinano il modo in cui un individuo si porrà
in relazione con il contesto sociale. Queste si basano sull'asserzione che la
personalità si organizzi a partire da condizioni “innate” definite come
tratti: determinano la quantità del “temperamento” e il suo atteggiamento
nei confronti del mondo sociale. L’approccio top-down invece è parte
delle Teorie Collettivistiche: quest’ultime si contrappongono alle teorie
sulla personalità, poiché la matrice delle categorie sociali e i gruppi che
danno corpo alla società sono la matrice dalla quale poi si sviluppa il
comportamento individuale. Queste due prospettive di ricerca sono
utilizzate in grandi teorie o paradigmi, basati su assunzioni generali come
il comportamentismo43; Teorie a medio raggio che spiegano alcuni aspetti
del comportamento come la teoria dell’apprendimento sociale e Teorie a
corto raggio, dette anche mini-teorie. Quest’ultime incentrano il loro
lavoro nella ricerca di spiegazioni dei singoli fenomeni. La psicologia
cognitiva o cognitivista, risalta l’importanza dei processi della mente e
studia la relazione delle loro parti. Si sviluppa in risposta critica al
comportamentismo e sposta l’attenzione, dal comportamento come
risposta all’ambiente, al comportamento come risultante di una serie di
processi cognitivi attivi e di una pianificazione intenzionale
dell’individuo.
Il primo approccio alla cognizione sociale avvenne con Kurt Lewin,
sostenendo come il mondo sociale abbia un’influenza significativa nel
nostro modo di pensare. La sua teoria del campo44, vengono utilizzati
elementi di uno spazio psicologico, con all’interno i comportamenti (C)

43 Ha due correnti principali divise in Radicale (esclude dall’indagine fenomeni non osservabili,

concentrandosi sui fenomeni osservabili, poiché i comportamenti che compaiono casualmente

e vengono premiati tendono a stabilizzarsi, aumentando di intensità e frequenza) e Neo-

comportamentista (ove tenta di spiegare i comportamenti osservabili in termini di fattori

contestuali e considera anche variabili non osservabili, come credenze e sentimenti).


44 K. LEWIN, "Field Theory and Experiment in Social Psychology". American Journal of Sociology,
1939

43
che sono la funzione degli spazi di vita delle persone (SV) formati dalle
persone (P) e dagli ambienti (A): C=f(PA).
Tutti i fattori psicologici che influenzano il comportamento di un
individuo in un dato momento sono raccolti in uno “spazio vitale” detto
Campo (P+A= C=SV).
Il campo è composto dalla Persona e dall’Ambiente psicologico, al suo
esterno c’è il mondo che non influenza il comportamento, ma a cui lo
Spazio Vitale è permeabile.
A partire dagli anni ’50 è stata elaborata la Teoria della Dissonanza
Cognitiva, secondo la quale i cambiamenti di atteggiamento 45 sono
motivati dal desiderio di risolvere contraddizioni e incoerenze nelle
proprie percezioni, questa teoria perse in seguito di interesse poiché gli
scienziati furono in grado di dimostrare che gli individui sono in grado di
tollerare in buona parte le contraddizioni.
All’inizio degli anni ’70 si fa strada il modello dello scienziato ingenuo,
secondo il quale le persone formulano teorie ingenue per comprendere il
proprio mondo, proprio come farebbe uno scienziato che tenta di
comprendere i fenomeni che lo circondano. Questo modello sta alla base
delle teorie dell’attribuzione causale, di stampo “razionalista”, in quanto
il principio del nostro comportamento sociale è determinato da fattori,
esterni o interni, che lo modellano nel tempo.
La ricerca negli anni è riuscita a dimostrare come le persone non agiscano
in maniera propriamente razionale in ogni evenienza.
Vengono difatti commessi diversi errori sistematici denominati bias46 o

45 Gli atteggiamenti sono una serie di convinzioni sentimenti e tendenze all’azione che servono

a valutare le situazioni ed a capire come comportarci verso un determinato fenomeno sociale,

possiamo definirli quindi come una bussola che ci orienta nelle situazioni sociali, poiché è grazie

agli atteggiamenti che prendiamo decisioni, interpretiamo eventi e agiamo secondo uno scopo.
46 Commettiamo errori di valutazione che vengono definiti Self-confirmatory bias, tendiamo

cioè a interpretare ciò che accade in maniera tale da confermare i nostri schemi. È importante
sottolineare che uno schema, una struttura cognitiva che rappresenta la conoscenza di un

44
euristiche47 nei loro ragionamenti.
All’inizio degli anni ’80 si inizia a parlare di social cognition calda, che
prende in considerazione i fenomeni emotivi, per distinguerla da quella
fredda, prettamente razionalista, dove prende piede successivamente il
modello dell’Economizzatore Cognitivo, secondo cui le persone utilizzano
le cognizioni meno complesse e faticose in grado di produrre
comportamenti generalmente adattativi48. L'assunzione di euristiche per
agevolare la comprensione dei fenomeni ottimizzerebbe il risparmio di
risorse emotive e cognitive.

Le informazioni a nostra disposizione, secondo Bargh, sono composte da


quattro fasi, una prima di analisi ove le informazioni vengono registrate in
maniera inconsapevole e solo successivamente avviene la focalizzazione
di queste informazioni, per poi essere comprese ed elaborate insieme alle

concetto o di uno stimolo, che grazie a informazioni interconnesse tra loro, utilizziamo per

conoscere e comprendere la realtà per quanto resistenti, possono cambiare seguendo tre

percorsi di modifica: registrazione, vengono aggiunte nuove informazioni agli schemi

preesistenti; è un processo continuo e progressivo; conversione, vengono accumulate prove

discordanti e al raggiungimento della cosiddetta massa critica si verifica un crollo degli schemi

precedenti; è un processo discontinuo e improvviso; formazione di sottotipi, è la

riorganizzazione in schemi più ricchi e differenziati in un sistema di rappresentazione della

realtà sempre più complesso e diversificato.

47 L’inferenza sociale è un processo guidato dagli schemi, traiamo cioè conclusioni a sostegno
di schemi di cui già disponiamo. Questo processo si basa su strategie cognitive dette euristiche,

che traducono la soluzione di un problema dalle caratteristiche complesse a più semplici

operazioni di giudizio. Le euristiche sono quindi delle scorciatoie cognitive, valide nella maggior

parte dei casi, ma non particolarmente accurate.

48 HOGG M.A., GRAHAM M., Psicologia sociale. Teorie e applicazioni, 2016.

45
nostre conoscenze precedenti.
Le informazioni possono colpirci per la loro Salienza, ovvero la capacità
di emergere in mezzo ad altre informazioni oppure per l’accessibilità
dovuta alla facilità con cui un’informazione si connette al nostro sistema
di conoscenze pregresse; oppure per la loro accessibilità, legata al
fenomeno del priming poiché alcuni nostri schemi sono più “accessibili”
quando cerchiamo di comprendere un fenomeno sociale49.
Ciò che viene vissuto nel mondo sociale viene allocato nella memoria
dell’essere umano, la cui struttura si articola in una rete di associazioni,
producendo un modello composto di nodi o idee, collegati da legami
associativi lungo i quali viene propagata la risposta cognitiva.
Tendenzialmente nella formazione di rappresentazioni mentali degli altri
individui, avviene un’annotazione mentale delle caratteristiche del soma,
comportamenti, azioni e tratti salienti della personalità. Una volta che
queste informazioni saranno ben consolidate entreranno a far parte di un
magazzino mnemonico stabile (Memoria Lungo Termine),
differenziandosi da quei dati in continua elaborazione ai quali prestiamo
attenzione nel presente (Memoria Breve Termine - Working Memory).

49 Secondo gli studi di Schneider (1973), le persone elaborano quelle che ha definito delle
“teorie implicite della personalità” su come sono fatti gli altri e sulla natura umana in generale;

le nostre impressioni, quindi, sono costruite in base a stereotipi e costrutti personali

idiosincratici con cui rappresentiamo gli altri e spieghiamo il loro comportamento.

La ricerca dimostra che ha molto peso la sequenza con cui acquisiamo le informazioni, per

effetto primacy (le prime impressioni sono resistenti e si impongono sulle successive,

soprattutto quelle negative) o effetto recency (le ultime impressioni ci restano più in mente e
come le prime, hanno influenza sproporzionata sulla cognizione).

46
CAPITOLO II:
Gli effetti della Pandemia da Sars-Cov-2

2.1 La Pandemia 2020 nel mondo ed in Italia

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in data 12 gennaio 2020,


confermò la scoperta dell’esistenza di una nuova tipologia di coronavirus,
dopo aver rilevato la presenza di un'infezione polmonare che aveva colpito
diversi abitanti della città di Wuhan. Sebbene nel tempo il tasso di
mortalità del COVID-19 si sia rivelato decisamente più basso di quello
della SARS, malattia respiratoria causata anch'essa da un coronavirus di
cui vi era stata l’epidemia nel 2003, la trasmissione del virus SARS-CoV-
2, alla base del COVID-19, è risultata essere molto più ampia di quella del
precedente virus del 2002-2004 ed ha portato a un numero totale di morti
molto più elevato50.
L’11 Febbraio 2020, l'OMS annuncia di avere modificato il nome del
nuovo virus: non più 2019-nCoV ma SARS-CoV-2. Anche la malattia
causata dal virus ottiene, per la prima volta, una denominazione ufficiale:
"COVID-19" dall'acronimo di Co (corona); Vi (virus); D ('disease',
malattia) e 19 (l'anno di identificazione del virus).

Come riportato nell’articolo del Sole 24 Ore 51,


la sequenza di eventi si è succeduta nelle seguenti tappe:

Dal 23 febbraio all'8 marzo 2020, dopo la scoperta di alcuni focolai in


Italia, vengono posti in quarantena dieci comuni in provincia di Lodi ed
uno in provincia di Padova; in alcune regioni, chiuse scuole e

50 Dati forniti da ISS e ISTAT.


51 La storia del Coronavirus dall’inizio alla fine, Il Sole 24 Ore, 2021

47
Università52.

Dal 5 marzo viene sospeso in tutto il territorio nazionale lo svolgimento


della didattica in presenza per le scuole di ogni grado e le Università. A
causa dell’assalto dei treni nel nord Italia nel tentativo di evadere dalla
“zona rossa”, mettendo però in pericolo sia la propria vita che quelli
degli altri rischiando il contagio.

Tra l'8 e il 9 marzo vengono poi messe in quarantena 26 province del


Nord Italia, fra cui tutte quelle lombarde; sempre il 9 marzo vengono
estesi a tutta Italia il divieto di spostamento per motivi non necessari, la
sospensione delle attività sportive, di manifestazioni ed eventi, la chiusura
di musei, luoghi di cultura e centri sportivi. Ulteriori misure restrittive
entrano in vigore con il Decreto pubblicato l'11 marzo, che prevede la
sospensione delle comuni attività commerciali al dettaglio, dei servizi di
ristorazione, delle celebrazioni religiose e vieta severamente gli
assembramenti di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico.

16 Marzo: sulla rivista Science, viene pubblicato uno studio effettuato


della Columbia University (New York), che sottolinea l’importanza degli
asintomatici, cosa che l’OMS fino a quel momento non aveva considerato
come un problema, nella diffusione del virus e la loro ampia percentuale
tra i contagiati. La scoperta di una ampia quota di asintomatici rese più
importante l'utilizzo delle mascherine per bloccare il contagio e di test di
screening della popolazione effettuati “a tappeto” e non solo a chi
sviluppava i sintomi.

22 Marzo: una nuova ordinanza, adottata congiuntamente dal ministro


della Salute e dal ministro dell'Interno, vieta a tutte le persone di spostarsi

52 Coronavirus in Italia: aggiornamento ora per ora, La Repubblica, 2020-21.

48
fisicamente in qualsiasi comune diverso da quello in cui si trovano e viene
pubblicata una lista di altre attività non ritenute necessarie, che devono
essere sospese. Tutte queste misure verranno più volte prorogate fino al 3
maggio 2020.

27 Marzo: Negli Stati Uniti quasi 3,3 milioni di lavoratori fanno richiesta
di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 21 marzo. È un
numero enorme, che non ha precedenti nella storia moderna degli Stati
Uniti. Cinque volte più del precedente massimo storico di 695.000 che
risale all'ottobre del 1982. È il primo significativo dato governativo a
riflettere appieno l’impatto sull'economia della pandemia. Il Congresso e
la Casa Bianca varano un piano da duemila miliardi di dollari per
soccorrere l'attività economica accanto al sistema sanitario.
L’Italia registra 86.000 casi, superando il numero totale comunicato dalle
autorità cinesi. Nello stesso giorno i morti sono 969: è il numero più alto
dall'inizio dell'epidemia53. Da quel giorno inizia una lenta discesa. Quello
del 27 marzo resterà un drammatico record.

5 Aprile: in Italia per la prima volta si registra un calo del numero dei
pazienti ricoverati in terapia intensiva: -79, per un totale di 3994. È forse
il passaggio cruciale che annuncia l'arrivo nella fase del plateau.
Per la prima volta dall'inizio dell'epidemia, in data 20/04/2020, l'Italia
registra una diminuzione nel numero degli attualmente positivi: 20 in
meno del giorno precedente, per un totale di 108.237. Continua il calo di
ricoveri e terapie intensive.

26 Aprile: Giuseppe Conte, premier italiano, annuncia le misure per il


contenimento dell'emergenza Covid-19 nella cosiddetta "fase due”, al via
il 4 maggio. Le misure, che prevedono il ritorno al lavoro di 4 milioni di

53 Covid-19 - Situazione in Italia, salute.gov.it

49
italiani e consentono visite ai familiari nella stessa regione.

29 Aprile: Il numero di casi di coronavirus registrati negli Stati Uniti


raggiunge la cifra monstre di 1 milione. Intanto, il numero di vittime
supera il bilancio registrato durante la guerra in Vietnam.

4 Maggio: In Italia prende il via la tanto attesa "Fase 2", caratterizzata


dal ritorno al lavoro di alcune categorie di occupati e dalla possibilità di
incontrare i "congiunti", termine vago che scatena polemiche in tutto il
Paese. In questa data, vengono registrati nel mondo 3.480.42754 casi totali
e 247.723 decessi.

18 Maggio: L'Italia comincia una nuova fase di riaperture che segna, di


fatto, la fine del lockdown cominciato a marzo. Bar e ristoranti riaprono,
così come molte filiere produttive. È possibile incontrare persone al di
fuori del proprio nucleo familiare o affettivo, e per spostarsi all'interno
della stessa regione non è più necessaria l'autocertificazione. Sempre a
distanza, almeno 1 metro, e con mascherina. In alcune regioni anche
all'aperto.

19 Maggio: Viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto rilancio, il


più corposo intervento economico (vale 55 miliardi, come almeno due
manovre finanziarie ordinarie) che introduce nuove misure ed estende
alcune introdotte dai decreti precedenti.

11 Giugno: Il DPCM dell’11 giugno è quello che, di fatto, in Italia apre


la “fase 3”. Entra in vigore il 15 giugno e prevede tutta una serie di
aperture e alleggerimenti rispetto alle settimane precedenti. Riaprono le
aree giochi e i centri estivi anche per i bambini da zero a tre anni, oltre

54 Confirmed Cases and Deaths by Country, Territory, or Conveyance, Worldometer, 2020.

50
alle sale scommesse. Via libera, inoltre, a cinema e teatri e agli spettacoli
all'aperto, per un massimo rispettivamente di duecento e mille spettatori.
Decade l’obbligo di mascherina all’aperto, anche se in alcune regioni
(come la Lombardia) questa decisione viene prorogata alle settimane
successive.

29 Luglio: Statisticamente è il giorno migliore da quando è esplosa


l’emergenza. I ricoverati in terapia intensiva sono “solo” 38. Il giorno
peggiore rimane il 3 aprile, quando i ricoverati erano 4068.

29 Agosto: Con “solo” 1 morto, il 29 agosto è il miglior giorno per l’Italia


dal punto di vista dei deceduti, dall’inizio della pandemia.

14 Settembre: In Italia riaprono le scuole (in alcune regioni la riapertura


arriverà il 24). Dopo un’estate tormentata, fra strategie da seguire e
polemiche fra le diverse formazioni politiche, la campanella torna a
suonare per gli studenti italiani.

18 Ottobre: In Italia esplode la seconda ondata. Dopo un mese di


settembre coi contagi più o meno sotto controllo, la curva esplode e lascia
presagire la necessità di nuove misure di sicurezza. Il giorno peggiore è
l’ultimo del mese, il 31 ottobre, con nuovi 31.756 positivi.

19 Ottobre: Arriva un nuovo DPCM. Sono previste nuove misure


restrittive per bar e ristoranti, sport di contatto, scuola e didattica a
distanza, smartworking. Per ora rimangono aperte palestre e piscine.

24 Ottobre: Mentre si paventano nuove restrizioni, esplode la rabbia in


alcune città italiane. La sommossa più rumorosa è quella di Napoli, dove
centinaia di persone si radunano in Largo San Giovanni Maggiore,
superano lo sbarramento delle forze dell’ordine e danno vita a scontri
violenti con polizia e carabinieri. Protestano contro il coprifuoco imposto
dal governatore della regione De Luca. Il presidente del consiglio,

51
Giuseppe Conte, firma il nuovo DPCM. Vengono chiuse palestre e piscine,
e per le scuole superiori viene incrementato il ricorso alla didattica a
distanza.

4 Novembre: Un nuovo DPCM firmato dal presidente del consiglio divide


l’Italia in 3 zone con diverse restrizioni che entrano in vigore il 6
novembre. La suddivisione prevede una fascia gialla, una arancione e una
rossa, in base alla gravità della situazione. Nella zona rossa, quella più a
rischio, scatta di fatto un lockdown, anche se con provvedimenti meno
stringenti rispetto a quello della scorsa primavera.
I casi totali nel mondo ora sono 47.647.460, i decessi 1.217.898.

2.2 L’insegnamento a distanza

La pandemia è ancora in atto nel primo trimestre del 202155.


L’Italia continua ad avere regioni che in base al RT56, decidono quali
protocollo eseguire e di conseguenza quali restrizioni attuare.
L’Unesco stima che almeno 138 Paesi abbiano istituito la chiusura delle
scuole a livello Nazionale e diversi altri Paesi abbiano istituito chiusure a

55 Coronavirus in Italia, i dati e la mappa, Il Sole 24 Ore, 2021.


56 L’RT indica il numero di persone che possono essere contagiate da una sola persona in media

e in un certo periodo di tempo in relazione all’efficacia delle misure restrittive. In concreto, se


l’indice RT è 2 vuol dire che ogni infetto, in un determinato periodo, può contagiare due

persone e queste due persone ne possono contagiare altre due a testa nel periodo successivo.

Per questo motivo è bene che l’indice RT resti sotto quota 1.

Se superiore, scattano nuovi divieti. L’Rt viene calcolato solo sui sintomatici, ovvero sui pazienti

che, trasferiti in ospedale o rimasti a casa, hanno avuto sintomi riconducibili al Covid. Non

vengono presi in considerazione gli asintomatici nonostante costituiscano una grande % dei
positivi.

52
livello regionale o locale. Con oltre il 90% degli studenti a livello
mondiale (più di 1,5 miliardi di giovani) al momento fuori dal contesto
educativo, risulta chiaro che la maggior minaccia da Covid-19 per i
bambini e adolescenti non è di certo quella strettamente clinica57.
Le scuole e le università continuano il loro percorso attraverso l’utilizzo
alternato o fisso della D.A.D.
“Primum Vivere, deinde Philosofari” è ormai il nucleo primario
dall’inizio della pandemia: le università hanno potuto funzionare sempre
e solo telematicamente, le scuole invece in base anche alle singole gestioni
hanno operato nel modo più consono in rapporto alle restrizioni in vigore.
Il Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione del
MIUR, in applicazione del DPCM dell’8 marzo che prescriveva ai
dirigenti scolastici di attivare forme di didattica a distanza, il 17 marzo
diramò la nota: Emergenza sanitaria da nuovo Coronavirus: Prime
indicazioni operative per le attività didattiche a distanza, pubblicata nel
tentativo di fornire supporto al personale scolastico, ai docenti in
particolare in questa complicata fase emergenziale.
La nota sottolineava l’importanza delle attività di D.A.D. che, per essere
tali, devono prevedere la costruzione ragionata e guidata del sapere
attraverso un’interazione tra docenti e studenti, che non deve applicare una
mera assegnazione di compiti o deposito di file, ma un ripensamento delle
strategie didattiche nella riformulazione degli obiettivi formativi per dare
vita a un ambiente di apprendimento online. Viene ritenuto indispensabile
tener presente una componente umanistica legata alla comprensione e
all’empatia di quello che i propri studenti stiano vivendo direttamente o
indirettamente. Tali provvedimenti sono complessivamente volti a
incentivare e garantire l’azione educativa e mantenere una corretta
relazione con gli studenti potenziando i canali digitali tramite

57 C. GUIDUCCI, F. MARCHETTI, COVID-19 E BAMBINI: LE DUE FACCE DI UNA DIVERSA

MEDAGLIA, Medico e Bambino 4/2020, 2020

53
videoconferenze, videolezioni o chat di gruppo.
In Italia 9.040.000 tra bambini e ragazzi hanno dovuto interrompere il
percorso scolastico che si sommano ad un milione di bimbi dei nidi e dei
Servizi educativi della prima infanzia dato che la didattica a distanza non
è in grado di raggiungere tutti.
L’emergenza, però, ha colto spesso docenti e discenti, impreparati ad
affrontare la didattica digitale poiché estranea in molte scuole nella pratica
quotidiana, limitata all’impiego di strumenti tecnologici come LIM, tablet
e registro elettronico e soprattutto a utilizzare con disinvoltura strumenti
mai sperimentati prima spesso con problemi e limitazioni d’accesso.
La D.A.D. improvvisata e non strutturata può creare non pochi disagi; il
docente riveste il ruolo di tutor che prepara il materiale, segue gli esercizi
svolti dallo studente e avvia pratiche valutative online.
Secondo le relazioni DESI58, l'Italia nel 2019 si colloca al 24o posto fra i
27 paesi membri dell'UE.
Il nostro Paese risulta in buona posizione, seppur ancora al di sotto della
media dell'UE, in materia di connettività e servizi pubblici digitali: la
copertura a banda larga veloce e la diffusione del suo impiego sono in
crescita graduale garantendo una connessione affidabile, mentre risultano
ancora molto lenti i progressi nella connettività ultraveloce.
I dirigenti scolastici e docenti hanno avuto il compito di modificare i
paradigmi didattici tradizionali e di privilegiare l’organizzazione di classi
virtuali, con riguardo anche alle specifiche esigenze degli studenti
diversamente abili. Un punto critico è rappresentato dalle specifiche fasce
di popolazione di bambini con problemi di apprendimento e/o disabilità,
che hanno interrotto nella stragrande maggioranza dei casi qualsiasi forma
di sostegno.
In Europa il 5% vive in case dove non è presente un luogo adatto per lo
svolgimento dei compiti e il 6,9% non dispone di accesso a internet. Il

58 Indice di digitalizzazione dell'economia e della società, strumento mediante il quale dal 2015
la Commissione europea monitora la competitività digitale degli stati membri.

54
10,2% dei bambini vive in case non adeguatamente riscaldate e il 5% non
ha accesso a libri adeguati59. Alcuni dati ISTAT italiani disponibili parlano
di un 42% dei minori che vive una condizione di sovraffollamento delle
proprie abitazioni e di un 7% di bambini e adolescenti vittima di un grave
disagio abitativo. Ed è proprio in queste case, con famiglie in condizioni
economiche ulteriormente peggiorate, che i bambini e gli adolescenti
cercano uno spazio per studiare e concentrarsi. Secondo il Ministero
dell’Istruzione, infatti, mancano all’appello oltre 500mila studenti, il 6%
della popolazione scolastica: sono soprattutto studenti che vivono in
famiglie con maggiori difficoltà socioeconomiche e culturali.

In una fase di visibile insufficienza nelle misure attuate, nel tentativo di


stare al passo con l’emergenza sanitaria del nostro Paese, con la chiusura
di scuole e università, gli eventi in atto hanno reso indispensabile il ricorso
alla D.A.D., cogliendo di sorpresa il personale docente e spingendolo a
ripiegare sull’utilizzo di strumenti non specificamente pensati per l’e-
learning.
Non di rado, infatti, anche per aggirare la scarsa disponibilità di dispositivi
e conoscenze tecnologiche, si è fatto ricorso ad applicazioni di chat o
videochat ormai consolidate su piattaforme come Whatsapp e Skype. In
un’indagine avviata dopo due settimane dalla chiusura delle scuole
dall’Unione degli Studenti Lombardia, tra circa 9000 studenti di vari
istituti superiori della regione, è emerso come il 40,7% degli studenti ha
incontrato difficoltà nella fruizione della D.A.D. e uno su quattro ha
affermato che non ne fossero ancora chiare modalità e funzionalità.
Come per tutti i cambiamenti veloci e pervasivi60, infatti, le esperienze
messe in atto fino a ora evidenziano una sostanziale disomogeneità e
frammentazione dei percorsi didattici, seppure il mondo della scuola abbia
dimostrato grande impegno e spirito di iniziativa. I problemi maggiori si

59 V. Nota 57.
60 F. PALARETI, Didattica a distanza: strumenti e criticità, Biblioteca di Scienze sociali, 2020.

55
sono manifestati con le scuole secondarie di primo grado e con le primarie,
per le quali l’età dei discenti rappresenta un ostacolo importante la D.A.D.:
poca autonomia tecnologica e operativa, difficoltà nel concentrarsi,
pluralità di distrazioni offerte dall’ambiente familiare, necessità educativa
differenti, rendendo di fatto impossibile qualsiasi azione formativa che
non fosse di puro intrattenimento. Anche se in presenza di assistenza e
aiuto competente di un adulto, anche solo banalmente per capire le
istruzioni che mandano i docenti e per accedere agli strumenti digitali, lo
svolgimento è risultato più valido.

L’impossibilità di svolgere la didattica in presenza, nei luoghi e nei tempi


deputati, fa risorgere prepotentemente il tema delle disuguaglianze sociali
di partenza che la scuola pubblica, dall’Unità Nazionale ad oggi, ha
arginato pur senza riuscire mai a risolvere veramente.
Tra i dati disponibili ci sono quelli forniti dall’ISTAT61 sugli spazi in casa
e la disponibilità di computer per bambini e ragazzi, basati su quanto
rilevato nel 2018-2019: solo il 22,2% delle famiglie (il 14,1% nel
Mezzogiorno) possiede un computer o un tablet per ciascun componente
ed il 14,3% delle famiglie con almeno un minore non ha in casa, né un
computer né un tablet; ne deriva che il 12,3% dei ragazzi tra i sei e i
diciassette anni (percentuale che sfiora il 20% nel Mezzogiorno) non sia
in possesso di un dispositivo idoneo per la didattica a distanza.
Una buona percentuale di ragazzi e adolescenti è di conseguenza
impossibilitata nella D.A.D. Il divario che si crea tra chi può accedere e
chi no agli strumenti digitali colpisce quindi ampie fette di popolazione in
età scolastica e non ci si può illudere che non colpisca anche parte degli
studenti universitari. Ma la disponibilità dello strumento non è l’unica
difficolta riscontrabile, come ad esempio la non scontata capacità di essere
in grado di utilizzarlo.

61 Cfr. www.istat.it/it/archivio/240949, comunicato stampa del 6 aprile 2020 (ultima


consultazione: 19.04.2020).

56
Il digital divide, non dipende unicamente dal possesso o dalle competenze
digitali, ma anche da oggettive problematiche legate all’infrastruttura
tecnologica, che non garantiscono pari opportunità di accesso a tutti gli
studenti. In determinate aree dell’Italia si naviga su web in assenza di fibra
ottica o in alcune vi è una debole copertura di rete che non garantisce una
connessione stabile se non addirittura la totale assenza di segnale. Di
conseguenza, la D.A.D. potrebbe trasformarsi, più che in una soluzione,
in un ulteriore problema, contribuendo ad alimentare le disparità
soprattutto in ambienti già marginalizzati che non dispongono di
dispositivi per la connessione.
In questa fase diventa inevitabile come la carenza di infrastrutture
informatiche e la non égalité62 delle stesse in tutti i contesti familiari rischi
di divenire ulteriore causa di incremento delle disuguaglianze e di
accentuare ancor di più i divari territoriali che segnano il discrimine tra
avanzate strumentazioni in uso in alcune scuole e mancanza di
infrastrutture basilari in altre.
Durante l’emergenza sanitaria, per rispondere alle necessità della didattica
e della ricerca, alcuni editori e distributori hanno reso temporaneamente
accessibili gratuitamente risorse di norma a pagamento, e organizzazioni
impegnate hanno prodotto kit multimediali di sopravvivenza attivando, in
collaborazione con il MIUR63, cicli di webinar rivolti ai docenti coinvolti
nella D.A.D. per introdurre all’uso consapevole di piattaforme e learning
object. Numerose imprese e associazioni del settore pubblico e privato per
rendere meno pesanti le misure restrittive hanno messo a disposizione
servizi gratuiti all’insegna dell’innovazione attraverso l’accesso al portale
Solidarietà digitale del Ministero per l’innovazione tecnologica e la
digitalizzazione. Sulla scia dell’iniziativa governativa molte istituzioni

62 Égalité/egalite: dal francese, uguaglianza, parità. (Hoepli)


63 Ministero dell'Università e della Ricerca.

57
culturali, dalle scuole alle università, hanno pubblicato pagine informative
con l’indicazione di risorse digitali disponibili gratuitamente a distanza 64.
Dal canto suo il MIUR con il decreto Cura Italia, al fine di limitare
l’isolamento sociale di alcune fasce a rischio e garantire il diritto allo
studio, ha stanziato 85 milioni di euro per il potenziamento della D.A.D. e
convenzioni per l’acquisto di device destinati agli studenti65.

In merito quindi ai dispositivi e alla tecnologia citati dovrebbe essere


concesso maggiore fruibilità di acquisto e utilizzo dei servizi digitali, ove
questo non dovrebbe dipendere dall’accesso a variabili tecnologiche o
culturali, ma dal proprio diritto ad avere pari possibilità di accesso
all’informazione, a garanzia del principio costituzionale del diritto
all’istruzione, ancor più stringente in un contesto emergenziale come
quello attuale in cui la D.A.D. consente la continuità dell’attività di
apprendimento.

La didattica digitale, per i più addentrati nel settore, può essere uno
strumento valido e funzionante nella sua totalità se integrata con
l’insegnamento in presenza e non in sostituzione, specie per le scuole di
primo grado.
Il rischio di approfondire il solco tra chi già si trova in condizioni di

64 V. nota 60.
65 L’art.120 Piattaforme per la didattica a distanza del Decreto legge n. 18 del 17 marzo 2020

stabilisce lo stanziamento di 85 milioni di euro per favorire la didattica a distanza cosi ripartiti:
10 milioni per dotare le istituzioni scolastiche di strumenti digitali o per agevolare la fruizione

di piattaforme di e-learning, con particolare attenzione all’accessibilità degli studenti

diversamente abili; 70 milioni di euro per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti,

in comodato d’uso gratuito, dispositivi digitali per la fruizione della didattica a distanza; i

restanti 5 milioni di euro per la formazione online dei docenti sulle metodologie e sulle tecniche

di didattica a distanza.

58
partenza differenti è poi massimo per i bambini e i ragazzi con disturbi
specifici dell’apprendimento o con deficit di attenzione, che, quand’anche
si trovino nelle migliori condizioni socioculturali, richiedono attenzioni
specifiche e una didattica dedicata.
La condizione di isolamento sociale pesa soprattutto nel caso delle
famiglie di recente immigrazione, per le quali spesso i figli in età scolare
costituiscono l’unico tramite di integrazione.

Questo contesto non deve essere da spunto nell’ostacolare le relazioni


sociali, poiché proprio le interazioni tra docenti e studenti – e tra gli
studenti stessi – possono rappresentare il vero collante che rafforza la
trama di rapporti, la condivisione della sfida che si ha di fronte e la
propensione ad affrontare con spirito costruttivo una situazione
imprevista.

2.3 Limitazioni nei rapporti sociali

Per gli adolescenti e i bambini la chiusura delle scuole e il distanziamento


sociale possono avere conseguenze particolarmente importanti. La
solitudine e la depressione hanno avuto effetti profondi sul rendimento
scolastico ed il rischio di assumerli come realtà costanti può interferire
sulle relazioni interpersonali. Il periodo dell’adolescenza in particolare
segna un momento vulnerabile per lo sviluppo di malattie mentali66 inclusa
la depressione, in particolare tra le ragazze. Pertanto, è fondamentale
prestare attenzione al benessere degli adolescenti durante questa crisi.
Durante l’adolescenza i giovani iniziano a dare la priorità ad altri legami
attraverso un graduale processo evolutivo di separazione e d’indipendenza

66 E. HAZEN, S. SCHLOZMAN, E. BERESIN, Adolescent Psychological Development: A Review,


2008.

59
dai genitori67. Tra le principali misure mitigative e restrittive più
importanti volte all’impedimento della diffusione del virus vi sono il
distanziamento minimo di 1 metro tra gli individui, l’obbligo d’indossare
una mascherina chirurgica (FFP1) o se possibile una FFP2 per tutelarsi
maggiormente da eventuali trasgressioni o carenze altrui, evitare le strette
di mano e in linea più generale i contatti fisici per impedire una
trasmissione salivare del Coronavirus. Questo ovviamente ha scatenato un
effetto domino molto forte a livello psichico, soprattutto nei bambini,
aventi il terrore non solo di poter contrarre il virus ma di esserne il
potenziale veicolo di trasmissione alle persone con le relazioni più strette
come i genitori o i familiari. Seppur coscienti di un eventuale momento
storico di passaggio che verrà superato il prima possibile grazie alla
scomparsa del virus, in una fase di costruzione dell’identità e della realtà
psichica di un bambino o di un adolescente, quello che dovrebbe essere
solo un vincolo potrebbe tramutarsi in un bias cognitivo più consolidato e
costante, estraneo alla pandemia e legato ad una realtà anche fuori dal
contesto pandemico.
All’altro estremo invece, durante il periodo d’isolamento sociale,
potrebbe nascere la preoccupazione costante di mantenere legami stretti
con gli amici e pertanto l'appartenenza ai propri pari diventa
particolarmente prominente per gli adolescenti. Diventano quindi, come
per la D.A.D., ponte di comunicazione principale le interazioni virtuali,
telefoniche o attraverso messaggi online. Anche in questo caso, l’assenza
o l’indisponibilità qualitativa di tali strumenti potrebbero isolare ancor di
più l’adolescente.
Da uno studio condotto in Canada 68 sono emersi risultati contrastanti sul
ruolo e la conseguente negatività o positività dell’utilizzo dei social media
e sul tempo investito nell’utilizzo di quest’ultimi. L'aggiunta della D.A.D.

67 Come accennato nelle varie teorie proposte nel primo capitolo.


68 LINDSEY M. FORBES, Physically Isolated but Socially Connected: Psychological Adjustment and

Stress Among Adolescents During the Initial COVID-19 Crisis, 2020.

60
può anche mettere in discussione la capacità degli adolescenti di bilanciare
il loro utilizzo quotidiano dei device. In un campione di adolescenti
canadesi, il tempo sullo schermo di tutti i tipi è stato associato a un
aumento della depressione dell'ansia69. Tuttavia, alcuni studi hanno
trovato poche prove di effetti negativi del tempo trascorso davanti ad uno
schermo in cerca o lettura di aggiornamenti sulla situazione generale
legata al Covid70, mentre altri hanno dimostrato che ogni ora trascorsa
influenzasse nella manifestazione di uno stato depressivo71. L'utilizzo dei
social media, in particolare, è stato associato a un maggiore benessere
grazie al mantenimento di una connessione con gli altri, ma anche a
sentimenti più negativi dovuti al confronto sociale72.
Durante la crisi iniziale del COVID-19 la vita sociale e accademica degli
adolescenti è stata quasi esclusivamente virtuale, probabilmente portando
a un marcato aumento del tempo sullo schermo e dell'uso dei social media.
Alcune ricerche suggeriscono che mantenere connessioni sociali online sia
importante per i risultati della salute mentale durante la quarantena
COVID-1973. Tuttavia, è anche noto che l'eccessivo apprendimento di
news da parte dei media durante i periodi di crisi può essere un tasso
d’agevolazione di preoccupazione, aumentando lo stress elevato e l'ansia

69 MARAS ET AL., Screen time is associated with depression and anxiety in Canadian youth.

Preventive Medicine: An International Journal Devoted to Practice and Theory, 2015.


70 ORBEN & PRZYBYLSKI, Screens, teens, and psychological well-being: Evidence from three time-

use-diary studies, 2019.


71 BOERS, AFZALI, NEWTON E CONROD, Association of screen time and depression in

adolescence, 2019.
72 RADOVIC, GMELIN, STEIN, MILLER, Depressed adolescents’ positive and negative use of social

media. 2017.
73 PANCANI, MARINUCCI, AURELI E RIVA, Forced social isolation and mental health: A study on
1006 Italians under COVID-19 quarantine, 2020.

61
ad esso collegato74. Durante la crisi iniziale del COVID-19 non è stato
ancora quantificato come gli adolescenti abbiano utilizzato i mezzi
tecnologici a loro disposizione per connettersi ai coetanei, in che misura
abbiano monitorato le ultime notizie o quanto tempo abbiano dedicato al
lavoro scolastico, ma questi comportamenti probabilmente hanno giocato
e giocheranno un ruolo nell'affrontare lo stress legato alla pandemia.
Sebbene la maggior parte degli adolescenti sia stata fisicamente isolata dai
coetanei, il tempo familiare è decisamente aumentato a causa delle
direttive sul soggiorno obbligatorio a casa. Determinanti diventano quindi,
ancora di più, i contesti familiari nei quali il ragazzo/a si troverà a stretto
contatto e, in certi casi, suo unico rapporto umano diretto.
Durante i periodi di crisi, i genitori possono amplificare o mitigare lo stress
che grava sulla salute mentale degli adolescenti, così come in presenza di
fratelli vi è la possibilità di un reciproco supporto psicologico e/o
compagnia durante il blocco fisico dell’isolamento. Per tale motivo, la
quantità di tempo che gli adolescenti hanno trascorso nel contesto
familiare potrebbe alleviare gli effetti della pandemia sulla loro salute
mentale e le famiglie sono state spesso incoraggiate ad investire il loro
tempo insieme in modo più amorevole possibile75.

Tuttavia, i genitori, riscontrando un maggiore od ulteriore stress per gli


eventi COVID-19, in linea con il modello di stress familiare 76, possono
avere un'influenza negativa sull'adattamento degli adolescenti attraverso
dinamiche genitoriali più povere a livello umano ed affettivo o con
l’aumento di conflitti di relazione genitore-figlio. I genitori hanno

74 GARFIN, SILVER E HOLMAN, The novel coronavirus (COVID-19) outbreak: Amplification of

public health consequences by media exposure, 2020.


75 Canadian Psychological Association, 2020.
76 CONGER, RUETER E CONGER, The role of economic pressure in the lives of parents and their

adolescents: The family stress model. In L. J. Crockett & R. K. Silberiesen (Eds.), Negotiating
adolescence in times of social change, 2000.

62
segnalato più conflitti e una attuazione di una dura disciplina nei confronti
dei loro figli durante l’inizio della Pandemia77.
Il ruolo critico dei genitori nell'adattamento adolescenziale è stato
documentato da punti di vista teorici diversi, tra cui relazioni di
attaccamento durature, stili di genitorialità comprendenti la qualità e il
tempo complessivo trascorso nelle interazioni genitore-figlio78. È stato
vitale sottolineare come la comunicazione dei genitori possa mostrare
effetti protettivi e di sostegno, di apertura nei rapporti e non di chiusura,
permettendo anche la messa in luce di paure od ansie da parte
dell’adolescente: poiché l'impatto della crisi covid-19 è stato avvertito a
livello globale79, gli adolescenti non hanno fatto eccezione e i dati ottenuti
hanno riportato un vissuto di preoccupazione per le finanze familiari e la
possibilità di contrarre il virus per se stessi e i propri cari80. Gli adolescenti
hanno inoltre manifestato preoccupazioni riguardo alla loro
scolarizzazione, amicizia e reputazione.
L'isolamento domestico per gli adolescenti è, nella grandissima parte dei
casi, un contesto completamente nuovo e disorientante dalla
la vita quotidiana, specialmente quella scolastica. Nonostante ciò, gli
adolescenti restano inclini all’ascolto ed alla comprensione di consigli
contattando gli amici attraverso mezzi di comunicazione virtuali quali
messaggi di testo e chat video online per la durata di circa una o due ore
continuative ogni giorno durante il lockdown81.
Sebbene l'uso dei social media sia quasi universale tra i giovani, i risultati
mostrano durante la prima fase di confinamento un aumento sostanziale

77 LEE & WARD, Stress and parenting during the coronavirus pandemic, 2020.
78 COLLINS & LAURSEN, Parent-adolescent relationships and influences, 2004.
79 WANG Et al, Immediate psychological responses and associated factors during the initial

stage of the 2019 coronavirus disease (COVID-19) epidemic among the general population in

China. International Journal of Environmental Research and Public Health, 2020.


80 V. Nota 59.
81 V. Nota 59.

63
del tempo di utilizzo su più piattaforme social come ad esempio Instagram,
Snapchat, TikTok. Sorprendentemente oltre il 12% degli adolescenti ha
riferito di aver usato i social media più di 10 ore al giorno, anche se i dati
al riguardo restano contrastanti in termini sia di tempo dedicato alle
piattaforme social che di quello passato allo schermo 82. Si è osservato
come il tempo virtuale con gli amici riducesse la percezione ed il vissuto
di solitudine ma potesse aumentare il senso di depressione. Pertanto,
piuttosto che esaminare solo la componente legata al tempo, risulta
determinante esaminare attentamente ciò che gli adolescenti facciano
online. La diffusione delle notizie è stata significativamente correlata alla
capacità di saper elaborare psicologicamente e sapersi confrontare con
questa nuova realtà, poiché la comunicazione di notizie da parte dei mass
media relative alla pandemia, è stata proposta sui social media in modo
profondamente fuorviante e pressante83 mettendo ancora di più in
difficoltà la tenuta dell’Io in costruzione dell’adolescente.
Ad esempio, altre ricerche passate84 hanno evidenziato i possibili aspetti
positivi ma soprattutto i pericoli intrinsechi dei social media, spesso a
causa del naturale confronto sociale che può generare una reazione
d’invidia. È possibile che gli adolescenti vedano le immagini di altri loro
coetanei in contesti apparentemente migliori durante il lockdown e che
questo possa incrementare la propria difficoltà nonché il grado di stress.
Altro contesto possibile potrebbe avvenire nel momento in cui gli
adolescenti si connettono con gruppi di loro pari online riproducendo le
dinamiche che di solito avvengono di persona. Nelle chat di gruppo è
possibile che vi sia un contenente reale di ostracismo, aggressione sociale

82 V. Nota 68.
83 NIELSEN, FLETCHER, NEWMAN, BRENNEN E HOWARD, Navigating the ‘infodemic’: How

people in six countries access and rate news and information about coronavirus, 2020.
84 V. Nota 72.

64
e persino cyberbullismo85. Il tempo investito in questi gruppi virtuali può
portare ad amplificare le lotte interpersonali esistenti: anche comunicando
con amici intimi c'è la possibilità di incappare in co-ruminazioni86 che
porterebbero un'eccessiva discussione dei problemi e una maggiore
attenzione alle emozioni negative tra amici87. È stato infatti documentato
che, soprattutto per le ragazze, il rapporto possa alle volte assumere
connotazioni “paradossali”, in cui coesistono amicizia e sintonia, e,
simultaneamente, un aumento della depressione attraverso il processo di
co-ruminazione88, raggiungendo alti livelli di stress e incertezza ed
incremento delle preoccupazioni stesse.

85 METER & BAUMAN, When sharing is a bad idea: The effects of online social network
engagement and sharing passwords with friends on cyberbullying involvement, 2015.
86 Il costrutto di co-ruminazione nasce nel 2002, all’interno della psicologia scolastica

americana, dalla dottoressa Amanda J. Rose, indicandolo come quel processo interpersonale

consistente in una discussione ossessiva e passiva dei propri problemi personali con un amico

fidato.
87 A. ROSE, Co-rumination in the friendships of girls and boys, 2002.
88 V. nota precedente.

65
CAPITOLO III:
Problematiche, disturbi e possibili soluzioni

§3.1 Depressione, pensieri e tentativi di Suicidio, Agorafobia,


Claustrofobia, Spettro dell’autismo durante e post Lockdown

L’interruzione o la limitazione dei rapporti ha, con estrema probabilità,


messo alla prova il benessere psicofisico di tutta la popolazione mondiale.
Le ricerche di alcuni studi89-90 suggeriscono che gli individui possono
sperimentare sintomi di psicosi, ansia, traumi, attacchi di panico, pensieri
e tentativi di suicidio. Nello specifico, l'ansia, quando risulta al di sopra
del normale, indebolisce il sistema immunitario del corpo e di
conseguenza aumenta il rischio di contrarre il virus.
Gli adolescenti e i bambini più grandi risultano aver sofferto con maggiore
frequenza di ansia nel momento in cui tentano di comprendere fino a fondo
la pandemia e le sue dirette conseguenze su loro stessi, i loro familiari e
amici.

L’impossibilità di avere relazioni non a distanza durante la pandemia ha


fortemente inciso sia sull’aspetto psichico del ragazzo in età evolutiva, sia
sui genitori stessi, che hanno dovuto fronteggiare il virus con le sue
conseguenze patologiche mediche che psicologiche, non solo per loro
stessi, ma anche per la propria prole.

89 TAYLOR, AGHO, STEVENS, RAPHAEL, Factors influencing

psychological distress during a disease epidemic: data from Australia's first

outbreak of equine influenza, 2008.


90 World Health O. Mental health and psychosocial considerations during the

COVID-19 outbreak, 18 March 2020. Geneva: World Health Organization,


2020.

66
Uno studio condotto in Canada 91 ha coinvolto adolescenti di età media di
16 anni e mezzo che hanno fornito risposte a questionari online sullo
stress, sulla solitudine e manifestazioni di depressione dovute alla
Pandemia; si indagava inoltre circa la qualità relazionale con la famiglia,
quella virtuale con gli amici, il tempo dedicato allo svolgimento dei
compiti, l’utilizzo dei social media e le ore di attività fisica durante il
lockdown. I risultati ottenuti hanno mostrato come gli adolescenti
risultavano molto preoccupati per la pandemia dovuta al COVID-19, in
particolare per il loro percorso scolastico, le relazioni tra pari e le possibili
difficoltà economiche della propria famiglia.
Lo stress da COVID-19 collegato alla solitudine obbligata viene correlato
alla depressione, specialmente per gli adolescenti che
hanno trascorso molto più tempo del solito sui social media. Al contrario
il tempo dedicato alla famiglia e ai compiti scolastici era associato ad una
carenza della componente depressiva. Per gli adolescenti con sintomi
depressivi è importante monitorare il supporto delle relazioni online. I
risultati mostrano strade promettenti per contrastare la solitudine e
l’isolamento, quali il tempo con la famiglia, i collegamenti virtuali con gli
amici e l’attività fisica, correlando con un minore senso di solitudine. La
componente dello stress, in una situazione in cui vi è richiesta una
sofisticata e importante attenzione all’interno della propria quotidianità,
risulta uno degli elementi chiave nella tenuta positiva o negativa dello
stesso. Per quanto concerne le caratteristiche dello stress, Hans Selye, che
può senza ombra di dubbio essere considerato il padre della ricerca sullo
stress, fu il primo ad identificare due diverse tipologie di stress: distress
ovvero stress negativo ed eustress, anche noto come stress positivo92.
Questa distinzione fece emergere il concetto di stress inteso come processo
finalizzato ad un migliore adattamento all’ambiente e quindi una capacità
di reagire quantitativa e qualitativa davanti ad un ostacolo o una

91 V. Nota 68.
92 HANS SELYE, Stress without distress, 1974.

67
problematica.

Il distress è stato correlato ad aumenti sproporzionati delle secrezioni


ormonali, specialmente quelle del cortisolo, instaurando un logorio
progressivo fino alla rottura delle difese psicofisiche. Si è evidenziato
inoltre come alcune condizioni situazionali di stress possano portare ad
una persistente attivazione dei sistemi dell’organismo anche in assenza di
eventi stressogeni oppure come l’organismo possa reagire in maniera
sproporzionata a stimoli di lieve entità.
L’Eustress si ha invece quando uno o più stimoli, anche di natura diversa,
allenano la capacità di adattamento psicofisica individuale; è una forma di
energia psicofisica capace di poter catalizzare la realizzazione di un
obiettivo.
Nell’ambito della problematica dello stress, il coping (dall’inglese to
cope, ovvero “far fronte a ...”) è la particolare abilità dell’individuo che
consente al singolo di fronteggiare attraverso una serie di tentativi gli
eventi cosiddetti difficili o comunque superiori alle proprie capacità.
Quest’ultimo viene riconosciuto tra i meccanismi di difesa.
Riprendendo ad esempio l’utilizzo dei social media da parte degli
adolescenti durante la pandemia, la reazione di depressione davanti ai
numeri dei morti, dei contagiati, della crisi economica globale o della
perdita di persone care o conoscenti, è emersa in diversi studi93-94.
In tempi di pandemia, come nelle principali crisi storiche, vi è un aumento
diagnostico di disturbo da stress post-traumatico (PTSD), depressione e
ansia95. Durante la pandemia di COVID-19, le persone con livelli di

93 GUESSOM et al, Adolescent psychiatric disorders during the COVID-19 pandemic and

lockdown, 2020.
94 SALARI et al, Prevalence of stress, anxiety, depression among the general population during

the COVID-19 pandemic: a systematic review and meta-analysis, 2020.


95 DOUGLAS, DOUGLAS, HARRIGAN, DOUGLAS, Preparing for pandemic influenza and its
aftermath: mental health issues considered, 2009.

68
istruzione più elevati avevano maggiori livelli di ansia, depressione e
stress96, probabilmente dovuta all'elevata consapevolezza della propria
salute all’interno di una comunità o popolazione. Inoltre, i livelli di ansia
sono significativamente più alti nelle persone con almeno un membro della
famiglia, un parente o un amico con la malattia COVID-1997. Due studi in
Cina che hanno coinvolto individui adulti nelle settimane successive
all'epidemia di COVID-19 a Wuhan hanno riportato una prevalenza di
PTSD rispettivamente del 4,6% e del 7%, più comunemente associata al
genere femminile e alla scarsa qualità del sonno98. Uno studio sulle
famiglie americane esposte ai virus H1N1 e SARS-CoV ha riportato PTSD
nel 30% di bambini esposti a misure di quarantena 99. Il disturbo post-
traumatico da stress, la depressione e l'ansia hanno potenziali impatti
effetti disastrosi sulla salute mentale degli adolescenti100. Si stima che le
ragazze abbiano il doppio delle probabilità di soffrire di PTSD101. Il
disturbo da stress post-traumatico nei bambini ha un impatto sullo
sviluppo cerebrale ed è associata ad alterazioni nei circuiti orbito frontali,
che possono contribuire ad aumentare la reattività alle minacce ed una
regolazione delle emozioni102.
In aggiunta si sono riscontrate conseguenze neuroanatomiche e neuro
funzionali come il calo del volume ippocampale, aumento della reattività

96 LIU D et al., Impatto psicologico e fattori predisponenti della pandemia di coronavirus 2019

(COVID-19) sul grande pubblico in Cina, 2020.


97 ZHANG Y, MA ZF, Impatto della pandemia di COVID-19 sulla salute mentale e sulla qualità

della vita tra i residenti locali nella provincia di Liaoning, in Cina, 2020.
98 V. 2 note precedenti.
99 SPRANG E SILMAN, Posttraumatic stress disorder in parents and youth after health-related

disasters, University of California, Los Angeles 2013.


100 D.BOLTON, D. O'RYAN, O. UDWIN, S. BOYLE, W. YULE, The Long‐term Psychological Effects

of a Disaster Experienced in Adolescence: II: General Psychopathology, 2008.


101 K. GARZA & T. JOVANOVIC, Impact of Gender on Child and Adolescent PTSD, 2017.
102 V. nota precedente.

69
dell'amigdala e declino dell'accoppiamento amigdala-area prefrontale per
l'età. In un sondaggio condotto su 8079 adolescenti cinesi di età compresa
tra i 2 e i 18 anni, è stata riscontrata un tasso di depressione ed ansia pari
al 31% durante l'epidemia di COVID-19103.
Questi studi sulla salute mentale degli adolescenti durante l'epidemia
2020-2021, supportano l'ipotesi di un aumentato rischio di incorrere nello
sviluppo di sintomi PTSD-correlati, di depressione e di ansia legati a
questa pandemia. Il lockdown, per alcuni adolescenti, è stato - ed è ancora
- vissuto come insostenibile.

Nella normalità, vivere ritirati nelle mura domestiche in una condizione


costante di isolamento sociale, verrebbe considerato come un sintomo
psichiatrico104. Inoltre, se come accennato in precedenza la presenza di
familiari può essere stata in alcuni casi come elemento positivo nella
tenuta psicologica durante l’isolamento, in opposizione a questi casi sono
stati riscontrati anche episodi di violenza domestica.
Il confinamento familiare può essere un fattore scatenante della violenza
intrafamiliare durante la pandemia di COVID-19: diversi paesi, tra cui la
Francia e il Brasile, hanno segnalato un aumento di questa tipologia di
casi; i bambini sono più a rischio di abusi o negligenza quando vivono in
una casa in cui si verifica violenza domestica105.
Durante questo periodo, le donne e le ragazze sono più esposte alla
violenza di genere, compresa la violenza sessuale106.
Nel contesto del lockdown e della chiusura delle scuole, gli adolescenti
sfuggono alla vigilanza di professionisti o altri adulti o degli stessi

103 J. DENG et al., The prevalence of depression, anxiety, and sleep disturbances in COVID-19

patients: a meta-analysis, 2020.


104 V. Nota 93.
105 V. Nota 93.
106 UNFPA, Impact of the COVID-19 Pandemic on Family Planning and Ending Gender-based
Violence, Female Genital Mutilation and Child Marriage, Australia, 2020.

70
coetanei che potrebbero notare la loro angoscia in normali condizioni
sociali e segnalare gli episodi di violenza.
La clausura all’interno delle abitazioni potrebbe inibire pesantemente la
possibilità di ricercare di sfuggire a questi contesti o abusi, rimanendo
incastrati in contesti psicopatologici indubbiamente gravi.

Tra le altre tipologie di manifestazioni di fortissimo disagio da parte della


fascia giovanile, viene riportato un importante aumento di atti di
autolesionismo o, nel peggiore, dei casi di tentativi di suicidio107: come
riporta il più recente referto del responsabile di Neuropsichiatria
dell’infanzia dell’ospedale Bambin Gesù di Roma, sono aumentati in
modo significativo gli accessi in Pronto Soccorso correlati ad atti
anticonservativi causa o di autolesionismo, come ad esempio i tagli sul
proprio corpo108.
Queste nuovi dati risulterebbero del tutto anormali rispetto al passato.
Anche la Fondazione Mondino IRCCS di Pavia avrebbe segnalato come
le richieste di ricovero degli adolescenti siano aumentate del 50% rispetto
all’anno precedente.

L’agorafobia e la claustrofobia, seppur due elementi opposti, potrebbero


risultare anch’essi tra le reazioni costanti dopo un anno di Pandemia,
dovuti alla paura di uscire e potersi infettare, ammalarsi o fare ammalare,
o nei peggiori dei casi aver perduto la capacità di volersi relazionare
fisicamente all’esterno. Altri invece potrebbero aver sviluppato un senso
di insofferenza dovuto allo stare in casa ed essere limitati nei rapporti,
nelle attività ma anche spinti dal voler fuggire dai propri contesti familiari
che sono risultati essere molto difficili o violenti come accennato in
precedenza.

107 “Il Covid è stato un detonatore, tra i ragazzi è boom di ricoveri”, IlSole24Ore, 20/4/21.
108 Boom di tentativi di suicidio tra i giovanissimi: L'allarme del Bambino Gesù, Repubblica
18/1/21.

71
Per alcuni invece, la riduzione delle richieste di partecipazione sociale, ha
temporaneamente ridotto la frequenza dei sintomi di ansia sociale 109. In
particolare, per i bambini con disturbo d'ansia sociale, il passaggio alla
scuola online ha significato la cessazione delle interazioni di persona che
provocano ansia con i coetanei a scuola, come raccolto da questo studio110.
Le attività che nel quotidiano innescavano ansia, come rispondere alle
domande in classe, camminare nel corridoio, le interazioni sociali in pausa
pranzo e impegnarsi in attività extracurricolari. Conseguentemente la
mancanza di esposizione a queste situazioni ha portato a una ridotta
frequenza di sintomi d'ansia per questi bambini riferendo di sentirsi
"contenti" nel non dover andare a scuola.
I genitori risultavano più preoccupati dei loro figli per gli effetti dovuti
alla chiusura delle scuole, sulla perdita della frequenza quotidiana, per i
servizi di istruzione speciale e sulle opportunità di socializzazione offerte
dalla scolarizzazione di persona.
La riduzione dei sintomi di ansia sociale, sperimentati dai bambini è
coerente con altre ricerche che descrivono la diminuzione del disagio
sociale legato all'ansia dei bambini in risposta alle pratiche di
distanziamento sociale associate al COVID-19111.

L’isolamento domestico ha rappresentato una doppia sfida,


particolarmente pericolosa, per gli adolescenti con Disturbo Dello Spettro
Autistico (DSA) e le loro famiglie. L'incertezza pervasiva e l'interruzione
delle routine possono essere particolarmente angoscianti per un bambino

109 KALVIN et al., Conducting CBT for Anxiety in Children with Autism Spectrum Disorder During

COVID‐19 Pandemic, 2021.


110 V. nota precedente.
111 M. Morissette et al, Associations between concussion and risk of diagnosis of psychological

and neurological disorders: a retrospective population-based cohort study,


Family Medicine and Community Health, 2020.

72
con DSA che porta ad esacerbare l'ansia esistente o i sintomi di ansia
emergenti112. Inoltre, la chiusura delle scuole ha ridotto l'accesso a
importanti supporti scolastici per i bambini con DSA, come la logopedia,
la terapia occupazionale e i gruppi di abilità sociali 113. Le suddette
difficoltà aggiuntive hanno ulteriormente amplificato la difficoltà nella
comprensione della situazione - a causa della riduzione o mancanza di
ragionamento astratto - difficoltà nell'assumere le conseguenze di
comportamenti non sicuri (non indossare maschere porta a una maggiore
possibilità di infezione), interruzione di routine, interruzione di tutti gli
interventi di persona114.
I caregiver dei bambini con spettro autistico hanno dovuto affrontare le
sfide strettamente legate all'epidemia di COVID-19 e quelle riguardanti la
guida e la gestione dei loro figli. Di conseguenza, un peggioramento delle
caratteristiche cliniche del DSA- con particolare riguardo a quelle relative
al comportamento - era prevedibile dopo il lockdown. Insieme ai sintomi
del nucleo autistico, le comorbilità mediche come i disturbi del sonno,
spesso descritti negli individui DSA115, possono anche aver rappresentato
una sfida addizionale in tali circostanze estreme. Elaborando l'impatto di
questi fattori di stress aggiunti, in un sondaggio condotto su 8000 caregiver
con sede negli Stati Uniti di bambini con DSA, il 95% dei caregiver ha
riferito che le interruzioni legate al COVID nei servizi o nelle terapie
avevano influenzato negativamente il loro bambino con DSA e il 97%
degli operatori sanitari ha riferito di sentirsi stressato o sopraffatto a causa
di queste interruzioni116.

112 V. Nota 109.


113 V. Nota 109.
114 ESHRAGHI ET AL., COVID-19: Overcoming the challenges faced by individuals with autism

and their families. Lancet Psychiatry, 2020.


115 MAZZONE et al., The Relationship between Sleep Problems, Neurobiological Alterations, Core

Symptoms of Autism Spectrum Disorder, and Psychiatric Comorbidities, J Clin Med, 2018.
116 V. Nota 109.

73
3.2 L’abuso di Sostanze e i casi di violenza domestica durante il
Lockdown

Lo stress dell’adolescenza, l'isolamento sociale e la noia nel quotidiano


sono fattori di rischio noti per lo sviluppo di patologie come la depressione
e l’utilizzo dell'uso di sostanze stupefacenti nei giovani117.
Nel tentativo di contenere la pandemia, causando però delle limitazioni
all’interno dei rapporti sociali tra gli adolescenti nella fase dello sviluppo,
è emerso dai rapporti di questo studio 118 come la frequenza del consumo
di alcol e cannabis in alcune popolazioni adolescenti sia aumentata. La
ricerca ha messo a fuoco come, la vita scolastica e il modo in cui un
adolescente si percepisce in rapporto con gli altri studenti e nel proprio
ambiente scolastico, possano avere un’influenza nello sviluppo di un
Disturbo da Uso di Sostanze o anche definito in inglese con la sigla
SUD119. Molti eventi sociali, essendo stati posticipati o annullati, hanno
potuto rappresentare per gli adolescenti un rallentamento o un blocco nel
processo d’indipendenza e di realizzazione del proprio Io. I giovani che
subiscono un arresto o un rallentamento nel loro sviluppo durante i periodi
più delicati o di crisi, sono più a rischio nell’utilizzare sostanze
stupefacenti: venne stimato nel 2017120 come 1 bambino statunitense su 8
di età pari o inferiore a 17 anni viva già in una famiglia in cui almeno un
genitore soffre di SUD. I primi dati ricavati dopo l’inizio della Pandemia,
hanno indicato un ulteriore aumento dei comportamenti di uso di sostanze

117 SARVEY & WELSH, Adolescent substance use: Challenges and opportunities related to COVID-

19, 2021.
118 V. Nota precedente.
119 Substance Use Disorder = Disturbo da Abuso di Sostanze.
120 LIPARI & VAN HORN, Children Living with Parents Who Have a Substance Use Disorder, 2017.

74
tra gli adulti durante la pandemia, comprese l’overdose da oppioidi 121.
Gli sforzi per coinvolgere i membri della famiglia o sostenere i genitori
attraverso l'apprendimento basato sulle competenze possono anche aiutare
indirettamente a trattare gli adolescenti con il SUD122. È fondamentale
notare come nello studio canadese di Dumas e colleghi123, la presenza
pervasiva di una forte solitudine, ha accentuato l’abuso sempre più attivo
di sostanze tra le quali droghe e alcool, collegando l'aumento delle paure
dovute alla Pandemia ed a una conseguente manifestazione di elementi
depressivi. Poiché molti adolescenti si sono trovati ancor più isolati, è
possibile che l'uso di sostanze sia di particolare importanza come strategia
personale di coping tra gli adolescenti, per affrontare sentimenti negativi
legati al dolore.

Nonostante le criticità dovute alla Pandemia, un aspetto positivo


riscontrato nell’isolamento sociale è che possa aver involontariamente
invece messo una distanza da situazioni sociali che avrebbero portato al
consumo di una sostanza stupefacente124. L'accesso alle sostanze potrebbe
anche esser stato limitato per minoranza di adolescenti, che essendo
impossibilitati ad uscire di casa, sono potenzialmente incorsi meno
nell'uso di sostanze.
L’effetto manifesto negativo, ovvero l’altra faccia della medaglia,
potrebbe invece riguardare la reazione davanti all’assenza della sostanza.
Queste difatti possono essere consumate per alleviare sentimenti negativi

121 SLAVOVA et al, Signal of increased opioid overdose during COVID-19 from emergency
medical services data. Drug and Alcohol Dependence, 2020.
122 GARNER et al. The relationship between child maltreatment and substance abuse treatment

outcomes among emerging adults and adolescents, 2014.


123 DUMAS et al., What Does Adolescent Substance Use Look Like During the COVID-19

Pandemic? Examining Changes in Frequency, Social Contexts, and Pandemic-Related Predictors,

2020.
124 V. nota 105.

75
come mancanza di controllo, preoccupazioni finanziarie e paura della
morte125. Sintomi ansiosi e depressivi (compresa la sindrome da astinenza)
possono essere aggravati nei consumatori di alcol e droghe, a causa della
riduzione dell'offerta dal negozio di liquori e dalle chiusure aziendali
locali. Questi sintomi possono portare a un comportamento più aggressivo
in individui con tratti disfunzionali della personalità o disturbi della
personalità126. I pediatri, psicologi e i medici di assistenza primaria
dovrebbero essere vigili nel loro screening per l'uso di sostanze durante la
routine, i controlli annuali e le vaccinazioni. I professionisti dovrebbero
anche somministrare regolarmente schermi urinari a 12 pannelli per
aiutare a identificare coloro che potrebbero richiedere un ulteriore
intervento. È probabile che molti adolescenti aventi il SUD si presentino
per la prima volta al trattamento per altre difficoltà, come la loro ansia o
depressione, o attraverso il sistema di giustizia penale.
I Disturbi della Personalità potrebbero contribuire ad aumentare il
consumo o la ricaduta di sostanze generando potenziali casi di violenza
domestica127.
In particolar modo, come riportato anche in precedenza nella raccolta dati
sulle abitazioni sfavorevoli in un contesto estremamente difficile come
quello dell’isolamento, quei nuclei familiari aventi molti componenti al
proprio interno e costretti a condividere uno spazio domestico ristretto -
limitante a sua volta anche nella ricerca di privacy - potrebbe aver
contribuito ulteriormente a episodi di violenza domestica, tra questi anche
la causa di un maggiore stress riportato negli individui in astinenza da
sostanze.
Secondo l'OMS, la violenza all'interno della casa può essere perpetrata in
varie forme di tipo:

125 VOLKOW, Collision of the COVID-19 and addiction epidemics, 2020.


126 GONZALEZ, IGOUMENOU, KALLIS, COID, Disturbo borderline della personalità e violenza

nella popolazione del Regno Unito: valutazione del tratto categorico e dimensionale, 2016.
127 SUN Y et al, Editorial: Challenges to Opioid Use Disorders During COVID-19, 2020.

76
Fisico (percosse, torture, omicidi);
Sessuale (rapporti indesiderati, molestie, gioghi sessuali);
Psicologico (manipolazione, minacce, umiliazioni, intimidazione);
Economico (controllo ossessivo delle finanze; sottrazione
monetaria);
Stalking (persecuzione, controllo ossessivo del telefono chiamate o
messaggi).

Sebbene il distanziamento sociale abbia l’obiettivo principale di


proteggere e prevenire dalla contaminazione e diffusione del Coronavirus,
espone maggiormente le famiglie disfunzionali alle conseguenze fisiche,
emotive ed economiche della violenza domestica, che potrebbero generare
disabilità permanenti o morte per le vittime e i loro discendenti
(femminicidio, parricidio, figlicidio). Gli studi indicano che l'aumento dei
tassi di violenza domestica dopo una catastrofe naturale spesso si estende
per diversi mesi128.

Le osservazioni e studi in merito alla materia 129, dimostrano come le donne


e i bambini siano soggetti più a rischio, mentre gli anziani e i disabili
subiscano più spesso negligenza o negligenza. Pertanto, una moltitudine
di comportamenti, spesso sottili, che mirano a controllare l'altra persona,
rientrano nell'ambito della violenza domestica. I maltrattamenti non
sempre si manifestano apertamente, ma generalmente seguono una "scala
di violenza" che inizia con l'intimidazione, continua con l'isolamento, la

128 ANDREW M. CAMPBELL, An Increasing Risk of Family Violence during the Covid-19 Pandemic:

Strengthening Community Collaborations to Save Lives, 2020.


129 IRATZOQUI, Domestic Violence and the Victim/Offender Overlap Across the Life Course,
2018.

77
svalutazione e infine gli abusi in piena regola 130.
Gli studi di settore131-132 confermano come nella maggior parte dei casi,
l'autore degli abusi non soffra di una condizione psichiatrica riconosciuta.
Nonostante ciò, nei casi in cui colui che soffre di disturbi psicologici o
psicopatologie in piena regola, le restrizioni dovute alla pandemia
potrebbero essere utilizzate come scusa per eludere supporto psicologico
o assunzione di psicofarmaci, rendendo il disturbo più acuto e pericoloso.
L'analisi dell'ambiente intra-familiare rivela una dinamica relazionale di
frustrazione cronica, stress e delusione, che è guidata dal controllo
possessivo e distruttivo da parte di colui del violento.
Per sfuggire a questa spirale circolare, è essenziale che la vittima riconosca
di vivere in una relazione violenta, ma spesso la vittima non porta mai una
denuncia per paura di ripercussioni, perché teme l'impatto sulla famiglia o
perché non ha la forza di rifiutare la violenza subita che a sua volta ha
indebolito l’individuo nel reagire.
La mancata denuncia di questi crimini significa che troppo spesso vengono
sottovalutati e rimangono impuniti, il che consente di continuare gli abusi
e di danneggiare minando la salute psico-fisica delle vittime e
dell'ambiente domestico.
Questo potrebbe anche portare a teorizzare come anche il numero di
segnalazioni per atti di violenza potrebbero non corrispondere con
l’esistenza degli episodi stessi.
Per un bambino o un ragazzo il discorso potrebbe essere ancora più

130 SACCO et al. The impact of the Covid-19 pandemic on domestic violence: The dark side of
home isolation during quarantine, 2020.
131 BENSLEY L, VAN EENWYK J, WYNKOOP SIMMONS, Childhood family violence history and

women's risk for intimate partner violence and poor health. Am J Prev Med, 2003.
132 BREIDING et al, Prevalence and characteristics of sexual violence, stalking, and intimate

partner violence victimization--national intimate partner and sexual violence survey, 2011.

78
evidente: se molto piccolo - quindi non autonomo o limitato nella sua
autonomia - in un contesto isolato anche da altre abitazioni o rapporti
diretti e sprovvisto di strumenti per poter richiedere aiuto, colui che
subisce senza avere mezzi per richiedere l’aiuto delle forze dell’ordine o
dei servizi preposti come ad esempio il Telefono Azzurro potrebbe essere
completamente abbandonato. Anche l’aver limitato i rapporti diretti con i
propri coetanei o familiari potrebbe sicuramente aver inciso in questo.
Non dev’essere inoltre non considerato il tipo di violenza invisibile, legata
alle relazioni, ove non c’è un lampante agito da parte di un individuo verso
un altro. Quest’ultima, essendo sottile come psicodinamica all’interno del
duo o del contesto con più persone, può risultare estremamente intricata
da individuare e poter arginare, oltre ad una complessità maggiore nel
tentare di dimostrare che questa sia vera nell’eventuale richiesta di aiuto.

L'avvento della pandemia di COVID-19 di conseguenza, probabilmente


aggraverà un bisogno già critico di cure durante l'adolescenza. Le nuove
coorti di adolescenti a rischio devono essere identificate e deferite per il
trattamento. Dinanzi ad una poca disponibilità di risorse terapeutiche
disponibili nell'ambito di programmi specializzati, gli psicologi
dovrebbero essere creativi nel costruire una programmazione di base come
l'aggiunta di un gruppo di colloqui motivazionali o di un gruppo di
prevenzione delle ricadute nelle cure psichiatriche esistenti.

3.3 Pregiudizi, stereotipi e difficoltà nel chiedere aiuto,


sostegno o assistenza psicologica

La Pandemia, l’isolamento forzato, le dinamiche intrafamiliari violente o


difficili, potrebbero essere state la causa dell’insorgere di disturbi e
psicopatologie oppure un “detonatore” per poterle rendere visibili?
L’aver elaborato ed essersi adattati in modo radicale ad un contesto storico
in cui potrebbe sembrare la normalità ciò che normale non è, potrebbe

79
essere uno dei campanelli d’allarme più importanti soprattutto negli
adolescenti che non mostrerebbero segnali di sofferenza o disturbi palesi
anche da poter essere affrontati.

Un’indagine condotta da Save the Children133 in collaborazione con


IPSOS dopo dei mesi di didattica a distanza alla ricerca di opinioni, stati
d’animo, attraverso la somministrazione di questionari, ad alunni del
Nord, Centro e Sud delle scuole italiane, ha riportato importanti dati sulla
D.A.D. Suddividendo i questionari tra le diverse residenze e fasce d’età
(14-18 anni) delle popolazioni chiamate in causa, vi si chiedeva:

• Quante ore di D.A.D. fossero in programma per continuare


il percorso scolastico, come e se fosse stata cambiata la didattica da parte
dei docenti; la maggioranza ha confermato in particolare come l’utilizzo
di filmati all’interno dei filmati sia stata una delle principali risorse, tra
queste in ordine di feedback avuto, si indagavano anche altre opzioni,
come l’utilizzo della modalità asincrona (lezioni digitali caricate dai
docenti sulla piattaforma), esercizi interattivi, giochi didattici, l’utilizzo di
app sui dispositivi tecnologici, di materiali come articoli /paper online,
suddivisione per gruppi, studiare diverse materie insieme per argomenti,
giochi di ruolo.

• Numero di studenti positivi al coronavirus all’interno del


proprio istituto o della propria classe, che hanno poi seguito l’indicazione
da quarantena e di isolamento fiduciario.

• Il livello di preoccupazione con cui sono stati vissuti questi


episodi, ove la maggioranza su un totale di 809 soggetti, il 26% hanno
confermato di averlo vissuto con molta preoccupazione, il 48% con
moderata preoccupazione, il 20% con poca preoccupazione e solo il 6%

133 I giovani ai tempi del coronavirus, Save The Children, 2020.

80
con nessuna preoccupazione a riguardo.

• Il modo con cui i ragazzi e le ragazze si sono relazionati con


gli alunni positivi al Coronavirus: l’80% ha risposto che i positivi sono
stati supportati dai compagni; il 13% che è stato difficile entrare in
rapporto con loro a causa di un ripiegamento; Un 5% ha invece purtroppo
confermato come invece questi compagni siano stati colpevolizzati; un 2%
finale addirittura derisi.

• Una grande maggioranza, su un numero totale di 1000


ragazzi, ben il 68% ha confermato come la didattica a distanza sia risultata
più difficile rispetto alle normali lezioni in aula.

• Un altro dei cardini principali della D.A.D. oltre l’istruzione,


è ovviamente la possibilità di socializzare tra i vari studenti e il 72% ha
confermato come sia stato decisamente più problematico riuscirci.
Risulta quindi evidente come debba essere stato maggiormente complicato
per le classi novizie di ragazzi conoscersi e relazionarsi tra loro.

• Nelle ripercussioni generali, di metodo di studio,


preparazione, amicizie, capacità di socializzare, stato d’animo risulta una
evidente maggioranza di ripercussioni negative. Tra gli stati d’animo,
risultano fattori come stanchezza, incertezza e preoccupazione tra i più
presenti. Anche l’Apatia ha un suo posto importante, soprattutto nella
fascia d’età 14-15 anni e dovrebbe essere uno degli elementi da tenere più
sott’occhio dal punto vista clinico.

• Tra gli ultimi punti, vi si chiedeva se l’adolescente avesse


avuto modo di parlare del proprio stato d’animo con qualcuno. Tra i sì,
troviamo il 59% con la propria famiglia, un 38% con i propri amici ed un
8% con i docenti. Non può non saltare all’occhio invece come solo un 2%
si sia rivolto allo sportello psicologico della scuola ed un 22% con
nessuno.

81
Tenendo in considerazione soprattutto quest’ultimo aspetto, è
consequenziale chiedersi come mai gli adolescenti non siano ricorsi ad uno
servizio preposto per il sostegno e supporto psicologico o non ne abbiano
parlato con nessuno. Come accennato nel primo capitolo, prendendo
spunto dai modelli teorici citati, si è potuto constatare un’idea unanime su
come lo sviluppo psicologico e fisiologico di un essere umano abbia
indubbiamente dei cardini fondamentali all’interno dello sviluppo dell’età
evolutiva; se questi dovessero venire a mancare oppure subissero, a causa
di elementi esterni come la pandemia un’alterazione nello sviluppo, la
presenza di una psicopatologia o di disturbi psicologici potrebbero
divenire più che concreti.
Prendendo spunto dagli studi scientifici inerenti alla psicologia sociale,
clinica e dalle notizie di cronaca legate alle problematiche riscontrate nei
luoghi preposti, si potrebbero formulare due ipotesi a distinto carattere
eziopatogenico: una legata al contesto socioeconomico e culturale, ove
l’accesso alla cura, in particolar modo durante la pandemia, è risultato
complesso e di malagevole fruizione; l’altra ad una realtà più interna
intrinseca al proprio vissuto emotivo e cognitivo.

SOCIOECONOMICO:

La rapida insorgenza e la velocità di diffusione del COVID-19 hanno colto


impreparati i servizi di salute mentale, che non erano pronti ad affrontare
un evento di tale portata.
Vista la repentina necessità di apportare dei cambiamenti gestionali delle
attività al fine di garantire la massima sicurezza per i pazienti e per gli
operatori sanitari, sono state emanate diverse direttive nazionali e regionali

82
per i servizi di salute mentale134. La prima ondata della pandemia Covid-
19 ha ridotto le attività dei Servizi di Salute mentale nel nostro Paese per
cui il 20% dei Centri ambulatoriali è rimasto chiuso e il 25% ha ridotto gli
orari di accesso135.
I dati di uno studio136 hanno dichiarato che tutte le attività hanno avuto una
significativa diminuzione, come i consulti psichiatrici ospedalieri (-30%),
le psicoterapie individuali (-60%), le psicoterapie di gruppo e gli interventi
psicosociali (-90/95%). Il numero dei posti letto negli SPDC degli ospedali
è sceso del 12%, a causa della conversione in unità per pazienti positivi al
Covid, o per garantire una maggiore distanza fisica per i pazienti. Si è
registrata come nelle altre discipline mediche una riduzione complessiva
dei ricoveri (-87%), nonostante siano proseguite le consulenze
psichiatriche nei pronti soccorsi, nelle unità mediche e chirurgiche e nelle
unità Covid. I disturbi dell'umore, le psicosi, i disturbi d'ansia e i tentativi
di suicidio sono i problemi più frequenti di consulenza psichiatrica; il
21,4% dei reparti segnala un preoccupante aumento dell'aggressività, della
violenza e dei ricoveri in TSO (8,6% dei casi)137. È stato riscontrato inoltre
come gli operatori sanitari siano stati esposti a numerosi eventi stressanti
ed avversi, tra cui il confronto quotidiano con morte e traumi 138-139.

134 S. BARLATI, I. PINTON, A. SAVORELLI, A. VITA, L'impatto dell'emergenza COVID-19 sui servizi

di salute mentale: tra clinica e organizzazione, Pensiero Scientifico Editore, 2020.


135 V. nota precedente.
136 Covid: in ginocchio il sistema della salute mentale, ha chiuso un centro su 5, Repubblica,

27/1/2021.
137 V. nota precedente.
138 CHONG MY et al. Psychological impact of severe acute respiratory syndrome on health

workers in a tertiary hospital, 2004.


139 GOULIA P, et al. General hospital staff worries, perceived sufficiency of information and
associated psychological distress during the A/H1N1 influenza pandemic, 2010.

83
La responsabile per l’area dell’età evolutiva all’Istituto Beck di Roma, un
centro affiliato alla Società italiana di psicoterapia, si è trovata ad
affrontare quella che risultava essere una novità: non aveva disponibile un
posto letto affinché un paziente venisse ricoverato140. Davanti a questa
evidente complicanza, nella ricerca di una soluzione il più celere possibile,
le richieste ad altri istituti come la neuropsichiatria infantile del Policlinico
Umberto I di Roma ed il servizio psichiatrico dell’ospedale Sant’Eugenio
non hanno potuto accettare la richiesta della direttrice sanitaria poiché
anche quest’ultimi non avevano un posto letto disponibile. Il paziente in
questione, un ragazzo di 16 anni con un disturbo grave della condotta e
comportamenti impulsivi, è stato obbligato ad attendere due giorni
all’interno del pronto soccorso per essere ricoverato come richiesto in
origine. Secondo la Direttrice dell’Unità operativa di Neuropsichiatria
dell’infanzia e adolescenza del Policlinico di Milano, presidente della
Società italiana di neuropsichiatria infantile, sulla base di questa realtà si
innesta la duplice deriva che ha portato in particolar modo lo Stato italiano
a trovarsi impreparata nell’ultimo anno: sempre più frequenti le necessità
di rispondere alle richieste di problematiche legate alla salute-benessere
mentale e sempre meno risorse disponibili per poterle affrontare; secondo
la Dottoressa, i pazienti minorenni risultano raddoppiati nell’ultimo
decennio, mentre la carenza di personale e la presenza insufficiente di
posti letto (325 letti di neuropsichiatria infantile funzionanti in Italia) sono
ancora inadeguati davanti alle richieste quotidiane o d’emergenza.

140 Ansia e depressione tra i ragazzi dopo un anno di Dad: «Pressione sui pronto soccorso»,

Corriere della Sera 09/04/2021.

84
EMOTIVO - COGNITIVO:

Popolarmente si tendono ad avere molti pregiudizi o bias sulle psicoterapie


e sulle figure adibite a questo ruolo come gli psicoterapeuti o gli psicologi,
dovuti a diversi fattori: tra i primi vi è sicuramente la difficoltà nel vedere
e accettare di aver necessità di un’altra persona, di appoggiarsi ad un altro
essere umano, anche a causa di un rapporto deludente avuto con i propri
caregiver; in secundis vi è una credenza popolare per cui andare dallo
psicologo sia per i cosiddetti “pazzi”, il più delle volte associati a profili
psicologici e sociali pericolosissimi o altamente instabili.
La cultura, la formazione e l’istruzione, i ceti sociali, l’educazione avuta
in famiglia, sicuramente giocano dei ruoli chiave nella formulazione o
meno di questi bias popolari. Da un punto di vista umano quindi vi è
richiesta anche un coraggio e/o una intelligenza nel saper cogliere le
proprie lacune, esigenze o messa a fuoco delle proprie difficoltà.
Nella storia della psicoanalisi, è sempre stato riservato uno spazio molto
importante sulla resistenza all’analisi, su come il paziente sia
tendenzialmente forzato, specialmente a livello inconscio, ad affrontare le
problematiche invisibili agli occhi della sola coscienza.
Altrettanto importante è invece lo status d’equilibrio mentale che la
persona cerca di preservare, ma che non riesce ad affrontare ricorrendo a
un sostegno o percorso terapeutico. Uno dei cardini di questo stallo,
potrebbe essere dovuto alla paura del cambiamento141.
Nel cambiamento è implicita la possibilità di perdere il controllo e il
pericolo per la propria identità nella sua interezza, fino ad una necessità di
separazione da quest’ultima. Viene richiesto quindi un cambiamento o una
trasformazione dell’Io, attraverso un recupero o una ricreazione di un
vissuto non positivo avuto in passato, in particolare nei primi anni di vita.

141 P. CASTELNUOVO-TEDESCO, The fear of change and its consequences in analysis and
psychotherapy, 1989.

85
La persona che viene per il trattamento psicoanalitico cerca di essere
influenzata, ma i suoi sentimenti di essere influenzato inevitabilmente lo
rendono ambivalente; essere influenzato significa essere cambiato, ed
essere cambiato è percepito come una minaccia per l'integrità e
l'autonomia del sé. In questo sta un paradosso: più l’individuo percepisce
il trattamento come potenzialmente efficace nel determinare il
cambiamento, più minaccioso diventa. Per questo motivo, una messa in
crisi della propria realtà, è visto come particolarmente impegnativo,
soprattutto nelle sue prime fasi. In alcuni casi è molto chiaro all’individuo
quale cambiamento dovrebbe richiedere o che è probabile che abbia luogo
a seguito del trattamento, evocando anche sentimenti d’ansia. Un altro
problema è che in genere la persona in un contesto terapeutico o di
sostegno non vede il cambiamento come qualcosa che realizza lui stesso
attivamente, attraverso le proprie volontà, ma piuttosto, teme di
sperimentarlo passivamente e che lui non abbia nessun controllo su di
esso.
Parte del disturbo potrebbe essere legata anche alla paura della perdita
quotidiana dei rituali che, seppur ritenuti disturbati o psicopatologici, sono
parte della struttura del pensiero dell’individuo con il rischio di andare
incontro ad un vuoto mentale142.
La rottura dell’omeostasi psicopatologica dovrebbe dipendere in primis
dall’individuo stesso che sente la volontà di voler mettere in crisi una
realtà ripetitiva, nella costante ricerca di una evoluzione del proprio Io, in
rapporto con gli altri e con la propria solitudine.

142 V. nota 32.

86
3.4 Metodologie d’approccio, possibili soluzioni attraverso
sostegni psicologici, sportelli d’ascolto, terapie online

La Pandemia COVID-19, oltre alle vittime direttamente causate dal virus


e dalle sue sequele patologiche, ha avuto e avrà un impatto straordinario
sulla salute mentale dell’intera popolazione.
Diversi sono i gruppi potenzialmente suscettibili all’impatto psicosociale
della pandemia:

• la popolazione generale, afflitta dalla paura del contagio e


dagli effetti delle misure restrittive e di distanziamento
sociale;

• le persone in quarantena, perché venute in contatto con casi


positivi;

• i soggetti clinicamente guariti ma ancora positivi al virus e


perciò isolati;

• i parenti delle molte vittime della malattia;

• i soggetti fragili, come ad esempio gli anziani, ma anche


soggetti in condizioni di grave povertà o marginalità;

• i pazienti affetti da disturbi mentali di varia gravità;

• gli operatori sanitari coinvolti in varia misura nella cura


delle persone affette da COVID-19143144.

143 V. nota 134.


144 V. nota 139.

87
Andrebbe considerato che l’onda lunga di questi disagi o disturbi nei
ragazzi ci accompagnerà anche finita l’emergenza, per cui è indispensabile
agire nel modo più idoneo, investendo sulla salute mentale, sebbene
manchino strutture psichiatriche ad hoc, acuendo le difficoltà delle stesse
famiglie che hanno un problema e non hanno riferimenti a cui potersi
affidare.

Per promuovere il benessere degli adolescenti e il senso di sicurezza, è


consigliabile promuovere rassicurazioni, informazioni appropriate e
azioni per ridurre lo stress degli adolescenti.
Il dialogo con l'obiettivo di migliorare la comprensione e alleviare l'ansia
è raccomandato145, così come la promozione di modelli di vita equilibrati
in particolare per l’igiene del sonno146. L'Organizzazione Mondiale della
Sanità ha pubblicato raccomandazioni rivolte agli adolescenti per aiutarli
a far fronte allo stress: identificare le normali reazioni emotive, impegnarsi
in un dialogo e in uno scambio sociale, mantenere stili di vita e contatti
sociali appropriati, evitare il fumo, l'alcol e altre droghe, cercare assistenza
sanitaria quando necessario, informazioni da fonti affidabili, limitare
l'esposizione ai media, sviluppare strategie per la regolazione emotiva 147.
Importante a tal proposito la necessità di avere una piena comprensione
delle reali esigenze di questa cosiddetta Generazione Covid a rischio,
fornendo chiare indicazioni e raccomandazioni su come intervenire nelle
diverse situazioni con cui ci si dovrà confrontare nella pratica clinica
quotidiana dei servizi di salute mentale148.
Partendo da questi presupposti potrebbe essere interessante realizzare
percorsi di informazione-formazione sulla psicologia dell’età evolutiva

145 V. nota 126.


146 K. GUICHARD et al., Stratégies de gestion de l’impact du confinement sur le sommeil: une

synthèse d’experts,Médecine du Sommeil, Volume 17, Issue 2, 2020.


147 How to cope with stress during 2019-nCoV outbreak, OMS, 2020.
148 V. Nota 134.

88
rivolti sia agli operatori della salute mentale, sia soprattutto ai familiari dei
soggetti con disturbi mentali che alla popolazione più generale per una
prevenzione primaria e secondaria. Per quanto riguarda gli interventi dei
servizi di salute mentale in periodo di quarantena e limitazione del
contagio, è importante sottolineare come l’utilizzo di chiamate e/o
videochiamate per le consulenze psicologiche o psicoterapie online (P.O.)
risulti un importante ponte di collegamento. Le P.O. potrebbero essere un
ottimo strumento di monitoraggio e d’aggancio anche per i giovani che in
caso di mancanza di autonomia potrebbero comunicare i propri disagi,
problematiche od anche situazioni d’emergenza. Provvedimenti simili,
insieme ad altre modalità di intervento, dovranno essere presi in
considerazione e attentamente valutati al fine di una loro eventuale
applicazione, sempre nell’ottica di possibili nuovi picchi di diffusione del
virus e di una convivenza forzata e prolungata nel tempo con lo
stesso149150. Non esiste più una dimensione strettamente sanitaria nel
lavoro degli psicologi, ma sociosanitaria e territoriale, caso per caso, che
ci deve vedere da subito protagonisti con ragionevolezza e con impegno
concreto. Durante le fasi più acute dell’epidemia in Cina sono stati
largamente implementati alcuni strumenti informatici come mezzo per
fornire supporto psicologico a chiunque ne necessitasse, utilizzando
programmi per l’educazione e la prevenzione alla salute mentale distribuiti
attraverso social network e/o la pubblicazione online di e-book, fornendo
un counseling psicologico online, oltre che sviluppando dispositivi e
applicazioni di supporto alla pratica clinica, mirati al monitoraggio e alla
valutazione clinica a distanza151152.

149 V. Nota precedente.


150 G. MARTINOTTI et al., Psychopathological Burden and Quality of Life in Substance Users

During the COVID-19 Lockdown Period in Italy, 2020.


151 V. nota 134.
152 XIANG YT et al., Timely mental health care for the 2019 novel coronavirus outbreak is
urgently needed, 2020.

89
Uno scenario simile è in sviluppo negli Stati Uniti, dove sono stati attivati
dei servizi specifici, grazie a fondi straordinari resi disponibili in seguito
all’approvazione del CARES (Coronavirus Aid, Relief and Economic
Security) Act153. Di fatto sono state implementate o create nuove hotline -
per i casi di emergenza - e warmline - per persone in difficoltà che hanno
bisogno di supporto emotivo - ad esempio come la Crisis Text Line, ovvero
una linea nazionale di messaggistica confidenziale e gratuita che fornisce
supporto a persone in crisi, o come la Call4Calm che fornisce lo stesso
servizio in 2 lingue, ovvero inglese e spagnolo 154.
Per quanto riguarda la dipendenza da sostanze stupefacenti invece la
D.E.A. negli USA già nei mesi precedenti ha permesso alle cliniche di
prescrivere telefonicamente il metadone in dosi più elevate rispetto a
quanto concesso prima della quarantena al fine di ridurre il rischio di
overdose; anche in Italia, nei SERD è stato concesso di prescrivere più
dosi di metadone nella stessa visita al fine di ridurre il numero degli
accessi155. Diversi Organismi e Associazioni si sono già mossi con delle
richieste formali rivolte alle Istituzioni politiche, come ad esempio
l’Alleanza per l’Infanzia, ove è stato proposto come modus operandi una
doppia logica di intervento, che guardi all’immediato e sul tutto il territorio
(nazionale, regionale e locale), ma contemporaneamente si ponga anche
obiettivi di medio termine. Essa dovrebbe prevedere un rafforzamento
dell’intervento pubblico lungo cinque linee di azione, ovvero il sostegno
economico alle famiglie con figli; il sostegno al sistema integrato di
educazione e istruzione per i bambini dalla nascita ai sei anni; sostegno al
sistema scolastico, anche in un’ottica di maggiore inclusione e supporto

153 KOPELOVICH SL, MONROE-DEVITA M, BUCK BE, BRENNER C, MOSER L, JARSKOG LF, HARKER

S, CHWASTIAK LA, Community Mental Health Care Delivery During the COVID-19 Pandemic:

Practical Strategies for Improving Care for People with Serious Mental Illness, 2021.
154 V. nota precedente.
155 V. nota 123.

90
degli studenti appartenenti ai gruppi più vulnerabili; rafforzamento del
sistema integrato di Servizi socioeducativi e socioassistenziali a livello
locale; rafforzamento delle misure di conciliazione tra famiglia e lavoro.

Andrebbe data ulteriore attenzione ai minori con disabilità e bisogni


educativi speciali che hanno dovuto sospendere le attività di sostegno e
riabilitative, tutti interventi che hanno da sempre grande rilievo, ma che in
questo momento sono ancora più prioritari. Studi recenti156-157 hanno
dimostrato che i programmi psicoeducativi forniti sul web rivolti sia ai
giovani con DSA che ai loro genitori sono stati efficaci nell'aumentare le
competenze durante l'età di transizione. Infatti, al giorno d'oggi, gli
interventi di sanità telematica, come le terapie ed il supporto online citate
in precedenza, rappresentano modelli promettenti per le persone con DSA,
fornendo un facile accesso a servizi altrimenti non disponibili in
circostanze estreme, come il lockdown è stato158-159. Inoltre, questo
studio160 evidenzia gli effetti positivi e benefici della presenza dei genitori
a casa, in particolare del tempo trascorso con i bambini. Infatti, i genitori
che hanno continuato a lavorare durante il lockdown, a distanza o di
persona, non hanno segnalato alcun miglioramento psicologico nei figli e
nelle figlie. Al contrario, il gruppo di bambini con DSA i cui genitori non

156 HATFIELD M et al., Effectiveness of the BOOST-A™ online transition planning program for

adolescents on the autism spectrum: a quasi-randomized controlled trial, 2017.


157 WHITE SW et al., Improving Transition to Adulthood for Students with Autism: A Randomized

Controlled Trial of STEPS, J Clin Child Adolesc Psychol, 2021.


158 FERGUSON J et al., Telehealth as a Model for Providing Behaviour Analytic Interventions to

Individuals with Autism Spectrum Disorder: A Systematic Review, 2019.


159 AMEIS SH et al., Coping, fostering resilience, and driving care innovation for autistic people

and their families during the COVID-19 pandemic and beyond, Mol Autism, 2020.
160 SIRACUSANO et al., The Impact of COVID-19 on the Adaptive Functioning, Behavioral

Problems, and Repetitive Behaviors of Italian Children with Autism Spectrum Disorder: An
Observational Study, 2021.

91
hanno continuato il loro lavoro abituale (nessuna continuità lavorativa), ha
registrato un significativo miglioramento delle capacità adattive. Questi
risultati suggeriscono e sottolineano l'importanza dell'assistenza parentale
nel trattamento DSA, relativa al coinvolgimento nell'intervento e al tempo
trascorso a casa con i bambini, raccomandando il sostegno ai caregiver,
passando per quei servizi specifici che possono risultare utili per
migliorare le competenze apprese in un contesto terapeutico. I sistemi
sanitari nazionali dovrebbero pertanto fornire istruzione a tutte le famiglie
di individui con DSA in circostanze di emergenza e nella vita di tutti i
giorni.

Diventa evidente quanto sia determinante da parte delle istituzioni


preposte, riuscire a fornire più fondi, strumenti, corsi di formazione per
colmare questa lacuna sociale nel campo della salute e del benessere
mentale. Anche per ridurre l’ansia e il disagio psichico degli operatori
sanitari e permettere loro di lavorare con maggiore serenità sarà quindi
necessario tenere attentamente in considerazione i bisogni di questa
popolazione a rischio: essere ascoltati, preparati alla gestione clinica dei
pazienti, protetti quanto più possibile dall’infezione, nonché avere
garantito il supporto sia medico che sociale per loro stessi e per le loro
famiglie, qualora si infettassero.

Tra le priorità vi è che gli operatori sanitari percepiscano sincere


testimonianze di interesse, attenzione, stima e fiducia da parte delle
istituzioni sanitarie e cittadine. Il presidente francese, Emmanuel Macron,
ha annunciato a Reims, nel nord della Francia, il varo di un rimborso
forfettario da parte della Sanità pubblica su prescrizione del medico di
base, di 10 sedute da uno psicologo per ragazzi dell’età evolutiva, dai 3 ai
17 anni, la cui salute psichica è stata messa a dura prova dalla crisi del
Covid-19.

92
Come riportato dall’articolo del Corriere della Sera161:

“Anche in Italia il ministero dell’Istruzione ha dato 40 milioni [...], soldi


per attivare sportelli di ascolto psicologico dei ragazzi di tutte le età e dei
professori. [...] Secondo il presidente dell’Ordine psicologi David Lazzari,
Nel 70% delle scuole sono stati attivati sportelli col primo fondo, 6 mila
psicologi in 8 mila scuole, per dodici ore al mese, indipendentemente dal
numero di alunni. Un’inezia. Questi fondi inoltre non sono vincolati [...]
Le scuole potranno usarli per questa esigenza ma anche no. La differenza
con la Francia è che ha un uso sociale della psicologia. A differenza degli
altri Paesi, l’Italia invece non ha un numero di psicologi nella sanità
pubblica adeguato: uno ogni 12 mila abitanti, di fronte a una media Ue di
uno ogni 2500. Sono 5 mila, età media 58 anni. Quando è scoppiata la
pandemia, abbiamo immediatamente denunciato al governo questa
situazione, immaginando le conseguenze che ci sarebbero state sulla
popolazione: ma l’unica operazione che è stata fatta è quella di un numero
verde, peraltro chiuso dopo quattro mesi. Secondo Lazzari una delle
possibilità era quella di proporre dei voucher «ad esempio per chi ha figli
minorenni, o per chi ha il reddito isee basso». Ma comunque resta
fondamentale «agire sulla scuola, in modo strutturale», aumentare gli
psicologi ospedalieri, e soprattutto ragionare con una mentalità diversa:
«Un paese che vuole ripartire, deve farlo col piede giusto: se continuiamo
a ragionare sul fatto che queste tematiche non incidono sullo sviluppo,
ragioniamo con modalità antiche. Vorremmo creare la società del post
pandemia, ma dobbiamo crearla con una mentalità nuova. Nel cervello i
centri del dolore psicologico e quello fisico sono gli stessi, ma mentre il
dolore fisico viene gridato, quello psicologico viene tenuto dentro, ci si
vergogna, è un dolore silente e siccome si agisce solo se qualcuno urla

161 “Psicologi gratis per i bambini in Francia: e in Italia cosa si fa?”, Corriere Della Sera

15/04/2021.

93
per strada, o laddove si muovono grandi colossi o grandi tecnologie, la
psicologia, che lavora a mani nude, non viene considerata. Eppure,
bisognerebbe ricordare che una foresta che secca lentamente fa meno
rumore di una foresta che cade, ma muore egualmente».”.

94
CONCLUSIONI

Avendo valutato, attraverso gli studi e le ricerche proposte in questo


lavoro, come gli adolescenti, ma più in generale tutti i componenti della
fascia dell’età evolutiva, siano vulnerabili in quanto identità individuali e
sociali in costante formazione nel vissuto quotidiano, risulta possibile
operare considerazioni riguardo:

Gli operatori sanitari facenti parte della cura e del benessere mentale,
nello specifico quindi gli psicologi, psicoterapeuti, psichiatri e pediatri, in
quanto possessori di conoscenze cliniche, psicologiche e/o strumenti atti
per prevenire, sostenere o assistere richieste, nel saper individuare le
esigenze, le paure o le difficoltà, invisibili e visibili, grazie alla relazione
diretta con il bambino o il giovane adulto.

Gli insegnanti, in quanto rappresentano una delle principali e primarie


figure adulte di riferimento fuori dalla famiglia. Un insegnante oltre alla
formazione, potrebbe provare ad integrare insieme alla sua materia di
competenza, eventuali nozioni di base legate alla psicologia, in quanto
materia trattata raramente, se non inesistente all’interno delle scuole:
inoltre dovrebbe avere sempre presente che un suo alunno potrebbe avere
difficoltà, ad esempio nel rendimento scolastico, a causa di situazioni extra
scolastiche. Il suo compito potrebbe essere quello di provare ad affrontare
con lo studente questa evidenza, anche grazie all’aiuto di uno psicologo
all’interno dell’istituto.

I caregiver essendo le figure di riferimento primarie nella co-


partecipazione allo sviluppo dell’indipendenza da parte della prole, è
essenziale come oltre le responsabilità morali, affettive e legali (fino alla
maggiore età) vengano integrate all’interno della formazione della realtà
di rapporto nei contesti sociali del proprio figlio e di non ignorarne i
sintomi o soffocarli ma di affrontarli.

95
Le istituzioni, offrendo sempre più concrete possibilità come
l’incrementare fondi per la ricerca psicologica; la presenza di psicologi
all’interno delle strutture pubbliche, in collaborazione con i medici nel
considerare non solo i più giovani ma l’essere umano in generale come
individuo che necessita della salute della mente e del corpo non solo come
entità priva di patologie, come affermato dall’Organizzazione Mondiale
della Sanità. Una tra le possibili proposte, al fine di poter agevolare e
facilitare in modo più costante l’interazione con un professionista della
salute mentale, potrebbe essere estremamente importante poter rendere
istituzione la figura dello Psicologo di base162. Quest’ultima tipologia di
soluzione permetterebbe al professionista sanitario, di avere una migliore
e profonda conoscenza del bambino nelle vesti di “paziente”, grazie anche
alla possibilità di poter:

- monitorare fin dalla prima infanzia il suo percorso naturale di


sviluppo psicologico, eventuali problematiche vissute all’interno
del nucleo familiare se con uno o più componenti della famiglia,
violenze domestiche nascoste, situazioni di disagio o di pericolo
nella vita del bambino;

- relazionarsi direttamente con le figure genitoriali o di chi ne fa le


veci, quindi poter anche intervenire preventivamente al fine di
impedire eventuali dinamiche o contesti che potrebbero portare ad
ipotetici disturbi o psicopatologie.

Tutte le realtà sociali e psicosociali investite nella prevenzione, nella


creazione e gestione di punti di riferimento sociali come cooperative
adepte al rendere in modo chiaro e istruttivo la realtà psicologica, sportelli

162 L. SOLANO, Dal sintomo alla persona, 2013.

96
d’ascolto all’interno degli istituti scolastici ed anche universitari,
assistenza e sostegno psicologico, soprattutto nei luoghi più remoti o dove
la vita di “quartiere” risulta essere molto disagiata a livello culturale.

Come riportato nei diversi modelli teorici proposti, ogni essere umano
necessita di un tempo e di una costante crescita psicologica in rapporto
con i propri contesti familiari e coetanei, nello sviluppo di un proprio Io
individuale e sociale.
La necessità di preservare una propria salute mentale nel processo
evolutivo della propria identità e di un proprio volto sono le basi migliori
per poter far parte di contesti collettivi, arricchendoli e traendone una
ricchezza mentale l’uno dall’altro.
Di conseguenza sarebbe mandatorio ascoltare le richieste di
ristrutturazione del sistema sanitario e scolastico per agevolare e
migliorare il sostegno alla salute mentale, nonostante le limitazioni nei
rapporti sociali, nelle difficoltà economiche e materiali, nei contesti o
situazioni in cui dev’essere ben presente la probabile difficoltà di un
bambino o di un ragazzo nell’approcciarsi a servizi idonei autonomamente
o spontaneamente.
La pandemia legata al COVID-19 ha comportato un aumento manifesto
dei disturbi psicologici come lo stress post-traumatico, i disturbi depressivi
e d'ansia, atti d’autolesionismo, agorafobia, claustrofobia, abuso di
sostanze. Il confinamento domestico ha incrementato un evidente numero
d’episodi di violenza intrafamiliare e questi non dovrebbero passare
inosservati bensì essere analizzati da uno psicologo o da uno
psicoterapeuta.
La vulnerabilità individuale, familiare e sociale degli adolescenti, così
come le capacità di coping di quest’ultimi, sono fattori legati alla salute
mentale degli adolescenti in tempi di crisi. L’Istruzione, messa
ripetutamente davanti ai propri limiti organizzativi, dovrà nuovamente
ripensare a come “fare scuola”, non solo per proseguire nel processo
formativo dello studente, ma anche e soprattutto per mantenere un
rapporto con esso e cementare le fondamenta di quel legame che

97
frequentemente impedisce l’abbandono scolastico in contesti
socioculturali difficili. Anche la ripresa dei rapporti sociali in modo più
costante richiederà un occhio di riguardo da parte degli insegnanti. La
ricerca sul benessere psichico degli adolescenti in tempi di pandemia ha
svelato o generato situazioni che, nell’immediato o una volta finita
l’emergenza mondiale, andranno affrontati nel modo più idoneo.
Riprendendo le nozioni basilari della Teoria della Nascita ed il Trauma
della nascita, la separazione dal contesto pandemico senza alcuna
limitazione nella socialità, richiederà un’inevitabile ricreazione di una
nascita da un evento traumatico per la popolazione, senza cancellare
quello che è stato, ma come ulteriore stimolo nel realizzare la propria
identità nella sua totalità.

98
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