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Processo penale

Lesame della scena del crimine nella contesa processuale


di Sergio Lorusso - Ordinario di diritto processuale penale nellUniversit di Foggia
Lesame della scena del crimine deve tener conto di esigenze spesso tra loro contrastanti: le strategie investigative dellaccusa, le necessit della difesa, la tensione verso un risultato affidabile in considerazione dellattitudine delle investigazioni scientifiche a divenire vera e propria prova. Il dato normativo vigente, alquanto carente e talvolta oscuro, incoraggia lattivit di supplenza della giurisprudenza che, lungi dal fornire soluzioni stabili e chiare, genera situazioni di incertezza e frequenti disparit di trattamento. Si impone, pertanto, una maggiore attenzione da parte dei conditores, tradizionalmente poco interessati alle dinamiche di tali attivit e delle loro implicazioni tecnico-giuridiche, come confermano le timidi prospettive di riforma desumibili dalle iniziative legislative intraprese in questi ultimi anni. Occorrerebbe, viceversa, rapportarsi alle esperienze di altri ordinamenti e alle iniziative avviate a livello europeo dagli esperti del settore per trarne preziosi spunti, al fine di risolvere i nodi interpretativi e le difficolt applicative che lazione degli investigatori sulla scena del crimine propone ricorrendo a unopera di normazione di profili scottanti quali quelli dei protocolli da adottare, anche in relazione alle specificit degli strumenti tecnico-scientifici adoperati, della professionalit degli esperti e dei criteri per certificarne le competenze, della catena di custodia dei reperti, del riconoscimento di garanzie difensive compatibili con lefficienza della fase investigativa, dellutilizzabilit in sede processuale - e comunque a fini decisori - del materiale cognitivo cos formato.

La teoria della relativit del sapere scientifico con unaffermazione lapidaria che Albert Einstein manifesta il suo approccio relativistico alla conoscenza scientifica e pi in generale al sapere umano, che lo ha guidato in scoperte e innovazioni cruciali per il XX secolo: Siamo tutti molto ignoranti. Ma non tutti ignoriamo le stesse cose. Facendo cos trapelare, al contempo, la necessit di condivisione delle conoscenze e delle competenze, di sinergie tra gli apporti individuali, che in ambiti come quello dellesame della scena del crimine si manifestano con chiarezza e ineludibile urgenza. Lapprofondimento di tale materia, e in particolare delle sue implicazioni giuridiche, pu essere condotto seguendo tre linee direttrici espressione di altrettanti profili che si intersecano tra loro e che sono espressione di esigenze diversificate e a volte contrastanti, delle quali tuttavia necessario tentare una mediazione - per realizzare una sintesi - affinch il materiale repertato sulla scena del crimine possa assumere rilievo processuale, in conformit ai principi ispiratori del codice di rito: a) le esigenze dellaccusa legate allaccertamento, e quindi allefficienza delle investigazioni prima ancora che alla successiva - e solo eventuale - verifica dibattimentale; b) le istanze difensive, che devono essere prese in considerazione anche - e direi innanzitutto - in tale fase, tanto pi

se si considera la naturale proiezione dibattimentale che le operazioni compiute sulla scena del crimine assumono; c) laffidabilit dei risultati, cio a dire la necessit che le investigazioni scientifiche, proprio in quanto potenzialmente destinate a divenire vera e propria prova scientifica, debbano rispondere a requisiti e protocolli condivisi che certifichino la credibilit della fonte probatoria e lattendibilit del suo risultato. Solo il prodotto di osservazioni scientifiche affidabili, difatti, potr concorrere (ed essere liberamente valutabile ex art. 192 c.p.p.), insieme alle altre prove legittimamente acquisite, alla decisione finale dellorgano giudicante (art. 526, comma 1, c.p.p.), e, ancor prima, alle decisioni di carattere incidentale o propulsivo in ambito endoprocedimentale, o ancora alla definizione anticipata del procedimento. Non invece prescritto, n prospettabile, il contrassegno di prova certa, di prova perfetta, che costituirebbe unincauta riproposizione del concetto di prova regina trasferito dallambito soggettivo proprio della confessione (e della prova dichiarativa in genere) a quello oggettivo tipico del sapere tecnico-scientifico. Si tratta di una materia caratterizzata da un humus legislativo carente, quasi una scenografia minimalista, nella quale ben poche norme possono essere invocate a costituire un sicuro e stabile punto di riferimento per gli interpreti: in prima battuta gli artt.

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348, comma 1, e 354 c.p.p., e poi gli artt. 359, 359bis e 360 c.p.p., correlati agli artt. 224-bis e 244 c.p.p. e agli artt. 113 e 114 disp. att. c.p.p. lindubbio deficit normativo fonte di una necessitata supplenza ad opera della giurisprudenza, di merito come di legittimit, tesa a colmare vuoti e lacune normative, non potendo la macchina giudiziaria attendere i tempi incerti dei conditores poco attenti a fenomeni portati prepotentemente alla ribalta dallesperienza giuridica: the trial must go on, si potrebbe dire, nonostante le colpevoli inerzie e le inaccettabili sottovalutazioni legislative. Lo scenario rarefatto e poliedrico che si offre allo studioso, estremamente arduo da ricondurre a sistema e tale da sollecitare interventi normativi immediati e radicali, non deve per ingenerare la sensazione di uno stato dellarte totalmente negativo, producendo sfiducia e indulgendo al pessimismo, poich non mancano anche segnali positivi e interessanti aperture. Questioni semantiche sulla scena del crimine Prima di procedere allesame delle criticit normative tuttavia opportuna una puntualizzazione di carattere semantico: il lessico giuridico, com noto, non di rado dissimula significati occulti. lart. 354 c.p.p. disciplina il cd. sopralluogo giudiziario, ma non utilizza esplicitamente tale denominazione, preferendo nella sua rubrica la locuzione accertamenti urgenti sui luoghi, sulle cose e sulle persone. lespressione sopralluogo giudiziario, del resto, appartiene a un terminologia desueta palesemente ricollegabile a fascinazioni del passato ma ormai inadeguata a descrivere il complesso di atti e di attivit che si snodano intorno alla scena del crimine. Preferibile, allora, ricorrere al concetto di esame della scena del crimine, pi ampio ed elastico, nel quale possibile ricomprendere non soltanto le classiche operazioni compiute a caldo, nellimmediatezza della commissione del fatto, ma anche i successivi, e tuttaltro che infrequenti, accessi al luogo in cui la condotta criminosa si concretizzata, nonch le molteplici analisi che interessano il materiale cognitivo individuato e repertato sulla scena del crimine. La locuzione sopralluogo, risalente al XVII secolo, copre infatti unarea temporalmente e funzionalmente pi ristretta. Il suo primo uso documentato risale al 1626, quando con lespressione sopraloco si indica la ispezione di luoghi disposta ed eseguita di persona dallautorit giudiziaria (1): un termine quindi che nasce nel gergo forense per indicare una visita compiuta direttamente sul luogo. Diviene sopraluogonel 1905 e sopralluogo nel 1908. Lemma composto, derivante dalla fusione di sopra e luogo, nella forma sostantivale comunemente utilizzata trae origine da unespressione avverbiale cristallizzata: andare sopra(l)luogo. Una locuzione che, per la verit, non ha mai goduto di grande feeling tra i puristi della lingua italiana, stigmatizzata ripetutamente sia nelloriginaria forma avverbiale che in quella susseguente sostantivale. Una parola marchiata come un brutto neologismo: adoperata nel significato di visita in luogo, accesso (1812), passa nei repertori ottocenteschi di vocaboli nuovi condannati (1855) e compare in espressioni stilisticamente poco eleganti come il giudice del tribunale and sopralluogo (2). opinione diffusa che il sopralluogo giudiziario costituisca il punto di partenza di ogni indagine di polizia, il primum movens di qualunque investigazione, snodo essenziale per ottenere risultati proficui grazie allattivit coordinata di polizia giudiziaria, polizia scientifica, magistratura e medici legali (impegnati ciascuno in compiti specifici che riflettono le loro competenze) (3), anche se la giurisprudenza ha cercato di adattarlo in qualche modo alle esigenze via via emerse dalla prassi. Esso si fonda, come unanimemente riconosciuto, sullattenta osservazione e documentazione della situazione ambientale, la fissazione dello stato dei luoghi, per proseguire poi con la ricerca e raccolta delle tracce presenti sulla scena di un evento delittuoso (4). Pi opportuna, allora (e non solo per ragioni semantiche), la proposizione esame della scena del crimine, incentrata sul termine esame, del quale si rinviene una traccia isolata risalente al 1306, entrato nelluso comune durante il XVII secolo ad indicare la ponderata considerazione di una persona, una cosa, unidea, una situazione e simili, al fine di conoscerne le qualit, limportanza, le conseguenze (5). Un concetto flessibile e dinamico, che unito alloggetto specifico su cui ricade latto dellesaminare - la scena del crimine - in grado di offrire una sintesi, linguisticamente efficace e giuridicamente pi incisiva, del complesso multiforme di attivit che racchiude.
Note: (1) M. Cortellazzo-P. Zolli, Il nuovo etimologico. Dizionario etimologico della lingua italiana, II ed., Bologna, 1999, 1560. (2) M. Cortellazzo-P. Zolli, Il nuovo etimologico, cit., 1560. (3) Cos V. Liviero, Il sopralluogo medico legale, in Aa. Vv., Scienze forensi. Teoria e prassi dellinvestigazione scientifica, a cura di M. Picozzi e A. Intini, Milano, 2009, 45. (4) V. Liviero, Il sopralluogo medico legale, cit., 45. (5) M. Cortellazzo-P. Zolli, Il nuovo etimologico, cit., 533.

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Le esigenze investigative dellaccusa Cos precisato il lessico giuridico, opportuno muovere dal dato normativo vigente per individuarne le pi manifeste criticit. lart. 354, comma 1, c.p.p., com noto, attribuisce ad ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria il compito di conservare le tracce e le cose pertinenti al reato e di preservare da ogni mutazione lo stato dei luoghi e delle cose fino allintervento del pubblico ministero. Un intervento (immediato) pertanto essenzialmente conservativo e di supporto alla successiva presa in carico del caso giudiziario da parte dellorgano dellaccusa, che tuttavia non si esaurisce nelle attivit che limmaginario collettivo (plasmato dai media e dalle fiction in materia) sintetizza nella delimitazione della scena del crimine con il classico nastro bicolore. la stessa disposizione, al comma 2, a richiedere che in caso di pericolo di alterazione, di dispersione o di modificazione di cose, tracce e luoghi del reato - id est della scena del crimine - gli ufficiali di polizia giudiziaria compiano i necessari accertamenti e rilievi sullo stato dei luoghi e delle cose, qualora il pubblico ministero non possa intervenire tempestivamente ovvero non abbia ancora assunto la direzione delle indagini. Cos delineato il nucleo essenziale dellart. 354 c.p.p., irrobustito dallinterpolazione relativa a dati, informazioni, programmi e sistemi informatici operata dalla l. 48/2008 e tesa ad assicurarne la conservazione, a impedirne lalterazione e laccesso e a favorirne limmediata duplicazione, e chiuso dalla previsione - ampiamente adoperata nella prassi per assicurare reperti ed elementi probatori di vario genere - del sequestro se del caso del corpo del reato e delle cose a questo pertinenti, occorre precisare che dette attivit rientrano nella pi generale previsione di cui allart. 348 c.p.p. Questultima norma, nellenumerare le funzioni di polizia giudiziaria espletabili anche dopo la comunicazione della notitia criminis allautorit giudiziaria, richiama tra le altre quella assicurativa delle fonti di prova, che si traduce nella raccolta di ogni elemento utile alla ricostruzione del fatto e alla indicazione del colpevole (art. 348, comma 1, c.p.p.), nella ricerca delle cose e delle tracce pertinenti al reato e nella conservazione di esse e dello stato dei luoghi (art. 348, comma 2, lett. a) c.p.p.). un siffatto scenario normativo che fa da cornice a un fenomeno in espansione qual lesame della scena del crimine ed quindi a esso che ci si deve riferire per analizzare adeguatamente le esigenze dellaccusa legate allaccertamento. La moderna visione delle investigazioni scientifiche - germogliata in et illuministica, quando massima era la fiducia nel sapere scientifico e tecnologico e la fede nella ragione, ritenuti strumenti idonei a spiegare e a comprendere ogni evento, fosse esso di origine naturale o umana - ha consentito a molti di accarezzare laffascinante prospettiva di una scienza contro il crimine perfetta, in grado di assicurare una prova scientifica che fosse al contempo una prova certa dei delitti pi efferati (6). Oggi pi realisticamente - e pi correttamente, sotto il profilo epistemologico - si pu invece affermare che latto dellinvestigare rappresenta un tentativo fallibile e precario di ridurre lincertezza, ovvero di passare da un livello pi disordinato e rischioso di incertezza a un livello pi studiato e controllato, in linea con un metodo rivolto fondamentalmente a svelare lerrore, piuttosto che a scoprire la verit (7). indubbio, daltro canto, che lapplicazione tempestiva delle metodiche convenzionalmente riconducibili al genus investigazioni scientifiche risulta molto spesso decisiva ai fini dellaccertamento del reato e dellindividuazione del suo autore, specie rispetto a quelle fattispecie delittuose in cui lelemento indiziario assurge a protagonista indiscusso del processo a scapito di una prova dichiarativa debole o assente. Accade per ipotesi di reato che rappresentano un tradizionale patrimonio del diritto penale - i delitti violenti contro la persona, in primis lomicidio - ma anche per fattispecie di ultima generazione, quali i cd. computer crimes, inscindibilmente legati allo strumento informatico per la loro realizzazione, o per quei reati che si avvalgono occasionalmente di PC e reti telematiche nel loro iter esecutivo. Non sempre lesame della scena del crimine, tuttavia, si impone come atto urgente e indifferibile, anche se indubbiamente un intervento tempestivo che congeli lo stato dei luoghi, preservandolo da aggressioni di varia natura, risulta il pi delle volte fondamentale per lefficienza delle investigazioni e quindi, in prospettiva, per laffidabilit del risultato probatorio. Ecco sorgere, allora, il problema dellindividuazione dei soggetti abilitati a compiere dette attivit e quello ulteriore, strettamente legato al primo, della
Note: (6) S. Bozzi-A. Grassi, Il sopralluogo tecnico sulla scena del delitto, in Aa. Vv., Scienze forensi, cit., 27.
(7) Cos S. Bozzi-A. Grassi, Il sopralluogo tecnico sulla scena del delitto, cit., 27, nel richiamare il pensiero di Marcello Pera. il metodo della falsificazione di Karl Popper - del quale si veda, in particolare, Congetture e confutazioni. Lo sviluppo della conoscenza scientifica, ed. it., Bologna, 2009, passim - a prevalere, insomma, dal punto di vista cognitivo.

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necessit di puntualizzare i poteri loro attribuiti nella circostanza: quali siano, insomma, i limiti insomma che tali soggetti incontrano nel loro agire sul luogo e nellimmediatezza del fatto. Le lacune e le ambiguit del codice di rito non agevolano certo risposte adeguate ed esaurienti a tali interrogativi. Una prima area dindubbia rilevanza quella delimitata dal summenzionato art. 354, comma 2, c.p.p., che individua i poteri degli ufficiali di polizia giudiziaria di svolgere rilievi e accertamenti sulla scena del crimine, quando dal loro differimento potrebbe derivarne un pregiudizio per la genuinit delle investigazioni (un potere eccezionalmente esteso agli agenti di polizia giudiziaria dallart. 113 disp. att., nei casi di particolare necessit e urgenza). La disposizione fa leva su due categorie, i rilievi e gli accertamenti, la cui distinzione, apparentemente chiara e acquisita sul piano teorico, alquanto oscura e difficile da tradurre nella pratica, dalla quale affiora un sottile discrimen non sempre percepibile. Per rilievo si intende generalmente lattivit di osservazione compiuta sulla scena del crimine, neutra dal punto di vista valutativo ma intrinsecamente irripetibile (8). laccertamento, viceversa, si traduce in unattivit di carattere valutativo che pu implicare una modificazione del reperto analizzato. Inquadrare una determinata operazione tra i rilievi piuttosto che tra gli accertamenti molto importante, anche perch rispetto ai secondi esiste una divaricazione della disciplina tra accertamenti ripetibili (art. 359 c.p.p.) e accertamenti non ripetibili (art. 360 c.p.p.), cui corrispondono regole ad hoc e correlative garanzie, in primis il contraddittorio, esclusivo degli accertamenti tecnici non ripetibili quale prezioso presidio delle esigenze difensive e dellaffidabilit dei risultati. Gli accertamenti tecnici ripetibili, inoltre, sono atti coperti dal segreto investigativo fino alla chiusura delle indagini preliminari. Anche in questo caso una rapida esplorazione semantica pu risultare utile. Con il sostantivo rilievo si suole tradizionalmente indicare una osservazione, nota, specialmente critica (1799), o, ancora, un insieme di osservazioni per delineare, chiarire, rappresentare un fatto (9) (1891), mentre il sostantivo accertamento, che tradizionalmente designa latto dellaccertare (SantAgostino, XIV secolo), individua altres il primo atto dellistruttoria, di cui incaricato il giudice nel codice di procedura penale del 1865 (10). Per un verso, dunque, nel concetto di rilievo insita anche la possibilit di unazione valutativa; per altro verso laccertamento evoca la nozione di atto cognitivo a valenza probatoria. Gi vigente il codice Rocco era stato incisivamente osservato che talvolta i cosiddetti rilievi (artt. 222 e 223) mascher(a)no perizie eseguite fuori del contraddittorio (artt. 2254 e 304-bis), evidenziando che la prassi tende a conclusioni lassistiche (11), a fronte di alcune pronunce della suprema Corte e delle statuizioni della Corte costituzionale (12) che attribuivano natura descrittiva e funzione meramente propedeutica ai rilievi, contrapponendoli agli accertamenti tecnici implicanti conoscenze tecnico-scientifiche elevate e fonte di giudizi assimilabili, nella sostanza, allattivit del perito (13). Occorre chiedersi se tali posizioni, tollerate e tollerabili in un sistema inquisitorio garantito come quello delineato dal codice abrogato nella sua ultima fase di operativit, siano o no compatibili con un modello processuale che si ispira ai canoni del processo accusatorio, pur se temperati. La risposta al quesito non pu non tener conto di come il modello accusatorio di common law sia stato importato nel nostro ordinamento e, soprattutto, di quanti e quali aggiustamenti abbia subito nel corso degli anni, fino ad apparire trasfigurato rispetto alle intenzioni originarie. Non si pu, in particolare, prescindere dal progressivo e oggettivo potenziamento della fase delle indagini preliminari, oggi non pi solo preparatoria del processo stricto sensu, e dal conseguente riequilibrio attuato a scapito della fase del giudizio. Le operazioni compiute a caldo - rilievi o accertamenti che siano - non dovrebbero risultare particolarmente delicate n sollecitare un adeguato corredo di garanzie difensive se davvero fossero e rimanessero del tutto estranee al processo e, quindi, alla decisione di merito. per questo che gli ordinamenti autenticamente accusatori attribuiscono il pi delle
Note: (8) Cfr. P. Tonini, Procedura penale, 11 ed., Milano, 2010, 484.
(9) M. Cortellazzo-P. Zolli, Il nuovo etimologico, cit., 1376. (10) M. Cortellazzo-P. Zolli, Il nuovo etimologico, cit., 46. (11) F. Cordero, Guida alla procedura penale, Torino, 1986, 349. Considerazioni sostanzialmente ribadite rispetto al codice 1988: i rilievi(comma 3) investono quanto sia esposto allo sguardo (F. Cordero, Codice di procedura penale commentato, 2 ed., Torino, 1992, 425), ma lart. 359 c.p.p. include tra le varie ipotesi anche autentiche operazioni peritali e, se devessere un processo nuovo, non basta cambiare i nomi (ivi, 430-431). (12) Cfr. Corte cost., sent. 3 dicembre 1969, n. 149, in Giur. cost., 1969, 2276 s.; Corte cost., sent. 27 dicembre 1973, n. 185, ivi, 1973, 2425 s. (13) In dottrina, allindomani dellentrata in vigore del codice 1988, si veda P. P. DellAnno, Accertamento e valutazione nelle attivit di consulenza disposte dal pubblico ministero, in Giust. pen., 1991, III, c. 241 s.; A. Scella, Brevi osservazioni in tema di accertamenti tecnici, rilievi e tutela del diritto di difesa, in Cass. pen., 1990, 278 s.

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volte alle investigazioni una funzione meramente amministrativa e, comunque, configurano le indagini come fase (essenzialmente) di polizia e pre-giurisdizionale. Lo scenario cambia notevolmente se, invece, una parte consistente del processo - e quindi la formazione del convincimento giudiziale - si fonda su atti investigativi, circostanza sempre pi ricorrente nel nostro ordinamento specie quando lelemento cognitivo di carattere tecnico-scientifico si appare determinante. Ecco allora che, in mancanza di un appropriato catalogo legislativo, emerge con forza lintervento in funzione di supplenza della giurisprudenza (14), con tutti i rischi e le discrasie di un siffatto modus operandi;: anche perch il nostro ordinamento - com noto - non obbedisce alla regola del precedente vincolante e, anzi, la discrezionalit e la mutevolezza interpretativa degli organi giudicanti non si arresta, spesso, neanche di fronte ai dicta delle Sezioni unite che pure dovrebbero costituire un punto fermo. La suprema Corte, dopo aver fatto proprio a pi riprese il predetto assunto risalente al codice 1930, secondo cui mentre il rilievo consiste nellattivit di raccolta di dati pertinenti al reato, laccertamento tecnico si estende al loro studio e valutazione critica secondo canoni tecnico-scientifici (15), ha affermato - proprio sul terreno delle investigazioni scientifiche - che determinate attivit poste in essere dalla polizia giudiziaria costituiscono meri rilievi e non accertamenti, consentiti ogniqualvolta sussista il pericolo di alterazione, dispersione o modificazione della scena del delitto. Di conseguenza, esse non sono di esclusiva pertinenza del pubblico ministero, il loro espletamento non impone la previa integrazione del contraddittorio e persino il mancato rispetto delle peculiari modalit di documentazione - la verbalizzazione prescritta dalle stringenti regole dettate dallart. 357, commi 2, lett. e) e 3 c.p.p., che a sua volta richiama le forme e le modalit imposte dallart. 373 c.p.p. per la documentazione degli atti investigativi del pubblico ministero - viene declassato a mera irregolarit. lobbligo de quo cui sono assoggettati le operazioni e gli accertamenti urgenti, afferma la suprema Corte, non previsto a pena di nullit od inutilizzabilit (16) e pertanto per le attivit di polizia giudiziaria sufficiente la loro documentazione, anche in un momento successivo al compimento dellatto e, qualora esse rivestano le caratteristiche della irripetibilit, necessaria la certezza dellindividuazione dei dati essenziali, quali le fonti di provenienza, le persone intervenute allatto e le circostanze di tempo e di luogo della constatazione dei fatti (17). Ma chi valuta, in concreto, la sussistenza dei presupposti che rendono urgenti e indifferibili tali attivit? la stessa polizia giudiziaria, n sono individuabili sanzioni espresse nei casi di forzature del requisito dellimprocrastinabilit. La Corte di cassazione, anzi, ritiene anche che la polizia giudiziaria non abbia nessun obbligo di illustrare nel verbale redatto ai sensi dellart. 357 c.p.p. i connotati di eccezionalit dellintervento effettuato nei casi di particolare necessit e urgenza ex art. 113 disp. att. c.p.p., essendo tale eccezionalit evidenziata concretamente dalla stessa situazione operativa (18). E non tutto. Ci che andrebbe pi correttamente classificato come accertamento tecnico potr essere tranquillamente incasellato nel concetto di rilievo (a differenza del primo, consentito alla polizia giudiziaria anche quando produce una modificazione irreversibile del reperto): pure in questo caso i
Note: (14) V., recentemente, Cass., Sez. III, 2 luglio 2009, Cinti, in C.E.D. Cass., n. 244928, ove si precisa che lattivit materiale di lettura, raccolta e conservazione dei dati non impone il rispetto delle formalit prescritte dagli artt. 359 e 360 c.p.p., non richiedendo alcuna discrezionalit o preparazione tecnica per la valutazione dei dati medesimi. (15) Cass., Sez. II, 10 luglio 2009, n. 34149, in C.E.D. Cass., n. 244950. Negli stessi termini Cass., Sez. I, 31 gennaio 2007, Piras e altri, in C.E.D. Cass., 237359; Cass., Sez. II, 10 novembre 1992, P.M. in proc. Arena ed altro, in C.E.D. Cass., 192570; Cass., Sez. I, 9 febbraio 1990, Duraccio, in C.E.D. Cass., n. 183648, secondo cui anche nel vigore del nuovo codice di procedura penale la nozione di accertamentoriguarda non la constatazione o la raccolta di dati materiali pertinenti al reato ed alla sua prova, che si esauriscono nei semplici rilievi, ma il loro studio e la relativa elaborazione critica, necessariamente soggettivi e per lo pi su base tecnico-scientifica, distinzione questa che trova testuale conferma normativa in ripetute disposizioni del nuovo codice (ad es., negli artt. 354, 359, 360) che menzionano separatamente i termini rilievie accertamenti, con implicita assunzione, per ciascuno, del significato specifico precedentemente delineato. (16) Cass., Sez. I, 6 ottobre 2006, Delussu, in C.E.D. Cass., n. 234884. (17) Cass., Sez. I, 6 ottobre 2006, Delussu, cit., che ha pertanto ritenuto legittimamente contenuta nel fascicolo del pubblico ministero, e quindi utilizzabile nel rito abbreviato, la documentazione relativa agli accertamenti dattiloscopici effettuati dalla polizia giudiziaria su impronte papillari rinvenute nel luogo e nellimmediatezza dei fatti sul corpo di reato, anche in mancanza della redazione del verbale dei rilievi. Dello stesso tenore Cass., Sez. III, 18 febbraio 1998, Corradini, in C.E.D. Cass., n. 210691, secondo cui rientrano nel novero degli atti irripetibili quelli mediante i quali la P.G. prende diretta cognizione di fatti, situazioni o comportamenti umani dotati di una qualsivoglia rilevanza penale suscettibili, per loro natura, di subire modificazioni o di scomparire in tempi pi o meno brevi, la cui documentazione, anche se non presenta i requisiti formali del verbale, non di per s inutilizzabile, a meno che non difettino i requisiti sostanziali, da individuarsi nella stretta contiguit spazio-temporale tra la constatazione dei fatti e la formazione di detta documentazione. (18) Cass., Sez. VI, 9 giugno 1999, Trizio, in C.E.D. Cass., n. 214329.

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controlli sono alquanto blandi e rimessi alla discrezionalit del giudice di merito o, tuttal pi, ispirati alla casistica elaborata dalla suprema Corte. E cos la Cassazione, libera da lacci normativi e da regole interpretative univoche e stringenti, pu tranquillamente affermare che la nozione di accertamento tecnico estranea al prelievo di materiale biologico funzionale allesame del D.N.A., che si traduce in unattivit di raccolta o di prelievo dei dati pertinenti al reato e implicando, viceversa, laccertamento unattivit di studio e di valutazione critica del campione prelevato (19). Analogo orientamento emerge rispetto ai rilievi fonometrici, considerati tipici accertamenti a sorpresa da inquadrare tra le attivit compiute ai sensi dellartt. 348 e 354 c.p.p. e non tra gli accertamenti tecnici irripetibili ex artt. 360 c.p.p. (20), e in relazione ai rilievi dattiloscopici che, si ritiene, pur risolvendosi in operazioni urgenti non ripetibili di natura meramente materiale (21), offrono piena garanzia di attendibilit e possono pertanto costituire fonte di prova senza elementi sussidiari di conferma (22). La comparazione delle impronte raccolte con quelle in possesso della polizia giudiziaria costituisce un mero accertamento di dati obiettivi, puntualizza la Corte, e, come tale, non postula il rispetto delle formalit prescritte dallart. 360 c.p.p. (23). Anche il prelievo del tampone a freddo, funzionale allo stub, considerato un mero rilievo prodromico alleffettuazione di accertamenti tecnici, come tale non implicante lintervento necessario del difensore, nonostante costituisca unattivit irripetibile, mentre il successivo esame spettroscopico sulle particelle estratte e fissate dal processo di metallizzazione suscettibile di ripetizione senza pregiudizio per la sua attendibilit e, di conseguenza, rappresenta un accertamento che non richiede particolari precauzioni (24). lart. 354 c.p.p., insomma, diventato un contenitore che accoglie un ampio catalogo di attivit, riconducibili allambito delle investigazioni scientifiche. Con leffetto, da un lato, di valorizzare loperato della polizia giudiziaria in questo segmento procedimentale; dallaltro, di consentire la cristallizzazione di una serie di atti e operazioni compiuti unilateralmente - e in assenza persino del pubblico ministero - sulla scena del crimine, in quanto classificati sub specie rilievo, la cui intrinseca non ripetibilit ne determina il transito automatico nel fascicolo dibattimentale. Funzionali alle improcrastinabili esigenze dellaccertamento, le disposizioni richiamate - e lassetto concettuale che includono, condizionato dallobsoleta distinzione tra rilievi e accertamenti - pongono inoltre dei problemi sotto il profilo delle garanzie difensive (v. infra): da qui lineludibile esigenza di corredare dette attivit di cautele e di protocolli che ne garantiscano un regolare svolgimento, e di dotare i loro esecutori delle necessarie competenze e professionalit (25). Il raffronto con le esperienze di altri ordinamenti di common law, che vantano in materia una tradizione ormai consolidata, rafforza la convinzione dellimportanza delluso di protocolli riconosciuti nellespletamento dellesame della scena del crimine, che si pone al contempo quale garanzia di efficienza investigativa - lutilizzo di appropriate metodiche costituisce infatti un valore aggiunto, un benefit quantitativo e qualitativo nella ricerca, individuazione, repertazione e conservazione delle
Note:
(19) Cass., Sez. I, 13 novembre 2007, Pannone, in C.E.D. Cass., n. 239101. (20) Cass., Sez. I, 7 dicembre 2006, Curcio, in C.E.D. Cass., n. 236561; Cass., Sez. I, 16 aprile 2004, Amato, in C.E.D. Cass., n. 228243. (21) Cass., Sez. II, 27 ottobre 1998, Bettio, in C.E.D. Cass., n. 213311. (22) Cos Cass., Sez. V, 26 febbraio 2010, Di Serafino, in C.E.D. Cass., n. 246901; negli stessi termini Cass., Sez. II, 2 aprile 2008, Cidade, in C.E.D. Cass., n. 239781; Cass., Sez. V, 26 maggio 2005, Djordjevic, in C.E.D. Cass., n. 232213. (23) Cass., Sez. I, 11 giugno 2009, Dedej, in C.E.D. Cass., n. 244295; Cass., Sez. V, 17 marzo 2004, Puce, in C.E.D. Cass., n. 228864. Analogamente Cass., Sez. I, 11 novembre 1996, Koudri, in C.E.D. Cass., n. 206423. V. pure Cass., Sez. IV, 25 giugno 2008, Sparer, in C.E.D. Cass., n. 241022, secondo cui gli accertamenti dattiloscopici compiuti dalla polizia giudiziaria, pur potendo costituire fonte di prova nel giudizio, non hanno carattere n formale, n sostanziale di perizia, ma sinquadrano nellattivit preliminare daccertamento e dassicurazione delle prove, per lespletamento della quale non necessario venga garantita la presenza e lintervento del difensore dellindiziato. (24) Cass., Sez. I, 28 febbraio 2006, P.G. in proc. Ditto e altro, in C.E.D. Cass., n. 234266; negli stessi termini Cass., Sez. I, 9 maggio 2002, Maisto e altro, in C.E.D. Cass., n. 221621. V. inoltre, con riferimento al giudizio abbreviato, Cass., Sez. V, 21 gennaio 2003, P.G. in proc. Bocchetti, in C.E.D. Cass. , n. 226153, secondo cui il giudice pu valutare le risultanze del cd. esame stubcondotto per la ricerca di residui di sparo sui campioni raccolti dalla polizia giudiziaria senza losservanza delle forme prescritte dallart. 360 cod. proc. pen., posto che il prelievo non costituisce attivit di accertamento, ed il successivo esame spettroscopico suscettibile di ripetizione senza pregiudizio per la sua attendibilit e rientra, pertanto, tra gli atti legittimamente acquisiti al fascicolo del pubblico ministero, come tali utilizzabili ai fini della decisione nel rito differenziato. Per alcune interessanti osservazioni critiche in argomento cfr. F. Casasole, Le indagini tecnico-scientifiche: un connubio tra scienza e diritto in perdurante attesa di disciplina, in questa Rivista, 2008, 1443 s. (25) Entrambi punti su cui c da registrare un grave ritardo del nostro ordinamento, e non certo per una cattiva volont degli operatori.

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tracce del reato - e quale indice di maggiore affidabilit dei risultati. Si muove in questa direzione anche lazione dellEuropean Network of Forensic Science Institute (ENFSI), lorganizzazione che accorpa i vari istituti forensi del vecchio Continente e che rappresenta il pi autorevole punto di riferimento del settore. Un apposito gruppo di lavoro - denominato Working Group on Scene of Crime - si sta infatti dedicando allelaborazione di un manuale di Good Practices, al fine di armonizzare procedure e protocolli operativi mediante lindividuazione di elevati standard di qualit per lesame della scena del crimine, con unanalitica prospettazione delle procedure-tipo da seguire per lutilizzo di ogni singola metodica e - aspetto decisivo lindividuazione di regole precauzionali da seguire nellassicurazione degli elementi di prova, al fine di ridurre i rischi sempre incombenti di contaminazione dei reperti (26). Anche il problema della qualificazione degli esperti, e degli strumenti per certificarne la professionalit, trova nelle esperienze doltremanica riflessioni e soluzioni molto pi avanzate e interessanti rispetto al contesto nazionale, nel quale, per la verit, nonostante lattenzione degli studiosi e degli operatori pi sensibili, rimane pressoch ignorato dal legislatore, risultando de facto rimesso alla coscienza, allautoresponsabilit e allintuito dellautorit giudiziaria - e, talvolta, persino alla buona sorte - sovrana nella prassi delle scelte in materia di expert evidence. un ulteriore aspetto di cui si sta occupando il citato gruppo di lavoro istituito in seno allENFSI, con lo specifico intento di delineare un sistema di accreditamento europeo (UNI SO EN 17020) delle strutture interessate che garantisca la correttezza delle operazioni e, di conseguenza, lefficienza dellintervento investigativo sulla scena del crimine e lattendibilit dei relativi risultati. La necessit di prevedere regole chiare e definite per selezionare il personale impegnato nello svolgimento di attivit di particolare complessit tecnicoscientifica non riguarda soltanto larea dei rilievi e degli accertamenti urgenti, ma anche quella pi ampia - e contenutisticamente affine - della consulenza tecnica (fuori dai casi di urgenza) e della perizia. Quanto sia molto spesso risolutiva la qualificazione degli esperti per lefficacia dellaccertamento, riverberandosi di conseguenza sullattendibilit dei risultati, dato del resto a tutti noto, come alcuni eclatanti casi giudiziari, raccontati dalle cronache giudiziarie, confermano (27). Se, com accaduto di recente, i risultati della perizia disposta sui resti della vittima in un caso di omicidio e su altri reperti rinvenuti sulla scena del crimine (28) appaiono cos deludenti e approssimativi da costringere il g.i.p. che laveva disposta a promuovere un nuovo incidente probatorio, affidando lincarico peritale a un altro esperto (29), ci significa evidentemente che essenziale adottare regole precise sul punto, prevedendo strutture idonee allo scopo con corrispondenti percorsi formativi e meccanismi di verifica delle professionalit e, magari, appositi albi cui attingere gli esperti della scena del crimine.
Note:
(26) Profilo cui guardano con estremo interesse anche i nostri esperti pi qualificati. Sul punto v., in particolare, G. Lago, Banche dati DNA: raccomandazioni internazionali, studio comparato con la Legge 85/2009, in Giust. pen., 2010, 141 s. (27) In Germania le indagini su un imprendibile criminale che da anni agiva indisturbato commettendo furti, rapine ed omicidi in mezza Europa giungono ad unimprovvisa e inattesa svolta nel 2008, grazie al ritrovamento di numerose tracce biologiche su alcuni reperti significativi. Il profilo del probabile autore - che gli elementi investigativi fino a quel momento raccolti descrivono come un uomo giovane, tossicodipendente, dai capelli castani e con pizzetto - ne risulta sorprendentemente sovvertito, essendo il materiale biologico rinvenuto riconducibile ad una persona di sesso femminile. Un ennesimo colpo di scena, per, destinato a inficiare quella che era sembrata una prova regina, decisiva per risolvere un caso giudiziario impossibile: i frammenti di DNA analizzati non appartengono allineffabile malvivente, bens a una giovane ed ignara operaia dellazienda produttrice dei tamponi utilizzati dalla polizia scientifica per il prelievo dei reperti, addetta al reparto di inscatolamento dei cotton fioc. Un incredibile flop per gli investigatori. (28) Il riferimento allomicidio di Elisa Claps, la studentessa scomparsa a Potenza il 12 settembre 1993, che proprio grazie al ritrovamento delle spoglie della ragazza nel sottotetto di una Chiesa della cittadina lucana e allapporto delle metodiche scientifiche applicate al processo penale si ridestato da un limbo quasi ventennale. (29) Lelenco delle dfaillances del perito, contenuto nellordinanza di fissazione del nuovo incidente probatorio, pressoch sterminato: si va dal mancato accertamento sulle tracce biologiche, sulle caratteristiche e profilo genetico dei reperti appartenuti al cadavere e su alcuni reperti appartenenti allindagato, non pi sottoposti ad indagine di profilo genetico per ragioni di economia analitica, alla mancanza dellindicazione causale e modale per la quale alcuni reperti non recavano tracce - macchie o altro materiale di cui si potesse supporre la natura biologica; dalla mancata indicazione della quantit di campioni prelevati per ciascun reperto o comunque la loro posizione rispetto al reperto alla carenza di informazioni su possibilit alternative, o meno, di estrazioni di profili DNA su capelli, loro resti e formazioni pilifere di diversa provenienza, e su ogni altro materiale biologico che sia allapparenza molto degradato; dalla mancanza di indicazioni su alcuni aspetti consequenziali ma di sicuro interesse anche per gli esiti delle altre perizie anche a fini comparativi con il DNA della vittima o in caso negativo con il DNA dellindagato allassenza di informazioni sul concetto di kit normalmente in uso, locuzione non definitoria di eventuali altri kit non normalmente in usoe sulla quale si innesta lulteriore accertamento, anche preliminarmente come metodologia di indagine, se vi fosse la possibilit di ulteriori, pi evoluti ed aggiornati (se esistenti) strumenti di rilevazione di DNA antichi e degradati eventualmente impiegabili per il caso in esame; per finire con la mancanza di un criterio di numerazione assoluto ed oggettivo dei reperti analizzati, sovrapponibile ed aderente alla numerazione dei reperti affidati (G.i.p. Trib. Salerno, ord. 8 ottobre 2010, inedita).

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Il ruolo della difesa sulla scena del crimine Non meno importante - in un impianto normativo come il nostro, caratterizzato da una parabola di progressivo (e indisturbato) potenziamento del ruolo e del peso delle indagini preliminari nelleconomia complessiva del rito penale - il profilo legato al ruolo della difesa sulla scena del crimine e alle relative garanzie difensive. Garanzie che si snodano in una duplice direzione: a) leventuale partecipazione alle attivit compiute dalla polizia giudiziaria e dal pubblico ministero; b) le attivit esperibili direttamente dal difensore e dai suoi coadiutori, espressione della strategia investigativa adottata. I rilievi e gli accertamenti sulla scena del crimine, daltronde, sono inevitabilmente collocati nelle battute iniziali del procedimento, ed proprio la loro immediatezza e tempestivit a garantirne molto spesso lefficacia, anche se talvolta tornare sul luogo del delitto pu essere utile e necessario per gli investigatori (dellaccusa come della difesa), magari allo scopo di sviluppare spunti dindagine inizialmente trascurati o comunque imprevedibili. Il tema sinterseca con il potenziamento delle investigazioni difensive operato, ormai un decennio orsono, dalla l. 7 dicembre 2000, n. 397, e impone di verificare se il dato normativo, pur irrobustito, sia in grado di soddisfare le istanze collegate allesercizio del diritto di difesa peculiari dellesame della scena del crimine. Se vero che il legislatore con tale novella ha tratteggiato un difensore mezzo Perry Mason mezzo poliziotto, colui che cerca e non potr riuscire a colmare situazioni reali (e complessi) di inferiorit rispetto al pubblico ministero (30), altrettanto plausibili e degne della massima attenzione sono le riserve da taluni avanzate sullopportunit che la difesa svolga sulla scena del crimine attivit investigative volte al reperimento di tracce del reato in assenza dellaccusa, poich dette operazioni implicano il pubblico ministero o una sua lunga mano presenti, non essendo possibile ricerca n tanto meno apprensione coattiva per comprensibili ragioni di tutela dellintegrit dello stato dei luoghi (31). Il principale referente normativo rappresentato in questo caso dallart. 391-sexies c.p.p., che consente alla difesa di effettuare laccesso per prendere visione dello stato dei luoghi e delle cose ovvero per procedere alla loro descrizione o per eseguire rilievi tecnici di vario genere. La disposizione, come si desume dal suo tenore letterale, copre unarea pi ampia di quella del sopralluogo in senso stretto, ben potendo laccesso operato dalla difesa riguardare anche un luogo diverso dalla scena del crimine. Tale chance difensiva, tuttavia, limitata dal successivo art. 391-septies c.p.p., qualora si tratti di luogo privato o comunque non aperto al pubblico e manchi il consenso della persona che ne abbia la disponibilit, imponendosi nella circostanza un provvedimento autorizzativo del giudice che specifichi le modalit dellaccesso. Il divieto assoluto di accesso ai luoghi dabitazione e alle loro pertinenze dettato dallart. 391-sexies comma 3 c.p.p., infine, cede il passo ogniqualvolta sia necessario accertare le tracce e gli altri effetti materiali del reato. Ed proprio questultima previsione ad entrare in gioco nel caso - non infrequente - in cui la scena del crimine sia cos ubicata. Ma cosa accade nel caso in cui il team difensivo decida di effettuare quello che nella sostanza un sopralluogo giudiziario, pur se non compiuto necessariamente nellimmediatezza del fatto? lart. 391-sexies c.p.p. prevede che la difesa possa compiere non soltanto attivit di carattere meramente ricognitivo, ma anche veri e propri rilievi tecnici, grafici, planimetrici, fotografici o audiovisivi - cio a dire attivit assimilabili a quelle prima esaminate con riferimento alla polizia giudiziaria e al pubblico ministero (artt. 354, comma 2, e 359, comma 1, c.p.p.), prescrivendo delle (non obbligatorie ma) rigorose modalit di documentazione - tra cui lindicazione espressa dei rilievi eseguiti, che fanno parte integrante dellatto e vanno quindi allegati al verbale - evidentemente finalizzate alla successiva utilizzazione dei risultati di tali operazioni in chiave probatoria. Gli orientamenti che emergono sul punto rischiano per di creare ulteriore confusione in un panorama normativo gi di per s inadeguato. Non mancano, infatti, voci critiche sulla ventilata possibilit per il team difensivo di agire sulla scena del crimine raccogliendo tracce del reato, in assenza del pubblico ministero e a condizioni pi vantaggiose degli organi dellaccusa (32). Proprio muovendo dalle perplessit
Note:
(30) M. Nobili, Giusto processo e indagini difensive: verso una nuova procedura penale?, in AA. VV., Il Diritto e la differenza. Scritti in onore di A. Baratta, a cura di R. de Giorgi, Lecce, 2002, I, 492. (31) Cos, con riferimento allart. 391-septies c.p.p., F. Cordero, Procedura penale, 8 ed., Milano, 2006, 907. Che si tratti di unattivit di natura particolare, comunque, emerge anche dal disposto dellart. 334-bis c.p.p.: cfr., sul punto, A. Confalonieri, La ricostruzione della scena del delitto ad opera del difensore, ovvero nuovi profili del sopralluogo giudiziario della difesa, in questa Rivista, 2007, 815. (32) F. Bernardi, Maggiori poteri agli avvocati nella legge in materia di indagini difensive, I, Le attivit di indagine, in questa Rivista, 2001, 222.

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sullattribuzione alla difesa del potere di compiere operazioni non meramente descrittive si pure affermato che il verbale in cui contenuta lindicazione dei rilievi eventualmente compiuti potrebbe persino assumere, di fatto, la struttura di una consulenza tecnica senza che, per, vi figurino quesiti e conclusioni (33). In tal modo, per, si rischia di eludere le prescrizioni imposte anche alla difesa in caso di ricorso agli esperti dallart. 233 c.p.p., come interpolato dalla l. 397/2000. Il consulente tecnico della difesa, com noto, pu accedere alla scena del crimine ed esaminare i reperti individuati al fine di adempiere correttamente allincarico conferitogli. In questi casi, tuttavia, viene in gioco la differente disciplina contenuta nellart. 233, comma 1-bis e 1-ter, c.p.p., che rimette allautorit giudiziaria (e, nello specifico, al pubblico ministero prima dellesercizio dellazione penale) il potere di autorizzare, su richiesta del difensore, lesperto ad esaminare le cose sequestrate e ad intervenire alle ispezioni, nonch ad esaminare loggetto delle ispezioni cui non ha partecipato, impartendo le prescrizioni necessarie per la conservazione dello stato originario delle cose e dei luoghi. Sotto altro profilo, inoltre, stato osservato come sia possibile arrivare fino a una para-perquisizione (34) che accerti gli effetti materiali del reato, con possibili rischi di scombussolare piste ben altrimenti praticabili dalla polizia e dal pubblico ministero (35). Nel procedere al sopralluogo difensivo, in ogni caso, il difensore dovr tener conto delle Regole di comportamento del penalista nelle investigazioni difensive, elaborate dallUnione delle Camere Penali Italiane, che con maggior rigore rispetto al codice impongono al difensore, al suo sostituto e ai suoi ausiliari, anche quando non redigono un verbale, di documentare nelle forme pi opportune lo stato dei luoghi e delle cose, procurando che nulla sia mutato, alterato o disperso in occasione dellaccesso ai luoghi (art. 14, comma 1); nonch dellomologa disposizione del Codice deontologico forense (art. 52, I, comma 13) (36). Venendo al verbale previsto dallart. 391-sexies c.p.p., ed ai suoi contenuti, si evidenziato che alcuni dati sono meramente oggettivi (data-luogogeneralit), mentre altri - quale la descrizione dei luoghi - sono sottoposti al filtro critico del verbalizzante (37). La sua rilevanza, ai fini dellutilizzabilit dei rilievi effettuati dalla difesa in occasione dellaccesso, confermata senza esitazioni dalla giurisprudenza di legittimit che considera ineludibile per lutilizzo in chiave cognitiva del frutto delle investigazioni difensive il rispetto delle modalit di documentazione codificate dal legislatore (38). Il riferimento ai rilievi contenuto nella norma in esame ripropone gli interrogativi prima prospettati a proposito dellattivit di polizia giudiziaria: dovr trattarsi soltanto di atti a contenuto essenzialmente descrittivo, frutto di semplice osservazione esterna, constatazione, memorizzazione, ricerca e raccolta di dati materiali (39), o potranno ricomprendere anche lanalisi e la valutazione critica di tali dati? luso codicistico dellespressione rilievi tecnici indurrebbe a ritenere legittime anche attivit non propriamente neutre sotto il profilo valutativo. E invece la giurisprudenza di merito, in linea con lapproccio dottrinale prevalente (40), ritiene che le investigazioni difensive non possano mai spingersi fino al punto di realizzare attivit in grado di alterare lo stato dei luoghi o di cose, dovendosi viceversa limitare ad attivit sostanzialmente ricognitive o descrittive e, come tali, tendenzialmente ripetibili, escludendo cos perentoriamente il prelievo di campioni o lasportazione di frammenti al fine di procedere ad esami tecnici (41). Tuttavia lo stesso codice di rito, in un altro frangente, che sembra smentire la categoricit di tale affermazione. lart. 391-decies c.p.p. - oltre a raccogliere al suo interno, per la verit in maniera un po defilata, lipotesi degli accertamenti tecnici non ripetibili della difesa speculare a quella di pertinenza delNote:
(33) G. Paolozzi, Indagini difensive, in AA. VV., Codice di procedura penale ipertestuale, a cura di A. Gaito, 3 ed., Torino, 2008, I, 2036 s. (34) F. Cordero, Procedura penale, 8 ed., cit., 907. (35) M. Nobili, Giusto processo e indagini difensive, cit., 496. Esistono invece determinate attivit di polizia giudiziaria che caratterizzano lesame della scena del crimine, ma che non trovano rispondenza nel rinnovato assetto delle investigazioni difensive indotto dalla l. 397/2000. (36) Il difensore, anche quando non redige un verbale, deve documentare lo stato dei luoghi e delle cose, procurando che nulla sia mutato, alterato o disperso. (37) A. Cristiani, Guida alle indagini difensive nel processo penale. Commento analitico alla legge 7 dicembre 2000, n. 397, Torino, 2001, 117. (38) Cfr., per tutte, Cass., Sez. I, 5 novembre 2003, Drozdzik, in Giust. pen., 2004, III, 628. (39) Per riprendere la formula adottata da A. Confalonieri, La ricostruzione della scena del delitto ad opera del difensore, cit., 811. (40) Cfr., in particolare, E. Aprile, Prova penale e indagini difensive, in E. Aprile-P. Silvestri, La formazione della prova penale. Dopo le leggi sulle indagini difensive e sul giusto processo, Milano, 2002, 92. (41) In questi termini Trib. Reg. Campania, ord. 3 marzo 2005, inedita.

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laccusa (art. 360 c.p.p.) - disciplina difatti la destinazione degli altri atti non ripetibili compiuti in occasione dellaccesso ai luoghi (comma 2), cos riconoscendo expressis verbis la possibilit che anche il team difensivo compia atti non ripetibili diversi dagli accertamenti tecnici e attribuendo al pubblico ministero la facolt di assistervi (senza il diritto di essere previamente avvisato) personalmente o mediante delega alla polizia giudiziaria (comma 3). Vero , peraltro, che lart. 391-sexies c.p.p. non si segnala certo per rigore e precisione, collocandosi in quella scia di tentennamenti e carenze normative che denota uno scarso interesse del legislatore per la materia, traducendosi in assenza di regole chiare sulla conservazione dello stato dei luoghi e che evitino la dispersione o lalterazione delle tracce del reato, di ogni specificazione di ci che consentito e di ci che vietato al team difensivo nella sua azione sulla scena del crimine e, in particolare, dellindicazione espressa di quali siano le operazioni e gli accertamenti validamente eseguibili dalla difesa in loco e sui reperti individuati, cos come delle cautele che devono accompagnare lapprensione e la conservazione dei reperti stessi. Ne deriva il conferimento di unampia discrezionalit agli organi giurisdizionali, chiamati inevitabilmente a colmare dette lacune con lelaborazione giurisprudenziale. E non va dimenticato che leventuale pregiudizio per la difesa pu coinvolgere anche la persona offesa, che gode delle medesime prerogative della persona sottoposta alle indagini e dellimputato in punto di investigazioni difensive. Le esigenze difensive - come detto - emergono poi anche sotto il profilo della partecipazione allattivit investigativa di carattere tecnico-scientifico posta in essere dalla polizia giudiziaria e dal pubblico ministero. Viene qui nuovamente in gioco la consolidata distinzione tra rilievi e accertamenti, evocata dallart. 354 c.p.p., densa di riverberi anche sullesercizio del diritto di difesa. Muovendo dalla ripartizione codicistica tra attivit svolte ad iniziativa della polizia giudiziaria (disciplinate nel titolo IV del libro quinto) e attivit delegate dallorgano dellaccusa (come tali riconducibili al titolo V del libro quinto), funzionalmente diversificate, la suprema Corte ha affermato che nessuna forma di assistenza [difensiva] prevista per i semplici rilievi tecnici compiuti per delega del p.m., dovendo applicarsi nella fattispecie la disciplina di cui allart. 370, comma 2, c.p.p. - che impone losservanza degli artt. 364, 365 e 373 c.p.p. - e non potendo viceversa essere mutuati, estensivamente, dalla disposizione di cui allart. 356 c.p.p., gli adempimenti previsti a tutela dei diritti della difesa che vengono in gioco quando la polizia giudiziaria opera motu proprio assicurando una tutela, ancorch affievolita, del diritto di difesa (42). Ci troviamo di fronte, insomma, ad una scala progressiva, scandita da tre regimi differenziati, che oscillano da un livello minimo ad un livello massimo di copertura delle garanzie difensive. Il medesimo atto, se compiuto di propria iniziativa dalla polizia giudiziaria piuttosto che in luogo e per conto del pubblico ministero, assoggettato a regole dedicate e, a seconda che sia classificato come rilievo o come accertamento, comporta il riconoscimento parziale (facolt del difensore di assistere, senza diritto di essere preventivamente avvisato: art. 356 c.p.p.) o totale (obbligo di previa instaurazione del contraddittorio: art. 360 c.p.p.) del diritto di difesa. Una tale ricostruzione concettuale - emergente dal dato normativo - costituisce fonte di disparit di trattamento potenzialmente anche enormi rispetto ad atti contenutisticamente assimilabili e tutti forniti in nuce di unefficacia probatoria piena, stante la loro irripetibilit. Di diverso avviso i giudici di legittimit secondo i quali deve essere pacificamente esclusa la possibilit che tale disciplina differenziata concretizzi uninammissibile ed incomprensibile difformit di trattamento, in quanto, da un lato, la diversit dei regimi si fonda su quella dei momenti acquisitivi nonch sulle differenze funzionali caratterizzanti ciascun organo preposto al compimento degli atti di indagine, dallaltro, il legislatore ben pu disciplinare con modalit diverse il diritto di difesa in rapporto alle singole fasi, ai singoli atti ed alle funzioni e qualificazioni dellorgano che questi debba espletare (43). Professionalit degli esperti, catena di custodia e affidabilit dei risultati La dialettica tra accusa e difesa, pur se geneticamente imperfetta in questo segmento procedimentale, deve alla fine tradursi in risultati probatori apprezzabili per laccertamento giurisdizionale, o quanto meno in input significativi per lacquisizione delle prove nel corso dellistruzione dibattimentale, com regola in un processo realmente accusatorio. Il terzo e ultimo profilo che contraddistingue lesame della scena del crimine , pertanto, costituito dallafNote:
(42) Cass., Sez. I, 9 febbraio 1990, Duraccio, in C.E.D. Cass., n. 183647. (43) Cass., Sez. I, 9 febbraio 1990, Duraccio, cit.

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fidabilit dei risultati: punto darrivo, sintesi, approdo naturale dellagire di parti, ausiliari ed esperti sul luogo del delitto. lerrore umano, colpevole o incolpevole che sia, sempre in agguato e ineludibile, di conseguenza, la questione della correttezza dei periti e dei consulenti tecnici, lesigenza di unetica condivisa dellesperto che funga da barriera a possibili manipolazioni, deformazioni, omissioni e contaminazioni dagli effetti potenzialmente dirompenti (44). Anche in questo caso affiora linerzia consapevole del legislatore, che non si preoccupato di dettare criteri rigorosi per la scelta degli esperti su cui incombe lonere di introdurre nel processo le conoscenze scientifiche pi complesse e avanzate, n tantomeno di organizzare e promuovere la loro formazione e di predisporre appositi albi che ne certifichino le abilit, attestandone la professionalit. Non pu, infatti, bastare lelaborazione di una pur commendevole etica dellinvestigazione - fruibile tuttal pi sul piano deontologico - a parare i colpi e ad evitare le insidie che costantemente si frappongono ad un uso appropriato della scienza nella contesa penale, precludendo laccesso sulla scena investigativa di strumenti pseudo-scientifici e, pi in generale, di quella scienza-spazzatura (bad science) che finisce non di rado per oscurare e travolgere lindubbio e positivo contributo allaccertamento del fatto apportato dalla conoscenza scientifica. Sotto questo profilo uno specifico aspetto, fondamentale per la sua proiezione probatoria e dunque per laffidabilit dei risultati delle investigazioni scientifiche, rappresentato dalla cd. catena di custodia, che consiste nella precisazione e documentazione dei vari passaggi e delle attivit svolte sui reperti acquisiti durante lesame della scena del crimine, dal momento della loro materiale apprensione a quello della celebrazione del processo (45). In presenza di lacune normative manifeste si impone, quanto meno, lesigenza di precisare gli step essenziali e irrinunciabili da seguire e da documentare a garanzia del rispetto della catena, che siano idonei ad attestare la genuinit del risultato probatorio (46). Pur nella consapevolezza delle peculiarit che contraddistinguono le singole metodiche dinvestigazione scientifica, tali da poter richiedere specifiche modalit di conservazione dei reperti e magari di documentazione del relativo passaggio, possibile tracciare il seguente elenco: a) numerazione progressiva del caso giudiziario; b) breve descrizione del medesimo; c) individuazione del soggetto che ha proceduto allacquisizione del reperto; d) data (giorno, mese, ora e luogo) di acquisizione del reperto; e) descrizione accurata del reperto (con indicazione, quando possibile, di dati identificativi certi: ad es., nel caso di supporto informatico, marca e numero di serie); f) soggetto a cui il reperto stato consegnato dopo il suo rinvenimento (e cos per ogni eventuale passaggio successivo, del quale deve essere certificata la data e il motivo); g) descrizione degli eventuali esami e/o analisi compiuti sul reperto, del soggetto che gli ha effettuati, della data in cui sono stati svolti, della data in cui il reperto stato ricevuto e di quella in cui stato restituito; h) sottoscrizione del documento da parte di ogni persona che ha interagito con il reperto. In tal modo sar possibile fissare e ricostruire con precisione liter che i reperti provenienti dalla scena del crimine hanno seguito, a partire dal momento della loro individuazione, fotografando con rigore tutti i passaggi della catena di custodia e, quindi, assicurandone e attestandone la regolarit e la veridicit, presupposti di ogni successiva utilizzazione in chiave probatoria dei risultati probatori conseguiti. Uninteressante sentenza della suprema Corte ha riconosciuto che la mancata apposizione dei sigilli alla cosa sequestrata, per la tassativit della nullit, non determina lillegittimit del sequestro e non impedisce lutilizzabilit della prova che dai reperti sia in seguito acquisita a condizione per - ed questo il dato innovativo - che sia comunque certa lidentit della cosa sequestrata e che, nonostante la mancanza dei sigilli, possano escludersi ipotesi di manomissione o di confusione tra reperti, dovendo il giudice di merito porsi il problema della genuinit del reperto, eventualmente anche dufficio (47). Si tratta di unimportante apertura giurisprudenziaNote:
(44) Cfr. volendo, il nostro Investigazioni scientifiche, verit processuale ed etica degli esperti, in questa Rivista, 2010, 1349. (45) Tema nuovo per la nostra dottrina (e solo parzialmente esplorato dalla pratica giudiziaria), tuttora ignorato dal legislatore, del quale invece giurisprudenza e studiosi statunitensi hanno cominciato ad interessarsi ormai quarantanni orsono negli Stati Uniti. (46) Cfr., in proposito, con particolare riferimento alla computer evidence, V. Casini, Sanzionata dalla Cassazione lomessa catena di custodia, in questa Rivista, 2010, 1079. (47) Cos Cass., Sez. III, 19 gennaio 2010, Pirrotta, in questa Rivista, 2010, 1076 s., rispetto a un caso in cui il perito nominato dal tribunale aveva rilevato, dandone immediata comunicazione al giudice, che il materiale consegnatogli era difforme quantitativamente da quanto verbalizzato dalla polizia giudiziaria e, peraltro, non era stato in alcun modo sigillato essendogli stato consegnato in scatole di cartone aperte. La pronuncia supera il precedente e pi restrittivo orientamento della Corte di cassazione - anteriore alla l. 48/2008 - espresso in Cass., Sez. I, 22 febbraio 2007, Manno e altro, in C.E.D. Cass., n. 236291, che ha ritenuto mero errore materiale, non sanzionato dalla legge, la non corrispondenza tra i reperti contenuti in un plico e quanto indicato nella sua etichettatura.

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le, probabilmente sollecitata anche dal peculiare dato normativo (48) che connota la cd. prova informatica (computer forensics) (49). stata, presumibilmente, linterpolazione dellart. 354 comma 2 c.p.p. suscitata dalla l. 48/2008 a fornire - in unauspicabile sinergia tra giudici e legislatore - linput per un approccio al passo coi tempi, che non coinvolge solo i rilievi (e gli accertamenti) urgenti sulla scena del crimine ma anche il sequestro informatico delineato dagli artt. 254-bis e 260 c.p.p. nel testo risultante dalla legge citata (50). Restano invece inesplorate le possibili conclusioni dei giudici di legittimit in casi analoghi ma concernenti reperti non informatici, rispetto ai quali non opera la disciplina de qua, a cominciare dalla cd. prova genetica della quale la l. 85/2009 ha completamente omesso di considerare la delicata questione della catena di custodia (51). Proposte e prospettive de iure condendo Ma quali sono le vie concretamente percorribili per un sostanziale ed efficace riassetto di una disciplina cos lacunosa? Occorre senza dubbio tener conto dello scenario complessivo, caratterizzato da un trend normativo ormai quasi ventennale favorevole al potenziamento del ruolo della polizia giudiziaria nella fase investigativa, a discapito del pubblico ministero. Se guardiamo alle pi recenti iniziative legislative in materia di processo penale emerge infatti una linea di politica criminale ad hoc incentrata sulla radicale modifica degli assetti investigativi esistenti: un deciso ridimensionamento del ruolo del pubblico ministero e uno speculare potenziamento dei poteri investigativi della polizia giudiziaria quanto propone il cd. disegno di legge Alfano, presentato dal Governo nel febbraio 2009 (52). In particolare, si ipotizza linnesto di un art. 370-bis c.p.p., enfaticamente intitolato Indagini tecnico-scientifiche, che tuttavia si limita a prevedere genericamente il potere del pubblico ministero di delegare lesecuzione di indagini e accertamenti tecnico-scientifici ai servizi di investigazione scientifica istituiti presso i servizi centrali e territoriali di polizia giudiziaria (comma 1) e a richiamare le garanzie dellart. 360 c.p.p. nel caso in cui tali indagini e accertamenti comportino modificazioni irreversibili dello stato dei luoghi o delle cose (comma 2). Una nuova disposizione dattuazione, inoltre, si propone di imporre ai componenti dei servizi di investigazione scientifica nominati consulenti tecnici o periti ai sensi dellart. 360 c.p.p. di versare una quota del compenso percepito - pari al trenta per cento - al servizio di polizia giudiziaria di appartenenza (art. 73-bis), implicitamente perpetuando lassetto vigente e le ricorrenti, discutibili prassi, senza affrontare seriamente la delicatissima questione degli incarichi retribuiti affidati agli esperti della polizia scientifica, spesso coincidenti con i soggetti intervenuti sulla scena del crimine in prima battuta. La Bozza di un nuovo codice di procedura penale elaborata dalla Commissione Dalia nel 2004 si discosta solo marginalmente dallo stato dellarte, riproponendo lattuale art. 348 c.p.p. (art. 385 prog. Dalia), conglobando nel codice di rito la peculiare disciplina delineata per i reati di competenza del giudice di pace che consente alla polizia giudiziaria di richiedere al pubblico ministero lautorizzazione al compimento di accertamenti tecnici irripetibili (art. 13 d.lgs. 28 agosto 2000, n. 274) e lasciando inalterata
Note:
(48) Sulla particolare natura immaterialedel dato informatico, come tale resistente alle classificazioni tradizionali e meritevole di una disciplina ad hoc, si vedano le considerazioni di P. Tonini, Documento informatico e giusto processo, in questa Rivista, 2009, 401 s. (49) Sui profili tecnici della computer forensics si rinvia a A. Ghirardini-G. Faggioli, Computer forensics, 2 ed., Milano, 2009, passim. Per lesperienza nordamericana v. F. Cohen, Digital Forensic Evidence Examination, Livermore, 2009, passim (50) Cfr., in particolare, E. Lorenzetto, Le attivit urgenti di investigazione informatica e telematica, in Aa. Vv., Sistema penale e criminalit informatica, a cura di L. Lupria, Milano, 2009, 135 s.; A. Monti, La nuova disciplina del sequestro informatico, ivi, 197 s. (51) Cfr., sul punto, P. Tonini, Informazioni genetiche e processo penale ad un anno dalla legge, in questa Rivista, 2010, 887 s.; nonch A. Monti, Catena di custodia e doppio binario per campioni e reperti, in AA. VV., Banca dati del DNA e accertamento penale, a cura di L. Marafioti e L. Lupria, Milano, 2010, 101 s., dove si sottolinea, comunque, lorientamento restrittivo delle corti inglesi e statunitensi. (52) Il disegno di legge, attualmente parcheggiatoin Parlamento, propone tra laltro una modifica dellart. 348 comma 3 c.p.p. (dopo lintervento del pubblico ministero la polizia giudiziaria svolge di propria iniziativa tutte le attivit di indagine per accertare i reati ovvero richieste da elementi successivamente emersi e assicura nuove fonti di prova, informandone il pubblico ministero, compie gli atti ad essa specificamente delegati a norma degli articoli 370 e 370-bis ed esegue le direttive del pubblico ministero), raccordata con la soppressione nellart. 354 comma 2 c.p.p. dellinciso e il pubblico ministero non pu intervenire tempestivamente ovvero non ha ancora assunto la direzione delle indagini. Lintento del primo innesto, come si afferma a chiare lettere nella Relazione illustrativa, di consentire agli organi di polizia giudiziaria di svolgere indagini senza trascurare piani investigativi anche diversi da quelli del pubblico ministero e di cui lo stesso organo dellaccusa deve tener conto quando esercita lazione penale; con la riscrittura dellart. 354 c.p.p., invece, si vuole assicurare lesecuzione immediata dellatto urgente, in presenza delle esigenze probatorie e del periculum in mora, rappresentato dal rischio di alterazione, dispersione o modificazione delle cose o delle tracce o luoghi oggetto di indagine, ed in particolare il sequestro del corpo del reato.

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la corrente disciplina degli accertamenti urgenti sul luogo e nellimmediatezza del fatto, ivi compresa la distinzione tra accertamenti e rilievi (art. 392 prog. Dalia) e i relativi obblighi di documentazione (art. 395 prog. Dalia). Anche lindividuazione dei poteri investigativi attribuiti al pubblico ministero in materia di accertamenti, rilievi e ogni altra operazione tecnica e delle particolari garanzie per gli accertamenti tecnici non ripetibili non rivela stravolgimenti significativi, ma solo alcune variazioni prevalentemente lessicali (53). Da segnalare, per la delimitazione dellarea degli accertamenti tecnici non ripetibili, circoscritta expressis verbis agli accertamenti urgenti e soggetta a regole stabilite a pena di inutilizzabilit (art. 397 prog. Dalia). Pi netta la presa di posizione della Bozza di legge delega predisposta dalla Commissione Riccio nel 2006, caratterizzata da una direttiva 52 che riconosce il potere-dovere della polizia giudiziaria di prendere notizia e di descrivere i fatti costituenti reato, di assicurare le fonti di prova, anche per mezzo di investigazioni scientifiche, pur se in un quadro generale contraddistinto dalla riproposizione della consueta dinamica dei rapporti tra polizia giudiziaria e pubblico ministero, con lattribuzione alla prima di poteri investigativi incisivi sostanzialmente fino al momento in cui lorgano dellaccusa impartisce le proprie direttive (cfr. in particolare le direttive 52.4, 52.9, 54.1 e 57.2). Come si legge nella Relazione di accompagnamento, lesplicito riferimento alle investigazioni scientifiche colma un vuoto rappresentato dalla stessa polizia scientifica in sede di audizione e costituisce un riconoscimento di questa specifica attivit e della sua autonomia nellambito delle prime indagini (54). lattivit dinvestigazione scientifica esce cos dallanonimato giuridico acquisendo unautonomia sistematica (55). La pur sintetica ricognizione delle disposizioni presenti in questo trittico de iure condendo conferma pur nelleterogeneit delle tecniche normative adoperate e delle ispirazioni ideologiche sottostanti - il rafforzamento del trend legislativo che tende a potenziare il ruolo della polizia giudiziaria nella fase investigativa, facendo emergere al contempo una moderata sensibilit per il tema delle investigazioni scientifiche, elevate al rango di species a s stante, senza per che siano proposte innovazioni radicali o guizzi normativi veramente significativi. Quali sono, allora, le aree dintervento evidenziabili nella prospettiva di unauspicabile riforma? In primo luogo andrebbe superata lobsoleta distinzione tra rilievi e accertamenti, fonte come abbiamo visto di forzature interpretative e di disparit di trattamento in grado di inficiare non soltanto i diritti della difesa ma anche la stessa genuinit dellaccertamento giurisdizionale. Fondamentale, invece, il discrimen tra atti ripetibili e atti non ripetibili, nonch lurgenza e lindifferibilit dellattivit da compiere sulla scena del crimine che, spesso, impedisce di prevedere un appropriato intervento difensivo. Come porre rimedio a unempasse a prima vista insormontabile? Una soluzione certamente ardita e delicata per le sue implicazioni sarebbe quella di prevedere un organismo terzo, una struttura pubblica indipendente da accreditare secondo appropriate procedure di certificazione, a disposizione non soltanto dellaccusa e del giudice, ma anche della difesa, se non per lintervento in loco quantomeno per le analisi tecnicoscientifiche del materiale repertato sulla scena del crimine. In tal modo si potrebbero garantire adeguatamente la professionalit, la neutralit e, quindi, laffidabilit dei risultati. Occorrerebbe, per, affrontare e risolvere preventivamente problemi di non poco conto, dallambito in cui istituire tale struttura, alle sue connotazioni e ai soggetti istituzionali chiamati ad esercitare il controllo sul suo operato. Altri rimedi prospettati in passato, come la partecipazione obbligatoria del difensore dufficio ad ogni atto investigativo compiuto sulla scena del crimine, appaiono difficilmente praticabili e di scarsa efficacia pratica. A parte le ben note riserve sullefficienza dellattuale meccanismo della difesa dufficio, una siffatta soluzione presuppone limmediata individuaNote:
(53) I consulenti tecnici sono sostituiti dagli ausiliari tecnici scelti tra gli appartenenti alla polizia giudiziaria ovvero tra le persone che svolgono la loro attivit professionale presso servizi pubblici, con la possibilit, quando non si pu procedere in tal senso, anche per la complessit dellaccertamento, di chiedere al giudice lautorizzazione alla nomina di un perito, della quale deve essere data comunicazione al difensore dellindagato, salvo che non vi ostino ragioni di riservatezza (art. 396 prog. Dalia). (54) Relazione di accompagnamento alla bozza di legge delega elaborata dalla Commissione Riccio, 67. (55) Su altro fonte, invece, la bozza Riccio appare ben pi rigorosa e conservatrice, pur se con motivazioni garantiste: la constatazione dellimportanza del DNA e delle tecniche di identificazione personale con mezzi scientifici, si legge nella Relazione di accompagnamento a commento delle direttive 52.2 e 52.3, consiglia di prevedere la possibilit di utilizzare, solo a fini identificativi, queste nuove tecniche purch siano determinate le sostanza prelevabili coattivamente, sia espressamente garantita la dignit personale del soggetto e linutilizzabilit a fini probatori dei campioni acquisiti, sottolineando lineludibilit di tali condizioni al fine di evitare il proliferare di pratiche deleterie (Relazione di accompagnamento alla bozza di legge delega elaborata dalla Commissione Riccio, cit., 67).

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zione di un indagato, il che non sempre accade proprio in quelle fattispecie delittuose (crimini violenti in primis) e in quelle tipologie di accertamento (su base prevalentemente indiziaria) che dalle investigazioni scientifiche traggono maggiore utilit. Diverso sarebbe se anche in Italia, come negli Stati Uniti, si potesse fruire di un ufficio pubblico della difesa ad hoc, costituito da professionisti preparati e adeguatamente retribuiti e di conseguenza ben motivati. Fondamentale poi - per le esigenze dellaccertamento come per le necessit della difesa e quindi, in definitiva, per laffidabilit dei risultati - lapprovazione e il riconoscimento di protocolli condivisi che riguardino singole metodiche dinvestigazione tecnico-scientifica (56). Se vero, infatti, che i protocolli operativi - anche quando elaborati a livello europeo - non potranno certo essere elevati al rango di legge, sia per la loro prevedibile analiticit che per la naturale modificabilit in ragione della costante evoluzione della scienza e della tecnica, altrettanto vero che tali protocolli - oltre allindiscusso valore di orientamento per gli operatori - potrebbero acquisire rilevanza procedimentale e diventare cogenti se recepiti da norme regolamentari, mediante un rinvio a queste ultime in sede codicistica. Se, insomma, non possibile appesantire il codice di rito con una normativa di dettaglio, lapprovazione, magari, di decreti ministeriali ad hoc periodicamente aggiornati potrebbe costituire una soluzione praticabile. Certo sarebbe una novit per la nostra disciplina processuale, ma in qualche modo imposta dallincessante evoluzione tecnico-scientifica e dai suoi innegabili riflessi sulla contesa giudiziaria. Da considerare, infine, la questione delle conseguenze in caso di mancato rispetto delle regole, la cui soluzione va calibrata - anche alla luce delle esperienze maturate nei sistemi di common law - tenuto conto dellentit delle singole violazioni e ricorrendo comunque alle consolidate categorie delle nullit di ordine generale (nei casi di lesione del diritto di difesa) e dellinutilizzabilit (riferibile al tema del materiale cognitivo a disposizione del giudice).

Nota:
(56) Dello stesso avviso F. Casasole, Le indagini tecnico-scientifiche, cit., 1446.

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