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CAP 1 LE TEORIE PSICOLOGICHE

1.1 Psicologia e filosofia


La psicologia moderna, intesa come disciplina scientifica, si costituita intorno alla met dell'800.
Psicologia, secondo la sua etimologia greca, significadiscorso sull'anima e designa una disciplina
che mira ad una interpretazione empiricamente fondata delle funzioni mentali. Il suo compito
quello di valutare in modo esatto le funzioni mentali umane dipendenti da un'entit immateriale
quale l'anima. Prima di allora si usava il termine fisiologia, che oggi indica altro.
La psicologia punta a studiare, secondo un metodo comune alle scienze naturali, un campo ad esse
apparentemente inaccessibile, da sempre ritenuto appannaggio delle discipline filosofiche e
religiose: le funzioni mentali ed il comportamento umano.
Gi prima si erano consolidate le teorie sullo psichismo risalenti ad Aristotele ed Ippocrate.
Queste avevano una base di tipo razionalistico o analogico e mancavano quindi di supporto
empirico.
Si definisce razionalistica una teoria esplicativa che si basa sulla sola coerenza logica interna
dell'assunto che ne alla base. Quindi non ha bisogno di verifiche empiriche (ad esempio: la
matematica). Analogica invece quella che tenta di spiegare i meccanismi causali dei fenomeni
attraverso similitudini o analogie.
Una spiegazione scientifica invece una teoria che viene controllata in modo empirico e che
spesso porta a risultati anti-intuitivi, a spiegazioni non desumibili attraverso l'esperienza del
fenomeno.
Le antiche psicologie non erano quindi realmente scientifiche poich non portavano ad una
conoscenza autentica n producevano dimostrazioni valide.
Il primo vero antesignano della psicologia scientifica comunque Cartesio. Egli eredit dai filosofi
precedenti la concezione del dualismo, ovvero che l'uomo costituito da due entit:
corpo (res extensa) come una macchina, visto come oggetto fisico, sottoposto alle leggi naturali;
anima (res cogitans) entit spirituale che opera secondo il libero arbitrio e non pu essere
studiata secondo il metodo della scienza.
Il punto innovativo non consisteva nel dualismo, ma nel fatto che per spiegare una grandissima
parte delle condotte umane egli fece ricorso a delle teorie che escludevano l'intervento dell'anima
o del libero arbitrio.
Nel suo libro Trait sur l'homme sostenne che la maggior parte di comportamenti umani sono
spiegabili in termini meccanicistici, senza che facciano ricorso all'intervento dell'anima. In definitiva,
una serie di condotte osservabili anche negli animali erano spiegabili come risultato della macchina
corporea e, soltanto quelli che ci distinguono dagli animali, come risultanti dell'intervento
dell'anima (il pensare). Questa visione detta dualismo interazionista, perch lentit spirituale
interagisce con quella materiale.
La fondazione ottocentesca della psicologia vede una duplice ed ibrida origine: biologica e
filosofica e questo successe perch prima di Cartesio cerano due grandi orientamenti, uno
speculativo/filosofico ed uno medico/biologico. Entrambi indagavano la natura umana da
angolazioni diverse. Questa duplicit si vede sia nelladozione del metodo dindagine (che viene
dalla biologia) , sia nella sua delimitazione (la psiche autonoma rispetto al soma).
Fechner (1801-1887) fu uno dei primi ricercatori accademici ad intraprendere ricerche sperimentali
nel campo di questa nuova disciplina. E rappresenta appieno questa dualit, con l'intento di
fornire un'evidenza empirica ed una misura matematica dell'anima umana.
Nel 1860 Fechner aveva pubblicato Elementi di psicofisica, che ebbe il pregio di proporre per la
prima volta l'uso di metodologie oggettive per studiare le funzioni della mente, tramite i loro
correlati fisiologici. Egli, in particolare, sosteneva l'ipotesi che il rapporto percezione-sensazione
(corpo-mente) potesse essere descritto e previsto attraverso formule matematiche. La nascita
ufficiale della psicologia per datata nel 1879 in coincidenza della creazione a Lipsia del primo
laboratorio di ricerca psicologica, da parte di Wilhelm Wundt.
A fine 800, William James fond il primo laboratorio psicologico ad Harvard ed ottenne la prima
cattedra di psicologia negli Stati Uniti.

1.2 Correnti della psicologia fra Ottocento e Novecento.


La caratteristica della psicologia scientifica consiste nel fatto che essa non si riassume in un
approccio unitario o universalmente accettato. Esistono nella psicologia diversi livelli di analisi dei
fenomeni, diverse metodologie di studio e diverse logiche di interpretazione dei processi.
La psicologia costituisce una disciplina ponte tra le scienze naturali e le scienze sociali. Questo si
spiega solo con la complessit del comportamento umano, che non pu essere compreso solo
fermandosi ad un unico punto di osservazione. Qualsiasi comportamento, ad esempio quello
alimentare, pu essere quindi spiegato solo congiungendo pi scienze: aspetti culturali del cibo,
neurofisiologia, aspetti medici dei disturbi dellalimentazione; e poi ci sono aspetti legati
allapprendimento, allantropologia culturale

1.3 Psicologia fisiologica


Il filosofo J. Stuart Mill, nell800, segn una netta rottura con le concezioni precedenti di impronta
dualistica (mente-corpo), sostenendo che la mente non un'entit autonoma ma solo una
funzione a base somatica, e quindi che meccanica e completamente interpretabile secondo gli
stessi processi che spiegano le altre funzioni del corpo. Quindi, la mente non qualcosa di
distinguibile n tantomeno studiabile separatamente dal corpo, perche non altro che una qualit
funzionale di esso. Ogni aspetto del sentire e della condotta umana quindi studiabile e
comprensibile a partire dall'analisi del funzionamento del corpo o del sistema nervoso.
In questa visione un pioniere fu, nello stesso secolo, Muller, con la dottrina dell impulso nervoso
specifico: ogni nervo porta uninformazione specifica, indipendentemente dallo stimolo ricevuto.
Ad esempio, un nervo ottico non reagisce certo al calore! Il che voleva dire che cerano aree
corticali specifiche anchesse

1.4 L'introspezionismo e l'associazionismo


Il fondatore del primo laboratorio scientifico di psicologia fu Wilhelm Wundt, anche fautore di un
particolare metodo di studio basato sull'introspezione sistematizzata.
Questa metodica si fondava sull'auto-osservazione e sulla descrizione minuziosa e sistematica del
vissuto del soggetto. Il protocollo di una auto-osservazione introspettiva si fonda su una serie
molto particolareggiata di passaggi esplorativi e definizioni per descrivere i vissuti. Se ogni
particella dell'esperienza viene focalizzata e le parole non sono usate in modo arbitrario, si
dovrebbero ottenere descrizioni esattamente ripetibili e paragonabili tra loro, oggettive e non
soggettive.
Naturalmente l'oggettivit dell'uomo che si fa misura di s stesso solo parziale, poich lo stesso
individuo osservatore ed osservato allo stesso tempo. Perci il metodo si presta a contraffazioni
(distorsioni volontarie) e ad altre indotte dalle aspettative personali (distorsioni involontarie).
Si partiva comunque dal presupposto che questo fosse lunico metodo per esplorare direttamente
luomo e che la sistematizzazione del metodo lo avrebbe reso uno strumento attendibile e molto
valido.
I difetti radicali del metodo (che portarono al suo abbandono) sono la dimostrata soggettivit dei
dati ottenuti (anche le persone meglio addestrate dimostravano sempre delle differenze
idiosincratiche, cio dipendenti dalle caratteristiche dellosservatore), l'inapplicabilit per gran parte
dei soggetti (ad es.: bambini). Il metodo introspettivo era utilizzabile con difficolt, richiedeva un
grande dispendio addestrativo e formativo e forniva dati imprecisi e non ripetibili. Funzionava
essenzialmente solo per lo scienziato stesso.
L'introspezione sistematica si presentava comunque congrua alla visione strutturalista di Wundt,
che si interessava alla interrelazione delle varie parti del sistema nervoso e delle loro modalit di
operare congiuntamente. Era il tentativo di discernere pi precisamente possibile, le componenti
elementari di un processo (associazionismo wundtiano).
D'altra parte, c'e da considerare che alcuni tipi di dati, relativi al vissuto del soggetto, non sono
ottenibili altro che con l'utilizzo di una tecnica introspettiva.
E recentemente in Psicologia Cognitiva si ripreso ad usare questo metodo. Se vogliamo sapere
che strada mentale abbiamo seguito per raggiungere una decisione, questo metodo ci consente di
seguirne tutte le fasi. Il resoconto del soggetto sar certo pi completo dellosservazione esterna,
indiretta, del soggetto stesso.

1.5 La psicologia della forma e il costruttivismo


Questa scuola di psicologia di matrice tedesca ha avuto un'importante ruolo nella ricerca e nelle
teorie scientifiche fin dalla sua nascita, nel 1911, grazie a Wertheimer, Kler, Kofka e Lewin.
La psicologia della forma o della Gestalt in posizione antitetica rispetto all'associazionismo di
Wundt e indaga il funzionamento della mente attraverso lo studio del fenomeno e del vissuto, non
con opera di analisi, ma con sintesi della globalit dell'esperienza.
I gestaltisti hanno cercato di comprendere l'esperienza nella sua interezza, indagando le leggi
dorganizzazione della struttura nel suo insieme, rinnegando la vecchia modalit della
parcellizzazione e del frazionamento e sostenendo che l'insieme (la struttura psichica ed ogni
fenomeno che da essa precede) un qualcosa che va al di l della semplice somma delle sue
minute parti, e che lo studio che si limiti all'analisi di queste ultime parti nulla o poco ci pu dire
sull'architettura dell'edificio psichico. Una canzone, insomma, molto pi della somma delle
singole note.
I contributi maggiori di questa scuola sono legati allo studio della percezione visiva ed uditiva
nonch in Psicologia dei gruppi e Sociale. E, tuttora, si usa in Psicologia Cognitivista. Il suo limite
quello di studiare il fenomeno psichico in modo soggettivo, facendo ricorso diretto alla
fenomenologia.
Kurt koffka. Da: principi di psicologia della forma.
Compito della nostra psicologia sar lo studio del comportamento nella sua relazione causale
con il campo psicofisico. Il comportamento ha sempre luogo in un ambiente. Esiste un
ambiente geografico ed uno relazionale. Questo ci porta a distinguere tra stimoli distanti
(geografico) e stimoli prossimi. Anche se solo i secondi sono in connessione diretta col
campo psicofisico e quindi col comportamento...questi adattivo sia rispetto al geografico
che al comportamentale. Gestalt vuole indicare un'entit concreta e individuale che esiste
come qualcosa di individuale. Uno dei suoi attributi la forma. Una gestalt il prodotto
dell'organizzazione e l'organizzazione produce la gestalt.

1.6 La psicologia dinamica od ermeneutica


Sigmund Freud (1856-1939) il solo esempio di fondazione di una teoria generale, la psicologia
dinamica, da parte di una persona e non di una scuola. Questo modello teorico deriva dalla
sistemazione teorica di precedenti sue esperienze cliniche.
Freud ebbe l'intuizione di postulare un'unit di base del complesso mente-corpo in senso
bidirezionale (la mente agisce sul corpo e viceversa), insieme ad una pluralit di livelli della
funzione mentale (un livello inconscio, un preconscio e un conscio).
Il modello si chiama psicodinamico perche fa riferimento ad una relazione mobile, dinamica fra
queste istanze psichiche o parti funzionali della mente. In un secondo momento, Freud ha
riformulato la teoria psicodinamica postulando l'esistenza di altre tre istanze psichiche dette Id, Ego
e Super Ego. Ci che rende discusso il modello freudiano il fatto che esso postula l'esistenza di
un'entit o livello che per definizione non direttamente osservabile (l'inconscio o Id). Per cui
conferme e smentite a questa teoria vengono dall'assenza o presenza di certi particolari fenomeni
come sogni, lapsus o atti mancati. Viene anche detta psicologia del profondo.
L'inconscio non , per Freud, direttamente osservabile n manipolabile, ma individuabile solo
indirettamente o per via interpretativa.
Il metodo della ricerca psicoanalitica quello dell'osservazione sistematizzata dei fenomeni psichici
e comportamentali, colti come prodotti di dinamiche profonde, mentre la tecnica di comprensione
degli stessi fenomeni ermeneutica o interpretativa.
Presupposto delle interpretazioni il determinismo (nessun aspetto della condotta o del vissuto di
un individuo dovuto al caso, ma ad una causa o un fattore preciso). Questa logica deriva dalla
modalit ebraica di interpretazione del Pentateuco.

Sigmund Freud. Da: La coscienza e l'incoscienza.


La coscienza non la base della vita psichica ma una qualit di questa,che pu coesistere
come mancare. Un fatto psichico quindi pu benissimo non essere cosciente. Una
rappresentazione ad esempio non lo e si pu dire che un elemento psichico sparisce
rapidamente dalla coscienza. Una rappresentazione cosciente in un dato momento ma
dopo magari non lo pi. Quando sono latenti perch un'altra forza gli si oppone. In
questo stato le chiamiamo rimozioni e contro di esse opera una resistenza. Esistono quindi i
fatti psichici latenti (precoscienti) ma suscettibili di diventare coscienti e quelli rimossi
(incoscienti)...che non giungeranno alla coscienza.

1.7 Comportamentismo
Il comportamentismo una prospettiva della ricerca psicologica che esclude a priori dal campo di
studio ogni fattore che non sia oggettivo e misurabile.
Non viene considerato quale oggetto di studio qualsiasi fattore che sia intermedio fra S (stimolo)
ed R (risposta), ovvero non vengono considerati i vissuti ed i processi elaborativi mentali, in quanto
la costruzione di una psicologia oggettiva esclude l'esame di ogni ipotesi non direttamente
verificabile. Quindi, niente soggettivit e contenuti della coscienza.
Su questa base, il comportamentismo stato identificato come la psicologia del paradigma S-R,
laddove la psicologia scienza solo se limita allo studio del comportamento.
Il suo fondatore Watson. La sua prospettiva di ricerca non si limita al comportamento motorio o
muscolare, ma a tutte le modificazioni oggettivabili della condotta verbale ed i sintomi
psicopatologici.
Un enunciato importante del comportamentismo il concetto di modellamento e plasmabilit
delle differenze individuali (non innate, ma dipendenti totalmente dall'apprendimento e dal
condizionamento). Questa visione per ambigua. Prefigura, infatti, che ogni uomo sia
modificabile dallesterno, contro la sua volont, ad esempio in una dittatura. Inoltre, questo
modello stato accusato di essere troppo meccanicista, riduttivo; anche se ha influenzato molto le
ricerche di psicolinguistica, le tecniche dapprendimento e la persuasione in pubblicit. E oggi
sappiamo che tra S ed R ci sono molti fattori intermedi.

Watson. Da: La psicologia come la vede un comportamentista.


E una branca puramente oggettiva e sperimentale, delle scienze umane. Il suo scopo la
predizione ed il controllo del comportamento. Lintrospezione non ne parte essenziale. Il
comportamento non che una delle sue parti dindagine, tuttavia centrale rispetto alla
coscienza. Il problema che la ricerca psicologica, cos come impostata, non si presta a
delle verifiche sperimentali. Il comportamento degli uomini e degli animali deve essere
studiato allo stesso modo, senza ricorrere alla coscienza, che riguarda pi i filosofi che gli
psicologi.

1.8 Cognitivismo
Una impostazione che dista molto sia dal comportamentismo che dallassociazionismo, stata
etichettata come cognitivismo.
Pi che una scuola unitaria o una specifica teoria, un approccio metodologico allo studio della
psiche.
Questo approccio ha un alto grado di astrazione e tende a privilegiare lo studio delle capacit degli
individui di acquisire, ricordare e fare uso concreto della conoscenza per guidare le proprie azioni.
Si tratta di studiare le inferenze tratte dai comportamenti osservabili e cos facendo di studiare la
mente. Si usa quindi un modello cibernetico, cio si studia la mente umana studiando le macchine,
i calcolatori, nello specifico dei programmi di simulazione. Solo che i software forniscono risultati
contraddittori e incompleti, perch poggiano solo su un piano logico, mentre luomo influenzato
da fattori affettivi anche quando risolve un problema logico. Ma le correnti sono molte.
Alcuni cognitivisti (Neisser, Hull e Tolman) seguono un paradigma che si avvicina a quello
comportamentista (S-R), ma che interpone tra i due elementi quello intermedio dell'elaborazione
mentale (O). Il modello che segue quindi S-O-R, definito anche modello dell'elaborazione
dell'informazione.
Una parte dei cognitivisti stata influenzata da Chomsky e dalle sue teorie sullinnatismo
linguistico. Idee che avevano un antecedente in quelle di Piaget e che hanno contribuito a far
nascere la Psicolinguistica.

Nesser. Da: La psicologia cognitivista.


Cognitivo indica tutti quei processi che comportano trasformazioni, elaborazioni,
riduzioni, immagazzinamenti, recuperi ed altri impieghi dellinput sensoriale. E vale anche
per allucinazioni e immaginazioni. In realt ci occupiamo, col termine cognitivo, di tutto
quello che un essere umano pu fare. E ci che facciamo immagazzinare, ad esempio,
molte informazioni sulle nostre esperienze passate. Si tratta quindi di scoprire i processi
cognitivi umani cos come si scopre come stato programmato un computer, quali
procedure usa. I programmi hanno molto a che vedere con le strutture cognitive, perch
immagazzinano, riformulano, elaborano, organizzano informazioni.

Piaget. Da: La nascita dellintelligenza nel fanciullo.


Lintelligenza una forma di adattamento. E questultimo conservazione e sopravvivenza.
Ma ladattamento ha pi stati e gradi e comunque implica una variazione dellorganismo
(che un ciclo di processi chimici, fisici, senso-motori) rispetto allambiente, favorevole
rispetto alla conservazione del primo. 2.1 Gli assunti galileiani.
Gli assunti scientifici della psicologia non si discostano da quelli della biologia o della fisica e sono
quelli galileiani. Il primo che gli eventi non sono mai fortuiti ma necessariamente legati da un
rapporto deterministico di causa-effetto. Da qui (e solo in questo modo) si pu risalire a delle leggi.
Il secondo assunto lempirismo: non basta un esame astratto per capire le cose, ci vogliono
osservazione e verifica concreta e quindi le teorie nascono dallosservazione empirica e non sono
dimostrate finch non sono convalidate empiricamente. Terzo assunto, linvarianza. A parit di tutte
le condizioni il risultato finale delle combinazioni degli stessi fattori deve essere dunque sempre lo
stesso fenomeno. E una regola logica, che sta alla base delle leggi e consente di prevedere i
fenomeni psichici. Ma la capacit di predire solo parziale. Molti fattori e processi non sono ancora
conosciuti o studiati e inoltre il grado di complessit dei fenomeni psichici umani enorme.
Quarto assunto, loperazionalit (definizione operativa dei concetti). Ogni teoria e ogni concetto
astratto devono essere messi per forza alla prova e dimostrati in modo empirico e concreto.
Definizione operativa vuol dire questo, una specificazione concreta, operazione per operazione, di
come un concetto pu essere osservato e misurato (es.: nel caso dellattenzione, osservare la
direzione dello sguardo, misurarne lintensit). E importante che le definizioni operative siano
valide, cio misurino una cosa sola e non altro. Ma ogni definizione alla fine sempre criticabile
sotto questo profilo, per la sua parzialit e incompletezza. Una definizione completa in effetti
impossibile, perch nessuna definizione mai monofattoriale a livello di cause.

2.2 Strategie e disegni di ricerca


Possiamo stabilire una tassonomia (cio una scala gerarchica) delle strategie di ricerca.
Secondo Hendricks, la prima dimensione quella del metodo di ricerca, che pu essere
sperimentale, correlazionale o descrittivo (gli ultimi due sono posti pi in basso rispetto al primo).
La seconda dimensione quella della tecnica di raccolta dati, che pu essere oggettiva
(osservazione esterna) o soggettiva (auto-resoconto).
La terza dimensione quella dellambiente, che pu essere in laboratorio o sul campo. Lincrocio di
questi 3 elementi crea 12 possibilit diverse (date dallincrocio delle tre dimensioni, delle due
possibilit sul campo/in laboratorio, dalle due possibilit dellauto resoconto e della descrizione
esterna).
Vediamo ora i tre metodi della ricerca.

1)SPERIMENTALE
Si chiama disegno sperimentale se stiamo mettendo alla prova unipotesi, la testiamo, ne
manipoliamo i fattori. Si tratta di mettere alla prova la probabilit che la nostra teoria sia quella
giusta con una manipolazione controllata delle variabili in gioco.
Chiamiamo allora variabile indipendente quel fattore che manipolato nellesperimento e che
secondo la nostra teoria la causa di un fenomeno. Chiamiamo invece variabile dipendente
leffetto che osserviamo e che riteniamo dovuto alla v. indipendente. Esempio: studiando la
memoria, sottoponiamo una serie di parole senza senso, proposte in ordine diverso ogni volta, ma
con lo stesso volume e intonazione, a soggetti diversi. Oppure variamo questi fattori in modo
casuale (ore diverse, ritmi diversi), bilanciandoli per. Naturalmente in tutte queste variazioni
andremo a variare solo quelle caratteristiche che possono influenzare lesito (variabili attive), non di
tutte quelle possibili (es.: colore dei capelli dei soggetti). Ci sono anche le variabili campionate o
spurie: sono sempre attive ma il loro influsso non chiaro (es.: affaticamento, et) e cos per
bilanciarne leffetto si costruisce un campione di soggetti molto vasto, in modo che nessuna
singola variabile abbia statisticamente la possibilit di prevalere. Se poi manteniamo costanti tutti i
fattori evitiamo le variabili spurie e potremo osservare meglio le variazioni della variabile
dipendente dovuta solo alla variabile indipendente.
Lesperimento sempre uno studio controllato, perch tutte le variabili spurie sono state messe
sotto controllo e perch mette a confronto una situazione in cui la VI presente con una in cui la
VI assente (situazione di controllo).
Dal punto di vista logico, ogni verifica sperimentale sempre una dimostrazione indiretta (= non
dimostra che la teoria vera, ma che falsa lipotesi nulla, che nel nostro caso : affermare che la
posizione delle parole nella serie non incide). Ed sempre probabilistica, perch la relazione causa-
effetto VI-VD che propongo , in fondo, una delle tante possibili, anzi potrebbe essere una alla
quale non ho mai pensato. Non posso nemmeno provarle e scartarle una a una, ci vorrebbe una
vita. Come posso escludere che la causa sia qualcosa che per ora non conosco? Inoltre, lerrore
sempre possibile e anche se ripeto la prova molte volte il risultato pu sempre essere influenzato
da fattori casuali. Ecco perch la dimostrazione indiretta economicamente conveniente.
Per convenzione, si considera dimostrata una relazione quando la probabilit statistica che i
risultati siano casuali uguale o inferiore al 5% di tutte le possibilit. Si usano le statistiche
inferenziali per ottenere questo.
Con le premesse fatte sopra, questo metodo si applica soprattutto in laboratorio e con modalit
oggettive. Altri per usano strumenti autodescrittivi. Sicch alla fine sono possibili 4 varianti:
sperimentale - autodescrittivo in lab. e sul campo / sperimentale oggettivo in lab. e sul campo.
I limiti del metodo sperimentale.
Quali sono i limiti di questo metodo? Alcune situazioni non si possono ricreare in laboratorio:
la psicologia della gelosia, del suicidio, del crimine passionale, della formazione del sintomo
nevrotico, ecc. Invece si pu legittimamente ricorrere a situazioni avvenute in natura: nel
caso dei fanciulli-lupo ad es., per confermare le teorie sulla socializzazione; oppure nelle
lesioni al cervello procurate da traumi. Questo metodo si applica quindi a pochi casi, ma d
risultati molto importanti.

Oggettivo e soggettivo.
Alle limitazioni di affidabilit si rimedia con la fissazione delle norme di osservazione, con
lutilizzo di pi osservatori per lo stesso evento, variando gli attributi dellevento. Queste
modalit, che possiamo definire osservazione standardizzata, intervalutativa e differenziale,
per quanto migliorano non possono ampliare il campo dellosservabile oltre i limiti del
percepibile.
Due limiti restano intatti: le dinamiche inconsce non sono osservabili e la non coincidenza tra
soggettivo/oggettivo. La prima si risolve con la psicanalisi, la seconda richiede un
cambiamento di metodica e di strumento di rilevazione. Infatti, le variazioni soggettive non
sono rilevabili se non con metodi oggettivi, come nel caso degli indici psicofisiologici
rilevabili attraverso il poligrafo. In questo caso, lattivazione emozionale misurabile solo
attraverso una macchina, laddove osservazione esterna e auto-resoconto non
funzionerebbero. Altro esempio: lastronauta al decollo impassibile, ma ha un netto
aumento del battito cardiaco.

2.DESCRITTIVO Il metodo descrittivo lo strumento basilare per la costruzione di ipotesi e si usa


in quei casi per i quali non disponiamo di informazioni migliori, oltre che in quelli che non sono
studiabili n in laboratorio n col correlazionale (es.: losservazione etologica). Si tratta di prendere
informazioni dalle variabili rilevanti ed a partire da queste costruire una teoria ipotetica sulla loro
relazione causa-effetto. Un esempio di osservazione etologica.
Gli psicologi della Scuola di Lorenz hanno studiato la reazione dei bambini/e allavvicinarsi di
unestranea che quindi gli parlava e li toccava, assegnando un punteggio ad ogni reazione.
Consiste nel prendere info sulle variabili rilevanti e da qui costruire una teoria ipotetica su
causa-effetto. Il massimo punteggio era assegnato a ride-tocca lestraneo ed il minimo a
si aggrappa alla nurse-piange.

Il problema che losservatore spesso interferisce con ci che osserva, il che distorce alle volte (es.:
uno studio sulla condotta antisociale. Losservatore per forza presente) ed alle volte no (studio
sulla condotta alimentare degli animali. Un osservatore inattivo non influisce). Losservatore
dovrebbe essere sempre invisibile e se non ci riesce dovrebbe rendersi familiare agli osservati,
quanto meno. Un modo per rendere meno importante linterferenza allora quella dell
osservazione partecipante. Losservatore si inserisce in un gruppo e nella situazione che studier e
si fa accettare; conoscendone cos le regole di comunicazione non le influenzer in modo
distorcente.

I fattori di distorsione nellosservazione.


I fattori di distorsione (bias) sono in parte a carico dellosservatore e in parte dellosservato.
Esiste lequazione personale dellosservatore, che ha un suo stile cognitivo e caratteristiche
psicofisiche sue (che peraltro variano da momento a momento e da persona a persona), per
le quali la sua attendibilit non al 100%; pu sopravvalutare o vedere ci che si aspetta di
trovare (ed il contrario); pu scambiare la sua interpretazione dei fatti per osservazione; ha
difficolt ad essere continuamente attento a ci che osserva. Losservato invece pu reagire
in modo persecutorio al fatto di sentirsi osservato, alterando il suo comportamento; la
tendenza ad assumere comportamenti consoni a ci che losservatore si aspetta (e che gli
trasmette inconsapevolmente).
Per ovviare a questi problemi si possono:
- mettere pi osservatori e incrociarne i risultati;
- usare osservatori diversi dai ricercatori che hanno sviluppato le ipotesi e che anzi le
ignorano;
- distinguere vari livelli dosservazione (descrivere la mimica-usare termini prestabiliti e
tecnici, propri della psicologia);
- usare mezzi strumentali (video, audio);
- usare tavole prefissate di categorie descrittive;
- usare lo specchio unidirezionale;
- campionamento temporale (sequenze di osservazione di durata prefissata);
- lasciare losservatore sullo sfondo;
- far familiarizzare osservatore ed osservato.
In definitiva, losservatore va formato alloggettivit, ad osservare senza giudicare, quindi a
setting specifici di stampo psicanalitico.

Un altro modo per ridurre linterferenza la tecnica del protocollo quotidiano, cio prendere nota
degli avvenimenti a posteriori, facendo una selezione tra quelli significativi e non, con un resoconto
o diario. Il campionamento pu essere fatto su base temporale (tutte le variazioni osservabili ad
intervalli predeterminati) o tematica (tutti gli eventi di un certo tipo) o su base mista. Ma questo
attenua solo la distorsione. Allora si pu usare una telecamera nascosta o un microfono, ma poi
bisognerebbe comunque selezionare quali parti delle registrazioni usare e quali no.
Esiste infine la possibilit dellintrospezione sistematica, nel quale losservatore utilizza tecniche
rigorose per descrivere quello che avviene dentro di s. Ma, come osserva Bergson, lo studio dei
fenomeni psicologici impossibile: luomo cerca di studiare dentro di s mentre cerca di
distanziarsi da s. Ma lunica via per lo studio del vissuto. Naturalmente funziona solo per gli
eventi di superficie e non per linconscio.

3. CORRELAZIONALE si colloca in posizione intermedia tra gli altri due. Qui le variabili non sono
manipolate ma si osservano due o pi variabili per capire se tra loro c o no una correlazione. Alle
volte tuttavia pur essendoci una relazione, non lo in senso causale (es.: relazione tra tempo
passato a vedere spettacoli violenti in tv e condotte aggressive, chi influenza laltro?; oppure lo
studio della Baumrind sul rapporto tra condotta scolastica e stile educativo dei genitori. La studiosa
parla di stile autoritario, stile permissivo e stile autorevole (democratico). Sono questi ultimi
genitori a produrre i figli con la condotta migliore. Dunque lo stile che fa la condotta? No. E se
fossero i bambini pi adattati a suscitare uno stile autorevole e quelli no a suscitarne uno
autoritario? E se fosse il livello socio-culturale della famiglia a creare lo stile e la condotta?). Quindi
possiamo solo ottenere dei dati, con questo metodo, senza dimostrare una causa-effetto. Dove si
user, allora? In astronomia, dove non si possono fare studi di laboratorio; e nella psicologia (studi
sugli effetti delle torture, segregazione, traumi emotivi); negli studi epidemiologici (inevitabilmente
troppo lunghi e complessi, sul rapporto tra stile di vita/educazione/reddito ecc e fattori
costituzionali/insorgenza malattie e disturbi psichici).

2.3 Le statistiche descrittive


A differenza delle statistiche inferenziali, che ricercano la possibilit di inferenze, quelle descrittive
sono le misure numeriche sintetiche di un fenomeno o un fattore (e delle sue caratteristiche di
distribuzione).
Per prima cosa necessario che il fenomeno sia misurabile in quantit o numeri. Se descritto solo
qualitativamente, lunica statistica utilizzabile quella della frequenza, cio il numero di volte che
quella qualit o giudizio compare in una serie di osservazioni.
Se queste qualit sono misurabili per ordine di intensit, la misura di tipo ordinale (es.: la scala di
durezza delle pietre in mineralogia). Se la quantit di energia che separa ogni intervallo di un punto
ha una sua grandezza costante e non esiste un livello zero del fenomeno, la misura ad intervallo
regolare (es.: termometro/test di intelligenza). Se c un punto zero assoluto una scala di rapporti
(es.: misurare la velocit).
Tra le statistiche descrittive ci sono quelle che descrivono la tendenza centrale nella distribuzione di
un fattore: si tratta della media, della mediana e della moda. La media corrisponde al baricentro
della distribuzione dei punteggi o punteggio medio (si fa il totale dei punteggi e si divide per il
numero delle misurazioni, ma la distribuzione finale pu essere molto diversa: si pu avere valori
vicini alla media ottenuta, o collocarsi ai valori estremi). La mediana il punteggio che si trova
esattamente a met della distribuzione (es.: su 7 4, su 8 tra 4 e 5). La moda il punteggio che
ricorre pi spesso (se ogni punteggio ricorre una volta sola non c moda).
Media e mediana ci dicono poco della variabilit, per. La variabilit o dispersione la distanza
relativa dei dati fra di loro1 e rispetto alla media: due insiemi di dati possono avere la stessa media
ma diversa variabilit (vedi esempio a pag 27). Una prima misura della variabilit lescursione tra
punteggio minimo e massimo di una serie, detta misura di delta (in pratica, la differenza tra il
valore massimo meno quello minimo). Una misura pi raffinata la deviazione standard dalla
media: media della distanza di ogni singolo punteggio rispetto al valore medio di tutti i punteggi.
I risultati numerici possono essere tradotti graficamente in un istogramma di frequenza. Si tratta di
un diagramma a barre (vedi esempio pagg 28-29) inserito in un diagramma cartesiano. Nel grafico
media, moda e mediana possono dare valori diversi e questo visibile perch quando invece i
valori si avvicinano tra loro, la curva della distribuzione a campana (curva di Gauss): vuol
1 Cio proprio vedendoli uno dopo laltro: la distanza tra ognuno ed il suo successivo e
precedente. dire che nessun fattore riuscito ad orientare gli altri, che la distribuzione casuale. Se
invece sto sommando due curve della stessa misurazione (es.: statura media maschile e femminile)
otterr, fondendole, una curva sempre gaussiana ma bimodale, cio a gobba di cammello. Anche
qui la distribuzione casuale, ma ci sono due mode.
Unaltra statistica descrittiva il coefficiente di correlazione. Descrive matematicamente se esiste
una relazione tra due fattori (es.: rapporto tra numero di ore di studio e voto allesame). Se
crescendo la prima cresce la seconda, la correlazione (r) positiva. Se aumenta il primo di 1 e idem
fanno i voti, la correlazione perfetta (correlazione positiva, lineare e pari a 1). Se scende il primo
di 1 e idem fanno i voti negativa, lineare e pari a -1. Se correlo due fattori non relazionabili (es.:
peso corporeo e voti) la correlazione pari a r = 0. I segni + o indicano la direzione della
correlazione, la cifra indica la forza e i valori vanno da +1 a -1.
Per alle volte variando un fattore, laltro non cresce proporzionalmente ma di pi: avremo una
correlazione positiva accelerata. Questo ci suggerisce che ogni studio va fatto su un campione
molto ampio, perch cos come pu essere accelerata, la correlazione pu anche rallentare e
fermarsi se aumentiamo ulteriormente il numero dei campioni. Se ci fossimo fermati ad un
campione ristretto ne avremmo ricavato pertanto una conclusione del tutto parziale ed erronea.

I risultati sperimentali ed osservativi possono essere di norma espressi con le statistiche descrittive.

2.4 Statistiche inferenziali


Linferenza al centro di ogni singolo studio chiamata ipotesi di ricerca (es.: nello sperimentale, che
la variabile indipendente abbia effetto su quella dipendente; nel correlazionale che tra due variabili
ci sia una correlazione, positiva o negativa, ripetibile e regolare). Le statistiche inferenziali sono
procedure di calcolo, applicabili a entrambi gli studi, che ci dicono il grado di probabilit che le
relazioni fra i punteggi delle variabili in esame siano in realt dovuti al caso.
E se la probabilit che tutto sia dovuto al caso alta, allora lipotesi di partenza sbagliata. Al
contrario, diremo che lipotesi statisticamente significativa (in questo caso, la probabilit che sia
dovuto al caso deve essere inferiore al 5%).
Nella significativit entrano in gioco: la dimensione delleffetto osservato, la numerosit dei
soggetti e la variabilit dei dati allinterno di un gruppo.
La dimensione delleffetto osservato viene ricavata con le statistiche descrittive. A parit di tutti gli
altri aspetti, pi grande la modificazione della variabile dipendente (oppure: pi alta la
correlazione tra due fattori) nel gruppo osservato, rispetto a quello di controllo, e pi alta la
significativit statistica (es.: se un farmaco risolve un sintomo nel 90% dei casi, la probabilit che ci
sia dovuto al caso bassa).
La numerosit dei soggetti questa: per avere un risultato statisticamente significativo devo
disporre di un numero sufficiente di osservazioni (es.: se faccio una prova su pochi soggetti pi
alta la probabilit di ottenere un risultato per caso).
La variabilit dei dati allinterno di un gruppo (sperimentale e di controllo). A parit di dimensione e
numerosit, maggiore la variabile dei punteggi internamente al singolo gruppo e maggiore la
probabilit che sia dovuto al caso.
2.5 Lerrore nella ricerca
Lerrore laumento della variabilit nella misura di un fenomeno, rispetto alle sue dimensioni reali.
E sempre possibile, anche nelle misurazioni pi precise e pi aumenta il numero delle misurazioni,
pi possibile che i dati si discostino dalle misure vere. Ci dipende dalla sensibilit dello
strumento di misura (es.: certe bilance elettroniche lo sono se la persona respira, si muove, c o no
umidit nellaria), se lo strumento valido (cio se misura ci che dice di misurare), se
attendibile (d misure ripetibili), se sensibile (d risultati diversi se il fenomeno muta).
Oltre gli errori di misurazione (v. sopra), per, ci sono anche gli errori dovuti alle aspettative dei
ricercatori (che vogliono veder confermata la loro teoria e/o possono inconsapevolmente
influenzare losservato, comunicandogli ci che si aspettano) o alla generalizzazione di dati ottenuti
da un campione non rappresentativo.

Per evitare gli errori dovuti alle aspettative dei ricercatori si ricorre alluso di protocolli
standardizzati di istruzioni (stesso tempo, stesse parole ecc) e si usano come osservatori persone
diverse dai ricercatori. Il ricercatore per pu essere ingannato.
Infatti, pu sempre verificarsi un effetto placebo! Ossia, quando il soggetto che assume una
medicina si sente meglio per il solo fatto di sapere di prenderla. E necessario quindi che persino i
soggetti non sappiano quale stimolo stato loro somministrato! Quando poi sono ciechi sia
losservatore che losservato abbiamo un esperimento in doppio cieco. Il problema che farlo, oltre
che molto laborioso, spesso deontologicamente inaccettabile o impossibile (es.: non posso non
curare una malattia/non posso evitare che una persona si accorga di essere sottoposta ad una
psicoterapia).
Una soluzione avere sempre due gruppi di osservazione, uno quello sperimentale cui
somministriamo un farmaco e laltro quello di controllo, cui stiamo somministrando appunto un
placebo (o una pseudo-psicoterapia) e che ci serve per confrontare i risultati. Quindi ho un gruppo
che viene curato davvero e uno no. Alternando la situazione tra i gruppi, nessuno sapr quando
riceve il farmaco e quando il placebo.

Per quanto attiene alla generalizzazione dei risultati ottenuti, questa accettabile solo se il
campione esaminato talmente grande da essere rappresentativo della popolazione intera (es.: in
un sondaggio non bisogna accettare tutte le telefonate che si ricevono o si fanno, ma bisogna
costruire un campione statistico che riproduca esattamente la composizione della popolazione
intera). Con un buon campionamento, intervistando 1.500 persone si pu avere un risultato valido
per un elettorato di circa 40.000.000 di persone, con un errore del 2%. Ma nelle ricerche
psicologiche non si pu raggiungere un campione cos rappresentativo. Alla fine, si fanno spesso
su studenti, di razza bianca, di area urbana. Quindi non sempre hanno validit generale.

2.6 Etica e ricerca.


Per valutare leffetto della psicoterapia bisognerebbe sottoporre un gruppo a della vera
psicoterapia ed un altro ad una fallata, inattiva. Ovviamente impossibile: finiremmo col non curare
chi ne a bisogno e useremmo linganno. Allora meglio alternare i gruppi (v. sopra), oppure
verificare modificazioni parziali del trattamento, oppure scomponendo il trattamento in fasi (prima,
durante e dopo ecc) e confrontando serie parallele di studi clinici.
Nella psicologia sociale si sostiene che linganno indispensabile (es.: per vedere le reazioni di
fronte ad un furto o alla possibilit di farlo). Inoltre, esso insito nei test di personalit, nel senso
che il soggetto pu fornire le risposte che sa ci si attende da lui, se la domanda scopre troppo
chiaramente il suo fine. E chiaro che non possiamo esporre irragionevolmente i soggetti a danni,
dolore sia fisico che morale. E non possiamo fare ricerca senza un consenso informato, il che
restringe di fatto le ricerche sulla psicologia dei primi anni di vita, a studi solo osservativi.

2.7 La ricerca con gli animali.


Si tratta di evitare sofferenze inutili o di ridurre i patimenti al minimo, perch quel minimo
consentir di ridurne tanti altri sia alluomo che agli animali. E quindi: niente affollamento, vietato
operare solo a fine dimostrativo o senza anestetici, ridurre le sofferenze. Anche perch amplificare
la sofferenza amplifica lo stress e falsa i risultati. Si tratterebbe quindi di un errore anche
metodologico, dovuto alla distorsione della reazione dellanimale stesso.
Ci sono anche delle limitazioni metodologiche, con gli animali. Non possono usare il linguaggio,
lauto-resoconto, esprimere il loro vissuto. Potremmo usare allora delle estrapolazioni, per analogia
ed estensione, ma sarebbe poco attendibile e non dimostrativo. Inoltre potremmo umanizzare i
risultati (antropomorfizzazione). Quindi la ricerca psicologica sugli animali privilegia losservazione
etologica o indici psicofisiologici misurabili (battito, respirazione ecc). Su mammiferi superiori
(canidi) possiamo studiare invece anche la comunicazione non verbale (mimica, postura, gestualit
ecc).
Tuttavia il modello della mente animale non comparabile con quella umana.

CAP 3 IL METODO PSICOMETRICO ED I TEST MENTALI

3.1 Lassessment
La diagnosi (assessment) una valutazione che deriva logicamente dalla presenza di sintomi
significativi. Procede per deduzioni ed un'operazione messa in atto non solo dal medico o dallo
psicologo, ma comunemente nella vita di tutti i giorni. Per farla bisogna conoscere pochi elementi, i
sintomi appunto. Questo ci consente di fare scelte rapide, con pochi dati.
Limite fondamentale delle diagnosi quotidiane che spesso le valutazioni sono incomplete ed
approssimative, talora del tutto scorrette. L'errore diagnostico avviene a causa della dipendenza dei
giudizi dalla propria esperienza passata. Ma la nostra esperienza inevitabilmente limitata e ancor
pi limitata la capacita di elaborare i nostri ricordi. La nostra mente tende ad operare il confronto
con una sola esperienza o con una sola classe di esperienze omogenee, che si costituisce quale
criterio assoluto, ma irrazionale, della procedura di valutazione per analogia. Non ci confrontiamo
con tutte le esperienze, ma con una.
Altra fonte di errori di giudizio la tendenza a prevedere quello che ci fa pi piacere (wishfull
thinking: distorsione legata alle attese): i giudizi della vita quotidiana sono soggettivi e
marcatamente distorti da meccanismi di tipo affettivo. Ecco perch in diagnostica clinica diventano
importanti i test psicometrici e le valutazioni sistematiche: riducono lerrore, fondando le proprie
conclusioni su osservazioni precise, significative, oggettive e ripetibili.
3.2 I parametri di un test
Psicometrico indica che un test una misura di un fattore psichico.
La logica di un test psicometrico analoga ad un sondaggio di opinione. E' fondamentale basarsi
su domande adeguate allo scopo, non domande dirette ed esplicite (perche tutti i soggetti reticenti
ed insinceri non daranno risposte valide).
Devono porsi domande indirette e mascherate. Il test deve basarsi su una teoria di relazione causa-
effetto fra la presenza di un determinato fattore o caratteristica e le risposte (es.: chi risponde cos
ad una certa domanda sul cinema, sui rapporti di lavoro, dovrebbe votare cos).
Poich si tratta di una teoria, deve aver gi avuto una verifica empirica. In questo caso, un test
validato. Al contrario, sar uno studio pilota che necessita di verifiche preliminari.
Le domande in ogni caso devono essere numerose ed articolate, per rispecchiare le differenze
inevitabili tra i vari soggetti.
Un test , sempre, un'esplorazione breve e localizzata, guidata da un'ipotesi teorica. Questa ipotesi
deve essere forte per consentirci di far fruttare il poco tempo a disposizione. Tuttavia, anche vero
che improbabile che con poche domande si possa costruire un test valido! Le poche domande
potrebbero convergere su un solo aspetto della personalit dellesaminato e fuorviarci, come
poche domande ad un esame possono essere sul solo argomento che si conosce
Quindi devono esserci almeno 20-30 voci. Inoltre, il campione deve essere cos vasto da evitare un
errore di rappresentativit (intervistare solo quelli che la pensano allo stesso modo), e per fare
questo si ricorre alla teoria della probabilit (se aumento man mano il numero dei lanci di una
moneta, le probabilit che esca sempre e solo testa o croce sono zero).
Applicando tutte queste regole vedremo che differenze anche minime non sono casuali.

3.3 Come si costruisce un test


Un buon test deve essere standardizzato: le domande devono essere sempre le stesse per tutti, il
modo di porgerle deve essere uniforme ed il giudizio sulle risposte deve essere unico e prestabilito.
Vanno fissate regole standard per attribuire i punteggi. Come abbiamo gi visto, un fattore
distribuito in modo casuale tende a iscriversi in una curva di Gauss, nel cui punto centrale si
sovrappongono media, mediana e moda.
Se il test ben tarato (cio se i punteggi che produce sono proporzionali allintensit del fattore
misurato), questi punteggi devono avere una distribuzione gaussiana, per il motivo che nella
popolazione ogni fattore misurabile tende a distribuirsi in modo casuale.
Se dovessimo vedere che il maggior numero di punteggi al limite inferiore della scala, vorrebbe
dire che il test troppo difficile, se nella parte alta che troppo facile. In entrambi i casi la
distribuzione asimmetrica e indica che il test va tarato di nuovo.

Nei test otteniamo dei punteggi grezzi, che dobbiamo confrontare con i punteggi standard, cio
quelli che pongono il punteggio in una scala. Li traduciamo quindi in centili (posizione su una scala
di 100: 1 la posizione pi bassa, 100 la pi alta)
Le qualit docimologiche metriche fondamentali che dobbiamo pretendere da uno strumento
psicodiagnostico sono:
- attendibilit (affidabilit/stabilit): la misura ricavata con il test deve essere ripetibile; il punteggio
prodotto deve essere sempre costante quando si ripete la prova sullo stesso soggetto. Per
verificarla si usa il test/retest. Vale a dire, ripetere il test sugli stessi soggetti e verificare il
punteggio. Minime variazioni sono possibili. Certo, ripetendolo a breve distanza di tempo il
soggetto ci familiarizza; a grande distanza va meglio ma pu modificarsi il fattore psicologico da
misurare. La cosa migliore dividere il test in due (split-half) parti uguali. I due punteggi devono
essere identici ed evolversi in parallelo.
- validit: la capacit di un test di misurare quello che dice di voler misurare e non qualche altra
cosa. Il problema che i segni esaminati in un test per valutare indirettamente qualcosa (es.:
lansia) possono indicare sia ci che vogliamo misurare che unaltra cosase misuro lattenzione
per verificare lansia, una scarsa attenzione pu anche essere dovuta al soggetto assonnato!
La validit teorica di un test deriva dal basarsi su una buona teoria, ma deve per essere sempre
verificata empiricamente. Le procedure di verifica sono due:
- validazione di criterio: applicazione del test ad un gruppo di individui che sappiamo gi avere
quelle caratteristiche e ad un gruppo che sappiamo che non le ha. Il test valido quello che d
punteggi alti per il gruppo che ha il fattore psichico da valutare e bassi per l'altro.
- misura della validit concorrente: applicazione di una batteria di test diversi, ma che misurano lo
stesso fattore. Un test valido mostra punteggi simile o uguali agli altri.

3.4 Procedure di diagnosi


La diagnosi un giudizio di probabilit che si fonda sullanalisi di un campione rappresentativo di
informazioni. Il campione pu essere raccolto in modi diversi:
- intervista libera (o non strutturata): basata su una serie di domande personalizzate, atte a creare
un'atmosfera positiva nel rapporto. Pu modificare le domande a seconda di quello che il soggetto
dice di s, via via. L'intervistatore, in questo caso, deve essere esperto e attento a non urtare la
sensibilit del paziente e non deve fare un esame disordinato. E comunque sempre fondamentale
non cercare la conferma ad unipotesi prestabilita ed ascoltare le risposte pi che fare domande.
- intervista strutturata: basata su un questionario o sulla base di uno schema rigido. D la
possibilit di avere un confronto oggettivo, perci appropriata nelle ricerche scientifiche, o per
studi interessati a soggetti diversi o al confronto degli stessi soggetti prima e dopo un dato
trattamento. Questo tipo di intervista pu essere condotta anche da persone con scarsa esperienza.
Alcune ricerche ne hanno dimostrato lattendibilit, limitatamente per al voler compiere una
prima scrematura. - questionario: viene sottoposto al soggetto, che risponde s/no. Quindi a riposta
chiusa, al massimo con cinque gradazioni che vanno da daccordo a non sono daccordo. Il
vantaggio che il lavoro si semplifica per tutti, lo svantaggio che le differenze individuali si
riducono alle cinque gradazioni. Per avere pi sfumature, dobbiamo usare la risposta aperta.
Essendo risposte libere, non consentono lattribuzione di un punteggio, ma solo di valutare il livello
di astrazione, di complessit, ecc. Quindi poca oggettivit. per questo che si usano quasi sempre
quelli a risposta chiusa.

3.5 I test di personalit quantitativi.


I test pi diffusi in psicologia sono gli inventari di personalit, che spaziano in numerosi aspetti
della personalit sia normale che patologica.
Quello pi frequentemente utilizzato il MMPI (Minnesota Multiphasic Personality Inventory), nato
nel 1943. Esiste in tre forme: standard (502 domande), ridotta (350 domande) e abbreviata
(170 domande). La forma pi utilizzata quella ridotta. Misura isteria, depressione,psicopatia, ecc.
Questo tipo di inventario comprende 3 scale di controllo e 11 scale cliniche, che permettono
rispettivamente di capire la sincerit del soggetto nella risposta e se ha risposto in modo casuale o
contraddittorio. Punteggi alti indicano questo ed invalidano il test.
Mettendo a confronto i risultati delle scale, si ricava un profilo di personalit. Punteggi oltre il 70
indicano solo che c un disturbo, che sar poi specificato dalla relativa sotto-scala (es.:
depressione). Incrociando i risultati di scale diverse si articola la diagnosi (es.: depressione grave
con rischio di suicidio).
Un altro test il 16 PF di Cattell. Comprende 108 voci e fornisce un profilo di personalit che non fa
alcun riferimento alla presenza/assenza di disturbi. Il profilo ottenuto con tale test dato da un
punteggio di 16 scale relative a fattori bipolari (introversione/estroversione, aggressivit/inerzia...)
per un totale di 32 fattori. Ogni scala va da 1 (massima introversione) a 10 (massima estroversione).
Si ottiene cos un vero profilo di personalit e non soltanto lindicazione di eventuali disturbi
presenti. Quindi si usa come test attitudinale nella selezione del personale.
Il CPI (California Personality Inventory) costituirebbe il test di elezione per tutte le ricerche non di
tipo clinico. Lavora infatti sul tipo caratteriale o di condotta del soggetto. I motivi della sua scarsa
diffusione sono la notevole lunghezza, l'indisponibilit di adeguate tarature a livello europeo ed
italiano nella sua traduzione dall'inglese e il difetto di non essere un test bivalente clinico e
descrittivo come il MMPI.

3.6 I test di personalit qualitativi


Oltre ai test oggettivi, esistono test soggettivi o proiettivi. Con questi il soggetto viene confrontato
con stimoli poco strutturati, ambigui od incompleti e sollecitato ad esprimere cosa prova di fronte
ad essi. Se lo stimolo ambiguo e di per s non definibile in modo univoco, quello che il soggetto
vi pu cogliere nell'organizzarlo percettivamente un'attribuzione di contenuti e di significati che
derivano dall'inconscio del soggetto stesso (cio una proiezione di aspetti nascosti e profondi della
sua personalit). Questi tipi di test non sono definibili come psicometrici, in quanto non danno
punteggi o misure oggettive, ma danno solo una risposta soggettiva da valutare ed interpretare.
Il pi diffuso tra i test proiettivi il test di Rorschach, costituito da 10 tavole di cartone, recanti
macchie di inchiostro. L'origine storica di questo test si ritrova nel gioco ottocentesco del Blotto,
basato sull'interpretazione libera di macchie d'inchiostro di vari colori.
Venne utilizzato prima da Ebbinghaus, poi da Binet ed infine ripreso da Rorschach, prima
utilizzando il Blotto, poi aggiungendo altre macchie, con l'intento di studiare i disturbi percettivi ed
appercettivi di soggetti che presentano allucinazioni. Il problema fondamentale che
l'interpretazione delle risposte implica un elevato grado di esperienza, ma fondamentalmente
non esiste un sistema unico e standardizzato di analisi. Tra laltro, bisogna valutare anche la loro
frequenza relativa (sono risposte banali,o rare?). Difficilmente una valutazione diagnostica ricavata
con tale test pertanto sovrapponibile ad un'altra (pur recante le stesse risposte). Daltronde, lo
stesso Rorschach diceva che il suo test, per quanto esprima aspetti profondi dello psichismo, non
aveva niente a che vedere con la teoria psicanalitica, quanto piuttosto con la Gestalt. Secondo molti
studiosi questo reattivo non attendibile.
Altro test diffuso, anch'esso ambiguo, ma pi strutturato del Rorschach, il TAT (Test di
Appercezione Tematica). Composto da una ventina di tavole che contengono disegni
rappresentanti coppie di persone o cose. Qualche porzione di disegno sempre vaga ed ambigua
(espressione del viso, il luogo in cui ci si trova). Di questo test esistono varianti, sia per bambini,
che per persone appartenenti a diverse etnie e culture. Al soggetto si chiede di spiegare cosa stia
succedendo nel disegno, di raccontare una storia.
Il test si chiama tematico, quindi, perch, seppur in modo ambiguo e mal definito, queste tavole
possiedono una traccia tematica; appercettivo perche la risposta si proiettiva, ma ha origine da
una percezione che si organizza a partire dal disegno della tavola.
Dato che le figure sono ben delineate (nonostante la loro incompletezza) gli stimoli hanno origine
dal preconscio, pi che dall'inconscio. Le risposte al TAT sono quindi meno profonde ma pi
attendibili e sono analizzabili non solo da un punto di vista qualitativo, ma anche traducibili in
punteggi.
In definitiva, si finisce con lusare insieme il Rorschach ed il TAT, cos da compensarli.

3.7 I test di personalit comportamentali


In genere, il modo pi pratico per predire come sar il comportamento di un soggetto in un certo
tipo di prestazione e metterlo alla prova in prestazioni analoghe. La predizione della condotta viene
quindi valutata studiandone la condotta in una situazione controllata e su scala ridotta: un esempio
lesame di guida, che non copre certo tutte le possibili situazioni che si incontreranno.
I test comportamentali, comunque, non si basano su un campione di casi riguardanti il
comportamento che si vuole predire, ma su un campione comportamentale diverso, ma ad esso
correlato, analogo. E il test comportamentale indiretto (es.: per misurare lintelligenza, vedo come
si comporta il soggetto nel portare un oggetto ingombrante in un labirinto, quanto prefigura il
percorso).
I test servono anche, per, a formulare delle diagnosi cliniche, a capire qual il disturbo di un
soggetto. Se mostro ad un potenziale violentatore una scena di stupro, posso verificare se ci gli
causa unerezione.
In certi casi i test comportamentali esigerebbero un'osservazione lunga e diretta, impossibile da
fare. In questi casi consigliato al soggetto di tenere un diario dettagliato auto-osservativo.
I problemi fondamentali che emergono sono l'attendibilit e la validit: come possiamo esser certi
della sincerit e completezza del diario? Inoltre, la tecnica del resoconto adeguata soltanto per le
cose di cui il soggetto ha coscienza. Infine, c il rischio che gli eventi che hanno maggior risonanza
emotiva per il soggetto abbiano molto pi spazio, nel resoconto, di altrifinendo con lesser letti
come pi frequenti, pi intensi, pi lunghi.
Questa tecnica presenta quindi numerose limitazioni; il suo uso in psicologia piuttosto ristretto e
comunque si presenta come elemento aggiuntivo ad una batteria di test e prove psicodiagnostiche
diverse. 3.8 I test di rendimento e la misura dell'intelligenza
Il problema della misura dell'intelligenza ha sempre destato grande curiosit. Questa misura serve a
vedere quali bambini avranno problemi di apprendimento, chi i pi dotati da seguire, quali fattori
ambientali influiscono sullintelligenza. Si possono migliorare la pedagogia, le politiche scolastiche,
le selezioni di leva, ecc. Tuttavia, i risultati che si ottengono non sono senza difetti: non misurano
tutti gli aspetti dellintelligenza.
Il punto di partenza che esistono molti tipi di intelligenza, che richiedono test diversi. Stando nel
razionale (dove ad ogni problema ammessa una sola soluzione corretta), lintelligenza concreta
richiede test specifici, quella astratta altri ancora. E, oltre queste, c lintelligenza creativa, che
ammette invece una pluralit di soluzioni corrette.
Riguardo ai tipi di intelligenza, Wertheimer ha distinto il pensiero convergente (che analizza
problemi logico-matematici) dal pensiero divergente (compiti creativi).
Conseguentemente, dobbiamo distinguere tra lintelligenza vera del soggetto (tutti gli aspetti della
sua intelligenza) e quella psicometrica (quella parte specifica misurata da quel tipo di test).
I primi test di intelligenza furono ideati da Simon e Binet nel 1904, per individuare i bambini con
problemi dello sviluppo intellettivo, per poterli inserire precocemente in classi con pedagogia
differenziale. Questa prima versione del test aveva 54 voci e attribuiva alle risposte un punteggio
diverso a seconda dell et.
Attraverso test che comprendessero prove diverse, che fossero campioni indicativi delle abilit
richieste nell'apprendimento scolastico, formularono una serie di test che potevano essere
differenziati a seconda dell'et dei soggetti. Quindi ci si aspettava che i risultati fossero in linea con
let, alle aspettative per quellet.
Questo tipo di test fornisce punteggi comparativi di intelligenza fra et mentale ed et cronologica.
In questo senso il bambino pu essere indietro, pari o avanti nello sviluppo, rispetto alla sua et.
Dopo la pubert, per, non si assiste pi ad una trasformazione per fasi della struttura
dell'intelligenza. Anche le prove pi difficili dello Stanford-Binet (erede attuale del Simon-Binet)
risultano troppo semplici per la maggioranza dei soggetti adulti e let mentale di 20 e quella di 40
sono la stessa cosa. Quindi si genera leffetto tetto: tutti hanno punteggi alti, il test diventato
troppo facile.
Per costruire test di intelligenza per gli adulti, come il WAIS (Wechsler Adult Intelligence Scale)
sono stati ripresi i tipi di compiti del test di Binet ed stata costruita circa la stessa batteria di
prove. Con gli adulti per la forma del test uguale per tutti e per qualunque et, mentre le
domande hanno una difficolt progressiva. Le persone di intelligenza media arrivano fino a met
scala (50, cio QI=100).
Quoziente intellettivo, nel Binet, vuol dire quoziente tra et mentale e cronologica, moltiplicato per
100 (es.: ec= 8 anni, em =8 anni, quindi quoziente 1 che per 100 fa appunto QI=100). Nel Wais
invece vuol dire quoziente tra prestazioni del soggetto e prestazioni medie della popolazione,
moltiplicate per 100.
La normalit si colloca tra 85 e 115, cio entro una deviazione standard dalla media. Il limite del
Wais che non discrimina al di sotto di 40 (mette insieme idioti profondi ed ebeti) e sopra i 145
(mette insieme super dotati e geni). il punto che le domande capaci di discriminare gli estremi
sono poche ed il test quindi grossolano. Il valore massimo comunque 160. Esistono comunque
dei test specifici per le due fasce estreme, che vengono applicati solo dopo che in un primo tempo
stato applicato il Wais.
Tuttavia, va detto che sia il Binet che il Wais lavorano sullintelligenza razionale e non misurano
quella creativa, sicch persone geniali ma disordinate finiscono con lavere punteggi bassiinvece
chi non geniale ma preciso risulta con un QI alto. Si osservato, insomma, che la
scolarizzazione ha un peso eccessivo nei risultati. Ci sono troppe prove di tipo scolastico; e
daltronde Binet e Simon pensarono il test proprio per lambito della scuola. Proprio questo ha
spinto a creare dei test culture-free. Mettono cio alla prova le capacit di osservazione, cognitive,
di memoria, ma in modo diverso. Ad esempio si servono di simboli grafici, come nelle Matrici
Progressive di Raven. Sono 5 serie di 12 matrici da completare. Le serie sono di difficolt crescente
e danno una misura dellintelligenza non distorta dal livello di scolarizzazione. E un test rapido,
semplice, che giocando sulla grafica supera le barriere linguistiche, perfetto quindi anche per
culture isolate e primitive. Non risolve il problema dei soggetti molto intelligenti, ma risolve quello
dei soggetti ritardati. Ovviamente non ha risultati sovrapponibili con Binet e Wais e le sue 60 voci,
rispetto alle 400 degli altri due, lo rendono meno attendibile, con maggiori possibilit derrore nel
misurare il QI (dei tre il pi attendibile, quindi con meno errori di misura, il Wais).
Oltre lintelligenza psicometrica e quella vera, esistono dunque anche il QI vero (esatta misura
dellintelligenza psicometrica) e QI registrato col test (e che dipende dallattendibilit o stabilit del
test utilizzato).

Descrizione delle scale di Wechsler.


La scala Binet, cos come revisionata nel 1937 da Terman e Merrill, serve oggi solo per i
bambini fino a 6 anni. La scala pi usata oggi quella di Wechsler (Wais), che ha
definitivamente abbandonato la nozione di QI e di et mentale e che consente di avere da
ogni profilo un punteggio ponderato, quindi di ottenere un profilo del soggetto. Questo
profilo utilissimo per lelaborazione statistica ed anche questo un vantaggio del Wais
rispetto a Stenford. Unaltra differenza tra la prima e la seconda che il Wais possiede gli
stessi item per tutti (ragionamento, cultura generale, comprensione), ma graduati per
difficolt crescente. Il Wais oggi copre tutte le et della vita.
Ogni scala costituita da 6 reattivi verbali e da 5/6 di esecuzione manuale. Nella scala
verbale solo nella prova aritmetica si d un limite di tempo. Nelle altre non c, ma il tempo
impiegato viene valutato diversamente.
Prove verbali.
Definizione di vocaboli (che vuol dire formulare?) .Lesperienza dimostra come la definizione,
una volta acquisita, non si dimentica. Inoltre, il vocabolario dipende fortemente
dallambiente familiare e non suscettibile di grandi miglioramenti con lapprendimento
scolastico. Probabilmente giocano anche latteggiamento difensivo del soggetto e il suo
funzionamento psichico. Punteggi bassi nelle prove facili sono tipici dei depressi e degli
psicotici; punteggi elevati degli ossessivi e paranoidi.
Cultura generale (quante ali ha un uccello?). Un certo numero di conoscenze sono da
attendersi in chiunque, anche se ha avuto un percorso di apprendimento disturbato.
Linsuccesso in queste prove pertanto da attribuire a disturbo
nevrotico/psicotico/organico. Punteggi bassi sono frequenti nei depressi, alti in chi
intellettualizza.
Comprensione (perch le auto hanno i pneumatici?). Si esamina la capacit di giudizio o
esame di realt, che sono al confine tra intellettivo ed affettivo, quindi molto importanti. E
unarea che si sovrappone comunque con la Cultura Generale.
Analogie (in cosa sono uguali arance e banane?). Si esamina la formazione dei concetti e
lappartenenza di un oggetto ad una classe. I depressi hanno punteggi bassi.
Memoria di cifre (lesaminatore dice un numero al secondo, la serie va ripetuta in avanti ed
allindietro). Si verifica lattenzione spontanea, cio la capacit di non essere disturbato da
pensieri, emozioni, ecc. E un test che deteriora molto con let.
Ragionamento aritmetico (quante ore ci vorranno per fare 240 km a 30 km/h?). Richiede
concentrazione. I depressi la falliscono.
Prove di performance.
Riordinamento di figura (vedi pag 57). Verifica la capacit di progettare o anticipare una
situazione, cio quella pi tipica della mente umana. Le figure proposte vanno disposte in un
ordine logico. Gli psicopatici hanno spesso punteggi alti in questa prova e bassi nella
comprensione. Completamento di figura. Riguarda la concentrazione applicata ad
unimmagine, capacit di analisi e di selezionare gli elementi importanti da quelli ovvi. Gli
ossessivi hanno punteggi bassi e cavillano sui particolari. I diffidenti hanno punteggi alti.
Disegno con i cubi. Funzione visivo-motoria, anzi esamina il modo in cui integriamo
continuamente queste due funzioni, nellapprendimento. Deteriora con let. I depressi
raramente superano la prova. Ricostruzione di figura. Anche qui si tratta della funzione
visivo-motoria, per qui si tratta di oggetti non geometrici. Bisogna prima identificare la
figura e dopo procedere ed ognuno ha il suo modo di farlo, che indicativo della
personalit. Gli ansiosi hanno punteggi bassi.
Associazione di simboli e numeri. Riguarda attenzione, attivit visiva, motoria,
apprendimento. Deteriora con let.

3.8 Studi differenziali e intelligenza


Il tentativo di capire se l'intelligenza sia una capacita innata e trasmessa geneticamente o
determinata dall'apprendimento e dall'ambiente di vita ha prodotto numerose ricerche fra gemelli
omozigoti e gemelli dizigoti allevati nella stessa famiglia o nello stesso tipo di ambiente.
Il risultato stato una forte incidenza dei fattori ambientali sullo sviluppo delle capacit cognitive.
Le differenze di intelligenza per gruppi diversi, registrate con i test, non sono giustificabili in termini
biologici. Questo non vuol dire per che non esistano differenze biologiche ereditarie all'interno
dei gruppi. Infatti, se evidente che le differenze di QI fra gruppi etnici sono quantitativamente
modeste, vero il contrario per le differenze dentro ai gruppi.
Il fattore che incide in modo casuale sulla intelligenza psicometrica un fattore composito
(ereditario ed ambientale) ad alta incidenza.
Per misurare l'intelligenza dei bambini bisogna usare leprove piagetiane. Sono test complessi ed
originali, non standardizzati, ma adattati alla situazione cognitiva del singolo. Queste ci dicono in
quale fase dello sviluppo cognitivo si trova il bambino nel momento del test.
Nella generalit dei casi, l'influsso modellatore dell'ambiente pu risultare un fattore decisivo. Con
l'et, come dimostrato con il WAIS, il rendimento ad alcuni test si riduce, in altri resta stabile o
aumenta.
Si parla quindi di due componenti dell'intelligenza che prescindono dal contenuto. Una
corrisponde alla capacit adattiva di fronte a stimoli nuovi ed all'efficienza nell'apprendimento ed
autocorrezione. L'altra corrisponde all'uso ottimale di strategie e del patrimonio di esperienze e di
conoscenze (esperienza catalizzata).
Il diverso progresso di queste componenti sembra favorire attivit di tipo diverso. Lehman ha
tentato una verifica indiretta di questa relazione. Il diverso andamento delle due componenti
dell'intelligenza permette di mantenere lo stesso livello di prestazioni per la maggior parte delle
persone fino all'et di circa 70 anni.

3.9 I test attitudinali e la selezione lavorativa.


Lo strumento chiave il colloquio. Il selezionatore deve avere chiaro cosa cerca lazienda, quale
mansione, quali competenze. Avendo un programma di lavoro prestabilito ci si pu focalizzare nel
breve tempo a disposizione ed il risultato sar ordinato e confrontabile. Infatti, il tempo sar poco e
molte impressioni andranno perse se lintervistatore non stabilisse in anticipo quali aspetti sono da
approfondire e quali no. Seguire una logica render il colloquio organico e connesso.
Il primo punto lesame del cv: ordine, errori, chiarezza, organizzazione, esperienze, pause nel
lavoro, aggiornamenti, profilo atteso, formazione, attitudini, se ha qualit interessanti per lazienda
(il che ci rivela le sue motivazioni verso quel lavoro).
Il colloquio pu essere di due tipi, di selezione e di invito. Nel primo, che va dai 5 ai 20 minuti, si
verificano elementi verbali, non verbali e paraverbali. Si segnano Skill e Annotazioni, poi
Osservazioni e lAncora, quel particolare della persona che ce la fa ricordare. Nel colloquio
lintervistatore vuole scremare la rosa, lintervistato far capire che quello giusto. Il primo cerca la
personalit profonda del soggetto, il secondo di capire dove vuole andare a parare il primo.
Il selezionatore segue un protocollo: preparazione, accoglienza, apertura, presentazione, domande,
dare informazioni, congedo, stesura profilo.
Nei primi 5 minuti dellintervista normale che lintervistato non sia a proprio agio e dia risposte
sbagliate, lintervistatore deve quindi astenersi dal giudicarlo in quella fase, cos come dallimporre
lunghe attese, avere alterigia; anzi occorre cordialit per far aprire con sincerit il candidato. Poi il
selezionatore rompe il ghiaccio (apertura), ad esempio chiedendo se stato facile trovare
parcheggio, per creare un clima favorevole. Poi fa la Job Description (presentazione) di s e
dellazienda, in due parole; senza dire troppo, perch un candidato scaltro potrebbe approfittarne.
Quindi fa domande sugli skill, sulle competenze e vede le reazioni dellintervistato per costruire una
sua mappatura e vedere le sue reazioni. Quindi d informazioni: sul ruolo ricercato, requisiti,
condizioni offerte, come prosegue liter di selezione. Congedo: qui si dice cosa accadr dopo
lintervista e pu scattare la domanda sulla porta poich il candidato ha abbassato le difese, la
controprova di quanto detto prima. E una domanda semplice che serve a far luce su un dubbio.
Stesura profilo: almeno 5 minuti. Il selezionatore legger la scheda dopo un giorno (tempo di
sedimentazione).
1. Lintervista pu essere libera, strutturata e semi-strutturata. Vediamo la Strutturata. Essa pu
essere unIntervista Situazionale, una Behaviour Description Interview oppure una Comprehensive
Structured Interview. Sono tutte e tre molto strutturate e quindi lintervistatore ha poche possibilit
di manovra. Le domande (chiuse) sono le stesse per tutti i candidati, le risposte sono valutate con
una griglia.
2. Il numero di intervistati e intervistatori pu variare. Uno a uno il caso pi comune, ma
richiede un grosso sforzo allintervistatore perch riceve una mole enorme di dati. Si pu ovviare
con un panel di due o pi intervistatori, che si confronteranno tra loro. Lintervista di gruppo
prevede pi candidati insieme e li valuta nelle abilit sociali: leadership, dialogo, contatto. Il
contesto relazionale, di condivisione del progetto. I candidati sono chiamati a discutere tra loro di
qualcosa, a trovare un accordo tra loro da posizioni diverse e contrastanti. Qui si vedono la
variabilit (adattabilit al cambiamento), larea intellettuale (flessibilit, problem solving, approccio
creativo), larea manageriale (rapidit decisionale, capacit organizzativa, rischio), area relazionale
(stile comunicativo, gestione conflitti, capacit dintegrare punti di vista diversi). E veloce ed ha
costi modesti. I candidati pi interessanti sono richiamati, ma prima si fanno i test attitudinali e si
applica un giudizio sui candidati. Qui, molti errori sono possibili: cristallizzazione del giudizio
basata su stereotipi personali; illazione pregiudiziale (attribuire le caratteristiche di una classe ad un
singolo); slittamento (valutare i candidati sempre pi favorevolmente o sfavorevolmente); errore
sistematico (sopravvalutare o sottovalutare); tendenza centrale (neutralit eccessiva per incapacit
di formulare giudizi); proiezione (trasferire il proprio modo di pensare sugli altri); effetto alone
(esprimere un giudizio complessivo a partire da un particolare che ci ha impressionato).
3. La modalit di conduzione dellintervista: amichevole, professionale, stress interview.

I test adatti alla selezione attitudinale. Ci sono quelli a rendimento specifico (ad es.: inventari a
risposta multipla che esplorano il problem solving per aree specifiche dintelligenza. Sono test di
cultura generale e test attitudinali specifici; molto usati nelle universit, esercito. Sono a risposta
multipla) ed i test di personalit (ad es.: 16 PF di Cattell, adattati ad avere come parametro di
confronto il profilo medio professionale che si cerca).

3.10 Studi di popolazione


Vediamo le ricerche sullintelligenza. Il tentativo di capire se l'intelligenza sia una capacit innata e
trasmessa geneticamente, o determinata dall'apprendimento e dall'ambiente di vita, ha prodotto
numerose ricerche fra gemelli omozigoti e gemelli dizigoti allevati nella stessa famiglia o in
famiglie diverse; nello stesso ambiente o ambienti diversi.
Il risultato stato una forte incidenza dei fattori ambientali sullo sviluppo delle capacit cognitive,
perch dividendo i gemelli in famiglie diverse la differenza di QI era notevole, pur se le famiglie si
assomigliavano!
Studi (Wais, Raven) sulle etnie hanno affermato che effettivamente i bianchi (quindi, di razza
caucasica) hanno un QI medio pi alto dei neri (91 contro 104). Per sono studi USA degli anni 50
e 60, in cui i neri avevano condizioni socio-economiche svantaggiate (analfabetismo,
disoccupazione, povert); inoltre, altri gruppi caucasici (latino-americani, italo-americani) hanno
avuto medie di QI pi basse dei bianchi americani e questo perch anche questi gruppi erano
svantaggiati, allepoca. Altri studi su bianchi e neri hanno confrontato il QI di soggetti di razza
diversa ma nati nello stesso ambiente e allevati in pari maniera: i QI sono perfettamente
sovrapponibili.
Quindi, le differenze di intelligenza per gruppi diversi, registrate con i test, non sono giustificabili in
termini biologici. Questo non vuol dire per che non esistano differenze biologiche ereditarie
all'interno dei gruppi. Infatti, se evidente che le differenze di QI fra gruppi etnici sono
quantitativamente modeste, vero il contrario per le differenze dentro ai gruppi.
Il fattore che incide in modo casuale sulla intelligenza psicometrica pertanto un fattore
composito (ereditario ed ambientale) ad alta incidenza e questo si vede bene se confrontiamo il QI
in diversi stadi dello sviluppo. Se prevalesse lambiente, le differenze di QI dovrebbero essere
crescere con laumento dellet (esperienza), se prevalesse lereditariet dovrebbero emergere
invece subito e mantenersi invariate anche in ambienti eterogenei. I test dicono che gi a 6-7 anni
le differenze di ambiente si riflettono sul QI. Il problema per che non abbiamo test per misurare
il QI prima di quellet, per cui non possiamo sapere se sotto i 6 prevale lambiente o leredit.
Questo ci consente per di dire che lavvio alla scuola andrebbe anticipato e che linsegnamento
andrebbe adattato allambiente di provenienza.

Per misurare l'intelligenza dei bambini con meno di 6-7 anni bisogna usare altri test, le prove
piagetiane. Sono test complessi ed originali, non standardizzati, ma adattati alla situazione
cognitiva del singolo. Queste ci dicono in quale fase dello sviluppo cognitivo si trova il bambino nel
momento del test. Non producono un QI ma dicono se il bambino in ritardo o pari rispetto allo
sviluppo della media della popolazione della sua et.
Sotto i 2 anni dobbiamo usare le scale di Gesell. Anche qui non possiamo misurare nessun QI e non
nemmeno possibile un confronto con Piaget o valutare linfluenza dellambiente. Per i segni di
ritardo psicomotorio evidente emergono, se ci sono.
Di sicuro sappiamo che presenteranno segni di ritardo i bambini posti in orfanotrofio o ricoverati
per mesi in ospedale (ospitalismo: sindrome da ritardo dello sviluppo cognitivo, del linguaggio ecc
da ipostimolazione).
In conclusione non possiamo decidere se decisiva la causa genetica o quella ambientale.
Possiamo per dire che la componente genetica una potenzialit che pu essere o no espressa
dallambiente. E che basta avere potenzialit medie per risolvere le principali sfide della vita. Quindi
un genio pi del necessario poi ci sono i casi di geni che sono emersi anche se lambiente li
ipostimolava (Verdi), ma in generale anche loro hanno bisogno, per emergere, dellinflusso
dellambiente. Con l'et, poi, come dimostrato con il WAIS, il rendimento ad alcuni test si riduce, in
altri resta stabile o aumenta. Questo che succede dai 40 in poi - dimostra lenorme importanza
delle esperienze. Memorizzazione, recupero, elaborazione dei segnali, capacit di attenzione
decadono.

Si parla, anche, di due diverse funzioni cognitive misurabili ai test. Una corrisponde alla capacit
adattiva di fronte a stimoli nuovi ed all'efficienza nell'apprendimento ed autocorrezione
(intelligenza fluida: serve al matematico, al musicista, al ricercatore). L'altra corrisponde all'uso
ottimale di strategie e del patrimoni di esperienze e di conoscenze (intelligenza catalizzata:
letterato, storico, insegnante).
La fluida cresce fino ai 25 anni, stabile fino ai 60 e poi decade, se non allenata: quindi le
performance variano a livello individuale, e peggiorano se lambiente familiare non stimolante
(come nella maggioranza dei casi), il che a sua volta peggiora il decadimento naturale. La
cristallizzata cresce molto fino ai 20 anni e poi ancora, ma pi lentamente.
Il diverso progresso di queste componenti sembra fare s che professioni diverse diano il meglio ad
et diverse, consentendo per a tutti di mantenere lo stesso livello di prestazioni fino ai 70-75 anni.
Lehman nel 1962 ha verificato questa relazione.
Le prestazioni intellettive degli anziani, comunque, dipendono fortemente dallambiente e da
quanto si tengono allenati. In caso contrario, assistiamo ad un declino evidente gi dai 40-50 anni!
Si determina una rigidit di risposta agli stimoli, una tendenza ad economizzare le energie; che
tuttavia possono essere bloccate rimettendo il cervello in allenamento.

3.11 Test comportamentali e psicologia animale


Per studiare gli animali a livello cognitivo possiamo solo usare le tecniche di osservazione, che si
applicano a comportamenti tipici dellanimale, cui vengono aggiunte delle difficolt. Ad esempio,
possiamo fare dei test strumentali, complicando la costruzione del nido (spostando i materiali ecc).
Oppure facciamo la prova del labirinto e vediamo se lanimale rigido o si adatta intelligentemente
alla novit, modificando il suo comportamento. Ci sono differenze marcate tra le specie (un cane
molto flessibile, riconosce situazioni e luoghi, interpreta i messaggi affettivi ma conserva
comunque altre condotte stereotipate e incongrue) e questo si spiega col fatto che gli animali non
apprendono dallesperienza, ma dallistinto; non hanno una dimensione storica n una percezione
di s, non elaborano dal passato (ci sono differenze tra le specie, in questo: il mammifero, ad es. il
cane, coglie meglio i segnali affettivi, si orienta, riconosce i luoghi; anfibi, rettili e uccelli no). In
questo senso, le differenze tra le specie sono assai marcate; invece, nella stessa specie, le differenze
tra individui sono minime, perch gli animali non sanno usare la comunicazione tra loro.
Tra i mammiferi, poi, spiccano le scimmie, che costruire strumenti ad hoc per raccogliere le banane
e sanno imparare 400 parole del linguaggio dei segni pi il passato ed il futuro! Per ci mettono 6-
10 anni e quello il massimo che imparano poi, non sanno insegnare ai figli ci che imparano, n
personalizzarlo.

CAP. 4. I METODI DIAGNOSTICI NELLA PRATICA CLINICA

4.1 Introduzione (diagnosi e relazione col paziente)


Nella storia della psicologia il metodo clinico stato introdotto successivamente a quello
sperimentale, sorto in un primo momento come strumento polemico contro la psicologia
accademica e visto come atomistico, statico, meccanico. I clinici volevano vedere il comportamento
nella sua globalit. Oggi le posizioni si sono avvicinate.

Il colloquio clinico una tecnica di osservazione e di studio del funzionamento psichico umano. Gli
scopi sono: raccogliere informazioni (colloquio diagnostico) e motivare ed informare (colloquio
terapeutico e di orientamento). Il colloquio clinico trova comunque applicazioni in molti altri settori
(giudice/testimoni; giornalista/intervista; medico/anamnesi, ecc).
I vari tipi di colloquio clinico presentano problemi comuni:
- eventuale suggestione indotta dalla formulazione delle domande;
- intervento della personalit dell'esaminatore, che suscita emozioni e motivazioni particolari
dell'esaminato;
- fedelt e completezza della testimonianza del soggetto;
- contenimento, entro limiti tollerabili, della distorsione interpretativa, quando l'esaminatore opera
la sintesi conclusiva sul materiale raccolto.
Lo psicologo e lo psichiatra utilizzano il colloquio clinico in occasioni diverse.
In campo medico-legale il problema e valutare la motivazione e la dinamica psichica che ha
condotto all'atto antisociale, la capacit di autodeterminarsi e la pericolosit sociale.
Nel campo di selezione e orientamento professionale l'indagine e diretta sia a valutare attitudini
specifiche dell'esaminato che a delineare la struttura base della personalit.
Nel campo pi strettamente clinico, oltre al rilievo delle anomalie comportamentali, necessario
per rintracciare le forze ed i meccanismi genetici che lo sottendono. In ogni caso, l'obiettivo di base
delineare la struttura della personalit del soggetto esaminato.
Il colloquio non comunque la sola fonte dalla quale attingere (memoriale del soggetto), tuttavia
presenta la caratteristica insostituibile di permettere una conoscenza diretta della dinamica
interpersonale. Infatti, il colloquio gi di per s una situazione psico-sociale, diadica.
L'esaminatore deve tenere presente che la sua personalit (e non solo quella dell'esaminato)
sempre coinvolta in questa situazione e la condiziona anche quando neutro.
4.2 La tecnica dellintervista
Alle volte losservatore partecipe. Nemmeno lui pu pretendere da s stesso di essere passivo,
distaccato impossibile. Ogni persona, poi, si forma attraverso la stratificazione di numerosi ruoli
psicosociali: impossibile anche pensare di scoprirli tutti in un colloquio e lintervistatore proprio
per questo non deve generalizzare lintervistato, ma valutare con riserva e salvo verifiche
successive.

4.3 Fonti di distorsione dellintervista (del colloquio clinico)


Il concetto di ruolo rappresenta bene il processo di adattamento personale, di cui il colloquio lo
strumento rivelatore. Possono esistere in uno stesso individuo ruoli opposti: un ruolo di capo nei
confronti degli altri ed uno sottomesso nei confronti di genitori o maestri. Alcuni sono latenti. La
designazione del ruolo fornisce un'indicazione allo schema societario, nel cui ambito il rapporto e
la conversazione si svolgeranno. L'adulto che non abbia acquistato sufficiente sicurezza ed
autonomia assume spesso un ruolo conforme alle aspettative degli altri. La facilit con cui avviene il
passaggio da un ruolo all'altro ed il numero di ruoli compresi nel repertorio di un individuo sono
infatti variabili.
Alcuni autori, come Horney e Fromm, hanno sottolineato la diversa disposizione degli individui a
mutare di ruolo, a conformarsi alle attese dei membri dei diversi gruppi. Horney ha introdotto il
concetto di uomo compiacente, Fromm quello di orientamento commerciale (come
disposizione a giocare i ruoli pi richiesti sul mercato).
Comunque, anche in una persona che non si adatti passivamente alle richieste dell'ambiente, si
possono distinguere numerosi ruoli, e tra questi, ruoli dominanti, marginali od occasionali,
prescritti, subiti o di libera scelta. Inoltre, non solo il loro numero, ma anche il grado di
identificazione col ruolo sono variabili: l'individuo pu conformarsi ad un certo numero di ruoli solo
superficialmente e rimanere legato affettivamente solo ad alcuni di essi.
Queste considerazioni sulla molteplicit dei ruoli di un individuo devono indurci a rivolgere
l'attenzione alla prospettiva particolare in cui e visto il rapporto con l'esaminatore. E' necessario
individuare di volta in volta il ruolo in cui viene collocato lo psicologo (o psichiatra) e quello
complementare in cui si trova l'esaminato.
Spesso il ruolo in cui viene collocato l'esaminatore non dipende soltanto dai suoi tratti personali,
ma da condizioni estrinseche che danno al colloquio una cornice ed un significato particolare.
Una indagine di Kammerer sottolinea la relazione tra medico ed accusato in occasione della perizia
psichiatrica. Il rapporto forzato con gli agenti repressivi e i pregiudizi creati dagli altri detenuti
risvegliano i ruoli che il soggetto ritiene pi adatti per la propria salvaguardia. Il perito pu essere
visto dall'accusato fondamentalmente sotto 4 punti di vista:
1) in quanto designato e pagato dal Tribunale, considerato parte integrante dell'apparato
giudiziario, visto come un aspetto delle istanze repressive della societ, n neutro n comprensivo.
2) il perito il pi delle volte un psichiatra. Agli occhi dell'accusato quindi l'agente di un tab
sociale, la follia. Teme di essere considerato pazzo.
3) in quanto appartenente, nella maggior parte dei casi, ad una classe sociale superiore, il perito
pu apparire nella veste del borghese sprezzante e comunque estraneo. La distanza e
l'antagonismo di classe possono contribuire a caratterizzare un nuovo ruolo del perito.
4) il perito, in quanto medico, pu essere dissociato dagli agenti punitivi ed essere visto nella luce
del mediatore segreto, del protettore o del salvatore.
Tutti questi aspetti contribuiscono a rendere lesaminato evasivo, compiacente, implorante,
aggressivo
Naturalmente, anche le caratteristiche personali del perito contribuiscono alla configurazione del
rapporto interpersonale e a rendere il colloquio pi o meno valido. Pu sentirsi in imbarazzo,
compiaciuto della sua autorit, solidarizzare con lesaminato.

Nella selezione professionale lesaminatore pu essere visto come lagente del potere padronale
che discrimina ingiustificatamente. Come il portatore di una prova angosciosa per la propria
autostima o come il suo protettore, portatore di istanze verso la propriet. Lesaminato potr
essere in imbarazzo, concitato, irrequieto, ingraziante, deferente (pu essere apprezzato o ritenuto
servile), scontroso-risentito (critica la procedura: il valore di un uomo si vede sul lavoro, non qui!
Faccio gi questo lavoro da anni!). Lo psicologo pu essere visto come portatore delle istanze alla
conformazione della societ, protettore paterno che si assume la responsabilit delle scelte, dotato
di poteri taumaturgici che protegge dalle cadute, lautorit che assolve, quasi un confessore E'
chiaro dunque, che gli atteggiamenti dell'esaminato durante il colloquio, non devono per
nemmeno essere generalizzati dall'esaminatore. Possono essere solo atteggiamenti occasionali,
che dipendono da pregiudizi nei confronti del colloquio fatto in certe condizioni. Lo psicologo
accorto cercher verifiche alle sue impressioni derivate dal colloquio ed eviter di lasciarsi
trascinare in controreazioni emotive.
Tutto questo vale nei casi in cui lesaminato va al colloquio non di sua libera scelta.

4.4 Il piano dindagine (Dati informativi del colloquio)


Lo psicologo deve quindi conoscere tutto quello che pu distorcere un colloquio, dai ruoli reciproci
al resto. Un colloquio pu essere infatti improntato 1) ad aggressivit 2) sottomissione 3) evasivit.
E' possibile considerare il colloquio clinico come una forma di interazione nel corso della quale
avviene uno scambio di informazioni tra gli interagenti. Tali informazioni si possono raggruppare
nelle 3 categorie di contenuto, contesto ed espressioni non verbali.
1) CONTENUTO: riguarda le espressioni verbali e le azioni del soggetto che costituiscono una fonte
di informazione talmente ovvia da essere spesso sottovalutata. Le dichiarazioni verbali danno
informazioni implicite in merito a diversi aspetti delle esperienze dell'intervistato. Il contenuto si
verifica con lesplorazione biografica, che resta spesso parziale: ci vorrebbero molte sedute.
Bisogna esplorare: famiglia dorigine, eventi base dellinfanzia,salute, prime relazioni extrafamiliari
(mutevoli o costanti?), esperienze in rapporto alleducazione scolastica, relazioni sociali,
professione, tempo libero, livello socio-economico raggiunto. Luso di termini equivoci come
nervoso, timido,emotivo, indipendente: va richiesta spiegazione. Il materiale raccolto durante il
colloquio deve essere poi sottoposto ad un esame critico, valutando la verosimiglianza, la coerenza
o l'eventuale contraddittoriet dei fatti.
2) CONTESTO: l'altra rilevante fonte di informazione, in cui si pone i comportamento del
soggetto. Il colloquio clinico, come forma di interazione diadica, si configura come un particolare
contesto in cui diversi e specifici sono i ruoli svolti dall'intervistatore e dal soggetto.
Complessivamente questi elementi concorrono alla formazione di un'opinione sul soggetto.
3) ESPRESSIONI NON VERBALI: il comportamento non verbale (CNV) fornisce informazioni piu
precise, quando non sia possibile utilizzare le parole, se chi parla cerca intenzionalmente di
ingannarci, o se ha bloccato o represso le informazioni che ci servono. Nell'ambito del colloquio
clinico il canale verbale mantiene un ruolo determinante, ma alle volte il paziente non sa esprimersi
col verbale. I diversi segnali inerenti il comportamento spaziale sono importanti perch c una
relazione tra i ruoli e la configurazione spaziale. La vicinanza fisica indica il grado di intimit e alla
dominanza. L'orientazione costituisce l'elemento di informazione circa gli atteggiamenti
interpersonali; langolo con cui le persone si situano nello spazio e sembra che indichi i rapporti
di collaborazione, intimit o gerarchia. Anche la postura importante, in quanto fornisce
informazioni circa rapporti interpersonali, lo status sociale, gli stati emotivi, in special modo lungo
la dimensione tensione-rilassamento. La postura meno controllabile del volto o del tono di voce.

Nell'intera gamma del CNV il movimento, cio il comportamento motorio della persona, ha una
sua espressivit complessiva. Fra i vari movimenti, alcuni risultano particolarmente espressivi, quali i
gesti delle mani ed i cenni del capo. Per quanto riguarda i gesti delle mani, essi sono altamente
espressivi. Alcuni sono segnali detti emblematici, ovvero emessi intenzionalmente ed aventi un
significato specifico che pu essere tradotto direttamente in parole. Essi possono ripetere o
sostituire il contenuto della comunicazione verbale, possono essere utilizzati quando essa
ostacolata.
I gesti illustratori sono invece rappresentati da tutti quei movimenti che la maggior parte degli
individui realizza nel corso della comunicazione verbale e che illustrano ci che si va dicendo. Sono
usati come punteggiatura, per ampliare o contemplare il discorso, variano a seconda del retroterra
culturale dellindividuo.
Altri segnali sono indicatori dello stato emotivo della persona che li emette (scuotere un pugno in
segno di rabbia). Esistono infine alcuni gesti non intenzionali che le persone usano
sistematicamente, detti gesti di adattamento, che rappresentano un modo di soddisfare e
controllare bisogni, motivazioni ed emozioni concernenti le particolari situazioni in cui il soggetto
viene a trovarsi.
Con i cenni del capo ci troviamo a che fare con i segnali non verbali pi veloci. Non vanno
sottovalutati. Ad es. una serie veloce di cenni del capo indica che si vuole prendere la parola. Le
espressioni del volto sono rivelatrici di emozione, sentimenti, atteggiamenti. Il volto pu essere
assunto come la sede primaria dell'espressione delle emozioni. Per Ekman e Friesen: de
intensifichiamo, aumentiamo lintensit, esprimiamo indifferenza oppure mascheriamo lemozione
dissimulando o simulandone unaltra.
Lo sguardo parte integrante dell'espressione globale del volto ed e altamente espressivo. Svolge
un ruolo importante nell'instaurare relazioni e nel comunicare atteggiamenti interpersonali ed e
strettamente collegato con la comunicazione verbale. Nel colloquio clinico fonte di tensione.
Anche tutti gli elementi che costituiscono l'aspetto esteriore sono fonte di trasmissione di
informazioni: il volto, la conformazione fisica, l'abbigliamento, il trucco, l'acconciatura... concorrono
complessivamente a fornire un'ampia gamma di informazioni.
Anche lo studio di aspetti non linguistici del comportamento verbale rappresenta un'area di ricerca
particolarmente interessante. Ci sono aspetti non linguistici del comportamento verbale definiti
paralinguistici: variazione della voce, del ritmo, continuit delleloquio ecc. Le indagini hanno
riscontrato una relazione stretta tra stato emozionale dell'interlocutore e manifestazioni
paralinguistiche. Una persona ansiosa parla pi in fretta e a voce alta, una depressa lentamente ed
a voce bassa.
Il CNV pu essere visto come un linguaggio di relazione, basato su sensazioni e mezzo primario
per la segnalazione di mutamenti di qualit nello svolgimento della relazione interpersonale. Le
comunicazioni non verbali possono sostenere o smentire la comunicazione verbale.
Ekman sostiene che anche il CNV avrebbe uno speciale valore simbolico, che esprime, in un
elementare linguaggio del corpo, atteggiamenti forse inconsci circa l'immagine di s e del corpo.
Alcuni studiosi ritengono infatti che gli atteggiamenti e le sensazioni basilari verso il corpo,
formatesi nelle prime relazioni del bambino con i genitori (l'atteggiamento dei genitori assunto
verso il corpo del bambino e le sue funzioni, si riflette nella visione che il bambino si forma del
proprio corpo), possano essere evidenziati durante la vita da certi tipi di movimenti e di posture.

Ricerche sulla formazione dei giudizi e valutazione della personalit.


Le ricerche di Asch e Bruner dimostrano che lintroduzione di un singolo elemento nel campo
dellosservatore modifica limpressione dellintera personalit; che alcuni tratti emergono
come centrali e altri come periferici; che il significato dei singoli tratti condizionato
dallinsieme dei tratti. Nellesperimento di Asch veniva letta una serie di aggettivi relativi
adunipotetica persona, variati solo dalla presenza della parola caldo o freddo. Venivano
poi fornite 18 coppie di termini antonimi (buono-cattivo, ecc) per definire questa persona. La
variazione di 1 solo tratto (caldo/freddo) modificava lintera personalit, facendo inferire la
presenza di altri tratti. Lo stesso rischio corre lesaminatore. Va per detto che non tutti i
termini degli antonimi subiscono questo effetto (bellezza, onest non ne risentono), mentre
alcuni tratti (centrali) sono in grado di influenzare gli altri (caldo/freddo, ad es) e altri no
(periferici: cortese/brusco, ad es).
Se per modifico il contesto in cui inserisco dei termini centrali cio cambio la serie delle
parole intorno essi non fanno pi necessariamente lo stesso effetto!

4.5 Lerrore diagnostico e la catamnesi (Fonti di errore nel colloquio clinico)


Locchio clinico non funziona.
In genere associamo un viso ovale alla tristezza ed alla seriet ed uno tondo alla gioia ed
allallegria (vedi pag. 81), come hanno dimostrato Canestrari e Galli. Brunswik e Reiter lo
avevano gi dimostrato (vedi pag 82) usando figure schematiche di visi. Contorno, lunghezza
della bocca e occhi erano costanti; distanza degli occhi, lunghezza del naso e posizione della
bocca variavano, fino ad ottenere 189 figure diverse che venivano valutate in relazione a 7
fattori: umore, et, carattere, piacevolezza, bellezza, energia, intelligenza. Questo dimostra
che valutiamo le persone sulla base di elementi esteriori che per non hanno nessun
rapporto, ad es., col QI reale! Le ricerche di Argyle hanno dimostrato che un viso con occhiali
percepito come intelligente, ma questo funziona solo come prima impressione. Se il
soggetto con occhiali esaminato in un video che dura 5 minuti, limpressione finale sar
diversa perch si sono percepiti pi elementi per la valutazione. Farn e Campione hanno
svolto una ricerca sul fattore barba e sul fattore occhiali, che venivano variati sullo stesso
viso in 4 modalit finali, che provocavano impressioni incredibilmente diverse tra loro negli
osservatori.

I dati raccolti durante il colloquio clinico vanno elaborati ed organizzati in una rappresentazione
coerente ed unificata, poich i singoli tratti di una persona interagiscono reciprocamente e creano
un contesto. Non si tratta semplicemente di sommarli, perch ogni tratto influenza gli altri.
Questi aspetti dell'interazione dinamica dei tratti hanno trovato riscontro in alcune ricerche di Asch
(in cui si rilevato che l'esaminatore, sulla base di alcune caratteristiche rilevate, portato ad
attribuire al soggetto, spesso senza fondamento, numerose altre qualit) e di Bruner, Saphiro e
Tagiuri (che sottolineano che il riscontro di un tratto ci induce ad ammettere l'esistenza di
numerosi altri tratti di cui non abbiamo verifica diretta). Se impettito, sar una persona seriosa
ecc. A questo punto scatta una rigidit della percezione: per mantenere la coerenza cognitiva
meglio non modificare in parte la nostra opinione, se corriamo il rischio di modificarla tutta. Si
finisce allora per ignorare alcuni dati, sottovalutarli, porli in dubbio.
Nella fase iniziale del colloquio, si rischia di legarsi ad una sola ipotesi diagnostica: si realizza una
cristallizzazione precoce del giudizio, partendo da un solo dato (fede politica, ecc). La presunzione
di poter giudicare a colpo d'occhio rischia di rendere sterile il colloquio, perche l'impostazione
prevenuta, porta l'esaminatore a ricercare soltanto i sintomi che la confermano. Talvolta
sufficiente la conoscenza di scarni elementi autobiografici (prima di aver visto il paziente!) perche si
formi un pregiudizio. Nel colloquio, l'attitudine dell'esaminatore diverr direttiva ( vengono
esplorate solo alcune zone e presi in considerazione solo alcuni aspetti).

C unaltra possibilit, che l'esaminatore compia frequenti implicazioni: rilevato un tratto, ritenga
che un certo altro numero di tratti debbano necessariamente accompagnarsi ad esso. Ogni sistema
di implicazioni soggettivo.
Un ulteriore fattore di distorsione si fonda sull'attribuzione di caratteristiche presunte: si tende per
esempio, ad attribuire caratteristiche positive a qualcuno che ci ispira simpatia ed a ritenere che chi
ci sta antipatico ci detesti.
Altra fonte di errore costituita dal meccanismo della proiezione: proiezione attributiva (
somiglianza presunta, tendenza a presumere che gli altri siano somiglianti a noi), la proiezione
classica ( attribuzione agli altri di caratteristiche a noi indesiderabili ed inaccettabili) e
la proiezione razionalizzata ( il giudice consapevole di attribuire pensieri, sentimenti e
caratteristiche al soggetto, ma non dei motivi per cui lo fa).
Altri problemi nascono a causa degli stereotipi, che risultano poi quasi sempre errati,
eccessivamente rigidi ed onnicomprensivi, e raggruppano le persone secondo classi non
appropriate.
Se formulare una diagnosi = dare una definizione socialmente condivisa dell'identit personale di
un soggetto, il giudizio finale ha come effetto risultante l'etichettamento del soggetto. Pu perci
influenzarne definitivamente il destino, creando un'etichetta verbale che crea un fenomeno di
determinazione verbale (Zimbardo) in base a cui un paziente viene stigmatizzato, sulla base di
giudizi soggettivi.
Detto ci, al posto delle definizioni statiche della personalit, che aiutano questi errori, stato
introdotto il concetto di stile comportamentale, che elastico e non identifica modello e persona.
Per Rogers abbiamo paura di capire unaltra persona, perch ci potrebbe cambiarci.
4.6 Il metodo interpretativo psicoanalitico: le origini
Le vicende della nascita della psicoanalisi sono legate al periodo in cui Freud si iscrisse alla facolt
di medicina dell'universit di Vienna (1873). Il clima accademico era fortemente influenzato dalla
teoria evoluzionistica di Darwin. Freud crebbe a stretto contatto con le teorie che spiegavano tutti i
fenomeni , anche psichici, attraverso il linguaggio della fisica, oltre all'impostazione fondata sulla
ricerca empirica e sull'osservazione sistematica.
Si dedic quindi inizialmente alla neurologia. Ma col tempo si accorse che molti dei suoi pazienti
presentavano per un verso disturbi anche organici (cecit, paresi temporanee), mentre non
rivelavano alcuna alterazione di organi o tessuti. Si trattava di malati affetti da isteria; i loro disturbi
erano chiamati funzionali, proprio perch dimostravano alterazioni delle funzioni, senza che si
potesse individuare una corrispondente lesione strutturale.
Isterici e nevrotici in genere, a quel tempo, erano ritenuti portatori di comportamenti teatrali, frutto
di simulazione. Freud si rese intuitivamente conto che l'isteria era in realt una vera e propria
malattia, priva per di una base organica. Cominci allora ad affrontare lo studio dei fenomeni
mentali da un punto di vista specificamente psichico.
Nel 1885 si reco a Parigi dove operava Charcot, un neurologo che in quegli anni si era indirizzato
verso lo studio dell'isteria e che applicava il metodo dell'ipnosi.
L'impiego dell'ipnosi si fondava sul concetto che questi malati fossero, in realt, sani, perche sano
era il loro organismo, ma che fossero malati solo perche credevano di esserlo, quindi se si fossero
persuasi che non lo erano, avrebbero dovuto guarire. Lipnosi serviva a persuaderli.
Freud vide che listeria non era caratteristica delle donne, ma si manifestava anche negli uomini,
seppur meno; e che i disturbi isterici sembravano determinati da meccanismi analoghi a quelli
dell'ipnosi stessa. Infatti mediante l'ipnosi era possibile provocare artificialmente in un individuo
sano le stesse manifestazioni che spontaneamente si producevano nei malati.
Charcot riteneva infatti che l'isteria fosse un'ipnosi spontanea, mentre l'ipnosi un'isteria artificiale.
Se per l'ipnosi agiva soltanto per via psichica, la conseguenza era anche che i disturbi isterici
dovevano essere considerati psicogeni, cio di origine esclusivamente psichica!
Freud tuttavia si accorse anche che con il metodo ipnotico si verificavano inconvenienti: non tutti i
soggetti erano ipnotizzabili, in altri i sintomi tornavano, si creava uno stato di dipendenza nei
confronti del medico il che rendeva la cura interminabile. Cap che lipnosi non serviva a curare, ma
ad esplorare.
Part dal caso di Anna O., per andare ad elaborare sia una nuova teoria dei disturbi isterici, sia un
metodo terapeutico. Questo metodo era detto metodo catartico, cio di purificazione, liberazione
delle emozioni, scarica emotiva. Trovammo infatti, che i singoli sintomi isterici scomparivano
subito ed in modo definitivo, quando si era riusciti a ridestare con piena chiarezza il ricordo
dell'evento determinante, risvegliando insieme anche l'affetto che l'aveva accompagnato.
Freud per si rese conto che i suoi pazienti isterici non raggiungevano lo stato di ipnosi profonda
che sarebbe stato necessario ed alcuni anzi erano refrattari a qualunque ipnosi. Ci voleva un altro
metodo.
Formul allora l'ipotesi che il paziente sapeva tutto quanto aveva importanza patogena, e decise di
utilizzare quella che chiam tecnica della concentrazione: invitare il paziente a stendersi su un
divano, chiudere gli occhi e concentrare la sua attenzione su di un sintomo particolare, cercando di
ricordare la prima occasione in cui era insorto. Se non si ottenevano risultati, Freud soleva premere
sulla fronte del paziente assicurandolo che qualche pensiero gli sarebbe venuto in mente. Se non
accadeva nulla, dopo alcuni tentativi il paziente riusciva a ricordare qualcosa, magari commentando
che gi al primo tentativo gli era venuto in mente, ma riteneva non fosse ci che il medico volesse
sapere...
Cos, cominci a stimolare, sollecitare e domandare ai pazienti di parlare, senza censura, anche di
cose banali. I materiali psichici emergevano, anche senza ipnosi! Per interveniva troppo e cap
allora che doveva intervenire il meno possibile e lasciarli parlare. Questo intervenire divenne
simbolico di una resistenza da superare per lemersione delle rappresentazioni. Perch una
resistenza? Freud rispose che erano tutte rappresentazioni vergognose, rimprovero, colpa. E che
agiva una forza di rimozione.

Ad un certo punto si manifesto una netta divergenza tra Breuer e Freude in merito all'eziologia
dell'isteria. La diversit nacque nell'interrogarsi sul perche il fatto traumatico venisse dimenticato.
Breuer riteneva che l'episodio fosse stato vissuto dal soggetto durante un particolare stato di
assenza (lo stato ipnoide). Freud riteneva invece che l'oblio del fatto traumatico fosse dovuto al suo
carattere spiacevole, penoso e doloroso e che lipnosi non servisse a liberarle, tanto pi che come
essa finiva lIo tornava a difendersi dai contenuti emersi e annullava i successi ottenuti. Si trattava
invece di scardinare questo meccanismo di difesa e cos Freud si orient sempre pi verso il
metodo delle libere associazioni.
Un'ultima ed importante ragione dell'abbandono della tecnica ipnotica va ricercata
nell'impressione, maturata in Freud, che lo stato di ipnosi nascondesse certi fenomeni di cui
cominciava pian piano a vedere l'importanza (il transfert) e che potevano essere alleati della
terapia.
La psicoterapia suggestiva sfrutta le componenti magiche del rapporto interpersonale
medico-paziente. Il secondo dipendente, sottomesso; il primo ha influenza sul secondo; gli
comunica unidea; laltro accetta. C una profonda relazione emotiva, tipo genitore-
bambino (autoritaria/paterna o permissiva/materna). Il terapeuta deve essere molto
convinto, consapevole, flessibile, deve conoscere a fondo il paziente. La suggestione diretta
assertiva o negativa, la prima funziona meglio. Occorre che il terapeuta deve ripetere le
formule suggestive con tono fermo e il paziente deve stare concentrato. Quella indiretta,
invece, per quei pazienti che sono in stato di difesa psichica molto intensa.
In genere, la suggestiva si usa in caso di turbe lievi o molto forti, crisi. E totalmente
controindicata in caso di psicosi.
Altra cosa lipnositerapia. una particolare strutturazione della relazione suggestiva volta
ad ottenere ulteriori approfondimenti ed intensificazioni del rapporto emotivo terapeuta-
paziente. Tutti i metodi di ipnosi sono volti ad un restringimento del campo della coscienza e
dellattenzione, delimitandola al rapporto col terapeuta. Lo stato di trance vissuto come un
momento di grande quiete mentale e fisica. C lipnositerapia suggestiva diretta e quella di
sostegno.
Lipnositerapia suggestiva diretta pi efficace della suggestione semplice: serve per le
sindromi somatiche senza isteria e per le situazioni di emergenza. Lipnositerapia di
sostegno modifica i rapporti di forza delle istanze psichiche in conflitto ottenuto mediante
un rafforzamento delle istanze rimuoventi. Questa tecnica fatta di rilassamento,
rassicurazione, desensibilizzazione alle situazioni stressanti, apprendimento di atteggiamenti
adattivi, decondizionamento delle reazioni abnormi. Si pratica ipnosi ma senza analisi. Si usa
nelle nevrosi croniche e gravi o per sbloccare situazioni di grande resistenza. La loro scarsa
profondit dazione non li rende adatti a guarigioni permanenti.

4.7 Il metodo interpretativo-psicoanalitico: la teoria e la tecnica


Il progressivo sviluppo della tecnica di Freud si concret nel metodo delle libere associazioni, che
segn approssimativamente il momento di nascita della psicoanalisi (1892-1898).
Nella teoria della tecnica psicoanalitica, si da il nome di regola fondamentale a quel
comportamento cui dovrebbe conformarsi il paziente. L'analista invita il paziente a comunicare
tutto quanto gli passa per la mente: pensieri, sensazioni, fantasie, accadimenti, sogni, senza
esercitare alcuna selezione o critica e senza omettere alcun elemento anche se ritenuto sgradevole,
banale, imbarazzante, irrilevante, fuori posto, assurdo, sciocco o privo di senso.
Il termine originale tedesco impiegato da Freud significa precisamente idee improvvise, che
vengono in mente senza sforzo o concentrazione.
La tecnica delle libere associazioni contiene 3 presupposti fondamentali:
1) tutte le linee di pensiero tendono a condurre a ci che significativo;
2) le esigenze terapeutiche del paziente porteranno a le sue associazioni nella direzione di ci che
significativo;
3) le difficolt nell'osservare la regola fondamentale sono rivelatrici dell'emergere di resistenze e
difese (indice di processi difensivi inconsci).
Le associazioni, poi, in realt, libere non sono. L'analista invita il paziente a riflettere su se stesso,
quindi il paziente associa anche in risposta agli interventi dell'analista e delle proprie
autoriflessioni.
Le libere associazioni hanno portato Freud alla scoperta dell'inconscio, che ha caratteristiche
specifiche:
1) SPOSTAMENTO: trasferimento dell'importanza emotiva di un determinato contenuto mentale ad
un altro.
2) ASSENZA DI CONTRADDIZIONE MUTUA E CONDENSAZIONE: nell'inconscio possono coesistere
contemporaneamente una tendenza mentale (amore) e quella completamente opposta (odio),
senza che esse vengano vissute come contraddittorie.
3) ASSENZA DI NEGAZIONE: l'inconscio ignora il possibile no all'appagamento di un desiderio.
4) SOSTITUZIONE DELLA REALTA' ESTERNA CON LA REALTA' PSICHICA, identit tra un desiderio e
lazione corrispondente
5) ASSENZA DI SPAZIO: scomparsa delle categorie spaziali.
6) FUNZIONAMENTO IN BASE AL SOLO PRINCIPIO DEL PIACERE: viene ricercata la soddisfazione
immediata dei desideri.
Freud ha distinto i processi psichici primari ( modi di funzionamento psichico caratteristici
dell'inconscio, per es. il sogno), dai processi psichici secondari ( caratteristici del pensiero
cosciente, razionale), ritenuti da Freud ontogeneticamente e filogeneticamente posteriori ai
processi primari.

Nella prima teorizzazione freudiana dell'apparato psichico, si distinguono 3 diverse modalit di


funzionamento dei processi psichici che costituiscono il PUNTO DI VISTA TOPICO.
1) Sistema psichico inconscio: costituito dai contenuti mentali che non sono presenti in
permanenza alla coscienza o alla consapevolezza del soggetto. Essi esercitano una
pressione permanente, volta a contenere l'accesso alla coscienza, ma incontrano forze contrarie
che glielo impediscono. Riescono quindi ad esprimersi soltanto attraverso dei derivati (sintomi,
sogni, fantasie, lapsus). Il sistema inconscio retto dalle leggi dei processi psichici primari.
2) Sistema psichico preconscio: rappresentato dai contenuti mentali che, pur non essendo
immediatamente presenti alla coscienza, possono essere tuttavia resi consapevoli dal soggetto
stesso, senza resistenze.
3) Sistema psichico conscio: rappresentato dall'insieme dei contenuti psichici accompagnati dalla
piena consapevolezza del soggetto.
Il sistema preconscio quello conscio sono retti dalle leggi dei processi psichici secondari,
linconscio da quelli primari.
Questa prima teorizzazione freudiana viene chiamata punto di vista topico: punto di vista perche
uno dei diversi modi in cui Freud considera teoricamente la psiche, topico perche utilizza una
metafora spaziale nel descrivere la psiche come distinta in pi luoghi psichici.

Il PUNTO DI VISTA DINAMICO, invece, considera la psiche dalla prospettiva delle varie forze che in
essa si esprimono e dei conflitti fra loro esistenti. Osserviamo come nellinconscio si trovino i
contenuti rimossi, appunto, dinamici. Oltre la rimozione ci sono altri meccanismi di difesa dellIo:
proiezione, negazione,formazione reattiva, scissione ecc.
Il PUNTO DI VISTA ECONOMICO concerne invece l'intensit, la quantit delle forze psichiche in
gioco. In base a questo si parla di continuum tra normale e patologico, perch tra loro non c
differenza di qualit ma di quantit di energia spostata.

Il PUNTO DI VISTA STRUTTURALE, elaborato da Freud solo dopo il 1920, rappresenta la struttura
dell'apparato psichico come composta da 3 istanze: Es, Io e Super-io.
ES: completamente inconscio, il serbatoio di tutte le pulsioni (sessuali, aggressive, auto
conservative). Ci sono contenuti ereditari, acquisiti, rimossi.
IO: il mediatore tra le rivendicazioni dell'Es, gli imperativi del Super-io e le esigenze della realt
esterna. Deve mediare i conflitti tra Es e realt e tra Es e Super-io. Svolge inoltre funzioni relative al
pensiero vigile (attenzione, percezione, giudizio, memoria) e funzioni difensive in gran parte
inconsce.
SUPER-IO: in buona parte inconscio, svolge un ruolo simile a quello di un giudice o di un censore
nei confronti dell'Io. Le funzioni che Freud gli attribuisce sono la coscienza morale, l'auto-
osservazione, la formazione di ideali. E' costituito da quanto abbiamo acquisito da quando siamo
nati e il substrato dell'educazione familiare (richieste e divieti genitoriali).

Freud ritiene inoltre, che in ogni uomo operino due pulsioni: una pulsione di morte (Tanathos -auto
ed etero - distruzione) ed una pulsione di vita (Eros - libido ed autoconservazione). L'eterna lotta
fra le due pulsioni costituisce la fonte pi profonda dell'ambivalenza, dell'angoscia e del
sentimento di colpa.
Quando le due pulsioni operano insieme ma predomina la pulsione di morte, si producono
sadismo e masochismo. Quando predomina la pulsione di vita, l'aggressivita si pone al servizio
delle forze della vita e diventa egosintonica (a servizio dell'Io).
Freud dichiar che l'obiettivo di conoscere l'inconscio si pu ottenere anche attraverso altri due
metodi: l'interpretazione dei sogni e quella degli atti mancati.
I sogni sono la forma che l'attivit psichica assume durante lo stato di sonno. Sono allucinazioni
che si hanno durante il sonno, ma a differenza di quelle che si hanno nelle malattie mentali, sono
fenomeni psichici normali. Ci che si ricorda del sogno il contenuto onirico manifesto. La
forza motrice del sogno invece il contenuto onirico latente, costituito da desideri, tendenze e
pensieri inconsci.
Il processo che produce la trasformazione del contenuto latente nel contenuto manifesto il lavoro
onirico. Il fattore responsabile della deformazione da latente a manifesto la censura onirica,
funzione psichica che tende ad impedire ai pensieri inconsci l'accesso alla coscienza. Essa
rappresenta l'aspetto notturno della rimozione, per quanto allentata. Se nel sogno gli elementi
rimossi affiorano tuttavia con minore difficolt, dovuto al fatto che la censura onirica meno
severa della rimozione diurna, poich in tale stato le tendenze rimosse sono sentite come meno
pericolose, in quanto possono essere soddisfatte solo in forma allucinatoria..

Le OPERAZIONI PSICHICHE INCONSCE che si attivano nel lavoro onirico sono:


1) Drammatizzazione: processo per cui nel sogno i pensieri vengono trasformati in immagini,
soprattutto visive.
2) Condensazione: pi pensieri latenti sono rappresentati da un unico elemento del sogno
manifesto. E una delle cause delle tante interpretazioni che ogni sogno ha (sovradeterminazione).
3) Dispersione: l'opposto della condensazione. Fa si che ad una persona, oggetto o situazione del
contenuto latente corrispondano pi elementi del contenuto manifesto, i quali, in tal modo,
rappresentano diverse caratteristiche dell'unico elemento latente.
4) Spostamento: tendenza a trasferire l'accento, l'intensit, l'importanza emotiva di determinati
elementi del sogno ad altri elementi, in modo da eludere la censura e superarne gli ostacoli. Il
risultato che nel sogno manifesto viene accentuato qualcosa che nel sogno latente ha solo valore
secondario, mentre all'elemento latente pi significativo viene attribuito , nella scena del sogno, un
ruolo secondario. Inoltre, i toni emotivi si invertono: la gioia diventa dolore ecc. e per questo
bisogna fare molta attenzione a ci che per il paziente privo di significato.
5) Simbolizzazione: quando un elemento rimosso del contenuto onirico latente viene rappresentato
da qualche altro elemento concreto nel sogno manifesto, quest'ultimo un simbolo. L'elemento
rimosso simbolizzato. una forma di spostamento.
6) Elaborazione secondaria: processo di rimaneggiamento del sogno per cui si tende ad eliminare
le apparenti assurdit, contraddizioni, incoerenze, per presentarlo in forma il pi possibile logica,
coerente e comprensibile. Freud ritiene che inizi gi mentre si sta sognando e che intensifichi la sua
azione quando ci si avvicina allo stato di veglia e soprattutto quando si racconta il sogno.
Per quanto riguarda il materiale con cui viene costruito il sogno, occorre distinguere tra materiale
attuale, o relativamente recente, e materiale infantile. La scena manifesta fatta di ricordi passati,
frammenti di eventi reali, resti diurni (residui dellattivit allo stato di veglia). Poi ci sono anche gli
stimoli sensoriali (fame, sete, digestione, bisogno di urinare), ma non sono fattori che danno
origine al sogno. Entrambi vengono stravolti dal sogno che li traduce in qualcos'altro.
Il sogno, alla fine, viene determinato essenzialmente dai desideri del soggetto e ne costituisce una
realizzazione, allucinatoria e deformata. Il desiderio di dormire, desideri inappagati duranti la
veglia, desideri recenti, ma rimossi, cio respinti dall'inconscio, desideri infantili di tipo sessuale.
Freud ritiene che i desideri infantili rimossi, elementi costitutivi e indistruttibili dell'inconscio,
innescano sempre il processo di formazione di un sogno; molto meno i desideri recenti, che
svolgono la stessa funzione dei resti diurni e degli stimoli sensoriali.

Riguardo alla funzione del sogno, Freud afferma che esso un custode del sonno; un
compromesso tra il desiderio di dormire e le tendenze rimosse. Viceversa, i sogni di angoscia e
quelli che determinano il risveglio (incubi) indicano che venuta meno la loro funzione specifica;
accade quando il mascheramento dei desideri inconsci insufficiente, oppure questi ultimi
irrompono troppo violentemente nella coscienza. Normalmente comunque, il sogno non
produce risveglio e permette di liquidare, parzialmente e momentaneamente, le tendenze rimosse,
agendo come una valvola di sicurezza contro un'eccessiva pressione. Il sogno dunque custode
del sonno e della salute mentale.
L'interpretazione dei sogni viene condotta mediante la combinazione di due tecniche distinte:
l'analisi simbolica e le libere associazioni. La sola analisi dei simboli insufficiente, poich non
sempre un simbolo sta per qualcosaltro e solo il complessivo contesto del sogno pu far decidere
per la traduzione corretta del caso specifico.
Anche le libere associazioni non bastano da sole a comprendere i sogni, poich non si riesce
comunque a tornare dal simbolo al simbolizzato. Di conseguenza, solo con la combinazione delle
due tecniche si pu raggiungere il significato inconscio dei sogni e la seconda appare centrale.
La migliore utilizzazione terapeutica e tecnica del sogno avviene quando il suo ricordo emerge
spontaneamente, in modo inatteso, nel corso di altri pensieri. 1900 L'interpretazione dei sogni
(Freud). Prima grande opera e anche la pi importante per il successivo sviluppo della psicoanalisi.

4.8 Il lapsus e gli atti mancati


La tecnica dell'interpretazione dei sogni non l'unico strumento di cui lo psicoanalista si serve
durante la seduta.
Tra gli elementi vi sono anche tutti quegli incidenti, o microdisfunzioni, a cui pu andare incontro
l'attivit psichica nella Psicopatologia della vita quotidiana (1901). Si tratta di tutti quegli atti
mancati, ossia dei lapsus verbali, di lettura o di scrittura, delle dimenticanze di nomi, parole, fatti,
propositi, progetti, errori di linguaggio e di memoria, smarrimento e rottura di oggetti, piccoli
infortuni. Freud ha mostrato come i metodi dell'indagine psicoanalitica consentano di scorgere
dietro ognuno di essi un significato ed un'intenzione.
Un atto mancato pi complesso il lapsus verbale, la sostituzione della parola che si intendeva
pronunciare con un'altra in parte o del tutto estranea al senso del discorso. Con la psicoanalisi si
scoperto che il lapsus un compromesso tra l'intenzione manifesta e l'intenzione latente. In questo
caso l'intenzione estranea sceglie il lapsus invece della comunicazione diretta poich tale
intenzione viene rifiutata dall'Io cosciente.
Nel lapsus ci sono la condensazione di parole, spostamenti, rappresentazione dellintero tramite
una parte, per analogia, attraverso lopposto ed il simbolo. Un lapsus pu cumulare diversi motivi
inconsci e Freud ha dimostrato che distrazione, disattenzione, stanchezza sono solo condizioni che
possono facilitare l'insorgere dell'atto mancato, non produrlo. Per questo sono necessari i processi
inconsci. E, come nel sogno, gli atti mancati ci difendono da tendenze inconsce spiacevoli.
L'atto mancato ha un carattere sporadico; quando perde il suo carattere di sporadicit, per
diventare comportamento sistematico, l'atto mancato diventa un sintomo nevrotico.

Psicoterapia di coppia, di gruppo e brevi.


Esistono psicopatologie di coppia fondate sul rapporto collusivo dei suoi membri. Ci sono
due terapeuti, uno ciascuno. Si comincia mettendo in luce le discordanze tra quanto detto al
terapeuta e effettivo agire. In genere linversione dei ruoli maschile-femminile, attivo-
passivo, proiettati reciprocamente sulla base di un accordo di fondo e che partono dai ruoli
assunti dalle figure genitoriali nei confronti dei pazienti. Tipo: la donna tende a indurre nel
partner il ruolo che aveva avuto la madre, pur affermando di vederci il padre.
Quella di gruppo (il cui pi autorevole rappresentante Moreno) mette in luce il fatto che il
rapporto centrale non terapeuta-paziente, ma il paziente ed il suo universo, un mondo di
relazioni, strutture e valori che sono lambiente socio-culturale in cui la persona inserita. Si
costituisce un gruppo di 8-10 membri. Il vantaggio quello che nel gruppo ognuno rivive i
propri impulsi senza paura, senza inibizioni ma spontaneamente. Non solo il terapeuta a
liberare le pulsioni del gruppo, esso stesso che partecipa allanalisi, adottando i criteri pi
giusti. Ci non rapido. Prima si ragiona sullIo, poi sul Noi, gli altri come Specchio,la
liberazione emotiva con annesso contagio psichico e la fase finale in cui il terapeuta diventa
uno stesso dei suoi membri. Quello che va evitato sono i sottogruppi, i silenzi, la
focalizzazione dellaggressivit su un membro solo.
Le brevi: hanno dato adito a giudizi assai contrastanti. Per alcuni inutile una terapia
lunghissima, in cui il terapeuta sia passivo. Sifneos faceva notare che anche il paziente deve
essere adatto, capace di insight e cambiamento. Linterpretazione del terapeuta deve essere
tempestiva e per il paziente deve essere unesperienza che gli insegni una tecnica da
riutilizzare. Di media sono 20-30 sedute, ma deve essere fissato un limite a priori? Si lavora
comunque sul presente del paziente e quasi esclusivamente sulle interpretazioni dei
transfert.

4.9 il significato dei sintomi e l'interpretazione


I sogni e gli atti mancati hanno un aspetto in comune con il sintomo nevrotico: presentano la
caratteristica di essere formazioni di compromesso, ossia manifestazioni attraverso le quali si
esprimono contemporaneamente desideri rimossi ed istanze difensive. Il che vuol dire che anche i
sintomi nevrotici hanno unintenzione ed un significato nascosti
Il processo di formazione del sintomo molto simile a quello che si osserva nel lavoro onirico.
Anche qui un desiderio inconscio alla ricerca di un appagamento, ma incontra l'ostacolo dell'Io
che se ne difende, perche lo avverte come un pericolo. I desideri inconsci raggiungono cos
soltanto una forma di soddisfacimento sostitutivo e mascherato.
Nasce da qui il concetto di utile primario del sintomo nevrotico: Freud ritiene che esso consista
nell'abolizione o nella diminuzione dell'angoscia, della paura o del senso di colpa che verranno
avvertiti se i desideri rimossi irromperanno nella coscienza.
L'utile secondario, invece, ha la funzione, una volta formatosi il sintomo, di far scoprire all'Io una
serie di vantaggi secondari che possono portare il nevrotico a rimanere legato alla propria malattia.
I vantaggi secondari (o esterni) derivano dai riflessi sociali della malattia. Possono consistere nel
ricevere attenzioni, cure e premure, dall'essere esonerati da impegni o responsabilit una forma
autopunitiva che nel contempo messaggio daccusa, richiesta damore ecc. L'utile secondario,
quindi, consolida e stabilizza il sintomo, accentuando le resistenze all'azione terapeutica. Si
preferisce infatti non chiarire i veri termini del conflitto.
Attraverso il meccanismo transferale, i conflitti originari che avevano contribuito all'insorgere della
nevrosi, tendono ad essere riproposti nella relazione viva con l'analista, sotto i suoi occhi. Oggi
come oggi obiettivo dellanalisi non pi la rievocazione di ricordi, ma la modificazione strutturale
del paziente.
Si attua quindi la situazione definita da Freud nevrosi da transfert.
Freud distingue due tipi di transfert: positivo ( il paziente trasferisce sull'analisi sentimenti teneri)
e negativo ( il paziente proietta sentimenti ostili). Per quanto riguarda il transfert, esso e ritenuto
un fenomeno che non viene creato dalla situazione analitica, ma che semplicemente questa lo porti
alla luce.
Il transfert una manifestazione della coazione a ripetere, una forma di rapporto che il nevrotico
instaura con tutte le persone ed in tutte le attivit della sua vita. La sua interpretazione il
principale strumento terapeutico, oggi.
Quando l'analista formula un'interpretazione di transfert, il paziente diventa in un primo momento
consapevole del fatto che i suoi impulsi sono diretti verso l'analista, ma in un secondo momento si
rende conto che egli ha proiettato l'oggetto interno sull'oggetto reale esterno (l'analista). Diviene
cos in grado di distinguere il fantastico dal reale. Per farlo, paradossalmente, lanalista deve
nascondere il pi possibile la realt di s stesso.
Mentre nella sua vita quotidiana il paziente trova in genere persone che pi o meno, si prestano
inconsapevolmente ad assumere i ruoli a loro attribuiti proiettivamente, in analisi i suoi processi di
transfert non trovano complicit dell'analista che, per comprendere ed interpretare il transfert del
paziente, usa il suo controtransfert, cio la sua risposta interiore al transfert, quello che
prova, qualcosa che per cos dire una creazione del paziente, quindi. In questa fase lanalista deve
evitare che entrino in gioco i suoi stessi transfer irrisolti, perch il contro transfer nasce sia dalla sua
sensibilit che dal suo contatto con i processi inconsci che dentro di lui si originano a contatto col
paziente
Perci deve porsi nella condizione di attenzione liberamente fluttuante, un po associa
liberamente, emozionalmente, ed un po razionale e per comprendere ed interpretare la natura
dei sentimenti trasferiti su di lui dal paziente, deve avere grande conoscenza del proprio inconscio.

Il setting
E il realizzarsi di determinate condizioni esterne, necessarie perch il processo analitico
possa mettersi in moto. Quindi parliamo della situazione ambientale: caratteristiche della
stanza di analisi, posizione del paziente, distanza e posizione dellanalista, orari delle sedute,
modalit di pagamento. I cambiamenti vanno programmati. Nessun rapporto fuori
dallanalisi e, per lanalista, fornire solo valutazioni interpretative. Quindi lanalista interviene
il meno possibile e fa in modo che la realt esterna anche entri poco in gioco. Il setting
anche il modo in cui due persone stanno insieme, in un legame di conoscenza.
4.10 Lo studio clinico evolutivo.
Il metodo psicanalitico, quindi, lavora sul presente in evoluzione, mentre il transfert attualizza
esperienze psichiche del passato. Lanalisi permette di rintracciare le radici dei sintomi ed il loro
processo evolutivo. Rendendo consapevoli questi meccanismi, aumenta il grado di libert del
paziente.
Due autori hanno avuto visioni diverse da Freud, Adler con la psicologia individuale e Jung con
quella analitica. Adler attenua la attenzione sulle pulsioni libidiche e d peso alle relazioni sociali. Il
sentimento della comunit influenza molto Adler (che era socialista), facendogli dire che innato. Il
determinismo freudiano viene mitigato dallautorealizzazione. Quindi va ad agire sulla pulsione di
dominio, favorendo una liberazione di risorse dellIo.
Jung coniuga determinismo e finalismo: vuole rimuovere gli ostacoli delautorealizzazione. Non
scava per scoprire lId, ma per mettere in luce il vero S del soggetto! La personalit il risultato di
una storia personale, di una collettiva e di una istanza che opera in ognuno per auto realizzarsi. Per
Jung la libido una cosa diversa da Freud: energia psichica non sessualizzata. Nellinconscio c
sia il rimosso di ognuno, sia linconscio collettivo. Si tratta di una base ereditaria comune a tutti.
La psicanalisi sociale una corrente detta anche neo-freudiana, molto eterogenea. Ci sono Horney,
Fromm, Sullivan. Danno tutti per molta importanza alla dimensione culturale, sociale e
interpersonale, opponendosi al naturalismo freudiano. La Horney dice che i conflitti in esordio di
sviluppo non sono dovuti a fattori pulsionali, ma a comportamenti dei genitori verso il bambino. Il
complesso edipico diventa, insomma, meno importante. Aggiunge che lordinamento maschile
della societ influenza lo sviluppo della donna.
Fromm: lindividuo intimamente connesso con la natura e lo sviluppo della personalit frutto
della totalit delle qualit psichiche ereditarie. Ladattamento come compromesso tra bisogni
interni e richieste esterne.
Sullivan recupera limportanza delle relazioni interpersonali. Il totale di queste relazioni crea la
personalit.
La psicologia umanistica (esistenziale) parte da una pi vasta concezione filosofica da Sartre,
Merleau-Ponty, Jaspers, Laing, Biswanger. Ogni uomo ha diritto a realizzare il proprio progetto di
vita, rimuovendo le limitazioni opposte da altri, che distorcono la personalit: e questo d un forte
ruolo alla volont. Biswanger distinge unesistenza propria da una impropria, inautentica. Distingue
tra personalit proiettate al futuro (persona realizzata), al passato (rimpianto, malinconia), al solo
presente (maniacale). Laing: ruolo dellesperienza nellalienazione psicologica e nella schizofrenia,
che basata sullinsicurezza.
Rogers: il S ha 3 livelli. Quello reale (emozioni, bisogni), quello percepito (in contatto col
precedente attraverso la percezione), quello ideale (immagine del s). Questi livelli devono essere
congruenti, concordanti nella personalit. Ma nello sviluppo determinante il riconoscimento
positivo e quindi il bambino cerca quello degli altri. Ma se esso viene dato in modo incondizionato
una cosa, se condizionato (ti voglio bene se) unaltra! I sentimenti negativi saranno celati
sempre.
CAP. 5. PSICOFISIOLOGIA DELLE SENSAZIONI

5.1 Realt oggettiva e sensazione


Nessun organismo vivente coglie la realt esterna nella sua interezza, in modo esatto o
corrispondente. Cogliamo solo una parte dei segnali, altri li escludiamo perch non riusciamo a
percepire (selezione sensoriale) che una parte della realt ambientale. Ad esempio le frequenze
troppo basse o gli ultrasuoni non li sentiamo proprio. Si parla di stimolo distale (energia di
stimolazione in partenza dallambiente esterno) e stimolo prossimale (quanta ne avvertiamo come
stimolo, una selezione specie-specifica, infatti varia da specie a specie). Tutto questo dipende
dallarchitettura dei recettori: alcuni stimoli fisici non sono tradotti perch non abbiamo recettori,
ma non per questo non esistono (es.:magnetismo, elettricit. Oppure: visione notturna e percezione
dei colori tra uomini e gatti). Altri animali leggono gli ultrasuoni o le cariche elettriche, altri no,
quindi ognuno legge in modo diverso. Allinterno della stessa specie gli stimoli sono percepiti allo
stesso modo, magari con qualche differenza di sensibilit e di soglia.
Per sensazione intendiamo gli effetti immediati, elementari e semplici del contatto tra i recettori
sensoriali con i segnali del mondo esterno che siano in grado di suscitare una risposta.
Per percezione intendiamo lorganizzazione dei dati sensoriali in unesperienza complessa, un
processo di elaborazione.
Il primo ha pi a che vedere con la fisica, il secondo con la psicologia.
Non tutte le specie usano gli stessi canali di contatto: noi privilegiamo la vista e ludito (cio sensi
distali, che consentono una visione globale), ma alcuni animali, pur avendo una vista anche
migliore di noi, privilegiano altri canali (ad es.: il cane sceglie lolfatto, cio un senso prossimale che
richiede un contatto diretto).

5.2 I processi di recezione sensoriale.


Stimolo: ogni tipo di energia o evento fisico in grado di suscitare una risposta a livello di recettore.
Ad es. la luce uno stimolo solo in quanto in grado di suscitare una reazione visiva nella retina. I
raggi X o i raggi gamma invece non sono stimoli, non li sentiamo.
La psicofisiologia della sensazione (psicofisica) studia il rapporto tra stimoli fisici distali e la
reazione che ne viene. La soglia assoluta la quantit minima di energia capace di produrre una
risposta sensoriale. E il confine estremo delle nostre capacit sensoriali. Questo confine per in
parte soggettivo, d cio risposte irregolari, sfumate, fluttuanti tra persona e persona. Come si
spiega? Con la Teoria di detenzione del segnale. Un neurone invia segnali al cervello anche quando
non ne riceve, tanto che la retina invia al cervello anche al buio (rumore di fondo). Cogliere un
segnale esterno di dimensioni assai ridotte dipende dal distinguerlo dal rumore di fondo e poich il
rumore di fondo ha delle oscillazioni ecco che anche la soglia assoluta non fissa! La sensibilit
allo stimolo data dalla formula: Sa=Rm-Rm+S dove Sa Soglia Assoluta, Rm Rumore di Fondo
Medio, S per Stimolo fisico.
Quando per anzianit, intossicazioni ecc i neuroni hanno un rumore di fondo maggiore,
trasmettono conseguentemente meno il segnale sensoriale alla corteccia (udito negli anziani).
Poi c la soglia differenziale: minima differenza tra due stimoli che pu essere colta e si misura ad
es. sottoponendo dei pesi leggermente diversi tra loro e chiedendo se si avverte una differenza. Ma
la differenza percepita solo in rapporto allo stimolo: se aggiungo l11^ candela ad altre 10
la noto, se la aggiungo ad altre 500 no! La soglia infatti una misura fissa dello stimolo: si misura
con la legge di Weber: I=KI dove I la Soglia, K la costante ed I lintensit dello stimolo
standard.
La frazione di Weber la percentuale di differenza minima avvertibile: la avvertiamo in modo
costante per i valori intermedi di energia associata allo stimolo, mentre risulta ridotta in modo
costante per i valori estremi. Essa aumenta su base logaritmica.
Il nostro senso con la maggior discriminante il tatto, mentre lolfatto ed il gusto hanno la soglia
pi elevata. Per ogni senso ci sono tante soglie misurabili, ad es. per ludito posso misurare
intensit, tonalit, timbro ecc.
Si scoperto che alcuni sensi vedono la loro soglia migliorare con lesercizio (olfatto e gusto), altri
no. in effetti un cieco li migliora quando costretto ad esaltarli e quando non ha linterferenza
degli altri sensi
Di pi, ognuno di noi percepisce in modo diverso la sensazione di grandezza dello stimolo (es.:
intensit della luce, se fioca la minima variazione non percepita, se intensa una forte
variazione non percepita).

5.3 Meccanismi generali di trasmissione e codificazione sensoriale.


I recettori sono specifici e trasmettono solo un tipo di segnale: legge dellenergia nervosa specifica.
La sensazione non dipende dal tipo di energia ma da quale organo sensoriale viene stimolato. Lo
stimolo varia la polarit bio-elettrica e la sua risposta si chiama potenziale di azione. Viaggia fino
allassone e da qui raggiunge le aree di proiezione sensoriale della corteccia cerebrale, facendo 15-
20 metri al secondo. Nel neonato questa trasmissione pi lenta. Se ci accade in un adulto ci
che si percepisce non pi aderente alla realt fisica del segnale (un tono diventa pi acuto ecc).
Il segnale non arriva per solo alla corteccia, ma anche ad altre aree e qui pu essere memorizzato,
confrontato con certi ricordi, acquisire una connotazione affettiva. Poi c anche la sinestesia
(concomitanza di elaborazione sensoriale), per cui cogliamo qualit sensoriali particolari (le note
sono blu, ecc).
Come possibile, infine, che riusciamo a cogliere cos tante sfumature di uno stimolo? Ogni cellula
nervosa specifica per una caratteristica dello stimolo (timbro, sfumatura,localizzazione nello
spazio, orientamento, colore rosso o blu). Non cambia il segnale ma solo la zona di proiezione
corticale. Poi tutto linsieme puntiforme dei dati corticali viene ricomposto topograficamente.

La percezione subliminale.
Vuol dire sotto il limen, la soglia definita come quantit minima di energia stimolante che
losservatore avverte il 50% delle volte. Esaminiamo qui come stimoli troppo deboli, confusi
o rapidi possano influenzare il comportamento. Il primo vero esperimento fu al cinema nel
1956. Alcuni studi hanno insistito sul senso verbale o simbolico degli stimoli, altri nella
capacit di evocare le parole, mentre Poetzl ha studiato la capacit di suscitare sogni. Si
parlato di difesa percettiva, cio della soglia di riconoscimento degli stimoli subliminali tab
rispetto a quelli neutri. Agendo quindi sotto la soglia della consapevolezza. Ma non tutti gli
studi hanno confermato lesistenza della percezione subliminale. Ecco le critiche che sono
venute:
1. Accusa di paradosso logico: se la difesa percettiva realmente percettiva, come pu colui
che percepisce difendersi da uno stimolo senza averlo percepito? (Howie)
2. Ipotesi degli indizi parziali: i metodi di segnalazione della psicofisica sono insufficienti, in
particolare rispetto a presenza-assenza di stimolo, espongono al rischio di falsi negativi
3. Ipotesi della soppressione volontaria della risposta: i soggetti riconoscono le parole tab e
quelle no, ma sarebbero riluttanti a dirlo.
4. Ipotesi della frequenza lessicale: la difesa percettiva spiegata con la differenza nelluso di
parole tab e non
5. Ipotesi dellaspettativa: oppure dellaspettativa del soggetto rispetto allo stimolo. 6.
Ipotesi delle caratteristiche esigenziali: i soggetti, per fare buona impressione, cercano di
cogliere da quel che involontariamente dice lo sperimentatore, il senso dellesperimento.
La maggior parte delle ricerche parte dal modello di attenzione selettiva di Dixon: uno
stimolo subliminale attiverebbe i termini concettuali associati, ma nessun meccanismo di
controllo degli stessi (che fatto dal collegamento con eventi noti e passati ad esempio),
perch non si presenterebbe legato a nessuna esperienza fenomenica. Quindi non ci sarebbe
nessuna cernita e passerebbe ogni informazione.

5.4 Meccanismi della visione: locchio


Vista e udito saggiano le propriet fisiche del mondo legate ad un irradiamento di energia.

Limmagine passa attraverso liride (tipo un diaframma) e viene proiettata sottosopra e messa a
fuoco sui recettori retinici che tappezzano il fondo del globo oculare. Liride si apre di pi con poca
luce e molto con poca, variando da 1 a 7 mm. Facendolo si deforma e cambia raggio di curvatura,
pi globosa da vicino e pi sottile nella messa a fuoco da lontano (dai 6-8 metri a infinito la messa
a fuoco identica). Col passare degli anni diventa sempre meno elastica e cos il punto di messa a
fuoco si allontana sempre pi e occorrono delle lenti. In pi, mettiamo a fuoco solo al centro per
davvero, ma locchio si sposta continuamente e recupera. Insomma, limmagine rovesciata,
frazionata e sfarfallante! In pi i due nervi ottici si incrociano e si scambiano fibre, mentre su ogni
met corteccia si proietta met dellocchio omolaterale e met dellaltro (effetto di parallasse: i
nostri occhi sono come due macchine fotografiche, ognuno registra met campo visivo. Solo che le
immagini sono sfalsate perch ogni occhio vede la stessa cosa lungo un asse parallelo a quello
dellaltro occhio ma sfalsato di qualche cm. Leffetto si vede sugli oggetti vicini, non su quelli
lontani)! Questo caos risolto dai meccanismi di organizzazione percettiva della corteccia, che
trasformano questi problemi in una visione unitaria tridimensionale e dotata di profondit.

Ogni volta che unonda luminosa di intensit adeguata (che superi la soglia assoluta) e di
lunghezza donda appropriata (nella gamma visibile) colpisce la retina, questa reagisce con una
piccola scarica elettrica (potenziale dazione). Poi per alcuni millisecondi cambia polarit e diventa
refrattario. Quelli che gli stanno intorno lo sostituiscono. Larrivo di un successivo segnale forte
vince la refrattariet in minor tempo, ma se troppo forte (se si guarda il sole direttamente), la
refrattariet diventa persistente, si abbagliati; e se persiste ancora c un danno permanente.
Idem per ludito, solo che di fronte a suoni forti tendiamo ad alzare il volume, danneggiandoci.
5.5 Meccanismi della visione:neurofisiologia.
Il segnale che arriva alle cellule della corteccia visiva occipitale determinano una risposta sensoriale
diversa a seconda delle cellule attivate. Le cellule sono di 3 tipi: semplici, complesse, ipercomplesse.
Queste cellule ricostruiscono il segnale proveniente dallesterno. Le cellule rispondono solo a
stimoli precisi: ad esempio, se il movimento dello sguardo dal basso in alto e non il contrario ecc.
Altri due fenomeni importanti sono la costanza di brillantezza e di colore. Nel primo caso, se
guardiamo la neve ci sembra sempre bianca, ma se la fotografiamo vediamo riflessi azzurri o
rossastri che non abbiamo percepito: la retina che ci ha nascosto queste variazioni per
semplificarci la visione. Il secondo quando entriamo in galleria non vediamo pi nulla e anche i
colori appaiono meno nitidi: successo che la luce dentro troppo fioca per superare la
refrattariet. Inoltre, i recettori detti coni, quelli sensibili al colore, con scarsa luce si trovano sotto la
soglia di attivazione, e si attivano invece i bastoncelli, pi sensibili alla luce ma non al colore!
Ladattamento alla luce implica minuti di tempo per realizzarsi, quello uditivo secondi, olfattivo
quasi istantaneo. 5.6 Meccanismi delludito: lorecchio.
C lorecchio esterno (padiglione auricolare e condotto uditivo, di 25 mm), medio ed interno.
Lorecchio esterno incanala i suoni verso la membrana timpanica. Da qui comincia il medio, una
piccola cavit scavata nellosso temporale che da una parte ha il timpano e dallaltra due finestre
ossee, la ovale e la rotonda, chiuse da due membrane simil-timpaniche. Una catena di ossicini
(martello, incudine e staffa) collega timpano e finestra ovale, trasferendo su questultima le
vibrazioni in modo potenziato. E dietro la finestra ovale che stanno i neuroni uditivi, nellorecchio
interno o labirinto. Qui c lapparato vestibolare (sacculo, utriculo e canali semicircolari), che invece
serve al controllo dellequilibrio.
Lorgano delludito si trova allinterno di una parte del labirinto, detta coclea. ()
La tuba di Eustachio collega invece lorecchio medio alla gola, facendo entrare aria che eguaglia la
pressione atmosferica sul timpano, cosicch non si deformi troppo verso linterno. Sempre per
proteggere il timpano dalle oscillazioni brutali la fanno due muscoli che agiscono sugli ossicini:
tensore del timpano e stapedio. In caso di necessit si contraggono e cos alla membrana della
finestra ovale arrivano meno vibrazioni e noi proviamo ottundimento.

5.7 Meccanismi delludito: neurofisiologia.


Cos un stimolo, per lorecchio? Unoscillazione entro certi limiti di frequenza, che fa oscillare la
membrana timpanica e trasmette unonda sonora a tono puro. La frequenza si traduce in tono e
resta stabile indipendentemente dalla distanza. Lampiezza equivale allintensit sonora e cala alla
distanza ed a seconda del mezzo attraverso cui si propaga.
Il rumore bianco la presenza contemporanea di tutte le frequenze udibili. Onde sonore sotto o
sopra certe frequenze non sono udibili dalluomo e qui vale la legge di Weber.
La capacit uditiva si misura in decibel, che corrisponde grosso modo alla soglia differenziale dell
intensit: alla soglia assoluta di intensit per una frequenza si attribuisce il valore di 0 db, quindi 80
db vuol dire che quel suono si trova 80 gradini pi su della minima differenza percepibili (la soglia).
Poich la soglia differenziale costante solo nei valori centrali ed ad esempio bassa alle medie
frequenze, i Decibel non possono essere una misura metrica.
Wellek ha detto che gli attributi dei suoni non sono solo frequenza e ampiezza ma anche
localizzazione spaziale, durata temporale, volume e sonorit, timbro, altezza, vocalit (somiglianza
ai suoni umani). ()
5.8 Meccanismi delle sensazioni olfattive, gustativa e tattile.
Olfatto. E il meno studiato. E nelle cellule pluriciliate poste nellepitelio nella cavit nasale
superiore, detta regine olfattoria, dove non passa laria respiratoria. Non si sa come le sostanze
odorose nellaria eccitino le cellule, forse tramite enzimi che portano lo stimolo. Questo
spiegherebbe lefficienza degli enzimi rispetto alla temperatura, perch laria viene riscaldata prima
di arrivare a loro e attivarli. Soglia di sensibilit: una sensazione generica di odore. Soglia specifica
dellodore: quando riconosciamo la sostanza odorosa. Noi abbiamo un odorato a livello di animali
iper specializzati nel suo uso, ma poich utilizziamo scarsamente lodorato nel relazionarci col
mondo, lo alleniamo poco e lo sottoutilizziamo. E quindi riconosciamo anche pochi odori! Cain ha
dimostrando che addestrando le persone si migliora molto nel riconoscimento.
Gusto. Consente, con lolfatto, di saggiare le qualit chimiche del mondo. Le cellule recettoriali
sono raggruppate in gruppi di 40-50 (bottoni gustativi), collocate sulle papille, sulle guance, sulla
faringe. Esistono recettori per il dolce sulla punta della lingua, salato bordo anteriore, aspro
bordo posteriore, amaro sul dorso. La proiezione sulla neocorteccia. Il sapore per viene
percepito anche attraverso lodore, il tatto e quindi questa il gusto poco efficiente se non
integrato.
Tatto. Saggia le propriet fisiche o meccaniche di superficie. Qui parliamo di sensibilit al tatto,
escludendo il senso termico, dolorifico, cutaneo. I recettori del tatto (corpuscoli di Meissner) sono
su tutta la cute, particolarmente sulla punta della lingua, polpastrelli, viso, labbra. E la stessa
disposizione di vibrisse e tentacoli. Gli stimoli vicini alla soglia fanno solletico, quelli ritmici prurito.
La soglia assoluta del tatto bassa, quella differenziale intermedia a occhio e orecchio. Il tatto
consente di avere dati sulla posizione e situazione del proprio corpo.

5.9 Meccanismi sensoriali negli animali.


Nella maggior parte degli animali la fisiologia dei recettori sensoriali corrisponde ad una
specializzazione duso che non si ritrova nella specie umana. Quindi aquile e falchi hanno una
maggiore densit retinica maggiore della nostra, ma anche la capacit di ingrandire limmagine
lavorando sulla lunghezza focale!
Di pi: la specializzazione porta a trasformare anatomicamente lorgano. Lo zoccolo viene
dallunghia, il becco dalle rime labiali. I pipistrelli vedono attraverso lemissione di ultrasuoni
tramite cui ricostruiscono una mappa sonora dellambiente. Possono emetterli e udirli,
analizzandone lassorbimento, la riflessione, la distorsione
Altri animali non hanno amplificato i sensi pre-esistenti, ma ne hanno creati di nuovi. Anticipano ad
esempio i cambiamenti di pressione atmosferica. Se ne sa poco. Si sa che i pescecani percepiscono
le variazioni di elettricit, tramite ci evitano gli attacchi delle lamprede. Oppure i camaleonti, che
hanno una pigmentazione fotocromatica mimetizzante. Invece tra uomo e mammiferi superiori non
ci sono differenze, se non nelluso degli stessi sensi (ampiezza finestra sensoriale, preferenza per i
canali prossimali). Poi gli erbivori, ad esempio, non fondono le due immagini, la posizione degli
assi visivi divergente. Molti animali non hanno la visione a colori, ma nessuna ha la curva di
risposta umana, cio non rispondono a certi colori o solo alle lunghezze donda maggiori. La
grandezza apparente degli oggetti negli equini e bovini diversa: ci vedono pi grandi di quanto
siamo. Lorgano delludito spesso pi fine e possono anche angolare il padiglione, quindi sentono
meglio. Ma il loro udito davvero migliore perch i cani ad esempio percepiscono suoni inudibili
per noi. Tuttavia, nonostante ci, di fronte alla musica un cane reagisce bene per certi valori (ritmo,
cadenza) ma non per altri (armonia, timbro). Non organizza cio uno stimolo complesso.
Lolfatto sviluppatissimo in alcuni casi, ma anche il senso pi usato; la vista agisce solo in
seconda battuta.

CAP. 6. LEGGI DELLA PERCEZIONE

6.1 Percezione come sintesi automatica.


Nell'osservare quello che ci circonda, tendiamo ad integrare le parti scure e chiare degli stimoli
visivi e ad organizzarle in forme dotate di significato (distinguiamo ad esempio la penna dalla
scrivania su cui si trova).
Ma la percezione, essendo soggettiva, a volte pu indurre in errore, perche si creano alcune
configurazioni percettive illusorie e noi percepiamo un'organizzazione degli stimoli difforme
rispetto alla realt. Unillusione classica quella della grandezza della luna allorizzonte, dovuta al
confronto che automaticamente facciamo tra lei e ci che le molto vicino, cio le case, gli alberi
(grandezza relativa). Anche il cubo di Necker lo dimostra (vedi pag. 144): sembra sporgente o
rientrante, perch limmagine sostiene entrambe le tesi
Gli studiosi associazionisti (Wundt, Fechner) credevano che la percezione finale degli stimoli fosse
spiegabile con la semplice somma di sensazioni elementari (linee, punti, caratteristiche fisiche dello
stimolo, ecc). Secondo questo modello teorico (sensismo), la pi piccola unit percettiva
costituita dalla sensazione elementare, quindi stimolo prossimale e distale coincidono. Oggi la
psicofisiologia conferma il nesso tra sensazione e percezione: ad una sensazione specifica
(es.:orientamento spaziale dello stimolo) corrisponde lattivazione di un neuroni specifici. Ma molti
altri processi psichici non sono spiegabili in questo modo.
In seguito alcuni studiosi respinsero completamente la concezione elementaristica della percezione
come semplice somma delle parti e sostennero che ci che percepiamo in realt il risultato di una
interazione e di una riorganizzazione globale delle varie parti.
Questi psicologi (Koler, Koffka, Lewin, Wetheimer) costituivano la Scuola psicologica della Gestalt
( forma). In base al loro metodo sono stati perfettamente spiegati alcuni fenomeni bizzarri ed
individuate leggi di organizzazione figurale di ogni tipo di percezione.

6.2 Leggi di organizzazione: figura e sfondo.


Per poter percepire una figura , bisogna che una parte del campo sia distinta e separabile dal resto
del campo stesso, per colore, densit, trama.
Legge 1: legge della sovrapposizione: le forme che si trovano collocate sopra ad altre ci appaiono
come figure su uno sfondo. Se mancano indizi di profondit, questo criterio non funziona. E' il caso
della figura ambigua (es.: un vaso o due profili umani?); non essendoci sovrapposizione, il
cervello non riesce a decidere quale sia la percezione corretta e passa quindi da una soluzione
all'altra.
In altri casi la figura c fisicamente ma a livello percettivo assente (es.:quercia con visi).
Legge 2: legge di organizzazione percettiva della figura data dall'area occupata: la zona distinta e/o
delimitabile che occupa l'estensione minore tende ad essere accolta come figura, mentre quella
dotata di maggiore estensione verr colta percettivamente come sfondo (es.: 4 diagonali nel
cerchio: sono croci finch langolo tra loro non diventa di 45).
La situazione si modifica se uno dei due settori assume caratteristiche grafiche o cromatiche pi
ricche, mentre l'altro rimane bianco. In tal caso tende ad essere percepito come sfondo lo spazio
bianco e come figura lo spazio ricco di particolari o colorato. Anche l'orientamento importante: a
parit di tutte le altre condizioni, le parti orientate sulla verticale e sull'orizzontale del punto di
osservazione tendono ad essere percepite come figure (es.: se nel cerchio le bisettrici si trovano
sulla verticale e orizzontale, vedremo come figura le parti larghe e non quelle strette). Legge 3:
legge di costituzione eidetica: organizzazione percettiva sulla base di un destino comune (es.: la
tigre immobile nel canneto non si distingue, se si muove s perch le sue strisce si muovono tutte
insieme con lei). Questa legge ha carattere universale, poich la usano anche gli animali.
Legge 4: le aree delimitate da un contorno e chiuse tendono ad essere percepite come figure.
Kanizsa ha dimostrato che chiudiamo per anche le figure incomplete, che non esistono (vedi pag.
148). Ci dovuto ad una economia di analisi dei dati sensoriali. Questa illusione talmente
potente che il triangolo inesistente sembra pi bianco del bianco che gli sta intorno! Il punto che
la maggior parte dei dati sensoriali sono inadeguati, perch arrivano distorti, invertiti, oscillanti,
variabili in nitidezza.
La tendenza del nostro sistema nervoso centrale quella di organizzare le afferenze sensoriali nel
modo pi economico e semplice, secondo leggi di omogeneit, continuit, chiusura, destino
comune, buona forma, ecc.

6.3 La logica della percezione (le leggi)


1. Legge della semplicit o della buona forma. Gli stimoli vengono organizzati percettivamente
nella forma pi semplice e coerente possibile (vedi pag. 149).
2. Legge del raggruppamento per somiglianza: in un insieme di elementi disposti
disordinatamente, quelli che si assomigliano tendono ad essere percepiti come una forma e
vengono a staccarsi dagli altri, che diventano lo sfondo. L'emergere percettivo della forma pi
forte, se alla somiglianza si sommano altri fattori di organizzazione (simmetria, vicinanza,
continuit, orientamento e contrasto cromatico) (Kohler).
Quando l'ambiente sensoriale totalmente omogeneo e non esiste alcun punto che si distingua
dall'altro, si ha un campo vuoto (Ganzfeld per i gestaltisti). Dopo qualche secondo, per le leggi
della percezione, il Ganzfeld si organizza da s ed il soggetto inizia a percepire la terza dimensione,
(vedi pag. 152, figg 6.11-6.12), ancorandosi alla simmetria, la chiusura, la vicinanza ecc. Qui entra il
gioco il vantaggio mnestico della salienza, cio ci sono stimoli che si imparano prima in quanto si
fanno notare, risaltano percettivamente.
3.La legge della buona continuazione. Vediamo gli stimoli pi semplici e meno discontinui (vedi.
pag 152, fig. 6.10). E dobbiamo sforzarci per vedere qualcosaltro, se c. Per cui, a parit di
condizioni come unit percettiva si impone quella che offre il minor numero di cambiamenti o
interruzioni.
Esperimenti sulla deprivazione sensoriale
Bexton e Scott fecero addormentare dei soggetti con degli schermi traslucidi sugli occhi e
dei manicotti di cartone sulle braccia e mani. I tempi di addormentamento furono variabili,
ma tutti denunciarono un disagio crescente e noia. La deprivazione sensoriale visiva e tattile
provocava decadimento della reattivit intellettuale: pensiero disorganico, allucinazioni
visive e uditive.
Esperimenti compiuti da Canestrari hanno dimostrato che i soggetti hanno spostamenti della
strutturazione dalla globalit allanaliticit. Shurley ha immesso i suoi soggetti in una piscina
ed ha osservato che, privati anche della gravitazione, avevano allucinazioni violente e stati di
ansia o euforia. Ne consegue che lattivit percettiva fondamentale per larmonia psichica.
Farn ha quindi osservato che per il regolare funzionamento del SNC ci vuole un
bombardamento di stimoli in stato di veglia. In mancanza di ci si provoca nella persona uno
stato non dissimile dal sonno, che appunto la condizione di quellallucinazione che il
sogno.

6.4 Lo sviluppo della percezione.


Le leggi della percezione sono anche dette autoctone, perch innate e non apprese. Per c una
progressione evolutiva, infatti un neonato non operano le stesse leggi di un adulto. Ovviamente si
sono fatti studi indiretti, cio vedendo quando interrompeva la sua attivit per concentrarsi su uno
stimolo e quindi misurando il tempo di fissazione visiva dello stimolo (se usa tempi diversi per
due stimoli vuol dire che li percepisce come diversi). Si cos visto che sono subito in gradi di
discriminare colori diversi e forme diverse (fissano pi la figura umana che altre forme) ed anche la
profondit e le differenze tonali dei suoni. Pi tardi arriva la costanza percettiva, cio pu ad es.
indicare una statua dicendo bambola. Levoluzione percettiva comunque assai rapida.

6.5 La tridimensionalit.
La percezione di movimento si collega direttamente alla percezione della distanza e/o della
profondit di un oggetto visivo. Un oggetto appare muoversi verso di noi, per esempio, se la sua
immagine proiettata sulla retina diventa pi grande.
In un esperimento, (vedi pag 154) in mancanza di riferimenti, il cervello organizza secondo l'unico
dato che varia: la grandezza dell'oggetto proiettato sulla retina, e percepisce deduttivamente un
altro oggetto a distanza fissa (poich mancano indizi di un suo movimento) come se mutasse di
dimensione (poich la sua immagine proiettata sulla retina muta apparentemente di grandezza nel
corso dellesperimento).
Perch? Perch non ci sono indizi di profondit. Quindi percepiamo loggetto di grandezza
variabile ma fisso. Se ci fossero gli indizi la grandezza sarebbe costante e si sposterebbe avanti e
indietro.
Gli indizi di profondit si distinguono in fisiologici e pittorici/psicologici. Gli indizi fisiologici
rispecchiano i meccanismi di cattura del segnale visivo da parte dei recettori sensoriali. Essi sono:
messa a fuoco ed effetto di parallasse.
Gli indizi di profondit pittorici (quelli che consentono di riprodurre in un disegno bidimensionale
l'effetto percettivo della profondit) o psicologici (rispecchiano il funzionamento mentale di
organizzazione dei dati sensibili) sono:
- grandezza relativa: a parit di tutte le altre condizioni, l'oggetto pi grande viene percepito come
pi vicino. La grandezza percepita origina da un confronto fra la grandezza dell'oggetto e altri
elementi. Se per il campo vuoto limmagine pi grande non sembra avvicinarsi ma dilatarsi.
- luminosit: l'oggetto pi luminoso appare come pi vicino.
- prospettiva aerea e lineare: gli oggetti pi nitidi e brillanti sono percepiti come pi vicini.
Gli indizi fisiologici sono assai meno forti di quelli psicologici e, in caso di contrasto, i secondi
prevalgono nettamente sui primi.

6.5 I fenomeni stereocinetici e le illusioni di movimento


Che le leggi della percezioni siano fattori autoctoni dimostrato dal fatto che anche i bambini
piccoli percepiscono la realt nel rispetto di questo tipo di leggi.
Altra prova che queste leggi spesso ci fanno percepire le cose in netto contrasto con l'esperienza
e con la logica. In alcuni casi vediamo la presenza di oggetti inesistenti, oppure distorciamo le
qualit reali delloggetto. Le illusioni di movimento, queste ultime cio, sono moltissime e
generalmente di due tipi: ci che bidimensionale diventa tridimensionale oppure ci che fisso
appare in movimento. Ad esempio, il movimento stroboscopico (es.: accendendo due lampadine
poste non lontane, in rapida alternanza, invece di percepire due punti luminosi, se ne percepisce
uno solo che si sposta) oppure il cinema. Conta molto la cadenza della proiezione, quella perfetta
18 fotogrammi al secondo.
Daltronde, usiamo lo stesso meccanismo di percezione del movimento anche nella realt
quotidiana, fondiamo immagini diverse in punti diversi del mosaico retinico!
Un altro aspetto importante la costanza di forma. Se un oggetto si sposta nello spazio, proietta
sulla retina unimmagine che cambia dimensione con la distanza. Per questa dimensione ci appare
costante, perch la contestualizziamo con lambiente e gli altri oggetti. Sono costanti i rapporti dei
singoli elementi tra loro. Talora, la percezione di movimento nasce da un movimento reale, ma
colto in modo illusorio. E' il fenomeno del trapezio rotante di Ames: se una figura a forma di
trapezio irregolare viene fatta ruotare sull'asse verticale, ad una distanza di alcuni metri non la
vedremo ruotare, ma oscillare a destra e a sinistra ( finestra di Ames). Il meccanismo di questa
illusione, secondo Canestrari e Farn, deriva dalla compresenza e congruenza di forti e coerenti
indizi di profondit. ()

Linterpretazione di Canestrari del trapezio rotante.


Ogni volta che si fanno ruotare stimoli aventi indizi sulla loro dislocazione spaziale non si
percepisce il movimento rotatorio ma oscillatorio in cui parte dello stimolo appare pi vicina
allosservatore e parte pi lontana. Le ragioni per cui ci accade ci permette di prevedere che
ogni indizio in grado di darci impressione di profondit anche in grado la percezione
illusoria del movimento oscillatorio. Inoltre questi studi legano gli indizi pittorici a quelli
legati al movimento, infatti la distanza a cambiare le cose. Osservando il fenomeno dalla
distanza sbagliata, da troppo vicino, esso sparisce. Si tratta dellentrata in gioco della
parallasse di movimento: il cambiamento di posizione di un oggetto che risulta dal
cambiamento di posizione dellosservatore.

I fenomeni stereocinetici consistono invece nella creazione della percezione illusoria di


tridimensionalit di figure piane poste in movimento (vedi pag. 158), oppure nella induzione
percettiva di un movimento relativo fisicamente inesistente in due figure poste in moto rotatorio.
Accadono per lo stesso motivo dei fenomeni stroboscopici: la sintesi percettiva operata dal sistema
corticale.
6.6 Le illusioni percettive ottico-geometriche
Questo tipo di illusioni consiste nella percezione distorta dei rapporti spaziali e geometrici fra gli
oggetti. La grandezza percettiva infatti non data dalla grandezza reale dell'oggetto, n dalla
grandezza dell'immagine proiettata sulla retina, ma dalla sua distanza apparente da noi! (es.: la
camera di Ames, vedi pag. 160) ed collegata al rapporto tra loggetto e il contesto di riferimento.

Se un oggetto si allontana diventa pi piccolo, ma mantiene invece una grandezza costante, per il
nostro SNC, perch opera il confronto con gli oggetti intorno. Infatti, nella camera di Ames, la
regolarit apparente della camera (che invece distorta) fa da riferimento al SNC e ci dimostra
che la nostra esperienza passata (il bambino devessere pi basso) non influisce affatto sulla
percezione. E che le proporzioni dellambiente influiscono sugli oggetti contenuti. Possiamo quindi
dire che, se lambiente non distorto, ci che vediamo ci che fenomenologicamente ? No!
Questo accade perch anche ogni parte di un oggetto diventa un micro-schema di riferimento per
la percezione del resto. Sono possibili molte discrepanze!
Un esempio di ci sono le illusioni ottico-geometriche (es.: una figura circolare ha la stessa
luminosit, ma appare diversa a seconda dello sfondo su cui posta, se chiaro o scuro; oppure la
disparit illusoria della grandezza di due segmenti della stessa lunghezza che si concludono con
linee a punta convergenti o divergenti ( illusione di Muller-Lyer).

6.8 La percezione uditiva e la musica.


Il fattore Tempo contribuisce, nel caso dei suoni, allorientamento spaziale, a localizzare il suono ma
anche per il ritmo, la melodia. Nel caso della musica la percezione segue le stesse regole dettate
dalla Gestalt per la percezione visiva: costanza della forma, di grandezza, di colore
(tonale),simmetria. Anche qui abbiamo delle illusioni uditive. Ci sfruttato volutamente in alcune
elaborazioni elettroniche. Ma nella musica ci sono molti attributi non presenti nel singolo elemento
sensoriale (intensit/altezza, densit/volume, brillanza, melodia, armonia, ritmo; timbro, dato
dallarmonica del singolo strumento, che modifica la qualit del suono).
Mentre il linguaggio verbale pu usare una serie limitata di convenzioni lessicali, la musica pu
usarne molti di pi, pi ricca e libera. Ci per non vuol dire che non ci siano dei codici espressivi,
cio delle modalit di stile precise (drammatico, comico, folk ecc) e questo implica lesclusione di
alcuni strumenti e timbri.
Le filastrocche infantili hanno un po tutte le stesse caratteristiche in aree geografiche lontanissime,
questo vuol dire che obbediscono a dei criteri di percezione musicale identici. Esistono infatti
modalit di comunicazione adatte solo ai bambini piccoli, con una disposizione di note e ritmi
adatta a loro.
Infine, come per le disparit di parallasse, anche le orecchie hanno qualcosa di simile. Se il suono
viene da destra, lorecchio di sinistra percepir un suono di intensit minore, lo avvertir con un
leggero ritardo temporale e leggermente alterato dalla risonanza dovuta alla presenza intermedia
del cranio. I neuroni per operano unanalisi finissima del suono e ricompongono tutto.

6.9 Psicologia comparata della percezione.


Anche gli animali hanno delle illusioni percettive. Le figure di Kanizsa sono visibili anche ai gatti ed
alle api. Levidenziazione della figura sullo sfondo viene osservata in specie diverse. Non entrano in
gioco meccanismo cognitivi di alto livello, negli animali, quindi la spiegazione del perch
mammiferi evoluti come noi e meno evoluti hanno le stesse reazioni sembra essere che il risultato
della pressione evolutiva ha portato a selezionare la risposta percettiva ottimale per sopravvivere e
adattarsi. Sia per predare che per fuggire necessario distinguere loggetto dallo sfondo, ad
esempio. E quindi il sistema percettivo unico, indipendentemente dal tipo di sistema cerebrale,
sia ad encefalo che a strutture a plesso gangliare.
CAP. 7. IL PENSIERO RAZIONALE E IRRAZIONALE

7.1 Le funzioni mentali adattative


Le funzioni mentali superiori sono le abilit o funzioni che la specie umana presenta in modo
nettamente distinto, per livello o qualit, rispetto ad ogni altra specie. Queste funzioni, che negli
animali sono quasi inesistenti, sono il linguaggio e l'intelligenza.
Tuttavia, se consideriamo una definizione non troppo restrittiva di tali funzioni, vediamo che
nessuna forma di vita del tutto priva della capacit di modificare il proprio comportamento in
seguito a variazioni o stimoli dell'ambiente, n di un qualche sistema di comunicazione
intenzionale ed emissione articolata di segnali comprensibili da altri individui della stessa specie o
di una specie diversacio di forme di linguaggio.
La struttura mentale che sta alla base di queste forme di plasticit della condotta (o di sistemi di
comunicazione negli animali) si rivela per sempre e comunque profondamente distinta da quella
umana e con precise e fondamentali limitazioni.
Molti animali presentano certe capacita di manipolazione ed articolazione della condotta, che a
prima vista sembrano fornire una prova di grande intelligenza e di comportamento volontario e
finalizzato. Tutto questo per dipende dal fatto che sono situazioni di routine, in cui si sono ben
adattati (costruzione nidi, caccia, migrazione).
Se per si introduce una variazione ambientale che richiede un processo adattivo della condotta
complessa, propria dell'animale, in genere l'animale non sembra tenerne conto e prosegue nel suo
comportamento complesso di sempre, che risulta quindi stereotipato e non adattabile ( rivela che
tale condotta e messa in atto senza consapevolezza dei fini). Fare un paragone tra le modalit di
adattamento e comunicazione degli animali e quelle dei bambini piccoli molto sbagliato.
Alcuni comportamenti istintivi e non adattabili, non intelligenti, li ritroviamo in modo del tutto
saltuario e residuale anche nell'uomo. Come regola generale, possiamo dire che l'uomo e una
specie assai poco specializzata, quindi intrinsecamente pi adattabile ad ambienti molto
diversificati.

7.2 Definire l'intelligenza


La definizione di intelligenza comprende una serie di capacit che sono:
- possesso di una buona disposizione a memorizzare ed apprendere;
- abilit nel risolvere problemi;
- attitudine a capire in fretta;
- arguzia;
- elasticit degli schemi mentali.
Lintelligenza per una capacita ben distinta da ciascuna di queste parti prese singolarmente,
poich una sola di queste caratteristiche, anche se posseduta in alto grado, non segnale
automatico di intelligenza ( pu essere posseduta anche da soggetti di intelligenza modesta o
visibilmente deficitaria). In realt sono tutti indizi.
Molti psicologi, invece di dare dell'intelligenza una definizione astratta, preferiscono definizioni di
tipo empirico e funzionale, legate a verifiche materiali e alla traduzione di tali verifiche in punteggi
e misure oggettive.
Stern, afferma che l'intelligenza la capacita generale di adattare il proprio pensiero e condotta di
fronte a condizioni e situazioni nuove. L'intelligenza viene quindi proposta come misura della
plasticit degli schemi logici e comportamentali, come misura della creativit e compliance
ideativa.
Claparde, afferma che l'intelligenza la capacit di risolvere, con l'aiuto del pensiero, problemi
nuovi. Wertheimer, Kohler, Neisser sottolineano che l'intelligenza permette di ristrutturare i dati
di un problema o di una percezione e che quindi il comportamento intelligente non e soltanto di
tipo logico, ma anche sintetico, intuitivo e creativo ( per intelligenza creativa si intende la
capacit di immaginare un'alternativa, non banale, nella percezione od uso di qualcosa. Questa
richiede la capacita di cogliere le propriet fondamentali di una percezione, di avere quindi una
visione di sintesi delle propriet di un oggetto o di un evento. Al contrario, lintelligenza astratta sa
esaminare scomponendolo un problema, isolandone i fattori con lanalisi logica. In genere non
coesistono tutte e due nella stessa persona).
Il comportamento intelligente (nel senso di invenzione di una nuova strategia) si oppone alla
tendenza innata del pensiero ad affrontare i problemi nuovi utilizzando in modo privilegiato e
meccanico gli schemi di soluzione che si sono dimostrati efficaci nel passato. L'avere nel patrimonio
cognitivo un ragionamento che in passato si dimostrato valido rende molto pi difficile infatti
scoprirne uno diverso. Se un docente insegna un certo modo di risolvere un problema ai suoi allievi
e poi cambia un elemento del metodo, vedr che per loro una cosa automatica diverr
improvvisamente difficile (es.: Wetheimer e larea del parallelepipedo, vedi pag 171). Wertheimer
distingue allora due tipi generali di pensiero: uno di tipo riproduttivo, l'altro di tipo creativo (o
produttivo).

Si pu insegnare la creativit?
Lesperienza rappresenta spesso un problema per risolvere i problemi. Due dei problemi
pi frequenti nella nostra capacit di risolvere un problema sono la fissit funzionale e il set
mentale.
La fissit funzionale: ne parla Duncker, dimostrando che lirrigidimento del pensiero si
supera con una riorganizzazione radicale (nel caso del suo esperimento con le candele e le
scatole, vedi pag 173) dello spazio. Ci pu essere ottenuto sia vedendo se il soggetto ci
arriva da solo, sia insegnandoli un nuovo metodo, facendolo cio deconcentrare dalla
precedente procedura e lasciandogli scegliere il suo modo di risolverlo, privilegiando ad
esempio una sequenza temporale di azioni oppure spaziale. A volte metodologicamente
infatti vale la pena di ricominciare da capo il percorso di soluzione, piuttosto che andare
avanti per forza! Infatti, se il tempo dedicato alla soluzione troppo lungo e lattenzione
troppo intensa, il campo si irrigidisce e non si lascia riorganizzare. Quindi non bisogna
restare troppo legati ad un dato approccio.
Il set mentale dimostra la stessa cosa: una volta imparato a risolvere dei problemi simili, se ci
viene presentato un problema pi facile si user la stessa procedura.
Il set tuttavia molto importante nellorganizzazione percettiva! Garantisce risposte adatte a
certi stimoli. () Ed alcuni hanno obiettato che esso ha molto senso: economizza le energie,
rende pi veloce la situazione. Maier sottoline ai suoi soggetti che era necessario variare il
tipo di attacco per risolvere il problema e ci bast per migliorarne il rendimento. Questo
dimostr che si pu insegnare a qualcuno a sgombrare il terreno, ma non si pu insegnargli
un modello di soluzione per forza.

Cattel ha invece distinto due tipi di intelligenza: una componente fluida ( che corrisponde alla
disponibilit adattiva e modificativa di schemi logici) e una cristallizzata ( che corrisponde alla
disponibilit e facilita d'uso ottimale di schemi incamerati).
Riguardo alla formazione del pensiero creativo, una teoria di tipo olistico (Wertheimer, Duncker e
Mooney) spiega il comportamento creativo e l'atto di rivolgimento del pensiero ad esso
soggiacente come frutto del rapporto fra le esperienze vissute, gli avvenimenti ed una produttivit
generale. Secondo questo schema, esisterebbero diversi tipi di creativit.
I teorici associazionisti ritengono la creativit derivante da una serie di condizionamenti. Il soggetto
creativo godrebbe di un patrimonio di associazioni pi ricco e pi stabile e potrebbe disporre
quindi di una serie di collegamenti o catene associative molto pi ricca ed adattabile.
Il gruppo di ricerca strutturalista ha invece concepito la strada verso l'innovazione creatrice come
un processo di assimilazione e rimaneggiamento della struttura logica, costituito da 4 tappe:
la sensibilit alle dinamiche centrali del problema, la fluidit ideativa, la flessibilit nella
manipolazione delle immagini mentali e l'originalit.
A partire da questo Torrance ha definito 16 modalit per favorire lo sviluppo creativo. Il mondo
scolastico in genere non favorisce lo sviluppo di personalit creative, viste come elementi di
disturbo. Si parte dallintrospezione, ascolto, osservazione.

7.3 Il pensiero logico


Il pensiero logico (o pensiero razionale o pensiero operatorio) coincide con l'abilita di effettuare
operazioni mentali astratte.
La logica pu essere studiata in modo del tutto astratto, in modo estraneo alla psicologia, come
disciplina che esamina le categorie e le relazioni fra categorie concettuali (in matematica ad es.),
senza fare ricorso a verifiche di tipo empirico.
Le leggi logiche sono fondate su assiomi indimostrabili ed irriducibili, tuttavia possono rientrare in
un discorso sull'uomo se vengono utilizzate come criterio di riferimento per valutare le tappe del
pensiero umano nel percorso che esso compie, a partire dal dato e dalla sua organizzazione. Ci
stato verificato empiricamente in 3 ambiti: ragionamento induttivo, deduttivo e soluzione di
problemi/assunzione di decisioni.
Nella logica deduttiva abbiamo a che fare con preposizioni concatenate tra loro in modo che le
conclusioni derivino dalle premesse, secondo uno schema sillogistico (due premesse, una primaria
ed una secondaria, ed una conclusione valida ma la conclusione potrebbe anche essere non
valida, se non segue le regole della logica; oppure valida ma non vera se una delle premesse
falsa; o anche, al contrario, vera ma non valida se la conclusione non tratta dalle premesse,
oppure falsa ma valida - vedi pag 176).
Una prima regola logica ci dice che necessario il modus ponens: se solo A implica B e poniamo A,
dobbiamo porre anche B. La seconda regola il modus tollens: se A implica B e B falso, anche A
falso.
In conclusione, un sillogismo valido da un punto di vista logico, anche se le premesse non sono
vere, infatti, esso funziona!
Nella logica induttiva invece le conclusioni non sono certe e necessarie, ma solo presumibilmente
corrette: le premesse non sono cos stringenti, in questo caso. Le conclusioni sono solo possibili. Il
processo la sola possibilit di collegare due fattori, riempiendo lassenza di elementi intermedi.
Per cui per sapere se il ragionamento induttivo funziona ci vuole la prova empirica.

7.4 Gli errori logici del pensiero quotidiano


Si visto che complicando di poco la logica dei sillogismi molte persone si sbagliano. Molti
pensano che se A vero anche B lo , o che se B lo anche A lo ; e viceversa se falso. Ci stato
dimostrato dalla prova di Wason (vedi pag. 178), per la quale la maggior parte delle persone cerca
la conferma di un dato e non verifica la sua falsificazione. Per dimostra anche che sono anche in
difficolt col maneggiare il pensiero astratto, quando cio non agganciato a qualcosa di concreto.
Tutta la nostra attivit mentale si fonda su questo ed anche il linguaggio si basa su concetti
concreti molto semplici.

Ragionamento.
La capacit di ragionare degli adulti pu essere influenzata dalla familiarit del materiale
sottoposto, dalla modalit di presentazione, dalle istruzioni dei problemi logici sottoposti.
Wason lo ha dimostrato con un esperimento. Sottoponeva 4 carte tolte da un mazzo. Ogni
carta aveva su un lato una lettera e sullaltro un numero. Veniva chiesto quale carta girare
per vedere se la regola vocale su un lato/numero pari sullaltro fosse vera o no (questa
regola si chiama implicazione materiale) (vedi pag 179). Quindi avrebbero dovuto voltare
quella con la vocale ma anche quelle col numero dispari, per verificare che anche i numeri
dispari non rispettassero la stessa regola (pure se non era stato detto), ma pochissimi lo
facevano! ()

Un altro esempio di condotta mentale intelligente consiste nella costruzione e verifica della validit
di unipotesi. Mentre per lo scienziato ragiona cercando conferme per esclusione, la tendenza
generale e spontanea della gente solo quella di cercare conferme allipotesi di partenza. E lo
stesso problema di sopra: le informazioni positive sono gestite e quelle negative no. Si diventa
come ciechi alle disconferme della regola. Questo dipende dallabitudine a cercare conferme
positive, dalla rigidit che ne deriva, per economizzare gli sforzi. Per il risultato routinario,
povero, anche se certo chiaro che non possiamo affrontare sempre i problemi come se fossero
delle novit. Perderemmo troppo in velocit. Se per la routine non funziona, allora necessario il
pensiero euristico, cio cercare soluzioni di nuovo tipo quando quelle consuete non portano a
risultati. ()
7.5 Lintelligenza alla prova: il problem-solving
La soluzione di problemi un tipo di condotta che deriva dal possesso dell'intelligenza e che
spesso oggetto di ricerche di laboratorio. In particolare, la costruzione di situazioni problematiche
e l'analisi dei passaggi intermedi verso la soluzione sono alla base di molte tecniche diagnostiche e
psicometriche dell'intelligenza. Le pi note sono le prove piagetiane, con le quali si pu definire
oltre che la qualit anche il livello evolutivo delle operazioni mentali. Esse sono un test su misura
per il soggetto che ne individua la fase di sviluppo cognitivo raggiunto.
Trovare una soluzione al problema significa trovare il percorso da seguire per passare dallo stato o
disposizione iniziale a quello finale.
Il primo e fondamentale passo sta nella capacita di generare mentalmente delle alternative. Per
poterlo fare bisogna capire come funzionano le cose nel problema che ci stato presentato,
ovvero prevedere che cosa dovrebbe succedere in seguito ad una particolare mossa.
La prefigurazione delle alternative future l'esplorazione dello spazio del problema. Una delle
maggiori difficolt che incontra la gente comune consiste proprio nell'incapacit di immaginare
correttamente lo spazio del problema e di figurarsi la rete delle alternative possibili.
I cognitivisti dicono che lo spazio del problema definito da queste tre componenti:
1) Stato iniziale: l'informazione incompleta con la quale si affronta il problema e che corrisponde
alle coordinate generali della situazione di partenza.
2) Mete o finalit insite nel problema: insieme di informazioni relative alla condizione che coincide
con la soluzione del problema stesso.
3) Set o insieme di operazioni: le manipolazioni dello stato iniziale, attraverso le quali le coordinate
che definiscono la situazione finiranno per avvicinarsi allo stato finale (o meta risolutoria del
problema).
In realt, quello che viene analizzato nei test di problem-solving solo un aspetto della condotta
intelligente, definibile anche stile cognitivo.

Perch non riusciamo a risolvere un problema.


Perch complesso o irrisolvibile, perch abbiamo un deficit intellettivo, perch qualcosa ci
fa ragionare in modo scorretto. Ad esempio, la legge della buona forma ci impedisce di
farlocome nel caso del problema dei 9 punti (vedi pag 183), dove determina una fissit
funzionale (la configurazione quadrata). Naturalmente pu entrare in gioco anche
linsicurezza del soggetto e la sua paura di sbagliare. Una strategia generalmente utilizzata per
risolvere un problema (che va quindi considerata come modello anche per i programmi di
simulazione) non quella irrealizzabile di seguire tutte le alternative, ma quella di prefigurarsi una
particolare alternativa gerarchicamente prioritaria e di metterla alla prova concretamente. Una
strategia molto elementare, che si attua quando il soggetto ha difficolt a capire qual lo spazio
del problema o non ha elementi sufficienti a decidere tra molteplici soluzioni, quella che procede
per tentativi, per prove ed errori.
La strategia che porter infine alla soluzione del problema otterr cos una conferma o rinforzo
(detto condizionamento operante) ed quella che verr premiata e memorizzata, cosi da essere
riprodotta per prima in seguito.

Altra possibilit procedere per analogia. Si cercano nel nuovo problema aspetti comuni ad altri
gi risolti. Questo modo si usa anche nei test.
Questo risponde ai cosiddetti programmi di evoluzione, che sono 3.
1. La selezione naturale/trasmissione dei caratteri pi adatti a garantire la sopravvivenza
2. Modificazioni adattative acquisite grazie ai processi di tipo associativo
3. Schemi neuronali complessi attraverso i quali si pu ristrutturare del tutto lapproccio ai
problemi. Variando la loro logica, varia anche lapproccio (es.: lanalogia).

7.6 La creativit.
E il risultato di un processo personale che conduce alla realizzazione di idee giudicate nuove ed
originali ed innovative da parte di una comunit di esperti o del pubblico. Quindi non sta tutto
nella dimensione individuale, occorre il consenso. Anche il concetto di tradizione, daltronde, per
essere individuato come tale, ha bisogno del consenso.
Lambito artistico quello per eccellenza usato per indagare la creativit. La spinta allinnovazione
qui imprensicindibile. Chi fa lartista ha delle capacit che le ricerche hanno dimostrato non esserci
nei non-artisti, in termini di discriminazione dei colori, luminosit, orecchio assoluto, abilit verbali.
Tuttavia, non basta essere un esperto per essere un innovatore. Si potrebbe anche restare
intrappolato nelle conoscenze che si hanno gi.
Quindi, volendo definire la creativit, va detto che essa un processo di elaborazione del pensiero
di tipo aperto e produttivo, piuttosto che chiuso e riproduttivo. Il pensiero creativo stato anche
definito pensiero laterale (De Bono) che si distingue da quello verticale. Esso apparentemente
illogico, perch segue una logica diversa, quella della percezione.
Il pensiero verticale logico, selettivo, quello laterale generativo; il verticale logico, sequenziale,
laltro esplorativo. I due si integrano.
Una delle tecniche che sviluppino il pensiero laterale quella della provocazione: si tratta di
costruire delle idee folli, assurde, illogiche, come punto di partenza per trovarne altre innovative e
logiche.

7.7 Le intelligenze non umane


La ragione considerata una prerogativa umana, ma oggi sappiamo che ad esempio il linguaggio
non il risultato della nostra potenza cognitiva, ma il frutto di una programmazione innata. Cos, si
studia lintelligenza animale. Oggi si ritiene che forse siano in grado di programmare le loro azioni.
Per fare questi studi bisogna conoscere la specie che si affronta, la storia dellanimale oggetto
dellesperimento.
Se un uomo viene allevato isolatamente dai suoi simili non sviluppa unintelligenza uguale agli altri.
Anzi, uguale a quella degli animali. E il contesto sociale che sviluppa le nostre abilit e
competenze. Altrimenti resta come lanimale, nelleterno presente, statico ed irriflessivo. Lanimale
comunica in modo rigido, mentre luomo, al di l che crediamo, parla per pensare: per questo che
siamo autocoscienti.

7.8 Lencefalizzazione: ontogenesi e filogenesi.


Per la teoria dellevoluzione le differenze tra uomo e animale sono solo quantitative. Ma se
guardiamo il linguaggio ci rendiamo conto che rappresenta una barriera incolmabile tra noi e loro.
Solo noi siamo capaci di una reale comunicazione. Ma cos la comunicazione e cosa il linguaggio?
La comunicazione un fenomeno generale, presente ad ogni livello del regno animale. I segnali
possono essere emessi con canali diversi: olfattivo, visivo, tattile,vocale. Ogni segnale appartiene ad
un codice ed necessario che emittente e ricevente usino lo stesso. Ovviamente i segnali possono
anche essere la danza delle api
La classificazione dei codici di comunicazione avviene sulla base di due fattori: larticolazione dei
segnali a un codice e la possibilit di modificare la quantit di informazione a seconda delle
circostanze. Un codice articolato quando ha due livelli: il primo dei segni (unit che trasmettono
significato), il secondo quello delle figure (non trasmettono). Il linguaggio umano ha tipicamente
entrambe i fattori: le parole che trasmettono ed i fonemi che non trasmettono. Il vantaggio di
questo sistema che le figure si possono convertire in segni e le possibilit di abbinare i segni
sono infinite.
Il secondo fattore importante, se le condizioni in cui vive la specie sono variabili.
Si parla anche di regole fonetiche e regole sintattiche. Sono due meccanismi moltiplicatori. Le
prime consentono appunto, partendo da sole 21 lettere, di comporre un numero infinito di parole.
Le seconde sono un meccanismo linguistico che ricombina i segni in preposizioni e proposizioni,
per cui partendo da un numero gi alto di parole si pu comporre un numero infinito di enunciati.
C poi una distinzione tra linguaggio e lingua. Il primo significa comunicare sulla base di una
struttura doppiamente articolata. La seconda una realizzazione particolare del linguaggio
generale. Nessuna delle due deve per essere necessariamente vocalica: possono essere gesti,
caratteri scritti, bit, ecc.
C poi il cervello umano, che ha delle particolarit sue. Innanzitutto, il cervello decisamente
grande, quindi abbiamo un indice di encefalizzazione pi alto. La grandezza dellorgano per di per
s non indica intelligenza, piuttosto la quota di cervello che gestisce le funzioni cognitive elevate,
cio la neocorteccia: ed infatti la quantit di neocorteccia che ci distingue dagli animali!
Altra specificit del nostro cervello la sua specializzazione: emisfero destro (ricezioni, spazio,
emozioni), emisfero sinistro (analisi, sequenze, lingua), che non completa alla nascita ma si
sviluppa mano mano. Questa specializzazione non c nei primati antropoidi.
A sua volta lencefalo suddivisibile in 4 lobi:
-parietale (integrazione e sensi)
-frontale (motorio)
-temporale (memoria)
-occipitale (visione).
I primi 3 sono pi sviluppati a scapito del quarto.
Le zone deputate al linguaggio sono larea di Broca (combina i fonemi in parole) e quella di
Wernicke (identificazione e selezione suoni verbali). Esse si sono evolute per ultime nella specie
umana.
I suoni per sono prodotti dalla bocca, lingua e faringe. Nella maggior parte dei vertebrati queste
aree sono principalmente usate per lapparato respiratorio ed alimentare, solo nelluomo hanno la
piena capacit articolatoria.
Si ritiene che il linguaggio si sia evoluto lentamente nellUomo (teoria gradualista), parallelamente
allo sviluppo morfologico, gradualmente; oppure che laumento della capacit cranica sia correlato
non tanto al potenziamento del linguaggio ma ad un generale miglioramento delle capacit
cognitive. Poi, ad un certo punto dello sviluppo, ci sarebbe stato solo nelluomo lemergere
improvviso e rapido del linguaggio su capacit cognitive gi evolute (teoria del salto linguistico).
Questo sviluppo segnerebbe il confine tra capacit cognitive primitive e moderne.
Nelle grandi scimmie antropomorfe la capacit cranica un terzo di quella umana. Se teniamo
conto del fatto che queste scimmie sono fisicamente grandi e che molta parte del SN serve solo a
gestire le attivit di base, allora la dimensione del cervello ovviamente proporzionata alle
dimensioni fisiche. E quindi quello che conta, pi che la dimensione in s, la quota utilizzata per le
funzioni cognitive alte come il linguaggio.
In pi, la nostra superficie neocorticale presenta comunque pi circonvoluzioni rispetto agli
scimpanz: se anche questi ultimi avessero il nostro cervello, noi avremmo comunque pi
neocorteccia. Le aree di Broca e Wernicke sono poi assenti negli scimpanz.
E poi noi umani abbiamo anche un apparato vocale sviluppato. Quello degli scimpanz simile al
nostro, ma ha forti differenze anatomiche che non aiutano larticolazione (no vocali a/i/u,
mandibola tale da non poter articolare le consonanti.

CAP. 8. NOZIONI DI PSICOLINGUISTICA

8.1 Strutture elementari e universali del linguaggio


Il linguaggio verbale si fonda sulla emissione di suoni. Nonostante esista la possibilit di produrre
un'infinita variet di suoni, i suoni utilizzati da tutte le lingue conosciute sono poco pi di 200 e la
maggior parte delle lingue utilizza circa 30 fonemi (27-29 in italiano). In realt i fonemi sono un p
pi numerosi, poich non coincidono con le lettere dell'alfabeto nelle loro varie combinazioni, ma
con le minime unit del linguaggio che distinguono un significato.
Da questa definizione deriva che sono fonemi anche le inflessioni (interrogativa, enfatica, ironica..)
ed alcune combinazioni di fonemi alfabetici (per es. il raddoppiamento, l'elisione, l'accorciamento).
I fonemi dell'italiano senza inflessioni dialettali - sono una quarantina. Anche integrando con le
varianti pi forti (napoletano e veneto) fa sempre una quarantina, perch si tratta di sostituzioni e
non di aggiunte.
Solo alcuni fonemi sono comuni a tutte le lingue ed hanno un carattere di universalit.
Una volta appresi, i fonemi tendono ad automatizzarsi e ad agire come filtro percettivo: il soggetto
si abitua in questo modo ad essi e non riesce a distinguere e riprodurre fonemi che appartengono
ad altre lingue. Ad esempio, i giapponesi non hanno la r
I morfemi sono le pi piccole unita linguistiche dotate di significato. E' un morfema sia una parola
intera che un elemento non autonomo che modifica il significato se viene prefisso o suffisso ad una
parola. Il primo tipo si chiama morfema libero, il secondo morfema legato.
Il lessico l'insieme dei morfemi e delle loro varianti che vengono utilizzati da una lingua o codice
linguistico. Ci sono lingue con un patrimonio lessicale di 4000 (swahili), fino alle lingue
anglosassoni con 800.000 parole.

Mezzi di comunicazione.
Che succede se non disponiamo di vista e udito per comunicare? Possiamo usare:
1. Il linguaggio possiamo trasmettere milioni di elementi informativi distinti. Pu essere
verbale o gestuale (sordomuti). Il secondo pi semplice almeno sulla carta, perch le sue
varianti (francese, italiana, britannica, nordamericana, latinoamericana) lo hanno reso pi
complesso.
2. La scrittura. Spesso pu inglobare un alto livello di immagini (geroglifici, pittogrammi) o
medio (ideogrammi)
3. Il disegno. E un veicolo limitato e specializzato. Si usa nella danza, nei diagrammi.
4. Limmagine. Una fotografia o il cinema possono essere poste in sequenza, accrescendo di
valore significativo.
5. Lespressione paraverbale. Riso, pianto, enfasi espressiva, comunicano. Anche la distanza
tra parlante e ascoltatore ci rientra: diffidenza o cordialit?
6. Azione. Alcune condotte (schiaffo, carezza ecc) sono informazioni i quali arricchiscono la
comunicazione.
Il lessico d'uso (composto dalle sole parole che ricorrono con maggiore frequenza) tuttavia molto
stabile nel confronto tra le diverse lingue ed oscilla tra i 5000 ed i 9000 elementi.
Il linguaggio non e un semplice sistema di segnalazione ma si fonda su di una relazione
convenzionale fra strutture fonematiche e designazione di significati (ovviamente fanno eccezione
le parole onomatopeiche, da bang a ninna nanna). Nel sistema di segnalazione vocale degli
animali, l'espressivit spesso di tipo onomatopeico, ma comprensibile a tutte le specie in quanto
usano un codice universale. In quanto privi di un codice di trasposizione convenzionale, i segnali
vocali degli animali non costituiscono un linguaggio in senso umano e, a differenza del linguaggio
umano, non subiscono varianti locali di gruppo e di uso. Alcuni animali, come gli insetti sociali e le
api, utilizzano invece dei sistemi di segnalazione complessa che non sono designativi ed appaiono
quasi del tutto convenzionali. Sono sistemi specie-specifici, ereditari e istintivi, non plasmati da
cultura e apprendimento, stabili, inconsapevoli, quindi non si tratta di linguaggio ma di
comunicazione.

8.2 Teorie semantiche e sviluppo del linguaggio.


La semantica la disciplina che si interessa del significato del linguaggio.
Ci sono diverse teorie all'interno della semantica che si interessano a capire come le persone
comprendono il significato.
Le teorie strutturali affermano che l'attribuzione di significato si attua sulla base di una struttura
associativa. I concetti ed i significati sarebbero immagazzinati in memoria a costituire una sorta di
lessico interno. Il modello a rete prevede che i concetti siano organizzati in modo gerarchico in
categorie sovra e sotto-ordinate (dotate di un diverso livello di generalizzazione) e che il
riconoscimento del significato avvenga attraverso un confronto mentale tra le caratteristiche del
segnale e gli attributi delle diverse categorie semantiche (Chomsky).
Un esempio di categorizzazione riguarda la classificazione tassonomica delle forme viventi. Se il
riconoscimento del significato avvenisse sulla base di questo modello strutturale, l'aggancio
sarebbe costituito da un confronto fra gli attributi strutturali del soggetto e gli attributi salienti che
qualificano la parola nella classificazione.
Una teoria alternativa e quella della creazione di prototipi. Secondo questo modello, la teoria
categoriale gerarchica o strutturale avrebbe validit limitata perch molto spesso le distinzioni tra
le cose in natura sono molto meno nette ed univoche rispetto alle richieste per validare le
categorizzazione del modello strutturale.
Alcune cose rientrerebbero facilmente nella categoria di appartenenza e verrebbero correttamente
identificate perch confrontate con il prototipo di una data categoria concettuale. Il prototipo
servirebbe quindi di criterio e la distanza fenomenica rispetto al prototipo da misura relativa di
identificazione semantica (facile riconoscere un cane lupo come cane, meno uno struzzo come
uccello: dipende da quanto sono distanti dai prototipi di partenza).
Le ricerche di psicolinguistica producono risultati compatibili con il modello proto tipico come
primo schema di acquisizione lessicale, in combinazione con uno schema categoriale di
acquisizione pi tardiva e strutturato su 3 soli livelli di gerarchia. Anche nel soggetto adulto con
uno sviluppo linguistico completo, si osserva una coesistenza dei due sistemi di identificazione e di
reperimento del significato.
Quanto pi l'oggetto si allontana dal prototipo, tanto pi si fa lungo il tempo di risposta, cosa
dovuto al lavoro di confronto sugli elementi delle categorie.
Sui rapporti fra pensiero e linguaggio.
Ci sono 5 ipotesi.
1.il pensiero linguaggio (ipotesi comportamentista), cio un comportamento verbale
interiorizzato, attivit motoria appresa col condizionamento operante (il bambino emette
fonemi e viene approvato se sono simili a quelli adulti). Oppure emette suoni e ladulto gli
d da mangiare. Quei suoni sono un mand, cio la realizzazione verbale della richiesta.
Oppure diventa un tact, segno verbale per la palla. () Ma le prime parole sono il frutto di
un lungo lavoro di interazione con ladulto, fatto di processi cognitivi e condivisione sociale.
2. il pensiero dipende dal linguaggio (determinismo linguistico di Whorf). Il linguaggio come
stampo per la maniera di percepire e pensare. Relativismo linguistico: ci sono tanti modi di
pensare quante sono le lingue. Gli esquimesi hanno ad esempio 19 modi di dire Neve. Ma
ci sono tante varianti perch ho tante parole o il contrario?
3. il linguaggio dipende dal pensiero (cognitivismo di Piaget). Il linguaggio riflette, ma non
determina, lo sviluppo cognitivo, che ha un primato su quella linguistica. Il linguaggio
esprime la capacit simbolica. Entrambi dipendono dallintelligenza che anteriore al
linguaggio. 4.linguaggio e pensiero hanno evoluzioni indipendenti ma poi si integrano in
un processo reciproco (psicologia sovietica). In effetti ci si pu adattare a delle situazioni
senza usare il linguaggio , mentre si pu parlare con un minimo di attivit cognitiva. ()
5. linguaggio come processo cognitivo, cio pensiero (Bruner) oppure linguaggio e
pensiero sono costruiti socialmente (Schaffer). ()

8.3 Costruzioni linguistiche


I concetti e le parole non sussistono isolatamente in un linguaggio, ma sono combinati in modo
tale da formare delle frasi. Nessuna teoria spiega in che modo le persone riuniscano le parole a
formare frasi di senso compiuto.
Nelle frasi, il significato non deriva esclusivamente dalle parole che sono usate, ma anche dalla loro
collocazione. La disposizione delle stesse parole nella frase, cambiata, pu alterare il senso della
frase!
Le regole che servono a combinare gli elementi linguistici elementari costituiscono la sintassi. Sulla
base di sole 3 regole, le parole possono essere combinate in proposizioni e queste stesse possono
costituire delle frasi.
1) Le frasi consistono in una proposizione nominale pi una proposizione verbale.
2) La proposizione nominale consiste in un articolo pi un nome ed un aggettivo facoltativo.
3) Le proposizioni verbali consistono in un verbo pi una proposizione nominale.
La struttura sintattica del linguaggio chiaramente connessa con la capacit che l'uomo ha di
comprendere, memorizzare e generare un messaggio linguistico. Ricordare, fare pause
La qualit della produzione verbale e le sue anomalie sono infatti anche utilizzate a livello clinico
per valutare l'esistenza o meno delle lesioni cerebrali, come nelle afasie ( perdita della parola.
Non indica necessariamente la perdita, ma anche un disturbo delle capacita di parlare). Esistono 2
tipi di afasia:
- Afasia di Broca: incapacit di emettere parole in modo corretto (es.: sinonimi inappropriati). Detta
anche afasia motoria, in quanto dipendente da un danno alla corteccia cerebrale motoria.
- Afasia di Wernicke: fa s che i pazienti parlino in modo scorrevole, ma privo di senso (utilizzando
neologismi, parole alterate...). Comprende anche l'incapacit di intendere correttamente il
linguaggio, sia scritto che parlato. La lesione in questo caso nell'area verbale sensoriale od
anteriore e per questo anche detta afasia sensoriale.
La capacit linguistica connessa all'estensione delle aree corticali associative (ovvero le stesse
aree non specializzate che sono implicate anche nelle funzioni cognitive e nei processi di pensiero
in genere).
Esiste quindi una corrispondenza tra abilit linguistiche e sviluppo cerebrale e corticale di una
determinata specie vivente. Per la corrispondenza non n semplice n univoca. Infatti le scimmie
non hanno tanta capacit linguistica quanto il loro sviluppo cerebrale, mentre alcuni uccelli hanno
capacit di manipolazione verbale impensate per essere praticamente privi di neocorteccia
Ma nessun sistema di comunicazione animale possiede tuttavia le caratteristiche proprie del
linguaggio umano. La pi importante di esse la relazione arbitraria e convenzionale tra il segno
linguistico ed il significato indicato dal segno.
Il campo del significato di ogni segno varia da soggetto a soggetto ed in relazione all'uso. Quanto
pi l'uso di una parola si fa frequente, tanto pi sfocato e polivalente si fa il suo significato (un
attimo, oppure to get in inglese). In generale, la frequenza d'uso elevata sfuma la base del
significato e la rende pi ampia. In generale, la comunicazione verbale ridondante dal punto di
vista semantico, nel senso che contiene molti elementi che non innovano il significato, ma lo
confermano e ribadiscono. Questo fatto all'origine di due fenomeni: 1) la sovrabbondanza di
indicatori semantici, quindi la possibilit di decifrare il significato di un discorso anche togliendo ad
esso molti dei suoi componenti (es.: togliendo gli articoli)
2) la modulazione del registro linguistico sulla base della familiarit con l'interlocutore. In questo
caso, gran parte della ridondanza viene eliminata e le frasi divengono semplificate o addirittura
frammentarie. La costruzione sintattica diviene essenziale e poco dettagliata, la descrizione
completa avviene soltanto per le parti innovative. Il dialogo tra due persone che si conoscono
intimamente pu addirittura trasformarsi in una sorta di linguaggio privato.
Questi meccanismi sono all'opera non solo a livello individuale, ma anche a livello collettivo e
formano i meccanismi principali delle trasformazioni delle lingue e del costituirsi di dialetti.

8.4 Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica


I bambini sviluppano la capacita di parlare secondo una sequenza ordinata di fasi, passando dalle
prime emissioni sonore spontanee e delle lallazioni, alla costruzione di frasi complete nell'arco di
pochissimi anni.
Ogni periodo dello sviluppo linguistico si differenzia in modo netto dagli altri, la sequenza
temporale delle diverse fasi fissa, le capacita di apprendimento o di assimilazione di uno stimolo
sono strettamente connesse alla fase in cui si trova il soggetto. Quindi, un sovraccarico di
stimolazione non permette un anticipo dello sviluppo linguistico, ma solo una maggiore
disponibilit strumentale di elementi compatibili con ogni fase dello sviluppo.
La prima fase di apprendimento e sviluppo detta pre-linguistica. Il neonato appare gi
chiaramente predisposto alla produzione e alla elaborazione di suoni contenuti nella voce umana.
La prima produzione vocale dei bambini avviene in forma di lallazioni. Si ritiene che siano
anticipazioni dei suoni adulti, ma alcuni suoni adulti sono del tutto assenti nei bambini. Queste
sarebbero allora una sorta di ginnastica vocale e di gioco, della capacit articolatorie pi elementari
del bambino piccolo. Secondo alcuni esse sono uguali in qualunque lingua.
Lesperienza linguistica dei bambini inizia addirittura negli ultimi due mesi intrauterini. A partire da
3-5 settimane di vita si cominciano a produrre suoni vocalici e verso il terzo mese associazioni
vocali-consonanti. Al 7-8 mese reagisce a tono alle richieste e pu dire s o no. Le femmine sono
pi precoci dei maschi, pronunciano la prima parola a 11-12 mesi invece che a 13-14.

8.5 Sviluppo del linguaggio: fase protolinguistica


Le prime parole usate dal bambino, invece, hanno uno scopo ed un intento comunicativo chiaro.
Per non c ancora una abilit comunicativa, infatti gli scambi verbali tra madre e bambino sono
unidirezionali. Il bambino per mostra di apprezzare e gli stimoli che riceve comunque lo aiutano.
La seconda fase dello sviluppo del linguaggio (proto linguistica) detta monoverbale ed inizia a
10-12 mesi (il bambino inizia a dire parole di due sillabe). Intorno ai 18 mesi molti bambini hanno
un vocabolario d'uso di circa 80 parole, a 2 anni di circa 300, mentre il numero delle parole che
capiscono e a cui reagiscono correttamente sia maggiore. Quindi non sembra proprio che
lapprendimento sia imitativo n che derivi dal condizionamento operante a rinforzo positivo.
Questa fase si chiama monoverbale, poich fino ai 2 anni circa, il bambino non costruisce frasi vere
e proprie, ma si esprime usando solo una parola per volta.

Le teorie sul relativismo linguistico


Questa teoria si basa sullassunto che i linguaggi influenzano e modellano i contenuti di
pensiero, per cui diverse forme di linguaggio determinano diverse forme di pensiero. Spesso
si osserva che due lingue (ad es:: inglese e indiano damerica) usano una quantit di parole
assolutamente diversa nellindicare la stessa cosa, cio le foglie o la neve. Per Whorf,
appunto, chi parla una lingua diversa pensa in modo diverso. Nellipotesi forte di questa
teoria il linguaggio determina direttamente le strutture di pensiero, le categorie linguistiche
fanno quindi le categorie concettuali. Quella debole invece assume che le categorie
linguistiche influenzino, per cui certe categorie concettuali sono pi facilmente adoperabili
dai membri di una comunit piuttosto che di unaltra.
I dati empirici sono a favore dellipotesi debole. Ad esempio nellInuit le concettualizzazioni
sulla neve sono assai numerose perch numerosi sono i vocaboli per descriverla. Ma alcuni
linguisti non sono daccordo e contestano il concetto stesso di vocabolo, parola. Infatti, esse
possono variare in modo assai diverso da lingua a lingua. Posso deformare (neve-nevischio),
comporre (agua-nieve), aggiungere prefissi (wet snow). Messa cos, come si fa a dire che
lInuit sia particolarmente ricco di descrittori autonomi per la neve?

Le prime 50 parole del vocabolario del bambino non sono comunque quelle pi utilizzate dai
genitori, ma una selezione di parole riferite alle cose che maggiormente lo interessano.
L'apprendimento del vocabolario non e quindi certamente imitativo e passivo, ma guidato
dall'uso.
Gli animali, a differenza degli umani invece, non si esprimono in una lingua come gli esseri umani,
ma tutti gli individui della stessa specie usano lo stesso codice di segnali. Una gran parte di questo
codice innata (presente in forma definitiva fin dall'inizio), un'altra appresa per imitazione. La
prima molto prevalente (infatti un cucciolo isolato dalla nascita dai suoi simili si esprime
comunque in modo comprensibile ai suoi congeneri, mentre un bambino isolato alla nascita
capace di esprimersi soltanto attraverso confuse grida e mugolii).
Un'altra caratteristica importante della fase monoverbale riguarda lo spazio semantico. Spesso il
bambino iper-estende il senso di una parola per designare molte altre cose, oltre a quella corretta
(es.: cane per designare tutti i piccoli e medi animali da compagnia). Talora invece ipo-estende il
senso delle parole (es.:poltrona non usato per indicare tutto il genere di poltrone, ma solo un
particolare rivestimento).
La terza fase detta del linguaggio telegrafico. Fra i 20 ed i 24 mesi (vale in tutto il mondo) i
bambini iniziano a combinare le parole in espressioni di due o tre elementi. Sono frasi prive di ogni
elemento accessorio (articoli, avverbi...). Nonostante capiscano frasi complesse si esprimono in
questo modo.

8.6 Sviluppo del linguaggio: il linguaggio infantile


La quarta fase quella di acquisizione grammaticale e sintattica. La sequenza di apprendimento dei
morfemi sembra seguire un ordine fisso, non connesso alla frequenza di ascolto ma al grado
crescente di complessit.
Tipicamente il bambino regolarizza i morfemi irregolari, nel senso che modifica il morfema nella
sua accezione regolare senza fare eccezioni (soddisfava invece che soddisfaceva). Questa iper-
regolarizzazione indica che il bambino ha appreso la regola e la logica di costruzione del morfema.
Slobin dice che ci sono 3 fasi: prima acquisisce la forma irregolare (cagnone) insieme a quelle
regolari (gattone), poi apprende la regola per costruire il morfema (radicale+one), infine applica
la regola con le sue eccezioni (cagn-one, gatt-one).
Successivamente i bambini imparano le trasformazioni di semplici frasi dichiarative in forma
negativa, interrogativa e composta. Fra i 2 ed i 6 anni il bambino presenta uno sviluppo semantico
che lo porta all'uso del linguaggio adulto con un'estensione del vocabolario mediamente di 10
parole al giorno. Intorno ai 6-7 anni, un bambino pu arrivare a possedere un lessico di circa
14.000 parole (se l'ambiente stimolante ed il bambino e intellettivamente molto dotato) e in
media ne possiede almeno uno di 3.000. Scolarizzare a 6 anni appare quindi tardivo.

8.7 Sviluppo del linguaggio: teorie psicolinguistiche


Come si sviluppa il linguaggio? La teoria dell'imitazione, ovvero dell'apprendimento passivo, si
dimostra inconsistente ed invalidata da molte osservazioni fenomenologiche. Il
bambino costruisce un lessico a partire dalle proprie esigenze di comunicazione, quindi non imita
ci che ascolta, ma seleziona gli elementi da riprodurre e da ordinare nel lessico d'uso. La
differenza tra lessico d'uso e lessico compreso e parlato dagli adulti un'ulteriore prova
dell'inconsistenza della teoria dell'imitazione.
La teoria del rinforzo (Skinner) afferma che i bambini imparano a parlare in modo appropriato
perche guidati e stimolati dalla reazione di rinforzo positivo da parte dei genitori. L'apprendimento
linguistico procederebbe in tal caso secondo le regole dell'associazione e della generalizzazione.
Numerose ricerche hanno evidenziato che, a parit di tutti gli altri fattori, i bambini ai quali i
genitori parlano molto pi della media, sembrano dominare l'uso del linguaggio pi in fretta, ma
non cambia ne l'ordine di sviluppo per fasi, ne la durata di ogni singola fase. Il condizionamento
operante non quindi la risposta.
Le teorie innatiste o maturative (Chomsky e Lieberman) propugnano l'esistenza di una disposizione
interna biologica dell'uomo verso l'acquisizione linguistica. Alcuni elementi a favore di queste
teorie sono l'esistenza di alcuni universali del linguaggio, aspetti universali dello sviluppo
linguistico presenti nella sequenza evolutiva di tutti gli esseri umani, indipendentemente
dall'ambiente di vita.
La teoria interazionista riconosce l'esistenza di componenti maturative ed innate nello sviluppo del
linguaggio, ma ritiene che queste ultime non siano le uniche e che lo sviluppo verbale sia il
prodotto di un'interazione fra componenti maturative e stimoli ambientali. In questo pesa il fatto
che in tutto il mondo gli adulti interagiscono allo stesso modo con i bambini piccoli (parole brevi e
ripetute, il baby talk), proprio perch le capacit linguistiche del bambino non sono le sue.
Linterazione con ladulto dunque decisiva, come dimostrano anche i bambini selvaggi.

8.8 Paleoetnografia e psicolinguistica


I linguaggi umani sono tra i 7000 ed i 9000. La diffusione delle lingue ci permette di tracciare i flussi
migratori dei popoli e le origini geografiche. Lugro-finnico indica che i ungheresi, finlandesi ed
estoni provengono dal confine tra Europa ed Asia. Le lingue amerinde si dividono in meridionali
(araucano: Argentina) e settentrionali (tolteco: Messico), diverse tra loro ma connesse entrambe alle
lingue primitive Inuit ed oceaniche, il che fa pensare che queste popolazioni vengano sia dallo
stretto di Bering sia da migrazione oceanica.
Le lingue camitiche (berbero, copto, egizio) hanno un punto dorigine comune etiopico-nubiano
intorno al 6000 a.c.
Ma possiamo anche vedere le relazioni tra le lingue. Quindi abbiamo gruppi di lingue ad origine
comune. Afro-equatoriali e sub-sahariane (Bant, Swahili), altaiche (turco, mongolo) amerinde,
asiatiche (giapponese, coreano), balcaniche (albanese, tracio), camitiche, celtiche (gallo,
gaelico), germanico (tedesco, gotico, danese, inglese), indoiraniche (sanscrito, curdo, iranico),
romanze (catalano, provenzale, francese, italiano, romeno, portoghese), Italia antica (osco, piceno,
messapico, etrusco).
La psicolinguistica dimostra che ci sono universali del linguaggio e la linguistica che esistono
regole di sviluppo nel tempo, costanti ed universali. Le lingue pi antiche hanno una maggiore
complessit strutturale (singolare, plurale, declinazioni) e un patrimonio lessicale ridotto; quelle
moderne hanno una semplificazione grammaticale e un patrimonio pi ampio (es.: dal sassone
allinglese).
Per quanto concerne gli studi sullorigine geografica del gruppi linguistici, troviamo che i gruppi
umani provengono da 3 aree: Corno dAfrica, vicino Oriente e Asia centro-medirionale. Ma non si
riesce ad andare pi indietro di quanto gli indizi della scrittura alfabetica o geroglifica o le incisioni
rupestri consentano, quindi massimo fino al 4000 a.c Al massimo si pu dire che lho sapiens non
ha cominciato a parlare un linguaggio in vocali e consonanti prima di 30.000 anni fa, ma sono
ipotesi.
8.9 Ricerche sul linguaggio negli animali
Gli animali possono comunicare tra loro attraverso segnali vocali, sebbene in modo stereotipato ed
elementare. Le ricerche hanno osservato la quantit di elementi di comunicazione distinti che, nelle
diverse specie, varia ampiamente, ma non scende mai al di sotto delle 15-20 unit di
comunicazione. Questi elementi non sono linguaggio vero e proprio, ma componenti di
comunicazione. La sola eccezione data dai sistemi di comunicazione ritmici degli insetti (api), un
sistema complesso che si avvicina al linguaggio, ma che non spontaneo, anzi innato e
stereotipato, insensibile allautoapprendimento. Questo vale per tutti gli animali.
Tuttavia noi vediamo che gli animali domestici sanno reagire in modo appropriato alle parole del
padrone e comunicano la loro gioia, tristezza, rabbia ecc. Se ci riescono loro, cosa possono fare i
gorilla, primati sub-umani?
Fino a circa quaranta anni fa, sono stati condotti studi e tentativi sull'insegnamento del linguaggio
agli scimpanz, sempre con risultati fallimentari: ci sono notevoli differenze anatomiche. Il loro
tratto vocale molto diverso da quello umano (struttura diversa delle corde vocali, diversa
collocazione dell'osso joide).
Dagli anni '70, alcuni ricercatori hanno per cercato di insegnare il linguaggio ai primati antropoidi,
utilizzando non il modo verbale, ma il linguaggio gestuale dei sordomuti o la manipolazione di
caratteri grafici da spostare su una lavagna. Un caso noto e quello dello scimpanz Washoe
(adottato dagli psicologi Gardner). Egli, raggiunti i 18 anni, dimostrava di conoscere circa 300
parole-segni e sembrava anche capace di usare combinazioni di 2-3 segni in modo variato e delle
generalizzazioni (associava aprire a bottiglia, porta).
Ma le fasi di sviluppo linguistico dei primati sono molto lente rispetto alle nostre. Inoltre per molti
ricercatori, non sanno usare il linguaggio in modo autonomo e creativo. I primati, cio, hanno
capacit sintattiche, cio sanno combinare i simboli appresi, tra loro, andando al di l del semplice
accostamento? In realt su questo evolvono pochissimo e praticamente ripetono quanto fa lo
sperimentatore. Non modificano lordine delle parole di una frase per variarne il significato.
I primati, dunque, sembrano dotati di capacit simboliche (apprendono i simboli), ma non
possiedono molto probabilmente capacit linguistiche e sintattiche. Non usano il linguaggio
verbale spontaneamente e non lo trasmettono ai figli.

CAP. 9. MEMORIA E OBLIO

9.1 Memoria come base dellagire


C un equivoco, credere che la memoria sia una sorta di spazio dove sono immagazzinati dei dati.
Una biblioteca, tipo. La memoria, piuttosto, designa in modo globale funzioni pertinenti allo
psichismo, tra cui sovra temporalit (riferimenti passati collegati a mete future), conservazione,
fissazione ed evocazione.
La memoria costantemente al lavoro nel guidare i nostri pensieri e le nostre azioni.
Continuamente nel nostro agire evochiamo e usiamo dati presenti nellesperienza, quindi nella
memoria. Lo psichismo si inscrive ogni momento nella temporalit: non esiste una singola azione o
condotta possibile in assenza di memoria.
I soggetti intelligenti hanno una buona memoria, anche se un certo numero fra essi pu avere delle
limitazioni o deficit parziali (per es. nella memoria dei volti, delle cifre o dei nomi). Questo significa
che esistono delle memorie multiple e che nessuno ha memoria di uguale efficacia in tutte le sue
articolazioni o piani organizzativi. Inoltre la febbre o la fatica la riducono e influisce la situazione
ambientale, la motivazione, il contesto sensoriale e la condizione emotiva ( la motivazione
importantissima per memorizzare).
Il fatto che la memoria sia costantemente all'opera non significa per che essa registri
integralmente ed in modo recuperabile tutte le sensazioni, percezioni od esperienze. Anzi, proprio
per sottrarci al bombardamento continuo di stimoli (dall'interno che dall'esterno) viene operata
una continua attenzione selettiva.
Da un lato, l'attenzione permette di annotare solo una parte del campo delle sensazioni e di
collocarle nel registro della memoria immediata o sensoriale, dall'altro il consolidamento delle
informazioni memorizzate in modo labile al fine di trasferirle nella memoria a lungo termine
richiede un procedimento di tipo attivo da parte nostra ( alla fine del quale resta in memoria solo
una traccia di ci che ci ha colpito o di ci che siamo riusciti a comprendere e codificare).
Le informazioni incamerate in memoria costituiscono un sapere che a differenza di una biblioteca
sono non solo recuperabili (senza limite di tempo) ma modificabili.
Il recupero, a sua volta, non pero incidentale od automatico, ma (salvo rare eccezioni) l'esito di
un percorso di ricostruzione e concatenamento di tracce, attraverso le stesse chiavi che hanno
portato sia all'immagazzinamento dell'informazione che alla sua elaborazione successiva in
memoria.

9.2 Acquisizione, codificazione, registrazione.


Dato che la memoria pervade ogni nostra azione ed agisce in molti modi, e impossibile elaborare
una teoria onnicomprensiva dei diversi aspetti del suo funzionamento. Si possono elaborare perci,
soltanto leggi che regolano le singole parti.
1) Processi di acquisizione e codificazione:
sono i processi che reggono il recepimento dello stimolo in forma di segnale e la sua traduzione in
una rappresentazione interna, registrabile in memoria. Della massa enorme di informazioni che
arrivano, vengono selezionate quelle salienti, che permettono di strutturare la singola esperienza e
di registrarla. Durante la fase di codificazione viene compiuto un lavoro di etichettatura sulla base
di un confronto per classi di caratteristiche (sensoriali, percettive, emozionali ecc).
La codificazione procede a partire da un'analisi dei dati in arrivo di tipo specificativo (processo di
estrazione di peculiarit o analisi top-down) o di tipo generalizzante/estrapolativo (analisi induttiva
o bottom-up). Questo processo di codificazione in genere rapido, quasi istantaneo, da sfuggire al
campo della coscienza. Un ulteriore processo di codificazione collega il nuovo segnale in arrivo con
altre informazioni gi incamerate. Questo processo pi lento del precedente e viene chiamato
elaborazione. L'acquisizione in memoria viene facilitata dal processo di elaborazione, cio dallo
stabilire nessi tra la nuova informazione e le informazioni gi incamerate.
2) Processi di ritenzione o immagazzinamento:
sono i processi di stabilizzazione nel tempo delle informazioni acquisite in memoria, in quanto
codificate ed elaborate. L'informazione tende ad essere presa ed il suo ricordo si fa labile quando
non pu essere immagazzinata secondo nessi logici o agganci che la connettano ad altre
informazioni gi in memoria, oppure quando non viene periodicamente organizzata e recuperata. Il
principale meccanismo di stabilizzazione in memoria, che permette di contrastare l'oblio, e quello
della ripetizione o dell'esercizio.
3) Processi di recupero:
sono processi che operano per far riemergere ed utilizzare l'informazione immagazzinata in
memoria. I due metodi pi utilizzati per mettere alla prova un ricordo sono il richiamo libero e il
riconoscimento. Richiamo significa riprodurre in modo attivo l'informazione immagazzinata in
memoria, ricostruire l'informazione. Riconoscimento significa rendersi conto di aver gi avuto
contatto con un determinato stimolo che ci viene proposto e quelli incamerati in memoria. Nelle
investigazioni di polizia, il richiamo utilizzato negli identikit, mentre il riconoscimento avviene con
il confronto con fotografie dei sospettati o nell'esame di pi persone somiglianti.
Entrambi i metodi utilizzano degli indizi, ma nel caso del richiamo questi sono meno specifici e
meno numerosi. Nel riconoscimento il compito pi facile perche corrisponde al confronto tra una
percezione attuale ed una memorizzata: entrambi gli schemi sono presenti alla coscienza.
Nel richiamo bisogna invece recuperare e ricostruire dal magazzino mnestico uno schema
percettivo che non presente nell'ambiente e strutturarlo in modo esauriente e completo.

Cosa distingue memoria e apprendimento?Lo studio dell'apprendimento fondato sulla fase di


acquisizione e sui suoi meccanismi, mentre quello della memoria comprende anche le altre due
fasi. Dimenticare una cosa pu dipendere dal fatto che vi abbiamo prestato scarsa attenzione
quando l'abbiamo sentita (difetto di acquisizione), che siamo stati impegnati in altre cose che si
sono sovrapposte a questa ed hanno ostacolato la sua registrazione (difetto di ritenzione) oppure
che non abbiamo usato una buona strategia per elaborare il ricordo (difetto di recupero).
Un aspetto di base nello studio della memoria concerne il concetto di codificazione dello stimolo.
La rappresentazione verbale non corrisponde esattamente al segnale, ma ne costituisce una
traduzione in un particolare codice. Codificare significa trasformare e tradurre
l'informazione in modo tale che la rappresentazione interna assuma un formato diverso. Si pu
utilizzare un codice visivo ( la memorizzazione privilegia la disposizione delle parole in paragrafi o
gruppi oppure si focalizzano le immagine degli oggetti richiamati dalle parole), un codice acustico
( leggendo il testo a voce alta convertiamo il codice di scrittura in un codice vocale) od un codice
semantico ( le parole vengono tradotte ed ordinate per il loro significato e ci che viene acquisito
non e il suono delle parole, ma il concetto da esse veicolato). Ci sono anche altri codici (motorio
ricordare un movimento tattile, gustativo, musicale, ecc).

9.3 Ricerche sulla memoria: associazionismo e costruttivismo.


In psicologia esistono vari approcci di studio della memoria. Ognuno di questi rappresenta una
pietra miliare o un contributo importante nel lavoro di ricerca psicologica, ma allo stesso tempo,
nessuno fra essi spiega compiutamente tutti gli aspetti della memoria.
1) Modello associazionistico (Ebbinghaus) Questa concezione deriva dalla filosofia empirista, in
particolare di Locke e Hume del XVIII secolo. Alla fine degli anni '50 Ebbinghaus studi la memoria
da un punto di vista associazionista in esperimenti di laboratorio.
Per tale approccio il meccanismo chiave dell'apprendimento e della memorizzazione consiste
nell'associazione per contiguit temporale (se la neve ed il colore bianco si manifestano
congiuntamente, si ricorda che la neve bianca). L'associazione un meccanismo assai elementare
che non necessita n di un intervento attivo da parte dell'individuo, n di risorse intellettive
particolari.
La contiguit di due stimoli creerebbe una strada facilitata per passare dal recepimento del primo
segnale alla memoria del secondo, cio nello stabilire una connessione sinaptica tra due cellule.
La forza dell'associazione dovuta alla frequenza con cui i diversi fenomeni si verificano in modo
congiunto e dalla forza e vivacit delle sensazioni suscitate ed evocate dal segnale.
Ebbinghaus, nei suoi esperimenti rigorosi, basati sulla memorizzazione di trigrammi (consonante-
vocale-consonante) senza senso, individu la curva dell'oblio: una volta memorizzata una serie di
trigrammi, la prima ripetizione presenta errori crescenti. A distanza di un giorno si ricorda il 30% di
e. Nei giorni e nelle settimane successive il calo di memoria aumenta, ma molto piu lento ( la
curva che ne deriva infatti asintotica, tende allo 0 ma non ci giunge mai).
Analoga, ma speculare la curva della ritenzione (indica la percentuale dei dati ricordati
esattamente sul totale di quelli appresi a memoria, in funzione del tempo trascorso): alla prima o
seconda ripetizione dell'elenco la memorizzazione molto modesta (non supera il 30%) ed
aumenta in modo sempre pi veloce con le successive ripetizioni.
La curva di ritenzione non uguale per tutte le forme di memoria. Il riconoscimento segue una
curva distinta: un volto memorizzato 10-20 anni prima (e mai pi rivisto) non sar descrivibile o
richiamabile alla memoria (la curva appunto prossima allo 0), ma sar di norma immediatamente
riconosciuto.
Ebbinghaus studi anche l'effetto del numero di ripetizioni sul tempo richiesto per il ri-
apprendimento. Quanto pi sono numerose nella fase di memorizzazione, tanto minore il tempo
necessario per riapprendere la lista dopo 24 ore. Dato che il tempo richiesto per riapprendere la
lista e una misura della memoria, si pu dire che la traccia mnestica ha una intensit variabile in
rapporto alle modalit di apprendimento.
Esiste inoltre un limite di saturazione nella fase di acquisizione della memoria: un ripetizione
prolungata oltre le 100-120 volte non conveniente. In ogni caso, una memorizzazione basata
sulla semplice ripetizione una memorizzazione molto dispendiosa.
Un problema fondamentale comunque risiede nel fatto che, in realt, queste leggi si applicano solo
per una memorizzazione passiva e meccanica di stimoli artificiali. Nella vita di tutti i giorni, gli
stimoli che trattiamo in memoria sono sempre dotati di significato e quindi sono possibili
elaborazioni secondarie in strutture, in direzioni o svolgimenti logici, in sequenze. Queste
combinazioni secondarie fra elementi singoli costituiscono delle associazioni non passive (o indotte
nell'osservatore dalla contiguit e contingenza spazio-temporale) ma attive.
Quindi, gli elementi costitutivi elementari del messaggio vengono ad integrarsi in una forma (o
gestalt) la quale costituisce sia una chiave di codificazione nella registrazione, che una chiave di
ricostruzione nel recupero.

2) Approccio strutturalista (Bartlett)


La posizione teorica strutturalista tratta il processo mnestico come prodotto di una strutturazione
od architettura, piuttosto che come semplice incameramento di elementi singolari. Questo tipo di
approccio teorico non considera la memorizzazione come un processo passivo di copia di uno
stimolo, ma come l'impiego di strategie attive per elaborare una costruzione che
rappresenta l'informazione in memoria. La costruzione integra lo stimolo nuovo con le tracce delle
esperienze passate del soggetto: in tal modo, ogni individuo registra e colloca in memoria un
evento a modo suo ed il ricordo non in quasi nessun caso una riproduzione esatta dello
stimolo, ma una peculiare ricostruzione di tipo attivo e soggettivo.
Le ricerche degli strutturalisti esplorano la memoria usando stimoli di tipo naturale (parole o
storie), non trigrammi senza senso, ma per la grande importanza conferita alle differenze
individuali, risulta molto complicato formulare leggi o principi generali sulla memoria.
I principali processi di trasformazione attiva del ricordo rispetto al dato di partenza sono:
1) omissione dei dettagli, con l'eliminazione selettiva di quelli che sono incoerenti con la
comprensione che il soggetto ha avuto nella storia.
2) razionalizzazione, in modo da rendere la storia pi lineare.
3) alterazioni di ordine (sequenza dei fatti) o di rilievo (di importanza degli elementi) o di accento
(espressivit degli elementi), in genere in rapporto alle esperienze passate del soggetto.
Oltre a questi fenomeni, si osservano anche delle distorsioni di tipo emozionale ed affettivo che
fanno s che, talvolta, la rievocazione sia del tutto inattendibile rispetto allo stimolo a cui stato
esposto il soggetto.
Come stato dimostrato da Musatti (1933) e dalla Loftus (1979), testimoni dello stesso fatto,
collocati nello stesso punto di osservazione, possono fornire, in perfetta buona fede e con piena
convinzione, dei resoconti incompatibili. Ci avviene sia perch molto forte il coinvolgimento
emotivo, sia perche la fase di registrazione dell'evento stata breve e caotica, ma anche a causa di
un interrogatorio mal condotto, in cui siano stati forniti suggerimenti che hanno indotto ad uno
pseudo-ricordo.
Un altro stimolo studiato da Bartlett sono certe figure geometriche. Bartlett osserv che per
ricordare meglio certe figure elementari i soggetti si servivano autonomamente di qualche
denominazione che le dotasse di senso (vedi pag 224) e che avevano inoltre grande importanza le
irregolarit o le anomalie.
L'approccio costruttivista ha quindi dimostrato come il processo di memorizzazione nella vita di
tutti i giorni non sia passivo e meccanicamente conforme alla realt fenomenica, ma ne rappresenti
piuttosto una traduzione ricostruttiva in un particolare codice.
3) Approccio all'elaborazione dell'informazione (information processing)
Questo approccio si accosta alla tradizione di Ebbinghaus nel fare ricorso ad esperimenti di
laboratorio molto ben formalizzati e misurabili. L'innovazione principale di questo tipo di approccio
consiste nello studio della memoria secondo uno schema di tipo cibernetico, che opera un'analogia
funzionale fra il cervello umano ed un calcolatore elettronico, per cui i limiti della memoria non
sono anatomici ma legati alla capienza ed alla velocit del cervello; le informazioni sono processate
in sequenza, una dopo laltra;
Capisaldi di questo approccio:
- la memoria pu essere descritta come l'esito del flusso di informazione attraverso un sistema, nel
passaggio tra l'ingresso dello stimolo e l'immagazzinamento cerebrale.
- il sistema suddiviso in stadi o sub-sistemi a seconda dei tipi di elaborazione del segnale.
- l'informazione nell'attraversare il sistema dall'ingresso all'uscita procede secondo una sequenza
fissa.
- ogni singolo stadio mnestico ha durata di tempo e capacit limitate nel trattenere linformazione.
- ogni stadio ha la sua codificazione specifica, quindi il passaggio da uno stadio all'altro si attua
solo attraverso una ricodificazione del segnale (es.: da sensoriale a breve termine).
- lo stesso processo elaborativo dell'informazione si applica per qualunque tipo di formato del
segnale (grafico, verbale, tattile, ecc). La metafora usata da questo approccio quella degli
schedari o magazzini, nei quali l'informazione viene depositata e registrata sulla base di una
gerarchia o ordine, esatto ed invariabile.
4) Approccio cognitivo (Neisser, 1976)
E' accostabile al modello costruttivista di Bartlett, in quanto non concepisce la memoria come una
funzione di tipo meccanico, con sequenze fisse, ma come un processo altamente individualizzato e
determinato dal contesto nel quale agisce.
L'approccio cognitivista quello predominante nella ricerca psicologica a partire dagli anni '70.
Presenta un ventaglio di opzioni metodologiche ed epistemologiche, non una scuola vera e
propria: per il rigore metodologico e l'oggettivismo, alcuni settori della ricerca cognitivista si
possono accostare alle ricerche dei comportamentisti, mentre altri settori, per l'interesse alle
situazioni naturali e per la ricchezza delle ipotesi, si avvicinano ai costruttivisti (Bartlett e Piaget).
Questo approccio studia la memoria su soggetti in situazioni quotidiane.
A partire da questa linea di ricerca, dagli anni '50 in poi, si e consolidata una teoria della memoria
di tipo unitario ed universalmente riconosciuta: la teoria delle 3 fasi, che concepisce la memoria
come un processo plurimodulare.
Tutte le informazioni che giungono successivamente o simultaneamente nel sistema giungono a
dei punti di controllo, dove hanno luogo delle elaborazioni del segnale che lo rendono pi o
meno adatto ad essere memorizzato. Questa concezione generale viene esaminata sotto 3 punti di
vista:
1) l'aspetto strutturale, che deve chiarire l'organizzazione interna delle articolazioni della memoria;
2) l'aspetto quantitativo, che considera i limiti di capacit di ogni singolo modulo;
3) l'aspetto funzionale, che esamina l'utilizzazione dei moduli.
Il principio generale di organizzazione della memoria contiene tre stoccaggi (o moduli mnestici),
tre tipi di controllo del trasferimento dei dati e svariate altre articolazioni. Il modulo 1 registra
molto, ma mantiene in maniera molto limitata ( memoria sensoriale).
Il modulo 2 trattiene i dati per un periodo maggiore, ma la sua capacita e limitata ( memoria
primaria o a breve termine).
Il modulo 3 trattiene i dati praticamente senza imiti di tempo, ma e riempito di contenuti pi
difficilmente accessibili ( memoria secondaria, semantica o a lungo termine).

9.4 Sviluppo della memoria nellarco di vita


La capacita mnestica non costante nel corso della vita.
La prima fase, che interessa il primo anno di vita, concerne la memoria motoria e si sviluppa
attraverso l'imitazione e la ripetizione ecoica. La memoria si organizza a partire dalle cose pi vicine
al bambino separandole e distinguendole.
La memorizzazione sembra limitarsi al riconoscimento di ci che si percepisce nel presente
immediato, senza la capacita di separare ci che avviene al presente da ci che e avvenuto in
precedenza: un oggetto che sparisce alla vista del lattante non genera in lui un'attesa di
ricomparsa, ma (a giudicare dalla sua condotta) cessa di esistere per lui.
La seconda fase concerne la memoria iconica e si ha durante il secondo e terzo anno di vita. (Dal
greco eikon = immagine.). La traccia mnestica costituita da un'immagine mentale. Compare la
capacit di memorizzare le cose e di effettuare dei collegamenti e delle manipolazioni, grazie alla
capacit emersa di formarsi un'immagine mentale delle cose percepite, per cui il ricordo non pi
legato alla cosa presente nel reale ma anche all'immagine di essa. Alcuni ricordi nati in questa fase
della vita possono perci lasciare tracce permanenti nelladulto: raro ( eventi particolarmente
salienti o drammatici). Pi frequente, ma comunque raro, un processo trascinata o secondaria,
cio una memorizzazione indiretta conseguente al mantenimento della traccia fino ad una fase
ulteriore della vita, per cui l'adulto pu avere in memoria alcuni eventi avvenuti nella prima infanzia
e appresi da familiari.
La terza fase, a partire dal quarto-quinto anno, quella della memoria semantica o linguistica.
(Semantica dal greco semanein = indicare, segnalare la traccia mnestica formata da un
concetto di tipo verbale). A partire da questa fase, la memoria ed il pensiero assumono sempre pi
la forma del linguaggio interiorizzato. Le tracce mnestiche sono analoghe a quelle della memoria
nell'adulto ( gli eventi sono codificati secondo le stesse leggi e le stesse gerarchie).

9.5 Memoria degli eventi e dei concetti.


La memoria non una funzione omogenea quanto a contenuto (pu servirsi di una sensazione, di
un'immagine mentale o di un concetto verbalizzabile) e si pu quindi parlare di memoria imitativo-
adesiva, di memoria iconica e di memoria semantica. Oltre che per contenuto, la memoria pu
essere anche suddivisa per profondit o per durata nel tempo.
Nella durata i livelli temporali sono 4 : memoria sensoriale, memoria a breve termine, memoria a
lungo termine, memoria permanente.
1) La memoria sensoriale corrisponde alla capacit di acquisizione e trasmissione del segnale
all'ingresso nel sistema. Essa coincide con la capacit dei recettori di essere modificati nel loro
specifico modo e quindi di registrare istantaneamente l'arrivo di un determinato stimolo (es.: nella
lettura veloce i diversi blocchi vengono memorizzati tramite memoria sensoriale e poi ricomposti).
Nel coma, sotto anestesia non funziona. Cos come frammentaria se ci sono molte interferenze.
2) La memoria a breve termine subentra dopo la memoria sensoriale ed una sorta di meccanismo
automatico di ridotta capienza e di breve durata. A questo livello le cose restano registrate senza
alcun particolare sforzo o moto di intenzione, ma non in modo durevole. La durata di questo
ricordo automatico ed incidentale non supera di norma i 15-30 secondi e riguarda oggetti
massimo di 9 elementi (es.: un numero di 11 cifre, no).
3) La memoria a lungo termine e la memoria permanente sono il risultato della registrazione stabile
di quanto transitato per la memoria a breve termine. Il meccanismo pi usuale messo in opera
consiste nella pura ripetizione mentale.
Un meccanismo che rende la traccia pi stabile (cio recuperabile anche a grande distanza di
tempo) ed agisce a livello pi profondo ed economico della ripetizione, consiste nella
ricodificazione della comunicazione in termini semantici o di significato: quello registrato non pi
lo stimolo in quanto tale, n la sua semplice traduzione acustico-verbale, ma una sorta di sintesi o
di canovaccio al quale sar poi pi agevole aggrapparsi in futuro per ricostruire l'evento, senza
processi volontari (se lo stimolo ha unalta intensit si stampa nella memoria). La ricodifica non
verbale, ma per immagine.
La memoria a lungo termine non presenta, in termini teorici, dei limiti, n alla dimensione n alla
sua durata nel tempo. Da un punto di vista pratico, tuttavia, esistono dei meccanismi che portano
al graduale oblio delle cose memorizzate. Il principale l'interferenza: il materiale appreso
successivamente pu inibire il recupero del materiale appreso per primo (interferenza retroattiva)
ed il materiale appreso per primo interferisce con quello appreso dopo (interferenza proattiva).
L'interferenza massima quando i materiali si assomigliano da un punto di vista percettivo o
concettuale, mentre minima nel caso contrario. All'interno di una serie di stimoli, quindi, si ricorda
pi facilmente quello che si distingue, che pi saliente rispetto agli altri ( effetto von Restoff)
(es.: la posizione della X qui, 6666666666666666X6666666666666).
Un corollario di questo stesso fenomeno il cosiddetto effetto di posizione, grazie al quale si
ricordano meglio il primo e l'ultimo elemento di una serie, rispetto a quelli centrali.
Infine, il materiale organizzato viene ricordato pi facilmente. Il riconoscimento degli odori.
Le memorizzazioni olfattive hanno la capacit unica di far rivivere i ricordi. Il richiamo in
memoria della sensazione olfattiva di qualcosa, tuttavia, complicato e laborioso. La
memorizzazione degli odori unesperienza primaria e primitiva, con una componente
affettiva molto forte che consente loro di essere molto stabili nel tempo. Cio di non
decrescere.

9.6 Il tempo, loblio e le deviazioni della memoria


Dimenticare una caratteristica inevitabilmente connessa alla memoria umana. La traccia vive una
trasformazione, dal momento in cui si deposita fino al processo di recupero (e ricodificazione). Non
esiste un solo ed uniforme tipo di oblio, ma 6 varianti di esso, che corrispondono a meccanismi
distinti.
La memoria si distingue dalla percezione per il fatto che non dipende dalla presenza fisica
dell'oggetto. Le rappresentazioni che le sono necessarie sono gi in partenza pi schematiche
rispetto alla percezione originaria, meno reali delloggetto percepito.
1) Dfaillance spontanea: se una rappresentazione mnestica non viene utilizzata per un certo lasso
di tempo, tende ad atrofizzarsi, ad impoverirsi gradualmente e si ha una defaillance spontanea (o
decadimento spontaneo) della traccia. In mancanza di una ripetizione, anche saltuaria, della
memorizzazione, il ricordo diviene sempre pi tenue ed instabile fino al limite di una sua pratica
irrecuperabilit. Non si raggiunge comunque la distruzione completa anche per i ricordi non
rievocati: ci dipende da ostacoli come il connotato affettivo o le caratteristiche personali.
2) Riproduzione erronea: al posto dell'immagine mentale dimenticata si utilizza un sostituto che,
nel migliore dei casi, somiglia a quello originale che stato perso (dislessia).
3) Oblio per interferenza: dipende dall'arrivo simultaneo o nella stessa fase di segnali procedenti da
canali adiacenti. L'interferenza produce un fenomeno di inibizione attiva che ha tre direzioni
temporali possibili (retroattiva, proattiva e trasferimento negativo).
Se, ad esempio, durante l'apprendimento di un compito, interviene uno stimolo molto forte (es.: un
colpo di pistola), ci che si stava apprendendo viene cancellato. Nei casi estremi, si perde anche la
memorizzazione di eventi precedenti (inibizione traumatica retroattiva: pu occupare lintero
passato della persona!).
4) Oblio per confusione: nasce dalla concentrazione attentiva troppo ristretta su una parte del
campo: pi ci concentriamo su una cosa, pi altre cose presenti nello stesso campo diventano
anodine e meritevoli di essere dimenticate. E' per questo motivo che una persona molto presa
emotivamente da una preoccupazione, da un'urgenza o interesse esclusivo, tende ad agire in
modo confuso e distratto (es.: un incidente stradale nato dalla distrazione).
5) Oblio motivato: descritto da Nietzsche con la frase L'ho fatto io, dice la mia memoria. Non
posso averlo fatto io, dice il mio amor proprio, e resta inflessibile. Alla fine a cedere la mia
memoria. Con questo tipo di oblio chiudiamo saldamente a chiave le umiliazioni, i fallimenti, i
comportamenti inadeguati o dei quali ci vergogniamo. Ciascuno di noi possiede una criptomnesia
di questo tipo. Nel modello psicodinamico freudiano corrisponde alla rimozione, ovvero
dell'inaccessibilit di alcuni ricordi alla coscienza come meccanismo di difesa contro vissuti di tipo
negativo.
6) L'oblio traumatico: pu essere sia cronico che acuto e deriva da ostacoli nella fase di
registrazione e di codificazione della traccia. Per una serie di traumi cranici ripetuti o di lesioni (es.:
pugilato, Alzheimer) cerebrali degenerative, si assiste alla carente memorizzazione di eventi recenti
ed alla persistenza di ricordi lontani (perche eliminata l'interferenza retroattiva creata da memorie
presenti). 9.7 L'addestramento mnestico
La memoria una funzione molto adattabile e pu quindi essere migliorata. Il fattore principale per
accrescere la memorizzazione relativo all'interesse e alla motivazione. Si possono infatti educare
ed accrescere la fissazione ed il richiamo.
La fissazione migliora attraverso lo sleeper-effect, cio la decantazione dellinformazione
acquisita. Questo consente di non creare subito delle interferenze (es.: il famoso riposo lultimo
giorno prima dellesame).
Il richiamo pu essere migliorato agganciando i ricordi a determinati eventi, riproponendo delle
situazioni funzionali ed emozionali analoghe a quelle esistenti al momento della codificazione
mnestica (es.: lipnosi). Prendere del tempo per rispondere, quindi, una buona cosa.

9.8 Orientamento spazio-temporale e memoria.


Lorientamento spazio-temporale dipende dallefficienza della memoria di lavoro e di quella a
lungo termine, perch nessuna azione umana possibile senza memoria di come labbiamo gi
fatta in tutto o in parte. La demenza senile colpisce proprio la codificazione ed il recupero dei dati:
e quindi ci si perde dentro casa o si pensa di essere stati abbandonati quando chi accanto si
assenta per cinque minuti. Ne deriva ansia e il sentirsi in un ambiente estraneo (la propria casa).
NellAlzheimer invece i malati hanno la perdita della:
- Memoria episodica (tutti gli avvenimenti della nostra vita) di tutto quello che hanno fatto in
passato, ma non di cose successe 5 minuti prima.
-La Memoria semantica (memoria del significato delle parole) viene invece colpita in unaltra fase,
daltronde in unaltra area del cervello.
- Memoria procedurale (come si fanno cose). La sua perdita rende difficili attivit quotidiane come
lavarsi, vestirsi, ma viene persa per ultima.
Lo stato di confusione spazio-temporale che ne deriva implica agnosia, perdita della capacit di
riconoscere ed usare gli oggetti (es.: il malato usa una tazza al posto di una scarpa).
Per contenere questi problemi e lansia relativa bisogna dare sicurezza al malato, aiutarlo a capire il
tempo, creargli una routine, adattare lambiente ai suoi bisogni (non spostare le cose e non
spostarlo tra pi case). Se non capisce cosa vuol dire alle cinque si pu usare una clessidra,
funziona! O ancorare unazione a qualcosaltro: quando la lavatrice ha finito il ciclo. Etichette e
disegni su scaffali e armadi aiuteranno il malato a trovare le cose senza far notare a tutti il suo
problema.

Il rapporto tra orientamento spazio-temporale e memoria, poi, lo cogliamo, nel coordinamento


motorio delle attivit sportive. Qui ci sono:
- Capacit di combinazione e accoppiamento dei movimenti: (collegare abilit motorie
automatizzate) in forma simultanea, successiva, alternata, simmetrica, incrociata e asincrona.
- Capacit di coordinamento spazio-temporale: modificare la posizione e il movimento dellintero
corpo nello spazio e nel tempo (es.: sport di combattimento).
- Capacit di differenziazione: realizzare parametri dinamici, temporali e spaziali sulla base della
percezione dettagliata del tempo, dello spazio e delle forze (es.: tiro al bersaglio).
- Capacit di equilibrio: mantenere il corpo in equilibrio e recuperare la posizione desiderata dopo
sollecitazioni e spostamenti.
- Capacit di reazione: reagire agli stimoli eseguendo azioni motorie adeguate. E poco allenabile.
- Capacit di ritmizzazione: rende organizzabili gli impegni muscolari di contrazione secondo un
ordine cronologico e ritmico.

CAP. 10. L'APPRENDIMENTO

10.1 Definizioni e livelli dapprendimento


L'apprendimento la modificazione pi o meno stabile (misurabile e permanente: modificazioni
transitorie, come quelle dovute alla fatica, non rientrano nel campo dell'apprendere) nel
comportamento concreto o potenziale di un soggetto che risulta da un'esperienza della persona
(non esiste apprendimento che non passi per un'elaborazione percettiva e cognitiva di uno stimolo
ricevuto nellesperienza. Quindi ci vuole uno stato di coscienza vigile e tale da consentire il
recepimento degli stimoli provenienti dall'ambiente e questo processo distinto dalla
maturazione).
Anche la maturazione biologica si accompagna alla modificazione permanente o stabile di schemi
ed aspetti di condotta, ma tutti questi cambiamenti costituiscono una modificazione invariante nei
diversi individui, presente in ogni soggetto sano ed e indipendente dalle esperienze e dalle
diversit ambientali. In altre parole, le modificazioni derivanti dalla maturit hanno carattere di
universalit. L'apprendimento, al contrario della maturazione, modellando l'espressione delle
potenzialit maturative ed introducendo delle innovazioni, tende ad aumentare le differenze tra gli
individui. Da qui deriva anche l'interesse per la determinazione del peso relativo delle esperienze e
delle predisposizioni innate.
Il moltiplicarsi delle esperienze inevitabilmente rende gli individui sempre pi diversificati fra loro.
Con gli anni e con l'invecchiamento sar quindi sempre pi difficile trovare due individui che
abbiano un comportamento uguale o simili.

Il processo dell'apprendimento implica l'acquisizione di una modalit di risposta nuova e


stabilmente diversa rispetto a prima (se imparo a nuotare, il mio comportamento rispetto allacqua
irrevocabilmente diverso da prima).
Questo non significa che le condotte acquisite o gli schemi logici incamerati non siano passibili di
ulteriori modificazioni, sia in senso accrescitivo che diminutivo. Anche le cose apprese, specie se
non vengono esercitate nella pratica e non vengono consolidate con la ripetizione, possono
perdersi. Valgono anche per l'apprendimento le 6 categorie e meccanismi dell'oblio.

La definizione di apprendimento data non richiede necessariamente la comprensione dei nessi tra i
fattori e le variabili in gioco: un comportamento pu modificarsi semplicemente perche abbiamo
appreso dall'esperienza che una certa risposta ad uno stimolo ci evita un danno o ci procura un
vantaggio (es.: un clacson suona e noi ci spostiamo senza nemmeno vedere).
L'apprendimento di tipo associativo per contingenza temporale rappresenta quindi la forma pi
elementare e basilare di apprendimento e costituisce una qualit adattiva primaria. I prototipi di
tale apprendimento sono il condizionamento rispondente (o pavloviano) ed il condizionamento
operante (o skinneriano).
L'apprendimento pu per anche richiedere una ristrutturazione cognitiva dei dati dell'esperienza,
pu cio fondarsi su un processo di livello pi elevato del precedente e nascere da un'osservazione
e comprensione di una relazione logica tra esperienze e concetti. L'apprendimento cognitivo
presente in tutte le specie superiori, ma molto pi sviluppato nell'uomo.
Nel caso dell'animale, il processo di comprensione dei rapporti fra fattori che costituiscono lo
snodo dell'apprendimento cognitivo, pu essere solo dedotto dall'osservazione dei cambiamenti
nella sua condotta: non tramite linguaggio.
Il livello qualitativo del processo di apprendimento per sempre difficilmente determinabile: un
animale sembra intelligente, ma sta solo usando un repertorio di comportamenti innati. Meglio
adottare il cosiddetto rasoio di Occam, ovvero interpretare una risposta
comportamentale appresa utilizzando sempre e comunque il pi basso livello funzionale cognitivo
compatibile con il suo prodursi.

10.2 Apprendimento condizionato rispondente


Questa forma elementare e primaria di apprendimento per associazione si dice rispondente perche
ad essere appresa non e un'azione involontaria, ma una risposta riflessa. Esso ci chiama
comunemente condizionamento pavloviano, poich il fisiologo russo Pavlov fu colui che
casualmente scopr e studi questa forma di apprendimento. Pavlov stava effettuando delle
ricerche sui riflessi secretivi dei cani, valutando e misurando la risposta riflessa automatica della
salivazione e della secrezione gastrica alla vista del cibo, quando si accorse che l'animale reagiva
con la secrezione salivare e gastrica anche di fronte a stimoli che erano stati associati
temporalmente alla comparsa della ciotola (es.: il suono di una campanella).
Dato che questi stimoli, in natura, non suscitano alcuna risposta riflessa iper-secretiva, il fatto che
dopo un certo numero di associazioni, il cane avesse l'acquolina in bocca come risposta al solo
suono di un campanello, era la prova che il suo comportamento si era modificato in modo
sistematico ed orientato: aveva appreso la relazione tra suon ed arrivo del cibo e reagiva di
conseguenza.
Lo stimolo che in natura evoca di norma una risposta riflessa si chiama stimolo incondizionato (SI),
mentre la risposta riflessa prodotta naturalmente si chiama risposta incondizionata (RI).
Lo stimolo che viene associato temporalmente a quello naturale si chiama stimolo condizionato
(SC), mentre la sua risposta appresa per associazione la risposta condizionata (RC) (es: se ci
insultano, quellinsulto un SC cui reagiamo con una RC anche in assenza degli SI originari un
altro insulto di molti anni prima). Pu anche (oppure no: il risultato uguale) entrare in gioco,
contestualmente, la comprensione: il cane capisce che arriver il cibo, io capisco che mi hanno
offeso.
La misura dellapprendimento data dalla comparsa di RC dopo SC e il numero di SC necessarie
per avere condizionamento variabile da specie a specie, ma la curva di apprendimento sale
moltissimo allinizio e poi non cresce che di pochissimo.
Perche si abbia condizionamento necessario sempre che SC preceda SI. L'anticipazione ottimale si
colloca tra il mezzo secondo e i 2 secondi, ma pu avere anche fino ad un massimo di 7 secondi.
Oltre, il condizionamento non si instaura.
La risposta condizionata ha una buona stabilit, ma se cessano per lungo tempo le associazioni fra
SC ed SI, si verifica un calo della forza del condizionamento, con conseguente estinzione.
Il meccanismo attivo nel condizionamento appare analogo a quello che consente, grazie alla
ripetizione, il passaggio di un segnale dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine. Ci
che cambia il canale sensoriale, perche SC non in genere un segnale verbale, ma uno stimolo
acustico, tattile, olfattivo...
La ripresentazione dell'associazione determina un recupero rapido della risposta condizionata. Se
poi associamo allo SC un altro SC, avremo un condizionamento derivato (o di secondo ordine).
Grazie a questo tipo di condizionamento abbiamo la possibilit di far apprendere delle risposte in
associazione a stimoli di complessit maggiore (non il campanello ma una melodia).
Interessante il fenomeno della generalizzazione dello stimolo, grazie al quale la risposta
condizionata tende a comparire anche in presenza di stimoli simili allo stimolo condizionato
originale. L'analogia pu essere di tipo primario (se la somiglianza degli stimoli deriva dalle loro
caratteristiche fisiche) o secondario (se l'analogia deriva da un apprendimento di tipo simbolico,
emozionale, espressivo).
Pavlov spiegava il condizionamento operante come una sostituzione dello stimolo. Si creerebbero
cio delle connessioni neuronali associate allo SC che sostituirebbero quelle innate associate
allo SIovviamente cio presuppone che SC e SI siano cos affini da poter essere scambiati. Ma
questa affinit non stata quasi mai dimostrata! I dati pi recenti dimostrano che il
condizionamento non direttamente proporzionale al numero di associazioni effettuate o alla
distanza temporale tra SC ed SI, ma al valore informativo ed anticipatorio dello stimolo
condizionato.
Le ricerche di laboratorio sembrano convergere allora sul valore di segnale, cio su cosa fa
scattare la RC e cosa no. Se un animale, infatti, apprende una RC col campanello, un successivo
stimolo meno significativo (una lampadina che lampeggia) non muter la RC iniziale. E una teoria
pi potente delle altre, ma non spiega tutto.

Condizionamento classico come terapia.


Esiste lidea di usare il condizionamento per curare comportamenti patologici, come ad
esempio il bere per gli alcolisti. Si tratta di instaurare un controcondizionamento, che
inibisca la risposta patologica. linibizione reciproca di Wolpe. Lansia dei comportamenti
patologici si situa per a livelli diversi ed a uno superficiale sufficiente una
desensibilizzazione rassicurativa, lo stesso procedimento che usiamo con i bambini quando li
calmiamo e correggiamo sdrammatizzando. Una forma di desensibilizzazione avversativa
invece quella che si applica con gli alcolisti, quando si rende nauseante lassunzione di
alcolici con dei farmaci. In questo modo allo stimolo di bere viene associato uno shock che
porta ad allontanarsi dal bere. Si usa anche nellenuresi, bulimia e certe forme di
omosessualit. Esiste poi anche la desensibilizzazione sistemica, nella quale il paziente viene
condotto ad uno stato di rilasciamento muscolare che antagonizza la risposta ansiosa,
ottenuto mediante trance ipnotica, mediante azione sui gruppi muscolari (metodo di
Jacobson), sedativi. Si parte sempre dagli stimoli meno ansiosi, li si disattiva e si passa mano
mano ai pi ansiogeni. La gradualit essenziale per evitare che la terapia si
controproducente.
10.3 Apprendimento condizionato operante
Questa forma elementare di apprendimento si chiama cos, poich ad essere condizionate sono
operazioni ed atti complessi, o azioni dei muscoli involontari.
Abbiamo qui a che fare con condotte che possono anche essere del tutto nuove o modellate grazie
all'apprendimento, mentre nel condizionamento rispondente (o classico) sono riflessi gi presenti
in natura, non appresi ma condizionati.
I primi teorici di tale tipo di apprendimento sono stati Skinner e Thorndike. La tipica situazione di
ricerca utilizzava la cosiddetta gabbia di Skinner (o Skinner box), nella quale viene posto un
animale, in uno stato di alta attivazione motivazionale (affamato, in quanto a digiuno da molte ore,
quindi tendenzialmente attivo e spinto alla ricerca del cibo. Il cibo posto in uno sportellino la cui
apertura azionata da una leva posta all'interno della gabbia. Insieme ad essa possono anche
esserci altre leve non funzionanti. Dopo alcune volte che l'animale ha premuto la leva giusta, anche
per sbaglio, tender a dirigersi senza esitazione verso la leva che gli fornisce cibo. A questo punto
l'animale ha appreso questa particolare operazione, unoperazione condizionata.
Il cibo fornito come premio viene detto rinforzo positivo. Esiste anche il rinforzo negativo: se
vogliamo che l'animale non tocchi una data leva possiamo punirlo con una debole scossa elettrica.
Ovviamente ogni rinforzo deve arrivare subito.
Anche qui c il fenomeno dell'estinzione: se per un certo numero di volte si cessa di rinforzare
positivamente o negativamente il comportamento bersaglio (quello che vogliamo che l'animale
impari), il soggetto cessa di eseguirlo. Cos, trascorso un certo lasso di tempo senza rinforzo, il
soggetto si muover in modo apparentemente casuale, come prima di aver iniziato
l'apprendimento. L'oblio non per completo: se torniamo a fornire il rinforzo, il riapprendimento
estremamente veloce. Lo schema pi semplice di condizionamento operante quello basato sul
rinforzo positivo costante ogni volta che l'animale compie l'operazione desiderata, riceve un
premio. Questo si chiama rinforzo continuo. Questo ha per un'efficacia ridotta, poich nel
momento in cui il soggetto si sazia non pi motivato ad agire ulteriormente.
Questo metodo risulta comunque utile quando si deve addestrare un animale a modificare
gradualmente un certo comportamento. La prima volta viene premiato il comportamento che pi si
avvicina a quello desiderato, in seguito soltanto le esecuzioni che progrediscono nella corretta
maniera. Questo tipo di condizionamento detto modellamento (si usa nei circhi e per far
camminare i bambini).
Attraverso le tecniche di modellamento si potuto studiare il fenomeno della generalizzazione. Il
soggetto tende a rispondere con il comportamento bersaglio non solo di fronte allo stimolo esatto,
ma anche di fronte ad uno stimolo che assomiglia ad esso. Cio alle sue variazioni! Ed il limite di
variazioni assimilabile pari solo a quello della capacit di memorizzazioni, mentre si possono
memorizzare ed eseguire anche azioni che non fanno parte del nostro repertorio naturale (es.:
salto con lasta, nuoto vanno contro la sequenza motoria istintiva e sono apprendimenti
condizionati). In altri casi, invece, il condizionamento rende automatico, agile e scorrevole un
movimento talmente complesso che non sarebbe gestibile se il soggetto dovesse guidarne
volontariamente e consapevolmente ogni passaggio.
Se cessa l'esercizio si ha una tendenza all'estinzione del condizionamento ed una parallela minore
capacita di esecuzione: lanalfabetismo di ritorno (se per decenni non scrivo, non so pi farlo).
Oltre allo schema del rinforzo continuo, esiste anche quello del rinforzo intervallato: la risposta
corretta non viene sempre premiata. Questo tipo di schema mantiene pi elevata l'attenzione e la
motivazione del soggetto e quindi la risposta pi forte e l'apprendimento pi resistente
all'estinzione. E' necessario che il condizionamento intervallato sia coerente, cio che ad essere
premiato (o punito) sia sempre lo stesso comportamento. Altrimenti passiamo dalla confusione
fino allimpotenza nevrotica.
In conclusione, sul condizionamento operante bisogna tenere presente che:
1) l'apprendimento veloce e migliore se il rinforzo segue immediatamente l'azione motoria.
2) a parit di distanza temporale fra azione e rinforzo, pi valido ed attivo il rinforzo positivo di
quello negativo.
3) lo schema di rinforzo coerente, ma ad intervalli variabili, produce un apprendimento meno
veloce, ma pi stabile nel tempo rispetto a quello ad intervallo costante.
4)la forza del condizionamento maggiore se si alternano se sedute daddestramento con pause.
5) rinforzi incoerenti possono far cessare la manifestazione di un comportamento appreso.
A questi aspetti si collegano numerosi corollari; uno di questi la possibilit che un
condizionamento operante con rinforzo incoerente o conflittuale possa diventare una delle cause,
o la causa principale, di una nevrosi o psicosi. Ovviamente anche possibile operare in senso
inverso, ovvero usare delle tecniche di condizionamento per estinguere e trattare un
comportamento nevrotico condizionato. (Si usano dei rinforzi negativi associati alla condotta
sintomatologica e dei rinforzi positivi associati alla condotta normale).
Anche per questo tipo di condizionamento oggi si propende per la spiegazione generale del valore
di segnale. E il rinforzo, insomma, che segnala il valore positivo o negativo di unazione. Insomma,
pi che un condizionamento meccanico si tratterebbe di una associazione logicaseppur
elementare, tanto che pu derivare sia da prova/errore, sia non essere affatto compresa. In questo
senso, sono rinforzi anche il risolvere stesso un problema, un apprezzamento, un
voto. Condizionamento operante come terapia
Possiamo ottenere il superamento di risposte disadattate non solo attraverso la loro
estinzione, ma anche attraverso la gratificazione di risposte orientate ad un comportamento
alternativo. il ricondizionamento positivo, che si rif a Skinner, nelle modalit del rinforzo
positivo e dello shaping. Il rinforzo positivo: si fraziona la risposta desiderata in tante piccole
parti, attraverso levocazione graduale di ogni risposta orientata nella direzione prefissata.
Nello shaping invece si ricompensano tutte le risposte che si avvicinano a quella desiderata
ma senza evocarle, quanto aspettando che appaiano spontaneamente. Non si rinforza troppo
una risposta giusta, ma nemmeno troppo poco una risposta sbagliata. La gratificazione va
adattata ad ogni individuo. Si usa ad esempio nelle tecniche di propaganda: il
riconoscimento di carattere sociale diventa una gratificazione rinforzante per ogni aspetto
del comportamento che si avvicini a quello proposto. Una sottomodalit quella
dellestinzione, ripetere sistematicamente (ed in modo sempre non premiato) un
comportamento patologico. La combinazione dei due elementi indebolisce il
comportamento sgradito e funziona bene con i tic.
10.4 Apprendimento concettuale ed imitativo
Qual la relazione tra il lento procedere dell'apprendimento operante e la subitanea comprensione
che l'uomo, ma anche gli animali, mostrano nella soluzione dei problemi?
Kohler trov che questa modalit di comprensione immediata era una cosa del tutto
differente dal lento avvicinamento ad una soluzione per prove ed errori e corrispondeva ad una
ristrutturazione concettuale dei dati.
L'espressione tedesca per esprimere questo aha erlebnis (ah!ho trovato!, l'eureka di Archimede).
Essa corrisponde alla creazione di un'immagine mentale del tutto nuova dei rapporti tra i dati del
problema e delle loro reciproche relazioni presenti e future.
In un esperimento che fece Kohler nel Laboratorio di ricerca sui primati di Tenerife, fu appesa una
banana in cima ad una gabbia, cosi in alto da non poter essere presa neanche saltando. Nella
gabbia furono collocate anche alcune cassette di legno e tre scimpanz . Due iniziarono a saltare e
continuarono imperterriti. L'altro smise presto di saltare, prese le cassette, le sovrappose e colloc
sotto la banana; ci si arrampic e prese la banana.
Il soggetto non ha proceduto per prove/errori, ma ha trovato una soluzione attraverso la
costruzione di immagini mentali e la ristrutturazione del significato funzionale di un oggetto.
Nessun condizionamento! In un secondo esperimento, la stessa scimmia, posta nella gabbia con lo
sperimentatore, si era direttamente arrampicata su di lui per raggiungere la banana.
Un'importante caratteristica dell'apprendimento cognitivo sta quindi nel fatto che esso coincide
con una trasformazione del significato ed anche con l'acquisizione della capacit di trasferire il
concetto funzionale appreso ad altri oggetti o situazioni (come il corpo dello sperimentatore).
La capacit di questa forma di apprendimento varia da specie a specie, poich in rapporto con il
livello delle funzioni mentali superiori ed in particolare con la struttura dell'intelligenza.
Un esempio classico nellaggiramento della lastra di vetro per raggiungere il cibo: alcuni animali
non lo capiscono, altri s. Gli umani ci riescono gi ad 1 anno e laggiramento gli riesce ad un
livello di complessit molto pi alto degli animaliperfino nei concetti.

Un'altra modalit di apprendimento non associativo l'apprendimento osservativo. Si tratta


dell'apprendere qualcosa attraverso la riproduzione e l'imitazione. Questo tipo di apprendimento si
verifica solo a certe condizioni:
1) l'attenzione dell'osservatore deve essere focalizzata sul comportamento osservato, e si mantiene
anche senza premi e rinforzi.
2) l'osservatore deve essere capace di cogliere il comportamento osservato come modello valido
per s .
3) deve esistere la capacit di ricordare e richiamare il modello comportamentale anche a distanza
di tempo e quando si verificano le situazioni appropriate questo punto fondamentale
e distingue l' apprendimento per osservazione da una semplice riproduzione passiva. Infatti, per
ottenere un valido ricordo mnestico necessario e preliminare che il precetto sia stato organizzato
in modo coerente e ben codificato (in vari modi: iconico, cronologico, semantico ecc). La
riproduzione passiva produce invece una sorta di registrazione punto per punto senza alcuna
codificazione che dia un significato od una direzione sensata alla sequenza motoria da imitare.
L'organizzabilit del materiale costituisce poi un fattore potente di facilitazione nell'apprendimento
riproduttivo. L'apprendimento riproduttivo segue le stesse regole della memorizzazione a lungo
termine.
Apprendimento osservativo.
Questo tipo di apprendimento influenza il processo di identificazione. Nellesperimento di
Bandura veniva mostrata una bambola di gomma presa a calci da un adulto a dei bambini.
Andando poi a giocare, in molti colpivano la bambola che trovavano tra i giochi. In un altro
esperimento veniva mostrato un modello aggressivo ricompensato, lo stesso non
ricompensato, uno n punito n ricompensato e nessuna situazione, il primo fu il pi
emulato, anche se i bambini ne conoscevano il disvalore. Era la ricompensa a fare la
differenza! E se il modello era punito, veniva poco imitato. In ogni caso, anche chi non lo
replicava mostrava di aver perfettamente appreso il modello aggressivo in ogni sua fase.
Questo fa credere che il modello aggressivo venga appreso per identificazione, pi o meno
come si fa con i fratelli maggiori o i genitori. Questo apprendimento per pu essere anche
rivolto contro classi particolari (gli amici no, gli estranei s) oppure pu indicare come non
comportarsi, fornendo un modello negativo incarnato in una persona.

10.5 Apprendere ed apprendere.


Bisogna distinguere tra le modalit di apprendimento del fanciullo (orientato alle materie) e
delluomo (orientato ai problemi, a seconda di quelli che incontra). Secondo Adkins il nostro
comportamento si ancora allesperienza ed ha varie componenti: la pancia (istinto), il cuore
(emozionalit),la testa (la razionalit).
Ne deriva che lapprendimento deve sviluppare 4 stadi:
1) il momento dello stimolo. Presentazione provocatoria di un problema difficile, simile a quello
oggetto della lezione (pancia)
2) il momento evocativo. Discussione in aula per individuare gli elementi del problema che stato
presentato (cuore)
3) lindagine oggettiva. Consapevolezza concettuale del problema attraverso il confronto (testa).
4) il momento applicativo. Affrontare lesperienza concreta e definire il comportamento.
E un modello basato non sulla teoria ma sullesperienza.

10.6 Apprendimento e gioco.


Il gioco per il bambino anche un evento cognitivo e sviluppa la personalit. Oggi abbiamo la
didattica metacognitiva, sviluppata in Italia da Cornoldi. Quindi al bambino vanno offerte occasioni
di gioco da solo ed in compagnia, di vario tipo, al chiuso ed allaperto, con regole pi o meno
ampie. Metacognitivo vuol dire proporre e sviluppare abilit trasversali che abbiano una ricaduta
positiva nellintero processo evolutivo del discente. Linsegnante diventa modello e sostegno,
consigliere. Importante diventa la motivazione allapprendimento, stimolare i bambini, tenere alta
lattenzione.
Infatti, anche la prima capacit linguistica dipende da qualit che il bambino sviluppa
precocemente (esercitandosi da solo a parlare anche al buio poco prima di dormire),e questo va
aiutato. Ci interessiamo alle cose che sappiamo fare meglio. I bambini anche mettono energia in
ci che loro piace. Per conservarla, bisogna dare loro un inizio ed una fine, come nel caso dell
effetto Zeigarnik: un compito interrotto ha pi probabilit di essere ripreso, completato e ricordato
rispetto ad uno concluso normalmente. Ma questo avviene solo se il compito ha un inizio, una
struttura ed una fine. Un compito sciocco invece non viene ricordato, non fornisce un progresso,
una motivazione a finirlo. Imparare attraverso il gioco segue la stessa regola.

CAP. 11. LE CONDOTTE MOTIVATE

11.1 Definizioni
Motivazione: processo o stato interiore che spiega almeno in parte perch un soggetto intraprenda
o meno un'azione finalizzata al raggiungimento di un determinato obiettivo. La motivazione di un
soggetto pu essere studiata ed analizzata a diversi livelli. La condotta pu essere infatti motivata
da spinte di tipo elementare o basilare per la sopravvivenza dell'individuo (fame, sete: motivazioni
primarie, cio fisiologiche) oppure guidata da concetti o schemi mentali (ideologie, etica, modelli
sociali: motivazioni secondarie, cio psicologico-cognitive). Nell'essere umano, ma anche in gran
parte degli animali, tuttavia molto raro che una condotta sia il risultato esclusivo di una sola
spinta motivazionale: il pi delle volte essa l'esito di una concatenazione di motivazioni (motivo
innato, cognitivo o condizionato? Primario da solo o anche secondario?).
Il concetto di motivazione si rivolge alla spiegazione di tre aspetti generali della condotta:
1) tende a chiarire quale sia il meccanismo che stimola e fa scattare l'intrapresa di una determinata
condotta;
2) illustra la relazione funzionale, cio chiarisce l'origine della stimolazione attivante e la meta o
verso della condotta attivata;
3) serve ad interpretare le differenze individuali di reattivit.
I moventi o motivi attivanti di una condotta non vanno considerati come cause in senso stretto, in
quanto il movente iniziale e l'effetto dell'azione sono difficili da separare ed entrambi entrano nella
determinazione motivazionale di un comportamento.
Il procedere comportamentale dell'uomo regolato, in primo luogo, da fattori interiori ed in
secondo luogo, da fattori derivanti dall'esterno.
Da questo punto di vista, la motivazione pu essere definita come una modificazione temporanea
di uno stato costantemente attivato.
La relazione tra stimolo scatenante/motivante ed atto consumatorio essenzialmente indiretta ed
arbitraria: piuttosto raro ed improbabile che ad un determinato stimo segua come effetto certo e
determinato un dato comportamento. Esiste quindi una libert o contingenza essenziale nella
motivazione, che nasce dal particolare percorso che l'individuo segue nell'affrontare gli impulsi.
Lo studio della motivazione principalmente mirato al perch un individuo persegue una meta.

11.2 Teoria pulsionale biologica:lomeostasi


Alla base di questa teoria c'e il concetto di bisogno. I bisogni derivano dalle necessit biologiche
dell'organismo. Quando queste non vengono soddisfatte, si avverte un bisogno (es.: cibo) e viene
attivata una pulsione.
Corollario della teoria pulsionale biologica il concetto di attivazione: la condotta finalizzata
dipende dall'innesco di un meccanismo di tipo fisiologico che scatta solo quando i segnali di
bisogno superano uno specifico livello di soglia.
Dato che la pulsione viene vista qui come il prodotto soggettivo di un processo di tipo fisico, ne
deriva che ha dei correlati fisiologici che possono essere misurati. La teoria pulsionale biologica
una teoria che vanta quindi una grande semplicit. Il modello meccanicistico, tutto ci che
dobbiamo fare per spiegare il perche del comportamento sta nel solo studio fisiologico dei
recettori che hanno segnalato la condizione di bisogno.
Quindi basta provocare una deprivazione di un bisogno per studiare e misurare come reagisce la
persona (Skinner).
Un altro aspetto legato alla teoria pulsionale che se una motivazione dipende da un segnale di
bisogno, dobbiamo presumere che esista una sua soglia minima, al di sopra della quale si attiva il
bisogno e che la soddisfazione ottenuta grazie al comportamento motivato riesca a far discendere
il segnale al di sotto della soglia, inibendo quindi la motivazione.
Questo un modello semplice, di tipo circolare, che opera attraverso un meccanismo di controllo a
retroazione di tipo automatico, detto omeostasi. Il concetto di omeostasi fu introdotto dal fisiologo
Claude Bernard. Egli rilev questo meccanismo nel mantenimento della temperatura corporea e
della pressione sanguigna.
La finalit dell'omeostasi quella di preservare la stabilit dell'ambiente interno dell'organismo di
fronte a variazioni piuttosto estese dell'ambiente esterno. Ormoni, sonno/veglia,la disponibilit
delle funzioni mentali superiori sono tutte attivate in base allomeostasi. Le motivazioni primarie e
di tipo biologico (fame, sete, sonno...) sono spiegate come l'esito di uno scompenso in un processo
di tipo omeostastico, ma la definizione esatta del loro attivarsi ipotizzata in modo diverso.
Cannon e Hull partono dall'assunto che l'organismo reagisca automaticamente ad ogni
discostamento di certe condizioni interne rispetto al livello ottimale di funzionamento e che i
recettori che segnalano tale scostamento, inducendo cos il bisogno, siano collocati a livello
periferico. Il modello di Cannon e Hull, interessante per la sua semplicit, non confermato dalle
ricerche psicofisiologiche. Alcuni esempi che invalidano la teoria dell'omeostasi sono: la
denervazione o anche l'asportazione dello stomaco non influisce sulla fame, l'asportazione delle
gonadi non influisce sulla motivazione sessuale.
Lashley escluse che la motivazione potesse trarre origine da un unico specifico stimolo sensoriale
e la ritenne il risultato di una complessa integrazione di stimolazioni centripete e di stati funzionali
centrali, con un'elaborazione a livello ipotalamico.
Morgan stato il primo a formulare una teoria centrale delle motivazioni primarie, sostenendo
che la motivazione va considerata come un particolare stato di attivit di alcune strutture o centri
principali del mesencefalo e dell'ipotalamo.
Stellar ha proposto un modello multifattoriale integrativo delle motivazioni omeostatiche che
prevede che esista un rapporto diretto fra intensit della motivazione e livello di attivit di
particolari centri nervosi siti nell'ipotalamo.
I centri nervosi dellipotalamo responsabili della motivazione sono ormai stati individuati. Ad
esempio, la fame (nuclei ventrolaterali) e la saziet (nuclei ventromediali) sono nellipotalamo.
Questi nuclei integrano segnali sia endogeni (livelli di zuccheri nel sangue, dilatazione stomaco)
che esogeni (stimolazioni olfattive e visive), dapprima confrontati in memoria e con i
condizionamenti la complessit del processo spiega perch ognuno di noi reagisce in modo
diverso allo stesso stimolo. Lomeostasi per non spiega in che modo le pulsioni possono
indirizzare il comportamento animale ed umano. Se la mia temperatura si abbassa, cosa mi spiega
perch compro un maglione, piuttosto che fare del moto o accendere il fuoco?
A spiegarlo hanno provato la teoria pulsionale freudiana e la teoria pulsionale etologica.
11.3 Teoria freudiana delle pulsioni: listinto primario
La teoria freudiana della personalit una particolare teoria pulsionale, con una peculiare
sottolineatura della componente istintiva.
Secondo Freud gli uomini sono potentemente influenzati nel loro agire da due istinti o pulsioni di
base, la sopravvivenza/procreazione sessuale e la morte/distruttivit. Un sinonimo per la prima
libido. Per la seconda, destrudo. Questi due termini sono stati tradotti come pulsione di vita e
pulsione di morte, ma nell'originale tedesco erano instinkt per indicare le condotte che
corrispondono al passaggio all'atto della spinta motivazionale e trieb per indicare la pulsione o
spinta ad agire.
Tutti gli istinti (o pulsioni) hanno un'origine, uno scopo ed un oggetto. L'origine si ritrova
nell'attivit biologica del corpo, nella dinamica della increzione ormonale, nella responsivit dei
tessuti agli ormoni.
Questi meccanismi di base generano una condizione di tensione, attivano quindi una pulsione, o
spinta, creando uno stato funzionale che la persona avverte come sgradevole.
Lo scopo di ogni spinta istintiva sempre quello di riuscire a ridurre tale tensione. Gli individui
devono quindi trovare un bersaglio, un oggetto grazie al quale poterla ridurre, altrimenti insorgono
sofferenza, infelicit ed ansia.
Ma il fatto che gli uomini, avendo a che fare con regole etiche, sociali e morali, spesso non
possono dare libero ed immediato sfogo a quelle che sono le loro pulsioni istintive. Grazie alle
loro capacit cognitive, hanno per la possibilit di avere una prospettiva temporale allargata.
Questo ampliamento prospettico facilita la gestione, la riordina gerarchicamente.
Il primo e pi semplice meccanismo di difesa consiste nel vietare alle pulsioni un accesso diretto
alla coscienza, nel compartimentarle quindi in una dimensione inconscia. Tuttavia la pulsione,
seppur non presente alla coscienza perch rimossa, continua a sussistere e a determinare il corso
della condotta
Ora, Freud dice che gli uomini, non potendo disporre liberamente dell'oggetto appropriato,
soddisfano le proprie pulsioni con una sostituzione di oggetto (es.: succhiarsi il pollice sostituisce il
capezzolo).
Il trovare un oggetto sostitutivo per soddisfare le pulsioni istintive fa parte di un processo di
sublimazione. Freud ritiene sia un processo di fondamentale importanza sia per il mantenimento
del benessere dell'individuo che per la sopravvivenza e lo sviluppo della civilt.
Molto spesso non conosciamo lorigine della nostra pulsione e la applichiamo senza sapere perch,
magari manifestandola dietro motivazioni alte: un politico potrebbe non vedere che lo sfogo
della sua aggressivit, del desiderio di distruzione fisica degli avversari. La pulsione di base cos
negata, rimossa, sostituita. Insomma, la sublimazione spiega molte condotte normali.
Autori come Adler hanno per trovato semplicistico che tutto derivi da istinto alla morte e istinto
alla vita, cos hanno aggiunto la pulsione di dominio. Altri hanno escluso il ruolo dellinconscio,
affermando piuttosto che conta lIo e la sua capacit di elaborare i motivi dellagire. Quindi le
pulsioni primarie sono regolate da elaborazioni razionali.

Una motivazione pseudo-o