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1.7 Comportamentismo
Il comportamentismo una prospettiva della ricerca psicologica che esclude a priori dal campo di
studio ogni fattore che non sia oggettivo e misurabile.
Non viene considerato quale oggetto di studio qualsiasi fattore che sia intermedio fra S (stimolo)
ed R (risposta), ovvero non vengono considerati i vissuti ed i processi elaborativi mentali, in quanto
la costruzione di una psicologia oggettiva esclude l'esame di ogni ipotesi non direttamente
verificabile. Quindi, niente soggettivit e contenuti della coscienza.
Su questa base, il comportamentismo stato identificato come la psicologia del paradigma S-R,
laddove la psicologia scienza solo se limita allo studio del comportamento.
Il suo fondatore Watson. La sua prospettiva di ricerca non si limita al comportamento motorio o
muscolare, ma a tutte le modificazioni oggettivabili della condotta verbale ed i sintomi
psicopatologici.
Un enunciato importante del comportamentismo il concetto di modellamento e plasmabilit
delle differenze individuali (non innate, ma dipendenti totalmente dall'apprendimento e dal
condizionamento). Questa visione per ambigua. Prefigura, infatti, che ogni uomo sia
modificabile dallesterno, contro la sua volont, ad esempio in una dittatura. Inoltre, questo
modello stato accusato di essere troppo meccanicista, riduttivo; anche se ha influenzato molto le
ricerche di psicolinguistica, le tecniche dapprendimento e la persuasione in pubblicit. E oggi
sappiamo che tra S ed R ci sono molti fattori intermedi.
1.8 Cognitivismo
Una impostazione che dista molto sia dal comportamentismo che dallassociazionismo, stata
etichettata come cognitivismo.
Pi che una scuola unitaria o una specifica teoria, un approccio metodologico allo studio della
psiche.
Questo approccio ha un alto grado di astrazione e tende a privilegiare lo studio delle capacit degli
individui di acquisire, ricordare e fare uso concreto della conoscenza per guidare le proprie azioni.
Si tratta di studiare le inferenze tratte dai comportamenti osservabili e cos facendo di studiare la
mente. Si usa quindi un modello cibernetico, cio si studia la mente umana studiando le macchine,
i calcolatori, nello specifico dei programmi di simulazione. Solo che i software forniscono risultati
contraddittori e incompleti, perch poggiano solo su un piano logico, mentre luomo influenzato
da fattori affettivi anche quando risolve un problema logico. Ma le correnti sono molte.
Alcuni cognitivisti (Neisser, Hull e Tolman) seguono un paradigma che si avvicina a quello
comportamentista (S-R), ma che interpone tra i due elementi quello intermedio dell'elaborazione
mentale (O). Il modello che segue quindi S-O-R, definito anche modello dell'elaborazione
dell'informazione.
Una parte dei cognitivisti stata influenzata da Chomsky e dalle sue teorie sullinnatismo
linguistico. Idee che avevano un antecedente in quelle di Piaget e che hanno contribuito a far
nascere la Psicolinguistica.
1)SPERIMENTALE
Si chiama disegno sperimentale se stiamo mettendo alla prova unipotesi, la testiamo, ne
manipoliamo i fattori. Si tratta di mettere alla prova la probabilit che la nostra teoria sia quella
giusta con una manipolazione controllata delle variabili in gioco.
Chiamiamo allora variabile indipendente quel fattore che manipolato nellesperimento e che
secondo la nostra teoria la causa di un fenomeno. Chiamiamo invece variabile dipendente
leffetto che osserviamo e che riteniamo dovuto alla v. indipendente. Esempio: studiando la
memoria, sottoponiamo una serie di parole senza senso, proposte in ordine diverso ogni volta, ma
con lo stesso volume e intonazione, a soggetti diversi. Oppure variamo questi fattori in modo
casuale (ore diverse, ritmi diversi), bilanciandoli per. Naturalmente in tutte queste variazioni
andremo a variare solo quelle caratteristiche che possono influenzare lesito (variabili attive), non di
tutte quelle possibili (es.: colore dei capelli dei soggetti). Ci sono anche le variabili campionate o
spurie: sono sempre attive ma il loro influsso non chiaro (es.: affaticamento, et) e cos per
bilanciarne leffetto si costruisce un campione di soggetti molto vasto, in modo che nessuna
singola variabile abbia statisticamente la possibilit di prevalere. Se poi manteniamo costanti tutti i
fattori evitiamo le variabili spurie e potremo osservare meglio le variazioni della variabile
dipendente dovuta solo alla variabile indipendente.
Lesperimento sempre uno studio controllato, perch tutte le variabili spurie sono state messe
sotto controllo e perch mette a confronto una situazione in cui la VI presente con una in cui la
VI assente (situazione di controllo).
Dal punto di vista logico, ogni verifica sperimentale sempre una dimostrazione indiretta (= non
dimostra che la teoria vera, ma che falsa lipotesi nulla, che nel nostro caso : affermare che la
posizione delle parole nella serie non incide). Ed sempre probabilistica, perch la relazione causa-
effetto VI-VD che propongo , in fondo, una delle tante possibili, anzi potrebbe essere una alla
quale non ho mai pensato. Non posso nemmeno provarle e scartarle una a una, ci vorrebbe una
vita. Come posso escludere che la causa sia qualcosa che per ora non conosco? Inoltre, lerrore
sempre possibile e anche se ripeto la prova molte volte il risultato pu sempre essere influenzato
da fattori casuali. Ecco perch la dimostrazione indiretta economicamente conveniente.
Per convenzione, si considera dimostrata una relazione quando la probabilit statistica che i
risultati siano casuali uguale o inferiore al 5% di tutte le possibilit. Si usano le statistiche
inferenziali per ottenere questo.
Con le premesse fatte sopra, questo metodo si applica soprattutto in laboratorio e con modalit
oggettive. Altri per usano strumenti autodescrittivi. Sicch alla fine sono possibili 4 varianti:
sperimentale - autodescrittivo in lab. e sul campo / sperimentale oggettivo in lab. e sul campo.
I limiti del metodo sperimentale.
Quali sono i limiti di questo metodo? Alcune situazioni non si possono ricreare in laboratorio:
la psicologia della gelosia, del suicidio, del crimine passionale, della formazione del sintomo
nevrotico, ecc. Invece si pu legittimamente ricorrere a situazioni avvenute in natura: nel
caso dei fanciulli-lupo ad es., per confermare le teorie sulla socializzazione; oppure nelle
lesioni al cervello procurate da traumi. Questo metodo si applica quindi a pochi casi, ma d
risultati molto importanti.
Oggettivo e soggettivo.
Alle limitazioni di affidabilit si rimedia con la fissazione delle norme di osservazione, con
lutilizzo di pi osservatori per lo stesso evento, variando gli attributi dellevento. Queste
modalit, che possiamo definire osservazione standardizzata, intervalutativa e differenziale,
per quanto migliorano non possono ampliare il campo dellosservabile oltre i limiti del
percepibile.
Due limiti restano intatti: le dinamiche inconsce non sono osservabili e la non coincidenza tra
soggettivo/oggettivo. La prima si risolve con la psicanalisi, la seconda richiede un
cambiamento di metodica e di strumento di rilevazione. Infatti, le variazioni soggettive non
sono rilevabili se non con metodi oggettivi, come nel caso degli indici psicofisiologici
rilevabili attraverso il poligrafo. In questo caso, lattivazione emozionale misurabile solo
attraverso una macchina, laddove osservazione esterna e auto-resoconto non
funzionerebbero. Altro esempio: lastronauta al decollo impassibile, ma ha un netto
aumento del battito cardiaco.
Il problema che losservatore spesso interferisce con ci che osserva, il che distorce alle volte (es.:
uno studio sulla condotta antisociale. Losservatore per forza presente) ed alle volte no (studio
sulla condotta alimentare degli animali. Un osservatore inattivo non influisce). Losservatore
dovrebbe essere sempre invisibile e se non ci riesce dovrebbe rendersi familiare agli osservati,
quanto meno. Un modo per rendere meno importante linterferenza allora quella dell
osservazione partecipante. Losservatore si inserisce in un gruppo e nella situazione che studier e
si fa accettare; conoscendone cos le regole di comunicazione non le influenzer in modo
distorcente.
Un altro modo per ridurre linterferenza la tecnica del protocollo quotidiano, cio prendere nota
degli avvenimenti a posteriori, facendo una selezione tra quelli significativi e non, con un resoconto
o diario. Il campionamento pu essere fatto su base temporale (tutte le variazioni osservabili ad
intervalli predeterminati) o tematica (tutti gli eventi di un certo tipo) o su base mista. Ma questo
attenua solo la distorsione. Allora si pu usare una telecamera nascosta o un microfono, ma poi
bisognerebbe comunque selezionare quali parti delle registrazioni usare e quali no.
Esiste infine la possibilit dellintrospezione sistematica, nel quale losservatore utilizza tecniche
rigorose per descrivere quello che avviene dentro di s. Ma, come osserva Bergson, lo studio dei
fenomeni psicologici impossibile: luomo cerca di studiare dentro di s mentre cerca di
distanziarsi da s. Ma lunica via per lo studio del vissuto. Naturalmente funziona solo per gli
eventi di superficie e non per linconscio.
3. CORRELAZIONALE si colloca in posizione intermedia tra gli altri due. Qui le variabili non sono
manipolate ma si osservano due o pi variabili per capire se tra loro c o no una correlazione. Alle
volte tuttavia pur essendoci una relazione, non lo in senso causale (es.: relazione tra tempo
passato a vedere spettacoli violenti in tv e condotte aggressive, chi influenza laltro?; oppure lo
studio della Baumrind sul rapporto tra condotta scolastica e stile educativo dei genitori. La studiosa
parla di stile autoritario, stile permissivo e stile autorevole (democratico). Sono questi ultimi
genitori a produrre i figli con la condotta migliore. Dunque lo stile che fa la condotta? No. E se
fossero i bambini pi adattati a suscitare uno stile autorevole e quelli no a suscitarne uno
autoritario? E se fosse il livello socio-culturale della famiglia a creare lo stile e la condotta?). Quindi
possiamo solo ottenere dei dati, con questo metodo, senza dimostrare una causa-effetto. Dove si
user, allora? In astronomia, dove non si possono fare studi di laboratorio; e nella psicologia (studi
sugli effetti delle torture, segregazione, traumi emotivi); negli studi epidemiologici (inevitabilmente
troppo lunghi e complessi, sul rapporto tra stile di vita/educazione/reddito ecc e fattori
costituzionali/insorgenza malattie e disturbi psichici).
I risultati sperimentali ed osservativi possono essere di norma espressi con le statistiche descrittive.
Per evitare gli errori dovuti alle aspettative dei ricercatori si ricorre alluso di protocolli
standardizzati di istruzioni (stesso tempo, stesse parole ecc) e si usano come osservatori persone
diverse dai ricercatori. Il ricercatore per pu essere ingannato.
Infatti, pu sempre verificarsi un effetto placebo! Ossia, quando il soggetto che assume una
medicina si sente meglio per il solo fatto di sapere di prenderla. E necessario quindi che persino i
soggetti non sappiano quale stimolo stato loro somministrato! Quando poi sono ciechi sia
losservatore che losservato abbiamo un esperimento in doppio cieco. Il problema che farlo, oltre
che molto laborioso, spesso deontologicamente inaccettabile o impossibile (es.: non posso non
curare una malattia/non posso evitare che una persona si accorga di essere sottoposta ad una
psicoterapia).
Una soluzione avere sempre due gruppi di osservazione, uno quello sperimentale cui
somministriamo un farmaco e laltro quello di controllo, cui stiamo somministrando appunto un
placebo (o una pseudo-psicoterapia) e che ci serve per confrontare i risultati. Quindi ho un gruppo
che viene curato davvero e uno no. Alternando la situazione tra i gruppi, nessuno sapr quando
riceve il farmaco e quando il placebo.
Per quanto attiene alla generalizzazione dei risultati ottenuti, questa accettabile solo se il
campione esaminato talmente grande da essere rappresentativo della popolazione intera (es.: in
un sondaggio non bisogna accettare tutte le telefonate che si ricevono o si fanno, ma bisogna
costruire un campione statistico che riproduca esattamente la composizione della popolazione
intera). Con un buon campionamento, intervistando 1.500 persone si pu avere un risultato valido
per un elettorato di circa 40.000.000 di persone, con un errore del 2%. Ma nelle ricerche
psicologiche non si pu raggiungere un campione cos rappresentativo. Alla fine, si fanno spesso
su studenti, di razza bianca, di area urbana. Quindi non sempre hanno validit generale.
3.1 Lassessment
La diagnosi (assessment) una valutazione che deriva logicamente dalla presenza di sintomi
significativi. Procede per deduzioni ed un'operazione messa in atto non solo dal medico o dallo
psicologo, ma comunemente nella vita di tutti i giorni. Per farla bisogna conoscere pochi elementi, i
sintomi appunto. Questo ci consente di fare scelte rapide, con pochi dati.
Limite fondamentale delle diagnosi quotidiane che spesso le valutazioni sono incomplete ed
approssimative, talora del tutto scorrette. L'errore diagnostico avviene a causa della dipendenza dei
giudizi dalla propria esperienza passata. Ma la nostra esperienza inevitabilmente limitata e ancor
pi limitata la capacita di elaborare i nostri ricordi. La nostra mente tende ad operare il confronto
con una sola esperienza o con una sola classe di esperienze omogenee, che si costituisce quale
criterio assoluto, ma irrazionale, della procedura di valutazione per analogia. Non ci confrontiamo
con tutte le esperienze, ma con una.
Altra fonte di errori di giudizio la tendenza a prevedere quello che ci fa pi piacere (wishfull
thinking: distorsione legata alle attese): i giudizi della vita quotidiana sono soggettivi e
marcatamente distorti da meccanismi di tipo affettivo. Ecco perch in diagnostica clinica diventano
importanti i test psicometrici e le valutazioni sistematiche: riducono lerrore, fondando le proprie
conclusioni su osservazioni precise, significative, oggettive e ripetibili.
3.2 I parametri di un test
Psicometrico indica che un test una misura di un fattore psichico.
La logica di un test psicometrico analoga ad un sondaggio di opinione. E' fondamentale basarsi
su domande adeguate allo scopo, non domande dirette ed esplicite (perche tutti i soggetti reticenti
ed insinceri non daranno risposte valide).
Devono porsi domande indirette e mascherate. Il test deve basarsi su una teoria di relazione causa-
effetto fra la presenza di un determinato fattore o caratteristica e le risposte (es.: chi risponde cos
ad una certa domanda sul cinema, sui rapporti di lavoro, dovrebbe votare cos).
Poich si tratta di una teoria, deve aver gi avuto una verifica empirica. In questo caso, un test
validato. Al contrario, sar uno studio pilota che necessita di verifiche preliminari.
Le domande in ogni caso devono essere numerose ed articolate, per rispecchiare le differenze
inevitabili tra i vari soggetti.
Un test , sempre, un'esplorazione breve e localizzata, guidata da un'ipotesi teorica. Questa ipotesi
deve essere forte per consentirci di far fruttare il poco tempo a disposizione. Tuttavia, anche vero
che improbabile che con poche domande si possa costruire un test valido! Le poche domande
potrebbero convergere su un solo aspetto della personalit dellesaminato e fuorviarci, come
poche domande ad un esame possono essere sul solo argomento che si conosce
Quindi devono esserci almeno 20-30 voci. Inoltre, il campione deve essere cos vasto da evitare un
errore di rappresentativit (intervistare solo quelli che la pensano allo stesso modo), e per fare
questo si ricorre alla teoria della probabilit (se aumento man mano il numero dei lanci di una
moneta, le probabilit che esca sempre e solo testa o croce sono zero).
Applicando tutte queste regole vedremo che differenze anche minime non sono casuali.
Nei test otteniamo dei punteggi grezzi, che dobbiamo confrontare con i punteggi standard, cio
quelli che pongono il punteggio in una scala. Li traduciamo quindi in centili (posizione su una scala
di 100: 1 la posizione pi bassa, 100 la pi alta)
Le qualit docimologiche metriche fondamentali che dobbiamo pretendere da uno strumento
psicodiagnostico sono:
- attendibilit (affidabilit/stabilit): la misura ricavata con il test deve essere ripetibile; il punteggio
prodotto deve essere sempre costante quando si ripete la prova sullo stesso soggetto. Per
verificarla si usa il test/retest. Vale a dire, ripetere il test sugli stessi soggetti e verificare il
punteggio. Minime variazioni sono possibili. Certo, ripetendolo a breve distanza di tempo il
soggetto ci familiarizza; a grande distanza va meglio ma pu modificarsi il fattore psicologico da
misurare. La cosa migliore dividere il test in due (split-half) parti uguali. I due punteggi devono
essere identici ed evolversi in parallelo.
- validit: la capacit di un test di misurare quello che dice di voler misurare e non qualche altra
cosa. Il problema che i segni esaminati in un test per valutare indirettamente qualcosa (es.:
lansia) possono indicare sia ci che vogliamo misurare che unaltra cosase misuro lattenzione
per verificare lansia, una scarsa attenzione pu anche essere dovuta al soggetto assonnato!
La validit teorica di un test deriva dal basarsi su una buona teoria, ma deve per essere sempre
verificata empiricamente. Le procedure di verifica sono due:
- validazione di criterio: applicazione del test ad un gruppo di individui che sappiamo gi avere
quelle caratteristiche e ad un gruppo che sappiamo che non le ha. Il test valido quello che d
punteggi alti per il gruppo che ha il fattore psichico da valutare e bassi per l'altro.
- misura della validit concorrente: applicazione di una batteria di test diversi, ma che misurano lo
stesso fattore. Un test valido mostra punteggi simile o uguali agli altri.
I test adatti alla selezione attitudinale. Ci sono quelli a rendimento specifico (ad es.: inventari a
risposta multipla che esplorano il problem solving per aree specifiche dintelligenza. Sono test di
cultura generale e test attitudinali specifici; molto usati nelle universit, esercito. Sono a risposta
multipla) ed i test di personalit (ad es.: 16 PF di Cattell, adattati ad avere come parametro di
confronto il profilo medio professionale che si cerca).
Per misurare l'intelligenza dei bambini con meno di 6-7 anni bisogna usare altri test, le prove
piagetiane. Sono test complessi ed originali, non standardizzati, ma adattati alla situazione
cognitiva del singolo. Queste ci dicono in quale fase dello sviluppo cognitivo si trova il bambino nel
momento del test. Non producono un QI ma dicono se il bambino in ritardo o pari rispetto allo
sviluppo della media della popolazione della sua et.
Sotto i 2 anni dobbiamo usare le scale di Gesell. Anche qui non possiamo misurare nessun QI e non
nemmeno possibile un confronto con Piaget o valutare linfluenza dellambiente. Per i segni di
ritardo psicomotorio evidente emergono, se ci sono.
Di sicuro sappiamo che presenteranno segni di ritardo i bambini posti in orfanotrofio o ricoverati
per mesi in ospedale (ospitalismo: sindrome da ritardo dello sviluppo cognitivo, del linguaggio ecc
da ipostimolazione).
In conclusione non possiamo decidere se decisiva la causa genetica o quella ambientale.
Possiamo per dire che la componente genetica una potenzialit che pu essere o no espressa
dallambiente. E che basta avere potenzialit medie per risolvere le principali sfide della vita. Quindi
un genio pi del necessario poi ci sono i casi di geni che sono emersi anche se lambiente li
ipostimolava (Verdi), ma in generale anche loro hanno bisogno, per emergere, dellinflusso
dellambiente. Con l'et, poi, come dimostrato con il WAIS, il rendimento ad alcuni test si riduce, in
altri resta stabile o aumenta. Questo che succede dai 40 in poi - dimostra lenorme importanza
delle esperienze. Memorizzazione, recupero, elaborazione dei segnali, capacit di attenzione
decadono.
Si parla, anche, di due diverse funzioni cognitive misurabili ai test. Una corrisponde alla capacit
adattiva di fronte a stimoli nuovi ed all'efficienza nell'apprendimento ed autocorrezione
(intelligenza fluida: serve al matematico, al musicista, al ricercatore). L'altra corrisponde all'uso
ottimale di strategie e del patrimoni di esperienze e di conoscenze (intelligenza catalizzata:
letterato, storico, insegnante).
La fluida cresce fino ai 25 anni, stabile fino ai 60 e poi decade, se non allenata: quindi le
performance variano a livello individuale, e peggiorano se lambiente familiare non stimolante
(come nella maggioranza dei casi), il che a sua volta peggiora il decadimento naturale. La
cristallizzata cresce molto fino ai 20 anni e poi ancora, ma pi lentamente.
Il diverso progresso di queste componenti sembra fare s che professioni diverse diano il meglio ad
et diverse, consentendo per a tutti di mantenere lo stesso livello di prestazioni fino ai 70-75 anni.
Lehman nel 1962 ha verificato questa relazione.
Le prestazioni intellettive degli anziani, comunque, dipendono fortemente dallambiente e da
quanto si tengono allenati. In caso contrario, assistiamo ad un declino evidente gi dai 40-50 anni!
Si determina una rigidit di risposta agli stimoli, una tendenza ad economizzare le energie; che
tuttavia possono essere bloccate rimettendo il cervello in allenamento.
Il colloquio clinico una tecnica di osservazione e di studio del funzionamento psichico umano. Gli
scopi sono: raccogliere informazioni (colloquio diagnostico) e motivare ed informare (colloquio
terapeutico e di orientamento). Il colloquio clinico trova comunque applicazioni in molti altri settori
(giudice/testimoni; giornalista/intervista; medico/anamnesi, ecc).
I vari tipi di colloquio clinico presentano problemi comuni:
- eventuale suggestione indotta dalla formulazione delle domande;
- intervento della personalit dell'esaminatore, che suscita emozioni e motivazioni particolari
dell'esaminato;
- fedelt e completezza della testimonianza del soggetto;
- contenimento, entro limiti tollerabili, della distorsione interpretativa, quando l'esaminatore opera
la sintesi conclusiva sul materiale raccolto.
Lo psicologo e lo psichiatra utilizzano il colloquio clinico in occasioni diverse.
In campo medico-legale il problema e valutare la motivazione e la dinamica psichica che ha
condotto all'atto antisociale, la capacit di autodeterminarsi e la pericolosit sociale.
Nel campo di selezione e orientamento professionale l'indagine e diretta sia a valutare attitudini
specifiche dell'esaminato che a delineare la struttura base della personalit.
Nel campo pi strettamente clinico, oltre al rilievo delle anomalie comportamentali, necessario
per rintracciare le forze ed i meccanismi genetici che lo sottendono. In ogni caso, l'obiettivo di base
delineare la struttura della personalit del soggetto esaminato.
Il colloquio non comunque la sola fonte dalla quale attingere (memoriale del soggetto), tuttavia
presenta la caratteristica insostituibile di permettere una conoscenza diretta della dinamica
interpersonale. Infatti, il colloquio gi di per s una situazione psico-sociale, diadica.
L'esaminatore deve tenere presente che la sua personalit (e non solo quella dell'esaminato)
sempre coinvolta in questa situazione e la condiziona anche quando neutro.
4.2 La tecnica dellintervista
Alle volte losservatore partecipe. Nemmeno lui pu pretendere da s stesso di essere passivo,
distaccato impossibile. Ogni persona, poi, si forma attraverso la stratificazione di numerosi ruoli
psicosociali: impossibile anche pensare di scoprirli tutti in un colloquio e lintervistatore proprio
per questo non deve generalizzare lintervistato, ma valutare con riserva e salvo verifiche
successive.
Nella selezione professionale lesaminatore pu essere visto come lagente del potere padronale
che discrimina ingiustificatamente. Come il portatore di una prova angosciosa per la propria
autostima o come il suo protettore, portatore di istanze verso la propriet. Lesaminato potr
essere in imbarazzo, concitato, irrequieto, ingraziante, deferente (pu essere apprezzato o ritenuto
servile), scontroso-risentito (critica la procedura: il valore di un uomo si vede sul lavoro, non qui!
Faccio gi questo lavoro da anni!). Lo psicologo pu essere visto come portatore delle istanze alla
conformazione della societ, protettore paterno che si assume la responsabilit delle scelte, dotato
di poteri taumaturgici che protegge dalle cadute, lautorit che assolve, quasi un confessore E'
chiaro dunque, che gli atteggiamenti dell'esaminato durante il colloquio, non devono per
nemmeno essere generalizzati dall'esaminatore. Possono essere solo atteggiamenti occasionali,
che dipendono da pregiudizi nei confronti del colloquio fatto in certe condizioni. Lo psicologo
accorto cercher verifiche alle sue impressioni derivate dal colloquio ed eviter di lasciarsi
trascinare in controreazioni emotive.
Tutto questo vale nei casi in cui lesaminato va al colloquio non di sua libera scelta.
Nell'intera gamma del CNV il movimento, cio il comportamento motorio della persona, ha una
sua espressivit complessiva. Fra i vari movimenti, alcuni risultano particolarmente espressivi, quali i
gesti delle mani ed i cenni del capo. Per quanto riguarda i gesti delle mani, essi sono altamente
espressivi. Alcuni sono segnali detti emblematici, ovvero emessi intenzionalmente ed aventi un
significato specifico che pu essere tradotto direttamente in parole. Essi possono ripetere o
sostituire il contenuto della comunicazione verbale, possono essere utilizzati quando essa
ostacolata.
I gesti illustratori sono invece rappresentati da tutti quei movimenti che la maggior parte degli
individui realizza nel corso della comunicazione verbale e che illustrano ci che si va dicendo. Sono
usati come punteggiatura, per ampliare o contemplare il discorso, variano a seconda del retroterra
culturale dellindividuo.
Altri segnali sono indicatori dello stato emotivo della persona che li emette (scuotere un pugno in
segno di rabbia). Esistono infine alcuni gesti non intenzionali che le persone usano
sistematicamente, detti gesti di adattamento, che rappresentano un modo di soddisfare e
controllare bisogni, motivazioni ed emozioni concernenti le particolari situazioni in cui il soggetto
viene a trovarsi.
Con i cenni del capo ci troviamo a che fare con i segnali non verbali pi veloci. Non vanno
sottovalutati. Ad es. una serie veloce di cenni del capo indica che si vuole prendere la parola. Le
espressioni del volto sono rivelatrici di emozione, sentimenti, atteggiamenti. Il volto pu essere
assunto come la sede primaria dell'espressione delle emozioni. Per Ekman e Friesen: de
intensifichiamo, aumentiamo lintensit, esprimiamo indifferenza oppure mascheriamo lemozione
dissimulando o simulandone unaltra.
Lo sguardo parte integrante dell'espressione globale del volto ed e altamente espressivo. Svolge
un ruolo importante nell'instaurare relazioni e nel comunicare atteggiamenti interpersonali ed e
strettamente collegato con la comunicazione verbale. Nel colloquio clinico fonte di tensione.
Anche tutti gli elementi che costituiscono l'aspetto esteriore sono fonte di trasmissione di
informazioni: il volto, la conformazione fisica, l'abbigliamento, il trucco, l'acconciatura... concorrono
complessivamente a fornire un'ampia gamma di informazioni.
Anche lo studio di aspetti non linguistici del comportamento verbale rappresenta un'area di ricerca
particolarmente interessante. Ci sono aspetti non linguistici del comportamento verbale definiti
paralinguistici: variazione della voce, del ritmo, continuit delleloquio ecc. Le indagini hanno
riscontrato una relazione stretta tra stato emozionale dell'interlocutore e manifestazioni
paralinguistiche. Una persona ansiosa parla pi in fretta e a voce alta, una depressa lentamente ed
a voce bassa.
Il CNV pu essere visto come un linguaggio di relazione, basato su sensazioni e mezzo primario
per la segnalazione di mutamenti di qualit nello svolgimento della relazione interpersonale. Le
comunicazioni non verbali possono sostenere o smentire la comunicazione verbale.
Ekman sostiene che anche il CNV avrebbe uno speciale valore simbolico, che esprime, in un
elementare linguaggio del corpo, atteggiamenti forse inconsci circa l'immagine di s e del corpo.
Alcuni studiosi ritengono infatti che gli atteggiamenti e le sensazioni basilari verso il corpo,
formatesi nelle prime relazioni del bambino con i genitori (l'atteggiamento dei genitori assunto
verso il corpo del bambino e le sue funzioni, si riflette nella visione che il bambino si forma del
proprio corpo), possano essere evidenziati durante la vita da certi tipi di movimenti e di posture.
I dati raccolti durante il colloquio clinico vanno elaborati ed organizzati in una rappresentazione
coerente ed unificata, poich i singoli tratti di una persona interagiscono reciprocamente e creano
un contesto. Non si tratta semplicemente di sommarli, perch ogni tratto influenza gli altri.
Questi aspetti dell'interazione dinamica dei tratti hanno trovato riscontro in alcune ricerche di Asch
(in cui si rilevato che l'esaminatore, sulla base di alcune caratteristiche rilevate, portato ad
attribuire al soggetto, spesso senza fondamento, numerose altre qualit) e di Bruner, Saphiro e
Tagiuri (che sottolineano che il riscontro di un tratto ci induce ad ammettere l'esistenza di
numerosi altri tratti di cui non abbiamo verifica diretta). Se impettito, sar una persona seriosa
ecc. A questo punto scatta una rigidit della percezione: per mantenere la coerenza cognitiva
meglio non modificare in parte la nostra opinione, se corriamo il rischio di modificarla tutta. Si
finisce allora per ignorare alcuni dati, sottovalutarli, porli in dubbio.
Nella fase iniziale del colloquio, si rischia di legarsi ad una sola ipotesi diagnostica: si realizza una
cristallizzazione precoce del giudizio, partendo da un solo dato (fede politica, ecc). La presunzione
di poter giudicare a colpo d'occhio rischia di rendere sterile il colloquio, perche l'impostazione
prevenuta, porta l'esaminatore a ricercare soltanto i sintomi che la confermano. Talvolta
sufficiente la conoscenza di scarni elementi autobiografici (prima di aver visto il paziente!) perche si
formi un pregiudizio. Nel colloquio, l'attitudine dell'esaminatore diverr direttiva ( vengono
esplorate solo alcune zone e presi in considerazione solo alcuni aspetti).
C unaltra possibilit, che l'esaminatore compia frequenti implicazioni: rilevato un tratto, ritenga
che un certo altro numero di tratti debbano necessariamente accompagnarsi ad esso. Ogni sistema
di implicazioni soggettivo.
Un ulteriore fattore di distorsione si fonda sull'attribuzione di caratteristiche presunte: si tende per
esempio, ad attribuire caratteristiche positive a qualcuno che ci ispira simpatia ed a ritenere che chi
ci sta antipatico ci detesti.
Altra fonte di errore costituita dal meccanismo della proiezione: proiezione attributiva (
somiglianza presunta, tendenza a presumere che gli altri siano somiglianti a noi), la proiezione
classica ( attribuzione agli altri di caratteristiche a noi indesiderabili ed inaccettabili) e
la proiezione razionalizzata ( il giudice consapevole di attribuire pensieri, sentimenti e
caratteristiche al soggetto, ma non dei motivi per cui lo fa).
Altri problemi nascono a causa degli stereotipi, che risultano poi quasi sempre errati,
eccessivamente rigidi ed onnicomprensivi, e raggruppano le persone secondo classi non
appropriate.
Se formulare una diagnosi = dare una definizione socialmente condivisa dell'identit personale di
un soggetto, il giudizio finale ha come effetto risultante l'etichettamento del soggetto. Pu perci
influenzarne definitivamente il destino, creando un'etichetta verbale che crea un fenomeno di
determinazione verbale (Zimbardo) in base a cui un paziente viene stigmatizzato, sulla base di
giudizi soggettivi.
Detto ci, al posto delle definizioni statiche della personalit, che aiutano questi errori, stato
introdotto il concetto di stile comportamentale, che elastico e non identifica modello e persona.
Per Rogers abbiamo paura di capire unaltra persona, perch ci potrebbe cambiarci.
4.6 Il metodo interpretativo psicoanalitico: le origini
Le vicende della nascita della psicoanalisi sono legate al periodo in cui Freud si iscrisse alla facolt
di medicina dell'universit di Vienna (1873). Il clima accademico era fortemente influenzato dalla
teoria evoluzionistica di Darwin. Freud crebbe a stretto contatto con le teorie che spiegavano tutti i
fenomeni , anche psichici, attraverso il linguaggio della fisica, oltre all'impostazione fondata sulla
ricerca empirica e sull'osservazione sistematica.
Si dedic quindi inizialmente alla neurologia. Ma col tempo si accorse che molti dei suoi pazienti
presentavano per un verso disturbi anche organici (cecit, paresi temporanee), mentre non
rivelavano alcuna alterazione di organi o tessuti. Si trattava di malati affetti da isteria; i loro disturbi
erano chiamati funzionali, proprio perch dimostravano alterazioni delle funzioni, senza che si
potesse individuare una corrispondente lesione strutturale.
Isterici e nevrotici in genere, a quel tempo, erano ritenuti portatori di comportamenti teatrali, frutto
di simulazione. Freud si rese intuitivamente conto che l'isteria era in realt una vera e propria
malattia, priva per di una base organica. Cominci allora ad affrontare lo studio dei fenomeni
mentali da un punto di vista specificamente psichico.
Nel 1885 si reco a Parigi dove operava Charcot, un neurologo che in quegli anni si era indirizzato
verso lo studio dell'isteria e che applicava il metodo dell'ipnosi.
L'impiego dell'ipnosi si fondava sul concetto che questi malati fossero, in realt, sani, perche sano
era il loro organismo, ma che fossero malati solo perche credevano di esserlo, quindi se si fossero
persuasi che non lo erano, avrebbero dovuto guarire. Lipnosi serviva a persuaderli.
Freud vide che listeria non era caratteristica delle donne, ma si manifestava anche negli uomini,
seppur meno; e che i disturbi isterici sembravano determinati da meccanismi analoghi a quelli
dell'ipnosi stessa. Infatti mediante l'ipnosi era possibile provocare artificialmente in un individuo
sano le stesse manifestazioni che spontaneamente si producevano nei malati.
Charcot riteneva infatti che l'isteria fosse un'ipnosi spontanea, mentre l'ipnosi un'isteria artificiale.
Se per l'ipnosi agiva soltanto per via psichica, la conseguenza era anche che i disturbi isterici
dovevano essere considerati psicogeni, cio di origine esclusivamente psichica!
Freud tuttavia si accorse anche che con il metodo ipnotico si verificavano inconvenienti: non tutti i
soggetti erano ipnotizzabili, in altri i sintomi tornavano, si creava uno stato di dipendenza nei
confronti del medico il che rendeva la cura interminabile. Cap che lipnosi non serviva a curare, ma
ad esplorare.
Part dal caso di Anna O., per andare ad elaborare sia una nuova teoria dei disturbi isterici, sia un
metodo terapeutico. Questo metodo era detto metodo catartico, cio di purificazione, liberazione
delle emozioni, scarica emotiva. Trovammo infatti, che i singoli sintomi isterici scomparivano
subito ed in modo definitivo, quando si era riusciti a ridestare con piena chiarezza il ricordo
dell'evento determinante, risvegliando insieme anche l'affetto che l'aveva accompagnato.
Freud per si rese conto che i suoi pazienti isterici non raggiungevano lo stato di ipnosi profonda
che sarebbe stato necessario ed alcuni anzi erano refrattari a qualunque ipnosi. Ci voleva un altro
metodo.
Formul allora l'ipotesi che il paziente sapeva tutto quanto aveva importanza patogena, e decise di
utilizzare quella che chiam tecnica della concentrazione: invitare il paziente a stendersi su un
divano, chiudere gli occhi e concentrare la sua attenzione su di un sintomo particolare, cercando di
ricordare la prima occasione in cui era insorto. Se non si ottenevano risultati, Freud soleva premere
sulla fronte del paziente assicurandolo che qualche pensiero gli sarebbe venuto in mente. Se non
accadeva nulla, dopo alcuni tentativi il paziente riusciva a ricordare qualcosa, magari commentando
che gi al primo tentativo gli era venuto in mente, ma riteneva non fosse ci che il medico volesse
sapere...
Cos, cominci a stimolare, sollecitare e domandare ai pazienti di parlare, senza censura, anche di
cose banali. I materiali psichici emergevano, anche senza ipnosi! Per interveniva troppo e cap
allora che doveva intervenire il meno possibile e lasciarli parlare. Questo intervenire divenne
simbolico di una resistenza da superare per lemersione delle rappresentazioni. Perch una
resistenza? Freud rispose che erano tutte rappresentazioni vergognose, rimprovero, colpa. E che
agiva una forza di rimozione.
Ad un certo punto si manifesto una netta divergenza tra Breuer e Freude in merito all'eziologia
dell'isteria. La diversit nacque nell'interrogarsi sul perche il fatto traumatico venisse dimenticato.
Breuer riteneva che l'episodio fosse stato vissuto dal soggetto durante un particolare stato di
assenza (lo stato ipnoide). Freud riteneva invece che l'oblio del fatto traumatico fosse dovuto al suo
carattere spiacevole, penoso e doloroso e che lipnosi non servisse a liberarle, tanto pi che come
essa finiva lIo tornava a difendersi dai contenuti emersi e annullava i successi ottenuti. Si trattava
invece di scardinare questo meccanismo di difesa e cos Freud si orient sempre pi verso il
metodo delle libere associazioni.
Un'ultima ed importante ragione dell'abbandono della tecnica ipnotica va ricercata
nell'impressione, maturata in Freud, che lo stato di ipnosi nascondesse certi fenomeni di cui
cominciava pian piano a vedere l'importanza (il transfert) e che potevano essere alleati della
terapia.
La psicoterapia suggestiva sfrutta le componenti magiche del rapporto interpersonale
medico-paziente. Il secondo dipendente, sottomesso; il primo ha influenza sul secondo; gli
comunica unidea; laltro accetta. C una profonda relazione emotiva, tipo genitore-
bambino (autoritaria/paterna o permissiva/materna). Il terapeuta deve essere molto
convinto, consapevole, flessibile, deve conoscere a fondo il paziente. La suggestione diretta
assertiva o negativa, la prima funziona meglio. Occorre che il terapeuta deve ripetere le
formule suggestive con tono fermo e il paziente deve stare concentrato. Quella indiretta,
invece, per quei pazienti che sono in stato di difesa psichica molto intensa.
In genere, la suggestiva si usa in caso di turbe lievi o molto forti, crisi. E totalmente
controindicata in caso di psicosi.
Altra cosa lipnositerapia. una particolare strutturazione della relazione suggestiva volta
ad ottenere ulteriori approfondimenti ed intensificazioni del rapporto emotivo terapeuta-
paziente. Tutti i metodi di ipnosi sono volti ad un restringimento del campo della coscienza e
dellattenzione, delimitandola al rapporto col terapeuta. Lo stato di trance vissuto come un
momento di grande quiete mentale e fisica. C lipnositerapia suggestiva diretta e quella di
sostegno.
Lipnositerapia suggestiva diretta pi efficace della suggestione semplice: serve per le
sindromi somatiche senza isteria e per le situazioni di emergenza. Lipnositerapia di
sostegno modifica i rapporti di forza delle istanze psichiche in conflitto ottenuto mediante
un rafforzamento delle istanze rimuoventi. Questa tecnica fatta di rilassamento,
rassicurazione, desensibilizzazione alle situazioni stressanti, apprendimento di atteggiamenti
adattivi, decondizionamento delle reazioni abnormi. Si pratica ipnosi ma senza analisi. Si usa
nelle nevrosi croniche e gravi o per sbloccare situazioni di grande resistenza. La loro scarsa
profondit dazione non li rende adatti a guarigioni permanenti.
Il PUNTO DI VISTA DINAMICO, invece, considera la psiche dalla prospettiva delle varie forze che in
essa si esprimono e dei conflitti fra loro esistenti. Osserviamo come nellinconscio si trovino i
contenuti rimossi, appunto, dinamici. Oltre la rimozione ci sono altri meccanismi di difesa dellIo:
proiezione, negazione,formazione reattiva, scissione ecc.
Il PUNTO DI VISTA ECONOMICO concerne invece l'intensit, la quantit delle forze psichiche in
gioco. In base a questo si parla di continuum tra normale e patologico, perch tra loro non c
differenza di qualit ma di quantit di energia spostata.
Il PUNTO DI VISTA STRUTTURALE, elaborato da Freud solo dopo il 1920, rappresenta la struttura
dell'apparato psichico come composta da 3 istanze: Es, Io e Super-io.
ES: completamente inconscio, il serbatoio di tutte le pulsioni (sessuali, aggressive, auto
conservative). Ci sono contenuti ereditari, acquisiti, rimossi.
IO: il mediatore tra le rivendicazioni dell'Es, gli imperativi del Super-io e le esigenze della realt
esterna. Deve mediare i conflitti tra Es e realt e tra Es e Super-io. Svolge inoltre funzioni relative al
pensiero vigile (attenzione, percezione, giudizio, memoria) e funzioni difensive in gran parte
inconsce.
SUPER-IO: in buona parte inconscio, svolge un ruolo simile a quello di un giudice o di un censore
nei confronti dell'Io. Le funzioni che Freud gli attribuisce sono la coscienza morale, l'auto-
osservazione, la formazione di ideali. E' costituito da quanto abbiamo acquisito da quando siamo
nati e il substrato dell'educazione familiare (richieste e divieti genitoriali).
Freud ritiene inoltre, che in ogni uomo operino due pulsioni: una pulsione di morte (Tanathos -auto
ed etero - distruzione) ed una pulsione di vita (Eros - libido ed autoconservazione). L'eterna lotta
fra le due pulsioni costituisce la fonte pi profonda dell'ambivalenza, dell'angoscia e del
sentimento di colpa.
Quando le due pulsioni operano insieme ma predomina la pulsione di morte, si producono
sadismo e masochismo. Quando predomina la pulsione di vita, l'aggressivita si pone al servizio
delle forze della vita e diventa egosintonica (a servizio dell'Io).
Freud dichiar che l'obiettivo di conoscere l'inconscio si pu ottenere anche attraverso altri due
metodi: l'interpretazione dei sogni e quella degli atti mancati.
I sogni sono la forma che l'attivit psichica assume durante lo stato di sonno. Sono allucinazioni
che si hanno durante il sonno, ma a differenza di quelle che si hanno nelle malattie mentali, sono
fenomeni psichici normali. Ci che si ricorda del sogno il contenuto onirico manifesto. La
forza motrice del sogno invece il contenuto onirico latente, costituito da desideri, tendenze e
pensieri inconsci.
Il processo che produce la trasformazione del contenuto latente nel contenuto manifesto il lavoro
onirico. Il fattore responsabile della deformazione da latente a manifesto la censura onirica,
funzione psichica che tende ad impedire ai pensieri inconsci l'accesso alla coscienza. Essa
rappresenta l'aspetto notturno della rimozione, per quanto allentata. Se nel sogno gli elementi
rimossi affiorano tuttavia con minore difficolt, dovuto al fatto che la censura onirica meno
severa della rimozione diurna, poich in tale stato le tendenze rimosse sono sentite come meno
pericolose, in quanto possono essere soddisfatte solo in forma allucinatoria..
Riguardo alla funzione del sogno, Freud afferma che esso un custode del sonno; un
compromesso tra il desiderio di dormire e le tendenze rimosse. Viceversa, i sogni di angoscia e
quelli che determinano il risveglio (incubi) indicano che venuta meno la loro funzione specifica;
accade quando il mascheramento dei desideri inconsci insufficiente, oppure questi ultimi
irrompono troppo violentemente nella coscienza. Normalmente comunque, il sogno non
produce risveglio e permette di liquidare, parzialmente e momentaneamente, le tendenze rimosse,
agendo come una valvola di sicurezza contro un'eccessiva pressione. Il sogno dunque custode
del sonno e della salute mentale.
L'interpretazione dei sogni viene condotta mediante la combinazione di due tecniche distinte:
l'analisi simbolica e le libere associazioni. La sola analisi dei simboli insufficiente, poich non
sempre un simbolo sta per qualcosaltro e solo il complessivo contesto del sogno pu far decidere
per la traduzione corretta del caso specifico.
Anche le libere associazioni non bastano da sole a comprendere i sogni, poich non si riesce
comunque a tornare dal simbolo al simbolizzato. Di conseguenza, solo con la combinazione delle
due tecniche si pu raggiungere il significato inconscio dei sogni e la seconda appare centrale.
La migliore utilizzazione terapeutica e tecnica del sogno avviene quando il suo ricordo emerge
spontaneamente, in modo inatteso, nel corso di altri pensieri. 1900 L'interpretazione dei sogni
(Freud). Prima grande opera e anche la pi importante per il successivo sviluppo della psicoanalisi.
Il setting
E il realizzarsi di determinate condizioni esterne, necessarie perch il processo analitico
possa mettersi in moto. Quindi parliamo della situazione ambientale: caratteristiche della
stanza di analisi, posizione del paziente, distanza e posizione dellanalista, orari delle sedute,
modalit di pagamento. I cambiamenti vanno programmati. Nessun rapporto fuori
dallanalisi e, per lanalista, fornire solo valutazioni interpretative. Quindi lanalista interviene
il meno possibile e fa in modo che la realt esterna anche entri poco in gioco. Il setting
anche il modo in cui due persone stanno insieme, in un legame di conoscenza.
4.10 Lo studio clinico evolutivo.
Il metodo psicanalitico, quindi, lavora sul presente in evoluzione, mentre il transfert attualizza
esperienze psichiche del passato. Lanalisi permette di rintracciare le radici dei sintomi ed il loro
processo evolutivo. Rendendo consapevoli questi meccanismi, aumenta il grado di libert del
paziente.
Due autori hanno avuto visioni diverse da Freud, Adler con la psicologia individuale e Jung con
quella analitica. Adler attenua la attenzione sulle pulsioni libidiche e d peso alle relazioni sociali. Il
sentimento della comunit influenza molto Adler (che era socialista), facendogli dire che innato. Il
determinismo freudiano viene mitigato dallautorealizzazione. Quindi va ad agire sulla pulsione di
dominio, favorendo una liberazione di risorse dellIo.
Jung coniuga determinismo e finalismo: vuole rimuovere gli ostacoli delautorealizzazione. Non
scava per scoprire lId, ma per mettere in luce il vero S del soggetto! La personalit il risultato di
una storia personale, di una collettiva e di una istanza che opera in ognuno per auto realizzarsi. Per
Jung la libido una cosa diversa da Freud: energia psichica non sessualizzata. Nellinconscio c
sia il rimosso di ognuno, sia linconscio collettivo. Si tratta di una base ereditaria comune a tutti.
La psicanalisi sociale una corrente detta anche neo-freudiana, molto eterogenea. Ci sono Horney,
Fromm, Sullivan. Danno tutti per molta importanza alla dimensione culturale, sociale e
interpersonale, opponendosi al naturalismo freudiano. La Horney dice che i conflitti in esordio di
sviluppo non sono dovuti a fattori pulsionali, ma a comportamenti dei genitori verso il bambino. Il
complesso edipico diventa, insomma, meno importante. Aggiunge che lordinamento maschile
della societ influenza lo sviluppo della donna.
Fromm: lindividuo intimamente connesso con la natura e lo sviluppo della personalit frutto
della totalit delle qualit psichiche ereditarie. Ladattamento come compromesso tra bisogni
interni e richieste esterne.
Sullivan recupera limportanza delle relazioni interpersonali. Il totale di queste relazioni crea la
personalit.
La psicologia umanistica (esistenziale) parte da una pi vasta concezione filosofica da Sartre,
Merleau-Ponty, Jaspers, Laing, Biswanger. Ogni uomo ha diritto a realizzare il proprio progetto di
vita, rimuovendo le limitazioni opposte da altri, che distorcono la personalit: e questo d un forte
ruolo alla volont. Biswanger distinge unesistenza propria da una impropria, inautentica. Distingue
tra personalit proiettate al futuro (persona realizzata), al passato (rimpianto, malinconia), al solo
presente (maniacale). Laing: ruolo dellesperienza nellalienazione psicologica e nella schizofrenia,
che basata sullinsicurezza.
Rogers: il S ha 3 livelli. Quello reale (emozioni, bisogni), quello percepito (in contatto col
precedente attraverso la percezione), quello ideale (immagine del s). Questi livelli devono essere
congruenti, concordanti nella personalit. Ma nello sviluppo determinante il riconoscimento
positivo e quindi il bambino cerca quello degli altri. Ma se esso viene dato in modo incondizionato
una cosa, se condizionato (ti voglio bene se) unaltra! I sentimenti negativi saranno celati
sempre.
CAP. 5. PSICOFISIOLOGIA DELLE SENSAZIONI
La percezione subliminale.
Vuol dire sotto il limen, la soglia definita come quantit minima di energia stimolante che
losservatore avverte il 50% delle volte. Esaminiamo qui come stimoli troppo deboli, confusi
o rapidi possano influenzare il comportamento. Il primo vero esperimento fu al cinema nel
1956. Alcuni studi hanno insistito sul senso verbale o simbolico degli stimoli, altri nella
capacit di evocare le parole, mentre Poetzl ha studiato la capacit di suscitare sogni. Si
parlato di difesa percettiva, cio della soglia di riconoscimento degli stimoli subliminali tab
rispetto a quelli neutri. Agendo quindi sotto la soglia della consapevolezza. Ma non tutti gli
studi hanno confermato lesistenza della percezione subliminale. Ecco le critiche che sono
venute:
1. Accusa di paradosso logico: se la difesa percettiva realmente percettiva, come pu colui
che percepisce difendersi da uno stimolo senza averlo percepito? (Howie)
2. Ipotesi degli indizi parziali: i metodi di segnalazione della psicofisica sono insufficienti, in
particolare rispetto a presenza-assenza di stimolo, espongono al rischio di falsi negativi
3. Ipotesi della soppressione volontaria della risposta: i soggetti riconoscono le parole tab e
quelle no, ma sarebbero riluttanti a dirlo.
4. Ipotesi della frequenza lessicale: la difesa percettiva spiegata con la differenza nelluso di
parole tab e non
5. Ipotesi dellaspettativa: oppure dellaspettativa del soggetto rispetto allo stimolo. 6.
Ipotesi delle caratteristiche esigenziali: i soggetti, per fare buona impressione, cercano di
cogliere da quel che involontariamente dice lo sperimentatore, il senso dellesperimento.
La maggior parte delle ricerche parte dal modello di attenzione selettiva di Dixon: uno
stimolo subliminale attiverebbe i termini concettuali associati, ma nessun meccanismo di
controllo degli stessi (che fatto dal collegamento con eventi noti e passati ad esempio),
perch non si presenterebbe legato a nessuna esperienza fenomenica. Quindi non ci sarebbe
nessuna cernita e passerebbe ogni informazione.
Limmagine passa attraverso liride (tipo un diaframma) e viene proiettata sottosopra e messa a
fuoco sui recettori retinici che tappezzano il fondo del globo oculare. Liride si apre di pi con poca
luce e molto con poca, variando da 1 a 7 mm. Facendolo si deforma e cambia raggio di curvatura,
pi globosa da vicino e pi sottile nella messa a fuoco da lontano (dai 6-8 metri a infinito la messa
a fuoco identica). Col passare degli anni diventa sempre meno elastica e cos il punto di messa a
fuoco si allontana sempre pi e occorrono delle lenti. In pi, mettiamo a fuoco solo al centro per
davvero, ma locchio si sposta continuamente e recupera. Insomma, limmagine rovesciata,
frazionata e sfarfallante! In pi i due nervi ottici si incrociano e si scambiano fibre, mentre su ogni
met corteccia si proietta met dellocchio omolaterale e met dellaltro (effetto di parallasse: i
nostri occhi sono come due macchine fotografiche, ognuno registra met campo visivo. Solo che le
immagini sono sfalsate perch ogni occhio vede la stessa cosa lungo un asse parallelo a quello
dellaltro occhio ma sfalsato di qualche cm. Leffetto si vede sugli oggetti vicini, non su quelli
lontani)! Questo caos risolto dai meccanismi di organizzazione percettiva della corteccia, che
trasformano questi problemi in una visione unitaria tridimensionale e dotata di profondit.
Ogni volta che unonda luminosa di intensit adeguata (che superi la soglia assoluta) e di
lunghezza donda appropriata (nella gamma visibile) colpisce la retina, questa reagisce con una
piccola scarica elettrica (potenziale dazione). Poi per alcuni millisecondi cambia polarit e diventa
refrattario. Quelli che gli stanno intorno lo sostituiscono. Larrivo di un successivo segnale forte
vince la refrattariet in minor tempo, ma se troppo forte (se si guarda il sole direttamente), la
refrattariet diventa persistente, si abbagliati; e se persiste ancora c un danno permanente.
Idem per ludito, solo che di fronte a suoni forti tendiamo ad alzare il volume, danneggiandoci.
5.5 Meccanismi della visione:neurofisiologia.
Il segnale che arriva alle cellule della corteccia visiva occipitale determinano una risposta sensoriale
diversa a seconda delle cellule attivate. Le cellule sono di 3 tipi: semplici, complesse, ipercomplesse.
Queste cellule ricostruiscono il segnale proveniente dallesterno. Le cellule rispondono solo a
stimoli precisi: ad esempio, se il movimento dello sguardo dal basso in alto e non il contrario ecc.
Altri due fenomeni importanti sono la costanza di brillantezza e di colore. Nel primo caso, se
guardiamo la neve ci sembra sempre bianca, ma se la fotografiamo vediamo riflessi azzurri o
rossastri che non abbiamo percepito: la retina che ci ha nascosto queste variazioni per
semplificarci la visione. Il secondo quando entriamo in galleria non vediamo pi nulla e anche i
colori appaiono meno nitidi: successo che la luce dentro troppo fioca per superare la
refrattariet. Inoltre, i recettori detti coni, quelli sensibili al colore, con scarsa luce si trovano sotto la
soglia di attivazione, e si attivano invece i bastoncelli, pi sensibili alla luce ma non al colore!
Ladattamento alla luce implica minuti di tempo per realizzarsi, quello uditivo secondi, olfattivo
quasi istantaneo. 5.6 Meccanismi delludito: lorecchio.
C lorecchio esterno (padiglione auricolare e condotto uditivo, di 25 mm), medio ed interno.
Lorecchio esterno incanala i suoni verso la membrana timpanica. Da qui comincia il medio, una
piccola cavit scavata nellosso temporale che da una parte ha il timpano e dallaltra due finestre
ossee, la ovale e la rotonda, chiuse da due membrane simil-timpaniche. Una catena di ossicini
(martello, incudine e staffa) collega timpano e finestra ovale, trasferendo su questultima le
vibrazioni in modo potenziato. E dietro la finestra ovale che stanno i neuroni uditivi, nellorecchio
interno o labirinto. Qui c lapparato vestibolare (sacculo, utriculo e canali semicircolari), che invece
serve al controllo dellequilibrio.
Lorgano delludito si trova allinterno di una parte del labirinto, detta coclea. ()
La tuba di Eustachio collega invece lorecchio medio alla gola, facendo entrare aria che eguaglia la
pressione atmosferica sul timpano, cosicch non si deformi troppo verso linterno. Sempre per
proteggere il timpano dalle oscillazioni brutali la fanno due muscoli che agiscono sugli ossicini:
tensore del timpano e stapedio. In caso di necessit si contraggono e cos alla membrana della
finestra ovale arrivano meno vibrazioni e noi proviamo ottundimento.
6.5 La tridimensionalit.
La percezione di movimento si collega direttamente alla percezione della distanza e/o della
profondit di un oggetto visivo. Un oggetto appare muoversi verso di noi, per esempio, se la sua
immagine proiettata sulla retina diventa pi grande.
In un esperimento, (vedi pag 154) in mancanza di riferimenti, il cervello organizza secondo l'unico
dato che varia: la grandezza dell'oggetto proiettato sulla retina, e percepisce deduttivamente un
altro oggetto a distanza fissa (poich mancano indizi di un suo movimento) come se mutasse di
dimensione (poich la sua immagine proiettata sulla retina muta apparentemente di grandezza nel
corso dellesperimento).
Perch? Perch non ci sono indizi di profondit. Quindi percepiamo loggetto di grandezza
variabile ma fisso. Se ci fossero gli indizi la grandezza sarebbe costante e si sposterebbe avanti e
indietro.
Gli indizi di profondit si distinguono in fisiologici e pittorici/psicologici. Gli indizi fisiologici
rispecchiano i meccanismi di cattura del segnale visivo da parte dei recettori sensoriali. Essi sono:
messa a fuoco ed effetto di parallasse.
Gli indizi di profondit pittorici (quelli che consentono di riprodurre in un disegno bidimensionale
l'effetto percettivo della profondit) o psicologici (rispecchiano il funzionamento mentale di
organizzazione dei dati sensibili) sono:
- grandezza relativa: a parit di tutte le altre condizioni, l'oggetto pi grande viene percepito come
pi vicino. La grandezza percepita origina da un confronto fra la grandezza dell'oggetto e altri
elementi. Se per il campo vuoto limmagine pi grande non sembra avvicinarsi ma dilatarsi.
- luminosit: l'oggetto pi luminoso appare come pi vicino.
- prospettiva aerea e lineare: gli oggetti pi nitidi e brillanti sono percepiti come pi vicini.
Gli indizi fisiologici sono assai meno forti di quelli psicologici e, in caso di contrasto, i secondi
prevalgono nettamente sui primi.
Se un oggetto si allontana diventa pi piccolo, ma mantiene invece una grandezza costante, per il
nostro SNC, perch opera il confronto con gli oggetti intorno. Infatti, nella camera di Ames, la
regolarit apparente della camera (che invece distorta) fa da riferimento al SNC e ci dimostra
che la nostra esperienza passata (il bambino devessere pi basso) non influisce affatto sulla
percezione. E che le proporzioni dellambiente influiscono sugli oggetti contenuti. Possiamo quindi
dire che, se lambiente non distorto, ci che vediamo ci che fenomenologicamente ? No!
Questo accade perch anche ogni parte di un oggetto diventa un micro-schema di riferimento per
la percezione del resto. Sono possibili molte discrepanze!
Un esempio di ci sono le illusioni ottico-geometriche (es.: una figura circolare ha la stessa
luminosit, ma appare diversa a seconda dello sfondo su cui posta, se chiaro o scuro; oppure la
disparit illusoria della grandezza di due segmenti della stessa lunghezza che si concludono con
linee a punta convergenti o divergenti ( illusione di Muller-Lyer).
Si pu insegnare la creativit?
Lesperienza rappresenta spesso un problema per risolvere i problemi. Due dei problemi
pi frequenti nella nostra capacit di risolvere un problema sono la fissit funzionale e il set
mentale.
La fissit funzionale: ne parla Duncker, dimostrando che lirrigidimento del pensiero si
supera con una riorganizzazione radicale (nel caso del suo esperimento con le candele e le
scatole, vedi pag 173) dello spazio. Ci pu essere ottenuto sia vedendo se il soggetto ci
arriva da solo, sia insegnandoli un nuovo metodo, facendolo cio deconcentrare dalla
precedente procedura e lasciandogli scegliere il suo modo di risolverlo, privilegiando ad
esempio una sequenza temporale di azioni oppure spaziale. A volte metodologicamente
infatti vale la pena di ricominciare da capo il percorso di soluzione, piuttosto che andare
avanti per forza! Infatti, se il tempo dedicato alla soluzione troppo lungo e lattenzione
troppo intensa, il campo si irrigidisce e non si lascia riorganizzare. Quindi non bisogna
restare troppo legati ad un dato approccio.
Il set mentale dimostra la stessa cosa: una volta imparato a risolvere dei problemi simili, se ci
viene presentato un problema pi facile si user la stessa procedura.
Il set tuttavia molto importante nellorganizzazione percettiva! Garantisce risposte adatte a
certi stimoli. () Ed alcuni hanno obiettato che esso ha molto senso: economizza le energie,
rende pi veloce la situazione. Maier sottoline ai suoi soggetti che era necessario variare il
tipo di attacco per risolvere il problema e ci bast per migliorarne il rendimento. Questo
dimostr che si pu insegnare a qualcuno a sgombrare il terreno, ma non si pu insegnargli
un modello di soluzione per forza.
Cattel ha invece distinto due tipi di intelligenza: una componente fluida ( che corrisponde alla
disponibilit adattiva e modificativa di schemi logici) e una cristallizzata ( che corrisponde alla
disponibilit e facilita d'uso ottimale di schemi incamerati).
Riguardo alla formazione del pensiero creativo, una teoria di tipo olistico (Wertheimer, Duncker e
Mooney) spiega il comportamento creativo e l'atto di rivolgimento del pensiero ad esso
soggiacente come frutto del rapporto fra le esperienze vissute, gli avvenimenti ed una produttivit
generale. Secondo questo schema, esisterebbero diversi tipi di creativit.
I teorici associazionisti ritengono la creativit derivante da una serie di condizionamenti. Il soggetto
creativo godrebbe di un patrimonio di associazioni pi ricco e pi stabile e potrebbe disporre
quindi di una serie di collegamenti o catene associative molto pi ricca ed adattabile.
Il gruppo di ricerca strutturalista ha invece concepito la strada verso l'innovazione creatrice come
un processo di assimilazione e rimaneggiamento della struttura logica, costituito da 4 tappe:
la sensibilit alle dinamiche centrali del problema, la fluidit ideativa, la flessibilit nella
manipolazione delle immagini mentali e l'originalit.
A partire da questo Torrance ha definito 16 modalit per favorire lo sviluppo creativo. Il mondo
scolastico in genere non favorisce lo sviluppo di personalit creative, viste come elementi di
disturbo. Si parte dallintrospezione, ascolto, osservazione.
Ragionamento.
La capacit di ragionare degli adulti pu essere influenzata dalla familiarit del materiale
sottoposto, dalla modalit di presentazione, dalle istruzioni dei problemi logici sottoposti.
Wason lo ha dimostrato con un esperimento. Sottoponeva 4 carte tolte da un mazzo. Ogni
carta aveva su un lato una lettera e sullaltro un numero. Veniva chiesto quale carta girare
per vedere se la regola vocale su un lato/numero pari sullaltro fosse vera o no (questa
regola si chiama implicazione materiale) (vedi pag 179). Quindi avrebbero dovuto voltare
quella con la vocale ma anche quelle col numero dispari, per verificare che anche i numeri
dispari non rispettassero la stessa regola (pure se non era stato detto), ma pochissimi lo
facevano! ()
Un altro esempio di condotta mentale intelligente consiste nella costruzione e verifica della validit
di unipotesi. Mentre per lo scienziato ragiona cercando conferme per esclusione, la tendenza
generale e spontanea della gente solo quella di cercare conferme allipotesi di partenza. E lo
stesso problema di sopra: le informazioni positive sono gestite e quelle negative no. Si diventa
come ciechi alle disconferme della regola. Questo dipende dallabitudine a cercare conferme
positive, dalla rigidit che ne deriva, per economizzare gli sforzi. Per il risultato routinario,
povero, anche se certo chiaro che non possiamo affrontare sempre i problemi come se fossero
delle novit. Perderemmo troppo in velocit. Se per la routine non funziona, allora necessario il
pensiero euristico, cio cercare soluzioni di nuovo tipo quando quelle consuete non portano a
risultati. ()
7.5 Lintelligenza alla prova: il problem-solving
La soluzione di problemi un tipo di condotta che deriva dal possesso dell'intelligenza e che
spesso oggetto di ricerche di laboratorio. In particolare, la costruzione di situazioni problematiche
e l'analisi dei passaggi intermedi verso la soluzione sono alla base di molte tecniche diagnostiche e
psicometriche dell'intelligenza. Le pi note sono le prove piagetiane, con le quali si pu definire
oltre che la qualit anche il livello evolutivo delle operazioni mentali. Esse sono un test su misura
per il soggetto che ne individua la fase di sviluppo cognitivo raggiunto.
Trovare una soluzione al problema significa trovare il percorso da seguire per passare dallo stato o
disposizione iniziale a quello finale.
Il primo e fondamentale passo sta nella capacita di generare mentalmente delle alternative. Per
poterlo fare bisogna capire come funzionano le cose nel problema che ci stato presentato,
ovvero prevedere che cosa dovrebbe succedere in seguito ad una particolare mossa.
La prefigurazione delle alternative future l'esplorazione dello spazio del problema. Una delle
maggiori difficolt che incontra la gente comune consiste proprio nell'incapacit di immaginare
correttamente lo spazio del problema e di figurarsi la rete delle alternative possibili.
I cognitivisti dicono che lo spazio del problema definito da queste tre componenti:
1) Stato iniziale: l'informazione incompleta con la quale si affronta il problema e che corrisponde
alle coordinate generali della situazione di partenza.
2) Mete o finalit insite nel problema: insieme di informazioni relative alla condizione che coincide
con la soluzione del problema stesso.
3) Set o insieme di operazioni: le manipolazioni dello stato iniziale, attraverso le quali le coordinate
che definiscono la situazione finiranno per avvicinarsi allo stato finale (o meta risolutoria del
problema).
In realt, quello che viene analizzato nei test di problem-solving solo un aspetto della condotta
intelligente, definibile anche stile cognitivo.
Altra possibilit procedere per analogia. Si cercano nel nuovo problema aspetti comuni ad altri
gi risolti. Questo modo si usa anche nei test.
Questo risponde ai cosiddetti programmi di evoluzione, che sono 3.
1. La selezione naturale/trasmissione dei caratteri pi adatti a garantire la sopravvivenza
2. Modificazioni adattative acquisite grazie ai processi di tipo associativo
3. Schemi neuronali complessi attraverso i quali si pu ristrutturare del tutto lapproccio ai
problemi. Variando la loro logica, varia anche lapproccio (es.: lanalogia).
7.6 La creativit.
E il risultato di un processo personale che conduce alla realizzazione di idee giudicate nuove ed
originali ed innovative da parte di una comunit di esperti o del pubblico. Quindi non sta tutto
nella dimensione individuale, occorre il consenso. Anche il concetto di tradizione, daltronde, per
essere individuato come tale, ha bisogno del consenso.
Lambito artistico quello per eccellenza usato per indagare la creativit. La spinta allinnovazione
qui imprensicindibile. Chi fa lartista ha delle capacit che le ricerche hanno dimostrato non esserci
nei non-artisti, in termini di discriminazione dei colori, luminosit, orecchio assoluto, abilit verbali.
Tuttavia, non basta essere un esperto per essere un innovatore. Si potrebbe anche restare
intrappolato nelle conoscenze che si hanno gi.
Quindi, volendo definire la creativit, va detto che essa un processo di elaborazione del pensiero
di tipo aperto e produttivo, piuttosto che chiuso e riproduttivo. Il pensiero creativo stato anche
definito pensiero laterale (De Bono) che si distingue da quello verticale. Esso apparentemente
illogico, perch segue una logica diversa, quella della percezione.
Il pensiero verticale logico, selettivo, quello laterale generativo; il verticale logico, sequenziale,
laltro esplorativo. I due si integrano.
Una delle tecniche che sviluppino il pensiero laterale quella della provocazione: si tratta di
costruire delle idee folli, assurde, illogiche, come punto di partenza per trovarne altre innovative e
logiche.
Mezzi di comunicazione.
Che succede se non disponiamo di vista e udito per comunicare? Possiamo usare:
1. Il linguaggio possiamo trasmettere milioni di elementi informativi distinti. Pu essere
verbale o gestuale (sordomuti). Il secondo pi semplice almeno sulla carta, perch le sue
varianti (francese, italiana, britannica, nordamericana, latinoamericana) lo hanno reso pi
complesso.
2. La scrittura. Spesso pu inglobare un alto livello di immagini (geroglifici, pittogrammi) o
medio (ideogrammi)
3. Il disegno. E un veicolo limitato e specializzato. Si usa nella danza, nei diagrammi.
4. Limmagine. Una fotografia o il cinema possono essere poste in sequenza, accrescendo di
valore significativo.
5. Lespressione paraverbale. Riso, pianto, enfasi espressiva, comunicano. Anche la distanza
tra parlante e ascoltatore ci rientra: diffidenza o cordialit?
6. Azione. Alcune condotte (schiaffo, carezza ecc) sono informazioni i quali arricchiscono la
comunicazione.
Il lessico d'uso (composto dalle sole parole che ricorrono con maggiore frequenza) tuttavia molto
stabile nel confronto tra le diverse lingue ed oscilla tra i 5000 ed i 9000 elementi.
Il linguaggio non e un semplice sistema di segnalazione ma si fonda su di una relazione
convenzionale fra strutture fonematiche e designazione di significati (ovviamente fanno eccezione
le parole onomatopeiche, da bang a ninna nanna). Nel sistema di segnalazione vocale degli
animali, l'espressivit spesso di tipo onomatopeico, ma comprensibile a tutte le specie in quanto
usano un codice universale. In quanto privi di un codice di trasposizione convenzionale, i segnali
vocali degli animali non costituiscono un linguaggio in senso umano e, a differenza del linguaggio
umano, non subiscono varianti locali di gruppo e di uso. Alcuni animali, come gli insetti sociali e le
api, utilizzano invece dei sistemi di segnalazione complessa che non sono designativi ed appaiono
quasi del tutto convenzionali. Sono sistemi specie-specifici, ereditari e istintivi, non plasmati da
cultura e apprendimento, stabili, inconsapevoli, quindi non si tratta di linguaggio ma di
comunicazione.
Le prime 50 parole del vocabolario del bambino non sono comunque quelle pi utilizzate dai
genitori, ma una selezione di parole riferite alle cose che maggiormente lo interessano.
L'apprendimento del vocabolario non e quindi certamente imitativo e passivo, ma guidato
dall'uso.
Gli animali, a differenza degli umani invece, non si esprimono in una lingua come gli esseri umani,
ma tutti gli individui della stessa specie usano lo stesso codice di segnali. Una gran parte di questo
codice innata (presente in forma definitiva fin dall'inizio), un'altra appresa per imitazione. La
prima molto prevalente (infatti un cucciolo isolato dalla nascita dai suoi simili si esprime
comunque in modo comprensibile ai suoi congeneri, mentre un bambino isolato alla nascita
capace di esprimersi soltanto attraverso confuse grida e mugolii).
Un'altra caratteristica importante della fase monoverbale riguarda lo spazio semantico. Spesso il
bambino iper-estende il senso di una parola per designare molte altre cose, oltre a quella corretta
(es.: cane per designare tutti i piccoli e medi animali da compagnia). Talora invece ipo-estende il
senso delle parole (es.:poltrona non usato per indicare tutto il genere di poltrone, ma solo un
particolare rivestimento).
La terza fase detta del linguaggio telegrafico. Fra i 20 ed i 24 mesi (vale in tutto il mondo) i
bambini iniziano a combinare le parole in espressioni di due o tre elementi. Sono frasi prive di ogni
elemento accessorio (articoli, avverbi...). Nonostante capiscano frasi complesse si esprimono in
questo modo.
La definizione di apprendimento data non richiede necessariamente la comprensione dei nessi tra i
fattori e le variabili in gioco: un comportamento pu modificarsi semplicemente perche abbiamo
appreso dall'esperienza che una certa risposta ad uno stimolo ci evita un danno o ci procura un
vantaggio (es.: un clacson suona e noi ci spostiamo senza nemmeno vedere).
L'apprendimento di tipo associativo per contingenza temporale rappresenta quindi la forma pi
elementare e basilare di apprendimento e costituisce una qualit adattiva primaria. I prototipi di
tale apprendimento sono il condizionamento rispondente (o pavloviano) ed il condizionamento
operante (o skinneriano).
L'apprendimento pu per anche richiedere una ristrutturazione cognitiva dei dati dell'esperienza,
pu cio fondarsi su un processo di livello pi elevato del precedente e nascere da un'osservazione
e comprensione di una relazione logica tra esperienze e concetti. L'apprendimento cognitivo
presente in tutte le specie superiori, ma molto pi sviluppato nell'uomo.
Nel caso dell'animale, il processo di comprensione dei rapporti fra fattori che costituiscono lo
snodo dell'apprendimento cognitivo, pu essere solo dedotto dall'osservazione dei cambiamenti
nella sua condotta: non tramite linguaggio.
Il livello qualitativo del processo di apprendimento per sempre difficilmente determinabile: un
animale sembra intelligente, ma sta solo usando un repertorio di comportamenti innati. Meglio
adottare il cosiddetto rasoio di Occam, ovvero interpretare una risposta
comportamentale appresa utilizzando sempre e comunque il pi basso livello funzionale cognitivo
compatibile con il suo prodursi.
11.1 Definizioni
Motivazione: processo o stato interiore che spiega almeno in parte perch un soggetto intraprenda
o meno un'azione finalizzata al raggiungimento di un determinato obiettivo. La motivazione di un
soggetto pu essere studiata ed analizzata a diversi livelli. La condotta pu essere infatti motivata
da spinte di tipo elementare o basilare per la sopravvivenza dell'individuo (fame, sete: motivazioni
primarie, cio fisiologiche) oppure guidata da concetti o schemi mentali (ideologie, etica, modelli
sociali: motivazioni secondarie, cio psicologico-cognitive). Nell'essere umano, ma anche in gran
parte degli animali, tuttavia molto raro che una condotta sia il risultato esclusivo di una sola
spinta motivazionale: il pi delle volte essa l'esito di una concatenazione di motivazioni (motivo
innato, cognitivo o condizionato? Primario da solo o anche secondario?).
Il concetto di motivazione si rivolge alla spiegazione di tre aspetti generali della condotta:
1) tende a chiarire quale sia il meccanismo che stimola e fa scattare l'intrapresa di una determinata
condotta;
2) illustra la relazione funzionale, cio chiarisce l'origine della stimolazione attivante e la meta o
verso della condotta attivata;
3) serve ad interpretare le differenze individuali di reattivit.
I moventi o motivi attivanti di una condotta non vanno considerati come cause in senso stretto, in
quanto il movente iniziale e l'effetto dell'azione sono difficili da separare ed entrambi entrano nella
determinazione motivazionale di un comportamento.
Il procedere comportamentale dell'uomo regolato, in primo luogo, da fattori interiori ed in
secondo luogo, da fattori derivanti dall'esterno.
Da questo punto di vista, la motivazione pu essere definita come una modificazione temporanea
di uno stato costantemente attivato.
La relazione tra stimolo scatenante/motivante ed atto consumatorio essenzialmente indiretta ed
arbitraria: piuttosto raro ed improbabile che ad un determinato stimo segua come effetto certo e
determinato un dato comportamento. Esiste quindi una libert o contingenza essenziale nella
motivazione, che nasce dal particolare percorso che l'individuo segue nell'affrontare gli impulsi.
Lo studio della motivazione principalmente mirato al perch un individuo persegue una meta.