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1.

La Psicologia come scienza


La Psicologia è una disciplina moderna (nasce in Europa alla fine dell’800), le sue
origini come scienza autonoma risalgono al 1879 quando W. Wundt fondò a Lipsia il
primo laboratorio che indagava I fenomeni psicologici. Le radici antiche si devono
rintracciare nella filosofia e nelle scienze naturali. Con Socrate, e poi con il suo
discepolo Platone, sarà utilizzato il termine psyché(anima) per designare il mondo
interiore dell'uomo.
Talete da Mileto (circa 600 a.C.) sostituì con una di tipo “naturalistico”,
capace di far comprendere come tutto il mondo si era costituito.
Socrate e l’umanesimo.
Il termine Psicologia deriva dal greco psiche (anima) e logos (discorso). La psiche
è identificata con il principio che spiega l’uomo a se stesso.
Platone
Psyché vs. Soma (distinzione tra anima e corpo). Doxa vs. Intelletto (conoscenza delle
cose sensibili del mondo e conoscenza dell’intelletto Intesa come reminiscenza del
mondo delle idee).
Ricorda: ciò che distingue una disciplina scientifica è l’utilizzo del metodo
scientifico!
PSICOLOGIA: studio della mente umana attraverso l’osservazione controllata e la
sperimentazione.
La psicologia può essere definita come lo studio scientifico del
comportamento e dei processi mentali.
Obiettivi della psicologia: spiegazione del comportamento
Il comportamento è l’insieme delle azioni attraverso cui gli organismi rispondono
agli stimoli interni e interagiscono con l’ambiente.
COMPORTAMENTO=AZIONE
I processi mentali (percezione, coscienza, attenzione e linguaggio) sono meccanismi
di funzionamento della mente.
Le attività umane si svolgono con un evento private, interno: pensare, pianificare,
ragionare, creare, sognare.
Gli eventi che causano altri eventi (tra i quali il comportamento) si definiscono eventi
causali. I comportamenti osservati possono riguardare diversi livelli dispiegazione,
ossia riguardare: l’origine fisiologica del comportamento, oppure l’osservazione di
stati mentali (come rabbia, paura, curiosità).
Correnti teoriche a confronto:
Empirismo che si lega all’esperienza:
(esperienza sensoriale come unica fonte di Conoscenza) vs.razionalismo (logos
come fonte di conoscenza)
Razionalismo che si lega all’intelletto.
Ad unificare per la prima volta queste due concezioni fù Cartesio.
Il contributo di Cartesio (René Descartes), filosofo e matematico: Ricerca della
verità attraverso la ragione.
Dualismo mente-materia Anima (Res cogitans) e Corpo (Res extensa).
Cartesio sostenne che l’uomo possiede un’anima immortale («sostanza» o
«forma» dell’esistenza) costituita da proprietà completamente diverse da quelle
del corpo materiale. Egli sostenne che solo il corpo era un «corpo» nel senso fisico:
qualcosa che ha un’estensione nello spazio ed è formato di particelle materiali,
ma «l’anima» non poteva avere alcuna estensione e non era fatta di
particelle materiali; si trattava di una «sostanza pensante».
Un procedimento strettamente causale o deterministico in cui causa ed effetto si
alternano a vicenda in una lunga catena: attività degli organi di senso processo
nervoso processo cerebrale processi psichici processi cerebrali processi nervosi
movimenti muscolari
Per Cartesio, l’anima (res cognitans: cosa pensante) e il corpo (res extensa: cosa
estesa) sono unite nell’uomo dalla ghiandola pineale, organo di raccordo tra le due
sostanze, situate nel cervello.
RIFLESSO secondo Cartesio: L’energia che deriva da fonti esterne viene
riflessa (reflectere=volgere indietro su se stessa) attraverso il sistema nervoso
centrale ai muscoli che si contraggono

La nascita della Psicologia:


Wundt e il metodo introspettivo: Compito della psicologia era determinare gli
elementi fondamentali della coscienza e il modo con cui essi si componevano in una
sintesi. Psicologia = chimica mentale.
La psicologia sperimentale praticata da Wundt nel laboratorio di Lipsia aveva come
oggetto di studio: l’esperienza diretta (o immediata) e il metodo elettivo per rilevarla
era l’introspezione.
Introspezione è il metodo di indagine che richiedeva:
a) il controllo dello stimolo in grado di produrre l’evento mentale (oggetto di
osservazione)
b) l’elaborazione di un resoconto
Principali correnti teoriche
(ricordare: principale Autore di riferimento(A), oggetto di studio (OS) e metodo
utilizzato (M)
1. Strutturalismo: E. Titchner (A), psicologo inglese
analisi della struttura della mente (formata da diversi elementi primari)
elementarismo (OS), metodo introspettivo (M)
STRUTTURALISMO: approccio psicologico fondato sull’elementarismo e
sull’introspezione come metodo. Si fondava sul presupposto che tutte le esperienze
mentali degli esseri umani possono essere comprese attraverso la combinazione
delle componenti di base.
2. Funzionalismo: James (A),
descrizione delle funzioni della mente e delle attività mentali (OS), metodo
fenomenologico empirico (M)
FUNZIONALISMO: approccio psicologico che interpreta i fenomeni psichici come
funzioni mediante le quali l’organismo si adatta all’ambiente fisico e sociale.
L’abitudine appresa è d’importanza sostanziale.
Anche il pedagogista e psicologo John Dewey che dal funzionalismo derivò delle
procedure d’intervento di psicologia dell’educazione.
3. Teoria psicodinamica: Freud (A),
mente nelle sue componenti consapevo ed inconsapevoli o inconsce e
valutazione dei conflitti inconsci (OS), metodo psicoanalitico (M).
APPROCCIO PSICODIANMICA: il comportamento è guidato da potenti forze interiori.
Le azioni umani sono il risultato di istinti ereditari, di impulsi di natura biologica e di
tentativi di soluzione di conflitti tra i bisogni personali e le richieste della società.
Il medico viennese Sigmund Freud ha sostenuto che la prima infanzia è il periodo in
cui si forma la personalità.
Freud ha contribuito sullo studio dello sviluppo del bambino, il sogno, la
dimenticanza, le motivazioni inconsce, la terapia psicoanalitica.
4. Psicologia della Gestalt: Köhler, Koffka e Wertheimer (AA), processipercettivi
ed il loro funzionamento (OS), metodo fenomenologico (M)
GESTAL= FORMA termine introdotto da von Ehrenfels
PSICOLOGIA DELLA GESTALT: movimento psicologico in base al quale la totalità è
qualitativamente diversa dalla somma delle singole parti che la compongono
Principali esponenti:
- Max Wertheimer: ricerche sul movimento apparente (1912)
- Kurt Koffka
- Wolfgang Kohler
I gestaltisti rifiutano l’elementarismo dell’approccio funzionalista (analisi che parte
dal basso) centrano l’attenzione sui procedimenti “dall’alto”, riferendosi al metodo
fenomenologico e all’esperienza diretta
5. Comportamentismo: Watson (A), comportamento animale e
apprendimento con associazione stimolo-risposta (OS), metodo
sperimentale (M)
COMPORTAMENTISMO: orientamento psicologico basato sull’assunto che il
comportamento esplicito è l’unica unità di analisi scientificamente studiabile della
psicologia, in quanto direttamente osservabile.
Secondo John B. Watson, la psicologia è una branca sperimentale puramente
oggettiva delle scienze naturali. Non si occupa della coscienza e della mente ma del
comportamento osservabile. Quindi lo studio delle associazioni S-R, cioè nelle
risposte comportamentali(R) agli stimoli (S).
I.P. Pavlov, fisiologo russo, anticipò Watson con le sue ricerche sui riflessi
condizionati.
E.L.Thorndike con la “legge dell’effetto”, la risposta comportamentale era da
considerarsi in funzione dello stimolo.
6. Neocomportamentismo: Skinner (A), comportamento animale e
apprendimento con associazione stimolo-risposta a cui si aggiunge
l’organismo S-O-R (OS), metodo sperimentale (M)
NEOCOMPORTAMENTISMO: orientamento sviluppatosi dal comportamentismo,
caratterizzato da dibattiti teorici sui processi comportamentali; alcuni dei suoi
esponenti superarono lo schema S-R, a favore di un approccio aperto ai processi
interni all’organismo, non direttamente osservabili.
7. Cognitivismo: Vygotskij, Piaget, Chomsky (A), Approccio che si sviluppa a
partire dal comportamentismo dal neocomportamentismo e che mira a
comprendere ciò che avviene t lo stimolo e la risposta nella mente umana,
concepita come un sistema di elaborazione dell'informazione.
- Seconda metà degli anni 50 del ‘900
COGNITIVISMO: approccio psicologico che ha come obiettivo lo studio dei processi
attraverso i quali il sistema cognitivo acquisisce, elabora, archivia e recupera le
informazioni.
Il linguista Noam Chomsky sostenne che ogni lingua naturale non è un copione di
frasi fisse, ma un sistema aperto all’infinita creatività di quanti la usano. I bambini
hanno una competenza innata, acquisiscono la capacità di comprendere e di
produrre strutture.
8. Scienza cognitiva: modularismo e connessionismo: Shank, Collins, Charniak
(A)
- Seconda metà degli anni 70 del ‘900
MODULARISMO: prospettiva secondo cui la mente è organizzata in moduli
specializzati
H.A. Simon e A. Newell anni 40 del ‘900
Elaborarono i primi programmi al computer per fornire prestazioni “intelligenti”
Secondo Fodor, la mente computazionale è proposizionale espressa in codice
simbolico che non corrisponde al nostro linguaggio verbale: linguaggio della mente.
Fa riferimento alla macchina di Turing che è indipendente dall’ambiente, al contrario
degli esseri umani.
Fodor ipotizza che il sistema cognitivo sia costituito da 3 tipi di strutture:
1. i trasduttori
2. i sistemi di input
3. i processi centrali
CONNESSIONISMO: prospettiva che pone in relazione l’architettura biologica del
cervello con l’architettura funzionale dell’attività cognitiva
I modelli del funzionamento del cervello possono essere suddivisi in:
o computer style (come il funzionamento del computer)
o brain-style (facendo riferimento al modo di operare del cervello umano)
- anni 80 del ‘900
Ipotesi della mente situata: una guida di controllo per il comportamento che
dipende dal contesto immediato
Una mente situata è una mente radicata nel corpo: ogni sua conoscenza ha il suo
fondamento nell’esperienza e procede sulle informazioni tratte dai diversi sistemi
(sensoriali, immaginativi, linguistici, affettivi, motivazionali).
Le rappresentazioni mentali di un oggetto (evento) consiste nell’elaborazione di
mappe della situazione.
La mente simulativa è la capacità di creare nuovi mondi con gli elementi che si ha a
conoscenza.
Importanti contributi sperimentali (da ricordare l’oggetto di studio)
1. Von Helmholtz e la trasmissione dell’impulso nervosa
2. Ebbinghaus e l’oblio
3. Fechner e Weber (Psicofisica) e studio del rapporto tra intensità dello stimolo
e intensità della sensazione corrispondente
4. Donders (metodo cronometrico) e tempi di reazione
La ricerca in psicologia
Scopi della scienza: elaborazione di teorie che spieghino gli eventi nei diversi domini
di conoscenza – funzione di descrivere e predire.
Obiettivi della Psicologia: definizione delle relazioni tra le variabili oggetto di studio
e sistematizzazione dei contenuti emersi in un corpo di conoscenze per spiegare il
comportamento attraverso valutazioni oggettive.
Scienza vs. senso comune: il senso comune si fonda su teorie ingenue, cioè teorie
fondate non su controlli scientifici ma su esperienze soggettive e personali.
Una scienza si basa su un metodo che consente di controllare le spiegazioni a cui si
perviene; per le teorie scientifiche il metodo principale è il metodo sperimentale.
Nella fase iniziale della ricerca, osservazioni, credenze, informazioni e conoscenze
generali conducono a un nuovo modo di pensare rispetto a un dato fenomeno.
Il ricercatore formula una teoria e genera ipotesi da validare o falsificare.
Teoria e caso: una teoria deriva da una serie di osservazioni sistematiche che
consentono di spiegare degli eventi. Importanza del controllo che le conclusioni a cui
si perviene non siano influenzate dal caso. La scienza procede attraverso verifiche
dell’ipotesi nulla, ossia da processi generati dal caso.
o TEORIA: un insieme organizzato di proposizioni che spiegano un fenomeno o
un insieme di fenomeni. In un’ottica deterministica: gli eventi (fisici, mentali,
comportamentali) sono il risultato di specifici fattori causali.
o IPOTESI: un’affermazione provvisoria e verificabile sulla relazione tra
fenomeni.
o Per essere verificata deve essere formulata in maniera da poter essere
falsificata.
o METODO: procedura scientifica che consente di raccogliere e mettere in
rapporto dati empirici in modi da poterli interpretare.
o RACCOLTA DATI avvengono attraverso delle procedure stabilite (PROCEDURE
SPERIMENTALI), prove a sostegno delle ipotesi.
o ANALISI DATI con le statistiche descrittive e inferenziali
o DISCUSSIONE SUCCESSIVA
o ACCETTAZIONE O FALSIFICAZIONE DELLE IPOTESI
o DIVULGAZIONE DEI RISULTATI con l’invio di un articolo a una rivista per la
divulgazione scientifica.
o QUESTIONI APERTE con la discussione sui risultati perché il rapporto tra la
teoria e la ricerca è continuo e ricorsivo.
I metodi della psicologia sono:
1. Osservazione di ciò che vedo
2. Descrizione di ciò che mi ha colpito
3. Classificazione di cosa rappresenta quello che vedo e dove esso si possa
collocare
4. Misurazione
5. Spiegazione delle cause cercando di individuare la causa e cosa ci possa essere
alla base di un determinato comportamento
OSSERVAZIONE: metodo di ricerca che si avvale del rilevamento di dati in un
contesto naturale e senza l’interferenza più o meno diretta dello sperimentatore.
 Osservazione naturalistica (comportamento che accade in natura)
 Osservazione clinica (con interazione tra osservatore e persona osservata)
METODO SPERIMENTALE
Consiste nella formulazione di leggi scientifiche sulle relazioni causali tra variabili
VARIABILE: caratterisitica che può assumere diversi valori quantitativi o qualitative
 Variabili INDIPENDENTI (la variabile controllata o manipolata dallo
sperimentatore ed è supposta essere la causa)
 Variabili DIPENDENTI (la variabile che dipende da un’altra
variabile(l’indipendente), è solitamente operazionalizzata, viene misurata ed
è l’effetto.
BIAS: distorsione sistematica
STANDARDIZZAZIONE: uso di procedure uniformi in ogni fase del lavoro sperimentale
OPERAZIONALIZZAZIONE: strategia con cui si standardizzano i significati dei concetti,
è il passo necessario per trasformare dei concetti teorici in variabili, cioè in
entità rilevabili e misurabili.
SETTING SPERIMENTALE: contesto dove si svolge l’esperimento
 Effetto dell’aspettativa (effetto Rosenthal) può comportare la distorsione dei
risultati provocata dall’attesa dei risultati attesi.
 Effetto placebo si verifica quando I partecipanti modificano le loro risposte in
assenza di qualsiasi dipo di trattamento sperimentale
Livelli di ricerca e distinzione tra ricerca sperimentale e non
sperimentale.
I 3 livelli di ricerca:
1. descrittiva,
2. correlazionale,
3. sperimentale.
La ricerca non sperimentale (che non significa non scientifica) si realizza grazie al
ricorso ai metodi descrittivi e correlazionali e non prevede la manipolazione
della variabile indipendente da parte dello sperimentatore:
La ricerca sperimentale
Obiettivo: fornire, attraverso misurazioni oggettive e replicabili informazioni in
termini causali e spiegazioni sulle cause dei fenomeni.
Descrittiva: ricerca non sperimentale che ha come obiettivo l’osservazione, la
registrazione e la descrizione della frequenza con cui si verifica un determinato
evento.
Si distinguono:
- osservazione partecipante
- osservazione non partecipante o naturalistica
Correlazionale: ricerca non sperimentale che ha come obiettivo la ricerca di relazioni
e la valutazione delle variazioni in una certa variabile e la registrazione
delle variazioni sistematiche di altre variabili. Non fornisce indicazioni sulle
relazioni causali.
Si distingue la correlazione positiva (al crescere di una variabile cresce anche
l’altra) dalla correlazione negativa lineare (al crescere di una l’altra diminuisce).

2.
3. Sensazione e percezione
“Trattato sulle sensazioni”: Etienne Bonnot de Condillac, filosofo francese
Definizione di percezione: processo che ci consente di acquisire l’informazione sul
mondo esterno. Un percetto è ciò che è percepito, è il risultato fenomenico.
Processo di percezione si suddivide in tre fasi:
1. sensazione (permette di cogliere gli elementi base del campo visivo)
2. organizzazione percettiva (il cervello integra i segnali raccolti dagli organi
recettori per formare una rappresentazione interna)
3. identificazione e riconoscimento (attribuiscono significato ai percetti)
Distinzione tra percezione e sensazione:
o La percezione è il processo di individuazione di oggetti ed eventi
nell’ambiente, volto ad attribuire un senso, a comprenderli, a categorizzarli
ed a prepararsi a reagire ad essi.
o La sensazione è l’impressione soggettiva, immediata e semplice che
corrisponde ad una data intensità dello stimolo fisico; è il processo attraverso
il quale la stimolazione dei recettori sensoriali (organi di senso) produce
impulsi neuronali che riproducono le esperienze vissute dentro e fuori dal
corpo.
Le differenze tra oggetto fisico e la sua immagine sono significative distinguendo due
differenti stimoli percettivi:
 L’oggetto fisico, esterno, è chiamato stimolo distale (distante dall’osservatore),
quello che si aspira a percepire
 L’immagine sulla retina, sensoriale, è definito stimolo prossimale (vicino
all’osservatore), per ottenere le informazioni è lo stimolo prossimale
I sistemi percettivi sono caratterizzati da una profonda complessità sia funzionale sia
strutturale.
La percezione è l’esito di processi che agiscono:
 sia dal basso verso l’alto (bottom-up) guidati dalle informazioni sensoriale
provenienti dal mondo fisico
 sia dall’alto verso il basso (top-down) guidati dalle conoscenze, dalle
credenze, dalle aspettative, dagli obiettivi; ricercano ed estraggono
attivamente le informazioni sensoriali
PROCESSI DAL BASSO VERSO L’ALTO:
conoscenza sensoriale del mondo
Psicologia della percezione: Stadler, Seeger, Raeithel distinguono tra sensazione e
percezione:
o la sensazione è il vissuto (Erleben) di un semplice contenuto della coscienza;
eventi personali e soggettivi
o la percezione è l’interpretazione di un complesso di sensazioni che
rappresentano un determinato oggetto; una sensazione oggettivata.
La PSICOFISICA è lo studio della relazione tra stimoli fisici e il comportamento o le
esperienze mentali evocate dagli stimoli.
Il termine coniato Gustav Fechner e sviluppò una serie di procedure per mettere in
relazione l’intensità di uno stimolo fisico con l’intensità dell’esperienza personale.
Si parla di catena psicofisica per identificare il percorso ideale tra l'oggetto fisico
esterno e la sua percezione (dallo stimolo distale allo stimolo prossimale, dallo
stimolo prossimale alla sensazione, dalla sensazione alla percezione). Uno stimolo
per essere percepito dai nostri sensi deve avere specifiche caratteristiche (concetto
di livello minimo e di variazione di intensità dello stimolo).
Si definisce soglia assoluta la quantità minima di energia fisica necessaria per
produrre un’esperienza sensoriale rilevata nel 50% dei casi.
La TEORIA DELLA DETENZIONE DEL SEGNALE (TDS) è un approccio sistematico al
problema delle distorsioni di giudizio. La TDS ha identificato due processi nella
rilevazione sensoriale:
- uno riflette la sensibilità dell’osservatore
- il processo decisionale è legato agli errori di giudizio
SOGLIA DIFFERENZIALE: la più piccola differenza fisica tra due stimoli
DIFFERENZA MINIMA RILEVABILE: unità quantitativa che misura la grandezza
psicologica tra due sensazioni
LEGGE DI WEBER: la differenza minima rilevabile tra due stimoli è una frazione
costante dell’intensità dello stimolo standard
TRASDUZIONE: trasformazione di una forma di energia fisica in un’altra forma
L’abituazione sensoriale è la responsività diminuita di un sistema sensoriale
sottoposto a una stimolazione prolungata.
In Psicologia sono state studiate e verificate le misure e le grandezze delle differenze
nello stimolo con i concetti di soglia differenziale e differenza appena percettibile.
Le misurazioni della soglia possono essere influenzate da distorsioni di giudizio
(bias)
- La trasduzione sensoriale - definizione: modificazione di stato di un tipo di energia
presente nel mondo esterno (onde luminose o sonore, ad esempio) insegnali
neuronali.
- La percezione sensoriale – definizione: corrisponde allo studio scientifico delle
conseguenze sensoriali di una stimolazione fisica controllata.
- La percezione visiva - definizione: processo di categorizzazione ed
interpretazione degli input sensoriali da parte del cervello. L’informazione
ottenuta attraverso l’apparato visivo non deve essere considerata come una
proprietà materiale indipendente dalle caratteristiche dell’osservatore.
Possiamo utilizzare processi di elaborazione bottom-up (dal basso verso l’alto),
quando ci facciamo guidare dai dati sensoriali (ossia singole parti dell’oggetto) nella
strutturazione di un percetto e/o top down (dall’alto verso il basso), quando a
guidarci sono le conoscenze acquisite o i concetti che possediamo in memoria. La
percezione visiva è pertanto il risultato di un processo che consente di
organizzare ed integrare le informazioni disponibili.
PROCESSI DAL BASSO VERSO L’ALTO:
l’organizzazione percettiva
Psicologia della Gestalt e studio dei processi di organizzazione percettiva.
Uno dei principali compiti di organizzazione percettiva è quello di definire quale
elemento sia da considerare “figura” e quale “sfondo”.
Articolazione figura-sfondo
è un processo percettivo universale e costante, poiché non c’è figura senza sfondo.
Alla base dell’articolazione figura-sfondo ci sono diversi fattori: inclusione,
convessità, l’area relativa, l’orientamento.
La figura ha forma, mentre lo sfondo è amorfo e indifferenziato; il contorno
appartiene alla figura e non allo sfondo.

Principi di raggruppamento percettivo


studiati dai sostenitori della psicologia della Gestalt, come Kurt Koffka, Wolfgang
Kohler, Max Wertheimer.
I fenomeni psicologici possono essere compresi solo all’interno di un’organizzazione,
come un tutto unitario e non se sono scomposti in singoli elementi di base. Il
termine Gestalt significa: forma, tutto, configurazione, essenza.
Wertheimer formulò i seguenti principi:
- Principio della vicinanza
- Principio della somiglianza
- Principio della simmetria (destino comune)
- Principio della chiusura
- Principio della buona direzione (continuità di direzione).
- Le figure ambigue – definizione: le figure ambigue o multistabili o reversibili,
presentano un processo attraverso il quale le figure subiscono delle fluttuazioni
spontanee in cui si alternano le figure e gli elementi rappresentati che
diventano sfondo, non essendo possibile percepire nello stesso momento tutti gli
elementi rappresentati come figura.
Integrazione spaziale e temporale
Spesso non si è in grado di cogliere l’intera scena attraverso una sola occhiata o una
singola fissazione oculare. Si percepisce soltanto una visuale ristretta rispetto a un
mondo percepibile che si estende in tutte le direzioni, fino alle aree più nascoste e
meno visibili dell’ambiente.
È necessario perciò combinare le diverse informazioni attraverso l’integrazione
spaziale e l’integrazione temporale.
- Estensione di confine: quando le persone osservano una fotografia sono in grado di
utilizzare i processi mnestici per estendere i confini di quella inquadratura. Per
questo spesso ricordano di aver visto prospettive in grandangolo mentre in realtà
hanno visto figure in primo piano.
- Completamento – definizione: processo percettivo che comporta la comparsa
di aspetti percettivi particolari per cui, per esempio, anche se i contorni
della figura non sono «fisicamente» rappresentati, sono percettivamente colti
e la figura si completa delle parti mancanti per evitare un vissuto di incongruità
percettiva
Percezione del movimento
Capacità di combinare informazioni provenienti da differenti osservazioni visive.
Il fenomeno phi si osserva quando due punti di luce statici posti in differenti punti
del campo visivo vengono accesi e spenti in modo alternato a un ritmo di circa 4-5
volte al secondo.
La percezione della profondità – definizione: processo che consente di
comprendere la collocazione degli oggetti nello spazio tridimensionale grazie al fatto
che la nostra visione si realizza grazie alla fusione delle immagini retiniche
dei due occhi.
Concetto di disparità binoculare: grado di diversità dell’immagine ottenuta con
l’occhio destro rispetto al sinistro, che è inversamente proporzionale al
quadrato della distanza dell’oggetto dall’osservatore (minore è la distanza
maggiore sarà la diversità, divenendo pressoché nulla a grandi distanze).
Altri indicatori di profondità sono:
1. la disparità retinica – ossia porzione dello spazio retinico occupato
dall’immagine, tale per cui maggiore è la distanza di un oggetto e
minore sarà la sua proiezione retinica. Il grado di lontananza di un oggetto può
essere colto attraverso l’accomodazione del cristallino, oppure dei muscoli
esterni che regolano la convergenza, ossia la rotazione simmetrica dei globi
oculari verso l’interno.
2. la Convergenza – definizione: informazione binoculare relativa alla profondità,
in base alla quale gli occhi si girano verso l’interno per osservare uno stimolo
vicino.
Anche la visione monoculare può fornire delle indicazioni sulla profondità
in presenza di immagino che, in apparenza, potrebbero sembra retri dimensionali,
anche su immagini bidimensionali (es. fotografia).
Indizi monoculari di profondità
Informazioni di profondità ottenute da un occhio soltanto.
L’occlusione si ha quando un oggetto opaco si sovrappone parzialmente a un altro
oggetto.
Esistono altre tre informazioni pittoriche che sono legate al modo in cui la luce
riflette dalla realtà tridimensionale a una superficie bidimensionale come la retina:
o la dimensione relativa
oggetti della stessa dimensione collocati a distanze differenti proiettano immagini
di dimensione differente sulla retina; l’oggetto più vicino proietta immagini più
grandi, invece quello più lontano proietta immagini più piccole (relazione
dimensione/distanza)
o la prospettiva lineare
quando linee parallele si allontano dall’osservatore, convergono verso un punto
sull’orizzonte sull’immagine retinica (illusione di ponzo)
o i gradienti di trama
la densità della trama aumenta quando più la superficie allontana

Le costanze percettive
- le costanze percettive sono processi in base ai quali gli oggetti o gli eventi della
realtà del mondo circostante vengono percepiti come dotati di invarianza e di
stabilità, pur al continuo variare degli stimoli prossimali.
La capacità di grandezza: capacità di percepire le dimensioni effettive di un oggetto
al di là delle variazioni di grandezza della sua immagine retinica.
La camera distorta di Ames è l’esempio di un’illusione percettiva dovuta al fatto
che la dimensione di un oggetto è percepita prendendo in considerazione
la sua distanza dall’osservatore e si è ingannati sulle dimensioni di un oggetto ogni
volta che si è ingannati sulla distanza; la forma della stanza sembra rettangolare,
come sembra anche che il pavimento sia regolare e con angoli corrispondenti,
invece, la stanza è composta da superfici non rettangolari e da angoli non
corrispondenti in altezza ed in profondità.
La costanza di forma è legata alla grandezza, si percepisce la forma effettiva di un
oggetto anche quando l’oggetto è inclinato verso l’osservatore modificando la forma
dell’immagine retinica rispetto a quella dell’oggetto in sé.
La costanza di luminosità: tendenza di percepire il bianco, il grigio e il nero degli
oggetti come costanti al di là delle variazioni di illuminazione.
PROCESSI DALL’ALTO VERSO IL BASSO:
quando ciò che si sa guida ciò che si percepisce
utilizzano il contesto e le aspettative per contribuire a determinare un chiaro
significato di ciò che è percepito.
- Le illusioni percettive:
costituiscono dei vincoli rispetto ai processi percettivi ordinari.
Riguardano e sono proprie di qualsiasi stimolo che inganna l’apparato visivo
facendogli percepire qualcosa che non è presente o facendogli percepire qualcosa di
“scorretto”. Fenomeni che sono esempio di assenza di corrispondenza tra oggetto
fenomenico e oggetto fisico.
Il legame fra mente, corpo e contesto è evidente nei fenomeni che integrano i
processi percettivi e quelli motori.

4. Attenzione e coscienza
Dal punto di vista cognitivo l’attenzione è un processo che valorizza alcune
informazioni e ne inibisce altre.
 ATTENZIONE
Definizione: mezzo attraverso il quale diveniamo coscienti delle nostre
esperienze. Sono considerate espressione di questo processo l’insieme delle
attività che modulano l'efficienza dell'attività mentale mediante processi di
amplificazione (benefici) o attenuazione (costi) del materiale da elaborare.
‐ L’attenzione selettiva – Definizione: l’attenzione può essere volontaria o selettiva
(endogena), in cui l’individuo volontariamente presta attenzione ad un determinato
stimolo o idea, oppure riflessa o automatica (esogena) in cui qualcosa di esterno
cattura l’attenzione, indipendentemente dalla volontà dell’individuo.
L’attenzione selettiva è il processo che controlla la nostra consapevolezza di
particolari categorie di eventi che accadono nell’ambiente.
Riguarda non solo la posizione di uno stimolo nello spazio ma tutte le proprietà degli
oggetti e degli eventi.
L’attenzione è basata sugli oggetti: procede selezionando gli oggetti piuttosto che le
coordinate spaziali-
L’attenzione è diretta verso un oggetto, tutte le parti dell’oggetto sono selezionate
simultaneamente per essere elaborate.
Per questo si parla di “fuoco dell’attenzione” (attenzione come fascio di luce o fuoco
di una lente), consente di concentrare le risorse attentive su uno specifico stimolo
dell’ambiente. Può variare per dimensioni, concentrandosi sui particolari o sulla
estensione.
Il fenomeno del “cocktail party” (gli invitati sono in grado di filtrare i rumori
ambientali per concentrarsi sulla conversazione che stanno avendo con il
proprio interlocutore) o dell’ascolto dicotico (due messaggi separati alle due
orecchie, e il messaggio disatteso non passa il filtro dell’attenzione, tanto che il
soggetto non sa riferire il significato, talvolta nemmeno il timbro di voce, o il
cambiamento di lingua).
Attenzione come filtro – secondo la teoria del filtro di Broadbent,
l’attenzione può essere descritta come un meccanismo che blocca parte
dell’informazione e ne lascia passare un’altra; secondo questa teoria, il sistema
cognitivo decide di prestare attenzione ad uno stimolo (per qualche
caratteristica fisica dello stimolo) prima che venga fatta qualsiasi elaborazione di
rilievo sullo stesso.
‐ Attenzione divisa – Definizione: processo grazie al quale poniamo la nostra
attenzione su due o più compiti per portarli a termine simultaneamente.
Distribuita su diversi stimoli; la selezione dell’informazione è meno accurata, in
questo caso.
‐ Cecità disattentiva‐ definizione: fenomeno associato ad una mancata
percezione di un evento quando dirigiamo l’attenzione in un altro punto.
‐ Cecità al cambiamento: incapacità di cogliere le modifiche che avvengono
nell’ambiente a causa di cambiamenti graduali, cambi di scena o interruzioni.
 COSCIENZA
Termine ambiguo.
Può essere utilizzato per riferirsi a uno stato generale della mente o ai suoi contenuti
specifici.
Definizione: consapevolezza degli stimoli esterni e interni, cioè degli eventi
ambientali e delle sensazioni corporee, delle memorie e dei pensieri.
L’informazione può essere elaborata in assenza di consapevolezza, nel caso di
elaborazione o apprendimento implicito.
I contenuti della coscienza:
le operazioni mentali si svolgono in modo inconscio e solo in casi particolari (con
l’intervento dei processi attentivi) le rappresentazioni possono diventare conscie.
La coscienza sarebbe presente nelle:
Conoscenze dichiarative: proposizioni che stabiliscono una relazione tra due o più
idee e riguardano i contenuti della vita quotidiana.
Conoscenze procedurali: procedure con le quali si svolgono i compiti della vita
quotidiana.
Si distingue tra:
- Elaborazione automatica (opera in modo rapido senza l’intervento della
coscienza)
- Elaborazione controllata (opera in modo lento e richiede l’intervento delle
risorse attentive, è consapevole)
Consapevolezza e coscienza
‘800 psicologia è diventata la scienza della mente.
Wundt e Titchener usarono l’introspezione per esplorare i contenuti della mente
conscia e James osservò il flusso di coscienza.
James definì la psicologia come la descrizione e la spiegazione degli stati della
coscienza in quanto tali. (Psychology, 1892)
Dall’esperienza privilegiata di osservarsi “dall’interno” deriva un senso di sé.
Processi inconsci: informazioni in cui non si presta attenzione
Freud – metafora dell’iceberg
I contenuti della coscienza costituirebbero l’esito funzionale dei processi nervosi
elaborati in modo inconscio. Non siamo consapevoli dei processi (motori, sensoriali,
emotivi ecc) in se stessi, ma solo dei risultati finali di questi processi.
Si distingue tra:
- inconscio cognitivo
- inconscio emotivo
entrambi sono costituiti dai processi mentali di elaborazione degli stimoli, che si
concludono in atti di conoscenza (informazioni) o di riposta emotiva.
La coscienza riguarda gli esiti di tali processi, cioè i contenuti delle conoscenze o
delle emozioni.
 Funzioni della coscienza
La coscienza aiuta l’adattamento all’ambiente, dando un senso a questa confusione
in tre modi o funzioni:
o funzione restrittiva (riducendo i flussi all’ingresso, limitando quello che si nota
e quello su cui si focalizza). Questa si applica anche alle informazioni della
memoria
o immagazzinamento selettivo (consente di classificare eventi e esperienze
come rilevanti o irrilevanti per bisogni personali, selezionandone alcuni e
ignorandone latri)
o funzione di pianificazione (fermandosi a pensare e considerare le diverse
alternative, basandosi sulle conoscenze passate e immaginando le varie
conseguenze, rendendo capaci di sopprimere desideri molto forti quanto
questi siano in contrasto con la morale, l’etica o le questioni pratiche)
 Sonno
‐ definizione: stato alterato di coscienza fisiologico importantissimo per il normale
funzionamento di un organismo.
Il sonno fisiologico è distinto in Sonno attivo (REM) e sonno quieto (NREM).
Il sonno REM è un periodo di intensa attività fisiologica che favorisce lo
sviluppo cerebrale e l’apprendimento;
il sonno NREM è correlato alla conservazione e al ristoro di funzioni vegetative di
base.
 Sogno
Teatro della mente
Teoria sui sogni: Sigmund Freud – Interpretazione dei sogni (1900)
Freud chiamava i sogni “psicosi transitorie” e modelli di “follia notturna” o “la via
regia verso l’inconscio”.
Il primo studio sistematico dei sogni a scopo terapeutico è stato fatto da Freud: il
sogno per Freud è il risultato di un’intensa attività psichica, dato che i sogni sono
considerati espressione di desideri inconsci di origine infantile che, durante lo stato
di sonno, cercano di farsi strada verso la coscienza.
Sosteneva anche che tutti i sogni fossero l’appagamento di un desiderio.
Le due opposte dinamiche che operano in un sogno sono:
o il desiderio
o la censura (difesa contro il desiderio)
la censura trasforma il significato nascosto (contenuto latente) del sogno in
contenuto manifesto, che appare al sognatore dopo un processo di distorsione che
Freud chiama lavoro onirico.
Il contenuto manifesto è la versione accettabile della storia
Il contenuto latente rappresenta la verità integrale, socialmente o personalmente
accettabile,
Secondo freud, l’interpretazione dei sogni richiede un lavoro di disvelamento a
ritroso, dal contenuto manifesto a quello latente.
Sogno – definizione: stato di coscienza alterato durante il quale immagini
ricordate e fantasie vengono temporaneamente confuse con la realtà.
 Stati di coscienza
Ipnosi
Deriva da Ipno, dio greco del sonno
‐ definizione: stato di coscienza indotto attraverso una tecnica verbale che permette
ad un tecnico specialista di controllare alcuni comportamenti, pensieri e percezioni
di un soggetto. Per indurre l’ipnosi è necessario che il soggetto sia consenziente e
cooperante, oltre che affidi all’ipnotizzatore una parte del controllo del proprio
comportamento e che accetti una qualche distorsione della realtà. Si tratta di un
effetto legato alla suggestione.
L’ipnosi ha inizio con l’induzione ipnotica: insieme di attività preliminari che
minimizzano le distrazioni esterne e incoraggiano i partecipanti a concentrarsi sugli
stimoli suggeriti e a credere che stiano per entrare in uno speciale stato di coscienza.
L’ipnotizzabilità rappresenta il grado di responsività dell’individuo alla suggestione
ipnotica.
Meditazione
‐ definizione: stato alterato di coscienza ottenuto mediante l’esecuzione di
alcuni rituali ed esercizi, allo scopo di ottenere uno stato soggettivo
piacevole nel quale una persona si sente mentalmente e fisicamente
rilassata. Si può presentare associato ad esperienze di tipo misticoin cui si perde il
senso della consapevolezza di sé.
Meditazione concentrativa: una persona può focalizzarsi e regolare il respiro,
assumere determinate posizioni corporee, minimizzare le stimolazioni esterne,
generare specifiche immagini mentali, liberare la mente da tutti i pensieri.
Meditazione mindfulness: l’individuo impara a lasciare che ricordi e pensieri gli
attraversino la mente senza reagire a essi in alcun modo
Sostanze psicoattive
– definizione: sostanze utilizzate per stimolarsi e rilassarsi, per indurre o
impedire il sonno, per acuire la percezione ordinaria o per produrre allucinazioni.
Con sostanze psicoattive si indicano i drug in grado di alterare il comportamento, la
coscienza e l’umore. Il termine drug indica qualsiasi sostanza diversa dal cibo, in
grado di alterare chimicamente il funzionamento di un organismo.

5.L’apprendimento ed esperienza
Anni 40-50 psicologia sperimentale; studio dell’apprendimento con il tentativo di
integrare l’apprendimento umano al fine di poterlo prevedere con certezza.
L’apprendimento
– definizione: processo continuo, basato sull’esperienza, che si traduce in un
cambiamento relativamente stabile e duraturo nel comportamento o nel
comportamento potenziale. N.B.: in un processo di apprendimento operano
sempre le stesse leggi fondamentali, indipendentemente da chi apprende e da
ciò che viene appreso; ogni forma complessa di apprendimento deriva dal
costituirsi e dal rafforzarsi di associazioni semplici fra stimoli e risposte.
La Psicologia studia l’apprendimento e sue relazioni con le condizioni che
modificano il comportamento, ma anche come le esperienze modificano il
comportamento. Sono studiati anche i cambiamenti all’interno del cervello: Hebb
(1949) l’idea di plasticità neurale in connessione con l’attività nervosa indotta
dall’esperienza.
HEBB - Studio sul sistema nervoso delle lumache – l’Aplysia californica, 20000
neuroni facilmente identificabili
KANDEL e ANTONOV – fenomeni di abituazione e sensibilizzazione
LEDOUX- maggior parte delle strutture cerebrali è in grado di apprendere
dall’esperienza
Apprendimento ed esperienza - L’apprendimento può avvenire solamente attraverso
l’esperienza che include una fase di raccolta di informazioni (valutazione e
rielaborazione) ed una fase di azione volta a produrre risposte in grado di
modificare l’ambiente.
L’apprendimento può essere più facilmente rilevabile da un cambiamento a livello
delle prestazioni.
Apprendimento: quello che si è appreso, le potenzialità che abbiamo
Prestazione: quello che è realmente messo in atto tramite il comportamento
osservabile
Un cambiamento relativamente stabile e duraturo: per essere appreso, un
cambiamento nel comportamento deve mantenersi relativamente costante nelle
diverse circostanze.
Un processo continuo
L’apprendimento è un processo continuo, rappresenta una tappa fondamentale nel
processo di evoluzione delle specie animali, implica un dispendio di risorse per
passare dalla condizione di non conoscenza a quella di conoscenza.
Ogni esperienza innesca dei processi di apprendimento pertanto
l’apprendimento è continuo. L’apprendimento è intrinseco all’esperienza degli
esseri umani, che sono nella condizione di apprendere ogni situazione.
L‘apprendimento ha un carattere storico nell’autobiografia di ciascuno di noi.
Imparare sempre: in ogni occasione e in qualsiasi momento
Tali processi possono essere deliberati ed espliciti o inconsapevoli ed impliciti; ciò
che apprendiamo in modo accidentale ed inconsapevole è molto di più di ciò che
impariamo in modo volontario ed intenzionale.
Classico galileliano: provando e riprovando
Procedimento cieco e casuale: prove ed errori
L’apprendimento è selettivo: si basa sulla ricerca di conferme di apprendimenti
precedenti oppure orientato all’aquisizione di nuove prospettive
Abituazione e sensibilizzazione:
L’abituazione è un processo attraverso il quale, se uno stimolo è presentato
ripetutamente, si riscontra una diminuzione della risposta comportamentale
associata (e.g.: reazione emotiva di fronte ad un’immagine nuova e sua diminuzione
nelle visioni successive).
La sensibilizzazione si realizza quando un dato stimolo, presentato ripetutamente,
produce una risposta più forte, invece che più debole (e.g.: contatto ripetuto con
uno stimolo doloroso di intensità costante in un arco di tempo breve, si
accompagnerà con un dolore più forte durante l’ultima somministrazione dello
stimolo doloroso).
Apprendimento e tappe di sviluppo - I processi di apprendimento sono legati
anche ai processi di maturazione e sviluppo (tappe dello sviluppo), per cui nessun
tipo di allenamento o pratica potrà produrre dei cambiamenti nel comportamento
prima che sia realizzata la maturazione. Procedure per lo studio dei processi di
apprendimento: osservazione e riflessi (risposte biologicamente determinate).
L’obiettivo è individuare il principio capace di descrivere come l’ambiente
individuale modifica il comportamento equali fossero i meccanismi neuronali
responsabili di quel comportamento.
Due paradigmi: condizionamento classico (A: Pavlov) e condizionamento operante
(A: Thorndike e Skinner).
 CONDIZIONAMENTO CLASSICO
Nella procedura di Ivan Pavlov (fisiologo russo), vengono rinforzate solo le
risposte già elicitate da altri stimoli, mentre nella procedura di Thorndike qualunque
risposta può essere potenzialmente rinforzata.
Il paradigma del condizionamento classico (CC) o pavloviano utilizza
un’associazione per contiguità, in cui viene associato un suono ad uno stimolo
elicitante e capace di attivare la risposta osservata.
Nello specifico, Pavlov studiava la risposta di salivazione di fronte al cibo (risposta
incondizionata - RI -ossia una risposta riflessa prodotta spontaneamente senza che
sia attivo un processo di apprendimento) e la produzione di una risposta
condizionata (RC) di salivazione, ossia una risposta che si attivava in presenza di uno
stimolo che non avrebbe prodotto quella risposta (suono) se non in presenza di
un apprendimento associativo.
Nel paradigma del CC, si realizza una ripetuta serie di associazioni fra uno Stimolo
Condizionato (suono) con uno Stimolo Incondizionato (cibo), tale per cui alla
presenza del solo suono (Stimolo Condizionato), dopo una serie di associazioni
tra SI e SC, veniva prodotta la risposta condizionata (RC) di salivazione.
RIFLESSO: risposta innescata naturalmente, attivata o elicitata, da stimoli specifici
biologicamente rilevanti per l’organismo.
STIMOLO INCONDIZIONATO: stimolo che attiva una risposta senza necessità di
apprendimento
RISPOSTA INCONDIZIONATA: comportamento attivato da uno stimolo condizionato
STIMOLO CONDIZIONATO: stimolo in grado di attivare una risposta dopo che è
associato a uno stimolo incondizionato
RISPOSTA CONDIZIONATA: comportamento attivato da uno stimolo condizionato
Fasi di apprendimento – processi di condizionamento
1. Acquisizione: per produrre una Risposta Condizionata si devono associare in
modo sistematico Stimolo Incondizionato e Stimolo Condizionato; la fase di
acquisizione la risposta (RC) viene attivata e aumenta gradualmente di frequenza
in seguito proprio alle prove ripetute.
Secondo Pavlov SC e SI devono presentarsi ravvicinati nel tempo, temporalmente
contigui.
Contiguità temporale (timing) è fondamentale.
o Condizionamento ritardato: SC compare prima di SI e rimane fino a che
quest’ultimo non è presentato.
o Condizionamento di traccia: lo SC è discontinuo oppure scompare prima che
compaia lo SI. Il concetto di TRACCIA fa riferimento alla memoria che si
assume l’organismo preservi dello SC.
o Condizionamento simultaneo: SC e SI sono presentati nello stesso momento.
o Condizionamento retrogrado: lo SC è presentato dopo lo SI.
Il paradigma di condizionamento più efficace è quello ritardato con un breve
intervallo tra la comparsa di SC e SI.
2. Estinzione: si verifica un’estinzione quando la Risposta Condizionata non
appare più in presenza dello Stimolo Condizionato (e.g.: il cane non produce
più saliva – RC - in presenza del suono – SC); Stimolo Incondizionato
(e.g.: suono) e Stimolo Condizionato (e.g.: cibo) non sono più associati in modo
sistematico, la Risposta Condizionata diviene più debole nel tempo, fino a
scomparire.
Si ha un recupero spontaneo, quando la RC (e.g.: salivazione) ricompare dopo un
periodo di riposo, a causa di una condizione di rinnovata associazione fra S Ce SI che
consente un apprendimento molto più rapido. La contiguità temporale è una delle
condizioni necessarie per l’apprendimento, anche se nell’uomo la relazione di
rinforzi con il comportamento è di solito più complessa di quanto non sia con gli
animali.
RECUPERO SPONTANEO - definizione: parziale ricomparsa della RC dopo un periodo
di riposo, senza ulteriori esposizioni a SI.
Generalizzazione e discriminazione dello stimolo – il processo di
generalizzazione dello stimolo si realizza quando anche stimoli simili allo SC originale
provocano la stessa risposta condizionata (RC).
Nella discriminazione dello stimolo, invece, si reagisce alle differenze fra gli SC per
cui un organismo impara a rispondere in modo diverso a stimoli distinti dallo SC per
qualche dimensione.
GENERALIZZAZIONE DELLO STIMOLO: estensione della risposta agli stimoli che non
sono mai stati associati con l’originale SI.
DISCRIMINAZIONE DELLO STIMOLO: processo attraverso il quale un organismo
impara a rispondere in modo diverso a stimoli che sono distinti dallo SC per qualche
dimensione.
I processi di generalizzazione e discriminazione devono trovare un equilibrio.
SALIENZA DELLO STIMOLO: uno stimolo tende a essere notato più rapidamente
quanto più è intenso e quanto più si mostra in contrasto con altri stimoli.
 CONDIZIONAMENTO OPERANTE
Il paradigma del condizionamento operante (CO) prevede l’apprendimento di
risposte comportamentali che non derivano da uno stimolo incondizionato (e.g.:
riflesso di salivazione di fronte al cibo), ma risposte differenziate in cui l’evento
ambientale è una conseguenza della risposta, non la precede (risposta
operante=pressione della leva).
Utilizzo della ricompensa: nel CO lo stimolo elicitante (e.g.: cibo) viene utilizzato
come premio, se l’animale mette in atto la risposta desiderata e “opera”
sull’ambiente (e.g.: preme una leva che gli consente di aprire la gabbia).
L’apprendimento deriva dall’associazione tra lo stimolo fornito dalla situazione e la
risposta che l’animale impara a dare: connessione stimolo-risposta (S-R)
Concetto di apprendimento per prove ed errori.
LEGGE DELL’EFFETO – THORNDIKE (comportamento dei gatti in una gabbia-
problema). Relazione tra il comportamento e le sue conseguenze: una risposta
seguita da esiti (effetti) soddisfacenti diventa più probabile, mentre una risposta
seguita da conseguenze spiacevoli diventa meno probabile.
SKINNER – CONDIZONAMENTO OPERANTE
Anche Skinner CAMERA OPERANTE O BOX come esempio di condizionamento
operante: la gabbia di Skinner, rispetto a quella utilizzata da Thorndike, presenta il
vantaggio che l’animale, dopo aver prodotto una risposta e averne sperimentato gli
effetti, si trova ancora all’interno della gabbia e nella condizione di poter continuare
a produrre risposte.
Un comportamento operante è qualunque tipo di comportamento messo in atto
dall’organismo in grado di produrre effetti osservabili sull’ambiente.
OPERANTE: opera sull’ambiente e ha un effetto su di esso.
I comportamenti operanti non sono attivati da riflessi innati come quelli previsti dal
condizionamento classico.
Il condizionamento operante è anche alla base delle superstizioni.
MECCANISMO DEL RINFORZO
Si genera grazie a un’associazione ripetuta tra una risposta e il cambiamento che
essa produce nell’ambiente.
Il concetto di rinforzo: stimolo elicitante che rafforza il controllo dell’ambiente
sul comportamento, ossia favorisce e/o facilita la produzione di uno specifico
comportamento (il rilascio di una pallina di cibo in seguito alla pressione di
una leva rappresenta un rinforzo) e che aumenta le probabilità che una data
risposta venga nuovamente prodotta.
Il RINFORZO può essere positivo o negativo.
 Il rinforzo è positivo (cibo, denaro, ecc.) quando la presentazione di un
certo stimolo, in conseguenza dell’emissione di una certa risposta operante,
fa aumentare la probabilità chela stessa risposta venga emessa in
futuro;
 Il rinforzo è negativo (scariche elettriche, rimproveri, ecc.), quando la
rimozione dello stimolo che consegue aduna certa risposta rende quella stessa
risposta più probabile. Il rinforzo negativo non va confuso con la punizione!
Lo stimolo negativo agisce consentendo di evitare che si presenti uno
stimolo spiacevole. Il rinforzo positivo aumenta la probabilità della risposta
facendola seguire da uno stimolo piacevole, mentre quello negativo fa la
stessa cosa ma al contrario, attraverso la rimozione, la riduzione o
l’evitamento preventivo di uno stimolo spiacevole.
Il rinforzo può essere primario e secondario.
 Rinforzo primario, uno stimolo che aumenta la frequenza della risposta
operante “per virtù propria” (vd. cibo, acqua, ecc.), in assenza di un
precedente addestramento;
 Rinforzo secondario, uno stimolo che ha acquistato valore di rinforzo
attraverso un precedente addestramento (vd. denaro, premio, ecc.).
RINFORZI CONDIZIONATI: stimoli altrimenti neutri che si associano ai rinforzi primari
La punizione: è il processo mediante il quale le conseguenze di una risposta rendono
la risposta stessa meno probabile nel futuro.
Può essere positiva o negativa.
 Punizione positiva (perché aggiunge qualcosa alla situazione) quando la
presentazione di uno stimolo diminuisce la probabilità di occorrenza di
una certa risposta (cfr. la scarica elettrica viene utilizzata per inibire
un comportamento);
 Punizione negativa (toglie qualcosa alla situazione) quando la rimozione di
uno stimolo diminuisce la probabilità che una risposta, cui
normalmente lo stimolo segue, venga emessa (cfr. dolcetto che non
viene dato).
La PUNIZIONE riduce la probabilità che una risposta si verifichi nuovamente.
Il RINFORZO aumenta la probabilità che la risposta si riproponga.
STIMOLI DISCRIMINATIVI: stimoli che agiscono come predittori di rinforzi,
segnalando quando particolari comportamenti produrranno un rinforzo positivo.
CONTINGENZA A TRE TERMINI: la sequenza composta da stimolo discriminativo-
comportamenti-conseguenza.
Skinner sostenne che questa sequenza potesse spiegare la maggior parte dell’agire
umano; concetto fondamentale delle teorie comportamentiste.
Estinzione: mancato rinforzo di una risposta, e il conseguente declino della stessa.
Ma estinzione non significa totale “disapprendimento”: il semplice passare del
tempo dopo l’estinzione può portare ad un recupero spontaneo.
Punizione ed estinzione: la punizione non provoca la scomparsa di un certo
comportamento, essa ne attenua solo la manifestazione.
TEORIA DELLA DEPRIVAZIONE DELLA RISPOSTA: se a un individuo viene impedito di
mettere in atto un determinato comportamento al livello desiderato, tale
comportamento diventa desiderabile e funziona da rinforzo.
SCHEMI DI RINFORZO
Programmi di somministrazione dei rinforzi
 SCHEMA A RAPPORTO FISSO: il rinforzo è somministrato dopo che l’organismo
ha prodotto un certo numero di riposte
 SCHEMA A RAPPORTO VARIABILE: il numero medio di risposte tra un rinforzo e
quello successivo è predeterminato.
 SCHEMA A INTERVALLO FISSO: il rinforzo è erogato in seguito alla prima
risposta fornita dopo un intervallo di tempo costante e prtestabilito.
 SCHEMI A INTERVALLO VARIABILE: il rinforzo è somministrato in seguito alla
prima risposta fornita dopo un intervallo di tempo variabile, la cui media è
prestabilita.
Il modellamento: o shaping, consiste nel rinforzare ogni risposta che sia
prossima di più a quella desiderata, finché non viene prodotta quest’ultima ed è
utilizzato per insegnare un comportamento complesso. Tecnica utilizzata, più o meno
inconsapevolmente, ogni volta che vogliamo insegnare a qualcuno una nuova
attività. Slide 55, 56.
Imprinting:
è l’apprendimento inteso come un processo sociale fondato sull’interazione fra due
o più organismi.
Studiato per primo da Heinroth: apprendimento precoce da parte di animali appena
nati che dimostrano una reazione di inseguimento verso il primo oggetto mobile che
vedono o sentono, stabilendo un forte legame sociale con il primo oggetto mobile
che incontrano nel corso delle prime ore di vita.
OCA DI KORNAD LORENZ
Lorenz (A) ha studiato per primo in ambito ecologico questa forma di
apprendimento sociale precoce con sviluppo di un legame sociale di attaccamento
verso il primo oggetto che si incontra nelle prime ore di vita (animali appena nati che
dimostrano una reazione di inseguimento verso il primo oggetto mobile che vedono
o sentono alla nascita).
Apprendimento innato che funziona soltanto in un periodo critico (periodo breve e
circoscritto che corrisponde alle prime fasi dello sviluppo).
Secondo Lorenz l’imprinting è un apprendimento qualitativamente diverso da quello
associativo e la costruzione di questo legame sociale sarebbe guidata da meccanismi
predisposti geneticamente.
Le osservazioni sull’imprinting hanno consentito di mettere in luce l’esistenza
dei periodi sensibili (o periodi critici), ossia periodo in cui le influenze
ambientali sono più efficaci per l’apprendimento di conoscenze e di abilità.
Il concetto di periodo critico è stato rinominato periodo sensibile, per indicare il
periodo in cui le influenze ambientali sono più efficaci per l’apprendimento di
conoscenze e abilità.
Anche Bowlby (1969) e lo sviluppo sociale, in cui l’autore parla di periodo sensibile
per lo sviluppo di un legame di attaccamento da parte del bambino nei riguardi della
madre nel secondo semestre di vita.
 APPRENDIMENTO COGNITIVO
J.D.Watson – Francis Crick scoperta della forma del DNA grazie a un’improvvisa
intuizione (insight) dopo anni di tentativi e errori.
PSICOLOGIA COGNITIVA – APPRENDIMENTO COGNITIVO forma di apprendimento
spiegata in termini di cambiamenti relativi ai processi mentali, piuttosto che di
cambiamenti comportamentali
Apprendimento per insight:
apprendimento attraverso una riorganizzazione della propria percezione dei
problemi di una data situazione.
Gestalt Wolfgang Kohler (A): nuova prospettiva di apprendimento. Riteneva che la
psicologia dovesse riconoscere i processi mentali come una componente essenziale
dell’apprendimento, anche se gli eventi mentali erano stati rifiutati dai
comportamentisti in quanto ritenuti semplici speculazioni soggettive.
Kohler osservò forme di apprendimento con utilizzo di una forma di pensiero,
il pensiero produttivo, più che un comportamento, in cui alcuni animali,
utilizzando improvvise intuizioni che combinavano insieme le risposte più
semplici precedentemente apprese, imparavano improvvisamente a risolvere i
problemi, percependo improvvisamente oggetti familiari attraverso nuove forme o
relazioni. Insight e ristrutturazione improvvisa del campo problematico.
MAPPE COGNITIVE
Apprendimento situato: forma di apprendimento legato ad una specifica
situazione e immerso in un dato contesto immediato. L’apprendimento avviene
sempre in un contesto fisico e relazionale. L’apprendimento situato, rispetto
all’insegnamento-apprendimento tradizionale, garantisce un’esperienza fortemente
individualizzata, interattiva e aperta. Cfr. EAS, ossia gli episodi di apprendimento
situato. L’immersione nella situazione di apprendimento – apprendimento
situato - implica una partecipazione dei fruitori all’attività proposta con la
condivisione dei significati e la strutturazione reciproca delle attività di
apprendimento. Slide 65, 66, 67, 68,
Apprendimento latente: si intendono le forme di apprendimento generate a seguito
della semplice esposizione all’ambiente, della sua osservazione ed
esplorazione, o dell’esecuzione di una serie di azioni, per cui si acquisiscono
numerose conoscenze tacite, ossia forme di conoscenza implicite. La conoscenza
tacita è una conoscenza «in pratica», immersa nell’esperienza chesi fonda su appositi
training e forme di apprendistato. Slide 71, 72.
Apprendimento riflessivo: forma di apprendimento che utilizza apprendimenti
precedenti per svolgere valutazioni sulle attività e sull’esperienze relative al passato
(connessioni all’indietro) e in futuro (connessioni all’avanti). Questa forma di
apprendimento sviluppa il pensiero critico. Slide 73, 74.
Apprendere le tecnologie: L’apprendimento delle tecnologie fa riferimento ad un
insieme di processi cognitivi di natura implicita ed esplicita, deducibili dalle azioni
eseguite su un prodotto tecnologico che implica un cambiamento permanente nella
prestazione tecnologica di un individuo e che comporta anche una
performance su un mezzo. Slide 76, 77, 78, 79, 80.
Serious game: forme di apprendimento dall’esperienza (cfr. tecnica del learning by
doing – apprendimento dall’esperienza), seppur in ambiente virtuale, che consente
forme di apprendimento con l’uso di giochi interattivi: questi giochi riproducono
situazioni di vita reale nelle quali raggiungere degli obiettivi, che permettono
all'utente di interiorizzare fortemente informazioni e "strategie" di comportamento
da applicare nella vita reale. Es. serious game e prevenzione del bullismo. Slide 81,
82, 83, 84, 85, 86, 87, 88, 89.

6.LA MEMORIA
Tutti hanno una teoria ingenua della memoria. Teorie ingenue della memoria sono
state sviluppate sin dai tempi di Platone che la paragonava a una tavoletta di cera
morbida su cui le nostre esperienze lasciano tracce. Il passare del tempo attenua la
forza delle tracce e nuove tracce si sovrappongono a quelle esistenti: ecco perché
avviene l’oblio.
Questa teoria ingenua costituisce il nucleo del senso comune e si è riflessa nei primi
approcci scientifici alla memoria. La concezione attuale della memoria si discosta di
molto dalla teoria ingenua.
La memoria si definisce generalmente come “La capacità di un organismo
vivente di conservare tracce della propria esperienza passata e di servirsene per
relazionarsi al mondo ed agli eventi futuri. La funzione in cui si esprime la memoria è
il ricordo
Dallo studio dell’oblio allo studio della memoria
Lo studio sperimentale della memoria umana in Psicologia vanta una lunga
tradizione e si fa risalire la sua origine alle ricerche compiute sull’oblio da H.
Ebbinghaus alla fine dell’Ottocento.
Alcune definizioni:
REMINISCENZA: ricomparsa nella memoria di eventi che avevano resistito a tentativi
di rievocazione
OBLIO: diminuzione o scomparsa del ricordo
INTERFERENZA RETROATTIVA: di nuovo materiale su materiale già appreso
INTERFERENZA PROATTIVA: di vecchi materiali su materiale da apprendere
TRANSFER: facilitazione dell’apprendimento da parte di un apprendimento
precedente.
Di fatto, normalmente non prestiamo molta attenzione alla nostra memoria e diamo
per scontato il suo funzionamento. Prestiamo attenzione alla memoria solo quando
c’è qualcosa che non funziona, ossia quando dimentichiamo qualcosa o non
ricordiamo delle cose.
Ma come funziona la memoria? Come possiamo conservare le informazioni nella
nostra mente dopo averle codificate, come le dimentichiamo, come possiamo
modificarle e, in seguito, come riusciamo a riutilizzarle?
Natura multicomponenziale della memoria.
Ciò che chiamiamo “ricordo” è il risultato di un insieme di sistemi di memoria
differenti ma in interazione tra loro.
Memoria esplicita e memoria implicita
 Memoria esplicita (detta anche memoria dichiarativa): memoria di cui siamo
consapevoli, sappiamo di aver appreso una cosa e possiamo parlare di ciò che
abbiamo appreso con gli altri.
 Memoria implicita (detta anche memoria procedurale o non-
dichiarativa): conoscenze acquisite “inconsapevolmente” che riguarda
soprattutto il saper fare.
Memoria dichiarativa e memoria procedurale
Distinzione tra “sapere cosa” e “sapere come”
 La memoria dichiarativa (o proposizionale, sapere cosa) si riferisce alla
conoscenza esplicita di fatti, come la definizione di una parola o le
circostanze in cui abbiamo conosciuto una persona. E’ un tipo di
conoscenza direttamente accessibile alla coscienza.
 La memoria procedurale (“sapere come”) si riferisce alle informazioni di
cui facciamo uso nell’attuare un compito. E’ un tipo di conoscenza non
consapevole.
La capacità di fare ricorso alle proprie esperienze pregresse richiede l’intervento di
tre processi differenti: la codifica, l’immagazzinamento e il recupero.
Perciò nel ricordo si possono distinguere tre processi: acquisire l’informazione
(codifica); mantenerla nella memoria (ritenzione);“ripescarla” cioè riportarla allo
stato attivo (recupero).
-Codifica: le informazioni vengono acquisite e inserite in un contesto di altre
informazioni.
-Immagazzinamento e ritenzione: le informazioni acquisite sono conservate e rese
disponibili per un ulteriore utilizzo.
-Recupero: le informazioni memorizzate vengono estratte ed utilizzate. modelli
consentono di descriverne il funzionamento della memoria modello di Atkinson e
Shiffrin (1968) memoria sensoriale, a breve termine, a lungo termine Peterson &
Peterson (1959)
Codifica e ritenzione
La codifica si riferisce al modo in cui la nuova informazione viene inserita in un
contesto di informazioni precedenti. I codici usati possono essere di vario tipo: per
esempio visivo o semantico. e.g.: Camicia è un capo di vestiario? La parola camicia
contiene più vocali o più consonanti? Camicia è un tipo di insetto?
Da questo punto di vista, se si codifica l’informazione sulla base del significato si
ottiene una migliore ritenzione.
Codifica e ritenzione
La codifica si riferisce al modo in cui la nuova informazione viene inserita in un
contesto di informazioni precedenti. I
codici usati possono essere di vario tipo: per esempio visivo o semantico.
e.g.: Camicia è un capo di vestiario? La parola camicia contiene più vocali o più
consonanti? Camicia è un tipo di insetto?
Da questo punto di vista, se si codifica l’informazione sulla base del significato si
ottiene una migliore ritenzione.
Recupero
Le tracce di memoria sono solo disposizioni o potenzialità. Affinché il recupero
avvenga deve essere presente un suggerimento (cue) appropriato che attivi la
traccia.
La compatibilità tra la traccia quale è stata codificata e le caratteristiche
dell’informazione presente al recupero determina il ricordo (principio di specificità di
codifica).
La specificità di codifica riguarda primariamente come può essere favorito il
recupero delle informazioni: “Le specifiche operazioni di codifica condotte su ciò che
viene percepito, determinano ciò che viene immagazzinato in memoria. Determina i
suggerimenti per il recupero più adatti a consentire l’accesso a ciò che è
immagazzinato. ”Come funziona la memoria? Quali modelli consentono di
descriverne il funzionamento? Per molto tempo il modello “canonico” della memoria
umana è stato considerato quello elaborato da Atkinson & Shiffrin (1968). Si tratta di
un modello a componenti che è in grado di rendere conto di un’ampia gamma di
risultati sperimentali. Anche se oggi non viene considerato più “il” modello della
memoria umana, risulta importante conoscerlo.
Il modello di Atkinson e Shiffrin (1968)
L’informazione entra attraverso il deposito sensoriale, dove scompare quasi subito
(perdita dopo circa 1’), a meno che non venga ripetuta; a questo punto può
succedere che venga inviata nella memoria a breve termine (perdita dopo circa 15’),
e quindi a quello a lungo termine. I materiali recuperati dalla memoria a breve
termine vengono elaborati, di ritorno, tramite la memoria a breve termine. Le
componenti principali del modello di Atkinson e Shiffrin sono rappresentate da: una
memoria sensoriale; una memoria a breve termine; una memoria a lungo termine.
Utilizzo della memoria a breve termine
La memoria sensoriale
Memoria iconica: memoria sensoriale visiva. Persistenza della traccia visiva: Sperling
(1960) e presentazione di stimoli visivi attraverso il tachistoscopio.
Memoria ecoica: memoria sensoriale uditiva. Particolarmente utile soprattutto in
relazione alla comprensione e codifica dei segnali linguistici.
In generale, quando si chiede agli individui di rievocare tutte le lettere che riuscivano
a percepire nella procedura di resoconto totale, essi riescono a nominare solo
quattro o cinque lettere. Fenomenologicamente è come se le lettere “svanissero”
mentre si tenta di prestar loro attenzione. Sperling (1960) introdusse una semplice
variazione in questo tipo di compito, variazione che portò, tuttavia, a risultati
inaspettati. Immediatamente dopo che le lettere erano scomparse, Sperling indicava
mediante un suono, che poteva avere tre altezze diverse, quale riga di lettere i
partecipanti dovevano tentare di riprodurre. In questa situazione di resoconto
parziale, i risultati ottenuti furono ben diversi: la media delle lettere che i
partecipanti erano in grado di riportare era infatti superiore a tre. Dal momento che
la riga era scelta casualmente e l’indicazione della riga veniva data dopo che le
lettere erano scomparse, si deve assumere che i partecipanti fossero potenzialmente
in grado di nominare nove-dieci lettere sulle 12 presentate: una prestazione quasi
perfetta.
Ma Sperling ottenne un ulteriore risultato, estremamente interessante, facendo
variare l’intervallo fra la scomparsa della matrice di lettere e la comparsa del suono
che indicava quale riga i partecipanti dovevano riportare. A mano a mano che
l’intervallo aumentava, le prestazioni dei partecipanti diminuivano; quando
l’intervallo raggiungeva 1 s il numero di lettere nominate ridiventava pari a quello
che si otteneva con la procedura di resoconto totale. Questi risultati corroborano
l’ipotesi dell’esistenza di una memoria sensoriale (visiva) la quale è in grado di
registrare, per un periodo molto breve, le informazioni presentate. Finché le
informazioni si trovano in questo registro sensoriale è possibile prestar loro
attenzione. Esse comunque permangono in tale registro per un periodo molto breve.
Se entro tale periodo le informazioni non riescono a ricevere l’attenzione, esse vanno
perdute per sempre.
La memoria a breve termine
La seconda componente ipotizzata dal modello di Atkinson & Shiffrin (1968) è
costituito dalla cosiddetta memoria a breve termine (MBT). Si tratta di una memoria
in grado di conservare, per un periodo generalmente breve, un numero limitato di
informazioni.
Un esempio paradigmatico di utilizzo della memoria a breve termine è dato dal
ricordare un numero telefonico nel periodo intercorrente fra la lettura del numero
stesso dall’elenco, al momento in cui abbiamo terminato di comporlo sulla tastiera
del telefono.
È possibile mantenere per un periodo di tempo indefinito le informazioni nella
memoria a breve termine a patto di sottoporle a un processo di reiterazione
subvocalica (rehearsal). In assenza di reiterazione le informazioni decadono
rapidamente dalla memoria a breve termine e vanno perdute.
Il celeberrimo esperimento di Peterson & Peterson (1959) illustra in modo molto
chiaro il carattere transitorio di questo tipo di memoria.
Paradigma:
-studio di tre lettere e loro rievocazione dopo un intervallo di tempo che durava fino
a un max di 18 s.
-compito interpolato: contare all’indietro per 3.
I risultati di Peterson & Peterson (1959) e di esperimenti simili concordano sul fatto
che: se si impedisce la reiterazione l’oblio è rapidissimo; dopo solo 9 s. i partecipanti
si ricordano meno del 30% del materiale originale; dopo 18 s. il ricordo è inferiore al
20%. In altri termini, il materiale si conserva nella memoria di lavoro (che vedremo
più avanti!) solo se viene sottoposto a reiterazione.
Un’altra caratteristica della memoria di lavoro è che essa ha una capacità molto
limitata: esperimenti sullo span di memoria (memory span); il magico numero 7 più
o meno 2. Però attenzione! Provate a ricordare la serie di numeri che segue...
La capacità della memoria di lavoro va misurata in termini di unità di informazione
(chunk) non in termini di valori assoluti. Ogni unità di informazione può essere una
struttura complessa che comprende delle sottostrutture le quali, a loro volta,
possono essere formate da ulteriori componenti, ecc. ecc
La memoria di lavoro
La memoria a breve termine ha una capacità limitata e gran parte delle informazioni
che vi entrano vengono in seguito dimenticate. Poiché la memoria a breve termine
contiene informazioni richiamate dalla memoria a lungo termine, alcuni Autori la
definiscono memoria di lavoro (WM). Il termine memoria di lavoro (working
memory) implica un sistema per il mantenimento temporaneo e per la
manipolazione dell’informazione durante l’esecuzione di differenti compiti cognitivi,
come ad esempio la comprensione, l’apprendimento ed il ragionamento.
Il sistema della working memory, sarebbe composto da tre componenti:
1. un esecutore centrale modalità indipendente simile all’attenzione;
2. un circuito articolatorio o loop articolatorio che conserva l’informazione in
forma fonologica cioè basata sul linguaggio);
3. un taccuino visuo-spaziale, coinvolto nella codificazione spaziale o visiva
(usato come foglio di appunti per risolvere un problema aritmetico).
La memoria a breve termine (e la memoria di lavoro) non è un luogo ma un
processo. La memoria di lavoro può essere descritta come un’attività di
focalizzazione a breve termine sugli elementi necessari. La WM lavora come una
lente che consente di mettere a fuoco sul contenuto di interesse, gettando una luce
più intensa sulle rappresentazioni mentali, coordinando le attività richieste per
svolgere azioni a partire da tali rappresentazioni. La capacità della WM varia da
persona a persona. Cfr.: operation span come capacità di memoria.
Tipologie di memoria di lavoro
Memoria di lavoro fonologica: la maggior parte delle informazioni viene elaborata a
livello verbale
Memoria di lavoro visiva: la maggior parte delle informazioni che riceviamo dal
sistema visivo sono non verbali. La memoria a breve termine non è semplicemente
una stazione fra percezione e memoria a lungo termine.
L’informazione può entrare nella MBT (memoria a breve termine) dalla memoria
sensoriale o dalla MLT (memoria a lungo termine). Per questo si parla di memoria di
lavoro, perché essa opera sulle percezioni come una sorta di comportamento che ha
luogo nella mente.
Passiamo adesso ad esaminare la memoria a lungo termine (MLT), l’ultima
componente prevista dal modello di Atkinson e Shiffrin. La memoria a lungo termine
è in grado di contenere un numero elevatissimo di informazioni e di conservarle per
un tempo indeterminato
La memoria a lungo termine
La memoria a lungo termine (MLT) è il magazzino di tutte le esperienze, gli eventi, le
informazioni, le capacità, le emozioni, le parole, le categorie, le regole ed i giudizi
che sono stati acquisiti dalla memoria sensoriale e dalla memoria a breve termine.
La MLT costituisce le conoscenze che ogni persona ha di sé e del mondo.
La memoria a lungo termine spiega i fenomeni di ricordo permanente:
Memoria a lungo termine visiva
Studi sul riconoscimento visivo mostrano livelli di riconoscimento molto alti anche
parecchio tempo dopo la presentazione degli stimoli.
Memoria a lungo termine uditivo-verbale
Riguarda la dimensione semantica del linguaggio ma anche caratteristiche sensoriali
come voci e toni.
Come si recupera un ricordo? Attualmente i modelli che spiegano il funzionamento
della memoria, più che cercare di definire la struttura dei diversi “sistemi” di
memoria, cercano di stabilire quali siano i fattori che ne determinano il
funzionamento. Da cosa dipende, in altri termini, la possibilità di recuperare o meno
un dato elemento e la velocità con cui lo stesso viene eventualmente recuperato?
Un fattore critico che sembra determinare il funzionamento della nostra memoria è
rappresentato dal livello di attivazione degli elementi che sono mantenuti nella
stessa. Intuitivamente, i nostri ricordi possono essere differenziati per il livello di
attivazione che essi posseggono. Un elemento fondamentale che determina il livello
di attivazione di un ricordo è il tempo trascorso dal momento in cui abbiamo
acceduto al ricordo in questione, cioè il tempo trascorso da quando l’abbiamo
utilizzato per l’ultima volta o recenza del ricordo. Un dato concetto o ricordo diventa
attivo quando esso viene recuperato dalla memoria. Immediatamente dopo che è
stato acceduto, un ricordo è fortemente attivo ma la sua attività decresce con il
passaggio del tempo. È questo il fenomeno del decadimento (decay) che si riscontra
in molti altri fenomeni naturali.
Un secondo fattore critico nel determinare il livello di attivazione del ricordo è dato
dal numero di volte in cui il ricordo è stato recuperato o utilizzato nel passato o
frequenza del ricordo. La velocità di recupero di un ricordo varia in funzione sia della
recenza sia della frequenza dei recuperi precedenti.
L’informazione entra a far parte del deposito a lungo termine solo in seguito ad una
ripetizione di mantenimento o ad una ripetizione elaborativa. La ripetizione aumenta
le probabilità che una nuova informazione entri a far parte del deposito a lungo
termine (Craik & Watkins, 1973). Nel primo caso è consentito il mantenimento nella
memoria a breve termine per un tempo indefinito, ma non produce il trasferimento
di alcuna parte nel materiale del deposito a lungo termine.
Il secondo tipo, la ripetizione elaborativa, agisce sulla nuova informazione creando
un qualche tipo di elaborazione, facendo delle associazioni, cercando di immaginarla
o tentando di metterla in relazione con altri elementi presenti nella memoria a lungo
termine. Questo processo è stato studiato in passato sotto l’etichetta generale di
“organizzazione” (Bousfield, 1953): un metodo valido per imparare una nuova
informazione consiste nell’organizzarla, nell’imporle una struttura e nel crearle dei
riferimenti con le conoscenze preesistenti.
Effetto primacy ed effetto recency
Effetto primacy o effetto di priorità: Tendenza a ricordare le parole iniziali e che
vengono presentate per prime;
Effetto recency o effetto di recenza: Tendenza a ricordare le parole che sono
presentate per ultime.
Recupero e riconoscimento
Il recupero di un ricordo avviene in funzione della qualità degli indizi di recupero a
disposizione (es.: «chi è l’11° Presidente della Repubblica italiano?» vs. «chi è stato il
Presidente della Repubblica italiano prima di Mattarella?»). Per recupero si intende
la riproduzione dell’informazione a cui si è stati esposti in precedenza.
Il riconoscimento è la realizzazione che un dato evento o stimolo è stato già esperito
in passato.
Sia il riconoscimento che il recupero richiedono una ricerca attraverso l’utilizzo di
indizi di recupero. Per il recupero è necessario che l’indizio consenta di recuperare
l’informazione. Per il riconoscimento l’indizio è costituito da una serie di opzioni di
scelta tra cui è presente quella corretta
Tulving (1972): due forme di conoscenza dichiarativa
Nella memoria dichiarativa si può distinguere tra la memoria episodica e la memoria
semantica.
Memoria episodica
Si riferisce a specifici eventi ed esperienze di vita. Contiene informazioni spazio-
temporali che specificano dove e quando si è verificato l’evento.
Memoria semantica
Si riferisce a conoscenze astratte e generali. Trascende le condizioni temporali e
spaziali in cui la traccia si è formata la distinzione tra memoria episodica e memoria
semantica si riflette linguisticamente nella distinzione tra ricordare e sapere.
Memoria semantica: registro delle informazioni concettuali; magazzino a lungo
termine di dati, fatti e informazioni, incluso il vocabolario.
Memoria episodica: registro delle nostre esperienze personali; ricordi di cose
specifiche che abbiamo fatto, visto, sentito, assaporato, ecc
La codifica dell’informazione: interazione con la memoria a lungo termine
L’informazione passa dalla memoria sensoriale alla memoria a breve termine, dove
viene immagazzinata per un breve periodo, poi il ripasso trattiene la traccia
abbastanza a lungo per trasferirla nella memoria a lungo termine. Poi la
ricorderemo…
Il modo in cui codifichiamo le informazioni determina la nostra capacità di ricordare
e di rievocare il contenuto degli elementi appresi. Nel nostro esempio, il ricordo
delle lettere dell’alfabeto consente di rievocare il contenuto, processo che non si
verifica nel caso dei simboli, in cui il processo di codifica non si attiva.
La memoria funziona in modo più complesso di quanto pensavamo all’inizio…
Conoscenza, codifica, apprendimento:
Elaborazione automatica e elaborazione volontaria (apprendiamo molte cose senza
elaborare volontariamente i dati;
Specificità della codifica (il modo in cui codifichiamo le informazioni determina le
capacità di ricordarle).
Elaborazione e memoria implicita. Il paradigma del priming semantico
La presentazione di un dato stimolo attiva in memoria un gruppo di informazioni
semanticamente associate (Collins e Loftus, 1975; Meyer e Schwaneveldt, 1971). La
presentazione della parola “pane” rende veloce il processo dei concetti associati
come “burro”.
Spiegazione dell’effetto di priming semantico
In generale, subito dopo la presentazione di uno stimolo viene generata una
rappresentazione sensoriale di brevissima durata mantenuta nella memoria iconica.
A partire da questa rappresentazione viene generata una rappresentazione dello
stimolo mantenuta nella memoria a breve termine (consolidamento).
Perché dimentichiamo?
Il primo contributo relativo al funzionamento della memoria e relativo all’oblio è
stato pubblicato da Ebbinghaus nel 1885 e riguardava la rievocazione di sillabe senza
senso.L’oblio si definisce come la perdita di informazioni. Varia con il passare del
tempo: molto rapido all’inizio (50% dopo un’ora), si stabilizza successivamente.
Interferenza con altri eventi.
L’interferenza
Lo studio dei fenomeni di interferenza ha rappresentato l’obiettivo di quella
tradizione di studi nota come verbal learning. Materiale stimolo usato: coppie
associate (paired learning), ma non solo.
Sono stati studiati fondamentalmente due tipi di interferenza:proattiva che
interferisce in avanti; retroattiva che agisce a ritroso.
Il ripasso rielaborativo
Il ripasso rielaborativo è una strategia per migliorare la codifica delle informazioni.
Il processo su cui si basa questa tecnica consiste, mentre si sta registrando
un’informazione e la si sta memorizzando, nell’elaborare altro materiale per
arricchire la codifica. Di fatto, si inventa una relazione che associ gli elementi da
memorizzare. Es.: topo-albero – creazione di un’immagine mentale di un topo che si
sta arrampicando su un albero in cerca di cibo.
Le mnemotecniche
I “trucchi” per facilitare la memorizzazione prendono il nome di mnemotecniche. Si
dividono in due categorie: mnemotecniche basate sulla codifica, che insegnano a
trasformare le informazioni in entrata in modo da facilitarne il successivo recupero; e
mnemotecniche basate sull’organizzazione, che forniscono uno schema cognitivo in
cui inserire le informazioni da apprendere.
Mnemotecniche basate sull’organizzazione
Tra le mnemotecniche basate sull’organizzazione una molto usata è quella delle
parole chiave, la quale fornisce una struttura organizzata in cui inserire le
informazioni da memorizzare. In questo caso la struttura organizzata è costituita da
una sequenza di parole-chiave che deve essere appresa in precedenza. Le parole
chiave sono parole che fanno rima con i numeri. Es.: uno-pruno, due-bue, tre-re…
7. Il pensiero
Con il termine “pensiero” si indica una realtà molto vasta che comprende la funzione
dei “processi mentali superiori”.
Con il termine “pensiero” si indica un’attività mentale che comprende una serie
svariata di fenomeni come: ragionare, fantasticare, ricordare ecc … connessa a tutti
gli altri processi cognitivi in particolare rimanda a modalità di rappresentazione
interna della conoscenza quali: categorizzazione, formazione dei concetti, livello di
significato…
I concetti hanno tre principali funzioni:
Semplificare
Inferire
Capire
l’ambiente e comportarsi nella maniera appropriata
Semplificare
I concetti permettono di semplificare le informazioni ricevute; non memorizziamo
tutti i gatti che incontriamo come se fossero unici; li consideriamo come esemplari di
un unico concetto di cui ricordiamo e conosciamo i tratti salienti. Riconosciamo cioè
una certa configurazione percettiva (quel gatto) come esemplare di una categoria
conosciuta (i gatti in genere), stabilendo una continuità tra l’esperienza presente e
quella passata, e orientando l’azione futura.
Inferire
Attraverso i concetti che già possediamo possiamo inferire alcune caratteristiche
dell’oggetto percepito non necessariamente disponibili in quel momento ai sensi.
Tale funzione inferenziale permette di assegnare ad un oggetto specifico molte
caratteristiche del concetto a cui esso appartiene, pur senza percepirle direttamente;
ci aiuta così a classificare nuovi oggetti.
Capire
Dunque i concetti sono fondamentali anche per capire l’ambiente e comportarsi
nella maniera più appropriata ad esso, poiché ci aiutano a pensare e comprendere
meglio il mondo complesso in cui viviamo. Ad esempio, quando valutiamo il
comportamento altrui, le supposizioni che facciamo si basano sul nostro modo di
classificare il comportamento.
Pensiero = attività simbolica
1) Astrazione e generalizzazione: formazione dei concetti
2) Ragionamento: ai fini di previsione, controllo e giudizio
3) Problem solving o pensiero produttivo
La formazione dei concetti
La realtà ambientale è costituita da una quantità estremamente ricca e mutevole di
oggetti ed eventi percettivi. Se si dovesse rispondere a ciascun oggetto o evento
come unico, l’uomo sarebbe schiacciato dalla complessità dell’ambiente. La
categorizzazione (processo di assimilazione delle varianti fenomeniche ad una stessa
categoria) esemplifica l’universo delle esperienze.
Un concetto corrisponde ad una categoria di oggetti, di eventi o stati che
condividono specifiche caratteristiche.
Concetti formali
Un concetto formale è una categoria definita da un insieme di caratteristiche
essenziali. Natura dei concetti formali – categorie. Teoria di Collins e Quillian (1969):
organizzazione dei concetti formali nelle specie animali. Organizzazione gerarchica di
concetti nella memoria semantica.
Concetti naturali
I concetti naturali sono categorie che si basano sulle percezioni personali e sulle
interazioni con il mondo reale. Rosch afferma che i concetti naturali sono costituiti
da un insieme di ricordi di particolari esempi = esemplari. Gli esemplari
rappresentano le caratteristiche importanti di un concetto.
Gli individui selezionano, all’interno del continuum dell’esperienza, unità discrete in
funzione di somiglianze e differenze, costruendo categorie che aiutano ad
interpretare l’esperienza. Il presupposto è che nessun tipo di organizzazione sia
determinato o fisso, ma solo probabilistico. Tale concezione si basa su due assunti
fondamentali:
- L’economia cognitiva
- La struttura percettiva
Economia cognitiva: i processi mentali avvengono in genere nella maniera meno
gravosa e più efficiente possibile. La categorizzazione è un esempio di ciò: non solo
semplifica i dati reali, ma pone anche in evidenza quelli che si presentano più
frequentemente, e che dunque presumibilmente saranno più utili; in tal modo, si
evita che risorse cognitive eccessive vengano spese per particolari secondari
dell’esperienza.
Struttura percettiva: il mondo non ci si presenta come un insieme casuale e
destrutturato di informazioni a sé stanti, tutte egualmente importanti; invece, lo
percepiamo come un insieme di oggetti ed eventi unitari, che possiedono alcune
caratteristiche salienti e definitorie correlate fra loro
Rosch e i sistemi categoriali.
I prototipi.Gli esemplari o prototipi, al livello base sono dotati di una forma che
genericamente vale per tutta la categoria (es. quella di un cane generico) - criteri
percettivi e morfologici; di una funzione che genericamente vale per tutta la
categoria (es. bicchiere generico) - criteri funzionali. Gli elementi del livello base
sono dunque i più informativi, poiché possiedono il più alto numero di attributi
significativi che gli oggetti di quella categoria hanno in comune, e corrispondono ai
primi lessemi che verranno imparati - criteri linguistici.
La struttura interna alle categorie è organizzata “orizzontalmente” attorno ad un
prototipo, esemplare che rappresentai tratti più distintivi di quella categoria. Ciascun
esemplare della categoria, secondo le proprie caratteristiche, si trova più vicino o più
lontano dal prototipo. Es.: categoria “uccelli”: Passerotto: vicino al prototipo (ha ali,
becco, piume e vola); Pinguino: non ha piume, non vola. Fa parte della categoria, ma
si trova ai margini, abbastanza lontano dal prototipo. I confini tra categorie non sono
netti: un individuo può avere tratti comuni a più categorie ed essere posto sul
confine.
Il problem solving
Il problem solving o soluzione di problemi è una processo cognitivo che prevede una
elaborazione cognitiva volta a trasformare una situazione data in una meta da
raggiungere, quando nessun metodo scontato di soluzione è disponibile a chi si trova
a dover risolvere il problema (Mayer, 1990).
Teorie del problem solving
- Per PROVE ED ERRORI (comportamentista)
- INSIGHT (gestaltista)
- ELABORAZIONE PROGRESSIVA DELLE INFORMAZIONI (cognitivista)
La psicologia della Gestalt ad esempio ha studiato il pensiero produttivo, valutando
le valenze del pensiero di strutturare nuovi significati rispetto alle sequenze
meccaniche che risulterebbero dalla pura applicazione di regole (Wertheimer, 1920),
le forme di insight (Kohler, 1932) che ristrutturano cognitivamente il campo
fenomenico utilizzando un’intuizione comprensiva.
Insight come processo di ristrutturazione del campo percettivo e di ricerca di
soluzioni che possano consentire di arrivare alla soluzione del problema.
Pensiero produttivo vs. fissità funzionale
Il pensiero produttivo è quella funzione che consente di risolvere un problema,
utilizzando una nuova funzione per un oggetto precedentemente associato ad un
altro scopo. La fissità funzionale è un blocco mentale che influisce negativamente
sulla soluzione dei problemi, inibendo la percezione di una nuova funzione per un
oggetto precedentemente associato ad un altro scopo.
Si parla di apprendimento per insight quando si realizza una ristrutturazione mentale
dei problemi e si ottiene una riorganizzazione profonda e unitaria degli elementi del
problema. L’insight (illuminazione improvvisa) è fortemente associato con le
soluzioni creative e con le scoperte del pensiero. L’ostacolo maggiore all’insight è la
fissità funzionale, ovvero il rimanere ancorato alle vecchie soluzioni, gli elementi non
si scostano dal loro utilizzo funzionale tradizionale.
Il ragionamento
Per ragionamento si intende l’insieme dei processi mentali in cui vengono ricavate
delle inferenze, cioè l’insieme dei processi attraverso cui vengono elaborate nuove
conoscenze a partire da conoscenze date. Quando si cerca di risolvere un problema
si mettono in atto speciali forme di pensiero chiamate ragionamento.
Ragionamento deduttivo
dal generale al particolare
Secondo i logici, i ragionamenti più forti sono validi da un punto di vista deduttivo, il
che significa che è impossibile che la conclusione di un ragionamento sia falsa se le
sue premesse sono vere (Skirms, 1986). Cfr. sillogismi.
La conclusione non aggiunge nuova informazione perché l’informazione è già
presente (anche se implicitamente) nelle premesse. È possibile ottenere conclusioni
valide (certe, sicure).Le regole della logica, però, non spiegano tutti gli aspetti del
ragionamento deduttivo! Ci sono dei fattori che, come si può vedere nell’esempio
che segue, possono influire e che possono essere relativi, per esempio, al contenuto
della proposizione.
Talvolta, quando dobbiamo risolvere problemi deduttivi, usiamo regole meno
astratte e più pertinenti ai problemi quotidiani, chiamate regole pragmatiche. Oltre
alle regole, i soggetti possono risolvere il problema allestendo una rappresentazione
concreta della situazione, che viene chiamata modello mentale.
Ragionamento induttivo
dal particolare al generale
Un ragionamento può essere accettabile anche se non è valido dal punto di vista
deduttivo. I ragionamenti induttivi sono intuitivamente forti (e quindi convincenti), in
quanto è improbabile che la conclusione sia falsa se le premesse sono vere (Skyrms,
1986). La logica induttiva si fonda sulla teoria “ingenua” della probabilità.La
conclusione aggiunge nuova informazione non presente nelle premesse. Non è
garantita la validità delle conclusioni raggiunte! Problema: le persone seguono
sempre le leggi della probabilità nel ragionamento induttivo? Cfr.: le euristiche
(come vedremo più avanti).
Ragionamento abduttivo
dagli effetti alle cause
Un ragionamento abduttivo cerca di spiegare qualcosa che è già accaduto,
procedendo per supposizioni, partendo dagli effetti e arrivando, a ritroso, alle cause.
Le soluzioni non sono corrette, ma lo sono in ogni caso di più di quanto succeda
affidandosi al puro caso. Il ragionamento abduttivo è influenzato dai processi di
fissazione attentiva, ossia sulla concentrazione su aspetti parziali e limitati di quanto
è detto o accaduto.
Giudizio e presa di decisione
Giudizio e presa di decisione sono processi legati fra loro. Per giudizio si intende
descrivere i processi attraverso i quali si formano opinioni, si raggiungono
conclusioni e si fanno valutazioni critiche degli eventi e delle persone. La presa di
decisione è il processo con cui si sceglie tra due o più alternative, accettando o
rifiutando le opzioni disponibili.
Euristiche e giudizio
Le euristiche sono “scorciatoie” di pensiero attraverso le quali si esprimono giudizi a
partire da informazioni limitate.
Caratteristiche:
- molto economiche, molto efficaci per risolvere problemi complessi in poco tempo;
- di solito producono risultati soddisfacenti, ma non sempre corretti.
Sono tre le principali euristiche che utilizziamo per prendere delle decisioni e che
possono influire sulle nostre azioni e sul nostro comportamento:
Euristica della rappresentatività
Euristica della disponibilità
Euristica dell’ancoraggio ed aggiustamento
Euristica della rappresentatività
Quando si utilizza nel ragionamento l’euristica della rappresentatività si sta
assumendo che, se qualcosa possiede le caratteristiche di un membro della categoria
allora è, in effetti, un membro di quella categoria. Sostiene l’idea che le persone
utilizzino informazioni appartenenti al passato per formulare giudizi che si
riferiscono al presente.
Euristica della disponibilità
E’ utilizzata per valutare la frequenza o probabilità di un determinato evento: si basa
sulla facilità e rapidità con cui vengono in mente esempi che fanno riferimento alla
categoria del giudizio in questione. Alcuni eventi vengono ritenuti più probabili non
perché lo siano realmente, ma perché è “più facile pensare ad essi”, perché sono
successi da poco, perché hanno una forte connotazione emotiva.
Si utilizza quando occorre emettere giudizi sul possibile accadimento di determinati
eventi nel futuro. Nel farlo le persone utilizzano la loro conoscenza relativa
all’accadimento di quegli eventi nel passato.
Tuttavia la nostra memoria: non è infallibile; non utilizza principi statistici; è
influenzata da fattori psicologici e da limitazioni cognitive.
I meccanismi psicologici che sottostanno all’uso di questa euristica sono
particolarmente solidi e pervasivi. Si tratta in particolare di: associazioni per
somiglianza; errori percettivi (alcuni eventi colpiscono più facilmente la nostra
memoria); selettività della memoria.
Nel giudicare la probabilità di accadimento di un evento le persone cercano di
ricordare o generare mentalmente dei casi (esempi) che possano dare loro delle
indicazioni utili. Trattandosi di un fenomeno psicologico è normale che esso non
rispetti alla perfezione le leggi della casualità. Per esempio, eventi vividi nella nostra
memoria ci sembrano più frequenti di quanto non siano nella realtà.
Euristica dell’ancoraggio
Questa scorciatoia viene utilizzata quando dobbiamo dare delle stime di tipo
numerico. In questo caso tendiamo ad ancorarci a qualche valore per poi aggiustare
la stima nella direzione in cui riteniamo sia la risposta corretta. Questo avviene
perché nel momento in cui ci viene chiesta una risposta numerica esatta su di un
tema che non conosciamo alla perfezione, siamo tentati di usare una qualunque cifra
come punto di partenza della nostra valutazione.
Bias cognitivi
Un bias cognitivo corrisponde ad un giudizio - o un pregiudizio – non
necessariamente corrispondente all’evidenza, sviluppato sulla base delle
informazioni di cui siamo in possesso, anche se non logicamente o semanticamente
connesse tra loro, che conduce ad un errore di valutazione o ad una mancanza di
oggettività nel giudizio.
Quello che sappiamo (e che non sappiamo) influenza le nostre conclusioni su quello
che vediamo accadere.
Decision-making o presa di decisione
I fattori psicologici influenzano la presa di decisione. Quando si prendono delle
decisioni, si tende, in genere, a preferire la soluzione che offre più guadagni. Cfr.
effetto fraiming o effetti del contesto.
Nella presa di decisione, infatti, uno dei metodi più immediati prevede di
considerare quale opzione porti al maggior guadagno o quale conduca alla minore
perdita.
La creatività
La creatività è un’abilità individuale di generare idee o prodotti che siano innovativi
ed appropriati alle circostanze in cui vengono generati. Cfr.: l’invenzione della ruota.
Il pensiero divergente
Il pensiero divergente è l’abilità di generare una varietà di soluzioni insolite ai
problemi. Il pensiero convergente, invece, è l’abilità di combinare diverse fonti di
informazione per trovare la soluzione ad un problema. Le domande che valutano il
pensiero divergente analizzano la capacità di pensare in maniera fluida e flessibile.
Possiamo definire creativo un individuo che riesce a mettere insieme le informazioni
in modo da produrre soluzioni innovative.

8.L’INTELLIGENZA

9.COMUNICAZIONE E
INTERAZIONE

10.Motivazione ed emozioni
La motivazione guida il comportamento umano verso uno scopo, un determinato
obiettivo. Etimologicamente motivare significa “muovere”. La motivazione è dunque
ciò che muove l’individuo rispetto a qualcosa. La motivazione riguarda
essenzialmente il perché dei comportamenti e dei fatti psichici in generale. La
motivazione è legata a fattori interni al soggetto che costantemente interagiscono
con fattori esterni, per cui nasce dagli interscambi tra individuo e ambiente. La
motivazione ha la funzione di legare la biologia al comportamento, come anche per
spiegare la variabilità comportamentale a livello intraindividuale. Lo studio della
motivazione è utilizzato anche per inferire stati interni dall’osservazione del
comportamento ed entrano in gioco anche nel processo di attribuzione di
responsabilità delle azioni. Infine, lo studio della motivazione consente di spiegare i
comportamenti adottati per superare le avversità.
Pulsioni ed incentivi
Il concetto di pulsione è inteso come bisogni organici che si manifestano come stati
corporei spiacevoli che richiedono con maggiore o minore urgenza di essere alleviati.
Queste forze inconsapevoli che spingono per essere soddisfatte possono essere
contrastate da forze di origine razionale, con un notevole dispendio di energia.
Secondo la prospettiva di Hull (1943,1952) le pulsioni sono degli stati interni che
insorgono in risposta ai bisogni fisiologici.
Concetto a metà tra il biologico e lo psichico, con il quale si intende definire un
processo dinamico consistente in una spinta (carica energetica, fattore di motricità)
che fa tendere l'organismo verso una meta. Il concetto di pulsione è inteso sia in
termini biologici che psichici.
Ma non tutti i comportamenti motivati possono essere spiegati da stati interni. Gli
incentivi consentono di evidenziare che i bisogni possono anche essere indotti
dall’esterno. Gli incentivi si configurano come stimoli esterni o premi che non sono
legati a bisogni fisiologici.
Il comportamento è l’esito di una combinazione di fonti di motivazioni interne o
esterne. Di fatto, siamo spinti ad alimentarci perché sentiamo la fame, ma è anche
vero che possiamo mangiare cibi particolarmente gustosi anche quando non
sentiamo la fame.
Il concetto di istinto
Darwin, contribuì a raffinare il concetto di istinto definendolo una tendenza
comportamentale a base genetica: per Darwin un istinto è uno schema innato di
comportamento che viene eseguito in risposta ad uno stimolo. La selezione naturale
opera sugli istinti così come sulle altre caratteristiche innate dell’individuo: gli istinti
che vengono tramandati sono quelli che danno al loro possessore maggiori
possibilità di sopravvivere e procreare.
Gli istinti sono descritti come istanze programmate essenziali per la sopravvivenza.
Gli istinti forniscono repertori di comportamento che sono parte dell’eredità
genetica di ciascun animale. Trama preformata di comportamenti con importanti
funzioni adattive e finalizzati al mantenimento della specie. Funzioni quali: Procurarsi
cibo (esplorazione, comportamento di attacco), accoppiamento (prosecuzione della
specie), difesa (fuga, aggressività), ecc
Le aspettative
Le aspettative consentono di sottolineare che la motivazione umana non deriva da
una realtà oggettiva legata al mondo esterno, ma da interpretazioni soggettive.
L’importanza delle aspettative nel motivare il comportamento è stata approfondita
da Rotter (1954) nella sua teoria dell’apprendimento sociale. Secondo l’autore, la
probabilità di attivare un comportamento è determinata dall’aspettativa di poter
realizzare un obiettivo relativo all’attività e dal valore personale dell’obiettivo.
Le aspettative hanno a che fare con le modalità, che solitamente hanno forma
stabile nell’individuo, con le quali ci rappresentiamo gli eventi e l’efficacia del nostro
agire. Tali stili attribuzionali hanno una notevole importanza nel sostenere o nel
disincentivare la motivazione.
La motivazione non può essere separata dal rinforzo e dalla punizione (cfr.
condizionamento operante nell’apprendimento). Pertanto la motivazione è l'unità
necessaria e utile per mettere in atto i comportamenti al fine di:
- ottenere o evitare di perdere un rinforzo (carota);
- per evitare o sfuggire ad una punizione (bastone).
La motivazione e il rinforzo
Il rinforzo influenza l’attivazione, la forza e la persistenza di un comportamento.
Il rinforzo si può distinguere tra:
rinforzi intrinseci, ossia prodotti dal comportamento del soggetto;
rinforzi estrinseci, ossia stimoli prodotti da contingenze ambientali o dagli altri.
La motivazione è pertanto:
la rappresentazione interna di un condizionamento operante; l'unità interna per
soddisfare le esigenze o per rispondere ad una "privazione”.
La gerarchia dei bisogni di Maslow
Nella vita reale, spesso interagiscono più motivi, per cui ci troviamo a voler attuare
diversi comportamenti, legati a diverse motivazioni. A volte le differenti motivazioni
entrano tra loro in conflitto. Ci troviamo così ad ordinare i motivi in competizione a
seconda della loro importanza relativa. Maslow (1954) ha spiegato questa necessità
in termini di una “gerarchia dei bisogni”.
Alla base della piramide, Maslow colloca i bisogni fisiologici, connessi con la
sopravvivenza dell’organismo. Se tali bisogni sono soddisfatti, si può passare a quelli
di sicurezza, connessi con la protezione dell’individuo, la sua tranquillità e libertà.
Successivamente si passa ai bisogni di appartenenza che consistono nel bisogno di
sentirsi parte di un gruppo, essere amato, ecc. Vi sono poi i bisogni di stima, relativi
al bisogno di essere rispettato e apprezzato. Si passa poi ai bisogni di
autorealizzazione, legati al bisogno di realizzare la propria identità in tutte le sue
potenzialità. A questi si può poi aggiungere il bisogno di trascendenza, connesso con
gli aspetti più spirituali dell’individuo.
La teoria dell’attaccamento
Tendenza innata a ricercare la vicinanza affettiva di una figura ben conosciuta ogni
volta che si presentano situazioni di pericolo, di dolore, di fatica, di solitudine, ecc. Il
comportamento di attaccamento viene indirizzato prioritariamente ad un’unica
persona, individuata come figura d’attaccamento (FdA). La FdA coincide con la madre
biologica, ma anche con altre figure (padre, nonna/o, zia/o).
La teoria dell’attaccamento si sviluppa a partire dagli studi di Harlow (1958) sulle
scimmie Rhesus che preferivano una madre artificiale coperta di panno che dava
loro calore e morbidezza, rispetto ad una “madre in metallo” che dava loro
nutrimento. Come anche dagli studi di Roberts e Spitz sulla deprivazione infantile. Le
figure di attaccamento, secondo Bowlby, rappresentano una base sicura per
l’esplorazione dell’ambiente, condizione fondamentale per lo sviluppo cognitivo e
affettivo del bambino.
Gli studi sulla motivazione hanno consentito di evidenziare che esistono motivazioni
più propriamente psicologiche e non collegate strettamente al soddisfacimento di
esigenze biologiche. Tra queste gli studiosi si focalizzano nell’indagine sulle
motivazioni connesse all’immagine di sé, al mantenimento del livello di autostima,
alla realizzazione delle proprie aspirazioni e aspettative, al conseguimento di una
determinata posizione sociale, nonché alla conservazione dei legami sociali.
Motivazione al successo
Tra i caratteri che distinguono gli esseri umani dagli animali è compresa la loro
capacità di perseguire e raggiungere degli scopi a lungo termine che hanno poco a
che fare con i bisogni biologici fondamentali. La motivazione alla riuscita rappresenta
la necessità di fare le cose al meglio per un desiderio intrinseco di raggiungere il
successo, evitare il fallimento, divenire competenti ed eccellere nelle attività in cui ci
impegniamo.
Murray e la motivazione al successo
Murray (1955) definisce il bisogno di successo come “la necessità di superare gli
ostacoli, esercitare potere, fare qualcosa di difficile il più velocemente e meglio
possibile”.
La motivazione al successo sembra essere legata in particolare all’ambiente familiare
ed educativo in cui l’individuo è cresciuto. Secondo Murray chi presenta una elevata
motivazione al successo ha bisogno di confrontarsi con compiti stimolanti (né troppo
facili, né troppo difficili) e in questo modo riesce a perseguire gli obiettivi. Chi
presenta livelli bassi di motivazione alla riuscita tende a scegliere compiti o molto
facili o molto difficili (presumibilmente per non esporsi ad una sfida reale).
Attribuzione del successo e del fallimento
Atkinson (1964) approfondendo il tema della motivazione al successo ha fatto
riferimento ad una doppia tendenza, da una parte vi è il bisogno di successo
dall’altro quello di evitare il fallimento. Un individuo ad esempio può nutrire un
grosso bisogno di successo accompagnato con una forte motivazione ad evitare il
fallimento; in questo caso siamo di fronte ad una forte condizione di conflitto che
può generare un blocco nella carriera scolastica.
Diverso è il caso di chi nutre un bisogno di successo elevato con una bassa necessità
di evitare il fallimento. In quest’ultimo caso solitamente lo studente affronta con
produttività le prove d’esame. La parola emozione si riferisce a comportamenti,
reazioni fisiologiche e sentimenti evocati da stimoli motivanti. I pattern di risposta
emotiva sono risposte a particolari situazioni e un insieme di specifiche risposte
fisiologiche che le accompagnano. L’amigdala organizza le risposte
comportamentali, autonomiche e ormonali ad una varietà di situazioni, fra le quali
quelle che producono ansia e paura.
Il sistema limbico
Papez (1937) avanzò l’ipotesi di un circuito di strutture nervose coinvolte
nell’elaborazione e regolazione delle emozioni (circuito di Papez). Poi MacLean
propose il sistema limbico come sistema deputato a regolare le emozioni. Due
strutture particolarmente importanti per la regolazione delle emozioni sono
l’ippocampo e l’amigdala.
Emozioni: modificazioni della tonalità emotiva transitorie, o, a volte, particolarmente
brevi e fugaci, ma di intensità rilevante.
Sono state classificate diverse categorie di fenomeni emotivi:
Umore: tonalità emotiva di base, soggetta a mutamenti, che corrisponde alla
disposizione emotiva relativamente costante e riconoscibile dell’individuo.
Temperamento: disposizione emotiva costante e caratteristica, costituzionale, tale da
presentarsi come un assetto di fondo della personalità.
Sentimenti: modificazioni della tonalità emotiva alquanto durevoli, abbastanza stabili
ma di intensità relativamente moderata.
Passioni: modificazioni della tonalità emotiva piuttosto durevoli, a carattere costante,
ricorrenti o soggette ad evoluzioni, e di forte intensità.
Le teorie sulle emozioni
È soprattutto nell'Ottocento che le emozioni entrano in un campo definitorio più
solido e, soprattutto, si avvicinano fortemente alla biologia: con Charles Darwin.
Darwin riteneva che molte delle espressioni facciali, delle emozioni, avessero un
significato adattativo, cioè servissero a comunicare qualcosa - lo stato interno di una
persona che, senza bisogno di parole, dice agli altri come si sente in quel momento:
triste, gioioso, impaurito, ecc. -: tutto ciò ha un significato utile, in quanto la paura,
per esempio, è un'emozione che segnala spesso un pericolo, e quindi è utile
comunicarla ad altri. Quindi Darwin è stato il primo a daredelle basi solide a delle
emozioni, a indicare il loro significato, il loro valore adattativo, ad interpretarle in
termini di utilità, di comunicazione.
Le teorie fisiologiche
- Teoria periferica (James-Lange, 1884): i cambiamenti neurofisiologici verrebbero
per primi; questo produrrebbe cambiamenti viscerali che vengono avvertiti, e sono
queste modifiche alla base delle emozioni. L’emozione nascerebbe
dall’autopercezione delle modificazioni corporee diffuse e circoscritte.
- Teoria centrale (Cannon- Bard, 1929).
La teoria periferica: James identifica dunque l’emozione nel “sentire” le
modificazioni periferiche dell’organismo (teoria periferica o teoria del feedback). Egli
propone una radicazione biologica dell’emozione (concetto di attivazione fisiologica).
La teoria di James dominò incontrastata la psicologia delle emozioni finché non
venne messa in crisi da Walter Cannon che la ritenne infondata. Tuttavia, il punto di
vista periferico è rimasto attivo con teorie più recenti e più elaborate.
La teoria centrale: In base a questo modello i cambiamenti corporei e le sensazioni
che accompagnano un’emozione avvengono allo stesso tempo. L’ipotalamo è la
struttura necessaria per l’elaborazione delle risposte emotive; la corteccia ha la
funzione di esprimere e rendere consapevoli le emozioni.
Cannon sviluppò il concetto di reazione di emergenza, vale a dire di una specifica
risposta corporea che accompagna ogni stato in cui si debba esercitare dell’energia
fisica. La reazione di emergenza, il combatti-o-fuggi, è una risposta adattiva che si
manifesta nell’anticipazione. Le risposte corporee che costituiscono la reazione di
emergenza sono mediate, secondo Cannon, dal sistema nervoso simpatico che per
Cannon agisce in maniera uniforme, indipendentemente dal come o dal perché esso
viene attivato.
Teoria cognitivo-attivazionale
Stanley Schachter e Jerome Singer, due psicologi sociali della Columbia University,
proposero nel 1962 una nuova soluzione al dibattito Cannon-James. Come James,
anche se in maniera diversa da quella da lui proposta, Schachter e Singer
suggerirono che il feedback corporeo risultasse critico nella genesi dell’esperienza
emotiva. Come Cannon, gli autori erano convinti che il feedback corporeo fosse
aspecifico.
Teoria cognitivo-attivazionale
L’attivazione fisiologica è generalizzata: Quando i soggetti sanno che reazioni
attendersi interpretano correttamente cambiamenti fisiologici; Quando non hanno
una spiegazione ciò che sentono, interpretano questi nei termini della situazione.
JUKE BOX: L’effetto dell’epinefrina fornisce l’energia. L’emozione che si prova dipende
dal “bottone che si preme”.
La teoria dell’attivazione cognitiva di Schachter e Singer era, comunque, carente da
un importante punto di vista, poiché stabiliva cosa succede delle risposte emotive,
una volta che queste si manifestano (vengono interpretate cognitivamente), ma non
spiega in che modo tale risposte vengano generate. Le cosiddette teorie
dell’apprezzamento (appraisal) tentano di colmare questa lacuna.
Emozioni e tendenza all’azione vs. stati mentali non emozionaliLe emozioni si
differenziano quindi dagli stati mentali non emozionali in virtù di questo
apprezzamento (appraisal) e le diverse emozioni si distinguono l’una dall’altra in
quanto differenti apprezzamenti elicitano differenti tendenze all’azione le quali
danno origine a differenti esperienze emotive. Lazarus pone in rilievo come le
emozioni possano avere inizio in maniera automatica (inconsapevole) o cosciente ed
accentua il ruolo dei processi cognitivi superiori e della coscienza nel gestire le
reazioni emotive, una volta che queste si sono manifestate. Riassumendo: “la
cognizione è una condizione sia necessaria sia sufficiente per l’emozione”.
Le emozioni
Espressione delle emozioni
Darwin propose la tesi della universalità e innatismo delle espressioni facciali delle
emozioni: le espressioni delle emozioni sono innate e quindi universali, eguali in tutti
i popoli della terra e da tutti riconosciute. Su questo dibattito si è innestato la ricerca
di Paul Ekman (1973), teso a verificare l’ipotesi dell’universalità delle espressioni
emotive (tesi innatista). Ekman ha ipotizzato la presenza di un “programma”
neuromuscolare specifico per ogni emozione che conduce alla medesima
espressione facciale in tutti gli esseri umani, indipendentemente dal genere, cultura
di appartenenza e dal grado di istruzione (ogni emozione ha un segnale pan culturale
distintivo).
Le nostre esperienze emotive non si concludono con la manifestazione delle
emozioni che stiamo provando, ma siamo anche in grado di procedere alla loro
regolazione. La regolazione delle emozioni deve essere considerata come parte
integrante dell’esperienza emotiva che opera fin dall’iniziale presenza dello stimolo
emotigeno.
La costruzione della competenza nella regolazione emotiva è un processo centrale
per il benessere dell’individuo che, in presenza di questa competenza, diviene
capace di adattarsi alle situazioni, di sintonizzare le proprie aspettative ed azioni con
quelle degli altri. La regolazione delle emozioni consiste nell’attribuire forma alla
condotta emotiva a fronte di un evento saliente in modo da orientare la sua
esperienza e manifestazione nel senso più appropriato ed efficace rispetto alla
situazione.
Simon Baron-Cohen, ha sviluppato un test per valutare la capacità di inferire le
intenzioni e le emozioni dell’altro attraverso lo sguardo: “Reading the mind in the
eyes test” Il test si compone di 36 immagini di sguardi, per ognuno dei quali
bisognerà scegliere, tra quattro parole, quella che meglio descrive lo stato mentale
della persona.
La regolazione delle emozioni
Sviluppo precoce di strategie di autoregolazione emotiva: - nei primi mesi di vita,
l’eccitazione emotiva dei bambini è regolata da chi si prende cura di loro. - Dopo i 6
mesi: i bambini compiono alcuni progressi nel regolare le proprie emozioni negative
per esempio, sono in grado di ridurre almeno in parte l’eccitazione emotiva voltando
le spalle da stimoli sgradevoli o cercando qualcosa da succhiare, come il pollice o il
ciuccio.
- Tra i 18 e i 24 mesi, è più probabile che i bambini provino a controllare le azioni
delle persone / oggetti che li disturbano.
- Paura: emozione più difficile da regolare.
- Fine fase prescolare: maggiori capacità acquisiste anche grazie all’azione di
supporto/modellante degli altri significativi. Uso di tecniche (evitare lo stimolo,
pensare positivo, …)
- Bambini esposti a frequenti manifestazioni di emozioni negative a casa, che siano
rivolte a loro o meno, mostrano spesso alti livelli di emozioni negative che fanno
fatica a regolare.
Dai 3 anni:
i bambini iniziano a mostrare capacità di mascherare i propri sentimenti sempre più
coscienti delle regole di espressione socialmente sancite ( quali emozioni esprimere
e quali reprimere).

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