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STORIA DELLA PSICOLOGIA

Il passo principale per arrivare a questa fase è stata la naturalizzazione dell’essere umano, cioè rispetto all’idea
cristiana dell’uomo mezzo divino abbiamo dovuto aspettare la seconda metà dell’800 con la teoria di Darwin per
arrivare a considerare l’essere umano come il massimo prodotto della natura. In questo modo si sono liberalizzati gli
studi dell’essere umano e considerare la mente umana qualcosa di diverso dall’anima.
Pensiero classico: i greci avevano posto le basi per uno studio della mente e del comportamento umano ma sono
state bloccate dal pensiero cristiano : ha posto dei limiti allo studio fisiologico e mentale dell’essere umano
Naturalizzazione prima di poter studiare scientificamente anche lo studio della mente umana abbiamo dovuto
ricollocare l’essere umano come prodotto della natura, prima veniva visto come qualcosa di estremamente sociale,
non poteva essere studiato con metodi empi come viene studiato il resto del creato
Rinascimento: Cartesio e la parziale naturalizzazione dell’essere umano

 Res extensa: Sfera della materialità, il corpo concepito come una macchina comunale essere umano gli animali
quindi non soggetto ai divieti della chiesa.
 Res cogitans: mondo immateriale del pensiero, mente, anima propria dell’essere umano. Come posso studiare
ciò che non vedo?  È possibile esaminarla attraverso i contenuti della COSCIENZA, quindi introspezione,
XIX secolo: si scoprono il ruolo dei nervi e dei neuroni, qual è il principio della comunicazione, il modo in cui le cellule
nervose comunicano tra di loro e con le cellule sensoriali, percettive e motorie nel corpo. Nascono le neuroscienze. La
psicologia si deve occupare della vita mentale che non è esplicabile attraverso le funzioni del sistema nervoso.
Helmotz, caposcuola dei neurofisiologi scopre il cervello, fatto da neuroni all’interno della scatola cranica, alcune
forme di energia producono energia all’interno delle cellule vettoriali. L’elettricità si misura
elettroencefalogramma. Questa variazione elettrica può essere fatta a riposo o durante un azione, possiamo rilevare
cosa fa il partecipante, in concomitanza a un det. Compito cognitivoLa realtà esterna viene smembrata
Helmutz si era reso conto che rimanendo soltanto a questo livello anatomo fisiologico, non riusciva a capacitarsi
dell’esperienza percettiva e la Corrispondenza tra le reazioni nervose e vissuti psichici.

Parliamo del rapporto tra mente e cervello, quindi della corrispondenza tra attività cerebrali e mentali, nell’800
iniziano a emergere la Frenologia di Gall(1825) e le scoperte di Broca e Wernicke.
FRENOLOGIA Gall fonda la frenologia Gall asserì che le facoltà mentali erano indipendenti tra di loro e avevano
una sede cerebrale specifica. Ovvero i processi o meccanismi mentali che servono per una determinata funzione
cognitiva sono specifici per quella funzione cognitiva, es: i processi mentali che mi servono per comprendere il
linguaggio sono dedicati a quella attività. Abbiamo un cervello fortemente specializzato in cui determinare regioni del
cervello entrano in campo e lavorano in modo particolare quando io faccio qualcosa di ben specifici.
Noi oggi sappiamo che ci sono alcune attività cognitive che dipendono da una sede cerebrale ben specifica, mentre
altre dipendono dal network di aree nel cervello.
La frenologia si basa anche su queste conseguenze rispetto a questi due concetti: se guardiamo lo scalpo, possiamo
vedere che non esistono due superfici identiche. Gall quindi asserì che dalle deformazioni della scatola cranica
pretendeva di caprie le propensioni di ciascun individuo.
LOCALIZZAZIONE abbiamo un cervello sempre attivo ed esso, nello stato di riposo, ha comunque un attività
elettrica di base attiva in tutto il cervello. Ci sono picchi di attività in regioni differenti del cervello a seconda di quello
che faccio a favore della frenologia.
Sempre nell’800 Broca e Wernocke fanno osservazioni su dei pazienti. Alla sua attenzione arrivò un paziente afasico,
Ero talmente incapace di produrre linguaggio, produceva soltanto lallazioni. L’intuizione di Broca era stata che il
paziente non avesse altri deficit, quindi potesse a esempio comprendere il linguaggio, e cercò evidenze empiriche.
Costruì una batteria di test cognitivi, escogitando il sistema in modo da non far rispondere il soggetto in maniera
verbale. E lo sottopose anche a pazienti normali e scoprì che il paziente aveva solo il deficit del linguaggio, la sua
attività mentale era normale.--> afasia di tipo produttivo. Dopo la morte del paziente Broca poté vedere che il danno
si trovava nell’emisfero sinistro nella zona alla base del lobo frontale.
Qualche anno dopo, Wernicke fece un’osservazione del tutto complementare: arrivò un paziente con deficit di
comprensione del linguaggio a seguito di danno neurologico, ma era in grado di emettere un linguaggio corretto.
Wernocke controllò se questo paziente aveva altri deficit, e scoprì di no. Dopo la morte vide che il danno era
nell’emisfero di sinistra ma nel lobo temporale.
Nasce la neuropsicologia. Più il danno è selettivo più il disturbo che ne deriva è di tipo specifico studio pazienti con
danno al sistema nervoso e studio pazienti normali, due fonti di evidenze principali.
Relazioni psicofisiche equazioni matematiche in grado di determinare la relazione tra intensità di una stimolazione
e sensazione dal pdv psicologico
EVOLUZIONISMO NATURALIZZAIZONE COMPLETA
Darwin (1859)- l’origine della specie. Essere umano ricollocato come massimo prodotto della natura
I tre principi di Darwin
 Non tutti gli individui di una popolazione sono uguali: presenza di varianti
 Alcuni individui con determinate varianti sopravvivono meglio e si riproducono con ritmi più elevati
 I tratti associati a questo vantaggio possono passare in qualche modo dai genitori ai figli
Quale variante dà un vantaggio? ambiente, selezione naturale dei tratti.
Da queste considerazioni darwin pretendeva di spiegare anche i salti tra specie, cioè dai primi aggregati di
amminoacidi si è passati all’essere umano.
Psicologia le funzioni mentali, come le altre caratteristiche biologiche si evolvono per SELEZIONE NATURALE.
Darwin sosteneva che eravamo arrivati per caso, è una prospettiva molto laica e atea, mentre i credenti ritengono che
ci sia una sorta di disegno intelligente sottostante all’evoluzione.
L’approccio cognitivista asserisce che la percezione non sia un atto diretto, immediato ma dobbiamo consoderare che
il nostro cervello non solo uytilizzi ilk dato snesoriale ma ache l’esperienza passataricostruzione della realtà
LO STRUTTURALISMO
Wilhelm Wundt: fisiologo allievo di Helmotz, professore di filosofia. Primo laboratorio di Psicologia Sperimentale a
Lipsia nel 1879. L’oggetto di studio: L’esperienza diretta immediata.
Il primo passo per comprendere la mente consisteva nell’analisi dei contenuti elementari di coscienza, riducendo
l’esperienza ai suoi contenuti elementari e scoprire le regole con cui i contenuti semplici si combinano e danno luogo
alla percezione (Chimica mentale).
METODO: introspezione e tempi di reazione (Donders). Assunzione forte: si ha accesso ai processi mentali e si è in
grado di descriverli.
Introspezione: consiste nel cogliere e riportare i processi mentali che hanno luogo durante la presentazione di uno
stimolo esterno. Si dovevano riportare le sensazioni elementari e non le percezioni complesse frutto dell’esperienza
passata e dell’elaborazione di queste sensazioni. Si mirava a scomporre i processi psichici fino a raggiungere i
cosiddetti “atomi psichici” o “unità psichiche”. La percezione complessa, pur basandosi sulle sensazioni elementari, è
qualcosa di più e di diverso dalla semplice somma delle singole sensazioni considerata inaffidabile.
SITUAZIONE SPERIMENTALE:
 Somministrazione di uno stimolo in condizioni controllate
 Resoconto del soggetto
 Manipolazione di alcuni parametri della stimolazione
 Nuovo resoconto dei soggetti
Titchener, allievo di Wundt, trasferito negli stati uniti.
Scopo della psicologia sperimentale: analizzare la struttura della mente, isolando i singoli elementi sensoriali non
ulteriormente riducibili che compongono gli stati di coscienza.
Tentativo di combinare l’IMPOSTAZIONE SPERIMENTALE delle scienze naturali con l’INTROSPEZIONE.
Limiti:
 Studiate solo SENSAZIONE e PERCEZIONE. Difficoltà nello studio di memoria, immaginazione, studio degli affetti ,
psicologia sociale: non riconducibili a contenuti elementari. (trappola Kant: la mente che studia se stessa)
 Periodo di addestramento molto lungo, quindi gli sperimentatori erano anche i soggetti
 Impossibile studiare le menti di bambini, malati mentali, animali in quanto i resoconti non erano validi
 Limite più importante: mancanza di attendibilità dei risultati.-> un risultato è attendibile quando è replicabile.
Non c’era sovrapponibiltà tra i resoconti verbali dei soggetti

TEMPO DI REAZIONE Donders (1868) METODO SOTTRATTIVO


Con l’avvento del cognitivismo è stato uno degli strumenti più utilizzati per indagare la mente e il comportamento
umano. È stato introdotto in ambito psicologico nella seconda metà dell’800 da Donders. I risultati ottenuti erano
viziati dalla mancanza di attendibilità perché i resoconti dei soggetti erano raramente sovrapponibili. Questo problema
ha segnato la fine dello strutturalismo. Fece la stessa fine anche il metodo sottrattivo, anche se in epoca
comportamentista alcuni studi hanno usato questo strumento di misurazione, ad esempio l’effetto stroop, scoperto
nel 1935, in piena epoca comportamentista. Il tempo di reazione è stato recuperato nei primi anni ’60 dai cognitivisti.
La finalità è quella di essere il più veloce possibile a rispondere alla presentazione di uno certo stimolo. Il soggetto è di
fronte ad una stimolazione neutra ed appare uno stimolo (imput) e al soggetto è richiesto di rispondere in un certo
modo nel minor tempo possibile e senza compiere errori: molto veloci e anche molto accurati.
Si fanno varie misurazioni sullo stesso soggetto nella stessa situazione e si può provare con vari
soggetti facendo una media.
Il tempo di reazione o latenza di risposta, comprende:
- fase periferica: rilevazione dello stimolo ed esecuzione della risposta selezionata
- fase centrale: processi di elaborazione dell’informazione e selezione della risposta da emettere
Se il soggetto deve discriminare tra 2 stimoli e selezionare la risposta corretta abbiamo una situazione più complessa e
potranno comparire errori causati dalla fretta. Il tempo di reazione sarà maggiore e la differenza è da attribuire alla
fase centrale, all’elaborazione dello stimolo: classificare il tipo di stimolo visto e selezionare la risposta corretta.
La cronometria mentale ha permesso di associare al passaggio del tempo i processi mentali che non
sono direttamente osservabili si era in grado di quantificare il consumo temporale di eventi mentali.
Viene utilizzato anche ora sia per la ricerca sperimentale sia per la ricerca applicata.
Il terzo tipo prevedeva 2 stimoli ma una sola risposta. Il soggetto deve solo discriminare tra stimoli ma non deve
selezionare la risposta e questo gli ha permesso di quantificare sia il tempo di discriminazione dello stimolo sia il
tempo di selezione della risposta per differenza tra i tempi rilevati.

IL COMPORTAMENTISMO
THORNDIKE (1911) – ricerche sull’apprendimento, problem- solving.
Scatola da cui l’animale (gatto) doveva uscire: la soluzione non arrivava all’improvviso (cfr. gestaltisti, insight), ma
diminuivano i tempi per la soluzione del problema in prove successive, fino ad un minimo.Quindi, l’apprendimento
si verifica per prove ed errori. Il gatto però non capisce, associa,
Legge dell’effetto: la risposta comportamentale era da considerarsi esclusivamente in funzione dello stimolo,
PAVLOV (fisiologo); premio Nobel per studi sulla digestione (1904). Si occupa della situazione in cui un organismo è
fermo e apprende sulla base di quello che succede nell’ambiente, mentre nella situazione di thorndike, l’organismo
mette in atto dei comportamenti e l’apprendimento su ha sulla base di evoluzioni in esso Condizionamento classico:
la creazione di una connessione tra un nuovo stimolo e un riflesso esistente. È un tipo di apprendimento in base al
quale uno stimolo originariamente neutro, che non provoca una risposta , è in grado di provocarlo in seguito grazie a
la connessione associativa di questo stimolo con lo stimolo che normalmente provoca questa risposta.
Nella sua ricerca iniziale, Pavlov aveva osservato che ogni qualvolta si presentava con del cibo di fronte al cane che
stava osservando, questo cominciava a salivare.  “riflesso di salivazione” a cui oggi ci riferiamo come riflesso
pavloviano.Eseguendo ripetutamente l’esperimento, osservò che Il cane aveva appreso che, quando Pavlov arrivava
in laboratorio, riceveva del cibo. Quindi mise un separatore tra il cane e il cibo e introdusse il mangime attraverso un
cancello e registrò la salivazione dell’animale.
Più tardi, al cane Pavlov cominciò ad applicare diversi stimoli (uditivi e visivi) un attimo prima di servirgli il cibo. 
Inizialmente questi stimoli potevano risultare neutrali. Ma i risultati indicavano che, dopo varie applicazioni, gli stimoli
risultavano associati tra animali e cibo (ora erano diventati stimoli condizionati). Pavlov definì “riflesso condizionato”
la salivazione che si verificava dopo questa associazione.
 Es. pubblicità con le pubblicità viene collegato lo stimolo neutro ( oggetto ) con uno stimolo incondizionato
BASI PER UNA PSICOLOGIA OGGETTIVA:
- Apprendimento per prove ed errori (Thorndike)
- Condizionamento classico (Pavlov)
WATSON - PADRE DEL COMPORTAMENTISMO
Rifiuto di tutti i concetti mentalistici quali: coscienza, processi mentali, introspezione, scopo, intenzionalità, ecc. Scrive
il manifesto del comportamentismo.
OGGETTO DI STUDIO: l’unico aspetto obbiettivo (osservabile, quantificabile, misurabile col metodo scientifico) dell’
essere umano è il COMPORTAMENTO MANIFESTO, quindi, PARADIGMA S-R(stimolo risposta) inteso semplicemente
come l’insieme delle risposte muscolari e ghiandolari di un individuo.
SCOPO: previsione e controllo del comportamento. Quindi, nascita delle terapie comportamentali, applicazioni nella
pubblicità, ecc.
La mente e l’organismo in generale è una scatola nera all’interno della quale non sappiamo e non possiamo osservare
cosa accade (psicologia della “black box”). L’unica variabile di studio quindi deve essere il comportamento manifesto e
le leggi che determinano il comportamento, cioè quali stimoli provocano le risposte osservabili
ORIENTAMENTO RIDUZIONISTICO
 Ricerche su apprendimento e su riflessi condizionati prevalentemente in animali (Thorndike, Pavlov).
 Riduzione dei processi mentali superiori a prestazioni motorie spiegabili come risposte a stimoli.
 Ruolo preponderante dell’esperienza passata
PSICOLOGIA DELLA GESTALT (Europa)
Nasce nel 1912 quando Wertheimer pubblica il suo esperimento sul movimento stroboscopico, fenomeno inspiegabile
sulla base della teoria elementaristica.
Antielementismo: ciò che noi percepiamo non è dovuto alla combinazione di contenuti elementari di coscienza. Gli
oggetti sono creati in base a PRINCIPI DI ORGANIZZAZIONE PERCETTIVA. Il nostro cervello si è evoluto per cogliere ciò
che è presente nella realtà. (per percepire un bosco non devo percepirne ogni singolo albero, esso ha delle qualità
proprie che non dipendono dalle qualità che hanno i singoli alberi.
OGGETTO DI STUDIO: percezione e pensiero( processi di tipo mentale). La percezione è un atto diretto non percepito.
Non c’è alcun ruolo dell’esperienza passata
METODO: Metodo fenomenologico: consiste in un’osservazione di tipo bottom-up dei fenomeni ed assume che ciò
che percepiamo è soltanto ciò che appare durante l’osservazione. I gestaltisti non riconoscono alcuna importanza
all’esperienza passata.

LEGGI PERCETTIVE (Wertheimer, 1912). Le parti di un campo percettivo tendono a costituire delle Gestalt, cioè delle
forme organizzate, sulla base di una serie di caratteristiche degli elementi che la costituiscono.
Isomorfismo: Organizzazione degli eventi psicologici rispecchia le proprietà strutturale degli eventi neurofisiologici
corrispondenti.
Pensiero e soluzione dei problemi
Kohler (1918) – si occupava dei processi di pensiero ricerche sugli scimpanzé Henry tenevate la psicologia dovesse
riconoscere i processi mentali come una componente essenziale dell’apprendimento, anche se gli eventi mentali
erano stati rifiutati lei comportamentisti. In una serie di studi coler mostro che gli scimpanzè potevano imparare
risolvere i problemi complessi non solo per prove di errori ma anche tramite improvviso intuizioni. Sultan, uno
scimpanzé che aveva imparato sia ad ammucchiare le scatole e ad arrampicarsi sopra di essere per raggiungere la
frutta, fù posto al nuovo scenario che chiedeva di combinare i 2 apprendimenti, all’inizio lo scimpanzè cerco di colpirli
da terra con bastoni, agendo per prove ed errori ma in seguito ad una “riflessione” trova la soluzione.
Arriva alla conclusione che l’apprendimento è ‘intelligente’ –apprendimento per insight, dovuta ad una
ristrutturazione del campo percettivo dove gli elementi vengono messi in rapporto dinamico e acquisiscono funzioni
nuovePensiero produttivo in contrapposizione all’apprendimento cieco per prove ed errori (Thorndike).
Hanno ragione entrambi: abbiamo sia apprendimento per insight che quello cieco:
LA PROSPETTIVA DINAMICA
Secondo L’approccio psicodinamico, il comportamento è guidato, o motivato, da potenti forze interiori. I principi
psicodinamici della motivazione furono sviluppati da Freud tra la fine e l’inizio del 20º secolo. Le azioni umane sono il
risultato di stima ereditario, d’impulsi di natura biologica e di tentativi di soluzione dei conflitti tra i bisogni personali e
le richieste della società. I teorici neo freudiani hanno ampliato la teoria psicodinamica così da includere nel influssi
sociali l’interazione dell’individuo nel corso del suo intero ciclo di vita .
Il COGNITIVISMO
nasce sulla base dello sviluppo dei calcolatori e della linguistica di Chomsky e dai problemi dell’approccio
comportamentista che non riesce a spiegare alcuni comportamenti.
Inizio anni 80 nascita del connessionismo (relazione tra l’architettura biologica del cervello e l’architettura funzione
dell attività cognitiva). Reti neurali artificiali modelli serate la struttura neurale del cervello.
Nasce dal comportamentismo:
• come continuazione (viene ereditato il rigore metodologico);
• come reazione (l’aridità e l’inadeguatezza dell’approccio “del gettone nella macchinetta”).
Internamente Diffuso riconoscimento della limitatezza dell’approccio comportamentista: organismo passivo,
assenza di elaborazioni mentali.
Eventi esterniNascita di cibernetica e calcolatori; sviluppo della linguistica (Chomsky).
LINGUISTICAEssendo un apprendimento che dipende dalla particolare esperienza che il soggetto umano ha, è
evidente che sottostà a meccanismi che sappiamo essere validi per ogni forma di apprendimento il rinforzo è
l’imitazione.
Skinner: il LINGUAGGIO è un COMPORTAMENTO APPRESO tramite imitazione degli adulti (rinforzo).
Chomsky: in alcuni periodi il bambino può dire parole in maniera sbagliata, senza che lui le abbia sentite.  applica
regole grammaticali in modo indiscriminato. non solo imitazione, ma capacità INNATE che permettono di estrapolare
dal discorso adulto le regole grammaticali e di usarle creativamente.
LAD: language acqusiition device: Basi neurobiologiche del linguaggio.
Chi faceva ricerca in ambito psicologico si trova davanti a delle macchine che hanno stadi interni dell’elaborazione.
CIBERNETICA: costruzione di automi governati da regole, in grado di modificare il comportamento sulla base di uno
scopo (feedback). SCOPO e INTENZIONALITA’ non sono concetti solo della filosofia, ma sono descrivibili
empiricamente.
CALCOLATORI: rivoluzione intellettuale, in quanto macchine in grado di risolvere autonomamente problemi di varia
natura. Enfasi sulle elaborazioni che avvengono sulle informazioni provenienti dall’ambiente.
ANALOGIA MENTE-COMPUTER (hardware cervello e software funzioni cognitive). La mente:
• estrae le informazioni dall’ambiente (sistema percettivo);
• le elabora e le manipola mediante processi complessi presenti in memoria (funzioni cognitive);
• pianifica il comportamento (sistema motorio).
Due paradigmi fondamentali:
Modularismo: prospettiva secondo cui la mente è organizzato i moduli specializzati
Connessionismo: prospettiva che pone in relazione l’architettura di logica del cervello con l’architettura funzionale
delle attività cognitiva.
Modularismo e mente computazionale:
La mente è organizzata in moduli cassetti ciascuno dei quali ha una struttura specializzata che lo rende un sistema
esperti in ambito specifico dell’interazione con l’ambiente. Essa Posso la una mente adattata che implica l’idea di una
natura umana intesa come una struttura.
Connessionismo e mente situata
Reti neurali artificiali Modelli ispirati dalla struttura neurale del cervello. Sono simulazioni che riproducono in modo
semplificato le proprietà e i processi di funzionamento del sistema nervoso. Concezione dinamica e attiva della mente,
in grado di adattarsi di volta in volta alle condizioni del momento e di autocorreggersi Ipotesi di una mente situata
costantemente immersa in un contesto immediato.
Mente radicata
La mente situata è una mente radicata nel corpo per cui la conoscenza fondata nell’esperienza deriva dalle
informazioni tratte dai diversi sistemi sensoriali. La costruzione di rappresentazioni mentali di un oggetto o evento
consiste nell’elaborazione di mappe della situazione che consentono di effettuare simulazioni e si tratta quindi di una
mente simulativa.
Caratteristiche principali del cognitivismo:
Studio di TUTTE le funzioni mentali;
l’uomo è un elaboratore naturale di informazione
si studiano PROCESSI (e non i contenuti, comportamenti o vissuti): “cosa fa” una persona non nel senso dei
comportamenti esterni, ma dei processi di elaborazione dell’informazione che hanno luogo. La “black box” dei
comportamentisti diventa l’oggetto di studio del cognitivismo;
 Mantenimento del RIGORE dei comportamentisti: METODO SPERIMENTALE;
 Grande utilizzo del paradigma dei TEMPI DI REAZIONE;
 Approccio HIP(human information processung): eventi mentali visti come FLUSSO DI INFORMAZIONI
(sviluppo di diagrammi di flusso).
CAPITOLO 2: METODO SPERIMENTALE
È il metodo che maggiormente garantisce di comprendere i fenomeni naturali legandoli alle cause che li hanno
determinati. Fasi:
- Individuazione e descrizione del problema: individuare il problema di interesse e descriverne gli aspetti generali
- Formulazione di un’ipotesi: possibile relazione di causa – effetto tra due variabili:
o Variabile indipendente: che viene manipolata dallo sperimentatore
o Variabile dipendente: che viene misurata dallo sperimentatore e dipende dalla manipolazione della variabile
indipendente.
- Esecuzione dell’esperimento: il problema generale e l’ipotesi vengono tradotti in una condizione capace di metterne
alla prova la validità: si manipola la variabile indipendente per misurarne gli effetti sulla variabile dipendente.
- Raccolta dei dati ed elaborazione dei risultati: l’esperimento deve fornire una misura della variazione della variabile
dipendente a seguito della manipolazione della variabile indipendente. I risultati dell’esperimento ci dovranno dire se
l’ipotesi formulata era corretta (“conferma”) oppure no (“falsificazione”). I risultati vengono elaborati per capire se ci
sia una relazione di causa – effetto oppure se la variazione registrata sia dovuta al caso o ad altri fattori che non
abbiamo considerato. I risultati vengono sottoposti ad un test statistico che ne appurerà la significatività o meno.
Esperimento: procedimento attraverso il quale lo scienziato varia in maniera sistematica una o più variabili
indipendenti e misura i cambiamenti che queste variazioni causano sulla variabile dipendente. In psicologia la variabile
dipendente è solitamente rappresentata dal comportamento di chi viene sottoposto all’esperimento.
2: Conferma o falsificazione dell’ipotesi:
Non può essere riconosciuta come appartenente al metodo sperimentale una ricerca i cui risultati possano soltanto
confermare l’ipotesi.
3. Studi di correlazione:
In alcuni casi il ricercatore non può manipolare a suo piacimento la variabile indipendente. Vengono eseguiti ogni
volta e si indagano campi applicativi dove non è possibile impostare gli esperimenti “classici”. Sono situazioni in cui si
vuole confrontare il comportamento o il giudizio di un determinato gruppo di persone “prima” e “dopo” un certo
accadimento. Con questi esperimenti potremo verificare se esiste un rapporto di correlazione. Consentono di
individuare eventuali regolarità nelle variazioni tra variabili anche se non ci permettono di concludere che la variabile
A abbia causato la variazione della variabile B o viceversa.
Variabili correlate: quando al variare di una (non a seguito della manipolazione dello sperimentatore) si osserva anche
il variare dell’altra.
Coefficiente di correlazione: misura l’intensità della correlazione, cioè la forza di coesione tra due variabili espressa in
valori che possono oscillare tra -1 (correlazione negativa massima: al crescere di una variabile si accompagna la
diminuzione dell’altra) a +1 (correlazione positiva massima: al crescere di una variabile anche l’altra tende a crescere).
Un valore attorno allo 0 indica assenza di correlazione tra le variabili: conoscere l’andamento di una variabile non ci
permette di fare alcuna previsione sull’altra. Un alto valore di correlazione tra due variabili permette soltanto di
concludere che quelle grandezze variano assieme ma non la causalità. Un errore frequente è quello di spiegare come
causale un rapporto che è semplicemente di correlazione.Anche una dimostrata correlazione può essere molto utile
per la comprensione di un fenomeno oggetto di studio perché se la correlazione tra due variabili è certa, allora la
presenza di una soltanto ci permette di predire la presenza dell’altra.
4. La significatività e l’inferenza statistica:
I metodi di inferenza statistica hanno la funzione di misurare il possibile errore nella valutazione di un’ipotesi, cioè la
probabilità che i risultati ottenuti siano dovuti al caso. I risultati di una ricerca psicologica sono definiti statisticamente
significativi quando la probabilità di sbagliare è inferiore o uguale al 5%. L’assunto generale rimane immutato se la
ricerca di cui ci stiamo occupando misura il coefficiente di correlazione tra due variabili.
Parametri generali sui quali si basano i test di significatività statistica:
- Ampiezza dell’effetto ottenuto: tanto maggiore è la differenza tra i valori della variabile dipendente ottenuti nel
gruppo sperimentale e quelli ottenuti nel gruppo di controllo, tanto più alta sarà la probabilità che i dati risultino
statisticamente significativi.
- Numero di soggetti che sono stati studiati o numero di osservazioni effettuate: più elevato è il campione studiato,
maggiore sarà la probabilità che una data differenza risulti statisticamente significativa.
- Distribuzione dei risultati, cioè il livello di variabilità dei dati all’interno di ogni singolo gruppo sperimentale.
Riassumendo: i risultati di un esperimento possono contenere due diversi tipi di variazione. Una prima variazione è la
differenza che può emergere tra il gruppo sperimentale e il gruppo di controllo. L’altra variazione è quella presente
all’interno di ogni gruppo. Schematizzando molto, si può affermare che l’analisi statistica calcola il rapporto tra la
variabilità tra i gruppi e la variabilità interna ai gruppi. Dato che la variabilità tra i gruppi è dovuta alla manipolazione
della variabile indipendente mentre la variabilità interna ai gruppi è dovuta al caso, ne consegue che quanto più alto è
il valore del rapporto (definito “rapporto critico”) tanto più alta è la probabilità che il risultato ottenuto sia dovuto alla
manipolazione della variabile indipendente.
5. I metodi osservativi – descrittivi:
Gli studi descrittivi sono quelli in cui non viene ricercata una qualche relazione tra variabili, ma si cerca soltanto di
descrivere un certo fenomeno o un dato comportamento. Possono prevedere delle quantificazioni numeriche dei
fenomeni o dei comportamenti osservati oppure possono limitarsi alla sola descrizione dettagliata ed approfondita del
comportamento.
I metodi osservativi – descrittivi sono di solito utilizzati quando i requisiti del metodo sperimentale non possono essere
soddisfatti. A fronte di un minor controllo delle variabili avremo però il vantaggio di un comportamento spontaneo
eseguito in un ambiente naturale e in un contesto non inquinato da alcun tipo di intrusione, a patto che le
metodologie di osservazione impiegate non siano intrusive. In genere si fanno sul campo ma si possono effettuare
anche in laboratorio. La differenza è che non ci sono variabili dipendenti ed indipendenti in rapporto causale, non c’è
un’ipotesi falsificabile e non si controllano le altre variabili in gioco.
6. Il metodo dell’inchiesta:
Viene impiegato per raccogliere vari tipi di informazioni al fine di descrivere un certo fenomeno, effettuare una certa
diagnosi o determinare gli atteggiamenti verso un concetto o un prodotto. Le risposte sono molto influenzato dalla
“desiderabilità sociale” e dall’”accettabilità”: le risposte segnate su un questionario tendono ad essere in armonia con
i principi e le regole presenti nella società e non deve essere data per scontata la sincerità: sicuramente si otterranno
risposte che per vari motivi l’intervistato può ritenere non accettabili dalla società in cui vive.
7. L’intervista:
Consiste nella raccolta di informazioni o dati ottenuti da intervistati tramite un intervistatore, che può porre le
domande faccia a faccia oppure telefonicamente.
Le tipologie di interviste sono:
- Strutturata: si segue uno schema rigido nel porre le domande, sia nel contenuto che nella successione
- Semistrutturata: si segue una traccia generale ma, a seconda delle risposte che si ottengono, si possono approfondire
alcuni aspetti.
- Libera: si segue uno schema generale ma si è liberi di variare le domande adattandole alle condizioni che via via
vengono a prodursi.
La scelta dipende da alcuni fattori:
- Numero di intervistatori: se sono molti, è meglio una intervista strutturata
- Argomento e finalità dell’intervista: sugli argomenti nuovi e meno noti sono meglio le interviste libere, perché
raccolgono elementi nuovi ed importanti suggerimenti su come proseguire la ricerca e quali aspetti approfondire.
8. Il questionario:

È in forma scritta e quindi non si è sottoposti ad alcuna pressione temporale e non si è costretti ad interagire con un
interlocutore. La forma più comune sono le domande chiuse, cioè a risposta multipla perché sono più facili da
codificare le risposte. Le domande aperte sono invece utili quando non si hanno idee del tutto chiare sulle alternative
di risposta da proporre o quando si ritiene importante raccogliere una vasta gamma di motivazioni che stanno alla
base di un dato comportamento.

Errori comuni:
- Lunghezza eccessiva: bisogna verificare la durata di compilazione
- Ambiguità: evitare di accorpare più concetti in una sola domanda
- Domande non neutrali: che orientano il parere dell’intervistato su specifiche risposte.
Per una corretta analisi delle risposte ottenute occorre tenere in considerazione quali sono i processi psicologici,
sociali e comunicativi messi in atto da chi è sottoposto ad una domanda sia nel caso debba rispondere con una
risposta aperta, sia nel caso in cui debba scegliere tra risposte alternative.
CAPITOLO 3. CENNI DI NEUROANATOMIA E NEUROFISIOLOGIA
Nei cervelli meno evoluti la superficie cerebrale è liscia, mentre il nostro presenta delle pieghe chiamate
circonvoluzioni cerebrali. In questo modo la parte esterna, la corteccia cerebrale, che contiene i neuroni, ha una
superficie maggiore e quindi con più neuroni pur in una scatola cranica di dimensioni contenute.
Il rapporto migliore che abbiamo è tra le porzioni frontali ed il resto della massa cerebrale. L’evoluzione ha favorito la
fioritura dei lobi frontali del cervello, che hanno a che fare con volontarietà, consapevolezza, formulazione di
strategie consapevoli alla base del comportamento, pianificazione, scopi, intenzioni, personalità. Lesioni dei lobi
frontali possono dare disturbi in tutte queste sfere. L’evoluzione ha premiato il cervello che si è sviluppato nella
direzione della consapevolezza piuttosto che le attività automatiche che abbiamo anche noi. Queste porzioni del
cervello, in particolare la corteccia associativa prefrontale, ha la caratteristica di consumare tantissima energia
rispetto alle altre strutture cerebrali che sono alla base degli automatismi. Tutte le nostre attività hanno una quota di
automatismo ed una quota di controllo consapevole. Alcune attività richiedono sempre il controllo consapevole. Tutto
ciò che ha a che fare con il monitoraggio del mondo esterno richiede il lobo frontale.
Struttura generale del sistema nervoso:
Sistema nervoso centrale: ciò che è nella scatola cranica e nella colonna vertebrale: midollo spinale e cervello (o
encefalo).
Sistema nervoso periferico: è tutto il resto. Comprende:
- Sistema nervoso somatico: ha a che fare con la consapevolezza, il controllo volontario dei muscoli e delle
articolazioni:
o Cellule recettrici
o Fibre che corrono nel nostro corpo:
 Fibre afferenti: portano le informazioni dal corpo al sistema nervoso centrale, entrano nel
midollo spinale tramite sinapsi
 Fibre efferenti: partono dal cervello, in genere dalla corteccia motoria, che si occupa di
comandare il corpo, scendono nella colonna vertebrale e vanno ad innervare tutti i muscoli
e gli organi del nostro corpo. Tutti i distretti del nostro corpo mandano informazioni al
cervello ed il cervello manda informazioni al nostro corpo sulla base delle informazioni che
arrivano. Qualsiasi parte del corpo, se non è comandata dal cervello, si ferma, compresi il
respiro ed il battito cardiaco.
- Sistema nervoso autonomo: fortunatamente non dobbiamo controllare tutte queste funzioni, abbiamo un
sistema afferente ed efferente autonomo.
o Componente afferente:
o Componente efferente: risposta automatica a stimoli improvvisi, suddivisa a sua volta in:
 Sistema simpatico: attiva il corpo per rispondere allo stimolo
 Sistema parasimpatico: disattiva il corpo e lo rilassa quando lo stimolo è terminato.
Neurone:

Il neurone è l’unità di elaborazione, esistono anche altre cellule, ma questa è la più importante. È formato da:
- Nucleo: che svolge le stesse funzioni di tutti gli altri nuclei e contiene DNA ed RNA.
- Corpo cellulare ramificato: le ramificazioni più vicine al nucleo sono i dendriti ed hanno la funzione di
recepire le informazioni dagli altri neuroni. Ce ne sono 10-100 miliardi. Ciascun neurone può essere
connesso ad un numero variabile tra 1 e 150.000 altri neuroni.
- Assone: diramazione più lunga, da pochi micron ad un metro, ha la funzione di propagare l’impulso nervoso
sotto forma di impulso elettrico e va ad influenzare l’attività di altri neuroni.
- Guaina mielinica: isola l’assone dall’esterno. È una sostanza grassa lipidica. Fa in modo che l’impulso nervoso
non si disperda.
L’unità elettrica (l’impulso nervoso) si forma nei dendriti, scorre nel corpo cellulare, percorre il dendrite e raggiunge le
sinapsi in cui l’impulso elettrico si trasforma in impulso chimico.

Sezione coronale del cervello:

Sono chiaramente visibili la corteccia cerebrale (spessore di 5-8 mm) di colore più scuro, con le circonvoluzioni,
dove ci sono i corpi cellulari dei neuroni e la materia bianca, contenente le guaine mieliniche degli assoni.
La demenza di Alzheimer colpisce i corpi cellulari nella corteccia cerebrale facendola diminuire di spessore fino a
1-2 mm con conseguente perdita progressiva di tutte le capacità cognitive umane, partendo dalla memoria, fino
ad avere una involuzione completa, con la persona allettata in posizione fetale.
I neuroni hanno morfologie differenti, Tutte però sono formate da un corpo cellulare e da ramificazioni per
acquisire ed inviare informazioni.
Neuroni: cellule che servono per la trasmissione dell’informazione nel sistema nervoso. Tre tipi fondamentali dal
punto di vista funzionale:

- Neuroni sensoriali: ricevono le informazioni dalle cellule recettrici di pelle, muscoli, articolazioni, organi
interni ed organi di senso e trasmettono informazioni al midollo spinale o all’encefalo. Funzione afferente.
Servono per percepire la realtà.
- Neuroni motori: ricevono informazioni dal midollo spinale o dall’encefalo e le trasmettono alle cellule
muscolari. Funzione efferente. Servono ad eseguire ed implementare un comportamento.
- Interneuroni: ricevono informazioni da neuroni sensoriali o interneuroni e le trasmettono ad altri
interneuroni o a neuroni motori. Non ricevono direttamente le informazioni e non le trasmettono
direttamente. Ricevono informazioni già elaborate e le trasmettono ad altri neuroni. Servono per le funzioni
cognitive intermedie tra la sensorialità pura e la motricità pura. La maggior parte dei neuroni nel cervello
umano è formato da interneuroni (più del 70%). Non si occupano né di interpretare la realtà esterna né di
elaborare un comportamento. Si occupano delle funzioni mentali tipo la memoria, l’apprendimento, il
ragionamento, il giudizio e le decisioni.

Altri animali hanno una diversa distribuzione dei neuroni a causa delle necessità della vita (sensi, volo). Noi non siamo
specializzati in nessuna abilità né motoria né sensoriale, a parte i movimenti della bocca per parlare e della mano per
la coordinazione: la nostra specializzazione è negli aspetti cognitivi. Qualsiasi modello di funzionamento del cervello
deve tenere conto di tale suddivisione e specializzazione, come siamo fatti. I comportamentisti, ad esempio, hanno
escluso il 70% della nostra potenza neurale, stimolo-risposta significa in pratica un contatto diretto tra neuroni
sensoriali e motori, escludendo gli interneuroni.
Comunicazione nel sistema nervoso

Come tutti gli impulsi elettrici, anche quello dei neuroni è rilevabile. Quando il neurone è a riposo c’è una differenza di
potenziale tra la parte intracellulare e quella extracellulare di circa -70 mV, il cosiddetto potenziale di riposo. Quando
passa un impulso, la differenza di potenziale aumenta e diventa positiva: circa 40 mV. L’inversione nella differenza di
potenziale segnala il passaggio dell’impulso nervoso.

Si nota un periodo di 2 ms in cui la zona dove è appena passato l’impulso nervoso è refrattaria a qualunque altro
impulso nervoso. Per questa ragione l’impulso nervoso va solo in una direzione.I neuroni sensoriali codificano le
percezioni esterne che possono avere intensità differenti. L’impulso nervoso ha sempre la stessa ampiezza (da -70 a
+40 mV), cambia la frequenza degli impulsi: stimoli di intensità molto forti portano a treni di impulsi molto fitti.
Trasmissione all’interno del sistema nervoso
All’interno del neurone le informazioni vengono trasmesse sottoforma di impulso elettrico. L’impulso, chiamato
potenziale d’azione, si genera a livello dei dendriti o del corpo cellulare e si diffonde fino all’estremità dell’assone.
Nella maggior parte dei casi le informazioni vengono trasmesse tra neuroni sotto forma di messaggio chimico.
L’impulso nervoso generato all’interno del neurone raggiunge le terminazioni sinaptiche, causando il rilascio di una
sostanza chimica, il neurotrasmettitore, nello spazio intersinaptico. Il neurotrasmettitore può aumentare o diminuire
la probabilità che si generi un impulso nervoso nell’altro neurone.

Membrana presinaptica: nell’assone del neurone che trasmette l’impulso


Membrana postsinaptica: nel dendrite del neurone che riceve l’impulso.
Tutte le sostanze psicotrope agiscono a questo livello, sia farmaci, sia droghe.
Sinapsi:
eccitatoria: aumenta la probabilità che, nell’unità di tempo, nel neurone ricevente compaia un impulso nervoso
inibitoria: diminuisce la probabilità che, nell’unità di tempo, nel neurone ricevente compaia un impulso nervoso
Nell’unità di tempo, la probabilità di comparsa di un impulso nervoso nel neurone dipende ricevente dalla somma
di attivazione che deriva dalle sinapsi eccitatorie ed inibitorie attive. Infatti riceverà un certo numero di impulsi dalle
sinapsi, alcuni eccitatori, altri inibitori.
Sistema nervoso centrale (midollo spinale ed encefalo):

Il sistema nervoso centrale è responsabile dell’integrazione, analisi e coordinazione dei dati sensoriali e dei comandi
motori. È in grado di integrare, raccogliere e trasmettere informaizoni. Esso è costituito dall’encefalo e dal midollo
spinale.
Il midollo spinale è protetto dalla colonna vertebrale e dalle vertebre. Nelle separazioni tra le vertebre entrano ed
escono le fibre afferenti ed efferenti, cioè gli assoni. La parte interna del midollo spinale contiene neuroni motori e
sensoriali per spedire le relative informazioni al cervello nel caso dei neuroni sensoriali oppure per trasmettere
l’impulso motorio alla periferia. Nel midollo spinale abbiamo la parte esterna bianca e la parte interna colorata. La
parte esterna è fortemente mielinizzata. All’interno ci sono i corpi neurali dei neuroni, all’esterno ci sono queste fibre
che in parte fanno sinapsi con i neuroni che sono presenti nel midollo spinale, ma il grosso sono i segnali che vanno e
vengono dal cervello. Il midollo spinale è fondamentalmente un canale di collegamento tra il cervello e la periferia. I
riflessi sono circuiti che si chiudono immediatamente, afferente ed efferente, a livello del midollo spinale, cioè una
stimolazione sensoriale che provoca una immediata reazione non controllata dal cervello. Stessa cosa per le risposte
veloci.
Emisferi cerebrali
Tutte le fibre afferenti della parte destra del corpo entrano nel midollo spinale e vanno a formare la parte destra del
midollo stesso. Lo stesso vale per la parte sinistra. A livello del midollo allungato tutte le fibre si incrociano. Stesso
discorso per le fibre efferenti. Ciascun emisfero ha anche la corteccia motoria. L’emisfero sinistro quindi controlla la
parte destra del corpo e viceversa.
Tronco cerebrale(parte dell’encefalo)

Il cervello:
Noi ci occuperemo prevalentemente della corteccia cerebrale ma il cervello dentro non è vuoto. Ci sono varie parti ed
anche delle zone vuote, i ventricoli, che contengono il liquido cerebro-spinale che riveste anche tutta la colonna
vertebrale e la superficie esterna del cervello.
Talamo: struttura a fagiolo. Quello di sinistra riceve tutte le informazioni sensoriali della parte destra del corpo e
proietta le informazioni sulla corteccia sensoriale destra.
Cervelletto: struttura anatomica separata di cui noi non ci occupiamo. Controlla il movimento ed alcune funzioni
cognitive.

I due emisferi sono anatomicamente e fisiologicamente separati. Sono connessi in fondo da un fascio di fibre
imponente chiamato corpo calloso. Ogni parte dell’emisfero di sinistra è connessa con la corrispondente parte
dell’emisfero di destra, quindi si scambiano continuamente informazioni. (fascio di fibre emisferiche)
Ciascun emisfero è suddiviso in 4 lobi delimitati dalle scissure più marcate:
- Lobo frontale: molto sviluppato, ha a che fare con strategia, pianificazione, personalità, impegno, strategie
costruttive, attenzione limite è il solco centrale
- Lobo parietale:
- lobo temporale: Scissura di silvio per delimitare il lobo temporale
- lobo occipitale: devoluto all’informazione visiva.
Sul confine tra il lobo frontale e quello parietale sono presenti 2 strisce di corteccia che svolgono le funzioni sensoriali
e motorie. Quella blu è la corteccia somatosensoriale (somatosensitiva) primaria, quella rossa è la corteccia motoria
primaria.
La funzionalità di un organo dipende non solo dall’organo, ma da quanta parte nel cervello è dedicata alle sue
funzioni. La nostra area uditiva è molto più ampia di quella visiva, quindi il nostro udito è migliore della nostra vista.
La corteccia somatosensoriale primaria di sinistra riceve tutte le informazioni dalla parte destra del corpo dopo che
sono passate per il talamo. Sensorialità e motricità primarie sono molto vicine nel cervello. È solo l’esecuzione, non
l’ideazione del moto. È la parte esecutiva.
La corteccia in generale contiene tutti i distretti dove arrivano le informazioni sensoriali dalla periferia; c’è un’altra
zona che le elabora trasformando le percezioni in sensazioni.
L’immagine mostra le zone della corteccia impegnate per controllare le rispettive parti del corpo. La parte del corpo è
disegnata in proporzione al numero di neuroni che la controllano.
Si nota che i movimenti fini della mano ed i movimenti della bocca per parlare hanno molti neuroni per controllare la
parola e la manualità. Tanti neuroni mi permettono di fare cose più fini.

Homunculus sensoriale: le parti del corpo sono disegnate in proporzione ai neuroni:


Organizzazione funzionale del cervello:

Ogni senso ha dei neuroni dedicati.

Alcune aree non svolgono funzioni sensoriali primarie ma funzioni associative o integrative: sono presenti gli
interneuroni nella corteccia associativa prefrontale, corteccia associativa parieto-temporo-occipitale e corteccia
associativa limbica. Queste 3 zone servono per tutte le funzioni cognitive intermedie tra la sensazione già elaborata e
l’esecuzione di un comportamento o di una risposta da parte della corteccia motoria.
- La corteccia associativa parieto-temporo-occipitale. integrazione delle specifiche informazioni sensoriali. Dà
origine alla percezione; mette assieme quello che proviene dalle cortecce primarie per dar conto di quello che
noi proviamo in ogni istante, cioè una rappresentazione immediata di ciò che proviene dagli organi di senso,
ciò che proviene dal mondo esterno.
- La corteccia associativa limbica: integrazione degli aspetti emozionali, mnestici e motivazionali delle
informazioni sensoriali: integra le informazioni provenienti dall’esterno con quelle presenti in memoria, le
codifica quelle nuove e recupera quelle presenti in memoria, tutto questo con una connotazione emotiva e
motivazionale. Le emozioni sono uno degli strumenti che il nostro cervello utilizza per semplificare il mondo
esterno e poter prendere decisioni in un tempo ragionevole e con un dispendio minimo di energia.
- La corteccia associativa prefrontale: selezione della risposta motoria più adeguata, sulla base
dell’integrazione delle informazioni e degli aspetti motivazionali ed emozionali. Più in generale, fondamentale
per pianificare e strategia. Ha a che fare con la personalità. Tira le somma e ci fa capire cosa fare.
Anche nella struttura del cervello prima c’è una ideazione astratta, poi una strutturazione di un comportamento
manifesto e per ultimo nella corteccia motoria c’è l’implementazione del movimento.
Tutte le informazioni sensoriali hanno zone sulla corteccia dove arrivano le informazioni e zone nel cervello dove
queste informazioni vengono elaborate. Nelle aree motorie superiori viene studiato il movimento di risposta in modo
astratto, poi nell’area motoria primaria, i motoneuroni mandano i loro comandi ai muscoli scheletrici del corpo.
Controllo corticale del movimento:
Esempio di flusso di elaborazione delle informazioni nel nostro cervello:

Tutte queste informazioni servono alla corteccia parieto-temporo-occipitale per percepire. Le informazioni si spostano
in avanti, vengono elaborate e poi tornano indietro nella corteccia motoria.

Il seguente schema illustra il flusso delle percezioni:

Per la visione abbiamo anche le aree sensitive e sensoriali superiori.


Questo schema è un po’ rigido e non tiene conto dei neuroni specchio, che percepiscono un movimento che non sto
facendo personalmente, quindi lo schema non è esattamente a cascata in questo modo.
Specializzazione emisferica

La specializzazione emisferica si ha per le funzioni più elevate, al di là della sensorialità e della motricità pura. Questa
organizzazione è vera per la quasi totalità dei destrimani e per l’80% dei mancini. La restante parte non ha una
specializzazione cerebrale ma ha una distribuzione più diffusa delle specializzazioni cerebrali.
L’emisfero di sinistra elabora informazioni di tipo linguistico, verbale, proposizionale, astratto, convenzionale,
compresa la matematica. L’emisfero di destra elabora le informazioni di tipo visivo-spaziali e solo spaziali.
Il tatto, ad esempio, che non ha a che fare con il linguaggio, è controllato dall’emisfero di destra.
I movimenti complessi sono controllati dall’emisfero di sinistra.
Se sentiamo una parola, ad esempio gatto, abbiamo sia una convenzione linguistica, sia un formato analogico, analogo
a quello che è presente nella realtà, che è l’immagine mentale. Se sentiamo la parola giustizia non c’è invece
un’immagine mentale diretta. Tutto ciò che ha una codifica analogica e si basa su informazione visivo spaziali è
controllato dall’emisfero di destra. Questo è vero anche per la memorizzazione ed il recupero dalla memoria:
materiale verbale dall’emisfero di sinistra e materiale non verbale dall’emisfero di destra.
L’emisfero di sinistra rileva tutte le informazioni visive primarie, ma tutto quello che c’è dopo, l’associazione con le
nostre conoscenze, se è una informazione di tipo visivo e spaziale viene trasferito nell’emisfero di destra.
Tutto ciò che ha a che fare con il linguaggio e la logica (anche la matematica) è controllato dall’emisfero di sinistra, che
è spesso associato alla razionalità. Gli aspetti paralinguistici e paraverbali sono controllati dall’emisfero di destra, ad
esempio le connotazioni emotive. Il linguaggio parlato non è necessariamente ancorato al contenuto verbale. Nella
comunicazione mediata dalla tecnologia, dove gli aspetti paraverbali e paralinguistici vanno persi, crea molti più casi di
interpretazione sbagliata tra chi comunica; è per questo che si usano le emoticon. Ora si comunica in modo molto
meno efficace, nel senso dell’arrivo del messaggio vero.
Le abilità spaziali sono tutte appannaggio dell’emisfero di destra.

In generale: tutto ciò che è verbale, proposizionale, astratto, convenzionale è controllato dall’emisfero di sinistra,
tutto ciò che ha a che fare con materiale analogico (presente nella realtà) e con caratteristiche spaziali è controllato
dall’emisfero di destra.
La sindrome da cervello diviso:

Sono esistiti dei pazienti a cui è stato reciso chirurgicamente il corpo calloso per curare una epilessia non trattabile
farmacologicamente e che rendeva la persona invalida a causa di gravissimi attacchi più volte al giorno (anche 20).
L’epilessia ha un fuoco epilettico, un gruppo di neuroni cominciano ad avere una attività elettrica anomala che si
espande a tutto il cervello e provoca perdita di coscienza e spasmi. In questo tipo di pazienti, in cui il fuoco epilettico è
in un emisfero e passa attraverso il corpo calloso per passare all’altro emisfero, l’ultima spiaggia era la rescissione del
corpo calloso per impedire all’attacco epilettico di spostarsi all’altro emisfero. Ha funzionato: non hanno avuto più
attacchi epilettici oppure ne hanno avuti meno, ma sono diventati pazienti molto interessanti perché i due emisferi
non comunicavano più. Qualsiasi intervento al cervello provoca una fase acuta con deficit importanti ma poi c’è un
recupero. Immediatamente dopo l’operazione ad esempio non coordinavano più le parti del corpo, ad esempio le
mani, come se ci fossero 2 volontà differenti e separate. Questi disturbi sono regrediti perché imparano ad informare i
due emisferi muovendo molto la testa e gli occhi in modo che entrambi gli emisferi siano informati: hanno sviluppato
delle strategie compensatorie.

Sperry e Gazzaniga (premio Nobel per la medicina) hanno messo a punto un esperimento con un apparato molto
semplice: chiedevano ai soggetti di guardare un punto di fissazione centrale perché ciò che viene presentato nella
parte sinistra del campo visivo viene elaborato solo dalla corteccia di destra e viceversa. Nella vita quotidiana questo
non succede e muovendo gli occhi vediamo gli stimoli assieme. Presentavano uno stimolo per pochi millisecondi
(presentazione tachistoscopica) in modo che non avessero il tempo di spostare gli occhi.

Se lo stimolo è scritto e viene presentato a sinistra, lo stimolo arriva nell’emisfero destro che non ha la capacità di
elaborare informazioni scritte e quindi il paziente non riesce a capire la scritta.

Apparecchiatura di laboratorio di Sperry:


Se manda la scritta nella parte destra, l’informazione viene elaborata dalla corteccia di sinistra che è in grado di
comprendere la scrittura e quindi il soggetto dice di aver letto la parola.

Se presento l’immagine di una matita a sinistra, lo stimolo arriva all’emisfero di destra, l’area del linguaggio è
nell’emisfero di sinistra, quindi la persona dice di non aver visto nulla. L’emisfero di destra è in grado di elaborare
l’immagine ma non di esprimersi verbalmente. Se gli chiedo di dire cosa ha visto risponde l’emisfero di sinistra che,
non avendo visto nulla, risponde in quel modo, ma se do la possibilità di toccare vari oggetti con la mano sinistra (che
è controllata dall’emisfero destro che ha visto la matita), il soggetto sarà in grado di scegliere la matita. Se gli si chiede
il motivo, la persona non lo sa.
Sono forme di consapevolezza differenti all’interno della scatola cranica estremamente illuminanti sul funzionamento
del cervello quando non ci sono danni.
Se mandiamo nel campo visivo di sinistra un’immagine emotigena forte, ci sono le attivazioni tipiche delle persone di
fronte a tali immagini, ma se gli si chiede il motivo del turbamento risponde l’emisfero di sinistra che non ha visto
nulla e non ha le informazioni e quindi non lo sa, razionalizza, compensa in qualche modo.
Se io fisso un punto nello spazio, i raggi luminosi entrano nella pupilla, ma entrano anche da tutti i punti del campo
visivo, stimolando porzioni più periferiche della retina. Ciascun occhio ha una emiretina nasale ed una emiretina
temporale. I fotorecettori mandano un assone che va a formare il nervo ottico che manda le informazioni alla
corteccia visiva primaria. La emiretina nasale di ciascun occhio si incrociano, mentre le emiretine temporale proiettano
nell’emisfero corrispondente. Ciò che è a destra stimola contemporaneamente l’emiretina nasale dell’occhio destro e
l’emiretina temporale dell’occhio sinistro che proiettano entrambe nella corteccia di sinistra. Ciò che è a sinistra
stimola contemporaneamente l’emiretina nasale dell’occhio sinistro e l’emiretina temporale dell’occhio destro che
proiettano entrambe nella corteccia di destra.

Trasmissione neurale: vie tra la retina ed il cervello


L’informazione visiva si dirige verso la corteccia visiva
Incrocio nel chiasma ottico: la metà destra del campo visivo si proietta sulla metà sinistra di ogni retina.
Con un occhio chiuso informiamo comunque entrambi gli emisferi. Questa attività si può fare solo con una fissazione
centrale e presentazione tachistoscopica.
Siamo sensibili verso alcune forme di energia ed abbiamo delle fibre afferenti che portano alcune informazioni al
nostro sistema nervoso centrale. Alcune strutture come il talamo accolgono queste informazioni e le proiettano sulle
cortecce sensoriali unimodali o aree corticali sensitive e sensoriali primarie, cioè le porzioni di corteccia cerebrale
deputate ad elaborare le informazioni sensoriali provenienti da una modalità sensoriale. Ci sono aree corticali
separate che elaborano le informazioni in modo separato. Esistono poi delle aree sensitive e sensoriali superiori e
dopo ci sono i centri dell’elaborazione, che sono connessioni cortico-corticali, dalla corteccia alla corteccia, tra
interneuroni.
Gli interneuroni sono neuroni che non ricevono direttamente le informazioni sensoriali ma da altri neuroni e li
trasmettono a loro volta ad altri neuroni.

STRUMENTI E METODI DI INDAGINE DELL’ATIVITA’ CEREBRALE


Elettroencefalogramma (EEG): misura globale dell’attività elettrica del cervello mediante elettrodi posti sul cuoio
capelluto che registrano le variazioni di potenziale nel tessuto nervoso ad essi sottostanti. Rileva solo i neuroni più
superficiali, non quelli profondi. Le cuffie per l’EEG sono standard.
Potenziali evento-correlati (ERPs): misura delle onde elettriche evocate da uno stimolo: chiedo al paziente di fare
qualunque azione cognitiva mentre è sotto EEG e vado a vedere come e dove varia l’attività elettrica in base allo
stimolo che io ho deciso.
Magnetoencefalografia (MEG): registra le variazioni del campo magnetico nel tessuto nervoso. Si basa sul fatto che
ogni evento elettrico produce un campo magnetico e rileva le variazioni di tali campi magnetici. Misura anche
variazioni più profonde, ad esempio nelle pieghe della corteccia cerebrale.
EEG, ERPs, MEG: ottima risoluzione temporale (la risposta dell’attività elettrica è immediata, in concomitanza con
l’apparizione dello stimolo e nei 2 secondi successivi), non invasivi (non si danno sostanze al soggetto), poco costosi.
Sfruttano l’attività elettrica dei neuroni e la misurano. Non vediamo le strutture cerebrali profonde. È possibile (non
nell’essere umano) rilevare l’attività delle singole cellule ponendo elettrodi al loro interno:

Stimolazione magnetica transcranica (TMS):


- Fornisce informazioni complementari a quelle fornite dalle tecniche di neuro immagine.
- Si basa sulla produzione di un campo magnetico, tramite uno stimolatore posto in una porzione di cuoio
capelluto che stimola porzioni di corteccia cerebrale
- La corrente elettrica generata dal campo magnetico percorre il tessuto nervoso sottostante (pochi mm)
producendo stimolazione o danno cerebrale temporaneo: se l’intensità è molto elevata, i neuroni sottostanti
si disattivano.
- I sintomi che si manifestano a causa della “lesione” temporanea permettono di risalire alla funzione, o
allefunzioni, svolte dalla struttura inattivata.

Le neuroimmagini:
- Tomografia assiale computerizzata (TAC) e risonanza magnetica (RM): forniscono immagini strutturali
dell’organo esaminato, informano sull’anatomia di quell’organo e sull’eventuale presenza di lesioni; danno
immagini statiche del cervello.

- Tomografia ad emissione di positroni (PET), risonanza magnetica funzionale (fMRI), spettroscopia ad


infrarossi (NIRS): forniscono dati sia strutturali che funzionali, si basano sulla stima di come si distribuisce il
sangue (o l’acqua contenuta nel sangue) nelle varie regioni del cervello mentre si stanno svolgendo funzioni
mentali note; danno immagini dinamiche del cervello, in vivo dell’attività cerebrale. Si basano sul fatto che i
neuroni, per funzionare, hanno bisogno di energia sotto forma di glucosio ed ossigeno. Il cervello è tutto in
movimento ma ci sono dei picchi di attività nelle aree più attive in un dato momento. Danno immagini
tridimensionali. Permettono di individuare attività cognitive collegate ed attività cognitive scollegate perché
attivano o non attivano aree vicine. L’immagine sotto è quella di una persona che sta guardando volti umani.
L’OCCHIO E IL SISTEMA VISIVO
Noi siamo sensibili alla luce visibile che è contenuta in una minuscola porzione della banda elettromagnetica tra 400
nm e 700 nm. 
Anche la luce è definibile sulla base di ampiezza, frequenza e lunghezza d’onda: più la frequenza è bassa, più la
lunghezza d’onda è ampia e viceversa.
Noi vediamo oggetti di colore diverso perché i raggi luminosi colpiscono gli oggetti che possono assorbire tutti i raggi
luminosi (nero), riflettere tutti i raggi luminosi (bianco) oppure riflettere solo alcune lunghezze d’onda: a ciascuna
lunghezza d’onda corrisponde un colore. Anche se noi nominiamo i colori, in realtà formano un continuum.

L’occhio è una sfera cava, protetto dalla palpebra. La struttura esterna è la cornea che ha funzione protettiva. Al
centro dell’occhio c’è la pupilla che è il foro attraverso cui entrano i raggi luminosi e può avere dilatazioni differenti in
base alla quantità di luce o a causa di uno sforzo cognitivo o per forti emozioni. Al centro della pupilla c’è l’ iride, la
parte colorata dell’occhio, e subito dietro il cristallino, una lente che ha la funzione di fare in modo che,
indipendentemente dalla lontananza del punto di fissazione, l’oggetto venga messo a fuoco nella parte posteriore
dell’occhio, sulla retina, dove ci sono i fotorecettori. Il cristallino si incurva quando guardiamo qualcosa di vicino e si
distende quando guardiamo qualcosa di molto lontano.
Nel fondo dell’occhio ci sono i fotorecettori sensibili alla luce: quando arriva la luce succedono delle reazioni di tipo
elettrochimico. Il lavoro delle cellule della retina produce un impulso nervoso che, attraverso il nervo ottico, raggiunge
la corteccia visiva che si trova nel lobo occipitale. Compito dei fotorecettori è la trasduzione della luce in attività
neurale.
Ci sono due tipi di cellule sensibili alla luce che lavorano meglio in situazioni differenti:
 Coni: si trovano al centro della fovea e ci permettono di vedere i dettagli. Lavorano bene in condizione di alta
o normale luminosità; sono sensibili ai colori: ci sono 3 tipi di coni sensibili ai 3 colori fondamentali: verde,
rosso e blu; vedo gli altri colori perché i 3 tipi di coni sono sempre al lavoro in combinazione, semplicemente
alcuni saranno più attivi ed altri meno. Ci saranno reazioni elettrochimiche differenti a seconda della
lunghezza d’onda delle radiazioni luminose che entrano e vanno a stimolare questo tappeto di cellule.
 Bastoncelli: lavorano bene in condizioni di bassa luminosità; sono molto sensibili al movimento e sono
presenti alla periferia della retina: infatti la capacità di percepire il movimento è molto pronunciata alla
periferia del campo visivo.
Cornea: pellicola esterna, dove entra la luce
Cristallino: focalizzare oggetti vicini (sferico) o lontani (più piatto), al centro dell’iride, la parte colorata dell’occhio
Pupilla: diametro più largo con luce fioca
Retina: dove le cellule sensibili alla luce trasformano le luci proiettate in attività neurali (trasduzione). 2 tipi di
recettori:
 Bastoncelli: anche con luce bassa
 Coni: nella fovea, al centro, solo con buona luce, sensibili ai colori, 3 tipi: verde, rosso e blu.
L’occhio ha il compito di trasformare la luce in un segnale elettrico, è l’interfaccia tra l’ambiente esterno e la
sensazione visiva. I raggi luminosi che entrano nel nostro occhio sono tutti paralleli tra loro e vanno a colpire la retina
centrale o fovea, che contiene fotorecettori. Qui ci sono soprattutto i coni, che ci permettono di discriminare i
dettagli e vedere i colori e lavorano con buona illuminazione. Alla periferia del campo visivo ci sono i bastoncelli, che
si attivano con scarsa illuminazione e si inattivano quando c’è troppa luce; sono inoltre molto sensibili al movimento,
che percepiamo particolarmente bene alla periferia del campo visivo, non percepiamo i dettagli ma percepiamo bene
il movimento.
Il cristallino mette a fuoco sulla retina indipendentemente dalla distanza tra noi e l’oggetto.
Lo strato in fondo sulla retina è estremamente complesso ed è formato da 5 strati di cellule neurali differenti, alcuni
definiscono l’occhio il cervello periferico. I fotorecettori si trovano nello strato più interno di questi, quindi gli strati
precedenti filtrano la luce. La stimolazione dei fotorecettori produce delle reazioni chimiche nei fotorecettori che
attivano alcune cellule presenti nel primo strato. L’ultimo strato di queste cellule produce un assone che va a
comporre il nervo ottico, un fascio di fibre che abbandona l’occhio e porta l’informazione verso la corteccia visiva. Nel
punto in cui esce il nervo ottico non ci sono fotorecettori ed è chiamato punto cieco. Non vediamo una macchia nera
nel campo visivo perché l’occhio fa dei micro-spostamenti anche quando stiamo fissando un oggetto. Se ci mettiamo a
fissare un puntino cominciamo a perdere campo visivo perché i fotorecettori si abituano e non lavorano più qualora
continuino ad essere stimolati dalla stessa sensazione.
Questo grafico rappresenta la densità di coni e bastoncelli sulla retina: come si può notare, la densità di coni è molto
alta nei pressi della fovea e poi diminuisce in modo repentino a poca distanza. I bastoncelli hanno una situazione
speculare.

Trasmissione neurale: vie tra la retina ed il cervello. L’informazione visiva si dirige verso la corteccia visiva presente
nel lobo occipitale con un incrocio nel chiasma ottico: la metà destra del campo visivo si proietta sulla metà sinistra di
ogni retina. Le fibre che provengono dall’emiretina temporale non si incrociano, rimangono dalla stessa parte, anche
se sono  confluite con tutte le altre nel nervo ottico. Le fibre che provengono dall’emiretina nasale, invece, si
incrociano.

Questo fa sì che quando i due occhi stanno fissando lo stesso oggetto, tutti i raggi
luminosi provenienti da destra vanno a stimolare la corteccia visiva di sinistra in
quanto provengono dall’emiretina nasale destra (che vede la parte al centro del
campo visivo a destra) e temporale sinistra (che vede la parte periferica del
campo visivo a destra). Su questo si basano gli esperimenti sui pazienti split brain,
nei quali l’informazione presente sulla sinistra viene elaborata solo dalla corteccia
visiva di destra e viceversa.
Ci sono poi vie visive che non arrivano alla corteccia visiva, ma il flusso principale
che parte dalle due retine va a fare sinapsi con il nucleo genicolato laterale del
talamo (uno per ogni emisfero) che manda le informazioni alla corteccia visiva corrispondente.
CAPITOLO 4: ATTENZIONE E COSCIENZA
“L’attenzione è la presa in possesso da parte della mente, in forma chiara e vivida, di uno fra tanti oggetti o fra tanti
treni di pensieri possibile. Essa implica il ritiro da alcune cose allo scopo di occuparsi con maggiore efficacia di altre ”.
James, 1890.
Siamo al termine dello strutturalismo ed all’inizio del funzionalismo, periodo fortemente influenzato dalle scoperte di
Darwin. Noi siamo fatti in un certo modo perché i nostri processi mentali si sono evoluti in questo modo.
L’attenzione può essere rivolta sia all’esterno sia all’interno.
La capacità di elaborazione è limitata.
 Elaborazione attiva delle informazioni rilevanti: il soggetto decide cosa è rilevante in quel dato momento in
base ai suoi scopi.
 Informazione: sensi, ricordi immagazzinati, altri processi cognitivi.
 Limiti del sistema di elaborazione delle inf.
 Selezione dell’informazione rilevante: la nostra capacità di elaborazione è limitata e quindi dobbiamo
selezionare di volta in volta cosa mettere nel campo della consapevolezza che coincide più o meno con la
memoria di lavoro.
 Serialità dell’elaborazione
Siamo consapevoli soltanto di una piccolissima parte del mare di elaborazione anche estremamente profondo che noi
abbiamo in ogni istante. L’elaborazione profonda può influenzare anche inconsapevolmente il nostro comportamento.
La consapevolezza è la punta dell’iceberg a fronte di un mare di elaborazione profonda che può influenzare il
comportamento. Da una parte vogliamo salvare questa area di memoria da interferenze per riuscire a portare a
termine un compito ma se ci fossimo sviluppati per analizzare solo le informazioni salienti potremmo avere problemi,
semplicemente consideriamo solo quelle rilevanti.
Funzioni dell’attenzione
 Monitoraggio dell’interazione con l’ambiente esterno: selezione delle informazioni; cosa viene monitorato e
come; protezione delle capacità limitate del sistema; passaggio da un flusso di elaborazione ad un altro;
capacità di fare più compiti contemporaneamente.
 Controllo sui processi cognitivi: organizzazione e pianificazione dell’attività mentale in base agli scopi
dell’individuo. Inizio di eventuali attività, eventuale rilevazione degli errori, interruzione o modificazione di un
corso d’azione.
 Attenzione e coscienza.
Programma: 
 Attenzione spaziale: selezione di informazioni sulla base della loro posizione nello spazio. Orientamento
volontario ed automatico.
 Processamento automatico e controllato.
 Sindrome frontale e SAS:
o Apatia: la persona tende a non fare nulla
o Disinibizione: incapacità di controllare il proprio comportamento, la persona è in balia di ciò che è
presente nell’ambiente, si attivano gli schemi automatici se manca un buon funzionamento dei lobi
frontali. È una attività comportamentale non finalizzata.
Orientamento automaticonon può essere interrotto non dipende dalle aspettative non è soggetto ad interferenza
dipende dal lobo parietale
Orientamento volontario può essere interrotto dipende dalle aspettative è soggetto ad interferenza dipende dal
lobo frontale
Cercate di quantificare il tempo che ci mettete a individuare la lettera T

Nel primo caso il tempo di reazione è quasi indipendente dal numero di lettere (distrattori) presenti nell’immagine
(quando è in mezzo a delle I e delle Z). Nel primo caso, la barra orizzontale è tipica solo della T e non è presente negli
altri distrattori. Nel secondo caso, entrambe le parti della T sono presenti nei distrattori, rendendo la ricerca più
difficile, la T non ha nulla che la caratterizza:

Ricerca dell’informazione Treisman (1988): periodo cognitivista:


Fenomeno del pop-out: quello che abbiamo visto prima
Processamento preattentivo: estrazione automatica delle singole caratteristiche di uno stimolo (senza l’intervento
dell’attenzione): in parallelo (indipendente dal numero dei distrattori). In pratica, nel primo quadro, la nostra
attenzione va a focalizzarsi su qualcosa di orizzontale, caratteristica che ha solo la T.
Processamento attentivo: l’attenzione focalizzata è necessaria per combinare le caratteristiche rilevate con il
processamento preattentivo. Questo tipo di elaborazione avviene in modo seriale (dipendente dal numero dei
distrattori). Non ci sono fuochi dell’attenzione e quindi mi sposto da una zona all’altra.
Fuoco dell’attenzione o focus attentivo: ci sono evidenze che dobbiamo considerare il fuoco dell’attenzione come
l’occhio di bue del palcoscenico: quello che cade nel fuoco attentivo viene elaborato più velocemente. È coordinato
con i nostri occhi. L’attenzione si sposta prima degli occhi ed è il punto di arrivo dei nostri occhi ma possiamo anche
fissare l’attenzione in una regione dello spazio e guardare da un’altra parte (come un rigorista che cerca di sviare il
portiere).
Nel primo caso la T appare immediatamente e non cambia nulla quanti distrattori ci sono, nel secondo caso dipende
da dove porto la mia attenzione, posso scovarla immediatamente oppure può volerci più tempo.
Attenzione selettiva: filtraggio dell’informazione irrilevante. Cherry (1953) - Ascolto dicotico
Siamo nel tardo comportamentismo e si stavano muovendo verso il cognitivismo.
Presentazione simultanea di due messaggi, uno per ogni orecchio (effetto cocktail party).
Compito: ripetere uno dei messaggi presentati (SHADOWING)
Risultati:
 Siamo molto bravi a ripetere un messaggio e filtrare l’altro.
 Compito portato a termine senza difficoltà
 Nessuna informazione semantica relativa al messaggio disatteso
 Cambiamento di lingua: non veniva percepita
 Cambiamento di sesso: si, veniva percepita e ricordata

Conclusioni: sono codificati solo gli aspetti fisici dell’informazione non rilevante (ad es., provenienza, frequenza), ma
non il significato, quindi il filtro selettivo opera sugli aspetti fisici (filtro precoce). Il filtro agisce in modo precoce e
salvaguarda la nostra mente e quella minima parte che riusciamo ad elaborare contemporaneamente.
Attenzione selettiva: selezione precoce o tardiva?
Selezione precoce: l’attenzione agisce come un filtro che blocca l’elaborazione delle informazioni irrilevanti.
Selezione tardiva: le informazioni irrilevanti vengono processate in modo completo. L’attenzione interviene
tardivamente e controlla l’accesso al flusso di coscienza. Io sono consapevole solo di una piccola parte, ma anche tutto
il resto viene elaborato.
Elaboriamo fino al livello del significato tutte le informazioni, anche le informazioni irrilevanti e qualora ci sia qualcosa
di importante può occupare la nostra consapevolezza da quel momento in avanti.
Destino del messaggio disatteso: nessuna elaborazione?
 Se il messaggio è lo stesso i soggetti lo notano (lo stesso ma in lingue diverse? I bilingui lo notano);
 I soggetti notano la presenza del proprio nome nel messaggio disatteso;
 quando il messaggio inizia in un orecchio e continua nell’altro, molto spesso i soggetti passano da un canale
all’altro.

Come si può notare, il messaggio cui deve prestare attenzione si disgrega mentre dall’altra parte si sentono delle
parole che sono sincronizzate in modo che nell’altro orecchio continua in modo sensato, molto spesso il soggetto
nemmeno se ne accorge ed usa i due messaggi in contemporanea. In pratica il filtro si sposta su qualcosa di coerente
con quello che sta ascoltando.
Ciò che è elaborato non è detto che produca consapevolezza e ciò che io elaboro e di cui non sono consapevole, può
influenzare il nostro comportamento? Sì.
I tempi di reazione aumentano nel secondo caso: il filtro è tardivo e non riusciamo ad escludere il significato delle
parole perché il linguaggio produce una elaborazione a cascata ed automatica fino al livello del significato: non si può
non leggere ed arrivare al livello del significato dopo tanti anni di scolarizzazione.
Funziona anche coi materiali di tipo visivo-spaziale: si chiede ai partecipanti di premere il pulsante di dx se appare un
quadrato e quello di sx se appare un rettangolo. La forma può apparire a dx o a sx di un punto di fissazione. 
I tempi di reazione sono inferiori quando si trovano nella situazione corrispondente: posizione dello stimolo
corrispondente al tasto o non corrispondente. Questo significa che l’informazione irrilevante della posizione dello
stimolo viene elaborata profondamente e può inibire una risposta lateralizzata.
L’informazione di cui non siamo consapevoli viene elaborata, continuiamo a non esserne consapevoli ma ha
conseguenze sul comportamento:

Ad un primo gruppo di partecipanti si mostra la figura C chiedendo un parere sulla persona, positivo o negativo. Di
solito le risposte sono al 50%.
Ad un secondo gruppo di partecipanti viene mostrato o la A o la B in modo subliminale, quindi la persona non è
cosciente di quello che ha visto, ma è stata elaborata in modo profondo perché a quel punto il loro giudizio sulla figura
C risulta orientato nel senso dell’immagine, quindi chi ha visto la A lo giudica negativamente e chi ha visto la B lo
giudica positivamente.
Risorse attentive: interferenza da doppio compito:
Interferenza periferica: lavorano attraverso lo stesso canale
 Input: ascoltare la radio e seguire una conversazione perché lavorano sullo stesso piano
 Output: fare il caffè e scrivere una lettera, perché uso gli stessi strumenti
 Non posso masticare e parlare
 Posso fare il caffè ed ascoltare la musica: lavorano su due canali diversi 
Interferenza centrale: da materiale simile, voglio usare gli stessi processi cognitivi. Posso passare da un canale
all’altro, altrimenti non ci riesco.
 Interferenza da materiale simile (Hirst e Kalmar, 1987): utilizzo degli stessi processi cognitivi
 Risorse attentive (Kahneman, 1973):Procedura del compito secondario
 Interferenza da materiale non simile: posso ascoltare la radio mentre guido, ma se mi trovo nel traffico o la
strada è ghiacciata o c’è la nebbia, quindi le condizioni di giuda non sono ottimali, il compito che
normalmente è automatico mi richiede tutte le mie risorse attentive.
I comportamenti automatici inducono spesso errori, soprattutto quando siamo stanchi o sovrappensiero.
Altre prove a favore della selezione tardiva: il neglect
Prove neuropsicologiche: neglect o emineglegenza spaziale, lesioni al lobo parietale destro: incapacità di orientare
l’attenzione alla parte sinistra dello spazio. Difficoltà a esplorare, prestare attenzione, percepire o agire nello spazio
PERSONALE O EXTRAPERSONALE del lato opposto alla lesione. Lesione: lobulo parietale inferiore destro. Perché il
neglect è associato a lesione destra? L'emisfero destro possiede circuiti cerebrali capaci di rappresentare entrambi i
lati dello spazio, l’emisfero sinistro solo lo spazio controlaterale. La lesione sinistra puo’ essere compensata dalla
attivita’ delle aree di destra, mentre cio’ non può avviene per lesioni destre.
C’è elaborazione senza consapevolezza? Se si, influenza il comportamento? Es: casa in fiamma, parole a destra e
sinistra, priming destra-sinistra con figure e parole.
(Halligan e Marschall, 1988) In quale casa preferiresti vivere? Es. disegni di 2 case identiche, in una fiamme
provenienti da sinistra: la paziente dichiara che le 2 case sono identiche ma dice che preferirebbe vivere in quella
senza fiamme. Quindi: l’informazione è elaborata anche quando la mediazione dell’attenzione può essere esclusa a
causa di una lesione cerebrale. Informazione elaborata di cui non si ha consapevolezza ma che influenza decisioni e
comportamento.
Lobo frontali: particolarmente sviluppati nell’uomo.
Lesioni frontali: non determinano in genere deficit nelle capacità intellettive particolarmente evidenti (giustificazione
per la psico-chirurgia degli anni ‘30).
Sintomi principali: Perseverazione (es.: Wisconsing Card-Sorting Test) Sindrome da dipendenza ambientale (es.:
comportamento d’uso).
Quando ci sono le giuste condizioni, il cervello applica degli schemi automatici che vengono processati in maniera
inconsapevole dal soggetto. Percezione e azione sono guidati dall’ esperienza precedente.
Selezione competitiva: viene scelto lo schema comportamentale che è più saliente in quel momento, in base
all’attivazione ambientale e all’esperienza dell’individuo.
Sistema Attenzionale Supervisore :Componente di pianificazione e programmazione per la selezione di schemi. Opera
maggiormente in situazioni non routinarie, o di problem solving. Garantisce flessibilità comportamento. È in grado di
attivare e inibire schemi es: frenare non è automatico, ma è un’azione selezionata in base alle motivazioni interne e
all’ambiente esterno.
LA COSCIENZA
Definiamo la coscienza come la consapevolezza degli stimoli esterni e interni da parte del soggetto uno stato più
che un processo, e di norma si accompagna ad una manifestazione fenomenologica, un’esperienza che riflette un
determinato processo di elaborazione delle informazioni.
Nell’ambito dell’elaborazione delle informazioni la coscienza sarebbe presente nelle conoscenze dichiarative, ossia
nelle proposizioni che stabiliscono una relazione tra due o più idee e riguardano i contenuti della vita quotidiana. Per
contro, nelle conoscenze procedurali, che concernono le procedure con le quali si svolgono i compiti della vita
quotidiana, la coscienza può essere operante nella prima fase di apprendimento; con l’esercizio invece queste attività
diventano immediate e automatiche. Per questo motivo si distingue tra
 elaborazione automatica opera in modo molto rapido, non richiede risorse attentive, e avviene senza
l’intervento della coscienza.
 Elaborazione controllata È molto lenta, richiede l’intervento delle risorse attentive ed è consapevole.
CONSAPEVOLEZZA E COSCIENZA
cosa determina che cosa è conscio in questo esatto momento?
Processi inconsci: la coscienza, pur essendo una funzione autonoma si fonda e si radica sui processi inconsci. I
contenuti della coscienza costituirebbero l’esito funzionale dei processi nervosi elaborati in modo inconscio; di
conseguenza non siamo consapevoli dei processi (motori, sensoriali..) in sè stessi, ma solo dei risultati. Di norma si
distingue tra inconscio cognitivo e inconscio emotivo. Entrambi sono costituiti dai processi mentali di elaborazione
degli stimoli, che si concludono in atti di coscienza o di risposta emotiva. La coscienza concerne gli esiti di tali processi,
cioè i contenuti delle conoscenze o delle emozioni.
Per studiare la coscienza, i ricercatori hanno dovuto sviluppare metodologie che rendessero misurabili apertamente
esperienze che sono profondamente private. Un esempio sono i resoconti dei partecipanti (protocolli di
verbalizzazione del pensiero o TAP Think Aloud Protocols), utilizzati per Documentare le strategie mentali e le
rappresentazioni della conoscenza che partecipanti impiegano nello svolgimento di un compito.
Vi è anche il Metodo di valutazione dell’esperienza (ESM, experience.sampling method), dove partecipanti forniscono
informazioni sui loro pensieri e sentimenti durante l’arco di una normale giornata.
LE FUNZIONI DELLA COSCIENZA
Quando ci si riferisce alla questione delle funzioni della coscienza si cerca di capire perché abbiamo bisogno della
coscienza: che cosa aggiunge all’ esperienza umana?
Secondo una prospettiva biologica la coscienza si è evoluta perché aiutava gli individui a dare un senso alle
informazioni che provenivano dall’ambiente e a utilizzare queste informazioni nella pianificazione delle azioni più
appropriate ed efficaci. La coscienza aiuta l’adattamento all’ambiente in 3 modi:
- Funzione restrittiva: essa riduce il flusso di stimoli in ingresso, limitando quello che notate e quello su cio vi
focalizzate.
- Immagazzinamento selettivo: La coscienza permette di immagazzinare in modo selettivo informazioni che
volete analizzare e interpretare.
- Funzione di pianificazione: Rende capaci di sopprimere desidèri molto forti quando questi siamo in contrasto
con la morale, l’etica e le questioni pratiche.
STATI DI COSCIENZA ALTERATI
Ipnosi Stato di consapevolezza alternativo, caratterizzato dalla speciale abilità che hanno alcune persone di
rispondere alle suggestioni con cambiamenti di percezione, memoria, motivazione e senso di controllo di sè. Nello
stato ipnotico i partecipanti mostrano un’accresciuta responsività ai suggerimenti dell’ipnotizzatore.
L’ipnosi ha inizio con l’induzione ipnotica, un insieme di attività preliminari che minimizzano le distrazioni esterne e
incoraggiano i partecipanti a concentrarsi esclusivamente sugli stimoli suggeriti e a credere che stiano per entrare in
speciale stato di coscienza. L’ipnotizzabilità rappresenta il grado di responsività dell’individuo alla suggestione
ipnotica base genetica per l’ipnotizzabilità.
Effetti dell’ipnosi: studi suggeriscono che le persone ad alta ipnotizzabilità dispongano di una maggiore quantità di
tessuto cerebrale che consente loro di utilizzare al meglio l’ipnosi per il controllo del dolore(analgesia ipnotica)
Meditazione È una forma di alterazione della coscienza progettata per migliorare la conoscenza di sé attraverso il
raggiungimento di uno stato di profonda tranquillità. Nella meditazione concentrativa una persona può focalizzarsi è
regolare il respiro, assumere terminate posizioni corporee, minimizzare le stimolazioni esterne, generare specifiche
immagini mentali e liberare la mente da tutti i pensieri. Al contrario nella meditazione mindfulness l’individuo impara a
lasciare che ricordi e pensieri attraversino la mente senza reagire a essi in alcun modo.
CAPITOLO 5: SENSAZIONE E PERCEZIONE
Sensazione: impressione soggettiva, immediata e semplice che corrisponde a una determinata intensità dello stimolo
fisico. È un evento privato ma è comunicabile, comprensibile e comunicabile.
Psicofisica: Studio della relazione tra la sensazione soggettivo psicologica e le caratteristiche fisiche dello stimolo
esterno che l’hanno provocata  relazioni psicofisiche= relazione sistematiche
distinguiamo tra:
 soglia assoluta intervallo ottimale di intensità di uno stim0lo che evoca una sensazione. Uno stimolo deve
avere una certa intensità per evocare una sensazione(iniziale) fino alla soglia assoluta terminale
 soglia differenziale differenza appena rilevabile tra due intensità diverse dello stesso stimolo. (JND)
LEGGI DELLA PSICOFISICA CLASSICA
Legge o costante di Weber K=. ΔR/R
La soglia differenziale dello stimolo(ΔR) è una proporzione costante(K)dell’intensità dello stimolo iniziale R (per il peso
K uguale 0,02)
Legge di Fechner S=c log R + C
L’intensità della sensazione direttamente proporzionale al logaritmo dell’intensità dello stimolo (cioè sono giudicati
uguali variazioni quantitative di uno stimolo che avvengono sulla base di una percentuale fissa)
LA PSICOFISICA SOGGETTIVA
gli studi di weber e Fechner erano bassati sulla rilevazione della soglia differenziale, stevens usa un metodo differente,
la stima di grandezza. La funzione più efficace per descrivere la relazione tra giudizio sensoriale del soggetto e
l’intensità della sensazione è una funzione di potenza

la grandezza soggettiva della sensazione è una proporzionale all’ intensità dello stimolo (I) elevata a una certa potenza.
Modalità sensoriali benigne come rilevamento di intensità luminose hanno esponenti inferiore uno mentre quelli
nocive come la sensazione delle scariche elettriche hanno esponenti maggiori di uno.

La teoria della detezione del segnale (SDT, Green e Swets,1966)


Teoria psicofisica che quantifica la risposta di un osservatore alla presentazione di un segnale in presenza di un rumore
- rapporto segnale /rumore il segnale è lo stimolo o evento da rilevare; esso appare assieme a una certa
quantità di rumore (qualsiasi altra fonte di stimolazione che ha l’effetto di rendere meno identificabile il
segnale). Se c’è un basso rapporto segnale /rumore cresce il grado di incertezza al crescere dell’incertezza
aumenta il peso dei FATTORI SOGGETTIVI (aspettative, esperienza, stato psicologico, stile cognitivo,
valutazione del contesto)
- fattori soggettivi legati al processo decisionale
LA PERCEZIONE
Percezione: l’elaborazione delle informazioni sensoriali.
L’immissione diretta e immediata della presenza di determinate forme della realtà ambientale. Parliamo quindi di una
concatenazione di processi di natura diversa: eventi fisici (es. percezione visiva), fisiologici e psicologici (catena
psicofisica)
 eventi fisici: stimolazioni distali avvenimenti della realtà esterna che producono cambiamenti negli
apparati sensoriali del nostro corpo
 eventi fisiologici: Stimolazione degli apparati sensoriali stimolazioni prossimali. Trasmissione di specifici
messaggi nervosi inviati alle cortecce sensoriali primari.
 Eventi psicologici: Processi mentali alla base della realtà fenomenica
- Realismo ingenuo: vi è coincidenza fra la realtà fisica e la realtà percettiva o fenomenica davvero?
Principali fenomeni di discrepanza fra la realtà fisica e realtà fenomenica:
- Assenza dell’oggetto fisico e presenza dell’oggetto fenomenico (es: triangolo di Kanizsa)
- Assenza dell’oggetto fenomenico e presenza dell’oggetto fisico ( figure mascherate di Gottschaldt)
- Discrepanza fra oggetto fenomenico e oggetto fisico (illusioni ottico-geometriche)
RAPPORTO MONDO FISICO E MONDO FENOMENICO
Il mondo fenomenico non può avere luogo in assenza del mondo fisico e non vi sono corrispondenze punto a punto. Il
mondo fenomenico è in parte indipendente dal mondo fisico.
I PROCESSI BOTTOM-UP E TOP DOWN
Percezione: fenomeno complesso che si avvale di processi dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso Stimolazione
distale: gli oggetti presenti nella realtà esterna
Stimolazione prossimale: immagine retinica BIDIMENSIONALE
PROCESSI BOTTOM-UP: regolarità delle informazioni sensoriali. Si veda anche SENSAZIONE
PROCESSI TOP-DOWN: conoscenze del mondo, informazioni contestuali, ma anche aspettative. Fondamentali
entrambi i tipi di elaborazioni!
Principali teorie sulla percezione:
Teorie top-down: Es: Teoria costruttivista (Helmholtz, 1870; Bruner, 1957)
Teorie bottom-up: Es: Teoria della Gestalt (Wertheimer, 1923)
Approcci cognitivisti (sintesi processi top-down e bottom-up): Es: Teoria computazionale di Marr (1982
Teoria empiristica di Helmholtz (1870)
Le sensazioni elementari (corrispondenti ai dati sensoriali) sono per loro natura parcellari e fugaci. Mediante processi
di associazione, e in virtù dell’esperienza passata, sono sintetizzate nella percezione di oggetti ed eventi (importanza
dell’apprendimento che deriva dall’esperienza passata). In questi processi agisce il principio dell’inferenza inconscia
(una sorta di ragionamento rapido e inconsapevole grazie al quale si integrano le sensazioni elementari con le
conoscenze che già si posseggono).
Teoria costruttivista (Bruner, 1957)
La percezione si basa su una attiva ricerca della migliore interpretazione possibile delle caratteristiche disponibili.
Controllo delle ipotesi: processo top-down di “costruzione” della percezione. Connessione della percezione con
aspettative, bisogni e motivazioni dell’individuo. La realtà fenomenica è costruita in base ai dati sensoriali
(fondamenta), dati in memoria (esperienza passata), e processi mentali di alto livello (controllo delle ipotesi).
La scuola della Gestalt
E' nota anche come “scuola di Berlino” (Werheimer, Koehler, Koffka, Lewin ecc).
La percezione non è preceduta da sensazioni ma è un processo primario e immediato (NO al concetto empirista di
Helmholtz di esperienza passata)non è un atto intelligente. È il risultato dell’organizzazione interna delle “forze” che si
vengono a creare fra le diverse componenti di uno stimolo (concetto di campo percettivo). La realtà di appare
costituita da unità coerenti e e strutturate (cioè, come Gestalt).
Principali contributi: principi di organizzazione percettiva, articolazione figura-sfondo, percezione del movimento,
percezione della profondità.
La teoria computazionale di Marr (TRE fasi dell’attività percettiva) computazionale(gli algoritmi ce servono per
dotare visione e percezione alle macchine sua questo impianto)
1. Schema grezzo primario (a 2D): formazione di linee, punti e barre sulla base degli scarti di luminosità
dell’immagine (dati sensoriali): sulla base del pattern di attivazione derivato dalla trasduzione dell’impulso si
forma uno schema grezzo primario a 2 dimensioni come la retina. Il modo in cui la retina viene stimolata ha
un ordine significativo che viene interpretato dal cervello e dove c’è ordine c’è informazione. Il dato
sensoriale è molto informativo.
2. Schema a due dimensioni e mezza: conversione dello schema grezzo originario sulla base degli indizi di
profondità centrati sulla prospettiva dell’osservatore (principi di organizzazione percettiva della Gestalt):
iniziano a definire in modo più marcato i confini degli oggetti e cominciano a restituire un po’ di profondità e
di tridimensionalità; qui intervengono i principi delle leggi della percezione per determinare gli oggetti.
3. Modello tridimensionale: costruzione di un modello a 3D che rappresenta in modo completo le relazioni
spaziali tra gli oggetti, anche indipendentemente dalla prospettiva dell’osservatore (esperienza passata): il
cervello utilizza ciò che sa del mondo per attribuire ancora più significato a ciò che è stato elaborato nelle fasi
precedenti. Costruisce un modello tridimensionale completo indipendente dalla particolare prospettiva che
ho in un dato momento per cui io percepisco un mondo molto più ricco rispetto a quello che mi viene
veicolato soltanto dal dato sensoriale perché sono in grado di utilizzare l’esperienza passata.
Sulla base di questa teoria sono state create delle strutture per dare la visione alle macchine.
PROCESSI BOTTOM-UP: L’ORGANIZZAZIONE PERCETTIVA
- Articolazione figura-sfondo
- Principi di raggruppamento percettivo
- Percezione del movimento
- Percezione della profondità
Le leggi dell’articolazione figura-sfondo:
 Inclusione: a parità di altri fattori, l’inclusione è un potente fattore nella figura/sfondo.
 Convessità: in genere le figure convesse sono la figura, il resto è lo sfondo, ciò che racchiude una porzione di
spazio limitato tende a diventare oggetto ed il resto sfondo.
 Area minore: di solito nella realtà gli oggetti ricoprono un’area minore rispetto allo sfondo, quindi a parità di
altre condizioni, la zona di area minore tende ad essere considerata oggetto ed il resto sfondo.
 Orientamento: a parità di altri fattori, quello che è orientato orizzontalmente o verticalmente tende ad
emergere come oggetto mentre il resto diventa sfondo.
Figure reversibili (inversione sistematica fra figura e sfondo); la reversibilità è un chiaro segno di instabilità percettiva;
è impossibile percepire contemporaneamente i due stimoli entrambi o come figura o come sfondo
Contorni anomali: l’articolazione figura-sfondo può avvenire anche in assenza di contorni fisici (triangolo di Kanizsa)
Principi di raggruppamento percettivo
Il campo percettivo non è né omogeneo (o indifferenziato) né caotico, ma è organizzato secondo unità percettive in
funzione dei cosiddetti principi di organizzazione percettiva della Gestalt:
– legge della vicinanza : a parità di altre condizioni, si unificano gli elementi vicini.
– legge della somiglianza a parità di altre condizioni, si unificano gli elementi simili
– legge della buona direzione : a parità di altre condizioni si unificano gli elementi che presentano continuità di
direzione (es: cuore con freccia)
– legge della chiusura: a parità di altre condizioni si unificano gli elementi che tendono a chiudersi fra loro
– legge del destino comune (riguarda configurazioni in movimento) : a parità di altre condizioni, si unificano gli
elementi che condividono la stessa direzione di movimento.
La percezione del movimento
con i nostri spostamenti, la stimolazione prossimale si sposta continuamente ma noi non percepiamo il movimento, ci
sono dei limiti nella percezione del movimento, ci sono delle soglie esattamente come per le sensazioni. Per percepire
il movimento è necessaria una organizzazione spazio-temporale adeguata, ad esempio la pellicola cinematografica,
costituita da una serie di immagini statiche che però ci sono sottoposte molto velocemente: 
 I vincoli fisiologici sottesi alla percezione del movimento (limiti sensoriali)
 La discrepanza fra il movimento reale ed il movimento fenomenico
Possiamo avere 3 casi:
 Occhio fermo ed oggetto in movimento
 Occhio in movimento ed oggetto fermo
 Entrambi in movimento relativo
Avremo uno scorrimento dell’immagine sulla retina uguale in tutti e 3 i casi.
In ogni istante il cervello deve attribuire il movimento al caso corretto tra i 3 elencati. Io ho informazioni sul fatto che
l’occhio oppure il corpo umano si sta muovendo o meno ma se non sono più io a guidare ad esempio, perdo il controllo,
anche se ho delle informazioni relative alla situazione e sono in grado di attribuire il movimento nel modo corretto.

La percezione della profondità (stereoscopia)


Il problema di partenzaLo spazio percettivo ha tre dimensioni, mentre le immagini retiniche sono bidimensionali.
Eppure noi percepiamo la profondità.
Indizi fisiologici: convergenza accomodazione disparazione binoculare
Indizi pittorici:
– la prospettiva tissurale e la prospettiva lineare
– il chiaroscuro
– l’occlusione o la sovrapposizione parziale
– l’altezza sul piano dell’orizzonte
– la parallasse di movimento
La corteccia associativa parieto-temporo-occipitale riceve informazioni dal cristallino, il segnale motorio che comanda
la sua curvatura: se è incurvato, l’oggetto è vicino, se è disteso, l’oggetto è lontano. Quando fissiamo oggetti distanti
da noi, oltre alla curvatura del cristallino (accomodazione): se l’oggetto è vicino, gli occhi sono più convergenti, se è
lontano sono più divergenti fino a fissare l’orizzonte, dove gli occhi non hanno convergenza. La convergenza degli
occhi indica quanto l’oggetto che sto fissando è vicino o lontano.
Disparità binoculare: quando io osservo un oggetto vicino, ciascun occhio manda un’immagine differente al cervello
perché ha una prospettiva leggermente differente. Noi non ce ne rendiamo conto perché uno dei compiti della
corteccia visiva è la fusione binoculare, la fusione di immagini differenti in un’unica immagine.

La prospettiva tissurale e la prospettiva lineare: le superfici su cui ci troviamo hanno una trama ed un tessuto che si
infittisce man mano che si allontana da noi (prospettiva tissurale):

Queste due prospettive sono molto informative per la nostra corteccia visiva. I raggi luminosi riflessi dalle superfici
presenti nell’ambiente veicolano tantissima informazione ed hanno un ordine intrinseco che viene colto dal nostro
cervello. Se si cancellassero tutti i riferimenti alla prospettiva lineare si scoprirebbe che le due immagini sono uguali:
Sovrapposizione o occlusione parziale: l’oggetto che è più vicino a noi copre totalmente o in parte l’oggetto che è più
lontano da noi. Il fatto di vederli interi o in parte ci danno informazioni sulla loro distanza da me:
Di solito, ciò che è più vicino a me è nella parte bassa del campo visivo e ciò che è più lontano è nella parte alta e
stimolano parti differenti della retina.
Chiaroscuro: uno scarto di luminosità ci indica un movimento: verso il chiaro si sta avvicinando a noi, verso lo scuro si
allontana, se non c’è coerenza non percepisco la profondità:

Parallasse di movimento: pensiamo ad un osservatore che si muove lungo l’asse e mentre si muove i raggi luminosi
entrano con angolazioni differenti dagli oggetti.
Gli oggetti più vicini si muovono più velocemente nel nostro campo visivo rispetto agli oggetti più lontani. Inoltre si
possono sovrapporre. Il cervello utilizza tutte queste informazioni e le confronta con le informazioni presenti in
memoria. Dato il gran lavoro, è necessario esserne inconsapevoli. Tutto ciò che non è rilevante, come i processi
intermedi di elaborazione, non producono consapevolezza.

CAPITOLO 5: APPRENDIMENTO
Parlare di apprendimento significa parlare di una capacità che ha la massima espressione nella nostra specie.
Il comportamento di qualsiasi organismo dipende dal patrimonio genetico e dalle proprie esperienza personali. Più un
organismo è flessibile, più è in grado di apprendere dall’ambiente, più è rigido, più il comportamento è determinato
dalla genetica. Sono gli organismi meno evoluti 
Apprendimento: qualsiasi cambiamento duraturo nel modo di agire di un organismo, sulla base della sua esperienza,
che gli permette di meglio adattarsi all’ambiente esterno.
Apprendimento associativo: studiato a fondo dai comportamentisti perché pensavano fosse l’unica forma di
apprendimento umano ed animale. L’adattamento all’ambiente è possibile tramite due tipi di previsoni che rilevano
rapporti di cooccorrenza (e quindi di causa-effetto):
- Tra eventi (quali eventi seguono altri eventi nel mondo
- Tra comportamenti ed eventi (quali eventi sono sotto il nostro controllo e quali dipendono dalle nostre
azioni)
 Condizionamento classico: l’organismo è fermo e gli eventi si susseguono nel tempo 
 Condizionamento operante: l’organismo fa qualcosa per modificare l’ambiente, ma non cerca di
comprendere meccanismi di causa-effetto, non c’è inferenza né schemi di ragionamento. La natura ha
premiato il fatto che un organismo possa cambiare il proprio comportamento anche senza capirne il motivo,
ecco perché sono presenti anche in animali che non hanno un cervello particolarmente sviluppato. Hanno
una precisione ed un valore adattivo molto importante.
IL CONDIZIONAMENTO CLASSICO
Ivan Pavlov, fisiologo russo, studia i processi di salivazione nel cane. Si accorge che, se alla presentazione del cibo fa
precedere il suono di una campanella, la salivazione inizia al suono della campanella.
Riflesso: collegamento stimolo-risposta che non è appreso, ma arriva dalla storia della specie.
Se c’è una ripetizione dello stimolo si ha apprendimento riflesso.
- Stimolo incondizionato: stimolo che produce una risposta condizionata senza bisogno di condizionamento
(es. il cibo).
- Stimolo condizionato: prodotto dalla ripetizione dell’associazione.
Questo meccanismo ha un forte valore adattivo in quanto permette di anticipare ciò che succederà in seguito, sia in
senso positivo che negativo. 
Con stimoli negativi il condizionamento è ancora più veloce.
PRINCIPALI PROCESSI DEL CONDIZIONAMENTO CLASSICO
Ci sono alcune fasi:
 Acquisizione: abbinamento dello stimolo condizionato con lo stimolo incondizionato (campanella e cibo) e
raggiunge un massimo di risposta
 Estinzione: si presenta solo lo stimolo condizionato (campanella senza cibo): in poche prove si ha una
diminuzione della risposta (salivazione) fino ad arrivare praticamente a 0. 
 Riposo: un periodo in cui non viene presentato nessun tipo di stimolo
 Riacquisizione: si nota che lo stimolo neutro non sarà più tale: il cane, anche dopo l’estinzione ed il riposo,
avrà mantenuto memoria dell’associazione e quindi la risposta non ripartirà da 0 e bastano poche
associazioni per raggiungere il massimo della risposta condizionata. 

Questi processi di apprendimento sono irreversibili oppure sono necessarie associazioni alternative per cambiarle. È
alla base delle terapie psichiatriche comportamentali e cognitiviste, che cercano di sostituire delle fobie con
associazioni positive. Pavlov è poi andato a vedere quali caratteristiche devono avere gli stimoli e le associazioni per
avere condizionamenti più o meno efficaci, nel senso della quantità della risposta condizionata e dal numero di
ripetizioni necessarie per ottenerla:
Condizionamento ritardato: lo stimolo condizionato parte prima e permane anche mentre si verifica lo stimolo
incondizionato; è la forma più efficace di condizionamento
Condizionamento di traccia: lo stimolo condizionato termina prima della presentazione dello stimolo incondizionato;
efficace, ma solo se il gap tra i due stimoli è contenuto.
Condizionamento simultaneo: non molto efficace perché cade la funzione predittiva dello stimolo incondizionato in
quanto gli stimoli vengono presentati assieme.
Condizionamento retrogrado: inefficace in quanto la successione temporale è invertita.

Recupero spontaneo e riacquisizione dimostrano quanto sia difficile eliminare completamente gli effetti
dell’apprendimento per condizionamento classico.
Apprendimento cieco: solo fattori temporali?
Generalizzazione e discriminazione, selettività del condizionamento. È molto preciso.
Generalizzazione:
Se usiamo un suono di 1000 Hz come stimolo condizionato, nel periodo di estinzione possiamo presentare anche suoni
a frequenza diversa. Se misuro la risposta condizionata dell’animale ai suoni, la quantità massima di risposta
condizionata per la frequenza di 1000 Hz, ma anche altri suoni produrranno una certa risposta condizionata. Questa
risposta è tanto più marcata quanto più il suono è simile a quello con il quale è stato condizionato l’animale nel
periodo di acquisizione. L’animale presta maggiore attenzione in generale ai suoni, in particolare a quelli simili a quello
condizionante.
Discriminazione:
Se nella fase di acquisizione presento suoni di diversa frequenza ma lo stimolo incondizionato è associato solo ad un
suono, quello di 1000 Hz, abbiamo un ambiente più preciso e solo il suono da 1000 Hz produce la risposta
condizionata.
Selettività del comportamento:
La selettività del condizionamento dipende solo da quanto è preciso l’ambiente.
Condizionamento di ordine superiore:
Pavlov osservò che dopo aver condizionato il cane a salivare al suono di una campanella (SC), si poteva condizionare
un altro stimolo, come una luce (SC’), ad attivare la salivazione accoppiandolo ripetutamente con la campanella senza
aver mai presentato il cibo.
SC’ + SC -> salivazione
SC’     --  -> salivazione
La differenza tra noi e gli animali è la capacità di costruire associazioni più lunghe.
APPRENDIMENTO ASSOCIATIVO-Gli antecedenti del condizionamento operante:

L’apprendimento per prove ed errori di Thorndike: il gatto affamato riesce ad uscire da una gabbia grazie ad una serie
di tentativi o alla messa in atto di un possibile mezzo di fuga dopo l’altro finché uno casualmente ha successo. Qualora
si associ in modo sistematico ad un solo comportamento l’effetto desiderato allora si ha l’apprendimento.
Legge dell’effetto: aumento della frequenza della risposta che ha prodotto un esito positivo.
Sono associazioni che avvengono in modo casuale ma che poi portano ad un apprendimento se ripetute diverse volte.
A destra si vede la corrispondenza tra i tempi che il gatto impiega prima di ripetere l’azione che porta all’apertura della
gabbia. Funziona anche con azioni scollegate con la gabbia, ad esempio aprire la porta se si gratta un orecchio.
IL CONDIZIONAMENTO OPERANTE
Skinner distingue tra:
  Comportamenti rispondenti, derivati da riflessi innati o appresi tramite il condizionamento pavloviano
 Comportamenti operanti, non derivati da riflessi innati ma emessi spontaneamente dall’organismo (rinforzo
positivo o negativo).
La scatola di Skinner: leva e distributore di cibo:

TIPI DI RINFORZO
Il rinforzo ha la funzione di aumentare la probabilità di un comportamento. 
Rinforzo positivo e negativo: aumentano la probabilità di emissione di una risposta desiderata fornendo stimoli
positivi o eliminando stimoli negativi
 Eventi che rinforzano in modo innato, rinforzatori primari: es. cibo
 Rinforzatori secondari: es. presenza dell’adulto per un neonato, affetto e stima altrui, es. voto a scuola
Punizione: consiste in una contingenza volta a diminuire la probabilità di comparsa di una risposta non voluta.
- Positiva: fornisco uno stimolo negativo per diminuire la compardsa di un comportamento. (multa se si passa
con il rosso)
- Negativa: sottraggo qualcosa che è positivo (bambino che sbaglia, non può uscire)
Gran parte dei sistemi legislativi si basano su punizione e rinforzo, per tendere a far diminuire certi comportamenti.
IL RINFORZO INTERMITTENTE
Skinner scoprì che la risposta dell’animale era più rapida quando l’abbassamento della leva produceva solo a volte il
cibo.
Seguendo uno schema di rinforzo intermittente l’animale continuerà a rispondere molto più a lungo durante il
periodo
di estinzione (cioè quando non vi è alcun rinforzo) perché l’animale si sarà abituato ad avere dei momenti in cui
l’azione
non comporta direttamente il risultato sperato. I comportamentisti si misero a studiare quale programma di rinforzo
fosse il più efficace. Skinner sperimentò diversi programmi di rinforzo in funzione di:
 Tempo: posso rinforzare un animale dopo che è passato un certo periodo di tempo
o Intervallo fisso: l’animale compie l’azione ma io lo rinforzo ad intervalli regolari anche se non ha
compiuto l’azione
o Intervallo variabile: si basa sul tempo e non su quante volte l’animale ha compiuto l’azione
 Prestazione: posso rinforzare un animale dopo che ha prodotto per un certo numero di volte la risposta
desiderata una volta che l’apprendimento si è stabilizzato:
o Rapporto fisso: lo rinforzo dopo un tot di volte che ha compiuto l’azione; non dipende dal tempo
che passa
o Rapporto variabile: stesso discorso di prima, ma il numero di ripetizioni ogni volta cambia.
Come si vede dal grafico, la situazione con il più grande effetto è quello a rapporto variabile. In particolare:
 Intervallo fisso e variabile: l’animale dopo un po’ ha capito che dopo tot riceverà il rinforzo, pertanto ha dei
tempi morti nel primo caso
 Rapporto fisso e variabile: l’animale capisce che se non agisce non riceverà il rinforzo e pertanto aumenta la
prestazione.

IL MODELLAMENTO (SHAPING)
Difficoltà nell’insegnare comportamenti inizialmente non presenti anche se possibili: modellamento (shaping): si
premiano tutte le risposte che si avvicinano a quella desiderata aumentando la ricompensa quando ci si avvicina alla
risposta completa.
Es. insegnare ad un piccione a girare su se stesso
Es. addestrare animali da circo
Es. imparare a sciare, a nuotare, ecc.
In pratica si rinforzano comportamenti complessi per approssimazioni successive.
APPRENDIMENTO DI ORDINE SUPERIORE (COGNITIVO)
In epoca comportamentista: anche in specie non particolarmente evolute, l’esperienza produce delle forme di
astrazione che possono poi essere utilizzate in altre situazioni che l’organismo considera simili a quelle che ha già
affrontato precedentemente.
Apprendimento per concetti (anche il ratto impara il concetto!): condizionamento con due volti generalizzato a due
segmenti: l’apprendimento genera astrazione, e questo comporta la presenza di processi cognitivi ed ha mandato in
crisi i comportamentisti. C’è una tensione della mente a creare dei modelli che per analogia possono essere utilizzati in
situazioni differenti.
Apprendimento latente e mappe cognitive (rappresentazioni mentali) tempo: 1 ora
APPRENDIMENTO LATENTE
Apprendimento latente: forma di apprendimento che avviene in assenza di rinforzo e non è apparente finché non
viene introdotto un rinforzo
Comportamentismo classico: apprendimento come prestazione.
Distinzione tra apprendimento, inteso come processo interno e comportamento o performance, inteso come
processo osservabile. L’apprendimento viene inferito dal comportamento ma non coincide con esso.

Nell’immagine precedente si vede un tipico labirinto comportamentista: il ratto viene messo nel punto di partenza e le
prime volte arriva alla food box per caso. Nei giorni successivi il numero di errori diminuisce, il ratto arriva più
velocemente alla food box.
Cosa succede se si mettono dei ratti ma senza rinforzo? Il gruppo degli esploratori è un gruppo di ratti che non viene
rinforzato se non dopo 10 giorni. Si nota che la prestazione dopo il rinforzo risulta nettamente migliore.

Se fosse vero che non si apprende senza rinforzo, la curva dei ratti esploratori dopo il decimo giorno dovrebbe
coincidere con quella del gruppo di controllo dal primo giorno, ma non è così.
Il rinforzo rende evidente l’apprendimento, ma l’apprendimento può avvenire anche senza il rinforzo. L’organismo è
attivo. L’apprendimento non è solo guidato dall’esterno, ma anche da motivazioni e scopi dell’organismo. Si aprono
quindi le porte al passaggio dal comportamentismo al cognitivismo.
In epoca cognitivista:
 Insight (Gestalt)
 Apprendimento sociale: imprinting, apprendimento osservativo
APPRENDIMENTO PER INSIGHT: LA PSICOLOGIA DELLA GESTALT
Gestalt: contro l’associazionismo, non apprendimento per prove ed errori (Thorndike)
Sequenza tipica di comportamento:
 Fallimento
 Pausa
 Osservazione dei potenziali strumenti
 Tentativo riuscito
Improvvisa ristrutturazione del campo percettivo: gli stimoli presenti assumono funzioni nuove, entrano in una
interazione dinamica nuova.
Köhler (1925): lo scimpanzè e la banana all’esterno della gabbia o appesa. Canne di bambù unite per raggiungere il
cibo
troppo in alto per raggiungerlo con una sola canna.
L’insight genera nuove strategie che poi io posso riprodurre nel caso mi trovi nelle stesse condizioni. Per l’insight
serve la corteccia associativa prefrontale.  L’insight (uno o più) sono alla base della capacità di problem-solving e della
creatività. L’organismo procede in maniera attiva, facendo ipotesi, previsioni e valutazioni continue. Ioltre l’insight
ottenuto da uno viene copiato per apprendimento osservativo da un altro.
KONRAD LORENZ E L’IMPRINTING
Nelle specie animali esiste un periodo critico in cui i piccoli apprendono e memorizzano le caratteristiche della
figura allevante.
Oche: “prontezza” del piccolo a seguire il primo oggetto in movimento(vivo o no)e più grande di lui (nelle prime 48h di
vita); obiettivo: mantenere la prossimità con la propria madre, che assicura la sopravvivenza.
Lorenz: prima figura in movimento vista dagli anatroccoli: anatroccoli indirizzano a Lorenz le loro richieste di
accudimento e ignorano la madre vera
I pulcini di oca non entrano in acqua da soli, mamma oca entra in acqua e li chiama. Lorenz ha fatto la stessa cosa:
Ha dato poi a ciascun collaboratore un uovo ed ha attivato l’imprinting, poi ha mischiato i pulcini tra di loro e i
collaboratori tra di loro: i pulcini sono andati velocemente verso la loro “mamma”. 
APPRENDIMENTO SOCIALE: IMITAZIONE E APPRENDIMENTO PER OSSERVAZIONE
L’imitazione è uno strumento importantissimo. Noi siamo gli animali che richiedono per più tempo forme di
apprendimento che dipendono dagli altri individui della società. 
Il volto umano è lo stimolo che attira di più il neonato in assoluto. Se gli mettiamo davanti un oggetto qualsiasi si
stanca presto, ma se gli mettiamo davanti un volto umano rimane fisso su di esso per molto più tempo e lo imita.

Il volto umano veicola una serie di informazioni importantissime, ad esempio le emozioni. Si impara per imitazione
anche da adulti, ad esempio per gli atti motori, come ad esempio se si prendono lezioni di sci. Cerchiamo di imitare
quello che fa un’altra persona.
Macachi di Koshima: apprendimento sociale per imitazione:
Alcuni ricercatori negli anni ’60 gettarono sulla spiaggia delle patate dolci. I macachi uscirono dalla foresta e presero
l’abitudine di mangiarle dopo averle pulite dalla sabbia. Una femmina inizio a lavare le patate nel mare e solo chi
aveva legami di parentela con un “pulitore” o “pulitrice” lavava le patate in mare. Questo tipo di apprendimento è per
imitazione e socialità. Ora tutte le scimmie dell’isola lavano le patate in mare, ed alcune hanno preso gusto per il sale e
le immergono ad ogni morso:

Siamo predisposti per decodificare i comportamenti degli altri ed imitarli.


Questo era il flusso dell’attività cerebrale come l’avevamo descritta, ma in realtà non è proprio così: a partire dagli
anni ’90 ci si è resi conto che nelle aree motorie superiori ed in alcuni casi nelle altre aree esistono neuroni motori che
si attivano anche quando l’individuo non sta facendo un movimento ma sta osservando un’altra persona che sta
facendo un movimento finalizzato. Quando abbiamo a che fare con il comportamento manifesto degli altri, non è
soltanto un atto percettivo puro, ma entrano nell’elaborazione anche i neuroni motori anche se noi non facciamo
nulla, sono i cosiddetti neuroni specchio.

Comprendere le azioni degli altri comprende anche il fatto che ci sia una sorta di simulazione motoria (risonanza
motoria) a livello del cervello. Si tratta di un atto percettivo che prevede l’intervento di neuroni motori. Tale risonanza
è tanto più pronunciata quanto più io so svolgere quella particolare attività. La percezione di un atto motorio si basa
sulla simulazione e tale simulazione può essere rintracciata anche a livello periferico. L’organismo si predispone in
modo automatico a fare, imitare quello che fa un’altra persona, anche se siamo fermi.
I neuroni specchio sono fondamentali per tutte le forme di apprendimento sociale, un loro malfunzionamento può
comportare disturbi della capacità di apprendere dagli altri e di comprendere le emozioni degli altri. 
I neuroni specchio si attivano anche quando guardiamo oggetti che compiono un’azione che fa parte della nostra
capacità motoria ed ha un aspetto antropomorfo (ad esempio un robot). Se invece non è di tipo antropomorfo non si
attivano.
Per concludere: un’azione è compresa perché la rappresentazione motoria di quell’azione è attivata nel nostro
cervello. Non soltanto una percezione sensoriale, ma anche motoria.
NUOVE FRONTIERE DI APPRENDIMENTO
- E-learning: Forma di apprendimento che sceglie come strumento privilegiato la tecnologia. All interno di
questa categoria rientrano sia gli apprendimenti delle tecnologie, sia gli apprendimenti attraverso le
tecnologie come l’apprendimento a distanza e l’apprendimento online. L’apprendimento delle tecnologie fa
riferimento un insieme di processi cognitivi di natura esplicita implicita, deducibili delle azioni eseguite sul
prodotto tecnologico. L’apprendimento della tecnologia implica un cambiamento permanente la per sezione
tecnologica di un individuo e dell’apprendimento che avviene in sinergia con gli altri processi cognitivi. L’e-
learning si distingue da forme di autoapprendimento non guidato. Anche se la figura del docente non è
fisicamente presente, egli svolge il ruolo centrale tramite l’interazione virtuale. L’e-learning presenta una
maggiore frammentazione ma tra i vantaggi abbiamo la flessibilità e la possibilità di autoregolazione
dell’apprendimento.
- Serious Games: Attività digitale interattive che traverso la simulazione virtuale consentono ai partecipanti di
fare esperienze precise e accurate, in grado di promuovere attraverso il gioco percorsi attivi, partecipati e
coinvolgenti di apprendimento nei vari domini dell’esistenza umana combinazione simulazione,
apprendimento e gioco
VALUTAZIONE DELL’APPRENDIMENTO.
La valutazione è un momento essenziale e critico per ogni forma di apprendimento. È necessario verificare e misurare
quanto il discente ha imparato e in che modo. Nonostante gli indubitabili vantaggi dei vari metodi di valutazione
menzionati è presente il rischio di distorsione dovuto ai limiti dell’attendibilità, della validità, degli stati motivi degli
atteggiamenti degli individui. A questo proposito i Serious Games Rappresenta una rivoluzione dei processi di
valutazione punto non mi è più separazione fra apprendimento valutazione Ma avvengono allo stesso tempo : l’allievo
è valutato il momento stesso in cui stai imparando. È la valutazione dinamica nella quale il fruitore è fornito un
feedback in tempo reale nel momento stesso in cui sta imparando concetto di Zona di sviluppo
prossimalel’utente ha modo di correggere la sua impostazione mentale, di prendere in considerazione aspetti
ignorati fino a quel momento e di combinarli insieme in modo nuovo. Tali metodi di misurazione possono essere
impiegati nella fase iniziale dell’attività di apprendimento al fine di accertare il livello di partenza (baseline), nella fase
conclusiva per verificare identità dei progressi in quali settori siano verificati, non che a distanza di tempo per
controllare la durata la persistenza all’efficacia degli apprendimenti stessi.(follow-up)
CAPITOLO 6: LA MEMORIA
Capacità di mantenere le informazioni acquisite dal sistema per più o meno tempo in modo da poterle avere a
disposizione ed utilizzare per lo svolgimento dei compiti che si porranno all’individuo.
Ha a che fare con tre processi fondamentali:
- Codifica (acquisire l’informazione )
- Immagazinamento e ritenzione (mantenimento nella memoria
- Recupero (“ripescarla” cioè riportarla allo stato attivo)
LA CODIFICA
Si riferisce al modo (modalità sensoriale) in cui l’informazione viene immagazzinata nel sistema, es. forma visiva o
proposizionale o in una forma multidimensionale. Possono esistere differenti rappresentazioni delle conoscenze nella
nostra mente: formato verbale, formato motorio (ciò che sappiamo fare) e formato analogico derivante dalla
percezione. A volte sono ridondanti e si sovrappongono.
Il codice si riferisce all’insieme di regole che noi utilizziamo per trasformare le informazioni provenienti dall’ambiente
circostante in modo che possano essere conservate nella memoria
 Codifica incidentale: non avevo intenzione di ricordare l’informazione: es. cosa avete mangiato oggi a
colazione? L’ultima volta hai studiato di giorno o di sera?
 Codifica intenzionale: es. prendere appunti per l’esame
I processi di memoria: la codifica e la teoria dei livelli di elaborazione:
Teoria dei livelli di elaborazione (Craik & Lockhart, 1972): distinzione tra codifica superficiale / profonda (semantica):
hanno preso 3 gruppi di soggetti che avevano a disposizione la stessa lista di parole per lo stesso tempo. I soggetti
dovevano fare 3 compiti che richiedevano secondo gli autori tre tipi di attività differenti (si tratta di codifica
incidentale, solo alla fine si richiedeva ai partecipanti di ricordare le parole):
 Codifica superficiale: caratteristiche fisiche dello stimolo: è scritto con lettere maiuscole?
 Codifica intermedia: caratteristiche fonetiche: fa rima con…? Non è ancora previsto l’accesso al significato, ai
livelli più profondi, alla categoria semantica
 Codifica profonda: caratteristiche semantiche: è un tipo di…? Si tratta di una codifica più impegnativa.
Nel grafico sottostante si vede la percentuale di parole ricordate in base al tipo di codifica. Si nota che la quantità di
ricordo è significativamente differente. La codifica è funzione del livello di elaborazione: più l’elaborazione è
profonda, più materiale viene codificato.
STRATEGIE DI APPRENDIMENTO E MEMORIA
Metodo PQ4R:
- Preview: scorrere il capitolo
- Questions: porsi delle domande relative al contenuto
- Read: leggere attentamente cercando di rispondere alle domande precedentemente formulate
- Reflect: riflettere, mettere in relazione le nuove conoscenze con quanto si possiede già
- Recite: ripetere quanto si è letto senza guardare il testo
- se non si ricorda a sufficienza, riprendere il testo e ripetere le fasi 2/3/4 per le parti in cui si sono incontrate
difficoltà di rievocazione
- Review (rassegna finale): alla fine di ogni capitolo del testo ripensarlo nel suo insieme e ricordarne i principali
concetti espressi.
La codifica: come migliorarla:
Modalità di organizzazione del materiale che facilitano la codifica:
 Chunking: gli items si ricordano meglio se in blocchi ad esempio mi costruisco un’immagine contenente tutti
gli oggetti, preferibilmente assurda
 Associazione dell’informazione a rime o ritmi
 Mnemotecniche a carattere immaginativo.
Mnemotecnicne:
Elemento centrale delle mnemotecniche: associazione con conoscenze preesistenti:
1. Metodo dei loci: ricordo come passeggiata tra i loci della memoria: capacità di ricordare fino a 2000 items di
una lista dopo 1 sola presentazione: associo un mio percorso abituale al quale immagino di associare gli
oggetti
da ricordare
2. Metodo della parola piolo: si apprende una lista di parole ad alto valore immaginifico e successivamente si
associano gli elementi da ricordare
3. Inserimento delle parole in una storia
4. Uso di acronimi: es. per ricordare i colori dell’arcobaleno in ordine: Red, Orange, Yellow, Green, Blue, Indigo,
Violet -> Richard Of York Gave Battle In Vain
5. Uso di rime, ritmi: es. 30 giorni conta novembre …
IL RECUPERO
Si tratta di un atto ricostruttivo. Le tracce di memoria sono solo disposizioni o potenzialità
Il recupero può avvenire in 3 situazioni diverse:
o Rievocazione libera: quando non ho alcun elemento che riguarda il materiale da recuperare rispetto
a quando è stato codificato
o Rievocazione suggerita: c’è qualche suggerimento per il recupero la quantità e la qualità del
ricordo è maggiore
o Riconoscimento: è la situazione più semplice
Certe informazioni possono essere recuperate più facilmente nel secondo caso, ma sono comunque presenti in
memoria.
L’informazione codificata non è automaticamente recuperata: il contesto del recupero può influire sulla quantità e
qualità del recupero stesso.
 Importanza dei cues (suggerimenti): la compatibilità tra le situazioni di codifica e di recupero aumenta il
ricordo (principio di specificità di codifica); se mi trovo nella stessa situazione durante la codifica ed il
recupero, il ricordo aumenta, probabilmente si creano delle associazioni tra l’ambiente e l’informazione che
sto acquisendo. Questo è vero anche per lo stato d’animo.
Principio della specificità di codifica: la traccia dell’evento ed il cue devono essere compatibili per un recupero
migliore
 Effetto del contesto ambientale: si ha un ricordo libero (non un riconoscimento) migliore se il contesto di
codifica e di recupero è lo stesso
 Effetto del contesto interno: effetto anche di alcool, droghe, stato d’animo: recupero migliore se stesse
condizioni durante la codifica ed il recupero.
Immagazzinamento e ritenzione:
Come viene consolidata la traccia mnestica a breve termine (presente nella memoria di lavoro – 30 secondi, un
minuto)? Come si formano le memorie a lungo termine?
Il passaggio nella memoria a breve termine non implica che si formi una traccia mnestica a lungo termine.
Plasticità cerebrale:
 I neuroni presinaptici possono diventare più efficaci nel rilascio di neurotrasmettitori
 I neuroni post-sinaptici possono diventare più ricettivi al neurotrasmettitore
 Possono nascere nuove connessioni
Sappiamo che informazioni diverse di uno stesso evento sono rappresentate in zone differenti del cervello (info visive,
emotive, procedurali, ecc.)Non sappiamo a quale particolare configurazione neurale corrisponda un particolare
ricordo.
Molte info sul consolidamento derivano dai pazienti amnesici.
Ebbinghaus (1876)
Vuole studiare i processi puri di memoria, quelli indipendenti dalle nostre conoscenze pregresse, quindi usa sillabe
senza senso: DAK, MIF, BIP, RUC, che non sono collegabili alle conoscenze pregresse. Scoperte di Ebbinghaus:
 Effetto della pratica ed ipotesi del tempo totale di apprendimento: più ho tempo per studiare il materiale,
maggiore sarà il ricordo.
 Pratica distribuita e pratica massiva: la prestazione migliore si ha quando ci sono più sessioni di studio
separate (pratica distribuita) anziché una sola sessione (pratica massiva). A parità di tempo la prativa
distribuita è migliore che quella massiva. Il processo di codifica dell’informazione prevede una fase di riposo e
di consolidamento da parte del soggetto.
 Curva di posizione seriale ed effetto di posizione seriale della parola: le parole che sono presentate per
prime e per ultime hanno più possibilità di essere ricordate di quelle che si trovano al centro della lista,
effetto priorità (le parole probabilmente sono già nella memoria a lungo termine perché sono state ripetute
di più) ed effetto recenza (le ultime sono molto vicine al momento del recupero). Le parole che sono in mezzo
non sono né ripetute molto né recenti e quindi si dimenticano più facilmente.

OBLIO
C’è molta variabilità individuale tra le capacità di memoria. Due fenomeni
Il passare del tempo (decadimento): produce dimenticanza se non ci sono recuperi successivi.
Interferenza con altri eventi: interferenza tra ricordi differenti: 
- Interferenza proattiva: vecchi ricordi che interferiscono sui nuovi materiali
- Interferenza retroattiva: quello che ho appena codificato interferisce con quello che ho in memoria e quindi
codificato in passato.
Curva dell’oblio di Ebbinghaus (1895):
Al soggetto era richiesto di ripetere una sequenza di trigrammi senza senso senza errori, ogni volta che faceva un
errore veniva rimandato a studiare la sequenza finché non era in grado di ripeterla corretta per 2 volte
consecutivamente. Infatti al tempo 0 nella curva abbiamo il 100%. Poi richiedeva di ripetere lo stesso materiale dopo
intervalli di tempo variabile.
Calo iniziale, poi più ridotto: si nota che la massima perdita di materiali si ha nelle primissime fasi successive alla
codifica.
Grandi variazioni per forma e quantità dell’oblio: molto dipende dal tipo di informazione che va ritenuta, dal tempo
per apprenderla, dalle condizioni di recupero, dalla motivazione, ecc.
1. L’oblio per decadimento:
Il tempo deteriora i ricordi: decadimento della traccia. 
Apprendimento di sillabe senza senso. Soggetti testati dopo 1, 2, 4, 6, 8 ore.
2 condizioni: veglia e sonno. Come si può notare, la perdita di informazioni nelle persone che dormono è molto meno
pronunciata Se contasse il decadimento, le due condizioni non dovrebbero differire.

Il motivo è che chi resta sveglio codifica nuove informazioni mentre chi dorme non codifica e mette in atto dei
processi di ristorazione delle informazioni. 
2. L’oblio per interferenza:
Interferenza retroattiva: la nuova informazione inibisce il recupero di informazioni vecchie
Interferenza proattiva: le informazioni vecchie inibiscono il recupero di materiale appreso di recente.
L’interferenza è tanto più pronunciata quanto più i materiali appresi nelle due fasi sono simili..
Schema:
A Bartlett si deve la concezione di schema divenuta famosa in ambito cognitivo.
Lo schema è definito come una struttura che organizza le conoscenze acquisite e guida il comportamento.
Ciò che appare inusuale viene trasformato in qualcosa di più familiare; secondo la terminologia di Bartlett, in qualcosa
di consono agli schemi del soggetto. Molti dei nostri ricordi passati tendono a modificarsi nella direzione di schemi
familiari e routinari. La memoria spesso opera in maniera ricostruttiva. Abbiamo la tendenza a colmare ciò che non
ricordiamo sulla base delle nostre conoscenze generali del mondo e della plausibilità e coerenza che possiamo dare ai
ricordi.  Es. testimonianza oculare (Loftus, 1979).
Alla fine degli anni ’60 è arrivato sulla scena il modello modale della memoria che prendeva in considerazione tutti i
processi collegati alla codifica, alla ritenzione e al recupero delle informazioni in memoria delle informazioni. 

Capienza: quanta informazione può contenere


Durata: quanto rimane l’informazione in quel magazzino.
UTILIZZO DELLA MEMORIA NEL BREVE PERIODO.
Memoria iconica: Sistema di memoria relativa al dominio visivo che permette di immamagazzinare una grande
quantità di informazioni per un lasso di tempo molto breve. È un esempio di memoria sensoriale: I ricercatori hanno
ipotizzato che ogni sistema sensoriale sia dotato di un deposito di memorie che conserva le rappresentazioni delle
caratteristiche fisiche degli stimoli ambientali per pochi secondi. ≠ Memoria fotograficaimmagine eidetica.
Memoria a breve termine o memoria di lavoro (MBT) : esattamente l’opposto della precedente: contiene poche
informazioni. Miller: “il magico numero 7”: partì dagli studi di Ebbinghaus: con qualunque tipo di informazione da
memorizzare per essere riprodotta immediatamente dopo, la quantità di informazione è tra 5 e 9 (span di memoria).
Meno di 5 è una memoria con caratteristiche patologiche. Esistono anche memorizzatori eccezionali che hanno una
capacità di MBT superiore alle 9-10 unità. Avere più MBT significa avere uno spazio cognitivo di lavoro più ampio. Per
mantenere le informazioni nella MBT si deve ricorrere alla reiterazione o alla ripetizione. La durata è di 30 secondi – 1
minuto, poi l’informazione o viene persa o se ne forma una traccia a lungo termine.
- Unità di informazione chunks :Processo di riconfigurazione di elementi tramite raggruppamento sulla base di
caratteristiche di somiglianza o di altri principi di organizzazione, partire da informazioni già presenti nella
memoria a lungo termine.
È un sistema complesso detto anche memoria di lavoro (ML) articolata in sottosistemi (Baddeley, 1992):
 Il circuito fonologico: materiale verbale
 Il taccuino visuo-spaziale: materiale visivo-spaziale
 Esecutivo centrale: responsabile del controllo dell’attenzione della coordinazione di informazioni provenienti
dal circuito fonologico e taccuino visuo-spaziale.
 Buffer episodico: sistema di immagazzinamento con capacità limitata controllato dall’esecutivo centrale:
permette di recuperare le informazioni dalla memoria a lungo termine e di combinarle con le informazioni
della situazione attuale.
Coordinati da un esecutivo centrale che si basa su un processo di tipo attentivo. La capacità di memoria di lavoro si
differenzia da persona a persona procedure per misurare differenze span di operazione
Il modello di Atkinson e Shiffrin:

Il magazzino sensoriale è stato suddiviso per ogni modalità sensoriale: visiva, uditiva, tattile ecc. Ci sono dei
meccanismi di attenzione selettiva che regolano l’accesso allo spazio cognitivo di lavoro (memoria di lavoro) e serve
per proteggere. 
Memoria a lungo termine (MLT): contiene le conoscenze sul mondo (conoscenza semantica), ricordi (conoscenza
episodica autobiografica o pubblica), tutto quello che so fare (conoscenza procedurale). Contiene una quantità
impressionante di informazioni che non è attiva nell’unità di tempo ma che può essere recuperata. C’è un meccanismo
di immagazzinamento e consolidamento dalla MBT alla MLT ed un meccanismo di recupero nel momento del bisogno,
salvo oblio, dimenticanza o amnesia. Capacità e durata potenzialmente illimitate.Il ricordo aumenta se dal momento
della codifica ho recuperato l’informazione più volte, ma ogni volta che la recupero posso corrompere l’informazione
perché si formano altre tracce mnestiche che sono indistinguibili da quelle iniziali.

Come si recupera un ricordo? La risposta di base concerne l’utilizzo di indizi di recupero Elementi contestuali che

consentono il recupero dei ricordi immagazzinati nella memoria a lungo termine.


Test di memoria eplicita:
- Recupero: Tecnica di richiamo della memoria in cui devi riprodurre l’informazione a cui si è stati esposti in
precedenza.
- Riconoscimento: Tecnica di richiamo della memoria in cui bisogna realizzare se un dato evento simbolo è
stato già esperito in passato.
L’effetto priorità di cui abbiamo già parlato è causato dal fatto che le prime parole tenderanno a formare già una
traccia
mnestica nella MLT.La probabilità che le informazioni passino dalla MBT alla MLT è in funzione:
 Della reiterazione delle informazioni nella MBT
 Dell’integrazione ed organizzazione del materiale in strutture organizzate
Conoscenze dichiarative (esplicite):
 Semantica: conoscenza del mondo ed è indipendente dal tempo in cui ho acquisito l’informazione ma
contiene anche immagini mentali
- Episodica: ha intrinsecamente la dimensione temporale : memoria che consente di conservare eventi
specifici di cui un individuo ha fatto personalmente esperienza.
Conoscenza procedurale (implicita): quello che sappiamo fare
Questa distinzione è vera in particolare per i concetti concreti, che possono essere visti da tutti questi punti di vista.
me
Flash di memoria: ricordo ricco ed articolato collegato ad eventi sorprendenti (es. torri gemelle). Luogo, attività, chi ha
comunicato, stato d’animo, cosa ho fatto subito dopo.
Errori? Si, molti. Es. affidabilità testimonianza oculare (Loftus, 1974). Il modo in cui ricordiamo dipende dal modo in cui
viene posta la domanda. In un esperimento veniva mostrato un incidente stradale e poi si chiedeva ai partecipanti di
stimare la velocità delle auto ma nella domanda venivano usati verbi diversi, da fracassare ad urtare e toccare. Le
velocità stimate erano superiori nel primo caso. La domanda dovrebbe essere posta nel modo più neutro possibile,
senza implicare delle informazioni. Nel secondo esperimento, ad un gruppo nella fase di recupero viene menzionata la
presenza dello stop, all’altro gruppo no. Nella fase di recupero si nota la differenza.
E se la presupposizione fosse falsa? Se dessi per scontata la presenza di qualcosa di non vero, cosa succederebbe?
In un esempio simile mostra un filmato ed indica una stima per difetto e per eccesso (4 e 12 manifestanti). Dopo una
settimana si chiede quanti fossero. La media risulta diversa, bassa per il primo gruppo, alta per il secondo gruppo.
Nel terzo esperimento si chiedono informazioni false, il solo chiedere relativamente alla presenza di un oggetto fa in
modo che una percentuale di soggetti ne ricordino la presenza. La percentuale raddoppia se avevo già chiesto la stessa
cosa subito dopo la visione del video  Il fenomeno delle false memorie è particolarmente pronunciato nei bambini.
I PROCESSI DI CODIFICA E RECUPERO
La memoria funziona in modo più efficace quando le fasi di codifica e di recupero sono ben abbinate.
- La teoria dei livelli di elaborazione: Teoria secondo cui quanto più è profondo il livello in cui viene elaborata
un’informazione tanto più è probabile che sia recuperato dalla memoria.
- Trasferimento di elaborazione appropriato: Prospettiva secondo cui ricordi quindi fino quando il tipo di
elaborazione computer nella fase di codifica si trasferisce processi di elaborazione necessari per il recupero.
L’EFFETTO PRIMING
Collins e Quillian 1969 ipotizzano che i significati siano rappresentati in una struttura gerarchica: ci sono vari nodi
semantici e le proprietà di un nodo semantico appartengono anche ai nodi semantici che sono gerarchicamente
inferiori. Il recupero dell’informazione semantica avrebbe luogo all’interno della rete gerarchica.
Negli anni il modello gerarchico proposto da Collin e Quillian è stato rivisto ( foto con i cerchi=: non ci sono distanze
fissa tra i nodi, non è così gerarchicamente determinato, ma il fatto che ci siano nodi semantici e collegamenti tra
concetti e nodi semantici differenti è un dato di fatto
Priming semantico
Priming significa attivazione. Nel nostro cervello avvengono attività automatiche e molto spesso inconsapevoli.
Per il nostro cervello, sviluppare nuovi automatismi corrisposti ad un esigenza biologica molto forte: è una macchina
che deve prendere decisioni nel modo più rapido ed efficiente possibile ( è principio biologico).  Il cervello cerca di
dosare le energie che ha a disposizione, e lo fa attraverso una serie di automatismi. Il priming semantico è uno di
questi automatismi

Se viene attivato un nodo della rete semantica con un prime ( attivatore),  ai soggetti si dice di guardare cosa succede
e leggere quello che avviene nello schermo “appare la parola DOTTORE”; dopo di che c’è un intervallo e poi arriva una
stringa di lettere su cui il soggetto deve svolgere un compito di decisione lessicale ( dimmi se questa stringa di lettere è
un parola o una non -parola).
Il soggetto ha due pulsanti per rispondere ( tempo di reazione di scelta).
Questo tipo di compito è una scusa per fare in modo che il soggetto elabori questa seconda stringa di lettere ( che
viene chiamata target).
ci interessa il tempo di reazione che il soggetto impegna per rispondere che la stringa di lettere corrisponde ad una
parola: vediamo che il tempo che impiega è variabile, dipende a seconda del legame semantico che vi è tra il target e il
prime.
Se il prime è collegato semanticamente con il target ( primo caso dottore-ospedale), il tempo di reazione è più breve
rispetto a quando a dottore segue montagna, che è un parola che non ha collegamenti semantici con dottori—>
situazione conseguente VS situazione incongruente.
Quanto appena spiegato corrisponde al priming semantico classico che dimostra come il fatto semplicemente di aver
letto la parola dottore, attiva automaticamente il nodo semantico della parola dottore e questa attivazione si espande
anche ai nodi semantici che sono vicini parola dottore.
Secondo esperimento ( tabella gatto forno)
Chiedo al soggetto di fare un compito di completamento di parole; faccio prima vedere la parola fatto o prima la
parola forno. Vedrò che nel caso del “gatto” impiegherà meno tempo a completare il target rispetto che nel caso di
“forno” perché il termine “cane” appartiene al nodo semantico di “gatto”.
Terzo esperimento:
presento la parola gatto e dopo presento parole con un font diverso 8 es più piccole): se queste parole sono collegate
semanticamente con il prime, allora è più probabile che vengano riconosciute più velocemente.
Il priming è uno degli ambiti della psicologia sperimentale che ha avuto maggiore applicazione, anche in ambito
economico.
Florida effect ( Bergh et al.)
Florida perché in Florida è tipico che ci vadano i pensionai a passare gli ultimi anni della loro vita.
Compito di formazione di frasi attraverso 5 parole,
Per un gruppo di partecipanti: per metà delle prove parole che sono associate alla terza età ( Florida, dimenticare,
calvo, grigio, ruga).
Finito il compito, i partecipanti dovevano raggiungere un altro ufficio per partecipare ad un altro esperimento.
È stato misurato il tempo necessario per raggiungere il secondo ufficio: i partecipanti di questo gruppo impiegavano
mediamente già tempo degli altri partecipanti. Questo vuol dire il priming, l’attivazione che si ha nel momento in cui io
attivo determinate conoscenze, ha come conseguenza il fatto che in modo automatico vengano attivati anche dei
comportamenti differenti. 
Ci siamo evoluti per avere un funzionamento automatico molto pronunciato.
Quindi le persone tendono ad andare più lenti qualora abbiano avuto acche fare con i concetti riguardano l’anzianità.
Priming a 2 stadi:
1. Parole che attivano concetti 
2. Concetti attivano comportamenti 
Quindi le persone tendono ad andare più lenti qualora abbiano avuto acche fare con i concetti riguardano l’anzianità
Priming= effetto ideomotorio ( cioè è a livello sia dell’ideazione del pensiero, è un effetto che si propaga anche a livello
motorio)Inoltre, si è visto come il priming ideomotorio funzioni anche in modo bidirezionale.
Vuol dire che se io faccio un tipo di compito motorio che evoca certi concetti, si ha appunto questa propagazione di
attivazione.
Compito di priming: camminare per 5 minuti con 30 passi per min ( circa 1/3 della velocità di un giovane studente).
Compito targati: riconoscimento di parole. I soggetti sono molto più veloci a riconoscere parole collegabili
all’invecchiamento ( dimenticare, vecchio, solitudine) se prima hanno svolto un compito di priming motorio che li ha
rallentati ciò che io faccio attiva certi concetti all’interno della mia testa.
L’aspetto motorio influenza anche i vissuti emotivi. Sono stati svolti degli esperimenti in cui a soggetti suddivisi in
gruppi differenti, si facevano vedere dei filmati comici e dopo di che gli si chiedeva si compilare un questionario per
rilevar quanto si erano divertiti.
Un gruppo di soggetti lo guardava in modo normale, mentre l’altro gruppo lo guardava con una matita messa
all’interno della bocca ( io sono forato ad vere i muscoli periferici del viso che sono nella stessa posizione di quando
sorrido) si è visto che nel caso in cui i soggetti avevano la matita in bocca, si ha un riso e divertimento maggiore
rispetto all’altro gruppo.
Money priming
Produrre una frase di 4 parole con una lista 5 ( es alto uno stipendio tavolo molto)
Prime più subdoli: panello del monopoli come sfondo, o simbolo del dollaro come sfondo nel pc 
Chi ha avuto un prime che ha a che fare con il denaro tendono ad avere comportamenti che si rifanno ad un maggiore
e individualismo; minore coinvolgimento degli altri, maggiore indipendenza, minore altruismo
Evidenti effetti sul nostro comportamento di una cultura centrata sul denaro!
Comportamentismo: l’individuo è passivo: non abbiamo libero arbitrio nel nostro modo di pensare e agire
Cognitivismo: essere umano è un attivo elaboratori di informazioni estratte dall’ambiente; tali informazioni sono
quelle che gli sono più utili e opportune per svolgere un determinato compito—> organismo determinato da scopi.
Essere umano dotato di notevole libero arbitrio
Il cogntivismo riconosce però l’esistenza di forme di apprendimento derivate dal condizionamento classico operante.
Se è vero che in ambito cognitivista l’essere umano è visto come dotato di libero arbitrio, questi fenomeni ci fanno
capire come il nostro comportano possa essere influenzato dall’ambiente.
AMNESIA
Condizione di grave e selettiva compromissione della MLT
Sono causate da lesioni del SNC alle strutture relative alla codifica, ritenzione e recupero della memoria.

Per distinguere i due tipi di amnesia bisogna prendere in considerazione la data in cui è avvenuto il danno cerebrale: 
Amnesia retrograda: se il soggetto ha problemi a recupera le informazioni e le conoscenze di ciò che è avvenuto prima
del danno cerebrale. Può essere un deficit di recupero o di magazzino nella MLT. Non ho problemi a codificarne di
nuova. Può essere stabile oppure transitoria (amnesia post-traumatica da stress). La memoria procedurale è ancora
presente come quella semantica. Dopo un periodo di tempo più o meno variabile c’è il recupero di questa
informazione.
Amnesia anterograda: se il soggetto ha problemi a memorizzare nuove informazioni dal momento della lesione in
avanti. Può essere un deficit della MBT, il magazzino in sé stesso o il processo di consolidamento dalla MBT alla MLT.
Non ho problemi con le informazioni precedenti alla lesione perché si sono consolidati. Il danno colpisce anche la
memoria semantica: la persona ricorderà tutto quello che sarà successo nel mondo fino alla lesione. 
Caso famoso di amnesia anterograda: HM
Operato a 27 anni (1953) per epilessia per la rimozione bilaterale del lobo temporale mediale, ippocampo compreso.

Dopo l’operazione mostrò una amnesia anterograda incredibilmente pronunciata con la totale incapacità ad
immagazzinare qualsiasi informazione.
 Recupera le memorie acquisite prima dell’operazione
 Normale linguaggio e vocabolario
 QI nella media purché non ci fossero prove di memoria
 Memoria di lavoro intatta
 Amnesia anterograda gravissima: non può consolidare nuova informazione
 Conoscenze generali intatte, ma inerenti al 1953, tutto quello che è successo dopo non era più codificato,
come:
- Figli dei fiori, computer, cellulare
- Morte dello zio: ogni volta che chiedeva dello zio subiva uno shock alla notizia della sua morte
- Sorpresa quando si guarda allo specchio: non aggiornava la sua immagine di sé giorno dopo giorno
guardandosi allo specchio e quindi ogni volta guardarsi allo specchio era traumatico, soprattutto
invecchiando.
La memoria procedurale rimane: non ha ricordi episodici dell’aver cominciato a suonare la chitarra, ma migliora ogni
volta. Apprende, migliora, ma non si ricorda di averlo fatto.  Le prestazioni di un soggetto con amnesia retrograda e di
un soggetto “normale” sono le stesse, solo che la persona con amnesia non si ricorda di averle fatte.
I deficit della memoria semantica sono chiamati agnosie.
Processo di ricostruzione della memoria:
memoria ricostruttiva: tipo di memoria che riscostruisce le informazioni basandosi su più tipologie generali di
conoscenza memorizzata.
Bartlett (1932): l’importanza del significato:
Vuole studiare se e in che modo le informazioni che si possiedono già influenzano il processo di codificazione del
materiale. Es. la guerra degli spettri: storia breve ma complessa su una leggenda degli indiani d’America. 
Metodo della riproduzione in serie: un soggetto doveva leggere per due volte la storia e, dopo 30 minuti, provare a
rievocarla per iscritto. La sua versione della storia passava ad un altro soggetto che doveva usare lo stesso
procedimento, e così via.  Alla decima riproduzione, la storia si presentava molto semplificata e con parecchi punti di
divergenza rispetto all’originale. Infatti il nostro cervello tende alla semplificazione.
- Livellamento: semplificazione della storia
- Modellamento: enfatizzazione di alcuni dettagli
- Assimilazione: cambiamento dei dettagli per adattarsi meglio al background o alla conoscenza dei
partecipanti
Ricordo come ricostruzione in base agli schemi mentali
CAPITOLO 7: PENSIERO
Dalla tradizione filosofica c’è sempre stato il tema della razionalità umana, dove l’idea predominante è stata quella
che siamo esseri razionali. Questo, assieme al linguaggio, ci differenzia dagli animali. L’essere umano è un agente
razionale.
Teoria della logica mentale:
Nasciamo con un sistema di regole formali che derivano dalla logica formale (logica naturale o mentale). Con la
maturazione cognitiva si formano schemi astratti di ragionamento (es., modus ponens e modus tollens).
Modus ponens: se p implica q è una proposizione vera, e anche la premessa p è vera, allora la conseguenza q è vera
Modus tollens: se p implica q è una proposizione vera e la conseguenza q è falsa, allora la premessa p è falsa
Siamo dotati di schemi logici.
Piaget dice che ci sono degli stadi geneticamente predeterminati di maturazione in caso di normale esposizione ad un
ambiente naturale, che portano all’acquisizione di regole logiche sempre più complesse ed astratte. 
Teorie normative (classiche) della decisione: se lo sviluppo cognitivo comporta l’implementazione di regole logiche a
nostra disposizione, se parliamo dei nostri ragionamenti alla base della capacità di prendere una decisione, quando
dobbiamo farlo, siamo in grado di:
1. Raccogliere una informazione completa delle opzioni e degli esiti possibili: ci rappresentiamo in modo
adeguato tutte le conseguenze dei corsi d’azione che possiamo prendere
2. Sensibili alle distinzioni tra le opzioni: 
3. Razionali riguardo alla scelta
4. Utilità soggettiva: scelgo l’opzione che massimizza la mia utilità soggettiva attesa.
Questo però non spiega alcuni fenomeni che non sono poi così razionali, infatti siamo agenti a razionalità limitata.
Possiamo acquisire la logica e siamo costruttori di strumenti fisici per ovviare ai nostri limiti somatici e concettuali per
ovviare ai nostri limiti di pensiero.
Teoria dei modelli mentali:
Modello mentale: rappresentazione della realtà.
 Si costruiscono modelli mentali di ciò che è vero e non di ciò che è falso
 È più facile ragionare in termini di un solo modello che non nei termini di più modelli
 Focalizzazione su uno solo dei possibili modelli quando si risolvono problemi con più modelli (economia
cognitiva)
 Costruire modelli di ciò che è vero è un modo abitualmente ragionevole di far fronte a una capacità di
elaborazione limitata e quasi sempre ci porta a decisioni efficaci, ma apre la porta alle illusioni cognitive (forti
come le illusioni percettive). La rappresentazione iniziale del problema fa da ancora per il ragionamento.
Non siamo algoritmici, non siamo macchine, quindi usiamo delle euristiche, scorciatoie di pensiero che usiamo per
risolvere in modo ragionevole il problema. Non siamo logici, sillogismo condizionale. Carte con un numero su un lato
e un numero sull’altro. Controllare la regola: se una carta ha una vocale su un lato, allora ha un numero pari sull’altro
lato. Bisogna girare il numero minimo di carte per verificare se la regola sia vera o falsa.

La maggior parte delle persone non lo risolvono in poco tempo quando è a livello astratto e concreto. Non abbiamo
degli schemi logici astratti di ragionamento. Questo non significa che non possiamo arrivarci con la scolarizzazione,
semplicemente non li abbiamo in dotazione. Dalla nostra capacità di ragionare nella vita quotidiana non sempre
derivano schemi di ragionamento astratto che possiamo utilizzare quando la struttura del ragionamento è la stessa.
Siamo molto ancorati alla situazione concreta ed ai termini con cui è esposto il problema.
Focalizzazione e presa di decisione tra due alternative esplicite
Es: scegliere tra due luoghi di villeggiatura
Luogo A: forti pregi e forti difetti
Luogo B: senza forti pregi e forti difettia
Luogo A: belle spiagge, molto sole, difficile da raggiungere, costoso
Luogo B: spiagge discrete, hotel nella media, non troppa gente
Se prendiamo 2 gruppi di persone e ad ognuna chiediamo una delle seguenti domande: dove vuoi andare? Dove NON
vuoi andare?  In entrambi i casi la risposta è il luogo A quello più scelto. Questo perché il luogo A è sia quello con più
aspetti positivi che quello con più aspetti negativi, quindi in base alla domanda mi focalizzo o su quelli positivi o su
quelli negativisi è influenzati dalla propria ricerca.
Le decisioni in condizioni di incertezza ci danno molto fastidio e quindi se ne abbiamo la possibilità rimandiamo la
decisione.
Effetto disgiunzione
Agli studenti viene chiesto se andrebbe in vacanza dopo un esame, dovendo pagare immediatamente.
Scenario A: “Hai superato l’esame”: 54% paga; 30%: rimanda la decisione
Scenario B: “Non hai superato l’esame”: percentuali simili
Scenario C: “L’esito dell’esame non è noto”: la maggioranza rimanda la decisione.
Focalizzazione
Tendenza a fissarsi su alcune rappresentazioni di un problema e non su altre
Pseudodiagnosticità
Si trascurano le informazioni utili per una diagnosi 
Scegliere tra 2 alternative A e B
 A: 1 possibilità su 1000 di vincere 5000$
 B: un guadagno sicuro di 5$
In genere si sceglie A.
Scegliere tra 2 alternative C e D.
 C: 1 possibilità su 1000 di perdere 5000$
 D: una perdita sicura di 5$
In genere si sceglie D.
Avversione alla perdita (Kahneman e Kversky): maggiore propensione al rischio se le opzioni implicano guadagni che
se implicano perdite. Cognitivamente la perdita pesa molto di più del guadagno. I modelli economici che ci vedono
come persone razionali non tengono ma ci sono altri modelli che spiegano il nostro comportamento. La negatività
viene trattata in modo prioritario.
Non abbiamo logica e razionalità ma abbiamo altri principi che ci aiutano a decidere.
Problema della malattia asiatica (Kahneman): Si immagini che gli USA si stiano preparando ad affrontare un’insolita
malattia asiatica a causa della quale ci si aspetta debbano morire 600 persone. Vengono proposti 2 programmi
alternativi per combatterla. Si assuma che le stime scientifiche esatte delle conseguenze dei programmi siano le
seguenti.
Formulazione 1
 Programma A: 200 persone si salveranno
 Programma B: 1/3 di probabilità di salvare 600 persone e 2/3 che nessuno si salvi.
 Tendenza a scegliere A (opzione certa: 72% dei casi)
Formulazione 2
Programma C: 400 persone moriranno
Programma D: 1/3 di probabilità che nessuno muoia e 2/3 di probabilità che muoiano 600 persone.
Tendenza a scegliere D (opzione rischiosa: 78% dei casi)

Di solito si sceglie la A perché la B è troppo rischiosa (framing effects). Lo scenario A è centrato sul guadagno, quello B
è centrato sulla perdita. Questo ha importanti implicazioni in vari campi. Le due alternative sono incorniciate in modo
diverso. Tale differenza induce un cambiamento di punto di riferimento. 
Formulazione 1: ogni vita salvata è un guadagno.
Formulazione 2: il punto di riferimento è la situazione attuale in cui nessuno è morto; ogni eventuale morto costituisce
una perdita.
Cognizione: termine generale che si riferisce a tutte le forma di conoscenza; comprende sia i contenuti che i processi
mentali. I contenuti sono quello che sappiamo, mentre i processi mentali sono in modo attraverso cui questi contenuti
vengono elaborati allo scopo di interpretare la realtà.
Una delle metodologie più importanti per o studio dei processi mentali venne ideata da Donders nel 1868—> tempo
di reazione: ovvero la quantità di tempo necessaria ai soggetti sperimentali per eseguire particolari compiti.
Questo metodo oggi viene ancora utilizzato allo scopo di testare specifiche ipotesi sullo svolgersi di alcuni processi
cognitivi.
Possiamo distinguere tra processi seriali e processi paralleli.
Processi seriali: quando si svolgono uno dopo l’altro. Es sono al ristorante e concentrandoci su una portata alla volta,
decidiamo quale ordinare
Processi paralleli: quando si sovrappongono nell’unità di tempo, es quando arriva il momento di ordinare, processi
linguistici che ci permettono di comprendere la domanda del cameriere ( cosa vi porto?) operano in contemporanea
con quelli che ci permettono di formulare la risposta (pizza)
Inoltre—> non tutti i processi indicarono allo stesso modo sulle risorse disponibili.
Troviamo:
- processi controllati: che richiedono attenzione e molte risorse cognitive; nella maggior parte dei casi non è
possibile svolgere più processi controllati contemporaneamente
- Processi automatici: processo che non richiede attenzione; spesso si possono eseguire più processi automatici in
contemporanea senza avere interferenze
LE FORME DEL PENSIERO
John Watson—> padre del comportamentismo: il pensiero è linguaggio sublocare, ovvero quel tipo di linguaggio che si
attiva quando pensiamo e parliamo sottovoce con noi stessi—-> pensiero viene ridotto ad un comportamento
osservabile, consistente nei minimi movimenti della muscolatura.
La posizione di Watson venne confutata da Smith e cool 1947:
Il pensiero, compreso il pensiero verbale, non è riconducibile a movimenti muscolari indicati da Watson.
Successivamente questo argomento venne ripreso da altri psicologici.
Piaget—> l’attività verbale del bambino segue un decorso che va dal linguaggio autistico, trattamento centrato sul
bambino e privo di alcun valore comunicativo, a quello socializzato;
Per quanto riguarda il linguaggio egocentrico, esso sarebbe l’espressione verbale dell’egocentrismo cognitivo, che a
sua volta deriverebbe da una mancanza di differenziazione tra il proprio punto di vista e quello di altri.
Vygotskij—> il linguaggio infantile procede in senso opposto, a partire da radici sociali, mentre il linguaggio
egocentrico è il risultato, insieme al linguaggio comunicativo, della suddivisione funzionale del primo linguaggio del
bambino, nettamente caratterizzato in senso sociale, chiamato appunto linguaggio sociale.
Secondo V il linguaggio egocentrico ( separato dal linguaggio comunicativo), con il tempo porterebbe al linguaggio
interiore, che avrebbe una funzione centrale per l’attività di pensiero.
Per Piaget, il linguaggio egocentrico e l’egocentrismo in generale, fungerebbe da tramite tra pensiero e linguaggio
autistico e pensiero e linguaggio socializzato; ad un certo punto però il linguaggio egocentrico non svolgerebbe più
alcun ruolo e si atrofizzerebbe.
Dopo la critica mossagli da Vygotskij, Piaget ha riesaminato le sue posizioni e ha valutato positivamente l’ipotesi della
trasformazione del linguaggio egocentrico in linguaggio interiore.
Piaget attribuisce al linguaggio una funzione di guida del pensiero, di cui migliorerebbe le operazioni.
Le immagini mentali
Facciamo riferimento alla rappresentazione analogica nella mente del mondo sia “esterno” che “interno”. Le immagini
visive e i processi visivi forniscono un contributo fondamentale al nostro modo di pensare: ad esempio si può ricorrere
ad immagini visive per rispondere a domande circa il modo in cui viviamo.
Esempio: se qualcuno ci chiede se una palla da golf è di dimensioni maggiori rispetto a una di ping pong, potremmo
trovare utile formale un immagine delle due palle.
Inoltre le nostre immagini mentali possono permetterci di riappropriarci di caratteristiche visive di oggetti che
potrebbero essere sfuggite alla nostra attenzione.
Tutta via è bene ricordare che anche l’immaginazione visiva ha dei limiti.
Spesso ci formiamo immagini visive a partire da descrizioni verbali: quando leggiamo, possiamo formarci un modello
mentale spaziale che tiene conto di dove si trova ciò che è descritto.
Il pensiero astratta in forma proporzionale
Pensiero astratto:pensiero formato da codici astratti innati, non provenienti dalle diverse modalità sensoriale e
percettiva. Fodor lo definisce linguaggio della mente. Tale linguaggio sarebbe formato da rappresentazioni che:
A) hanno parti costituenti che si combinano tra loro secondo le regole della logica
B) Sono composte da parti atomiche ( concetti) innate corrispondenti a proprietà del mondo
C) Sono composizioni poiché le proprietà semantiche di una rappresentazione dipendono dagli elementi atomici
D) Sono regolate secondo le condizioni di verità e le relazioni di implicazione
Le rappresentazioni mentali sarebbero quindi la combinazione di concetti semplici innati, intese come entità univoche,
chiuse e fisse, in grado di esprimere verità necessarie.Esse sarebbero elaborate secondo regole logiche, attente solo
alla forma ( proprietà sintattiche) e non ai contenuti ( proprietà semantiche).
Fodor—> la mente è un sistema chiuso che non interagisce con l’ambiente esterno sul piano percettivo e motorio.
La mente elabora i simboli, organizzati in un sistema coerente, seguendo le regole formali di tipo matematico. In
quest’ottica, il significato della rappresentazioni mentali e dei simboli è spiegati in termini funzionali: il significato di
una rappresentazione mentale è identificato con il suo ruolo funzionale all’interno di un sistema chiuso di
rappresentazioni
Kossylin—> il pensiero astratto entra in gioco ogni qualvolta le informazioni vengono utilizzate senza utilizzare parole
e immagini. Quando ad esempio ci troviamo ad affrontare un problema, talvolta ci accorgiamo di arrivare alla
soluzione senza passaggi intermedi, cioè senza ricorrere a immagini o parole.
La stessa cosa avviene quando ( in questo caso facciamo riferimento a quello che dice Glucksberg) ci accade di
rispondere a domande su questioni a noi molto note: rispondiamo con immediatezza, senza aver bisogno di utilizzare
un pensiero esplicito.
La categorizzazione mentale
Prima di attivare la conoscenza schematica categorizziamo gli stimoli sociali in cui ci imbattiamo. Per Categorizzare è
necessario identificare criteri di classificazione che permettano di percepire le differenze e somiglianze tra membri
della stessa o diverse categorie.
Categorie mentali= classi di entità relativamente omogenee al loro interno ed etrogenee rispetto alle entità delle altre
classi. Sono strutture cognitive, insieme di conoscenze strutturate sulla base di certe caratteristiche. Ogni categoria
raggruppa entità che hanno alcune proprietà simili in base a criteri definiti sufficientemente espliciti (omogeneità
interna) e che presentano differenze discriminante rispetto all’entità delle altre categorie (eterogeneità esterna).
I concetti: la coscienza che abbiamo do una categoria di oggetti e di eventi
Come si formano i concetti? La psicologia cognitiva ha avanzato diversa ipotesi ma tutte si sono rivelate inclusive.
Gli studi tradizionali sulla natura dei concetti si iscrivono all’interno di una matrice di carattere logico e filosofico: tali
studi, definibili come approccio degli attribuiti definitori o come approccio classico, risentono dell’influsso dell’opera di
Frage. Frage ha distinto tra intenzione ed estensione di un concetto: l’intenzione consiste nell’insieme degli attributi
necessari ad un oggetto o evento perchè esso faccia parte di un concetto, mentre l’estensione comprende tutti gli
oggetti e eventi che sono membri del concetto stesso.
Esempio; l’intenzione del concetto insegnante è definita attributi quali competente , esperto di trasmissione di conoscenze, mentre la sua estensione
fa riferimento a tutti coloro che insegnano.
Secondo l’approccio degli attributi definitori (Smith e Media) il concetto è quindi caratterizzato da un insieme di
attributi che costituiscono le unità di base con cui esso è costruito: ciascun attributi è necessario e tutti insieme sono
congiuntamente sufficienti a individuare un membro qualsiasi di una categoria concettuale.
Tutti gli esempi di un concetto hanno la stessa valenza rappresentativa del concetto stesso.
I concetti sono organizzati gerarchicamente, per cui gli attributi che definiscono uno specifico concetto includono tutti
gli attributi del concetto ad esso sopra-ordinato-
Nel completo schema a rete gerarchica che viene proposto da Collins e Quillian, ciascun nodo della rete corrisponde
ad un concetto e i legami che collegano i nodi rappresentano le relazioni tra i concetti.
L’idea secondo cui tutti gli esemplari di una certa categoria concettuale la rappresentano in modo ugualmente efficace
si scontra con alcune eccezioni: struzzo fa parte degli uccelli ma non vola, caratteristica tipica degli uccelli.
Il fatto che ci siano alcuni membri delle categorie meno rappresentativi della categoria stessa ha favorito un
cambiamento di prospettiva
Rosch—> le sue ricerche propongono un’ottica tassonomica dell’organizzazione categoriale. Ha ipotizzato tre livelli
gerarchici:
5) il livello sovra ordinato (arredamento)
6) Il livello di base ( sedia tavolo lampada)
7) Il livello subordinato ( sedia da cucina, sedia a dondolo9
Le categorie di base sono le più importanti poiché gli oggetti che vi appartengono implicano un certo programma
motorio unitario ( per sedersi su una sedia si compie una sequenza sostanzialmente uniforme di movimenti corporei),
impossibile per una categoria sovra ordinata.-->presentano inoltre precise somiglianze sul piano morfologico che
danno luogo ad un immagine mentale unica ( le sedie hanno la stessa forma media).
Inoltre, le categorie di base sono rilevanti sul piano comunicativo poiché le parole che le designano sono quelle più
comunemente usate, hanno la frequenza più elevata, e sono indicate da parole più brevi rispetto a quelle che indicano
categorie sovra ordinate o subordinate. È la legge di Zipf applicata alla linguistica: quanto più è frequente l’uso di
una parola in una lingua, tanto più breve diventa man mano che la lingua evolve nel corso delle generazioni.
Infine le categorie di base sono le prime ad essere apprese dal bambino.
La concezione standard del prototipo
A livello orizzontale le categorie mentali sono organizzate intorno ad un prototipo, ossia il migliore esemplare, quello
più rappresentativo di quella determinata categoria.
Rosch—> le categorie sono organizzate intorno a 5 criteri:
8) non sono definite da un elenco di proprietà comuni intese come condizioni necessarie e sufficienti
9) I prototipi di una categoria sono gli elementi centrali attorno i quali si organizza la categoria stessa
10) L’appartenenza ad una categoria è graduale piche avviene in base al grado di somiglianza con i prototipi di quella
categoria ( più sarà simile al prototipo, più l’appartenenza sarà forte)
11) Gli esemplari di una categoria non presentano proprietà uguali ma sono simili fra loro
Questa impostazione si fonda sul principio di somiglianza e analogia, poiché si confrontano i vari membri di una
categoria con il prototipo secondo giudizi di maggiore o minore somiglianza, procedendo in maniera graduale ( dal più
simile al più diverso e viceversa), fondandosi su attività logiche di natura inferenziale.
Limiti:
- i concetti di rappresentatività e appartenenza sono fra loro sovrapposti, mentre in realtà sono due processi
distinti:un contro è la rappresentatività ( intesa come il possesso del maggior numero delle proprietà tipiche di
quella categoria) un conto è l’appartenenza categorie. I criteri di somiglianza con il prototipo non sono sufficienti
per definire tale appartenenza, in quanto troppo vaghi. L’appartenenza a una categoria va fondata su criteri molto
più fondanti che la semplice somiglianza
- La nozione prototipo come entità fisica centrale per la struttura della categoria non si è dimostrata fondata
La concezione estesa del prototipo
Anni 90 è stato elaborato il modello esteso del prototipo—> si passa dal prototipo come esemplare concreto al
prototipo come costrutto mentale, inteso come insieme di proprietà astratte.
Il prototipo diventa la configurazione degli effetti prototipici ( insieme delle proprietà più salienti che distinguono una
categoria dall’altra).
Esso assume un valore modale della categoria, perché ne costituisce il culmine.In tal modo si ottengono diversi effetti:
12) una categoria può rimandare ad un gamma di referenti diversi senza essere percepita come ambigua ( es la
categoria uccello rimanda ad aquila, pinguino e pollo senza ambiguità)
13) Le proprietà di una categoria possono essere differenti, di importanza diversa e possono sovrapporsi
14) L’esistenza di esemplari con maggior numero di effetti prototipici
15) La presenza eventuale ma non necessaria di confini sfumati della categoria
Le proprietà di una categoria non costituiscono un tutto omogeneo, ma presentano differenze al loro interno. vi sono
proprietà condivise da tutti i componenti e altre proprietà che non tutti i componenti possiedono.
Occorre quindi distinguere le proprietà essenziali di una categoria da quelle tipiche.
Proprietà essenziali: definiscono l’appartenenza categorie in negativo per escludere chi non le possiede; non sono
modificabili; il loro cambiamento è possibile solo se si pattuisce il passaggio di una certa entità da una categoria
all’altra ( es la balena che prima era considerata un pesce e poi un mammifero)
Proprietà tipiche: proprietà specifiche aggiunte, soggette a eccezioni e cancellabili ( nel caso dell’uccello una proprietà
tipica può essere “volare” poiché non tutti gli uccelli ne sono in grado).
Tra le proprietà essenziali e tipiche esiste pertanto, una gerarchia di rilevanza poiché le prime sono più importanti
delle seconde. Le propriètà tipiche sono correlate con la prototipicità categoriale: quanto più è elevato il numero delle
proprietà tipiche presenti in un componente, tanto è maggiore al sua rappresentatività categoriale.
Il passero o l’aquila hanno il più numero di proprietà tipiche poiché possiedono le piume, volano, hanno le ali, una forma a S e non sono
addomesticati.
Oltre le teorie classiche e del prototipo
Ne la teoria detta “classica” ne le teorie del prototipo hanno spiegato in modo esauriente la formazione dei concetti.
Studi successivi—> idea che una condizione che favorisce l’acquisizione di un concetto sia costituita da un
apprendimento di tipo implicito, indotto dalla presentazione di altri esemplari del concetto stesso.
Secondo altre ottiche, i concetti sarebbero determinati anche a partire dagli scopi che una persona si prefigge. Ad
esempio quando ci proponiamo di telefonare, nella nostra mente si attiverebbero tutte le informazioni multi-modali
che comprendono ad esempio il suono, la forma, il colore del telefono e tutte le altre minchiate: avremmo quindi
costruito una categoria di oggetti funzionali al nostro obiettivo. In questo tipo di categorizzazione “situata”, nessi tra
gli oggetti e/o eventi sono costruiti di volta in volta in modo diverso, al variare della necessità.
Secondo la teoria della rappresentazione concettuale funzionalista di Barsalou, i concetti non avrebbero caratteristiche
di stabilità, poiché persone diverse, oltre che la stessa persona, possono formarsi differenti rappresentazioni della
sessa categoria di oggetti eventi in situazioni e tempi diversi.
Se si considera la categoria “abbagliamento” , cappotto e impermeabile, nel contesto della difesa del freddo, sono più
tipici di pantaloncini e maglietta, la cui tipicità è maggiore in ambito sportivo.
PROBLEM SOLVING
L’attività di Problem soling è parte fondamentale dell’esistenza di ciascuno di noi. La definizione di problema
comprende tre elementi:
16) stato iniziale: informazione incompleta o la condizione di insoddisfazione di partenza
17) Stato finale: informazione o condizione che vogliamo ottenere
18) Insieme di operatori, ovvero i passaggi da compiere per muoverci dallo stato iniziale a quello finale
Queste tre parti rappresentano lo spazio del problema. Nella risoluzione del problema, la maggior parte delle
difficoltà iniziali sorgono perché qualcuno di questi elementi non è definito.
- in un problema ben definito, lo stato iniziale, quello finale e gli operatori sono chiaramente specificati: il nostro
compito è quello di usare le operazioni disponibili per trovare la soluzione
- In un problema mal definito, dobbiamo innanzitutto capire di quale problema si tratti
Algoritmo: procedura step by step che fornisce sempre la giusta soluzione ad un particolare problema; è più probabile
che essi siano disponibili per i problemi ben definiti ( es equazione).
Quando gli algoritmi non sono disponibili, ci si affida alle euristiche, ovvero strategie di pensiero.
Cosa rende diffide la risoluzione di un problema?-->Uno problema è difficile se le richieste mentali necessarie richieste
alla risoluzione sono superiori alle risorse di elaborazione .
Un passaggio fondamentale per migliorare la capacità di Problem Solving è trovare un modo di rappresentare il
problema attraverso ad esempio grafici e tabelle. Inoltre, anche l’esercitazione è molto utile.
Nel risolvere un problema potremmo andare incontro alla Fissità funzionale: blocco mentale che influisce
negativamente sulla capacità di risoluzione dei problemi, inibendo la percezione di una nuova funzione per un oggetto
precedentemente associato scopo diverso.
Quando cerchiamo di risolvere un problema mettiamo in atto speciali forme di pensiero chiamare ragionamento.
Distinguiamo:
Ragionamento deduttivo
Si tratta di una forma di ragionamento che consiste nel trarre conclusioni a partire da premesse, basandosi su regole
logiche: è quindi influenzato sia dalle conoscenze che abbiamo sul mondo, sia alle risorse di rappresentazione che
possiamo dedicare ad un particolare problema.
Effetto del bias dovuto alla credenza: le persone tendono a considerare valide le conclusioni che ritengono credibili e
non valide quelle che, invece, giudicano non credibili. Questo errore rappresenta un conflitto tra due tipi di processi
mentali che vengono applicati durante il ragionamento deduttivo—> le euristiche VS ragionamento logico.
Le euristiche utilizzano le esperienze passate per fornire risposte rapide e automatiche: si è visto come in realtà siano
in grado, in alcuni casi, di migliorare le prestazioni nei compiti di ragionamento.
Ragionamento induttivo
Si tratta di una forma di ragionamento che utilizza gli indizi a disposizione per generare conclusioni probabili ma non
certe. Ad esempio se rimaniamo chiuso fuori di casa, una buona strategie sarebbe quella di ricordarsi tutte le soluzioni
che hanno funzionato in passato. Questo processo è chiamato soluzione di problemi per analogia ( analogical problem
solving): si stabilisce un analogia sulle caratteristiche della situazione contingente e quelle di una situazione
precedentemente affrontata. Il ragionamento induttivo permette quindi l’accesso a metodi testati e provati, che
risolvono velocemente i problemi; è necessaria però una certa cautela poiché talvolta affidarci al nostro passato
potrebbe risultare un ostacolo.
Disposizione mentale: stato cognitivo preesistente, un atteggiamento che può migliorare qualità e velocità della
percezione e dell’abilità di soluzione dei problemi entro determinate condizioni. La stessa disposizione potrebbe,
tuttavia, inibire o distorcere le qualità delle attività mentali nel momento in cui le vecchie modalità di pensiero e di
azione non siano più adeguate alle nuove situazioni. Quando siamo frustati da una soluzione problematica, potremmo
fare un passo indietro e dire “mi sto concentrando troppo sulle mie strategie passate?”
Dal punto di vista biologico:
I due tipi di ragionamento che abbiamo visto portano a diversi modelli di attivazione cerebrale:
è necessario sottolineare che l’emisfero sinistro è coinvolto nell’elaborazione del linguaggio
- il ragionamento deduttivo produce una maggiore attivazione nell’emisfero destro: e quindi implicato in un tipo di
analisi indipendente dal linguaggio
- ragionamento induttivo porta a due attivazione maggiore nell’emisfero sinistro: attiva la comprensione basata sul
linguaggio
Ragionamento abduttivo
Si tratta di una forma di ragionamento che consiste nel passare a ritroso dagli effetti alle cause, nel tentativo di
spiegare qualcosa che è accaduto.Non avendo una rappresentazione completa di quanto l’altro comunica, non siamo
in grado di fornire una spiegazione esauriente e di conseguenza, siamo portati a cercare di indovinare e fare
congetture su quanto ci viene comunicato. Questo procedimento è influenzato dai processi di fissazione attentiva:
concentrazione dell’attenzione su aspetti parziali e limitati di quanto accaduto che induce a concentrarsi sull’ipotesi di
partenza e a cercare indizi.
GIUDIZIO E PRESA DI DECISIONE
Simon 1979—> parla di razionalità limitata, che procede attraverso un’esplorazione locale e progressiva dei fenomeni
e dei problemi da risolvere.
I giudizi sono il risultato dell’applicazione delle nostre risorse limitate a situazioni che richiedono una presa di
decisione.
Giudizio: processo attraverso cui si formano opinioni, si raggiungono conclusioni e si vanno valutazioni critiche su
eventi persone; spesso formuliamo giudizi in modo spontaneo.
Presa di decisione: processo con cui si sceglie tra due o più alternative possibili, accettando o rifiutando le opzioni
disponibili; potremmo conoscere una persona e dopo una breve discussione, giudicarla intelligente.
La presa di decisone è molto più legata alle azioni comportamentali
Euristiche e giudizio
Nella vita reale c’è bisogno di formulare giudizi in continuazione e rapidamente.
- euristica di ancoraggio e aggiustamento  regola in base a cui i giudizi delle persone sul valore di un qualche
evento o esito evidenziano aggiustamenti insufficienti, verso l’alto o verso il basso rispetto a un valore di
partenza.
- euristica della disponibilità  consiste nel giudicare la frequenza di una classe o la probabiltià di un evento
in abse alla facilità con la quale esemplari o casi possono venire in mente. Disponibilità faciltià di recupero di
casi dalla memoria. Se il recupero dalla memoria è veloce e senza intoppi, allora la categoria considerata
- produce giudizi accurati, poerchè diu solito gli even ti più probabili sono anche quelli che è più facile
rievocare. Errore sistemativo (bias); quando un caso è facilmente recuperabile per ragioni diverse dalla sua
frequenza (per. Es. il fatto
- euristica della rappresentatività è utilizzata per rispondere a domande come qualìè la probabilità chje
l’oggetto A appartenga alla classe B? le probabilità sono valutate in base al grado in cui A è rappresentativo di
B. se A è altamente rappresentativo di B allora la probabilità che A abbia origine da B sarà giudicata elevata
Perché le persone impiegano le euristiche?
- Secondo Simon , si usano perché non disponiamo delle capacità computazionali e di ricerca necessarie per un
comportamento razionale (razionalità limitata)
- Secondo Kahneman e Tversky le euristiche sono basate su valutazioni naturali eseguite automaticamente e
non intenzionalmente. Suggeriscono la risposta anche in problemi semplici
LA PSICOLOGIA DELLA DECISIONE
Uno dei modi più immediati per prendere una decisione è giudicare quale opzione porti al guadagno o quale conduca
alla minor perdita.
Quello che tutta via rende la situazione complicata, è che la percentuale di guadagno o di una perdita dipende spesso
dal contesto della decisione.
Immaginiamo a quanto saremmo felici di ricevere un aumento annuale di 1000 euro se non stessimo aspettando alcun
tipo di aumento; al contrario, se da tempo stessimo aspettando un aumento di 10000, ci sentiremmo di aver perso
soldi. In entrambi i casi avremmo 1000 in più ma l’effetto psicologico sarebbe radicalmente diverso.
—> punti di riferimento fondamentali nella decisione
In seguito a esperimenti, si è visto come lo stesso contesto possa avere un’influenza opposta su tipologie di giudizio
differenti. Può succedere di prendere decisioni che in futuro si rilevano sbagliate. Le persone sperimentano un
maggior numero di rammarico quando hanno chiari i costi associati ad un determinata decisione.
Quando le persone si aspettano di poter rimpiangere la loro decisione, è probabile che siano più caute nel momento in
cui devono prenderla: impegno più tempo e cercano il maggior numero possibile di informazioni.
In alcune circostanze cercano di evitare del tutto di prendere delle decisioni.
Nel caso di una decisione difficile conviene sospenderla e aspettare di avere altre informazioni.
Cos’abbiamo di speciale? Teoria della mente!
Ricorsività: creazione di un modello del modello (ad es., della mente altrui).
Stereotipi: modelli semplificati della realtà. Il cervello è avido di soluzioni facili perché permettono di risparmiare
energia. Permette di essere dotati di intenzionalità (guidata dai modelli mentali che abbiamo della mente altrui) e
autoriflessione Implicazioni:
 Comunicazione senza pensiero? Si (ma rudimentale)
 La comunicazione umana nasce quando il modello del modello contiene i contenuti di una mente altrui. Mi
rappresento ciò che gli altri sanno della realtà. Posso ingannare se mi rappresento che una persona non
conosce certe cose e le viene a conoscere attraverso le mie parole. Se non potessi costruirmi
rappresentazioni mentali di rappresentazioni mentali altrui non potrei interagire in modo attivo. Nemmeno il
bambino fino a 4-5 anni non è in grado: si rappresenta la realtà così com’è, non come gli altri la vedono.
 Razionalità umana: compromesso tra prestazioni non ottimali e capacità di costruire modelli di modelli.
Creatività ed innovazione:
Definizioni di creatività:
 Attitudine del tutto particolare che si concretizza in un prodotto o in un esito di una condotta caratterizzati
dall’essere inusuali ed appropriati.
 Si manifesta regolarmente in una molteplicità di atti e non in maniera casuale
 Processo cognitivo volto a risolvere un problema in maniera inusuale ed appropriata: stadi:
o Identificazione del problema
o Capacità di selezionare ciò che è rilevante per quel problema
o Trovare un modo nuovo per risolverlo
 Capacità di porre nuovi problemi (capacità di inventare qualcosa di nuovo) o di innovare oggetti o
comportamenti per rispondere ad esigenze diverse o nuove (capacità di modificare alcuni aspetti di prodotti
già disponibili o introduzione in questi di elementi nuovi che li rendano utilizzabili in maniera più efficiente)
Per misurare la capacità di produrre pensiero divergente: 
 Quantità di risposte fornite
 Originalità, controllando quanti sono gli individui che hanno fornito la stessa risposta
 Importanza, cioè il grado di utilità o capacità di rispondere a particolari esigenze
Gli individui meno creativi sono quelli che forniscono le risposte più ovvie; queste ultime sono quelle più disponibili e
perciò più facilmente e velocemente recuperabili. Gli individui creativi dovrebbero avere un repertorio di risposte più
ampio disponendo di un certo numero di risposte meno usuali o molto distanti dalla normalità, perciò saranno più
lenti nella produzione delle associazioni remote dovendo ricercare entro un repertorio più esteso.
CAPITOLO 8. INTELLIGENZE
Viene vista come un insieme di abilità ben distinguibili.
Spearman ha introdotto il concetto fattoriale Intelligenza è costituita da:
- fattore generale o fattore g
- un insieme di fattori specifici responsabili dell’esecuzione di una specifica abilità mentale che egli chiamò
fattore s
così un soggetto potrebbe manifestare i livelli elevati debilita sono più fattori specifici ma manifestare una bassa
abilita su altri fattori. Gardner (1983): Evoluzione moderna dell’approccio fattoriale allo studio
dell’intelligenzaTEORIA DELLE INTELLIGENZE MULTIPLE
1. Intelligenza logico matematica, abilità implicata al confronto nella valutazione di oggetti concreti astratti,
nell’individuale relazione principi.
2. Intelligenza linguistica, abilità che si esprime nell’uso del linguaggio e delle parole, nella padronanza dei
termini linguistici e nella capacità di adattarli alla natura del compito.
3. Intelligenza spaziale, abilità nel percepire e rappresentare gli oggetti visivi, manipolandoli idealmente anche
in loro assenza.
4. intelligenza musicale, abilità che si rivela nella composizione e analisi di brani musicali, nonché nella capacità
di discriminare con precisione altezza dei suoni, timbri, ritmi.
5. Intelligenza cinestetica, abilità che si rivela nel controllo e nel coordinamento dei movimenti del corpo e nella
manipolazione degli oggetti per fini funzionali o espressivi.
6. Intelligenza interpersonale, abilità di interpretare le emozioni, le motivazioni e gli Stati d’animo degli altri.
7. Intelligenza intrapersonale, abilita di comprendere le proprie emozioni e di incanalarle in forme socialmente
accettabili.
Concezione modulare della mente Si assume che:
- Le diverse abilità intellettive si riferiscono a dei moduli costituiti da insiemi di processi
- I moduli funzionano indipendentemente gli uni dagli altri
- Le abilità coinvolte nelle sette aree sono governate da aree cerebrali differenti che hanno diversa storia
evolutiva
La teoria delle intelligenze multiple comporta che i diversi tipi di intelligenza siano presenti tutti gli esseri umani e che
la differenza tra le relative caratteristiche intellettive e prestazioni vada ricercata unicamente le rispettive
combinazioni.
LA MISURAZIONE DELL’INTELLIGENZA
Binet(1904): doveva Individuare bambini con difficoltà scolastiche, quindi predisposi una serie di testa che potevano
essere seguiti dalla maggior parte dei bambini di una precisa età cronologica (EC)
Età mentale (EM): un bambino di 5 anni di EC ha una EM di 5 anni se ha superato tutte le prove che sono state risoltà
dalla maggioranza dei bambini di 5 anni
L’approccio di Binet fu adattato da un gruppo di psicologi dell’Università di Stanford per mettere a punto un test
conosciuto come Stanford-Binet dove quello che si ottiene è il quoziente di Intelligenza (QI) QI= EM/EC x 100
Limite connesso con l’utilizzo del concetto di “età mentale”
- La semplice differenza tra EM e EC: non consentiva di valutare correttamente (un ritardo di 2 anni a un’età di
5 anni, poteva denunciare un ritardo intellettivo molto grave, lo stesso ritardo ad un’età di 11 o 12 anni
poteva essere considerato di minore gravità)
- Che senso ha parlare di EC e EM per gli adulti (dai 16 anni)?
- Bambini: EC=8, EM=12 bimbo piuttosto intelligente
- Adulti: EC=40, EM =60 adulto intelligente come il bimbo? QI di rapporto identico.
QI di deviazione: si compara la prestazione individuale con la prestazione media dell’intera popolazione. Il punteggio
maggiore intelligenza è stabilito a 100 punti e la deviazione standard è stabilita a 15 punti. Ciò significa che circa due
terzi della popolazione avrà punteggi di intelligenza compresi tra 85 e 115 punti. Lo stesso numero di individui sono
sopra e sotto alla media. Più un punteggio è distante dalla media meno numerosi saranno gli individui che posseggono
quel livello di intelligenza
TEORIE DELL’INTELLIGENZA
- Teorie esplicite dell’intelligenza: Teoria formulate da esperti si basano sulle risposte di gruppi di soggetti a
compiti considerati idonei a fornire misure del comportamento intelligente.
- Teorie implicite dell’intelligenza: Informami sulle idee che la gente a sulla propria e sull’altrui intelligenza.
Sono alla base delle teorie esplicite e permettono di ripensarle. Mettono in luce differenze fra le diverse
culture circa le opinioni sulle funzioni intellettive.
TEORIE FATTORIALI
Le tecniche di analisi fattoriale hanno in comune un importante valore economico nel senso che attraverso esse le
informazioni espresse da un elevato numero di variabili di partenza, tra loro non indipendenti, vengono sintetizzati da
un numero inferiore di variabili ipotetiche soggiacenti.
- Teoria dell’intelligenza fluida e cristallizata di Cattel : Intelligenza fluida consiste nella capacità di elaborare
informazioni e di ragionare in modo astratto mentre intelligenza cristallizzata è costituita da contenuti che la
persona ha appreso attraverso l’utilizzo dell’intelligenza fluida per esempio vocabolario, comprensione
verbale, informazioni di carattere generale.
TEORIA CATTEL-HORN-CATTELL DELLE ABILITA’ COGNITIVE
È il risultato dell’integrazione della teoria di Cattell-Horn e della teoria di Carol. Ha dato luogo a un’articolata
tassonomia delle abilità cognitive, alla cui luce sono stati costruiti o modificati importanti strumenti psicometrici. In
questo caso per tassonomia si intende la classificazione gerarchica delle abilità.
Intelligenza emotiva: Secondo Goleman consiste in un insieme di abilità che includono il controllo dei propri impulsi,
l’automotivazione, l’empatia e la competenza sociale nelle relazioni interpersonali
TEORIA TRIARCHICA DELL’INTELLIGENZA DI ROBERT J. STENBERG
Si compone di tre subteorie: componenziale, contestuale ed esperenziale.
La Subteoria componenziale si occupa degli aspetti interni dell’intelligenza vale a dire dei meccanismi mentali che
sottendono nel comportamento intelligente. Questi meccanismi definiti componenti, sono distinti in metacomponenti,
componenti di prestazione e componenti di acquisizione di conoscenze.
- metacomponenti sono quelle di livello più elevato che le persone intelligenti utilizzerebbero per progettare i
loro compiti, controlla nelle modalità di esecuzione e prendere decisioni sulle strategie da adottare.
- componenti di prestazione sarebbero processi mentali di tipo esecutivo verrò di quelle persone intelligenti
servirebbero per mettere in atto e le istruzioni della metà componenti.
- Componenti di acquisizione: Permetterebbero alle persone di a prendere le conoscenze necessarie alla
soluzione dei problemi. Stamberg ha trovato che 3 tipi di componenti di acquisizione di conoscenze, codifica
selettiva, combinazione selettiva il confronto selettivo sarebbero importanti per il comportamento
intelligente.
La subteoria contestuale riguarda gli aspetti esterni dell’intelligenza, cioè la pratica applicazione delle
metacomponenti e delle componenti.  definito dal contesto socioculturale in cui si esprime.
- Adattamento: all’ambiente in cui si vive.
- Selezione di un ambiente ideale
- Modellazione dell’ambiente di vita, in modo che si attagli alle capacità personali
La subteoria esperienzale: Si occupa dell’intelligenza che l’individuo dimostra nel fare uso della propria esperienza in
particolare nel risolvere problemi relativamente nuovi, nell’ automatizzare velocemente le procedure che consentono
di acquisire competenze e abilità.
L’intelligenza ha tre generi fondamentali: l’intelligenza analitica comprende la capacità di giudicare, e valutare,
l’intelligenza creativa e si estrinseca nell’abilita di creare, scoprire, produrre e l’intelligenza pratica con cui si realizza la
capacità di usare strumenti a e appplicare piani
LA DISABILITA’ INTELLETTIVA
La disabilità intellettiva non è una sindrome a sé stante ma una condizione condivisa da sindrome diverse tra loro,
nonché da varie altre situazioni patogene a partire da condizioni di disagio esistenziale che possono comportare
disturbi psichici pervasivi o stati di grave deprivazione con carenze nutrizionali, mancanza di afferenze affettive e di
stimolazione cognitiva. La dizione “disabilità intellettiva” sta gradualmente imponendosi su altri costruiti, quale ritardo
mentale o handicap mentale soprattutto nei paesi più avanzati nel lavoro di ricerca e supporto alle persone disabili.
Cio è da collegarsi all’imponente cambiamento culturale, in forza del quale tale ottica centrata sul “deficit” è
subentrato una nuova visione, che pone al centro dell’attenzione un’interazione della persona con il proprio ambiente
e che prescindendo dal QI, vede nella disabilità un costrutto multidimensionale aperto alla possibilità di miglioramento
delle funzioni adattive individuali.
PERSONE PARTICOLARMENTE DOTATE SUL PIANO INTELLETTIVO
Le persone intellettualmente più abili si distinguono per il raggiungimento di traguardi di eccellenza nei settori di cui si
occupano. Il loro QI è elevato (superiore a 130/140 p). Se la plusdotazione è riconducibile a una base genetica della
componente educativo-ambientale: essere seguiti precocemente dai genitori in un ambiente gratificante, sia
affettivamente che cognitivamente, è di certo il primo passo per far sì che le potenzialità ereditarie dei bambini
possano adeguatamente realizzarsi; la tappa successiva è costituita da buone scuole che sappiano capirne e
valorizzarne i talenti
INTELLIGENZA ED ETA’
Non ci sono chiare evidenze sperimentali per sostenere l’idea del declino generalizzato delle capacità cognitive degli
anziani in buona salute. Coloro che nella vita si sono occupati di attività sociali, fisiche o intellettuali mostrano la più
elevata velocità di processazione dei compiti cognitivi. Solo il 5% della popolazione vive grandi perdite di
funzionamento cognitivo.
BASI GENETICHE DELL’INTELLIGENZA
Nonostante la sicurezza mostrata da alcuni studiosi di psicologia non disponiamo di alcuna certezza scientifica in
merito alla correlazione tra basi genetiche e intelligenza. Gli studi condotti per quantificare il peso delle componenti
genetiche sull’ intelligenza si sono basate sul QI, indice imperfetto di un costrutto ipotetico definito intelligenza. In
sintesi è bene interpretare con cautela i dati che si ricavano delle ricerche su questa tematica, tenendo conto del fatto
che eredità e ambiente sono strettamente interconnesso
CAPITOLO 9: LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE
Il linguaggio è una convenzione con gli altri esseri umani che appartengono alla nostra comunità. 
Il linguaggio è una funzione tipica della nostra specie che pervade l’attività mentale e molte delle attività cognitive
come il pensiero, la soluzione di problemi, i giudizi.
È studiato da linguisti e psicologi:
 Linguisti: studiano la struttura del linguaggio, partendo dalla descrizione dei suoni significativi delle diverse
espressioni del linguaggio, dei significati e delle regole che organizzano le unità linguistiche
 Psicologi: studiano i processi cognitivi alla base dell’uso del linguaggio (comprensione, produzione,
linguaggio parlato, scritto, conversioni tra il linguaggio parlato e scritto).
Psicolinguistica: è la disciplina che si occupa delle descrizioni dei processi cognitivi coinvolti nell’uso del linguaggio.
Fonda l’elaborazione teorica e la ricerca empirica sul linguaggio prendendo le mosse dal lavoro di Noam Chomsky.
Linguaggio: abilità appresa o innata?
Teoria comportamentista: empirismo: il linguaggio è appreso, è come un comportamento, l’apprendimento avviene
con le stesse leggi che permettono le altre forme di apprendimento (condizionamento classico, condizionamento
operante, rinforzo). Quando nasciamo la mente è tabula rasa, siamo dotati solo di alcuni meccanismi che ci
permettono di capire il mondo.
Noam Chomsky (tesi innatista): l’apprendimento del linguaggio è innato; il linguaggio è un sistema generativo in cui si
possono individuare elementi comuni a tutti i linguaggi. Esistono meccanismi e principi cognitivi organizzativi innati
che permettono l’acquisizione e la generazione di ogni linguaggio umano. Nonostante ci siano tante lingue naturali
differenti, esistono elementi comuni alle varie lingue e quindi per lui ci sono dei meccanismi innati che si sono evoluti.
Evidenze a sostegno della tesi innatista:
 Il linguaggio viene appreso troppo rapidamente dai bambini, nel giro di qualche anno raggiunge dei livelli
molto buoni. Apprendimento sì, ma dal nulla?
 I bambini possono produrre frasi che non hanno mai ascoltato prima. Apprendimento solo per rinforzo?
 I genitori rinforzano anche frasi non corrette, quando il bambino inizia a parlare
 I bambini producono parole scorrette mai sentite che derivano dall’applicazione di regole grammaticali senza
considerare le eccezioni (facete, dicete, …): estraggono delle regole di produzione del linguaggio che
applicano poi in modo indiscriminato e poi corregge successivamente considerando le eccezioni affinando le
proprie competenze linguistiche.
Noam Chomsky e la grammatica generativa-trasformazionale:
Chomsky propone l’esistenza di un meccanismo innato in grado di favorire l’acquisizione del linguaggio
LAD (Language Acquisition Device): contiene i principi della grammatica universale: principi generali di tutte le lingue
naturali che consentono ai bambini di scoprire le strutture linguistiche corrette proprie della propria comunità
linguistica. Il suo scopo era di identificare le strutture comuni ai vari linguaggi naturali. Si tratta di un dispositivo “non
specificato” alla nascita ma che viene “settato” per apprendere ogni linguaggio naturale. Qualsiasi bambino che nasce
in qualsiasi luogo della terra può apprendere qualsiasi linguaggio umano. È un meccanismo indifferenziato alla nascita
che poi si specifica quando il bambino viene esposto ad un linguaggio. Man mano che viene specificato non è più in
grado di produrre qualsiasi suono linguistico di qualsiasi lingua e di estrarre dal linguaggio parlato le regole di
produzione del linguaggio di qualsiasi lingua naturale umana oppure lo fa con molta fatica. Apprendere 2 o più lingue
da bambini è più facile, purché siamo esposti ad un linguaggio naturale. L’apprendimento di una seconda lingua in età
adulta è particolarmente oneroso e complicato, richiede un’esposizione prolungata alla lingua anche in base alle
differenze individuali. Rimane comunque traccia anche dopo anni delle difficoltà di apprendimento, soprattutto se il
nuovo linguaggio è molto diverso da quello iniziale.
Competenza linguistica: conoscenza implicita delle regole che mettono in relazione suoni e significati, permette di
generare e comprendere frasi corrette ed evitare la produzione di quelle errate (grande contributo dei linguisti).
Il linguaggio è un sistema arbitrario di rappresentazione della conoscenza.
Esecuzione linguistica: capacità effettiva di usare il linguaggio, dipende da molti fattori: cognitivi, situazionali, socio-
culturali (grande contributo degli psicologi). La maturazione cognitiva del parlante influenza la produzione di una frase
grammaticalmente complessa (attenzione, memoria, rappresentazione delle conoscenze).
La teoria chomskiana si sviluppa attorno a quattro nozioni principali legate alla grammatica generativa-
trasformazionale:
 Struttura superficiale: sequenza di suoni che può essere segmentata in parole
 Struttura profonda: forma sottostante alla struttura superficiale contenente le informazioni necessarie alla
trasmissione del significato: ci possono essere strutture superficiali differenti di una stessa struttura profonda.
Regole di struttura sintagmatica (o regole di riscrittura) : consentono di trasformare un costituente frasale in altri
costituenti, come ad esempio la frase in costituenti più semplici come i sintagmi: la scomposizione della frase nelle sue
parti costiuenti.
 Regole trasformazionali: consentono di trasformare una struttura superficiale in un’altra struttura
superficiale mantenendo inalterato il significato, cioè la struttura profonda, come ad esempio la
trasformazione della forma attiva di una frase nella sua forma passiva.
Esempio: “Il turista straniero visita un palazzo antico”
La struttura grammaticale della frase può essere descritta utilizzando le regole di riscrittura che consentono di
riscrivere dei simboli in altri simboli fino ad ottenere la frase nella sua forma superficiale.

SN = sintagma nominale  SV = sintagma verbale


Regole trasformazionali: “un antico palazzo è visitato dal turista straniero”
Corrisponde alla frase precedente essendo il risultato della trasformazione da una frase attiva ad una passiva. Le
regole trasformazionali consentono di generare un enorme numero di frasi differenti ed una quantità notevole di
varietà di ciascuna frase. Le regole trasformazionali ci permettono di rendere la nostra produzione linguistica
innovativa ed originale e di produrre delle frasi che non abbiamo mai sentito, di utilizzare delle formule linguistiche del
tutto nuove per noi..
Universalità e relativismo linguistico:
Rappresentazione analogica: immagini mentali di tipo percettiva: rappresenta in modo analogo ciò che è presente
nella realtà
Rappresentazione proposizionale: di tipo verbale: è simbolica e fa parte della cultura di una particolare comunità
linguistica ed è una rappresentazione arbitraria non direttamente collegata a ciò che vogliono rappresentare sulla base
di una convenzione. Si pensa che sia primitivo rispetto alle immagini mentali, ma non è così, il nostro cervello ama il
codice analogico. Inoltre l’immagine mentale è primitiva, non deriva da un formato proposizionale.
Universali linguistici: anche se le lingue umane possono essere molto differenti tra di loro, si possono individuare
sequenze di suoni che corrispondono a nomi, verbi, ecc. Pur nella enorme varietà, i linguaggi umani hanno una
struttura che si assomiglia. 
Relativismo linguistico (Whorf, 1956): sosteneva che oggetti ed eventi denotati da una parola sono concepiti in
maniera differente a seconda della cultura del parlante. Le diverse modalità di vedere e di concepire la realtà
dovrebbero quindi dipendere dal particolare linguaggio utilizzato. Primato del linguaggio rispetto al pensiero: il
linguaggio genera la categorizzazione degli oggetti. Le diverse modalità di percepire la realtà dipendessero dal
linguaggio utilizzato.
le differenze linguistiche corrispondono a differenze nella modalità di percepire e pensare la realtà oppure tutti gli
individui condividono la stessa esperienza anche se la descrivono in modo differente?
Esempio: neve, pioggia.
Il fatto di avere termini differenti a disposizione, mi permettono di percepire e categorizzare in modo differente
oppure l’esperienza che io ho del mondo è primitiva ed io percepisco differenze e di fatto ho i termini per definire
questa esperienza. 
Percezione e denominazione dei colori:
Berlin e Kay (1969): ricerche linguistiche interculturali. Le lingue condividono la denominazione di certi colori
fondamentali, esistono quindi degli universali linguistici per la denominazione dei colori, la maggior parte delle lingue
hanno almeno una decina di termini per i colori.
Heider e Oliver (1972): popolazione della Nuova Guinea (Dugum Dani), soltanto due nomi per denotare i colori (chiaro
e scuro). Hanno la stessa capacità di percepire e discriminare i colori dei parlanti inglesi.
La nostra capacità di percepire e categorizzare il mondo è indipendente dalle capacità linguistiche. Il linguaggio ci
permette di ragionare meglio ad esempio su concetti astratti che difficilmente si potrebbero esprimere in altro modo.
La comprensione del linguaggio:
La comprensione del linguaggio ha molti aspetti automatici. 
La comprensione del linguaggio si divide in: comprensione delle parole, comprensione delle frasi e comprensione dei
testi. Il grado di automatismo nei livelli più alti viene più a mancare ed aumentano i processi che richiedono un
maggior apporto di energia e risorse mentali.
Leggere è molto automatico e spesso non comprendiamo quanto stiamo leggendo in questi casi, soprattutto se siamo
distratti. Spesso è automatico anche l’accesso al significato di una parola ma poi la comprensione di frasi e testi
richiede processi di livello più alto. Per comprendere il linguaggio è fondamentale la identificazione delle parole. La
facilità di identificazione delle parole è influenzata:
 dalla frequenza con cui le parole sono utilizzate in una determinata lingua: esistono parole ad alta
frequenza d’uso come gatto, cane, ecc.
 dalla loro pronunciabilità
 dal contesto in cui una parola è presentata (fenomeno noto come “effetto di superiorità della parola”)
Effetto di superiorità della parola:
Reicher (1969): il riconoscimento delle parole è un processo estremamente veloce, comparabile al tempo per
riconoscere una lettera singola. Noi leggiamo in modo automatico e quindi secondo lui non passiamo attraverso
l’identificazione di ciascuna lettera per poi arrivare alla parola ma che ci sia un processo automatico per
l’identificazione della parola.
Esperimento: presentazione di stimoli costituiti da singole lettere, parole di 4 lettere e non parole sempre di 4 lettere.
Compito: identificazione di una sola lettera scegliendo quella corretta tra due lettere (dopo la presentazione dello
stimolo, cui seguiva un mascheramento, venivano presentate le due alternative sopra o sotto la lettera critica).
Si andava a misurare i tempi di reazione in ciascun caso.
Risultati: i soggetti sono:
 più veloci a riconoscere la lettera critica quando fa parte di una parola
 più lenti sia quando la lettera fa parte di una non-parola sia quando la parola viene presentata isolata
La parola funge da contesto per il riconoscimento della lettera. Forte sostegno alla esistenza di meccanismi che
funzionano in parallelo e velocizza il riconoscimento della lettera.
Accesso lessicale – Jackson e Morton (1984)
Modello di riconoscimento delle parole basato su un costrutto denominato logogen. Funziona come un sistema che
rileva ed integra informazione finché, quando è raggiunta una certa quantità critica, una risposta associata all’insieme
dell’informazione accumulata diventa disponibile. Ogni logogen è costituito da informazioni rilevate dai differenti
sistemi sensoriali, uditivo, visivo o contestuale. Vengono raccolte evidenze in modo automatico e quando si raggiunge
una soglia critica il sistema produce una risposta.
Esempio: 
Le esperienze relative alle differenti modalità sensoriali, come leggere la parola ”arco”, oppure le associazioni libere
con la parola “arco”.
Quando un logogen viene eccitato, il soggetto sviluppa una preattivazione per un particolare tipo di risposta: la parola
“arco” diventa immediatamente disponibile appena il logogen corrispondente viene attivato.
I logogens operano come dei rilevatori di caratteristiche fisiche e di contesto della parola.
Esempio:
il logogen di “arco” contiene informazioni del tipo “ha quattro lettere”, “inizia con a”, “la seconda lettera è r”, ecc. e
quando i rilevatori relativi alle diverse informazioni superano una certa soglia critica la parola viene riconosciuta e
viene trasferita.
Comprensione di frasi:
Operazioni sintattiche e semantiche:
 operazioni sintattiche: segmentazione della sequenza di suoni in unità o costituenti frasali, a partire dai quali
si potrà costruire la rappresentazione semantica. Una delle strategie per la segmentazione è quella basata
sull’identificazione delle “parole funzione” ovverosia parole come articoli, preposizioni, pronomi,
congiunzioni, ecc. Così, ad esempio, se viene individuato un articolo, determinativo o indeterminativo, ciò
costituisce il segnale che il costituente sarà un sintagma nominale. Si limitano le possibilità e si creano delle
aspettative nel sistema aumentando la capacità di comprendere la frase. Più in generale, le parole funzione
aiutano l’ascoltatore a classificare le parole contenuto. Gli ascoltatori utilizzano:
o le parole funzione per classificare le parole contenuto che normalmente seguono le prime, ad
esempio, in italiano la parola “sale” può essere sia un nome sia un vergo, ma il significato corretto
può essere anticipato dalla presenza dell’articolo “il” o del pronome ”egli”
o le conoscenze di tipo semantico, ad esempio è sufficiente che la frase implichi una certa azione o un
dato evento perché l’ascoltatore ritenga che l’azione o l’evento si siano effettivamente verificati.
 Operazioni semantiche: esperimento di Bransford, Barclay e Franks (1972): coppie di frasi una delle quali era
implicata nell’altra; si chiedeva ai partecipanti di riconoscere una delle due frasi presentate (solo una era
stata presentata precedentemente):
o tre tartarughe stanno su un tronco che galleggia nell’acqua ed un pesce nuota sotto di esse
o tre tartarughe stanno su un tronco che galleggia nell’acqua ed un pesce nuota sotto di esso
Molti falsi riconoscimenti perché le persone hanno derivato il significato e la sintassi è andata persa. Questo
fenomeno però non si osservava quando la frase presentata non implicava la frase test, esempio:
o tre tartarughe stanno accanto ad un tronco che galleggia nell’acqua ed un pesce nuota sotto di esse
o tre tartarughe stanno accanto ad un tronco che galleggia nell’acqua ed un pesce nuota sotto di esso
tartarughe e tronco stanno in posizioni differenti e quindi le frasi sono semanticamente differenti e più facili da
riconoscere e quindi ci sono molti meno falsi riconoscimenti.
Comprensione di testi e storie:
La semantica ed il significato delle singole frasi vengono integrate in un sistema più complesso. È un’attività
estremamente onerosa e dipende dalla difficoltà dell’argomento, delle frasi e del linguaggio utilizzato. Assorbe tutte le
nostre capacità.
La comunicazione non verbale:
 Mezzo comunicativo più arcaico
 Sostiene e completa la comunicazione verbale: ce ne rendiamo conto soprattutto nella CMC: lo stesso
messaggio linguistico può assumere significati differenti ed avere una sua ambiguità
 Più spontaneo e naturale, meno soggetto a forme di controllo volontario: posso avere un forte controllo su
quello che dico verbalmente ma spesso non ho controllo sulla parte non verbale, dai gesti al rossore nel volto
 Universale: gli aspetti legati alle espressioni facciali delle emozioni sono costanti in tutte le popolazioni,
hanno una fortissima base genetica giustificata dal fatto che le emozioni, dal punto di vista evolutivo, sono
state estremamente importanti.

Aspetti paralinguistici o extralinguistici: intonazione, modo in cui viene espresso il contenuto linguistico.
Prossemica: tipo di collocazione spaziale che abbiamo rispetto alle altre persone
Aptica: il fatto se veniamo in contatto oppure no dal punto di vista tattile con le altre persone.
Due sistemi:
Sistema vocale:
 Verbale
 Paralinguistico: variazioni del tono, dell’intensità e della velocità del parlato
 Extralinguistico: insieme delle proprietà foniche della voce di un individuo che dipendono dal suo apparato
fonatorio (voce acuta, bassa, profonda, ecc.)
Sistema cinesico: è l’intera gamma dei movimenti del corpo, del volto e degli occhi:
 Espressioni facciali: le migliaia di configurazioni espressive del volto sono state categorizzate da Ekman e
Friesen (1978) in un sistema di analisi basato su 44 unità fisiologiche di azione, denominato Facial Action
Coding System (FACS). Seguendo una tribù della Papua Nuova Guinea (isolata dal resto del mondo) osservò le
stesse espressioni facciali del resto del monto, dimostrando che non sono determinate dalla cultura o dalle
tradizioni di un determinato posto, ma sono universali ed uguali in tutto il mondo. La cultura può solo
cambiare quanto vengono espresse le emozioni. Le 6 di base per tutte le culture e riconoscibili da tutti
indipendentemente dalla cultura e dall’aspetto della persona che osservò in questo studio sono:
o Rabbia, Disgusto, Tristezza, Gioia, Paura, Sorpresa
 Sguardo: un ruolo particolare è svolto dallo sguardo che rappresenta un potente segnale comunicativo: il
contatto visivo tra due persone ha una pluralità di significati, dal comunicare interesse al gesto di sfida;
fondamentale per gestire la conversazione e per fornire informazioni aggiuntive rispetto all’espressione
facciale. Noi fissiamo le altre persone negli occhi quando parliamo, anche i neonati lo fanno. Anche nella
comunicazione unidirezionale lo sguardo fornisce un feedback importante. È stato dimostrato che sia lo
sguardo, sia l’espressione facciale esercitano una forte influenza sull’attenzione. Per esempio, lo sguardo è
uno stimolo molto potente, capace di orientare automaticamente l’attenzione dell’osservatore.
 Gesti: l’analisi delle funzioni dell’attività gestuale coverbale si è sviluppata sulla base di una prima
classificazione elaborata da McNeill (1992). A partire dall’analisi di brevi racconti di filmati, l’autore dimostra
come l’uso dei gesti partecipi, per esempio, alla costruzione del discorso narrativo. Tre tipi di gesti:
o Gesto simbolico o emblemi: hanno la capacità di sostituire la comunicazione verbale e possono
essere utilizzati quando la comunicazione verbale è impedita o per rafforzare lo scambio
comunicativo
o Gesto illustratore/iconico: sono tutti quei movimenti che accompagnano la comunicazione verbale
illustrando ciò che si sta dicendo. Attraverso la gestualità si “disegna” ciò di cui si sta parlando, si
rappresentano azioni, persone, spazio e tempo, illustrano in un qualche modo i contenuti semantici
che si stanno esprimendo.
o Gesto interattivo o regolatori dell’interazione: tipo di gesto propriamente dell’interazione faccia a
faccia segnale riferito più all’interlocutore che al topic del discorso; funzioni: cambio di turno,
segnalare una nuova informazione, chiedere conferma o aiuto, citare contributi precedenti.
 Postura del corpo
Sistema prossemico: l’aspetto prossemico della comunicazione analizza i messaggi inviati con l’occupazione dello
spazio circostante. Il modo nel quale le persone tendono a disporsi in una determinata situazione, apparentemente
casuale, è in realtà codificato da regole implicite e ben precise. Ognuno di noi tende a suddividere lo spazio che ci
circonda in quattro zone principali:
 Zona intima (da 0 a 50 cm)
 Zona personale (da 50 cm ad 1 metro), amici, colleghi
 Zona sociale (da 1 m a 3 o 4 m)
 Zona pubblica (oltre i 4 m).
Sistema aptico: l’aptica è costituita dai messaggi comunicativi espressi tramite contatto fisico. Anche in questo caso si
passa da forme comunicative codificate (la stretta di mano, il bacio sulle guance come saluto ad amici e parenti), ad
altri di natura più spontanea (un abbraccio, una pacca sulla spalla). Dipendono dalle persone con cui ho a che fare e
dal contesto e veicolano informazioni.
La comunicazione interpersonale:
Fasi della conversazione:
1. Fase di inizio o di apertura: reciproca identificazione e riconoscimento e vengono espresse le formule di
saluto
2. Fase di sviluppo di uno o più argomenti sui quali vi sia un qualche interesse da parte dei partecipanti
3. Fase finale: conclusione della conversazione, come manifestazione di accordo su quanto si è detto, richiesta
di appuntamento, saluti, ecc.
L’avvicendamento dei turni: in una conversazione a due, il partecipante A parla; quando A si ferma, inizia a parlare il
partecipante B; poi B si ferma e riprende a parlare A e così via. La conversazione quindi si sviluppa secondo una
sequenza del tipo A-B-A-B ecc.
Dinamica conversazionale:
 Conservare il turno, cioè comunicare di non essere interrotto emettendo segnali come ad esempio:
o L’aumento dell’intensità vocale
o L’aumento della velocità di articolazione volta ad ostacolare l’interruzione
o Usando le pause piene, cioè pause riempite con vocalizzazione caratterizzate da particolari
andamenti melodici, mediante le quali il parlante segnala che ha concluso l’argomento, ma che non
ha ancora terminato di parlare.
 Volontà di cedere il turno ricorrendo a dei segnali quali:
o Uso di pause vuote
o Rallentamento del ritmo dell’eloquio
o Abbassamento della tonalità della voce
 L’ascoltatore potrebbe esprimere una richiesta di turno:
o Inizi balbettanti
o Incremento del ritmo dei cenni di assenso del capo e dei commenti vocali non verbali
o Segnali non verbali come gesti o sguardo
 L’ascoltatore può rifiutare di ricevere il proprio turno:
o Cenni di assenso del capo
o Vocalizzazioni di approvazione volti ad incoraggiare il mantenimento del turno

La comprensione dei messaggi linguistici inizia con l’interpretazione attribuita ai messaggi stessi. L’interpretazione dei
messaggi è favorita dall’assunzione da parte dei partecipanti alla conversazione del “contratto dato nuovo” grazie al
quale uno dei partecipanti conviene di aggiungere nuove informazioni a quelle che l’altro già possiede e viceversa
(Clark e Haviland, 1977).
Comunicazione umana ed il ruolo delle rappresentazioni mentali altrui (teoria della mente). Tali rappresentazioni,
oltre ad essere rappresentazioni della realtà esterna, contemplano le rappresentazioni di altre persone. Ci
rappresentiamo sia come noi vediamo il mondo, sia come gli altri vedono il mondo. Io baserò la mia conversazione su
quello che ritengo conosca l’altra persona, quindi sulle rappresentazioni che mi sono fatta dell’altra persona: se penso
che sappia abbastanza di un argomento ne parlerò superficialmente, se ritengo che ne sappia poco ne parlerò in modo
più
approfondito. La mia rappresentazione non è necessariamente corretta e questo genera un errore di comunicazione.
L’inganno nasce dal fatto che io mi rappresento che l’altro non sia a conoscenza di alcune cose e sulla base di questa
mia rappresentazione imposto l’interazione che ho con l’altro, inganno compreso.
La conversazione per essere una comunicazione interpersonale efficiente deve obbedire al principio di cooperazione,
cioè alla necessità da parte del partecipante di dare il proprio contributo al momento opportuno coerentemente con
le richieste della situazione comunicazionale. Grice (1975) ha declinato questo principio in quattro regole o massime
conversazionali:
 Massima della quantità: non dire più di quanto sia necessario
 Massima della qualità: fare affermazioni vere
 Massima della relazione: essere pertinenti
 Massima del modo: essere chiari ed evitare le ambiguità
Spesso vengono disattese nella comunicazione umana.
Le modalità con cui le domande vengono formulate orienta il giudizio! La modalità con cui viene formulata la
domanda può orientare l’analisi delle informazioni che possono essere utilizzate per fornire una risposta al quesito. Gli
individui, infatti, considerano più facilmente e più frequentemente quelle informazioni che appaiono congruenti con le
componenti semantiche della domanda.
Esempio (Shafir, 1993): esprimere una scelta tra due località turistiche, in un caso, e di esprimere quale delle due
rifiutare, nell’altro caso: 
“Immagina di aver deciso di andare in un posto al caldo durante le vacanze di Natale per una settimana. Hai a
disposizione due pacchetti turistici entrambi offerti ad un prezzo ragionevole. Il depliant informativo ti dà solo alcune
informazioni circa i due pacchetti. In base a queste informazioni quale località sceglieresti (quale località rifiuteresti)?”.
Nel primo caso si chiede di scegliere quello che ci piace, nel secondo di rifiutare quello che non ci piace.

Località A Località B
Condizioni climatiche normali Clima molto soleggiato
Spiaggia di media qualità Barriere coralline e spiagge di straordinaria bellezza
Hotel di media qualità Hotel ultra-moderni
Temperatura media dell’acqua Temperatura molto fredda dell’acqua
Vita notturna normale Venti molto forti
Assenza di vita notturna
I partecipanti scelgono e rifiutano la stessa opzione, ovverosia la località B. Secondo Shafir (1993) questo risultato può
essere spiegato ricorrendo ad un meccanismo psicologico denominato principio di compatibilità; in base a tale
principio si può supporre che:
 Scegliere un’opzione: peso maggiore alle caratteristiche positive delle opzioni (ad esempio, “la presenza di
spiagge meravigliose”)
 Scartare un’opzione: peso maggiore a quelle negative (ad esempio, “temperatura molto fredda dell’acqua”).
CAPITOLO 10: MOTIVAZIONE ED EMOZIONI
La motivazione è una spinta a compiere una certa attività ed è definibile come un processo in cui l’organismo è
attivato al fine di relaizzare un dato scopo in relazione ai vincoli e alle opportunità ambientali. La motivazione ha vari
scopi:
- Legare la biologia al comportamento
- Spiegare la variabilità comportamentale
- Inferire stati interni da comportamenti esterni
- Attribuzione di responsabilità delle azioni
- Spiega la perseveranza nei confronti delle avversità
LE COMPONENTI DELLA MOTIVAZIONE
La teoria secondo la quale la maggior parte del comportamento è determinato da fattori interni è stata sviluppata la
Clark Hull. Secondo la sua prospettiva le pulsioni sono stati interni che insorgono in risposta a bisogni fisiologici. Gli
individui cercano di mantenere uno stato di equilibrio o di omeostasi in relazione alle proprie condizioni biologiche. Le
tensioni generano quindi pulsioni. Il comportamento però non è solo motivato da pulsioni interne, ma anche da
incentivi, stimoli esterni o premi che non sono legate bisogni fisiologici. In realtà il comportamento è l’esito di una
combinazione di fonti di motivazione interne ed esterne.
Quali ragioni stanno alla base del comportamento? alcuni aspetti del comportamento sono dati dagli istinti, tendenze
programmato essenziali per la sopravvivenza punto gli istinti forniscono repertori di comportamento che sono parte
dell’eredità genetica di ciascun animale.
I comportamentisti hanno fornito evidenze empiriche secondo cui l'emozioni comportamenti più importanti sono
appresi piuttosto che innati. L’effetto di rinforzo che nasce da una ricompensa ricevuta viene meno il momento in cui
non si ritiene che le proprie azioni siano state determinanti. L’importanza delle aspettative nel motivare il
comportamento è stata approfondita da Rotter nella sua teoria dell’apprendimento sociale. Per Rotter la probabilità di
attivare un dato comportamento è determinata dall’aspettativa di realizzare un obiettivo che è relativa all’attività, e
dal valore personale dell’obiettivo. Egli ha affermato che il risultato del comportamento può essere attribuito a fattori
disposizionali o a fattori situazionali.
UNA GERARCHIA DI BISOGNI
Abraham Maslow Ha formulato la teoria secondo cui le motivazioni sono organizzati in modo gerarchico, da quelle più
semplici ed elementari (primarie), a quelli più complesse e sofisticate (secondarie). In particolare ha proposto una
gerarchia dei bisogni dove al livello più basso figurano i bisogni fisiologici ,poi quando i primi sono soddisfatti entrano
in giochi il bisogno di sicurezza di protezione. I bisogni di appartenenza fanno riferimento alla necessità di appartenere
a un gruppo, di amare ed essere amati e una volta soddisfatti questi bisogni si raggiunge il livello relativo al bisogno di
stima. Al centro della teoria di Maslow sta il bisogno di ogni individuo di sviluppare il più possibile il proprio potenziale.
LA MOTIVAZIONE AL SUCCESSO
Mc Clelland e i suoi collaboratori hanno formulato una modalità di misurazione dell’intensità del bisogno di
autorealizzazione con il test di appercezione tematica (TAT). Il bisogno di autorealizzazione rifletteva le differenze
individuali rispetto all'importanza attribuita alla pianificazione e all'impegno per raggiungere gli obiettivi personali. Per
esempio alti punteggi di bisogno dire autorealizzazione sono stati associati a soggetti caratterizzati da una condizione
di ascesa in termini di posizione sociale, con una maggiore probabilità di ottenere uno status occupazionale superiore
a quella del padre. Come si determina un elevato bisogno di autorealizzazione?--> L’intensità del bisogno di
realizzazione personale potrebbe costruirsi nei primi anni di vita.
ATTRIBUZIONE DEL SUCCESSO E DEL FALLIMENTO
Il bisogno di autorealizzazione non è l’unica variabile che influenza la motivazione al successo personale. Le
attribuzione causali sono giudizi rispetto ai fattori che sono alla base dei risultati punto e se possono avere un forte
impatto sulla motivazione.
La dimensione interna/esterna è una delle 3 dimensioni in base alla quale le attribuzioni possono cambiare. Possiamo
anche crederci fino a che punto un fattore causale possa essere stabile e coerente nel corso del tempo; la risposta ci
fornisci indicazioni relative alla dimensione stabilità/ instabilità. Possiamo anche domandarci fino a che punto si tratti
di un fattore causale altamente specifico. Questo consente di utilizzare la dimensione globale/specifica.
MOTIVAZIONE AL LAVORO E NELLE ORGANIZZAZIONI
Nell’ambito della psicologia delle organizzazioni troviamo alcune teorie che cercano di spiegare e prevedere il
comportamento delle persone in relazione ai diversi contesti di lavoro. La teoria dell’equità afferma che i lavoratori
sono motivati a mantenere relazioni giusto ed eque con altre persone significative. I lavoratori confrontano i propri
sforzi e risultati con quelli degli altri colleghi. L’insoddisfazione si verifica quando questi rapporti non sono uguali. La
teoria dell’aspettativa afferma che i lavoratori sono motivati quando si aspettano che i loro sforzi e comportamenti sul
posto di lavoro determinino i risultati desiderati. La teoria dell’aspettativa sottolinea l’importanza di tre componenti:
aspettativa, strumentalità e valenza. L’aspettativa fa riferimento alla probabilità percepita che gli sforzi dei lavoratori
producono prestazioni di un certo livello punto la strumentalità si riferisce la percezione che la prestazione porterà
specifici risultati e la valenza si riferisce a livello di gradimento percepiti relazione particolare risultati.
Profilo storico: principali teorie
Epoca cognitivista: la rilevanza delle emozioni
Nel primo cognitivismo l’emozione non è considerato un argomento predominante: l’associazione uomo-computer
che ha caratterizzato l’epoca (Human Information Process) non dà peso alle emozioni e la tradizione filosofica non solo
ci porta a considerare l’essere umano come un essere razionale, quindi considerare le emozioni è un elemento
disturbante in questa teoria: come si fa ad essere razionali ed emotivi allo stesso tempo? 
Ci sono delle evidenze che qualora il cervello non sia in grado di provare emozioni è difficile prendere decisioni.
Emozioni = processi complessi e multifattoriali, composti da:
 Attivazione dell’organismo: qualora si tratti di emozioni intense e può essere rilevata dall’aspetto esteriore:
movimenti viscerali, rossore, espressioni facciali, ecc.
 Aspetti cognitivi
 Espressione e manifestazione delle risposte emotive: soprattutto le emozioni negative portano ad una
attivazione del sistema simpatico
 Prontezza e preparazione all’azione: nel caso si debba agire, come scappare.
Per la sua complessità è corretto parlare di esperienza emotiva. In psicologia le emozioni sono state affrontate in
termini empirici e sperimentali, con la raccolta di dati che vanno a confortare o meno delle ipotesi e teorie formulate
sulle emozioni.
LE TEORIE DELL’ESPERIENZA EMOTIVA
1. LA TEORIA PERIFERICA
James e Lange propongono una radicazione biologica dell’emozione (concetto di attivazione fisiologica).
L’idea è che l’evento emotigeno scateni principalmente delle modificazioni periferiche dell’organismo (SNA
periferico), che provoca reazioni viscerali nel corpo James e Lange propongono una radicazione biologica
dell’emozione (concetto di attivazione fisiologica)
Di conseguenza: «non tremiamo perché abbiamo paura, ma abbiamo paura perché tremiamo»
Evento emotigeno->modificazione s.n.periferico (reazione viscerale)-> interpretazione cognitiva della modificazione
A ogni emozione dovrebbe corrispondere una distinta e specifica configurazione di attivazioni neurofisiologiche.
Critiche: se è vero che si ha un’attivazione periferica da cui consegue la valutazione cognitiva è chiaro che dovremmo
poter identificare uno specifico pattern di attivazione periferica per ogni tipo di emozione. La formulazione della
teoria di James fu testata sperimentalmente da Cannon e Bard e fu ritenuta infondata perché i visceri hanno una
sensibilità troppo scarsa (stesse modificazioni viscerali si presentano in stati emotivi differenti e in stati non emotivi).
Tuttavia il punto di vista periferico è rimasto attivo con teorie più recenti e più elaborate.
Ipotesi del feedback facciale
Sostiene che le espressioni facciali forniscono informazioni propriocettive, motorie, cutanee e vascolari che
influenzano il processo emotivo
Esp: Soggetto deve contrarre i muscoli facciali implicati in una data emozione. Matita tra i denti = < o > divertimento
nel guardare cartoons. Confermato
2. LA TEORIA CENTRALE
Cannon e Bard: in opposizione alla teoria periferica, dopo aver verificato che non esiste un pattern di attivazione
specifico per ogni emozione: 
Le emozioni sono attivate e regolate a livello del sistema nervoso centrale, e nello specifico a livello della regione
talamica (dove arrivano tutte le informazioni sensoriali attraverso le fibre afferenti). Il talamo poi invia queste
informazioni sia alle zone che si occupano di valutare l’esperienza emotiva sia a strutture corticali che si occupano di
percezione. Entrambe queste aree (limbica e corteccia associativa parieto-temporo-occipitale) sono attivate
simultaneamente e simultaneamente c’è l’aspetto cognitivo e periferico che quindi non sono in sequenza come
previsto dalla teoria periferica.
L’attivazione periferica (viscerale) e centrale (interpretazione cognitiva) sono simultanee.
In sintesi: teoria di Cannon vs teoria di James 
Ci troviamo di fronte a due teorie contrapposte, entrambe vere in quanto entrambe hanno colto degli aspetti
particolari e specifici della vita emotiva, senza però riuscire a esaurirne la complessità.
3. LA TEORIA BIFATTORIALE
Schachter (1962): inizio dell’epoca cognitivista, ruolo determinante della conoscenza delle circostanze in cui si prova
una emozione
Due componenti distinte:
 Componente di attivazione fisiologica dell’organismo (arousal)
 Componente cognitiva di interpretazione dell’evento emotigeno
L’attivazione fisiologica viene etichettata in base alla situazione in cui avviene l’evento emotigeno.
Riassumendo: gli stati emotivi dipendono dall’interazione di fattori cognitivi con uno stato di attivazione fisiologica.
Modalità con cui emozione ha origine:
- Tipica (vita quotidiana): valutazione situazione, percezione attivazione e sua attribuzione causale
(automatica): sono consapevole del risultato “mi sento arrabbiato”, sono cosciente della situazione in cui mi
trovo, del fatto che sto provando un’emozione e dell’origine della mia emozione.
- Arousal non spiegato: Processo maggiormente consapevole e deliberato di attribuzione causale del proprio
arousal a qualche situazione/evento: cerchiamo il motivo della nostra attivazione periferica. Ad esempio:
farmaci, fluttuazioni ormonali, etc. modificano arousal.
A che cosa lo attribuisco? A quale situazione/evento? In funzione della situazione cui lo attribuisco a vari eventi
emotigeni da cui esce l’emozione come esperienza più complessa.  Sulla base di questi assunti:
1. Stato di arousal senza conoscere la causa? Rilevanza della componente cognitiva
2. Stato di arousal facilmente spiegabile sulla base degli eventi? Processo automatico che porta ad esperire
l’emozione
3. Presenza di elementi cognitivi tali da indurre una emozione? In assenza di assenza di attivazione fisiologica la
persona non proverà (o proverà poco) emozioni.
Tipico il disagio provato quando non si condivide con gli altri gli stati emotivi. In assenza di una attivazione fisiologica
anche cognitivamente non si prova in modo intenso una emozione e questo provoca il disagio di non sentirsi in
sintonia con le altre persone.
Esperimento di Schachter e Singer (1962)
Manipolazione di:
 Stato fisiologico
 Informazioni sullo stato fisiologico
 Aspetti cognitivi legati a indizi contestuali
Ipotesi in parte confermata nell’ambito dei risultati MA non tutti i risultati sono stati confermati da ricerche
successive. Le teorie delle emozioni hanno centrato gli aspetti fondamentali ma una teoria che possa spiegare in modo
completo
ed esaustivo l’aspetto emotivo non è ancora stata individuata.
EMOZIONI E COGNITIVISMO
In epoca cognitivista le emozioni sono state poco considerate, a parte nel primo periodo.
Curva prestazione e stato di attivazione: rapporto tra la prestazione in un compito e lo stato di attivazione. Ad una
bassa motivazione corrisponde una bassa attivazione dei soggetti . All’aumentare dello stato di attivazione aumenta
l’efficacia dei soggetti. Se l’attivazione è eccessiva però l’efficacia diminuisce, la cosiddetta U rovesciata.

Affective priming: priming degli stati emotivi: qualsiasi stimolo presentato ad un soggetto provoca automaticamente
uno stato di attivazione cognitiva automatica. Stimoli emotivi presentati anche a livello subliminale provocano
l’attivazione fisiologica periferica anche se meno intensa, specialmente nel caso di emozioni negative. Sono meno
intense di quando il soggetto ne è consapevole. Un organismo che si è evoluto per trattare in modo prioritario gli
stimoli negativi e si attiva prima che questi diventino consapevoli ha un notevole vantaggio sugli altri.

Damasio interpreta la teoria di James come il superamento del cosiddetto “errore di Cartesio”, che proponeva un
dualismo radicale fra mente e corpo. Parlare di emozioni e sottolineare che fanno parte del tessuto cognitivo permette
di superare il dualismo cartesiano.
Damasio propone una concezione unitaria dell’organismo secondo cui occorre prevedere la “mentalizzazione del
corpo” e la “somatizzazione della mente”
Emozioni = convergenza sinergica tra mente e corpo, poiché sono processi mentali (processi valutativi della situazione)
ma hanno come teatro il corpo (modificazioni somatiche concorrenti s.n.p.)
EMOZIONI E DECISIONE
Caso Phineas Gage: lesione alle regioni ventromediali dei lobi frontali, capacità intellettive e linguistiche intatte (non
sono coinvolte le aree del linguaggio che si trovano altrove), ma incapace di regolare il proprio comportamento e
prendere decisioni adeguate.  Le emozioni sono la partenza per le decisioni.
Caso Elliot (Damasio, 1995): asportazione di un tumore nelle cortecce prefrontali, abilità cognitive intatte ma in
compiti decisionali Elliot elenca i pro e i contro di ogni alternativa e non riesce a scegliere (non riesce a ordinare le
preferenze). Elliot rimaneva per un periodo indeterminato nella fase dei pro e contro e questo lo portava a non
scegliere perché non riusciva ad ordinare le preferenze. Non era più in grado di provare emozioni. L’ordinamento delle
preferenze è legato all’emozione. Le emozioni introducono elementi che aiutano a prendere decisioni. Indica che se la
razionalità non viene di fatto esercitata se non ha l’input dalle emozioni 
Decisioni? Si se sono in grado di ordinare le preferenze.
Preferenze? Sono determinate in larga parte dalle emozioni (per come si è evoluto il nostro cervello).
Le emozioni introducono elementi di valutazione che consentono di prendere decisioni 
Le decisioni hanno una natura intrinsecamente emotiva

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