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CAPITOLO 4: IL SE’

Il sé nella prospettiva interazionista


Articolazione fra Sé come conoscitore ed il Sé come oggetto di conoscenza.
William James (1893), ha distinto due componenti del Sé:
Io: soggetto consapevole, in grado di conoscere e prendere iniziative su di Sé, interpreta la realtà in 3 modalità:
•Continuità base del sentimento di identità
•Distinzione base del sentimento di individualità
•Volizione base del sentimento di partecipazione attiva alla propria esperienza.
Me: quanto del Sé è conosciuto dall’Io (il modo in cui mi vedo); include componenti materiali (il Me corporeo), sociali
(il Me in rapporto con gli altri) e spirituali (il Me consapevole e capace di riflessione).
• Struttura gerarchica delle componenti: al vertice quelle spirituali, poi le sociali ed in fondo le materiali Questa
impostazione fa riferimento ad un concetto di Sé piuttosto rigido
Cooley (1908) ha introdotto il concetto di: “looking glass self” o sé rispecchiato, per esprimere l’idea che la
conoscenza di Sé si realizza osservando il modo in cui ci considerano gli altri. L’importanza della matrice sociale nello
sviluppo del Sé è stata ripresa da Mead (1934), secondo il quale il Sé non esiste alla nascita in quanto la capacità di
conoscere il Sé emerge quando sono presenti due condizioni:
• la capacità di produrre e rispondere a simboli
• la capacità di assumere gli atteggiamenti degli altri
a) Capacità di produrre e rispondere a simboli.
• Ruolo del linguaggio: attraverso l’acquisizione di un sistema di gesti simbolici significativi (intenzionali), ed in seguito
del linguaggio, l’individuo diviene in grado di differenziare il Sé dagli altri oggetti del proprio mondo.
• La capacità di usare intenzionalmente i simboli indica l’acquisizione della Mente: consapevolezza che i propri gesti
inducono una risposta negli altri.
b) Capacità di assumere gli atteggiamenti degli altri
Secondo Mead, il processo di assunzione dei ruoli e della prospettiva altrui si realizza attraverso due stadi successivi: il
gioco semplice ed il gioco organizzato
– Gioco semplice (play): il bambino è in grado di assumere, in successione temporale, i ruoli di persone presenti nel
suo ambiente sociale: gioca ad essere la mamma, la maestra. Assumendo per gioco questi ruoli, il bambino che cresce
sviluppa in se la capacità di mettersi al posto di altri che sono per lui/lei significativi.
-Gioco organizzato (game): il bambino assume contemporaneamente i ruoli di tutti i partecipanti al gioco.
Differenze tra gioco semplice e organizzato: regole e numero dei partecipanti. • Per es. Nascondino: Ciascuno degli atti
è determinato dalla previsione degli atteggiamenti e comportamenti degli altri giocatori.
• Questo processo di interiorizzazione degli atteggiamenti generali della comunità permette la costituzione dell’Altro
generalizzato: ciascuno dei giocatori ha un'idea del comportamento che ogni altro giocatore avrà verso ciascun altro e
verso se stesso.
Il Sé nasce dall’interazione fra Io e Me, trasposizione a livello individuale delle interazioni con gli altri:
•il Me riflette la società e le sue aspettative,
•l’Io costituisce la parte creativa del Sé, attraverso cui l’individuo può agire sulla struttura sociale. => Mediazione tra
conformismo e innovazione.
L’io e il Sé nella prospettiva gestaltista
Asch: Il Sé è la rappresentazione fenomenica dell’Io: La persona sviluppa una rappresentazione complessiva di sé
(vissuti, esperienze e qualità che ritiene di avere) che non coincide con l’Io reale (Io Transfenomenico) cioè nella sua
completezza oggettiva.
!!Io Fenomenico: aspetti fisici o psicologici dell’Io che di cui l’individuo è cosciente e sperimenta in un momento dato e
arriva alla nostra coscienza e comprende l’io transfenomenico.
Sé ideale: ciò che vorrebbe essere ai suoi occhi e agli occhi del mondo.
Io come entità complessa costituita da una molteplicità di parti allo stesso tempo autonome e interdipendenti
(Lewin).
La persona forma con il suo ambiente una totalità interagente unitaria, quindi la possibilità di sollecitare una risposta
o innescare un comportamento dipende dal modo in cui l’organismo sperimenta l’ambiente in cui è inserito
PERSONA
strato percettivo motorio: •-funzione strumentale •occupa una posizione di frontiera tra le regioni interne-
individuali e l’ambiente • Linguaggio fa parte di questa regione
sfera interno-personale •- divisa in regione periferiche e centrali
Sistema permanente dell’Io DEVE SEMPRE ESSERE CONSIDERATO NELL’AMBIENTE IN CUI E’ INSERITO.
l’Io è teso a raggiungere un equilibrio quasi stazionario in relazione ai cambiamenti del contesto dell’ambiente fisico e
sociale in cui è inserito. I cambiamenti possono attivare motivazioni a raggiungere scopi => tensione psichica =>
soddisfacimento del bisogno / raggiungimento dell’obiettivo (Lewin). L’io è un sistema formato da diversi sottosistemi
relativamente indipendenti: es. la soddisfazione di un bisogno può disattivare la tensione in uno dei sottosistemi ma
non negli altri La prova empirica: l’effetto Zeigarnick il ricordo di una attività è migliore se questa è stata
interrotta rispetto a quando è stata completata gli stati di tensione che permangono nei sottosistemi mentali dell’io
permettono un migliore ricordo.
L’io è il centro del mondo? Come vivono le persone il rapporto fra Sé e l’ambiente circostante? Percepiscono
l’ambiente in funzione del Sé? E’ l’interesse personale che guida il comportamento?
Filosofia utilitaristica e comportamentismo: sì (concezione egocentrica dell’agire)
Tradizione gestaltista: no, l’essere umano percepisce l’esistenza di stimoli indipendenti da Sé. Quindi non tutti i
comportamenti sono motivati dalla ricerca del piacere e dall’evitare il dolore. Il comportamento può essere guidato
anche da dedizione ad un ideale o ad un valore.
Il sé nella prospettiva cognitivista
Neisser (1988), in una sintesi degli studi sull’argomento, individua 5 tipi di conoscenza di Sé
- Sé ecologico
- Sé interpersonale rieccheggia prospettiva gestaltista
- Sé esteso
- Sé privato
- Sé concettuale
• Sé ecologico = Sé percepito in rapporto all’ambiente fisico
– ha origine dalla percezione del proprio corpo e delle sue parti rispetto agli altri oggetti dello spazio percettivo
– si basa su due tipi di informazioni: visiva(esistenza di un corpo+ tutto insieme ad esso) e cinestesica (l’esperienza del
sentirsi agire)e compare precocemente (all’età di circa tre mesi) non basta per una vera e propria consapevolezza di
sé: non coincide con una rappresentazione di sé cosciente, è direttamente percepito.
• Sé interpersonale = Sé coinvolto in un’interazione immediata con un’altra persona
– compare precocemente(assieme al sé ecologico): già a 2-3 mesi esiste una coordinazione nelle interazioni madre-
bambino che crea intersoggettività capisce come funziona la comunicazione
– si basa sulla percezione diretta (essenzialmente su informazioni di tipo cinetico) non su un’operazione cognitiva
– è difficilmente esperito come distinto dal Sé ecologico. Il bambino impara che gli altri hanno credenze e sentimenti
propri teoria della mente
• Sé esteso – si definisce in rapporto a esperienze significative del passato e ad aspettative per il futuro
– intorno ai 3 anni, il bambino è consapevole dell’esistenza di Sé al di fuori del momento presente
– non è indipendente dal Sé concettuale, che guida ciò che “scegliamo” di ricordare
• Sé privato – riguarda la consapevolezza che alcune esperienze non sono condivise con altri
– può essere indipendente dal sé ecologico ed interpersonale
– secondo la maggior parte degli studi, questa consapevolezza si sviluppa intorno ai 4 anni e mezzo
•Sé concettuale, o concetto di sé = una teoria su sé stessi
– costituito da un insieme di assunzioni o sub-teorie che riguardano i ruoli sociali (ad es. essere padre), il corpo, la
mente, l’anima, nonché i tratti che l’individuo si attribuisce (ad es. essere intelligente);
– si costruisce soprattutto su idee elaborate nel sociale e comunicate verbalmente;e comprende aspetti che
riguardano gli altri quattro tipi di conoscenza di Sé (ad es. ricordi di esperienze passate);
– contribuisce a tenere insieme gli altri Sé creando un senso di unità e coerenza. L’unità del sé è un fattore essenziale
del sentimento di identità.

Che tipo di conoscenza abbiamo di noi stessi? Come viene immagazzinata in memoria? La conoscenza di sé è costruita
in modo simile e attraverso gli stessi processi con cui costruiamo la conoscenza delle altre persone?
Il Sé è visto come la struttura cognitiva di cui l’individuo dispone per organizzare in memoria le informazioni
riguardanti i propri attributi, i propri ruoli, le esperienze passate e le aspettative future Markus: “il concetto di sé non è
un’entità singolare, statica e rigida, né una semplice media delle caratteristiche personali, è un concetto complesso e
multi-sfaccettato con un numero relativamente ampio di schemi distinti di sé”
Gli schemi sonostrutture di conoscenza sviluppate dagli individui per sostenere e spiegare le proprie esperienze
sociali. Gli schemi di sé servono ad integrare un largo spettro di stimoli informativi sul Sé. Uno schema integra tutte le
informazioni note sul sé in un settore particolare della condotta, nell'ambito di un framework utilizzato nel corso
dell'elaborazione dell'informazione” (Markus & Sentis, 1982)
• Ogni schema nell'ambito del sistema è relativo ad una certa dimensione che per una persona è particolarmente
importante e nel cui ambito si è accumulata una conoscenza particolarmente rilevante. La rappresentazione di sé
comprende diverse concezioni interconnesse relative ai contesti sociali in cui la persona è inserita
Schemi di sé (Hazel Rose Markus, 1977):
• strutture affettivo-cognitive capaci di organizzare l’elaborazione di informazioni riguardanti il sé
• corrispondono alle dimensioni su cui una persona si descrive
• sono caratterizzati da disponibilità e accessibilità
• possono essere sia di tipo positivo (sono onesta) che negativo (sono pigra)
• non sono facilmente modificabili: stabilità funzionale al senso di identità
• funzioni organizzativa (della conoscenza di noi stessi) e regolatrice (regola il nostro comportamento)
Le persone hanno idee chiare su se stesse su certe dimensioni (cioè schemi) che ritengono importanti ma non su altre:
Sono schematiche su certe dimensioni e non su altre.

Differenze tra gli schemi di sé e altre strutture cognitive


• Gli schemi di sé sono più accessibili in memoria rispetto agli schemi degli altri perché sono più abituali, e più
frequentemente utilizzati (disponibilità).
• Gli schemi di sè sono più complessi rispetto agli altri schemi.
• La conoscenza di sé è memorizzata in forma verbale e organizzata intorno a stati interni(emotivi)mentre quella degli
altri è memorizzata in forma visiva.
• La conoscenza di sé è più intensa dal punto di vista emotivo rispetto alla conoscenza degli altri (soprattutto non
familiari): sono più fortemente polarizzati in senso valutativo.
• Le informazioni su di sé sono utilizzate anche per organizzare le informazioni sugli altri: sono una base per
classificare le altre persone
A cosa servono gli schemi?
Gli esperimenti di Markus mostrano che:
• gli schemi di sé facilitano l'elaborazione dell'informazione su di sé su quella dimensione,
• provvedono una base per previsioni di comportamento più affidabili rispetto alle dimensioni aschematiche e
rendono le persone più resistenti verso l'informazione contro-schematica” (Markus, 1977).
Uso strategico degli schemi di sé:
1) Linville: “non mettete tutte le nostre uova in un solo cesto cognitivo”. = avere più schemi ci protegge dalle
avversità della vita: possiamo tirare fuori altri schemi di sé da altri cesti per avere qualche soddisfazione e tirarci su!!!
2) Gli schemi rigidi (schemi positivi vs. negativi) presentano svantaggi: situazioni che attivano uno o l’altro schema
attiveranno emozioni e stati d’animo molto positivi o molto negativi.
Giovanni: ottimo cuoco e pessimo musicista Lucia: cuoca in gamba e ma non una grande musicista
A che cosa serve la conoscenza di sè?
• Funzioni regolatrici del sé: al modo in cui le persone assumono il proprio Sé come riferimento principale per
controllare e dirigere le proprie azioni.
• Il sé è un’entità stabile: è flessibile nelle diverse situazioni.
• Sé operativo (“working self”): la parte di conoscenza di sé attivata ed accessibile cognitivamente al soggetto in una
situazione precisa. É maggiormente collegato con i ruoli sociali e le attività pratiche dell'individuo. Rappresenta un
modo in cui il se regola.
Funzione regolatrice del sé
Sentimento di efficacia del sé: la convinzione dell’individuo di poter eseguire un certo compito con successo aumenta
l’impegno effettivo e la probabilità di successo (Bandura, 1986). Le credenze circa la propria efficacia nel gestire gli
eventi influenzano i livelli di sforzo, di perseveranza, la vulnerabilità allo stress ed in generale la qualità della
prestazione, le scelte, le aspirazioni.
Chi ha uno scarso senso di autoefficaica porta a non saper gestire lo stress
Autostima
è un giudizio di stima di sé = cioè il fatto di apprezzarsi, piacersi, pensare di valerecomponente affettivo-valutativa
del Sé.
è fortemente correlata con la percezione degli atteggiamenti degli altri significativi nei nostri confronti. La
conseguenza probabilmente più importante della buona o della cattiva autostima riguarda l'umore:
- giudizi negativi severi, frequenti e generalizzati su di sé = sentimenti di tipo negativo (sconforto, vergogna)
- giudizi positivi frequenti e generalizzati su di sé = sentimenti di euforia, vitalità e serenità. ≠autoefficacia
- Gli individui hanno bisogno di vedere il proprio sé in una luce positiva; ciò gli permette di gestire al meglio le
situazioni stressanti e di affrontare la vita con un atteggiamento positivo. Cfr. self serving bias.
- Poiché il feedback proveniente dal mondo sociale non sempre gioca a favore dell’individuo (insuccessi), questi, al fine
di salvaguardare la propria autostima, fa ricorso ad alcune strategie protettive. autoaccrescimento > accuratezza
Per esempio:
• Valutazione di sé al di sopra della media
• Sovrastima su più caratteristiche
Strategie
•Scelta del palcoscenico: scegliamo situazioni in cui possiamo brillare ed evitiamo situazioni che potrebbero metterci
in difficoltà.
•Attribuzione di causalità: diamo molto peso al nostro contributo in situazioni che hanno avuto un esito positivo e,
viceversa, attribuiamo ad altri (o a circostanze avverse) i fallimenti.
•La fuga: Quando la situazione minaccia la nostra autostima (es., situazione di difficoltà, insuccesso, senso di
inadeguatezza), noi tendiamo a uscire da quella situazione.
•Minimizzazione: Si tendono a sminuire i fallimenti e i feed-back negativi e sopravvalutare i successi e i feed-back
positivi
Ma perché ci sopravvalutiamo piuttosto che di essere accurati circa le nostre capacità e qualità?
-un’autostima alta => emozioni e un tono dell’umore positivonegativamente correlata con la depressione
-l’autostima è un fattore di protezione nei confronti di stress, feed-back negativi, insuccessi che si possono presentare
nel corso della vita
Stima di Sé: si attiva negli attori sociali soprattutto nelle fasi di transizione della propria esistenza
 stima di Sé globale fa riferimento a una valutazione generale del proprio valore che gli individui strutturano
nel tempo
 stima di Sé ambito-specifica riguarda il modo in cui gli individui si valutano in determinati aspetti
dell’esperienza personale in uno specifico ambito.
 Stima di Sé barometrica: riguarda la valutazione del sé elaborata in un momento specifico.
 Stima di Sé baseline: fa riferimento alla valutazione del sé elaborata nel corso della propria vita Il Sé nella
prospettiva della «social cognition»
Gestione dell’impressione → teatro, dove le persone interpretano ruoli diversi per platee diverse (Goffman, 1959).
Il modo in cui le componenti del Sè elaborano le informazioni sul Sè è preconscio. Tranne quando affronta i compiti
vitali Problemi Sui quali una persona si impegna in un momento particolare della vita considerandoli cruciali.
Presentazione di sé e gestione delle impressioni: per dare un’impressione di sé favorevole, le persone controllano il
proprio comportamento in modo che sia appropriato al contesto e sia conforme alle norme situazionali implicite (es.
automonitoraggio).
Automonitoraggio: Controllo attento del nostro modo di presentarci. Nell’automonitoraggio esistono differenze
individuali e legate al contesto. Ma non vogliamo essere “i migliori”= aspettative difficili da mantenere. Ottimo
risultato: ho studiato molto ma il prof mi ha chiesto proprio gli argomenti che sapevo meglio.
Cinque motivazioni strategiche nel modo in cui tentiamo di presentare noi stessi:
• Autopromozione (sembrare competenti)
• Accattivamento (piacere agli altri)
• Intimidazione (sembrare pericolosi)
• Esemplificazione (sembrare rispettabili)
• Supplica (impietosire)
Tattica del self-handicapping: per evitare o giustificare il proprio fallimento, le persone si creano degli handicap.
Strategia autolesiva che va alla ricerca di impedimenti, esagera gli svantaggi, per ridurre la responsabilità personale
di una prestazione mediocre.
Sé possibili e discrepanze del Sè
Markus e Nurius (1986): il concetto di sé comprende concezioni ipotetiche di sé o sé possibili, che rappresentano le
idee delle persone circa quello che possono, vorrebbero o temono di diventare. Sono le componenti cognitive di
speranze, scopi, paure. Funzionano come guide e incentivi per il comportamento rivolto al futuro (sé da perseguire o
da evitare) => ponte tra cognizioni e motivazioni. Forniscono anche un metro di giudizio immediato.
•bias “Ottimismo irrealistico”: il contenuto dei sé attesi è in genere positivo. La tendenza di ogni persona a
sottovalutare la probabilità che eventi negativi possano accaderle in futuro rispetto alla probabilità che avvengano ad
altri. “tanto a me non può capitare ”
• Interpretazione motivazionale: bisogno di ridurre l’ansia e mantenere alte l’autoefficacia e l’autostima
• Interpretazione cognitivista: nel valutare la probabilità di un evento negativo, l’individuo ricorre a una “euristica
della disponibilità”: pensando al numero di eventi dello stesso tipo successi in passato a lui e ad altri (ad esempio, i
coetanei), finisce per sottostimare la probabilità che tale evento lo riguardi
Higgins: tre aspetti della rappresentazione di sé
• sé reale (come sono)
• sé ideale (come vorrei essere)
• sé normativo (come dovrei essere)
Le discrepanze tra questi aspetti del sé comportano uno stato emotivo che può motivare azioni costruttive per ridurre
la discrepanza = regolazione del sé. Ma se la discrepanza permane:
• Discrepanza fra sé reale e sé ideale: l’individuo vive emozioni legate al senso di scoraggiamento (tristezza, delusione
e insoddisfazione). Esempio: sono grasso e vorrei essere magro
Discrepanza fra sé reale e sé normativo: l’individuo vive emozioni legate all’ansia e al senso di colpa
Il Sé nelle culture
Lo sviluppo del concetto di sé, non solo è un processo interpersonale, ma avviene anche in stretta connessione alle
idee proprie dei gruppi e del contesto culturale rispetto a cosa significhi essere una persona “come si deve”
Oyserman e Markus: le varie culture elaborano diverse rappresentazioni sociali del Sé (le caratteristiche ritenute
appropriate, positive e morali) che forniscono una struttura primaria per il sé di chi vive in un certo contesto. Le
differenze sono evidenti se si confrontano le culture sulla base della dimensione individualismo – collettivismo.
Culture individualiste Culture collettiviste

- Il Sé è l’unità di base Il gruppo è l’unità di base

- Il principale compito di sviluppo è il raggiungimento - Il principale compito di sviluppo è il raggiungimento


di un senso di realizzazione personale di obiettivi comuni

- L’elaborazione della propria unicità è alla base L’identità è organizzata intorno al senso di
dell’identità affiliazione(GRUPPO)

- Sono valorizzate caratteristiche come intelligenza e Sono valorizzate caratteristiche come costanza e
competenza persistenza

– La distinzione più saliente è fra Sé e non-Sé, e in La distinzione più saliente è fra ingroup e outgroup;
seconda istanza fra ingroup e outgroup ostilità a priori nei confronti dell’outgroup

Culture individualiste Culture collettiviste


livello cognitivo schemi di sé organizzati intorno alla schemi di sé organizzati intorno alle
dimensione di indipendenza e autonomia dimensioni di interdipendenza e
relazioni con gli altri
A livello motivazionale sono salienti le azioni che esprimono gli : privilegiate le azioni che rafforzano i
attributi interni legami sociali
A livello emotivo sono vissute come positive le emozioni sono vissute come positive le emozioni
centrate sul sé centrate sugli altri
• In società a sempre più alta mobilità il problema posto da queste differenze risulta più rilevante quando un individuo
si muove da un contesto culturale all’altroNasce l’esigenza di riconcettualizzare il senso di sé.
• Cultura individualista e cultura collettivista convivono spesso negli stessi ambiti territoriali, economici e anche
familiari.
• La cultura non è separata dall’individuo, è un prodotto dell’attività umana.
IL SE E L’IDENTITA’ NELLA PROSPETTIVA PSICODINAMICA
Nozione elaborata in modo approfondito da Erikson.
Identità = articolazione di componenti individuali e collettive
Identità dell’Io = consapevolezza che c’è coerenza e continuità del proprio significato, per sé e per gli altri.
• 1) percezione di essere se stessi e della continuità della propria esistenza nel tempo e nello spazio;
• 2) percezione che gli altri hanno della nostra esistenza e continuità.
• Identità non solo “essere sé” ma un “essere sé in un certo modo”
L’acquisizione dell’identità è il risultato positivo di uno dei conflitti vitali che la persona affronta nel corso della vita;
caratterizza in particolare l’adolescenza, ma si propone in ogni transizione.
J.E. Marcia: il processo di acquisizione dell’identità in adolescenza può condurre a 4 esiti (stati dell’identità), non
definitivi, ciascuno dei quali è definito su due dimensioni:
• esplorazione di alternative possibili
• impegno o coinvolgimento nell’alternativa prescelta
• Blocco dell’identità: l’individuo si impegna in certi ruoli e valori ispirati alle figure di identificazione infantili, in
assenza di una fase precedente di conflitto ed esplorazione
• Moratoria: l’individuo non attua alcun impegno preciso ma procede nello sforzo di esplorazione della realtà
• Diffusione dell’identità: l’individuo passa da una identificazione momentanea all’altra, senza sviluppare alcun reale
interesse e senza impegnarsi in alcun ruolo
• Acquisizione dell’identità: l’individuo raggiunge questo stato attraverso un processo di esplorazione di varie
alternative possibili a cui segue l’impegno in rapporto ai ruoli sociali prescelti
Anche nel modello di Marcia permane il problema logico ed empirico della trasformazione dell’identità nel tempo.
Wim Meeus nelle sue ricerche si focalizza sull’esigenza di rielaborare il modello di Marcia per superarne la rigidità:
•Impegno
•Esplorazione in profondità
•Riconsiderazione dell’impegno => Cinque stati dell’identità [Crocetti et al. 2008; Meeus et al. 2010]:
- Acquisizione (alto impegno, alta esplorazione, bassa riconsiderazione)
- Chiusura (moderato impegno, moderata esplorazione, bassa riconsiderazione)
- Diffusione (basso impegno, esplorazione e riconsiderazione)
- Moratorium (basso impegno, bassa esplorazione, alta riconsiderazione)
- Searching moratorium (alto impegno, alta esplorazione, alta riconsiderazione)
Identità e concetto di Sé: una sintesi
Condivisione dello stesso oggetto di indagine: «chi sono io?», ma studiato da angolature diverse:
•Ricerca sull’identità à focus sui processi
•Ricerca sul concetto di sé à focus sui contenuti
Integrazione possibile: per es. la riconsiderazione dell’impegno è associata a un concetto di sé confuso e può essere
stimolata da discrepanze del sé. => Interdipendenza tra processi identitari e contenuti del concetto di sé.
Entrambi sono strettamente correlati alla stima di sé e confluiscono nel sentimento di identità, elemento unificante
dei due approcci (Codol, 1980). Il sentimento di identità è l’esperienza di continuità del proprio sé, nel tempo e
nello spazio, e di poter intervenire sull’ambiente.
IL SE E L’IDENTITA’ NELLA PROSPETTIVA SOCIOCOGNITIVA
Il modello di Codol (1980) esprime l’interdipendenza fra i concetti di Sé e di identità. Il sentimento di un’identità
personale si basa su due elementi essenziali del processo di percezione di sé
• Il Sé come oggetto unico, il sentimento della differenza: il riconoscimento della propria differenza, attraverso il
confronto con gli altri, permette la presa di coscienza di sé
• Coerenza e stabilità dell’immagine di sé, il sentimento dell’unità e dell’identità con sé stesso: l’immagine di sé
presenta una certa costanza nello spazio e nel tempo. => Il sentimento di identità è concepito come qualità
relazionale e temporale della rappresentazione di sé Ingloba tutta la conoscenza circa se stessi nelle diverse
relazioni con gli altri e nell’evoluzione temporale
Sentimento di identità e identità tipizzate
Jacobson (1961): distinzione fra sentimento di identità, o espressione soggettiva dell’identità, ciò che l’attore sociale
vive circa la coninuità del tempo e nello spazio proprio del sè e identità definita con criteri “oggettivi(imm. Pubblica)
Berger e Luckmann (1966): specifiche strutture sociali producono “tipi di identità” Queste tipizzazioni costituiscono
dunque una sorta di stereotipi che semplificano la conoscenza e danno luogo a certe spiegazioni ingenue degli eventi
sociali. Il sentimento di identità, descritto da Codol (1980), non coincide dunque con la nozione di identità tipizzata,
che fa riferimento ad una identità definita sulla base di criteri esterni all’esperienza dell’individuo, legati
esclusivamente al posto che egli occupa nella società(stereotipi o luoghi comuni)

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