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Concezione Essere umano Essere umano Essere umano Essere umano Essere umano è Essere umano come
della natura controllato da forze reagisce come agente è pensante un essere sociale animale
umana interiori e conflitti all’ambiente libero che cerca inserito in una
autorealizzazion cultura
e
Più Motivi inconsci, Passare Libera volontà, Pensieri, Forze sociali, Fattori genetici ed
importanti conflitti e difese: esperienze di scelta e spinta anticipazioni, comprese le evolutivi; cervello e
fattori casuali esperienze della apprendimento e nell’autorealizza programmazio norme, interazioni processi biochimici
nel prima infanzia e stimoli e zione; ricerca di ne, percezioni, sociali e processi
conflitti irrisolti conseguenze un senso attenzione e di gruppo nella
comportamen
comportamentali personale processi propria cultura e
to che esistono dell’esistenza mnemonici nel proprio
nell’ambiente ambiente sociale
attuale
Centro di Intensa Studio dei Studio di Studio dei Studio dei Studio dei rapporti
attenzione osservazione dei processi di significato, processi processi cervello-
predominante processi della apprendimento in valori e scopo cognitivi, comportamentali comportamento;
e metodi di personalità in laboratorio e nella della vita; studio solitamente in e mentali delle ruolo di ormoni e
ambiente clinico; vita reale, con del concetto di condizioni di persone di culture processi biochimici
scoperta
alcune ricerche di particolare sé e del suo laboratorio diverse; nel comportamento;
laboratorio rilevanza per ruolo in strettamente esperimenti che ricerca sulla
l'osservazione pensieri, controllate esaminano le genetica
puntuale di emozioni e risposte delle comportamentale
stimoli e risposte comportamento persone agli
stimoli sociali
Capitolo 3
Geni, ambiente e comportamento
Due gemelli omozigoti separati poco dopo la nascita si sono incontrati per la prima volta da adulti dopo sei anni di
ricerche nei registri anagrafici. Quando si sono visti hanno provato l’impressione di “guardarsi allo specchio” ma le
somiglianze andavano ben oltre l’aspetto fisico. Infatti, i due gemelli avevano avuto entrambi un cane di nome Toy,
entrambi si mangiavano le unghie, avevano sposato inizialmente una donna di nome Linda e nel secondo matrimonio
una donna di nome Betty. I loro figli avevano nomi molti simili (Allen e Alan), facevano lo stesso lavoro(vice
sceriffi), amavano e odiavano le stesse cose.. furono i primi soggetti coinvolti in un pionieristico studio sui gemelli
separati nella prima infanzia e cresciuti in maniera diversa. Lo studio ha dimostrato che le abitudini, le onde cerebrali,
il battito cardiaco e la scrittura erano identici. Cresciuti insieme o separatamente i gemelli omozigoti risultavano molto
più simili nei test di intelligenza e di personalità rispetto ai fratelli e alle sorelle cresciuti nelle stesse famiglie.
Gli effetti della genetica sul comportamento
Fin dall’antichità gli esseri umani si sono interrogati su come alcune caratteristiche si trasmettano dai genitori ai figli.
Negli anni Sessanta del XIX (1860) Mendel, botanico, tramite la fertilizzazione incrociata si accorse che l’eredità è
ben diversa dalla semplice mescolanza delle caratteristiche dei genitori. Sulla base di questi risultati ipotizzò che da
una generazione all’altra venissero trasmessi fattori organici, alcuni visibili e altri no (latenti).
Fu necessario distinguere il genotipo, cioè il corredo genetico di ogni individuo e il fenotipo, cioè l’insieme delle
caratteristiche osservabili dell’individuo. (genotipo+ambiente)
I cromosomi e i geni
I fattori organici di cui parla Mendel, non sono altro che i geni, che trasmettono le caratteristiche ereditarie. Sono
segmenti di una molecola elicoidale a doppio filo di acido desossiribonucleico (DNA) e contiene il codice per
sintetizzare una specifica proteina. Le molecole di DNA si trovano all’interno dei cromosomi, particolari strutture che
troviamo all’interno di ogni cellula. Ogni cellula del corpo umano ha nel suo nucleo 46 cromosomi.
La genetica comportamentale
La genetica comportamentale studia l’influenza dell’ereditarietà e dei fattori ambientali sulle caratteristiche
psicologiche. Ogni bambino riceve metà del proprio materiale genetico da ciascun genitore. Se una caratteristica ha
una concordanza (cioè la presenza di una caratteristica in persone diverse) ciò suggerisce una contribuzione genetica.
Gli studi di adozione e gli studi sui gemelli
Molti studi hanno dimostrato che più le persone sono affini geneticamente più lo sono anche psicologicamente. Un
metodo di ricerca è quello sullo studio di adozione, dove persone adottate nella prima infanzia vengono confrontate su
qualche caratteristica sia con i genitori biologici sia con i genitori adottivi, con cui non hanno geni in comune.
Gli studi sui gemelli sono una delle tecniche di ricerca più efficaci utilizzate nella genetica comportamentale,
verificarono che i gemelli omozigoti poiché nascono dallo stesso uovo fecondato sono geneticamente uguali, mentre i
gemelli eterozigoti che si sviluppano da due uova fecondate hanno in comune solo il 50% del patrimonio genetico.
Non si può escludere che i gemelli omozigoti sono così simili perché vengono trattati allo stesso modo rispetto ai
gemelli eterozigoti. Per tale motivo sono stati effettuati vari studi per escludere questa possibilità. Si è visto che molte
caratteristiche hanno una base genetica, i bambini adottati sono più simili ai genitori biologici piuttosto che a quelli
adottivi. Inoltre, i gemelli omozigoti sono più simili tra loro rispetto a quelli eterozigoti, per contro i gemelli
omozigoti cresciuti insieme sono più simili in maniera maggiore rispetto ai gemelli omozigoti cresciuti separatamente,
ciò prova che l’ambiente ha una sua importanza. I genisti comportamentali confermano quindi che i geni vengono
influenzati dall’ambiente.
Adattarsi all’ambiente: il ruolo dell’apprendimento
L’apprendimento consente all’uomo di usare l’eredità per trarre profitto dall’esperienza e adattarsi all’ambiente
circostante. Lo studio dell’apprendimento va avanti seguendo due prospettive: il comportamentismo e l’etologia.
I comportamentisti spiegavano l’apprendimento in termini di eventi direttamente osservabili ed evitavano di fare
ipotesi sulla condizione mentale di un organismo. Mentre, gli etologi, invece, affermavano che ogni specie viene al
mondo predisposta ad agire seguendo determinate modalità. Ciò, non significa che negassero l'apprendimento, anzi, si
concentravano sulle funzioni del comportamento in particolare sulla rilevanza adattiva, cioè la modalità con cui un
comportamento influenza le probabilità di sopravvivenza e riproduzione di un organismo nel suo ambiente naturale.
Gli etologi ci parlano inoltre di risposte automatiche, cioè una reazione spontanea ad uno stimolo. Alcune risposte
automatiche vengono modificate con l’esperienza.
I due approcci successivamente sono andati a convergere dimostrando che l’ambiente influenza in comportamento in
due modi: attraverso l’adattamento della specie e attraverso l’adattamento personale.
La genetica comportamentale, l’intelligenza e la personalità
Gli studiosi si sono chiesti se l’intelligenza è determinata da fattori ambientali o da fattori genetici. Vari studi relativi
alle correlazioni di intelligenza dimostrano che non esiste un solo gene dell’intelligenza, piuttosto i risultati dei test
descrivono che essa è influenzata da un gran numero di geni che interagiscono tra loro. Più le persone hanno geni in
comune, più saranno simili i loro QI. Uno degli studi più importanti ed esplicativi è lo studio sui gemelli, perché era
quello che al meglio poteva circoscrivere(racchiudere) e identificare il peso dei due fattori. Mettendo a confronto una
certa numerosità di gemelli omozigoti, gemelli eterozigoti, cugini, fratelli o sorelle etc, neii risultati ai test di
intelligenza c’è una concordanza.
I test effettuati dimostrano come i gemelli identici, cresciuti insieme e che condividono il 100% dei loro geni, abbiano
una correlazione dei punteggi conseguiti nei risultati dei test di intelligenza e di personalità pari a 0,86. (più è vicino a
1 più sono simili) I gemelli identici ma che non sono cresciuti insieme hanno una correlazione invece di 0.75.
Le variazioni ci fanno capire che l’ambiente influenza i geni e ha un peso non indifferente. I gemelli eterozigoti (0.57)
vengono trattati allo stesso modo mentre fratelli e sorelle (0.45) no.
A questo punto ci si chiede quando è importante l’ambiente per l’intelligenza... ma quando parliamo di ambiente lo
dobbiamo distinguere in due modi: ambiente familiare condiviso e non condiviso.
Il primo è quello dei fratelli, dei parenti. Il secondo è l’ambiente scolastico, l’ambiente sportivo, l’ambiente che
frequentiamo al di fuori di quello nostro familiare. Dalla somma di numerosi studi si è visto che i bambini che
vengono allontanati da ambienti deterioranti e deprivati e che vengono inseriti in famiglie appartenenti a classe medio-
alte mostrano un incremento significativo del QI che va dai 10 ai 12 punti. ⇨ Quindi posso accrescere la mia
intelligenza e far crescere il mio QI anche se provengo da una famiglia umile. Inoltre, l’esposizione ad un ambiente in
cui i bambini sono messi in condizione di esercitare la mente è importante per consolidare le capacità intellettive. In
sintesi, i fattori genetici, l’ambiente familiare e l’ambiente non familiare contribuiscono a determinare le differenze
intellettive tra individui.
Lo sviluppo della personalità
Un altro grande corpo di studi ha a che fare con l’ereditabilità dei tratti di personalità.
BIG FIVE: il modello dei cinque fattori.
Cinque macro-dimensioni della personalità:
Estroversione-Introversione
Amicalità-Ostilità, insensibilità
Coscienziosità/Affidabilità-Inaffidabilità (essere presenti a se stessi a livello di responsabilità)
Stabilità emotiva-Nevroticismo (essere presenti a se stessi a livello emotivo)
Apertura mentale-Privo di curiosità intellettuale
I cinque fattori sono stati riscontrati in diversi paesi e nazioni, diverse età e diversi studi.
Hanno delle sottodimensioni:
- Estroversione: dinamismo, dominanza
- Amicalità: cooperatività/empatia, cordialità/gentilezza, atteggiamento amichevole
- Coscienziosità: essere scrupoloso, perseverante, affidabile
- Stabilità emotiva: intelligenza emotiva cioè controllo delle emozioni, controllo degli impulsi
- Apertura mentale: apertura alla cultura, apertura all’esperienza.
Quando parliamo di personalità facciamo in realtà riferimento a un tratto della personalità, ma cos’è un tratto?
TRATTO> è una risposta comportamentale che a prescindere dallo stimolo che lo innesca, si ripete con una certa
frequenza e costanza nel tempo. Il tratto identifica quindi il comportamento di un individuo.
Il comportamento è quindi l’espressione dei tratti che un individuo possiede in misura minore o in misura maggiore.
Ereditabilità dei 5 tratti principali della personalità sulla base degli studi sui gemelli:
Volti ed emozioni
Bruce e Young hanno dimostrato che dei volti si possono trarre informazioni molto importanti. Le donne sono più
brave degli uomini a identificare le emozioni dalle espressioni del volto. Esistono altri fattori interessanti associati al
genere nella percezione dei volti. Durante il ciclo mestruale, le donne cambiano le loro preferenze per i volti degli
uomini e prediligono i visi più mascolini quando si trovano nello stadio follicolare punto in questo stadio è più
probabile che a seguito di un rapporto sessuale vi sia il concepimento (desiderio di scegliere il padre). Altri ricercati
hanno indicato che anche il comportamento maschile può avere un'influenza significativa nell’attrarre la donna in
momenti diversi del suo ciclo mestruale.
L'attrattività
Il concetto di bellezza è molto soggettivo. E’ ampiamente provato che quello che troviamo attraente può dipendere
dalla nostra cultura, ma la ricerca suggerisce che potrebbe non essere così. Sembra che il modo in cui trattiamo le
persone che troviamo attraenti, secondo Langlois, sia indipendente dalla cultura. Inoltre, hanno dimostrato che le
persone attraenti erano trattate meglio di quelle non attraenti nelle culture che hanno messo alla prova. La giovinezza
del volto è stata identificata come un fattore di attrattiva.
La sinestesia
La sinestesia è una rara malattia che significa letteralmente “mescolanza dei sensi”, chi è affetto da questa malattia
può percepire i suoni come colori o un gusto come la sensazione tattile di forme diverse.
L'un percento di noi ha percezioni di sinestetiche, come per esempio virgola che i giorni della settimana hanno un
colore o la musica una texture fisica.
L'esperienza, i periodi critici e lo sviluppo percettivo
Precipizio visivo di Gibson e Walk, i bambini seppur sollecitati dalle mamme percepiscono la profondità e non
attraversano la lastra di vetro. Questa avversione può derivare dall'interazione delle capacità innate di percezione della
profondità con precedenti esperienze.
Se dovessimo rimanere ciechi in un incidente e successivamente impareremo a leggere il braille, la nostra corteccia
somatosensoriale, dedicata alle punte delle dita, si allargherebbe nel corso del tempo quindi sarebbe più sensibile.
La ricerca interculturale sulla percezione
A quanto ne sappiamo, gli esseri umani vengono al mondo con le stesse capacità percettive indipendentemente da
dove nascono, da quel momento in poi però, la cultura nella quale crescono aiuta a determinare il tipo di esperienze di
apprendimento percettivo che hanno. la ricerca interculturale può aiutare a identificare quali aspetti della percezione si
ritrovano in tutte le persone a prescindere dalla cultura e quali sono invece le differenze percettive che derivano dalla
cultura.
Es. Cosa ha la donna sulla testa una finestra(europei) o una scatola/cesto(africani)
Inoltre, l'apprendimento culturale influisce su altre percezioni come il gusto, gli odori ecc.
I periodi critici: il ruolo dell'esperienza precoce
Per alcuni aspetti della percezione esistono dei periodi critici nei quali devono avvenire alcuni tipi di esperienze
perché possano svilupparsi normalmente le abilità percettive e i meccanismi cerebrali che le governano.
Esperimento di Blakemore e Cooper→ hanno creato un mondo come quello per dei gattini appena nati, cresciuti al
buio, con l'eccezione di 5 ore al giorno durante il quale venivano collocati in camere rotonde che avevano sulle pareti
strisce verticali oppure orizzontali. Quando i gattini ebbero 5 mesi, Blackmore e Cooper cominciarono a presentare ai
gatti fasci luminosi sotto diverse angolazioni e utilizzarono dei microelettrodi per verificare le risposte elettriche delle
singole cellule rivelatrici di caratteristiche presenti nella corteccia visiva. Il risultato è che i gatti non avevano cellule
che si attivavano in risposta agli stimoli orizzontali, poiché erano abituati a quelle verticali. Inoltre, non riuscivano a
vedere una penna tenuta in posizione orizzontale e mossa dall'alto verso il basso di fronte a loro, piuttosto posta in
posizione verticale sì.
Quindi non avevano rilevatori di caratteristiche per gli stimoli verticali orizzontali e non sembravano vederli, i neuroni
corticali di entrambi i gruppi di gattini si erano sviluppati in funzione delle caratteristiche degli stimoli del rispettivo
ambiente.
Anche altre capacità visive richiedono un'esposizione precoce ai rispettivi stimoli. (Sugita-scimmie cresciute
in stanze illuminate soltanto da luci monocromatiche, da adulte avevano problemi nella percezione dei colori)
Inoltre, alcune capacità percettive sono influenzate più di altre dalla limitatezza di stimoli. (scimmie,
scimpanzé e gattini cresciuti in ambienti privi di forma distinguevano differenze di dimensione luminosità e
colore come quelli cresciuti normalmente ma avevano difficoltà a eseguire i compiti più complessi come
scegliere due oggetti diversi).
La ripristinata capacità sensoriale
Esempio delle persone nate con la cataratta e cresciute in un mondo visuale privo di forme. → Il cristallino opaco
consente infatti di percepire la luce ma non le forme o le sagome. Nonostante il sottoporsi a un'operazione per
rimuovere la cataratta, degli individui esaminati, furono in grado di percepire i rapporti figura-sfondo ma non
riuscivano a identificare visivamente gli oggetti, anche se erano familiari al tatto. Dopo settimane di addestramento
furono in grado di identificare visivamente oggetti semplici, ma le loro costanze visive erano scarse. Spesso non erano
in grado di riconoscere la stessa forma se veniva loro presentata in un colore diverso, anche se riuscivano a distinguere
i colori. Tutto ciò, suggerisce che alcuni fattori e alcune capacità percettive sono presenti fin dalla nascita ma è
l'esperienza che gioca un ruolo importante per un loro normale sviluppo. La percezione è un processo biopsicologico.
Capitolo 6
Attenzione e coscienza
Agnosia visiva= Incapacità di riconoscere visivamente gli oggetti e le forme.
L'enigma della coscienza
Il grande progetto della psicologia alla fine dell'Ottocento era quello di risolvere alcuni misteri della coscienza. La
complessità di questi concetti ha spinto gli psicologi ad affrontare l'enigma della coscienza in tanti modi diversi.
Le caratteristiche della coscienza
la coscienza viene definita spesso come la consapevolezza momento per momento di noi stessi e del nostro ambiente,
è:
soggettiva e privata> gli altri non possono sapere cos'è la realtà per noi e noi non possiamo entrare nella loro
esperienza;
dinamica> passiamo continuamente da uno stato all'altro;
autoriflessiva è centrale per il nostro senso del sé> la mente è consapevole della sua coscienza;
intimamente connessa con il processo di attenzione selettiva Ehi.
Misurare gli stati di coscienza
Le misure di autovalutazione o self- reports chiedono alle persone di descrivere le proprie esperienze interiori e
offrono le indicazioni più dirette sulle esperienze soggettive di una persona, ma non sempre verificabili o facili da
ottenere.
Le misure comportamentali registrano la performance su determinate attività, sono oggettive ma ci richiedono di trarre
lo stato mentale della persona. (autoconsapevolezza-scimmie macchia rossa sulla fronte)
Le misure fisiologiche stabiliscono la corrispondenza tra processi fisici e stati mentali. Con gli elettrodi attaccati al
cuoio capelluto l'elettroencefalogramma misura le onde cerebrali che riflettono l'attività elettrica di numerosi neuroni.
I diversi andamenti corrispondono a diversi stati di coscienza.
Le tecniche di imaging cerebrale e permettono agli scienziati di esaminare più approfonditamente l'attività delle
regioni che supportano i vari stati psichici. Le misure fisiologiche non possono dirci cosa prova soggettivamente una
persona ma sono state preziose per indagare i meccanismi interni della mente.
I livelli di coscienza
gran parte di tutto quello che accade nel nostro cervello va al di là del nostro accesso alla coscienza, noi siamo
consapevoli dei nostri pensieri ma non del modo in cui li crea il nostro cervello.
Il punto di vista freudiano
Freud ipotizzò che nella mente umana esistessero tre livelli di consapevolezza:
la mente conscia> contiene pensieri e le percezioni di cui siamo consapevoli;
la mente preconscia> sono al di fuori della consapevolezza ma si possono ricordare facilmente in certe
condizioni (es. non pensiamo a un amico da anni ma se viene citato il suo nome lo ricordiamo)
la mente inconscia> di cui non abbiamo consapevolezza
Freud pensava che alcuni contenuti dell'inconscio vengano repressi perché causerebbero ansia, senso di colpa o altre
emozioni negative.
Il punto di vista cognitivo
gli psicologi cognitivi considerano la vita mentale conscia e la vita mentale inconscia due forme complementari di
elaborazione delle informazioni virgola che operano in armonia.
Molte delle attività richiedono un'elaborazione controllata (conscia), mentre altre attività richiedono un'elaborazione
automatica (inconscia).
L'elaborazione automatica avviene il più delle volte quando compiamo azioni routinarie ho svolgiamo compiti ben
noti specie in un contesto familiare. Tuttavia, ha un grandissimo svantaggio poiché può ridurre le probabilità di
scoprire nuovi approcci alla soluzione dei problemi.
L'elaborazione controllata è più lenta di quella automatica, ma è più flessibile e più aperta al cambiamento.
Inoltre, l'elaborazione automatica facilita anche l'attenzione divisa, cioè la capacità di seguire e di svolgere più di
un'attività nello stesso tempo.
La percezione inconscia e la sua influenza
Ci sono volute ricerche meticolose per dimostrare che gli stimoli si possono percepire senza una consapevolezza
conscia e possono influenzare a loro volta il nostro comportamento o il nostro sentire.
L’agnosia visiva
Ci sono tanti tipi di agnosia visiva come la prosopagnosia, cioè possono riconoscere gli oggetti ma non le facce, il loro
cervello riconosce reagisce alle differenze tra stimoli familiari e non familiari ma questo riconoscimento non
raggiunge il livello della consapevolezza conscia.
La visione cieca (blindsight)
Mentre le persone affette da agnosia non sono cieche, quelle affette da visione cieca non riescono più a vedere una
parte del loro campo visivo, eppure in alcuni test rispondono agli stimoli introdotti in quella parte del campo visivo
pur però riferendo di non riuscire a vederli. (stimolo visivo proiettato sullo schermo, ad esempio linea orizzontale, in
modo che appaia nel campo visivo cieco del paziente. Il paziente riferisce di non vedere nulla ma riesce a individuare
in maniera non casuale la posizione dello stimolo.)
Negligenza spaziale unilaterale (Neglect)
Una signora in seguito alla rottura di un’aneurisma dell’arteria basilare, presentava emiparesi ed emianopia sinistra
oltre a un florido Neglect sinistro.
Dal punto di vista comportamentale, i pazienti affetti da Neglect agiscono come se lo spazio controlesionale non
esistesse (si truccano solo la parte destro del volto).
Un esperimento fu condotto 21 giorni dopo l'intervento utilizzando disegni con una casa virgola in due dei quali si
poteva notare delle fiamme rosse sul lato sinistro destro della casa. In entrambe le tre fasi il paziente rispondeva che
erano uguali i disegni, ma inconsapevolmente sceglieva la casa senza fiamme tutte e tre le volte, nonostante non le
vedesse.
Il priming
Il priming è l'esposizione ad uno stimolo che influenza il modo in cui si reagisce successivamente a quello stimolo o
ad un altro.
L'inconscio emotivo
gli psicologi psicodinamici dicono che anche i processi emotivi e motivazionali operano inconsciamente e influenzano
il comportamento. Ad un gruppo di studenti sono state presentate delle parole fortemente positive, moderatamente
positive, moderatamente negative o fortemente negative. il risultato è che ha gli studenti a cui erano state presentate le
parole fortemente positive definivano il loro umore eccellente. Ehi mentre quelli a cui erano state presentate le parole
fortemente negative definivano il loro umore pessimo.
Perché abbiamo la coscienza?
La ricchezza soggettiva della nostra vita potrebbe venir meno se perdessimo la capacità di riflettere consapevolmente
sulla bellezza della natura o sui nostri sentimenti. Christof Koch osserva che l'evoluzione ha dato origine a organismi
che provano sensazioni soggettive. Queste sensazioni creano vantaggi significativi per la sopravvivenza, perché la
coscienza va a braccetto con la capacità di pianificare virgola di riflettere su tanti possibili piani di azione e di
sceglierne uno. Koch ipotizza che la coscienza abbia una funzione sintetizzatrice.
La mancanza di autoconsapevolezza comprometterebbe la capacità di reprimere comportamenti potenzialmente
pericolosi governati dagli impulsi o dall'elaborazione automatica.
La coscienza ci permette di affrontare situazioni nuove e ci aiuta a pianificare le reazioni. L'autoconsapevolezza,
combinata alla comunicazione, ci permette anche di esprimere i nostri bisogni agli altri e di coordinare delle azioni
insieme a loro.
secondo bandura, l'autoefficacia, cioè la convinzione delle persone di poter mettere in atto dei comportamenti che
produrranno un risultato desiderato, è un fattore motivazionale critico per l'apprendimento osservazionale.
L'esperimento di Tolman (apprendimento latente, mappe cognitive) lo avevano già dimostrato.
Bandura presenta un esperimento: viene far visto un film a dei bambini in cui viene aggredita una bambola “Bobo”. Il
primo gruppo veniva ricompensato con caramelle ed elogi, il secondo gruppo veniva rimproverato per il
comportamento aggressivo e il terzo gruppo non vedeva conseguenze di alcun tipo. Successivamente i bambini
venivano messi in stanze con vari giocattoli tra cui la bambola.
Bambini del primo gruppo> mettevano in atto comportamenti aggressivi rispetto agli altri due gruppi.
Indipendentemente dal rinforzo i bambini avevano comunque appreso il comportamento del modello.
L'imitazione dell'aggressione il comportamento pro-sociale
le ricerche indicano che la visione di scene di violenza:
riduci la preoccupazione degli spettatori per la sofferenza delle vittime
ci abitua alla vista della violenza
fornisce modelli aggressivi
Mentre la visione di modelli pro-sociali intensifica i comportamenti caritatevoli delle persone.
Il cervello adattivo
la capacità di apprendere di adattarsi dipende anche dalla capacità del cervello di adattarsi, cioè di modificare la
propria struttura e il proprio funzionamento, in base all'esperienza.
Nell'ottocento si pensava che i nuovi ricordi si formassero attraverso lo sviluppo di nuove cellule nel cervello.
Successivamente Cajal ipotizzo che l'apprendimento potesse avvenire modificando la forza della connessione tra le
cellule nervose, Hebb affinò queste ipotesi.
I modellizzatori network neuronale vogliono capire come l'apprendimento e il ricordo si possono iscrivere nei
neuroni e nelle sinapsi del nostro SNC. Essi costruiscono dei modelli di network o (connessioni) neuronali che
apprendono nuove informazioni tramite i cambiamenti che intervengono nelle connessioni tra neuroni simulati
matematicamente.
Dove avviene l'apprendimento nel cervello?
non c'è una sola parte del cervello preposta al controllo dell'apprendimento. Principalmente hanno un ruolo
fondamentale l'ipotalamo e i percorsi neuronali che coinvolgono la dopamina poiché regola la nostra capacità di
apprezzare le ricompense. Il cervelletto ha un ruolo importante nell'acquisizione di alcuni movimenti classicamente
condizionati (comportamenti automatizzati), mentre l'amigdala ha un ruolo centrale nell'acquisizione delle paure
condizionate.
Man mano che acquisiamo esperienze su nuovi compiti, i lobi frontali, Che sono la sede delle funzioni esecutive,
tendono a esercitare un minor controllo e a diventare meno attivi.
Queste scoperte sono però con relazionali non possiamo definire chiaramente un rapporto di causa ed effetto.
Un notevole interesse nelle ricerche ha avuto l'apprendimento offline o consolidamento, cioè la capacità di migliorare
le nostre abilità anche quando non le mettiamo in pratica concretamente. Ciò ci permette di capire che il nostro
cervello consolida durante il sonno quanto appreso durante la veglia.
Negli esseri umani, l'esposizione nella vecchiaia ad ambienti stimolanti e nuove opportunità di apprendimento sembra
rallentare il declino delle funzioni cognitive.
Capitolo 8
Memoria
L'asportazione dell'ippocampo del tessuto celebrale ha causato in un paziente una forte amnesia, e un particolarissimo
problema di memoria e di apprendimento. Ricorda perfettamente l'infanzia, l'adolescenza e altri ricordi, l'amnesia non
l'ha derubato del suo passato ma piuttosto del suo futuro. Il paziente ha infatti perso la capacità di sviluppare nuovi
ricordi da poter rievocare consapevolmente. Anche il suo senso dell'identità era congelato nel tempo, infatti, ricordava
se stesso da giovane ma non si riconosceva nell'immagine che vedeva riflessa nello specchio.
Memoria> serie di processi che ci permettono di registrare, archiviare e poi recuperare esperienze e informazioni, ci
consente di imparare dall'esperienza e di adattarci ad ambienti in cambiamento. In termini evoluzionistici senza la
capacità di ricordare non avremmo potuto sopravvivere come specie.
La memoria come elaborazione delle informazioni
Negli anni 60 i progressi dell'informatica e la rivoluzione cognitiva della psicologia hanno prodotto una nuova
metafora: la mente come un sistema di elaborazione che codifica, immagazzina e recupera le informazioni.
Codifica> cioè l'inserimento delle informazioni nel sistema attraverso la traduzione in un codice neuronale che
viene processato dal cervello
Archiviazione> conservazione delle informazioni nel tempo
Recupero> processi che accedono alle informazioni archiviate
La memoria umana è altamente dinamica e la sua complessità non può essere riprodotta da nessun modello di
elaborazione delle informazioni attualmente esistenti.
Un modello a tre stadi
Atkinson e Shiffrin hanno sviluppato un modello che suddivide la memoria concettualmente in tre componenti
principali:
memoria sensoriale
a breve termine o memoria di lavoro
memoria a lungo termine
La memoria sensoriale
La memoria sensoriale recepisce brevemente le informazioni sensoriali in arrivo, ad esempio le caratteristiche fisiche
di un oggetto. Il nostro registro sensoriale visivo è detto magazzino iconico o memoria iconica.
È difficile, se non impossibile, conservare informazioni complete in forme puramente visiva per più di una frazione di
secondo. Per contro, il nostro registro sensoriale uditivo detto magazzino ecoico o memoria ecoica può trattenere
informazioni sui dettagli specifici di un suono per alcuni secondi.
La memoria di lavoro o a breve termine
Quasi tutte le informazioni recepite dalla memoria sensoriale svaniscono rapidamente. Ma in base al modello originale
a tre stadi, attraverso l’attenzione selettiva alcune informazioni entrano nella memoria a breve termine.
Memoria a breve termine> magazzino mnemonico che conserva temporaneamente un numero limitato di info.
Una volta che le informazioni abbandonano la memoria sensoriale, devono essere rappresentate da un codice perché
rimangono nella memoria a breve termine. I codici di memoria, cioè le rappresentazioni mentali di informazioni o
stimoli di vario tipo, possono assumere varie forme.
Codici visivi> codificare tramite immagini mentali;
Codici fonologici> codificare in base al suono;
Codici semantici> codificare focalizzandosi sul significato di uno stimolo;
Codici motori> codifichiamo una serie di movimenti.
In molti casi la forma di un codice di memoria non corrisponde alla forma dello stimolo originario.
La memoria a breve termine può trattenere solo un numero limitato di informazioni. A seconda dello stimolo quasi
nessuno è in grado di conservare nella memoria a breve termine più di un certo numero di voci significative. Miller
fissò il limite della capacità della memoria a breve termine. (digit-span test, n° massimo di parole o numeri che si è in
grado di ricordare)
La combinazione di singoli elementi in unità più grandi prende il nome di chuking, una pratica che agevola il ricordo.
La memoria a breve termine è limitata anche nella durata, se non vengono ripetute le info contenute nella memoria a
breve termine hanno generalmente una vita che non supera i 20 sec. Ma ripetendo le informazioni possiamo
estenderne la durata nella memoria a breve termine.
Il modello originario a tre stadi vedeva la memoria a breve termine come un passaggio temporaneo tra la memoria
sensoriale e la memoria a lungo termine. Oggi gli scienziati cognitivi rifiutano questa visione e considerano la
memoria a breve termine una memoria di lavoro.
Memoria di lavoro> è un sistema a capacità limitata che mantiene ed elabora temporaneamente le informazioni, è uno
spazio di rappresentazione mentale che immagazzina le informazioni, le manipola attivamente e supporta altre
funzioni cognitive (problem solving e la pianificazione)
Le componenti della memoria di lavoro
1. Loop fonologico> archivia brevemente le rappresentazioni mentali dei suoni, è attivo quando ascoltiamo le
parole e quando le pronunciamo quando leggiamo. La ripetizione riattiva i codici acustici immagazzinati nel
loop fonologico. È costituito da due componenti: un archivio fonologico, dove viene conservata la traccia
mnestica e un sistema articolatorio di ripetizione, che viene usato per ripetere mentalmente le informazioni.
2. Taccuino visuo-spaziale> archivia brevemente le info spaziali e visive. Questi primi due possono essere attivi
simultaneamente e vengono chiamati sistemi subordinati. Il ricordo immediato di suoni analoghi è minore
rispetto al ricordo di suoni diversi. Varia anche in base alla lunghezza delle parole, quelle più brevi si
ricordano meglio rispetto a quelle più lunghe.
3. Buffer episodico> è uno spazio temporaneo di archiviazione, combina il materiale proveniente dal loop
fonologico e dal taccuino visuo-spaziale in un unico codice.
4. Esecutivo centrale> dirige il processo complessivo, pianifica, controlla la sequenza di azioni da eseguire,
divide e pone l’attenzione sugli altri sottosistemi integrando le info all’interno del buffer episodico.
Cowan ha proposto una configurazione alternativa alla memoria di lavoro, seppur diversa, da quella di Baddeley, si
somigliano.
Gli effetti del contesto, dello stato psicologico e dell’umore sulla memoria
La nostra capacità di recuperare un ricordo è influenzata non solo dalla natura dello stimolo originario ma anche dai
fattori ambientali.
Principio di specificità della codifica→ il ricordo viene potenziato quando alcune delle condizioni presenti durante il
recupero sono simili e presenti nella codifica. (es. giovane donna stuprata mentre faceva jogging dimentica l’accaduto
e le ritorna in mente dopo mesi mentre fa nuovamente jogging).
L’applicazione del principio di specificità della codifica agli indizi esterni ci porta al ricordo dipendente dal contesto,
cioè è più facile ricordare qualcosa nello stesso ambiente in cui è stato codificato originariamente il ricordo. (es.
sommozzatori che devono ricordare elenchi di parole sott’acqua e sulla terraferma)
Il concetto di ricordo dipendente dallo stato psicologico afferma che la nostra capacità di recuperare le info è
maggiore quando il nostro stato psicologico al momento del recupero coincide con quello in cui ci trovavamo nel
momento dell’apprendimento.
Il ricordo dipendente dall’umore non lascia risultati attendibili, mentre il ricordo congruente con l’umore dimostra
che tendiamo a ricordare eventi piacevoli quando siamo felici e tendiamo a ricordare eventi spiacevoli quando siamo
tristi.
Il processo di oblio dei ricordi
Hebbinghaus avviò lo studio sull’oblio lavorando su se stesso. COME:
Creò 2.000 sillabe prive di significato
Creò combinazioni casuali di lettere per studiare la memoria
In uno studio fece più di 14.000 reiterazioni(ripetizioni) nel tentativo di memorizzare 420 elenchi di sillabe prive di
significato.
Il suo metodo → riapprendimento e calcolo di una % di ritenzione.
Es. 20 tentativi per memorizzare un elenco inizialmente, i tentativi si dimezzavano quando lo memorizzava di nuovo
dopo una settimana. La percentuale di ritenzione era quindi del 50%.
All’inizio il processo di oblio era rapidissimo mentre poi rallentava sensibilmente.
Se studiamo lo spagnolo a scuola, ma poi lo usiamo poco, inizialmente l’oblio è rapido ma successivamente
diminuisce gradualmente a distanza di anni, e non di mesi e giorni come successe ad Hebbinghaus.
Perché dimentichiamo?
Il processo di oblio mette in luce delle difficoltà di codifica, archiviazione e recupero delle info.
In realtà molti vuoti di memoria non derivano dall’oblio di informazioni già in nostro possesso, ma dalla mancata
codifica delle informazioni nella MLT. Gran parte delle cose che ascoltiamo/percepiamo non viene ricordata perché
non vengono processate abbastanza profondamente da conservarne il ricordo.
Il deterioramento della traccia mnemonica
Sappiamo che le informazioni immagazzinate nella memoria sensoriale e nella memoria a breve termine si deteriorano
velocemente con il passare del tempo, e quelle della MLT?
La teoria del deterioramento era una spiegazione del processo di oblio inizialmente, cioè, con il tempo e il non utilizzo
del ricordo la traccia fisica del ricordo impressa nel sistema nervoso si affievolisce. Teoria che ha avuto una breve vita
perché gli studiosi non hanno trovato una traccia fisica del ricordo né sono riusciti a misurare il decadimento fisico.
Inoltre, questa teoria è controversa poiché alcuni studi dimostrano che alcuni attori ricordano le parole che hanno
pronunciato sul palcoscenico due anni prima, pur avendo recitato altre parti ecc.
Addirittura, quando in una ricerca alcuni partecipanti imparano una serie di parole e vengono sottoposti ad un test in
due momenti diversi, ricordano più parole rispetto al primo test. Questo fenomeno prende il nome di reminiscenza.
L’interferenza
Secondo la teoria dell’’interferenza dimentichiamo le informazioni perché altri elementi immagazzinati nella MLT
limitano la nostra capacità di recuperarle.
Due tipi di interferenza:
Interferenza proattiva → si verifica quando il materiale appreso in passato interferisce con il nuovo materiale;
Interferenza retroattiva → si verifica quando le informazioni acquisite di recente interferiscono con la capacità
di ricordare informazioni apprese precedentemente.
Più sono simili i set d’informazioni, più è probabile l’interferenza. L’interferenza si crea perché il cervello ha bisogno
di più tempo per convertire i ricordi a breve termine in ricordi a lungo termine.
Altri studiosi pensavano che una volta formatesi i ricordi a lungo termine, le interferenze erano causate dalla
competizione di diversi spunti sul recupero.
A volte abbiamo semplicemente pochi spunti per recuperare il ricordo o sono troppo deboli.
Tutti abbiamo un problema di recupero denominato ricordo sulla punta della lingua o TOT. Non ricordiamo
esattamente una cosa ma sappiamo di averla lì.
L’oblio motivato
Gli esperti di psicodinamica e gli psicologi affermano che a volte le persone sono consapevolmente o
inconsapevolmente motivate a dimenticare.
Il fenomeno prende il nome di rimozione cioè un meccanismo che ci protegge bloccando il richiamo consapevole di
ricordi che generano ansia, paura ecc.
La memoria prospettica
A differenza della memoria retrospettiva che fa riferimento al ricordo di eventi pregressi, la memoria prospettica
riguarda il ricordo di attività da svolgere in futuro. Gli adulti di età compresa tra i 60 e 80 anni riescono a ricordare di
assumere una pillola molto bene, se non meglio dei ventenni. Forse perché sono più motivati.
L’amnesia
Le forme più clamorose di oblio si registrano nell’amnesia. Con amnesia si intende la perdita di memoria dovuta a
condizioni particolari: lesioni cerebrali, malattie o traumi psicologici.
Può essere:
Amnesia retrograda> incapacità di ricordare eventi precedenti all’amnesia;
Amnesia anterograda> incapacità di ricordare eventi successivi all’amnesia.
Sindrome di Korsakoff= sindrome che causa una grave amnesia retrograda che può derivare dall’alcolismo cronico.
La demenza e il morbo di Alzheimer
La demenza include la perdita di memoria e altri deficit cognitivi che si accompagnano alla degenerazione del cervello
e ne impediscono il normale funzionamento. Esistono diversi tipi ed esistono anche altrettante cause, è più diffusa
negli anziani ma può sorgere a qualunque età.
Il morbo di Alzheimer (AD) è un decadimento progressivo del cervello che costituisce la causa principale di demenza
tra gli ultra-sessantacinquenni.
I primi sintomi sono: smemoratezza, illogicità, confusione, disorientamento.
La memoria è infatti la prima funzione psicologica che viene intaccata perché l’AD aggredisce i lobi temporali.
Successivamente si estende ai lobi frontali e ad altre regioni della corteccia. Le persone affette da questa malattia
presentano un quantitativo anomalo di placche nel cervello, cioè ammassi di frammenti proteici che si accumulano
all’esterno dei neuroni e anche nodi, cioè fibre che si attorcigliano nei neuroni. I neuroni si danneggiano e muoiono, il
tessuto cerebrale si restringe e la comunicazione tra neuroni viene compromessa perché l’AD danneggia i
neurotrasmettitori (l’acetilcolina in particolare).
Gli studiosi hanno identificato vari geni che contribuiscono all’AD a insorgenza precoce, mentre le cause specifiche
del più comune AD a insorgenza tardiva sono ancora parzialmente sconosciute ma i ricercatori hanno identificato un
fattore genetico di rischio.
Questa malattia non si limita a cancellare la memoria, MA → fa sviluppare nel paziente problemi di linguaggio, non
riescono a organizzare il pensiero e mostrano mutamenti nell’umore e nella personalità, inoltre, nelle fasi terminali
non riescono più a parlare e a camminare.
L’amnesia infantile
È la perdita dei ricordi dei primi anni di vita (3-4 anni). La spiegazione può essere che: alcune aree del cervello in cui
ha sede la memoria episodica non sono ancora molto sviluppate oppure non codifichiamo bene le nostre esperienze.
La distorsione dei ricordi e gli schemi mnemonici
Bartlett in uno studio chiese a degli abitanti di Cambridge di leggere dei racconti e riassumerli verbalmente a distanza
di giorni o mesi. Ogni volta il racconto cambiava, e lo ricostruivano a proprio uso e consumo. Da ciò Bartlett coniò il
termine schema, poiché era convinto che le persone abbiano delle idee generalizzate o schemi su come si svolgono gli
eventi e li utilizzano per organizzare e costruire i ricordi.
Gli effetti di disinformazione e la testimonianza oculare
Se i ricordi vengono costruiti, allora, delle informazioni successive ad un evento potrebbero influenzare quel processo
di costruzione. L’effetto di disinformazione, cioè la distorsione di un ricordo causata da info successive fuorvianti, è
stato esaminato in relazione alle testimonianze oculari erronee. (Es. sacerdote rapinatore pag. 380) Anche solo una o
due parole possono causare e produrre un effetto di disinformazione (es.auto che si scontrano).
Gli effetti della disinformazione si devono alla confusione tra le fonti cioè la tendenza a ricordare qualcosa ma non
ricordando però quando l’abbiamo vista.
Il bambino come testimone oculare
Negli abusi sessuali sui bambini non ci sono evidenze medico-legali pienamente confermative e accade spesso che il
bambino è l’unico testimone oculare.
A volte una singola domanda tendenziosa può suggestionare la memoria del bambino, se si ripetono suscitano quasi
sempre falsi ricordi.
Data la suggestionabilità dei bambini è fondamentale utilizzare domande appropriate ed efficaci poiché le
informazioni raccolte devono essere più accurate possibili. Alcuni studi dimostrano che risposte più accurate si
ottengono con il ricordo libero, senza porre domande.
Le false confessioni
Un argomento particolarmente intrigante che si associa ai falsi ricordi è quello delle false confessioni. Autore di gran
parte delle ricerche effettuate nel campo delle false confessioni è Kassin che le ha suddivise in tre categorie:
1. False confessioni spontanee> le più probabili nei casi di grande risonanza mediatica, e sono confessioni rese
per attirare l’attenzione o per qualche ragione patologica.
2. False confessioni estorte> vengono fatte pur di mettere fine a un interrogatorio estenuante o per ottenere
qualcosa di cui l’interrogato ha un disperato bisogno (cibo, fine dei maltrattamenti)
3. False confessioni interiorizzate> quando le persone confessano ad esempio crimini che non hanno commesso,
e sono convinti di averlo commesso. (caso di michael crowe che confessò l’omicidio della sorella seppur non
l’avesse commesso. Si era convinto di avere una doppia personalità e che la parte criminale di sé stesso avesse
ucciso la sorella mentre la parte buona rimuoveva l’accaduto.
Questo studio dimostra chiaramente che è possibile indurre le false confessioni interiorizzate perfino in un contesto
innocuo come un lab. di psico.
La cultura e la costruzione dei ricordi
Cultura e memoria sono interconnesse reciprocamente. Da una parte la sopravvivenza culturale dipende dalla
trasmissione di conoscenze e tradizioni da una generazione a quella successiva. Senza la nostra capacità di ricordare
eventi non potrebbe esistere la cultura. Allo stesso tempo, la cultura influenza la memoria. La nostra formazione
culturale influenza gli schemi che acquisiamo e usiamo per percepire noi stessi e il mondo. La socializzazione
culturale influenza il modo in cui codifichiamo e ricostruiamo gli eventi.
La memoria e il cervello
Karl Lashey ha dedicato decenni alla ricerca dell’engramma, cioè la traccia fisica che resterebbe impressa nel cervello
quando si formano i ricordi. Lashey non ha mai trovato l’engramma ed è giunto alla conclusione che è il ricordo è
immagazzinato nell’intero cervello.
James McConnell fece una scoperta clamorosa del “trasferimento del ricordo”, condizionò i vermi piatti ad una luce
che si abbinava alle scosse elettriche. Si contraevano così anche solo alla vista della luce. Poi li sezionava e dava
l’RNA ad i vermi non condizionati e questi mostravano un certo condizionamento. Quindi pensava che l’RNA fosse
una molecola della memoria che immagazzina le esperienze. Alla fine, ha rinunciato alle sue idee.
Dove si formano e si archiviano i ricordi?
Gli scienziati studiano come i vari danneggiamenti delle varie regioni del cervello incidano sulla memoria. La
memoria sensoriale dipende dai nostri sistemi uditivi, visivi e dagli altri sensi per rilevare le informazioni degli
stimoli. In particolare, i lobi frontali hanno un ruolo fondamentale nella memoria poiché manifestano un incremento di
attività durante i compiti che coinvolgono principalmente la memoria di lavoro. Una codifica più profonda produceva
un ricordo più nitido delle parole e produceva un’attività più intensa in aree specifiche della corteccia prefrontale
sinistra. Mentre i compiti legati alla memoria operativa visuospaziale inducono un’attività leggermente superiore nella
corteccia prefrontale destra. I lobi frontali sono, inoltre, fondamentali nel supporto alle funzioni dell’esecutivo
centrale.
I ricordi della memoria a lungo termine coinvolgono più aree del cervello soprattutto l’ippocampo e aree adiacenti.
L’ippocampo contribuisce a convertire i ricordi a breve termine in ricordi permanenti.
Le diverse componenti di un’esperienza vengono processate in diverse regioni della corteccia e poi si associano
nell’ippocampo. Questo processo di associazione graduale si chiama consolidamento dei ricordi. Una volta
consolidate le varie componenti del ricordo, le recuperiamo e le integriamo in un unico ricordo.
Il danneggiamento del talamo può compromettere la codifica sia la codifica di nuovi ricordi sia il recupero dei vecchi
e in molti casi può causare un’amnesia retrograda permanente.
L’amigdala ha un ruolo importante nello sviluppo di ricordi a lungo termine per gli eventi che accendono le nostre
emozioni. Il suo danneggiamento elimina gran parte di questo vantaggio mnemonico che deriva da stimoli a valenza
emotiva.
La memoria procedurale… insieme ad altre parti del cervello, il cervelletto ha un ruolo importante nella formazione
dei ricordi.
Kandel ha attribuito la formazione di questa memoria procedurale a una serie eventi biochimici che si determinano tra
vari neuroni sensoriali e motori e all’interno dei neuroni stessi. La durata di questi eventi è decisiva per la conversione
dei ricordi a breve termine in ricordi a lungo termine (grazie agli abbinamenti ripetuti).
Il potenziamento a lungo termine
Una ricerca conferma che i mutamenti sinaptici possono essere la base su cui si innesta il consolidamento della
memoria. I ricercatori tentano di imitare un processo di formazione della memoria a lungo termine stimolando
determinati percorsi neuronali caratterizzati da rapide ondate di impulsi elettrici. Nel momento in cui cessa questa
rapida stimolazione il percorso neuronale si rafforza, le connessioni sinaptiche si attivano più facilmente e questo
fenomeno prende il nome di potenziamento a lungo termine (LTP) cioè è appunto l'incremento prolungato del legame
sinaptico ed è stato studiato soprattutto le regioni dell'ippocampo. Perché avvenga devono accadere eventi biochimici
complessi sia all'interno di questi neuroni sia tra di loro.
Capitolo 9
Il linguaggio
Gli esseri umani hanno la capacità di creare rappresentazioni mentali del mondo e di elaborarle sotto forma di
linguaggio, pensiero, ragionamento e risoluzione dei problemi. Le rappresentazioni mentali comprendono immagini,
idee, concetti e principi. Il linguaggio è stato definito il “gioiello della corona cognitiva” e “l'essenza dell'uomo”. Gran
parte dei nostri pensieri, dei ragionamenti, della capacità di risolvere problemi comporta l'uso del linguaggio. A loro
volta questi processi cognitivi prendono le mosse dal grande bagaglio di conoscenze che risiede nella memoria e
costituiscono le fondamenta del comportamento intelligente.
Ogni lingua consiste in un sistema di simboli e regole, che vengono combinati in modo da generare un numero infinito
di possibili messaggi e significati. Usare la lingua nativa è naturale e non si è consapevoli che si tratta di un'attività
estremamente complessa. Con la parola linguaggio si intende la funzione cognitiva che consente di acquisire e usare
una lingua, Ma spesso il termine usato per indicare il prodotto stesso di questa funzione o più in generale la
comunicazione verbale come prerogativa umana.
Le funzioni adattive del linguaggio
Lo sviluppo del linguaggio rese più facile agli uomini adattarsi alle necessità dell'ambiente. Il nostro pensiero conscio
assume la forma di soliloquio o colloquio con noi stessi. Il linguaggio è anche un potente meccanismo di
apprendimento, come chiedere indicazioni oppure consultare una cartina.
Le proprietà delle lingue
qualsiasi lingua è caratterizzata da 5 proprietà fondamentali: simboli, struttura, significato, generatività e dislocazione.
I simboli utilizzati in qualsiasi lingua sono arbitrari. Nessuna delle parole scritte somiglia a un cane e quando vengono
pronunciate non vi è nulla nei suoni che le renda una scelta intrinsecamente corretta per rappresentare il concetto di
cane. La stessa cosa si può fermare per tutte le altre parole che utilizziamo con le rare eccezioni di quelle
onomatopeiche come fruscio e fischio. Ogni lingua possiede una struttura retta da regole, che prende il nome di
grammatica, cioè l'insieme delle regole che dettano come si possono combinare simboli per creare unità di
comunicazione dotate di significato. Inoltre, abbiamo la sintassi ovvero l'insieme delle regole che determinano il
modo in cui le parole si combinano in frasi e periodi.
Ehi esattamente come simboli, le parole, variano da una lingua all'altra e la stessa cosa avviene per le regole
grammaticali.
Euristiche e bias
Noi tendiamo ad utilizzare delle euristiche per valutare le probabilità. Infatti, queste sono alla base del ragionamento
induttivo.
Euristica della rappresentatività> cioè quanto qualcosa o qualcuno si adegua al nostro il prototipo di un concetto di
una classe particolare, quindi quanto sia probabile che appartengo a quella classe. A volte, però, il nostro uso della
rappresentatività può farci prendere decisioni del tutto contrarie ai principi normativi.
Fallacia della congiunzione> bias o errore di ragionamento che consiste nel violare il principio secondo cui la
combinazione di due eventi non può essere più probabile di ciascun evento preso a sé.
Euristica della disponibilità> Jack ci porta a fornire giudizi a prendere decisioni sulla base della disponibilità delle
informazioni di memoria. Tendiamo a ricordare quegli eventi che per noi sono più importanti e significativi, se però
qualcosa ci viene in mente con facilità potremmo sovrastimare la probabilità che possa accadere. Un evento recente
memorabile può accrescere nella gente la convinzione di poter patire un destino analogo.
Ragionamento casuale> è il ragionamento che riguarda le relazioni causali tra eventi. Si ritiene sia il più
utilizzato, infatti, secondo alcuni autori ragionare sulle strutture causali del mondo è ciò che caratterizza
maggiormente il ragionamento quotidiano rispetto a principi come la logica o probabilità.
Affermazione del conseguente> errore logico in cui dall’affermazione di un effetto si evince la causa.
Vi sono due forme del ragionamento causale:
Predittivo> ragionare in avanti, dalle cause agli effetti, facile, veloce e ci consente di anticipare gli eventi.
Diagnostico> ragionare all’indietro, dagli effetti alle cause, difficile, lento, è caratteristico degli esseri umani.
La teoria del doppio processo
Fenomeni come la distorsione da credenza e la fallacia della congiunzione suggeriscono che le risposte fornite sono
influenzate sia degli aspetti formali del problema sia dalle proprie credenze reazioni automatiche. Questo ha portato
alla formulazione della teoria del doppio processo di Kahneman → secondo cui i nostri ragionamenti sono determinati
da due processi distinti:
pensieri veloci> sono poco impegnativi e automatici, si basano sull'esperienza personale e vengono rafforzati
dagli stati affettivi
pensieri lenti> richiedono impegno, sono controllati e si basano sulla popolazione di simboli e regole astratte
ma possono inibire i pensieri veloci
A seconda dei diversi autori delle diverse concezioni, i due processi vengono etichettati in maniera diversa. In
generale quando valutiamo un problema prendiamo una decisione abbandoniamo il ragionamento logico (che richiede
il pensiero lento) e preferiamo lasciarci guidare dal pensiero veloce e dalle nostre emozioni.
La presa di decisione e l’effetto cornice (framing)
Economia e matematica sono state le uniche discipline che si sono occupate di presa di decisione (decision making).
In questi ambiti la decisione è stata studiata principalmente da un punto di vista normativo, cioè utilizzando un criterio
secondo cui un agente razionale dovrebbe comportarsi. Mentre, le ricerche condotte in ambito psicologico hanno
mostrato che a livello descrittivo, le persone si comportano in maniera diversa rispetto a quanto prescritto dai modelli
normativi. Inoltre, tali modelli pongono una serie di assiomi che vengono violati dalle persone:
l'assioma dell'invarianza> il principio secondo cui la scelta di un'opzione non può essere modificata dal modo
in cui le opzioni sono presentate.
La presa di decisione può essere influenzata dal modo particolare in cui l'informazione viene presentata o inquadrata,
effetto cornice o framing →(la stessa idea può essere presentata o strutturata in maniera diversa). In contesti di perdita
si predilige la scelta rischiosa mentre in contesti di guadagno l'opzione sicura, il modo in cui viene presentato un
qualcosa ha un effetto perché le persone tendono ad assegnare i costi maggiori e gli esiti negativi che a dare un valore
a un esito positivo equivalente. Influenza il modo in cui percepiamo le informazioni e può interferire con il
ragionamento logico.
La conoscenza, la competenza e la saggezza
La conoscenza è ciò su cui si fondano la competenza e la saggezza. Ciascuna cultura trasmette la propria conoscenza e
la propria visione del mondo da una generazione all'altra attraverso il linguaggio, l'istruzione e la socializzazione.
questo vasto patrimonio di conoscenza che forgiato dall'apprendimento culturale ed altre esperienze fatte nel mondo, è
anche alla base della nostra capacità di ragionare, prendere decisioni e risolvere problemi.
Per pensare a come si acquisisce la docenza immagino che si tratti un processo di costruzione di schemi> cioè una
struttura mentale ho un modello organizzato di pensiero riguardo a qualche aspetto del mondo.
i concetti e le categorie rappresentano tipi di schemi e vanno a costruire una struttura del vostro mondo, anche gli
algoritmi e le euristiche sono tipi di schemi che ci forniscono le strutture mentali per risolvere alcuni tipi di problemi.
Un altro tipo di schema è lo script c'è una struttura mentale che riguarda una sequenza di eventi che si svolgono in un
ordine regolare e quasi standardizzato. gli script che impariamo ci forniscono conoscenze per indirizzare e interpretare
le azioni. In sostanza, l'acquisizione di nuovi script accresce la nostra conoscenza, i nostri concetti anche altri tipi di
schemi.
La natura della competenza
Gli schemi aiutano a spiegare che cosa significa essere esperti,in qualsiasi ambito, gli esperti hanno sviluppato
numerosi schemi che possono guidare la soluzione dei problemi nel loro ambito e sono molto più bravi dei novizi nel
riconoscere quando va applicato ciascuno schema.
Gli schemi risiedono nella memoria a lungo termine e un'ampia memoria a lungo termine aiuta l’esperienza. Le
persone esperte riescono ad analizzare rapidamente un problema con il metodo deduttivo, selezionano le indicazioni di
recupero necessarie a estrarre dalla memoria lo schema adeguato e applicano poi lo schema per risolvere il problema
che si trovano ad affrontare in quel momento. Al contrario, i novizi che non hanno ancora appreso gli schemi
specializzati devono risolvere problemi utilizzando metodi generali situati nella memoria di lavoro, così facendo
mettono a dura prova la memoria di lavoro che è l'anello più fragile della mente umana.
I limiti della conoscenza individuale
ci sono evidenze secondo cui gli esseri umani sono fondamentalmente ignoranti ma non si rendono conto di esserlo.
Tendiamo a sopravvalutare le nostre conoscenze, ci illudiamo di sapere come funzionano gli oggetti che ci circondano
ma in realtà siamo profondamente ignoranti. Questo fenomeno si chiama illusione della profondità esplicativa ed è
appunto la tendenza a sopravvalutare la comprensione del funzionamento di ciò che ci circonda.
Secondo Sloman e Fernbach le persone prese singolarmente sono molto ignoranti, ma collettivamente, mettendo
insieme le competenze specializzate di molti individui ottengono risultati incredibili. La nostra conoscenza risiede sia
nella nostra mente sia nelle persone intorno a noi.
Illusione della conoscenza> ci illudiamo di sapere più di quanto conosciamo perché non riusciamo a stabilire un
confine tra quella che è la nostra conoscenza individuale e quella che condividiamo con la comunità di persone a cui
apparteniamo.
Cosa è la saggezza?
Secondo Paul Baltes e i suoi colleghi, la saggezza rappresenta un repertorio di conoscenze sul significato e il modo di
condurre la vita. Baltes e i suoi colleghi hanno studiato attentamente numerose definizioni di saggezza dal punto di
vista culturale, storico, filosofico, religioso e psicologico. Secondo questi autori ha 5 componenti principali:
1. ricca conoscenza fattuale della vita> comprende la conoscenza della natura umana dello sviluppo umano
2. ricca conoscenza procedurale della vita> comprende le strategie per prendere decisioni, gestire conflitti e dare
consigli
3. comprensione dei contesti nell'arco della vita> questa comprensione include la consapevolezza che la vita
presenta numerosi contesti come famiglia, amici, lavoro e svago
4. consapevolezza del relativismo dei valori e delle priorità> comprende il riconoscimento che è valori e
proprietà sono diversi in persone e in società diverse
5. capacità di riconoscere e gestire l'incertezza> abilità che deriva dalla consapevolezza che è impossibile che il
futuro ci sia noto e non mi aspetto e quindi esistono limitazioni al modo in cui gli esseri umani raccolgono ed
elaborano informazioni
Da questa discussione appare che esperienza e saggezza, non sono la stessa cosa, ma possono sovrapporsi. La vera
saggezza è difficile da conseguire perché combina un campo d'azione straordinario con un livello di conoscenza,
giudizio e capacità di dare consiglio realmente superiore, utilizzati per il bene o il benessere di se stessi e degli altri.
Capitolo 11
Intelligenza
Esistono molte definizioni di intelligenza, ma la principale è che la capacità di acquisire conoscenze virgola di
pensare e di ragionare efficacemente ai fini di interagire attivamente con l'ambiente.
due scienziati hanno avuto un ruolo importante nello studio nella misurazione delle capacità mentali: Sir Francis
Galton e Alfred Binet.
Francis Galton
Era il cugino di Charles Darwin e affermava che le persone dotate dal punto di vista intellettivo avevano ereditato
delle costituzioni mentali. Aveva dimenticato però che le persone di successo da lui studiate venivano invariabilmente
da ambienti privilegiati. Tentò perciò di dimostrare una base biologica e sviluppò indicatori della velocità di reazione,
della forza manuale e dell'acuità sensoriale. Arrivò persino a misurare il cranio delle persone.
Alfred Binet
Realizzò un test che divenne il progenitore di tutti i test d'intelligenza, voleva principalmente risolvere un problema
pratico anziché dimostrare una teoria. Certi bambini non sembravano in grado di seguire con profitto i corsi scolastici
ordinari e gli educatori volevano avere un parametro oggettivo per identificare questi soggetti il più precocemente
possibile. Partita due presupposti teorici:
il primo, secondo cui le capacità mentali si sviluppano l'età
il secondo, secondo cui il ritmo con cui le persone acquisiscono capacità mentali è una caratteristica propria
dell'individuo e resta costante nel tempo
per sviluppare un indicatore delle capacità mentali chiese a degli insegnanti con molta esperienza che tipo di problema
potevano risolvere i bambini nelle diverse età. Successivamente utilizzo le risposte per strutturare un'intervista
standardizzata in cui un esaminatore adulto poneva una serie di domande o un bambino per stabilire se il suo livello
intellettivo era quello previsto per la sua età. Il risultato veniva chiamato età mentale. Il concetto di età mentale fu
ampliato successivamente dallo psicologo tedesco Wilhelm Stern, così da ottenere un punteggio relativo per persone
di diversa età anagrafica o età cronologica.
Il quoziente intellettivo (QI) è il rapporto tra età mentale ed età cronologica moltiplicato per 100. Ad esempio, un
bambino che ha un'età mentale di 10 anni, ma un'età cronologica di 8 anni avrebbe un QI di 10/8 x 100= 125.
il concetto di età mentale funziona bene per i bambini ma non per gli adulti. I test d'intelligenza che si usano oggi
forniscono un QI che non è assolutamente un quoziente. Si basa invece sulla performance relativa di una persona
rispetto alla performance di altre persone della stessa età e il punteggio di 100 corrisponde alla performance media di
quel gruppo anagrafico.
Il lascito di Binet: il business dei test di intelligenza
Lewis Terman fu intrigato dal lavoro di Binet. Adattò il suo test per gli Stati Uniti e a metà degli anni Venti il test
Stanford-Binet divenne un paradigma per la misurazione delle capacità intellettive.
Nel 1916 questo tema divenne il prototipo dell'Army Alpha, test prevalentemente verbale che veniva usato per
selezionare le reclute dell'esercito americano. Poiché alcune reclute non erano capaci di leggere fu sviluppato l'Army
Beta, strumento non verbale.
Gli educatori successivamente chiesero lo sviluppo di strumenti analoghi per misurare l'intelligenza dei bambini, così
nacquero nuovi test di intelligenza di gruppo. Due decenni dopo lo psicologo David Wechsler realizzò uno strumento
che divenne un'importante concorrente del test Stanford-Binet. Sviluppo dei test per adulti e bambini che misuravano
sia le competenze verbali sia quelle non verbali e prese il nome di Wechsler-Bellevue Scale, seguita dalla Wechsler
Adult Intelligence (WAIS) e dalla WISC (WAIS versione bambini però) e poi WPPSI. Le sue scale hanno subito
diverse revisioni.
La natura dell’intelligenza
Gli psicologi hanno usato principalmente due approcci per studiare l’intelligenza:
approccio psicometrico> tende a definire la struttura dell’intelletto e a scoprire le competenze mentali che
sono alla base della performance ottenuta nei test
approccio dei processi cognitivi> studia i processi di pensiero che stanno alla base di quelle competenze
mentali
La psicometria è lo studio statistico dei test psicologici. L’approccio psicometrico mira infatti a identificare e misurare
le capacità che sottendono le differenze individuali registrare nelle performance.
Una tecnica statistica denominata analisi fattoriale permette di ridurre un gran numero di misure a un numero più
ristretto di fattori. Ogni fattore contiene diverse variabili che si correlano fortemente fra loro ma meno fortemente con
variabili di altri fattori.
Il fattore g: l’intelligenza come capacità mentale generale
La teoria psicometrica dell’intelligenza come abilità generale fu avanzata da Charles Spearman. Notò che le abilità
verbali e il ragionamento matematico sono correlati tra loro pur essendo chiaramente distinte. La performance nei test
che valutano le abilità mentali è determinata in parte dal fattore g o intelligenza generale, e in parte dalle abilità
specifiche necessarie per svolgere un compito. Secondo lui, dato che il fattore g è coinvolto in tutti i compiti, è il
nucleo fondamentale dell’intelligenza.
Thurnstone mise in discussione la conclusione di Spearman poiché notò che le correlazioni erano tutt’altro che
perfette e perciò era convinto che le performance mentali dipendessero non da un fattore generale ma da varie abilità
specifiche che lui denominò abilità mentali primarie.
Raymond Cattell e John Horn proposero un altro modello di intelligenza dividendo l’intelligenza generale in:
intelligenza fluida> cioè la capacità di affrontare nuovi problemi che non si possono risolvere in base
all’esperienza pregressa, abilità innata
intelligenza cristallizzata> cioè la capacità di applicare conoscenze acquisite in precedenza a problemi attuali
Cattell e Horn sono convinti che noi nel corso della vita passiamo da un’intelligenza fluida a una maggiore dipendenza
dall’intelligenza cristallizzata. Mentre l’intelligenza cristallizzata migliora nell’età adulta e rimane stabile nell’età
avanzata, l’intelligenza fluida raggiunge il suo picco tra i 25-35 anni e inizia a declinare in età avanzata.
Nel tentativo di sintetizzare i risultati della ricerca precedenti Carroll ha usato l'analisi fattoriale e ha prodotto un
modello integrato di intelligenza che contiene elementi dei modelli di Spearman di Thurston e di Cattell-Horn.
Prende il nome di teoria a tre strati delle abilità cognitive è costituita appunto da tagli di capacità mentali: generale,
ampio spettro e ristrette.
Nel terzo strato del modello c'è un fattore g che dovrebbe sottendere quasi tutta l'attività mentale.
Nel secondo strato ci sono 8 fattori intellettivi ordinati da sinistra a destra in base al grado di correlazione con
g
. Nel primo strato troviamo stabilità cognitive altamente specifiche che vanno ad alimentare ai fattori più ampi
del secondo strato
Carol è convinto che il modello ha tre strati e abbracci tutte le abilità cognitive note e fornisca la più completa e
dettagliata mappa dell'intelletto, almeno per quanto ottenibile dell'approccio psicometrico allo studio dell'intelligenza.
Gli approcci che si basano sui processi cognitivi
L'intelligenza varia da una persona all'altra e il perché viene spiegato dalle teorie cognitive. Quest'ultima studiano
l'elaborazione di informazioni specifiche dei processi cognitivi che sottendono la capacità intellettiva. Uno dei
sostenitori più autorevoli dell'approccio cognitivo è Robert Stenberg, che realizzò la teoria triarchica dell'intelligenza
la quale identifica tre tipi di intelligenza e i processi cognitivi che la supportano.
I processi cognitivi erano suddivisi in tre componenti:
1. Metacomponenti> indicano i processi intellettivi necessari per pianificare e regolamentare la performance
operativa e includono la capacità di problem solving, la formulazione di ipotesi e di strategie e la valutazione a
posteriori della performance.
2. Componenti della performance> sono processi mentali usati effettivamente per svolgere un determinato
compito includono l'elaborazione percettiva, il recupero di ricordi e di schemi dalla memoria a lungo termine.
3. Componenti di acquisizione delle conoscenze> permettono di imparare dalle nostre esperienze, di
immagazzinare informazioni nella memoria e di combinare nuove intuizioni con le informazioni acquisite in
precedenza.
I tre tipi di intelligenza, secondo Sternberg, sono:
Intelligenza analitica> coinvolge le capacità di problem solving di tipo accademico misurate dai test di
intelligenza tradizionali;
Intelligenza pratica> fa riferimento alle competenze necessarie per affrontare le esigenze della vita quotidiana
e gestire efficacemente se stesse gli altri;
Intelligenza creativa> include le capacità mentali necessarie per affrontare attivamente problemi originali.
Sternberg ritiene che i programmi scolastici dovrebbero promuovere tutte e tre le forme di intelligenza e non solo le
capacità analitiche.
L'intelligenza intesa in senso più ampio: al di là delle capacità mentali
L'intelligenza è sempre stata considerata una capacità mentale e alcuni psicologi pensano che sia una definizione
troppo restrittiva. Sono convinti che l'intelligenza si potrebbe concepire in maniera più estensiva come una pluralità di
intelligenze relativamente indipendenti che rispondono a diverse esigenze adattive.
Gardner ha formulato una teoria delle intelligenze multiple che ha incontrato particolare fortuna. Distingue 8 tipi
diversi di abilità adattive a cui se ne può aggiungere una nona(a).
1. Intelligenza linguistica> capacità di padroneggiare e usare bene la propria lingua madre;
2. intelligenza logico-matematica> capacità di ragionare logicamente risolvere problemi matematici;
3. intelligenza visuospaziale> capacità di risolvere problemi spaziali;
4. intelligenza musicale> capacità di percepire il tono virgola e ritmo e produrre musica;
5. intelligenza corporale-cinestetica> capacità di controllare i movimenti del corpo e di manipolazione che
appartiene a ballerini e atleti;
6. intelligenza interpersonale> capacità di capire gli altri ed interagire efficacemente con loro;
7. intelligenza intrapersonale> capacità di capire sé stessi;
8. intelligenza naturalistica> capacità di rilevare e comprendere fenomeni naturali;
a. Intelligenza esistenziale> capacità filosofica di porsi interrogativi sul
significato della propria esistenza, della vita e della morte.
Mentre le prime tre intelligenze di Gardner si possono misurare con i normali test di intelligenza, le restanti no.
L'intelligenza emotiva
Alcuni studiosi sono convinti che la competenza emotiva sia una forma di intelligenza. Secondo Mayer e Salovey,
l'intelligenza emotiva è la capacità di leggere correttamente le emozioni degli altri, di reagire correttamente ai loro
input, di automotivarsi, di avere coscienza delle proprie emozioni e di regolare e controllare le proprie risposte
emozionali. È costituita da quattro componenti:
percezione delle emozioni> si misura in base alla capacità di giudicare espressioni emotive di volte ritratti in
foto e di riferire le emozioni suscitate da paesaggi o altre immagini;
uso delle emozioni per facilitare il primo;
comprensione delle emozioni;
gestione delle emozioni;
I due studiosi considerano i compiti della misurabilità nello stesso senso in cui la scala di Wechsler misura le abilità
mentali. I sostenitori dell'intelligenza emotiva mettono in evidenzia i vantaggi attivi delle competenze emozionali
nella gestione dei problemi. Le persone intelligenti emotivamente creano legami emotivi più solidi e hanno più
successo nella carriera, nel matrimonio e nell'allevamento dei figli. Evitano la depressione, l’ira, l'ansia, operano per
raggiungere gli obiettivi a lungo termine e controllano gli impulsi. Alcuni psicologi invece ritengono che il concetto di
intelligenza sia stato esteso eccessivamente rispetto alla sua focalizzazione originaria sull’abilità mentale e parlano
quindi di competenza emotiva.
La misurazione dell'intelligenza
Le scale Wechsler oggi vengono utilizzate. Il test genera tre punteggi riassuntivi: QI verbale, QI di performance e QI
complessivo.
Dovremmo misurare l'attitudine o i risultati raggiunti?
Test di livello> serve a misurare il livello di conoscenze acquisito fino a quel momento da parte dei candidati;
Test attitudinale> sottopone ai candidati dei problemi mai visti prima che prescindono dall'apprendimento pregresso
così da misurare il potenziale di apprendimento e performance dei candidati;
Misurare l'intelligenza nelle culture non occidentali
Particolari difficoltà si porrebbero a chi si proponesse di misurare l'intelligenza nelle culture non occidentali. Sono
stati adottati i due approcci principali per affrontare le difficoltà che si accompagnano alla misurazione
dell'intelligenza in un contesto interculturale:
scegliere dei problemi di ragionamento che prescindono dalle conoscenze di una cultura specifica, cultura al
bias free tests, ma riflettono la capacità di valutare e analizzare determinati stimoli;
creare degli indicatori tagliati su misura per le conoscenze e le competenze che vengono apprezzate in una
determinata cultura;
Eredità, ambiente e intelligenza
Sia i geni e sia l'ambiente influenzano l'intelligenza, ma non operano quasi mai l'uno indipendentemente dall'altro.
Non esiste un singolo gene dell'intelligenza
Le differenze di intelligenza tra gruppi
Alcuni degli aspetti più controversi che emergono dagli studi dell'intelligenza riguardano le differenze tra gruppi. Ci
sono differenze basate sulla classe sociale e differenze tra maschi e femmine. Le differenze di genere non riguardano
tanto i livelli di intelligenza generale, ma piuttosto alcune competenze cognitive specifiche: gli uomini tendono a fare
leggermente meglio delle donne in certi esercizi che richiedono competenze spaziali e sono anche più bravi nelle
competenze motorie dirette su un obiettivo, inoltre, riescono a fare meglio nel ragionamento matematico. Mentre, le
donne fanno meglio nelle prove di velocita percettiva, capacità verbale, calcolo matematico e attività motoria fine.
Gli psicologi hanno offerto delle spiegazioni per queste differenze di genere citando sia fattori biologici sia fattori
ambientali. Le spiegazioni ambientali si concentrano sulle esperienze di socializzazione dei maschi e delle femmine
durante la crescita. Anche gli psicologi evoluzionisti hanno detto la loro avanzando l'ipotesi che la specializzazione
dei ruoli sessuali si sia sviluppata in ambienti primordiali.
Convinzioni, aspettative e performance cognitiva
Le abilità cognitive non sono le uniche determinanti mentali della performance ottenuta sugli indicatori intellettivi e
accademici. Contano molto anche le convinzioni, ad esempio, le nostre convinzioni sulle capacità degli altri possono
incidere sul modo in cui interagiamo con loro. Ancora più importanti sono le convinzioni che nutriamo verso noi
stessi, le convenzioni che ci dicono chi siamo e cosa possiamo o non possiamo fare.
Il modo in cui vediamo noi stessi può essere influenzato anche dall’appartenenza a gruppi etnici e di genere se a tali
gruppi vengono associati stereotipi diffusi, potremmo ritrovarci a incorporarli nella nostra autopercezione.
I valori estremi dell'intelligenza
Ci sono persone che presentano abilità mentali insolite: ci sono persone intellettivamente dotate e ci sono persone con
ritardo mentale.
Le persone dotate di QI da 130 in su vengono collocati nella fascia di popolazione più intelligente (1%). Alcuni
studiosi sono convinti che i bambini dotati ragionano esattamente come bambini di intelligenza media ma lo fanno in
maniera più efficace. Solo una percentuale minima dei bambini dotati arriva a fare grandi cose in età adulta, Renzulli,
ha scoperto che il successo dei geni e il prodotto di tre fattori interconnessi:
1. processo di capacità mentali particolarmente sviluppate;
2. capacità di impegnarsi nel proprio studio creativo;
3. motivazione e impegno;
I bambini che presentano un leggero ritardo mentale hanno difficoltà nel ragionamento, nella pianificazione e nella
valutazione dei feedback relative ai loro sforzi. Il ritardo mentale ha riconosce svariate cause: alcune genetiche e altre
dovute a fattori biologici di diverso tipo virgola e altre ancora di origine ambientale.
L'eredità ha un ruolo diverso nel ritardo mentale lieve rispetto al ritardo grave, infatti, quest'ultimi sono causati da
danni pre-, peri-, post-natali anziché dal genotipo ereditato→ Ciò vuol dire che il ritardo mentale grave non si
trasmette per familiarità ma dipende da patologie manifestate.
Capitolo 12
Motivazione
La motivazione è il processo che influenza direzione, persistenza e vigore di un comportamento diretto a uno scopo.
Le varie prospettive teoriche considerano la motivazione da punti di vista diversi.
La teoria dell'evoluzione di Darwin ha ispirato le prime considerazioni psicologiche sul fatto che sia l'istinto a
motivare gran parte del nostro comportamento.
Un istinto o risposta automatica è una caratteristica ereditaria, comune a tutti i membri di una specie, che produce
automaticamente una certa risposta quando l'organismo viene esposto a un particolare stimolo. Alimenti i ricercatori
avevano proposto migliaia di istinti umani punto le teorie istinti umani sono andate via via scomparendo perché
sostenute da scarse prove e spesso basate su ragionamenti circolari. Oggi gli scienziati studiano in maniera più
costruttiva i contributi genetici alle motivazioni.
Nel 1932 Walter Cannon propose il concetto di omeostasi cioè uno stato di equilibrio fisiologico interno che il corpo
cerca di mantenere (quando abbiamo caldo il nostro corpo cerca di raffreddarsi sudando, quando abbiamo freddo e il
nostro corpo genera calore tremando).
Mantenere l'omeostasi richiede: meccanismo sensoriale che rilevi i cambiamenti dell'ambiente interno, un sistema di
risposta che possa ripristinare l'equilibrio è un centro di controllo che riceva le informazioni dai sensori e attivi il
sistema di risposta.
Secondo l'influente teoria delle pulsioni nella motivazione di Clark Hull Ehi le alterazioni fisiologiche dell'omeostasi
producono pulsioni, cioè stati di tensione interna che motivo non organismo a comportarsi in modo da ridurre tali
tensioni. pulsioni come fame e sete derivano da deficit dei tessuti e spingono l'organismo all'agire. Oggi i concetti di
pulsione hanno una minore influenza rispetto al passato e spesso ci comportiamo in modo tale da aumentare, anziché
ridurre, gli stadi di attivazione o le pulsioni. La motivazione è pertanto complessa e non può essere sempre spiegato
con qualche impulso biologico interno. Successivamente la teoria della riduzione delle pulsioni venne sostituita dagli
approcci sull'attivazione ottimale proposti da Hebb.
L'approccio si basava su due assunti:
la natura dell'ambiente e influenza l'attivazione del cervello
il cervello influenza il comportamento e in particolare gli aspetti che concernono l'approccio e l'evitamento
Un accesso o una carenza di stimoli venivano considerati indesiderabili e l'area di stimolazione ottimale si trovava in
un punto intermedio fra questi due stati.
Impotenza appresa> nasce quando non esiste un rapporto fra comportamento ed esito (se abbiamo fame e andiamo a
mangiare impariamo che mangiando eliminiamo la pulsione della fame e rafforziamo il comportamento,se non lo
facciamo abbiamo l’impotenza)
Alcuni esperimenti suggeriscono che quando nella vita le persone hanno scarso controllo sugli esiti, le loro
motivazioni caleranno perché avranno la sensazione che qualsiasi cosa facciano il loro comportamento avrà ben poca
influenza sul risultato.
La motivazione all'approccio e all'evitamento
La motivazione ci spinge verso alcune cose e ci allontana da altre. Queste tendenze apparentemente universali
riflettono l'attività di due diversi sistemi neurali del cervello. Secondo Jeffrey Gray:
Sistema di attivazione comportamentale (BAS)> viene stimolato ad agire da segnali di potenziale ricompensa
e di gratificazione di un'esigenza. Fa sì che la persona avvii o intensifichi i movimenti verso determinati
obiettivi positivi avvertendo un'anticipazione di un piacere.
Sistema di inibizione comportamentale (BIS)> risponde a stimoli che segnalano potenziale dolore, mancato
rinforzo e punizione. Produce paura e inibizione del comportamento oltre che comportamenti di fuga ed
evitamento.
Le persone con un elevato BAS preferiscono i cambiamenti e le novità, mentre le persone BIS nutrono una preferenza
per tutto ciò che è familiare. Alcuni studi hanno dimostrato che i Mancini presentano livelli più elevati di BIS rispetto
ai destrimani virgola e le donne hanno valore più elevati di BIS rispetto agli uomini.
I ricercatori che si occupano del cervello alla ricerca dei meccanismi celebrali specifici alla base delle funzioni di
ricerca del piacere e di minimizzazione del dolore di BAS e BIS. Tali meccanismi non solo coinvolgono sistemi di
neurotrasmissione diversi, ma anche differenti aree del cervello.
BAS> coinvolge l'area prefrontale dell'emisfero sinistro;
BIS> coinvolge diverse strutture del sistema limbico e il lobo frontale, emisfero destro.
BAS e BIS sono in prima linea nella ricerca motivazionale virgola non solo perché sono rivolti alla distinzione fra
motivazione all’approccio e motivazione all'evitamento, ma perché aiutano a organizzare i processi cognitivi,
fisiologici e comportamentali coinvolti nella ricerca del piacere e nell evitamento del dolore. Questi sistemi collegano
anche motivazioni ed emozioni in quanto il BAS si collega alle emozioni positive, mentre il BIS si collega alle
emozioni negative.
I processi cognitivi: gli incentivi e le aspettative
mentre le pulsioni sono considerate fattori interni che spingono un organismo all'azione, gli incentivi o ricompense
rappresentano gli stimoli ambientali che attirano un organismo verso un obiettivo. Spesso le persone rispondono in
modo diverso agli incentivi. Secondo un approccio cognitivo, la teoria aspettativa-valore afferma che un
comportamento rivolto verso un obiettivo, viene determinato congiuntamente dalla forza dell'aspettativa che ha la
persona di giungere a un obiettivo con un particolare comportamento e dal valore incentivante che la persona
attribuisce a quello stesso obiettivo.
Motivazione= aspettativa x valore incentivo
i cognitivi si distinguono fra:
motivazioni estrinseche> eseguire un'attività per ottenere una ricompensa esterna o evitare una punizione;
motivazioni intrinseche> eseguire un'attività per il piacere di farla.
I punti di vista psicodinamici e umanistici
I teorici moderni della psicodinamica continuano a sottolineare che nelle nostre azioni nelle nostre sensazioni siamo
guidati sia da processi mentali inconsci che da motivazioni inconsce.
Abraham Maslow ci parla della spinta fondamentale nell'uomo: il desiderio di crescita personale. Propose il concetto
di gerarchia dei bisogni cioè una progressione che contiene i bisogni fisiologici (quelli che riguardano la
sopravvivenza fisica e sociale) e al vertice i bisogni di crescita sociale.
Autorealizzazione→ rappresenta la necessità di soddisfare il nostro potenziale ed è la motivazione umana ultima
secondo Maslow.
Secondo lui tutti si concentrano sulla soddisfazione dei bisogni più bassi nel leggere archia al punto da dedicare troppo
poco tempo a diventare tutto quello che potrebbero essere punto le rare persone che riescono ad avvicinarsi
all'autorealizzazione possono dare un contributo enorme al nostro mondo. Queste persone hanno raggiunto lo stato di
trascendenza del sé andando oltre la concentrazione su se stessi e impegnandosi per il benessere degli altri.
La teoria dell'autodeterminazione
Una teoria umanistica più recente sulla motivazione è stata proposta da Edward Deci e Richard Ryan. La teoria
dell'autodeterminazione si concentra su tre fondamentali bisogni psicologici: competenza, autonomia e relazioni.
il massimo della pagamento nella vita sia potendo soddisfare questi bisogni fondamentali:
competenza> riflette la necessità dell'uomo di padroneggiare nuove sfide e di perfezionare le proprie capacità,
questo bisogno motiva a gran parte dei comportamenti umani di esplorazione e di stimolo alla crescita;
Autonomia> rappresenta il tentativo di ottenere maggiore libertà, di regolamentarsi da soli e non mediante
forze esterne. Porta a una maggiore integrazione del sé, a una sensazione di controllo personale e di
autorealizzazione;
Relazioni> si riferisce al desiderio del sè di creare legami significativi con gli altri.
Relazioni e autonomia sono complementari, quando le persone hanno relazioni autentiche e spesso si sentono più
libere di essere sé stesse.
Circuiti e sistemi neurali legati alla motivazione
Quando parliamo di motivazione non possiamo non fare riferimento a un concetto molto importante per noi e per il
nostro cervello che è quello di reward o ricompensa.
Si sono evoluti circuiti che servono a elaborare il valore di ricompensa di stimoli e comportamenti.
Al sistema del reward sono legati molti tipi di apprendimento associativo.
Le funzioni principali della ricompensa sono:
- la loro capacità di farci apprendere attraverso il condizionamento classico e quello operante
- influenzare i processi decisionali
- indurre comportamenti di approccio
- suscitare emozioni positive e soprattutto il piacere.
Quando parliamo di piacere ci sentiamo meglio e avvengono una cascata di eventi ormonali e psicofisiologici che ci
garantiscono per un po’ di tempo uno stato di benessere, che aumenta alla fine il nostro adattamento all'ambiente e ci
induce uno stato di emozioni positive. E’ stato dimostrato come una disposizione di umore positivo abbia un forte
impatto sulla capacità cognitiva rendendo il pensiero più creativo, i processi di ragionamento più flessibili ed efficienti
ecc.
Gli stimoli che portano a un reward possono indurre stati d'animo positivi e sono legati ai circuiti neurali in cui
interviene il neurotrasmettitore dopamina virgola che viene rilasciata proprio risposta a stimoli che portano a una
potenziale ricompensa.
Per la valutazione di uno stimolo sono rilevanti:
corteccia orbito-frontale (OFC
nucleus accumbens (NAC)> è uno dei centri del piacere, una struttura che riceve connessioni che rilasciano il
neurotrasmettitore dopamina.
i circuiti della dopamina
principio edonico> teoria secondo cui le persone sono motivate a provare piacere e a evitare il dolore.
Un altro centro del piacere è l'ipotalamo nella zona centrale interna ai due emisferi celebrali. inoltre, anche l'insula è
legata a questi circuiti, si trova tra il lobo temporale e quello frontale e ha la funzione di controllare le sensazioni
viscerali, la sensazione di dolore ed inoltre implicata nella dipendenza da droghe, alcol, nicotina ecc.
Anche i gangli della base sono responsabili dell'attività dei circuiti della ricompensa e comprendono: nucleus
accumbens, nucleo caudato, putamen, substantia nigra, ipotalamo e talamo.
La motivazione sociale
Abraham Maslow considerava l'appartenenza una necessità fisiologica basilare. Il bisogno di appartenenza è una
motivazione potente.
Perché ci affiliamo?
Gli uomini sono esseri sociali che si affiliano in svariati modi. Alcuni teorici propongono che, nel corso
dell'evoluzione, fosse più probabile che sopravvivessero e si riproducessero gli individui la cui costituzione biologica
li predisponeva ad affiliarsi, rispetto a quelli di natura solitaria.
La ricerca ha dimostrato che, nel mondo odierno, i rapporti sociali positivi costituiscono un contributo importante per
una vita soddisfacente. Craig Hill ha suggerito che ci affidiamo per quattro motivi psicologici basilari:
1. ottenere stimoli positivi;
2. ricevere sostegno emotivo;
3. ottenere attenzione;
4. consentire il confronto sociale.
Confronto sociale> cioè confrontare le nostre convinzioni, i nostri sentimenti e i nostri comportamenti con quelli di
altre persone. Ci aiuta a determinare se le nostre risposte sono normali e ci permette di valutare il livello delle nostre
capacità cognitive e fisiche.
L'intensità del desiderio di amicizia varia da persona a persona. Alcuni teorici considerano il bisogno di affiliazione
all'interno di un modello omeostatico e propongono che ognuno di noi abbia la propria fascia ottimale di contatti
sociali. Dopo periodi in cui i contatti superano questa fascia, compensiamo cercando temporaneamente una maggiore
solitudine. Dopo periodi in cui i contatti sociali restano al di sotto della fascia ottimale, aumentiamo gli sforzi per stare
con gli altri. Molti studi hanno mostrato che i fattori contingenti influenzano la nostra tendenza di affiliarci, per
esempio, le situazioni che incutono paura aumentano il nostro desiderio di stare con gli altri. Essere respinti o esclusi
dei rapporti sociali è un'esperienza dolorosa per quasi tutti virgola e l'esclusione fa nascere il desiderio di riallacciare i
rapporti sociali.
In tempi più recenti si è scoperto che questa esclusione, e i suoi effetti, non devono necessariamente verificarsi nel
mondo reale. Episodi minimi come subire ostracismo possono avere effetti negativi su autostima, senso di
appartenenza e sull'umore. L'ostracismo ha effetti diversi sui diversi gruppi di età.
La motivazione al successo
Siamo ben consapevoli dell'importanza che la società attribuisce alla realizzazione. Negli anni 50 David McClelland,
John Arkinson e i loro collaboratori hanno cominciato a indagare sulle differenze individuali del bisogno di
realizzazione, cioè quel desiderio positivo di riuscire in un compito e di competere con successo negli standard di
eccellenza.
Il comportamento per realizzarsi possa derivare da:
1. motivazione al successo, è la parte del BAS
2. paura di fallire, è una funzione BIS
Le persone fortemente motivate al successo cercano il brivido della vittoria, mentre quelle motivate dalla paura di
fallire cercano di evitare l'agonia della sconfitta. Il buon senso suggerisce che una forte motivazione al successo
abbinata ad una grande paura di fallire potrebbero portare una persona a rendere meglio di chi è motivato soltanto dal
desiderio del successo. Ma non è così, l'ansia associata alla paura di fallire può vanificare l'effetto del bisogno di
realizzazione e ostacolare il rendimento.
Una persona fortemente motivata preferisce il rischio intermedio, mentre le persone scarsamente motivate
sceglieranno con più probabilità compiti facili o molto difficili.
Per comprendere questo modello dobbiamo renderci conto che quello che conta è la percezione che ha il singolo
dell'incertezza dell'esito.
La teoria del conseguimento dell'obiettivo
Un altro modo per comprendere la motivazione al successo è esaminare gli obiettivi di successo che le persone
cercano di ottenere in situazioni concrete. La teoria del conseguimento dell'obiettivo si concentra sul modo in cui il
successo viene definito sia dal singolo che all'interno della situazione stessa. I sostenitori di questa teoria sono
interessati a come si orientano le persone per conseguire l'obiettivo e distinguono:
l'orientamento alla padronanza> si concentra soprattutto sul miglioramento personale sforzandosi al massimo
e perfezionando nuove abilità
l'orientamento all’ego> il suo scopo è rendere meglio degli altri
La teoria si concentra sul clima motivazionale che incoraggia o ricompensa un approccio orientato alla padronanza
oppure all’ego.
Orientamenti verso il conseguimento dell'obiettivo
Vi sono quattro diversi modi di conseguire un obiettivo: due obiettivi di approccio e due obiettivi di evitamento.
Gli obiettivi di approccio basati sulla padronanza si concentrano sul desiderio di padroneggiare un compito e
imparare nuove conoscenze abilità.
Gli obiettivi di approccio basati sul l’ego riflettono l'orientamento competitivo che si concentra sull'essere
giudicati favorevolmente rispetto alle altre persone.
Gli obiettivi di evitamento basati sulla padronanza riflettono la paura di non rendere all'altezza dei propri
standard.
Gli obiettivi di evitamento basati sul l’ego sono incentrati sulla paura di fare meno bene rispetto agli altri.
Questi quattro obiettivi sono inseriti in una struttura 2x2 2 come approcci motivazionali diversi. Secondo la teoria del
conseguimento degli obiettivi 2x2→ciascuno di noi può essere descritto in funzione di un profilo motivazionale verso
l'obiettivo.
Il clima motivazionale
Oltre alle differenze dei singoli nel modo di conseguire un obiettivo esistono dei fattori situazionali che influenzano
come definire il successo, come ad esempio, persone significative (genitori, insegnanti, allenatori).
In un clima che coinvolge l’ego→ i concorrenti sono messi a confronto tra di loro, vengono sollecitati a
competere per essere migliori e quelli che rendono meglio sono oggetto di particolari attenzioni.
In un clima che coinvolge la padronanza, gli sforzi, il godimento dell'attività e il miglioramento personale→
sono messi in particolare rilievo e vengono ricompensati.
La famiglia, la cultura e il bisogno di successo
Creare in casa un ambiente stimolante dal punto di vista cognitivo favorisce la motivazione intrinseca nei bambini a
eseguire i compiti accademici.
Quando i genitori incoraggiano e premiano i risultati senza punire i fallimenti promuovono una forte
motivazione al successo.
Per contro, il timore di fallire sembra svilupparsi quando gli educatori danno il successo per scontato ma
puniscono il fallimento, insegnando quindi al bambino a temere la possibilità di fallire.
Anche le norme culturali forgiano la motivazione al successo. Le culture individualistiche tendono a sottolineare i
successi personali. Nelle culture che favoriscono il collettivismo la motivazione al successo riflette in modo più forte
il desiderio di essere accettati nella famiglia e nel gruppo sociale, di soddisfare le loro aspettative di lavorare per i loro
obiettivi.
Il conflitto motivazionale
A volte gli obiettivi motivazionali sono in conflitto fra loro il nostro desiderio di raggiungere il successo è quello di
divertirci possono entrare in contrasto. Si possono creare tre tipi basilari di conflitto:
1. il conflitto approccio-approccio> si verifica quando ci troviamo di fronte a due alternative allettanti e
sceglierne una significa rinunciare all'altra;
2. il conflitto evitamento-evitamento> si verifica quando dobbiamo scegliere fra due alternative indesiderabili
3. il conflitto approccio-evitamento> significa essere al contempo attratti e respinti dallo stesso obiettivo (es.
scoiattolo motivato dalla fame ad avvicinarsi per prendere il cibo offerto da una signora, ma motivato dalla
paura a tenersi lontano)
Capitolo 13
Emozioni
senza emozioni la vita sarebbe scialba e vuota. L'emozione è uno stato o vissuto personale che comporta un quadro di
reazioni fisiologiche, comportamentali e cognitive agli eventi. Richard Lazarus ritiene che e motivazione ed emozione
siano sempre collegate poiché abbiamo reazioni emotive solo quando le nostre motivazioni e i nostri obiettivi vengono
gratificati, minacciati o frustrati. L'emozioni svolgono rilevantissime funzioni adattive.
Via un sistema di attivazione di emergenza che aumenta le nostre probabilità di sopravvivenza (paura e allarme). Le
emozioni positive ci aiutano a creare rapporti intimi ad ampliare i pensieri e il nostro comportamento in modo da poter
esplorare, trovare nuovi sistemi per raggiungere gli obiettivi, giocare e apprezzare quello che abbiamo. Le emozioni
sono anche un'importante forma di comunicazione sociale e influenzano il comportamento degli altri nei nostri
confronti. L'espressione di emozioni positive può comportare dei benefici, inoltre, le emozioni positive, sono una parte
importante di una vita soddisfacente mentre le emozioni negative favoriscono l'infelicità. Le emozioni negative fanno
parte delle normali reazioni indotte dallo stress e da numerosi disturbi psicologici. La capacità di auto regolare le
proprie emozioni è un indice di uno stato psicologico sano. Le emozioni sono costituite da tre componenti
fondamentali:
1. sistema di allerta
2. sistema di ricompensa
3. sistema di regolazione affettiva
queste componenti interagiscono continuamente e in modo dinamico tra di loro. Il sistema più automatico e veloce e ci
consente di rispondere in maniera immediata e spesso inconsapevole a una situazione di minaccia (sistema di allerta),
di ciò è responsabile l'amigdala, che è il rilevatore di possibili pericoli.
Il sistema della ricompensa è legato invece alla gratificazione, di ciò è responsabile la dopamina che contribuisce a
darci il senso di gratificazione. Il sistema affettivo invece libera ossitocina che ci stimola un comportamento
prosociale.
Come si studiano le emozioni?
Lo studio delle emozioni in ambito psicologico non è semplice per un buon numero di motivi. Individuare la natura
delle emozioni è stato molto difficile e la definizione stessa di emozione non è univoca.
Bisogna distinguerla dall'umore:
emozione> con questo termine, ci riferiamo alle risposte elicitate da uno stimolo, relativamente brevi e spesso
molto intense.
Umore> con questo termine ci riferiamo a Stati meno intensi e più stabili, simili a un tratto caratteriale.
Quante e quali siano le emozioni di base è stato poco chiaro. Ekman ha sostenuto che le emozioni di base sono 6 o 7,
mentre altri affermano che sono di più. Il punto di vista alternativo e l'approccio dimensionale nel quale le emozioni
non sono considerate separatamente e non derivano da sistemi neurali unici ma da attività collocata in due diverse
dimensioni: attivazione e valenza. Questa teoria viene espressa nel modello circonflesso. La valenza varia dal piacere
al disgusto, mentre l'attivazione varia da attivata a disattivata.
La natura delle emozioni
i nostri Stati emotivi condividono quattro caratteristiche comuni:
1. le emozioni vengono scatenate da stimoli e limitanti esterni o interni
2. le reazioni emotive derivano dalle valutazioni che facciamo degli stimoli virgola che attribuiscono un
significato alla situazione
3. il corpo risponde fisiologicamente alle nostre valutazioni
4. le emozioni comprendono tendenze comportamentali: comportamenti espressivi (ridere di gioia, piangere
parentesi chiuso e comportamenti strumentali (lottare per autodifesa)
queste componenti emotive possono influenzarsi a vicenda, cosicché i pensieri influiscono sulle sensazioni e le
sensazioni influenzano le nostre valutazioni.
Gli stimoli elicitanti
le emozioni non si provano nel vuoto. Sono risposte a situazioni, persone oggetti o eventi. Inoltre, gli stimoli elicitanti
che scatenano valutazioni cognitive e risposte emotive non sempre sono esterni, ma può trattarsi di stimoli interni. I
fattori biologici innati ci aiutano a determinare quali stimoli hanno maggiore potenziale di risvegliare le emozioni.
Anche l'apprendimento influenza le nostre emozioni, esperienze precedenti possono trasformare determinate persone o
situazioni in stimoli elicitanti.
Le culture hanno standard diversi per definire il bene, il male e il brutto, i quali influenzano il modo in cui valutiamo e
rispondiamo agli stimoli.
La componente cognitiva
Le cognizioni, cioè pensieri, immagini, ricordi e interpretazioni sono virtualmente coinvolte in ogni aspetto delle
emozioni.
Le valutazioni cognitive sono le interpretazioni e significati che attribuiamo agli stimoli sensoriali. Modello sulle
emozioni di Scherer.
Nelle valutazioni sono coinvolti i processi sia consci sia inconsci e spesso non siamo coscienti delle valutazioni che
sono all'origine delle risposte emotive. L'idea che le reazioni emotive siano scatenate da valutazioni cognitive anziché
da situazioni esterne aiuta a giustificare il fatto che persone diverse possono avere reazioni emotive diverse allo stesso
oggetto, situazione o persona.
Cultura e valutazione
nell'ambito di alcune ricerche interculturali stocchi sto persone di vari paesi di ricordare eventi che hanno scatenato
determinate emozioni e e di rispondere a domande su come avevano valutato o interpretato quelle situazioni. Gli
intervistati hanno mostrato forti analogie interculturali, malgrado queste similitudini interculturali, situazioni
particolari possono evocare valutazioni e reazioni emotive diverse a secondo della cultura. Esistono alcune costanti
interculturali nelle valutazioni ma esiste anche una certa diversità culturale negli aspetti più sottili dell'interpretazione
delle situazioni.
La componente fisiologica
Quando viviamo un'esperienza emotiva, una delle prime cose che possiamo notare sono i cambiamenti fisici.
L'emozioni coinvolgono importanti interazioni fra diverse aree del cervello e fra queste il sistema limbico e la
corteccia cerebrale. È accertato che processi di valutazione cognitiva coinvolgono la corteccia.
Le fondamentali e pioneristiche ricerche dello psicologo Joseph LeDoux hanno rivelato che quando il talamo riceve
un input dai sensi, può inviare messaggi attraverso due vie neurali:
1. via alta
2. via bassa> questa permette all'amigdala di ricevere direttamente l'input dai sensi e generare reazioni
emotive prima ancora che la corteccia celebrale abbia avuto il tempo di interpretare appieno che cosa stia
provocando la reazione, ha un valore di sopravvivenza poiché ci permette di reagire molto rapidamente.
L'amigdala può funzionare anche come sistema di allarme anticipato per sistemi sociali minacciosi.
L'esistenza di un sistema a doppia via per l'elaborazione emotiva può aiutare a spiegare alcuni aspetti sconcertanti
della nostra vita emotiva. LeDoux suggerisce che non tutte le risposte emotive vengono registrate a livello di
corteccia. Ma sostiene che le persone possono avere due reazioni emotive simultanee, diverse, per lo stesso evento:
una conscia e una inconscia.
La neuroscienziata Candace Pert afferma che poiché tutte le strutture neurali coinvolte nelle emozioni operano a
livello biochimico, sono le varie sostanze di neurotrasmissione che con il loro moto alterno attivano i programmi
emozionali che discendono nel cervello. Pare che la causa di alcune emozioni sgradevoli risieda nella dopamina e
nelle endorfine, mentre serotonina e norepinefrina hanno un ruolo importante nella rabbia e nella paura.
L'attivazione degli emisferi e l'emozione
Alcuni neuropsichiatri che trattavano pazienti clinicamente depressi con l'elettroshock somministrato all'emisfero
destro a quello sinistro osservarono un fenomeno singolare. Con l'emisfero sinistro fuori gioco i pazienti avevano una
reazione catastrofica fin quando l'effetto della scossa non era passato. Quando applicavano l'elettroshock all'emisfero
destro però reagivano in modo diverso, sembravano indifferenti, felici e a volte perfino euforici. I ricercatori hanno
notato un modello emotivo simile in pazienti con un emisfero danneggiato da lesioni o ictus. Questi risultati
suggeriscono che l'attivazione dell'emisfero sinistro può essere l'origine di alcune emozioni positive, mentre
l'attivazione dell'emisfero destro di quelle negative. Davidson e Nathan Fox hanno studiato la misurazione
dell'elettroencefalogramma dell'attività del lobo frontale di persone che stavano vivendo emozioni positive o negative:
quando le persone provavano emozioni positive l'emisfero sinistro era più attivo, mentre quando provavano emozioni
negative l'emisfero destro era più attivo.
Questo modello emisferico sembra essere innato. Inoltre, questi due studiosi, hanno riscontrato differenze individuali
nell'attivazione a riposo, registrando mediante l'elettroencefalogramma le risposte delle persone in condizioni
emotivamente neutre: es. i bambini che a riposo mostravano una dominanza dell'emisfero destro erano più inclini a
turbarsi a piangere quando la madre lasciava la stanza rispetto a quelli con una dominanza a riposo dell'emisfero
sinistro.
I processi autonomi e ormonali
La risposta combatti o fuggi (fight or flight) viene prodotta dal sistema simpatico del sistema nervoso autonomo e
dagli ormoni del sistema endocrino: il sistema nervoso simpatico produce l'attivazione stimolando gli organi e muscoli
del corpo, il sistema endocrino pompa nel sistema circolatorio gli ormoni dello stress punto gli effetti prodotti dagli
ormoni hanno una durata maggiore e possono mantenere attivato il corpo per un notevole periodo di tempo. Il modello
di attivazione generale varia nelle persone, quindi non tutti presentiamo lo stesso modello anche a fronte della stessa
emozione.
La componente comportamentale
Spesso possiamo dedurre che una persona sia arrabbiata, triste, timorosa o felice sulla base dei comportamenti
espressivi, Cioè le manifestazioni emotive osservabili di una persona. Le altre manifestazioni emotive possono persino
evocare il noi risposte simili in un processo conosciuto come empatia.
L'evoluzione e l'espressione delle emozioni
Nel suo classico libro “L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali” Charles Darwin affermava che
l'espressione delle emozioni è un prodotto dell'evoluzione, perché contribuisce alla sopravvivenza della specie.
Darwin non considerava innate tutte le forme di espressione delle emozioni ma riteneva che molte lo fossero. Come
Darwin virgola e moderni teorici dell'evoluzione sottolineano il valore adattivo dell'espressione delle emozioni e
ritengono che al sistema nervoso sia collegato un set di risposte emotive fondamentali o reazioni emotive innate. Le
ricerche dimostrano che alcune espressioni emotive sono simili in tutte le culture e suggeriscono quindi che abbiano
una base universale biologica. A loro parere tutte le altre emozioni si basano su una combinazione di quelle innate.
Le espressioni delle emozioni sul volto: le espressioni facciali
anche se le espressioni del viso possono essere indicazioni valide per giudicare le emozioni, le persone appartenenti a
una stessa cultura possono imparare a esprimere in modo diverso le stesse emozioni. I ricercatori hanno scoperto che
l'accuratezza e la concordia delle persone nell'etichettare le emozioni di una fotografia sono notevolmente superiori
quando essa rivela anche qualcosa della situazione.
Es. Una donna che piange lo fa perché è triste perché è felice, il giudizio sulle emozione sarà diverso se la donna nella
foto è raffigurata mentre ricevo un premio o se si trova in prossimità di una lapide.
In diverse culture le donne si sono rivelate giudici migliori rispetto agli uomini quando si trattava di valutare le
espressioni emotive. Ma gli uomini la cui professione richiede questa capacità sono accurati quando le donne nel
giudicare le espressioni delle emozioni altrui.
Esperimento di Ekman ha dimostrato che i fattori biologici innati e le regole di comportamento culturale si combinano
per dare forma all'espressione delle emozioni nelle diverse culture.
I comportamenti strumentali
Le risposte emotive richiedono spesso una risposta alla situazione che ha creato l'emozione. Es. una madre arrabbiata
per il comportamento del figlio deve trovare un modo e non distruttivo per comunicare al suo punto di vista. Si tratta
di comportamenti strumentali finalizzati a raggiungere un obiettivo rilevante rispetto alle emozioni. Spesso le persone
ritengono che una notevole attivazione emotiva migliori l'esecuzione di un compito. Es. Gli atleti cercano di darsi la
carica prima di una gara. Eppure, una notevole attivazione emotiva può anche interferire con il rendimento. Il rapporto
fra attivazione e rendimento dipende non solo dal livello di attivazione, ma anche dalla complessità del compito e da
quanta precisione esso richiede. in linea di massima, più complesso è il compito, più basso è il livello ottimale di
attivazione. Il rendimento cala in misura minore quando si svolgono compiti semplici.
Le teorie delle emozioni
da dove provengono le esperienze emotive?
Due teorie classiche dell'emozione hanno influenzato gran parte delle prime riflessioni sulle esperienze emotive:
1. Teoria di James-Lang> afferma che le reazioni fisiologiche hanno un ruolo causale nella percezione delle
emozioni. Le risposte fisiologiche e comportamentali inviano informazioni al cervello attraverso la risposta
dei muscoli e degli organi e l'emozione è la consapevolezza di questi cambiamenti fisiologici: è la sensazione
che proviamo
2. Teoria di Cannon-Bard> proponeva che l'esperienza soggettiva dell'emozione e l'attivazione fisiologica non
fossero una la causa dell'altra, bensì risposte indipendenti a una situazione che provoca emozione. Le
informazioni vengono inviate al talamo e successivamente una produce l'esperienza dell'emozione, l'altra
produce l'attivazione fisiologica.
Il ruolo del feedback automatico
Le teorie di James-Lange e di Cannon-Bard hanno sollevato interessanti domande sul modo in cui i diversi aspetti
dell'esperienza di un'emozione interagiscono fra loro.
Le teorie differiscono su un punto cruciale: quella di James dice al cervello che stiamo provando un'emozione, quella
di Cannon dice che le emozioni derivano dai segnali inviati direttamente dal talamo alla corteccia e non dal feedback
del corpo.
Che non esegui esperimenti sugli animali: recise i nervi che inviano il feedback dagli organi interni al cervello e scopri
che, anche dopo l'intervento, gli animali rispondevano alle emozioni e a sostegno della sua teoria provò che a
scatenare le emozioni sono i messaggi sensori diretti al cervello. Le persone che hanno subito lesioni al midollo
spinale a causa di un incidente non ricevono feedback di alcun tipo dalla parte del corpo al di sotto della lesione.
Il ruolo dei comportamenti espressivi
Il feedback di attivazione non è solo ritenuto importante nella teoria di James ma anche per quanto riguarda i muscoli
facciali coinvolti nell'espressione. Secondo l'ipotesi del feedback facciale→ il feedback inviato al cervello dei muscoli
facciali ha un ruolo di grande importanza nella determinazione della natura e dell'intensità delle emozioni che
proviamo. Secondo questa teoria l'impulso sensorio viene instradato verso le aree subcorticali del cervello che
controllano il movimento facciale. Si può pensare alla teoria in due forme separate: una versione forte e una versione
debole.
1. versione forte> afferma che sono le espressioni del viso ha causare la risposta emotiva
2. versione debole> la funzione dell'espressione di un'emozione è quella di intensificare la risposta emotiva
A sostegno dell'ipotesi del feedback facciale, la ricerca mostra che i modelli di feedback dei muscoli facciali possono
attivare specifiche reazioni emotive e intensificarle.
Per comprendere il ruolo delle espressioni facciali nell'elaborazione delle emozioni si fa riferimento alla nozione di
embodiment, cioè quando pensiamo a un concetto emotivo e riviviamo quell'emozione, forse neppure in modo
conscio.
Le teorie cognitive dell'emozione
Alla base del modello di Lazarus c'è il concetto che l'attivazione può essere influenzata dalla valutazione di una
situazione emotiva. Secondo Lazarus, la valutazione deve precedere la risposta emotiva. Questo significa che non può
esistere emozione senza cognizione, lui, suggerisce che esista una prima valutazione che verifica gli elementi basilari
della situazione. In un secondo tempo la persona esamina quali sono le risorse disponibili per affrontarla. Può esserci
una rivalutazione successiva. L'approccio di Lazarus ha suscitato un notevole dibattito: il principale contestatore è
stato Robert Zajonc, secondo il quale le emozioni non devono necessariamente essere precedute dalla cognizione.
Inoltre, affermò che le risposte emotive sono troppo rapide per la cognizione e questo significa che l'emozione deve
precedere la cognizione, non seguirla. La prova più concreta è l'effetto di esposizione ripetuta. Es→ Mostrare a un
gruppo di partecipanti un certo numero di caratteri cinesi e dopo presentarne altri, alcuni già mostrati in precedenza e
altri no. Anche se non sono in grado di riconoscere i caratteri già visti, a una domanda sulle preferenze scelgono i
caratteri presentati inizialmente. È mancata un'elaborazione cognitiva; eppure, sussiste una risposta affettiva a favore
di ciò che è familiare. Il processo cognitivo non deve avvenire per fare a livello conscio e il fatto che non vi sia
riconoscimento non significa che non vi sia condizione.
Le teorie evoluzioniste
Le teorie evoluzioniste suggeriscono che le emozioni debbono avere un fine adattivo, che in un certo senso siano
forgiate per permetterci di continuare a sopravvivere nel nostoe ambiente e ad adattarci a esso.
Frijda propose una teoria evoluzionista dell'emozione dove cerca di mettere in evidenza quale possa essere la funzione
adattiva dell'emozione. Afferma che esiste una certa valutazione dell'ambiente e del fatto che sia o meno richiesta una
risposta. L'aspetto cruciale è questo: quello che distingue le emozioni sentite dalle mere sensazioni di gradevolezza e
sgradevolezza sono le tendenze all'azione o la prontezza ad agire.
La felicità
Per molti anni gli psicologi hanno cercato di comprendere quali siano le esperienze di vita che contribuiscono in una
scarsa salute mentale, o come poterla curare o alleviare. Di recente, ricercatori hanno cominciato a esplorare il ruolo
delle emozioni positive nel benessere psicologico e i risultati indicano che la felicità è legata a una buona salute e a
migliori condizioni economiche.
La felicità, ho la sua definizione più tecnica di benessere soggettivo, si può definire come → l'insieme delle risposte
emotive soggettive delle persone e il grado di soddisfazione per i vari aspetti della loro vita.
Alcuni ricercatori suggeriscono che è qualcosa di più dell'essere soddisfatti della vita o del provare emozioni
gradevoli, si tratta di una condizione positiva e sostenibile caratterizzata da vitalità, appagamento, interesse, impegno,
affetto e dalla sensazione di crescita personale. Tutti concordano sul fatto che il benessere soggettivo non significa
totale assenza di emozioni negative o di momenti difficili.
Quanto sono felici le persone?
Il benessere soggettivo e normalmente determinato dai risultati dell'autovalutazione di appagamento, felicità e
soddisfazione. In tutti i paesi il punteggio medio di felicità personale su una scala da 0 a 10 era 6,33.
Che cosa rende felici le persone?
una delle sfide della ricerca sul benessere: è quella di svelare la direzione del rapporto e del nesso di causalità fra
emozioni positive e comportamento positivo. I ricercatori hanno esaminato le risorse (o contesti) che potrebbero
contribuire alla felicità, ma anche i processi psicologici interni, che sembrano alla base delle nostre esperienze di
felicità.
Le risorse personali
Per essere felici è necessario essere in buona salute? Non necessariamente.
Se fosse più ricchi, sareste più felici, giusto? Beh, forse no.
In linea di massima l'intelligenza non ha molto a che fare con la felicità.
La disoccupazione è uno dei predittori più forti di insoddisfazione nella vita e un adeguato livello di istruzione
potrebbe portare le persone a evitare questo destino.
I ricercatori scoprono che quasi sempre che le persone felici hanno relazioni sociali più soddisfacenti.
Inoltre, la ricerca mostra che i sessi sono più o meno uguali nella felicità globale, ma va fatto un'importante
distinzione: mediamente le donne vivono le emozioni più intensamente degli uomini.
Molte persone riferiscono che le loro credenze spirituali o religiose contribuiscono a dare un significato alla vita e
alcuni studi (non tutti) trovano una correlazione positiva fra religiosità e felicità. Dare qualcosa di sé stessi, come
aiutare gli altri con il volontariato, contribuisce a conferire un senso e un significato all'esistenza, oltre a essere fonte
di soddisfazioni.
I processi psicologici
In linea di massima le risorse personali e le circostanze esterne influiscono sul livello di felicità delle persone in
misura molto contenuta.
Forse il segreto della felicità sta nei processi psicologici virgola e non nelle risorse e gli studi hanno esplorato una
vasta gamma di influenze, comprese quelle biologiche, psicologiche e sociali.
I fattori biologici possono predisporre alcuni a essere più felici di altri.
o l'allele corto del gene trasportatore della serotonina> responsabile della vulnerabilità alla depressione, ma
questa vulnerabilità deve essere scatenata da fattori ambientali.
o l'allele lungo del gene trasportatore della serotonina> agisce come fattore di residenza o protettivo.
esistono alcune indicazioni di influenze sull'attivazione del cervello legate alla felicità nell'infanzia. I fattori della
personalità predispongono chiaramente alcuni essere più felici di altri. Sono inoltre importanti le caratteristiche
all'origine dei processi emotivi:
1. tratti> esprimono il temperamento emotivo insito in ciascuno di noi
2. stati> è riferito all'umore o alle sensazioni del momento
tratti e stati sono correlati.
Anche i processi sociali hanno un ruolo.
1. confronto verso il basso> ci consideriamo in posizione migliore rispetto alla media
2. confronto verso l'alto> ci consideriamo in posizione peggiore rispetto alla media
anche la cultura di appartenenza può influenzare i fattori che contribuiscono alla felicità. La felicità è quindi un
fenomeno complesso che ha determinanti biologiche, psicologiche ambientali. Attualmente si presta molta attenzione
agli interventi che potrebbero migliorare il benessere dei singoli e delle popolazioni di interi paesi. Il lavoro nel campo
della consapevolezza si sta rivelando particolarmente entusiasmante, la consapevolezza è un intervento psico-
educativo.
Una nuova prospettiva: le neuroscienze affettive e sociali
il campo di ricerca delle neuroscienze cognitive ha fatto enormi passi avanti nel comprendere le basi neurali di molte
funzioni sensoriali primarie come la visione e l'udito, ma anche di funzioni cognitive superiori come la memoria e la
risoluzione di problemi.
I circuiti neurali implicati nelle emozioni nella condizione sociale operano in continua interazione dinamica.
Il cervello emotivo
Con cervello emotivo si intende l'insieme delle aree neurali, corticali e sottocorticali coinvolte nelle emozioni.
Distinguiamo il sistema emotivo centrale> di cui fanno parte: l'amigdala, il nucleus accumbens, l’ipotalamo, la
corteccia orbitofrontale, la corteccia anteriore del cingolo e la corteccia prefrontale ventromediale.
Dalla parte del cervello emotivo definito esteso > di cui fanno parte: il tronco encefalico, l'area tegmentale ventrale e il
sistema dopaminergico mesolimbico, l'ippocampo, il grigio periacqueduttale bene, il basale, l'insula anteriore, la
corteccia prefrontale, il lobo temporale anteriore, la corteccia posteriore del cingolo, il solco temporale superiore e la
corteccia somatosensoriale.
Una delle strutture cerebrali fondamentali che ci consentono una rapida valutazione dei segnali emotivi e l'amigdala,
cioè una piccola struttura situata nel lobo temporale adiacente alla parte anteriore dell'ippocampo. L'amigdala ha un
ruolo fondamentale nel laborazione delle emozioni ed è importante per l'apprendimento e la memoria di stimoli
emotigeni. È coinvolta in grande varietà di processi ma anche a un ruolo nelle risposte a stimoli positivi, come
l'apprendimento dei rinforzi. Interagisce con altre aree neurali che costituiscono il fulcro del cervello emotivo. Questa
interconnessione viene dimostrata dalla sua posizione strategica poiché è una delle strutture sottocorticali più connessa
strutturalmente con le altre aree cerebrali ed è capace di integrare e distribuire le informazioni sensoriali.
Il solco temporale superiore> è una struttura coinvolta nel riconoscimento delle espressioni facciali e della
direzione dello sguardo.
L'insula> è una struttura che controlla dalle sensazioni viscerali e di dolore, coinvolta anche nelle dipendenze
nelle emotività sociale punto si attiva quando vediamo la faccia di una persona che odiamo.
Il principio edonico (o di piacere)> è la teoria secondo la quale le persone sono motivate a provare piacere e a evitare
il dolore.
L'attivazione di una particolare area del cervello fa provare piacere agendo come una ricompensa. uno di questi centri
del piacere è il nucleus accumbens> è una struttura che riceve connessioni che rilasciano dopamina, responsabili della
sensazione di piacere.
Corteccia anteriore del cingolo> è una struttura coinvolta nella valutazione degli stimoli, nel monitoraggio del
comportamento e nel rilevamento di pericoli e problemi a cui vengono date risposte inadeguate, è una sorta di
allarme silenzioso
corteccia orbitofrontale> è una struttura con la funzione primaria di valutare gli stimoli, stimando il piacere
che possono procurare virgola e responsabile dell'esperienza edonica.
Quando si parla di esperienza emotiva, si possono distinguere diverse fasi che si susseguono in tempi brevissimi:
1. entro i primi 100.000 secondi nel nostro cervello avvengono i processi di detenzione> nei quali i fenomeni
attentivi cercano di catturare nella scena visiva lo stimolo che ha maggiore salienza emotiva, in questa fase si
attiva il collicolo superiore, l'amigdala e la corteccia orbitofrontale.
2. Nel lasso di tempo che va fino a circa 200 millisecondi> vengono compiute le operazioni che portano a
codificare, categorizzare e riconoscere lo stimolo.
3. Dopo 300 millisecondi> inizio nei processi decisionali e la valutazione cognitiva del valore emotivo dello
stimolo.
Il cervello sociale
Con il cervello sociale si intendono le basi cerebrali delle interazioni sociali e dell'interpretazione delle informazioni
che provengono da altri. La capacità di riconoscere, interpretare e rispondere adeguatamente ai segnali sociali richiede
un sistema neurale che percepisca ed elabori le informazioni sociali e le integri con la motivazione, l'emozione e un
comportamento adattivo.
La corteccia orbitofrontale e la sono probabilmente le principali responsabili di una rapida valutazione del contenuto
emotivo e motivazionale.
Si può utilizzare che l'amigdala e altri circuiti sottocorticali siano responsabili di risposte emotive rapide e
automatiche, mentre un'elaborazione più approfondita sulla valenza sociale avverrebbe a livello frontale.
L'interazione tra emozione e cognizione
Emozione e Cognizione sono sempre state considerate due entità separate, questo concetto è stato radicalmente rivisto,
infatti, molte evidenze indicano che queste interagiscono in un complesso e dinamico scambio tra network neurali.
Cognizioni> sono i processi mentali come memoria, attenzione, linguaggio, pensiero e pianificazione.
Prendere decisioni “di pancia”
In ogni istante della vita dobbiamo prendere delle decisioni. Dietro ogni decisione c'è un'aspettativa basata sulla
probabilità di ottenere ciò che desideriamo. Prendere una decisione implica processi mentali ed emozioni che sono
interconnessi e dipendenti dalla motivazione. Diventa difficile compiere un calcolo o una stima di tutte le possibili
scelte quando ne abbiamo a disposizione troppe. L'emozione può venirci quindi in aiuto per prendere la decisione
giusta punto la componente emotiva gioca un ruolo rilevante nel prendere una decisione, svolgendo la funzione di
informare virgola di dirigere i processi di ragionamento verso specifiche strategie di pensiero. In particolare, è la
nostra esperienza passata a guidare le nostre scelte e le nostre azioni, soprattutto le emozioni vissute e immagazzinate
nei circuiti della memoria.
Il ruolo delle emozioni è quindi la capacità di anticipare le conseguenze degli eventi: sapendo che se mi comportassi
in una certa maniera provocherei un dispiacere a qualcuno, io cerco di evitarlo, perché la sola idea mi procuro un
senso di colpa.
Damasio ha proposto l'esistenza di un marcatore somatico che. in base alle risposte emotive scaturite dalla memoria di
esperienze passate o da particolari situazioni, aiuta ragione e cognizione nei processi di scelte e decisioni.
Es. Se consideriamo una situazione difficile che richiede una scelta complicata, il cervello reagisce creando
rapidamente tutti gli scenari generati dalle conseguenze delle varie scelte possibili. Tali scenari vengono rappresentati
formando delle immagini mentali. Le immagini mentali fanno parte di un vasto repertorio di esperienze vissute,
pertanto, per risolvere un problema di questo tipo vi sono due possibilità:
1. chiamare in causa alla ragione> selezionare tutte le possibili situazioni e ragionare in termini di costi e
benefici, prendendo in considerazione le possibili conseguenze
2. il marcatore somatico> quella proposta da Damasio, è una sensazione fisiologica di una risposta emotiva,
indirizza il ragionamento sull’esito a cui può portare una scelta. Agisce come un segnale automatico che
ci avverte di potenziali pericoli o potenziali situazioni piacevoli. Potrebbe inoltre essere la fonte
dell’intuizione, a livello inconscio.
Es. paziente di Damasio che dopo l’asportazione di un tumore alla corteccia prefrontale, subì un cambio radicale di
personalità, non riusciva a mantenere un lavoro, perdita di responsabilità, di autocontrollo, non riusciva più a prendere
una decisione.
Capitolo 14
Da neonato ad adulto: sviluppo fisico, cognitivo, sociale ed emotivo
Ragazzo selvaggio del Aveyron> trovarono nei boschi un ragazzo abbandonato in tenera età ed allora cresciuto senza
contatti con altri esseri umani. Con ligure del caso il ragazzo selvaggio si sarebbe presto trasformato in un normale
adulto civilizzato, venne affidato a Itard, un medico e pedagogista che gli diede il nome di Victor.
Victor era:
5. insensibile a stimoli per tutti gli altri spiacevoli e da evitare
6. non aveva problemi ad andare in giro mezzo nudo in pieno inverno
7. aveva reazioni emotive e fluttuanti e incontrollate
successivamente imparò:
8. a discriminare le diverse temperature
9. a controllare le sue reazioni emotive
10. a vestirsi in maniera adeguata
11. a prendersi cura della sua persona
12. a svolgere compiti elementari
Le sue capacità linguistiche rimasero però molto povere e con il passare degli anni qualsiasi progresso si arrestò, per
cui Itard, dovette ammettere il fallimento del suo progetto educativo. Victor venne affidato a Guerin, la governante di
Itard, cui Victor era particolarmente legato, che si prese cura del ragazzo per il resto dei suoi giorni.
Qualsiasi osservazione sia stata fatta a riguardo, su questo caso, non può essere generalizzata a tutti gli altri individui e
occorre molta cautela nel desumere dal suo caso leggi di valore universale.
Temi e metodi della psicologia evolutiva
la psicologia evolutiva è la branca della conoscenza che si propone di descrivere e comprendere i cambiamenti fisici,
psicologici e comportamentali che avvengono durante lo sviluppo.
La questione più intrigante riguarda: il ruolo che giocano i fattori genetici rispetto ai fattori culturali.
La psicologia evolutiva si è dotata di strumenti di indagine, si distinguono:
1. studi cross-sezionali> Prevedono che in uno stesso momento e nello stesso paradigma siano confrontati
gruppi omogenei di individui di età diversa, vantaggio: in un unico tempo si fotografa la performance di
diverse fasce di età.
2. studi longitudinali> Prevedono gruppi di individui esaminati in diversi momenti del proprio arco di vita. I
risultati sono più attendibili riguardo il controllo delle caratteristiche del campione è più dispendiosi in termini
di tempo.
Sviluppo fisico e cognitivo nell'infanzia e nella fanciullezza
Negli anni sono stati messi a punto ingegnosi paradigmi sperimentali che hanno permesso di dimostrare che i neonati
posseggono raffinate capacità di analisi ed elaborazione percettiva, per cui il loro repertorio comportamentale va ben
oltre i semplici atti riflessi(risposte automatiche) o l’apprendimento di risposte condizionate di tipo pavloviano.
1. Preferenza> dimostra che i neonati sono capaci di fini discriminazioni percettive. Procedura resa migliore
grazie alla possibilità di monitorare i movimenti oculari, fornendo così una misura più attendibile delle
preferenze. Conferma che i neonati hanno un’innata capacità a volgere lo sguardo verso stimoli che
rappresentano il volto umano.
2. Abituazione> le esperienze ripetute tendano ad annoiare mentre quelle nuove risvegliano l’attenzione del
soggetto.
Questa tecnica può rappresentare un valido metodo per determinare le capacità dei neonati di discriminare i diversi
stimoli visivi.
La tecnica dell’abituazione è stata usata per studiare altre modalità sensoriali e si è scoperto che i neonati prediligono
la voce umana rispetto a qualsiasi altro suono. Inoltre, quanto percepito nella vita fetale attraverso la parete uterina
lascia tracce persistenti nella memoria uditiva dei nascituri. Sono, infine, capaci di discriminare fonemi a prescindere
dal fatto che sia presente o meno nella loro lingua madre.
I bambini vengono, quindi, al mondo con un buon bagaglio di capacità percettive nelle diverse modalità sensoriali,
mentre sono più carenti nei movimenti motori.
Questo incessante processo di acquisizione va di pari passo con lo sviluppo del cervello. A questo sviluppo anatomico
del cervello corrisponde anche un processo di modellamento che vede la nascita dei neuroni e il formarsi di nuove
connessioni, ma anche l’eliminazione di connessioni superflue e ridondanti.
Fattori ambientali e culturali
Lo sviluppo fisico è guidato da fattori genetici, ma non solo, anche da fattori ambientali e culturali. Infatti, crescere in
un ambiente ricco e stimolante accelera e potenzia la formazione di neuroni e delle loro connessioni.
I fattori biologici stabiliscono i limiti ai fattori ambientali;
I fattori ambientali hanno una notevole potenzialità;
I fattori biologici e ambientali interagiscono.
Sviluppo cognitivo
Jean Piaget è riconosciuto come il padre della psicologia evolutiva per il massimo contributo che ha dato con i suoi
studi. Il nucleo essenziale della sua teoria è l’idea che lo sviluppo del pensiero infantile proceda per stadi, diversi l’uno
dall’altro, frutto dell’interazione tra maturazione biologica del cervello ed esperienze personali. Secondo Piaget, il
cervello infantile forma che gli permettono di interagire con l'ambiente. Attraverso:
13. Assimilazione> processo per cui le nuove esperienze sono incorporate in schemi preesistenti;
14. Accomodazione> processo che determina il cambiamento degli schemi esistenti;
Schema= protocollo di pensiero e azione che permette l'interazione con l'ambiente.
Piaget divide lo sviluppo cognitivo in quattro stadi che si succedono invariabilmente l'uno all'altro dalla prima infanzia
all'adolescenza.
Stadio Età(anni) Manifestazioni tipiche
Sensomotorio Dalla Il neonato conosce il mondo attraverso
nascita ai 2 esperienze sensoriali e motorie.
anni Fenomeno della permanenza dell’oggetto.
Prime evidenze di pensiero simbolico.
Pre-operatorio Da 2 a 7 Il bambino usa il pensiero simbolico sotto forma
di parole e immagini per rappresentare oggetti e
esperienze.
Pensiero simbolico permette il gioco di
imitazione.
Pensiero caratterizzato da egocentrismo e
rigidità
Operatorio Da 7 a 12 Capacità di ragionamento logico.
concreto Matura il concetto di conservazione della
quantità.
Operatorio formale Dai 12 Pensiero logico astratto flessibile.
Adolescente può formulare ipotesi e sottoporle a
verifica sperimentale.
Nel corso degli anni, solide evidenze empiriche hanno dimostrato che la traiettoria di sviluppo teorizzata da Piaget ha
un valore universale per cui prescinde dalle influenze culturali.
Per contro, le tappe di sviluppo sono risultate significativamente più precoci di quanto ipotizzato da Piaget.
McGarrigle e Donaldson hanno dimostrato che la riproposizione dei problemi piagettiani, semplicemente rimodulando
le richieste in un linguaggio più consono la realtà infantile, può produrre esiti molto differenti.
CIOE’→Sembrerebbe che i bambini esaminati commettessero alcuni errori, non in quanto incapaci di risolvere il
problema proposto loro, ma perché fraintendevano la richiesta e cercavano poi di fornire la risposta che pensavano
avrebbe fatto piacere all'esaminatore.
Gli stadi piagettiani presentano ampie zone di sovrapposizione degli uni con gli altri. Un bambino risolve problemi
applicando schemi propri del livello pre-operatorio, mentre riesce a già risolverne altri con schemi di livello operatorio
concreto. Bruner ci parla di zona di sviluppo prossimale, cioè la zona in cui corrisponde la differenza tra le capacità
individuali del bambino e la performance che potrebbe essere in grado di esprimere se assistito da adulti o da
compagni più esperti.
Paradigma della violazione delle aspettative> secondo questo approccio, i neonati sono in grado di generare
aspettative rispetto all'ambiente circostante. I neonati vengono esposti a due diverse sequenze di eventi: una genera un
risultato possibile, l'altra genera un esito impossibile. Nel caso in cui il neonato fissi più a lungo l'esito è impossibile, i
ricercatori sono propensi a concludere che questo dimostri come abbia colto l'incongruità della situazione.
Il termine teoria della mente si riferisce all'idea che un individuo della mente è più praticamente alla sua capacità di
comprendere gli stati mentali altrui. Questa capacità è assente nei neonati e si sviluppa solo a partire dai 3-4 anni per
giungere a maturazione intorno ai 5. Il concetto è meglio dimostrato nel famoso esperimento degli smarties.
Inoltre, i bambini che vivono con un fratello o una sorella più grandi sviluppano più precocemente la teoria della
mente.
Adolescenza, età adulta e terza età
Il cervello cresce poco dalla tarda infanzia a tutta l'adolescenza. Corteccia prefrontale e sistema limbico sono le
regioni cerebrali che mostrano i cambiamenti più rilevanti. Lo sviluppo cognitivo raggiunge il suo acme nell'età
giovanile, passata questa età, le abilità cognitive vanno lentamente scemando ma il tutto decorre in osservato dato che
l'esperienza può a lungo compensare la minore efficacia cognitiva. Nell'età adulta inizia il declino strutturale del
cervello.
Lo sviluppo sociale ed emotivo
I primi 6 mesi neonati sono padroni di un ampio repertorio di manifestazioni emotive. Intorno all'anno di età
cominciano a riconoscere sé stessi. A 2 anni di età i bambini cominciano esprimere orgoglio e vergogna e pure senso
di colpa. Accanto all'espressione delle emozioni, si sviluppa pure la capacità di regolazione emotiva, cioè il processo
per cui noi valutiamo e modifichiamo le nostre risposte emotive e gestiamo le emozioni. Oltre a essere capaci di
esprimere le proprie emozioni, i bambini diventano presto capaci di riconoscere e di imitare le emozioni altrui.
Lo sviluppo della personalità
Temperamento> stile di risposta comportamentale, biologicamente determinato, che condiziona la nostra risposta
emotiva alle sollecitazioni ambientali (bambini docili e tranquilli vs bambini vivaci e irrequieti). I bambini
riconosciuti come difficili fin dalla prima infanzia sono quelli con più probabilità che crescendo daranno problemi
comportamentali. Questi risultati sono stati messi in discussione da altri ricercatori che hanno osservato come, mentre
molti bambini mantengono un temperamento stabile con l'età, altri vanno incontro a importanti e radicali
cambiamenti.
Teoria psicosociale di Erikson
Secondo Erik Erikson la personalità si sviluppa attraverso 8 maggiori stadi psicosociali, ognuno dei quali è
contrassegnato da una crisi nella prospettiva del rapporto con sé stessi e con gli altri.
Età approssimativa(anni) Principali crisi psicosociali
Neonati (primo anno) Fiducia incondizionata vs sfiducia
incondizionata
Prima infanzia (1-2- anni) Autonomia vs vergogna e incertezza
Seconda infanzia (3-5 Iniziativa vs senso di colpa
anni)
Fanciullezza (6-12 anni) Operosità vs inferiorità
Adolescenza (12-19 anni) Identificazione vs confusione dei ruoli
Giovani adulti (20-30 Intimità vs confinamento sociale
anni)
Età di mezzo (40-64 anni) Generatività vs stagnazione
Età avanzata (65+ anni) Integrità vs disperazione
Attaccamento
Secondo John bowlby l'attaccamento è una forma rudimentale dell'imprinting che si osserva in alcune specie di uccelli
e persino di mammiferi. L'attaccamento non prevede un rigido periodo critico, cioè l'intervallo di età durante il quale è
necessario si verificano certe esperienze per permettere un adeguato sviluppo di certi sistemi.
L'attaccamento consiste nel forte legame che si instaura tra il neonato e l'adulto che lo accudisce.
Es. Esperimento di Harlow> bambina ho messo di fronte a due ipotetiche madri surrogate: una fredda ma capace di
dispensare cibo, l'altra calda ma incapace di dispensare cibo. Il bambino sceglieva la seconda.
I 2/3 dei bambini sviluppano una forma di attaccamento che può essere definito sicuro, mentre una minoranza
presenta un attaccamento insicuro.
Bowlby distingue 5 tipi di attaccamento:
Età: 1 anno Età: 6 anni
Attaccamento sicuro
Riunito ai genitori dopo una breve separazione, il Quando ritrova i genitori, il bambino inizia la
bambino cerca il contatto fisico e l’interazione, cercando conversazione e instaura una interazione affettiva,
di mantenere il contatto fisico. Prontamente rassicurato cogliendo tutte le stimolazioni fornite dai genitori.
dai genitori, riprende poi a esplodere e giocare. Cerca il contatto fisico e resta sempre calmo.
Attaccamento ansioso-evitante
Il bambino evita e ignora i genitori, guardando altrove e Il bambino riduce al minimo le occasioni di
restando occupato con i giocattoli, ignorando addirittura interazioni con i genitori rivolgendo loro sguardo
i tentativi dei genitori di stabilire una comunicazione. e parola solo se strettamente necessario,
preferendo continuare a giocare solo. Cerca motivi
per allontanarsi.
Attaccamento ansioso-resistente
Nonostante il bambino cerchi prossimità e contatto, i Il bambino esaspera nei movimenti, nella postura
genitori non riescono a rassicurarlo dopo la separazione e nel tono della voce la sua intimità e dipendenza
anche breve. Il bambino può mostrare latenti o evidenti nei confronti dei genitori. Cerca il contatto ma
segni di rabbia cercando il contatto e mantenendolo. appare inconsolabile e a volte può mostrare più o
meno velati segnali di ostilità.
Attaccamento disorganizzato
Il bambino mostra un comportamento disorganizzato e Il bambino tende ad assumere il ruolo del
ambivalente: da un lato piange quando i genitori si genitore, cercando di controllare e dirigere il
allontanano, ma poi scappa quando tornano. comportamento degli stessi, alterna umiliazioni
dei genitori con comportamenti che tendono a
mostrare entusiasmo eccessivo per il
ricongiungimento.
Le cause di queste differenze non sono del tutto chiarite, sono rilevanti però i contributi delle esperienze relazionali
che intercorrono tra madre e bambino.
L'infanzia pare essere un periodo molto sensibile all'azione, cioè periodo ideale per il verificarsi di certe esperienze. Se
questa esperienza si verificano al di fuori di tale periodo lo sviluppo è comunque possibile seppur non ottimale.
Stili genitoriali
A parlarci di stili genitoriali è la Baumrind che ha classificato l'atteggiamento dei genitori verso i figli in quattro
categorie:
1. genitori autorevoli> cioè quei genitori severi ma affettuosi che comunicano attenzione e sostegno ma fanno
anche capire di nutrire aspettative circa il comportamento dei figli che risulteranno più sicuri di sé.
2. Genitori autoritari> esercitano un severo controllo attraverso una relazione fredda e respingente, i figli
risulteranno poco popolari tra i loro compagni e non otterranno risultati scolastici particolarmente brillanti
3. genitori indulgenti> c'è quei genitori che improntano le relazioni sull'effetto ma senza che vengono fornite
regole di comportamento e senza stimolare i bambini ad assumersi le proprie responsabilità e a preoccuparsi
per gli altri, i figli avranno uno scarso senso di responsabilità, resteranno immaturi e tendenzialmente troppo
egoisti
4. genitori assenti> cioè quei genitori disinteressati che non forniscono affetto né regole né esempi, i figli
tenderanno a sviluppare un attaccamento insicuro da cui derivano relazioni inadeguate con i pari età e la
tendenza con condotte comportamentali impulsive e aggressive.
L'atteggiamento che i genitori mantengono verso i figli condiziona l'identità di genere. La maggior parte dei bambini
in sviluppo a questa identità tra i due e i tre anni. Un vero e proprio senso dell'identità di genere si consolida tra i 6 7
anni e allo stesso tempo acquisiscono pure gli stereotipi classicamente connessi al genere. Tutto ciò comporta che
introiettano le regole comportamentali che ogni gruppo sociale prevede per la condotta tipica di quel genere.
Socializzazione di gruppo> ruolo giocato dai pari età, è un fattore molto importante che condiziona lo sviluppo sociale
degli individui.
Nell'epoca dello straripante ruolo dei media virgola non si può trascurare l'influenza esercitata dagli stessi. I bambini
che passano più tempo davanti al grande schermo tendono a informarsi maggiormente alle norme culturali in uso nel
loro paese.
Pensiero morale
a parlarci del più del pensiero morale è Kohlberg chi ha sviluppato una convincente teoria sullo sviluppo del senso
morale nell'arco di vita. Invitava bambini, adolescenti e adulti a rispondere a dilemmi morali del tipo> la moglie di
Heinz sto morendo di cancro e solo una rara medicina potrebbe salvarla.
Il suo interesse non era tanto di vedere se l'intervista di giudicavano positivamente o negativamente il suo
comportamento ma studiare le motivazioni fornite per giustificare il proprio giudizio, distinguo tre livelli di
ragionamento morale.
Livelli di pensiero morale Criteri in base ai quali giudicare la moralità di un
comportamento o di un evento
Livello 1: Morale pre-convenzionale Rinforzo e punizione reali o previsti, piuttosto che
interiorizzazione di valori.
Stadio 1: orientamento obbedienza-punizione 1 Obbedire alle regole così da evitare punizioni
Stadio 2: orientamento edonistico strumentale 2 vantaggio personale e ottenimento ricompense
Livello 2: Morale convenzionale confermazione alle attese del gruppo sociale; individuo
adotta i valori morali degli altri
Stadio 3: orientamento bravo ragazzo 1 ottenere approvazione e mantenere buone relazione
Stadio 4: orientamento legge e ordine con gli altri
2 compiere il proprio dovere, mostra rispetto per
l'autorità e mantenere ordine sociale
Livello 3: Morale post-convenzionale i principi morali sono stati interiorizzati come valori
propri
Stadio 5: orientamento contratto sociale 1 I principi generali accettati e condivisi dalla società
Stadio 6: principi etici universali promuovono il benessere comune i diritti individuali, si
accetta l’idea che la società può cambiare le regole e
leggi che non hanno utilità sociale
2 Principi etici astratti basati su senso di giustizia e
uguaglianza
Il ragionamento morale pre-convenzionale si basa su un rude principio di premi e punizioni.
Il ragionamento morale convenzionale si basa sulla adesione alle leggi e agli obblighi sociali.
Il ragionamento morale post convenzionale si basa su principi generali.
Nell'idea di Kohlberg lo sviluppo del senso morale va di pari passo con lo sviluppo delle abilità cognitive.
Fattori culturali e di genere nel ragionamento morale
Studi condotti nei vari continenti, hanno dimostrato una sostanziale omogeneità nello sviluppo del senso morale. Pur
tuttavia, alcuni hanno rilevato che la teoria di Kohlberg risente troppo della matrice culturale occidentale, mentre in
diverse culture i valori morali più non si richiamano all’equità e al senso di giustizia, ma piuttosto al rispetto di ogni
forma di vita, all’armonia collettiva e al rispetto per gli anziani. A prescindere da queste differenze culturali, resta il
fatto, che non necessariamente lo sviluppo di adeguate capacità di ragionamento morale si associa a un
comportamento effettivamente improntato a tale consapevolezza. E’ ormai assodato che fin dall’età di 2 anni i
bambini sono consapevoli del fatto che alcune regole andrebbero rispettate. La capacità del bambino di arrestare un
comportamento che pure sa inadeguato e scorretto, matura lentamente e spesso viene fatto coincidere con la coscienza.
L’interiorizzazione dei valori sociali veicolati da genitori e altri educatori costituisce la base per lo sviluppo di una
coscienza morale. Pure il temperamento dei bambini gioca il suo ruolo per cui l’acquisizione delle regole avviene più
velocemente nei bambini timidi e rispettosi rispetto a quelli vivaci e provocatori.
Capitolo 15
Mente e comportamento sociale
Probabilmente il modo migliore per capire il pensiero e il comportamento umano è di valutare gli aspetti biologici, di
educazione ma anche il contesto sociale. La psicologia sociale ha una lunga tradizione nel mostrare come l’influenza
del contesto sociale abbiano un enorme potere sui nostri sentimenti, pensieri e in generale sul nostro comportamento.
Siamo animali estremamente sociali e proprio per questo abbiamo sviluppato dei circuiti cerebrali e dei processi
mentali che ci servono per comunicare, interagire e capire gli altri.
Cognizione sociale> racchiude tutte quelle abilità e conoscenze che ci permettono di capire noi stessi e gli altri.
Bisogno di appartenenza> cioè il sentirci accettati da amici, familiari o gruppi sociali per noi importanti ci fa sentire
meglio e più sicuri.
Infine, una caratteristica tipica degli umani è di cercare di avere una concezione di noi stessi positiva e cerchiamo di
mantenerla tale o di aggiustarla confrontandoci con altre persone.
La formazione di prime impressioni
In una frazione di secondo siamo capaci di formarci una prima impressione sulle persone che incontriamo per la prima
volta. Questa capacità sembra legata a un meccanismo che si è evoluto per difenderci dai nemici e approcciarci a
persone di cui ci può fidare, capacità che hanno un ruolo adattivo per la sopravvivenza. Formiamo delle impressioni su
dimensioni quali bellezza, piacevolezza, fiducia, competenza e dominanza.
Le relazioni interpersonali
La psicologia, e più recentemente le neuroscienze affettive e sociali, hanno cercato di capire quali sono i meccanismi
di scelta fra le persone e i sentimenti che le legano. Il primo passo da fare è considerare alcuni aspetti che ci fanno
volere e desiderare di conoscere e legarci affettivamente a un’altra persona.
Attrattività
La vicinanza fisica crea legami. Le persone cercano di avere un contatto con persone con cui condividono simili
aspetti e caratteristiche. Da un punto di vista di fattori psicologici, abitudini e valori simili sembrano avere un ruolo
dominante nel formare rapporti.
Una possibile ragione per cui ci piacciono persone con atteggiamenti simili è forse perché ci danno delle conferme sul
nostro modo di vedere il mondo. Spesso, vi è una sorta di rifiuto per persone molto diverse. Quando formiamo un
legame amoroso o amicale spesso scartiamo persone che sono differenti da noi, e si formano delle relazioni tra
persone molto differenti queste tendono a durare meno, perché prima o poi gli aspetti di diversità si fanno sentire.
Potrebbe sembrare superficiale e ingiusto ma scegliamo e desideriamo in primo luogo persone che ci piacciono, che ai
nostri occhi sono belle. Anche se il giudizio sulla bellezza di un volto pensiamo sia estremamente soggettivo, in realtà
ci sono molti studi che mostrano come alcune caratteristiche fisiche rendano un volto più attraente rispetto a un altro.
Vi è un generale e diffuso stereotipo secondo il quale ciò che è bello è una buona scelta. Una valutazione globale di
una persona ci può portare a vedere di quella persona caratteristiche e atteggiamenti differenti. Questo fenomeno si
chiama halo effect, è un bias cognitivo per il quale la percezione di un tratto è influenzata dalla percezione di una o più
tratti dell’individuo.
Un altro aspetto da considerare è che ci sentiamo giudicati anche in base a chi frequentiamo, avere accanto persone
attraenti ci fa sentire migliori e aumenta la nostra autostima. Gli psicologi evoluzionisti propongono che siamo
biologicamente predisposti a essere attratti da persone più attraenti. Anche se siamo attratti da persone attraenti, nelle
relazioni romantiche c’è un effetto di matching.
Rapporti e relazioni importanti
Più le persone condividono esperienze e maggiormente si creano dei legami solidi. Maggiore è il grado di confidenza
e il coinvolgimento emotivo, maggiore è la soddisfazione percepita nel rapporto.
Troppa confidenza può creare imbarazzo in un partner che non ha la stessa capacità o interesse di aprirsi.
Teoria dello scambio sociale> propone che il corso di una relazione sia dettato da benefici e costi di cui i partner fanno
esperienza.
Per entrambi i sessi, i risultati hanno indicato una condivisione in attrazione e amore, stabilità emotiva e una
disposizione positiva. Trovarono delle differenze culturali e numerose differenze di genere.
Teoria delle strategie sessuali> gli uomini nella storia passata avevano accoppiamenti con più donne e avevano una
maggiore probabilità di diffondere i propri: ciò rappresentava un vantaggio evolutivo.
Teoria sulla struttura sociale> propone che la maggior parte di queste differenze di genere nelle strategie di ricerca di
un partner ideale avvengono perché la società indirizza gli uomini ad avere ruoli sociali ed economici.
Secondo questa prospettiva in culture in cui c’è una maggiore parità di genere questi ruoli differenti vengono meno.
L’importanza che l’uomo attribuisce all’attrazione fisica rimane costante in tutte le culture.
Altri ricercatori hanno differenti punti di vista e sostengono che l’evoluzione ha plasmato la mente umana in modo che
l’obiettivo principale fosse quello di cercare e trovare “attaccamento” un profondo legame tra due individui.
Amore
Quando si parla di relazione d’amore si usa fare una distinzione tra passionale e/o di compagnia. In entrambi i casi si
può trovare il rapporto soddisfacente anche se quello passionale è meno stabile e duraturo.
Sternberg ha formulato la teoria triangolare sull’amore, secondo cui questa teoria ci sarebbero tre componenti
principali nelle relazioni d’amore: passione, intimità e impegno.
Comportamento prosociale: aiutare gli altri
Gli esseri umani hanno una disposizione all’altruismo e al prendersi cura dell’altro. Un individuo socialmente
competente è in grado di agire nell’ambiente sociale in modo da generare negli altri reazioni positive nei suoi
confronti.
Comportamento prosociale> un comportamento in cui si pensa al bene degli altri, adottato da individui socialmente
competenti virgola in grado di agire nell'ambiente sociale in modo da generare negli altri reazioni positive nei loro
confronti.
Gli organismi sono più propensi ad aiutare coloro con cui hanno similarità genetiche, prole o parenti. Questi
comportamenti hanno lo scopo di far proseguire i propri geni e quelli della propria specie per le generazioni future.
Altruismo reciproco> aiutare gli altri aumenta la probabilità che anche noi possiamo ricevere aiuto in caso di
necessità, con l'obiettivo finale di mantenere i nostri geni e di sopravvivere
Apprendimento sociale e influenze culturali
durante l'infanzia siamo normalmente esposti a modelli di comportamento enorme prosociali punto la regola di
reciprocità afferma che c'è un atteggiamento di reciprocità quando veniamo aiutati e poi facciamo altrettanto.
Riceviamo approvazione se seguiamo queste norme mentre veniamo puniti o disapprovati se le violiamo. Ci sono
anche in quest'ambito differenze culturali evidenti.
Empatia e altruismo
Altruismo> si riferisce a generosità, aiutare gli altri con il fine ultimo di migliorare il benessere di un'altra persona.
Gli aspetti egoistici invece fanno sì che il fine ultimo dell'aiuto sia migliorare il proprio benessere.
Empatia> capacità di immedesimarsi nell’altro e di sentire ciò che sente
Latané e Darley hanno proposto 5 step che portano un ipotetico passante ad aiutare un estraneo in difficoltà:
1. il passante deve rendersi conto della situazione in cui viene richiesto ho bisogno di aiuto
2. si deve decidere se si tratta di una reale emergenza
3. deve assumersi la responsabilità e intervenire
molti studi hanno trovato l'effetto bystander, cioè più persone ci sono e meno si tende ad aiutare, proprio perché si
pensa che possono intervenire gli altri o che se nessun altro si va avanti forse la situazione non lo richiede.
Aiutiamo di più le persone in base a tre elementi:
- similarità
- genere
- onestà percepita e responsabilità
Si può aumentare il comportamento prosociale?
Ci sono delle campagne pubblicitarie di sensibilizzazione e la diffusione di modelli prosociali pronto sono stati
sviluppati dei training negli ambiti della meditazione mindfulness che sono incentrati su love and kindness e
compassione. Il messaggio che si deve imparare e tener presente è che far bene agli altri fa bene anche a noi stessi.
Compassione> stadio più evoluto dell'empatia che implica il condividere e capire una sofferenza per cercare di aiutare
l'altro.
Aggressività
noi umani abbiamo risposte aggressive e nate ma sicuramente predisposizioni ereditarie che rendono alcuni individui
più aggressivi di altri. In questo caso una spiegazione che chiama in causa la nostra evoluzione è la più sensata: essere
aggressivi portava dei vantaggi nella sopravvivenza e quindi si è mantenuta nel corso delle generazioni. Non esiste un
centro cerebrale dell'aggressività e nemmeno un neurotrasmettitore specifico che la innesca. Una connessione tra
comportamento violento e aggressivo si può fare con la corteccia prefrontale, in cui avviene il controllo cognitivo e
del comportamento in generale. In molte specie di mammiferi, livelli elevati di testosterone aumentano l'aggressività
sociale. Sul piano psicologico alla frustrazione sembra essere un fattore che innesca in noi sentimenti e comportamenti
di aggressività, inoltre l'aggressività può essere appresa.
Si può infatti imparare a diventare aggressivi osservando e imparando per imitazione degli altri, secondo Bandura. Le
persone che compiono degli atti violenti verso altre persone spesso trovano delle auto giustificazioni per i loro
comportamenti dando la colpa alla vittima. Possono anche deumanizzare le vittime. Un enorme concetto da
considerare quando si parla di mente e comportamenti e quello della personalità, cioè lo spettro delle differenze
individuali: siamo tutti diversi nel modo in cui pensiamo, sentiamo e agiamo anche se comunque abbiamo dei
meccanismi comuni alla base.