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Capitolo 1

La natura della psicologia


La psicologia è lo studio del comportamento e della mente.
 comportamento > indichiamo le azioni e le risposte che possiamo osservare direttamente;
 mente > indichiamo gli stati interiori, i processi e i pensieri che non possiamo osservare in maniera diretta.
Il comportamento è molto ricco e complesso e lo studio di esso assume forme diverse, per tanto, capire e sapere i
fondamenti della psicologia può essere utile per capire meglio se stessi e il mondo che ci circonda.
La psicologia come scienza di base e come scienza applicata
La psicologia è una disciplina e può essere considerata a tutti gli effetti una scienza, ha due tipologie di ricerca:
1. Ricerca di base> è una ricerca per acquisire conoscenza, esamina come e perché le persone si comportano,
pensano e sentono in un certo modo.
2. Ricerca applicata> è volta a risolvere problemi specifici e pratici, utilizza conoscenze scientifiche di base per
determinare i programmi di intervento.
Robbers Cave e la classe a puzzle
Per studiare come si sviluppano ostilità e pregiudizi e per capire come ridurli sono state svolte delle ricerche di base
sui fattori che incrementano l’ostilità e i pregiudizi fra gruppi.
Esperimento> ragazzi di 11 anni divisi in due gruppi (Aquile e Serpenti a Sonagli), campo estivo di Robbers Cave,
vivevano in baite separate ma le attività che svolgevano erano in comune. Inizialmente andavano tutti d’accordo.
IPOTESI 1 – la competizione avrebbe aumentato l’ostilità per tanto i ricercatori misero i due gruppi gli uni contro gli
altri. E si verificò confermata l’ipotesi.
IPOTESI 2 – i ricercatori si chiesero se l’ostilità si sarebbe ridotta coinvolgendoli in attività piacevoli? NO, anzi, la
aumentò.
IPOTESI 3 –– i ricercatori si chiesero se in piccole situazioni di emergenza, i ragazzi, si sarebbero aiutati: SI, ciò
ridusse l’ostilità e i pregiudizi.
La competizione aumenta l’ostilità fra gruppi, la dipendenza (per raggiungere un obiettivo comune) la riduce.
Anni dopo, Elliot Aronson e i suoi collaboratori svilupparono il “programma a puzzle”, che consisteva nel creare
gruppi di 5 o 6 bambini che avevano il compito di prepararsi per un esame. Ogni bambino doveva fare una sola parte
di argomento, successivamente i bambini dovevano mettere insieme le loro conoscenze come un puzzle, appunto,
insegnando agli altri ciò che sapeva. Quindi collaborando, si ottennero risultati incoraggianti.
Gli obiettivi della psicologia
1. Descrivere come si comportano le persone e le altre specie;
2. Comprendere le cause di tali comportamenti;
3. Per vedere come si comporteranno persone animali in determinate condizioni;
4. Influenzare il comportamento controllandone le cause;
5. Applicare le conoscenze psicologiche in modo da migliorare il benessere dell'uomo;
Nello studio di Cave i ricercatori hanno
1. osservato il comportamento dei ragazzi in condizioni diverse(descrizione)
2. hanno ipotizzato che la competizione avrebbe provocato ostilità e la collaborazione l'avrebbe ridotta (tentativo
di comprensione)
3. hanno verificato che la competizione avrebbe provocato ostilità e la collaborazione l’avrebbe
ridotta(predizione)
4. li hanno influenzati creando delle situazioni che li avrebbero obbligati a collaborare(influenza);
5. applicarono le loro conoscenze nel programma a puzzle(applicazione).
L’ampio campo d’indagine della psicologia e i suoi differenti livelli di analisi
La psicologia è interconnessa a molte altre discipline (biologia, antropologia, sociologia, informatica e medicina),
possiamo definire quindi differenti livelli di analisi per esaminare il comportamento e le sue cause:
 Livello biologico
 Livello psicologico
 Livello ambientale
Livelli di analisi applicati ad un evento all’apparenza misterioso: la maledizione di Tutankhamon
Maledizione scoperta nella tomba, chi avesse disturbato il luogo dove riposava il faraone sarebbe stato punito con una
morte rapida.
Il fisiologo Cannon suggerì un possibile meccanismo per le morti dovute alle maledizioni:
 Le vittime credevano fermamente di essere condannate (livello psicologico)
 La convinzione era supportata dai familiari (livello ambientale)
 La convinzione scatenava una risposta biologica allo stress profonda e persistente e questa risposta mandava
la vittima in uno stato di shock psicologico con abbassamento della pressione del sangue e sangue che
fuoriesce da vene e capillari. Le normali procedure autoptiche non avrebbero rilevato questo meccanismo di
morte indicandolo come avvenuto per cause non naturali. L’ipotesi di Cannon è un’alternativa alle spiegazioni
soprannaturali.
Le interazioni fra corpo e mente (mind-body) e fra natura e ambiente (nature-nurture)
Interazioni corpo-mente> cioè rapporto tra i processi mentali e il funzionamento di altri sistemi del corpo.
Il problema mente-corpo
La mente> è l’agente interno della coscienza e del pensiero.
Ci si è chiesto per tanto tempo se fosse un’entità spirituale separata dal corpo o no.
Dualismo> per i dualisti la mente è un’entità spirituale separata dal corpo, Cartesio propose che mente e corpo
interagissero tramite una ghiandola (la ghiandola pineale) situata nel cervello.
Monismo> per i monisti mente e corpo sono una cosa sola, ritengono che gli eventi della mente siano il prodotto degli
eventi fisici che avvengono nel cervello. Sostenuto da Hobbes.
Empirismo> per gli empiristi tutte le idee e le conoscenze vengono apprese in maniera empirica, quindi attraverso i
sensi e l’esperienza diretta. Un sostenitore fu Locke, poiché essi ritenevano che l’osservazione fosse uno strumento
più valido della ragione in quanto essa ha un grande potenziale di errore. Questa corrente permise lo sviluppo della
scienza moderna.
[Un numero sempre maggiore di prove rese evidente che era possibile utilizzare metodi empirici delle scienze naturali
per studiare i processi mentali, grazie al rapporto fra cervello e comportamento]
Psicofisica> è lo studio di come le sensazioni percepite a livello psicologico dipendano dalle caratteristiche dello
stimolo fisico. Fechner fu uno dei pionieri della psicofisica e della psicologia sperimentale. Famosa la legge di Weber-
Fechner, riguardava la relazione tra stimolo e percezione. (esempio: aggiungere 1kg a un oggetto di 3kg vs aggiungere
1kg a un oggetto di 30kg, veniva percepito in maniera diversa)
La relazione mente-cervello: un’idea giusta ma un metodo sbagliato
Nacque una bizzarra concezione all’inizio dell’800 secondo cui un maggiore sviluppo di una determinata capacità
mentale avrebbe prodotto protuberanze in una specifica parte del cranio. Prese il nome di frenologia, cioè studio del
cervello, il cui massimo esponente fu Gall. Si poteva indicare guardando il cranio, secondo lui, che quella persona
aveva capacità di pensiero particolari o aveva alcuni stati d’animo. Individuò 27 parti del cranio che corrispondevano
a particolari aspetti della personalità o delle facoltà mentali di ciascun individuo.
La frenologia può essere considerata la forma pioneristica del localizzazionismo delle funzioni cerebrali, cioè appunto
localizzare un’area del cervello e indicarne una sola funzione cerebrale.
Vennero individuate l’area di Broca e l’area di Wernicke, grazie allo studio su pazienti che riportavano lesioni in
quell’area.
Area di Broca> lesione alla parte anteriore dell’emisfero di sinistra, dedicata alla produzione verbale. Caso “Tan”, un
paziente di Paul Broca che riportava una lesione in quell’area e non riusciva a formulare questa sillaba. Si definisce
Afasia di Broca→l’incapacità di parlare e articolare correttamente le parole.
Area di Wernicke> problema opposto all’area di Broca, lesione a una parte del lobo temporale, non riusciva a
comprendere parole e frasi seppur parlasse fluentemente. Si definisce Afasia di Wernicke→l’incapacità di
comprendere parole o frasi.
Le prime scuole: strutturalismo e funzionalismo
Wilhelm Wundt formò il primo laboratorio di psicologia sperimentale nel 1979 a Lipsia, viene considerato infatti il
padre della psicologia sperimentale. Considerato, inoltre, come colui che rese la psicologia una disciplina
indipendente dalla filosofia, dalla biologia e dalla medicina. Si occupò dello studio della mente attraverso l’uso di un
metodo sperimentale basato sul rigore. Uno dei suoi studenti, Titchener, seguendo i suoi insegnamenti fondò un
laboratorio negli Stati Uniti e cercò di identificare gli elementi costitutivi della mente dando vita così allo
strutturalismo. Gli strutturalisti utilizzavano il metodo dell’introspezione per studiare le sensazioni, considerate gli
elementi che costituiscono la struttura della coscienza.
Fu un metodo molto criticato (lo strutturalismo) ma lasciò un’impronta importante per la psicologia. Successivamente
nacque il funzionalismo, secondo i funzionalisti, la psicologia doveva studiare la coscienza e le sue funzioni. Venne
influenzato dalle teorie evoluzionistiche di Darwin che sottolineava l’importanza dell’adattamento per aiutare gli
organismi a sopravvivere e riprodursi nel loro ambiente.
Il fondatore del funzionalismo fu William James, considerato il padre della psicologia americana. Partendo
dall’evoluzione, vedeva le funzioni mentali come in continuo adattamento e interazione con l’ambiente. Questo
movimento non esiste più ma permane in due discipline: la psicologia cognitiva e la psicologia evoluzionistica.
La prospettiva psicodinamica: le forze dentro di noi
Si andava diffondendo una prospettiva incentrata sulla persona e sul suo mondo psichico interno, molto diversa dalla
psicologia di carattere sperimentale. Prende il nome di psicodinamica e attribuiva le cause del comportamento non
solo ad aspetti organici o fisici ma piuttosto anche a meccanismi interni della nostra personalità. Mise in risalto i
processi inconsci di cui ci parla Freud, il quale fondò un metodo di trattamento dei pazienti, la psicanalisi.
La psicanalisi
Freud, medico e scienziato, si trovò spesso di fronte a pazienti con sintomi fisici che in apparenza non avevano alcuna
causa organica e ciò lo portò a pensare che le cause dovessero essere psicologiche e inconsce (esempio caso di Anna
O.). Li curò tramite l’ipnosi e in seguito utilizzò una tecnica definita libere associazioni attraverso il quale il paziente
esprimeva qualsiasi cosa gli venisse in mente. Si convinse quindi che una parte inconscia della mente influenzasse il
comportamento. Secondo Freud, gli esseri umani hanno pulsioni innate, sessuali e aggressive che impariamo a temerli
e a “nasconderli”, sopperirli. Ciò ci porta quindi a sviluppare dei meccanismi di difesa, che ci aiutano ad affrontare
l’ansia e il dolore delle esperienze traumatiche. Uno di questi meccanismi di difesa è la repressione.
La sua teoria ebbe numerose polemiche soprattutto riguardanti la sessualità infantile ma le sue idee stimolarono la
ricerca su temi come sogni, memoria, aggressività e disturbi mentali.
Uno studente di Freud, Karl Jung, fu un altro importante personaggio in questo campo. Le loro strade si divisero
quando cominciò Jung a confutare le idee sulla libido e sulla religione di Freud, ma nonostante questo ne fu
profondamente influenzato. Il suo contributo alla psicanalisi riguarda la costruzione di concetti di introversione ed
estroversione, e la sua idea di “complesso” che è responsabile dei comportamenti strani o difficile da comprendere.
Ancora oggi si continua ad indagare come gli aspetti consci e inconsci influenzano il comportamento.
La prospettiva comportamentale
La prospettiva comportamentale si concentra sul ruolo dell’ambiente esterno come guida delle nostre azioni. Le
origini del comportamentismo si collocano nell’empirismo, secondo Locke, l’essere umano alla nascita è una tabula
rasa sulla quale vengono scritte le esperienze. Un esperimento fondamentale per le basi del comportamentismo fu
quello dello psicologo russo Pavlov che scoprì che i cani imparano automaticamente a salivare all'arrivo di un nuovo
stimolo, se questo stimolo viene ripetutamente abbinato al cibo, e prende il nome di condizionamento classico.
Il comportamentismo pone come oggetto della psicologia il comportamento osservabile, secondo Watson gli esseri
umani sono il prodotto delle loro esperienze di apprendimento.
Esperimento del piccolo Albert> famoso esperimento che Watson fece insieme alla sua assistente, condizionò il
bambino ad avere paura di un coniglio bianco. Inizialmente il bambino giocava con il coniglio, successivamente
all'arrivo del coniglio veniva esposto Albert ha un suono fortissimo che lo spaventava. Dopo aver ripetuto per molte
volte questa associazione alla sola vista del coniglio Albert mostrava paura.
I comportamentisti cercarono quindi di studiare le leggi dell’apprendimento, Skinner, esaminò come il nostro
comportamento viene modificato a seguito di rinforzi gratificanti o punitivi. (condizionamento operante)
Skinner box> mise all'interno di una gabbia un ratto al suo interno vi era una leva virgola dopo una serie di tentativi
sei rinforzo era positivo il topo riceveva del cibo e tendeva a ripeterlo, sei rinforzo era negativo il topo riceveva una
scossa e smetteva di premere la leva. Attraverso un'operazione o un comportamento si impara ad associarne una
conseguenza.
Il comportamentismo dominò gran parte delle ricerche sull'apprendimento fino a una buona parte degli anni 60 e diede
uno dei maggiori contributi alla psicologia del XX secolo.
La crisi del comportamentismo
successivamente si sentì l'esigenza di guardare e studiare anche i processi mentali, così nacque il comportamentismo
cognitivo che afferma che le esperienze di apprendimento e l'ambiente influenzano i nostri pensieri e a loro volta i
nostri pensieri influenzano il modo in cui ci comportiamo.
La prospettiva umanistica: autorealizzazione e psicologia positiva
Verso la metà del ventesimo secolo si presenta un nuovo punto di vista noto come prospettiva umanistica o umanismo,
che poneva l'accento sul libero arbitrio, la crescita personale la ricerca del significato della propria esistenza. Secondo
i teorici dell'umanismo ciascuno di noi possiede una forza innata che tende all'autorealizzazione, ovvero a raggiungere
il proprio potenziale. Infatti, ritengono che siamo noi stessi ad avere in mano il significato della nostra esistenza. Fra
gli umanisti ricordiamo Carl Rogers che fu il pioniere dello studio scientifico della psicoterapia.
La prospettiva cognitiva: la mente pensante
La prospettiva cognitiva esamina la natura della mente il modo in cui i processi mentali possono influenzare il nostro
comportamento, le azioni quindi sono governate dal nostro pensiero. Importante In quel periodo fu la psicologia della
Gestalt che esaminava come gli elementi dell'esperienza fossero organizzati in insiemi. Inoltre, stimolava l'interesse
per gli argomenti cognitivi come la percezione e la risoluzione dei problemi, i maggiori esponenti furono Wertheimer
e Kohler. Successivamente l'interesse per la cognizione aumentò in campi diversi, la teoria di Jean Piaget spiegava
come processi cognitivi nei bambini diventavano più sofisticati con l'età, poi ancora vi è Vygotskij che riteneva che il
linguaggio e il pensiero fossero strettamente correlati e pensava che l'ambiente in cui crescevano i bambini e i fattori
sociali e culturali ai quali erano esposti avessero una influenza notevole sul loro sviluppo.
In quel periodo si andava a sviluppare una nuova metafora: la mente come un computer che elabora, archivia e
reperisce informazioni. Chomsky affermava che gli esseri umani erano biologicamente preprogrammati ad acquisire il
linguaggio.
La moderna prospettiva cognitiva
La psicologia cognitiva studia il processo attraverso i quali le persone ragionano, prendono decisioni, trovano
soluzioni ai problemi, formano percezioni e immagini mentali e producono e comprendono il linguaggio. Il principio
su cui si basa la psicologia cognitiva è il cognitivismo.
Le neuroscienze cognitive si avvalgono di sofisticate registrazioni elettriche e di tecniche di visualizzazione fine del
cervello per esaminare l'attività cerebrale mentre le persone sono impegnate in attività cognitive.
Secondo il costruttivismo sociale ciò che consideriamo realtà è in gran parte una creazione della nostra mente derivata
dal comune modo di pensare fra i membri dei gruppi sociali a cui apparteniamo.
La prospettiva socioculturale: l'uomo integrato
Gli esseri umani sono creature sociali, la prospettiva socioculturale esamina in che modo l’ambiente sociale e
l’apprendimento culturale influenzano il comportamento, i pensieri e i sentimenti.
La cultura si riferisce ai valori, alle credenze e alle tradizioni condivisi da un gruppo culturale. Ogni gruppo culturale
sviluppa norme sociali, ovvero regole spesso non scritte. Oggi la psicologia interculturale esplora come la cultura
viene trasmessa ai suoi membri.
La prospettiva biologica: cervello, geni ed evoluzione
La prospettiva biologica esamina come i processi e le altre funzioni del corpo regolano il comportamento, ad
occuparsi di ciò è la psicofisiologia o neuroscienze comportamentali.
Lashley ed Hebb studiarono il ruolo del cervello nell’apprendimento> Lashley addestrò dei ratti a percorrere un
labirinto per poi misurare in che modo le lesioni che lui stesso gli provocava al cervello influenzassero
l’apprendimento e la memoria dei ratti.
Vennero scoperti tramite ricerche scientifiche i neurotrasmettitori, cioè neuroni che permettono la trasmissione
dell’informazione.
Le neuroscienze comportamentali studiano anche la biologia di fame, sete, sesso, regolazione della temperatura
corporea, emozione etc.
Da tempo gli psicologi si dedicano anche alla genetica del comportamento cioè lo studio di come le tendenze
comportamentali sono influenzate da fattori genetici.
[Facendo accoppiare maschi e femmine molto aggressivi. In Thailandia, vi sono le scommesse sui combattimenti fra
pesci, ciò ha prodotto il pesce più aggressivo che attacca persino il suo riflesso allo specchio. Pesci aggressivi
producono pesci più aggressivi.]
Studi effettuati sui gemelli identici, cioè che provengono dalla separazione di un ovulo fecondato e che posseggono lo
stesso genotipo, sono molto più simili rispetto ai gemelli biovulari, che derivano dalla fecondazione di due diversi
ovuli, sono geneticamente simili come due fratelli non gemelli.
Importante è il processo della selezione naturale, cioè se un tratto ereditario dà ad alcuni membri un vantaggio è molto
probabile che questi sopravvivano e trasmettano questa caratteristica ai loro discendenti. Darwin riteneva che il
principio di selezione naturale fosse applicabile a tutti gli organismi viventi, compresi gli esseri umani.
La psicologia evolutiva è una disciplina che cerca di spiegare come l’evoluzione abbia forgiato il comportamento
dell’uomo moderno; quindi, come le capacità mentali e le tendenze comportamentali si sono evolute con l’evolversi
del corpo.

Psicodinamica Comportamentale Umanistica Cognitiva Socioculturale Biologica

Concezione Essere umano Essere umano Essere umano Essere umano Essere umano è Essere umano come
della natura controllato da forze reagisce come agente è pensante un essere sociale animale
umana interiori e conflitti all’ambiente libero che cerca inserito in una
autorealizzazion cultura
e
Più Motivi inconsci, Passare Libera volontà, Pensieri, Forze sociali, Fattori genetici ed
importanti conflitti e difese: esperienze di scelta e spinta anticipazioni, comprese le evolutivi; cervello e
fattori casuali esperienze della apprendimento e nell’autorealizza programmazio norme, interazioni processi biochimici
nel prima infanzia e stimoli e zione; ricerca di ne, percezioni, sociali e processi
conflitti irrisolti conseguenze un senso attenzione e di gruppo nella
comportamen
comportamentali personale processi propria cultura e
to che esistono dell’esistenza mnemonici nel proprio
nell’ambiente ambiente sociale
attuale

Centro di Intensa Studio dei Studio di Studio dei Studio dei Studio dei rapporti
attenzione osservazione dei processi di significato, processi processi cervello-
predominante processi della apprendimento in valori e scopo cognitivi, comportamentali comportamento;
e metodi di personalità in laboratorio e nella della vita; studio solitamente in e mentali delle ruolo di ormoni e
ambiente clinico; vita reale, con del concetto di condizioni di persone di culture processi biochimici
scoperta
alcune ricerche di particolare sé e del suo laboratorio diverse; nel comportamento;
laboratorio rilevanza per ruolo in strettamente esperimenti che ricerca sulla
l'osservazione pensieri, controllate esaminano le genetica
puntuale di emozioni e risposte delle comportamentale
stimoli e risposte comportamento persone agli
stimoli sociali

Capitolo 3
Geni, ambiente e comportamento
Due gemelli omozigoti separati poco dopo la nascita si sono incontrati per la prima volta da adulti dopo sei anni di
ricerche nei registri anagrafici. Quando si sono visti hanno provato l’impressione di “guardarsi allo specchio” ma le
somiglianze andavano ben oltre l’aspetto fisico. Infatti, i due gemelli avevano avuto entrambi un cane di nome Toy,
entrambi si mangiavano le unghie, avevano sposato inizialmente una donna di nome Linda e nel secondo matrimonio
una donna di nome Betty. I loro figli avevano nomi molti simili (Allen e Alan), facevano lo stesso lavoro(vice
sceriffi), amavano e odiavano le stesse cose.. furono i primi soggetti coinvolti in un pionieristico studio sui gemelli
separati nella prima infanzia e cresciuti in maniera diversa. Lo studio ha dimostrato che le abitudini, le onde cerebrali,
il battito cardiaco e la scrittura erano identici. Cresciuti insieme o separatamente i gemelli omozigoti risultavano molto
più simili nei test di intelligenza e di personalità rispetto ai fratelli e alle sorelle cresciuti nelle stesse famiglie.
Gli effetti della genetica sul comportamento
Fin dall’antichità gli esseri umani si sono interrogati su come alcune caratteristiche si trasmettano dai genitori ai figli.
Negli anni Sessanta del XIX (1860) Mendel, botanico, tramite la fertilizzazione incrociata si accorse che l’eredità è
ben diversa dalla semplice mescolanza delle caratteristiche dei genitori. Sulla base di questi risultati ipotizzò che da
una generazione all’altra venissero trasmessi fattori organici, alcuni visibili e altri no (latenti).
Fu necessario distinguere il genotipo, cioè il corredo genetico di ogni individuo e il fenotipo, cioè l’insieme delle
caratteristiche osservabili dell’individuo. (genotipo+ambiente)
I cromosomi e i geni
I fattori organici di cui parla Mendel, non sono altro che i geni, che trasmettono le caratteristiche ereditarie. Sono
segmenti di una molecola elicoidale a doppio filo di acido desossiribonucleico (DNA) e contiene il codice per
sintetizzare una specifica proteina. Le molecole di DNA si trovano all’interno dei cromosomi, particolari strutture che
troviamo all’interno di ogni cellula. Ogni cellula del corpo umano ha nel suo nucleo 46 cromosomi.
La genetica comportamentale
La genetica comportamentale studia l’influenza dell’ereditarietà e dei fattori ambientali sulle caratteristiche
psicologiche. Ogni bambino riceve metà del proprio materiale genetico da ciascun genitore. Se una caratteristica ha
una concordanza (cioè la presenza di una caratteristica in persone diverse) ciò suggerisce una contribuzione genetica.
Gli studi di adozione e gli studi sui gemelli
Molti studi hanno dimostrato che più le persone sono affini geneticamente più lo sono anche psicologicamente. Un
metodo di ricerca è quello sullo studio di adozione, dove persone adottate nella prima infanzia vengono confrontate su
qualche caratteristica sia con i genitori biologici sia con i genitori adottivi, con cui non hanno geni in comune.
Gli studi sui gemelli sono una delle tecniche di ricerca più efficaci utilizzate nella genetica comportamentale,
verificarono che i gemelli omozigoti poiché nascono dallo stesso uovo fecondato sono geneticamente uguali, mentre i
gemelli eterozigoti che si sviluppano da due uova fecondate hanno in comune solo il 50% del patrimonio genetico.
Non si può escludere che i gemelli omozigoti sono così simili perché vengono trattati allo stesso modo rispetto ai
gemelli eterozigoti. Per tale motivo sono stati effettuati vari studi per escludere questa possibilità. Si è visto che molte
caratteristiche hanno una base genetica, i bambini adottati sono più simili ai genitori biologici piuttosto che a quelli
adottivi. Inoltre, i gemelli omozigoti sono più simili tra loro rispetto a quelli eterozigoti, per contro i gemelli
omozigoti cresciuti insieme sono più simili in maniera maggiore rispetto ai gemelli omozigoti cresciuti separatamente,
ciò prova che l’ambiente ha una sua importanza. I genisti comportamentali confermano quindi che i geni vengono
influenzati dall’ambiente.
Adattarsi all’ambiente: il ruolo dell’apprendimento
L’apprendimento consente all’uomo di usare l’eredità per trarre profitto dall’esperienza e adattarsi all’ambiente
circostante. Lo studio dell’apprendimento va avanti seguendo due prospettive: il comportamentismo e l’etologia.
I comportamentisti spiegavano l’apprendimento in termini di eventi direttamente osservabili ed evitavano di fare
ipotesi sulla condizione mentale di un organismo. Mentre, gli etologi, invece, affermavano che ogni specie viene al
mondo predisposta ad agire seguendo determinate modalità. Ciò, non significa che negassero l'apprendimento, anzi, si
concentravano sulle funzioni del comportamento in particolare sulla rilevanza adattiva, cioè la modalità con cui un
comportamento influenza le probabilità di sopravvivenza e riproduzione di un organismo nel suo ambiente naturale.
Gli etologi ci parlano inoltre di risposte automatiche, cioè una reazione spontanea ad uno stimolo. Alcune risposte
automatiche vengono modificate con l’esperienza.
I due approcci successivamente sono andati a convergere dimostrando che l’ambiente influenza in comportamento in
due modi: attraverso l’adattamento della specie e attraverso l’adattamento personale.
La genetica comportamentale, l’intelligenza e la personalità
Gli studiosi si sono chiesti se l’intelligenza è determinata da fattori ambientali o da fattori genetici. Vari studi relativi
alle correlazioni di intelligenza dimostrano che non esiste un solo gene dell’intelligenza, piuttosto i risultati dei test
descrivono che essa è influenzata da un gran numero di geni che interagiscono tra loro. Più le persone hanno geni in
comune, più saranno simili i loro QI. Uno degli studi più importanti ed esplicativi è lo studio sui gemelli, perché era
quello che al meglio poteva circoscrivere(racchiudere) e identificare il peso dei due fattori. Mettendo a confronto una
certa numerosità di gemelli omozigoti, gemelli eterozigoti, cugini, fratelli o sorelle etc, neii risultati ai test di
intelligenza c’è una concordanza.
I test effettuati dimostrano come i gemelli identici, cresciuti insieme e che condividono il 100% dei loro geni, abbiano
una correlazione dei punteggi conseguiti nei risultati dei test di intelligenza e di personalità pari a 0,86. (più è vicino a
1 più sono simili) I gemelli identici ma che non sono cresciuti insieme hanno una correlazione invece di 0.75.

Relazione Percentuale di geni Correlazione dei punteggi conseguiti nei test di


condivisi misurazione del QI
Gemelli identici cresciuti insieme 100 0.86
Gemelli identici cresciuti separatamente
100 0.75
Gemelli eterozigoti cresciuti insieme 50 0.57
Fratelli e sorelle cresciuti insieme 50 0.45
Fratelli e sorelle cresciuti separatamente
50 0.21
Genitore biologico-figli allevati dal
genitore 50 0.36
Genitore biologico-figli non allevati dal
genitore 50 0.20
Cugini 25 0.25
Figlio adottato-genitore adottivo 0 0.19
Figli adottati cresciuti insieme 0 0.32

Le variazioni ci fanno capire che l’ambiente influenza i geni e ha un peso non indifferente. I gemelli eterozigoti (0.57)
vengono trattati allo stesso modo mentre fratelli e sorelle (0.45) no.
A questo punto ci si chiede quando è importante l’ambiente per l’intelligenza... ma quando parliamo di ambiente lo
dobbiamo distinguere in due modi: ambiente familiare condiviso e non condiviso.
Il primo è quello dei fratelli, dei parenti. Il secondo è l’ambiente scolastico, l’ambiente sportivo, l’ambiente che
frequentiamo al di fuori di quello nostro familiare. Dalla somma di numerosi studi si è visto che i bambini che
vengono allontanati da ambienti deterioranti e deprivati e che vengono inseriti in famiglie appartenenti a classe medio-
alte mostrano un incremento significativo del QI che va dai 10 ai 12 punti. ⇨ Quindi posso accrescere la mia
intelligenza e far crescere il mio QI anche se provengo da una famiglia umile. Inoltre, l’esposizione ad un ambiente in
cui i bambini sono messi in condizione di esercitare la mente è importante per consolidare le capacità intellettive. In
sintesi, i fattori genetici, l’ambiente familiare e l’ambiente non familiare contribuiscono a determinare le differenze
intellettive tra individui.
Lo sviluppo della personalità
Un altro grande corpo di studi ha a che fare con l’ereditabilità dei tratti di personalità.
BIG FIVE: il modello dei cinque fattori.
Cinque macro-dimensioni della personalità:
 Estroversione-Introversione
 Amicalità-Ostilità, insensibilità
 Coscienziosità/Affidabilità-Inaffidabilità (essere presenti a se stessi a livello di responsabilità)
 Stabilità emotiva-Nevroticismo (essere presenti a se stessi a livello emotivo)
 Apertura mentale-Privo di curiosità intellettuale
I cinque fattori sono stati riscontrati in diversi paesi e nazioni, diverse età e diversi studi.
Hanno delle sottodimensioni:
- Estroversione: dinamismo, dominanza
- Amicalità: cooperatività/empatia, cordialità/gentilezza, atteggiamento amichevole
- Coscienziosità: essere scrupoloso, perseverante, affidabile
- Stabilità emotiva: intelligenza emotiva cioè controllo delle emozioni, controllo degli impulsi
- Apertura mentale: apertura alla cultura, apertura all’esperienza.
Quando parliamo di personalità facciamo in realtà riferimento a un tratto della personalità, ma cos’è un tratto?
TRATTO> è una risposta comportamentale che a prescindere dallo stimolo che lo innesca, si ripete con una certa
frequenza e costanza nel tempo. Il tratto identifica quindi il comportamento di un individuo.
Il comportamento è quindi l’espressione dei tratti che un individuo possiede in misura minore o in misura maggiore.
Ereditabilità dei 5 tratti principali della personalità sulla base degli studi sui gemelli:

Tratto Coefficiente di ereditabilità


Estroversione 0.54
Nevroticismo 0.48
Coscienziosità 0.49
Amicalità 0.42
Apertura a nuove esperienze 0.57
I cinque tratti sono essenziali per il continuo adattamento ambientale dell’individuo e si trovano al centro della Teoria
evoluzionistica della personalità che rintraccia bisogni adattativi che sono stati modellati dalla storia evolutiva della
nostra specie.
Le interazioni tra geni e ambiente
Come l’ambiente può influenzare l’espressione dei geni
A partire da un QI dato (cioè quello con cui veniamo al mondo) c’è una variabilità, un range di reazione.
RANGE DI REAZIONE> un range di possibilità che viene concesso dal codice genetico che può spostarsi da 0 al
20%.
Gli ambienti stimolanti possono consentire all’intelligenza di una persona di svilupparsi nella fascia superiore del suo
range di reazione. Gli ambienti deprivati possono limitare l’intelligenza alla fascia inferiore del range. Esempio: I
soggetti B e H, hanno lo stesso range di reazione ma B cresce in un ambiente deprivato mentre H cresce in un
ambiente stimolante. H ha un QI superiore di 20 punti rispetto a B. I soggetti C ed I, C ha un potenziale intellettivo
maggiore rispetto ad I ma un QI più basso perché vive in un ambiente che non gli permette di svilupparlo. Infine, il
soggetto G con un patrimonio genetico molto ricco ed è cresciuto in un ambiente molto stimolante, il suo QI è poco
superiore alla media però, possiamo presuppore che non ha sfruttato adeguatamente né la sua capacità biologica né i
vantaggi ambientali.
L’intelligenza non dipende solo dal patrimonio genetico e dall’ambiente in cui si cresce ma anche da motivazione,
interessi e altre caratteristiche personali che incidono sulla volontà dell’individuo.
Come i geni possono influenzare l’ambiente
Le modalità con cui i geni influenzano l’ambiente sono tre:
1. Ambiente familiare: un bambino con una buona dotazione genetica e una buona stimolazione all’interno della
famiglia sarà portato a sfruttare il potenziale offerto dall’ambiente.
2. Influenza evocativa: i comportamenti a base genetica evocano determinate reazioni negli adulti (se sono molto
introverso gli altri non si avvicineranno perché leggono il mio fastidio) [quindi il mio comportamento evoca
determinate risposte che deve soddisfare i miei bisogni]
3. Selezione dell’ambiente a noi compatibile: le persone mettono in atto una selezione di specifici ambienti.
Siamo infatti noi stessi a cercare determinati ambienti/luoghi e ad evitarne altri.
La manipolazione genetica
I processi tecnologici hanno messo i ricercatori in grado di poter modificare e duplicare la struttura dei geni. Nasce
l’epigenetica che tratta lo studio dei cambiamenti che intervengono nell’espressione dei geni a causa di fattori
ambientali e indipendentemente dal DNA. Vi sono due metodi di modificazione del codice genetico:
 Procedura knock-out> modificazione del codice genetico in cui si elimina o si rimuove una funzione del gene.
 Procedura knock-in> modificazione del codice genetico in cui si inserisce un nuovo gene in un animale allo
stato embrionale
Benefici:
1. Fornisce informazioni utili per la salute delle persone(riconoscimento precoce di una patologia può salvare
delle vite)
2. Può indirizzare le scelte riproduttive, così da ridurre la probabilità di avere figli affetti da malattie genetiche.
Quanto sono accurati i test?:
 Accurati al 90% ma può sempre esistere un falso positivo.
 Esistono dei test, testi di suscettibilità, che dicono che un individuo ha più probabilità di sviluppare una
determinata malattia rispetto agli altri.
Affinché sia possibile una modificazione genetica è necessario un consulente genetico che consiglia e aiuta la persona
in questione a sottoporsi o no allo screening.
L’evoluzione e il comportamento: i retaggi del passato remoto
Ognuno di noi rappresenta un caso di successo nella vicenda dell’evoluzione, noi infatti veniamo al mondo con dei
meccanismi biologici innati che ci permettono di sentire e comportarci in un determinato modo.
Meccanismi biologici> la suzione, l’espressione delle emozioni, comportamenti tra i più svariati, tendenza a stare in
gruppo, capacità di esprimere il bisogno di nutrizione etc.
L’evoluzione è un cambiamento che interviene nel tempo nella frequenza con cui determinati geni si manifestano in
una popolazione. Alcune variazioni genetiche insorgono in una popolazione tramite mutazioni. Le mutazioni
contribuiscono a far evolvere le caratteristiche fisiche di una popolazione e queste rendono possibile l’evoluzione. In
base al principio della selezione naturale di Darwin le caratteristiche che aumentano la probabilità di sopravvivenza e
di riproduzione in un determinato ambiente verranno più facilmente conservate nella popolazione e quindi diverranno
più comuni nella specie con il passare del tempo. La selezione naturale consente la diffusione di alcune caratteristiche
dei sopravvissuti e per contro le caratteristiche dei non sopravvissuti diventano meno comuni e si estinguono
addirittura con il passare del tempo. Permette inoltre, la selezione naturale, di introdurre varianti neutre cioè “rumore
evolutivo” che potrebbero diventare importanti per la soddisfazione di future esigenze ambientali.
Es. vi sono persone che tollerano maggiormente le radiazioni, la sopravvivenza di questi e la morte degli altri con una
tolleranza minore, permetterebbe una caratteristica comune alla specie di tolleranza maggiore.
La storia della teoria evolutiva e la storia della psicologia sono interconnesse, ma l’applicazione dei principi di
selezione naturale in psicologia non è stata priva di controversie. La teoria evoluzionistica spiega determinati
comportamenti in base alla loro funzionalità o utilità a prescindere dalle motivazioni di ordine culturale o morale.
EUGENETICA> termine coniato da Francis Galton per descrivere il tentativo di migliorare la razza umana. Chi aveva
determinate caratteristiche “desiderabili” veniva incoraggiato a fare figli, coloro che non li avevano andavano messi in
condizione che non gli permettesse di farli.
I prodotti della selezione naturale prendono il nome di “adattamenti” cioè cambiamenti fisici o comportamentali che
consentono agli organismi di affrontare con successo problemi ambientali ricorrenti che ne minacciano la
sopravvivenza.
Per quanto riguarda l’evoluzione del cervello, esso ha triplicato le sue dimensioni e si svilupparono maggiormente le
parti che governano i processi mentali più complessi. Tuttavia, il cervello dell’uomo di oggi non è tanto diverso da i
nostri progenitori dell’età della pietra, e ciò dimostra che le capacità umane non sono determinate unicamente dal
cervello ma vengono influenzate dalla cultura.
Parliamo di cultura evocata, cioè anche la cultura potrebbe essere il prodotto di meccanismi biologici che si sono
evoluti per rispondere ai problemi di adattamento. Una volta consolidato l’adattamento la cultura viene trasmessa ai
futuri membri tramite l’apprendimento sociale.
Per gli psicologi evolutivi quella che noi chiamiamo natura umana è l’espressione di tendenze biologiche innate che si
sono evolutive attraverso la selezione naturale. Elementi comuni nel comportamento umano:
 Linguaggio> i bambini nascono con capacità innate di acquisire qualsiasi lingua e poi imparano solo quella a
cui sono esposti.
 Stimoli> i neonati sono predisposti geneticamente a percepire stimoli, reagire a volti umani, reagire agli odori
del latte differenti da quello della madre.
 Competenze matematiche> sin dalla prima settimana di vita i neonati mostrano di saper distingue due e tre
oggetti, abilità che migliorano con l’età.
 Relazioni cooperative> gli esseri umani stabiliscono relazioni e hanno sviluppato un innato bisogno di
appartenenza.
 Altruismo> gli esseri umani tendono ad essere altruisti e ad aiutare il prossimo, aumenta con l’intensità della
relazione.
 Emozioni> vi sono emozioni condivise come il sorriso, che è un’espressione universale di felicità e
disponibilità e suscita negli altri reazioni positive.
 Violenza> i maschi risultano più violenti e propensi ad uccidere rispetto alle femmine.
Lo scopo dell’evoluzione è continuare la specie e l’unico mezzo principale è la riproduzione, per trasmettere i propri
geni e conservare la specie. Uno degli aspetti più importanti e intimi delle relazioni tra esseri umani è la ricerca di un
partner, uomini e donne mostrano strategie e preferenze molto diverse. Rispetto alle donne, gli uomini mostrano quasi
sempre più interesse per i rapporti occasionali e preferiscono avere un maggior numero di relazioni di breve durata.
Ad un certo punto uomini e donne decidono di impegnarsi con un partner a lungo termine. Secondo la teoria delle
strategie sessuali e la teoria dell’investimento genitoriale, queste strategie e le preferenze di scelte del partner
riflettono le tendenze ereditarie sviluppatesi nell’arco dei secoli quali risposte alle differenti esigenze adattive che gli
uomini e le donne hanno dovuto affrontare. Mentre i sostenitori della teoria della struttura sociale affermano che
uomini e donne esibiscono preferenze dissimili non perché così vuole la natura ma perché la società impone loro due
ruoli diversi.
Capitolo 4
Cervello e comportamento
Nel 1848 Phineas Cage mentre lavorava fu vittima di un incidente: una sbarra metallica gli attraverso il cranio. Cage
sopravvisse ma perse l’occhio sinistro. Inoltre, fu visto che riportò gravi alterazioni del comportamento. Il dottor
Harlow che documentò la sua storia e i suoi colleghi dissero che non era più lui, era aggressivo, non tollerava le regole
e i suoi colleghi. Questa vicenda ci mostra la strettissima connessione tra mente e comportamento.
I neuroni
Gli elementi base del sistema nervoso sono costituiti da cellule chiamate “neuroni”. Tutti i neuroni sono avvolti da una
membrana cellulare che ha funzione protettiva e regolatrice degli scambi tra interno ed esterno della cellula. Ogni
neurone è costituito da: corpo cellulare o soma, dendriti e un assone. Il soma contiene il nucleo e le strutture
necessarie al metabolismo cellulare, da qui partono i dendriti che raccolgono i messaggi provenienti dai neuroni
circostanti e li inviano al soma. Dal soma si dirama, inoltre, un assone che trasmette gli impulsi elettrici emessi dal
soma ad altri neuroni. L’assone si dirama in diversi “terminali assonici”. Ogni terminale assonico entra in contatto con
i dendriti di altri neuroni, trasmettendosi messaggi. Intorno ai neuroni vi sono poi le cellule gliali che oltre a fornire
un’impalcatura strutturale, forniscono nutrimento e li proteggono dalle sostanze tossiche. Inoltre, alcuni neuroni sono
costituiti dalla guaina mielinica, interrotta dai Nodi di Ranvier, che contribuisce ad aumentare la velocità di
conduzione dell’impulso.
L’attività elettrica dei neuroni
⇨In quiete il neurone ha un potenziale di riposo di -70mV dovuto a una distribuzione asimmetrica di ioni positivi e
negativi ai lati della membrana.
⇨Quando viene stimolato un flusso di ioni che entrano ed escono dalla membrana inverte la carica elettrica del
potenziale di riposo e produce un potenziale d’azione o impulso nervoso.
⇨Dopo che ha generato e scaricato l’impulso il neurone torna in uno stato di riposo.
 POLARIZZAZIONE> quando l’ambiente chimico interno e l’ambiente chimico esterno differiscono in
maniera significativa. All’esterno ioni sodio a carica positiva e ioni cloro a carica negativa, all’interno ioni
potassio a carica positiva e ioni proteici a carica negativa (anioni).
Se stimolato, l’assone del neurone, con un lieve impulso elettrico il potenziale passava da -70 mV a +40mV, e durava
circa un millisecondo. Come accade? ⇨ Nello stato di riposo i canali del sodio e del potassio sono chiusi. Quando
viene stimolato il neurone i canali sodio si aprono e gli ioni sodio, attirati dagli ioni proteici negativi all’interno,
entrano nell’assone creando uno stato di DEPOLARIZZAZIONE. L’interno diventa positivo rispetto all’esterno,
creando un potenziale d’azione. A questo punto si chiudono i canali del sodio e gli ioni potassio vengono rilasciati e si
ripristina il potenziale di riposo man mano che l’impulso viaggia nell’assone.
Per pochi istanti successivi al potenziale d’azione il neurone si trova in un periodo refrattario assoluto, dove non può
essere stimolato in nessun modo.
In base alla legge del tutto o nulla, i potenziali di azione si determinano con un’intensità massima o non si
determinano affatto. La sua soglia è di -50 mV per generare un potenziale d’azione. I potenziali che non raggiungono
la soglia di innesco del potenziale prendono il nome di “potenziali graduati”.
Alcuni assoni sono ricoperti come abbiamo detto da guaina mielinica e prendono il nome di “assoni mielinici” mentre
quelli privi di guaina mielinica prendono il nome di “amielinici”. Negli assoni con guaina mielinica il potenziale
d’azione salta permettendo un incremento di velocità.
Come comunicano i neuroni: la trasmissione sinaptica
Con l’avvento del microscopio venne scoperto lo spazio sinaptico, cioè lo spazio che separa l’assone dal neurone
successivo e che permette la comunicazione tramite lo scambio di neurotrasmettitori.
I neuroni producono neurotrasmettitori (NT), sostanze che permettono di trasmettere messaggi ad altri neuroni
permettendo la comunicazione. La comunicazione avviene in cinque fasi:
 SINTESI> i vari NT vengono prodotti;
 IMMAGAZZINAMENTO> poi vengono immagazzinati nelle vescicole sinaptiche che si trovano
nell’estremità dell’assone e quando parte il pda si fondono con la membrana sinaptica;
 RILASCIO> vengono rilasciate nello spazio sinaptico cioè tra l’assone del neurone presinaptico e la
membrana del neurone postsinaptico.
 LEGAME> si legano ai recettori, molecole proteiche
Ogni neurone ricevente ha una superficie strutturata per accogliere un determinato NT, serratura-chiave. Quando il
NT si lega al proprio recettore si hanno due possibili reazioni:
Nel caso dei NT eccitatori> si aprono i canali sodio del neurone postsinaptico;
Nel caso dei NT inibitori> si aprono i canali potassio.
Una volta che il NT si è legato al recettore continua ad eccitare o ad inibire il neurone finché non si ha la quinta
fase, la disattivazione.
 DISATTIVAZIONE> alcuni NT vengono disattivati da sostanze chimiche, altri tramite la “ri-captazione”,
cioè vengono richiamate nell’assone presinaptico.
Sistemi di trasmettitori specializzati
I NT sono molto diversi gli uni dagli altri, i più importanti sono:

NT Funzione principale Disturbi che si associano al suo


malfunzionamento
Acetilcolina Eccitatoria nell’attività muscolare e morbo di Alzheimer (insufficienza),
nella memoria. paralisi (assenza), contrazioni
muscolari e convulsioni (eccesso)
Noradrenalina Eccitatorie ed inibitorie,coinvolta Depressione disturbi del sonno e
nell’apprendimento, la memoria, la dell'appetito (insufficienza), disturbo
veglia e l’appetito. ossessivo- compulsivo (eccesso)
Serotonina, ormone del benessere. Eccitatoria o inibitoria, coinvolta nel Morbo di Parkinson e depressione
circuito del sonno, appetito ed (insufficienza), schizofrenia (eccesso)
eccitazione.
Dopamina Eccitatoria, coinvolta nei movimenti
volontari, eccitazione,
apprendimento e percezione del
piacere e dolore.
GABA Prevalentemente inibitoria
Endorfina Inibisce gli impulsi dolorifici
Glutammato monosodico Eccitatoria, coinvolto negli aspetti
cerebrali.

Vi sono inoltre i neuromodulatori coprono una distanza maggiore fra le sinapsi.


Il sistema nervoso
Il sistema nervoso e il centro di controllo del nostro corpo. Vi sono:
 i neuroni sensoriali> che portano al cervello e al midollo spinale messaggi emessi dagli organi di senso.
 i neuroni motori> trasmettono ai muscoli e gli organi i messaggi inviati dal cervello e dal midollo spinale.
 Interneuroni> mettono in relazione i neuroni sensoriali e neuroni motori e hanno, quindi, funzioni connettive.
Il sistema nervoso si distingue in sistema nervoso centrale(SNC) e sistema nervoso periferico(SNP).
Il sistema nervoso periferico
Il sistema nervoso periferico contiene tutte le strutture nervose che si trovano al di fuori del cervello e del midollo
spinale e che non sono contenute all’interno di una struttura ossea. Si divide in sistema nervoso somatico e sistema
nervoso autonomo.
Il sistema nervoso somatico è composto da neuroni sensoriali che trasmettono messaggi provenienti dagli organi
sensoriali, e da neuroni motori che trasmettono i messaggi inviati dal cervello e dal midollo spinale ai muscoli che
controllano i nostri movimenti volontari.
Il sistema nervoso automatico governa le funzioni involontarie come la respirazione, circolazione di gestione,
motivazione, comportamento emotivo e risposte allo stress. Si suddivide a sua volta in sistema nervoso simpatico e
sistema nervoso parasimpatico.
Il sistema nervoso simpatico ha una funzione di attivazione di stimolazione e agisce come un tutt'uno, in una
situazione stressante ci aiuta ad affrontarla mobilitando tutte le risorse del corpo per introducendo la “reazione di fuga
o combattimento” (flight and fight)
Il sistema nervoso parasimpatico è molto più specifico nelle sue azioni, rallenta i processi e mantiene uno stato di
quiete.
Insieme possono mantenere l’omeostasi.
Il sistema nervoso centrale
Il sistema nervoso centrale comprende il cervello e il midollo spinale, quest’ultimo connette quasi tutte le parti del
SNP al cervello
Quasi tutti i nervi entrano ed escono dal SNC attraverso il midollo spinale ⇨ una struttura, che nell’adulto è circa 40
cm, ha una forma simile ad una farfalla o una H. La parte a forma di H è costituita da corpi cellulari di colore grigio,
mentre la parte esterna è bianca ed è composta da assoni mielinizzati che collegano il midollo spinale con i centri
superiori del cervello. Vi sono alcuni stimoli-risposta che non necessitano dell’intervento del cervello e sono i riflessi
spinali.
Es. tocchiamo qualcosa che scotta, i recettori della cute attivano degli impulsi nei neuroni sensitivi che mandano il
segnale al midollo spinale dove comunicano con gli interneuroni tramite sinapsi, gli interneuroni attivano i neuroni
motori che fanno in modo che l’individuo ritragga la mano.
Il cervello
Il cervello è il più grande consumatore di energia di tutto il corpo, non si riposa mai. Per la valutazione della
funzionalità cerebrale gli scienziati studiano gli effetti di lesioni spontanee.
⇨ Per misurare i comportamenti verbali e non verbali di colore che hanno subito danni cerebrali utilizzano una varietà
di test neuropsicologici che forniscono importanti informazioni sulle relazioni tra funzionalità cerebrale e
comportamento.
⇨ Un altro metodo, per la valutazione delle funzionalità del cervello, sono gli studi di ablazione(distruzione). I
ricercatori possono produrre lesioni di piccole porzioni del sistema nervoso tramite asportazione chirurgica o
applicazioni di energia elettrica, termica o chimica. Gli esperimenti vengono eseguiti su animali da laboratorio, mentre
negli esseri umani vengono effettuati quando è necessaria la rimozione chirurgica di un tessuto cerebrale anomalo.
⇨ Un ulteriore approccio è quello della stimolazione chimica o elettrica. Vengono immesse sostanze chimiche e
vengono studiate gli effetti che producono. Una specifica regione del cervello può essere stimolata con impulsi
elettrici a bassa intensità e si possono anche impiantare elettrodi in modo tale che la ragione interessata per
l’esperimento venga stimolata ripetutamente.
Gli elettrodi possono oltre che stimolare, anche, registrare l’attività elettrica. Così gli studiosi riescono a origliare le
“conversazioni” che avvengono all’interno del cervello. Gli elettrodi piccoli riescono a stimolare singoli neuroni e a
registrare la loro attività elettrica, mentre elettrodi più grandi possono registrare l’attività di più neuroni.
L’elettroencefalografo (EEG) misura l’attività di vasti gruppi di neuroni tramite grossi elettrodi applicati al cuoio
capelluto. Certi andamenti del tracciato corrispondono alla veglia e al sonno.
Un’altra tecnica di registrazione dell’attività elettrica è la registrazione dei potenziali evento correlati detti “potenziali
evocati”, si tratta di svelare all’interno della più generale attività EEG quella relativa alla risposta elettrica che
determinate strutture nervose producono in relazione a determinati stimoli sensoriali.
Gli strumenti più avanzati in questo campo sono delle tecniche di imaging che forniscono immagini molto dettagliate
delle diverse strutture del SNC, i più importanti sono:
 Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) ⇨ fornisce informazioni morfologiche molto dettagliate e
fotografa piccole sezioni del cervello utilizzando i raggi x. Le scansioni TAC sono più precise delle normali
radiografie.
 Tomografia a Emissione di Positroni (PET) ⇨ le scansioni PET misurano l’attività cerebrale, inclusi
metabolismo, flusso sanguigno e attività dei NT. Il glucosio è la sostanza nutriente dei neuroni, quando sono
attivi consumano più glucosio, perciò, per una scansione PET al paziente viene iniettata una forma radioattiva
ma innocua di glucosio. I dati della scansione forniscono un’immagine a colori del cervello. Es. se il soggetto
sta facendo un ragionamento, il ricercatore può sapere quale parte del cervello vengono attivate.
 Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) ⇨ fornisce anch’essa informazioni morfologiche dettagliate e crea
immagini basate sulla risposta degli atomi di idrogeno a un campo magnetico emesso dalla macchina.
 Versione funzionale della RMN (fMRI) ⇨ produce immagini del flusso sanguigno cerebrale in tempo reale, i
ricercatori riescono a vedere in diretta quali regioni del cervello si attivano in risposta a vari compiti.
 Spettroscopia a raggi semi infrarossi (NIR) ⇨ mette a disposizione una prospettiva completamente nuova del
cervello poiché permette di studiare le strutture profonde del cervello e di misurare in tempo reale
l’assorbimento di ossigeno all’interno del cervello.
Inoltre, un altro strumento per esaminare i risultati di una lesione è la stimolazione magnetica transcranica (TMS),
permette di disattivare una parte del cervello attraverso un circuito magnetico. Lo sperimentatore tiene l’apparecchio
sopra il cranio in corrispondenza della regione da esaminare.

Il cervello gerarchico: strutture e funzioni comportamentali


Il nostro cervello è il prodotto di 500 milioni di anni di sviluppo evolutivo e di progressivo adattamento. Si può
paragonare a un sito archeologico. Le strutture di base del cervello governano le funzioni fisiologiche primarie come
la respirazione e il battito cardiaco. Su di esse si sono innestati successivamente dei sistemi che coinvolgono funzioni
più complesse come emozioni, desideri, pensieri e ragionamenti. Il cervello è stato sempre diviso in tre segmenti
principali: romboencefalo, il mesencefalo e il prosencefalo.
Il romboencefalo
È il livello più basso e primitivo del cervello. Si collega al tronco encefalico insieme al cervelletto.
Il tronco encefalico: sistemi di sopravvivenza
Supporta funzioni essenziali per la vita. È costituito:
 dal midollo allungato, cioè il midollo spinale, che entrando nel cervello si allarga (bulbo), lungo 3-4 cm e ha
la funzione di controllo delle funzioni vitali (battito e respirazione);
 dal ponte, che trasporta gli impulsi nervosi tra i livelli superiori e inferiori del sistema nervoso e inoltre regola
il sonno e controlla le funzioni vitali;
 dal mesencefalo, che contiene i collicoli sup. e inf. Ed è coinvolto nella funzione visiva e uditiva e
nell’elaborazione delle sensazioni dolorose.
Il cervelletto: centro del coordinamento motorio
È attaccato alla parte posteriore del tronco encefalico. Chiamato così perché somiglia ad un piccolo cervello. La sua
corteccia è composta da corpi cellulari grigi (materia grigia) e svolge ruoli nel coordinamento muscolare, nella
memoria e nell’apprendimento. Il suo controllo motorio viene alterato con l’alcol facilmente. Inoltre, il
danneggiamento del cervelletto causa problemi motori, come movimenti incontrollati e incapacità di compie normali
attività motorie, come camminare.
Il mesencefalo: la formazione reticolare, custode del cervello
All’interno del mesencefalo si trova un sistema di neuroni che prende il nome di formazione reticolare. Ha un ruolo
importante nei processi di regolazione dell’attività celebrale, infatti è costituita da due parti:
 ascendente> manda gli input al cervello
 discendente> blocca o ammette gli input
Inoltre, ha un ruolo nel sonno, nella coscienza e nell’attenzione.
Il prosencefalo
È la porzione più avanzata del cervello dal punto di vista evolutivo.
La sua struttura principale è il cerebrum, cioè il cervello, che è
composto dai due emisferi che si avvolgono intorno al tronco
encefalico. Il sottile rivestimento del prosencefalo è la corteccia.
All’interno si trovano alcune strutture importanti come:
1. talamo> situato al di sopra del mesencefalo, viene visto come
il centralino che organizza gli input provenienti dagli organi
sensoriali e li indirizza nelle appropriate aree del cervello.
Qui risiedono i centri di recezione dell’udito, della vista e
del tatto. Danni al talamo provocano uno stato confusionale.
2. Ipotalamo> cioè sotto il talamo, è composto da minuscoli gruppi di cellule neuronali che stanno alla base del
cervello, sopra il palato. Ha un ruolo importante nella motivazione, nelle emozioni, nel desiderio sessuale,
nell’aggressività, nell’appetito e nella sete. Ha, inoltre, connessioni importanti con il sistema endocrino
tramite l’ipofisi (ghiandola che governa le altre del sistema endocrino). Ed infine, controlla le secrezioni
ormonali che regolano lo sviluppo sessuale, il metabolismo e le reazioni allo stress. Coinvolto nel piacere e
dispiacere. Esperimento ratto-aree ricompensa/puniz.
Il sistema limbico: memoria, emozione e comportamento guidato dall’obiettivo
Il sistema limbico è un insieme di strutture che si trovano nella parte mesiale degli emisferi cerebrali. Aiuta a
coordinare i comportamenti necessari per soddisfare dei bisogni motivazionali ed emotivi che nascono nell’ipotalamo.
Coinvolto nella memoria. Due strutture fondamentali del sistema limbico sono:
 Amigdala> organizza i modelli di risposta motivazionale ed emotiva, soprattutto legati alla paura e
all’aggressività. Produce anche risposte indipendenti dalla consapevolezza del cervello (risposte emotive
inconsce). Ha interconnessioni importanti con l’ippocampo per i ricordi emotivi.
 Ippocampo> coinvolto nella formazione e conservazione dei ricordi.

La corteccia cerebrale, la parte più evoluta del cervello


È un rivestimento poco meno di un centimetro che forma lo strato più esterno del cervello umano. Non è essenziale
per la sopravvivenza ma è essenziale per l’espressione delle peculiarità degli esseri umani. La corteccia è circonvoluta
per cui il tessuto corticale viene compresso in uno spazio piccolo all’interno del cranio. La corteccia sta all’interno
delle fessure, in particolare ve ne sono tre importanti:
 Scissura che divide il cervello in due emisferi
 Scissura di Rolando (Fessura centrale)> divide ciascun emisfero nella metà anteriore e posteriore
 Scissura di Silvio (fessura laterale)> divide il lobo parietale e il lobo frontale da quello temporale.
Da ciò i neurologi hanno diviso ogni emisfero in quattro lobi: frontale, parietale, temporale e occipitale. Ogni lobo
svolge delle funzioni sensoriali e motorie.
Le aree della corteccia che non sono collegate a funzioni sensoriali/motorie formano la corteccia associativa,
coinvolta in processi mentali (pensiero, memoria e percezione).
La corteccia motoria
Controlla i muscoli coinvolti nei movimenti volontari del corpo. Si trova nella parte posteriore del lobo frontale. Ogni
emisfero controlla la parte opposta del corpo. Un grave danno alla corteccia motoria dx causerebbe la paralisi del lato
sx e viceversa. La quantità di corteccia dipende dalla complessità dei movimenti che vengono eseguiti da quella parte
del corpo (dita-busto)
La corteccia sensoriale
Alcune aree della nostra corteccia ricevono input dai nostri recettori sensoriali e sono stati, infatti, identificate delle
aree della corteccia per ognuno dei sensi (tranne gusto e olfatto)
La corteccia somatosensoriale si trova dietro la corteccia motoria, riceve gli input sensoriali e dà origine nostre
sensazioni tattili, caldo e freddo ecc. La quantità di corteccia è proporzionale dalla sensibilità di quella regione.
La comprensione e la produzione del linguaggio
Due aree che governano la comprensione e la produzione del linguaggio si trovano in lobi diversi dell’emisfero
sinistro:
 Area di Wernicke> si trova nel lobo temporale, è coinvolta nella comprensione del linguaggio. Danni a
quest’area impediscono di comprendere il linguaggio scritto o parlato.
 Area di Broca> si trova nel lobo frontale, è coinvolta nella produzione del linguaggio e insieme alla corteccia
motoria controlla i muscoli utilizzati per parlare. Danni a quest’area impediscono di esprimersi in maniera
fluente.
Queste due aree comunicano contemporaneamente durante le conversazioni.
La corteccia associativa
È coinvolta in funzioni importanti come la percezione, il linguaggio e il pensiero. Queste aree vengono definite “aree
silenziose” perché se stimolate elettricamente non danno origine ad esperienze sensoriali o motorie. Danni a questa
corteccia causano alterazione di funzioni come il linguaggio, la memoria e la capacità di ragionamento. Costituisce
circa il 75% di corteccia celebrale. Il suo ruolo appare evidente in alcune sindromi neuropsicologiche come la
prosopoagnosia (incapacità di riconoscere i volti).
I lobi frontali
Sono preposti ad alcune tra le attività che maggiormente caratterizzano la nostra specie, come l’autoconsapevolezza,
la pianificazione, l’iniziativa e la responsabilità. Lesioni ai lobi frontali causano l’incapacità di pianificare ed eseguire
una serie di azioni e possono coinvolgere l’esperienza emotiva; infatti, soggetti con lesione ai lobi frontali potrebbero
mostrare apatia e distacco emotivo.
La corteccia prefrontale è situata dietro la fronte ed è la sede delle funzioni esecutive come pianificazione strategica
mentale, controllo degli impulsi, orientamento del comportamento in maniera adattiva. Le persone che hanno lesioni
alla corteccia prefrontale sembrano ignorare le conseguenze future delle loro azioni e si preoccupano solo per le
conseguenze immediate. Una manifestazione della disfunzione prefrontale è la capacità di uccidere.
La lateralizzazione emisferica: l’emisfero dx e l’emisfero sx
I due emisferi sono collegati da un’ampia fascia bianca che prende il nome di corpo calloso, con la funzione di
mettere in contatto (comunicare) i due emisferi. Vi sono importanti differenze tra le funzioni psicologiche di un
emisfero rispetto all’altro.
Lateralizzazione> localizzazione relativamente maggiore di una funzione in un emisfero o nell’altro;
Quando vengono danneggiate le aree di Broca o Wernicke ne deriva l’afasia, cioè l’incapacità parziale o totale di
comunicare in base alla localizzazione del danno.
I due emisferi differiscono non solo nelle funzioni cognitive ma anche in quelle emotive positive e negative.
Il cervello funziona comunque come un tutt’uno grazie al corpo calloso. Se questa comunicazione venisse interrotta:
Sperry ci parla di ciò. Studia soggetti con il corpo calloso reciso per impedire che gli attacchi epilettici si propagassero
da un emisfero all’altro. Per studiare la funzione del corpo calloso doveva presentare degli input sensoriali sono ad un
emisfero e ciò gli è stato fortunatamente permesso dal sistema visivo soprattutto.
Paziente guarda sul punto di fissazione (davanti a sé), a sinistra viene presentato una parola per un tempo molto breve,
si chiede di riferire ciò che si è visto e il paziente dice di non saperlo. Mentre se viene presentato a dx, e viene quindi
inviato all’emisfero sx che si occupa del linguaggio, i pazienti riuscivano a descrivere ciò che avevano visto e
riuscivano addirittura a scriverlo con la mano destra (controllata dall’emisfero sx) Cioè l'emisfero dx non possedendo
capacità linguistiche non può svolgere correttamente questi compiti. Se veniva mostrata a sx una spazzola, inviata
all’emisfero dx, e la mano sx era libera di esplorare al tatto vari oggetti riconosceva e selezionava la spazzola tra i vari
oggetti. E non riusciva a dare un nome, invece se la spostava nella mano dx riusciva a identificarla.
La plasticità del cervello: il ruolo dell’esperienza e il recupero della funzione
Impariamo a parlare, ci innamoriamo ecc. e il nostro cervello si modifica al punto da renderci persone diverse
completamente. La plasticità neuronale è la capacità dei neuroni di modificarsi nella struttura e nella funzione.
Come influisce l’esperienza sullo sviluppo del cervello
Lo sviluppo del cervello è programmato da comandi impartiti dai nostri geni, il modo in cui si esprimono questi
comandi genetici sono influenzabili dall’ambiente in cui ci sviluppiamo.
Es. 1 per il feto che cresce nell’utero l’esposizione a dosi elevate di alcol può compromettere lo sviluppo del cervello e
produrre danni mentali e comportamentali permanenti.
Es. 2 i topi allevati in un ambiente più stimolante hanno un cervello più pesante dei topi allevati un ambiente standard.
In sostanza, il nostro cervello si modifica e si adatta in funzione delle esperienze di vita
La plasticità è possibile sin dai primi anni di vita, infatti, i bambini di 1-2 anni hanno circa il 50% di sinapsi cerebrali
in più rispetto agli adulti maturi. Le sinapsi inutilizzate o più deboli si deteriorano con l’età, motivo per cui il cervello
perde la plasticità. La morte delle cellule è programmata in ogni neurone dai suoi geni, gli scienziati lo chiamano
suicidio programmato. I neuroni restanti formano connessioni in risposta alle esperienze e alla formazione di nuovi
ricordi.
Guarire il sistema nervoso
Quando il SN è lesionato o i neuroni muoiono, i neuroni sopravvissuti possono ripristinare la funzionalità
strutturalmente o biochimicamente. Possono sviluppare reti allargate di dendriti dei neuroni sopravvissuti per formare
nuove sinapsi, oppure, possono aumentare il volume dei NT che rilasciano. La produzione di nuovi neuroni sia nel
cervello immaturo, sia in quello adulto, prende il nome di neurogenesi. La nascita di nuove cellule, fin ora, è stata
verificata nell’area dell’ippocampo ma potrebbero essercene altre.
Una tecnica rivoluzionaria per lo sviluppo della neurogenesi comporta l’impianto nel cervello di cellule staminali
neuronali, cioè delle cellule non impegnate, che si trasformano in un tipo di neurone o cellula gliale di cui ha bisogno
il cervello.
Il sistema nervoso interagisce con i sistemi endocrino e immunitario.
Il sistema endocrino
È composto da un gran numero di ghiandole ormonali distribuite in tutto il corpo. La sua funzione è quella di passare
le informazioni da un organo all’altro e lo fa attraverso gli ormoni, che sono messaggeri chimici che vengono
immessi dalle ghiandole nel circuito sanguigno. Le cellule del corpo umano hanno delle molecole recettive che
reagiscono a ormoni specifici.
Il sistema endocrino è molto lento perché il recapito dei suoi messaggi dipende dal flusso sanguigno. Nonostante ciò,
gli ormoni vengono trasportati dappertutto e possono raggiungere qualsiasi cellula.
Ghiandole surrenali=strutture gemelle posizionate sulla sommità dei reni che fungono da fabbriche di ormoni.

Le interazioni con il sistema immunitario


Il sistema nervoso e il sistema endocrino comunicano con il sistema immunitario. All’interno del nostro corpo vi sono
dei “difensori” che hanno una capacità innata di capire quali sostanza appartengono al corpo e vadano difese e quali
no. Questo riconoscimento avviene perché gli antigeni, cioè i generatori di anticorpi, inducono una risposta
biochimica da parte del sistema immunitario.
Il sistema immunitario ha una memoria eccezionale, una volta che ha incontrato uno degli antigeni che è entrato nel
corpo, in futuro lo riconoscerà e produrrà le armi biochimiche, o anticorpi, per distruggerlo.
Questa memoria è alla base dei vaccini.
Il cervello, le ghiandole endocrine e il sistema immunitario formano un circuito di
comunicazione integrato, nel senso che hanno tutti e tre funzioni sensoriali e motorie, e si
influenzano a vicenda.
Capitolo 5
Sensazione e percezione
Sensazione e percezioni si mescolano sotto alcuni aspetti che è difficile separarli perché lo
stimolo che riceviamo attraverso gli organi sensoriali viene organizzato e trasformato nelle
esperienze che chiamiamo percezioni.
Sensazione= processo di rilevazione dello stimolo attraverso il quale i nostri organi sensoriali
rispondono agli stimoli ambientali e li traducono in impulsi nervosi inviati al cervello.
Percezione= attribuire un senso (significato) a quello che ci dicono i nostri sensi. È il
processo attivo di organizzare l’input dato e attribuirgli un significato.
I sistemi sensoriali dell’uomo sono fatti per estrarre dall’ambiente le info che ci servono per
funzionare e sopravvivere.
Psicofisica> studia il rapporto fra le caratteristiche fisiche degli stimoli e le capacità sensoriali.
La psicofisica si occupa di due tipi di sensibilità:
- la prima riguarda i limiti assoluti della sensibilità (sono più debole luce più
fioca)
- la seconda riguardo le differenze fra stimoli (la differenza fra due toni ho la
differenza minimo fra due sfumature di grigio)

La rilevazione dello stimolo: la soglia assoluta


Quanto deve essere intenso uno stimolo per essere percepito? I ricercatori hanno definito la soglia assoluta, cioè
l’intensità più bassa alla quale uno stimolo si può rilevare il 50% delle volte. Più è bassa la soglia, maggiore è la
sensibilità.
pp. 170-196
L’analisi e la ricostruzione di scene visive
Come avviene → il nervo ottico invia impulsi al talamo, l’input viene instradato nella corteccia visiva primaria del
lobo occipitale. I gruppi di neuroni all’interno della corteccia sono organizzati per ricevere e integrare gli impulsi
sensoriali nervosi che hanno origine in specifiche regioni della retina. Alcune di queste cellule, chiamate rilevatori di
caratteristiche, si attivano in risposta agli stimoli visivi che possiedono specifiche caratteristiche.
Il riconoscimento visivo degli oggetti
Vi sono due approcci:
 modello computazionale di David Marr→ considera la percezione visiva un processo di tre stadi:
1. abbozzo primario
2. abbozzo 2½D
3. modello tridimensionale
 teoria di Biederman del riconoscimento per componenti→ considera il mondo visivo come composto da un
certo numero di forme basilari volumetriche (geoni). Il punto centrale della sua teoria è la rilevazione dei
bordi. La prima cosa da fare è analizzare/scomporre l’oggetto in geoni. Identifica 5 proprietà invarianti dei
bordi che ci permettono di identificare i diversi geoni: curvatura, parallelismo, coterminazione, simmetria e
colinearità.
Il punto di vista dell’osservatore è importantissimo per Marr ed è irrilevante per Biederman. Una critica per entrambe
è che esse non ci permettono di fare distinzioni sottili.
La percezione: la creazione dell’esperienza
Per creare le percezioni il nostro cervello esegue due tipi diversi di funzioni di elaborazione:
 elaborazione basso-alto (bottom-up) = il sistema riceve i singoli elementi dello stimolo e li combina in
un’unica percezione
 elaborazione alto-basso (top-down) = le info vengono interpretate alla luce delle conoscenze, delle idee
esistenti.
L’elaborazione alto-basso spiega molte influenze psicologiche sulla percezione, come il ruolo delle nostre
motivazioni, aspettative, esperienze precedenti ecc.
Le percezioni hanno organizzazione e struttura
Le informazioni che ci comunica la retina sono una serie di frequenze di energia luminosa di intensità variabile.
Eppure, noi percepiamo le scene come composte da oggetti separati, come alberi, edifici e persone. Queste percezioni
devono essere il prodotto di un'organizzazione imposta dal nostro sistema nervoso.
I principi della gestalt sull'organizzazione percettiva
All'inizio del XX secolo, gli psicologi della Gestalt cercarono di scoprire come
organizziamo le diverse parti del nostro campo di percezione in un insieme unito
e dotato di significato.
Gestalt= forma, configurazione, insieme.
I teorici della Gestalt furono i primi sostenitori dell'elaborazione bottom-up e
top-down e affermarono che gli insiemi che percepiamo sono di frequente
qualcosa di più della somma delle loro parti. Sottolinearlo, inoltre, l'importanza
delle relazioni figura-sfondo, cioè la tendenza a organizzare gli stimoli in una
figura centrale e in uno sfondo. Separare una figura dalla base o dallo sfondo
può essere una vera sfida; infatti, non è poi così scontato qual sia la figura e
quale sia lo sfondo, e lo stesso stimolo può far nascere due percezioni diverse. A
seconda dell'alternanza delle percezioni quella che era in precedenza la figura
diventa lo sfondo.
Si possono percepire stimoli separati come parte di insiemi più vasti, i teorici della Gestalt, suggeriscono che le
persone interpretano gli stimoli in base a quattro leggi di percezione organizzata dalla Gestalt:
1. legge della somiglianza> gli elementi di una forma vengono percepiti come simili e di conseguenza verranno
percepiti insieme;
2. legge della vicinanza> afferma che gli elementi vicini uno all'altro verranno probabilmente percepiti come
parti di una stessa forma;
3. legge della chiusura> afferma che le persone tendono a chiudere l'estremità aperte di una figura, oppure a
riempire le parti mancanti di una figura incompleta;
4. legge della continuità> afferma che le persone collegano tra loro i singoli elementi in modo da formare una
linea continua o un modello che abbia un senso.
Es. Spirale di Fraser, legge della continuità. Percepiamo una spirale perché per il nostro sistema nervoso offre una
continuità fra i singoli elementi.
La percezione comporta la verifica dell'ipotesi
Riconoscere uno stimolo comporta avere una rappresentazione percettiva, ovvero mentale: cioè un'immagine che
contiene le caratteristiche fondamentali e distintivi di una persona o di un oggetto. Questi schemi forniscono dei
modelli mentali che ci permettono di classificare e identificare i dati sensoriali dall'alto al basso. La percezione è un
tentativo di dare senso all'input di uno stimolo, di cercare l'interpretazione migliore dell'informazione fornita dai sensi
basata sulla nostra esperienza e conoscenza.
[Gregory ha suggerito che ciascuna delle nostre percezioni è semplicemente un'ipotesi sulla natura dell'oggetto o sul
significato dell'informazione sensoria, il sistema percettivo ricerca l'interpretazione che meglio si addice ai dati
sensoriali.]
Es. strisce a fumetti di Gustave Verbeek. Da 12 a 6 riquadri. Percezioni reversibili.
Le percezioni sensorie si adattano a due diverse rappresentazioni interne, e non esistono informazioni sufficienti per
escludere in modo permanente una delle due a favore dell’altra.

La percezione è influenzata dalle aspettative: il set percettivo


In alcune occasioni le nostre aspettative di una scena possono influenzare in modo significativo la nostra percezione.
Gli psicologi hanno identificato un fenomeno noto come set percettivo. Es> A 13 C/ 12 13 14
Gli stimoli sono riconoscibili in condizioni di cambiamento: le costanze percettive
Es. Quando la porta è chiusa si apre all'improvviso, proietta sulla retina un'immagine diversa, ma continuiamo a
percepirla come una porta.
Se non fosse per le costanze percettive, che ci permettono di riconoscere stimoli familiari in condizioni variabili,
dovremmo riscoprire che cosa sia qualcosa ogni volta che ci appare in condizioni diverse.
Nella visione sono importanti diverse costanze:
 Costanza della forma> ci permette di conoscere le persone e altri oggetti da angolazioni diverse;
 costanza della luminanza> nell'umiliazione relativa degli oggetti rimane uguale in condizioni diverse di
illuminazione;
 La costanza delle dimensioni> e la percezione che la dimensione degli oggetti che vediamo resta
relativamente costante anche se le immagini sulla nostra retina cambiano dimensioni con il variare della
distanza.
La percezione della profondità, della distanza e del movimento
la capacità di adattarsi a un mondo spaziale ci richiede di distinguere accuratamente le distanze e i movimenti degli
oggetti nell'ambiente.
La retina riceve informazioni solo in due dimensioni, ma il cervello traduce queste indicazioni in percezioni
tridimensionali. Lo fa utilizzando le indicazioni di profondità monoculari e quelle binoculari.
1. Le distanze relative degli oggetti sono importanti per percepire la profondità, importanti sono i giochi di luce e
ombra per creare gli effetti tridimensionali.
2. Importante è la prospettiva lineare, cioè la percezione che le linee parallele convergano o si dirigono una verso
l'altra quando si allontanano dall'osservatore.
3. L'imposizione nel quale gli oggetti più vicini a noi possono toglierci parte della visuale dagli oggetti distanti.
4. L'altezza sul piano orizzontale di un oggetto e un'ulteriore fonte di informazioni.
5. La texture e la chiarezza.
6. La dimensione relativa, se vediamo due oggetti che sappiamo essere di dimensioni simili capiremo che quello
che sembra più piccolo è più lontano.
7. Il parallasse di movimento, se ci stiamo spostando, gli oggetti vicini sembrano muoversi più rapidamente in
direzione opposta rispetto a quelli più lontani.
Le percezioni più notevoli di profondità derivano dalle indicazioni di profondità binoculari virgola che richiedono
l'uso di entrambi gli occhi.
Lo stereoscopio utilizza il principio della disparità binoculare in funzione del quale sia scuro occhio vede un'immagine
leggermente diversa.
Una seconda indicazione binoculare di distanza e la convergenza, prodotta dai muscoli che fanno ruotare l'occhio
verso l'interno per osservare un oggetto vicino.
La percezione del movimento
La percezione del movimento è un processo complesso che richiede al cervello di integrare informazioni da sensi
diversi. La prima indicazione per percepire il movimento è: il moto dello stimolo attraverso la retina, la seconda
indicazione è il moto relativo di un oggetto su uno sfondo strutturato.
È possibile produrre le illusioni di un movimento fluido se il predisponiamo la comparsa in sequenza di due o più
stimoli, Wertheimer lo dimostrò nei suoi studi sul movimento stroboscopico.
Le illusioni: false ipotesi percettive
La nostra analisi di schemi percettivi, ipotesi, 7 e costanze ci permette di comprendere alcune esperienze percettive
chiamate illusioni= percezioni affascinanti, ma inesatte. Queste percezioni possono essere intese come ipotesi
percettive erronee sulla natura dello stimolo. Inoltre, le illusioni, ci forniscono importanti informazioni su come
lavorano i nostri processi percettivi in condizioni normali.
Gran parte delle illusioni visive possono essere attribuite a costanze percettive che, di norma, ci aiutano a percepire in
modo più accurato. (Illusione di Ponzo-binari)
Le indicazioni di distanza posso essere manipolate per creare altre illusioni di dimensioni. (Adelbert Ames-stanza
speciale)
Lo studio delle costanze percettive mostra che le nostre ipotesi percettive sono fortemente influenzate dal contesto, o
dall'ambiente circostante, nel quale si verifica uno stimolo.
Inoltre, le illusioni oltre ad essere interessanti, possono avere importanti implicazioni nella vita reale.
I processi di riconoscimento specifici: i volti
I volti sono uno stimolo particolarmente importante e rilevante, poiché veicolano informazioni strutturali, emotive e di
rilevanza sociale. L'elaborazione di un volto è ritenuta un processo speciale, diverso dalle nostre percezioni di altre
categorie di stimoli come gli oggetti. Gli studi di Kanwisher hanno evidenziato la presenza di un'area nel cervello
(FFA- area facciale fusiforme) maggiormente sensibile ai volti rispetto ad altri stimoli. Tuttavia, non tutti i ricercatori
sono concordi con questa ipotesi della specificità dei volti, infatti, altri studi hanno condotto al fatto che la specificità
dei volti potrebbe essere dovuta al fatto che è lo stimolo a cui siamo maggiormente esposti. Infatti, questo avviene per
tutti quegli stimoli per cui diventiamo esperti.
Prosopagnosia acquisita o congenita→ è una sindrome, si tratta dell’incapacità di riconoscere volti familiari,
ed è dovuta a una lesione traumatica al cervello.
Degli studi di neuroimmagine hanno dimostrato che vi è un modello di aree neurali interconnesse che lavorando
insieme ci permettono di elaborare e riconoscere i volti.
 Caratteristiche percettivo/strutturali= identità, genere, età;
 Caratteristiche emotive= espressioni e stato d'animo;
 Caratteristiche sociali= fiducia, direzione dello sguardo.
Nella parte posteriore avviene l'elaborazione delle caratteristiche percettive e strutturali (OFA e FFA); Nel solco
temporale superiore (STS) vengono elaborate le espressioni e la direzione dello sguardo; Nella parte frontale della
corteccia (OFC) si elaborano le caratteristiche legate alla ricompensa e reward (piacere e gradimento); infine, il nucleo
delle emozioni, l'amigdala (AMG), è sempre attivo quando abbiamo di fronte a noi un volto, perché ci aiuta a decidere
se possiamo fidarci di quella persona e quindi avvicinarla o meno.
L'importanza delle “caratteristiche”
Bruce e Young→ affermano che si possono percepire le info basilari su una persona, compresi genere e età. Le
caratteristiche delle espressioni facciali vengono poi processate. Il modello di volto che si produce viene poi
memorizzato. Questa è la teoria delle caratteristiche della percezione del volto, quando la persona rivede quel volto,
viene attivata l'unità di riconoscimento facciale. Alcune caratteristiche possono essere però più importanti di altre, ad
esempio le sopracciglia. In un esperimento vengono eliminate alcune caratteristiche dei volti e viene fuori che quelle
con le sopracciglia mancanti erano le più difficili da identificare rispetto alle altre. Bruce e i suoi collaboratori hanno
dimostrato come si identifica rapidamente il genere in modo molto più facile della familiarità del volto. Fra le
caratteristiche di un volto che distinguono il genere ci sono la forma, la lunghezza del naso, e la posizione di
sopracciglia e occhi.

Volti ed emozioni
Bruce e Young hanno dimostrato che dei volti si possono trarre informazioni molto importanti. Le donne sono più
brave degli uomini a identificare le emozioni dalle espressioni del volto. Esistono altri fattori interessanti associati al
genere nella percezione dei volti. Durante il ciclo mestruale, le donne cambiano le loro preferenze per i volti degli
uomini e prediligono i visi più mascolini quando si trovano nello stadio follicolare punto in questo stadio è più
probabile che a seguito di un rapporto sessuale vi sia il concepimento (desiderio di scegliere il padre). Altri ricercati
hanno indicato che anche il comportamento maschile può avere un'influenza significativa nell’attrarre la donna in
momenti diversi del suo ciclo mestruale.
L'attrattività
Il concetto di bellezza è molto soggettivo. E’ ampiamente provato che quello che troviamo attraente può dipendere
dalla nostra cultura, ma la ricerca suggerisce che potrebbe non essere così. Sembra che il modo in cui trattiamo le
persone che troviamo attraenti, secondo Langlois, sia indipendente dalla cultura. Inoltre, hanno dimostrato che le
persone attraenti erano trattate meglio di quelle non attraenti nelle culture che hanno messo alla prova. La giovinezza
del volto è stata identificata come un fattore di attrattiva.
La sinestesia
La sinestesia è una rara malattia che significa letteralmente “mescolanza dei sensi”, chi è affetto da questa malattia
può percepire i suoni come colori o un gusto come la sensazione tattile di forme diverse.
L'un percento di noi ha percezioni di sinestetiche, come per esempio virgola che i giorni della settimana hanno un
colore o la musica una texture fisica.
L'esperienza, i periodi critici e lo sviluppo percettivo
Precipizio visivo di Gibson e Walk, i bambini seppur sollecitati dalle mamme percepiscono la profondità e non
attraversano la lastra di vetro. Questa avversione può derivare dall'interazione delle capacità innate di percezione della
profondità con precedenti esperienze.
Se dovessimo rimanere ciechi in un incidente e successivamente impareremo a leggere il braille, la nostra corteccia
somatosensoriale, dedicata alle punte delle dita, si allargherebbe nel corso del tempo quindi sarebbe più sensibile.
La ricerca interculturale sulla percezione
A quanto ne sappiamo, gli esseri umani vengono al mondo con le stesse capacità percettive indipendentemente da
dove nascono, da quel momento in poi però, la cultura nella quale crescono aiuta a determinare il tipo di esperienze di
apprendimento percettivo che hanno. la ricerca interculturale può aiutare a identificare quali aspetti della percezione si
ritrovano in tutte le persone a prescindere dalla cultura e quali sono invece le differenze percettive che derivano dalla
cultura.
Es. Cosa ha la donna sulla testa una finestra(europei) o una scatola/cesto(africani)
Inoltre, l'apprendimento culturale influisce su altre percezioni come il gusto, gli odori ecc.
I periodi critici: il ruolo dell'esperienza precoce
Per alcuni aspetti della percezione esistono dei periodi critici nei quali devono avvenire alcuni tipi di esperienze
perché possano svilupparsi normalmente le abilità percettive e i meccanismi cerebrali che le governano.
Esperimento di Blakemore e Cooper→ hanno creato un mondo come quello per dei gattini appena nati, cresciuti al
buio, con l'eccezione di 5 ore al giorno durante il quale venivano collocati in camere rotonde che avevano sulle pareti
strisce verticali oppure orizzontali. Quando i gattini ebbero 5 mesi, Blackmore e Cooper cominciarono a presentare ai
gatti fasci luminosi sotto diverse angolazioni e utilizzarono dei microelettrodi per verificare le risposte elettriche delle
singole cellule rivelatrici di caratteristiche presenti nella corteccia visiva. Il risultato è che i gatti non avevano cellule
che si attivavano in risposta agli stimoli orizzontali, poiché erano abituati a quelle verticali. Inoltre, non riuscivano a
vedere una penna tenuta in posizione orizzontale e mossa dall'alto verso il basso di fronte a loro, piuttosto posta in
posizione verticale sì.
Quindi non avevano rilevatori di caratteristiche per gli stimoli verticali orizzontali e non sembravano vederli, i neuroni
corticali di entrambi i gruppi di gattini si erano sviluppati in funzione delle caratteristiche degli stimoli del rispettivo
ambiente.
 Anche altre capacità visive richiedono un'esposizione precoce ai rispettivi stimoli. (Sugita-scimmie cresciute
in stanze illuminate soltanto da luci monocromatiche, da adulte avevano problemi nella percezione dei colori)
 Inoltre, alcune capacità percettive sono influenzate più di altre dalla limitatezza di stimoli. (scimmie,
scimpanzé e gattini cresciuti in ambienti privi di forma distinguevano differenze di dimensione luminosità e
colore come quelli cresciuti normalmente ma avevano difficoltà a eseguire i compiti più complessi come
scegliere due oggetti diversi).
La ripristinata capacità sensoriale
Esempio delle persone nate con la cataratta e cresciute in un mondo visuale privo di forme. → Il cristallino opaco
consente infatti di percepire la luce ma non le forme o le sagome. Nonostante il sottoporsi a un'operazione per
rimuovere la cataratta, degli individui esaminati, furono in grado di percepire i rapporti figura-sfondo ma non
riuscivano a identificare visivamente gli oggetti, anche se erano familiari al tatto. Dopo settimane di addestramento
furono in grado di identificare visivamente oggetti semplici, ma le loro costanze visive erano scarse. Spesso non erano
in grado di riconoscere la stessa forma se veniva loro presentata in un colore diverso, anche se riuscivano a distinguere
i colori. Tutto ciò, suggerisce che alcuni fattori e alcune capacità percettive sono presenti fin dalla nascita ma è
l'esperienza che gioca un ruolo importante per un loro normale sviluppo. La percezione è un processo biopsicologico.
Capitolo 6
Attenzione e coscienza
Agnosia visiva= Incapacità di riconoscere visivamente gli oggetti e le forme.
L'enigma della coscienza
Il grande progetto della psicologia alla fine dell'Ottocento era quello di risolvere alcuni misteri della coscienza. La
complessità di questi concetti ha spinto gli psicologi ad affrontare l'enigma della coscienza in tanti modi diversi.
Le caratteristiche della coscienza
la coscienza viene definita spesso come la consapevolezza momento per momento di noi stessi e del nostro ambiente,
è:
 soggettiva e privata> gli altri non possono sapere cos'è la realtà per noi e noi non possiamo entrare nella loro
esperienza;
 dinamica> passiamo continuamente da uno stato all'altro;
 autoriflessiva è centrale per il nostro senso del sé> la mente è consapevole della sua coscienza;
 intimamente connessa con il processo di attenzione selettiva Ehi.
Misurare gli stati di coscienza
Le misure di autovalutazione o self- reports chiedono alle persone di descrivere le proprie esperienze interiori e
offrono le indicazioni più dirette sulle esperienze soggettive di una persona, ma non sempre verificabili o facili da
ottenere.
Le misure comportamentali registrano la performance su determinate attività, sono oggettive ma ci richiedono di trarre
lo stato mentale della persona. (autoconsapevolezza-scimmie macchia rossa sulla fronte)
Le misure fisiologiche stabiliscono la corrispondenza tra processi fisici e stati mentali. Con gli elettrodi attaccati al
cuoio capelluto l'elettroencefalogramma misura le onde cerebrali che riflettono l'attività elettrica di numerosi neuroni.
I diversi andamenti corrispondono a diversi stati di coscienza.
Le tecniche di imaging cerebrale e permettono agli scienziati di esaminare più approfonditamente l'attività delle
regioni che supportano i vari stati psichici. Le misure fisiologiche non possono dirci cosa prova soggettivamente una
persona ma sono state preziose per indagare i meccanismi interni della mente.
I livelli di coscienza
gran parte di tutto quello che accade nel nostro cervello va al di là del nostro accesso alla coscienza, noi siamo
consapevoli dei nostri pensieri ma non del modo in cui li crea il nostro cervello.
Il punto di vista freudiano
Freud ipotizzò che nella mente umana esistessero tre livelli di consapevolezza:
 la mente conscia> contiene pensieri e le percezioni di cui siamo consapevoli;
 la mente preconscia> sono al di fuori della consapevolezza ma si possono ricordare facilmente in certe
condizioni (es. non pensiamo a un amico da anni ma se viene citato il suo nome lo ricordiamo)
 la mente inconscia> di cui non abbiamo consapevolezza
Freud pensava che alcuni contenuti dell'inconscio vengano repressi perché causerebbero ansia, senso di colpa o altre
emozioni negative.
Il punto di vista cognitivo
gli psicologi cognitivi considerano la vita mentale conscia e la vita mentale inconscia due forme complementari di
elaborazione delle informazioni virgola che operano in armonia.
Molte delle attività richiedono un'elaborazione controllata (conscia), mentre altre attività richiedono un'elaborazione
automatica (inconscia).
L'elaborazione automatica avviene il più delle volte quando compiamo azioni routinarie ho svolgiamo compiti ben
noti specie in un contesto familiare. Tuttavia, ha un grandissimo svantaggio poiché può ridurre le probabilità di
scoprire nuovi approcci alla soluzione dei problemi.
L'elaborazione controllata è più lenta di quella automatica, ma è più flessibile e più aperta al cambiamento.
Inoltre, l'elaborazione automatica facilita anche l'attenzione divisa, cioè la capacità di seguire e di svolgere più di
un'attività nello stesso tempo.
La percezione inconscia e la sua influenza
Ci sono volute ricerche meticolose per dimostrare che gli stimoli si possono percepire senza una consapevolezza
conscia e possono influenzare a loro volta il nostro comportamento o il nostro sentire.
L’agnosia visiva
Ci sono tanti tipi di agnosia visiva come la prosopagnosia, cioè possono riconoscere gli oggetti ma non le facce, il loro
cervello riconosce reagisce alle differenze tra stimoli familiari e non familiari ma questo riconoscimento non
raggiunge il livello della consapevolezza conscia.
La visione cieca (blindsight)
Mentre le persone affette da agnosia non sono cieche, quelle affette da visione cieca non riescono più a vedere una
parte del loro campo visivo, eppure in alcuni test rispondono agli stimoli introdotti in quella parte del campo visivo
pur però riferendo di non riuscire a vederli. (stimolo visivo proiettato sullo schermo, ad esempio linea orizzontale, in
modo che appaia nel campo visivo cieco del paziente. Il paziente riferisce di non vedere nulla ma riesce a individuare
in maniera non casuale la posizione dello stimolo.)
Negligenza spaziale unilaterale (Neglect)
Una signora in seguito alla rottura di un’aneurisma dell’arteria basilare, presentava emiparesi ed emianopia sinistra
oltre a un florido Neglect sinistro.
Dal punto di vista comportamentale, i pazienti affetti da Neglect agiscono come se lo spazio controlesionale non
esistesse (si truccano solo la parte destro del volto).
Un esperimento fu condotto 21 giorni dopo l'intervento utilizzando disegni con una casa virgola in due dei quali si
poteva notare delle fiamme rosse sul lato sinistro destro della casa. In entrambe le tre fasi il paziente rispondeva che
erano uguali i disegni, ma inconsapevolmente sceglieva la casa senza fiamme tutte e tre le volte, nonostante non le
vedesse.
Il priming
Il priming è l'esposizione ad uno stimolo che influenza il modo in cui si reagisce successivamente a quello stimolo o
ad un altro.
L'inconscio emotivo
gli psicologi psicodinamici dicono che anche i processi emotivi e motivazionali operano inconsciamente e influenzano
il comportamento. Ad un gruppo di studenti sono state presentate delle parole fortemente positive, moderatamente
positive, moderatamente negative o fortemente negative. il risultato è che ha gli studenti a cui erano state presentate le
parole fortemente positive definivano il loro umore eccellente. Ehi mentre quelli a cui erano state presentate le parole
fortemente negative definivano il loro umore pessimo.
Perché abbiamo la coscienza?
La ricchezza soggettiva della nostra vita potrebbe venir meno se perdessimo la capacità di riflettere consapevolmente
sulla bellezza della natura o sui nostri sentimenti. Christof Koch osserva che l'evoluzione ha dato origine a organismi
che provano sensazioni soggettive. Queste sensazioni creano vantaggi significativi per la sopravvivenza, perché la
coscienza va a braccetto con la capacità di pianificare virgola di riflettere su tanti possibili piani di azione e di
sceglierne uno. Koch ipotizza che la coscienza abbia una funzione sintetizzatrice.
La mancanza di autoconsapevolezza comprometterebbe la capacità di reprimere comportamenti potenzialmente
pericolosi governati dagli impulsi o dall'elaborazione automatica.
La coscienza ci permette di affrontare situazioni nuove e ci aiuta a pianificare le reazioni. L'autoconsapevolezza,
combinata alla comunicazione, ci permette anche di esprimere i nostri bisogni agli altri e di coordinare delle azioni
insieme a loro.

Le basi neurali della coscienza


Nel momento in cui la corteccia visiva primaria è intatta ma non si è in grado di riconoscere consapevolmente volti
oggetti, gli studiosi apprendono che ci sono più vie utilizzate dal cervello per elaborare le informazioni visive.
 Una prima via, che si estende dalla corteccia visiva primaria al lobo parietale, trasporta informazioni relative
al movimento e alla posizione degli stimoli nello spazio (via del Where? (via finalizzata all'azione)
 Una seconda via, che si estende dalla corteccia visiva primaria al lobo temporale, trasporta informazioni che
supportano il riconoscimento consapevole degli oggetti (via del What? (via finalizzata alla percezione))
Nel momento in cui non riusciamo a riconoscere consapevolmente volti e oggetti che ci vengono presentati, mentre
riusciamo a riconoscere l’orientamento spaziale di uno stimolo, vuol dire che la seconda via visiva è gravemente
danneggiata.
Gli studiosi hanno studiato la base neurale della coscienza sotto altri punti di vista. Alcuni hanno utilizzato una
procedura denominata masking per stabilire se le persone percepiscono uno stimolo consapevolmente o
inconsapevolmente. I partecipanti vengono sottoposti all'imaging celebrale mentre ricevono alcuni stimoli masked e
unmasked. Ehi il neuro scienziati hanno scoperto che gli stimoli emotivamente minacciosi vengono elaborati
consapevolmente e inconsapevolmente da due diversi percorsi neurali. Quello che produce il riconoscimento conscio
coinvolge la corteccia prefrontale.
La coscienza come spazio operativo globale
le ricerche effettuate hanno condotto alla conclusione che non esiste un punto specifico del cervello che dà origine alla
coscienza. La mente, semmai, si può rappresentare come un insieme di moduli di elaborazione delle informazioni
sostanzialmente separati ma interconnessi. I moduli processano le informazioni in parallelo e in modo indipendente. In
base a questa teoria, la coscienza è uno spazio operativo globale che rappresenta l'attività unificata di più moduli
situati in diverse aree del cervello. Tra i tanti moduli e circuiti di connessione cerebrali che sono attivi in qualunque
istante, un sottoinsieme specifico viene coinvolto in un'attività unificata che è abbastanza forte da diventare una
percezione o pensiero conscio.
L'attenzione
William James, fondatore del funzionalismo, afferma che l'attenzione è un processo attraverso cui l'uomo seleziona e
organizza le informazioni dal mondo esterno.
Interviene nei seguenti processi psichici:
 Selezione informazioni
 Integrazione informazioni sensoriali
 Apprendimento
 Memoria
 Programmazione risposte comportamentali
L'attenzione focalizzata/selettiva
L’attenzione focalizzata è la capacità di rispondere a determinati stimoli.
L’attenzione è attiva, scelgo io di selezionare quale stimolo attenzionare. La coscienza è passiva e meno controllabile.
Effetto cocktail party→ questo fenomeno illustra la capacità di focalizzare la propria attenzione in una situazione
particolarmente caotica e rumorosa.
Broadbent ha sviluppato una tecnica, ascolto dicotico, in cui ai partecipanti vengono presentati due diverse fonti di
info, una per ogni orecchio. Successivamente dovevano riferire il messaggio veicolato nell’orecchio a cui era stato
indicato loro di prestare attenzione. Poi veniva chiesto il messaggio dell’altro orecchio.
Quando il messaggio viene inviato nel canale di destra riescono a riferirlo maggiormente rispetto al lato inverso.
Spesso nel lato inverso, riuscivano a indicare solo il genere e l’età della persona che parlava ma non il messaggio.
Questo dimostra che l’attenzione aveva operato come una sorta di filtro.
Il modello del filtro iniziale di Broadbent
quando dobbiamo scegliere che ascoltare attiviamo un filtro, ossia decidiamo su cosa spostare l'attenzione punto se
scegliamo come filtro la voce filtriamo soltanto le caratteristiche vocali e seguiamo il discorso. I modelli del filtro
iniziale però sono problematici perché non spiegano come spostiamo rapidamente l'attenzione quando sentiamo il
nostro nome dall'altra parte della stanza. Le informazioni che non possiedono caratteristiche analoghe a quelle a cui il
filtro e modulato ricevono un'elaborazione minima, sono escluse da ogni elaborazione successiva senza che da essi
venga estratto alcun significato.
Il modello dell'attenuazione di Treisman
Treisman critica la teoria di Broadbent. attenuare qualcosa significa ridurne l'effetto o il potere. Ehi tutte le
informazioni giungono ad un sistema centrale di elaborazione, invece di bloccare tutto il materiale in ingresso, lo si
attenua con un filtro che limita l'attenzione.
L'attenzione selettiva e la ricerca visiva
con attenzione selettiva si intende> mantenere l'attenzione focalizzata su un oggetto specifico ignorando le alternative
e le distrazioni. Ad esempio, la ricerca di una singola persona in mezzo alla folla è facilitata dalla suddivisione della
folla in tanti piccoli blocchi su cui spostiamo la nostra attenzione volta per volta finché non troviamo il volto che
stiamo cercando.
L'attenzione selettiva e il modello del riflettore
la teoria dell'integrazione delle caratteristiche spiego come vengono analizzate le scene che contengono distrattori, si
costituisce di un processo in due fasi. Prima si analizza la scena complessiva e si analizzano le componenti individuali
di tutti gli elementi, poi vengono riassemblati e confrontati con il materiale in memoria che potrebbe aiutarci a
identificare con successo l'obiettivo.
[Posner pp.242-244]
L'automatismo
L'automatismo→ si raggiunge quando l'esecuzione di un compito non richiede più un controllo conscio.
Shiffrin e Sneider ritengono che il processo automatico sia legato alla memoria. Dicono che i nostri processi
mnemonici hanno una capacità limitata, mentre i processi automatici non assorbono capacità. Non vengono
condizionati dai limiti della memoria o dell'attenzione e quindi si possono eseguire in parallelo mentre si fanno altre
cose.
L'elaborazione automatica ha grandi vantaggi ma anche qualche svantaggio, infatti è molto difficile introdurre
variazioni in tutti quei compiti che ormai sono abitudinali e svolti in maniera automatica. Un esempio è il test di
Stroop.
L'attenzione divisa
L'attenzione divisa è la capacità di svolgere più compiti o più azioni simultaneamente. La nostra capacità di svolgere
contemporaneamente più compiti dipende dall'esperienza che abbiamo maturato e dalla natura dei compiti stessi.
 I compiti data-limited sono difficili per via della mancanza di informazioni che li caratterizza;
 I compiti resource-limited sono difficili perché richiedono un grosso impegno cognitivo.
La somiglianza
Un'altra cosa che influenza la performance sui compiti svolti in simultanea è la somiglianza dei compiti. Se uno dei
compiti è visivo e l'altro è uditivo, essi non competono per le risorse specifiche della modalità. Ma se entrambi
richiedono risorse di memoria, si metteranno in competizione tra di loro e il risultato potrebbe non essere brillante.
Il controllo endogeno e il controllo esogeno
Il fenomeno del cocktail party è un esempio di controllo esogeno, cioè quando l’attenzione viene attirata da uno
stimolo esterno. Il controllo endogeno è il suo opposto, cioè quando l’attenzione viene attirata da uno stimolo interno
(se ci aspettiamo che accada qualcosa in un determinato posto volgiamo la nostra attenzione in quella direzione)
La cecità inattiva e la cecità al cambiamento
1999, Simon e Chabris hanno fornito la dimostrazione di un effetto chiamato cecità inattentiva, es. due gruppi di
studenti, metà con la maglia bianca e metà con la palla nera fanno dei passaggi fra loro. Gli spettatori devono tenere
conto dei passaggi. Dal nulla piomba un gorilla e non lo vedono. E’ l’incapacità di notare un elemento inatteso in una
scena visuale. Mentre la cecità al cambiamento è quella che usano i maghi e gli illusionisti, cioè non riusciamo a
capire se un oggetto si è modificato in qualche modo. (registi e addetti al montaggio)
I ritmi circadiani: i nostri orologi biologici quotidiani
Il ritmo circadiano è un andamento ritmico costante che dura 24 ore. In queste 24 ore si ha un cambiamento ritmico
costante che predispone il passaggio dalla veglia al sonno e viceversa. questi cicli biologici quotidiani prendono il
nome di ritmi circadiani.

Tenere il tempo: il cervello e l'ambiente


Diritti mi circadiani sono regolati dai nuclei soprachiasmatici (SCN) situati nell'ipotalamo. questi neuroni hanno un
ciclo programmato di attività e di inattività e sono collegati alla minuscola ghiandola pineale che secerne la
melatonina. i neuroni SCN si attivano durante la giornata e riducono la secrezione di melatonina, mentre di notte sono
inattivi e questo fa alzare i livelli di melatonina per favorire il rilassamento e la sonnolenza. i nostri occhi hanno
connessioni neuronali con i SCN e dopo una notte di sonno la luce del giorno intensifica la loro attività e contribuisce
a riavviare il nostro orologio biologico di 24 ore.
se vivessimo in una caverna senza orologi e non fossimo in grado di sapere se è giorno o notte, tramite degli
esperimenti, i soggetti adottano un ciclo naturale chiamato ritmo circadiano spontaneo, che dura 25 ore.
I mattutini e i serotini
i ritmi circadiani influenzano la nostra tendenza ad alzarci presto o andare a letto tardi. A differenza dei serotini, i
mattinieri vanno a letto prima e si alzano prima. Le diverse culture possono differire nella tendenza ad alzarsi presto,
inoltre una persona potrebbe ereditare la tendenza ad alzarsi presto o tardi.
L'alterazione dei ritmi circadiani per cause ambientali
I nostri ritmi circadiani sono soggetti ad alterazioni causate da mutamenti ambientali improvvisi e graduali. Il jet lag e
il lavoro notturno sono mutamenti circadiani. Il primo è causato dall’attraversamento di più fusi orari in un giorno.
Il disturbo affettivo stagionale (SAD) è una tendenza ciclica a deprimersi in certe stagioni dell'anno, nella stragrande
maggioranza dei casi, inizia a manifestarsi in autunno o in inverno per poi attenuarsi in primavera i ritmi circadiani di
coloro che soffrono del disturbo affettivo stagionale potrebbero essere particolarmente sensibili alla luce.
Il sonno e i sogni
Il sonno si può studiare a livello biologico, a livello psicologico e a livello ambientale. I ritmi circadiani favoriscono
una disposizione al sonno abbassando la vigilanza, ma non regolano direttamente il sonno. Più o meno ogni 90 minuti
attraversiamo varie fasi del sonno in cui l'attività celebrale e altre risposte fisiologiche si modificano in un modo
generalmente prevedibile. Le ricerche sul sonno vengono condotte in laboratorio appositamente attrezzati in cui
vengono registrate le reazioni fisiologiche dei dormienti. L'elettroencefalogramma rileva l'attività elettrica del nostro
cervello e ha dimostrato che quando siamo svegli e vigili vi sono le onde beta. Le onde beta hanno una frequenza
elevata ma un'ampiezza limitata. quando chiudiamo gli occhi e ci sentiamo rilassati o insonnoliti le nostre onde
celebrali e rallentano e subentrano le onde alfa.
Quando inizia il sonno l'andamento delle onde celebrali diventa più regolare e si intensificano le più lente onde theta,
questa è la cosiddetta fase 1 → dove il sonno è leggero, si possono fare sogni, si vedono immagini nitide e si
sperimentano piccoli sussulti.
Quando il sonno si fa più profondo iniziano ad apparire i fusi del sonno, accessi periodici di attività celebrale rapida,
che indicano che siamo entrati nella fase 2. In questa fase i nostri muscoli sono più rilassati, il respiro e il battito
cardiaco sono più lenti e diventa più difficile svegliarci.
Il sonno diventa ancora più profondo quando entriamo nella fase 3, caratterizzata dalla presenza costante di onde
delta. Le onde delta sono onde lentissime e ampie, man mano che il tempo passa diventano più frequenti.
Successivamente si passa alla fase 4, queste ultime due fasi vengono definite anche sonno a onde lente è difficile
svegliarci, sogniamo sicuramente. Dopo mezz’ora di sonno della fase 4, si torna alle fasi 3 e 2. In un’ora/un’ora e
mezza di sonno abbiamo completato questo ciclo di fasi: 1-2-3-4-3-2. Adesso inizia un’altra fase.
Il sonno REM
Aserinsky e Kleitman identificarono una fase particolare del sonno chiamata sonno REM, caratterizzata da:
 Movimenti rapidi degli occhi
 Forte eccitazione
I soggetti risvegliati durante le fasi REM dichiaravano quasi sempre di aver sognato. In questa fase REM l’attivazione
fisiologica potrebbe arrivare a livelli diurni perché il battito cardiaco accelera, il respiro diventa più rapido e l’attività
cerebrale è simile a quella della veglia. Indipendentemente dal contenuto del sogno si verificano erezioni nei maschi e
lubrificazione vaginale nelle donne. Il cervello invia segnali che rendono difficile la contrazione dei muscoli volontari.
Questa è la cosiddetta paralisi da sonno REM ed è per questo che il sonno REM viene detto sonno paradossale. Ogni
ciclo del sonno dura 90 min, con il passare delle ore la fase 3 si ritira e i periodi REM diventano più lunghi.
Il riposo notturno: dal cervello alla cultura
Il cervello guida il nostro passaggio tra le varie fasi del sonno, ma non possiede un vero e proprio centro del sonno.
vari meccanismi celebrali ne controllano i diversi aspetti. Ci sono dei sistemi separati che si accendono e promuovono
attivamente il sonno. certe aree che si trovano alla base del prosencefalo e all'interno del tronco encefalico regolano il
nostro addormentamento. Altre zone del tronco encefalico hanno un ruolo chiave nella regolazione del sonno REM.
questa regione contiene dei neuroni che attivano periodicamente altri sistemi celebrali, ognuno dei quali controlla un
diverso aspetto del sonno. Le immagini del cervello riprese durante il sonno REM rivelano un'intensa attività nelle
strutture del sistema limbico (amigdala). la corteccia motoria primaria è attiva ma i suoi segnali di movimento sono
bloccati e non raggiungono i nostri arti. Le ore di associazione che fiancheggiano la corteccia visiva primaria sono
attive il che potrebbe riflettere l'elaborazione di immagini visive proprie dei sogni punto per contro, l'attività si riduce
nelle regioni della corteccia prefrontale coinvolte in funzioni mentali di alto livello che spiegherebbe la solita e
stravaganza di certi sogni. Anche i fattori ambientali possono influenzare il sonno, così come anche le norme culturali
Quanto dormiamo?
Ci sono delle differenze sostanziali legate all'età delle persone punto i neonati dormono in media 16 ore al giorno e
quasi metà del loro sonno è in fase REM. man mano che invecchiamo intervengono tre cambiamenti importanti:
 dormiamo meno
 il sonno REM diminuisce moltissimo tra la prima e la seconda infanzia
 il tempo trascorso nelle fasi tende a diminuire con l'età
Dormire 8 ore per notte è davvero necessario?
Alcuni studi rilevano e dimostrano che non è necessario. Per alcuni potrebbe per altri no, la risposta sta anche nei
nostri geni.
La deprivazione del sonno
Sono stati effettuati vari studi:
1. deprivazione totale del sonno per un breve periodo
2. deprivazione totale del sonno per un lungo periodo
3. deprivazione parziale
tutte e tre le forme di deprivazione del sonno hanno avuto effetti negativi sul comportamento, soprattutto ne soffriva
l'umore maggiormente, seguito dalla performance cognitiva e poi da quella fisica.
Il sonno e il consolidamento della memoria
Alcuni studi dimostrano che il corpo ha effettivamente bisogno del sonno REM. inoltre, molti studiosi sono convinti
che l'elevato livello di attività celebrale che caratterizza il sonno REM ci aiuti a ricordare eventi importanti favorendo
il consolidamento della memoria, un processo graduale attraverso il quale il cervello trasferisce informazioni alla
memoria a lungo termine.
Anche se quasi tutti gli antidepressivi sopprimono o eliminano quasi del tutto il sonno REM, i pazienti che assumono
questi farmaci per lunghi periodi di tempo non mostrano una minor capacità di ricordare nuove informazioni o nuove
esperienze. Alcuni ricercatori affermano che la funzione del sonno REM è puramente biologica. L’iperattivazione
periodica del sonno REM tiene in buona salute il cervello durante il riposo notturno e compensa i periodi di scarsa
attività celebrale che contraddistinguono il sonno tranquillo a onde lente.
Perché dormiamo?
Basandoci sul modello del recupero, il sonno ricarica il nostro corpo esausto e ci permette di riprenderci dalla fatica
fisica e mentale. Quando dormiamo cosa viene ricaricato? Molti studiosi ritengono che c’entri un sottoprodotto
dell’attività cellulare chiamato adenosina. La denomina si produce per effetto del consumo di carburante da parte
delle cellule. Man mano che si accumula, l’adenosina inibisce i circuiti cerebrali che ci tengono svegli, segnalando
così al corpo la necessità di rallentare perché è stato consumato troppo carburante celebrale. Durante il sonno, i nostri
livelli di adenosina scendono.
Il sonno come adattamento evolutivo
In base ai modelli evolutivi/circadiani del sonno lo scopo principale del sonno e accrescere le probabilità di
sopravvivenza di una specie in relazione alle esigenze ambientali in cui vive. i nostri avi preistorici avevano poco da
guadagnare da un'eventuale attività notturna. Infatti, nel corso dell'evoluzione ogni specie ha sviluppato un ritmo
circadiano sonno-veglia adatto alla sua condizione di predatori o di preda, ai suoi fabbisogni alimentari e ai suoi
metodi di difesa dalle aggressioni.
Il sonno potrebbe anche essere diventato con l'evoluzione un meccanismo per la conservazione dell'energia, infatti, il
tasso metabolico complessivo del nostro corpo durante il sonno era allentato dal 10% al 25%.
I disturbi del sonno
I disturbi del sonno possono essere complessi e possono alterarsi in tanti modi.
L’insonnia
l'insonnia è una cronica difficoltà di addormentarsi, restare addormentati o dormire bene. chi soffre veramente di
insonnia ha problemi frequenti e persistenti che pregiudicano la qualità del suo riposo. è il disturbo più comune del
sonno che coinvolge in vari paesi una quota di popolazione compresa tra il 10% e il 40%. CAUSE→Alcuni soggetti
sono geneticamente predisposti all'insonnia, inoltre, alcune malattie o disturbi psicologici come l'ansia e la
depressione, farmaci ecc. possono disturbare il sonno.
Alcol e sonno, una differenza di genere
Alcuni studi hanno dimostrato che dopo aver bevuto le donne riferivano una maggiore sonnolenza rispetto agli uomini
La narcolessia
la narcolessia è un'estrema sonnolenza durante il giorno e accessi improvvisi e incontrollabili di sonno che possono
durare da meno di un minuto fino a un'ora. quando sono colti da questi accessi, i narcolettici possono entrare
direttamente in fase REM. i narcolettici possono anche avere attacchi di cataplessia cioè un'improvvisa perdita di tono
muscolare innescata dall'eccitazione o da altre forti emozioni. Oggi viene considerata una malattia autoimmune e pare
sia coinvolta in un'area dell'ipotalamo che produce un neurotrasmettitore denominato “ipocretina”.
I disturbi comportamentali del sonno REM
Si fa riferimento all'assenza della perdita del tono muscolare che causa normale paralisi da sonno REM. (quando
evitiamo le mani o parliamo durante il sonno REM). Se veniamo risvegliati durante queste fasi riferiamo spesso dei
sogni coerenti con il nostro comportamento. Le ricerche indicano che disturbi cerebrali possano interferire con i
segnali in partenza del tronco encefalico che normalmente inibiscono il movimento nel sonno REM. il disturbo
comportamentale del sonno REM è stato associato anche ad altre malattie degenerative come il morbo di Parkinson.
Il sonnambulismo
Il sonnambulismo si verifica quasi sempre nella fase tre o nella fase quattro di sonno a onde lente. Spesso fissa nel
vuoto e non reagiscono alla presenza di altre persone, altri sembrano consapevoli dell'ambiente perché scrivono i
mobili. circa il 20% dei bambini hanno almeno un episodio di sonnambulismo mentre solo il 5% degli adulti li ha. La
tendenza al sonnambulismo potrebbe essere ereditaria e lo stress diurno, l'alcol e certe patologie o farmaci possono
intensificarla. Diversamente da quanto si crede comunemente, svegliare i sonnambuli non è dannoso anche se
potrebbero restare confusi per qualche minuto.
Gli incubi e i terrori notturni
Gli incubi sono sogni spaventosi e si presentano durante il sonno REM. Mentre i terrori notturni sono incubi
spaventosi che mettono il dormiente in uno stato di panico. Diversamente dagli incubi si presentano quasi sempre nel
sonno a onde lente, sono più intensi e comportano una risposta fisiologica estremamente elevata.
L’apnea notturna
L'apnea è un intervallo di almeno 10 secondi in cui una persona smette di respirare. Coloro che soffrono di apnea
notturna smettono più volte di respirare durante il sonno, dura di solito da 20 a 40 secondi ma può continuare anche
fino a due minuti. In casi gravissimi si ripete da 400 a 500 volte per notte. L’apnea ostruttiva notturna è causata
sempre da un’ostruzione delle vie respiratorie superiori che riduce la funzionalità polmonare, è più frequente nei
maschi di mezza età in sovrappeso.
La natura dei sogni
I sogni hanno un ruolo fondamentale in alcune culture tradizionali.
Quando sogniamo?
L'attività mentale è presente in tutto il ciclo del sonno, nel corso della notte sogniamo più frequentemente nel sonno
REM, quando l'attività di molte aree celebrali è massima.
Cosa sogniamo?
La maggior parte dei sogni svolgono in ambienti familiari e coinvolgono persone che conosciamo. La maggior parte
dei sogni hanno un contenuto negativo, contengono azioni aggressive e accadono disgrazie di vario tipo.
Complessivamente si può dire che quasi la metà dei nostri sogni riflette in qualche modo le nostre esperienze recenti.
La teoria psicoanalitica di Freud
Roy zero convinto che lo scopo principale dei sogni fosse l'appagamento dei desideri cioè la soddisfazione dei nostri
desideri e dei nostri bisogni inconsci. Freud distingueva tra il:
 contenuto manifesto, cioè la vicenda superficiale che riferisce il sognatore
 contenuto latente, cioè il significato psicologico traslato
La dinamica del sogno e il processo attraverso il quale il contenuto latente si trasforma nel contenuto manifesto. molti
ricercatori con testo nei postulati specifici della teoria di Freud. non trovano prove convincenti del fatto che i sogni
abbiano un significato recondito o che il loro scopo generale sia soddisfare bisogni e conflitti inconsci o proibiti.
La teoria dell'attivazione-sintesi
Secondo questa teoria i sogni non hanno alcuna funzione particolare e sono semplicemente un sottoprodotto
dell'attività che caratterizza il sonno REM. Quando siamo svegli i circuiti neuronali del nostro cervello vengono
attivati da impulsi sensoriali, come immagini e rumori. La corteccia cerebrale interpreta queste forme di attivazione
dei neuroni sviluppando percezioni significative. Durante il sonno REM, il tronco encefalico bombarda i nostri centri
cerebrali superiori con un'attività neuronale random. Poiché siamo addormentati, questa attività neuronale non
risponde a nessun evento sensoriale, ma la nostra corteccia cerebellare continua a svolgere il suo lavoro di
interpretazione e lo fa creando un sogno.
Le teorie cognitive
Secondo i modelli del problem solving onirico, i sogni, possono aiutarci a trovare soluzioni creative per i nostri
problemi e per le preoccupazioni che ci affliggono al momento. I contestatori di questo approccio affermano che,
siccome la maggior parte dei nostri sogni non ha niente a che fare con i problemi personali, è difficile capire come la
soluzione dei problemi possa essere la funzione principale dell'attività onirica. Osservano inoltre che la semplice
prospettazione di un problema nel sogno non implica un tentativo di risolverlo. Le teorie dei processi cognitivi onirici
ipotizzano che i sogni e i pensieri sviluppati durante la veglia siano prodotti dagli stessi sistemi cerebrali, poiché i
sogni e i processi mentali si somigliano. Una delle ragioni per cui molti sogni appaiono stravaganti è il rapido
mutamento del loro contenuto. Quando le persone sono sveglie e vengono poste nelle stesse condizioni ambientali dei
dormienti circa il 90% di loro riferisce dei pensieri che cambiano rapidamente contenuto, dunque, lo spostamento
rapido dell'attenzione è un processo comune sia al sogno sia all'attività mentale della veglia.
Sogni a occhi aperti e fantasie da svegli
i sogni a occhi aperti fanno parte integrante della coscienza vigile perché ci stimolano nei momenti di noia e ci
permettono di vivere un'ampia gamma di emozioni. Coloro che hanno una personalità incline alla fantasia (le donne
molto più degli uomini) vivono spesso in un ricco mondo fantastico sul quale hanno un pieno controllo. I sogni a
occhi aperti comportano generalmente una maggiore immaginazione visuale rispetto ad altre forme di attività mentale
conscia.
Il sogno lucido [approfondimento]
I sogni lucidi sono quei sogni in cui si ha la consapevolezza di sognare.
Alcuni considerano anche la consapevolezza dei sogni una forma di metacognizione punto il sognatore lucido può
modificare consapevolmente il corso degli eventi che si susseguono e il suo sogno. (metacognizione= capacità di
riflettere sul pensiero). Inoltre, i sognatori lucidi sono in grado di compiere azioni che nascono all'interno del sogno.
Azioni come stretta dei pugni o movimenti degli occhi.
L'ipnosi
Mesmer utilizzava oggetti magnetizzati nella cura dei pazienti e affermava che la malattia era causata dal blocco di un
invisibile fluido corporale, chiamò la sua tecnica “magnetismo animale”, detto poi mesmerismo, che avrebbe riattivato
il flusso normale. Alcuni decenni dopo Braid cercò di capire come mai i pazienti mesmerizzati cadevano spesso in
trance, perdendo coscienza dell'ambiente in cui si trovavano e arrivò alla conclusione che il mesmerismo era un
“sonno nervoso” prodotto dalla concentrazione,e lo ribattezzò ipnosi, da Hypnos, il Dio greco del sonno.

Lo studio scientifico dell'ipnosi


L'ipnosi è uno stato di accresciuta suggestionabilità in cui le persone possono vivere situazioni immaginarie come se
fossero reali. Il suo utilizzo è principalmente nella cura dei disturbi mentali. L'ipnosi non è solo una finzione. Inoltre
potrebbe essere un diverso tipo di coscienza.
Induzione ipnotica→ processo mentale attraverso il quale un ricercatore o un ipnotizzatore mette il soggetto in stato di
ipnosi. L'obiettivo è rilassare il soggetto e aumentarne la concentrazione.
L'induzione dell'ipnosi si potrebbe ottenere con:
 fissazione dello sguardo utilizzando un qualunque oggetto come punto focale
 rilassamento progressivo e immaginazione, si invita il soggetto e immaginarsi in una situazione rilassante
 induzione rapida, l'ipnotizzatore parla in tono autoritario e convincente, il soggetto sarà confuso la sua mente
sovraccarica ed entrerà in uno stato ipnotico
Le persone non si possono ipnotizzare contro la loro volontà.
Le scale di sensibilità all'ipnosi contengono una serie standardizzata di comportamenti che vengono suggerite al
soggetto dopo l'induzione dell'ipnosi appunto il loro punteggio si basa sul numero di comportamenti eseguiti in stato
ipnotico. Alcuni soggetti sono privi di reattività all'ipnosi, altri eseguono praticamente tutti i comportamenti suggeriti,
altri ancora si collocano nel mezzo. Pare dimostrato che la sensibilità l'ipnosi abbia una componente genetica.
Controllo involontario e comportamenti in contrasto con la propria volontà
le persone ipnotizzate percepiscono soggettivamente le proprie azioni come se fossero involontarie. Può allora un
ipnotizzatore far compiere alle persone azioni dannose per se stesso per gli altri? Un esperimento ha dimostrato che le
persone ipnotizzate e quelle non ipnotizzate hanno la stessa probabilità di mettere in atto dei comportamenti contro la
loro volontà; infatti, l'ipnosi non comporta la capacità di condurre le persone ad agire contro la loro volontà...una
figura legittima di autorità può indurre le persone a commettere atti in proprio pericolosi anche senza ricorrere
all'ipnosi.
Azioni spettacolari compiute sotto ipnosi
L'ipnosi può avere effetti fisiologici straordinari. Un esperimento dimostra ciò: vengono coinvolte 13 persone
fortemente allergiche alle foglie tossiche di un certo albero. Cinque di loro sono state ipnotizzate e bendate,
l'ipnotizzatore ha detto loro che una foglia di un albero innocuo a cui non erano allergici stava sfiorando una delle loro
braccia, in realtà, la foglia era tossica. Quattro delle cinque persone ipnotizzate non hanno avuto una reazione
allergica. Successivamente l'altro braccio dei soggetti ipnotizzati è stato sfregato con una foglia proveniente
dall'albero innocuo, ma gli è stato detto che era tossica. Tutte e 5 le persone hanno manifestato reazioni allergiche.
La tolleranza del dolore
il chirurgo scozzese Esdaile a metà dell'Ottocento esegu 300 interventi chirurgici complessi usando l'ipnosi come
anestetico. Gli esperimenti confermano che l'ipnosi è in grado di accrescere la tolleranza del dolore e che questo
fenomeno non è dovuto ad un effetto placebo. Le ricerche effettuate con l'imaging celebrale rilevano che l'ipnosi
modifica l'attività neuronale nelle aree del cervello che elaborano gli stimoli dolorosi, ma mostrano che anche tecniche
non ipnotiche alteraoo il funzionamento dei neuroni e alleviano il dolore.
L'amnesia ipnotica
Ci sono casi di persone ipnotizzate che vengono indotte a dimenticare qualcosa, prende il nome di amnesia ipnotica,
quando si risvegliano dall'ipnosi viene dato loro un contrordine che mette fine all'amnesia, chiamata amnesia post-
ipnotica. Delle ricerche indicano che il 25% degli studenti universitari ipnotizzati può essere portato all'amnesia. Non
si conoscono bene le cause.
Ipnosi, rafforzamento della memoria e testimonianza oculare
L'ipnosi può anche rafforzare la memoria? A volte gli inquirenti usano l'ipnosi per estrarre i ricordi dei testimoni
oculari. Nonostante gli occasionali successi ottenuti gli esperimenti controllati dimostrano che l'ipnosi non migliora il
ricordo in modo affidabile. In alcuni studi ricordano meglio, in altri peggio. Un'altra preoccupazione è che alcuni
ricordi, possono essere pseudo ricordi, cioè false memorie create durante l'ipnosi dalle affermazioni e dai
suggerimenti dell'esaminatore. Alcuni psicologi stanno cercando la maniera di minimizzare gli errori di memoria
indotti dall'ipnosi ma molti tribunali hanno vietato o limitato le testimonianze ottenute in stato di ipnosi.

Le teorie sulle ipnosi e la teoria della dissociazione


Gli studi sulla fisiologia del cervello rivelano che l'ipnosi non ha alcuna attinenza con il sonno. Vari ricercatori
propongono delle teorie della dissociazione che considerano l'ipnosi uno stato di alterazione basato su una divisione
della coscienza. Hilgard ha ipotizzato che l'ipnosi crea una divisione della consapevolezza in cui la persona vive due
flussi di coscienza separati. Uno reagisce ai suggerimenti dell'ipnotizzatore, mentre l'altro rimane sullo sfondo ma è
consapevole di tutto ciò che accade. Hilgard definisce quest’ultima parte della coscienza osservatore occulto. Questa
dissociazione spiega perché i comportamenti che avvengono sotto ipnosi sembrano involontari e automatici.
Le teorie cognitive sociali
per altri studiosi, l'ipnosi non è uno stato particolare di dissociazione della coscienza. Le teorie cognitiva sociali
affermano invece che l'esperienza ipnotica deriva dalle aspettative di persone che vogliono essere ipnotizzate. Pare
infatti che le nostre aspettative influenzano fortemente il modo in cui il cervello organizza le informazioni sensoriali.
Spesso noi, vediamo ciò che ci aspettiamo di vedere.
Capitolo 7
Apprendimento: il ruolo dell'esperienza
L'apprendimento è un processo attraverso il quale l'esperienza produce un cambiamento relativamente duraturo e
adattivo nella capacità di comportamento di un organismo.
L'adattamento all'ambiente
il concetto di apprendimento richiama l'attenzione sull'importanza dell'adattamento all'ambiente. Mentre l'evoluzione
si focalizza su l'adattamento biologico della specie trasmesso da una generazione all'altra, l'apprendimento è un
processo di adattamento strettamente personale. È immerso in un ambiente che presenta gli eventi più disparati, ogni
organismo deve imparare a capire:
1. quali eventi sono o non sono importanti per la sua sopravvivenza e il suo benessere
2. quali stimoli segnalano che sta per verificarsi un evento importante
3. se le sue reazioni produrranno conseguenze positive o negative
i principali tipi di apprendimento sono cinque: abituazione sensibilizzazione, apprendimento associativo o
condizionamento che si divide in condizionamento classico e condizionamento operante virgola e l'apprendimento per
osservazione.
L'abituazione la sensibilizzazione
La abituazione consiste in un calo progressivo di intensità della risposta a uno stimolo ripetuto, è presente in tutte le
specie.
La sensibilizzazione consiste in un incremento progressivo di intensità della risposta a uno stimolo ripetuto.
Queste due avvengono contestualmente il comportamento è il risultato della competizione tra i due meccanismi, o c'è
uno o l'altro. Entrambi i processi hanno funzioni adattive, sono organismo reagisce a tutti gli stimoli che si producono
nel suo ambiente finirebbe per venirne sopraffatto.
Il condizionamento classico: associare uno stimolo all'altro
Il condizionamento classico è un processo di apprendimento in cui un organismo impara ad associare due stimoli, così
da uno stimolo si va a suscitare una reazione innescata origine da un altro stimolo. Diversamente dall'abituazione e
dalla sensibilizzazione, i cambiamenti comportamentali indotti dal condizionamento classico non si basano su uno
stimolo singolo ma richiedono l'associazione tra due o più stimoli. Il condizionamento classico è un tipico esempio di
serendipity.
Le pionieristiche ricerche di Pavlov
Pavlov era uno studioso della fisiologia, in particolare della funzione digestiva. Era interessato a studiare la
composizione e le funzioni della saliva e misurava la risposta salivare dei cani alla vista del cibo. Notò che i cani
iniziavano a salivare ancor prima di vedere il cibo, non appena sentivano nei passi dello sperimentatore che si
avvicinava. Presentando un rumore o un altro stimolo che normalmente non causava la salivazione poco prima di
introdurre il cibo nella bocca del cane osservò che dopo un numero di ripetizioni bastava solo il rumore o un altro
stimolo neutro a far salivare l'animale.
Abbiamo quindi uno stimolo neutro→perché non induce salivazione
il cibo è uno stimolo incondizionato→poiché costituisce una risposta riflessa indipendentemente da ogni precedente
esperienza
La salivazione è una risposta incondizionata→che viene indotta da uno stimolo incondizionato.
Il suono del campanello o un altro stimolo neutro→diventa uno stimolo condizionato e di conseguenza quando il cane
sente rumore la salivazione→diventa una risposta condizionata indotta da uno stimolo condizionato.
L'intensità dello stimolo incondizionato gioca un ruolo importante per il determinarsi della risposta condizionata.
Anche la frequenza e l'intervallo di tempo dell'abbinamento stimolo condizionato e stimolo incondizionato incidono
sul condizionamento. L'apprendimento della risposta condizionata è rapido in condizioni di abbinamento anticipato
con lieve ritardo, cioè quando il suono del campanello è ancora presente quando gli viene dato il cibo.
L'apprendimento della risposta condizionata è meno rapido in condizioni di abbinamento simultaneo, mentre ancora
più lenta quando lo stimolo condizionato viene presentato dopo lo stimolo incondizionato e prenderà il nome di
abbinamento ritardato.
L'estinzione e la ripresa spontanea
un modo per far cessare la risposta condizionata e l'estinzione, un processo che si verifica quando la stimolo
condizionato viene presentato ripetutamente in assenza dello stimolo incondizionato, facendo indebolire e poi
scomparire la risposta condizionata.
[Prova di estinzione-prova di apprendimento]
Se si evita il contatto con lo stimolo condizionato non collegato allo stimolo incondizionato non può avviarsi il
processo di estinzione.
Anche quando la risposta condizionata si estingue non tutte le sue tracce vengono necessariamente cancellate. Infatti,
a distanza di qualche tempo la risposta condizionata potrebbe ripresentarsi e prende il nome di ripresa spontanea. La
risposta condizionata nella ripresa spontanea è più debole di quella iniziale e si estingue molto più rapidamente.
L'estinzione non è un processo di apprendimento della risposta condizionata ma piuttosto un processo di inibizione
della risposta condizionata stessa.
La generalizzazione e la discriminazione
una volta acquisita una risposta condizionata l'organismo reagisce spesso non solo allo stimolo condizionato originario
ma anche a stimoli che gli somigliano. Maggiore è la somiglianza tra gli stimoli maggiore la probabilità che si
determini una risposta condizionata, questo fenomeno prende il nome di generalizzazione dello stimolo. Quando la
generalizzazione diventa eccessiva si possono determinare delle reazioni improprie. Per impedire che la
generalizzazione dello stimolo diventi ossessiva gli organismi devono imparare a distinguere tra gli stimoli rilevanti e
quelli che potrebbero segnalare un pericolo. Si parla pertanto di discriminazione.
Il condizionamento di ordine superiore
Quando il suono del campanello diventa uno stimolo condizionato che induce salivazione nel cane può essere usato
per condizionare una risposta di salivazione a un nuovo stimolo neutro ad esempio un quadrato nero. Attraverso prove
di apprendimento il cane sarà condizionato a salivare alla sola vista del quadrato nero senza il suono del campanello.
Le applicazioni del condizionamento classico
Protagonista dell’esperimento era un bambino di undici mesi di nome Albert. Watson e Rayner gli hanno fatto vedere
un topolino bianco che non lo ha spaventato. Successivamente hanno colpito una sbarra di acciaio con un martello che
ha spaventato Albert e lo ha fatto piangere. Dopo vari abbinamenti topolino-rumore la semplice vista del topo lo
faceva piangere. Giorni dopo hanno esposto Albert ad altri stimoli di prova. Se le fobie si apprendono, si possono
disimparare.
Un esempio di terapia di disapprendimento di una fobia fu trattato da Jonas e il bambino che ha paura dei conigli. Lui
fu il precursore delle terapie di esposizione, in cui il paziente viene esposto allo SC che induce una risposta ansiosa
senza la presenza dello SI consentendo l’estinzione.
Per presentare lo stimolo fobico possono essere utilizzate immagini mentali, situazioni reali o entrambe le cose. In un
approccio denominato desensibilizzazione sistematica, in cui il paziente apprende tecniche di rilassamento e poi viene
esposto allo stimolo che provoca paura. Un altro approccio è il flooding, espone immediatamente il soggetto allo
stimolo fobico.

Fase Progresso compiuto dal bambino


1. La presenza del coniglio in qualunque punto della stanza genera paura
2. La presenza del coniglio è tollerata a 4 metri di distanza
4. La presenza del coniglio è tollerata a 1 metro di distanza
5. Si tollera la presenza del coniglio chiuso in gabbia
6. Si tollera la presenza del coniglio libero
7. Il coniglio viene toccato quando gira libero per la stanza
10. Il coniglio può stare sul ripiano del seggiolone
12. Tiene il coniglio sulle ginocchia
16. Accarezza teneramente il coniglio
17. Lascia che il coniglio gli mordicchi le dite
L’attrazione e l’avversione
Il condizionamento classico influenza ciò che ci attira e ci stimola piacevolmente. Inoltre, può ridurre la nostra
eccitazione e la nostra attenzione per determinati stimoli. Quest’ultimo viene utilizzato nella terapia di
avversione→una terapia che tenta di condizionare un’avversione (repulsione) verso uno stimolo che induce un
comportamento indesiderato abbinandolo a un SI sgradevole. Questa terapia viene utilizzata per ridurre
comportamenti impropri e socialmente indesiderati, pedofili e alcolisti ad esempio. Hanno dato risultati che però erano
a breve termine.
Malattia e salute
Attraverso il condizionamento classico il nostro corpo può reagire con modalità che promuovono danneggiano la
nostra salute. Il condizionamento classico può spiegare spesso la comparsa di sintomi fisici che non sembrano avere
una causa nota. Per esempio, abbinando costantemente uno stimolo neutro a una sostanza che induce una reazione
allergica, quell'odore può diventare uno stimolo condizionato che provano la reazione allergica simile.
La chemioterapia e la radioterapia causano spesso nausea e vomito. Molti pazienti oncologici finiscono spesso per
sviluppare nausea e vomito anticipatori prima di sottoporsi a queste terapie. Per fortuna adeguati trattamenti
psicologici possono aiutare i pazienti a disimparare la risposta, il paziente viene abituato a rilassarsi fisicamente e poi
gli stimoli condizionati che suscitano le risposte anticipatorie vengono abbinati al rilassamento e a immagini mentali
piacevoli.
Anche il sistema immunitario è suscettibile al condizionamento classico. Infatti, il condizionamento classico potrebbe
rappresentare un'utile arma contro alcune malattie.
Es. Bevanda zuccherata e farmaco
Il condizionamento operante: apprendere dalle conseguenze
Il condizionamento classico non può spiegare come fanno gli animali e gli esseri umani ad apprendere nuovi modelli
di comportamento, queste sono reazioni volontarie o emesse.
La legge dell’effetto di Thorndike
Thorndike costruì una gabbia denominata puzzle blox che si apriva dall’interno tirando una corda o facendo una
pressione su una leva con il peso del corpo.
Chiuso un gatto affamato era una puzzle box e mise del cibo all'esterno: per raggiungerlo l'animale doveva imparare a
uscire dalla gabbia. Ad un certo punto per caso è salito sulla leva, dopo vari tentativi, facendo aprire la porta. Dedusse
quindi che gli animali andavano per tentativi e chiamo questo processo apprendimento strumentale poiché il
comportamento di un organismo e strumentale al conseguimento di certi risultati. Formulo quindi la legge dell'effetto
→ secondo una data situazione una risposta seguita da una conseguenza soddisfacente diventerà più probabile, mentre
una risposta seguita da una conseguenza frustante diventerà meno probabile.
Skinner, l'analisi del condizionamento operante
Il condizionamento operante è un tipo di apprendimento che viene influenzato dalle conseguenze che esso stesso
produce. Skinner, che approfondì il lavoro di Thorndike, progettò quella che poi avrebbe preso il nome di skinner box.
Su una parete viene posizionata una leva al di sopra di una ciotola. Un topo affamato viene introdotto nella skinner
box nei suoi spostamenti preme accidentalmente la leva facendo cadere nella ciotola un pezzetto di cibo che il topo
subito mangia. Man mano che il tempo passa il topo preme sempre più frequentemente la leva. Skinner ha individuato
vari tipi di conseguenze:
 il rinforzo> si determina quando una risposta viene rafforzata dai risultati che ne derivano; quindi, aumenta la
frequenza di un comportamento (cibo)
 la punizione> si determina quando una risposta viene indebolita dai risultati che ne derivano quindi
diminuisce la frequenza di un comportamento (scossa)
L'analisi del comportamento operante coinvolge tre tipi di eventi:
1. gli antecedenti> stimoli che sono presenti prima che venga messo in atto un comportamento
2. i comportamenti> i comportamenti messi in atto dall'organismo
3. le conseguenze> fanno seguito ai comportamenti
La relazione tra il comportamento e la conseguenza prende il nome di contingenza certa. Mentre tutte e tre prendono il
nome di contingenza tripartita.
La distinzione tra condizionamento operante e condizionamento classico
Nel condizionamento classico una risposta preesistente (RI) è legata a un nuovo stimolo (SC) che la farà diventare una
risposta condizionata. Nel condizionamento operante si apprendono nuovi comportamenti in risposta a stimoli presenti
nell'ambiente. Mentre nel condizionamento classico sono presenti solo stimoli e risposte, nel condizionamento
operante vi è uno stimolo, una risposta è un evento rinforzante o punitivo. Si possono inoltre suddividere:
 apprendimento delle risposte involontarie → condizionamento classico
 apprendimento delle risposte volontarie → condizionamento operante
I due condizionamenti possono coesistere insieme, esempio della lavagna: l'insegnante che fa stridere il gesso quando
scrive alla lavagna, la sola vista dell'insegnante che solleva il gesso in direzione della lavagna può diventare uno
stimolo condizionato che innesca automaticamente una risposta condizionata di brividi lungo la schiena ma è anche un
segnale efficace per gli studenti che dice loro di tapparsi le orecchie, una risposta operante, rinforzata dalla
conseguenza cioè ridurre la percezione dello stridore.
Le condizioni antecedenti e le conseguenze
Dei fattori della contingenza tripartita soltanto due hanno l'influenza importante sul comportamento: la condizione
antecedente (o stimolo discriminatorio) e le conseguenze del comportamento che la rinforzano o la riducono. Il fatto di
trovarsi nella skinner box (il topo) è la condizione antecedente. Gli stimoli discriminatori creano l'occasione per
risposte operanti. Ad esempio, la vista dell'insegnante che solleva il gesso in direzione della lavagna è uno stimolo
discriminatorio, quest'ultimi guidano una buona parte del nostro comportamento quotidiano e danno l'occasione per
mettere in atto certe risposte.
Il rinforzo positivo
il rinforzo positivo è quando una risposta viene potenziata dalla presentazione successiva di uno stimolo (aggiungo). I
comportamentisti la chiamano ricompensa.
gli psicologi distinguono due macro categorie di rinforzi positivi:
 i rinforzi primari> stimoli che hanno organismo trova naturalmente rinforzati perché soddisfano i bisogni
biologici
 i rinforzi secondari(condizionati)> stimoli che acquisiscono proprietà rinforzanti tramite l'associazione a
rinforzi primari
i rinforzi secondari dimostrano che il comportamento dipende spesso sia dal condizionamento classico sia dal
condizionamento operante.
Il rinforzo negativo
Il rinforzo negativo e quando una risposta viene potenziata dalla successiva eliminazione di uno stimolo negativo, ad
esempio, quando prendo un'aspirina per il mal di testa. Lo stimolo negativo viene rimosso (in questo caso il mal di
testa) e viene chiamato elemento rinforzante negativo.
Il rinforzo negativo viene spesso confuso con la punizione, mentre quest'ultima indebolisce una risposta, il rinforzo,
positivo o negativo che sia, potenzia una risposta.
il rinforzo positivo aggiunge, il rinforzo negativo rimuove.
L'estinzione operante
L'estinzione operante è l'indebolimento seguito a distanza di tempo dalla scomparsa di una risposta non più rinforzata.
Quando le risposte non rinforzate continuano a manifestarsi questo fenomeno prende il nome di resistenza
all'estensione, che si divide in:
 bassa resistenza> quando cessa quasi subito
 alta resistenza> quando si ripete ancora per migliaia di volte
La punizione positiva
Anche la punizione assume due forme, la prima è la punizione positiva o punizione applicativa cioè quando una
risposta viene indebolita dalla applicazione successiva di uno stimolo. Riduce la probabilità che la stessa esperienza si
possa ripetere nel futuro. (prendere a ceffoni un bambino che si è comportato male)
Il costo della risposta
La seconda di forma di punizione è il costo della risposta cioè la risposta viene indebolita dalla rimozione successiva
di uno stimolo, cioè togliere all'individuo qualcosa che ritiene gratificante. (vietare di uscire ad un bambino che si è
comportato male)
Sia la punizione positiva sia il costo di risposta hanno dei limiti, Sopprimo nel comportamento ma non inducono
l'organismo a disimparare la risposta che si vorrebbe estinguere perché ci dicono cosa non dobbiamo fare ma non ci
aiutano a capire e imparare cosa dobbiamo fare. Pertanto, è importante un rinforzo positivo per le risposte alternative
desiderabili.
Il rimodellamento e la concatenazione: un passo alla volta
Es. Bambino di quattro anni che non gioca molto con gli altri bambini e trascorre la maggior parte del tempo seduto
nella sabbiera. Le maestre genitori vorrebbero che fosse più attivo, come dobbiamo operare? Poniamoci un obiettivo:
convincere il bambino a giocare sul quadro svedese. Poi selezioniamo un rinforzo positivo, ad esempio l'attenzione.
Quando gioca sul quadro svedese dobbiamo prestargli attenzione. Per risolvere questo problema skinner ha scoperto
un processo più veloce, rinforziamo il bambino quell'attenzione ogni volta che lo vediamo in piedi nella sabbiera,
consolidato a questa risposta, successivamente rinforziamo l'attenzione ogni volta che stai in piedi nella sabbiera e si
dirige verso il quadro svedese. Successivamente lo rinforziamo quando è vicino al quadro svedese e infine solo
quando ci sale sopra.
Questo processo prende il nome di rimodellamento o modellamento per approssimazioni successive, cioè premiare
a piccoli step.
Un'altra procedura e la concatenazione o rimodellamento per sequenze successive, viene utilizzata per sviluppare
una sequenza di risposte rinforzando ogni risposta con la possibilità di mettere in atto la risposta successiva. Es.
supponiamo che un topo abbia imparato a premere la leva per ottenere del cibo quando è accesa la luce, se mettiamo
un campanello e ogni volta che il topo ci sbatte, questo campanello fa accendere la luce, con il tempo imparerà a
suonare il campanello perché sa che accendendo la luce riceverà il cibo.
La generalizzazione e la discriminazione
Un bambino piccolo che tocca un pezzo di ferro incandescente impara a non toccare solo quel pezzo di ferro ma anche
tutti gli altri, prende il nome di generalizzazione operante, una risposta operante fa seguito a un nuovo stimolo
antecedente o ha una situazione che è simile a quella originaria.
Con l'esperienza impariamo a discriminare le condizioni antecedenti, ad esempio, impariamo a prendere un autobus
contrassegnato da un certo simbolo e non un altro contrassegnato da simboli diversi ma simili, questo prende il nome
di discriminazione operante, una risposta operante fa seguito a uno stimolo antecedente ma non a un altro.
Il numero degli autobus è uno stimolo antecedente e cioè uno stimolo discriminatorio punto un comportamento che
viene influenzato da stimoli discriminatori si dice sottoposto al controllo dello stimolo.
I programmi di rinforzo
Nella vita quotidiana il rinforzo avviene con diverse modalità e con diverse frequenze. Prende il nome di programmi
di rinforzo e hanno effetti sull'apprendimento, sull'estinzione ecc. Il modo più scontato per manipolare un programma
di rinforzo è variare l'intervallo di tempo tra risposta e conseguenza.
Una conseguenza che si determina immediatamente dopo un comportamento ha un effetto più forte rispetto a quando
viene ritardata. L'efficacia del rinforzo immediato contribuisce a spiegare perché molti continuano a mettere in atto dei
comportamenti che hanno conseguenze dannose nel lungo termine, ad esempio i tossicodipendenti.
Inoltre distinguiamo:
 programmi di rinforzo continuo> vengono rinforzate tutte le risposte di un determinato tipo (la pressione
esercitata sulla leva produce l'erogazione di cibo)
 programmi di rinforzo parziale o intermittente> viene rinforzata solo una parte delle risposte di un
determinato tipo
I programmi di rinforzo parziale si possono classificare in base a due distinzioni importanti:
1. Programmi a distribuzione percentuale, dove si rinforza una certa percentuale di risposte. Programmi a
intervalli prestabiliti, dove deve trascorrere un certo periodo di tempo tra i rinforzi indipendentemente dal
numero delle risposte che si potrebbero verificare nell'intervallo.
2. Programmi fissi, il rinforzo avviene sempre dopo il numero prestabilito di risposte o dopo un intervallo di
tempo predeterminato. Programma variabile, il numero richiesto di risposte o l'intervallo che le deve
separare varia casualmente intorno a una media.
Il rinforzo continuo a un vantaggio importante rispetto al rinforzo parziale poiché generano apprendimento più rapido
ma anche uno svantaggio: delle risposte continuamente rinforzate si estinguono più rapidamente. Il rinforzo parziale
produce un cambiamento che viene appreso più lentamente ma resiste maggiormente all'estinzione.
Il modo più efficace per promuovere un apprendimento rapido e un'elevata resistenza all'estinzione e rinforzare un
comportamento in maniera continuativa finché non si consolida virgola e successivamente passare a un programma di
rinforzo parziale preferibilmente variabile che viene reso di volta in volta più esigente.
Il condizionamento di fuga e il condizionamento evitante
Nel condizionamento di fuga l'organismo apprende una risposta per mettere fine a uno stimolo negativo, quando
sentiamo freddo decidiamo di indossare un maglione perché vogliamo smettere di tremare o sentire freddo, prendiamo
dei medicinali per rinforzare l'eliminazione del dolore.
Nel condizionamento evitante l'organismo aprendo la risposta per evitare uno stimolo negativo, e impariamo a
indossare indumenti caldi per evitare la sensazione di freddo.
Entrambi i condizionamenti si possono dimostrare sperimentalmente.
Esempio della shuttle box: (scossa, luce, topo che scappa dall'altra parte)
Una volta appresa questa risposta evitante diviene difficile da estinguere, infatti
l'animale anche se non subisce scosse dopo lo spegnimento della luce continua a
spostarsi.
La teoria di fattoriale di apprendimento dell’evitamento spiega come nel
comportamento di evitamento siano coinvolti sia il condizionamento classico che il
condizionamento operante. Ci aiuta inoltre a capire quanti comportamenti evitanti si sviluppano ma non ci spiega
alcuni aspetti del l'evitamento per esempio perché certe persone sviluppano una paura ad alcuni stimoli piuttosto che
ad altri.
Le obiezioni al comportamentismo
i vincoli biologici> i comportamentisti hanno fornito contributi essenziali tuttavia alcuni psicologi che vedevano il
comportamento in una prospettiva biologica hanno messo in discussione alcuni assunti critici del comportamentismo.
Secondo alcuni l'assunto comportamentista era sbagliato perché ignorava un principio fondamentale: il
comportamento è influenzato dalla storia evoluzionistica di un organismo che pone dei vincoli biologici
all'apprendimento. Il concetto di predisposizione e fu sviluppato da Seligman, si parla di organismi biologicamente
predisposti a imparare alcune associazioni più facilmente di altre.
Vincoli al condizionamento classico> quando mangiamo qualcosa e poi stiamo male possiamo associare quel cibo alla
nausea al vomito che innesca una avversione condizionata al gusto, cioè una risposta condizionata in cui il sapore di
un determinato elemento diventa disgustoso e ripugnante.
Garcia ha condotto numerosi esperimenti su questo fenomeno e ha dimostrato che gli animali apprendevano
l'avversione al gusto anche se il cibo veniva consumato parecchie ore prima di stare male. In un particolare
esperimento ha dimostrato il meccanismo con cui la predisposizione biologica influenza le avversioni apprese.
Quando un cibo ci fa stare molto male sviluppiamo un'avversione verso quel cibo ma non agli amici con cui l'abbiamo
mangiato.
Seligman ipotizza che al pari di altri animali anche gli esseri umani sono biologicamente predisposti ad acquisire certe
paure più facilmente di altre, il più delle volte temiamo delle cose che sembrano avere una maggiore rilevanza sul
piano evoluzionistico: come serpenti, ragni, animali e luoghi pericolosi. Così come l'avversione per il gusto, la paura
può essere condizionata verso certi stimoli piuttosto che altri.
La cognizione e il condizionamento
Modello S-R (stimolo- risposta)→ Ehi l'apprendimento comporta la formazione automatica di legami tra stimoli e
risposte i primi comportamentisti erano convinti.
Successivamente alcuni studiosi hanno messo in discussione il modello esse- R affermando che tra lo stimolo e la
risposta c'è qualcos'altro: la rappresentazione cognitiva del mondo che caratterizza l'organismo. Così il modello S-R
diventa modello S-O-R o modello cognitivo.
Negli anni 20 lo psicologo tedesco Kohler mise in dubbio l'assunto comportamentista di Thorndike secondo cui gli
animali imparano a svolgere determinati compiti solo andando per tentativi. Tramite esperimenti sugli scimpanzé
arrivo alla conclusione che erano in grado di imparare con l'intuito, cioè la percezione rapida di una relazione utile
che aiuta a risolvere un problema. alcune ricerche hanno riportato la tesi secondo cui negli animali esisterebbe un
comportamento intuitivo non indotto dal rinforzo. Cioè gli animali non hanno esperienza precedente con alcuni
materiali ma riescono a risolvere comunque un problema.
Un altro pioniere in questo campo fu Tolman che studio l'apprendimento spaziale nei topi. Tolman nasce come
comportamentista ma è un cognitivista. Ipotizzava che i topi sviluppassero una mappa cognitiva, cioè una
rappresentazione mentale dello spazio di azione, che li aiutasse a raggiungere l'obiettivo. La sua teoria supportava che
l'apprendimento non non segue solo il modello S-R.
Tolman afferma invece che l'apprendimento fornisce delle conoscenze e in base a queste gli organismi sviluppano
un'aspettativa.
L’apprendimento latente
Tolman era convinto che le mappe cognitive si potessero apprendere, andando contro i comportamentisti. Esperimento
dei topi: tre gruppi di topi:
 Primo gruppo: trovavano il cibo subito ogni volta che raggiungevano l’obiettivo
 Secondo gruppo: trovavano la scatoletta vuota ogni volta che raggiungevano l’obiettivo
 Terzo gruppo: trovavano la scatoletta vuota fino al 10 giorno, all’11 giorno piena di cibo.
Scoperta> i topi del terzo gruppo già dal 12 giorno riuscivano a raggiungere l’obiettivo bene come quelli del primo
gruppo. Com’è possibile? Secondo Tolman nei primi giorni i topi apprendevano la mappa spaziale del labirinto e
sviluppavano mappe cognitive, questo apprendimento era però latente, finché non trovavano il cibo l’undicesimo
giorno.
Apprendimento latente> apprendimento che si determina ma viene dimostrato solo più avanti quando c’è un incentivo
alla performance.
La cognizione nel condizionamento classico
Per i comportamentisti c’era un collegamento tra SC e RC. Pavlov aveva un’idea diversa, era convinto che si formasse
un legame tra SC e SI.
I modelli basati sull’aspettativa affermano che il fattore più importante nel condizionamento classico non è la
frequenza con cui si abbinano SC e SI, ma l’attendibilità con cui SC predice la comparsa di SI. I modelli basati
sull’aspettativa sono nati per spiegare alcuni fenomeni che erano stati osservati negli esperimenti di Pavlov. Infatti,
Rescorla, dimostra che il n° di volte in cui SC e SI vengono abbinati non influisce sull’apprendimento. Ha condotto un
esperimento in cui i topi venivano suddivisi in due gruppi:
 Gruppo 1> riceve la scossa preceduta dal campanello, che diventa SC che suscita paura e fa prevedere la
scocca al topo
 Gruppo 2> riceve stesso n° di abbinamento campanello-scossa ma riceve le scosse non sempre precedute dal
campanello.
Secondo la teoria dell’apprendimento tradizionale sarebbe dovuto divenire comunque uno SC, secondo i modelli
dell’aspettativa NO perché non prevede più quando avverrà la scossa; infatti, questi esperimenti dimostrano che i topi
del gruppo 2 non provavano paura.
La teoria di Rescorla-Wagner del condizionamento classico
L'effetto di blocco ha indotto alcuni ricercatori ad affermare che la forza del vincolo associativo che si formava nel
condizionamento classico era determinata dal grado di sorpresa o di imprevedibilità dello SI.
Infatti, i topi del gruppo 1 nella seconda fase si aspettavano già la scossa. Nella teoria di Rescorla e Wagner il
messaggio più importante è che se lo SI (scossa) è inaspettato o sorprendente si associa più fortemente a un SC
(rumore).
Teoria di Rescorla-Wagner → teoria del condizionamento classico secondo cui la forza del condizionamento è
determinata dal livello di imprevedibilità dello SI.
Le teorie del condizionamento che si basano sull’inibizione latente e sul livello di attenzione
I ricercatori hanno messo alla prova il modello di Rescorla-Wagner e hanno identificato una serie di fenomeni che il
modello non era in grado di spiegare compiutamente. Il più significativo tra questi è l'inibizione latente, essa consiste
nell’indebolimento del condizionamento classico dovuto a una precedente esposizione allo SC.
In un esperimento mostrarono a pecore e capre una luce lampeggiante o un rotore in movimento, successivamente le
abituarono ad aspettarsi una scossa elettrica dopo averli visti entrambi. Scoprirono che gli animali erano più lenti ad
apprendere un'associazione tra la scossa (SI) e lo stimolo a cui erano già stati esposti.
Es. quando mangiamo delle cose che abbiamo già mangiato molte volte e poi delle cose che non abbiamo mai
mangiato, se il giorno successivo ci sentiamo male diamo la colpa al cibo che non abbiamo mai mangiato, poiché
l'inibizione latente ci impedisce di sviluppare un'avversione al gusto di ciò che abbiamo sempre mangiato.
Per spiegare il meccanismo con cui si sviluppa l'inibizione latente viene utilizzato il livello di attenzione, cioè
l'attenzione, che viene dedicata a uno SC, determina il livello di apprendimento dell'abbinamento con un nuovo
stimolo. Le teorie attenzionali del condizionamento classico affermano che la forza dell'associazione appresa dipende
dal livello di attenzione che viene dedicato allo SC durante l'episodio di apprendimento.
l'apprendimento cognitivo e comportamentale nelle terapie psicologiche
Ehi gli psicologi hanno fatto buon uso delle teorie dell'apprendimento comportamentale per spiegare e alleviare vari
disturbi psicologici, come ad esempio:
 l'uso di terapia di esposizione (desensibilizzazione sistematica) per curare le fobie, che si basa sulla
conoscenza del fatto che l'estinzione della paura appresa si può ottenere quando la nostra paura non si associa
più allo stimolo che aveva causato inizialmente la fobia.
 Teoria fattoriale dell'apprendimento delle condotte di evitamento che ha contribuito in maniera sostanziale a
spiegare perché hai problemi di ansia persistono e a suggerire come si possono contenere impedendo
l'evitamento.
Così come sono emersi gli approcci cognitivi e l'apprendimento, sono emerse anche delle terapie cognitive. Le terapie
attualmente più usate sono le terapie cognitivo-comportamentali (TCC) che combinano gli elementi per modificare sia
le condizioni improprie sia comportamenti impropri.
L'apprendimento osservazionale: quando sono gli altri a mostrare la via
Apprendimento osservazionale → si determina osservando il comportamento di un modello.
Osservando gli altri impariamo le paure, i pregiudizi, i gusti, i comportamenti sociali, apprendiamo risposte
desiderabili e comportamenti indesiderabili. Inoltre, l'apprendimento osservazione quale può essere fortemente
adattivo poiché possiamo imparare quali eventi sono importanti, quali stimoli segnalano che questi eventi stanno per
verificarsi e quelle risposte dovrebbero produrre conseguenze positive o negative. La capacità degli esseri umani di
imparare dall'osservazione è chiamata modelling, ed e superiore a quella di altre creature poiché ci aiuta a evitare il
processo dell'apprendimento per tentativi.
La teoria socio-cognitiva di Bandura
Anche le ricerche pioneristiche di Albert bandura sull'apprendimento osservazionale hanno contribuito a portare
avanti la contrapposizione del modello S-O-R al comportamentismo. La teoria socio-cognitiva o teoria
dell'apprendimento sociale afferma anche le persone imparano osservando il comportamento dei modelli e acquisendo
la convinzione di poter produrre dei comportamenti che influenzano gli eventi della propria vita.
La modellizzazione per bandura è un processo che si suddivide in quattro fasi ed include fattori cognitivi:
1. attenzione> bisogna dedicare attenzione al comportamento del modello
2. ritenzione> dobbiamo trattenere le informazioni nella memoria in modo da poterle ricordare quando è
necessario
3. riproduzione> dobbiamo essere fisicamente in grado di riprodurre il comportamento
4. motivazione> dobbiamo essere motivati a produrre quel comportamento

secondo bandura, l'autoefficacia, cioè la convinzione delle persone di poter mettere in atto dei comportamenti che
produrranno un risultato desiderato, è un fattore motivazionale critico per l'apprendimento osservazionale.
L'esperimento di Tolman (apprendimento latente, mappe cognitive) lo avevano già dimostrato.
Bandura presenta un esperimento: viene far visto un film a dei bambini in cui viene aggredita una bambola “Bobo”. Il
primo gruppo veniva ricompensato con caramelle ed elogi, il secondo gruppo veniva rimproverato per il
comportamento aggressivo e il terzo gruppo non vedeva conseguenze di alcun tipo. Successivamente i bambini
venivano messi in stanze con vari giocattoli tra cui la bambola.
Bambini del primo gruppo> mettevano in atto comportamenti aggressivi rispetto agli altri due gruppi.
Indipendentemente dal rinforzo i bambini avevano comunque appreso il comportamento del modello.
L'imitazione dell'aggressione il comportamento pro-sociale
le ricerche indicano che la visione di scene di violenza:
 riduci la preoccupazione degli spettatori per la sofferenza delle vittime
 ci abitua alla vista della violenza
 fornisce modelli aggressivi
Mentre la visione di modelli pro-sociali intensifica i comportamenti caritatevoli delle persone.
Il cervello adattivo
la capacità di apprendere di adattarsi dipende anche dalla capacità del cervello di adattarsi, cioè di modificare la
propria struttura e il proprio funzionamento, in base all'esperienza.
Nell'ottocento si pensava che i nuovi ricordi si formassero attraverso lo sviluppo di nuove cellule nel cervello.
Successivamente Cajal ipotizzo che l'apprendimento potesse avvenire modificando la forza della connessione tra le
cellule nervose, Hebb affinò queste ipotesi.
I modellizzatori network neuronale vogliono capire come l'apprendimento e il ricordo si possono iscrivere nei
neuroni e nelle sinapsi del nostro SNC. Essi costruiscono dei modelli di network o (connessioni) neuronali che
apprendono nuove informazioni tramite i cambiamenti che intervengono nelle connessioni tra neuroni simulati
matematicamente.
Dove avviene l'apprendimento nel cervello?
non c'è una sola parte del cervello preposta al controllo dell'apprendimento. Principalmente hanno un ruolo
fondamentale l'ipotalamo e i percorsi neuronali che coinvolgono la dopamina poiché regola la nostra capacità di
apprezzare le ricompense. Il cervelletto ha un ruolo importante nell'acquisizione di alcuni movimenti classicamente
condizionati (comportamenti automatizzati), mentre l'amigdala ha un ruolo centrale nell'acquisizione delle paure
condizionate.
Man mano che acquisiamo esperienze su nuovi compiti, i lobi frontali, Che sono la sede delle funzioni esecutive,
tendono a esercitare un minor controllo e a diventare meno attivi.
Queste scoperte sono però con relazionali non possiamo definire chiaramente un rapporto di causa ed effetto.
Un notevole interesse nelle ricerche ha avuto l'apprendimento offline o consolidamento, cioè la capacità di migliorare
le nostre abilità anche quando non le mettiamo in pratica concretamente. Ciò ci permette di capire che il nostro
cervello consolida durante il sonno quanto appreso durante la veglia.
Negli esseri umani, l'esposizione nella vecchiaia ad ambienti stimolanti e nuove opportunità di apprendimento sembra
rallentare il declino delle funzioni cognitive.
Capitolo 8
Memoria
L'asportazione dell'ippocampo del tessuto celebrale ha causato in un paziente una forte amnesia, e un particolarissimo
problema di memoria e di apprendimento. Ricorda perfettamente l'infanzia, l'adolescenza e altri ricordi, l'amnesia non
l'ha derubato del suo passato ma piuttosto del suo futuro. Il paziente ha infatti perso la capacità di sviluppare nuovi
ricordi da poter rievocare consapevolmente. Anche il suo senso dell'identità era congelato nel tempo, infatti, ricordava
se stesso da giovane ma non si riconosceva nell'immagine che vedeva riflessa nello specchio.
Memoria> serie di processi che ci permettono di registrare, archiviare e poi recuperare esperienze e informazioni, ci
consente di imparare dall'esperienza e di adattarci ad ambienti in cambiamento. In termini evoluzionistici senza la
capacità di ricordare non avremmo potuto sopravvivere come specie.
La memoria come elaborazione delle informazioni
Negli anni 60 i progressi dell'informatica e la rivoluzione cognitiva della psicologia hanno prodotto una nuova
metafora: la mente come un sistema di elaborazione che codifica, immagazzina e recupera le informazioni.
 Codifica> cioè l'inserimento delle informazioni nel sistema attraverso la traduzione in un codice neuronale che
viene processato dal cervello
 Archiviazione> conservazione delle informazioni nel tempo
 Recupero> processi che accedono alle informazioni archiviate
La memoria umana è altamente dinamica e la sua complessità non può essere riprodotta da nessun modello di
elaborazione delle informazioni attualmente esistenti.
Un modello a tre stadi
Atkinson e Shiffrin hanno sviluppato un modello che suddivide la memoria concettualmente in tre componenti
principali:
 memoria sensoriale
 a breve termine o memoria di lavoro
 memoria a lungo termine

La memoria sensoriale
La memoria sensoriale recepisce brevemente le informazioni sensoriali in arrivo, ad esempio le caratteristiche fisiche
di un oggetto. Il nostro registro sensoriale visivo è detto magazzino iconico o memoria iconica.
È difficile, se non impossibile, conservare informazioni complete in forme puramente visiva per più di una frazione di
secondo. Per contro, il nostro registro sensoriale uditivo detto magazzino ecoico o memoria ecoica può trattenere
informazioni sui dettagli specifici di un suono per alcuni secondi.
La memoria di lavoro o a breve termine
Quasi tutte le informazioni recepite dalla memoria sensoriale svaniscono rapidamente. Ma in base al modello originale
a tre stadi, attraverso l’attenzione selettiva alcune informazioni entrano nella memoria a breve termine.
Memoria a breve termine> magazzino mnemonico che conserva temporaneamente un numero limitato di info.
Una volta che le informazioni abbandonano la memoria sensoriale, devono essere rappresentate da un codice perché
rimangono nella memoria a breve termine. I codici di memoria, cioè le rappresentazioni mentali di informazioni o
stimoli di vario tipo, possono assumere varie forme.
 Codici visivi> codificare tramite immagini mentali;
 Codici fonologici> codificare in base al suono;
 Codici semantici> codificare focalizzandosi sul significato di uno stimolo;
 Codici motori> codifichiamo una serie di movimenti.
In molti casi la forma di un codice di memoria non corrisponde alla forma dello stimolo originario.
La memoria a breve termine può trattenere solo un numero limitato di informazioni. A seconda dello stimolo quasi
nessuno è in grado di conservare nella memoria a breve termine più di un certo numero di voci significative. Miller
fissò il limite della capacità della memoria a breve termine. (digit-span test, n° massimo di parole o numeri che si è in
grado di ricordare)
La combinazione di singoli elementi in unità più grandi prende il nome di chuking, una pratica che agevola il ricordo.
La memoria a breve termine è limitata anche nella durata, se non vengono ripetute le info contenute nella memoria a
breve termine hanno generalmente una vita che non supera i 20 sec. Ma ripetendo le informazioni possiamo
estenderne la durata nella memoria a breve termine.
Il modello originario a tre stadi vedeva la memoria a breve termine come un passaggio temporaneo tra la memoria
sensoriale e la memoria a lungo termine. Oggi gli scienziati cognitivi rifiutano questa visione e considerano la
memoria a breve termine una memoria di lavoro.
Memoria di lavoro> è un sistema a capacità limitata che mantiene ed elabora temporaneamente le informazioni, è uno
spazio di rappresentazione mentale che immagazzina le informazioni, le manipola attivamente e supporta altre
funzioni cognitive (problem solving e la pianificazione)
Le componenti della memoria di lavoro
1. Loop fonologico> archivia brevemente le rappresentazioni mentali dei suoni, è attivo quando ascoltiamo le
parole e quando le pronunciamo quando leggiamo. La ripetizione riattiva i codici acustici immagazzinati nel
loop fonologico. È costituito da due componenti: un archivio fonologico, dove viene conservata la traccia
mnestica e un sistema articolatorio di ripetizione, che viene usato per ripetere mentalmente le informazioni.
2. Taccuino visuo-spaziale> archivia brevemente le info spaziali e visive. Questi primi due possono essere attivi
simultaneamente e vengono chiamati sistemi subordinati. Il ricordo immediato di suoni analoghi è minore
rispetto al ricordo di suoni diversi. Varia anche in base alla lunghezza delle parole, quelle più brevi si
ricordano meglio rispetto a quelle più lunghe.
3. Buffer episodico> è uno spazio temporaneo di archiviazione, combina il materiale proveniente dal loop
fonologico e dal taccuino visuo-spaziale in un unico codice.
4. Esecutivo centrale> dirige il processo complessivo, pianifica, controlla la sequenza di azioni da eseguire,
divide e pone l’attenzione sugli altri sottosistemi integrando le info all’interno del buffer episodico.
Cowan ha proposto una configurazione alternativa alla memoria di lavoro, seppur diversa, da quella di Baddeley, si
somigliano.

La memoria a lungo termine


La memoria a lungo termine è la nostra vastissima biblioteca di ricordi più duraturi. È illimitata e può durare tutta la
vita.
Effetto di posizione seriale> cioè la capacità di ricordare una voce dipende dalla posizione che occupa all’interno di
una serie. Costituito da due componenti: effetto primacy e effetto recency. Il primo permette di ricordare meglio le
prime voci, il secondo le più recenti, le ultime.
La codifica: acquisire le informazioni
I ricordi vanno organizzati e per ricordarli occorre un’elaborazione, che si divide in:
 elaborazione volontaria> richiede un’attenzione conscia e la codifica viene intrapresa in modo intenzionale
(es. prendere appunti)
 elaborazione automatica>richiede un’attenzione minima e la codifica viene intrapresa in maniera involontaria
e automatica.
I livelli di elaborazione: quando più profondo vuol dire migliore
L’elaborazione richiede uno sforzo mentale. Suddividiamo:
 codifica strutturale> ci limitiamo a guardare com’è scritta una parola;
 codifica fonologica o fonemica> ci impegniamo a capire il suono;
 codifica semantica> ci impegniamo a capirne il significato.
Più in profondità elaboriamo le parole, meglio le ricorderemo in base al concetto di livelli di elaborazione. Tra le tre
codifiche, quella che ci permette di ricordare meglio le cose è la codifica semantica, la quale richiede l’elaborazione
più profonda.
L’esposizione e la ripetizione
La poca esposizione ad uno stimolo, non accompagnata dalla focalizzazione su di esso, è un’elaborazione superficiale.
La ripetizione va ben oltre l’esposizione. Distinguiamo:
 ripetizione di mantenimento> cioè la semplice ripetizione a memoria, non è quasi mai un metodo ottimale per
trasferire le informazioni nella MLT.
 ripetizione elaborativa> comporta la focalizzazione sul significato delle informazioni o la loro elaborazione.
Richiede un’elaborazione più profonda rispetto alla ripetizione, ed è la più efficace a trasferire le informazioni
nella MLT.
L’organizzazione e le immagini visuali
Gli schemi organizzativi sono fondamentali per aiutare la memoria.
L’organizzazione del materiale da memorizzare in una gerarchia si basa sul principio di associazione tra concetti. Per
tanto, una gerarchia logica migliora la nostra comprensione della correlazione tra concetti.
Ogni categoria ha un’organizzazione visiva, le immagini si possono usare, infatti, come codice mnemonico
supplementare.
Le immagini visive
Allan Paivio ipotizza che le informazioni siano archiviate nella MLT in due modi:
 codici verbali
 codici visivi
teoria della doppia codifica> l’uso di codici verbali e codici visivi migliora il ricordo perché è più probabile che
almeno uno dei due codici si renda disponibile a distanza di tempo.
metodo dei loci> un’altra tecnica che si basa sull’efficacia delle immagini visive, vengono associate le info a
immagini mentali di luoghi fisici. EFFICACE
L’effetto rappresentazione
Il ricordo di un compito messo in atto praticamente/fisicamente è migliore della stessa operazione ma espressa in
termini verbali. La condizione verbale fornisce uno stimolo povero, rispetto a quello pratico/fisico.
Altri supporti mnemonici
Supporto mnemonico> è tutto ciò che agevola il ricordo.
Esempi: chunking, gerarchie, immagini visive e metodo dei loci, anche le rime e gli acronimi sono supporti
mnemonici, poiché quest’ultimi combinano una o più lettere di ciascun elemento da ricordare.
L’influenza delle conoscenze pregresse sulla codifica
Quando ascoltiamo o leggiamo non ricordiamo tutto ma il senso generale. I temi che estraiamo dagli eventi per
codificarli nella nostra memoria sono organizzati intorno a degli schemi. Uno schema è un quadro di riferimento
mentale, ossia un approccio mentale strutturato che riguarda un aspetto del mondo.
L’acquisizione dell’expertise> è lo sviluppo di schemi che aiutano a codificare le informazioni in modelli significativi.
Studio scacchi di Chase e Simon: tre giocatori di scacchi con livelli diversi di “preparazione”. Guardavano la
scacchiera per 5 secondi su cui si trovavano 25 pezzi. In base ai livelli di preparazione, i giocatori ricordavano 16,8,6
pezzi (quello più esperto ricordava la posizione di più pezzi ecc.). Quando i pezzi erano posti in maniera casuale tutti e
tre i giocatori ne ricordavano appena 2 o 3.
Posti in posizioni significative, grazie all’esperienza, sono più facili da ricordare.
La codifica e la memoria straordinaria
Ericsson e i suoi colleghi affermano che la memoria eccezionale o straordinaria non è un’abilità innata ma piuttosto
una competenza appresa che richiede conoscenze pregresse, efficienza di archiviazione e recupero e inoltre molto
esercizio.
I mnemonisti o memoristi sfruttano i principi base della memoria (chunking, immagini visive ecc.)
Thompson e i suoi colleghi, in uno studio su Rajan che ricordava i decimali del pi greco, si resero conto che utilizzava
il chunking. Per Thompson la memoria straordinaria è un’abilità innata perché seppur con molto esercizio non è
possibile ottenere un’eccellente performance. Mentre Ericsson dissentiva.
La memoria come network
Il ricordo si agevola tramite l’associazione di nuovi elementi ed elementi già presenti in memoria. Questo è il
principio che sta alla base dell’approccio dei network e delle reti.
Le reti associative
Un gruppo di teorie afferma che la MLT si può rappresentare come una rete associativa, un grande network di idee.
In questo network ogni concetto è rappresentato da un nodo assimilabile in qualche modo a ogni singola giuntura di
una grandissima rete da pesca. Le linee di questo network raffigurano le associazioni tra concetti: le linee più brevi
designano associazioni più forti.
Collins e Loftus spiegano che quando le persone sviluppano mentalmente un concetto c’è un’attivazione che si
estende ai concetti correlati in tutto il network. → Es. quando pensiamo all’autopompa dovrebbero attivarsi anche
concetti correlati come rosso, fuoco, camion ecc.
La parola priming indica l’attivazione di un concetto da parte di un altro concetto.
Inoltre, l’idea che la memoria immagazzini le info in una rete associativa spiega anche perché gli accenni e i supporti
mnemonici stimolano il ricordo.
Le reti neuronali
I modelli che si basano sulle reti neuronali sono un altro approccio per spiegare le cause dell’attivazione espansiva e
del priming. I modelli delle reti neuronali sono modelli informatici la cui programmazione incorpora principi che
ricalcano il funzionamento del sistema nervoso.
Tutti i nodi delle reti neuronali sono collegati tra loro e, a differenza delle reti associative, ogni nodo di una rete
neuronale è simile a una piccola unità di elaborazione delle info. I nodi delle reti neuronali hanno connessioni con
molti altri nodi, sono programmati per ricevere e trasmettere segnali eccitatori o inibitori e vengono attivati tramite il
potenziale d’azione.
Nei modelli delle reti neuronali (connessionisti) ogni ricordo è rappresentato da un tratto specifico di nodi
interconnessi e attivati simultaneamente. Vengono chiamati anche modelli di elaborazione parallela distribuita o
PDP.
Es. nodo 4+nodo 95+nodo 423=rosso/ nodo 4+nodo 78+nodo 901=autopompa.
I tipi di memoria a lungo termine
Gli studi mostrano come il cervello possiede vari tipi di MLT.
Separate ma
1. Memoria dichiarativa>
interconnesse  memoria episodica= fa riferimento al ricordo di episodi della nostra vita.
 memoria semantica= fa riferimento al ricordo di conoscenze generali sul mondo, sul linguaggio, il ricordo
del significato di parole ecc.
2. Memoria procedurale o non-dichiarativa>
 Competenze motorie. Procedurali e cognitive
 Effetti del condizionamento classico
Molti ricercatori distinguono tra ricordo esplicito> cioè quel ricordo che comporta il recupero delle informazioni in
maniera consapevole e intenzionale. Contiene: il riconoscimento, il richiamo alla mente e il ricordo facilitato.
ricordo implicito> che si determina quando la memoria influenza il comportamento senza che ce ne rendiamo conto.
(andare in bicicletta, guidare ecc.)
Il recupero: accedere alle informazioni
Immagazzinare le info se poi non riusciamo a ricordarle è inutile. Un indizio per il recupero è lo stimolo, interno o
esterno, che attiva delle informazioni conservate nella MLT.
Esperimento di Mäntylä= gruppo di studenti universitari svedesi ai quali viene presentato un elenco con 504 parole.
Alcuni dovevano pensare e scrivere 1 associazione per ogni parola, altri dovevano produrre 3 associazioni per ogni
parola. Gli danno un test sul ricordo solo di 252 parole rispetto alle 504 iniziali. Alcuni hanno avuto la possibilità per
alcune parole di vedere le associazioni che avevano generato(indizi), altri hanno visto quelle generate da altri. Quando
quelli che avevano formulato una sola associazione, la vedevano, riuscivano a ricordare solo il 61% delle parole,
mentre quelli che avevano formulato tre associazioni ne ricordavano il 91%. Quando vedevano un indizio generato da
altri il ricordo stimolato calava dell’11%, quando vedevano tre indizi generati da altri il ricordo calava del 55%.
CIOÈ→ la generazione propria di associazioni richiedeva più elaborazione e quindi ricordavano meglio. E inoltre, più
indizi, se uno non funziona, possono attivare il ricordo.
Il valore della differenziazione
Gli stimoli differenziati si ricordano meglio dei non differenziati e hanno maggiori probabilità di suscitare ricordi a
lungo termine nitidi e chiari.
L’attivazione, l’emozione e il ricordo
Molte esperienze della nostra vita vengano ricordati meglio perché ci hanno coinvolto emotivamente. Nel corso degli
esperimenti, le persone a cui vengono presentati stimoli emotivamente significativi oppure neutri in genere ricordano
meglio gli stimoli emotivamente intensi. I ricercatori hanno scoperto che gli stimoli ad alta valenza emotiva
favoriscono il rilascio degli ormoni dello stress e ciò induce i neuroni ad intensificare l’attivazione dell’amigdala, che
aiuta a codificare gli aspetti emozionali delle esperienze in ricordi di durata più lunga.
Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che il coinvolgimento emotivo promuove i ricordi autobiografici, cioè quei ricordi
degli eventi personali, della propria vita.
Col tempo l’intensità emotiva legata a ricordi piacevoli o spiacevoli tende a diminuire un po’, scoperto da Richard
Walker e i suoi colleghi.
Inoltre, hanno scoperto anche che nelle persone inclini lievemente alla depressione l’intensità dei ricordi piacevoli e
spiacevoli diminuisce allo stesso modo.
Il ricordo di esperienze traumatiche potrebbe rimanere emotivamente intenso per anni. Ad ogni modo, il semplice fatto
che un ricordo sembri chiaro non ne garantisce la fedeltà.
I ricordi fotografici
I ricordi fotografici sono ricordi nitidi e facili da ricordare, ma sono veramente affidabili?
 Hornstein e colleghi hanno condotto uno studio sul ricordo a lungo termine della morte della principessa
Diana. Hanno scoperto che nonostante i mesi passassero quel ricordo era nitido. Questo porta a pensare che i
ricordi scioccanti lascino un segno duraturo e più definitivo rispetto agli altri ricordi.
 Ma l’esperimento fatto sulla storia della navicella spaziale Challenger,che esplose poco dopo il lancio,
uccidendo tutti i membri dell’equipaggio smonta la prima teoria. Alcuni studiosi chiesero a degli studenti
universitari come erano venuti a sapere dell’incidente, dov’erano e con chi. Ma ¼ degli intervistati ricordava
in modo del tutto sbagliato i dettagli principali.
Conway affermò che per la formazione di ricordi fotografici l’evento originario dev’essere sia sorprendente sia
importante per l’individuo. Es. Margaret Thatcher, primo ministro, dimissioni, ragazza cambia versione del ricordo.
(perché non gliene fregava niente, quindi non se lo ricorda 11 mesi dopo lol)
La fiducia nella memoria e l’accuratezza dei ricordi
Dopo l’incidente che costò la vita della principessa Diana, uno studio ha affermato che in Inghilterra il 44% degli
intervistati diceva di aver visto al telegiornale l’incidente quando non era mai stato mostrato nessun video in tv. Idem
per gli attacchi terroristici dell’11 settembre.
In sintesi: fiducia nella memoria e accuratezza dei ricordi non sono correlate, poiché i ricordi possono essere sbagliati.

Gli effetti del contesto, dello stato psicologico e dell’umore sulla memoria
La nostra capacità di recuperare un ricordo è influenzata non solo dalla natura dello stimolo originario ma anche dai
fattori ambientali.
Principio di specificità della codifica→ il ricordo viene potenziato quando alcune delle condizioni presenti durante il
recupero sono simili e presenti nella codifica. (es. giovane donna stuprata mentre faceva jogging dimentica l’accaduto
e le ritorna in mente dopo mesi mentre fa nuovamente jogging).
L’applicazione del principio di specificità della codifica agli indizi esterni ci porta al ricordo dipendente dal contesto,
cioè è più facile ricordare qualcosa nello stesso ambiente in cui è stato codificato originariamente il ricordo. (es.
sommozzatori che devono ricordare elenchi di parole sott’acqua e sulla terraferma)
Il concetto di ricordo dipendente dallo stato psicologico afferma che la nostra capacità di recuperare le info è
maggiore quando il nostro stato psicologico al momento del recupero coincide con quello in cui ci trovavamo nel
momento dell’apprendimento.
Il ricordo dipendente dall’umore non lascia risultati attendibili, mentre il ricordo congruente con l’umore dimostra
che tendiamo a ricordare eventi piacevoli quando siamo felici e tendiamo a ricordare eventi spiacevoli quando siamo
tristi.
Il processo di oblio dei ricordi
Hebbinghaus avviò lo studio sull’oblio lavorando su se stesso. COME:
 Creò 2.000 sillabe prive di significato
 Creò combinazioni casuali di lettere per studiare la memoria
In uno studio fece più di 14.000 reiterazioni(ripetizioni) nel tentativo di memorizzare 420 elenchi di sillabe prive di
significato.
Il suo metodo → riapprendimento e calcolo di una % di ritenzione.
Es. 20 tentativi per memorizzare un elenco inizialmente, i tentativi si dimezzavano quando lo memorizzava di nuovo
dopo una settimana. La percentuale di ritenzione era quindi del 50%.
All’inizio il processo di oblio era rapidissimo mentre poi rallentava sensibilmente.
Se studiamo lo spagnolo a scuola, ma poi lo usiamo poco, inizialmente l’oblio è rapido ma successivamente
diminuisce gradualmente a distanza di anni, e non di mesi e giorni come successe ad Hebbinghaus.
Perché dimentichiamo?
Il processo di oblio mette in luce delle difficoltà di codifica, archiviazione e recupero delle info.
In realtà molti vuoti di memoria non derivano dall’oblio di informazioni già in nostro possesso, ma dalla mancata
codifica delle informazioni nella MLT. Gran parte delle cose che ascoltiamo/percepiamo non viene ricordata perché
non vengono processate abbastanza profondamente da conservarne il ricordo.
Il deterioramento della traccia mnemonica
Sappiamo che le informazioni immagazzinate nella memoria sensoriale e nella memoria a breve termine si deteriorano
velocemente con il passare del tempo, e quelle della MLT?
La teoria del deterioramento era una spiegazione del processo di oblio inizialmente, cioè, con il tempo e il non utilizzo
del ricordo la traccia fisica del ricordo impressa nel sistema nervoso si affievolisce. Teoria che ha avuto una breve vita
perché gli studiosi non hanno trovato una traccia fisica del ricordo né sono riusciti a misurare il decadimento fisico.
Inoltre, questa teoria è controversa poiché alcuni studi dimostrano che alcuni attori ricordano le parole che hanno
pronunciato sul palcoscenico due anni prima, pur avendo recitato altre parti ecc.
Addirittura, quando in una ricerca alcuni partecipanti imparano una serie di parole e vengono sottoposti ad un test in
due momenti diversi, ricordano più parole rispetto al primo test. Questo fenomeno prende il nome di reminiscenza.
L’interferenza
Secondo la teoria dell’’interferenza dimentichiamo le informazioni perché altri elementi immagazzinati nella MLT
limitano la nostra capacità di recuperarle.
Due tipi di interferenza:
 Interferenza proattiva → si verifica quando il materiale appreso in passato interferisce con il nuovo materiale;
 Interferenza retroattiva → si verifica quando le informazioni acquisite di recente interferiscono con la capacità
di ricordare informazioni apprese precedentemente.
Più sono simili i set d’informazioni, più è probabile l’interferenza. L’interferenza si crea perché il cervello ha bisogno
di più tempo per convertire i ricordi a breve termine in ricordi a lungo termine.
Altri studiosi pensavano che una volta formatesi i ricordi a lungo termine, le interferenze erano causate dalla
competizione di diversi spunti sul recupero.
A volte abbiamo semplicemente pochi spunti per recuperare il ricordo o sono troppo deboli.
Tutti abbiamo un problema di recupero denominato ricordo sulla punta della lingua o TOT. Non ricordiamo
esattamente una cosa ma sappiamo di averla lì.
L’oblio motivato
Gli esperti di psicodinamica e gli psicologi affermano che a volte le persone sono consapevolmente o
inconsapevolmente motivate a dimenticare.
Il fenomeno prende il nome di rimozione cioè un meccanismo che ci protegge bloccando il richiamo consapevole di
ricordi che generano ansia, paura ecc.
La memoria prospettica
A differenza della memoria retrospettiva che fa riferimento al ricordo di eventi pregressi, la memoria prospettica
riguarda il ricordo di attività da svolgere in futuro. Gli adulti di età compresa tra i 60 e 80 anni riescono a ricordare di
assumere una pillola molto bene, se non meglio dei ventenni. Forse perché sono più motivati.
L’amnesia
Le forme più clamorose di oblio si registrano nell’amnesia. Con amnesia si intende la perdita di memoria dovuta a
condizioni particolari: lesioni cerebrali, malattie o traumi psicologici.
Può essere:
 Amnesia retrograda> incapacità di ricordare eventi precedenti all’amnesia;
 Amnesia anterograda> incapacità di ricordare eventi successivi all’amnesia.
Sindrome di Korsakoff= sindrome che causa una grave amnesia retrograda che può derivare dall’alcolismo cronico.
La demenza e il morbo di Alzheimer
La demenza include la perdita di memoria e altri deficit cognitivi che si accompagnano alla degenerazione del cervello
e ne impediscono il normale funzionamento. Esistono diversi tipi ed esistono anche altrettante cause, è più diffusa
negli anziani ma può sorgere a qualunque età.
Il morbo di Alzheimer (AD) è un decadimento progressivo del cervello che costituisce la causa principale di demenza
tra gli ultra-sessantacinquenni.
I primi sintomi sono: smemoratezza, illogicità, confusione, disorientamento.
La memoria è infatti la prima funzione psicologica che viene intaccata perché l’AD aggredisce i lobi temporali.
Successivamente si estende ai lobi frontali e ad altre regioni della corteccia. Le persone affette da questa malattia
presentano un quantitativo anomalo di placche nel cervello, cioè ammassi di frammenti proteici che si accumulano
all’esterno dei neuroni e anche nodi, cioè fibre che si attorcigliano nei neuroni. I neuroni si danneggiano e muoiono, il
tessuto cerebrale si restringe e la comunicazione tra neuroni viene compromessa perché l’AD danneggia i
neurotrasmettitori (l’acetilcolina in particolare).
Gli studiosi hanno identificato vari geni che contribuiscono all’AD a insorgenza precoce, mentre le cause specifiche
del più comune AD a insorgenza tardiva sono ancora parzialmente sconosciute ma i ricercatori hanno identificato un
fattore genetico di rischio.
Questa malattia non si limita a cancellare la memoria, MA → fa sviluppare nel paziente problemi di linguaggio, non
riescono a organizzare il pensiero e mostrano mutamenti nell’umore e nella personalità, inoltre, nelle fasi terminali
non riescono più a parlare e a camminare.
L’amnesia infantile
È la perdita dei ricordi dei primi anni di vita (3-4 anni). La spiegazione può essere che: alcune aree del cervello in cui
ha sede la memoria episodica non sono ancora molto sviluppate oppure non codifichiamo bene le nostre esperienze.
La distorsione dei ricordi e gli schemi mnemonici
Bartlett in uno studio chiese a degli abitanti di Cambridge di leggere dei racconti e riassumerli verbalmente a distanza
di giorni o mesi. Ogni volta il racconto cambiava, e lo ricostruivano a proprio uso e consumo. Da ciò Bartlett coniò il
termine schema, poiché era convinto che le persone abbiano delle idee generalizzate o schemi su come si svolgono gli
eventi e li utilizzano per organizzare e costruire i ricordi.
Gli effetti di disinformazione e la testimonianza oculare
Se i ricordi vengono costruiti, allora, delle informazioni successive ad un evento potrebbero influenzare quel processo
di costruzione. L’effetto di disinformazione, cioè la distorsione di un ricordo causata da info successive fuorvianti, è
stato esaminato in relazione alle testimonianze oculari erronee. (Es. sacerdote rapinatore pag. 380) Anche solo una o
due parole possono causare e produrre un effetto di disinformazione (es.auto che si scontrano).
Gli effetti della disinformazione si devono alla confusione tra le fonti cioè la tendenza a ricordare qualcosa ma non
ricordando però quando l’abbiamo vista.
Il bambino come testimone oculare
Negli abusi sessuali sui bambini non ci sono evidenze medico-legali pienamente confermative e accade spesso che il
bambino è l’unico testimone oculare.
A volte una singola domanda tendenziosa può suggestionare la memoria del bambino, se si ripetono suscitano quasi
sempre falsi ricordi.
Data la suggestionabilità dei bambini è fondamentale utilizzare domande appropriate ed efficaci poiché le
informazioni raccolte devono essere più accurate possibili. Alcuni studi dimostrano che risposte più accurate si
ottengono con il ricordo libero, senza porre domande.
Le false confessioni
Un argomento particolarmente intrigante che si associa ai falsi ricordi è quello delle false confessioni. Autore di gran
parte delle ricerche effettuate nel campo delle false confessioni è Kassin che le ha suddivise in tre categorie:
1. False confessioni spontanee> le più probabili nei casi di grande risonanza mediatica, e sono confessioni rese
per attirare l’attenzione o per qualche ragione patologica.
2. False confessioni estorte> vengono fatte pur di mettere fine a un interrogatorio estenuante o per ottenere
qualcosa di cui l’interrogato ha un disperato bisogno (cibo, fine dei maltrattamenti)
3. False confessioni interiorizzate> quando le persone confessano ad esempio crimini che non hanno commesso,
e sono convinti di averlo commesso. (caso di michael crowe che confessò l’omicidio della sorella seppur non
l’avesse commesso. Si era convinto di avere una doppia personalità e che la parte criminale di sé stesso avesse
ucciso la sorella mentre la parte buona rimuoveva l’accaduto.
Questo studio dimostra chiaramente che è possibile indurre le false confessioni interiorizzate perfino in un contesto
innocuo come un lab. di psico.
La cultura e la costruzione dei ricordi
Cultura e memoria sono interconnesse reciprocamente. Da una parte la sopravvivenza culturale dipende dalla
trasmissione di conoscenze e tradizioni da una generazione a quella successiva. Senza la nostra capacità di ricordare
eventi non potrebbe esistere la cultura. Allo stesso tempo, la cultura influenza la memoria. La nostra formazione
culturale influenza gli schemi che acquisiamo e usiamo per percepire noi stessi e il mondo. La socializzazione
culturale influenza il modo in cui codifichiamo e ricostruiamo gli eventi.
La memoria e il cervello
Karl Lashey ha dedicato decenni alla ricerca dell’engramma, cioè la traccia fisica che resterebbe impressa nel cervello
quando si formano i ricordi. Lashey non ha mai trovato l’engramma ed è giunto alla conclusione che è il ricordo è
immagazzinato nell’intero cervello.
James McConnell fece una scoperta clamorosa del “trasferimento del ricordo”, condizionò i vermi piatti ad una luce
che si abbinava alle scosse elettriche. Si contraevano così anche solo alla vista della luce. Poi li sezionava e dava
l’RNA ad i vermi non condizionati e questi mostravano un certo condizionamento. Quindi pensava che l’RNA fosse
una molecola della memoria che immagazzina le esperienze. Alla fine, ha rinunciato alle sue idee.
Dove si formano e si archiviano i ricordi?
Gli scienziati studiano come i vari danneggiamenti delle varie regioni del cervello incidano sulla memoria. La
memoria sensoriale dipende dai nostri sistemi uditivi, visivi e dagli altri sensi per rilevare le informazioni degli
stimoli. In particolare, i lobi frontali hanno un ruolo fondamentale nella memoria poiché manifestano un incremento di
attività durante i compiti che coinvolgono principalmente la memoria di lavoro. Una codifica più profonda produceva
un ricordo più nitido delle parole e produceva un’attività più intensa in aree specifiche della corteccia prefrontale
sinistra. Mentre i compiti legati alla memoria operativa visuospaziale inducono un’attività leggermente superiore nella
corteccia prefrontale destra. I lobi frontali sono, inoltre, fondamentali nel supporto alle funzioni dell’esecutivo
centrale.
I ricordi della memoria a lungo termine coinvolgono più aree del cervello soprattutto l’ippocampo e aree adiacenti.
L’ippocampo contribuisce a convertire i ricordi a breve termine in ricordi permanenti.
Le diverse componenti di un’esperienza vengono processate in diverse regioni della corteccia e poi si associano
nell’ippocampo. Questo processo di associazione graduale si chiama consolidamento dei ricordi. Una volta
consolidate le varie componenti del ricordo, le recuperiamo e le integriamo in un unico ricordo.
Il danneggiamento del talamo può compromettere la codifica sia la codifica di nuovi ricordi sia il recupero dei vecchi
e in molti casi può causare un’amnesia retrograda permanente.
L’amigdala ha un ruolo importante nello sviluppo di ricordi a lungo termine per gli eventi che accendono le nostre
emozioni. Il suo danneggiamento elimina gran parte di questo vantaggio mnemonico che deriva da stimoli a valenza
emotiva.
La memoria procedurale… insieme ad altre parti del cervello, il cervelletto ha un ruolo importante nella formazione
dei ricordi.
Kandel ha attribuito la formazione di questa memoria procedurale a una serie eventi biochimici che si determinano tra
vari neuroni sensoriali e motori e all’interno dei neuroni stessi. La durata di questi eventi è decisiva per la conversione
dei ricordi a breve termine in ricordi a lungo termine (grazie agli abbinamenti ripetuti).
Il potenziamento a lungo termine
Una ricerca conferma che i mutamenti sinaptici possono essere la base su cui si innesta il consolidamento della
memoria. I ricercatori tentano di imitare un processo di formazione della memoria a lungo termine stimolando
determinati percorsi neuronali caratterizzati da rapide ondate di impulsi elettrici. Nel momento in cui cessa questa
rapida stimolazione il percorso neuronale si rafforza, le connessioni sinaptiche si attivano più facilmente e questo
fenomeno prende il nome di potenziamento a lungo termine (LTP) cioè è appunto l'incremento prolungato del legame
sinaptico ed è stato studiato soprattutto le regioni dell'ippocampo. Perché avvenga devono accadere eventi biochimici
complessi sia all'interno di questi neuroni sia tra di loro.
Capitolo 9
Il linguaggio
Gli esseri umani hanno la capacità di creare rappresentazioni mentali del mondo e di elaborarle sotto forma di
linguaggio, pensiero, ragionamento e risoluzione dei problemi. Le rappresentazioni mentali comprendono immagini,
idee, concetti e principi. Il linguaggio è stato definito il “gioiello della corona cognitiva” e “l'essenza dell'uomo”. Gran
parte dei nostri pensieri, dei ragionamenti, della capacità di risolvere problemi comporta l'uso del linguaggio. A loro
volta questi processi cognitivi prendono le mosse dal grande bagaglio di conoscenze che risiede nella memoria e
costituiscono le fondamenta del comportamento intelligente.
Ogni lingua consiste in un sistema di simboli e regole, che vengono combinati in modo da generare un numero infinito
di possibili messaggi e significati. Usare la lingua nativa è naturale e non si è consapevoli che si tratta di un'attività
estremamente complessa. Con la parola linguaggio si intende la funzione cognitiva che consente di acquisire e usare
una lingua, Ma spesso il termine usato per indicare il prodotto stesso di questa funzione o più in generale la
comunicazione verbale come prerogativa umana.
Le funzioni adattive del linguaggio
Lo sviluppo del linguaggio rese più facile agli uomini adattarsi alle necessità dell'ambiente. Il nostro pensiero conscio
assume la forma di soliloquio o colloquio con noi stessi. Il linguaggio è anche un potente meccanismo di
apprendimento, come chiedere indicazioni oppure consultare una cartina.
Le proprietà delle lingue
qualsiasi lingua è caratterizzata da 5 proprietà fondamentali: simboli, struttura, significato, generatività e dislocazione.
I simboli utilizzati in qualsiasi lingua sono arbitrari. Nessuna delle parole scritte somiglia a un cane e quando vengono
pronunciate non vi è nulla nei suoni che le renda una scelta intrinsecamente corretta per rappresentare il concetto di
cane. La stessa cosa si può fermare per tutte le altre parole che utilizziamo con le rare eccezioni di quelle
onomatopeiche come fruscio e fischio. Ogni lingua possiede una struttura retta da regole, che prende il nome di
grammatica, cioè l'insieme delle regole che dettano come si possono combinare simboli per creare unità di
comunicazione dotate di significato. Inoltre, abbiamo la sintassi ovvero l'insieme delle regole che determinano il
modo in cui le parole si combinano in frasi e periodi.
Ehi esattamente come simboli, le parole, variano da una lingua all'altra e la stessa cosa avviene per le regole
grammaticali.

I messaggi verbali trasmettono un significato


per quanto arbitrari i simboli ore regole grammaticali applicate consentono alle persone di formare e poi trasferire
rappresentazioni mentali alla mente di un'altra persona punto ci permette di comprendere la semantica, ovvero il
significato delle parole e delle frasi.
Le lingue umane sono generative e consentono la dislocazione
Il generativismo è il fenomeno per cui è possibile combinare i simboli della lingua per generare un numero infinito di
messaggi. L'alfabeto italiano, per esempio, è composto da sole 21 lettere ma si possono combinare in oltre mezzo
milione di parole che possono essere, a loro volta, combinate per creare un numero virtualmente illimitato di frasi.
La dislocazione si riferisce al fatto che è possibile parlare di eventi oggetti che non sono fisicamente presenti.
La struttura delle lingue
Ogni lingua ha una struttura superficiale e una struttura profonda. Tutte le lingue umane possiedono una struttura
gerarchica i cui mattoni più elementari sono i fonemi, cioè l'unità minima di suono che viene riconosciuta come
distinta e in una data lingua. I linguisti hanno identificato circa 100 fonemi che gli esseri umani possono produrre e
non esistono lingue che li utilizzano tutti. I fonemi variano considerevolmente da lingua a lingua. Fatte salve poche
eccezioni, i singoli fonemi non hanno un significato di per sé ma un singolo fonema è in grado di combinare il
significato degli elementi linguistici più complessi, inoltre, i fonemi si combinano in morfemi, cioè le unità più piccole
della lingua dotate di significato, secondo le regole proprie di ogni lingua. A loro volta i morfemi si combinano a
formare un enorme numero di parole, seppur finito, e le parole si combinano tra loro a formare un numero infinito di
frasi.
Oltre a questa gerarchia di base esiste un sesto livello quello del discorso, nel quale le frasi vengono combinate in
paragrafi, articoli, libri, conversazioni e così via.
La struttura superficiale e la struttura profonda
la struttura superficiale> è formato dai simboli che vengono utilizzati e dal loro ordine
la struttura profonda> il significato sotteso ai simboli combinati
le frasi possono avere diverse strutture superficiali ma uguale struttura profonda. Cioè con diverse frasi possiamo dire
la stessa cosa (stessa cosa= significato sotteso) e inoltre, può accadere che una singola struttura superficiale possa far
nascere due strutture profonde dando vita alla disambiguazione del linguaggio. Quando leggiamo sentiamo parlare
passiamo dalla struttura superficiale alla struttura profonda. Con il passare del tempo potremmo anche dimenticare le
parole precise utilizzate in una certa frase ma probabilmente ne ricorderemo il significato. Inversamente quando
esprimiamo ad altri il nostro pensiero dobbiamo convertire la struttura profonda in una struttura superficiale.
Comprendere e produrre il discorso
Il contesto ha un ruolo molto importante nella comprensione del discorso. Esattamente come gli altri compiti
percettivi, trarre informazioni dagli stimoli linguistici comporta l'influenza dell'elaborazione bottom-up e top-down.
L'elaborazione bottom-up> analizza i singoli elementi di uno stimolo per poi combinarli a formare una percezione
unificata. i fenomeni formano morfemi e morfemi si uniscono a formare parole.
Nell'elaborazione top-down> le informazioni sensoriali vengono interpretate alla luce di conoscenze, idee e
aspettative esistenti. Per propria natura ogni comunicazione linguistica comporta un'elaborazione top- down.
Il processo di segmentazione del parlato> cioè la percezione di dove esattamente comincia e finisce ogni parola di una
frase.
In molte parole le interruzioni che sentiamo nel parlato non sempre corrispondono alle interruzioni fisiche prodotte
dagli spazi nella stessa frase quando viene scritta. Gli psico linguisti hanno scoperto che utilizziamo diversi indirizzi
per capire quando finisce la parola e ne comincia un'altra.
Il riconoscimento delle parole
Una delle aree più importanti della psicolinguistica si occupa dei processi coinvolti nel riconoscimento delle parole
virgola in forma sia orale che scritta. Una volta che sia stata pienamente acquisita la capacità di leggere, il processo
del riconoscimento delle parole diviene automatico e obbligatorio. Ciò viene dimostrato nel celebre “Effetto Stroop”, i
tempi di denominazione del colore dell'inchiostro sono molto più lunghi rispetto a quando si deve dire il colore di
macchie colorate o di parole semanticamente lontane. L'effetto strop dimostra in pratica che, una volta acquisito, il
processo di lettura si attiva in maniera automatica finendo con interferire con qualsiasi richiesta incongruente con
questo processo. La misura dei tempi di reazione è fondamentale in questo tipo di studi e serve a stabilire con quanta
rapidità i partecipanti rispondano correttamente quando devono riconoscere le parole.
Un'altra misura importante in questi compiti è il tasso di errore che indica con quale frequenza i partecipanti
forniscono risposte errate, eventualità tanto più frequente quanto più frettolose sono le risposte.
La frequenza delle parole
utilizzando un compito di decisione lessicale e stato dimostrato che le parole che si presentano con maggiore
frequenza in una lingua vengono riconosciute più rapidamente di quelle a minore frequenza. Hanno localmente nel
compito di nominare le parole, quelle più frequenti vengono nominate più rapidamente di quelle che lo sono meno.
Esistono altri fattori che influiscono sulla velocità delle decisioni lessicali e della denominazione di parole in modo
altrettanto determinante, se non di più. Uno di tali fattori è l'età di acquisizione.
L'età di acquisizione
L'età di acquisizione (EA) è l'età alla quale si impara una parola: tale età ha un effetto sulle latenze di risposta sia
quando si tratta di prendere decisioni lessicali, sia quando si tratta di nominare le parole. Resta il fatto che il compito
di denominazione di parole la risposta è più rapida per le parole acquisite in giovane età e a elevata frequenza, mentre
più lenta per le parole acquisite tardi e a bassa frequenza.
La pragmatica: il ruolo del contesto sociale
Per comprendere messaggi verbali e comunicare efficacemente con gli altri serve anche la pragmatica→ ovvero una
conoscenza degli aspetti pratici dell'utilizzo della lingua. La lingua parlata e scritta viene utilizzata in un contesto
sociale, e la conoscenza pragmatica non solo ci aiuta a comprendere il significato di quanto dicono gli altri ma ci aiuta
anche essere certi che gli altri comprendono il significato di quanto vogliamo comunicare. La pragmatica è un
esempio di come l'elaborazione top-down influenzi l'uso delle lingue. Gli psicolinguisti hanno identificato le regole
sociali che guidano le comunicazioni fra persone, una regola è che i messaggi devono essere più chiari possibili. In
questo modo adeguiamo il ritmo delle parole, la scelta e la complessità delle frasi in funzione dell'interlocutore.
Inoltre, la pragmatica dipende anche da altri aspetti del contesto sociale.
Le funzioni del linguaggio, il cervello e le differenze di genere
Le funzioni del linguaggio sono distribuite in diverse aree del cervello in particolare sono importanti:
 L’area di Broca> si trova nell’emisfero sinistro ed è coinvolta nella produzione e nell’articolazione delle
parole.
 L’area di Wernicke> si trova nel lobo temporale ed è fondamentale per la comprensione del discorso
Le persone che hanno riportato lesioni a una o ad entrambe le aree soffrono tipicamente di afasia.
L’afasia> è un deficit di comprensione o produzione del linguaggio a seguito di una lesione cerebrale in un individuo
che aveva acquisito normali competenze linguistiche.
I deficit afasici conseguenti a lesioni dell’emisfero sinistro tendono ad essere più gravi nei maschi piuttosto che le
femmine, poiché in quest’ultime, è stato dimostrato da vari studi, le funzioni linguistiche sono meglio distribuite in
entrambi gli emisferi. Le ricerche di brain imaging condotte da Susan Rossel e i suoi collaboratori supportano questa
teoria. Durante i compiti linguistici gli uomini mostravano una maggiore attivazione dell’emisfero sinistro, mentre le
donne entrambi gli emisferi.
L’acquisizione della lingua madre
Diverse evidenze suggeriscono che l’acquisizione del linguaggio abbia una base biologica, i bambini, infatti,
cominciano a padroneggiare la lingua madre già in tenera età senza alcuna istruzione formale. L’apprendimento delle
lingue rappresenta, quindi, lo sviluppo di un processo innescato a livello biologico all’interno di un ambiente di
apprendimento sociale.
Il linguista Noam Chomsky ha avanzato la proposta che gli esseri umani siano nati con un dispositivo di acquisizione
linguistica (LAD), cioè un meccanismo biologico innato che fornisce le regole generali della grammatica, che
Chomsky definisce grammatica universale, comuni a tutte le lingue, che andrà poi regolato sui parametri della lingua
cui il bambino viene esposto.
Il processo di apprendimento sociale
Oltre al fondamento biologico, l’apprendimento sociale ha un ruolo importante nell’acquisizione linguistica. I genitori
parlano con i propri bambini sviluppando il maternese, un’intonazione alta che sembra essere utilizzata in tutto il
mondo.
Il comportamentista Skinner ha spiegato il processo di acquisizione delle competenze linguistiche nei termini propri
del condizionamento operante. Tuttavia, gli psicologi più moderni dubitano che i soli principi del condizionamento
operante possano giustificare lo sviluppo di queste competenze.
Infatti, l’apprendimento per imitazione “cozza” con il generativismo della lingua. E’ evidente che non possono
imparare parole per semplice imitazione perché gli adulti nella quotidianità utilizzano frasi incomplete e piene di
errori, che non spiegano l’ipercorrettismo dell’età infantile (ho aprito la porta, cosa dicete ecc).
Lo psicologo Bruner ha proposto il termine sistema di supporto all’acquisizione delle competenze linguistiche (LASS)
per rappresentare i fattori dell’ambiente sociale che facilitano l’apprendimento di una lingua. Quando LAD e LASS
interagiscono in modo da sostenersi reciprocamente si ha un corretto sviluppo del linguaggio.
Le tappe di sviluppo e i periodi sensibili
Alcuni linguisti sono convinti che esista anche un periodo sensibile, che va dall’infanzia alla pubertà, durante il quale
il cervello risponde al massimo agli input linguistici dell’ambiente.
L’importanza di un’esposizione precoce vale per qualsiasi lingua, non solo per quelle parlate.
Gli animali possono apprendere le lingue umane?
Le specie non umane comunicano in modi diversi. In alcune specie la comunicazione presenta interessanti parallelismi
con le lingue umane.
Così come gli uomini che hanno un periodo critico per l’acquisizione delle competenze linguistiche, anche alcuni
uccelli canori da adulti non canteranno se durante lo sviluppo non hanno sentito il canto della loro specie.
Washoe> i ricercatori provarono a insegnare a parlare agli scimpanzè → Allen e Gardner insegnano la lingua
americana dei segni a una scimpanzé di nome Washoe, trattandola come un bambino. Imparò 160 segni a 5 anni.
Koko> gorilla che imparò oltre 600 segni.
Kanzi> uno scimpanzé di razza bonobo. Aveva imparato oltre 80 simboli e aveva prodotto un certo numero di
comunicazioni formate da due o tre parole.
Si tratta di lingua?
Senza dubbio le scimmie sono in grado di comunicare con i simboli e i segni delle mani, e di apprendere un piccolo
vocabolario formato da centinaia di parole. Non è tuttavia ancora chiaro se le scimmie percepiscano i simboli e segni
come le parole nel senso inteso degli uomini.
Il bilinguismo
Il bilinguismo, cioè l’uso di due lingue nella vita quotidiana, è comune in tutto il mondo.
Il bilinguismo influenza le altre capacità cognitive?
I bambini bilingui rendono meglio di quelli monolingui nei compiti percettivi che richiedono l’inibizione
dell’attenzione verso una caratteristica di un oggetto e che richiedono l’attenzione verso un’altra caratteristica
dell’oggetto (cerchi-quadrati-colore).
Secondo la psicologa Ellen Bialystok i bambini bilingui eseguono meglio i compiti come questo (immagine) perché
nell’apprendere una seconda lingua acquisiscono l’esperienza che permette loro di utilizzare
l’attenzione selettiva per inibire uno dei gruppi di risposte mentre rispondono all'altro.
Altri studiosi hanno riferito inoltre che il bilinguismo può rallentare il processo del declino
cognitivo. E altri ancora, hanno esaminato gli effetti del bilinguismo sulla capacità di attenzione
di giovani adulti e hanno dimostrato che i bilingui avevano prestazioni migliori nei compiti di
attenzione. Imparare una seconda lingua può aiutare inoltre i bambini a percepire meglio la
grammatica della loro lingua madre e a rendersi conto che le parole utilizzate per definire gli oggetti sono arbitrarie.
Il cervello bilingue
Un interessante gruppo di risultati proviene dagli studi su persone bilingui con lesione cerebrale nelle aree critiche del
linguaggio. In alcuni pazienti bilingui la stessa capacità linguistica può essere compromessa in misura diversa in una
lingua rispetto all'altra, fino a essere compromessa solo in una lingua e non nell'altra. Esiste una certa variabilità
interindividuale rispetto a come le diverse lingue siano rappresentate nel cervello e che ciascuna lingua viene
rappresentata da reti neurali almeno in parti distinte. In alcuni studi viene utilizzata la PET per misurare i livelli di
attivazione cerebrale nel cervello di italiani che parlavano la lingua inglese. Le persone con un'ottima padronanza
dell'inglese virgola che avevano imparato la seconda lingua prima dei 10 anni di età mostravano rappresentazione
delle due lingue nelle stesse aree corticali. Le due lingue erano in un certo senso diventate una sola. Per contro, gli
italiani con minore padronanza che avevano imparato l'inglese più avanti negli anni presentavano zone di attivazione
cerebrale diverse a seconda che ascoltassero discorsi in italiano o in inglese. Quando le persone acquisiscono una
seconda lingua in tenera età ma finiscono per padroneggiarla perfettamente le lingue utilizzano una rete neurale
comune. All'interno di questa rete comune, alcune regioni del cervello diventano più attive quando chi padroneggia
entrambe le lingue utilizza la lingua alla quale è stato esposto in modo meno estensivo, di solito la seconda lingua.
Linguaggio e pensiero
da tempo si presume che esiste un rapporto fra linguaggio e pensiero. Benjamin Lee Whorf nella sua ipotesi del
relativismo linguistico afferma che le conoscenze linguistiche non solo influenzano, ma determinano quello che siamo
in grado di pensare. Le persone nella cui cultura esistono poche parole per indicare colori dovrebbero avere maggiori
difficoltà a percepire lo spettro dei colori rispetto a quelle cui le lingue possiedono molte parole per indicarli.
Es. pag. 415→ Dani della Nuova Guinea, Munduruku in Amazzonia, bambini Himba e bambini inglesi.
La maggior parte dei linguisti, però, dissente dall'affermazione categorica di Whorf che è il linguaggio a determinare
quello che pensiamo. A loro parere il linguaggio può influenzare il modo in cui pensiamo, con quanta efficienza
possiamo classificare le nostre esperienze e quanti dettagli registriamo nella nostra esperienza quotidiana. Il
linguaggio può, inoltre, condizionare le nostre percezioni, le decisioni che prendiamo e le conclusioni che traiamo. La
lingua può aiutare a creare e a mantenere stereotipi di genere. Il linguaggio non solo influenza come pensiamo, ma
può anche influenzare quanto bene pensiamo in alcuni casi.
Capitolo 10
Pensiero
I pensieri consci nascono dall’attività unificata di diverse aree cerebrali. Le molte regioni cerebrali e i vari circuiti di
connessione si congiungono in un’attività unificata forte da divenire pensiero conscio o percezione. Dal punto di vista
soggettivo, a livello psicologico, il pensiero può apparire come un linguaggio interno della mente, una sorta di
“dialogo interiore” che può assumere forme diverse:
 Pensiero proposizionale> è un ragionamento e consiste nell’esprimere una proposizione o una dichiarazione
 Pensiero per immagini> consiste nelle immagini che possiamo vedere, ascoltare o percepire nella nostra
mente
 Pensiero motorio> consiste nella rappresentazione mentale di movimenti motori
Tutte e tre le modalità di pensiero concorrono alla nostra capacità di ragionare, risolvere i problemi e impegnarci in
molte forme di comportamento intelligente.
Le rappresentazioni mentali
Possiamo concepire il pensiero come estensione della percezione: la creazione di rappresentazioni mentali che non
sono nel nostro ambiente immediato.
Il pensiero consente di riempire i vuoti delle rappresentazioni prodotte dai nostri proceessi percettivi supportando la
capacità di compiere azioni.
Alla base di questa definizione troviamo il concetto di rappresentazione mentale> cioè il modo in cui la nostra mente
riproduce il mondo esterno.
Secondo l’approccio classico a questo problema le rappresentazioni mentali sono simboliche.
Gran parte del nostro pensiero prende la forma di preposizioni, cioè dichiarazioni che esprimono idee. Tutte le
preposizioni sono formate da concetti combinati in maniera particolare, cioè le unità basilari della memoria semantica:
categorie mentali nelle quali collochiamo oggetti, attività, eventi che hanno in comune caratteristiche essenziali.
I concetti possono essere acquisiti mediante istruzioni esplicite o attraverso le proprie osservazioni di somiglianze e
differenze fra diversi oggetti ed eventi.
Molti concetti sono definiti prototipi cioè gli elementi più tipici e familiare appartenenti a una categoria o classe.
Rosch suggerisce che spesso decidiamo a quale categoria appartiene qualcosa sulla base del suo grado di somiglianza
con il prototipo. (es. un’aquila si adatta meglio a quelle che per molte persone è un uccello, rispetto al pinguino).
L’uso di prototipi è forse il metodo più elementare per formare concetti poiché ci richiede di notare soltanto le
somiglianze tra le cose.
Le immagini mentali
Un’altra modalità di pensiero sono le immagini mentali cioè le rappresentazioni di stimoli che hanno origine nel
cervello e non derivano da stimoli sensoriali esterni. I sogni sono gli esempi più comuni di immagini mentali. Le
immagini mentali più comuni sono, infatti, di tipo visivo.
La rotazione mentale
Compito di rotazione mentale> capire se in una coppia di oggetti, questi sono uguali ma ruotati diversamente.
Di solito ruotiamo gli oggetti con l’occhio della mente fin quando si allinea a sufficienza con l’altro oggetto per
permettere un giudizio-uguale diverso.
Shepard e Metzler hanno presentato a ciascun partecipante del loro studio 1600 coppie di oggetti ruotati.
Soggettivamente, i partecipanti affermavano di essere in grado di ruotare mentalmente gli oggetti come se questi
fossero fisici nello spazio tridimensionale. Ma la velocità di questo processo di rotazione era limitata. Infatti, più era
grande la differenza di rotazione nella coppia di oggetti rappresentati, maggiore era il tempo che serviva ai
partecipanti per decidere se fossero uguali o no. La velocità media era di circa 6° gradi al secondo.
Le immagini mentali e il cervello
Nella maggioranza dei casi una lesione alle regioni cerebrali coinvolte nella percezione danneggia anche la capacità
delle persone di formare immagini mentali. Gli studi di brain imaging in persone sane rivelano che molte regioni del
cervello maggiormente attive durante la percezione di oggetti reali diventano più attive anche quando le persone
formano le immagini mentali di quegli oggetti. Infatti, si attivano i neuroni dell’immaginazione indipendentemente dal
fatto che l’oggetto sia realmente percepito o immaginato. Complessivamente gli studi sul funzionamento del cervello
suggeriscono che, se da un lato immagini mentali e percezione visiva non condividono esattamente gli stessi substrati
neurali, dall’altri i due processi sono largamente sovrapposti uno all’altro.
La soluzione dei problemi
Gli esseri umani possiedono un’abilità senza pari nel risolvere i problemi e nell’adattarsi alle sfide del mondo in cui
vivono.
Le fasi della risoluzione dei problemi sono quattro:
1. Interpretare o inquadrare e comprendere il problema> la nostra iniziale comprensione di un problema è
fondamentale per arrivare ad una soluzione corretta. Se inquadriamo male il problema possiamo perderci
facilmente in un labirinto di vicoli ciechi e soluzioni inefficaci.
2. Generare ipotesi e possibili soluzione> possiamo formulare, adesso, soluzioni o spiegazioni
3. Verificare le soluzioni o ipotesi cercando di smentirne una o più> noi utilizziamo dei set mentali cioè la
tendenza a utilizzare soluzioni che hanno funzionato in passato, questo porta alla risoluzione dei problemi in
maniera meno efficace.
4. Valutare i risultati o rivedere le fasi 1,2,3> bisogna capire se ci sono modi più facili o più efficaci per
raggiungere lo stesso obiettivo.
Il ruolo degli schemi nella risoluzione dei problemi
Nel risolvere i problemi impariamo spesso ad utilizzare schemi di risoluzione dei problemi, cioè strategie dettagliate
per selezionare le informazioni e risolvere determinate classi di problemi.
Gli algoritmi> sono importanti strategie di risoluzione dei problemi, sono formule o procedure che generano
automaticamente le soluzioni corrette.
Le euristiche> sono anch’essere strategie di risoluzione dei problemi e comprendono strategie generali per risolvere i
problemi che applichiamo a determinate classi di situazioni.
Analisi mezzi-fini> è un esempio di euristica, in quest’analisi noi identifichiamo le differenze fra la situazione attuale
e lo stato desiderato e poi apportiamo modifiche che ridurranno tali differenze.
Analisi dei sotto-obiettivi> consiste nel formulare dei sotto-obiettivi o fasi intermedie per raggiungere un
obiettivo/soluzione.
Così facendo un compito enorme si ristruttura in una serie di compiti più limitati e gestibili, ciascuno con un sotto-
obiettivo, che vi porteranno verso il fine ultimo.
Le euristiche entrano in gioco non solo nelle strategie di risoluzione dei problemi ma anche in una vasta gamma di
decisioni nell’ambito del ragionamento probabilistico, dai giudizi sulle altre persone e sulla propria salute alle
decisioni sull’acquisto di prodotti. Inoltre, le euristiche posso condurre ai bias, cioè errori sistematici di giudizio.
La distrazione dovuta a informazioni irrilevanti
Distinguere le info rilevanti da quelle irrilevanti può essere non facile. Spesso tendiamo a non riuscire a risolvere i
problemi perché semplicemente non ci concentriamo sull’informazione rilevante e teniamo conto di quelle irrilevanti
che ci conducono fuori strada.
La distorsione della conferma e l’eccessiva sicurezza
La cosa migliore che possiamo fare per verificare le nostre idee è cercare prove che le smentiscano e non che le
supportino. Perché le prove più informative che possiamo ottenere sono quelle che escludono un’ipotesi o un’idea.
Seguire questo percorso della smentita è più facile a dirsi che a farsi perché spesso le persone non sono disposte a
mettere in discussione ciò in cui credono fermamente e tendono a cadere nella trappola chiamata distorsione della
conferma, cioè la tendenza a cercare le prove che confermano le loro idee anziché prove che potrebbero smentirle.
L’eccessiva sicurezza è la tendenza a sovrastimare la correttezza delle nostre convinzioni o credenze ed è un altro
motivo per cui le persone non mettono in dubbio le proprie convinzioni.
Entrambe ostacolano la nostra ricerca di previsioni e decisioni corrette.
Creatività. Pensiero divergente pp.431-432, problema dei nove punti e problema della candela.
Il ragionamento
Una delle caratteristiche del pensiero intelligente è la capacità di ragionare, cioè di costruire rappresentazioni mentali
affidabili dell’ambiente. Ci aiuta ad acquisire conoscenze e a prendere decisioni valide.
Vi sono due tipi di ragionamento:
 Ragionamento deduttivo> procede dall’alto verso il basso, ovvero dai principi generali a quelli più specifici.
Noi cominciamo con un insieme di promesse, ad esempio, e determiniamo che cosa implicano le premesse
rispetto ad una situazione. Questo ragionamento è alla base della matematica. Se le premesse sono vere anche
la conclusione lo sarà.
Una forma di ragionamento deduttivo o ragionamento condizionale è stata studiata da Wason nel test delle
quattro carte: chiedeva ai partecipanti “quali carte devo girare per verificare che se da un lato c’è A dall’altro
c’è 2?” misurava la capacità di pensiero condizionale, solo il 10% riusciva a svolgere correttamente il
compito. La soluzione era girare la carta A e la carta 7 perché sono le uniche due che possono dimostrare la
combinazione falsa “se su un lato della carta c’è A, allora sull’altro lato c’è il 2” nel momento in cui
l’affermazione iniziale fosse errata). Esistono numerose versioni di questo compito che portano un rendimento
migliore, come quello di Cheng e Holyoak che ha una percentuale di soluzione corretta del 90%. E’ il
contenuto del compito che ha un effetto notevole sulla nostra capacità di ragionare in maniera efficace.
La distorsione da credenza o belief bias è la tendenza ad abbandonare le regole della logica a favore delle nostre
credenze personali.
Esperimento> studenti universitari dovevano valutare le conclusioni che derivano logicamente da sillogismi come
questi: 1) tutto quello che si fuma fa bene alla salute. 2) le sigarette si fumano. 3) le sigarette fanno bene alla salute.
Ovviamente gli studenti hanno affermato che le conclusioni non erano logicamente corrette perché la loro convinzione
che il fumo abbia effetti dannosi ha distorto la loro logica. Ma il ragionamento in realtà è valido. Se avessimo detto le
sigarette fanno male alla salute la conclusione sarebbe vera perché lo è anche la premessa. La logica è giusta, ma la
premessa è sbagliata. I giudizi delle persone sono quindi influenzati dalla logica del problema ma anche dalle credenze
personali.
 Ragionamento induttivo> procede dal basso verso l’alto, partendo da principi specifici e andando verso
principi più generali. Gli scienziati lo utilizzano quando scoprono principi generali partendo dall’osservazione
di un certo numero di specifici esempi di un fenomeno.
La differenza fra i due ragionamenti è nella certezza dei risultati. Le conclusioni deduttive sono sicuramente vere se le
premesse sono vere, mentre nel ragionamento induttivo porta a una probabilità piuttosto che una certezza. I due
ragionamenti possono essere entrambi utilizzati nei vari momenti del processo per risolvere un problema o per
prendere una decisione.

Euristiche e bias
Noi tendiamo ad utilizzare delle euristiche per valutare le probabilità. Infatti, queste sono alla base del ragionamento
induttivo.
Euristica della rappresentatività> cioè quanto qualcosa o qualcuno si adegua al nostro il prototipo di un concetto di
una classe particolare, quindi quanto sia probabile che appartengo a quella classe. A volte, però, il nostro uso della
rappresentatività può farci prendere decisioni del tutto contrarie ai principi normativi.
Fallacia della congiunzione> bias o errore di ragionamento che consiste nel violare il principio secondo cui la
combinazione di due eventi non può essere più probabile di ciascun evento preso a sé.
Euristica della disponibilità> Jack ci porta a fornire giudizi a prendere decisioni sulla base della disponibilità delle
informazioni di memoria. Tendiamo a ricordare quegli eventi che per noi sono più importanti e significativi, se però
qualcosa ci viene in mente con facilità potremmo sovrastimare la probabilità che possa accadere. Un evento recente
memorabile può accrescere nella gente la convinzione di poter patire un destino analogo.
 Ragionamento casuale> è il ragionamento che riguarda le relazioni causali tra eventi. Si ritiene sia il più
utilizzato, infatti, secondo alcuni autori ragionare sulle strutture causali del mondo è ciò che caratterizza
maggiormente il ragionamento quotidiano rispetto a principi come la logica o probabilità.
Affermazione del conseguente> errore logico in cui dall’affermazione di un effetto si evince la causa.
Vi sono due forme del ragionamento causale:
 Predittivo> ragionare in avanti, dalle cause agli effetti, facile, veloce e ci consente di anticipare gli eventi.
 Diagnostico> ragionare all’indietro, dagli effetti alle cause, difficile, lento, è caratteristico degli esseri umani.
La teoria del doppio processo
Fenomeni come la distorsione da credenza e la fallacia della congiunzione suggeriscono che le risposte fornite sono
influenzate sia degli aspetti formali del problema sia dalle proprie credenze reazioni automatiche. Questo ha portato
alla formulazione della teoria del doppio processo di Kahneman → secondo cui i nostri ragionamenti sono determinati
da due processi distinti:
 pensieri veloci> sono poco impegnativi e automatici, si basano sull'esperienza personale e vengono rafforzati
dagli stati affettivi
 pensieri lenti> richiedono impegno, sono controllati e si basano sulla popolazione di simboli e regole astratte
ma possono inibire i pensieri veloci
A seconda dei diversi autori delle diverse concezioni, i due processi vengono etichettati in maniera diversa. In
generale quando valutiamo un problema prendiamo una decisione abbandoniamo il ragionamento logico (che richiede
il pensiero lento) e preferiamo lasciarci guidare dal pensiero veloce e dalle nostre emozioni.
La presa di decisione e l’effetto cornice (framing)
Economia e matematica sono state le uniche discipline che si sono occupate di presa di decisione (decision making).
In questi ambiti la decisione è stata studiata principalmente da un punto di vista normativo, cioè utilizzando un criterio
secondo cui un agente razionale dovrebbe comportarsi. Mentre, le ricerche condotte in ambito psicologico hanno
mostrato che a livello descrittivo, le persone si comportano in maniera diversa rispetto a quanto prescritto dai modelli
normativi. Inoltre, tali modelli pongono una serie di assiomi che vengono violati dalle persone:
 l'assioma dell'invarianza> il principio secondo cui la scelta di un'opzione non può essere modificata dal modo
in cui le opzioni sono presentate.
La presa di decisione può essere influenzata dal modo particolare in cui l'informazione viene presentata o inquadrata,
effetto cornice o framing →(la stessa idea può essere presentata o strutturata in maniera diversa). In contesti di perdita
si predilige la scelta rischiosa mentre in contesti di guadagno l'opzione sicura, il modo in cui viene presentato un
qualcosa ha un effetto perché le persone tendono ad assegnare i costi maggiori e gli esiti negativi che a dare un valore
a un esito positivo equivalente. Influenza il modo in cui percepiamo le informazioni e può interferire con il
ragionamento logico.
La conoscenza, la competenza e la saggezza
La conoscenza è ciò su cui si fondano la competenza e la saggezza. Ciascuna cultura trasmette la propria conoscenza e
la propria visione del mondo da una generazione all'altra attraverso il linguaggio, l'istruzione e la socializzazione.
questo vasto patrimonio di conoscenza che forgiato dall'apprendimento culturale ed altre esperienze fatte nel mondo, è
anche alla base della nostra capacità di ragionare, prendere decisioni e risolvere problemi.
Per pensare a come si acquisisce la docenza immagino che si tratti un processo di costruzione di schemi> cioè una
struttura mentale ho un modello organizzato di pensiero riguardo a qualche aspetto del mondo.
i concetti e le categorie rappresentano tipi di schemi e vanno a costruire una struttura del vostro mondo, anche gli
algoritmi e le euristiche sono tipi di schemi che ci forniscono le strutture mentali per risolvere alcuni tipi di problemi.
Un altro tipo di schema è lo script c'è una struttura mentale che riguarda una sequenza di eventi che si svolgono in un
ordine regolare e quasi standardizzato. gli script che impariamo ci forniscono conoscenze per indirizzare e interpretare
le azioni. In sostanza, l'acquisizione di nuovi script accresce la nostra conoscenza, i nostri concetti anche altri tipi di
schemi.
La natura della competenza
Gli schemi aiutano a spiegare che cosa significa essere esperti,in qualsiasi ambito, gli esperti hanno sviluppato
numerosi schemi che possono guidare la soluzione dei problemi nel loro ambito e sono molto più bravi dei novizi nel
riconoscere quando va applicato ciascuno schema.
Gli schemi risiedono nella memoria a lungo termine e un'ampia memoria a lungo termine aiuta l’esperienza. Le
persone esperte riescono ad analizzare rapidamente un problema con il metodo deduttivo, selezionano le indicazioni di
recupero necessarie a estrarre dalla memoria lo schema adeguato e applicano poi lo schema per risolvere il problema
che si trovano ad affrontare in quel momento. Al contrario, i novizi che non hanno ancora appreso gli schemi
specializzati devono risolvere problemi utilizzando metodi generali situati nella memoria di lavoro, così facendo
mettono a dura prova la memoria di lavoro che è l'anello più fragile della mente umana.
I limiti della conoscenza individuale
ci sono evidenze secondo cui gli esseri umani sono fondamentalmente ignoranti ma non si rendono conto di esserlo.
Tendiamo a sopravvalutare le nostre conoscenze, ci illudiamo di sapere come funzionano gli oggetti che ci circondano
ma in realtà siamo profondamente ignoranti. Questo fenomeno si chiama illusione della profondità esplicativa ed è
appunto la tendenza a sopravvalutare la comprensione del funzionamento di ciò che ci circonda.
Secondo Sloman e Fernbach le persone prese singolarmente sono molto ignoranti, ma collettivamente, mettendo
insieme le competenze specializzate di molti individui ottengono risultati incredibili. La nostra conoscenza risiede sia
nella nostra mente sia nelle persone intorno a noi.
Illusione della conoscenza> ci illudiamo di sapere più di quanto conosciamo perché non riusciamo a stabilire un
confine tra quella che è la nostra conoscenza individuale e quella che condividiamo con la comunità di persone a cui
apparteniamo.
Cosa è la saggezza?
Secondo Paul Baltes e i suoi colleghi, la saggezza rappresenta un repertorio di conoscenze sul significato e il modo di
condurre la vita. Baltes e i suoi colleghi hanno studiato attentamente numerose definizioni di saggezza dal punto di
vista culturale, storico, filosofico, religioso e psicologico. Secondo questi autori ha 5 componenti principali:
1. ricca conoscenza fattuale della vita> comprende la conoscenza della natura umana dello sviluppo umano
2. ricca conoscenza procedurale della vita> comprende le strategie per prendere decisioni, gestire conflitti e dare
consigli
3. comprensione dei contesti nell'arco della vita> questa comprensione include la consapevolezza che la vita
presenta numerosi contesti come famiglia, amici, lavoro e svago
4. consapevolezza del relativismo dei valori e delle priorità> comprende il riconoscimento che è valori e
proprietà sono diversi in persone e in società diverse
5. capacità di riconoscere e gestire l'incertezza> abilità che deriva dalla consapevolezza che è impossibile che il
futuro ci sia noto e non mi aspetto e quindi esistono limitazioni al modo in cui gli esseri umani raccolgono ed
elaborano informazioni
Da questa discussione appare che esperienza e saggezza, non sono la stessa cosa, ma possono sovrapporsi. La vera
saggezza è difficile da conseguire perché combina un campo d'azione straordinario con un livello di conoscenza,
giudizio e capacità di dare consiglio realmente superiore, utilizzati per il bene o il benessere di se stessi e degli altri.
Capitolo 11
Intelligenza
Esistono molte definizioni di intelligenza, ma la principale è che la capacità di acquisire conoscenze virgola di
pensare e di ragionare efficacemente ai fini di interagire attivamente con l'ambiente.
due scienziati hanno avuto un ruolo importante nello studio nella misurazione delle capacità mentali: Sir Francis
Galton e Alfred Binet.
Francis Galton
Era il cugino di Charles Darwin e affermava che le persone dotate dal punto di vista intellettivo avevano ereditato
delle costituzioni mentali. Aveva dimenticato però che le persone di successo da lui studiate venivano invariabilmente
da ambienti privilegiati. Tentò perciò di dimostrare una base biologica e sviluppò indicatori della velocità di reazione,
della forza manuale e dell'acuità sensoriale. Arrivò persino a misurare il cranio delle persone.
Alfred Binet
Realizzò un test che divenne il progenitore di tutti i test d'intelligenza, voleva principalmente risolvere un problema
pratico anziché dimostrare una teoria. Certi bambini non sembravano in grado di seguire con profitto i corsi scolastici
ordinari e gli educatori volevano avere un parametro oggettivo per identificare questi soggetti il più precocemente
possibile. Partita due presupposti teorici:
 il primo, secondo cui le capacità mentali si sviluppano l'età
 il secondo, secondo cui il ritmo con cui le persone acquisiscono capacità mentali è una caratteristica propria
dell'individuo e resta costante nel tempo
per sviluppare un indicatore delle capacità mentali chiese a degli insegnanti con molta esperienza che tipo di problema
potevano risolvere i bambini nelle diverse età. Successivamente utilizzo le risposte per strutturare un'intervista
standardizzata in cui un esaminatore adulto poneva una serie di domande o un bambino per stabilire se il suo livello
intellettivo era quello previsto per la sua età. Il risultato veniva chiamato età mentale. Il concetto di età mentale fu
ampliato successivamente dallo psicologo tedesco Wilhelm Stern, così da ottenere un punteggio relativo per persone
di diversa età anagrafica o età cronologica.
Il quoziente intellettivo (QI) è il rapporto tra età mentale ed età cronologica moltiplicato per 100. Ad esempio, un
bambino che ha un'età mentale di 10 anni, ma un'età cronologica di 8 anni avrebbe un QI di 10/8 x 100= 125.
il concetto di età mentale funziona bene per i bambini ma non per gli adulti. I test d'intelligenza che si usano oggi
forniscono un QI che non è assolutamente un quoziente. Si basa invece sulla performance relativa di una persona
rispetto alla performance di altre persone della stessa età e il punteggio di 100 corrisponde alla performance media di
quel gruppo anagrafico.
Il lascito di Binet: il business dei test di intelligenza
Lewis Terman fu intrigato dal lavoro di Binet. Adattò il suo test per gli Stati Uniti e a metà degli anni Venti il test
Stanford-Binet divenne un paradigma per la misurazione delle capacità intellettive.
Nel 1916 questo tema divenne il prototipo dell'Army Alpha, test prevalentemente verbale che veniva usato per
selezionare le reclute dell'esercito americano. Poiché alcune reclute non erano capaci di leggere fu sviluppato l'Army
Beta, strumento non verbale.
Gli educatori successivamente chiesero lo sviluppo di strumenti analoghi per misurare l'intelligenza dei bambini, così
nacquero nuovi test di intelligenza di gruppo. Due decenni dopo lo psicologo David Wechsler realizzò uno strumento
che divenne un'importante concorrente del test Stanford-Binet. Sviluppo dei test per adulti e bambini che misuravano
sia le competenze verbali sia quelle non verbali e prese il nome di Wechsler-Bellevue Scale, seguita dalla Wechsler
Adult Intelligence (WAIS) e dalla WISC (WAIS versione bambini però) e poi WPPSI. Le sue scale hanno subito
diverse revisioni.

La natura dell’intelligenza
Gli psicologi hanno usato principalmente due approcci per studiare l’intelligenza:
 approccio psicometrico> tende a definire la struttura dell’intelletto e a scoprire le competenze mentali che
sono alla base della performance ottenuta nei test
 approccio dei processi cognitivi> studia i processi di pensiero che stanno alla base di quelle competenze
mentali
La psicometria è lo studio statistico dei test psicologici. L’approccio psicometrico mira infatti a identificare e misurare
le capacità che sottendono le differenze individuali registrare nelle performance.
Una tecnica statistica denominata analisi fattoriale permette di ridurre un gran numero di misure a un numero più
ristretto di fattori. Ogni fattore contiene diverse variabili che si correlano fortemente fra loro ma meno fortemente con
variabili di altri fattori.
Il fattore g: l’intelligenza come capacità mentale generale
La teoria psicometrica dell’intelligenza come abilità generale fu avanzata da Charles Spearman. Notò che le abilità
verbali e il ragionamento matematico sono correlati tra loro pur essendo chiaramente distinte. La performance nei test
che valutano le abilità mentali è determinata in parte dal fattore g o intelligenza generale, e in parte dalle abilità
specifiche necessarie per svolgere un compito. Secondo lui, dato che il fattore g è coinvolto in tutti i compiti, è il
nucleo fondamentale dell’intelligenza.
Thurnstone mise in discussione la conclusione di Spearman poiché notò che le correlazioni erano tutt’altro che
perfette e perciò era convinto che le performance mentali dipendessero non da un fattore generale ma da varie abilità
specifiche che lui denominò abilità mentali primarie.
Raymond Cattell e John Horn proposero un altro modello di intelligenza dividendo l’intelligenza generale in:
 intelligenza fluida> cioè la capacità di affrontare nuovi problemi che non si possono risolvere in base
all’esperienza pregressa, abilità innata
 intelligenza cristallizzata> cioè la capacità di applicare conoscenze acquisite in precedenza a problemi attuali
Cattell e Horn sono convinti che noi nel corso della vita passiamo da un’intelligenza fluida a una maggiore dipendenza
dall’intelligenza cristallizzata. Mentre l’intelligenza cristallizzata migliora nell’età adulta e rimane stabile nell’età
avanzata, l’intelligenza fluida raggiunge il suo picco tra i 25-35 anni e inizia a declinare in età avanzata.
Nel tentativo di sintetizzare i risultati della ricerca precedenti Carroll ha usato l'analisi fattoriale e ha prodotto un
modello integrato di intelligenza che contiene elementi dei modelli di Spearman di Thurston e di Cattell-Horn.
Prende il nome di teoria a tre strati delle abilità cognitive è costituita appunto da tagli di capacità mentali: generale,
ampio spettro e ristrette.
 Nel terzo strato del modello c'è un fattore g che dovrebbe sottendere quasi tutta l'attività mentale.
 Nel secondo strato ci sono 8 fattori intellettivi ordinati da sinistra a destra in base al grado di correlazione con
g
 . Nel primo strato troviamo stabilità cognitive altamente specifiche che vanno ad alimentare ai fattori più ampi
del secondo strato
Carol è convinto che il modello ha tre strati e abbracci tutte le abilità cognitive note e fornisca la più completa e
dettagliata mappa dell'intelletto, almeno per quanto ottenibile dell'approccio psicometrico allo studio dell'intelligenza.
Gli approcci che si basano sui processi cognitivi
L'intelligenza varia da una persona all'altra e il perché viene spiegato dalle teorie cognitive. Quest'ultima studiano
l'elaborazione di informazioni specifiche dei processi cognitivi che sottendono la capacità intellettiva. Uno dei
sostenitori più autorevoli dell'approccio cognitivo è Robert Stenberg, che realizzò la teoria triarchica dell'intelligenza
la quale identifica tre tipi di intelligenza e i processi cognitivi che la supportano.
I processi cognitivi erano suddivisi in tre componenti:
1. Metacomponenti> indicano i processi intellettivi necessari per pianificare e regolamentare la performance
operativa e includono la capacità di problem solving, la formulazione di ipotesi e di strategie e la valutazione a
posteriori della performance.
2. Componenti della performance> sono processi mentali usati effettivamente per svolgere un determinato
compito includono l'elaborazione percettiva, il recupero di ricordi e di schemi dalla memoria a lungo termine.
3. Componenti di acquisizione delle conoscenze> permettono di imparare dalle nostre esperienze, di
immagazzinare informazioni nella memoria e di combinare nuove intuizioni con le informazioni acquisite in
precedenza.
I tre tipi di intelligenza, secondo Sternberg, sono:
 Intelligenza analitica> coinvolge le capacità di problem solving di tipo accademico misurate dai test di
intelligenza tradizionali;
 Intelligenza pratica> fa riferimento alle competenze necessarie per affrontare le esigenze della vita quotidiana
e gestire efficacemente se stesse gli altri;
 Intelligenza creativa> include le capacità mentali necessarie per affrontare attivamente problemi originali.
Sternberg ritiene che i programmi scolastici dovrebbero promuovere tutte e tre le forme di intelligenza e non solo le
capacità analitiche.
L'intelligenza intesa in senso più ampio: al di là delle capacità mentali
L'intelligenza è sempre stata considerata una capacità mentale e alcuni psicologi pensano che sia una definizione
troppo restrittiva. Sono convinti che l'intelligenza si potrebbe concepire in maniera più estensiva come una pluralità di
intelligenze relativamente indipendenti che rispondono a diverse esigenze adattive.
Gardner ha formulato una teoria delle intelligenze multiple che ha incontrato particolare fortuna. Distingue 8 tipi
diversi di abilità adattive a cui se ne può aggiungere una nona(a).
1. Intelligenza linguistica> capacità di padroneggiare e usare bene la propria lingua madre;
2. intelligenza logico-matematica> capacità di ragionare logicamente risolvere problemi matematici;
3. intelligenza visuospaziale> capacità di risolvere problemi spaziali;
4. intelligenza musicale> capacità di percepire il tono virgola e ritmo e produrre musica;
5. intelligenza corporale-cinestetica> capacità di controllare i movimenti del corpo e di manipolazione che
appartiene a ballerini e atleti;
6. intelligenza interpersonale> capacità di capire gli altri ed interagire efficacemente con loro;
7. intelligenza intrapersonale> capacità di capire sé stessi;
8. intelligenza naturalistica> capacità di rilevare e comprendere fenomeni naturali;
a. Intelligenza esistenziale> capacità filosofica di porsi interrogativi sul
significato della propria esistenza, della vita e della morte.
Mentre le prime tre intelligenze di Gardner si possono misurare con i normali test di intelligenza, le restanti no.
L'intelligenza emotiva
Alcuni studiosi sono convinti che la competenza emotiva sia una forma di intelligenza. Secondo Mayer e Salovey,
l'intelligenza emotiva è la capacità di leggere correttamente le emozioni degli altri, di reagire correttamente ai loro
input, di automotivarsi, di avere coscienza delle proprie emozioni e di regolare e controllare le proprie risposte
emozionali. È costituita da quattro componenti:
 percezione delle emozioni> si misura in base alla capacità di giudicare espressioni emotive di volte ritratti in
foto e di riferire le emozioni suscitate da paesaggi o altre immagini;
 uso delle emozioni per facilitare il primo;
 comprensione delle emozioni;
 gestione delle emozioni;
I due studiosi considerano i compiti della misurabilità nello stesso senso in cui la scala di Wechsler misura le abilità
mentali. I sostenitori dell'intelligenza emotiva mettono in evidenzia i vantaggi attivi delle competenze emozionali
nella gestione dei problemi. Le persone intelligenti emotivamente creano legami emotivi più solidi e hanno più
successo nella carriera, nel matrimonio e nell'allevamento dei figli. Evitano la depressione, l’ira, l'ansia, operano per
raggiungere gli obiettivi a lungo termine e controllano gli impulsi. Alcuni psicologi invece ritengono che il concetto di
intelligenza sia stato esteso eccessivamente rispetto alla sua focalizzazione originaria sull’abilità mentale e parlano
quindi di competenza emotiva.
La misurazione dell'intelligenza
Le scale Wechsler oggi vengono utilizzate. Il test genera tre punteggi riassuntivi: QI verbale, QI di performance e QI
complessivo.
Dovremmo misurare l'attitudine o i risultati raggiunti?
Test di livello> serve a misurare il livello di conoscenze acquisito fino a quel momento da parte dei candidati;
Test attitudinale> sottopone ai candidati dei problemi mai visti prima che prescindono dall'apprendimento pregresso
così da misurare il potenziale di apprendimento e performance dei candidati;
Misurare l'intelligenza nelle culture non occidentali
Particolari difficoltà si porrebbero a chi si proponesse di misurare l'intelligenza nelle culture non occidentali. Sono
stati adottati i due approcci principali per affrontare le difficoltà che si accompagnano alla misurazione
dell'intelligenza in un contesto interculturale:
 scegliere dei problemi di ragionamento che prescindono dalle conoscenze di una cultura specifica, cultura al
bias free tests, ma riflettono la capacità di valutare e analizzare determinati stimoli;
 creare degli indicatori tagliati su misura per le conoscenze e le competenze che vengono apprezzate in una
determinata cultura;
Eredità, ambiente e intelligenza
Sia i geni e sia l'ambiente influenzano l'intelligenza, ma non operano quasi mai l'uno indipendentemente dall'altro.
Non esiste un singolo gene dell'intelligenza
Le differenze di intelligenza tra gruppi
Alcuni degli aspetti più controversi che emergono dagli studi dell'intelligenza riguardano le differenze tra gruppi. Ci
sono differenze basate sulla classe sociale e differenze tra maschi e femmine. Le differenze di genere non riguardano
tanto i livelli di intelligenza generale, ma piuttosto alcune competenze cognitive specifiche: gli uomini tendono a fare
leggermente meglio delle donne in certi esercizi che richiedono competenze spaziali e sono anche più bravi nelle
competenze motorie dirette su un obiettivo, inoltre, riescono a fare meglio nel ragionamento matematico. Mentre, le
donne fanno meglio nelle prove di velocita percettiva, capacità verbale, calcolo matematico e attività motoria fine.
Gli psicologi hanno offerto delle spiegazioni per queste differenze di genere citando sia fattori biologici sia fattori
ambientali. Le spiegazioni ambientali si concentrano sulle esperienze di socializzazione dei maschi e delle femmine
durante la crescita. Anche gli psicologi evoluzionisti hanno detto la loro avanzando l'ipotesi che la specializzazione
dei ruoli sessuali si sia sviluppata in ambienti primordiali.
Convinzioni, aspettative e performance cognitiva
Le abilità cognitive non sono le uniche determinanti mentali della performance ottenuta sugli indicatori intellettivi e
accademici. Contano molto anche le convinzioni, ad esempio, le nostre convinzioni sulle capacità degli altri possono
incidere sul modo in cui interagiamo con loro. Ancora più importanti sono le convinzioni che nutriamo verso noi
stessi, le convenzioni che ci dicono chi siamo e cosa possiamo o non possiamo fare.
Il modo in cui vediamo noi stessi può essere influenzato anche dall’appartenenza a gruppi etnici e di genere se a tali
gruppi vengono associati stereotipi diffusi, potremmo ritrovarci a incorporarli nella nostra autopercezione.
I valori estremi dell'intelligenza
Ci sono persone che presentano abilità mentali insolite: ci sono persone intellettivamente dotate e ci sono persone con
ritardo mentale.
Le persone dotate di QI da 130 in su vengono collocati nella fascia di popolazione più intelligente (1%). Alcuni
studiosi sono convinti che i bambini dotati ragionano esattamente come bambini di intelligenza media ma lo fanno in
maniera più efficace. Solo una percentuale minima dei bambini dotati arriva a fare grandi cose in età adulta, Renzulli,
ha scoperto che il successo dei geni e il prodotto di tre fattori interconnessi:
1. processo di capacità mentali particolarmente sviluppate;
2. capacità di impegnarsi nel proprio studio creativo;
3. motivazione e impegno;
I bambini che presentano un leggero ritardo mentale hanno difficoltà nel ragionamento, nella pianificazione e nella
valutazione dei feedback relative ai loro sforzi. Il ritardo mentale ha riconosce svariate cause: alcune genetiche e altre
dovute a fattori biologici di diverso tipo virgola e altre ancora di origine ambientale.
L'eredità ha un ruolo diverso nel ritardo mentale lieve rispetto al ritardo grave, infatti, quest'ultimi sono causati da
danni pre-, peri-, post-natali anziché dal genotipo ereditato→ Ciò vuol dire che il ritardo mentale grave non si
trasmette per familiarità ma dipende da patologie manifestate.

Capitolo 12
Motivazione
La motivazione è il processo che influenza direzione, persistenza e vigore di un comportamento diretto a uno scopo.
Le varie prospettive teoriche considerano la motivazione da punti di vista diversi.
La teoria dell'evoluzione di Darwin ha ispirato le prime considerazioni psicologiche sul fatto che sia l'istinto a
motivare gran parte del nostro comportamento.
Un istinto o risposta automatica è una caratteristica ereditaria, comune a tutti i membri di una specie, che produce
automaticamente una certa risposta quando l'organismo viene esposto a un particolare stimolo. Alimenti i ricercatori
avevano proposto migliaia di istinti umani punto le teorie istinti umani sono andate via via scomparendo perché
sostenute da scarse prove e spesso basate su ragionamenti circolari. Oggi gli scienziati studiano in maniera più
costruttiva i contributi genetici alle motivazioni.
Nel 1932 Walter Cannon propose il concetto di omeostasi cioè uno stato di equilibrio fisiologico interno che il corpo
cerca di mantenere (quando abbiamo caldo il nostro corpo cerca di raffreddarsi sudando, quando abbiamo freddo e il
nostro corpo genera calore tremando).
Mantenere l'omeostasi richiede: meccanismo sensoriale che rilevi i cambiamenti dell'ambiente interno, un sistema di
risposta che possa ripristinare l'equilibrio è un centro di controllo che riceva le informazioni dai sensori e attivi il
sistema di risposta.
Secondo l'influente teoria delle pulsioni nella motivazione di Clark Hull Ehi le alterazioni fisiologiche dell'omeostasi
producono pulsioni, cioè stati di tensione interna che motivo non organismo a comportarsi in modo da ridurre tali
tensioni. pulsioni come fame e sete derivano da deficit dei tessuti e spingono l'organismo all'agire. Oggi i concetti di
pulsione hanno una minore influenza rispetto al passato e spesso ci comportiamo in modo tale da aumentare, anziché
ridurre, gli stadi di attivazione o le pulsioni. La motivazione è pertanto complessa e non può essere sempre spiegato
con qualche impulso biologico interno. Successivamente la teoria della riduzione delle pulsioni venne sostituita dagli
approcci sull'attivazione ottimale proposti da Hebb.
L'approccio si basava su due assunti:
 la natura dell'ambiente e influenza l'attivazione del cervello
 il cervello influenza il comportamento e in particolare gli aspetti che concernono l'approccio e l'evitamento
Un accesso o una carenza di stimoli venivano considerati indesiderabili e l'area di stimolazione ottimale si trovava in
un punto intermedio fra questi due stati.
Impotenza appresa> nasce quando non esiste un rapporto fra comportamento ed esito (se abbiamo fame e andiamo a
mangiare impariamo che mangiando eliminiamo la pulsione della fame e rafforziamo il comportamento,se non lo
facciamo abbiamo l’impotenza)
Alcuni esperimenti suggeriscono che quando nella vita le persone hanno scarso controllo sugli esiti, le loro
motivazioni caleranno perché avranno la sensazione che qualsiasi cosa facciano il loro comportamento avrà ben poca
influenza sul risultato.
La motivazione all'approccio e all'evitamento
La motivazione ci spinge verso alcune cose e ci allontana da altre. Queste tendenze apparentemente universali
riflettono l'attività di due diversi sistemi neurali del cervello. Secondo Jeffrey Gray:
 Sistema di attivazione comportamentale (BAS)> viene stimolato ad agire da segnali di potenziale ricompensa
e di gratificazione di un'esigenza. Fa sì che la persona avvii o intensifichi i movimenti verso determinati
obiettivi positivi avvertendo un'anticipazione di un piacere.
 Sistema di inibizione comportamentale (BIS)> risponde a stimoli che segnalano potenziale dolore, mancato
rinforzo e punizione. Produce paura e inibizione del comportamento oltre che comportamenti di fuga ed
evitamento.
Le persone con un elevato BAS preferiscono i cambiamenti e le novità, mentre le persone BIS nutrono una preferenza
per tutto ciò che è familiare. Alcuni studi hanno dimostrato che i Mancini presentano livelli più elevati di BIS rispetto
ai destrimani virgola e le donne hanno valore più elevati di BIS rispetto agli uomini.
I ricercatori che si occupano del cervello alla ricerca dei meccanismi celebrali specifici alla base delle funzioni di
ricerca del piacere e di minimizzazione del dolore di BAS e BIS. Tali meccanismi non solo coinvolgono sistemi di
neurotrasmissione diversi, ma anche differenti aree del cervello.
BAS> coinvolge l'area prefrontale dell'emisfero sinistro;
BIS> coinvolge diverse strutture del sistema limbico e il lobo frontale, emisfero destro.
BAS e BIS sono in prima linea nella ricerca motivazionale virgola non solo perché sono rivolti alla distinzione fra
motivazione all’approccio e motivazione all'evitamento, ma perché aiutano a organizzare i processi cognitivi,
fisiologici e comportamentali coinvolti nella ricerca del piacere e nell evitamento del dolore. Questi sistemi collegano
anche motivazioni ed emozioni in quanto il BAS si collega alle emozioni positive, mentre il BIS si collega alle
emozioni negative.
I processi cognitivi: gli incentivi e le aspettative
mentre le pulsioni sono considerate fattori interni che spingono un organismo all'azione, gli incentivi o ricompense
rappresentano gli stimoli ambientali che attirano un organismo verso un obiettivo. Spesso le persone rispondono in
modo diverso agli incentivi. Secondo un approccio cognitivo, la teoria aspettativa-valore afferma che un
comportamento rivolto verso un obiettivo, viene determinato congiuntamente dalla forza dell'aspettativa che ha la
persona di giungere a un obiettivo con un particolare comportamento e dal valore incentivante che la persona
attribuisce a quello stesso obiettivo.
Motivazione= aspettativa x valore incentivo
i cognitivi si distinguono fra:
 motivazioni estrinseche> eseguire un'attività per ottenere una ricompensa esterna o evitare una punizione;
 motivazioni intrinseche> eseguire un'attività per il piacere di farla.
I punti di vista psicodinamici e umanistici
I teorici moderni della psicodinamica continuano a sottolineare che nelle nostre azioni nelle nostre sensazioni siamo
guidati sia da processi mentali inconsci che da motivazioni inconsce.
Abraham Maslow ci parla della spinta fondamentale nell'uomo: il desiderio di crescita personale. Propose il concetto
di gerarchia dei bisogni cioè una progressione che contiene i bisogni fisiologici (quelli che riguardano la
sopravvivenza fisica e sociale) e al vertice i bisogni di crescita sociale.
Autorealizzazione→ rappresenta la necessità di soddisfare il nostro potenziale ed è la motivazione umana ultima
secondo Maslow.
Secondo lui tutti si concentrano sulla soddisfazione dei bisogni più bassi nel leggere archia al punto da dedicare troppo
poco tempo a diventare tutto quello che potrebbero essere punto le rare persone che riescono ad avvicinarsi
all'autorealizzazione possono dare un contributo enorme al nostro mondo. Queste persone hanno raggiunto lo stato di
trascendenza del sé andando oltre la concentrazione su se stessi e impegnandosi per il benessere degli altri.

La teoria dell'autodeterminazione
Una teoria umanistica più recente sulla motivazione è stata proposta da Edward Deci e Richard Ryan. La teoria
dell'autodeterminazione si concentra su tre fondamentali bisogni psicologici: competenza, autonomia e relazioni.
il massimo della pagamento nella vita sia potendo soddisfare questi bisogni fondamentali:
 competenza> riflette la necessità dell'uomo di padroneggiare nuove sfide e di perfezionare le proprie capacità,
questo bisogno motiva a gran parte dei comportamenti umani di esplorazione e di stimolo alla crescita;
 Autonomia> rappresenta il tentativo di ottenere maggiore libertà, di regolamentarsi da soli e non mediante
forze esterne. Porta a una maggiore integrazione del sé, a una sensazione di controllo personale e di
autorealizzazione;
 Relazioni> si riferisce al desiderio del sè di creare legami significativi con gli altri.
Relazioni e autonomia sono complementari, quando le persone hanno relazioni autentiche e spesso si sentono più
libere di essere sé stesse.
Circuiti e sistemi neurali legati alla motivazione
Quando parliamo di motivazione non possiamo non fare riferimento a un concetto molto importante per noi e per il
nostro cervello che è quello di reward o ricompensa.
Si sono evoluti circuiti che servono a elaborare il valore di ricompensa di stimoli e comportamenti.
Al sistema del reward sono legati molti tipi di apprendimento associativo.
Le funzioni principali della ricompensa sono:
- la loro capacità di farci apprendere attraverso il condizionamento classico e quello operante
- influenzare i processi decisionali
- indurre comportamenti di approccio
- suscitare emozioni positive e soprattutto il piacere.
Quando parliamo di piacere ci sentiamo meglio e avvengono una cascata di eventi ormonali e psicofisiologici che ci
garantiscono per un po’ di tempo uno stato di benessere, che aumenta alla fine il nostro adattamento all'ambiente e ci
induce uno stato di emozioni positive. E’ stato dimostrato come una disposizione di umore positivo abbia un forte
impatto sulla capacità cognitiva rendendo il pensiero più creativo, i processi di ragionamento più flessibili ed efficienti
ecc.
Gli stimoli che portano a un reward possono indurre stati d'animo positivi e sono legati ai circuiti neurali in cui
interviene il neurotrasmettitore dopamina virgola che viene rilasciata proprio risposta a stimoli che portano a una
potenziale ricompensa.
Per la valutazione di uno stimolo sono rilevanti:
 corteccia orbito-frontale (OFC
 nucleus accumbens (NAC)> è uno dei centri del piacere, una struttura che riceve connessioni che rilasciano il
neurotrasmettitore dopamina.
 i circuiti della dopamina
principio edonico> teoria secondo cui le persone sono motivate a provare piacere e a evitare il dolore.
Un altro centro del piacere è l'ipotalamo nella zona centrale interna ai due emisferi celebrali. inoltre, anche l'insula è
legata a questi circuiti, si trova tra il lobo temporale e quello frontale e ha la funzione di controllare le sensazioni
viscerali, la sensazione di dolore ed inoltre implicata nella dipendenza da droghe, alcol, nicotina ecc.
Anche i gangli della base sono responsabili dell'attività dei circuiti della ricompensa e comprendono: nucleus
accumbens, nucleo caudato, putamen, substantia nigra, ipotalamo e talamo.
La motivazione sociale
Abraham Maslow considerava l'appartenenza una necessità fisiologica basilare. Il bisogno di appartenenza è una
motivazione potente.
Perché ci affiliamo?
Gli uomini sono esseri sociali che si affiliano in svariati modi. Alcuni teorici propongono che, nel corso
dell'evoluzione, fosse più probabile che sopravvivessero e si riproducessero gli individui la cui costituzione biologica
li predisponeva ad affiliarsi, rispetto a quelli di natura solitaria.
La ricerca ha dimostrato che, nel mondo odierno, i rapporti sociali positivi costituiscono un contributo importante per
una vita soddisfacente. Craig Hill ha suggerito che ci affidiamo per quattro motivi psicologici basilari:
1. ottenere stimoli positivi;
2. ricevere sostegno emotivo;
3. ottenere attenzione;
4. consentire il confronto sociale.
Confronto sociale> cioè confrontare le nostre convinzioni, i nostri sentimenti e i nostri comportamenti con quelli di
altre persone. Ci aiuta a determinare se le nostre risposte sono normali e ci permette di valutare il livello delle nostre
capacità cognitive e fisiche.
L'intensità del desiderio di amicizia varia da persona a persona. Alcuni teorici considerano il bisogno di affiliazione
all'interno di un modello omeostatico e propongono che ognuno di noi abbia la propria fascia ottimale di contatti
sociali. Dopo periodi in cui i contatti superano questa fascia, compensiamo cercando temporaneamente una maggiore
solitudine. Dopo periodi in cui i contatti sociali restano al di sotto della fascia ottimale, aumentiamo gli sforzi per stare
con gli altri. Molti studi hanno mostrato che i fattori contingenti influenzano la nostra tendenza di affiliarci, per
esempio, le situazioni che incutono paura aumentano il nostro desiderio di stare con gli altri. Essere respinti o esclusi
dei rapporti sociali è un'esperienza dolorosa per quasi tutti virgola e l'esclusione fa nascere il desiderio di riallacciare i
rapporti sociali.
In tempi più recenti si è scoperto che questa esclusione, e i suoi effetti, non devono necessariamente verificarsi nel
mondo reale. Episodi minimi come subire ostracismo possono avere effetti negativi su autostima, senso di
appartenenza e sull'umore. L'ostracismo ha effetti diversi sui diversi gruppi di età.
La motivazione al successo
Siamo ben consapevoli dell'importanza che la società attribuisce alla realizzazione. Negli anni 50 David McClelland,
John Arkinson e i loro collaboratori hanno cominciato a indagare sulle differenze individuali del bisogno di
realizzazione, cioè quel desiderio positivo di riuscire in un compito e di competere con successo negli standard di
eccellenza.
Il comportamento per realizzarsi possa derivare da:
1. motivazione al successo, è la parte del BAS
2. paura di fallire, è una funzione BIS
Le persone fortemente motivate al successo cercano il brivido della vittoria, mentre quelle motivate dalla paura di
fallire cercano di evitare l'agonia della sconfitta. Il buon senso suggerisce che una forte motivazione al successo
abbinata ad una grande paura di fallire potrebbero portare una persona a rendere meglio di chi è motivato soltanto dal
desiderio del successo. Ma non è così, l'ansia associata alla paura di fallire può vanificare l'effetto del bisogno di
realizzazione e ostacolare il rendimento.
Una persona fortemente motivata preferisce il rischio intermedio, mentre le persone scarsamente motivate
sceglieranno con più probabilità compiti facili o molto difficili.
Per comprendere questo modello dobbiamo renderci conto che quello che conta è la percezione che ha il singolo
dell'incertezza dell'esito.
La teoria del conseguimento dell'obiettivo
Un altro modo per comprendere la motivazione al successo è esaminare gli obiettivi di successo che le persone
cercano di ottenere in situazioni concrete. La teoria del conseguimento dell'obiettivo si concentra sul modo in cui il
successo viene definito sia dal singolo che all'interno della situazione stessa. I sostenitori di questa teoria sono
interessati a come si orientano le persone per conseguire l'obiettivo e distinguono:
 l'orientamento alla padronanza> si concentra soprattutto sul miglioramento personale sforzandosi al massimo
e perfezionando nuove abilità
 l'orientamento all’ego> il suo scopo è rendere meglio degli altri
La teoria si concentra sul clima motivazionale che incoraggia o ricompensa un approccio orientato alla padronanza
oppure all’ego.
Orientamenti verso il conseguimento dell'obiettivo
Vi sono quattro diversi modi di conseguire un obiettivo: due obiettivi di approccio e due obiettivi di evitamento.
 Gli obiettivi di approccio basati sulla padronanza si concentrano sul desiderio di padroneggiare un compito e
imparare nuove conoscenze abilità.
 Gli obiettivi di approccio basati sul l’ego riflettono l'orientamento competitivo che si concentra sull'essere
giudicati favorevolmente rispetto alle altre persone.
 Gli obiettivi di evitamento basati sulla padronanza riflettono la paura di non rendere all'altezza dei propri
standard.
 Gli obiettivi di evitamento basati sul l’ego sono incentrati sulla paura di fare meno bene rispetto agli altri.
Questi quattro obiettivi sono inseriti in una struttura 2x2 2 come approcci motivazionali diversi. Secondo la teoria del
conseguimento degli obiettivi 2x2→ciascuno di noi può essere descritto in funzione di un profilo motivazionale verso
l'obiettivo.
Il clima motivazionale
Oltre alle differenze dei singoli nel modo di conseguire un obiettivo esistono dei fattori situazionali che influenzano
come definire il successo, come ad esempio, persone significative (genitori, insegnanti, allenatori).
 In un clima che coinvolge l’ego→ i concorrenti sono messi a confronto tra di loro, vengono sollecitati a
competere per essere migliori e quelli che rendono meglio sono oggetto di particolari attenzioni.
 In un clima che coinvolge la padronanza, gli sforzi, il godimento dell'attività e il miglioramento personale→
sono messi in particolare rilievo e vengono ricompensati.
La famiglia, la cultura e il bisogno di successo
Creare in casa un ambiente stimolante dal punto di vista cognitivo favorisce la motivazione intrinseca nei bambini a
eseguire i compiti accademici.
 Quando i genitori incoraggiano e premiano i risultati senza punire i fallimenti promuovono una forte
motivazione al successo.
 Per contro, il timore di fallire sembra svilupparsi quando gli educatori danno il successo per scontato ma
puniscono il fallimento, insegnando quindi al bambino a temere la possibilità di fallire.
Anche le norme culturali forgiano la motivazione al successo. Le culture individualistiche tendono a sottolineare i
successi personali. Nelle culture che favoriscono il collettivismo la motivazione al successo riflette in modo più forte
il desiderio di essere accettati nella famiglia e nel gruppo sociale, di soddisfare le loro aspettative di lavorare per i loro
obiettivi.
Il conflitto motivazionale
A volte gli obiettivi motivazionali sono in conflitto fra loro il nostro desiderio di raggiungere il successo è quello di
divertirci possono entrare in contrasto. Si possono creare tre tipi basilari di conflitto:
1. il conflitto approccio-approccio> si verifica quando ci troviamo di fronte a due alternative allettanti e
sceglierne una significa rinunciare all'altra;
2. il conflitto evitamento-evitamento> si verifica quando dobbiamo scegliere fra due alternative indesiderabili
3. il conflitto approccio-evitamento> significa essere al contempo attratti e respinti dallo stesso obiettivo (es.
scoiattolo motivato dalla fame ad avvicinarsi per prendere il cibo offerto da una signora, ma motivato dalla
paura a tenersi lontano)
Capitolo 13
Emozioni
senza emozioni la vita sarebbe scialba e vuota. L'emozione è uno stato o vissuto personale che comporta un quadro di
reazioni fisiologiche, comportamentali e cognitive agli eventi. Richard Lazarus ritiene che e motivazione ed emozione
siano sempre collegate poiché abbiamo reazioni emotive solo quando le nostre motivazioni e i nostri obiettivi vengono
gratificati, minacciati o frustrati. L'emozioni svolgono rilevantissime funzioni adattive.
Via un sistema di attivazione di emergenza che aumenta le nostre probabilità di sopravvivenza (paura e allarme). Le
emozioni positive ci aiutano a creare rapporti intimi ad ampliare i pensieri e il nostro comportamento in modo da poter
esplorare, trovare nuovi sistemi per raggiungere gli obiettivi, giocare e apprezzare quello che abbiamo. Le emozioni
sono anche un'importante forma di comunicazione sociale e influenzano il comportamento degli altri nei nostri
confronti. L'espressione di emozioni positive può comportare dei benefici, inoltre, le emozioni positive, sono una parte
importante di una vita soddisfacente mentre le emozioni negative favoriscono l'infelicità. Le emozioni negative fanno
parte delle normali reazioni indotte dallo stress e da numerosi disturbi psicologici. La capacità di auto regolare le
proprie emozioni è un indice di uno stato psicologico sano. Le emozioni sono costituite da tre componenti
fondamentali:
1. sistema di allerta
2. sistema di ricompensa
3. sistema di regolazione affettiva
queste componenti interagiscono continuamente e in modo dinamico tra di loro. Il sistema più automatico e veloce e ci
consente di rispondere in maniera immediata e spesso inconsapevole a una situazione di minaccia (sistema di allerta),
di ciò è responsabile l'amigdala, che è il rilevatore di possibili pericoli.
Il sistema della ricompensa è legato invece alla gratificazione, di ciò è responsabile la dopamina che contribuisce a
darci il senso di gratificazione. Il sistema affettivo invece libera ossitocina che ci stimola un comportamento
prosociale.
Come si studiano le emozioni?
Lo studio delle emozioni in ambito psicologico non è semplice per un buon numero di motivi. Individuare la natura
delle emozioni è stato molto difficile e la definizione stessa di emozione non è univoca.
Bisogna distinguerla dall'umore:
 emozione> con questo termine, ci riferiamo alle risposte elicitate da uno stimolo, relativamente brevi e spesso
molto intense.
 Umore> con questo termine ci riferiamo a Stati meno intensi e più stabili, simili a un tratto caratteriale.
Quante e quali siano le emozioni di base è stato poco chiaro. Ekman ha sostenuto che le emozioni di base sono 6 o 7,
mentre altri affermano che sono di più. Il punto di vista alternativo e l'approccio dimensionale nel quale le emozioni
non sono considerate separatamente e non derivano da sistemi neurali unici ma da attività collocata in due diverse
dimensioni: attivazione e valenza. Questa teoria viene espressa nel modello circonflesso. La valenza varia dal piacere
al disgusto, mentre l'attivazione varia da attivata a disattivata.
La natura delle emozioni
i nostri Stati emotivi condividono quattro caratteristiche comuni:
1. le emozioni vengono scatenate da stimoli e limitanti esterni o interni
2. le reazioni emotive derivano dalle valutazioni che facciamo degli stimoli virgola che attribuiscono un
significato alla situazione
3. il corpo risponde fisiologicamente alle nostre valutazioni
4. le emozioni comprendono tendenze comportamentali: comportamenti espressivi (ridere di gioia, piangere
parentesi chiuso e comportamenti strumentali (lottare per autodifesa)
queste componenti emotive possono influenzarsi a vicenda, cosicché i pensieri influiscono sulle sensazioni e le
sensazioni influenzano le nostre valutazioni.
Gli stimoli elicitanti
le emozioni non si provano nel vuoto. Sono risposte a situazioni, persone oggetti o eventi. Inoltre, gli stimoli elicitanti
che scatenano valutazioni cognitive e risposte emotive non sempre sono esterni, ma può trattarsi di stimoli interni. I
fattori biologici innati ci aiutano a determinare quali stimoli hanno maggiore potenziale di risvegliare le emozioni.
Anche l'apprendimento influenza le nostre emozioni, esperienze precedenti possono trasformare determinate persone o
situazioni in stimoli elicitanti.
Le culture hanno standard diversi per definire il bene, il male e il brutto, i quali influenzano il modo in cui valutiamo e
rispondiamo agli stimoli.
La componente cognitiva
Le cognizioni, cioè pensieri, immagini, ricordi e interpretazioni sono virtualmente coinvolte in ogni aspetto delle
emozioni.
Le valutazioni cognitive sono le interpretazioni e significati che attribuiamo agli stimoli sensoriali. Modello sulle
emozioni di Scherer.
Nelle valutazioni sono coinvolti i processi sia consci sia inconsci e spesso non siamo coscienti delle valutazioni che
sono all'origine delle risposte emotive. L'idea che le reazioni emotive siano scatenate da valutazioni cognitive anziché
da situazioni esterne aiuta a giustificare il fatto che persone diverse possono avere reazioni emotive diverse allo stesso
oggetto, situazione o persona.
Cultura e valutazione
nell'ambito di alcune ricerche interculturali stocchi sto persone di vari paesi di ricordare eventi che hanno scatenato
determinate emozioni e e di rispondere a domande su come avevano valutato o interpretato quelle situazioni. Gli
intervistati hanno mostrato forti analogie interculturali, malgrado queste similitudini interculturali, situazioni
particolari possono evocare valutazioni e reazioni emotive diverse a secondo della cultura. Esistono alcune costanti
interculturali nelle valutazioni ma esiste anche una certa diversità culturale negli aspetti più sottili dell'interpretazione
delle situazioni.
La componente fisiologica
Quando viviamo un'esperienza emotiva, una delle prime cose che possiamo notare sono i cambiamenti fisici.
L'emozioni coinvolgono importanti interazioni fra diverse aree del cervello e fra queste il sistema limbico e la
corteccia cerebrale. È accertato che processi di valutazione cognitiva coinvolgono la corteccia.
Le fondamentali e pioneristiche ricerche dello psicologo Joseph LeDoux hanno rivelato che quando il talamo riceve
un input dai sensi, può inviare messaggi attraverso due vie neurali:
1. via alta
2. via bassa> questa permette all'amigdala di ricevere direttamente l'input dai sensi e generare reazioni
emotive prima ancora che la corteccia celebrale abbia avuto il tempo di interpretare appieno che cosa stia
provocando la reazione, ha un valore di sopravvivenza poiché ci permette di reagire molto rapidamente.
L'amigdala può funzionare anche come sistema di allarme anticipato per sistemi sociali minacciosi.
L'esistenza di un sistema a doppia via per l'elaborazione emotiva può aiutare a spiegare alcuni aspetti sconcertanti
della nostra vita emotiva. LeDoux suggerisce che non tutte le risposte emotive vengono registrate a livello di
corteccia. Ma sostiene che le persone possono avere due reazioni emotive simultanee, diverse, per lo stesso evento:
una conscia e una inconscia.
La neuroscienziata Candace Pert afferma che poiché tutte le strutture neurali coinvolte nelle emozioni operano a
livello biochimico, sono le varie sostanze di neurotrasmissione che con il loro moto alterno attivano i programmi
emozionali che discendono nel cervello. Pare che la causa di alcune emozioni sgradevoli risieda nella dopamina e
nelle endorfine, mentre serotonina e norepinefrina hanno un ruolo importante nella rabbia e nella paura.
L'attivazione degli emisferi e l'emozione
Alcuni neuropsichiatri che trattavano pazienti clinicamente depressi con l'elettroshock somministrato all'emisfero
destro a quello sinistro osservarono un fenomeno singolare. Con l'emisfero sinistro fuori gioco i pazienti avevano una
reazione catastrofica fin quando l'effetto della scossa non era passato. Quando applicavano l'elettroshock all'emisfero
destro però reagivano in modo diverso, sembravano indifferenti, felici e a volte perfino euforici. I ricercatori hanno
notato un modello emotivo simile in pazienti con un emisfero danneggiato da lesioni o ictus. Questi risultati
suggeriscono che l'attivazione dell'emisfero sinistro può essere l'origine di alcune emozioni positive, mentre
l'attivazione dell'emisfero destro di quelle negative. Davidson e Nathan Fox hanno studiato la misurazione
dell'elettroencefalogramma dell'attività del lobo frontale di persone che stavano vivendo emozioni positive o negative:
quando le persone provavano emozioni positive l'emisfero sinistro era più attivo, mentre quando provavano emozioni
negative l'emisfero destro era più attivo.
Questo modello emisferico sembra essere innato. Inoltre, questi due studiosi, hanno riscontrato differenze individuali
nell'attivazione a riposo, registrando mediante l'elettroencefalogramma le risposte delle persone in condizioni
emotivamente neutre: es. i bambini che a riposo mostravano una dominanza dell'emisfero destro erano più inclini a
turbarsi a piangere quando la madre lasciava la stanza rispetto a quelli con una dominanza a riposo dell'emisfero
sinistro.
I processi autonomi e ormonali
La risposta combatti o fuggi (fight or flight) viene prodotta dal sistema simpatico del sistema nervoso autonomo e
dagli ormoni del sistema endocrino: il sistema nervoso simpatico produce l'attivazione stimolando gli organi e muscoli
del corpo, il sistema endocrino pompa nel sistema circolatorio gli ormoni dello stress punto gli effetti prodotti dagli
ormoni hanno una durata maggiore e possono mantenere attivato il corpo per un notevole periodo di tempo. Il modello
di attivazione generale varia nelle persone, quindi non tutti presentiamo lo stesso modello anche a fronte della stessa
emozione.
La componente comportamentale
Spesso possiamo dedurre che una persona sia arrabbiata, triste, timorosa o felice sulla base dei comportamenti
espressivi, Cioè le manifestazioni emotive osservabili di una persona. Le altre manifestazioni emotive possono persino
evocare il noi risposte simili in un processo conosciuto come empatia.
L'evoluzione e l'espressione delle emozioni
Nel suo classico libro “L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali” Charles Darwin affermava che
l'espressione delle emozioni è un prodotto dell'evoluzione, perché contribuisce alla sopravvivenza della specie.
Darwin non considerava innate tutte le forme di espressione delle emozioni ma riteneva che molte lo fossero. Come
Darwin virgola e moderni teorici dell'evoluzione sottolineano il valore adattivo dell'espressione delle emozioni e
ritengono che al sistema nervoso sia collegato un set di risposte emotive fondamentali o reazioni emotive innate. Le
ricerche dimostrano che alcune espressioni emotive sono simili in tutte le culture e suggeriscono quindi che abbiano
una base universale biologica. A loro parere tutte le altre emozioni si basano su una combinazione di quelle innate.
Le espressioni delle emozioni sul volto: le espressioni facciali
anche se le espressioni del viso possono essere indicazioni valide per giudicare le emozioni, le persone appartenenti a
una stessa cultura possono imparare a esprimere in modo diverso le stesse emozioni. I ricercatori hanno scoperto che
l'accuratezza e la concordia delle persone nell'etichettare le emozioni di una fotografia sono notevolmente superiori
quando essa rivela anche qualcosa della situazione.
Es. Una donna che piange lo fa perché è triste perché è felice, il giudizio sulle emozione sarà diverso se la donna nella
foto è raffigurata mentre ricevo un premio o se si trova in prossimità di una lapide.
In diverse culture le donne si sono rivelate giudici migliori rispetto agli uomini quando si trattava di valutare le
espressioni emotive. Ma gli uomini la cui professione richiede questa capacità sono accurati quando le donne nel
giudicare le espressioni delle emozioni altrui.
Esperimento di Ekman ha dimostrato che i fattori biologici innati e le regole di comportamento culturale si combinano
per dare forma all'espressione delle emozioni nelle diverse culture.
I comportamenti strumentali
Le risposte emotive richiedono spesso una risposta alla situazione che ha creato l'emozione. Es. una madre arrabbiata
per il comportamento del figlio deve trovare un modo e non distruttivo per comunicare al suo punto di vista. Si tratta
di comportamenti strumentali finalizzati a raggiungere un obiettivo rilevante rispetto alle emozioni. Spesso le persone
ritengono che una notevole attivazione emotiva migliori l'esecuzione di un compito. Es. Gli atleti cercano di darsi la
carica prima di una gara. Eppure, una notevole attivazione emotiva può anche interferire con il rendimento. Il rapporto
fra attivazione e rendimento dipende non solo dal livello di attivazione, ma anche dalla complessità del compito e da
quanta precisione esso richiede. in linea di massima, più complesso è il compito, più basso è il livello ottimale di
attivazione. Il rendimento cala in misura minore quando si svolgono compiti semplici.
Le teorie delle emozioni
da dove provengono le esperienze emotive?
Due teorie classiche dell'emozione hanno influenzato gran parte delle prime riflessioni sulle esperienze emotive:
1. Teoria di James-Lang> afferma che le reazioni fisiologiche hanno un ruolo causale nella percezione delle
emozioni. Le risposte fisiologiche e comportamentali inviano informazioni al cervello attraverso la risposta
dei muscoli e degli organi e l'emozione è la consapevolezza di questi cambiamenti fisiologici: è la sensazione
che proviamo
2. Teoria di Cannon-Bard> proponeva che l'esperienza soggettiva dell'emozione e l'attivazione fisiologica non
fossero una la causa dell'altra, bensì risposte indipendenti a una situazione che provoca emozione. Le
informazioni vengono inviate al talamo e successivamente una produce l'esperienza dell'emozione, l'altra
produce l'attivazione fisiologica.
Il ruolo del feedback automatico
Le teorie di James-Lange e di Cannon-Bard hanno sollevato interessanti domande sul modo in cui i diversi aspetti
dell'esperienza di un'emozione interagiscono fra loro.
Le teorie differiscono su un punto cruciale: quella di James dice al cervello che stiamo provando un'emozione, quella
di Cannon dice che le emozioni derivano dai segnali inviati direttamente dal talamo alla corteccia e non dal feedback
del corpo.
Che non esegui esperimenti sugli animali: recise i nervi che inviano il feedback dagli organi interni al cervello e scopri
che, anche dopo l'intervento, gli animali rispondevano alle emozioni e a sostegno della sua teoria provò che a
scatenare le emozioni sono i messaggi sensori diretti al cervello. Le persone che hanno subito lesioni al midollo
spinale a causa di un incidente non ricevono feedback di alcun tipo dalla parte del corpo al di sotto della lesione.
Il ruolo dei comportamenti espressivi
Il feedback di attivazione non è solo ritenuto importante nella teoria di James ma anche per quanto riguarda i muscoli
facciali coinvolti nell'espressione. Secondo l'ipotesi del feedback facciale→ il feedback inviato al cervello dei muscoli
facciali ha un ruolo di grande importanza nella determinazione della natura e dell'intensità delle emozioni che
proviamo. Secondo questa teoria l'impulso sensorio viene instradato verso le aree subcorticali del cervello che
controllano il movimento facciale. Si può pensare alla teoria in due forme separate: una versione forte e una versione
debole.
1. versione forte> afferma che sono le espressioni del viso ha causare la risposta emotiva
2. versione debole> la funzione dell'espressione di un'emozione è quella di intensificare la risposta emotiva
A sostegno dell'ipotesi del feedback facciale, la ricerca mostra che i modelli di feedback dei muscoli facciali possono
attivare specifiche reazioni emotive e intensificarle.
Per comprendere il ruolo delle espressioni facciali nell'elaborazione delle emozioni si fa riferimento alla nozione di
embodiment, cioè quando pensiamo a un concetto emotivo e riviviamo quell'emozione, forse neppure in modo
conscio.
Le teorie cognitive dell'emozione
Alla base del modello di Lazarus c'è il concetto che l'attivazione può essere influenzata dalla valutazione di una
situazione emotiva. Secondo Lazarus, la valutazione deve precedere la risposta emotiva. Questo significa che non può
esistere emozione senza cognizione, lui, suggerisce che esista una prima valutazione che verifica gli elementi basilari
della situazione. In un secondo tempo la persona esamina quali sono le risorse disponibili per affrontarla. Può esserci
una rivalutazione successiva. L'approccio di Lazarus ha suscitato un notevole dibattito: il principale contestatore è
stato Robert Zajonc, secondo il quale le emozioni non devono necessariamente essere precedute dalla cognizione.
Inoltre, affermò che le risposte emotive sono troppo rapide per la cognizione e questo significa che l'emozione deve
precedere la cognizione, non seguirla. La prova più concreta è l'effetto di esposizione ripetuta. Es→ Mostrare a un
gruppo di partecipanti un certo numero di caratteri cinesi e dopo presentarne altri, alcuni già mostrati in precedenza e
altri no. Anche se non sono in grado di riconoscere i caratteri già visti, a una domanda sulle preferenze scelgono i
caratteri presentati inizialmente. È mancata un'elaborazione cognitiva; eppure, sussiste una risposta affettiva a favore
di ciò che è familiare. Il processo cognitivo non deve avvenire per fare a livello conscio e il fatto che non vi sia
riconoscimento non significa che non vi sia condizione.
Le teorie evoluzioniste
Le teorie evoluzioniste suggeriscono che le emozioni debbono avere un fine adattivo, che in un certo senso siano
forgiate per permetterci di continuare a sopravvivere nel nostoe ambiente e ad adattarci a esso.
Frijda propose una teoria evoluzionista dell'emozione dove cerca di mettere in evidenza quale possa essere la funzione
adattiva dell'emozione. Afferma che esiste una certa valutazione dell'ambiente e del fatto che sia o meno richiesta una
risposta. L'aspetto cruciale è questo: quello che distingue le emozioni sentite dalle mere sensazioni di gradevolezza e
sgradevolezza sono le tendenze all'azione o la prontezza ad agire.
La felicità
Per molti anni gli psicologi hanno cercato di comprendere quali siano le esperienze di vita che contribuiscono in una
scarsa salute mentale, o come poterla curare o alleviare. Di recente, ricercatori hanno cominciato a esplorare il ruolo
delle emozioni positive nel benessere psicologico e i risultati indicano che la felicità è legata a una buona salute e a
migliori condizioni economiche.
La felicità, ho la sua definizione più tecnica di benessere soggettivo, si può definire come → l'insieme delle risposte
emotive soggettive delle persone e il grado di soddisfazione per i vari aspetti della loro vita.
Alcuni ricercatori suggeriscono che è qualcosa di più dell'essere soddisfatti della vita o del provare emozioni
gradevoli, si tratta di una condizione positiva e sostenibile caratterizzata da vitalità, appagamento, interesse, impegno,
affetto e dalla sensazione di crescita personale. Tutti concordano sul fatto che il benessere soggettivo non significa
totale assenza di emozioni negative o di momenti difficili.
Quanto sono felici le persone?
Il benessere soggettivo e normalmente determinato dai risultati dell'autovalutazione di appagamento, felicità e
soddisfazione. In tutti i paesi il punteggio medio di felicità personale su una scala da 0 a 10 era 6,33.
Che cosa rende felici le persone?
una delle sfide della ricerca sul benessere: è quella di svelare la direzione del rapporto e del nesso di causalità fra
emozioni positive e comportamento positivo. I ricercatori hanno esaminato le risorse (o contesti) che potrebbero
contribuire alla felicità, ma anche i processi psicologici interni, che sembrano alla base delle nostre esperienze di
felicità.
Le risorse personali
 Per essere felici è necessario essere in buona salute? Non necessariamente.
 Se fosse più ricchi, sareste più felici, giusto? Beh, forse no.
 In linea di massima l'intelligenza non ha molto a che fare con la felicità.
La disoccupazione è uno dei predittori più forti di insoddisfazione nella vita e un adeguato livello di istruzione
potrebbe portare le persone a evitare questo destino.
I ricercatori scoprono che quasi sempre che le persone felici hanno relazioni sociali più soddisfacenti.
Inoltre, la ricerca mostra che i sessi sono più o meno uguali nella felicità globale, ma va fatto un'importante
distinzione: mediamente le donne vivono le emozioni più intensamente degli uomini.
Molte persone riferiscono che le loro credenze spirituali o religiose contribuiscono a dare un significato alla vita e
alcuni studi (non tutti) trovano una correlazione positiva fra religiosità e felicità. Dare qualcosa di sé stessi, come
aiutare gli altri con il volontariato, contribuisce a conferire un senso e un significato all'esistenza, oltre a essere fonte
di soddisfazioni.
I processi psicologici
In linea di massima le risorse personali e le circostanze esterne influiscono sul livello di felicità delle persone in
misura molto contenuta.
Forse il segreto della felicità sta nei processi psicologici virgola e non nelle risorse e gli studi hanno esplorato una
vasta gamma di influenze, comprese quelle biologiche, psicologiche e sociali.
I fattori biologici possono predisporre alcuni a essere più felici di altri.
o l'allele corto del gene trasportatore della serotonina> responsabile della vulnerabilità alla depressione, ma
questa vulnerabilità deve essere scatenata da fattori ambientali.
o l'allele lungo del gene trasportatore della serotonina> agisce come fattore di residenza o protettivo.
esistono alcune indicazioni di influenze sull'attivazione del cervello legate alla felicità nell'infanzia. I fattori della
personalità predispongono chiaramente alcuni essere più felici di altri. Sono inoltre importanti le caratteristiche
all'origine dei processi emotivi:
1. tratti> esprimono il temperamento emotivo insito in ciascuno di noi
2. stati> è riferito all'umore o alle sensazioni del momento
tratti e stati sono correlati.
Anche i processi sociali hanno un ruolo.
1. confronto verso il basso> ci consideriamo in posizione migliore rispetto alla media
2. confronto verso l'alto> ci consideriamo in posizione peggiore rispetto alla media
anche la cultura di appartenenza può influenzare i fattori che contribuiscono alla felicità. La felicità è quindi un
fenomeno complesso che ha determinanti biologiche, psicologiche ambientali. Attualmente si presta molta attenzione
agli interventi che potrebbero migliorare il benessere dei singoli e delle popolazioni di interi paesi. Il lavoro nel campo
della consapevolezza si sta rivelando particolarmente entusiasmante, la consapevolezza è un intervento psico-
educativo.
Una nuova prospettiva: le neuroscienze affettive e sociali
il campo di ricerca delle neuroscienze cognitive ha fatto enormi passi avanti nel comprendere le basi neurali di molte
funzioni sensoriali primarie come la visione e l'udito, ma anche di funzioni cognitive superiori come la memoria e la
risoluzione di problemi.
I circuiti neurali implicati nelle emozioni nella condizione sociale operano in continua interazione dinamica.

Il cervello emotivo
Con cervello emotivo si intende l'insieme delle aree neurali, corticali e sottocorticali coinvolte nelle emozioni.
Distinguiamo il sistema emotivo centrale> di cui fanno parte: l'amigdala, il nucleus accumbens, l’ipotalamo, la
corteccia orbitofrontale, la corteccia anteriore del cingolo e la corteccia prefrontale ventromediale.
Dalla parte del cervello emotivo definito esteso > di cui fanno parte: il tronco encefalico, l'area tegmentale ventrale e il
sistema dopaminergico mesolimbico, l'ippocampo, il grigio periacqueduttale bene, il basale, l'insula anteriore, la
corteccia prefrontale, il lobo temporale anteriore, la corteccia posteriore del cingolo, il solco temporale superiore e la
corteccia somatosensoriale.
Una delle strutture cerebrali fondamentali che ci consentono una rapida valutazione dei segnali emotivi e l'amigdala,
cioè una piccola struttura situata nel lobo temporale adiacente alla parte anteriore dell'ippocampo. L'amigdala ha un
ruolo fondamentale nel laborazione delle emozioni ed è importante per l'apprendimento e la memoria di stimoli
emotigeni. È coinvolta in grande varietà di processi ma anche a un ruolo nelle risposte a stimoli positivi, come
l'apprendimento dei rinforzi. Interagisce con altre aree neurali che costituiscono il fulcro del cervello emotivo. Questa
interconnessione viene dimostrata dalla sua posizione strategica poiché è una delle strutture sottocorticali più connessa
strutturalmente con le altre aree cerebrali ed è capace di integrare e distribuire le informazioni sensoriali.
 Il solco temporale superiore> è una struttura coinvolta nel riconoscimento delle espressioni facciali e della
direzione dello sguardo.
 L'insula> è una struttura che controlla dalle sensazioni viscerali e di dolore, coinvolta anche nelle dipendenze
nelle emotività sociale punto si attiva quando vediamo la faccia di una persona che odiamo.
Il principio edonico (o di piacere)> è la teoria secondo la quale le persone sono motivate a provare piacere e a evitare
il dolore.
L'attivazione di una particolare area del cervello fa provare piacere agendo come una ricompensa. uno di questi centri
del piacere è il nucleus accumbens> è una struttura che riceve connessioni che rilasciano dopamina, responsabili della
sensazione di piacere.
 Corteccia anteriore del cingolo> è una struttura coinvolta nella valutazione degli stimoli, nel monitoraggio del
comportamento e nel rilevamento di pericoli e problemi a cui vengono date risposte inadeguate, è una sorta di
allarme silenzioso
 corteccia orbitofrontale> è una struttura con la funzione primaria di valutare gli stimoli, stimando il piacere
che possono procurare virgola e responsabile dell'esperienza edonica.
Quando si parla di esperienza emotiva, si possono distinguere diverse fasi che si susseguono in tempi brevissimi:
1. entro i primi 100.000 secondi nel nostro cervello avvengono i processi di detenzione> nei quali i fenomeni
attentivi cercano di catturare nella scena visiva lo stimolo che ha maggiore salienza emotiva, in questa fase si
attiva il collicolo superiore, l'amigdala e la corteccia orbitofrontale.
2. Nel lasso di tempo che va fino a circa 200 millisecondi> vengono compiute le operazioni che portano a
codificare, categorizzare e riconoscere lo stimolo.
3. Dopo 300 millisecondi> inizio nei processi decisionali e la valutazione cognitiva del valore emotivo dello
stimolo.
Il cervello sociale
Con il cervello sociale si intendono le basi cerebrali delle interazioni sociali e dell'interpretazione delle informazioni
che provengono da altri. La capacità di riconoscere, interpretare e rispondere adeguatamente ai segnali sociali richiede
un sistema neurale che percepisca ed elabori le informazioni sociali e le integri con la motivazione, l'emozione e un
comportamento adattivo.
La corteccia orbitofrontale e la sono probabilmente le principali responsabili di una rapida valutazione del contenuto
emotivo e motivazionale.
Si può utilizzare che l'amigdala e altri circuiti sottocorticali siano responsabili di risposte emotive rapide e
automatiche, mentre un'elaborazione più approfondita sulla valenza sociale avverrebbe a livello frontale.
L'interazione tra emozione e cognizione
Emozione e Cognizione sono sempre state considerate due entità separate, questo concetto è stato radicalmente rivisto,
infatti, molte evidenze indicano che queste interagiscono in un complesso e dinamico scambio tra network neurali.
Cognizioni> sono i processi mentali come memoria, attenzione, linguaggio, pensiero e pianificazione.
Prendere decisioni “di pancia”
In ogni istante della vita dobbiamo prendere delle decisioni. Dietro ogni decisione c'è un'aspettativa basata sulla
probabilità di ottenere ciò che desideriamo. Prendere una decisione implica processi mentali ed emozioni che sono
interconnessi e dipendenti dalla motivazione. Diventa difficile compiere un calcolo o una stima di tutte le possibili
scelte quando ne abbiamo a disposizione troppe. L'emozione può venirci quindi in aiuto per prendere la decisione
giusta punto la componente emotiva gioca un ruolo rilevante nel prendere una decisione, svolgendo la funzione di
informare virgola di dirigere i processi di ragionamento verso specifiche strategie di pensiero. In particolare, è la
nostra esperienza passata a guidare le nostre scelte e le nostre azioni, soprattutto le emozioni vissute e immagazzinate
nei circuiti della memoria.
Il ruolo delle emozioni è quindi la capacità di anticipare le conseguenze degli eventi: sapendo che se mi comportassi
in una certa maniera provocherei un dispiacere a qualcuno, io cerco di evitarlo, perché la sola idea mi procuro un
senso di colpa.
Damasio ha proposto l'esistenza di un marcatore somatico che. in base alle risposte emotive scaturite dalla memoria di
esperienze passate o da particolari situazioni, aiuta ragione e cognizione nei processi di scelte e decisioni.
Es. Se consideriamo una situazione difficile che richiede una scelta complicata, il cervello reagisce creando
rapidamente tutti gli scenari generati dalle conseguenze delle varie scelte possibili. Tali scenari vengono rappresentati
formando delle immagini mentali. Le immagini mentali fanno parte di un vasto repertorio di esperienze vissute,
pertanto, per risolvere un problema di questo tipo vi sono due possibilità:
1. chiamare in causa alla ragione> selezionare tutte le possibili situazioni e ragionare in termini di costi e
benefici, prendendo in considerazione le possibili conseguenze
2. il marcatore somatico> quella proposta da Damasio, è una sensazione fisiologica di una risposta emotiva,
indirizza il ragionamento sull’esito a cui può portare una scelta. Agisce come un segnale automatico che
ci avverte di potenziali pericoli o potenziali situazioni piacevoli. Potrebbe inoltre essere la fonte
dell’intuizione, a livello inconscio.
Es. paziente di Damasio che dopo l’asportazione di un tumore alla corteccia prefrontale, subì un cambio radicale di
personalità, non riusciva a mantenere un lavoro, perdita di responsabilità, di autocontrollo, non riusciva più a prendere
una decisione.
Capitolo 14
Da neonato ad adulto: sviluppo fisico, cognitivo, sociale ed emotivo
Ragazzo selvaggio del Aveyron> trovarono nei boschi un ragazzo abbandonato in tenera età ed allora cresciuto senza
contatti con altri esseri umani. Con ligure del caso il ragazzo selvaggio si sarebbe presto trasformato in un normale
adulto civilizzato, venne affidato a Itard, un medico e pedagogista che gli diede il nome di Victor.
Victor era:
5. insensibile a stimoli per tutti gli altri spiacevoli e da evitare
6. non aveva problemi ad andare in giro mezzo nudo in pieno inverno
7. aveva reazioni emotive e fluttuanti e incontrollate
successivamente imparò:
8. a discriminare le diverse temperature
9. a controllare le sue reazioni emotive
10. a vestirsi in maniera adeguata
11. a prendersi cura della sua persona
12. a svolgere compiti elementari
Le sue capacità linguistiche rimasero però molto povere e con il passare degli anni qualsiasi progresso si arrestò, per
cui Itard, dovette ammettere il fallimento del suo progetto educativo. Victor venne affidato a Guerin, la governante di
Itard, cui Victor era particolarmente legato, che si prese cura del ragazzo per il resto dei suoi giorni.
Qualsiasi osservazione sia stata fatta a riguardo, su questo caso, non può essere generalizzata a tutti gli altri individui e
occorre molta cautela nel desumere dal suo caso leggi di valore universale.
Temi e metodi della psicologia evolutiva
la psicologia evolutiva è la branca della conoscenza che si propone di descrivere e comprendere i cambiamenti fisici,
psicologici e comportamentali che avvengono durante lo sviluppo.
La questione più intrigante riguarda: il ruolo che giocano i fattori genetici rispetto ai fattori culturali.
La psicologia evolutiva si è dotata di strumenti di indagine, si distinguono:
1. studi cross-sezionali> Prevedono che in uno stesso momento e nello stesso paradigma siano confrontati
gruppi omogenei di individui di età diversa, vantaggio: in un unico tempo si fotografa la performance di
diverse fasce di età.
2. studi longitudinali> Prevedono gruppi di individui esaminati in diversi momenti del proprio arco di vita. I
risultati sono più attendibili riguardo il controllo delle caratteristiche del campione è più dispendiosi in termini
di tempo.
Sviluppo fisico e cognitivo nell'infanzia e nella fanciullezza
Negli anni sono stati messi a punto ingegnosi paradigmi sperimentali che hanno permesso di dimostrare che i neonati
posseggono raffinate capacità di analisi ed elaborazione percettiva, per cui il loro repertorio comportamentale va ben
oltre i semplici atti riflessi(risposte automatiche) o l’apprendimento di risposte condizionate di tipo pavloviano.
1. Preferenza> dimostra che i neonati sono capaci di fini discriminazioni percettive. Procedura resa migliore
grazie alla possibilità di monitorare i movimenti oculari, fornendo così una misura più attendibile delle
preferenze. Conferma che i neonati hanno un’innata capacità a volgere lo sguardo verso stimoli che
rappresentano il volto umano.
2. Abituazione> le esperienze ripetute tendano ad annoiare mentre quelle nuove risvegliano l’attenzione del
soggetto.
Questa tecnica può rappresentare un valido metodo per determinare le capacità dei neonati di discriminare i diversi
stimoli visivi.
La tecnica dell’abituazione è stata usata per studiare altre modalità sensoriali e si è scoperto che i neonati prediligono
la voce umana rispetto a qualsiasi altro suono. Inoltre, quanto percepito nella vita fetale attraverso la parete uterina
lascia tracce persistenti nella memoria uditiva dei nascituri. Sono, infine, capaci di discriminare fonemi a prescindere
dal fatto che sia presente o meno nella loro lingua madre.
I bambini vengono, quindi, al mondo con un buon bagaglio di capacità percettive nelle diverse modalità sensoriali,
mentre sono più carenti nei movimenti motori.
Questo incessante processo di acquisizione va di pari passo con lo sviluppo del cervello. A questo sviluppo anatomico
del cervello corrisponde anche un processo di modellamento che vede la nascita dei neuroni e il formarsi di nuove
connessioni, ma anche l’eliminazione di connessioni superflue e ridondanti.
Fattori ambientali e culturali
Lo sviluppo fisico è guidato da fattori genetici, ma non solo, anche da fattori ambientali e culturali. Infatti, crescere in
un ambiente ricco e stimolante accelera e potenzia la formazione di neuroni e delle loro connessioni.
 I fattori biologici stabiliscono i limiti ai fattori ambientali;
 I fattori ambientali hanno una notevole potenzialità;
 I fattori biologici e ambientali interagiscono.
Sviluppo cognitivo
Jean Piaget è riconosciuto come il padre della psicologia evolutiva per il massimo contributo che ha dato con i suoi
studi. Il nucleo essenziale della sua teoria è l’idea che lo sviluppo del pensiero infantile proceda per stadi, diversi l’uno
dall’altro, frutto dell’interazione tra maturazione biologica del cervello ed esperienze personali. Secondo Piaget, il
cervello infantile forma che gli permettono di interagire con l'ambiente. Attraverso:
13. Assimilazione> processo per cui le nuove esperienze sono incorporate in schemi preesistenti;
14. Accomodazione> processo che determina il cambiamento degli schemi esistenti;
Schema= protocollo di pensiero e azione che permette l'interazione con l'ambiente.
Piaget divide lo sviluppo cognitivo in quattro stadi che si succedono invariabilmente l'uno all'altro dalla prima infanzia
all'adolescenza.
Stadio Età(anni) Manifestazioni tipiche
Sensomotorio Dalla Il neonato conosce il mondo attraverso
nascita ai 2 esperienze sensoriali e motorie.
anni Fenomeno della permanenza dell’oggetto.
Prime evidenze di pensiero simbolico.
Pre-operatorio Da 2 a 7 Il bambino usa il pensiero simbolico sotto forma
di parole e immagini per rappresentare oggetti e
esperienze.
Pensiero simbolico permette il gioco di
imitazione.
Pensiero caratterizzato da egocentrismo e
rigidità
Operatorio Da 7 a 12 Capacità di ragionamento logico.
concreto Matura il concetto di conservazione della
quantità.
Operatorio formale Dai 12 Pensiero logico astratto flessibile.
Adolescente può formulare ipotesi e sottoporle a
verifica sperimentale.
Nel corso degli anni, solide evidenze empiriche hanno dimostrato che la traiettoria di sviluppo teorizzata da Piaget ha
un valore universale per cui prescinde dalle influenze culturali.
Per contro, le tappe di sviluppo sono risultate significativamente più precoci di quanto ipotizzato da Piaget.
McGarrigle e Donaldson hanno dimostrato che la riproposizione dei problemi piagettiani, semplicemente rimodulando
le richieste in un linguaggio più consono la realtà infantile, può produrre esiti molto differenti.
CIOE’→Sembrerebbe che i bambini esaminati commettessero alcuni errori, non in quanto incapaci di risolvere il
problema proposto loro, ma perché fraintendevano la richiesta e cercavano poi di fornire la risposta che pensavano
avrebbe fatto piacere all'esaminatore.
Gli stadi piagettiani presentano ampie zone di sovrapposizione degli uni con gli altri. Un bambino risolve problemi
applicando schemi propri del livello pre-operatorio, mentre riesce a già risolverne altri con schemi di livello operatorio
concreto. Bruner ci parla di zona di sviluppo prossimale, cioè la zona in cui corrisponde la differenza tra le capacità
individuali del bambino e la performance che potrebbe essere in grado di esprimere se assistito da adulti o da
compagni più esperti.
Paradigma della violazione delle aspettative> secondo questo approccio, i neonati sono in grado di generare
aspettative rispetto all'ambiente circostante. I neonati vengono esposti a due diverse sequenze di eventi: una genera un
risultato possibile, l'altra genera un esito impossibile. Nel caso in cui il neonato fissi più a lungo l'esito è impossibile, i
ricercatori sono propensi a concludere che questo dimostri come abbia colto l'incongruità della situazione.
Il termine teoria della mente si riferisce all'idea che un individuo della mente è più praticamente alla sua capacità di
comprendere gli stati mentali altrui. Questa capacità è assente nei neonati e si sviluppa solo a partire dai 3-4 anni per
giungere a maturazione intorno ai 5. Il concetto è meglio dimostrato nel famoso esperimento degli smarties.
Inoltre, i bambini che vivono con un fratello o una sorella più grandi sviluppano più precocemente la teoria della
mente.
Adolescenza, età adulta e terza età
Il cervello cresce poco dalla tarda infanzia a tutta l'adolescenza. Corteccia prefrontale e sistema limbico sono le
regioni cerebrali che mostrano i cambiamenti più rilevanti. Lo sviluppo cognitivo raggiunge il suo acme nell'età
giovanile, passata questa età, le abilità cognitive vanno lentamente scemando ma il tutto decorre in osservato dato che
l'esperienza può a lungo compensare la minore efficacia cognitiva. Nell'età adulta inizia il declino strutturale del
cervello.
Lo sviluppo sociale ed emotivo
I primi 6 mesi neonati sono padroni di un ampio repertorio di manifestazioni emotive. Intorno all'anno di età
cominciano a riconoscere sé stessi. A 2 anni di età i bambini cominciano esprimere orgoglio e vergogna e pure senso
di colpa. Accanto all'espressione delle emozioni, si sviluppa pure la capacità di regolazione emotiva, cioè il processo
per cui noi valutiamo e modifichiamo le nostre risposte emotive e gestiamo le emozioni. Oltre a essere capaci di
esprimere le proprie emozioni, i bambini diventano presto capaci di riconoscere e di imitare le emozioni altrui.
Lo sviluppo della personalità
Temperamento> stile di risposta comportamentale, biologicamente determinato, che condiziona la nostra risposta
emotiva alle sollecitazioni ambientali (bambini docili e tranquilli vs bambini vivaci e irrequieti). I bambini
riconosciuti come difficili fin dalla prima infanzia sono quelli con più probabilità che crescendo daranno problemi
comportamentali. Questi risultati sono stati messi in discussione da altri ricercatori che hanno osservato come, mentre
molti bambini mantengono un temperamento stabile con l'età, altri vanno incontro a importanti e radicali
cambiamenti.
Teoria psicosociale di Erikson
Secondo Erik Erikson la personalità si sviluppa attraverso 8 maggiori stadi psicosociali, ognuno dei quali è
contrassegnato da una crisi nella prospettiva del rapporto con sé stessi e con gli altri.
Età approssimativa(anni) Principali crisi psicosociali
Neonati (primo anno) Fiducia incondizionata vs sfiducia
incondizionata
Prima infanzia (1-2- anni) Autonomia vs vergogna e incertezza
Seconda infanzia (3-5 Iniziativa vs senso di colpa
anni)
Fanciullezza (6-12 anni) Operosità vs inferiorità
Adolescenza (12-19 anni) Identificazione vs confusione dei ruoli
Giovani adulti (20-30 Intimità vs confinamento sociale
anni)
Età di mezzo (40-64 anni) Generatività vs stagnazione
Età avanzata (65+ anni) Integrità vs disperazione
Attaccamento
Secondo John bowlby l'attaccamento è una forma rudimentale dell'imprinting che si osserva in alcune specie di uccelli
e persino di mammiferi. L'attaccamento non prevede un rigido periodo critico, cioè l'intervallo di età durante il quale è
necessario si verificano certe esperienze per permettere un adeguato sviluppo di certi sistemi.
L'attaccamento consiste nel forte legame che si instaura tra il neonato e l'adulto che lo accudisce.
Es. Esperimento di Harlow> bambina ho messo di fronte a due ipotetiche madri surrogate: una fredda ma capace di
dispensare cibo, l'altra calda ma incapace di dispensare cibo. Il bambino sceglieva la seconda.
I 2/3 dei bambini sviluppano una forma di attaccamento che può essere definito sicuro, mentre una minoranza
presenta un attaccamento insicuro.
Bowlby distingue 5 tipi di attaccamento:
Età: 1 anno Età: 6 anni
Attaccamento sicuro
Riunito ai genitori dopo una breve separazione, il Quando ritrova i genitori, il bambino inizia la
bambino cerca il contatto fisico e l’interazione, cercando conversazione e instaura una interazione affettiva,
di mantenere il contatto fisico. Prontamente rassicurato cogliendo tutte le stimolazioni fornite dai genitori.
dai genitori, riprende poi a esplodere e giocare. Cerca il contatto fisico e resta sempre calmo.
Attaccamento ansioso-evitante
Il bambino evita e ignora i genitori, guardando altrove e Il bambino riduce al minimo le occasioni di
restando occupato con i giocattoli, ignorando addirittura interazioni con i genitori rivolgendo loro sguardo
i tentativi dei genitori di stabilire una comunicazione. e parola solo se strettamente necessario,
preferendo continuare a giocare solo. Cerca motivi
per allontanarsi.
Attaccamento ansioso-resistente
Nonostante il bambino cerchi prossimità e contatto, i Il bambino esaspera nei movimenti, nella postura
genitori non riescono a rassicurarlo dopo la separazione e nel tono della voce la sua intimità e dipendenza
anche breve. Il bambino può mostrare latenti o evidenti nei confronti dei genitori. Cerca il contatto ma
segni di rabbia cercando il contatto e mantenendolo. appare inconsolabile e a volte può mostrare più o
meno velati segnali di ostilità.
Attaccamento disorganizzato
Il bambino mostra un comportamento disorganizzato e Il bambino tende ad assumere il ruolo del
ambivalente: da un lato piange quando i genitori si genitore, cercando di controllare e dirigere il
allontanano, ma poi scappa quando tornano. comportamento degli stessi, alterna umiliazioni
dei genitori con comportamenti che tendono a
mostrare entusiasmo eccessivo per il
ricongiungimento.
Le cause di queste differenze non sono del tutto chiarite, sono rilevanti però i contributi delle esperienze relazionali
che intercorrono tra madre e bambino.
L'infanzia pare essere un periodo molto sensibile all'azione, cioè periodo ideale per il verificarsi di certe esperienze. Se
questa esperienza si verificano al di fuori di tale periodo lo sviluppo è comunque possibile seppur non ottimale.
Stili genitoriali
A parlarci di stili genitoriali è la Baumrind che ha classificato l'atteggiamento dei genitori verso i figli in quattro
categorie:
1. genitori autorevoli> cioè quei genitori severi ma affettuosi che comunicano attenzione e sostegno ma fanno
anche capire di nutrire aspettative circa il comportamento dei figli che risulteranno più sicuri di sé.
2. Genitori autoritari> esercitano un severo controllo attraverso una relazione fredda e respingente, i figli
risulteranno poco popolari tra i loro compagni e non otterranno risultati scolastici particolarmente brillanti
3. genitori indulgenti> c'è quei genitori che improntano le relazioni sull'effetto ma senza che vengono fornite
regole di comportamento e senza stimolare i bambini ad assumersi le proprie responsabilità e a preoccuparsi
per gli altri, i figli avranno uno scarso senso di responsabilità, resteranno immaturi e tendenzialmente troppo
egoisti
4. genitori assenti> cioè quei genitori disinteressati che non forniscono affetto né regole né esempi, i figli
tenderanno a sviluppare un attaccamento insicuro da cui derivano relazioni inadeguate con i pari età e la
tendenza con condotte comportamentali impulsive e aggressive.
L'atteggiamento che i genitori mantengono verso i figli condiziona l'identità di genere. La maggior parte dei bambini
in sviluppo a questa identità tra i due e i tre anni. Un vero e proprio senso dell'identità di genere si consolida tra i 6 7
anni e allo stesso tempo acquisiscono pure gli stereotipi classicamente connessi al genere. Tutto ciò comporta che
introiettano le regole comportamentali che ogni gruppo sociale prevede per la condotta tipica di quel genere.
Socializzazione di gruppo> ruolo giocato dai pari età, è un fattore molto importante che condiziona lo sviluppo sociale
degli individui.
Nell'epoca dello straripante ruolo dei media virgola non si può trascurare l'influenza esercitata dagli stessi. I bambini
che passano più tempo davanti al grande schermo tendono a informarsi maggiormente alle norme culturali in uso nel
loro paese.
Pensiero morale
a parlarci del più del pensiero morale è Kohlberg chi ha sviluppato una convincente teoria sullo sviluppo del senso
morale nell'arco di vita. Invitava bambini, adolescenti e adulti a rispondere a dilemmi morali del tipo> la moglie di
Heinz sto morendo di cancro e solo una rara medicina potrebbe salvarla.
Il suo interesse non era tanto di vedere se l'intervista di giudicavano positivamente o negativamente il suo
comportamento ma studiare le motivazioni fornite per giustificare il proprio giudizio, distinguo tre livelli di
ragionamento morale.
Livelli di pensiero morale Criteri in base ai quali giudicare la moralità di un
comportamento o di un evento
Livello 1: Morale pre-convenzionale Rinforzo e punizione reali o previsti, piuttosto che
interiorizzazione di valori.
Stadio 1: orientamento obbedienza-punizione 1 Obbedire alle regole così da evitare punizioni
Stadio 2: orientamento edonistico strumentale 2 vantaggio personale e ottenimento ricompense
Livello 2: Morale convenzionale confermazione alle attese del gruppo sociale; individuo
adotta i valori morali degli altri
Stadio 3: orientamento bravo ragazzo 1 ottenere approvazione e mantenere buone relazione
Stadio 4: orientamento legge e ordine con gli altri
2 compiere il proprio dovere, mostra rispetto per
l'autorità e mantenere ordine sociale
Livello 3: Morale post-convenzionale i principi morali sono stati interiorizzati come valori
propri
Stadio 5: orientamento contratto sociale 1 I principi generali accettati e condivisi dalla società
Stadio 6: principi etici universali promuovono il benessere comune i diritti individuali, si
accetta l’idea che la società può cambiare le regole e
leggi che non hanno utilità sociale
2 Principi etici astratti basati su senso di giustizia e
uguaglianza
 Il ragionamento morale pre-convenzionale si basa su un rude principio di premi e punizioni.
 Il ragionamento morale convenzionale si basa sulla adesione alle leggi e agli obblighi sociali.
 Il ragionamento morale post convenzionale si basa su principi generali.
Nell'idea di Kohlberg lo sviluppo del senso morale va di pari passo con lo sviluppo delle abilità cognitive.
Fattori culturali e di genere nel ragionamento morale
Studi condotti nei vari continenti, hanno dimostrato una sostanziale omogeneità nello sviluppo del senso morale. Pur
tuttavia, alcuni hanno rilevato che la teoria di Kohlberg risente troppo della matrice culturale occidentale, mentre in
diverse culture i valori morali più non si richiamano all’equità e al senso di giustizia, ma piuttosto al rispetto di ogni
forma di vita, all’armonia collettiva e al rispetto per gli anziani. A prescindere da queste differenze culturali, resta il
fatto, che non necessariamente lo sviluppo di adeguate capacità di ragionamento morale si associa a un
comportamento effettivamente improntato a tale consapevolezza. E’ ormai assodato che fin dall’età di 2 anni i
bambini sono consapevoli del fatto che alcune regole andrebbero rispettate. La capacità del bambino di arrestare un
comportamento che pure sa inadeguato e scorretto, matura lentamente e spesso viene fatto coincidere con la coscienza.
L’interiorizzazione dei valori sociali veicolati da genitori e altri educatori costituisce la base per lo sviluppo di una
coscienza morale. Pure il temperamento dei bambini gioca il suo ruolo per cui l’acquisizione delle regole avviene più
velocemente nei bambini timidi e rispettosi rispetto a quelli vivaci e provocatori.
Capitolo 15
Mente e comportamento sociale
Probabilmente il modo migliore per capire il pensiero e il comportamento umano è di valutare gli aspetti biologici, di
educazione ma anche il contesto sociale. La psicologia sociale ha una lunga tradizione nel mostrare come l’influenza
del contesto sociale abbiano un enorme potere sui nostri sentimenti, pensieri e in generale sul nostro comportamento.
Siamo animali estremamente sociali e proprio per questo abbiamo sviluppato dei circuiti cerebrali e dei processi
mentali che ci servono per comunicare, interagire e capire gli altri.
Cognizione sociale> racchiude tutte quelle abilità e conoscenze che ci permettono di capire noi stessi e gli altri.
Bisogno di appartenenza> cioè il sentirci accettati da amici, familiari o gruppi sociali per noi importanti ci fa sentire
meglio e più sicuri.
Infine, una caratteristica tipica degli umani è di cercare di avere una concezione di noi stessi positiva e cerchiamo di
mantenerla tale o di aggiustarla confrontandoci con altre persone.
La formazione di prime impressioni
In una frazione di secondo siamo capaci di formarci una prima impressione sulle persone che incontriamo per la prima
volta. Questa capacità sembra legata a un meccanismo che si è evoluto per difenderci dai nemici e approcciarci a
persone di cui ci può fidare, capacità che hanno un ruolo adattivo per la sopravvivenza. Formiamo delle impressioni su
dimensioni quali bellezza, piacevolezza, fiducia, competenza e dominanza.
Le relazioni interpersonali
La psicologia, e più recentemente le neuroscienze affettive e sociali, hanno cercato di capire quali sono i meccanismi
di scelta fra le persone e i sentimenti che le legano. Il primo passo da fare è considerare alcuni aspetti che ci fanno
volere e desiderare di conoscere e legarci affettivamente a un’altra persona.
Attrattività
La vicinanza fisica crea legami. Le persone cercano di avere un contatto con persone con cui condividono simili
aspetti e caratteristiche. Da un punto di vista di fattori psicologici, abitudini e valori simili sembrano avere un ruolo
dominante nel formare rapporti.
Una possibile ragione per cui ci piacciono persone con atteggiamenti simili è forse perché ci danno delle conferme sul
nostro modo di vedere il mondo. Spesso, vi è una sorta di rifiuto per persone molto diverse. Quando formiamo un
legame amoroso o amicale spesso scartiamo persone che sono differenti da noi, e si formano delle relazioni tra
persone molto differenti queste tendono a durare meno, perché prima o poi gli aspetti di diversità si fanno sentire.
Potrebbe sembrare superficiale e ingiusto ma scegliamo e desideriamo in primo luogo persone che ci piacciono, che ai
nostri occhi sono belle. Anche se il giudizio sulla bellezza di un volto pensiamo sia estremamente soggettivo, in realtà
ci sono molti studi che mostrano come alcune caratteristiche fisiche rendano un volto più attraente rispetto a un altro.
Vi è un generale e diffuso stereotipo secondo il quale ciò che è bello è una buona scelta. Una valutazione globale di
una persona ci può portare a vedere di quella persona caratteristiche e atteggiamenti differenti. Questo fenomeno si
chiama halo effect, è un bias cognitivo per il quale la percezione di un tratto è influenzata dalla percezione di una o più
tratti dell’individuo.
Un altro aspetto da considerare è che ci sentiamo giudicati anche in base a chi frequentiamo, avere accanto persone
attraenti ci fa sentire migliori e aumenta la nostra autostima. Gli psicologi evoluzionisti propongono che siamo
biologicamente predisposti a essere attratti da persone più attraenti. Anche se siamo attratti da persone attraenti, nelle
relazioni romantiche c’è un effetto di matching.
Rapporti e relazioni importanti
Più le persone condividono esperienze e maggiormente si creano dei legami solidi. Maggiore è il grado di confidenza
e il coinvolgimento emotivo, maggiore è la soddisfazione percepita nel rapporto.
Troppa confidenza può creare imbarazzo in un partner che non ha la stessa capacità o interesse di aprirsi.
Teoria dello scambio sociale> propone che il corso di una relazione sia dettato da benefici e costi di cui i partner fanno
esperienza.
Per entrambi i sessi, i risultati hanno indicato una condivisione in attrazione e amore, stabilità emotiva e una
disposizione positiva. Trovarono delle differenze culturali e numerose differenze di genere.
Teoria delle strategie sessuali> gli uomini nella storia passata avevano accoppiamenti con più donne e avevano una
maggiore probabilità di diffondere i propri: ciò rappresentava un vantaggio evolutivo.
Teoria sulla struttura sociale> propone che la maggior parte di queste differenze di genere nelle strategie di ricerca di
un partner ideale avvengono perché la società indirizza gli uomini ad avere ruoli sociali ed economici.
Secondo questa prospettiva in culture in cui c’è una maggiore parità di genere questi ruoli differenti vengono meno.
L’importanza che l’uomo attribuisce all’attrazione fisica rimane costante in tutte le culture.
Altri ricercatori hanno differenti punti di vista e sostengono che l’evoluzione ha plasmato la mente umana in modo che
l’obiettivo principale fosse quello di cercare e trovare “attaccamento” un profondo legame tra due individui.
Amore
Quando si parla di relazione d’amore si usa fare una distinzione tra passionale e/o di compagnia. In entrambi i casi si
può trovare il rapporto soddisfacente anche se quello passionale è meno stabile e duraturo.
Sternberg ha formulato la teoria triangolare sull’amore, secondo cui questa teoria ci sarebbero tre componenti
principali nelle relazioni d’amore: passione, intimità e impegno.
Comportamento prosociale: aiutare gli altri
Gli esseri umani hanno una disposizione all’altruismo e al prendersi cura dell’altro. Un individuo socialmente
competente è in grado di agire nell’ambiente sociale in modo da generare negli altri reazioni positive nei suoi
confronti.
Comportamento prosociale> un comportamento in cui si pensa al bene degli altri, adottato da individui socialmente
competenti virgola in grado di agire nell'ambiente sociale in modo da generare negli altri reazioni positive nei loro
confronti.
Gli organismi sono più propensi ad aiutare coloro con cui hanno similarità genetiche, prole o parenti. Questi
comportamenti hanno lo scopo di far proseguire i propri geni e quelli della propria specie per le generazioni future.
Altruismo reciproco> aiutare gli altri aumenta la probabilità che anche noi possiamo ricevere aiuto in caso di
necessità, con l'obiettivo finale di mantenere i nostri geni e di sopravvivere
Apprendimento sociale e influenze culturali
durante l'infanzia siamo normalmente esposti a modelli di comportamento enorme prosociali punto la regola di
reciprocità afferma che c'è un atteggiamento di reciprocità quando veniamo aiutati e poi facciamo altrettanto.
Riceviamo approvazione se seguiamo queste norme mentre veniamo puniti o disapprovati se le violiamo. Ci sono
anche in quest'ambito differenze culturali evidenti.
Empatia e altruismo
Altruismo> si riferisce a generosità, aiutare gli altri con il fine ultimo di migliorare il benessere di un'altra persona.
Gli aspetti egoistici invece fanno sì che il fine ultimo dell'aiuto sia migliorare il proprio benessere.
Empatia> capacità di immedesimarsi nell’altro e di sentire ciò che sente
Latané e Darley hanno proposto 5 step che portano un ipotetico passante ad aiutare un estraneo in difficoltà:
1. il passante deve rendersi conto della situazione in cui viene richiesto ho bisogno di aiuto
2. si deve decidere se si tratta di una reale emergenza
3. deve assumersi la responsabilità e intervenire
molti studi hanno trovato l'effetto bystander, cioè più persone ci sono e meno si tende ad aiutare, proprio perché si
pensa che possono intervenire gli altri o che se nessun altro si va avanti forse la situazione non lo richiede.
Aiutiamo di più le persone in base a tre elementi:
- similarità
- genere
- onestà percepita e responsabilità
Si può aumentare il comportamento prosociale?
Ci sono delle campagne pubblicitarie di sensibilizzazione e la diffusione di modelli prosociali pronto sono stati
sviluppati dei training negli ambiti della meditazione mindfulness che sono incentrati su love and kindness e
compassione. Il messaggio che si deve imparare e tener presente è che far bene agli altri fa bene anche a noi stessi.
Compassione> stadio più evoluto dell'empatia che implica il condividere e capire una sofferenza per cercare di aiutare
l'altro.
Aggressività
noi umani abbiamo risposte aggressive e nate ma sicuramente predisposizioni ereditarie che rendono alcuni individui
più aggressivi di altri. In questo caso una spiegazione che chiama in causa la nostra evoluzione è la più sensata: essere
aggressivi portava dei vantaggi nella sopravvivenza e quindi si è mantenuta nel corso delle generazioni. Non esiste un
centro cerebrale dell'aggressività e nemmeno un neurotrasmettitore specifico che la innesca. Una connessione tra
comportamento violento e aggressivo si può fare con la corteccia prefrontale, in cui avviene il controllo cognitivo e
del comportamento in generale. In molte specie di mammiferi, livelli elevati di testosterone aumentano l'aggressività
sociale. Sul piano psicologico alla frustrazione sembra essere un fattore che innesca in noi sentimenti e comportamenti
di aggressività, inoltre l'aggressività può essere appresa.
Si può infatti imparare a diventare aggressivi osservando e imparando per imitazione degli altri, secondo Bandura. Le
persone che compiono degli atti violenti verso altre persone spesso trovano delle auto giustificazioni per i loro
comportamenti dando la colpa alla vittima. Possono anche deumanizzare le vittime. Un enorme concetto da
considerare quando si parla di mente e comportamenti e quello della personalità, cioè lo spettro delle differenze
individuali: siamo tutti diversi nel modo in cui pensiamo, sentiamo e agiamo anche se comunque abbiamo dei
meccanismi comuni alla base.

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