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Introduzione alla psicologia-Atkinson e Hilgard’s

Capitolo 1. NATURA DELLA PSICOLOGIA


La teoria dell’apprendimento sostiene che quando si ottiene una ricompensa a seguito di un
comportamento il comportamento risulta rinforzato (legge dell’effetto). Talvolta però la ricompensa può
esercitare un effetto negativo: es. gli psicologi chiedevano agli insegnanti di spiegare agli alunni diversi
giochi matematici e venivano poi ricompensati dopo 3 settimane. Le ricompense aumentavano la quantità
di tempo che i bambini dedicavano ai giochi in questione ma appena abolite le ricompense i bambini
perdevano l’interesse mentre quelli non ricompensati continuavano a giocarci regolarmente. L’influenza
scalzante delle ricompense è l’effetto di ipergiustificazione. I voti dell’università invece hanno dimostrato
che i rinforzi contingenti al livello di prestazione hanno probabilità di scalzare l’interesse personale e
possono aumentarlo perché sono prove della nostra bravura. La psicologia suscita l’interesse delle persone
perché si pone domande che riguardano ogni aspetto della nostra vita ed ha un impatto anche per la sua
influenza sulle leggi e sulla politica sociale. Bisogna giudicare però la validità delle dichiarazioni
psicologiche: bisogna sapere i fatti accertati di sicuro ed avere le conoscenze necessarie a determinare se gli
argomenti a sostegno delle nuove affermazioni soddisfino i criteri dell’evidenza scientifica.
Scopo della psicologia
La psicologia è lo studio scientifico del comportamento e dei processi mentali.
>danno celebrale e riconoscimento dei volti
Il danneggiamento di un’area specifica del cervello può modificare il comportamento individuale in un
determinato modo che è sempre e solo quello. Un esempio è che le persone sono incapaci di riconoscere i
volti familiari dopo una lesione ad una parte dell’emisfero destro(prosopagnosia). Il neurologo Oliver Sacks
nel libro “The man Who Mistook His Wife for a Hat”(’85) ne descrive un caso famoso o un uomo si
lamentava con il cameriere che qualcuno lo fissava quando era lui a guardarsi allo specchio.
>attribuzione di tratti di personalità
Per spiegare il comportamento degli altri le persone sovrastimano l’effetto causale dei tratti di personalità,
sottostimando i fattori situazionali (errore fondamentale di attribuzione).
>amnesia infantile
Quasi nessuno riesce a ricordare gli eventi dei primi 3 anni di vita(amnesia infantile).
>obesità
¼ degli adulti nel Regno Unito è più di ¼ negli Stati Uniti è obeso(peso corporeo pari al 30% o più di quanto
appropriato alla struttura corporea e all’altezza. In Olanda solo il 10 % della popolazione e in Giappone solo
il 3%. Gli psicologi hanno studiato che una delle cause potrebbe essere la pregressa deprivazione
alimentare dimostrata con i ratti: se sono malnutriti poi gli si concede di mangiare e raggiungere un normo
peso e poi gli si permette di mangiare come vogliono mangiano più dei ratti che non hanno subito
deprivazione.
>effetti della violenza dei mass media sull’aggressività infantile
Alcuni sostengono che la violenza in tv abbia un effetto catartico che induce all’aggressività: un recente
studio su 430 bambini dai 7 agli 11 anni ha riscontrato la probabilità di essere fisicamente aggressivi se si ha
avuto un’esposizione a scene di violenza.
Origini storiche della psicologia
Socrate, Platone e Aristotele posero domande fondamentali sulla vita interiore. Ippocrate, il padre della
medicina, s’interessò della fisiologia, lo studio delle funzioni vitali dell’organismo vivente e delle su
componenti.
Il dibattito natura-ambiente
Secondo la prospettiva naturalistica gli esseri umani vengono al mondo con un patrimonio innato di
conoscenza e comprensione della realtà e si poteva accedere con il ragionamento e l’introspezione. Nel XVII
secolo Cartesio concepì il corpo umano come una macchina.
Secondo la prospettiva esperenziale la conoscenza si acquisisce con l’esperienza e le interazioni con il
mondo: John Locke, filosofo inglese del XVII secolo sosteneva che la mente umana è una tabula rasa, una
lavagna bianca su cui si scrive con l’esperienza la conoscenza e la comprensione. Da ciò nacque
l’associazionismo che nega l’esistenza di idee o capacità innate. Affermavano che la mente si riempie di
idee che entrano attraverso i canali sensoriali e si associano tramite principi come la somiglianza o il
contrasto. Oggi gli psicologi sostengono l’influenza dei processi biologici (ereditarietà o processi celebrali)
sui pensieri, sentimenti e comportamento ma sottolineano anche l’impatto dell’esperienza.
Gli inizi della psicologia scientifica
Ha inizio nel XIX secolo con Wundt che fondò il primo laboratorio di psicologia all’Università di Lipsia in
Germania nel 1879. L’ambito di ricerca era relativo alla percezione sensoriale, la visione, di attenzione,
emozione e memoria. Per studiare i processi mentali si serviva dell’introspezione, ossia l’osservazione e la
registrazione della natura di percezioni, pensieri e sentimenti di un individuo. Ma la fiducia
nell’introspezione per eventi mentali rapidi si è dimostrata mal riposta e di conseguenza non rappresenta
più una parte fondamentale della prospettiva cognitiva attuale.
Strutturalismo e funzionalismo
Nel XIX secolo la chimica e la fisica hanno fatto notevoli passi avanti grazie all’analisi delle molecole e degli
atomi. Come i chimici scindono l’acqua in idrogeno e ossigeno gli psicologi potevano scindere il gusto della
limonata(percezione) in dolce,acre e freddo(sensazioni). Il fautore di tale processo è stato in America
Tichtner, psicologo all’università di Cornell che introdusse il termine strutturalismo, ossia analisi delle
strutture mentali. James, psicologo ad Harvard ritenne però che analizzare gli elementi della coscienza
fosse meno importante che comprenderne la natura fluida e introdusse il concetto di funzionalismo, ossia
lo studio di come la mente lavora per consentire all’organismo di adattarsi all’ambiente e funzionare. Da ciò
si arrivò alle teorie darwiniane. Secondo alcuni la coscienza si era evoluta perché serviva alla guida delle
attività individuali. Sia gli strutturalisti che i funzionalisti consideravano la psicologia come scienza
dell’esperienza conscia.
Comportamentismo
Si diffonde dal 1920 negli Stati Uniti. Il fondatore fu Watson che rifiutò l’idea che l’esperienza conscia fosse
il solo ambito degli studi psicologici. Decise che la psicologia animale e infantile sono scienze a se stanti e
modelli per la psicologia dell’adulto. Il comportamento è pubblico mentre la coscienza è privata e la scienza
dovrebbe occuparsi solo di fatti pubblici. Il comportamentismo prese subito piede e l’altro famoso
psicologo di Harvard Skinner riteneva che quasi tutti i comportamenti sono conseguenti al
condizionamento dell’ambiente. La risposta condizionata è la più piccola unità comportamentale da cui si
creano comportamenti più complessi. Il comportamentismo tende a discutere ogni fenomeno in termini di
stimoli e risposte(psicologia S-R, che è un insieme di termini usati per comunicare informazioni
psicologiche.
Psicologia della Gestalt
Intorno al 1912 si diffonde in Germania. Gestalt significa in tedesco “forma” o “configurazione” e si
riferisce all’approccio di Wertheimer e Koffka e Kohler che emigrarono negli U.S.A. l’interesse principale
era la percezione: i gestaltisti ritenevano che l’esperienza percettiva dipendesse da modelli formati dagli
stimoli e dall’organizzazione dell’esperienza. L’insieme è diverso dalla somma delle parti poiché dipende
dalla relazione tra le parti(quando guardiamo i tre angoli di un triangolo equilatero vediamo un singolo
triangolo piuttosto che tre angoli). Tra gli interessi c’era la percezione del movimento, il modo in cui la
gente giudica le dimensioni e l’aspetto dei colori alla variazione delle condizioni di illuminazione. Studiarono
l’apprendimento, la memoria e il problem solving. Influenzò Lewin, Asch ed Heider, fondatori della
moderna psicologia sociale. Asch estese il concetto gestaltistico secondo cui le persone percepiscono
insieme piuttosto che parti isolate. Infine i gestaltisti consideravano il processo di attribuzione di significato
e struttura agli stimoli come un’attività automatica e non consapevole e questo principio è ancora attivo in
psicologia socio-cognitiva.
Psicoanalisi
È sia una teoria della personalità sia un metodo di psicoterapia, il cui padre è Freud(XIX-XX secolo). Al
centro c’è il concetto di inconscio: i pensieri, gli atteggiamenti, gli impulsi , i desideri, le motivazioni e le
emozioni di cui siamo inconsapevoli. I desideri infantili inaccettabili(proibiti o puniti) vengono espulsi dalla
consapevolezza conscia e relegati all’inconscio dove continuano ad influenzare pensieri, sentimenti e azioni.
I pensieri inconsci si esprimono nei sogni, lapsus e manierismi comportamentali. Nella terapia con i pazienti
usava le associazioni libere e faceva l’analisi dei sogni. La motivazione dietri i desideri inconsci implicava il
sesso o l’aggressività.
Successivi sviluppi delle psicologia del XX secolo
Fino alla Seconda guerra mondiale ha dominato il comportamentismo. Ci fu lo sviluppo dei computer negli
anni ’50 che sapevano giocare a scacchi o fare calcoli matematici che prima sapevano fare solo gli uomini.
Simon che ricevette poi il nobel descrisse come simulare al computer i fenomeni psicologici e rielaborati
con modelli di elaborazione delle informazioni, che consideravano gli esseri umani come elaboratori di
informazioni. Inoltre possiamo pensare che la memoria funziona in modo analogo a quello con cui il
computer immagazzina e recupera le informazioni. Come il computer può trasferire l’informazione dal
magazzino temporaneo ai chip di memoria interna(RAM) a un magazzino permanente sull’hard disk, così la
nostra memoria di lavoro può essere una stazione intermedia rispetto alla memoria a lungo termine. Negli
anni ’50 si sviluppò anche la linguistica moderna: Chomsky e il suo libro Syntactic Structures(’57) ha
stimolato le prime analisi psicologiche significative portando alla psicolinguistica. Anche la neuropsicologia
con le scoperte sul cervello e sul sistema nervoso rivelano le relazioni tra eventi neurologici e processi
mentali. Sperry nel 1981 è stato premio Nobel per aver collegato aree celebrali a particolari processi
cognitivi e comportamentali. La psicolinguistica e la neuropsicologia hanno portato alla “rivoluzione
cognitiva” in psicologia. La psicologia cognitiva si occupa non solo di coscienza e pensiero ma anche della
percezione, motivazione, emozione, psicologia clinica, personalità e psicologia sociale. Due decadi dopo la
rivoluzione cognitiva c’è stato lo studio scientifico delle emozioni(scienze affettive).
ORIENTAMENTI MODERNI DELLA PSICOLOGIA
La prospettiva psicologica è un approccio, un modo di considerare gli argomenti all’interno della psicologia.
Gli approcci non si escludono a vicenda ma si focalizzano su aspetti diversi. La comprensione di molti
argomenti richiede un approccio eclettico.
>Prospettiva biologica
Cerca di mettere in relazione il comportamento manifesto con eventi elettrici e chimici dentro il corpo e
cerca di determinare i processi neurobiologici alla base del comportamento e dei processi mentali. Ad
esempio lo studio del riconoscimento dei volti nei pazienti con danno celebrale indica che regioni del
cervello sono atte a tale funzione(localizzate nell’emisfero dx). Ne deriva che gli uomini hanno una
specializzazione emisferica: nei destrorsi l’emisfero sn è specializzato nella comprensione del linguaggio,
mentre il dx è nell’interpretazione delle relazioni spaziali. L’ippocampo consolida i ricordi(ad esempio
l’amnesia infantile può essere dovuta all’immaturità di tale struttura).
>Prospettiva comportamentale
Si focalizza sugli stimoli e risposte osservabili e considera i comportamenti come risultato di
condizionamento e rinforzo. Ad esempio per l’obesità alcune persone possono mangiare troppo(risposta
specifica) solo in presenza di stimoli specifici(guardare la tv). Tale approccio storicamente non contempla
quello biologico ma comunque i comportamentisti registrano quello che le persone affermano sulle
esperienze coscienti(rapporto verbale) e da questo dato soggettivo costruiscono inferenze sulla loro attività
mentale.
>Prospettiva cognitiva
Studia i processi mentali come percepire, ricordare, ragionare, decidere e risolvere i problemi. Si basa
sull’introspezione. Solo studiando i processi mentali possiamo capire come agisce l’organismo(1) e (2) è
possibile studiare i processi mentali in modo obiettivo osservando specifici comportamenti interpretandoli
sulla base di processi mentali. Consideriamo il fenomeno dell’amnesia infantile: non ricordiamo poiché
cambia il nostro modo di organizzare i ragionamenti intorno al terzo anno di età quando la nostra capacità
linguistica aumenta e il linguaggio ci permette di organizzare i ricordi.
>Prospettiva psicoanalitica
Il comportamento umano ha le sue radici nei processi inconsci, cioè le credenze, le paure e i desideri di una
persona è ignara ma ne rafforzano il comportamento. Freud riteneva che molti degli impulsi proibiti o puniti
da genitori o società nell’infanzia derivano da istinti innati. La proibizione serve a spingerli fuori dalla
consapevolezza nell’inconscio dove però non scompaiono. Si possono manifestare problemi emotivi,
malattie mentali, o anche comportamenti socialmente accettati come attività artistiche e letterarie. Freud
riteneva che l’uomo è guidato dagli istinti del comportamento animale(sesso e aggressività) e che siano in
lotta con la società. La prospettiva psicoanalitica suggerisce modi di considerare alcuni problemi.
>Prospettiva fenomenologica
Il comportamento umano dipende dalla percezione del mondo e non dal mondo come è. Nasce dalla
tradizione gestaltica e in reazione alla ristrettezza del comportamentismo. Per comprendere il
comportamento sociale umano bisogna afferrare “la definizione soggettiva individuale della situazione” che
varia in base alla cultura, alla storia personale e allo stato motivazionale attuale. Ma i fenomenologi non si
basano solo sui rapporti soggettivi perché assumono anche che le persone non riescano a vedere le loro
realtà soggettive per quello che sono ossia costruzioni personali. È il realismo ingenuo ossia la tendenza
delle persone a considerare le loro ricostruzioni soggettive della realtà come resoconti fedeli del mondo
oggettivo. Questo approccio implica l’osservazione sistematica dei giudizi e dei comportamenti. Lo studio
di come le persone attribuiscono valore alle azioni degli altri emerge nell’enfasi soggettiva sul modo di
definire le situazioni da parte delle persone che lo vivono. Siccome le culture occidentali da sempre
enfatizzano la volontà individuale gli occidentali non riescono a vedere l’influenza delle situazioni.
Relazioni tra la prospettiva psicologica e quella biologica
La prospettiva biologica oltre ad usare concetti psicologici impiega concetti tratti dalla fisiologia e dalla
biologia. Alcuni ricercatori possono tentare di spiegare la normale capacità di riconoscere i volti in termini
di neuroni e delle interconnessioni in una certa regione del cervello. È il riduzionismo che comporta la
riduzione di nozioni psicologiche in biologiche. Le scoperte, i concetti, e i principi psicologici possono
essere usati per indirizzare i biologi al lavoro di ricerca. I biologi devono avere un’indicazione per dirigere le
loro ricerche a gruppi rilevanti di cellule celebrali. Gli psicobiologi hanno individuato che l’emisfero sinistro
è atto alla discriminazione delle parole e quello destro della posizione dello spazio. La nostra biologia agisce
in concerto con le esperienze passate e con l’ambiente attuale. L’obesità ad esempio è il risultato di una
predisposizione genetica(1), l’acquisizione di cattive abitudini alimentari(fattore psicologico-2), o una
reazione alle pressioni culturali che valorizzano l’estrema magrezza(fattore socioculturale-3). Però la spinta
verso il riduzionismo procede. Gli studiosi della memoria ad esempio da molto tempo distinguono la
memoria a breve termine e quella a lungo termine, codificate in modo diverso nel cervello. L’indagine
biologica ci mostra come le nozioni psicologiche possono essere realizzate nel cervello. Entrambi i livelli di
analisi sono necessari.
Principali specializzazioni in psicologia
>Psicobiologia(psicologia fisiologica)
Si occupa delle relazioni tra processi biologici e il comportamento.
>Psicologia cognitiva
Si occupa dello studio dei processi mentali come il problem solving, la memoria, il linguaggio e il pensiero.
>Psicologia dello sviluppo
Si occupa dello sviluppo umano e dei fattori che modellano il comportamento nell’arco di vita(es.linguaggio
dei bambini nell’infanzia).
>Psicologia sociale e della personalità
La prima s’interessa al modo in cui le persone percepiscono e interpretano il loro mondo sociale e a come le
credenze, le emozioni e i comportamenti sono influenzati dalla presenza reale o immaginaria degli altri. Si
occupa anche del comportamento dei gruppi e delle relazioni sociali interpersonali. La seconda studia i
pensieri, le emozioni e i comportamenti che definiscono lo stile della personalità individuale, il modo di
interagire con il mondo. Si occupa anche delle differenze individuali e tenta di sintetizzare tutti i processi
biologici in un rapporto integrato sulla persona nella totalità.
>Psicologia clinica e counseling
La prima è la specializzazione psicologica più diffusa. Implica i principi psicologici alla diagnosi e al
trattamento dei problemi emozionali e comportamentali(disturbi alimentari). Il secondo affronta questioni
simili ma con un livello di gravità inferiore. Spesso è rivolto a studenti di scuola secondaria o universitari.
>Psicologia scolastica e psicopedagogia
La prima si occupa dei bambini per valutarne l’apprendimento e i problemi emotivi. La seconda forma
specialisti in apprendimento e insegnamento. Di solito lavorano nelle università(Scienze dell’Educazione),
dove studiano i metodi didattici e come formare gli insegnanti.
>Psicologia delle organizzazioni(psicologia aziendale) e ingegneristica
La prima forma specialisti impiegati nelle aziende con il compito di selezionare le persone adeguate a
determinati incarichi o designare strutture per il lavoro di gruppo. La seconda cerca di migliorare la
relazione tra persone e macchine(es. progettare macchinari che ottimizzano l’ergonomia e garantiscano il
posizionamento efficiente dei controlli).
La psicologia del XXI secolo-Fredrickson
Gli psicologi cercano collaborazioni con studiosi di altre discipline come:
1.neuroscienze cognitive
Si occupano dei processi cognitivi affidandosi alle metodologie e alle scoperte delle neuroscienze( la branca
della psicologia che studia il cervello e il sistema nervoso). Sono un tentativo di scoprire in che modo il
cervello realizza le attività mentali. Si basano su tecniche nuove di studio del cervello di soggetti normali
mentre eseguono un compito cognitivo. Le tecniche di neuroimaging(visualizzazione del cervello in vivo)
forniscono immagini del sistema nervoso centrale in azione indicando le aree che mostrano una maggiore
attivazione neurale durante un compito specifico. Quando ai soggetti viene chiesto di ricordare
un’informazione per un lungo periodo si osserva un aumento di attività totalmente differente localizzata
verso il centro del cervello. Ci sono anche le neuroscienze affettive per scoprire in che modo le esperienze
emotive sono elaborate nel cervello e le neuroscienze sociali per scoprire come vengono elaborati gli
stereotipi, gli atteggiamenti, la percezione soggettiva, l’imitazione motoria e l’empatia.
2. psicologia evoluzionistica
Si occupa delle origini biologiche dei processi biologici. Altre discipline coinvolte sono l’antropologia e la
psichiatria. Proprio come i meccanismi biologici i processi psicologici devono essere evoluti per milioni di
anni grazie alla selezione naturale. Tale branca sostiene che i processi psicologici hanno una base genetica e
che nel passato hanno aumentato le opportunità di sopravvivenza e di riproduzione dei nostri antenati. Ad
esempio la preferenza per i dolci si spiega con il fatto che i frutti più dolci hanno il più alto valore
nutrizionale e l’ingestione aumenta la possibilità di restare in vita e trasmettere il proprio patrimonio
genetico. Anche il modo in cui scegliamo il nostro partner o come pensiamo ed agiamo in determinate
situazioni. Relativamente all’obesità si è scoperto che la gente sperimentava la carenza di cibo solo in
periodi di carestia. Un meccanismo adattivo per far fronte alla scarsità è sovralimentare il cibo disponibile.
Quindi l’evoluzione potrebbe aver favorito gli individui con la tendenza a sovralimentarsi a seguito della
deprivazione alimentare.
3. psicologia culturale
Si occupa del modo in cui una cultura di appartenenza(tradizioni, linguaggio e la visione del mondo)
influenza le rappresentazioni mentali e i processi psicologici degli individui che ne fanno parte. Ad esempio
in Europa Occidentale e Settentrionale e in Nord America pensiamo a noi stessi come entità separate
mentre in India, Cina e Giappone si sottolineano le interrelazioni tra persone e quindi spiegano un
comportamento anche rispetto alla situazione sociale. Inoltre gli studenti asiatici studiano in gruppo e
mostrano risultati maggiori rispetto agli americani.
4.epigenatica comportamentale
Enfatizza i meccanismi biologici attraverso i quali le nostre caratteristiche e i nostri comportamenti possono
adattarsi ai cambiamenti degli ambienti e delle esperienze nel corso della vita. Gli aspetti strutturali della
nostra biologia possono cambiare in base alle nostre esperienze. Per neuroplasticità s’intende come le
esperienze producono cambiamenti nella struttura celebrale mentre la plasticità fenotipica s’intende come
le esperienze possono mutare le espressioni geniche a livello cellulare in tutto il nostro corpo e cervello. Un
esempio è lo studio della memoria umana: ci sono prove che suggeriscono che il passaggio delle
informazioni dalla memoria a breve a quella a lungo termine implica cambiamenti nell’espressione genica
che producono una crescita sinaptica nel cervello. Un altro esempio è che lo stress genera il cortisolo e ciò
spiega perché tante patologie sono aggravate dallo stress. Il messaggio dell’epigenetica comportamentale è
che la crescita e il cambiamento umano nel corso della vita sono collegati a cambiamenti sinaptici e cellulari
che sostengono i nuovi cambiamenti.
Metodi di ricerca in psicologia
1.Produrre ipotesi
L’ipotesi è un’affermazione che può essere messa alla prova sull’argomento che interessa. La fonte
principale di ipotesi scientifiche è rappresentata da una teoria, cioè un insieme interrelato di proposizioni
su un particolare fenomeno. La verifica delle ipotesi derivate dalla teoria in competizione è una delle vie di
progresso più potenti della conoscenza scientifica. Il termine scientifico significa che i metodi di ricerca
usati per raccogliere i dati sono (1) neutrali, in quanto non favoriscono un’ipotesi rispetto ad un’altra e (2)
attendibili in quanto consentono ad altre persone qualificate di ripetere le osservazioni e ottenere gli stessi
risultati.
Metodo sperimentale
È il metodo più potente. Gli esperimenti forniscono la più forte verifica dell’ipotesi circa causa effetto. Il
ricercatore controlla le condizioni in laboratorio ed esegue misurazioni per scoprire le relazioni di causa
effetto tra le variabili. La capacità di esercitare un controllo preciso su una variabile distingue il metodo
sperimentale dagli altri. La variabile indipendente è sotto il controllo dello sperimentatore, che la crea e ne
controlla le variazioni e negli esperimenti rappresenta la causa ipotizzata. La variabile dipendente è
l’effetto ipotizzato che dipende dal valore di quella indipendente. La frase “è una funzione di” viene usata
per esprimere la dipendenza. I gruppi pagati per la prestazione nell’esperimento dei partecipanti ai
problemi di matematica sono gruppi sperimentali, i gruppi in cui è presente la causa ipotizzata. Il gruppo
non pagato è il gruppo di controllo , in cui la causa ipotizzata è assente e serve da misura di base.
L’assegnazione casuale dei partecipanti significa che ogni partecipante ha uguali probabilità di essere
assegnato a uno dei qualsiasi gruppi. Se il partecipante sceglie il gruppo si creano delle variabili di
confusione. Solo con l’assegnazione casuale possiamo essere certi che tutte le variabili intervenienti sono
uniformemente rappresentate nei gruppi e non dovrebbero esserci errori di misurazione. Il metodo
sperimentale è questione di logica, non di luoghi e può essere usato fuori dal laboratorio sebbene esso
permetta misurazioni comportamentali più precise e consente di controllare le variabili in modo più
completo. Spesso nelle ricerche di psicologia si approntano esperimenti multivariati che manipolano
contemporaneamente diverse variabili indipendenti.
Misurazioni
Gli esperimenti richiedono misurazioni, cioè un sistema di assegnazione di numeri alle variabili e prevedono
su campioni numerosi. Serve la statistica, la disciplina che tratta i dati campione presi da una
manipolazione di individui e da questi dati trae interferenze sulla popolazione stessa. Il più comune dato
statistico è la media, termine tecnico che indica la media aritmetica, cioè la somma di una serie di valori
divisa per il numero dei valori stessi. Gli statistici hanno risolto il problema di differenza minima tra medie di
gruppi di controllo e sperimentali con test finalizzati a determinare la significatività di una differenza. Si
parla di statisticamente significativa ossia si intende che ai dati è stato applicato un test statistico e che è
improbabile che la differenza osservata sia casuale o dovuta dall’effetto di pochi casi estremi.
Metodo correlazionale
Possiamo usare il metodo correlazionale per determinare se una certa variabile, che non è sotto il nostro
controllo, sia associata o correlata con un’altra variabile che ci interessa. Si usa il coefficiente di
correlazione, che è la stima del grado in cui due variabili sono correlate; il suo simbolo è la “r” minuscola è
espresso da un numero compreso tra -1 e +1. La relazione perfetta è indicata da 1(+1 se positiva e -1 se
negativa). L’assenza di relazione è vicina allo 0. Via via che r va da 0 a 1(o da 0 a -1) la forza della relazione
aumenta. Una correlazione può essere positiva (+) o negativa (-). Il segno indica se sono correlate
positivamente(i valori diminuiscono o aumentano insieme) o negativamente(quando il valore di una
variabile aumenta, il valore dell’altra diminuisce). C’ è lo studio sui pazienti con lesioni celebrali che hanno
compromessa la capacità di riconoscere i volti(prosopagnosia). Interessa il grado di deficit o errore. Ogni
punto sul grafico rappresenta la percentuale di errori effettuati dai singoli pazienti in un test di
riconoscimento dei volti. Nelle ricerche psicologiche un coefficiente di correlazione maggiore o uguale a
0,60 è giudicato abbastanza alto. Correlazioni comprese tra 0,20 e 0,60 hanno valore pratico e teorico e
sono utili a fare previsioni. Correlazioni tra 0 e 0,20 hanno valore prognostico scarso.
Test
Presenta la stessa situazione a un gruppo di persone che differiscono per un tratto particolare. I risultati
delle singole persone in un test di abilità matematica possono essere correlati con i voti che prenderanno
nel corso. Se è alta il risultato del test può essere usato per selezionare i soggetti che possono essere
inseriti nelle classi avanzate del corso.
Correlazione e causalità
Nello studio sperimentale la variabile indipendente viene manipolata per determinare il suo effetto casuale
su qualche altra variabile(dipendente). Queste relazioni causa-effetto non possono essere inserite negli
studi di correlazione. È possibile che due variabili siano correlate e nessuna sia causa dell’altra. Quando due
variabili sono correlate il variare dell’una può essere la causa del variare dell’altra.
Metodo osservativo
>Osservazione diretta
È la semplice osservazione del fenomeno oggetto di studio nel modo in cui si verifica naturalmente. I
ricercatori che osservano il comportamento naturale devono essere addestrati all’osservazione e
registrazione accurata degli eventi per evitare di proiettare i loro preconcetti. Masters e Johnson(’66)
hanno sviluppato tecniche di osservazione diretta delle risposte sessuali in laboratorio. I dati includevano
(1) osservazione del comportamento, (2) la registrazione dei cambiamenti fisiologici e (3) le risposte dei
partecipanti alle sensazioni prima, durante e dopo la stimolazione sessuale.
>Metodo dell’inchiesta
Chiedere alle persone se mettono in atto o meno il comportamento di interesse ma è meno attendibile
dell’osservazione diretta. Ci sono gli effetti di desiderabilità sociale quando la gente cerca di presentarsi nel
modo migliore possibile. Comunque le indagini condotte da Kinsey e dai collaboratori 20 anni prima del
lavoro di Masters e Johnson hanno dato risultati importanti e portato ai due lavori Sexual Behaviour in the
Human male(Kinsey-‘48) e S.b.in the Human female(’53). Le previsioni di voto di Gallup e il censimento degli
Stati Uniti sono le inchieste più conosciute. L’inchiesta richiede un questionario collaudato a un campione di
persone selezionate.
>Metodo idiografico
Si tratta della raccolta di una biografia parziale dell’individuo e la richiesta di rievocare esperienze del
passato. Il limite è che si basa sui ricordi delle persone. Ci si serve di documenti come i certificati di morte o
si chiede ai parenti per avere conferme sulle date. Più che altro serve a formulare ipotesi.
Rassegne della letteratura
È un sommario scientifico del corpo di ricerche persistenti su un argomento. Ci sono due metodi:
1.la rassegna narrativa: gli autori usano parole per descrivere gli studi condotti in precedenza.
2. la metanalisi: gli autori usano tecniche statistiche per confrontare gli studi precedentemente condotti e
inferire a conclusioni e sono più imparziali delle rassegne narrative.
Principi etici della ricerca in psicologia
L’APA(AMERICAN PSYCHOLOGICAL ASSOCIATION) e le controparti in Canada, Gran Bretagna hanno fissato
delle linee guida di trattamento su partecipanti umani e animali.
>Ricerca sull’uomo
Il primo principio è quello del minimo rischio. Il secondo è il consenso informato ossia i partecipanti
devono conoscere in anticipo tutti gli aspetti dello studio e scegliere liberamente di aderire o meno.
Durante il debriefing(condivisione delle informazioni) bisogna spiegare le ragioni per cu il partecipante è
stato tenuto all’oscuro o ingannato sulle procedura e bisogna preoccuparsi di ogni residua reazione
emotiva. Il terzo principio è il diritto alla riservatezza: di solito i partecipanti vengono identificati con un
numero o codice o si pubblicano solo dati aggregati .
>Ricerca sugli animali
Il 7 % degli studi psicologici usa animali tra cui il 95 % sono ratti,topi ,uccelli. Si fanno per due ragioni: 1. Il
comportamento animale può essere interessante di per sé e meritevole di studio;2.i modelli animali
possono fornire informazioni sul funzionamento umano. È stata fondamentale ad esempio per la ricerca
sull’ansia, lo stress, l’aggressività o la depressione, l’abuso di sostanze, i dca, l’ipertensione e il morbo di
Alzheimer. Negli Usa l’80% degli psicologi e delle facoltà di psicologia sono favorevoli anche se ci si
preoccupa per le procedure dolorose o lesive. L’APA sostiene che ogni procedura dolorosa deve essere ben
giustificata e i ricercatori hanno l’obbligo morale di trattare gli animali umanamente, minimizzando il dolore
e la sofferenza.
SIAMO EGOISTI PER NATURA-OPINIONI A CONFRONTO
>SIAMO NATURALMENTE EGOISTI-WILLIAMS
Siamo egoisti come richiesto dai nostri geni che altrimenti non esisterebbero: infatti per trasmettersi
devono essere migliori di altri. Gli individui possono aiutare gli altri a guadagnare risorse o evitare danni o
pericoli. Il comportamento più altruista è quello dei genitori verso la prole. Dal punto di vista di un genitore
ogni figlio possiede la metà dei geni di ciascun genitore e i figli sono importanti la metà di se stessi mentre
la riproduzione dei figli è importante la metà rispetto ai figli stessi. Ma l’identità genetica è vera per tutti i
consanguinei. C’è la scelta del congiunto: una selezione naturale per riconoscere in modo adattivo i segni
che indicano i gradi e la probabilità di parentela. Ci si aspetta che un individuo favorisca i consanguinei
rispetto ai non consanguinei e i parenti stretti rispetto ai lontani. L’accoppiamento extraconiugale da parte
delle femmine di uccello si verifica in molte specie e i maschi sono scrupolosi nel cacciare i rivali dal
territorio. La scelta del congiunto sembra un comportamento altruistico così come la condotta volta
all’inganno o alla manipolazione a proprio vantaggio di individui non congiunti(le femmine di uccello non
possono essere certe che la nidiata sia proprio la loro a causa del fenomeno dell’abbandono dell’uovo ossia
che un uovo viene deposto in un altro nido e una femmina trae vantaggio dall’istinto materno di un’altra).
>NON SIAMO NATURALMENTE EGOISTI-DE WAAL
Quando i civili olandesi ospitarono le famiglie ebree o Binti Jua una femmina di gorilla del Brookfield Zoo di
Chicago salvò un ragazzo caduto nel suo recinto. Tra gli scimpanzé lo spettatore di un attacco si avvicina alla
vittima per cingergli un braccio attorno alla spalla. Gli animali vedono solo le conseguenze immediate delle
loro azioni( non è detto che il ragno sappia o costruisca la ragnatela per catturare le mosche). L’egoismo
implica l’intenzione di essere utili a se stessi e la consapevolezza di cosa si vuole guadagnare. Darwin si
appoggiò a Smith quando sostenne la distinzione tra azioni che mirano ai propri interessi e motivi egoistici.
Tutte le specie che fanno affidamento sulla cooperazione mostrano lealtà verso il gruppo di appartenenza e
la tendenza ad aiutarsi. La spinta ad aiutare l’altro non era mai priva di valore di sopravvivenza per chi la
mostrava. Nel tempo questo impulso si è separato tanto che la manifestazione c’è anche quando i vantaggi
sono improbabili.
Capitolo 3: SVILUPPO PSICOLOGICO
Tra tutti i mammiferi gli esseri umani richiedono il più lungo periodo di maturazione e apprendimento,
prima di essere autosufficienti. Quanto più è complesso il sistema nervoso di un organismo tanto più è
lungo il tempo necessario a raggiungere la maturità.
Natura e ambiente
Locke (XVII secolo) sosteneva che i bambini sono adulti in miniatura e nascono equipaggiati di conoscenze e
capacità e devono solo crescere per manifestarle. La mente di un neonato è una tabula rasa su cui scrive
ciò che sente, vede, gusta, annusa e prova. Quindi per Locke la conoscenza avviene attraverso i sensi ne
acquisita con l’esperienza. Darwin con la teoria dell’evoluzione(1859) sottolinea il ruolo dell’ereditarietà.
Sosteneva che con la selezione naturale(processo per cui gli organismi sanno adattarsi alle condizioni
ambientali) sono in grado di riprodursi e trasmettere i geni alle generazioni successive e alcune abilità sono
fissate nel codice genetico. Con la diffusione del comportamentismo la posizione ambientalista(ossia che i
fattori ambientali e culturali determinano il corso dell’apprendimento umano) divenne dominante. Watson
e Skinner sostennero che la natura umana è malleabile: l’addestramento precoce trasforma un bambino in
adulto indipendentemente dall’ereditarietà genetica. Ogni neonato viene al mondo con 100 miliardi di
neuroni ma con poche connessioni tra essi che poi si sviluppano ed entro i primi 3 anni di vita il cervello
pesa tre volte tanto. Tuttavia ad esempio l’acquisizione del linguaggio( Chomsky)dimostra come i neonati
prendano stimoli dall’ambiente: i bambini sembrano dotati della capacità di apprendere le diverse strutture
del linguaggio essendo esposti a quello quotidiano. Anche i geni contengono molte caratteristiche personali
che si esprimono con il processo di maturazione(una sequenza innata di crescita,cambiamento
indipendente dagli eventi esterni). Ma lo sviluppo motorio ad esempio illustra l’interazione tra la
maturazione geneticamente programmata e le influenze ambientali: tutti i bambini si girano su se stessi,
stanno seduti senza appoggio, stanno in piedi aggrappandosi ai mobili, vanno carponi e camminano in
questo ordine ma ciò avviene in tempi diversi. Studi recenti dicono che l’esercizio e l’iperstimolazione
possono accelerare la comparsa dei comportamenti motori. I Kipsigis del Kenya insegnano ai figli come
sedersi, stare in piedi e camminare e i bambini raggiungono le tappe tra le 3 e le 5 settimane di vita .
Mentre tra gli Ache, popolo nomade del Paraguay i bambini hanno scarse possibilità di muoversi vivendo in
una fitta foresta. Per quanto concerne il linguaggio i bambini di età inferiore ad un anno non sono in grado
di esprimersi con intere frasi ma si è visto che se cresciuti in ambiente dove le persone parlano e gli
gratificano parlano prima.
Fasi dello sviluppo
Si ipotizzano stadi di sviluppo. Il concetto di fasi implica che i comportamenti in una data fase siano
organizzati attorno a un tema dominante o a caratteristiche coerenti e che i comportamenti siano diversi
rispetto a fase precedenti o successive. I fattori ambientali possono accelerare o rallentare lo sviluppo ma
l’ordine delle fasi resta invariato. Nello sviluppo umano esistono periodi critici(es. il periodo tra da sei a
sette settimane dopo il concepimento è cruciale per lo sviluppo degli organi sessuali). È più corretto dire
che ci sono periodi sensibili ossia momenti ideali per un tipo particolare di sviluppo(es. il primo anno di vita
è un periodo sensibile per lo stabilirsi di stretti attaccamenti interpersonali)
Capacità del neonato
Lo psicologo James(fine XIX secolo) sosteneva che il neonato sentisse il mondo come una scoppiettante
confusione. Il metodo usato dagli scienziati è di introdurre qualche cambiamento nell’ambiente che
circonda il neonato e osservarne le risposte. Si servono anche del paradigma della violazione di aspettative:
al bambino si presentano degli eventi che per un adulto sarebbero attesi o inattesi; si sa che i bambini
guardano più a lungo eventi inattesi.
Vista
I neonati hanno scarsa acuità visiva: esaminano il mondo in modo sistematico e si fermano se un oggetto
entra nel loro campo visivo, ossia l’area globale che possono vedere. Sono attratti dalle zone ad alto
contrasto visivo come i contorni di un oggetto, preferiscono i modelli complessi a quelli semplici e le linee
curve a quelle rette. I neonati hanno una preferenza facciale innata per i volti: preferiscono osservare una
faccia normale e sorridente perché dai volti ottengono informazioni. Intorno ai 3 mesi di vita preferiscono
vedere facce appartenenti alla propria cultura o razza.
Udito
I neonati girano la testa verso la sorgente del suono che poi scompare a 6 settimane e non riemerge fino a 3
o 4 mesi. I bambini imparano rapidamente i suoni del linguaggio umano e ciò potrebbe iniziare nell’utero(i
neonati distinguono la voce della madre da quella di uno sconosciuto e percepiscono le basse frequenze
della voce materna e inoltre bambini nati da madri francesi riescono a distinguere registrazioni di una voce
che parla in francese o russo mentre quelli nati né da madri francesi o russe non riescono a distinguere le
registrazioni). I neonati non sanno distinguere lingue con ritmo simile alla propria come olandese e inglese
ma quelle con ritmo diverso si come giapponese e polacco. Gli adulti usano un timbro più alto quando si
rivolgono ai bambini e usano lunghe pause(baby talk). A sei mesi sono in grado di distinguere l’intonazione
di approvazione e quella di disaprovvazione, sanno capire i discorsi che avvengono attorno a loro.
Gusto e olfatto
I neonati preferiscono i liquidi dolci che portano ad un’espressione rilassata e si leccano le labbra. Una acida
porta a increspatura labbra e arricciamento del naso mentre amara il neonato aprirà la bocca con angoli
girati in basso e sporgerà la lingua. Girano la testa verso un odore dolce e il ritmo e la respirazione
rallentano, quelli cattivi fanno girare la testa dall’altro verso. I bambini allattati al seno materno sanno
distinguere il latte della madre da un altro ed inoltre anche quelli cresciuti con latte artificiale preferiscono il
seno materno(predisposizione innata). Sanno distinguere gli odori come istinto di sopravvivenza.
Apprendimento e memoria
All’età di 3 mesi i bambini hanno una buona memoria e possono ricordare le sensazioni esperite prima della
nascita quando sono ancora nell’utero materno. Preferiscono il suono del battito cardiaco e voci femminili a
maschili e la voce della madre rispetto a quella di altre donne, quella del padre non è preferita rispetto ad
altri uomini.
Sviluppo cognitivo nell’infanzia
Prima di Piaget il pensiero degli psicologi sullo sviluppo cognitivo del bambino era denominato
da:1.maturazione biologica(peso componente natura dello sviluppo) e 2. Apprendimento
ambientale(componente ambiente). Piaget pose l’attenzione sull’interazione tra le capacità del bambino
che si sviluppano naturalmente e le interazioni con l’ambiente.
Teoria degli stadi di Piaget
Considera il bambino come partecipante attivo nel processo tra le abilità che si sviluppano naturalmente e
l’ambiente circostante. Il bambino è uno scienziato indagatore che fa esperimenti che servono a costruire
schemi ossia teorie su come funziona il mondo fisico e sociale. Nell’incontrare un oggetto o evento, il
bambino cerca di assimilarlo, capirlo nei termini dello schema. Se il vecchio schema non è adeguato allora
fa un processo di accomodamento, che consiste nella modificazione dello schema per rendere conto di una
nuova informazione. Il primo lavoro di Piaget come specializzando in psicologia fu quello di valutare il livello
intellettivo per Binet, l’inventore del primo test per misurare il QI. Osservò le modalità di gioco su 3
bambini ponendo loro semplici problemi scientifici e morali e chiedendo come erano arrivati alle risposte.
Divise lo sviluppo cognitivo in 4 stadi:
1. Stadio sensomotorio
Definisce i primi 2 anni di vita. I bambini scoprono le relazioni tra le loro azioni e le conseguenze delle
medesime. Hanno la consapevolezza che il mondo è costituito da oggetti che continuano ad esistere anche
se non sono in bella vista(permanenza dell’oggetto). Ma se il bambino ha sperimentato successi ripetuti nel
ritrovare un oggetto nascosto in un posto, continuerà a cercarlo lì anche dopo aver visto nasconderlo da
un’altra parte.
2. Stadio preoperatorio
Tra un anno e mezzo e due anni i bambini cominciano ad usare simboli. Le parole possono rappresengtare
cose o gruppi di cose. I bambini di 3 o 4 anni possono pensare in termini simbolici,le loro parole e le loro
immagini. Piaget chiama la fase dai 2 ai 7 anni stadio preoperatorio, poiché il bambino ancora non
comprende certe regole o operazioni. Un’ operazione è l’abitudine mentale a separare, combinare o
trasformare l’informazione in modo logico. Secondo Piaget i bambini nel periodo preoperatorio non hanno
ancora raggiunto il concetto di conservazione ossia che la sostanza resta la stessa anche se si trasforma la
forma. Un’altra caratteristica di questa fase è l’egocentrismo, ossia sono inconsapevoli di prospettive
diverse dalla loro. Crea il “problema delle 3 montagne”. Si permette ad un bambino di girare attorno ad un
tavolo, su cui ci sono 3 montagne di altezza diversa. Si fa fermare il bambino e si posiziona una bambola in
modo che veda le montagne da una prospettiva diversa e poi si dice al bambino di scegliere la fotografia su
cosa sta vedendo la bambola e sceglierà quella dal suo punto di vista. I bambini in questa fase non sono in
grado di svolgere le operazioni mentali di reversibilità e conservazione.
3. Stadi operatori
Tra i 7 e 12 anni i bambini divengono padroni dei concetti di conservazione e fanno manipolazioni logiche.
Possono ordinare gli oggetti in base ad una dimensione come altezza o peso. Possono formarsi una
rappresentazione mentali di azioni. I bambini di 5 anni possono percorrere la strada verso casa perché
hanno una visione del percorso ma non la sanno tracciare a matita. Quelli di 8 possono invece fare una
mappa. Piaget lo chiama stadio operatorio concreto: i bambini usano termini astratti in riferimento ad
oggetti concreti ossia che hanno accesso sensoriale diretto. All’età di 11 e 12 anni i bambini pensano come
gli adulti(stadio operatorio formale).
Discussione critica della teoria di Piaget
Piaget sottovalutava le capacità dei bambini. Prendiamo ad esempio la permanenza dell’oggetto. Poiché
Piaget sosteneva che lo sviluppo cognitivo iniziale dipendesse da attività sensomotorie non prese in
considerazione la possibilità che il bambino potesse sapere che l’oggetto esiste ancora. L’apparato
sperimentale consisteva in uno schermo con un bordo fissato a un tavolo con una cerniera. All’inizio lo
schermo giace in posizione piatta e mentre il bambino(avevano più o meno tutti 4 mesi e mezzo) guarda
viene ruotato lentamente lontano da lui facendogli fare un arco di 180 gradi finchè giace nuovamente
piatto sul tavolo. Lo schermo viene poi ruotato verso il bambino. La prima volta guardano lo schermo per
un minuto ma dopo svariate volte perdono l’attenzione. Poi compare una scatola brillantemente colorata
dietro la cerniera(il bambino vede in realtà un’immagine riflessa della scatola e non l’oggetto vero). Si
mostra ai bambini un evento possibile e uno impossibile. L’ipotesi è che se i bambini pensano che la scatola
esista anche quando è nascosta dallo schermo dovrebbero essere sorpresi nel vedere che esso passa
attraverso l’oggetto(evento impossibile) e perciò guardano più a lungo questa situazione rispetto a quella
normale in cui lo schermo sbatte contro la scatola. I bambini trovano più interessante l’evento impossibile.
Questi bambini hanno mostrato permanenza d’oggetto 4-5 mesi prima di quando prevedesse la teoria di
Piaget.
Alternative alla teoria di Piaget
>Approcci basati sull’elaborazione dell’informazione
Le capacità di elaborazione dell’informazione sono abilità specifiche di raccogliere e analizzare le
informazioni ambientali. Dissentono sul problema fondamentale di considerare lo sviluppo come una serie
di stadi qualitativamente distinti o come un processo continuo di cambiamento. Per loro le diverse abilità si
sviluppano in modo progressivo e continuo. Ci sono anche i neoPiagetiani che sostengono che questi
cambiamenti siano modificazioni discontinue simili a stadi. Altri sostengono che esistano stadi veri e propri
ma che si presentano in campi stretti della conoscenza
>Approcci basati sull’acquisizione di conoscenze
Dopo la prima infanzia bambini e adulti abbiano gli stessi approcci cognitivi e capacità intellettive identiche
e che la differenza sia la conoscenza1 di base degli adulti. Siegler(’96) elabora la teoria delle overlapping
1
Intendono una profonda comprensione di come i fatti sono organizzati in ciascun campo specifico.
waves(onde che si sovrappongono): i bambini hanno a disposizione molti mezzi per risolvere i problemi ma
con l’età ed esperienza scartano alcune strategie. Anche la maggiore capacità dei bambini di risolvere le
prove di conservazione di Piaget quando diventano più grandi può essere spiegata da un’aumentata
conoscenza del mondo. Un esempio è che si chiedeva di raccontare ai bambini della scuola dell’infanzia una
serie di operazioni che dottori e scienziati avevano fatto. Alcune trasformavano gli animali per fargli
somigliare a piante o un cavallo ad una zebra e poi veniva chiesto se dopo le trasformazioni fosse ancora un
cavallo o una zebra. Il 65 % riteneva che davvero si fosse trasformato in una zebra mentre solo il 25 %
pensava che il porcospino fosse diventato un cactus.
>Approcci socioculturali
Il bambino è visto come un nuovo arrivato in una cultura e non più come uno scienziato. La cultura
influenza il suo sviluppo:
➔ Dando l’opportunità di conoscere specifiche attività. I bambini imparano tramite osservazione ed
esperienza oppure ascoltando descrizioni di un’attività-
➔ Determinando la frequenza di tali attività( chi nasce a Bali diventa un abile danzatore)
➔ Dando diversa importanza alle varie attività.
➔ Controllando il ruolo del bambino nelle attività( ci sono società dove si compra la carne al
supermercato e quindi non si caccia ed altre dove si caccia).
Leo Vigotsky(’34-’86) riteneva che le nostre conoscenze ed esperienze provengono da ciò che può essere
descritto come apprendistato e cioè essere guidati da individui più esperti. Distingueva due livelli di
sviluppo cognitivo: il livello attuale di sviluppo del bambino e quello prossimale, determinato dai tipi di
problemi che il bambino può risolvere se guidato da adulto o coetaneo più esperto. Bisogna conoscere il
livello attuale e prossimale. Poiché il linguaggio è uno dei mezzi principali di sviluppo tra gli uomini lo
considera fondamentale nello sviluppo cognitivo. I bambini infatti utilizzano le proprie abilità di linguaggio
per guidare le loro stesse azioni mentre fanno pratica. Il linguaggio egocentrico di Piaget diventa
fondamentale per Vigotsky poiché il bambino si rivolge a se stesso per darsi una guida e
direzione(linguaggio privato).
Teoria della mente
La metacognizione è il pensiero sul pensiero. A partire da 6-9 mesi i bambini sono in grado di condividere
esperienze riguardanti oggetti o eventi con altre persone seguendo la direzione del loro sguardo.
L’attenzione condivisa è quando ad esempio il bambino segue il gesto dell’adulto che indica un oggetto.
Dallo sviluppo dell’attenzione condivisa i bambini sviluppano conoscenze circa stati mentali di base come
desideri, percezioni, credenze, conoscenze, pensieri, intenzioni e sentimenti(teoria della mente)che i
bambini perfezionano nell’anno di vita. I bambini in età prescolare non hanno costruito una propria teoria
della mente ossia il concetto che gli altri hanno menti e pensieri diversi e non riescono a capire che le
persone possono avere credenze diverse dalla loro. Bartsch e Wellman sostengono che la sequenza
evolutiva prevede 3 fasi :
fase 1) all’età di circa 2 anni i bambini hanno concetti elementari di desideri, emozioni ed esperienze
percettive. Capiscono che le persone possono avere desideri e paure e possono vedere e sentire le cose ma
non capiscono che gli altri rappresentano gli oggetti , i desideri e le credenze.
Fase 2) all’età di circa 3 anni i bambini iniziano a comunicare le loro credenze e i pensieri, i desideri e
capiscono che le credenze possono essere vere o false e che differiscono tra persone.
Fase 3) a 4 anni i bambini capiscono che i pensieri e le credenze delle persone influenzano i loro
comportamenti e a 5 anni superano i limiti di falsa credenza.
L’azione dell’indicare è usata dai bambini intenzionalmente per attirare l’attenzione dell’adulto. C’è stato lo
studio del disturbo dello spettro autistico:i bambini non rispondono agli altri e hanno problemi significativi
di comunicazione e non comprendono sentimenti, desideri e credenze degli altri e le persone appaiono loro
come oggetti.
Sviluppo del giudizio morale
È la comprensione infantile delle regole morali e convenzioni sociali. Piaget riteneva che il livello
complessivo dello sviluppo cognitivo dei bambini determinasse la loro capacità di giudizio morale. La
comprensione infantile delle regole si sviluppa in quattro stadi successivi. Il primo stadio emerge all’inizio
del periodo preoperatorio. I bambini partecipano a “giochi paralleli”, in cui ciascuno segue un insieme
privato di regole idiosincratiche. Per esempio, un bambino può separare le biglie di diversi colori in gruppi,
oppure far rotolare le biglie grandi attraverso la stanza, seguite da quelle piccole. Queste “regole”
conferiscono una qualche regolarità, ma egli le cambia spesso ed esse non servono a uno scopo collettivo,
come la cooperazione o la competizione. Dall’età di 5 anni il bambino sviluppa un senso di obbligo a seguire
le regole trattandole come imperativi morali assoluti. Le regole sono sacre, permanenti e non soggette a
cambiamenti. I bambini in questo stadio rifiutano l’idea che la posizione della linea di partenza, nel gioco
delle biglie, possa essere cambiata per favorire i più piccoli che desiderano giocare. In questo stesso stadio i
bambini giudicano un atto per lo più per le conseguenze, che per le interazioni che lo determinano. Piaget
raccontava ai bambini storie appaiate. In un paio, un ragazzino rompeva una tazza da tè mentre tentava di
rubare la marmellata approfittando dell’assenza della madre; un altro, che non stava facendo nulla di male,
approfittando dell’assenza della madre, rompeva un intero vassoio di tazze da tè. “Qual è il ragazzino più
cattivo?” chiedeva Piaget. I bambini nello stadio preoperatorio sceglievano quello che aveva fatto il danno
maggiore. Nel terzo stadio di sviluppo morale, il bambino comincia a comprendere che alcune regole sono
convenzioni sociali e si riduce il realismo: nel pronunciare giudizi morali i bambini danno peso a
considerazioni soggettive come le intenzioni individuali e considerano la punizione come una scelta umana
piuttosto che un atto divino inevitabile. L’inizio dello stadio operatorio formale coincide con il quarto e
ultimo stadio della comprensione delle regole morali da parte dei bambini. I più giovani mostrano interesse
a produrre regole per trattare anche situazioni che non hanno mai incontrato. Questo stadio è
contraddistinto da un tipo ideologico di ragionamento morale, che si indirizza verso problemi sociali più
ampi piuttosto che a situazioni personali e interpersonali. Lo psicologo americano Lawrence Kohlberg
estese il lavoro di Piaget sul ragionamento morale per includervi l’adolescenza e l’età adulta. Cercò di
stabilire se ci sono degli stadi universali nello sviluppo del giudizio morale, presentando ai partecipanti delle
sue ricerche di dilemmi morali sotto forma di racconto. In una storia un uomo non ha abbastanza denaro
per comprare un farmaco che serve alla moglie. Chiede al farmacista di venderlo ad un prezzo più basso e
poi lo ruba. Kohlberg delineò l’esistenza di sei stadi di sviluppo del giudizio morale raggruppati in tre livelli:
1.preconvenzionale;
2.convenzionale;
3.postconvenzionale.
Alle risposte viene attribuito un punteggio sulla base delle ragioni date per la decisione, non sulla base del
giudizio formulato sull’azione(se giusta o sbagliata) e le azioni dell’uomo sono valutate come giuste o
sbagliate sulla base di una punizione anticipata.
Kohlberg riteneva che tutti i bambini fossero al I livello fino a 10 anni, quando cominciavano a valutare le
azioni secondo le opinioni di altre persone, il che caratterizza il livello convenzionale. La maggior parte dei
giovani ragiona a questo livello dall’età di 13 anni. Seguendo Piaget, Kohlberg arguisce che soltanto quelli
che hanno raggiunto il pensiero formale sono capaci del tipo di ragionamento astratto necessario per il III
livello, la moralità postconvenzionale, le cui azioni sono valutate in termini di principi etici di ordine
superiore. Lo stadio più elevato, il 6, richiede la capacità di formulare principi etici astratti e rispettarli, per
evitare l’autocondanna. Meno del 10% dei suoi partecipanti mostrava il genere di pensiero “dei principi
chiari” allo stadio 6. Prima di morire Kohlberg eliminò lo stadio 6 dalla sua teoria. Il livello III è definito come
lo stadio del ragionamento etico più elevato. La teoria è stata criticata perché incentrata sul “maschio” in
quanto pone più alto nella scala morale uno stile maschile di ragionamento astratto, basato sulla giustizia e
sui diritti, piuttosto che un ragionamento femminile basato su cura e preoccupazione per l’integrità e la
continuità delle relazioni. Ricerche moderne mostrano che anche i bambini piccoli danno dei giudizi sulle
azioni degli altri del tipo “buono” o “cattivo” e preferiscono chi compie azioni buone piuttosto che cattive.
Altre ricerche mostrano che i bambini piccoli mostrano disagio nei confronti del dolore di un’altra persona,
e rabbia verso chi infligge dolore, e bambini di 1 e 2 anni aiutano persone senza aspettarsi una ricompensa.
Ciò ha portato a credere che gli esseri umani sono preparati in senso evoluzionistico ad essere altruisti.
Personalità e sviluppo sociale
I genitori sono sorpresi di scoprire che la personalità del secondo figlio è molto diversa da quella del primo.
Le caratteristiche della personalità del bambino sono chiamate temperamento.
>Temperamento
Molte ricerche sui neonati hanno dimostrato che molte differenze di temperamento sono innate e che la
relazione genitori e bambino è reciproca ossia anche il comportamento del bambino influenza la risposta
dei genitori. Quanto più un bambino risponde alle stimolazioni offerte dai genitori tanto è più facile per i
genitori e il bambino stabilire un legame d’amore. Negli anni ’50 è stato effettuato uno studio pioneristico
sul temperamento con un gruppo di 140 bambini statunitensi della classe media e alta. I test erano
somministrati direttamente ai bambini. I bambini ricevettero un punteggio su nove tratti di personalità,
combinati in seguito per definire tre tipi generali di temperamento. I bambini allegri, regolari nei ritmi di
sonno e alimentazione e adattabili alla situazione nuove sono facili(40%); i bambini irritabili, irregolari nei
ritmi di sonno e alimentazione e con risposte negative alle situazioni nuove sono difficili(10%); i bambini
poco attivi con la tendenza a ritirarsi lievemente dalle situazioni nuove e che richiedevano più tempo dei
bambini facili ad adattarsi sono lenti a scaldarsi(15%). Il restante 35% non ricevette punteggi alti o bassi.
Del campione originale 133 individui sono stati seguiti fino all’età adulta e valutati rispetto al
temperamento e all’adattamento psicologico. Ma questa ricerca fu criticata poiché le descrizioni del
temperamento dei bambini era fornito dai genitori e quindi da un soggetto potenzialmente imparziale. In
uno studio 79 bambini sono stati classificati all’età di 21 mesi come inibiti o disinibiti. All’età di 13 anni
quelli classificati come inibiti a 21 mesi hanno ottenuto punteggi significativamente più bassi a un test di
esternalizzazione, comportamento delinquenziale e comportamento aggressivo. Esistono prove empiriche a
favore dell’influenza ereditaria almeno parziale sul temperamento. Diversi studi hanno dimostrato maggiori
similarità tra i gemelli monozigoti(condividono lo stesso patrimonio genetico) rispetto ai dizigoti. Secondo i
ricercatori la continuità o discontinuità del temperamento è una funzione dell’interazione tra il geno-tipo
del bambino(caratteristiche ereditate) e l’ambiente: quando un bambino difficile vive in una famiglia serena
e stabile, i comportamenti negativi e difficili declinano con l’età.
>Comportamento sociale precoce
A pochi minuti dalla nascita i bambini possono imitare espressioni facciali grossolane degli adulti e ciò
suggerisce che vengono al mondo pronti per le interazioni social. A 5 mesi di età il bambino sorride alla
vista del viso della madre e del padre. Deliziati da questa risposta i genitori fanno di tutto per incoraggiarne
la ripetizione. La capacità dei bambini di sorridere ha avuto una storia evolutiva, perché rafforza il legame
genitori-bambino. Il processo di maturazione gioca un ruolo importante nella comparsa del sorriso. Anche i
bambini ciechi sorridono circa alla stessa età dei bambini vedenti e quindi il sorriso è una risposta innata.
Dal terzo o quarto mese di vita i bambini mostrano di riconoscere e preferire i membri del gruppo familiare
sorridendo e vocalizzando di più quando vedono questi volti noti o sentono le loro voci ma sono abbastanza
ricettivi agli estranei. Alcuni bambini mostrano la cosiddetta “paura dell’estraneo” il numero di bambini che
la presenta aumenta in modo straordinario, da circa 8 mesi alla fine del primo anno di età. L’angoscia per la
separazione dei genitori raggiunge un picco tra 14 e 18 mesi e poi declina. All’età di 3 anni, la maggior parte
dei bambini, in assenza dei genitori, è abbastanza sicura da poter interagire piacevolmente con altri
bambini e adulti. L’aumentare o il decrescere di queste paure sembra essere scarsamente influenzato dalle
condizioni in cui il bambino viene allevato. Due fattori sono importanti nella comparsa e nel declino. Uno è
l’aumento della capacità di ricordare. Durante la seconda metà del primo anno di vita, i bambini
acquisiscono la capacità di ricordare eventi passati e di confrontare passato e presente. Ciò rende possibile
al bambino scoprire e temere eventi insoliti e imprevedibili. L’insorgenza della “paura dell’estraneo”
coincide con l’emergenza di paure per una varietà di stimoli insoliti o inattesi. Lo sviluppo della memoria
sembra connesso all’angoscia da separazione ossia l’intenso disagio del bambino in assenza di figure di
accudimento. Kagan, Kearsley e Zelazo hanno parlato di questo nel 1978 e i loro risultati mostrano che
sebbene le percentuali di bambini che piangono quando le madri lasciano la stanza variano da cultura a
cultura lo schema legato all’età di insorgenza e declino di questo disagio è simile in tutte le culture. Il
secondo fattore è la crescita dell’autonomia, l’indipendenza del bambino dalle figure di accudimento.
>Attaccamento
È la tendenza del bambino a cercare l’intimità con particolari persone e a sentirsi più sicuro in loro
presenza. Una serie di esperimenti con le scimmie ha dimostrato che c’è qualcosa in più dei bisogni
nutrizionali nell’attaccamento tra madre e bambino. Le scimmiette allevate con madri artificiali e isolate da
altre scimmie durante i primi 6 mesi di vita mostrarono in età adulta vari tipi di comportamento bizzarro.
Esse raramente intrattenevano rapporti normali con altre scimmie(rannicchiandosi per la paura o
dimostrando un atteggiamento estremamente aggressivo) e le loro risposte sessuali erano inadeguate. Le
femmine divenivano madri inadeguate tendenti a trascurare o abusare del primo nato. La maggior parte
degli studi sull’attaccamento dei bambini è iniziata con lo psicanalista John Bowlby negli anni ’50 e ’60 che
cominciò ad interessarsi all’attaccamento osservando i comportamenti dei bambini allevati in orfanatrofi e
ospedali e quindi separati dalle loro madri. La sua ricerca lo convinse che l’impossibilità per un bambino di
formare un attaccamento sicuro con una o più persone, nei primi anni di vita, è correlata all’incapacità di
sviluppare stretti rapporti personali, nell’età adulta. Mary Ainsworth, una sua collaboratrice sviluppò un
processo di laboratorio per valutare la sicurezza dell’attaccamento del bambino a partire da 12-18 mesi di
età chiamata Strange Situation. Sono una serie di episodi durante i quali si osserva il bambino quando la
figura di accudimento primaria lascia la stanza e poi ne fa ritorno. Il bambino è osservato con uno specchio
unidirezionale e vengono registrate le osservazioni. I bambini vengono così classificati:
-Attaccamento sicuro: cercano di interagire con la madre quando torna. Alcuni sono solo contenti al ritorno
altri cercano il contatto fisico. Altri sono completamente assorbiti dalla madre durante l’intera seduta e
mostrano disagio quando se ne va. La maggior parte dei bambini rientra in questa categoria.
-Attaccamento insicuro-evitante: Sfuggono negli episodi di riunione l’interazione con la madre. Alcuni la
ignorano del tutto. Spesso non sembrano turbati quando la madre se ne va. Se turbati sono confortati dalla
madre o dall’estranea.
-Attaccamento insicuro-ambivalente: i bambini dimostrano resistenza alla madre negli episodi di riunione.
Cercano e rifiutano il contatto fisico.
Alcuni bambini non rientrano in nessuna di queste categorie è stata elaborata la categoria
dell’attaccamento disorganizzato: i bambini hanno comportamenti contraddittori come avvicinarsi alla
madre e poi evitarla. Alcuni sembrano privi di interessi e depressi. Di solito sono bambini maltrattati o cui i
genitori seguono un trattamento per disturbi mentali.
>Stili genitoriali
Ciò che produce un attaccamento sicuro è una risposta di comprensione e sensibilità ai bisogni del
bambino da parte della figura di accudimento. Non tutti gli psicologi dello sviluppo concordano sul fatto che
la risposta della figura di accudimento sia la causa principale dei comportamenti di attaccamento di un
bambino. Richiamano l’attenzione sul temperamento innato del bambino. Forse il temperamento che
rende alcuni bambini facili li rende attaccati in modo più significativo rispetto al temperamento dei bambini
difficili. I teorici dell’attaccamento invece rivolgono l’attenzione sui dati in favore dell’ipotesi della
disponibilità di chi presta le cure. Ad esempio la madre sembra influenzare il pianto del bambino più di
quanto il bambino influenzi la risposta della madre al pianto. Il comportamento della madre sembra essere
il fattore più importante nello stabilire un attaccamento sicuro o insicuro. La reazione complessiva di un
bambino alla partenza o al ritorno della figura di accudimento primaria è funzione sia della disponibilità
mostrata da tale figura al bambino, sia del temperamento del bambino stesso.
>Sviluppo successivo
La classificazione dell’attaccamento di un bambino rimane più o meno stabile quando viene ricontrollata
parecchi anni più tardi a meno che la famiglia non sperimenti gravi cambiamenti per particolari circostanze
di vita. I cambiamenti di vita stressanti influenzano le risposte dei genitori al bambino che a sua volta ne
risente. In uno studio a bambini di 2 anni veniva assegnata una serie di problemi, alcuni semplici altri
difficili. I piccoli il cui attaccamento era sicuro a 12 mesi affrontavano i problemi con entusiasmo e costanza
quando incontravano difficoltà raramente piangevano e chiedevano aiuto(i genitori che rispondono ai
bisogni dei loro bambini nella prima infanzia probabilmente offrono cure adeguate anche dopo
incoraggiando l’autonomia e gli sforzi restando disponibili all’aiuto se richiesto). I bambini con
attaccamento insicuro diventavano frustrati e rabbiosi e si arrendevano. Inoltre il temperamento che
influenza il comportamento nelle Strange Situation potrebbe influenzare la competenza prescolare.
>Differenze culturali nelle classificazioni dell’attaccamento
La maggior parte dei bambini tedeschi è stata categorizzata con uno stile di attaccamento evitante o
ansioso, e una percentuale di bambini giapponesi e israeliani con uno stile di attaccamento ansioso rispetto
a bambini americani, olandesi, svedesi e britannici. Ma i risultati ottenuti grazie alla procedura di Strange
Situation devono essere interpretati grazie all’approfondimento dell’ambiente sociale e culturale del
bambino.
>Concetto di sé
Il mirror test consiste nell’attaccare un adesivo rosso sulla fronte di un bambino di 18 mesi senza che se ne
accorga che specchiandosi toccherà l’adesivo sulla fronte. Ciò dimostra che i bambini hanno idea
dell’immagine di se stessi. Il concetto di sé dei bambini continua ad evolversi con lo sviluppo. I bambini
sviluppano un’impressione di se stessi come attori sociali che interagiscono con gli altri ed un’impressione
di sé nel contesto sociale e culturale di appartenenza. Hanno una percezione di sé come entità unica e
personale a cui gli altri non hanno accesso diretto.
>Autostima
È il valore che si attribuisce al proprio sé. Nei bambini cambia con lo sviluppo. I bambini prescolari hanno
un’idea di sé positiva, poco realistica e con sfumature divertenti. Durante i primi anni di scuola i bambini si
confrontano con altri e con se stessi commentando quando sono più alti, più grandi. Possono sentirsi
scoraggiati se falliscono in alcuni compiti. Tra gli 8 e 12 anni iniziano a fare molti più confronti con se stessi.
L’autostima è dominio-specifica: potrebbero dire di non essere bravi nello sport ma sono bravi in
matematica. Per gli adolescenti e giovani adulti il confronto sociale diventa indispensabile per la propria
autostima. I confronti e le valutazioni sociali possono avere conseguenze sulla valutazione positiva di sé.
Sviluppo in adolescenza
L’adolescenza è il periodo di transizione tra l’infanzia e età adulta(grossomodo tra i 12 e 18 anni). Durante
questo periodo i giovani sviluppano la maturità sessuale e stabiliscono un’identità individuale indipendente
dalla famiglia.
>Sviluppo biologico
La pubertà, il periodo di maturazione sessuale che trasforma un bambino in adulto ha luogo in un periodo
di 3-4 anni. Inizia con lo scatto di crescita dell’adolescenza, un periodo di crescita fisica rapido,
accompagnato dal graduale sviluppo degli organi riproduttivi e dei caratteri sessuali secondari(seno e peli
pubici femmine, barba e peli pubici maschi). Alcune ragazze raggiungono il menarca, primo ciclo sessuale a
11 anni altre a 17. I ragazzi hanno il loro scatto di crescita 2 anni più tardi. Il cervello cambia e si sviluppa in
adolescenza. Nei primi anni adolescenziali le aree celebrali coinvolte nelle emozioni, nella ricompensa e
motivazione(amigdala e striato ventriale) diventano più reattive agli stimoli emozionali e sociali e alle
ricompense. Le aree celebrali frontali responsabili del controllo cognitivo degli impulsi e comportamenti si
sviluppano più tardivamente in adolescenza e si sviluppano fino all’età adulta, riorganizzando il pruning
sinaptico per un esteso periodo temporale. Gli adolescenti sono molto orientati e reattivi all’ambiente
emozionale e sociale e ipersensibili agli stimoli gratificanti ma non hanno un controllo delle loro emozioni e
desideri e comportamenti. Una conseguenza è che tendono ad essere più coinvolti in comportamenti
rischiosi rispetto ai bambini o adulti. Il tasso di incidenti, suicidi, atti di violenza aumenta durante
l’adolescenza.
>Gli adolescenti e internet
Tral’85 e il 98 % degli adolescenti degli Stati Uniti e Regno Unito utilizza Internet e più della metà si
connette quotidianamente navigando sul web. Il motivo è per comunicare con i propri coetanei. Uno studio
condotto su 1500 adolescenti negli Stati Uniti ha rilevato che 1 su 4 ha avuto esperienza di almeno una
richiesta sessuale o molestia nell’ultimo anno. I giovani vittime erano per lo più depressi, ansiosi e paurosi.
Uno studio sugli adolescenti neozelandesi ha trovato che 1/3 aveva rilasciato informazioni personali e ¼
aveva avuto un incontro di persona. Un altro problema è che alcuni adolescenti in difficoltà utilizzano
internet per accentuare e favorire i proprio comportamenti disadattivi(400 piattaforma per autolesionisti
che da un lato sono positive poiché offrono un supporto sociale e invitano a chiedere aiuto dall’altro
normalizzano il fenomeno facendolo sembrare comune e accettabile. Ci sono anche molti benefici per gli
adolescenti derivanti dall’uso di internet poiché aumenta le abilità di lettura e motivazione ad imparare.
>Relazioni sociali in adolescenza
i pari diventano importanti in adolescenza poiché aumenta il tempo trascorso insieme favorendo un tono
dell’umore positivo mentre il tempo con i genitori diminuisce ed è caratterizzato da un umore negativo. Le
discussioni tra genitori e figli aumentano e si riduce il senso dell’unione nella famiglia per poi ristabilizzarsi
in modo meno volubile e più egalitaria. Lo psicanalista Erik Erikson riteneva che il maggiore impegno che
deve affrontare l’adolescente è lo sviluppo di un senso di identità individuale(Chi sono? Dove sto andando?)
e conia il termine di crisi di identità che si riferisce a questo processo di autodefinizione. Se genitori,
coetanei e insegnanti esprimono valori coerenti con i loro, la ricerca d’identità è più facile. In una società
complessa come nostra è difficile. La crisi d’identità dovrebbe essere risolta intorno ai 20 anni: si ha un
senso coerente della propria identità sessuale, delle preferenze occupazionali e della visione ideologica del
mondo. La confusione d’identità è quando l’individuo non ha un adeguato senso di sé o una serie di
standard interni per valutare se stesso nelle principali aree della vita poiché la crisi d’identità non è risolta.
Quando gli adolescenti maturano cognitivamente cominciano a sviluppare una caratterizzazione di se stessi
più astratta. Iniziano a vedere se stessi più in termini di convinzioni e standard personali e meno in base ai
confronti sociali. Spesso mettono in atto comportamenti che non li rappresentano come davvero si vedono,
specie con i compagni di classe e nelle relazioni romantiche. Durante l’adolescenza e la prima età adulta
molti giovani appartenenti alle minoranze combattono con la loro identità etnica: alcuni assimilano la
cultura predominante rigettando la propria, altri vivono nella cultura predominante sentendosi estranei,
altri la rifiutano e si focalizzano sulla propria. Solo alcuni trovano un equilibrio tra le due.
>Quanto contribuiscono i genitori alo sviluppo dei loro bambini?
-Harris→ i genitori non hanno un’influenza permanente sullo sviluppo della personalità o dell’intelligenza
dei propri figli.
Ci sono stati studi che hanno cercato di separare gli effetti genetici da quelli ambientali studiando coppie di
individui che non sono o sono biologicamente imparentati e che sono o no cresciuti nello stesso ambiente
familiare. Tali studi dimostrano che avere gli stessi geni fa sì che le persone siano simili ma che condividere
l’infanzia nello stesso ambiente familiare non ha gli stessi effetti. A meno che non siano biologicamente
imparentate, le persone che crescono nella stessa casa non sono più simili nella personalità o
nell’intelligenza di due persone prese a caso dalla popolazione. Le ricerche che hanno adottato tecniche più
avanzate hanno dimostrato che gli aspetti problematici sono in parte ereditati e che sembra essere la
personalità gioviale del bambino a evocare gli abbracci dei genitori. I genitori hanno assolutamente
un’influenza sui figli ma essa è difficile da misurare. I gemelli identici hanno gli stessi geni e dovrebbero
reagire similmente al comportamento dei genitori ma i gemelli cresciuti nella stessa casa trattati
verosimilmente nello stesso modo dai genitori non sono più simili nella personalità rispetto a quelli separati
alla nascita. Ma nemmeno sono meno simili. I bambini che parlano coerano o spagnolo a casa e inglese
quando si fa male a casa, impara a non piangere quando si fa male al parco giochi, e da adulto tenderà a
non piangere. I bambini imparano a comportarsi diversamente a casa e fuori ed ha senso poiché non sono
destinati a vivere a casa da adulti.
-Kagan→i genitori sono indispensabili per lo sviluppo dei propri figli
Lo sviluppo delle abilità, valori, comportamenti sociali che facilitano l’adattamento del bambino alla società
richiede un’orchestrazione di un numero di condizioni indipendenti che sono:
1) degli aspetti temperamentali;
2)classe sociale, etnica e la religione della famiglia;
3) relazioni sociali con fratelli e amici;
4)epoca storica e la cultura in cui vengono trascorse infanzia e adolescenza;
5) i comportamenti e personalità dei genitori.
L’influenza della famiglia è stata studiata in una ricerca condotta su oltre 1000 bambini provenienti da 10
città americane, cresciuti solo a casa. Il principio più importante è l’interpretazione che fa il bambino del
comportamento dei genitori, non il comportamento di per sé, è critica per il suo sviluppo. I bambini
giungono a certe conclusioni su se stessi, spesso errate, poiché assumono di possedere certe qualità
psicologiche dei genitori, dal momento che ne sono la discendenza biologica. Questa credenza
emotivamente carica è l’identificazione. Dal settimo anno i bambini iniziano a identificarsi con la classe
sociale della propria famiglia. La classe sociale in cui crescono i figli è il miglior predittore di QI dei voti a
scuola, della criminalità e occupazione futura dei figli e di una varietà di malattie. La famiglia rimane
un’importante causa di cambiamento rispetto ai valori, i talenti accademici e l’atteggiamento nei confronti
delle autorità.
CAPITOLO 5 PERCEZIONE
A che serve la percezione?
L’uomo è un organismo mobile che manipola oggetti e prende decisione sulla base di simboli come parole
scritte o parlate o geroglifici. In quarto luogo costruisce ed esegue piani complessi per affrontare eventi
improvvisi o inattesi.
Elaborazione e utilizzo delle informazioni sensoriali in entrata
La teoria della visione ecologica di Gibson sostiene che la rappresentazione bidimensionale della realtà
della nostra retina rappresenta tutto ciò che ci serve per vivere una vita normale. Ma questa teoria è stata
rifiutata e alcuni scienziati sostengono che l’uomo necessiti di un modello dell’ambiente, una
rappresentazione del mondo del nostro cervello che usiamo per percepire, prendere decisioni e
comportarci consciamente. Dobbiamo acquisire l’informazione grezza e necessitiamo di mezzi per
organizzarle. Ad un livello basilare la percezione del mondo implica il fatto di dover risolvere un problema
many to one cioè che più informazioni convergano in un’unica rappresentazione. Più genericamente fare
inferenze a partire dai dati sensoriali e poi di nuovo risalire all’ambiente circostante che ha dato origine a
quei stessi dati richiede delle assunzioni su come è assemblato il mondo. La percezione consiste nell’uso di
queste assunzioni per integrare le informazioni sensoriali in entrata in un modello del mondo sulla cui base
prendiamo decisioni e agiamo. Ciascuna modalità sensoriale è costituita da un organo di senso, che
acquisisce le informazioni grezze dall’ambiente, sia da un sistema centrale, il cervello, che trasforma le
informazioni in percetti organizzati.
Cinque funzioni della percezione
Attraverso il processo di attenzione, si decide quale informazione in entrata è da elaborare e quella che va
scartata. Poi il sistema deve determinare il dove sono gli oggetti di interesse. In terzo luogo il sistema deve
riconoscere quali oggetti ci sono. In quarto luogo deve astrarre le caratteristiche salienti dell’oggetto
riconosciuto e questa capacità è collegata alla quinta categoria percettiva, la costanza ossia il sistema
percettivo deve mantenere invariate certe caratteristiche degli oggetti.
Attenzione
L’uomo è generalmente impiegato ad eseguire qualche compito e solo una piccola porzione delle
informazioni in entrata è rilevante quindi si attua una selezione delle informazioni in entrata attraverso tre
processi: uno ci mette in allerta, il secondo sistema permette di orientare le nostre risorse elaborative verso
informazioni rilevanti per il compito che stiamo svolgendo; il terzo è esecutivo ossia decide se dobbiamo
continuare a prestare attenzione a una certa informazione o se spostarci su altre.
>Attenzione selettiva
Orientiamo i nostri recettori sensoriali al fine di privilegiare alcuni oggetti.
-movimenti oculari
L’esplorazione visiva prende la forma di fissazioni ossia brevi periodi in cui gli occhi sono immobili separati
da saccadi,i repentini spostamenti dell’occhio. Ciascuna fissazione dura 300 millisecondi e le saccadi 20
millisecondi. Durante le fissazioni si acquisisce l’informazione visiva. I punti su cui si fissano gli occhi non
sono casuali, ma corrispondono alle aree della scena che veicolano il numero maggiore di informazioni.
-focalizzazione dell’attenzione su un’arma
L’effetto weapon è quando le vittime di crimini armati spesso ricordano bene l’arma e poco gli altri dettagli
della scena. Si sono registrati i movimenti oculari mostrando un oggetto benigno e uno minaccioso e si è
visto che la quantità delle fissazioni è maggiore nel caso dell’oggetto critico.
-Attenzione selettiva in assenza di movimenti oculari
Siamo in grado di prestare selettivamente attenzione ad uno stimolo visivo senza spostare gli occhi. Negli
esperimenti i soggetti devono scoprire quando compare un oggetto. In ogni prova il soggetto fissa un
campo bianco e vede un indicatore una piccola freccia che indica di spostare l’attenzione a dx o a sn. Poi si
presenta l’oggetto nella localizzazione indicata o in quella opposta. L’intervallo tra l’indicatore e l’oggetto è
troppo breve perché il soggetto muova gli occhi, eppure egli riesce a scoprire l’oggetto più in fretta quando
compare nella posizione suggerita dall’indicatore. Il soggetto presta attenzione alla posizione indicata anche
se non riesce a muovere gli occhi verso quel punto.
>Attenzione uditiva
L’attenzione è multimodale: in una festa affollata con molte voci seguiamo degli indicatori come suono, il
labiale e le caratteristiche della voce di chi parla.
>Attenzione, percezione e memoria
Non siamo consapevoli delle informazioni a cui non prestiamo attenzione e le ricordiamo poco o affatto. In
campo uditivo per dimostrare questo fenomeno si usa la procedura di ripetizione di un messaggio
uditivo(shadowing). Si fanno ascoltare messaggi differenti da ciascuna delle orecchie con degli auricolari e si
chiede di ripetere ciò che ha udito. Poi si chiede in cosa consiste il messaggio non ripetuto e il soggetto di
solito ricorda le caratteristiche fisiche del suono come se fosse una voce maschile o femminile ma non sa
dire nulla sul contenuto. Loftus ha riportato un risultato analogo rispetto alla vista. Mostrava due fotografie
e si diceva al soggetto di guardarne una. Il risultato è che non si ricorda nulla dell’altra. Ma il nostro sistema
percettivo elabora parzialmente gli stimoli sfuggiti all’attenzione dunque la mancanza di attenzione attenua
i messaggi.
>Costi e benefici dell’attenzione selettiva
Esiste la cecità da inattenzione e la cecità al cambiamento(gorilla che passa in mezzo mentre i soggetti
devono contare i passaggi non viene notato) che è l’incapacità delle persone di notare grandi cambiamenti
sulla scena. Simons e Levin(’98) hanno condotto uno studio nel campus della Cornell University. Un
soggetto chiedeva ad un altro dove fosse un edificio, poi passavano in mezzo con una porta e il soggetto
richiedente veniva scambiato ma i soggetti non se ne accorgevano. Il fatto che le persone possano spostare
l’attenzione tra varie informazioni è sfruttato in medicina per curare le cataratte, quando il cristallino
dell’occhio diventa opaco e non trasmette più adeguatamente la luce. Si sostituisce la parte opaca con una
artificiale ma le lenti artificiali sono rigide quindi i soggetti vedono oggetti ad almeno un metro ma devono
mettere occhiali per vedere oggetti più vicini fatte da numerosi cerchi concentrici e pertanto due immagini
vengono proiettate sulla retina e i soggetti prestano attenzione a un’immagine piuttosto che ad un’altra.
Localizzazione
Per sapere dove sono gli oggetti intorno a noi dobbiamo separarli l’uno dall’altro e dallo sfondo. Poi il
sistema percettivo determinerà la posizione in un mondo tridimensionale.
>Separazione degli oggetti
L’immagine proiettata sulla nostra retina è un mosaico di luminosità e colori variabili. Il nostro sistema
percettivo organizza il mosaico in una serie di oggetti distinti proiettati contro uno sfondo. Fu studiato dai
psicologi della Gestalt.
-Figura e sfondo
La forma più elementare di organizzazione percettiva è che se uno stimolo contiene due o più aree distinte
vediamo parte di esso come figura e il resto come sfondo. Più è piccola un’area più è probabile che sia vista
come figura.
-Raggruppamento degli oggetti
Gli psicologi della Gestalt hanno proposto un certo numero di fattori determinanti di questo tipo di modelli
a punti. Se si riduce la distanza verticale tra i punti è più probabile che si vedano le colonne. È il principio di
raggruppamento per vicinanza. La ricerca moderna sul raggruppamento visivo ha dimostrato che i fattori
determinanti della Gestalt esercitano una forte influenza sulla percezione. I bersagli che si distinguono dallo
sfondo per colore e forma sono risultati più facili da rilevare di quelli simili. Le persone giudicano le distanze
tra gli elementi contenuti negli stessi raggruppamenti percettivi come minori rispetto alle stesse distanze
tra elementi appartenenti a raggruppamenti diversi. Molte ricerche derivano anche dall’ambito della
musica. La vicinanza opera l’udito: set di note vicine nel tempo sono raggruppate insieme o nel tono. La
musica richiede il contrappunto quando ci sono melodie simultanee. Chi ascolta può spostare l’attenzione
cosicchè la melodia a cui si presta attenzione diventa la figura e l’altra lo sfondo.
-La distrazione per mezzo della realtà virtuale riduce il dolore (Hoffmann)
Sam Brown ferito gravemente allo scoppio di una bomba dei terroristi è stato sottoposto a programma di
realtà virtuale SnowWorld. Nel 1996 Hoffmann e Patterson hanno sviluppato una nuova tecnica psicologica
del controllo del dolore basata sul togliere l’attenzione in un setting di realtà virtuale (RV) da affiancare ai
farmaci.il sistema è costituito da occhiali in fibra ottica, resistenti alle onde magnetiche in modo che i
soggetti abbiano l’illusione di entrare nello SnowWorld mentre gli scienziati misurano l’attività celebrale.
Ciò dimostra la teoria del cancello di controllo del dolore. L’idea è che i processi di pensiero superiore come
la distrazione possano dare origine a segnali di feedback dalla corteccia al midollo spinale che inibiscono
l’intesità degli input in entrata. Quindi la distrazione influenza il modo in cui i pazienti percepiscono il
dolore in entrata e riduce l’intensità. Negli esseri umani l’organo sensoriale dominante è la vista . la
corteccia visiva rappresenta il 20% del nostro cervello. Invece che indirizzare lo sguardo sulle ferite le
fissazioni oculari si spostano su vari oggetti del mondo virtuale proiettato con il casco. Quindi il fascio di
luce attentivo che sarebbe focalizzato sul dolore è attratto dal mondo virtuale. Attraverso i fondi ottenuti da
Paul Allen Family Foundation Hoffamann e Hollander hanno sviluppato un nuovo ambiente virtuale che
cattura di più l’attenzione: i pazienti volano in un canyon ghiacciato con un fiume e una cascata e lanciano
palle di neve contro pupazzi, igloo e mammut.
>Percezione della distanza
La retina è una superficie bidimensionale su cui si proietta un mondo tridimensionale. Riflette l’altezza e
l’ampiezza ma l’informazione sulla profondità si perde ed è costituita in base agli indici di profondità.
-indici binoculari → l’uomo a due occhi sulla superficie frontale della testa che puntano alla stessa
direzione che inferiscono profondità congiuntamente poiché essendo separati dalla testa ogni occhio riceve
un’immagine leggermente diversa della stessa scena (disparità binoculare) ma oltre i 3-4 metri la differenza
tra le immagini è così piccola che la disparità binoculare perde la sua efficacia come indice di profondità.
Nell’uomo e in altri animali con visione binoculare la regione vista dal cervello utilizza la disparità
binoculare per assegnare gli oggetti in varie locazioni spaziali.
-indici monoculari → sono 6:
1.grandezza relativa: se l’immagine contiene una serie di oggetti simili di dimensioni diverse, l’osservatore
interpreta gli oggetti più piccoli come più lontani.
2.sovrapposizione: se un oggetto è posizionato in modo da impedire la vista di un altro, l’osservatore
percepisce l’oggetto posto davanti come più vicino.
3.altezza relativa: tra oggetti simili, quelli che sono più vicini alla linea dell’orizzonte sono percepiti come
più lontani.
4.prospettiva: quando le linee parallele di una scena appaiono convergenti, si percepiscono come se
continuassero a distanza.
5.ombreggiatura e ombre: ogni volta che la superficie di una scena non riceve la luce diretta, si proietta
un’ombra. Se l’ombra cade dalla stessa parte dell’oggetto che sta bloccando la luce è chiamata ombra
connessa o ombreggiatura. Se cade su un’altra superficie che non appartiene all’oggetto si chiama ombra
proiettata.
6.movimento: la differente velocità a cui questi oggetti sembrano muoversi (nel treno oggetti più vicini si
muovono velocemente mentre quelli più lontani lentamente) detta parallasse di movimento rappresenta
un indice della loro distanza da noi.
>Percezione del movimento
Per muoverci nel mondo circostante dobbiamo conoscere non solo la posizione degli oggetti fermi ma
anche le traiettorie di quelli in movimento. Dobbiamo essere in grado di percepire il movimento.
-movimento stroboscopico
Percepiamo il movimento di un oggetto ogni volta che la sua immagine si muove sulla retina. Wertheimer
nel 1912 ha fatto alcuni esperimenti. Il movimento stroboscopico si produce semplicemente proiettando
una luce nell’oscurità e poi pochi millisecondi più tardi proiettando una luce sull’altra vicino alla posizione
della prima. La luce sembrerà muoversi da una posizione all’altra in modo indistinguibile dal movimento
reale. Il movimento che percepiamo nei film è stroboscopico anche se percepito come movimento normale:
il film è una serie di fotografie immobili ciascuna lievemente differente da quella prima.
>Movimento reale
è quello di un oggetto tra punti successivi nello spazio. Riusciamo meglio a rilevare un movimento quando
osserviamo l’oggetto contro uno sfondo strutturato (movimento relativo), rispetto a quando lo sfondo è di
colore uniforme oppure vedere l’oggetto in movimento (movimento assoluto). Un altro fenomeno
importante nello studio del moto è l’adattamento selettivo cioè la perdita di sensibilità al movimento che
avviene quando l’osserviamo; è selettivo nel senso che perdiamo la sensibilità per il movimento osservato e
movimenti simili ma non per un movimento che differisca in modo significativo per direzione e velocità. Se
osserviamo una cascata per qualche minuto e poi guardiamo il dirupo dietro di essa, il dirupo sembrerà
muoversi verso l’alto. La maggior parte dei movimenti produce effetti ritardati, sempre in direzione opposta
a quella del movimento originale. Alcuni aspetti del movimento reale sono codificati da cellule specifiche,
nella corteccia visiva. Queste cellule rispondono ad alcuni movimenti e non ad altri e ciascuna cellula
risponde meglio ad una direzione e velocità di movimento. Le cellule specializzate al movimento offrono
una possibile spiegazione dell’adattamento selettivo e dell’effetto postumo da movimento. Le basi neurali
del movimento reale non consistono solo nell’attivazione di cellule specifiche. Possiamo vedere il
movimento quando seguiamo un oggetto luminoso che si muove nel buio(aeroplano nella notte). Il sistema
motorio informa quello visivo che è responsabile dell’assenza di movimento regolare sulla retina e il
sistema visivo corregge questa perdita di informazioni. Il sistema visivo deve combinare due fonti di
informazione per determinare il movimento percepito.
>Riconoscimento
Il sistema percettivo deve anche determinare cosa sono gli oggetti della scena. Dobbiamo acquisire
dall’ambiente le informazioni, parziali fondamentali o primarie, e assemblarle in modo adeguato.
L’elaborazione globale-locale(global-to-local processing) è i diversi modi con cui una scena nel suo
complesso favorisce la percezione degli oggetti singoli all’interno della stessa scena. C’è il problema delle
associazioni(binding): in che modo l’attività di differenti parti del cervello , corrispondenti a diverse
caratteristiche primarie come il colore o la forma, si combinano nelle percezione coerente di un oggetto.
-Elaborazione globale-locale
il sistema sfrutta un’iniziale elaborazione globale-capire ciò che la scena rappresenta-per arrivare ad
un’elaborazione locale-utilizzare le conoscenze del contesto per individuare i singoli oggetti. La logica del
processo è articolata nel lavoro di Tom Sanocki(1993) dove è spiegato che gli oggetti del mondo circostante
possono aprire una miriade di orientamenti, dimensioni, forme e colori. Si utilizzano le informazioni globali
per confinare le interpretazioni che seguono. Schyns e Oliva mostrarono figure composte di scene
naturalistiche. Per figure composte s’intende una doppia esposizione di due figure non relate. Si mostrano
due scene: l’orizzonte con informazioni globali e una strada con quelle locali. Ad un’esposizione breve (10
millisecondi) gli osservatori riportavano solo la scena globale mentre ad un’esposizione più lunga(100
millisecondi) avevano visto la scena solo con informazioni locali. Ciò dimostra che il sistema visivo tende ad
acquisire informazioni globali e poi quelle locali.
-Il problema delle associazioni: processi preattentivi e attentivi
La connessione illusoria è la combinazione scorretta di due attributi separati di un oggetto. Le persone
mentre stanno leggendo possono connettere una parte di parola di una riga del testo(Bol di Bollito) con una
parte di parola di un’altra riga(ogna di vergogna) e percepire la parola Bologna.
-Teoria di integrazione degli attributi
Venne proposta da Anne Treisman e consiste nell’idea che nel primo stadio,preattentivo, si percepiscono gli
attributi primari, qualità come la forma e il colore, mentre nel secondo, attentivo, si utilizza l’attenzione
selettiva per incollare i diversi attributi di un insieme integrato. Una procedura sperimentale standard per
distinguere gli attributi primari da quelli “incollati insieme” è il test di ricerca visiva, in cui il compito
dell’osservatore consiste nel determinare l’eventuale presenza di un oggetto bersaglio in un insieme.
Questa teoria è stata molto sostenuta nell’ultimo decennio ma poi è stata criticata. Il problema è che
utilizzando la ricerca visiva e le procedure correlate gli scienziati hanno scoperto troppi attributi primari il
che è poco realistico. Di Lollo, Kawahara, Suvic e Visser propongono la teoria di controllo dinamico la cui
premessa è che invece di un sistema strutturato precoce sensibile a un ristretto numero di attributi visivi
primari esiste un sistema malleabile le cui componenti possono essere riconfigurate, per eseguire compiti
diversi in tempi diversi, similmente al modo in cui il modello interno delle connessioni di un computer si
riconfigura dinamicamente attivando e disattivando porte di accesso sotto il controllo di un programma.
-Riconoscimento di un oggetto
La forma gioca un ruolo critico: infatti possiamo riconoscere molti oggetti da semplici schizzi, che
preservano solo la forma. L’elaborazione visiva piò essere divisa in stadi , precoci e successivi. Negli stadi
precoci, il sistema percettivo utilizza le informazioni sulla retina, le variazioni d’intensità, per descrivere
l’oggetto in termini di componenti primarie come linee, contorni e angoli. Il sistema utilizza queste
componenti per costruire una descrizione dell’oggetto. Negli stadi successivi il sistema confronta questa
descrizione a quella di varie categorie di oggetti immagazzinate nella memoria visiva e seleziona la migliore
corrispondenza.
-Rilevatori di caratteristiche nella corteccia
David Hubel e Wiesel nel 1981 hanno condotto alcuni studi su una singola cellula nella corteccia visiva in
gatti e scimmie; tale regione è chiamata campo ricettivo del neurone corticale. Hanno identificato tre tipi di
cellule:
-cellule semplici → rispondono quando l’occhio è esposto a uno stimolo lineare.
-cellule complesse → risponde a una barra o margine con particolare orientamento ma non richiede che lo
stimolo sia un punto specifico del campo ricettivo.
-cellule ipercomplesse → richiedono che lo stimolo abbia un particolare orientamento ma che sia anche di
una specifica lunghezza.
-Relazioni tra caratteristiche
La relazioni tra le caratteristiche venivano definite dagli psicologi della Gestalt “il tutto è diverso dalla
somma delle sue parti”. Uno dei modi in cui l’insieme differisce dalle parti che lo costituiscono è che crea
nuove caratteristiche percettive che non possono essere comprese dal semplice esame delle
componenti(caratteristiche emergenti).
>Stadi successivi del riconoscimento: modelli di rete
-Reti semplici
Le lettere sono descritte in termini di alcune caratteristiche e l’informazione su quali caratteristiche si
accompagnano a quali lettere è contenuta in una rete di connessioni. Si ricorre ai modelli connessionisti
perché è facile immaginare come queste reti possano essere realizzate nel cervello con una serie di neuroni
interconnessi. Un esempio di rete semplice è quella secondo cui il livello inferiore della rete contiene le
caratteristiche(diagonale ascendente, discendente, linea verticale e curva verso destra); il livello superiore
contiene le lettere. La connessione tra una caratteristica e la lettera significa che la caratteristica fa parte
della lettera in questione. Poiché le connessioni sono eccitatorie quando si attiva una caratteristica
l’attivazione si trasmette alla lettera. La rete ampliata ha tutto ciò che possedeva la precedente rete
semplice più connessioni inibitorie( rappresentate da cerchi alle estremità) tra le caratteristiche e le lettere
che non le contengono.
-Reti con feedback
è più facile percepire una lettera quando è parte di una parola che da sola. La nostra rete di connessioni
delle caratteristiche delle lettere deve essere modificata. Dobbiamo aggiungere a un livello di parole della
nostra rete e connessioni eccitatorie e inibitorie che vanno dalle lettere alle parole. dobbiamo aggiungere
connessioni eccitatorie che scendono dalle parole alle lettere. Queste connessioni a feedback dall’alto al
basso spiegano perché una lettera è più percepibile quando è presentata nel contesto di una parola che da
sola.
>Riconoscimento degli oggetti comuni e processi dall’alto verso il basso
-Caratteristiche degli oggetti comuni
Le caratteristiche degli oggetti devono essere tali da poterle determinare o costuire partendo da linee e
curve. Biederman ha proposto la teoria del riconoscimento degli oggetti ossia che le caratteristiche degli
oggetti comprendono un certo numero di forme geometriche, come archi, cilindri, coni, cubi e piramidi.
Queste caratteristiche sono dette geoni: una serie di 36 geoni combinati secondo un numero di relazioni
spaziali è sufficiente a descrivere tutte le forme degli oggetti che la gente può riconoscere. Il riconoscimento
di un oggetto è possibile fino a che possono essere percepiti i geoni che lo costituiscono.
-Importanza del contesto
Riconoscere un oggetto basandosi sulla descrizione dei suoi geoni implica processi dal basso verso l’alto. I
processi dall’alto verso il basso, in forma di aspettative, sottendono i potenti effetti del contesto sulla nostra
percezione degli oggetti e delle persone. Quando il contesto è adeguato facilita la percezione; quando è
inadeguato la ostacola. Gli effetti del contesto e i processi dall’alto verso il basso si hanno anche con lettere
e parole e svolgono un ruolo importante nella lettura. Tuttavia gli stessi processi dall’alto al basso possono
produrre illusioni percettive e la percezione viene distorta dalle nostre aspettative. Un esempio è l’effetto
MCGurk che risulta dal conflitto tra informazioni uditive e visive. Un osservatore guarda un video in cui il
parlante dice “ga-ga”, ma il suono che sente è “ba-ba”. L’unione di questi due conflitti fa credere
all’osservatore che stia dicendo “da-da”.
-L’elaborazione speciale di stimoli socialmente rilevanti: il riconoscimento di volti
Fattori sociali possono influenzare la percezione (caso Diallo: uomo seguito da un poliziotto che gli sparò
perché ebbe la percezione che stesse tirando fuori una pistola ma l’uomo stava tirando fuori il portafogli).
L’importanza sociale dei volti, unitamente alla difficoltà a riconoscere i volti dato che sono tutti simili, ha
promosso lo sviluppo di speciali processi di riconoscimento che riguardano non solo i volti ma non altri
oggetti. La prosopagnosia è una sindrome che può emergere in seguito a danno celebrale in cui una
persona perde la capacità di riconoscere i volti ma mantiene l’abilità di riconoscere altri oggetti. L’effetto
inversione è il fenomeno per cui le facce sono estremamente difficili da riconoscere quando sono a testa in
giù. Gli oggetti vengono riconosciuti sulla base delle loro componenti mentre i volti sulla configurazione
generale delle singoli parti che lo compongono. I prosopagnosici(hanno una lesione alla corteccia visiva
extrastriata dell’emisfero dx) mantengono le capacità di elaborare le parti ma non le configurazioni e
l’inversione rende meno percepibile la configurazione generale che le singole parti piuttosto che le parti
stesse.
-Fallimenti di riconoscimento
Il riconoscimento può fallire in situazioni semplici(connessioni illusorie) e complesse(tenda scambiata per
orso). Può fallire in individui con lesione celebrale(agnosia). L’agnosia associativa è quando i pazienti hanno
una lesione nelle regioni corticali del lobo temporale e hanno difficoltà a riconoscere oggetti solo se la
presentazione è visiva: il deficit probabilmente riguarda stadi successivi del riconoscimento in cui l’oggetto
stimolo deve essere confrontato con le descrizioni oggettuali immagazzinate in memoria. L’alessia
pura(lesione del lobo occipitale sn) è l’incapacità di riconoscere le parole visivamente. L’ipotesi è che il
sistema di riconoscimento normale è organizzato in base a differenti classi di oggetti(un sottosistema per le
facce, uno per le parole) e i sottosistemi si trovano in differenti regioni celebrali.
>Astrazione
La descrizione fisica di un oggetto è un elenco di tutte le informazioni necessarie a riprodurre
completamente l’oggetto. Quella di un volto è estremamente complessa.
>Dall’esattezza all’astrazione
Nel caso del volto di Cate Blanchett dovremmo raccogliere i dati necessari a 1.identificare il suo volto,
2.determinare che espressione di umore è.
>I vantaggi dell’astrazione: l’immagazzinamento richiesto e la velocità di elaborazione
è più efficiente percepire e codificare in memoria un’astrazione dell’oggetto che la sua rappresentazione
esatta. Infatti implica che l’informazione corrispondente all’esatta descrizione fisica dello stimolo è persa
trattenendo solo le informazioni critiche necessarie.
>Costanze percettive
Una capacità dei sistemi percettivi è il mantenimento della costanza.
-La natura delle costanze
Manteniamo la percezione di ciò che un oggetto è piuttosto che una percezione basata esclusivamente
sulle caratteristiche fisiche oggettive che ci arrivano dall’ambiente.
-Costanza di colore e luminosità
Se si osserva un pezzo di carta rosso e si chiede di nominarne il colore. La costanza di colore si riferisce al
fatto che la carta è rossa sia un una stanza appena illuminata che fuori sotto il sole. Il colore rosso percepito
della carta si basa su lunghezze onda della luce riflessa che raggiungono i nostri occhi(lunghezza d’onda
disponibili). La fonte luminosa che illumina la carta produce lunghezze d’onda di fonte. La carta riflette
lunghezze onda più di altre (caratteristica di rifrazione). Le lunghezze d’onda disponibili sono il prodotto
delle lunghezze d’onda di fonte per la caratteristica di rifrazione. Quindi la costanza di colore è la capacità
del sistema visivo di percepire la caratteristica di rifrazione indipendentemente dalle lunghezze d’onda di
fonte. La costanza di luminosità è simile a quella di colore. La luminosità percepita di un particolare oggetto
cambia poco o affatto anche quando l’intensità della fonte luminosa si modifica notevolmente. La
Scacchiera di Adelson dimostra ciò: i quadrati A e B sono dello stesso livello di grigio. Ciò è dimostrato dal
fatto che sono connessi da due barre grigie. Il sistema visivo non risponde alle informazioni fisiche ma a
queste informazioni unitamente alle inferenze che il sistema visivo fa circa il livello di grigio: corregge
quanto vede grazie all’ombra che cade sul quadrato B con il risultato che il quadrato viene percepito come
bianco come tutte le altre porzioni della scacchiera. La costanza di luminosità come quella di colore dipende
dalle relazione tra le intensità della luce riflessa da differenti oggetti.
-Costanza di forma
Quando una porta ruota verso di noi la forma della sua immagine retinica subisce cambiamenti. Da forma
rettangolare diventa trapezoidale con il margine verso di noi più grande di quello incardinato. Il fatto che la
forma percepita sia costante mentre l’immagine retinica cambia è esempio di costanza di forma.
-Costanza di grandezza
è il fatto che la dimensione di un oggetto percepito rimanga costante indipendentemente dalla sua
distanza.
>importanza degli indici di profondità
Nel 1881 Emmert dimostrò che i giudizi della grandezza dipendono dalla distanza. Faceva fissare ai soggetti
il centro di un’immagine per un minuto. Poi i soggetti guardavano uno schermo bianco e vedevano
un’immagine postuma. Il compito era di valutare la grandezza dell’immagine postuma; la variabile
indipendente era la distanza dallo schermo. Poiché la dimensione retinica dell’immagine postuma era la
stessa qualunque fosse la distanza dallo schermo qualsiasi variazione nella valutazione della grandezza
dell’immagine postuma era attribuita alla distanza percepita. Se lo schermo era lontano l’immagine
postuma sembrava grande, se vicino più piccola. Emmert propose il principio dell’invarianza grandezza-
distanza: la grandezza di un oggetto aumenta sia in base alla grandezza retinica dell’oggetto sia in base alla
distanza percepita dell’oggetto. Quando la distanza dell’oggetto aumenta la dimensione retinica
dell’oggetto diminuisce ma se ci sono indicatori di distanza la distanza percepita aumenterà. Quindi la
grandezza percepita rimarrà approssimativamente costante.
-Illusioni
Presa una maschera che copre metà del viso e fatta tenere da un amico dall’altra parte della stanza al
contrario. Coperto un occhio percepiremo la faccia che protrude verso di noi e muovendoci la maschera
sembrerà ruotare su se stessa. La maschera rotante è esempio di illusione, la percezione di qualcosa che
differisce sistematicamente dalla realtà fisica. Si produce perché il sistema visivo cerca di mantenere la
costanza.
-L’illusione della luna
Quando è vicina all’orizzonte sembra il 50 % più grande di quando è alta nel cielo. Se pensiamo ad un
aeroplano che si avvicina a noi dall’orizzonte: l’immagine retinica dell’aeroplano diventa più grande man
mano che si avvicina dall’orizzonte allo zenit. L’aeroplano è relativamente vicino alla terra il grado con cui
un’immagine retinica si allarga è consistente. Anche l’immagine retinica della luna aumenta sempre se la
luna si sposta dall’orizzonte allo zenit. La differenza tra i due è quantitativa: la luna è così lontana che il
cambiamento della sua immagine visiva è minuscolo ma il nostro sistema visivo insiste sulla costanza: non
appena raggiunge lo zenit il sistema visivo crede che la grandezza della corrispondente immagine retinica
debba aumentare abbastanza come nel caso dell’aeroplano. Il mancato aumento della grandezza
dell’immagine retinica della luna è spiegato dal fatto che il sistema visivo percepisce la grandezza fisica della
luna decrescente.
-L’illusione della camera di Ames
Se osservata da uno spioncino il bambino nell’angolo dx sembra molto più grande della ragazza nell’angolo
sn ma la ragazza è più alta. La ragione è nella struttura della camera. È costuita in modo che l’angolo sn sia
almeno due volte più lontano di quello dx. quindi la ragazza è molto più lontana del bambino e proietta
un’immagine retinica più piccola. La nostra convinzione che la camera sia normale blocca l’applicazione del
principio d’invarianza grandezza-distanza e la costanza di grandezza scompare. L’effetto della camera
distorta di Ames è stato usato da Peter Jackson nella trilogia del Signore degli Anelli.
-Costanze in tutte le modalità sensoriali
La costanza dipende dalle relazioni tra le caratteristiche dello stimolo: grandezza retinica e distanza, nel
caso della costanza di grandezza; intensità di due regioni adiacenti, nel caso di costanza di luminosità.
>Divisione del lavoro nel cervello
-Basi neurali dell’attenzione
-Tre sistemi celebrali dell’attenzione
Ci sono tre sistemi attenzionali separati ma in continua interazione. Uno di questi ci tiene in allerta e si
trova nelle regioni parietali e frontali dell’emisfero cerebrale dx. Queste regioni sono associate all’attività
della norepinefrina, un neurotrasmettitore associato con l’aurosal. Gli altri due sistemi celebrali sono
responsabili dell’attenzione selettiva. Il primo dell’orientamento dell’attenzione verso uno stimolo. Questo
sistema (sistema posteriore che coinvolge corteccia parietale e temporale e strutture sottocorticali sono
nella parte posteriore del cervello) rappresenta le caratteristiche percettive di un oggetto, come
localizzazione, forma e colore ed è responsabile della selezione di un oggetto tra tanti sulla base di
caratteristiche associate. Il secondo sistema designato a controllare quando e come queste caratteristiche
saranno utilizzate per la selezione è detto anteriore perché coinvolge corteccia frontale e struttura
sottocorticale che si trovano nella parte anteriore del cervello. L’attività delle regioni parietali del cervello
media l’attenzione alle localizzazioni.
-Elaborazione neurale degli oggetti a cui si presta attenzione
Le regioni del cervello attinenti alla caratteristica a cui si presta attenzione(colore, forma, tessitura,
movimento)mostrano un incremento dell’attività. Esistono prove empiriche a sostegno dell’inibizione delle
regioni celebrali attinenti alle caratteristiche a cui non si presta attenzione. In un esperimento i soggetti
sono scansione PET osservavano oggetti in movimento di colore e forma variabile. In una delle condizioni
sperimentali i soggetti erano istruiti a rilevare i cambiamenti di movimento tra gli oggetti, mentre nell’altra
a scoprire i cambiamenti di colore e forma. Sebbene gli stimoli fisici fossero identici le aree corticali
posteriori sono risultate più attive nella prima condizione mentre quelle del colore o della forma più nella
seconda.
-Corteccia visiva
è la porzione del cervello interessata alla visione ed opera secondo il principio di divisione del lavoro.
Differenti regioni della corteccia visiva sono specializzate a espletare funzioni percettive diverse. Negli studi
su soggetti umani molto viene dagli esperimenti naturali cioè da casi di lesione e malattie celebrali che
forniscono indicazioni sulle relazioni tra i componenti visivi e specifiche regioni del cervello. Importante è il
libro di Oliver Sacks del ’85 L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello. La neuroimaging permette di
visualizzare il cervello senza chirurgia e include tecniche come la misurazione dei potenziali evento-
corelati(ERPs), la tomografia a emissione di positroni(PET) e la risonanza magnetica funzionale(fMRI). La
regione celebrale più importante per l’elaborazione visiva è la corteccia visiva primaria o V1. Tutte le regioni
sensibili della corteccia sono connesse agli occhi attraverso l’area V1. Il danno tessutale di una porzione
specifica dell’area V1 si associa a cecità localizzata in zone specifiche del campo visivo(scotoma). Gli scotomi
nelle porzioni più periferiche del campo visivo sono causati da lesioni nella parte più anteriore di V1. Una
delle caratteristiche di questi neuroni è che ciascuno è responsabile dell’analisi di una porzione ristretta
dell’immagine e comunicano l’uno con l’altro in regioni limitate. I neuroni dell’area V1 inviano le
informazioni a molte regioni del cervello che analizzano gli imput visivi. Ciascuna regione è specializzata in
un compito come analizzare il colore, il movimento la localizzazione. Queste regioni sono in contatto con
l’area V1 e la comunicazione è una sorta di conversazione.
-Sistema di riconoscimento e localizzazione
Sono espletati in regioni diverse della corteccia visiva. Il riconoscimento dipende da un ramo del sistema
visivo che include la corteccia visiva primaria e un’area alla base della corteccia celebrale. La localizzazione
dipende da un ramo del sistema visivo che include la corteccia visiva primaria e una regione corticale alla
sommità del cervello. Attraverso la PET si inietta un tracciante radioattivo nel sangue di un soggetto e si
procede alla scansione Pet del cervello mentre esegue dei compiti. Lo scanner misura l’aumento di
radioattività in varie regioni. Le aree che mostrano il maggiore aumento di flusso sanguigno sono quelle che
intervengono nell’eseguire il compito. In uno di questi studi i soggetti eseguivano due compiti: un test di
riconoscimento del volto che dipende dalla regione celebrale deputata al riconoscimento degli oggetti e un
test di rotazione mentale che richiede la capacità di localizzazione. Nel primo caso c’era un aumento del
flusso sanguigno nella regione del riconoscimento e non nell’area della localizzazione e nel secondo caso
viceversa. La localizzazione e il riconoscimento sono espletati in aree diverse della corteccia visiva. La
suddivisione del lavoro non finisce con la separazione tra localizzazione e riconoscimento. I differenti tipi di
informazione sono essi stessi elaborati da diverse sottoregioni del ramo corticale di localizzazione come i
vari tipi di informazione utilizzati per il riconoscimento si associano a sottoregioni specializzate nell’analisi.
La corteccia visiva presenta molti “moduli di elaborazione” ciascuno specializzato in un compito particolare.
>Sviluppo percettivo
La genetica e l’esperienza influenzano la percezione. Le domande sono:
-quale capacità di discriminazione hanno i neonati?
-se si allevano gli animali in condizioni che limitano ciò che possono imparare(stimolazione controllata) che
effetti si avranno sulle successive capacità discriminatorie?
-che effetti ha l’allevamento in condizioni controllate sulla coordinazione percettivo-motoria?
-Discriminazione da parte di bambini piccoli
Alcune capacità innate, come la percezione della forma, possono comparire solo dopo che si sono
sviluppate altre capacità come quella di registrare i dettagli. Altre capacità innate richiedono un input
ambientale per un determinato periodo di tempo per maturare.
-Metodi per studiare i bambini piccoli
I ricercatori devono individuare forme di comportamento attraverso cui i bambini riescano ad indicare cosa
sono in grado di distinguere. È la tendenza del bambino a guardare oggetti più di altri(metodo
dell’orientamento preferenziale dello sguardo). Si presentano al bambino due stimoli uno accanto all’altro.
Lo sperimentatore è nascosto alla vista del bambino guarda attraverso una feritoia posta dietro agli stimoli
e osserva gli occhi del bambino e misura per quanto tempo osserva ciascuna cosa e registra con una
telecamera. Durante l’esperimento la posizione degli stimoli è invertita a caso. Se il bambino guarda
costantemente uno stimolo più dell’altro è in grado di distinguerli. Una tecnica è il metodo di abituazione: i
bambini piccoli guardano gli oggetti nuovi ma si stancano subito di farlo. Se il secondo oggetto è percepito
come identico al primo dovrebbe stancarsi subito. Se lo percepisce come diverso dovrebbe guardarlo più a
lungo.
-Percezione delle forme
L’acuità visiva è la capacità di distinguere una parte di un oggetto dall’altra. Per studiarla nei bambini piccoli
si usa lo sguardo prendendo un modello a strisce per uno stimolo e un campo grigio uniforme per l’altro.
Inizialmente le strisce sono larghe e il bambino preferisce guardare il modello piuttosto che il campo
uniforme. Poi il ricercatore diminuisce la larghezza delle strisce e il bambino non mostra più alcuna
preferenza. Il bambino non sa distinguere la striscia da ciò che lo circonda perché il modello non ha parti
percepibili e appare come un campo uniforme. Se studiati a un mese di età i bambini vedono alcuni modelli
ma la loro acuità visiva è bassa e aumenta rapidamente fino al sesto mese di vita poi più lentamente
raggiungendo i livelli degli adulti tra 1 e 2 anni. A 3 mesi il bambino sa distinguere le espressioni facciali. I
bambini tendono a guardare le forme che ricordano volti umani e oggetti con una complessità visiva
maggiore nella parte superiore e preferiscono forme ad altre.
-Percezione della profondità
Appare a 3 mesi e si completa fino a 6. Sono stati fatti studi sul “precipizio visivo”. C’è una tavola posta
sotto una lastra di vetro con una superficie di materiale disegnato situata sotto il vetro nella parte
superficiale a un metro sotto il vetro nella parte profonda. Si posiziona sulla lastra di vetro un bambino che
sa andare carponi(6-7 mesi) con uno degli occhi bendato. Quando la madre lo chiama dalla parte
superficiale il bambino si sposta con incertezza verso di lei ma quando lo chiama dalla part profonda il
bambino non attraversa il precipizio. Quindi ha una percezione della profondità ben sviluppata.
-Percezione delle costanze
Le costanze percettive di forma e grandezza si sviluppano nei primi mesi di vita. Si presenta ai bambini di 4
mesi un orsetto per un intervallo di tempo e poi un secondo orsetto che può essere identico nella
dimensione ma presentato a una distanza differente o di dimensioni differenti dal primo. Se hanno
sviluppato la costanza di grandezza dovrebbero percepire l’orsetto a stesse dimensioni come identico al
primo e passare poco tempo a guardarlo rispetto all’intervallo di osservazione dell’orsetto b realmente più
grande.
>Stimolazione controllata
-Assenza di stimolazione
I primi esperimenti tenevano gli animali al buio per parecchi mesi dopo la nascita finchè non erano maturi
per le prove di visione. L’idea era che se gli animali dovevano imparare a percepire sarebbero stati incapaci
di percepire una volta esposti alla luce. Gli scimpanzè allevati al buio fino a 16 mesi potevano percepire la
luce ma non distinguevano i modelli e ciò è dovuto al deterioramento dei neuroni in varie parti del sistema
visivo e che quindi una certa quantità di stimolazione luminosa è necessaria a mantenere efficiente il
sistema visivo. Quando un animale è privo della stimolazione visiva alla nascita quanto più è lunga la
deprivazione tanto maggiore è il deficit. La mancanza di stimoli durante il periodo critico per la visione
danneggia permanentemente il sistema visivo.
-Stimolazione limitata
I ricercatori studiano gli effetti dell’allevamento di animali con stimolazione di entrambi gli occhi ma solo di
un certo tipo. Per esempio hanno allevato gattini in un ambienti in cui vedevano solo strisce verticali o solo
orizzontali. I gattini diventano ciechi alle strisce orientate nella direzione non sperimentata. C’è l’esistenza
di un periodo critico precoce nello sviluppo del sistema visivo dell’uomo simile a quello degli animali; se si
riduce la stimolazione il sistema non si sviluppa normalmente. Il periodo critico può durare fino agli 8 anni
ma la massima vulnerabilità è nei primi 2 anni di vita. L’apprendimento gioca un ruolo sulla percezione.
-Percezione attiva
Quando bisogna coordinare la percezione con le risposte motorie, l’apprendimento gioca un ruolo
determinante. Due gattini allevati al buio ebbero la loro prima esperienza visiva nella “giostra per gatti”.
Quando il gattino attivo camminava, muoveva quello passivo trasportato nella giostra. Entrambi i gatti
ricevevano la stessa stimolazione visiva solo quello attivo riceveva la stimolazione prodotta dai suoi
movimenti. L’evidenza empirica indica che siamo nati con notevoli capacità percettive. Lo sviluppo naturale
di alcune di queste capacità può richiedere anni di input normali dall’ambiente.
-Lo sviluppo percettivo è un processo innato-Spelke
Gli esseri umani hanno la capacità straordinaria di apprendere gli uni dagli altri. Per due millenni la maggior
parte degli studiosi ha preso in considerazione il problema e credeva che gli esseri umani imparassero a
percepire e il corso dello sviluppo procede da sensazioni non strutturate e prive di significato e percezioni
strutturate e significative. Ma i neonati percepiscono la profondità e la utilizzano come gli adulti per capire
le dimensioni e le forme degli oggetti, dividono il flusso linguistico negli stessi pattern sonori degli adulti e
distinguono i volti umani dagli altri pattern visivi. Con lo sviluppo i bambini percepiscono la profondità,gli
oggetti e i volti con crescente precisione. Si focalizzano sui contrasti linguistici della lingua d’appartenenza e
divengono sensibili a nuove fonti d’informazione sull’ambiente come gli indici binoculari di profondità. Dal
lavoro di Gibson e Walk sappiamo che la percezione della profondità si sviluppa in assenza di pregresse
esperienze visive. Studi recenti rilevano che i pulcini neonati percepiscono le forme degli oggetti meglio
degli esseri umani adulti. Come nei bambini gli animali non hanno bisogno di esperienze visive per
trasformare il loro modo percettivo da un flusso di sensazione indefinite ad una configurazione visiva
strutturata. La percezione è strutturata alla nascita e continua ad esserlo nel corso dello sviluppo. Le abilità
prodigiose di apprendimento dei bambini possono dipendere in modo critico dalle altrettanto prodogiose
abilità percettive innate.
-Lo sviluppo percettivo è un processo acquisito-Johnson
Dagli anni ’80 nella psicologia dello sviluppo gli studi si sono indirizzati verso l’identificazione e la
precisazione degli aspetti del funzionamento cognitivo e percettivo che sono le conoscenze fondamentali
innate. Lo sviluppo percettivo è un processo dipendente dall’attività che implica complesse e sottili
interazioni a più livelli e che il neonato cerchi di vivere quell’esperienza che gli serve per il successivo
sviluppo cerebrale. Gli studi sullo sviluppo prenatale della corteccia visiva dei roditori. I neuroni studiati
sono coinvolti nella visione binoculare. La sintonizzazione prenatale di questi neuroni si deve alla loro
risposta ad onde di attività elettrica di origine endogena che attraversano la corteccia visiva il nucleo
genicolato laterale e l’occhio. Le cellule corticali apprendono da input forniti da cellule cugine nel nucleo
genicolato e nell’occhio. La conoscenza innata è diversa dall’apprendimento. La tendenza dei neonati a
guardare i volti è basata su un sistema primitivo attivato da uno stimolo semplice come le macchie a
contrasto posizionate nelle zone degli occhi e bocca. Gli studi di neuroimaging hanno dimostrato che il
cervello dei neonati mostra un’elaborazione corticale dei volti meno specializzata e localizzata rispetto a
quello degli adulti. Intorno ai 10 anni sviluppano gli stessi modelli di specializzazione celebrale
nell’elaborazione dei volti come gli adulti. Le capacità percettive si modificano in modo sostanziale nelle
prime settimane e nei primi mesi dopo la nascita: il bambino gioca un ruolo attivo nel produrre le
esperienze necessarie al suo susseguente sviluppo celebrale.
CAPITOLO 6 COSCIENZA
Gli stati alterati di coscienza consistono nel cambiamento del modello ordinario di funzionamento mentale
in uno stato che appare diverso alla persona che lo sta sperimentando. Sono personali e soggettivi e
possono variare dalla distrazione indotta da un vivido sogno ad occhi aperti alla confusione e distorsione
percettiva conseguente ad un’intossicazione da farmaci.
>Aspetti della coscienza
Cartesio(“penso quindi sono”) si focalizzava sull’esperienza soggettiva della mente per definire la coscienza.
I primi psicologi la equiparavano alla mente(la psicologia era lo studio della mente e della coscienza).
Wundt utilizzava il metodo introspettivo per studiare la coscienza nel XIX secolo in Germania. Lo studio
della coscienza ha preso piede con il comportamentismo all’inizio del ‘900. Watson e seguaci ritenevano
che affinchè la psicologia diventasse una scienza i suoi dati dovevano essere oggettivi e misurabili. Il
comportamento può essere osservato pubblicamente e le varie risposte possono essere oggettivamente
misurate. Le esperienze private di una persona rilevate con l’introspezione non possono essere osservate o
misurate da altri. I comportamentisti potevano occuparsi di molti fenomeni in termini di risposte verbali ma
la loro preoccupazione per il comportamento osservabile li ha portati a trascurare importanti problemi
psicologici(sogno, meditazione e ipnosi). Confinare la psicologia allo studio del comportamento osservabile
è limitante.
-Coscienza
è la normale consapevolezza dell’individuo degli stimoli interni e esterni cioè degli eventi nell’ambiente e
delle sensazioni corporee, ricordi e pensieri. La coscienza comprende: (1) il monitoraggio di noi stessi e del
nostro ambiente, affinché i percetti, i ricordi e i pensieri giungano alla consapevolezza; e (2) il controllo di
noi stessi e del nostro ambiente per essere in grado di iniziare e portare a termine attività comportamentali
e cognitive.
-Monitoraggio
La nostra coscienza si concentra su alcuni stimoli e ne ignora altri. Spesso quello che attira la nostra
attenzione è il cambiamento. La nostra attenzione dà priorità a eventi o condizioni che sono importanti per
la sopravvivenza(come la fame o il dolore).
-Controllo
La coscienza dirige e controlla il nostro comportamento pianificando iniziando e guidando le nostre azioni.
Possiamo prevedere scenari alternativi fare delle scelte e iniziare attività appropriate ma non tutte le
decisioni sono guidate da azioni coscienti. Uno dei principi della psicologia moderna è che gli eventi mentali
coinvolgono sia problemi consci che inconsci e molte decisioni e azioni si realizzano fuori dalla
consapevolezza. Quando prendiamo una decisione o risolviamo un problema lo facciamo a livello inconscio.
>Ricordi preconsci
In ogni particolare istante possiamo concentrare l’attenzione solo su pochi stimoli. Ignoriamo, selezioniamo
e rifiutiamo continuamente sicché i contenuti della nostra coscienza sono in perpetuo cambiamento. Un
esempio di attenzione periferica è quando in una conversazione quando si sente il nostro nome in un'altra
e attira la nostra attenzione. Un considerevole numero di ricerche indica che registriamo e valutiamo
stimoli che non percepiamo consciamente ma che ci influenzano nel subconscio. I ricordi accessibili alla
coscienza sono detti preconsci. Includono ricordi specifici di eventi personali, le informazioni accumulate
durante la vita e la conoscenza di abilità apprese (guidare o allacciarsi le scarpe).
>Inconscio
Freud e seguaci ritenevano che esistesse una porzione della mente, l’inconscio, che contiene ricordi,
impulsi e desideri non accessibili alla coscienza. I pensieri e gli impulsi rimossi non possono entrare nella
nostra coscienza ma hanno effetti su di noi in modi indiretti o dissimulati attraverso sogni, comportamenti
irrazionali i manierismi e lapsus languae. Il lapsus freudiano sono espressioni non intenzionali che rilevano
impulsi nascosti. Anche obiettivi complessi che crediamo di scegliere deliberatamente come svolgere bene
un compito o cooperare con gli altri possono essere influenzati da sottili stimoli ambientali. In alcuni
esperimenti i partecipanti dovevano completare un cruciverba con 10 parole verticali e 10 orizzontali. I
partecipanti venivano assegnati casualmente ad una condizione in cui tutte le parole del cruciverba erano
neutre (tappeto, fiume, shampoo) o a una condizione in cui metà erano relative a obiettivi con alto
rendimento(vincere, competere). Poi completavano altri tre cruciverba nei quali tutte le parole erano
neutre. I partecipanti che avevano avuto le parole collegate al successo del primo cruciverba avevano un
rendimento migliore in quelli successivi.
>Automatismo e dissociazione
La forma di abituazione a fornire risposte che inizialmente richiedono l’attenzione conscia (guidare una
macchina) è detta automatismo. Quanto più un’azione diviene automatica tanto meno richiede il controllo
cosciente. Il controllo c’è ancora(possiamo concentrarci sui processi automatici se vogliamo) ma è stato
dissociato dalla coscienza. Lo psichiatra francese Pierre Jenet formulò per primo il concetto di
dissociazione, per cui in particolari condizioni alcuni pensieri ed azioni sono divisi o dissociati dal resto della
coscienza e funzionano al di fuori della consapevolezza. Un esempio è che se siamo annoiati possiamo
scivolare nelle fantasticherie. Dissociazioni più gravi sfociano nel disturbo dissociativo dell’identità o
personalità multipla.
>Sonno e sogni
il sogno dimostra che continuiamo a pensare anche mentre dormiamo e creiamo dei ricordi che sono i
sogni che ricordiamo. Chi dorme non è del tutto insensibile all’ambiente: i genitori si svegliano al pianto del
bambino. Né il sonno è privo di pianificazione: alcune persone decidono di svegliarsi ad una data ora e ci
riescono.
-Fasi del sonno
La registrazione grafica delle variazioni elettriche (o onde cerebrali) è detta elettroencefalogramma (o EEG.)
L’EEG misura il potenziale elettrico medio in continuo cambiamento di migliaia di neuroni che giacciono
sulla superficie della corteccia sotto l’elettrodo; è una misura abbastanza grossolana dell’attività corticale,
ma si è dimostrata molto utile nelle ricerche sul sonno. L’analisi dei pattern di onde cerebrali suggerisce
l’esistenza di cinque fasi del sonno: quattro diverse profondità di sonno più una quinta fase, nota come
sonno REM (rapid eye movement). Quando una persona chiude gli occhi e si rilassa le onde del cervello
mostrano un pattern regolare da 8 a 12 hertz(cicli per secondo) e sono le onde alfa. Mentre entra nella fase
1 del sonno le onde diventano meno regolari e si riducono di ampiezza. La fase 2 è caratterizzata dalla
comparsa di cicli brevi(12-16 hertz) e occasionalmente da bruschi aumenti e cadute di ampiezza all’interno
tracciato EEG(definiti complessi K). Le fasi 3 e 4 sono caratterizzate da onde lente(1-2 hertz) e sono le onde
delta.
-Successioni delle fasi del sonno
Quando un adulto dorme da circa un’ora avviene un altro cambiamento. L’EEG diviene attivo ma la persona
non si sveglia. Gli elettrodi posizionati nella zona perioculare rivelano rapidi movimenti degli occhi che si
possono vedere gli occhi del dormiente roteare. È il sonno REM; le altre quattro fasi sono del sonno non-
REM(NREM). Queste diverse fasi del sonno si alternano durante la notte. Il sonno inizia con fasi NREM e
consta di parecchi cicli, con fasi NREM e REM. Le fasi più profonde tendono a scomparire nella seconda
metà della notte quando il sonno REM acquista preminenza. Si contano 4 o 5 distinti periodi REM nel corso
di una notte di 8 ore con brevi risvegli al mattino. Il modello dei cicli del sonno varia con le età. I neonati
passano metà del tempo in sonno REM. Questa proporzione scende al 20-25% del tempo totale di sonno a
5 anni e resta costante fino alla vecchiaia quando scende al 18% o meno. Le persone anziane raggiungono
meno le fasi 3 e 4 del sonno e sperimentano risvegli notturni più frequenti.
-Confronto fra sonno REM e NREM
Durante il sonno NREM i movimenti degli occhi sono assenti, il ritmo cardiaco e respiratorio rallenta, i
muscoli sono rilassati e il tasso metabolico celebrale decresce del 25-30%. Durante il sonno REM si
verificano rapidissimi movimenti oculari in scariche di 10-20 secondi; il ritmo cardiaco aumenta e il tasso
metabolico del cervello può superare quello di veglia. Durante il sonno REM siamo paralizzati e sono
risparmiati solo cuore, diaframma, muscolatura oculare e muscoli lisci. Il sonno NREM è caratterizzato da
cervello inattivo e corpo rilassato mentre quello REM da cervello che sembra sveglio e corpo paralizzato.
Nel sonno REM il cervello è isolato dalle connessioni sensoriali e motorie ossia gli stimoli provenienti da
altre parti del corpo non arrivano al cervello e non ci sono risposte motorie. Il cervello è attivo sollecitato
dalla scarica di neuroni giganti originari del tronco encefalico. Questi neuroni raggiungono parti del cervello
che controllano i movimenti oculari e le attività motorie. Durante il sonno REM il cervello registra il fatto
che i neuroni normalmente coinvolti nel movimento e nella visione sono attivi anche se il corpo non sta
facendo nessuna di queste attività. Durante il sonno REM le aree del cervello implicate nell’elaborazione dei
ricordi emotivi mostrano un aumento di attivazione. Circa l’80% dei soggetti risvegliati durante il sonno
REM riferisce che stava sognando; il risveglio in sonno NREM si associa al rapporto di un sogno solo il 50%
delle volte. I sogni riferiti quando le persone sono svegliate in fase REM tendono ad essere vividi con
caratteristiche emotive illogiche e la corteccia visiva è molto attiva riflettendo la natura visiva dei sogni; essi
rappresentano il tipo di esperienza che definiamo sogno. I sogni NREM non sono pregni di immagini visive e
contenuti emozionali come quelli REM e risultano correlati agli avvenimenti di vita del soggetto.
-Teorie sul sonno
Edgar e Dement hanno proposto il modello sonno e veglia come processi opposti. Il cervello possiede due
processi opposti che governano la tendenza ad addormentarsi o restare svegli. Si tratta dell’impulso
omeostatico al sonno e del processo di vigilanza dipendente dall’orologio. L’impulso omeostatico al sonno
è un processo fisiologico finalizzato ad ottenere la quantità di sonno necessaria a uno stabile livello di
vigilanza diurna. È attivo tutta la notte ma opera anche durante il giorno. Nel corso della giornata il bisogno
di sonno aumenta in modo progressivo. Il processo di vigilanza dipendente dall’orologio è il meccanismo
celebrale che ci sveglia ad una data ora ogni giorno. È controllato dall’orologio biologico che consiste in due
piccole strutture neurali localizzate al centro del cervello e controlla i ritmi circadiani che si verificano ogni
24 ore. È influenzato dalla luce che blocca la produzione di melatonina, ormone che induce il sonno.
Durante il giorno il processo di vigilanza prevale sull’impulso omeostatico al sonno ma di sera la nostra
vigilanza diminuisce e il bisogno di dormire diviene più forte. A notte inoltrata l’orologio biologico si
disattiva e ci addormentiamo.
>Disturbi del sonno
i giovani avrebbero bisogno di 9 ore di sonno ma ne dormono in media 7,5 mentre gli adulti di 7 o 8 ma ne
dormono meno. Gli effetti della deprivazione del sonno sono cumulativi: una persona accumula un “debito
di sonno” sempre maggiore per ogni periodo di 24 ore nel quale non ha dormito abbastanza. Le statistiche
rivelano:
-le persone che dormono meno di 6 ore hanno un tasso di mortalità del 70% di hi dorme 7 o 8 ore;
-dormire 5 ore a notte per due notti di seguito riduce il rendimento nei problemi matematici e compiti che
indicano la creatività.
-circa il 20 % degli incidenti automobilistici gravi è dovuto alla sonnolenza del guidatore.
-gli incidenti nucleari di Chernobyl e Three Mile Island si verificarono nelle prime ore del mattino quando i
lavoratori erano affaticati.
L’attenzione aumenta quando le persone che normalmente dormono 8 ore dormono due ore in più. La
perdita di una sola ora al giorno di sonno aumenta la probabilità di disattenzione, sbagli, malattie e
incidenti. Quando i problemi del sonno portano a un deterioramento cronico delle attività giornaliere alla
persona può essere diagnosticato un disturbo del sonno.
-Insonnia
È la difficoltà cronica di addormentarsi o continuare a dormire o ad un sonno che non ripristina l’energia o
attenzione. Fino al 50% degli adulti riferisce di aver sofferto di insonnia nei periodi di stress. L’insonnia
cronica colpisce dal 10 al 15 % degli adulti e più frequente nelle donne e negli anziani.
-Narcolessia e Apnea
Sono rari ma gravi. La Narcolessia porta ad attacchi di sonnolenza irresistibili e ricorrenti e può
addormentarsi in qualsiasi momento con episodi che possono accadere molte volte al giorno nei casi gravi
e durare da pochi secondi a 30 minuti. Inizia di solito in età adolescenziale. È l’intrusione di episodi REM
nelle ore del giorno. Durante gli attacchi i pazienti entrano nello stato REM così rapidamente che possono
perdere il controllo muscolare e cadere per terra, prima di riuscire a distendersi. Molti riferiscono
allucinazioni durante l’attacco. È familiare ossia dovuta a un gene specifico o una combinazione di geni.
Nell’apnea l’individuo cessa di respirare mentre dorme e ci sono diversi tipi: apnea ostruttiva del sonno,
ipoapnea e apnea centrale nel sonno. La prima è quando Il cervello non manda un segnale di respiro al
diaframma e agli altri muscoli respiratori provocando l’arresto della respirazione. La seconda è che i muscoli
alla sommità della gola si rilassano troppo occludendo parzialmente la via aerea e costringendo i muscoli
respiratori a contrarsi per far entrare l’aria con conseguente collasso delle vie aeree. Durante l’apnea il
livello di ossigeno nel sangue cala e l’organismo secerne ormoni di emergenza. Questa reazione sveglia il
dormiente. Chi soffre di apnea morfeica(ossia non si rende conto degli episodi perché sono moltissimi e
comune negli uomini anziani) può stare a letto 12 ore e non essere riposato il giorno dopo.
>Sogni
è uno stato di coscienza alterato durante cui si costruiscono storie vivide sulla base di ricordi e
preoccupazioni attuali o su immagini e fantasie. A meno che non si sperimenti un periodo di risveglio privo
di distrazioni subito dopo aver sognato il ricordo del sogno non si consolida ossia il sogno non riesce ad
essere immaginato in memoria. Alcuni sogni sembrano istantanei. Certe persone fanno sogni lucidi in cui gli
eventi sembrano normali che si ha la sensazione di essere svegli e coscienti. Riportano anche “falsi risvegli”
all’interno del sogno. Gli incubi sono i sogni il cui contenuto ci turba. È normale farli ma diventa un
problema di salute mentale se si fa settimanalmente.
-Teorie sui sogni
Nell’Interpretazione dei Sogni (1900) Sigmund Freud sostenne che i sogni rappresentano la “strada regia per
la scoperta delle attività inconsce della mente” e che fossero un tentativo camuffato di soddisfare i desideri.
Il sogno riguarda i desideri, bisogni o idee che l’individuo ritiene inaccettabili e rimossi dall’inconscio(come l
brame edipiche per il genitore dell’altro sesso). Questi desideri ed idee sono il contenuto latente del sogno.
Usò la metafora del censore per spiegare la conversione del contenuto latente in manifesto. La censura
protegge il dormiente permettendo di esprimere gli impulsi rimossi in modo simbolico ed evitando il senso
di colpa e l’ansia che proverebbero se tali contenuti dovessero apparire alla coscienza. La trasformazione
del contenuto latente a manifesto è realizzata dal lavoro onirico che codifica e camuffa il materiale
inconscio in modo che possa raggiungere la coscienza. Talora il lavoro onirico fallisce e l’ansia conseguente
provoca il risveglio. Il sogno esprime la soddisfazione di desideri o bisogni che sono troppo penosi o
colpevolizzanti per essere riconosciuti consciamente. Fisher e Greenberg ritengono che il contenuto dei
sogni abbia un significato psicologico ma il concetto di lavoro onirico è messo in dubbio, così come l’idea
che i sogni rappresentino la realizzazione di desideri inconsci. Evans ha considerato il sonno quello REM
come un periodo in cui il cervello si sgancia dal mondo esterno e utilizza il tempo di libertà per vagliare le
informazioni acquisite durante il giorno per poi incorporarle nella memoria. Secondo Evans i sogni non sono
altro che una piccola parte della quantità di informazioni che viene esaminata e selezionata durante il
sonno REM. Più probabilmente nei sogni possono essere inclusi i frammenti degli eventi accaduti durante il
giorno come uno sconosciuto nel sogno che assomiglia alla madre di chi sta sognando. In generale, quel che
sogniamo non è una semplice estensione di quanto abbiamo combinato durante la giornata ma qualcosa in
più in cui le emozioni negative trovano maggior spazio delle positive.
>Meditazione
è il raggiungimento di uno stato alterato di coscienza eseguendo alcuni rituali ed esercizi come il controllo e
la regolazione del respiro, la netta restrizione del campo di attenzione, l’eliminazione di stimoli esterni,
l’assunzione di posizioni yoga e la costruzione di immagini mentali di un evento o simbolo. È un piacevole
stato soggettivo di lieve alterazione in cui l’individuo si sente mentalmente e fisicamente rilassato. I
buddisti, gli indù, i musulmani sufi, gli ebrei e i cristiani hanno tutti una letteratura che descrive i rituali che
inducono stati meditativi. Le forme tradizionali di meditazione seguono le pratiche dello yoga, un sistema di
pensiero basato sulla religione indù, oppure dello zen che deriva dal buddismo cinese o giapponese. Due
comuni tecniche sono la meditazione di apertura, in cui il soggetto sgombra la mente per ricevere nuove
esperienze e la meditazione di concentrazione in cui si ottengono benefici facendo attenzione attivamente
a qualche oggetto, parola o idea. In uno studio sperimentale con alcuni soggetti che si erano sottoposti ad
un training di 8 settimane di esercizi meditativi i ricercatori videro che i principianti (comparati a un gruppo
di controllo che era in lista d’attesa) mostravano una diminuzione del livello di ansia, un aumento
dell’attività celebrale nelle aree associate ed effetti positivi, e un miglioramento operativo del sistema
immunitario.
-Immagini di coscienza? - Hoeksema
Tecniche come la risonanza magnetica funzionale, l’elettroencefalogramma e la tomografia ad emissione di
positroni sono state utilizzate per ottenere immagini del cervello delle persone in diversi stati di coscienza,
incluso sonno, come e meditazione. Le tecniche di neuroimmagine possono essere utilizzate per rivelare se
le persone con danno celebrale sono veramente prive di coscienza o meno. Utilizzando tecniche di
neuroimmagine i ricercatori hanno studiato gli effetti a lungo termine della pratica meditativa sul cervello. I
soggetti praticavano una meditazione focalizzata ossia su un solo oggetto e si è evinto che avevano un
aumento dell’attivazione in aree del cervello associate con l’attenzione. I non esperti avevano attivate le
aree deputate al rilevamento degli errori perché incontravano maggiori difficoltà a mantenere la
concentrazione. La meditazione riesce effettivamente a modificare il funzionamento celebrale.
>Ipnosi
-Induzione all’ipnosi
Nell’ipnosi un individuo consenziente e cooperante trasferisce una parte del controllo del suo
comportamento nell’ipnotizzatore e accetta qualche distorsione della realtà. L’ipnotizzatore usa una varietà
di metodi. I cambiamenti dello stato di ipnosi sono:
-si blocca la capacità di pianificazione. L’ipnotizzatore suggerisce cosa fare.
-attenzione diviene più selettiva del solito. L’ipnotizzato ascolterà solo la voce dell’ipnotizzatore.
-è facile evocare vivide fantasie.
-l’esame di realtà è ridotto e si accetta la distorsione della realtà.
-la suggestionabilità è aumentata.
-l’amnesia post-ipnotica è spesso presente. Un ipnotizzato dimenticherà tutto ciò che è avvenuto durante
l’ipnosi e quando viene dato un segnale di liberazione i ricordi ricompaiono.
>Suggestioni ipnotiche
Con l’ipnosi il controllo motorio di una persona può essere influenzato, si possono cancellare i ricordi o
rievocare memorie antiche e le normali percezioni possono essere alterate.
-Controllo dei movimenti
Se l’ipnotizzatore suggerisce all’ipnotizzato di attaccare le mani il soggetto le sentirà spinte da qualche forza
esterna. Se si dice che un braccio è rigido e poi si chiede di piegarlo non riuscirà a farlo. Quando le persone
risvegliate rispondono con un movimento al segnale prestabilito dell’ipnosi si verifica la risposta post-
ipnotica.
-Amnesia post-ipnotica
Gli eventi che accadono durante l’ipnosi possono essere dimenticati finchè un segnale che viene
dall’ipnotizzatore permette al soggetto di ricordarli. Alcuni ricercatori hanno ipotizzato che l’ipnosi
interferisce con l’abilità individuale di richiamare un particolare item della memoria, ma non influenza il
reale processo di immagazzinamento mnestico.
-Terapia ipnotica
L’ipnosi può servire a un certo numero di disturbi fisiologici e psicologici. In medicina è usata per ridurre
l’ansia, asma, malattie gastrointestinali e nausea conseguente alla terapia oncologica e per il controllo del
dolore. Nel trattamento dei disturbi psicologici per superare le tossicodipendenze.
>Sostanze psicoattive
Il termine farmaco si usa in riferimento a qualsiasi sostanza (diversa dal cibo) che altera chimicamente il
funzionamento di un organismo. Le sostanze psicoattive influenzano il comportamento, la coscienza e/o
l’umore. Comprendono le droghe illegali, eroina e marijuana, tranquillanti, stimolanti e droghe familiari
come alcol, nicotina e caffeina. L’uso di sostanze da parte degli adolescenti è di tipo sperimentale. Alcune
sostanze esercitano sul cervello effetti di rinforzo così potenti che i soggetti che volevano solo provarle
sviluppano il desiderio di assumerne ancora e hanno difficoltà a resistere. La dipendenza dalla sostanza ha
tre caratteristiche: (1) tolleranza- con l’uso continuativo, l’individuo deve assumerne sempre dosi maggiori
per ottenere lo stesso effetto; (2) astinenza- se l’uso è interrotto l’individuo sviluppa reazioni fisiche e
psicologiche spiacevoli; e (3) uso compulsivo- l’individuo assume dosi maggiori di quanto vorrebbe, tenta di
controllare il suo consumo ma non ci riesce e impiega molto tempo a cercare di procurarsi la droga. La
gravità dei sintomi di astinenza variano a seconda delle sostanze. I sintomi di astinenza sono inesistenti
dopo l’uso ripetuto di allucinogeni. Una persona che presenta un modello di uso compulsivo senza alcun
segno di tolleranza o astinenza deve essere comunque considerata tossicodipendente.
>Sedativi
Sono sostanze che deprimono il sistema nervoso centrale; comprendono tranquillanti,
barbiturici(sonniferi), alcune sostanze inalabili(solventi volatili e areosol) e alcol etilico. Di queste la più
abusata è l’alcol.
-L’alcol e i suoi effetti
L’alcol può essere prodotto tramite fermentazione di sostanze: cereali come segale,orzo e frumento; frutta
come uva, mele e prugne; e ortaggi come le patate. Con il processo di distillazione, il contenuto alcolico di
una bevanda fermentata può essere aumentato fino a ottenere superalcolici come whisky o rum.
L’alcol usato nelle bevande si chiama etanolo e consiste in molecole piccole di facile assorbimento organico.
L’alcol si distribuisce in modo abbastanza uniforme in tutto il corpo ma i suoi effetti si fanno a livello
celebrale perché una porzione sostanziale del sangue pompato dal cuore si dirige al cervello e il tessuto
adiposo celebrale assorbe bene l’alcol. L’alcol produce leggera esaltazione, rilassamento e calo delle
inibizioni. Si diventa più socievoli e espansivi, aumenta la fiducia in se stessi e le reazioni motorie
rallentano, l’eloquio è impacciato. Alcuni diventano irascibili e aggressivi altri silenziosi e cupi. La quantità di
alcol ingeribile varia dal sesso, peso e velocità di consumo.
-Consumo di alcol
Più aumenta il tasso alcolico più è facile che capitino risse, litigi e incidenti, suicidi e omicidi. Globalmente il
46% degli uomini e 73% delle donne si astengono dall’alcol e si trovano dal Nord Africa ai paesi
Mediterranei orientali, l’Asia Meridionale e l’Asia Sud-orientale fino all’Indonesia. In Europa meno del 20%
della popolazione si astiene dal consumo di alcol. L’assunzione massiccia o prolungata porta pressione alta,
ictus, ulcere, cancro alla bocca, della gola, dello stomaco, cirrosi epatica e depressione. La Russia e i paesi
limitrofi hanno il tasso più alto di effetti associati all’alcool. La sindrome alcolica fetale causata dal consumo
di alcolici durante i nove mesi di attesa provoca nel neonato ritardo mentale e deformità di bocca e viso.
-Differenze di genere e età nei disturbi causati dall’alcol
Gli uomini bevono più delle donne. Il binge-drinking comprende cinque o più bicchieri in una volta per gli
uomini e quattro o più per le donne. Le persone anziane hanno meno probabilità dei giovani di abuso o
dipendenza da alcol perché il fegato metabolizza l’alcol più lentamente e la più bassa percentuale di acqua
nell’organismo ne aumenta l’assorbimento. Gli anziani si intossicano più velocemente e sperimentano gli
effetti in modo più grave e immediato. In secondo luogo con l’età si matura e in terzo luogo sono cresciuti
sotto il proibizionismo in una società che stigmatizzava l’alcolismo.
>Droghe illecite
Sono sostanze stupefacenti che hanno effetti psicologici e che in molte nazioni o sono proibite o il loro
utilizzo è limitato dalla legge. Da elencare gli oppiacei come l’eroina, gli stimolanti come la cocaina, gli
allucinogeni e la cannabis. La metà di tutte le droghe sequestrate al mondo coinvolge la cannabis, che è
consumata annualmente dal 2, 5 % della popolazione mondiale.
-Cannabis
È una sostanza psicoattiva che induce innalzamento del tono dell’umore, alterazioni cognitive e motorie e
allucinazioni. Le foglie e i fiori secchi della pianta servono a produrre la marijuana mentre la resina
solidificata della pianta è detta hashish. Di solito sono fumati ma possono essere anche presi per bocca. Il
principio attivo è il THC(tetraidrocannabiolo). Preso per via orale a piccole dosi(da 5 a 10 milligrammi)
provoca leggera euforia; dosi maggiori(da 30 a 70 milligrammi) producono reazioni gravi che durano a
lungo simili a quelle indotte dagli allucinogeni. Come l’alcol la reazione ha due stadi: stimolazione e euforia
e poi tranquillità e sonno. Quando si fuma la marijuana il THC è assorbito dalla ricca vascolarizzazione
polmonare. Il sangue dei polmoni va al cuore e al cervello in pochi minuti. Il THC si accumula nel fegato,
reni, milza e testicoli. La pipa ad acqua o “bong” intrappola il fumo finché viene inalato e rappresenta un
mezzo di trasferimento del THC efficiente. Nel cervello il THC si lega ai recettori cannabinoidi che sono
numerosi a livello ippocampale. L’ippocampo è coinvolto nella formazione di nuove memorie e l’uso di
marijuana inibisce l’apprendimento. Le persone che usano marijuana tutti i giorni riferiscono letargia fisica
e motoria; un terzo presenta forme di depressione, ansia e irritabilità. Il fumo contiene cancerogeni. La
marijuana interferisce con l’esecuzione di compiti complessi come la coordinazione motoria e quindi
guidare sotto l’effetto delle droga è pericoloso. A differenza dell’alcol rilevarla nel sangue è difficile perché
viene assorbita dal tessuto adiposo e dagli organi del corpo. La marijuana ha chiari effetti sulla memoria:
rende quella a breve termine suscettibile alle interferenze(le persone perdono il filo del discorso) e
compromette l’apprendimento interferendo con il trasferimento delle informazioni nuove dalla memoria a
breve termine a quella a lungo termine.
>Oppiacei
Sono sostanze che diminuiscono la sensibilità fisica e la capacità di rispondere agli stimoli deprimendo il
sistema nervoso centrale. Sono detti anche narcotici. Si usano in medicina per le proprietà analgesiche.
L’oppio, il lattice essiccato del papavero da oppio, contiene molte sostanze chimiche incluse morfina e
codeina(ingrediente delle prescrizioni analgesiche contro la tosse ha effetti lievi). La morfina e un derivato
l’eroina sono potenti. La maggior parte dell’uso illegale riguarda l’eroina. Gli oppiacei si legano ai recettori
oppioidi. La velocità d’ingresso nell’organismo dipende dalle modalità di assunzione. Sono fumati o inalati e
raggiungono livelli di picco nel cervello in pochi minuti. Più veloce è il processo più si rischia di morire per
overdose. Le sostanze sniffate sono assorbite più lentamente perché devono passare per le mucose del
naso per raggiungere i vasi sanguigni.
-Consumo di eroina
Può essere iniettata, fumata o inalata. All’inizio produce un senso di benessere senza alcuna
consapevolezza di fame, dolore o bisogni sessuali. I consumatori di eroina possono offrire risposte di buon
livello di agilità e intelligenza e raramente sono aggressivi. Produce presto assuefazione perché s’instaura la
tolleranza e non produce più l’effetto e si cerca di riprodurlo con l’iniezione endovenosa ed occorrono dosi
sempre più alte e i disagi fisici legati all’astinenza sono intensi (brividi, sudorazione, crampi allo stomaco,
vomito, cefalea). Così si usa la droga per non sentirli. L’età media di morte per consumatori è 40 anni ed è
causata da asfissia dovuta a depressione del centro respiratorio celebrale. Il decesso per overdose è
possibile. L’uso di eroina è associato a deterioramento della vita personale e sociale poiché mantenere
l’abitudine è costoso. Pericoli addizionali sono l’HIV, l’epatite, infezioni correlate a siringhe non sterili.
-Recettori oppioidi
I neurotrasmettitori si diffondono attraverso la fessura sinaptica di due neuroni e si legano ai neurorecettori
innescando la risposta del neurone ricevente. La forma molecolare degli oppiacei somiglia a quella di un
gruppo di neurotrasmettitori chiamate endorfine. Le endorfine si legano ai recettori oppioidi producendo
sensazioni piacevoli e riducendo il disagio. L’eroina e la morfina mitigano il dolore. L’individuo sperimenta
penosi sintomi di astinenza quando s’interrompe l’uso di eroina, perché molti recettori oppioidi rimangono
vuoti. Si sono sviluppati farmaci che agiscono modulando i recettori oppioidi. Gli agonisti si legano ai
recettori e producono sensazioni di piacere riducendo il desiderio di oppiacei. Gli antagonisti si legano ai
recettori oppioidi ma in modo da non attivarli e perciò non danno sensazioni di piacere. Il metadone è il più
conosciuto farmaco agonista per il trattamento di persone dipendenti da eroina e viene assunto per bocca
a piccole dosi. Il naltrexone, farmaco antagonista, blocca l’azione dell’eroina ed è usato nei Pronto
Soccorso ospedalieri ma non si è dimostrato efficace. Riduce il desiderio di alcol.
>Stimolanti
Sono sostanze che aumentano l’eccitazione generale e lo stato di allerta. Incrementano i neurotrasmettitori
monoaminici(norepinefrina, epinefrina, dopamina e serotonina). Attivano l’organismo sia fisicamente
aumentando il battito cardiaco e pressione sanguigna e mentalmente con uno stato di ipervigilanza.
-Amfetamine
Sono potenti stimolanti in commercio con nomi come Metadrina, Dexedrina e Benzedrina e nel gergo detti
“speed£, “uppers” e “bennies”. Aumentano la vigilanza e riducono il senso di fatica e noia. Modificano
l’umore e aumentano la fiducia in se stessi. Basse dosi sembrano innocue ma quando gli effetti cessano il
consumatore si sente depresso, irritabile e affaticato e ciò lo induce ad assumere una nuova dose. La
tolleranza si sviluppa rapidamente e ha bisogno di dosi sempre maggiori. Gli alti dosaggi causano
agitazione, confusione, palpitazioni cardiache e ipertensione. Quando la tolleranza si sviluppa a tal punto
che le dosi orali non sono sufficienti si iniettano in vena. L’uso prolungato è accompagnato da grave
deterioramento della salute fisica e mentale. Il consumatore abituale o “speed freak” può sviluppare i
sintomi della schizofrenia acuta inclusi deliri persecutori e allucinazioni visive e uditive.
-Cocaina
Si ottiene dalle foglie secche della pianta di coca aumenta l’energia e la fiducia in sé; nei primi anni del XX
secolo era un ingrediente della Coca-cola. Negli anni ’80 e ’90 è cresciuta la popolarità ma ora è illegale.
Può essere inalata o messa in soluzione e iniettata in vena. Può essere trasformata in un composto
combustibile (crack). Uno dei primi studi sugli effetti è stato condotto da Freud(1885). All’inizio ne
incoraggiava il consumo ma quando trattò un amico con essa ed ebbe un’assuefazione grave e morì si
ricredette. L’irritabilità segue il picco euforico e una sensazione di angosciosa depressione. Una comune
allucinazione consiste dei lampi di luce(“snow lights”) o da luci in movimento. Meno comune ma fastidiosa
sono insetti che strisciano sotto la pelle(“insetti della coca”) e può essere così forte che la persona si srva di
un coltello per levarli. La cocaina induce l’attivazione spontanea dei neuroni sensoriali.
-La morte cellulare dopo la morte celebrale – Berger
La morte celebrale si verifica quando il cervello è così danneggiato da morire e di solito è dovuto a traumi o
mancanza di ossigeno. È una condizione permanente e può essere diagnosticata con esami neurofisiologici
e test mirati tra cui l’EEG. Bisogna accertarsi che il paziente non stia soffrendo uno stato di incoscienza
reversibile come un’overdose, ipotermia o ipoglicemia. I criteri comprendono: assenza di movimenti
spontanei o in risposta a stimoli dolorosi. Assenza di convulsioni o movimenti involontari. Assenza dei nervi
cranici(come la risposta pupillare alla luce), assenza di riflessi corneali, assenza di riflessi carenali e di
riflesso calorico(movimento degli occhi in risposta alla stimolazione del canale auricolare). La respirazione è
assente dopo che la ventilazione è stata data col 100% di ossigeno e il 100% di ossigeno è stato
somministrato con una maschera. L’emogasanalisi è effettuata di continuo e si osserva se il paziente attua
sforzi respiratori. Ulteriori test di conferma: EEG piatto in punti multipli. Assenza di flusso nelle arterie
intracraniche o piccoli picchi durante i battiti cardiaci misurati con il Doppler transcranico. L’EEG con
potenziali evocati somatosensoriali rileva l’assenza di risposte a certe onde. La pressione intracranica è
sostenuta e elevata. L’angiografia radionuclidica cranica e quella con contrasto dimostrano l’assenza di
flusso celebrale. Il coma è uno stato protettivo durante il quale il cervello si risana e può ripristinarsi una
qualche forma di coscienza. Con la morte celebrale le cellule sono morte e non si risanano rendendo
impossibile la respirazione spontanea. La morte cardiaca e sistemica si verifica entro ore o giorni. La morte
è un processo non un evento. La morte cerebrale è un segno della morte.
-Capire e definire cos’è davvero la morte- Georgiades
Prima dello sviluppo delle terapie di sostegno vitale, come la rianimazione cardiopolmonare(CRP), la
defibrillazione e la ventilazione tracheale e pressione postiva(TPPV) la concezione della morte era semplice
dato che la cessazione di una delle tre funzioni vitali indipendenti(circolazione, respirazione e
funzionamento celebrale) portava alla cessazione delle altre due e quindi alla morte. Recentemente per
determinare la morte è stato preso il criterio della morte celebrale dato che senza il funzionamento dei
centri del tronco encefalico, la respirazione, circolazione, regolazione della temperatura e altri processi
vitali non si verificano. Ma alcuni obiettano che anche il midollo spinale ha un ruolo nell’integrare le
funzioni dell’organismo il che mina il concetto di morte basato sul cervello. Quando la respirazione e la
circolazione cessano , le cellule del corpo non hanno più accesso all’ossigeno e altre sostanze essenziali al
funzionamento. Senza ossigeno il processo d fosforilazione ossidativa non continua e le riserve di energia
sotto forma di ATP si esauriscono. Molte proteine e enzimi non hanno le fonti di energia necessarie per
continuare le reazioni. Le pompe che si basano sull’ATP per mantenere certi gradienti di concentrazione su
ogni lato della membrana cellulare cessano di funzionare. All’interno della cellula si accumulano i Sali,
l’acqua viene attratta provocando il turgore e alla fine la rottura delle cellule. Man mano che muoiono la
funzione degli organi cessa portando alla morte sistemica. La morte sistemica è un processo fisiologico
graduale di morte cellulare nell’organismo che porta alla morte generale.
CAPITOLO 7 APPRENDIMENTO E CONDIZIONAMENTO
La forma più efficace di trattamento per i disturbi di panico è la terapia cognitivo-comportamentale che
consiste di procedure atte a cambiare pensieri e credenze disattivati. Affonda le radici nella terapia
comportamentale. L’apprendimento è un cambiamento nel comportamento relativamente permanente
che avviene come risultato dell’esperienza (non sono inclusi i cambiamenti comportamentali dovuti alla
maturazione o a condizioni temporanee dell’organismo come fatica). Esistono due tipi: l’apprendimento
non associativo è quello relativo a un singolo stimolo e include abituazione e sensibilizzazione.
L’abituazione è un tipo di apprendimento non associativo caratterizzato dalla riduzione di una risposta
comportamentale a uno stimolo innocuo (per esempio il suono di un corno per la prima volta udito ci fa
sobbalzare ma se ripetuto l’entità del trasalimento si riduce). La sensibilizzazione è un tipo di
apprendimento non associativo caratterizzato dall’aumento di risposta comportamentale a uno stimolo
intenso (per esempio la risposta di trasalimento allo stimolo acustico del corno sarà più pronunciata se si è
entrati in un corridoio buio). Entrambe sono di breve durata: da qualche minuto a poche ore.
L’apprendimento non associativo può essere dimostrato in tutti gli animali. L’apprendimento associativo è
molto più complicato perché implica l’apprendimento delle relazioni tra gli eventi. Include il
condizionamento classico e quello operante. Entrambi implicano la formazione di associazioni: cioè
l’apprendimento che certi eventi si verificano insieme. Nel condizionamento classico l’organismo apprende
che ad un evento ne segue un altro (il lattante impara che all’apparire della mamma seguirà la poppata). In
quello operante l’organismo apprende che la sua risposta avrà una conseguenza (se il bambino picchia il
fratello sarà sgridato).
>Teorie sull’apprendimento
La maggior parte dei primi lavori sull’apprendimento aveva una prospettiva comportamentista e il più
importante portavoce fu John Watson che pubblicò nel ’13 un articolo “La psicologia vista dal
comportamentista”(manifesto comportamentista). Le sue idee nascevano in risposta alle scoperte di
William James(coscienza ed emozioni), Titchener(studio delle strutture mentali) e Wilhelm
Wundt(fondatore di un laboratorio di psicologia e ha studiato l’introspezione). Watson credeva che la
materia principale della ricerca psicologica dovesse essere il comportamento. S’ispirò dagli studi condotti
da Ivan Pavlov sugli animali. Il comportamento si può comprendere con riferimento alle cause esterne che a
quelle mentali. L’approccio comportamentista ha assunto concetti di base. Uno è che le semplici
associazioni di tipo classico o operante costituiscono le fondamenta di tutti i processi di apprendimento,
indipendentemente da ciò che si apprende o sta apprendendo. Questo modo di vedere le cose ha indotto i
comportamentisti a prestare attenzione ai comportamenti di ratti e piccioni che sono influenzati da
ricompense o punizioni nelle situazioni di laboratorio. È però ora evidente che non esiste un gruppo unico
di leggi che regolano l’apprendimento in tutte le situazioni e per tutti gli organismi. Sembra che differenti
specie adottino differenti meccanismi di apprendimento il che ci spinge alla prospettiva biologica. Negli anni
’50 Jerome Bruner si oppose al comportamentismo: essi credevano che le rappresentazioni mentali
possono essere studiate attraverso il metodo sperimentale. Questo fenomeno permise ai ricercatori(il
vincitore del Nobel Herbert Simon) di simulare i processi cognitivi introducendo una visione degli esseri
umani come processori di informazioni.
>Condizionamento classico
Ivan Pavlov, fisiologo russo fece un’importante scoperta nei primi anni del ventesimo secolo. Qualsiasi cane
salivava quando gli veniva messo del cibo in bocca ma notò che i cani in laboratorio salivavano alla sola
vista del cibo ed avevano associato alla vista del piatto al gusto del cibo. Arrivò all’elaborazione del
condizionamento classico (o pavloviano). Il condizionamento classico è un processo appreso in cui stimolo
precedentemente neutro si associa con un altro stimolo, a seguito di ripetute presentazioni abbinate. Il
piatto di cibo costituiva uno stimolo neutro: non portava alla risposta di salivazione. Il cibo di per sé produce
salivazione quando viene messo in bocca del cane. Dopo che cibo e piatto di cibo vengono presentati
appaiati ripetutamente la semplice vista del piatto di cibo è sufficiente a causare la risposta di salivazione. Il
cane impara che i due eventi sono associati.
-Gli esperimenti di Pavlov
Nell’esperimento base di Pavlov un tubicino viene applicato alla ghiandola salivare del cane per misurare il
flusso della saliva. Quindi il cane è posizionato di fronte a un recipiente in cui può essere versata, in modo
automatico, della carne liofilizzata. Il cane è affamato e quando la carne liofilizzata è rilasciata la salivazione
viene registrata. Questa salivazione è una risposta incondizionata (o RI). Di conseguenza, il cibo da solo è
chiamato stimolo incondizionato (o SI. Il ricercatore può anche accendere una luce in una finestrella di
fronte al cane. Questo evento è chiamato stimolo neutro (o SN) perché non causa salivazione.
Successivamente il ricercatore presenterà in modo appaiato il cibo insieme alla luce. Questa fase
dell’esperimento è chiamata “di condizionamento”. Dopo un certo numero di presentazioni appaiate il cane
saliverà in risposta alla luce anche se non gli viene fornita alcuna carne. Questo ci insegna che il cane ha
imparato che i due eventi (cibo e luce) sono associati – la luce è diventata uno stimolo condizionato (SC)
che causa una risposta condizionata (RC). Nel nostro esempio la salivazione in risposta alla luce (RC) è
anticipatoria: il cane saliva in risposta alla luce perché ha imparato che la luce precede il cibo. Il
condizionamento classico ci aiuta a spiegare la risposta complessa che gli esseri umani hanno di fronte alla
ripetuta assunzione di droghe.
-Tolleranza della droga
Si riferisce al diminuito effetto di una droga quando viene assunta ripetutamente. Dosi sempre maggiori
sono necessarie per produrre gli stessi effetti che erano inizialmente prodotti da dosi minori. La tolleranza
alla droga è maggiore quando la droga viene assunta in circostanze abituali. Questo effetto è chiamato
“specificità situazionale della tolleranza alla droga”. L’assunzione di una droga attiverà una risposta
compensatoria dell’organismo. Quando la caffeina(stimolo incondizionato, SI) viene consumata e la
pressione arteriosa aumenta(risposta incondizionata, RI) il corpo reagisce per ripristinare l’omeostasi
facendo tornare la pressione ai livelli normali. Quando un individuo beve caffè abitualmente questa
risposta compensatoria(risposta condizionata, RC) sarà elicitata da elementi associati all’abituale
assunzione di caffeina(stimolo condizionato, SC) come il profumo di caffè. Un altro esempio è la tolleranza
all’alcol. È stato dimostrato che se una persona beve abitualmente birra avrà una maggiore tolleranza
dell’alcol contenuto in una birra rispetto a quello contenuto in un’altra sostanza. Riguardo alle droghe gli
episodi di morte per overdose non sono il risultato di un’effettiva overdose in quanto il tossicodipendente
non ha preso una dose maggiore di droga ma piuttosto l’assunzione è avvenuta in circostanze diverse dal
solito.
-Acquisizione
Lo stadio di acquisizione del condizionamento è dato dai ripetuti abbinamenti di SC e RI e dalla curva di
risposta condizionata RC(curva di apprendimento). Il cambiamento maggiore nell’ampiezza della curva
della risposta condizionata RC avviene nelle prove di condizionamento mentre successivamente il
cambiamento è scarso.
-Estinzione
Se lo SI è ripetutamente omesso, la RC diminuirà gradualmente. L’estinzione corrisponde
all’apprendimento che lo SC non è più predittivo dello SI.
-Recupero spontaneo
Avviene quando lo sperimentatore lascia che il cane si riposi per un certo periodo, e poi presenta ancora la
luce e l’estinta risposta di salivazione riappare. La RC recuperata è più debole rispetto alla fase subito dopo
l’acquisizione. Il recupero spontaneo indica che l’associazione tra SC e SI originariamente appresa non
scompare semplicemente con l’estinzione ma essa sembra determinare una nuova associazione(tra SC e
assenza di SI). Un altro modo per eliminare l’estinzione è di rinforzare l’originaria associazione attraverso un
ripetuto accostamento di SC e SI. La curva di ri-apprendimento risulterebbe più inclinata alla curva di
apprendimento.
-Generalizzazione degli stimoli
La risposta di generalizzazione è quando tanto più simili sono i nuovi stimoli all’originale SC quanto è più
probabile che evochino la medesima risposta. La generalizzazione spiega la capacità umana o animale di
reagire a stimoli nuovi che sono simili ad altri più familiari(abilità adattiva).
-Discriminazione degli stimoli
è una reazione alle differenze. La maggior parte degli esempi di condizionamento discussi erano relativi al
condizionamento eccitatorio, in cui lo SC comporta un aumento della frequenza o dell’ampiezza di una
data risposta. Il rinforzo differenziale ci insegna un’altra conseguenza al condizionamento classico ossia la
diminuzione della frequenza o ampiezza di un comportamento(condizionamento inibitorio).
-Condizionamento di secondo livello
Una volta che la luce ha assunto il ruolo di stimolo condizionato acquisisce il potere di uno stimolo
incondizionato. Se il cane è messo in una situazione nella quale è esposto a un tono(SC2) seguito da una
luce(SC1) il tono da solo solleciterà una risposta condizionata nonostante non sia stato mai abbinato al cibo.
Negli esseri umani la maggior parte delle risposte condizionate è stabilita da un condizionamento di
secondo livello. L’originale SI è uno stimolo biologicamente significativo come cibo, dolore o nausea. Tutto
ciò che occorre per produrre condizionamento è l’accoppiamento di tale stimolo con un altro. (es. nella
chemioterapia vengono iniettate sostanze tossiche nel corpo dei malati che generano nausea. Ai bambini
prima del trattamento viene offerto un gelato per alleviare la seduta ma spesso associano il gelato a ciò che
segue e il gelato diviene fonte di nausea. Se poi al gelato vengono associati dei giochi, dopo svariate volte
anche la sola vista dei giochi senza gelato causerà nausea.)
-Condizionamento e paura
Il condizionamento classico della paura sembra essere alla base di disturbi d’ansia, come il disturbo post-
traumatico da stress o da panico. Uno stimolo condizionato produce una risposta condizionata perché
predice la comparsa di un certo stimolo incondizionato. La prevedibilità è importante anche per le reazioni
emotive. Se uno SC fa prevedere con sicurezza che sta arrivando uno stimolo doloroso allora l’assenza di
quello SC predice che non sta arrivando alcun dolore e l’organismo si rilassa. Lo SC funziona da segnale di
“pericolo” e la sua assenza da segnale di “sicurezza”. Ma se il dentista dà al bambino un segnale di pericolo
ossia che una procedura farà male il bambino avrà paura fino al termine della procedura. Se continua
invece a dire al bambino “Non fa male” quando di fatto qualche volta non è così il bambino non dispone di
segnali di pericolo e può entrare in uno stato d’ansia devastante ogni volta che si trova dal dentista. Le cose
spiacevoli che non si possono prevedere sono intollerabili.
-Fattori cognitivi
Pavlov riteneva che lo SC e SI fossero contigui temporalmente(presentati vicini nel tempo) ma
sembrerebbe che il condizionamento avvenga qualora Sc predica SI. In questo caso SI è contingente allo SC.
Alcuni ricercatori ritengono che il fattore critico alla base del condizionamento classico sia ciò che l’animale
sa. Dato uno SC l’organismo impara ad aspettarsi lo SI(nuova conoscenza). Rescorla ha confrontato la
contiguità e la contingenza. Ha dimostrato che lo SC deve essere predittore affidabile dello SI. La semplice
contiguità temporale non è sufficiente per avere condizionamento. Nell’esperimento di Rescorla ci sono
due gruppi di ratti A e B. il numero di abbinamenti suono-scarica contigui nel tempo è lo stesso nei due
gruppi. Differiva la contingenza della scarica del suono: per A tutte le scariche erano precedute da suoni ,
per B le scariche erano frequenti in assenza o presenza di suono. Solo i ratti del gruppo A hanno
manifestato una risposta condizionata di paura. La conclusione è che la relazione predittiva tra SC e SI è più
importante della contiguità temporale sia della frequenza con cui sono abbinati SC e SI.
-Vincoli biologici
I primi comportamentisti sono a favore dell’ambiente nel dibattito natura-cultura: ciò che un individuo può
apprendere dipende unicamente dalle esperienze nell’ambiente. Altri hanno sottolineato la funzione
biologica del processo di apprendimento ovvero quella di adattamento e sopravvivenza. I primi
etologi(Lorentz, Tinbergen e Von Frisch) facere scoperte a favore di predisposizioni biologiche del
comportamento umano. Gli etologi danno maggiore importanza all’evoluzione e aspetti genetici: ciò che un
organismo ha bisogno di apprendere dipende dalla sua storia evoluzionistica. C’è l’esempio del disgusto
appreso. Molti hanno avuto l’esperienza di ammalarsi dopo aver assunto dei cibi e non vorrebbero di certo
toccare mai più quei cibi. Molti episodi di disgusto avvengono però dopo ripetuti abbinamenti. Dal punto di
vista evoluzionistico è intuitivo capire l’aspetto adattivo del disgusto per il cibo in un’unica prova(senza cioè
la necessità di assistere a ripetizioni di abbinamento cibo-malessere): l’organismo è in grado di evitare cibo
potenzialmente dannoso per la vita. Garcia e Koelling hanno condotto esperimenti he sottolineano
l’importanza della predisposizione biologiche all’apprendimento. Si consente ad un gruppo di ratti di
leccare una fiala contenente una soluzione con particolare sapore. Ogni volta che la lecca si presenta la luce
un clic. Nel secondo stadio i ratti sono intossicati dal cloruro di litio e nel terzo e ultimo stadio ai ratti viene
data la stessa fiala. Talvolta la soluzione della fiala ha lo stesso sapore di prima ma non ci sono luce e clic
mentre altre volte è insapore ma ci sono luce e clic. Gli animali evitano la soluzione quando ne
sperimentano il sapore ma non quando viene presentata con luce e clic: quindi hanno associato solo il
sapore alla sensazione di malessere. Se nel secondo stadio il ratto è sottoposto invece che all’intossicazione
a una scossa elettrica nello stadio finale evita la soluzione solo se presentata con luce più clic e non quando
sperimenta il sapore. Il sapore è un segnale migliore di malessere piuttosto che di scossa mentre la luce più
clic è un segnale migliore di scarica elettrica piuttosto che di malessere. Sia il sapore che la luce più clic
possono essere SC efficaci, e poiché lo star male e subire la scossa sono SI efficaci, avrebbe dovuto essere
possibile associare i due SC con qualunque SI. Nel loro habitat i ratti si fidano del sapore per scegliere il
cibo. Potrebbe esserci una relazione geneticamente determinata tra sapore e reazioni intestinali che
favorisce l’associazione sapore e malessere e non luce e malessere. Ci può essere una relazione innata tra
stimoli esterni e “male esterno” che favorisce l’associazione tra luce e scossa e non quella fra sapore e
scossa. Gli uccelli selezionano naturalmente il cibo sulla base dell’aspetto rispetto al sapore e imparano ad
associare la luce ad un malessere ma non un sapore con il malessere. È un esempio di come specie diverse
imparano la stessa cosa(ciò che causa malessere) con mezzi diversi. Se vogliamo sapere cosa può essere
condizionato con cosa non possiamo considerare lo SC e lo SI in modo isolato ma osservarli in combinazione
e considerare quanto quella particolare combinazione rifletta le relazioni innate. Un esempio di
condizionamento con stimoli ecologicamente rilevanti nell’uomo è l’osservazione del sapore del cibo(lo SC)
diviene associato alla sazietà calorica(lo SI). Queste preferenze condizionate dipendono da quanta fame ha
la persona.
>Condizionamento operante
Condizionamento operante (Skinner, il principale proponente del comportamentismo negli Stati Uniti) →
certi comportamenti sono appresi perché operano nell’ambiente. Il cane impara che fare l’esercizio
richiesto comporta del cibo; il comportamento è strumentale nel produrre un certo cambiamento
nell’ambiente. Se pensiamo che il cane abbia un obiettivo cioè il cibo, il condizionamento operante prevede
l’apprendimento che un particolare comportamento (chiamato “risposta”) conduce ad un particolare
risultato. Il condizionamento classico riguarda l’apprendimento di una relazione tra eventi; il
condizionamento operante riguarda l’apprendimento di una relazione tra alcune risposte comportamentali
e le loro conseguenze. Thorndike condusse esperimenti verso la fine del XX secolo riprendendo le teorie di
Darwin e concluse che gli animali a differenza dell’uomo non apprendono grazie all’ insight(improvvisa
comprensione della situazione che conduce alla soluzione di un problema) ma apprendono con prove ed
errori(comportamento di tipo prova ed errore) e allorché una ricompensa segue immediatamente uno di
questi comportamenti l’apprendimento dell’azione in questione è rinforzato(legge dell’effetto). Nel
condizionamento operante la legge dell’effetto seleziona da un insieme di risposte a caso solo quelle che
hanno conseguenze positive.
-Gli esperimenti di Skinner
Egli studiava una risposta alla volta. Un animale affamato, ratto o piccione è posto nella Skinner box o
camera operante. L’interno della gabbia è vuoto se non per una barra sporgente sotto la quale si trova il
piatto di cibo. Il ratto si muove esplorando. Ispeziona la barra e la spinge(livello base di pressione).
-Rinforzi condizionati
La maggior parte dei rinforzi trattati è quella dei primari perché come il cibo soddisfano impulsi
fondamentali ma non sono tanto comuni. Qualsiasi stimolo può diventare un rinforzo secondario o
condizionato se è costantemente abbinato a un rinforzo primario. Quando un ratto nella Skinner box
abbassa una leva, si sente un suono e poi la distribuzione di cibo(cibo rinforzo primario, suono rinforzo
secondario). Poi lo sperimentatore avvia il processo di estinzione e leva suono e cibo e con il tempo
l’animale smette di abbassare la leva. Allora s’inserisce il suono ma non la somministrazione di cibo. La
frequenza del comportamento aumenta anche se non ottiene il cibo. Il suono ha acquisito una qualità di
rinforzo attraverso un condizionamento di tipo classico e ha finito per indicare il cibo. I soldi sono un
potente rinforzo perché risultano abbinati a rinforzi primari. (es. i ricercatori facevano aumentare il
desiderio di soldi nei partecipanti fantasticando una vincita alla lotteria il consumo di dolci in quest’ultimi
aumentava).
-Generalizzazione e discriminazione
Gli organismi generalizzano ciò che hanno appreso e può essere frenato ciò dall’addestramento alla
discriminazione. L’addestramento alla discriminazione sarà efficace nella misura in cui esiste uno stimolo
discriminante(o un set di stimoli) che distingua i casi in cui deve esserci la risposta da quelli in cui è meglio
sopprimerla. Uno stimolo discriminante è utile nella misura in cui la sua presenza fa prevedere che la
risposta sarà seguita dal rinforzo mentre l’assenza indica che la risposta non sarà seguita dal rinforzo(o
viceversa).
-Programmi di rinforzo
Una volta che un comportamento è stato acquisito, può essere mantenuto anche rinforzandolo di tanto in
tanto(rinforzo parziale). L’estinzione di una risposta mantenuta con rinforzo parziale si verifica molto più
lentamente dell’estinzione di una risposta mantenuta con rinforzo continuo.(effetto di rinforzo parziale).
Alcuni programmi sono chiamati programmi a rapporto perché il rinforzo dipende dal numero di risposte
fornite dall’organismo. È come se fosse un operaio pagato a cottimo. Il rapporto può essere fisso o
variabile. In un programma a rapporto fisso(RF) il numero di risposte deve essere dato è fissato a un valore
particolare( se è 5 si richiedono 5 risposte; quanto più è alto il rapporto tanto è alta la frequenza a cui
l’organismo risponde quand’è inizialmente addestrato con un programma basso è poi spostato verso
rapporti più alti fino a culminare. È come se l’operaio prendesse 5 dollari per ogni orlo cucito poi deve
cucirne 100 per avere i 5 dollari. È difficile che l’operaio cominci un nuovo gruppo di orli dopo che ne ha
terminati abbastanza per avere il compenso). In un programma a rapporto variabile(RV) si riceve il rinforzo
solo dopo aver dato un certo numero di risposte ma quel numero varia in modo imprevedibile(in un
programma RV non ci sono pause perché l’organismo non è in grado di capire quant’è lontano dal rinforzo
successivo. Un esempio è il funzionamento della slot machine: il numero delle risposte(giocate) necessarie
al rinforzo(vincita) continua a variare e il giocatore non sa prevedere quando avverrà il rinforzo; da qui la
dipendenza dal gioco). Altri sono i programmi ad intervallo dove il rinforzo si presenta trascorso un certo
intervallo di tempo. Il programma può essere fisso o variabile. In un programma ad intervallo fisso(IF)
l’organismo è rinforzato per la prima risposta effettuata dopo che è trascorso un certo periodo di tempo
dall’ultimo rinforzo. Un aspetto caratteristico della risposta in un programma IF è la pausa che ha luogo
dopo il rinforzo(anche più lunga dei programmi RF). Un altro aspetto della risposta è l’aumento della
frequenza di risposte man mano che ci si avvicina alla fine dell’intervallo con conseguente produzione di un
andamento a festone. Un esempio di programma IF è la consegna della posta che avviene una sola volta al
giorno(IF 24 ore) o due (IF 12 ore). Non appena la posta è stata consegnata non si va a vedere di nuovo
nella cassetta ma quando si avvicina la fine dell’intervallo tra le due consegne. In un programma ad
intervallo variabile(IV) il rinforzo dipende dal fatto che sia trascorso un certo intervallo di tempo ma la
durata dell’intervallo varia in modo imprevedibile. L’organismo tende a rispondere con ritmo elevato e
uniforme quando il programma è IV. Un esempio è ripetere un numero telefonico occupato. Allo scopo di
riuscire a parlare(rinforzo) si deve attendere per un certo tempo dopo l’ultima risposta(digitazione del
numero) ma la durata dell’intervallo non è prevedibile.
-Condizionamento avversivo
Gli eventi negativi o avversivi come una scarica elettrica o un rumore assordante vengono utilizzati nel
condizionamento operante. I ratti che hanno imparato la strada più breve per raggiungere il cibo se
ricevono una scarica elettrica sceglieranno la più lunga. La soppressione temporanea prodotta dalla
punizione fornisce al ratto l’opportunità per imparare il percorso più lungo. In tal caso la punizione è un
mezzo effettivo per ri-direzionare il comportamento grazie alla sua natura informativa: questa sembra
essere la chiave affinché la punizione abbia i suoi effetti. Sebbene la punizione possa cancellare una risposta
indesiderabile ha numerosi svantaggi. I suoi effetti non sono prevedibili quanto le conseguenze della
ricompensa (la ricompensa dice “Ripeti quello che hai fatto”, il castigo “Smettila”ma non fornisce
l’alternativa): l’organismo può scegliere in sostituzione una risposta ancora meno desiderabile di quella che
è stata punita. Gli effetti secondari della punizione possono essere inopportuni: la punizione porta a
detestare o temere la persona che l’ha somministrata e il luogo in cui è ricevuta.
-Comportamento di fuga e di evitamento
Gli organismi possono imparare a dare una certa risposta per porre termine ad un evento avversivo in
corso(lasciare una stanza in caso di rumore forte o doloroso): questo viene detto risposta di fuga. Può
seguire la risposta di evitamento: gli organismi possono imparare anche a produrre risposte finalizzate ad
impedire il verificarsi di eventi avversivi(evitare una stanza associata ad un rumore forte). Gli psicologi
hanno inventato lo “shuttle box” formata da due comparti divisi da una barriera. Ad ogni prova l’animale è
posto in uno dei due scomparti. A un certo punto si attiva la luce d’allarme e un pavimento è elettrificato;
per evitare la scarica l’animale deve saltare nell’altro. All’inizio il ratto salta la barriera solo quando inizia la
scarica(risposta di fuga) ma con la pratica salta appena vede la luce evitandola completamente(risposta di
evitamento). L’animale ha imparato che saltare oltre la barriera elimina un evento avversivo, cioè la paura
condizionata. Ciò che inizialmente è un non-evento in realtà è la paura stessa ed il comportamento di
evitamento è rinforzato perché riduce la paura.
-Fattori cognitivi
Il fattore critico che rende possibile il condizionamento operante potrebbe essere la contiguità temporale:
una risposta operante è condizionata ogni volta che il rinforzo segue immediatamente il comportamento.
C’è il controllo: una risposta operante è condizionata solo quando l’organismo interpreta il rinforzo come
controllato dalla sua risposta. Gli esperimenti condotti da Maier e Seligman sostengono l’ipotesi del
controllo. Nel primo stadio i cani imparano che ricevere la scossa o no dipende dal comportamento mentre
altri imparano che non hanno alcun controllo sulla scossa. Entrambi i cani della coppia sono avvolti in
un’imbracatura che limita i loro movimenti e ricevono una scossa elettrica. Il cane di “controllo” può
interrompere spingendo con il naso un riquadro vicino ed interromperla per entrambi, l’altro “a giogo” non
può esercitare alcun controllo. I cani ricevono lo stesso numero di scosse. Poi lo sperimentatore li posizioni
in una shuttle box. Ad ogni prova si sente un suono che indica che lo scomparto attualmente occupato
dall’animale sta per essere elettrificato; per evitare la scarica il cane deve imparare a saltare la barriera
quando sente il suono di allarme. I cani di controllo imparano rapidamente questa risposta mentre i cani da
giogo non fanno alcun tentativo finché scivolano nell’impotenza. Durante il primo stadio dell’esperimento
gli animali hanno imparato che erano “senza via d’uscita”, “impotenti” e questa scoperta impedisce loro di
imparare ad evitare la scarica in un secondo momento, anche quando potevano(impotenza appresa). Il
condizionamento operante si realizza solo quando l’organismo percepisce di essere in grado di controllare il
rinforzo. Il condizionamento operante si ha solo quando l’organismo percepisce la contingenza fra le sue
risposte e il rinforzo( nel caso precedente la probabilità che la scossa finisca è maggiore quando il riquadro
è spinto di quando non lo è). Sapere che lo SC preannuncia lo SI può essere interpretato come la
dimostrazione che l’organismo ha colto un rapporto possibile fra i due stimoli. Nel condizionamento
classico il comportamento è contingente ad uno stimolo particolare, in quello operante a una risposta
particolare anticipata. Le nostre capacità di imparare le contingenze si sviluppa presto. Le persone soffrono
di ciò che è stato denominato “illusione di controllo” quando credono di avere controllo sugli esiti di un
evento dovuto al caso.
-Vincoli biologici
Negli esseri umani sono state evidenziate prove a favore dell’esistenza di vincoli biologici per
l’apprendimento, ad esempio nel caso delle fobie. Alcune come quella per l’altezza o i serpenti si
sviluppano più facilmente di altre riflettendo eventi o situazioni di pericolo per i nostri antenati.
>Apprendimento e cognizione
Per predire il comportamento umano e per controllarlo ci occorre conoscere le diverse situazioni a cui gli
esseri umani reagiscono. Ma la dottrina comportamentista è stata contestata. Nel 1930 lo psicologo Tolman
riportò risultati che mostravano un apprendimento latente negli animali: dimostrò che nonostante gli
animali stessero apprendendo il loro comportamento non cambiava in modo corrispondente. Fece un
esperimento con dei ratti. Ad un gruppo veniva data una ricompensa e risolvevano in modo veloce il
labirinto ad un secondo gruppo non veniva data ricompensa mostrava pochissimi miglioramenti. Ma
quando anche al secondo gruppo veniva data la ricompensa la prestazione saliva a livello dei primi(avevano
una “conoscenza latente” del labirinto). Concluse che il ratto aveva elaborato una mappa cognitiva, una
rappresentazione mentale del tracciato del labirinto e l’apprendimento avviene nonostante l’animale non
venga rinforzato.
-Apprendimento osservativo
Albert Bandura è il ricercatore che più si è occupato di studiare l’apprendimento osservativo. Egli
sottolineava il fatto che questo tipo di apprendimento seguisse gli stessi principi del condizionamento
operante, ossia che i modelli ci insegnano le conseguenze dei nostri comportamenti. I modelli normalmente
sono altre persone i cui comportamenti possono essere osservati, ma possono anche essere delle entità più
astratte, come ad esempio le istruzioni trovate su un libro. Il rinforzo in molti casi è indiretto: colui che
imita si aspetta di essere rinforzato alla stregua del modello. Uno dei primi studi era lo “studio del pupazzo
di Bobo”. È un gioco gonfiabile con una base pesante che assicura che il pupazzo torni una volta colpito. Un
gruppo di bambini osservava un gruppo di adulti che colpiva il pupazzo in modo aggressivo, un altro gruppo
osservava degli adulti che non si comportavano in modo aggressivo. Poi lasciati soli nella stanza i bambini
del primo gruppo mostravano comportamenti aggressivi nei confronti di Bobo. Lo stesso accade se i
bambini vedono sequenze filmiche violente in tv come lo stesso accade per i video giochi. Chi apprende
deve: (1) prestare attenzione al comportamento del modello e osservarne le conseguenze, (2) ricordare ciò
che è stato osservato, (3) riprodurre il comportamento osservato, e infine (4) essere motivato a farlo. I
neuroni specchio giocano un ruolo importante nel comportamento osservativo. Essi sono attivi quando un
soggetto osserva qualcun altro mentre mette in atto un comportamento ma sono ancora più attivi quando
viene messo in atto con uno scopo preciso o in un contesto significativo. Sono coinvolti nella comprensione
delle azioni e delle interazioni degli altri. Secondo Bandura gli esseri umani sono agenti delle proprie
esperienze. La “prospettiva dell’agente” sposta l’attenzione sul fatto che la cognizione motivi l’azione e che
il senso di efficacia personale (le credenze di un individuo circa la propria efficacia come persona) è
essenziale per l’apprendimento complesso e quello sociale.
-Credenze preesistenti
Le credenze preesistenti possono restringere ciò che la persona può imparare e ciò indica che
l’apprendimento include processi che esulano dalla semplice associazione tra input. Negli esperimenti i
partecipanti riferivano l’esistenza di relazioni tra immagini e parole dovute a credenze che possedevano
prima di partecipare all’esperimento (occhi grandi abbinati alla diffidenza o bocca grande al desiderio di
sentirsi accuditi). Queste relazioni inesistenti ma plausibili sono dette associazioni spurie. Il fatto che gli
esseri umani siano inclini ad individuare associazioni o relazioni causali tra eventi, laddove non siano certe,
si spiega da un punto di vista evoluzionistico (il comportamento superstizioso è adattivo come ad esempio
quello religioso). Nel processo dall’alto verso il basso relativo all’apprendimento, colui che apprende
combina le sue credenze preesistenti su una relazione associativa con l’input reale riguardante la relazione,
per produrre una valutazione finale sull’intensità della relazione stessa. Proprio come i ratti e i piccioni
possono essere vincolati ad imparare solo le associazioni a cui l’evoluzione li ha predisposti, così gli esseri
umani sembrano vincolati ad imparare le associazioni a cui le loro credenze preesistenti li hanno
predisposti.
-I topi canterini forniscono dei lumi sull’evoluzione del linguaggio umano? – Fischer
Il linguaggio può essere caratterizzato in base alla sua natura simbolica e sintattica. Sia il simbolismo che la
sintassi sono basate sulle convenzioni e di conseguenza anche la capacità di imparare. Il linguaggio parlato
ha bisogno della capacità di apprendimento della produzione vocale e della comprensione uditiva.
All’interno dei primati l’apprendimento della produzione vocale è ristretto agli uomini. Ci si interroga su
quali siano i geni e l’organizzazione del cervello che ha permesso agli uomini di parlare. Un gene è il FOXP2.
Hanno identificato due sostituzioni di aminoacidi che sono diventati fissi nel linguaggio umano dopo la
separazione dagli scimpanzé. I cuccioli di topo emettono dei richiami ad ultrasuoni quando restano separati
dalla nidiata mentre i topi maschi e femmine producono delle sequenze di vocalizzazioni (canzoni) di fronte
a intrusi o in situazioni legate all’accoppiamento. I topi con due alleli non funzionali FOXP2 esibiscono dei
deficit di sviluppo e muoiono circa 3 settimane dopo la nascita e producono meno vocalizzazioni. I topi con
la variante umana avevano minori concentrazioni di dopamina nel cervello e una maggiore capacità
sinaptica dello striato che indica che l’allele FOXP2 umanizzato agisce sui gangli basali che sono coinvolti
nell’apprendimento motorio. FOXP2 è un fattore di trascrizione che influenza il funzionamento di molti geni
ed è coinvolto nello sviluppo di polmoni, cuore e organi. I topi sordi non mostrano differenze nella struttura
dei vocalizzi rispetto ai topi che ci sentono. I topi USV(con vocalizzazioni ultrasoniche) hanno fornito molte
informazioni sugli studi della base genetica del comportamento sociale per i disturbi dello spettro autistico
in cui i modelli murini per il disturbo dello spettro autistico hanno prodotto meno vocalizzi in contesti
sociali.
>Apprendimento e cervello
Donald Hebb ha molto contribuito alle teorie su apprendimento e cervello. Considerava gli esseri umani
come organismi biologici frutto dell’evoluzione e riteneva che i processi mentali dovessero essere
considerati riguardanti il sistema nervoso e cervello e che l’apprendimento fosse un processo che
riguardava modificazioni nell’attività neurale. Ipotizzò che se un input del neurone A aumenta
ripetutamente la scarica di un neurone B allora la connessione tra neuroni A e B è più forte. La ripetizione
della stessa risposta comporta cambiamenti permanenti a livello delle sinapsi tra neuroni (regola
dell’apprendimento di Hebb). La plasticità neurale è l’abilità del sistema nervoso di cambiare in risposta
all’esperienza. L’impulso nervoso è trasmesso da un neurone all’altro attraverso l’assone del neurone
efferente. Gli assoni sono separati dalla fessura sinaptica il neurone che manda il segnale secerne un neuro
trasmettitore che si diffonde nella fessura e stimola i ricettori del neurone ricevente. Le idee fondamentali
riguardo l’apprendimento sono: (1) un qualche cambiamento strutturale a livello sinaptico sia la base
neurale dell’apprendimento e (2) che l’effetto di tale cambiamento strutturale sia di rendere la sinapsi più o
meno efficiente.
-Abituazione e sensibilizzazione
La modalità di apprendimento più elementare è rappresentata dall’apprendimento non associativo.
L’abituazione e la sensibilizzazione sono esempi di questo tipo di apprendimento. Durante l’abituazione una
risposta comportamentale si riduce a seguito di successive presentazioni dello stimolo. Durante la
sensibilizzazione la risposta comportamentale aumenta alle presentazioni di stimoli intensi come i suoni
alti. Un gruppo di ricerca diretto dal Nobel Eric Kandel ha lavorato sulla lumaca marina Aplysia californica
che ha un sistema nervoso semplice e accessibile. L’apprendimento nell’animale è stato studiato misurando
il riflesso di ritrazione della branchia che può essere indotto con la delicata stimolazione meccanica della
branchia stessa o del tessuto circostante. Il riflesso di ritrazione è una risposta difensiva che protegge da
lesioni. La lieve stimolazione con un getto d’acqua induce la ritrazione della branchia ma la stimolazione
ripetuta induce risposte sempre più deboli e c’è la riduzione della quantità di neurotrasmettitore secreta
dai neuroni sensoriali della branchia per attivare un moto neurone che controlla la ritrazione della
struttura. Il riflesso di ritrazione della branchia è soggetto anche a sensibilizzazione che come l’abituazione
l’apprendimento di sensibilizzazione implica un cambiamento della trasmissione sinaptica tra i neuroni
sensoriali e motoneuroni che controllano la branchia. Lo stimolo intenso induce l’incremento della quantità
di neurotrasmettitore secreta dal neurone sensoriale. L’aumento dipende dall’attivazione degli interneuroni
che rilasciano seratonina sui neuroni sensoriali della branchia.
-Condizionamento classico
I ricercatori hanno proposto un modello neurale di condizionamento classico nell’Aplysia simile a quello di
sensibilizzazione. Sono stati usati due modelli sperimentali: il condizionamento del riflesso di
ammiccamento e quello della paura.
-Condizionamento del riflesso di ammiccamento
Quando si dirige ad un occhio uno stimolo come un soffio d’aria(SI) si produce un riflesso di ammiccamento.
Questa risposta può essere condizionata se il soffio d’aria è preceduto da un suono(SC). Dopo
l’addestramento lo SC riuscirà a produrre lo RC di ammiccamento persino in assenza del soffio d’aria. Gli
studi di Thompson hanno rivelato che il sito essenziale di plasticità si trova nel cervelletto. Gli animali con
lesioni cerebellari non sono in grado di apprendere o ricordare l’ammiccamento condizionato. Il
condizionamento si associa a modificazioni della trasmissione sinaptica a livello del cervelletto(depressione
a lungo termine LTD) cioè della riduzione a lungo termine della trasmissione sinaptica a livello cerebellare
che si traduce in una risposta condizionata comportamentale perché la corteccia del cervelletto inibisce la
porzione che produce RC del circuito di condizionamento del riflesso di ammiccamento.
-Condizionamento della paura
Nell ‘esperimento i ratti sono condizionati a temere un luogo o segnale associati a uno stimolo avversivo
come una scarica elettrica alla zampa. Si valuta la paura misurando il comportamento di freezing(immobilità
estrema mostrata dai roditori quando sono terrorizzati). Un’area celebrale specifica è essenziale
all’apprendimento e al ricordo delle esperienze che inducono timore. Si tratta dell’amigdala che gioca un
ruolo nelle emozioni compresa la paura. Riceve informazioni dalle aree celebrali talamiche e corticali e
traduce tali associazioni in risposte di paura mediate da ipotalamo, mesencefalo e bulbo. Gli animali con
lesioni all’amigdala non sono in grado di apprendere o ricordare risposte di paura. I neuroni dell’amigdala
esibiscono molte trasformazioni nel corso dell’apprendimento di nuove risposte di paura. Incrementano la
loro attività in reazione a SC precedentemente associati a SI avversivi. L’apprendimento a livello
dell’amigdala è mediato dal potenziamento a lungo termine(LTP) che consiste nel persistente incremento
alla trasmissione sinaptica nelle vie neurali che trasportano all’amigdala le informazioni sugli SC. Sia nel
condizionamento di riflesso di ammiccamento e in quello della paura , le modificazioni della trasmissione
sinaptica in aree celebrali definite sono responsabili dei cambiamenti comportamentali che accompagnano
l’apprendimento associativo. L’amigdala è coinvolta nell’apprendimento specifico della paura ma non in
quello generale.
-Basi cellulari dell’apprendimento
Una possibilità è che l’apprendimento dia luogo ad un aumento o diminuzione della quantità di
neurotrasmettitori secreta dal neurone trasmettitore a seguito di un incremento o una diminuzione del
numero di terminali assonici che secernono neurotrasmettitori. Altre possibilità sono la modificazione delle
dimensioni sinaptiche o la formazione di sinapsi nuove. Sono esempi di plasticità sinaptica cioè
cambiamenti della morfologia e/o fisiologia delle sinapsi associati ai processi di apprendimento e memoria.
Le sinapsi in diverse aree celebrali possono esibire incrementi a lungo termine dell’attività di trasmissione.
Per esempio la rapida stimolazione elettrica delle sinapsi ippocampali induce un potenziamento
dell’intensità delle risposte sinaptiche che si mantiene per giorni e settimane. Per farlo serve il recettore
NMDA che è diverso dagli altri perché per aprilo: (1)serve il legame del glutammato presinaptico, (2) serve
la forte depolarizzazione della membrana postsinaptica in cui risiede il recettore stesso. Una volta aperto il
recettore permette l’ingresso nel neurone di un numero cospicuo di ioni calcio che causa la modificazione a
lungo termine della membrana del neurone rendendolo più responsivo al segnale iniziale. L’attivazione dei
recettori NMDA può avvenire durante il condizionamento classico in cui stimoli deboli(SC) e forti(SI)
convergono su singoli neuroni. Si svilupperà LTP a livello delle sinapsi che trasmettono l’informazione dello
SC perché il condizionamento causa sia attività presinpatica sia depolarizzazione post-sinpatica dei neuroni
in cui convergono le informazioni associate a SC e SI. Imparare il nome di una persona richiede di effettuare
un’associazione tra l’aspetto della persona e il nome. Il potenziamento a lungo termine rafforza le sinpasi in
modo che la vista della persona vi farà venire in mente il nome. Il meccanismo NMDA offre una teoria
esplicativa dell’associazione degli eventi in memoria.
-Conseguenze strutturali dell’apprendimento
L’ippocampo negli adulti sani può cambiare strutturalmente quando vengono acquisite nuove conoscenze
di tipo spaziale e lo stesso accade rispetto all’ambiente. Draginsky e al. Hanno dimostrato cambiamenti
strutturali nel cervello di soggetti addestrati alla giocoleria. Anche i musicisti mostrano un incremento del
volume di sostanza grigia nelle aree motorie e uditive associato al tempo trascorso ad esercitarsi e
all’intensità dell’esercizio.
>Apprendimento e motivazione
-Arousal(o attivazione)
Ha una dimensione fisiologica e psicologica. Fisiologicamente il termine si riferisce al livello di allerta di un
organismo. Psicologicamente il termine si riferisce alla tensione che può accompagnare diversi livelli di
arousal, che vanno dalla calma all’ansia. Secondo Hebb è un importante concetto motivazionale ovvero un
organismo sarebbe motivato a mantenere il livello di arousal che è più appropiato per il comportamento
che sta attuando. Prende spunto dalla legge di Yerkes-Dodson che relaziona la prestazione di una persona
all’arousal. La maggior parte dei compiti è meglio eseguita a livelli intermedi di arousal fisiologico. Poiché
compiti complessi hanno livelli elevati di arousal spingono l’individuo a cercare uno stato di calma. Compiti
semplici possono diventare noiosi poiché associati a bassi livelli di arousal e l’individuo cercherà altri stimoli
per incrementare l’arousal. Altri studiosi hanno ipotizzato che il comportamento osservativo
dell’uomo(desiderio di scoprire e imparare cose nuove)sia il risultato di un desiderio di essere stimolati.
-Dagli incentivi agli obiettivi
I primi studiosi si focalizzavano sugli incentivi: un comportamento è motivato dall’attesa di una risposta alla
ricompensa. Hebb, Tolman ed altri studiosi hanno sottolineato che molti comportamenti umani non
possono essere motivati dall’attesa di una ricompensa(es. studiare è un esempio di comportamento
complesso goal-oriented ossia orientato all’obiettivo finale ossia la laurea). Lo studio delle emozioni è
legato alla motivazione.
-Motivazione intrinseca e apprendimento
Si può essere motivati intrinsecamente (studiare argomenti perché interessati) o estrinsecamente
(studiare per prendere un bel voto). Le persone con motivazione intrinseca sono più persistenti nel compito
e sono in grado di gestire il materiale complesso in modi cognitivi più creativi e la loro memoria di nozioni
complesse è migliore; l’attribuzione di certe spiegazioni a cause intrinseche risulta nella sensazione di saper
controllare le proprie azioni quindi di essere autodeterminati. Quando ricompense esterne diventano
indispensabili il senso di autodeterminazione si perde e la persistenza è ridotta e la persona può scoraggiata
a perseguire (teorie di Bandura). Le ricompense esterne possono inficiare la motivazione intrinseca. Lapper
e Green hanno fatto una ricerca su un gruppo di bambini che doveva eseguire dei puzzle in assenza di
ricompensa attesa. Un secondo gruppo veniva detto che potevano giocare con altri giochi dopo aver
completato i puzzle. Poi entrambi i gruppi venivano lasciati giocare liberamente: i bambini che non
aspettavano ricompensa hanno liberamente deciso di fare i puzzle. Nel momento in cui vengono introdotte
ricompense il gioco sembra diventare lavoro (overjustification effect, effetto di ipergiustificazione → la
ricompensa esterna diventa la giustificazione per svolgere quel compito).
-L’apprendimento sociale non può essere spiegato dall’apprendimento associativo-Gòmez
L’apprendimento sociale è un fenomeno complesso che dipende da meccanismi cognitivi e motivazionali.
C’è il caso del gaze following (seguire lo sguardo) cioè la reazione che hanno le persone di guardare nella
stessa direzione degli altri per identificare il loro oggetto dell’attenzione, un’abilità socio-cognitiva che si
sviluppa durante il primo anno di vita. Corkum e Moore hanno condotto un esperimento con bambini di 8-9
mesi e volevano dimostrare che l’abilità di seguire lo sguardo viene acquisita attraverso associazioni
selettive rinforzate. Un gruppo di bambini riceveva un rinforzo ogni volta che seguiva lo sguardo di un
adulto; un secondo gruppo otteneva un rinforzo se guardava nella direzione opposta. Ma lo facevano con
difficoltà e anzi guardavano nella direzione dell’adulto mentre i bambini del primo gruppo con facilità a
dimostrazione che l’inseguimento dello sguardo non è un’abilità appresa tramite semplici associazioni.
Nello sguardo c’è qualcosa di intrinseco e direttivo. Paulus mostrava a bambini di 14 mesi una persona che
guardava uno di due oggetti. Poi la persona guardava in mezzo ai due oggetti ma i bambini continuavano a
guardare l’oggetto iniziale. Se la persona non era presente, prestavano più attenzione all’oggetto
trascurato. Quindi i bambini hanno formato un’associazione tra lo stimolo “Persona” e lo stimolo “Oggetto
1”. Ma questi risultati sono spiegati meglio dal modello in cui i bambini codificano relazioni intenzionali tra
agenti e oggetti. Dal momento che l’agente mostrava di non agire sull’oggetto che guardava i bambini
hanno imparato che era improbabile che l’agente compisse un’azione su quell’oggetto. Sembra che i
bambini con autismo si impegnino nel puro apprendimento associativo e questo li può portare ad un
apprendimento sociale insufficiente o non adattivo(come imparare il significato sbagliato di parole
pronunciate nello stesso momento in cui si manipola un oggetto). Il caso dell’autismo illustra i limiti
dell’apprendimento associativo nello spiegare la complessità dell’apprendimento sociale e della cognizione.
-L’apprendimento, non l’istinto, determina il comportamento sociale o di altro tipo – Reed
All’inizio del ventesimo secolo ci fu un dibattito tra coloro che ritenevano il comportamento spiegabile
dall’apprendimento (i comportamentisti come Watson) e coloro che attribuivano al comportamento una
natura istintiva ereditaria(psicologi dell’istinto come MCDougall). Holt sottolineò tre problemi: (1)La natura
circolare della spiegazione(come si fa a sapere che la persona ha l’istinto di girarsi i pollici? Perché si gira i
pollici!); (2) la natura ingenua del fenomeno spiegato; (3) le teorie sull’istinto non offrono spiegazioni su
dove e in che modo nascono gli istinti. Tomasello suggerisce che l’apprendimento sociale sia alla base
dell’evoluzione culturale dell’uomo, consentendo una crescita cumulativa delle conoscenze non evidente in
altre specie (sembra invece che ogni generazione in altre specie debba acquisire nuove conoscenze
daccapo). I meccanismi innati aiutano ad innescare certi processi critici come l’attenzione condivisa,
l’apprendimento del linguaggio e quello culturale (“istinti interattivi” ed è la rinascita della psicologia
dell’istinto degli anni ’20). Esistono due principali forme di apprendimento sociale: non imitativo quando la
presenza di un’altra persona favorisce l’acquisizione di conoscenze ma non i dettagli di un comportamento
osservato ed è spiegato dai principi del condizionamento classico: l’imitazione è spiegata
dall’apprendimento operante discriminativo. L’apprendimento sociale non imitativo esiste anche in altre
specie come nei ratti che imparano le preferenze per il cibo e si diffonde in tutta la colonia o nelle scimmie
(Mineka e Cook) allevate in laboratorio che sviluppavano la paura dei serpenti alla vista di scimmie
selvatiche che mostravano comportamenti di paura nei confronti dei serpenti. Questa forma di
apprendimento produce cambiamenti nella “pratica culturale” che non è né basata sulla vera imitazione, né
ristretta agli esseri umani. Heyes e Dawson hanno dimostrato che se un ratto viene posizionato in una
gabbia di fronte a un altro ratto che sta premendo una leva a destra o sinistra per ottenere il cibo, quando
viene posto davanti alla leva la premerà nella stessa direzione del ratto dimostratore (ha imparato perciò
delle azioni specifiche di un altro ratto). Reed et al. Notarono però che l’imitazione era presente solo nei
ratti allevati in un contesto sociale e non in quelli allevati in isolamento; sembra possibile apprendere
attraverso l’imitazione solo in contesti ed ambienti sociali. La teoria dell’apprendimento asserisce che
l’”istinto imitativo” sia un concetto nuovo, che non spiega fenomeni osservabili, e vi è ampia evidenza a
favore del fatto che l’apprendimento sociale sia presente in molte specie, sia nella forma non-imitativa
(condizionamento classico) che in quella imitativa(condizionamento operante). Entrambe queste forme di
apprendimento sociale favoriscono la trasmissione culturale delle conoscenze.
CAPITOLO 8- MEMORIA
Nel libro Actual Innocence Scheck, Newfeld e Dwyer descrivono il Progetto Innocenza , un programma
finalizzato a usare la prova del DNA come mezzo per scagionare chi è falsamente accusato(caso di Ronald
Cotton accusato dello stupro di Jennifer Thompson e imprigionato solo sulla base della memoria della
stuprata che poi si ricredette per la prova del DNA che accusò Bobby Poole un altro detenuto). Lo studio
rivela che l’84% delle condanne ingiuste si basa sull’errata identificazione da parte di un testimone o
vittima. I nostri ricordi sono più o meno corretti: se non lo fossero avremmo parecchi problemi da
affrontare nel corso della vita ma la memoria ci inganna e talvolta le conseguenze di ricordi scorretti sono
drammatiche. Quasi tutte le decisioni che prendiamo si basano su ricordi di un tipo o altro.
>Tre importanti distinzioni
La prima riguarda i tre stadi della memoria: codifica, immagazzinamento e recupero. La seconda è relativa
al tipo differente per immagazzinare le informazioni per periodi brevi e lunghi. La terza il diverso tipo per
immagazzinare diversi tipi di informazioni(un sistema per i fatti e uno per le abilità).
-Tre stadi della memoria
Lo stadio di codifica è quando per esempio si trasforma un input fisico(onde sonore) che corrisponde ad un
nome nel tipo di codice o rappresentazione che la memoria accetta ed si sistema quella rappresentazione
nella memoria. Lo stadio di immagazzinamento è per esempio conservare il nome per il tempo intercorso
fra i due incontri con la stessa persona. Lo stadio di recupero consiste nel riconoscere la persona sulla base
della rappresentazione immagazzinata del viso, e recuperare il nome dal deposito. La memoria può fallire in
uno qualsiasi dei tre stadi. I diversi stadi sono mediati da differenti strutture celebrali. Dagli studi di
scansione e imaging celebrale in due fasi(nella prima che riguarda la codifica i partecipanti studiano un
insieme di item verbali e nella seconda, relativa al recupero, devono riconoscere gli item quando compare il
nome della categoria) si è misurata l’attività celebrale tramite la tomografia ad emissione di positroni(PET)
e si è scoperto che nella codifica la maggior parte delle aree attivate si trova nell’emisfero sn mentre nel
recupero in quello dx.
-Tre magazzini di memoria
Nel 1968 Atkinson e Shiffrin hanno formalizzato le basi per la distinzione tra diverse memorie. I principi
fondamentali della loro teoria sono:
1.l’informazione proveniente dall’ambiente è inizialmente immessa nel magazzino sensoriale, che ha le
seguenti caratteristiche: a) è ampio, b) è un deposito temporaneo(per quello visivo è pochi decimi di
secondo mentre per quello uditivo è pochi secondi), c) la piccola porzione di informazione è trasferita nel
successivo compartimento la memoria a breve termine.
2. La memoria a breve termine ha le seguenti caratteristiche: a) può essere grossolanamente identificata
con la coscienza, b) l’informazione è facilmente accessibile, c) l’informazione contenuta decade in circa 20
secondi, d) è possibile impedire il decadimento dell’informazione se si continua a ripeterla(per ripetizione
s’intende la riproduzione continua di alcune informazioni), e) l’informazione contenuta può essere
sottoposta a altri tipi di processi noti come processi di elaborazione al momento del trasferimento dal
magazzino a breve termine al terzo deposito di informazione, il magazzino a lungo termine.
3. Il magazzino a lungo termine ha le seguenti caratteristiche: a) l’informazione proveniente dal magazzino
a breve termine entra grazie a vari tipi di processi di elaborazione, b) la capienza del magazzino è illimitata,
c) il processo di recupero permette l’acquisizione dell’informazione e il suo trasferimento in quello a breve
termine dove può essere manipolata e usata per eseguire il compito.
-Diversi tipi di memoria per diversi tipi di informazione
Utilizziamo una memoria a lungo termine per immagazzinare i fatti diversa da quella per immagazzinare le
abilità. Il tipo di memoria meglio conosciuta è quella esplicita( una persona ricorda consciamente un vento
passato, che si è verificato in un tempo e luogo precisi). Quella implicita è quando una persona ricorda
inconsciamente vari tipi di informazione(una persona ricorda come colpire una palla).
>Memoria sensoriale
è un magazzino temporaneo in cui viene posta l’informazione inizialmente acquisita dall’ambiente
attraverso gli organi di senso. Esistono memorie sensoriali corrispondenti a tutte le modalità di senso ma
quelle più studiate corrispondono alla visione(memoria iconica) e udito(ecoica).
-Esperimenti di Sperling: esperimento di rapporto parziale
Nel 1960 Sperling osservò che, quando si presenta velocemente una grande quantità di informazione –
diciamo 12 cifre sistemate su 3 file e 4 colonne – le persone sono in grado di riportare solo 4 o 5 cifre.
Questo numero di item immediatamente richiamabili, denominato span di apprendimento, è noto da circa
un secolo e si assume rappresenti la quantità massima di informazione che una persona può acquisire.
Nella procedura di rapporto parziale Sperling proietta agli osservatori delle lettere per un 20° di secondo.
Le lettere sono disposte in file e il loro numero è variabile. L’esperimento prevede due condizioni di
rapporto. Nella condizione standard di rapporto completo, l’osservatore riporta semplicemente quante più
lettere è possibile. Nella nuova condizione di rapporto parziale, l’osservatore riporta solo una fila di lettere.
Un tono alto indica all’osservatore che deve riportare la fila in alto; un tono medio quella in mezzo e quella
in basso la fila in basso. Nella condizione di rapporto parziale, Sperling stimò quante lettere l’osservatore
avesse a disposizione moltiplicando la quantità media di lettere che l’osservatore è in grado di riportare
della fila indicata per il numero delle file. Il numero di lettere riportate è continuato ad aumentare
parallelamente al numero di lettere presentato che dimostra che gli osservatori avevano a disposizione più
lettere di quanto fossero in grado di riportare nella tradizionale condizione di rapporto completo. Nel
secondo esperimento Sperling ha mantenuto costante il numero delle lettere nella dimostrazione variando
l’intervallo tra la presentazione del modello e l’indicazione uditiva relativa alla fila da riportare, nella
procedura di rapporto parziale. Con l’aumento di intervallo prima della traccia acustica il numero stimato di
lettere disponibili ha subito un crollo a circa 300 ms. Significa che la memoria iconica svanisce dopo un
terzo di secondo.
-Persistenza visibile: esperimento di integrazione temporale
Di Lollo descrive un paradigma: si presentano 24 punti in 24 quadrati su 25, di un’immaginaria matrice 5 x
5, e il compito dell’osservatore consiste nel riportare la localizzazione del punto mancante. Lo stimolo a 24
punti è presentato come due cornici di 12 punti ciascuna separate nel tempo. Quando l’intervallo è breve si
riporta la localizzazione del punto mancate, quando l’intervallo aumenta la prestazione declina a circa 150
ms.
-Rapporto parziale e persistenza visibile: una teoria di integrazione
I due aspetti della memoria iconica(quello che permette di estrarre l’informazione e quello che la rende
visibile) hanno caratteristiche differenti. Busey e Loftus hanno proposto una teoria per integrare i due
paradigmi. I principi fondamentali sono:
1.Uno stimolo visivo presentato brevemente scatena nel sistema nervoso una risposta sensoriale.
L’intensità della risposta alla presentazione dello stimolo, continua ad aumentare per un breve periodo
successivo e quindi si riduce velocemente, fino ad arrivare a zero.
2.la quantità di informazione acquisita dallo stimoli è correlata all’area di funzione della risposta sensoriale.
3.la visibilità dello stimolo è correlata alla velocità con cui l’osservatore acquisisce informazioni dallo
stimolo stesso,
>Memoria di lavoro(o a breve termine)
È uno spazio di lavoro dove poter effettuare operazioni mentali rilevanti per il compito che si sta svolgendo
al fine di completarlo in modo efficiente.
-Codifica
L’attenzione è selettiva e la memoria di lavoro conterrà solo ciò che è stato selezionato. Alcuni “Problemi di
memoria” sono in realtà cadute di attenzione.
-Codifica fonologica
Quando l’informazione è codificata in memoria, viene immessa secondo un certo codice o
rappresentazione. Possiamo usare la rappresentazione visiva e fonologica anche se favoriamo il codice
fonologico quando cerchiamo di mantenere viva l’informazione con la ripetizione che è una strategia
diffusa quando le informazioni consistono in elementi verbali come cifre, lettere e parole. In un
esperimento classico i partecipanti dovevano scrivere sei consonanti in ordine mostrate rapidamente poco
prima dai ricercatori. I partecipanti codificavano ogni lettera dal punto di vista fonologico(Bi per B) e talora
lo perdevano e restava solo la i del suono e scrivevano T. è più difficile ricordare in ordine elementi di
suono simile che diverso.
-Codifica visiva
Possiamo usare un codice visivo per materiale verbale ma esso si cancella rapidamente. Se è necessario
immagazzinare materiale non verbale(foto) il codice visivo è predominante. Alcune persone( in particolare i
bambini)sono in grado di custodire immagini mentali che possiedono quasi la chiarezza di una fotografia ma
la memoria eidetica(o fotografica) è rara. Il codice visivo della memoria di lavoro somiglia a una sorta di
fotografia. La parte centrale della retina(fovea) è ad alta risoluzione e consente la percezione dettagliata
unicamente della parte centrale di una scena; la periferia è a risoluzione più bassa.
-Considerazioni attuali della memoria di lavoro
L’esistenza di codici sia acustici sia visivi ha portato i ricercatori a concludere che la memoria a breve
termine possiede diversi sottosistemi (o buffer). Un sistema (loop articolatorio) immagazzina ed elabora
informazioni in codici acustici. Un secondo sistema (taccuino visuo-spaziale), mantiene ed elabora
informazioni visivo-spaziali. L’informazione visiva non è semplicemente immagazzinata nel deposito a breve
termine ma viene elaborata attivamente per permettere in contemporanea la soluzione di compiti
ecologici. Poi l’informazione visiva verrà sostituita da altre informazioni non appena la persona avrà
concluso il compito. Infine si è consapevoli dell’elaborazione dell’informazione per mezzo della memoria di
lavoro. Il loop articolatorio e il taccuino visuo-spaziale sono mediate da diverse strutture celebrali. Gli
esperimenti di neuro-immagine supportano l’esistenza di componenti distinte della memoria di lavoro. In
un esperimento a stimoli identici ciò che variava era l’impiego richiesto ai partecipanti: immagazzinare
informazioni verbali(identità delle lettere) o spaziali(posizione delle lettere). L’informazione verbale è
conservata nel loop articolatorio e quella spaziale nel taccuino visuo-spaziale. La PET ha identificato che i
due buffer si trovano in emisferi diversi: quando bisogna immagazzinare informazioni verbali(loop
articolatorio) la maggiore attività celebrale si svolge nell’emisfero sn, quando si devono immagazzinare
quelle spaziale(taccuino visuo- spaziale) la maggior parte dell’attività celebrale si svolgeva nell’emisfero dx. i
due buffer sembrano essere due sistemi distinti. Baddeley e Hitch hanno proposto che entrambi questi
sistemi sono sotto il controllo di un sistema “padrone”, chiamato esecutivo. Questo sistema decide quale
informazione sarà codificata nei due sottosistemi e quali operazioni mentali verranno eseguite. I due
sottosistemi sono sotto il controllo dell’esecutivo sono chiamati “servosistemi”. Infine, Baddeley ha
recentemente riconosciuto la necessità di chiamare in causa un ulteriore componente della memoria di
lavoro, chiamato buffer episodico. Una fondamentale funzione di questo sottosistema è quella di legare i
diversi aspetti di un ricordo.
-Immagazzinamento
Probabilmente la caratteristica davvero peculiare della memoria di lavoro è la sua capacità molto limitata.
Per il loop articolatorio, il limite è di 7 elementi, con una variazione di più o meno 2. Ebbinghaus che
cominciò gli studi sperimentali sulla memoria nel 1885 riferì che i risultati mostravano come il suo limite
personale fosse di sette elementi. Miller fu colpito da chiamarlo “magico numero sette”. Il limite vale anche
per le culture non occidentali.
-Chunking( da chunk “pezzi” che identificano le singole unità o raggruppamento)
È quando si può usare la memoria a lungo termine per ricodificare materiale nuovo in unità più ampie o
significative per poi immagazzinarle nella memoria di lavoro. La capacità di memoria di lavoro è espressa in
7 +-2 chunk. Il chunking si può verificare anche con i numeri. Possiamo aiutare la memoria di lavoro
raggruppando sequenze di lettere o cifre in unità che si possono ritrovare nella memoria a lungo termine.
-Oblio
È dovuto al decadimento degli item di tempo o alla loro sostituzione da parte di item nuovi. L’informazione
può deperire con il tempo. Lo span della nostra memoria di lavoro accoglie meno parole se sono più lunghe
da pronunciare poiché alcune tracce di tali parole scompaiono prima che possano essere ricordate. L’altra
causa importante di oblio per la memoria di lavoro è la sostituzione di vecchi elementi con elementi nuovi.
L’idea di sostituzione si adatta al fatto che la memoria di lavoro possiede una capacità fissa. Trovarsi nella
memoria di lavoro corrisponde a trovarsi in uno stato di attivazione. Più elementi cerchiamo di mantenere
attivi, meno attivazione è disponibile per ciascuno di essi.
-Recupero
La ricerca ha dimostrato che quanti più elementi si trovano nella memoria a breve termine, tanto più lento
diventa il recupero. Stenberg ha fatto un esperimento in cui si mostra a un partecipante un insieme di cifre,
la lista da memorizzare che deve tenere temporaneamente nella memoria di lavoro. Ogni lista contiene da
una a sei cifre. Poi si toglie la lista e si mostra una cifra-probe e il partecipante deve stabilire se si trovava
nella lista o meno. Il tempo di decisione aumenta direttamente con la lunghezza della lista e ciò implica che
ogni elemento aggiunto nella memoria di lavoro allunga il processo di recupero di un dato tempo-circa 40
millesimi di secondo cioè un ventiquattresimo di secondo. Il recupero richiede una ricerca seriale da parte
della memoria di lavoro. Questa ricerca lavora ad una velocità di 40 millesimi di secondo per elemento di
cui le persone non si rendono conto.
-Memoria di lavoro e pensiero
La memoria di lavoro gioca un ruolo importante nel pensiero. I ricercatori concettualizzano la memoria d
lavoro come una specie di lavagna sulla quale la mente esegue i suoi calcoli e scrive risultati parziali che
userà successivamente. La memoria di lavoro si usa anche per le analogie geometriche(cogliere analogie e
differenze tra due figure). Quanto più è ampia la memoria di lavoro di una persona tanto è migliore la
prestazione in problemi di questo tipo. La memoria di lavoro gioca un ruolo determinante anche nei
processi linguistici come seguire una conversazione o leggere un testo.
-Trasferimento dalla memoria di lavoro alla memoria a lungo termine
La memoria di lavoro immagazzina il materiale necessario per brevi periodi di tempo e serve come spazio di
lavoro per i calcoli mentali. Un’altra possibile funzione è quella di operare come stazione di transito per la
memoria a lungo termine. Fra i molti modi diversi di attuare poi il trasferimento c’è la ripetizione
consapevole delle informazioni in memoria di lavoro. La “ripetizione di mantenimento” si usa in riferimento
agli sforzi attivi per mantenere l’informazione nella memoria di lavoro; la ripetizione elaborativa si riferisce
agli sforzi per codificare l’informazione nella memoria a lungo termine. In un esperimento di rievocazione
libera i partecipanti vedono una lista(es. 40 parole non collegate tra loro e presentate alla volta) poi i
partecipanti devono ricordarle in modo libero. Al momento delle rievocazione le ultimissime parole
presentate si trovano nella memoria di lavoro mentre le altre sono nella memoria a lungo termine. L’effetto
recency consiste nel ricordo migliore delle ultime parole perché gli elementi nella memoria di lavoro
possono essere facilmente evocati. L’effetto primacy consiste invece nel ricordare bene anche le prime
grazie alla ripetizione che entrano nella memoria di lavoro e sono ripetute. Siccome in seguito sono stati
presentati altri elementi la memoria di lavoro si è saturata rapidamente e l’opportunità di ripetere
qualunque altro elemento e trasferirlo nella memoria a lungo termine è sceso ad un livello basso. Così solo i
primi elementi hanno beneficiato della maggiore opportunità di trasferimento. Rundus nel 1971 elaborò un
esperimento di rievocazione libera in cui i soggetti dovevano ripetersi le parole che stavano studiando ad
alta voce non appena venivano presentate nella lista. Scoprì che le parole all’inizio della lista venivano
ripetute più volte e rievocate meglio e trovò che il numero di ripetizione era sufficiente per spiegare
l’effetto primacy: esso era mediato dal numero di ripetizioni di una particolare parola. La memoria di lavoro
è un sistema in grado di mantenere approssimativamente 7 +-2 chunk di informazione in formato
fonologico o visivo. L’informazione della memoria di lavoro si perde per decadimento o sostituzione, e si
recupera dal sistema tramite un processo sensibile al numero totale di item mantenuti attivi, in un dato
momento. La memoria di lavoro serve a immagazzinare e elaborare l’informazione necessaria a risolvere un
problema: ha un’importanza critica nei processi di pensiero.
-Divisione del lavoro nel cervello tra memoria di lavoro e memoria a lungo termine
L’ippocampo(zona centrale del cervello) è essenziale per la memoria a lungo termine ma non per quella di
lavoro mentre le regioni delle corteccia frontale sono coinvolte nella memoria di lavoro. Alcuni soggetti con
lesioni dell’ippocampo e della corteccia celebrale circostante mostrano una grave perdita di memoria.
Poiché l’ippocampo è localizzato al centro dl lobo temporale si dice che questi pazienti siano affetti da
amnesia del lobo mediotemporale. Dimostrano una grave difficoltà a ricordare materiale per intervalli
lunghi ma non per pochi secondi. Un paziente con amnesia del lobo mediotemporale può essere incapace
di riconoscere il volto del dottore quando entra nella stanza sebbene lo abbia visto per anni ma non avrà
problemi a ripetere il nome se si presenta. Ha una grave disfunzione della memoria a lungo termine mentre
quella di lavoro è normale. Il problema opposto è quando i pazienti non sono in grado di ripetere una
stringa di sole tre parole ma risultano normali all’esame della memoria a lungo termine. Hanno una
disfunzione nella memoria di lavoro ma quella a lungo termine è intatta e il danno celebrale non è mai
situato nel lobo temporale medio. I neuroni dei lobi prefrontali(dietro la fronte) trattengono l’informazione
usata nella memoria a breve termine(come un numero telefonico che siamo sul punto di digitare).
Funzionano come la RAM di un computer che trattiene i dati temporaneamente per l’uso immediato e
passa ad altri se necessario. Queste cellule sono in grado di raccogliere informazioni da altre regioni del
cervello e trattenerle quanto necessario ad eseguire un compito specifico.
>Memoria a lungo termine
Riguarda le informazioni mantenute per intervalli di tempo che variano da alcuni minuti a tutta una vita.
Diversamente dalla memoria di lavoro in quella a lungo termine intervengono interazioni tra codifica e
recupero. Inoltre è difficile capire se l’oblio è causato da una perdita di immagazzinamento o a un mancato
recupero.
-Codifica
-Codifica del significato
Per quanto riguarda il materiale verbale si basa sul significato degli elementi(codice preferenziale per il
materiale verbale). La codifica semantica degli elementi avviene quando si tratta di parole isolate ma è più
evidente quando si tratta di frasi. Parecchi minuti dopo aver sentito una frase si ricorda il significato. La
codifica del significato pervade le situazioni mnestiche quotidiane. Ma possiamo codificare anche le
parole(imparare una poesia a memoria) e possiamo usare anche il codice fonologico(al “pronto” di una
chiamata si può riconoscere la voce). Impressioni visive, gusti e odori sono codificati nella memoria a lungo
termine.
-Aggiunta di connessioni significative
Spesso gli elementi che dobbiamo ricordare sono significativi ma non lo sono le connessioni tra loro e la
memoria può essere migliorata creando legami artificiali o reali tra gli elementi. Uno dei migliori modi per
aggiungere connessioni è lavorare sul significato del materiale durante il processo di codifica. Bradshaw e
Anderson hanno condotto un esperimento in cui i partecipanti leggono fatti di personaggi famosi che
dovranno ricordare più tardi. Alcuni fatti sono approfonditi in base alle cause o conseguenze. Il ricordo è
risultato migliore per fatti elaborati rispetto a quelli presentati da soli. Nell’aggiungere la causa o la
conseguenza alla rappresentazione mnestica i partecipanti avranno predisposto un percorso di recupero
dalla causa all’obiettivo e potevano recuperare il fatto desiderato sia direttamente che indirettamente
seguendo il percorso a partire dalla causa. Quanto meglio comprendiamo un certo materiale tante più
connessioni troviamo tra le sue parti perché tali connessioni servono da recupero.
-Suggerimenti per il recupero
Molti casi di oblio da parte della memoria a lungo termine derivano dal mancato accesso alle informazioni
piuttosto che dalla perdita. È come cercare un libro in una grande biblioteca: magari il libro è cercato nel
luogo sbagliato o è stato archiviato in modo errato.
-Prove di fallimento del processo di recupero
Ciascuno di noi si è trovato nell’impossibilità di recuperare un fatto o esperienza che solo più tardi è venuto
alla mente. Un altro esempio è il recupero di un ricordo che era stato dimenticato da parte di una persona
in psicoterapia. Quanto migliori sono i suggerimenti per il recupero tanto migliore è la nostra memoria. Ciò
spiega perché riusciamo meglio in un test mnemonico di riconoscimento(es.ci viene chiesto se abbiamo già
visto prima un dato elemento) che in un test di rievocazione in cui bisogna produrre gli elementi
memorizzati con minimi suggerimenti di recupero.
-Interferenza
Se associamo diversi elementi con lo stesso suggerimento quando cerchiamo di utilizzarlo per recuperare
uno degli elementi(elemento target) gli altri possono attivarsi e interferire con il processo di recupero.
L’interferenza retroattiva è quando ad esempio se un amico cambia numero e lo si impara con difficoltà si
ricorda il precedente perché si usa il suggerimento “numero di telefono di Tizio” per recuperare il numero
vecchio ma questo suggerimento attiva il nuovo. L’interferenza proattiva è ad esempio quando in un
parcheggio ci viene assegnato un nuovo posto auto e inizialmente è difficile trovare la dislocazione poiché si
cerca di associare il posto nuovo con il suggerimento “il mio parcheggio” ma questo stimolo recupera la
vecchia dislocazione interferendo con l’acquisizione di quella nuova. Più elementi sono associati a un
suggerimento, tanto più il suggerimento è sovraccaricato e tanto meno efficacemente può favorire il
recupero. L’interferenza può agire a vari livelli incluso quello di interi fatti. L’interferenza riduce la velocità
di recupero e può portare ad un fallimento di recupero se gli elementi target sono deboli o l’interferenza è
molto forte. Per lungo tempo si è pensato che l’interferenza sia la ragione principale per cui l’oblio aumenta
con l’andare del tempo: i suggerimenti per il recupero, quanto più sono rilevanti, tanto più diventano
sovraccarichi.
-Modelli di recupero
Alcuni modelli si basano su un processo di ricerca altri su processi di attivazione. La durata di una ricerca
aumenta con il numero dei percorsi da considerare. Più numerosi sono i fatti associati ad un elemento più
debole risulta l’attivazione su ogni percorso e più tempo ci vorrà affinchè una sufficiente attivazione
raggiunga ogni fatto particolare. Quindi pensare al recupero in termini di attivazione diffusa può anche
spiegare perché l’interferenza rallenti il recupero.
-Oblio come perdita di informazioni immagazzinate
Alcune informazioni sono perdute dal magazzino della memoria. Ad esempio nelle persone sottoposte a
terapia elettroconvulsiva contro depressioni gravi il paziente perde il ricordo di fatti avvenuti nei mesi
precedenti alla scossa ma non quelli più antichi. La scossa scombina i processi di immagazzinamento che
consolidano i nuovi ricordi per un periodo di mesi o anche più e le informazioni non ancora consolidate
sono perdute nel magazzino della memoria. Il luogo biologico del consolidamento comprende l’ippocampo
e la corteccia circostante(incluse le aree entorinale, peririnale e paraippocampale, implicate nello scambio
di informazioni fra l’ippocampo e gran parte della corteccia celebrale). Il ruolo dell’ippocampo nel
consolidamento sembra essere quello di un sistema di riferimenti crociati che unisce aspetti di un ricordo
particolare immagazzinate in parti diverse del cervello. Mentre la perdita globale di memoria si verifica
quando la corteccia circostante e l’ippocampo sono danneggiati, un danno al solo ippocampo può
provocare gravi disturbi mnestici. I ricordi devono essere rielaborati dall’ippocampo per un periodo di
alcune settimane, dal momento che è durante questo lasso di tempo che la memoria risulta danneggiata
dalla rimozione dell’ippocampo. Il magazzino permanente della memoria a lungo termine è localizzato nella
corteccia, nelle regioni deputate all’interpretazione delle informazioni sensoriali.
-Interazione tra codifica e recupero
Altri due fattori di codifica aumentano le probabilità di recupero positivo: a) organizzare le informazioni al
momento della codifica e B) assicurarsi che il contesto nel quale è codificata l’informazione sia simile a
quello in cui sarà recuperata.
-Organizzazione
Quanto più organizziamo il materiale che codifichiamo tanto più è facile recuperalo. Una lista di nomi o
parole è molto più facile da ricordare se codifichiamo le informazioni in categorie e poi le recuperiamo
categoria per categoria.
-Contesto
È più facile recuperare un fatto o un episodio se ci si trova nello stesso contesto in cui si è codificato.
Questo spiega perché siamo sopraffatti da ricordi quando visitiamo un luogo in cui abbiamo vissuto. Il
contesto nel quale un evento è stato codificato è uno dei più potenti suggerimenti per il recupero. Il
contesto può includere anche ciò che accade dentro di noi ossia lo stato interiore. La memoria è
parzialmente dipendente dal nostro stato interno al momento dell’apprendimento(apprendimento
dipendente dallo stato).
-Fattori emotivi dell’oblio
I processi di recupero possono anche essere interrotti da fattori emozionali. L’emozione può influenzare la
memoria a lungo termine in 5 modi:
1.Ripetizione → tendiamo a pensare alle situazioni cariche emotivamente sia positive che negative rispetto
a quelle neutre. Ripetiamo e organizziamo i ricordi più emozionanti di quanto facciamo con altri meno
coinvolgenti.
2.Ricordi flashbulb→ sono le registrazioni vivide e stabili delle circostanze in cui si ha notizia di un evento
significativo e a forte carica emotiva(es. tutti ricordiamo dove eravamo o cosa stavamo facendo alla notizia
delle Torri Gemelle). Lo studio meticoloso dei ricordi flashbulb in congiunzione con la registrazione di
quanto è realmente accaduto, dimostra che tali ricordi sono suscettibili a decadimento e interferenza
proprio come qualsiasi altro tipo di memoria.
3.Ansia interferente con il recupero →In alcuni casi i pensieri ansiogeni interferiscono con il recupero del
ricordo ricercato inducendo pensieri estranei e questi pensieri causano il fallimento della memoria
interferendo con il processo di recupero.
4.Effetti del contesto →l’emozione può influenzare la memoria anche con una sorta di effetto contesto.
5.Rimozione → Freud sostiene che alcune esperienze emotive infantili sono così traumatiche l’individuo
possa essere travolto dall’ansia se consentisse loro di entrare nella coscienza molti anni più tardi. Le
esperienze traumatiche sono considerate rimosse o relegate nell’inconscio e possono essere recuperate
solo quando l’emozione associativa viene in parte ridotta. La rimozione è l’estremo fallimento del recupero.
La memoria è lungo termine è un sistema in grado di immagazzinare l’informazione per giorni, anni o
decenni, e in genere attraverso una codifica del significato sebbene siano possibili altre modalità di codifica.
Il recupero dell’informazione contenuta in questo sistema è sensibile all’interferenza. Molte apparenti
perdite di informazioni rappresentano insuccessi di recupero. L’immagazzinamento nella memoria a lungo
termine implica un processo di consolidamento che è mediato dal sistema ippocampale. Molti aspetti della
memoria a lungo termine possono essere influenzati dalle emozioni. Tali influenze possono tradursi in
ripetizione selettiva, interferenza con il recupero, effetti del contesto o due meccanismi speciali: ricordi
flashbulb e rimozione.
>Memoria implicita
È la memoria che si esprime in abilità e si rileva come il miglioramento di un compito percettivo, motorio e
cognitivo, senza il ricordo conscio delle esperienze che hanno portato al miglioramento.
-Memoria nell’amnesia
La maggior parte di ciò che conosciamo sulla memoria implicita è dovuto a pazienti con amnesia o perdita
parziale di memoria(può essere dovuta a lesione celebrale traumatica, colpo apoplettico, encefalite,
alcolismo, terapia elettroconvulsiva e interventi chirurgici). Può essere anterograda(grave incapacità di
ricordare eventi quotidiani e di acquisire nuove informazioni riguardo i fatti) e retrograda(incapacità di
ricordare eventi accaduti prima del danno o malattia). L’amnesico tipico appare normale: ha un vocabolario
normale, una normale conoscenza del mondo. H.M. dopo il decesso avvenuto nel 2008 è il più famoso
paziente con danno celebrale il cui funzionamento mnestico sia stato studiato. A 27 anni soffrendo di
epilessia gli erano state rimosse porzioni del lobo temporale e sistema limbico in entrambi i lati del cervello.
L’intervento lo rese incapace di formare nuove memorie ma ricordava gli eventi prima dell’intervento. Era
in grado di trattenere le informazioni finchè si focalizzava su esse ma non era capace di rievocarle in
seguito.
-Abilità e priming
Gli amnesici non hanno difficoltà a ricordare e imparare abilità percettive e motorie. La memoria esplicita e
quella implicita(che codificano fatti e abilità) sembrano essere due sistemi differenti. Il priming è la
facilitazione per la pregressa esposizione allo stimoli.
-Amnesia infantile
Il termine fu coniato da Freud e consiste nel fatto che non si ricordano gli eventi relativi ai primi 3-5 anni di
vita e di solito i primi ricordi sono intorno ai 3 anni. È dovuta probabilmente al fatto che i bambini piccoli
codificano le esperienze in un modo e come gli adulti organizzano i propri ricordi in termini di categorie e
schemi mentre i bambini piccoli codificano le esperienze senza collegamenti ad eventi simili. L’ippocampo ,
che è responsabile del consolidamento dei ricordi, non è maturo fino all’incirca al primo o secondo anno di
vita e quindi gli eventi non possono essere consolidati e poi ricordati. Altri fattori che determinano il
passaggio ad una memoria adulta sono cognitivi come lo sviluppo del linguaggio e l’ingresso a scuola che
forniscono nuovi modi di organizzare le esperienze. L’arco di tempo da 3(sviluppo del linguaggio) a 5
anni(inizio della scuola) è quando l’amnesia infantile sembra finire.
-Memoria implicita concettuale
I concetti possono essere immagazzinati implicitamente e attivati inconsciamente. La nozione di memoria
implicita concettuale gioca un ruolo fondamentale nella teoria sul pregiudizio. L’idea alla base è che anche
una persona di buone intenzioni può immagazzinare delle informazioni concettuali implicite negative
riguardanti un certo gruppo sociale influenzate ad esempio dai mass media.
-Varietà dei sistemi mnestici
Memoria esplicita:
1.implica la rievocazione conscia del passato.
2.ci sono due tipi: episodica(ricordo di episodi personali come l’esame di maturità a cui è associata una
codifica spaziale e temporale) e semantica(ricordo di fatti e verità generali come il fatto che settembre ha
30 giorni codificati in base ad altre conoscenze).
Memoria implicita:
1.si manifesta come il miglioramento della prestazione a un’abilità senza consapevolezza conscia delle
lezioni che hanno portato al miglioramento.
2. c’è la distinzione tra abilità percettivo-motorie(leggere parole capovolte allo specchio) e
priming(completamento di radici di parole) che implicano diversi depositi di memoria. Ciò è dimostrato dal
fatto che pazienti con danno celebrale come il morbo di Alzheimer apprendono le abilità motorie ma
mostrano un priming inferiore al normale mentre i pazienti con morbo di Huntington mostrano un priming
normale ma hanno difficoltà ad apprendere nuove abilità motorie.
-Memoria implicita negli individui normali
gli studi di neuroimaging funzionale tramite PET hanno mostrato che anche negli individui normali ci sono
due sistemi separati per memoria implicita ed esplicita. Il cervello durante il compito di memoria esplicita:
1)è coinvolto l’ippocampo, 2)la maggior parte dell’attività ha luogo nell’emisfero dx. il cervello durante il
compito di memoria implicita ha conseguenze nervose opposte : 1) riduzione dell’attivazione, 2) il priming
si riflette in un’attività neurale inferiore al normale. L’evidenza psicologica è stata studiata prima e usata poi
per ricerche biologiche. Attualmente sappiamo qualcosa delle basi biologiche dell’immagazzinamento, nella
memoria esplicita a lungo termine, e dell’immagazzinamento nei depositi visivi e verbali della memoria a
breve termine. Tali conoscenze sono utili per combattere alcune malattie come ictus o morbo di Alzheimer.
-Come la metacognizione può essere usata per migliorare il rendimento degli studenti-Higham
Flavell descrive la metacognizione come la cognizione della cognizione e serve quanto una buona memoria
per ottenere risultati. Decidere di passare ad un altro argomento perché si ritiene di saperlo bene è una
decisione metacognitiva. Coinvolge il monitoraggio della memoria. La prima opzione per migliorare il
rendimento all’università è decidere se saltare o scrivere le risposte quindi devono essere in grado di
giudicare la loro memoria e decidere di scrivere o saltare le risposte. La seconda è la precisione della
risposta: di solito una risposta precisa ma sbagliata è penalizzata mentre una poco precisa ma giusta non
verrà penalizzata. La terza è l’opzione di pluralità in cui si usa la metacognizione per regolare il numero delle
risposte alternative ad una domanda.
>Memoria costruttiva
1. si acquisisce l’informazione e si mette in memoria attraverso sensazione, percezione, attenzione e nello
stesso modo in cui si acquisisce l’informazione e si mette in una videocassetta attraverso una videocassetta.
2. l’informazione decade nel magazzino a lungo termine nello stesso modo in cui il nastro della
videocassetta di degrada.
3. l’informazione non può essere recuperata dal magazzino a lungo termine nello stesso modo, dal
momento che è difficile individuare una scena particolare contenuta in un video, specie se contiene molte
scene e è passato del tempo.
Ma diversamente dalla videocassetta la memoria è un processo costruttivo e ricostruttivo; cioè la memoria
di un evento può divergere sistematicamente dalla realtà obiettiva da cui origina, sia nel momento in cui si
forma(con i processi costruttivi) sia in seguito(tramite la memoria ricostruttiva).
-Memoria infantile secondo Piaget
Piaget scoprì che il suo ricordo( di essere rapito mentre era a passeggio con la baby-sitter) così vivido era
fabbricato dal nulla.1) è necessario un insieme di circostanze speciali per creare una falsa memoria
drammatica e 2) quando si formano delle memorie non hanno conseguenze serie sul mondo reale. Queste
memorie vengono da una combinazione di processi costruttivi divisi tra quelli che si verificano al momento
della codifica originale dell’evento da ricordare e quelli che si verificano dopo la memoria dell’evento già
formata.
-Processi costruttivi al momento della codifica mnestica
La codifica mnestica è il processo necessario a stabilire la rappresentazione di qualche evento nella
memoria a lungo termine. Per stabilire una rappresentazione a lungo termine la codifica ha due stadi:
percezione iniziale(trasferimento dell’informazione nel deposito a breve termine) e processo implicato nel
trasferimento dell’informazione della memoria a breve termine a quella a lungo termine qualunque esso
sia. La costruzione dei falsi ricordi si può verificare in uno dei due stadi o entrambi.
-Percezione costruttiva
La percezione è determinata dall’elaborazione dall’alto verso il basso dei dati sensoriali grezzi, oggettivi ma
anche dall’influenza dall’alto verso il basso della storia personale, delle conoscenze e aspettative. Se ciò che
è originariamente percepito differisce sistematicamente dal mondo oggettivo la memoria iniziale di colui
che percepisce così come i suoi ricordi successivi di quanto è accaduto saranno distorti. La percezione
costruttiva è dimostrata dall’interferenza percettiva descritto nel 1964 in un articolo di Science di Bruner e
Potter. Gli autori mostravano agli osservatori fotografie di oggetti comuni e chiedevano di denominare
l’oggetto. Gli oggetti erano irriconoscibili essendo sfocati e poi venivano messi a fuoco. Dopo aver visto
l’oggetto sfocato l’osservatore genera ipotesi su cosa sia l’oggetto in questione e una volta generata
l’ipotesi guida la percezione dell’osservatore tanto che hanno bisogno di una messa a fuoco maggiore
rispetto a un altro osservatore non guidato da alcuna aspettativa.
-Generazione di inferenze
Se leggiamo una frase spesso ne ricaviamo inferenze che immagazziniamo insieme con la frase nella
memoria a lungo termine(ciò è evidente quando si legge un testo schematico perché le inferenze collegano
le righe) ma ci è difficile tenere separato ciò che è stato realmente presentato da ciò che vi abbiamo
aggiunto.
-Ricostruzione mnestica post-fattuale
La memoria è un archivio di documenti contenete i componenti di alcune imprese complesse a cui stiamo
lavorando. Ogni volta che apriamo il raccoglitore il suo contenuto si modifica con il progredire del lavoro. E
questo accade alla nostra memoria di certi eventi. Ogni volta che rivisitiamo alcuni ricordi essi si modificano
perché possiamo generare inferenze e immagazzinarle come parte del ricordo. Possiamo aggiungere
informazioni suggerite da altri. Tutti questi tipi di processo cadono nella categoria della ricostruzione
mnestica post-fattuale.
-Inferenze generate internamente
Hannigan e Reinitz descrivono le inferenze nella memoria visiva. I partecipanti osservano una sequenza di
diapositive che illustra una qualche attività comune come fare la spesa in un supermercato ma vedono
scene insolite( come le arance sul pavimento) e possono dire di aver visto ad esempio una donna che estrae
un’arancia dalla pila ma in realtà non l’hanno vista. Gli osservatori costruiscono inferenze su ciò che deve
essere accaduto e incorporano i risultati di tali inferenze nella memoria dell’evento. Le inferenze possono
essere costruite anche sulla base di schemi, rappresentazioni mentali di una classe di persone ,oggetti,
eventi o situazioni. Gli stereotipi sono un tipo di schema perché rappresentano classi di persone e possono
essere usati per descrivere la nostra conoscenza sul modo in cui dobbiamo comportarci in certe situazioni.
Percepire e pensare in termini di schemi ci permette di elaborare in modo rapido e economico grandi
quantità di informazioni ma il prezzo che paghiamo per l’”economia cognitiva” è che l’oggetto o l’evento
possono essere distorti se lo schema per codificare non si adatta bene. Bartlett è stato il primo psicologo a
studiare gli effetti degli schemi sulla memoria. Quando tentiamo di far corrispondere i racconti agli schemi
possono verificarsi distorsioni simili a quelle che intervengono quando facciamo corrispondere le persone
agli stereotipi. I due aspetti della memoria-costruire e conservare-possono essere sempre presenti sebbene
la loro importanza relativa dipenda dalla situazione particolare. Un altro importante schema è lo stereotipo
sociale che riguarda i tratti di personalità o attribuiti fisici di un’intera classe di persone. Quando ci vengono
fornite informazioni su una persona talvolta ne facciamo uno stereotipo e combiniamo insieme
l’informazione ricevuta con quella presente nel nostro stereotipo e i nostro ricordo può essere tanto più
gravemente distorto quanto meno lo stereotipo si adatta a quella persona.
-Suggestioni esterne
Le ricostruzioni post-fattuali possono essere il risultato di informazioni fornite dagli altri. Loftus e Palmer
mostrano a due gruppi un incidente automobilistico: ad uno chiedono a che velocità le macchine si sono
urtate e all’altro schiantate. Il primo gruppo indicava una velocità inferiore rispetto al secondo in cui
schiantarsi fornisce una stima della velocità più elevata. Ciò dimostra come le domande così costruite
abbiano effetti sulle risposte. Una settimana dopo veniva chiesto se c’erano vetri( nella realtà del video non
c’erano). Il gruppo che aveva sentito urtare diceva di no e quello schiantarsi si. Il verbo schiantarsi è
un’informazione post-fattuale e i soggetti ricostruiscono l’incidente in modo violento e integrano la
memoria di vetri rotti. Recenti studi di laboratorio offrono prove scientifiche sul fatto che si possono
impiantare ricordi fittizi in condizioni controllate usando le informazioni post-fattuali fornite dagli
sperimentatori.
-Memoria costruttiva e sistema legale
È molto importante nel sistema legale in cui le cause sono vinte o perse sulla base della memoria di un
testimone su ciò che è accaduto o meno.
-Sicurezza e accuratezza
Nessuno può giudicare obiettivamente se il teste è attendibile o no poiché non si dispone di una
registrazione oggettiva dell’evento reale. Il principale indicatore è la sicurezza che il ricordo sia accurato. Gli
psicologi hanno delineato circostanze in cui il potere predittivo della sicurezza svanisce: 1) qualche evento
originale che causa una cattiva codifica iniziale(breve durata o scarsa illuminazione), 2) qualche forma di
ricostruzione post-fattuale(inferenze o informazioni suggerite da altri), 3) la motivazione e l’opportunità di
ripetere le informazioni alla base del ricordo ricostruito. Le circostanze favorevoli(buona illuminazione,
assenza di stress o informazione post-fattuale) si traducono nell’attesa relazione positiva tra sicurezza e
accuratezza. Quelle sfavorevoli portano all’assenza di relazione inversa tra sicurezza e accuratezza. La
ragione è che quando le condizioni in cui avviene la codifica sono cattive, il ricordo iniziale è
lacunoso(lacune della memoria) e ci può essere un riempimento casuale dovuto ad aspettative o a
informazioni post-fattuali. La ripetizione di questa memoria inattendibile causa la formazione di un forte
ricordo, di cui la persona si sentirà sicura. Quando un testimone riporta un qualche ricordo con sicurezza la
giuria dovrebbe chiedergli degli eventi alla base di questa memoria così certa. Se le circostanze in cui si è
formato il ricordo originale sono buone e ci sono poche ragioni di ricostruzione mnestica post-fattuale la
giuria può accertare l’elevata sicurezza come prova di accuratezza della memoria. Al contrario la giuria
dovrebbe considerare l’elevata sicurezza del testimone come un indice di accuratezza della memoria.
Nell’aprile 2001 lo stato del New Jersey ha adottato nuove linee guida generali per le procedure di
identificazione basate su tale ricerca.
-Suggestioni esterne e ricordi infantili
I bambini piccoli sembrano essere particolarmente suscettibili alle suggestioni esterne specie quando sono
interrogati. Il problema è serio perché i bambini sono spesso interrogati su crimini da investigatori che
volenti o nolenti forniscono parecchie suggestioni esterne nel corso dell’inchiesta. Si fornisce ad un
assistente sociale il resoconto di un evento con fatti reali ed altri inventati. Quindi si chiede di interrogare il
bambino sull’evento evitando domande tendenziose. Il bambino interrogato ricorda le false azioni con un
buon livello di sicurezza e denota che l’intervistatore lo ha infettato con i suoi preconcetti dell’accaduto. In
altri casi è stata la stessa intervista a trasmettere al bambino le convinzioni erronee dell’assistente sociale
alterando il ricordo di ciò che è accaduto.
-Confessioni forzate
Kassin, Leo e Ofshe hanno dimostrato la possibilità di creare falsi ricordi nella mente di individui innocenti
grazie a tecniche che includono: 1) affermare che esistono prove inconfutabili di colpevolezza(come le
impronte digitali),2)sostenere che il presunto colpevole fosse ubriaco, 3) sostenere che i misfatti più terribili
sono rimossi e che con uno sforzo il colpevole presunto può recuperarli, 4) accusare il soggetto di soffrire di
un disturbo di personalità multipla. Un caso è quello di Paul Ingram accusato dalle figlie di stupro e abuso
protratti negli anni e riti satanici. Lui si dichiarò innocente ma dopo molti interrogatori cominciò a
sviluppare ricordi vividi. Ofshe fu consultato dall’accusa e concluse che : 1) non c’era prova della presunta
attività di culto, 2)molti ricordi non potevano essere veri ma erano il risultato della suggestione esercitata
negli interrogatori. Dimostrò ciò inventando un evento (ossia che avesse stuprato le figlie mentre guidava)
e fecero credere all’uomo che fosse vero e lui incominciò a ricordare i dettagli a dimostrazione che ciò era
accaduto anche per i precedenti.
-La memoria di Jennifer Thompson
Le circostanze in cui si è verificato lo stupro non erano ottimali: era buio e la donna terrorizzata e
concentrata ad evitare lo stupro. Quindi il suo ricordo originale poteva essere lacunoso. Inoltre la
Thompson aveva visto la foto di Ronald Cotton e successivamente dovette identificarlo tra altre 5 persone
di cui non aveva mai visto il volto. La foto fornì una ricca fonte di informazioni post-fattuali e l’immagine
lacunosa dello stupratore è diventata molto vivida. Ciò le ha poi impedito di riconoscere Bobby Poole come
l’uomo che aveva commesso il fatto.
-Errori di memoria e memoria normale
Le illusioni di memoria sono quando le persone ricordano con sicurezza eventi mai accaduti. Una delle più
studiate è l’effetto DRM. Ai partecipanti vengono presentate liste di parole e successivamente ne viene
richiesta l’evocazione. Le parole all’interno di ogni lista sono associate (seduto, tavolo, sedia) e una parola
rappresenta il tema centrale di riferimento(sedia) ma non viene presentata. Le persone ricordano più
facilmente la parola tema rispetto a quelle presentate. Gli errori di congiunzione sono un altro esempio di
illusioni di memoria. Ai partecipanti vengono presentati degli item da ricordare(apriscatole, portachiavi) e
viene dato un test di riconoscimento in cui sono inclusi nuovi item costruiti unendo parti unendo parti di
item studiati(apriporta). I partecipanti affermano che questi nuovi item siano stati visti in precedenza. Il
monitoraggio della fonte è un importante processo mnestico responsabile della corretta attribuzione delle
informazioni in memoria alla loro fonte. Ad esempio le persone possono erroneamente attribuire la fonte
di informazioni post-fattuali all’evento vero da ricordare portando a memorie su cui la persona riversa
estrema sicurezza, nonostante siano false. La memoria per le informazioni è distinta dalla memoria per la
fonte. La memoria per la fonte declina con il nomale invecchiamento cognitivo. Gli anziani sono più
suscettibili ad errori di memoria ad esempio alcuni anziani si lamentano di non ricordare di aver preso la
medicina o se hanno solo pensato di recente di doverla prendere. Gli anziani hanno il ricordo recente della
necessità di prendere la medicina ma hanno difficoltà a ricordare se la fonte era un pensiero o un effettivo
comportamento.
>Miglioramento della memoria
-Chunking e span di memoria
Possiamo allargare la grandezza di un chunk e aumentare il numero di item contenuti nel nostro span di
memoria. Un individuo scoprì un sistema di codifica per scopi generali e lo usò per aumentare il suo span di
memoria da 7 a 80 cifre randomizzate. S.F. aveva capacità di memoria e intelligenza normali. Per un anno e
mezzo si impegnò in un lavoro di ampliamento della memoria in media da tre a cinque ore a settimana e
sviluppò la strategia di ricodificare gruppi di 4 cifre nei tempi delle corse che conosceva ossia li aveva
immagazzinati nella memoria a lungo termine. Così un chunk nella memoria di lavoro di S.F. avrebbe potuto
indicare tre tempi; al momento della rievocazione sarebbe passato da questo chunk al primo tempo di
corsa producendo 4 cifre per poi spostarsi al secondo producendo le ultime cifre di quest’ultimo e così via.
Ogni chunk valeva 12 cifre. Quando passò dalle cifre alle lettera l’ampiezza della sua memoria tornò a 7.
-Immaginazione e codifica
Le immagini mentali sono utili a stabilire connessioni fra coppie di elementi non collegati e l’immaginazione
è il principale ingrediente di sistemi mnemonici. Uno è il sistema dei loci. Per prima cosa si affida alla
memoria una sequenza ordinata di luoghi poi si collegano le parole non collegate ai punti distribuiti sul
cammino e si forma un’immagine che colleghi la prima parola al primo punto(es.la prima parola è pane e il
primo luogo è la porta →immaginare una fetta di pane attaccata alla porta) , e così via. Una volta
memorizzati si richiamano alla mente semplicemente rifacendo la passeggiatina mentale. Il metodo delle
parole-chiave serve per imparare i vocaboli stranieri(ad esempio caballo spagnolo corrisponde a horse. La
pronuncia di caballo è cob-eye-o ,eye in inglese è occhio si può immaginare un cavallo che prende a calci un
occhio. Per recuperare il significato di caballo si richiamerà la parola-chiave eye e quindi l’immagine che la
lega a horse).
-Elaborazione e codifica
Quante più connessione stabiliamo tra gli elementi tanto è grande il numero delle possibilità di recupero.
Ad esempio se si legge un articolo per comprendere appieno il significato bisogna porsi delle domande sulle
cause e conseguenze. Esse infatti sono delle elaborazioni efficaci perché ognuna costituisce una
connessione significativa o percorso di recupero per l’evento.
-Contesto e recupero
Il contesto è una potente sollecitazione per il recupero e se richiamato il contesto in cui ha avuto luogo
l’apprendimento aiutiamo la memoria.
-Organizzazione
L’organizzazione durante la codifica migliora il successivo recupero. Quando l’organizzazione è fatta da
coloro che devono ricordare il materiale la memoria ne beneficia al massimo.
-Esercizi di recupero mnestico
Per migliorare il recupero bisogna porsi domande su ciò che si sta cercando di imparare. Cercare di
recuperare è un utilizzo efficace del tempo destinato allo studio. Una procedura simile per effettuare il
recupero può risultare utile nelle situazioni di memoria implicita. La procedura, chiamata pratica mentale,
implica la ripetizione immaginaria di un’abilità percettivo-motoria in assenza di qualsiasi movimento fisico
rilevante.
-Ricordi rimossi o falsi ricordi? Pezdek
Lo studio “perdersi al centro commerciale” condotto da Loftus e Pickrell è una prova a sostegno della
convinzione che sia possibile indurre il ricordo di un evento mai accaduto. 24 volontari hanno insinuato ai
figli o ai fratelli più piccoli che da bambini si erano persi in un centro commerciale. Sei dei 24 hanno riferito
ricordi completi o parziali del falso evento ma i bambini hanno spesso paura di perdersi e leggono fiabe
classiche su bambini che si perdono e i bambini possiedono il copione di perdersi. È improbabile invece che
i bambini abbiano un copione pre-esistente per i rapporti incestuosi. 20 volontari leggono ai fratelli più
piccoli o parenti le descrizioni di episodio vero e due falsi. L’episodio falso è quello di perdersi in un centro
commerciale, l’episodio falso ma non plausibile è di essere stato sottoposti a un clistere. I falsi episodi
riguardano il perdersi nel centro commerciale che si ricordano tutti. Nessuno crede all’episodio falso ma
non plausibile. La maggior parte delle volte i ricordi di abusi sessuali sono forma di amnesia psicogena. La
ricerca cognitiva offre scarso sostegno all’affermazione che eventi falsi e non plausibili, come un abuso
sessuale infantile, possano essere facilmente innestati.
-Ricordi rimossi: una credenza pericolosa? Loftus
Centinaia di persone, donne, hanno sviluppato nel corso della terapia ricordi di prolungate violenze che
dichiaravano di aver rimosso e poi ritratto. Un indizio è dato dal fatto che tali donne sviluppano ricordi
biologicamente o psicologicamente impossibili come dettagliate memorie di un abuso a 3 anni o il ricordo
di un aborto tramite gruccia quando l’esame obiettivo conferma la verginità. Vi è l’”effetto
dell’informazione fuorviante”. Quando le persone sono testimoni di un fatto e in seguito sono esposte a
nuove informazioni e fuorvianti dell’evento la loro ricostruzione diviene distorta. L’informazione fuorviante
ci invade come un cavallo di troia perché non ne conosciamo l’influenza. In alcuni studi metà degli individui
sottoposti a interviste fuorvianti è arrivata a sviluppare ricordi dell’infanzia intermittente o falsi. L’ipnosi,
l’interpretazione dei sogni suggestivi e l’immaginazione guidata sono metodi efficaci per arricchire le
persone di materiale erroneo e per far sì che arrivassero a credere alla veridicità sviluppando falsi ricordi
ricchi attorniati da emozioni. Richard McNally dal libro Remembering trauma afferma: “ La nozione che la
mente protegga se stessa dalla rimozione o dalla dissociazione dei ricordi di traumi, rendendoli inaccessibili
alla coscienza è un aneddoto folcloristico psichiatrico privo di supporto empirico convincente”.
CAPITOLO 9 LINGUAGGIO E PENSIERO
È attraverso l’uso del linguaggio che gli esseri umani sono in grado di collaborare tra loro e attuare
cambiamenti in modi impossibili per tutti gli altri animali.
>Linguaggio e comunicazione
È il nostro mezzo principale di comunicazione del pensiero. È universale: ogni società umana ha un
linguaggio e ciascun essere umano normale acquisisce la sua lingua nativa e la utilizza senza sforzo.
-Proprietà del linguaggio
Nella produzione del linguaggio si inizia con un pensiero, che si traduce in una frase e si conclude con suoni
che la esprimono. Nella comprensione si parte dall’ascolto di suoni e gli si attribuiscono significati sotto
forma di parole che si mettono insieme per costruire una frase. È strutturato su tre livelli: 1) unità
sintattiche (frasi e sintagmi); 2) parole, prefissi e suffissi, 3) fonemi. Il linguaggio è un sistema con molteplici
livelli che serve a collegare il pensiero al discorso attraverso le parole e la sintassi. Il linguaggio è simbolico:
le parole rappresentano le cose in modo arbitrario. È strutturato: ci sono regole che governano il modo in
cui associare i simboli che costituiscono la grammatica. È generativo: le regole ci permettono di combinare
le unità di livello in un numero molto più grande di unità al livello successivo. Ciò ci permette di generare un
numero infinito di messaggi. Tutti i linguaggi umani hanno queste proprietà.
-Struttura del linguaggio
-Fonemi(unità sonore minime distintive)
È il più breve segmento della lingua dotato di significato. La maggior parte del linguaggio umani non ne
presenta più di 60. Un’altra lingua può utilizzare fonemi che non compaiono nella nostra. Le regole
fonologiche stabiliscono quali fonemi possono seguire altri fonemi. Percepiamo con più precisione una
sequenza di fonemi che segue un ordine conforme alle regole della nostra lingua che uno che non lo
rispetta.
-Unità morfemiche
Ascoltando un discorso percepiamo le parole che veicolano significati. Anche i suffissi e i prefissi veicolano
un significato e sono aggiunti alle parole per formarne di più complesse con significati diversi. Il termine
morfema indica ogni piccola unità linguistica portatrice di significato. Le regole morfologiche stabiliscono
come i morfemi devono essere combinati per formare le parole. La maggior parte dei fonemi è una parola
di per sé ma alcune parole servono per rendere le frasi grammaticalmente corrette (i morfemi
grammaticali che includono articoli e preposizioni). La funzione del linguaggio è trasmettere il significato. La
semantica è lo studio del significato di parole e frasi. Nella maggior parte dei casi il contesto della frase
rende il significato della parola sufficientemente chiaro.
-Unità sintattiche
Combiniamo le parole in unità sintattiche che comprendono frasi e sintagmi. La sintassi di una lingua
stabilisce come unire le parole in espressioni e frasi e le unità corrispondono ad unità di pensiero.
Qualunque proposizione può essere divisa in soggetto e predicato (con funzione descrittiva). Il sintagma
nominale è centrato sul nome e specifica il soggetto mentre quello verbale indica il predicato. Ogni
sintagma si comporta come un’unità nella memoria. Quando lo stimolo e la risposta fanno parte dello
stesso sintagma si deve recuperare solo un’unità. L’analisi sintattica consiste nello scomporre una frase in
sintagmi nominali e verbali e dividerli in unità più piccole come nomi, aggettivi e verbi e di solito è un
processo che compiamo senza sforzo e inconsapevolmente.
-Effetti del contesto su comprensione e produzione
Per capire una frase ascoltiamo i fonemi, li usiamo per costruire morfemi e sintagmi di una frase e
ricaviamo il pensiero dalla sintassi. Procediamo dal basso all’alto. Per produrre una frase procediamo nella
direzione opposta: partiamo da un pensiero preposizionale, lo trasformiamo nei sintagmi e nei morfemi
della frase e trasformiamo i morfemi in fonemi. Spesso il contesto rende prevedibile ciò che sta per essere
detto. Dopo aver compreso alcune parole saltiamo alle conclusioni su ciò che pensiamo significhi l’intero
discorso. La comprensione procede sia il livello più alto verso quello più basso, sia dal livello più basso verso
quello più alto. L’altra parte del contesto è rappresentata dall’altra persona: dobbiamo afferrare
l’intenzione dell’interlocutore mentre esprime la frase specifica.
-Basi neurali del linguaggio
Due regioni dell’emisfero celebrale sinistro sono importanti per il linguaggio: l’area di Broca(parte
posteriore del lobo frontale adibita alla programmazione del linguaggio) e area di Wernicke(regione
temporale adibita alla fonologia). Lesioni di queste aree generano afasie. L’afasia di Broca (lesione nell’area
di Broca) il paziente capisce le domande dell’interlocutore ma il suo eloquio non è fluente: è un’alterazione
nella produzione del linguaggio ma non nella comprensione anche se per certi aspetti anch’essa è coinvolta.
Nell’afasia di Wernicke(lesione nell’area di Wernicke) ha eloquio fluente, sintassi intatta ma frasi senza
senso e creazione di neologismi: è un’alterazione della comprensione del linguaggio ma non della
produzione. Il significato delle parole non è immagazzinato in nessuna delle due aree. L’afasia di
conduzione è quando l’afasico si comporta in modo normale nei test di abilità sintattica e concettuale ma
ha gravi problemi nel ripetere una frase ascoltata: le strutture celebrali che si fanno carico di aspetti basilari
della comprensione e produzione del linguaggio sono intatte mentre le connessioni neurale tra queste
strutture sono danneggiate: il paziente può produrre un eloquio fluente, comprendere cosa gli è detto ma
non può trasmettere cosa ha capito al centro del linguaggio. Inoltre se il linguaggio è mediato da aree
celebrali differenti in persone diverse , anche le zone associate all’afasia variano da un individuo all’altro. La
produzione del linguaggio implica preparazione concettuale, recupero del lessico, recupero degli aspetti
fonologici, elaborazione fonetica, auto-monitoraggio e articolazione. Ognuno di questi processi si basa su
certe aree celebrali, cosicché il danno ad una certa area può causare problemi a quel tipo di elaborazione
oltre a ulteriori problemi nei processi successivi.
>Sviluppo del linguaggio
-Tappe fondamentali
Lo sviluppo avviene a tutti e tre i livelli: inizia a livello dei fonemi, prosegue a quello delle parole e altri
morfemi, fino al livello sintattico.
-Fonemi e loro combinazioni
I bambini vengono al mondo in grado di distinguere i diversi suoni che corrispondono ai differenti fonemi di
qualsiasi idioma. Nel primo anno imparano quali sono validi nella loro lingua e perdono la capacità di
discriminare i suoni che corrispondono allo stesso fonema ossia perdono la capacità di operare distinzioni
inutili per la comprensione e la produzione del loro linguaggio. Nei bambini la conoscenza passiva del
linguaggio supera quella attiva(comprendono il linguaggio di più di quanto sanno parlare). Nei sei mesi
iniziano la lallazione producendo suoni che assomigliano a fonemi. Quando iniziano a parlare producono
parole impossibili. Entro i 4 anni hanno appreso la maggior parte di ciò che si deve sapere sulle
combinazioni fonemiche.
-Parole e concetti
A circa un anno i bambini iniziano a parlare e useranno le parole per riferirsi a concetti. Il vocabolario
iniziale è più o meno lo stesso per tutti i bambini. Da 1 a 2 anni di età parlano di persone(papà, mamma ,
bambino) animali, veicoli, giocattoli, cibo , parti del corpo e oggetti domestici. I bambini mostrano spesso
un divario fra i concetti che vogliono comunicare e le parole che hanno a disposizione. I bambini da 12 a 30
mesi iperstendono il loro vocabolario, applicando le stesse parole a concetti vicini e scompaiono a circa 2
anni e mezzo perché il vocabolario del bambino aumenta per poi esplodere (tra 1 anno e mezzo e 2 anni). Il
fast mapping è il processo per cui una parola viene associata al concetto corrispondente dopo una singola
esposizione. Quando il bambino sente una parola che non conosce, assume che essa si associ ad uno dei
concetti non ancora etichettati.
-Dalle frasi semplici a quelle complesse
Tra un anno e mezzo e due anni e mezzo inizia l’acquisizione dei sintagmi e sintassi. C’è una proprietà
telegrafica nel linguaggio a due parole. il bambino tralascia le parole grammaticali come anche i morfemi
grammaticali e usa solo le parole che trasmettono il contenuto più importante(posizione degli oggetti,
descrizione di eventi o azioni). Poi avvengono gli ampliamenti del sintagma verbale che sono le prime
costruzioni complesse che appaiono nel linguaggio del bambino. Poi useranno congiunzione come e o così,
per comporre le frasi e i suffissi che indica il passato nei verbi. All’età di tre anni i bambini usano il plurale
ed il passato. Continuano ad imparare le regole della loro lingua iper-regolarizzando. A scuola verranno
insegnate ai bambini le regole formali della loro lingua e la maggior parte sviluppa consapevolezza
metalinguistica, ossia l’abilità di riflettere sulla natura del linguaggio. Tra i sei e gli otto anni imparano
l’ironia.
>L’acquisizione del linguaggio
-Processi di apprendimento
I comportamentisti come Skinner ritenevano che i bambini apprendessero con condizionamento, rinforzo e
imitazione. Gli adulti possono ricompensare i bambini quando dicono una frase grammaticalmente corretta
e riprenderli se commettono errori ma Brown et al. Hanno notato che i genitori non fanno caso a come si
esprimono i bambini finché la frase è comprensibile. I bambini piccoli pronunciano frasi che non hanno mai
sentito dire da un adulto. Il problema dell’imitazione e del condizionamento è che si focalizzano su
specifiche espressioni. I bambini apprendono aspetti generali come le regole. Formulano un’ipotesi su
un’unica regola linguistica, la verificano e se funziona, la conservano. Già in età precoce i bambini usano
correttamente il passato remoto di verbi irregolari(appresi tramite imitazione). I principi operativi seguiti
dai bambini nell’imparare regole consistono: 1)cercare cambiamenti sistematici nella forma delle parole,
2)nel fare attenzione al finale delle parole,3)cercare marker grammaticali che indicano un cambiamento di
significato, 4) fare attenzione all’ordine delle parole , ai prefissi e suffissi,5)evitano le eccezioni,6) fare
attenzione al finale delle parole, 7) evitare interruzioni o riorganizzazioni delle parti costituenti la frase( cioè
delle unità sintattiche).
-Fattori innati
Chomsky (1959) elaborò la teoria secondo cui gli esseri umani hanno la capacità biologica di imparare il
linguaggio. Il cervello alla nascita ha un dispositivo per l’acquisizione del linguaggio(LAD). A 1 anno il
bambino pronuncia frasi isolate. A 2 si esprime con frasi di 2-3 parole. A 3 anni le frasi diventano
grammaticalmente più corrette. A 4 l’eloquio del bambino è simile a quello dell’adulto. Il fatto che la
sequenza di sviluppo sia costante in molte culture sembra che siamo biologicamente preparati ad imparare
il linguaggio. I bambini possono percorrere normalmente il processo di acquisizione del linguaggio anche
quando non hanno attorno persone che fanno da modelli o insegnanti. Un gruppo di ricercatori ha studiato
sei bambini non udenti nati da genitori normali che non gli avevano imparato il linguaggio dei segni. I
bambini iniziarono ad usare i segni domestici che iniziavano con una sorta di pantomima ma alla fine
acquisirono le proprietà del linguaggio. Questi bambini attraversarono gli stessi stadi dei bambini normali. I
primi mesi di vita rappresentano un periodo essenziale per l’acquisizione dei fonemi della propria lingua
madre. Altri studi indicarono che c’è un periodo critico anche per l’acquisizione della sintassi(4-6 anni). Ma
la semplice esposizione al linguaggio non è sufficiente per acquisirlo; abbiamo anche bisogno di un
ambiente che lo stimoli.
-L’acquisizione della seconda lingua
Gli adulti inizialmente imparano più velocemente perché a loro possono essere insegnate le regole di un
idioma sono alla fine svantaggiati perché è difficile acquisire il sistema fonico di un’altra lingua in età
avanzata e tendono a non perdere mai l’accento della lingua natia. I bambini piccoli riescono a parlare
meglio la seconda lingua e comprenderla se si trovano in ambienti rumorosi. Le competenze di chi
apprende una seconda lingua non dipendono solo dall’età di acquisizione. Più un individuo è socialmente e
psicologicamente integrato nella nuova cultura più migliorerà l’apprendimento della nuova lingua.
-è possibile che le altre specie apprendano il linguaggio umano?
Alcuni esperti ritengono che la capacità innata di apprendere il linguaggio sia peculiare della nostra specie
ed ammettono che anche altre specie abbiano i loro sistemi di comunicazione qualitativamente diversi dal
nostro. Ad esempio il sistema di comunicazione degli scimpanzè è adattato ai loro bisogni. Gardner e
Gardner insegnarono ad una femmina di scimpanzè Washoe alcuni segni dell’American Sign Language da
quando aveva 1 anno a 5. Glielo insegnarono con procedure di condizionamento: aspettavano che facesse
un segno per rinforzarla. Poi imparò i segni osservando e imitando. A 4 anni poteva produrre 130 gesti e era
in grado di generalizzare un segno da una situazione all’altra. In Germani un border collie Rico mostrò di
sape apprendere delle parole con il processo di fast-mapping tipico dei bambini piccoli. Rico conosce i nomi
di 200 oggetti. I ricercatori hanno testato se derivasse da un processo di inferenza ossia come se a un
umano venisse chiesto di prendere da un tavolo di 9 oggetti familiari uno che non aveva mai sentito;
l’umano prenderà quello e Rico faceva lo stesso. Greenfield e Savage-Rumbaugh hanno lavorato con uno
scimpanzè pigmeo di nome Kanzi che si comporta più similmente all’uomo che ad altri scimpanzè e
comunicava manipolando dei simboli corrispondenti a parole e imparava a manipolarli in modo naturale
ascoltando i suoi addestratori pronunciare parole inglesi mentre indicavano i simboli. Dopo anni di
addestramento Kanzi aveva qualche abilità nel cambiare l’ordine delle parole per comunicare dei
cambiamenti di significato e aveva qualche conoscenza sintattica simile a un bambino di 2 anni. Chomsky
conclude che : “ Se un animale possedesse una capacità tanto vantaggiosa dal punto di vista biologico
come il linguaggio, ma per qualche ragione non l’avesse mai usata finora, sarebbe un miracolo evolutivo, un
po’ come trovare un’isola di umani a cui si possa insegnare a volare”.
>Concetti e categorizzazioni: strutture portanti del pensiero
il pensiero è il “linguaggio della mente”. Il pensiero proposizionale esprime una preposizione o
affermazione ed è quando si sembra di “ascoltare nella nostra mente”. Il pensiero per immagini
corrisponde ad immagini che possiamo “vedere” nella nostra mente. Per gli adulti è prediletta la modalità
proposizionale.
-Funzioni dei concetti
Un concetto rappresenta un’intera categoria; è un insieme di caratteristiche associate ad una specifica
categoria. La funzione dei concetti è di dividere il mondo in unità manipolabili(economia cognitiva).
Considerando diversi oggetti membri di uno stesso concetto, riduciamo la complessità del mondo. La
categorizzazione è il processo d’assegnazione di un oggetto a un concetto. Una seconda funzione dei
concetti è che ci permettono di predire informazioni che non sono immediatamente percepibili(potere
predittivo) e ci permettono di andare oltre l’informazione percepita. Siamo anche in grado di costruire sul
momento i concetti che servono ad uno scopo.
-Prototipi
Le caratteristiche associate ad un concetto si dividono in due gruppi. Il prototipo del concetto, ossia le sue
caratteristiche descrittive dei migliori esemplari del concetto ma le caratteristiche del prototipo possono
essere vere per l’esemplare tipico per esempio una nonna ma non per tutte le nonne. Il qualcosa in più che
ha il concetto è il nucleo, che comprende le caratteristiche essenziali per far parte di un concetto. Includere
una persona o un oggetto in una categoria ben definita implica determinare se possiede le caratteristiche
essenziali o identificative della categoria in questione. Decidere se un oggetto sia o no un esempio di
concetto scarsamente definito implica spesso determinare la sua somiglianza con il prototipo. La maggior
parte dei concetti naturali sembra essere fuzzy( non ha definizione e la categorizzazione si fonda sui
prototipi). Quante più caratteristiche del prototipo ha un esemplare tanto più sarà considerato tipico di un
certo concetto. Il grado di tipicità di un esemplare esercita il maggior effetto sulla categorizzazione. La
tipicità determina ciò che pensiamo quando ci imbattiamo nel nome del concetto.
-Universalità della formazione dei prototipi
Per concetti naturali i prototipi sono universali. I Dani(popolazione della Nuova Guinea) hanno nel
linguaggio solo termini per nero e bianco eppure percepiscono la variazione di colore come gli anglofoni il
cui idioma è ricco di vocaboli per indicare i colori. I prototipi del colore sono universali come alcuni concetti
di animali. Le ricerche hanno paragonato studenti statunitensi e i Maya Itza(foresta pluviale del
Guatemala). Dovevano classificare degli animali in insiemi e poi in insiemi di ordine superiore fino ai
mammiferi. Gli alberi o tassonomie dei Maya Itza sono risultate simili a quelle degli studenti staunitensi.
Tutte le persone fondano i loro prototipi su caratteristiche facilmente osservabili che sono indicatrici della
storia evolutiva della specie su cui si basa la tassonomia scientifica. I principi su cui sono costruiti i prototipi
come individuare le caratteristiche frequenti negli esemplari del concetto sono universali.
-Gerarchie dei concetti
Un oggetto può essere identificato a vari livelli. In una gerarchia esiste il livello base che sarebbe il primo a
cui categorizziamo un oggetto e i concetti che si trovano al livello base sono i primi ad essere appresi dai
bambini, sono quelli più usati e presentano il nome più corto. Il livello base è quello con più caratteristiche
distintive.
-Differenti processi di categorizzazione
Operiamo una categorizzazione ogni volta che riconosciamo un oggetto, che diagnostichiamo un problema,
ecc…per i concetti ben definiti stabiliamo quanto una persona assomiglia al nostro prototipo ma per essere
precisi si applicano regole. Più la regola è ricca di caratteristiche più il processo di categorizzazione sarà
lento e incline ad errori. Per i concetti fuzzy si affidiamo alla somiglianza. Le prove che le persone
classificano in questo modo gli oggetti provengono da esperimenti di tre passaggi:
1. Il ricercatore determina le caratteristiche del prototipo del concetto e dei suoi esemplari
2. Determina la somiglianza tra ciascun esemplare e il prototipo identificando le caratteristiche in
comune. Ciò da luogo all’assegnazione di un punteggio di somiglianza con il prototipo.
3. Dimostra il punteggio di somiglianza con il prototipo è correlato con l’accuratezza e la rapidità con
cui i partecipanti hanno classificato un certo esemplare. Ciò dimostra che la somiglianza con il
prototipo ha un ruolo nel processo di categorizzazione.
Un altro mezzo di categorizzazione basato sulla somiglianza consiste nel paragonare l’oggetto agli
esemplari immagazzinati in memoria.
-Acquisizione dei concetti
I concetti di spazio e tempo sono innati altri devono essere appresi.
-Apprendimento dei prototipi e dei nuclei
O ci viene insegnato il concetto o lo apprendiamo con l’esperienza. L’insegnamento esplicito è il mezzo con
cui acquisiamo il nucleo mentre i prototipi con l’esperienza. I bambini devono anche imparare che il nucleo
è il migliore indicatore di appartenenza al concetto rispetto al prototipo. I bambini mostrano un chiaro
spostamento del prototipo al nucleo come criterio decisionale definitivo per i concetti non prima dei 10
anni.
-Apprendere attraverso l’esperienza
Esistono almeno due modi diversi di apprendere un concetto attraverso l’esperienza. Il modo più semplice è
denominato strategia degli esemplari (es. il concetto di mobili→il bambino immagazzina la
rappresentazione del tavolo. Quando diciamo la scrivania è un mobile stabilisce la somiglianza con il nuovo
oggetto con gli esemplari immagazzinati dei mobili). È molto usata dai bambini e funziona meglio con
esemplari tipici che con quelli atipici. I primi esemplari appresi sono tipici i nuovi casi verranno classificati in
modo corretto nella misura in cui saranno esemplari tipici. Con la crescita iniziamo a utilizzare un’altra
strategia la verifica delle ipotesi. Esaminiamo gli esemplari conosciuti di un concetto ricercando le
caratteristiche abbastanza comuni fra loro, e ipotizziamo che queste qualità comuni siano quelle che
caratterizzano il concetto. Analizziamo, quindi, i nuovi oggetti alla ricerca delle caratteristiche critiche,
confermando la nostra ipotesi se ci ha portato a una corretta categorizzazione dell’oggetto nuovo, oppure
modificandola se ci ha condotto fuori strada. Questa strategia si focalizza, dunque, su astrazioni – ovvero su
proprietà che caratterizzano insiemi piuttosto che singoli esemplari – e serve a trovare le caratteristiche del
nucleo.
-Basi neurali dei concetti e delle categorizzazioni
Il cervello sembra immagazzinare i concetti degli animali e degli oggetti in differenti aree celebrali(alcuni
spiegano ciò perché gli animali hanno più caratteristiche percettive che funzionali mentre gli oggetti al
contrario) e ciò vale per le figure e le parole. Molti pazienti con un deficit di denominazione delle figure non
riescono neppure a dire il significato delle parole corrispondenti perché il paziente perde il concetto.
Sembra che diverse aree celebrali incluse regioni percettive e motorie siano coordinate nel limitare
l’organizzazione della conoscenza di categorie nel nostro cervello. Una linea di ricerca suggerisce che a
determinare la somiglianza tra un oggetto e il prototipo del concetto coinvolge regioni celebrali differenti
rispetto a quelle utilizzate nel determinare la somiglianza tra un oggetto e gli esemplari immagazzinati in
memoria. Il secondo processo implica gli item della memoria a lungo termine. Il recupero dipende dalle
strutture celebrali del lobo temporale mediale. Un paziente con una lesione in queste aree sarà incapace di
organizzare gli oggetti in un processo che coinvolga gli esemplari mentre si comporterà in modo normale
nell’uso dei prototipi. L’utilizzo di regole coinvolge circuiti neurali diversi dal processo di categorizzazione
per somiglianza(la memoria attiva la corteccia visiva nella zona posteriore del cervello mentre la regola
attiva le zone posteriori delle regioni frontali). I processi di categorizzazione distinti a un livello psicologico si
distinguono in quanto coinvolgono differenti meccanismi celebrali.
>Ragionamento e decisioni
Quando pensiamo in modo proposizionale, organizziamo la sequenza dei nostri pensieri. Quando
ragioniamo la sequenza dei nostri pensieri prende la forma di un’argomentazione dove una proposizione
corrisponde a affermazione o conclusione che cerchiamo di trarre. Le proposizioni intermedie sono le
motivazioni a sostegno dell’affermazione o le promesse per la conclusione.
-Ragionamento deduttivo
-Regole della logica
I ragionamenti più forti sono quelli che hanno validità deduttiva, cioè che è impossibile che la conclusione
di un ragionamento sia falsa se le sue premesse sono vere. Il sillogismo è composto da due premesse e una
conclusione. La verità o falsità di tale conclusione segue logicamente dalle due premesse in accordo con le
regole della logica deduttiva. Alcune teorie del ragionamento deduttivo sostengono che seguiamo una
logica intuitiva e che utilizziamo le regole della logica per cercare di dimostrare che la conclusione di un
ragionamento deriva dalle sue premesse. Più il ragionamento è complicato più seguire la regola diventa un
processo consapevole. Quante più regole sono necessarie, tanto più probabilmente le persone
commetteranno un errore, e impiegheranno tempo per prendere quella corretta. Molte persone inoltre
giudicheranno una conclusione logicamente non valida come valida se sembrerà loro plausibile(belief bias).
-Effetti del contenuto
Le regole della logica non comprendono tutti gli aspetti del ragionamento deduttivo. Queste regole sono
attivate dalla forma logica delle proposizioni, ma la nostra capacità di valutare un ragionamento deduttivo
dipende anche dal contenuto. Lo dimostra il compito di selezione di Watson. Si presentano ai partecipanti 4
cartoncini. Ogni cartoncino ha una lettera su un lato e una cifra sull’altro. Il partecipante deve decidere
quale di questi girare per stabilire se la seguente affermazione è corretta: “ se un cartoncino ha una vocale
su un lato, allora avrà un numero pari dall’altro. La risposta corretta è girare la e il 7. La maggior parte ha
scelto la E meno del 10 percento anche la carta 7. Qualche volta usiamo regole meno astratte e più
pertinenti ai problemi quotidiani (regole pragmatiche). Il contenuto di un problema influenza l’attivazione
di una regola pragmatica, che a sua volta influenza la correttezza del ragionamento. Talvolta i partecipanti
usano il modello mentale, ossia una rappresentazione concreta della situazione. La nostra sensibilità verso i
contenuto spesso ci impedisce di ragionare come dei logici nel risolvere il problema.
-Ragionamento induttivo
-regole della logica
I logici hanno osservato che un ragionamento può essere accettabile anche se non ha validità
deduttiva(induttivamente forte ossia è improbabile che la conclusione sia falsa se le premesse sono vere).
La forza induttiva è una questione di probabilità e la logica induttiva deve basarsi sulla teoria della
probabilità. Un’importante regola della probabilità è quella della probabilità di base che stabilisce che la
probabilità che qualcosa faccia parte di una class è tanto maggiore quanto più numerosi sono i membri di
quella classe. Un’altra regola è quella della congiunzione: la probabilità di una proposizione non può essere
inferiore alla probabilità di quella stessa proposizione unita ad un’altra. Queste due regole sono guide
razionali del ragionamento induttivo e la maggior parte delle persone vi fa riferimento quando le regole
diventano esplicite.
-Euristica
È una procedura breve e semplice da applicare spesso ma non inevitabilmente può produrre la risposta
giusta. Tversky e Kahneman hanno dimostrato che gli individui quando formulano giudizi induttivi violano
alcune regole basilari della teoria della probabilità. Ad esempio si comunica che un gruppo di persone sono
70 ingegneri e 30 avvocati e c’è la descrizione neutra “Dick è un uomo di grande abilità e promette di avere
successo” tutti la valutano come quella di ingegnere senza considerare razionalmente la professione con la
più alta probabilità di base che in questo caso comunque condurrebbe a tale risposta. Gli individui spesso
usano l’euristica della somiglianza perché essa è in frequente relazione con la probabilità ed è più facile da
calcolare e spiega perché le persone ignorino le probabilità di base. Un’altra è l’euristica della causalità. Gli
individui valutano la probabilità di una situazione dalla forza delle connessioni causali esistenti tra gli eventi
che la compongono. L’esempio di Tversky e Kahneman hanno mostrato che i soggetti giudicavano
erroneamente più parole che iniziassero con la r che quelle che la avessero al terzo posto semplicemente
perché per noi è più facile ricordare una parola basandoci sulla lettera iniziale: l’utilizzo di un’euristica della
probabilità. Un’altra strategia cognitiva che ci può condurre fuori strada è l’euristica della
rappresentatività ovvero l’assunzione che ogni caso sia paradigmatico della categoria a cui appartiene. Le
persone possono trarre da un singolo episodio induzioni che si rivelano ingiustificate. C’è poi il pregiudizio
della conferma: noi diamo maggior credito a quanto conferma le nostre precedenti convinzioni rispetto a
tutto ciò che le contraddice o mette in discussione(es. Gilovich dimostra che il pregiudizio nei giocatori
d’azzardo li conduce a credere le loro vincite conferma della carta vincente mentre non tengono cono delle
perdite).
-L’effetto framing
La risposta data dipende dal modo in cui le opzioni sono descritte. Le persone hanno un particolare
atteggiamento verso il rischio: evitiamo il rischio se stiamo valutando dei guadagni potenziali ma rischiamo
se stiamo evitando delle perdite.
-Basi neurali del ragionamento
Alcune aree celebrai si attivano durante il ragionamento deduttivo ma non durante l’induttivo mentre altre
mostrano il pattern inverso. Ciò dimostra che il ragionamento deduttivo e induttivo sono mediati da
differenti meccanismi neurali. Quando è deduttivo si attivano delle regioni nell’emisfero dx verso la parte
posteriore del cervello. Quando è induttivo si attivano quella dell’emisfero sn in una regione della corteccia
frontale nota per essere implicata nei problemi di stima. La corteccia orbito-frontale comprende la porzione
inferiore della corteccia frontale dovrebbe essere implicata nella capacità di prendere decisioni e che sia
implicata nelle reazioni emozionali istintive che ci dicono se le nostre decisioni sono giuste o sbagliate.
-La ricerca evoluzionistica sulla natura del linguaggio-Davies
Charter e Christiansen sostengono che il linguaggio è un prodotto culturale ma che le influenze biologiche e
cognitive sono molto importanti sullo sviluppo del linguaggio. È il linguaggio che si evolve per adattarsi al
cervello. Steel e colleghi considerano l’uso degli attrezzi come stimolo per l’evoluzione del linguaggio e che
potrebbe essere collegato all’azione manuale. Arrivano a ciò grazie ai neuroni specchio:Pulvermuller e
Fadia scoprirono che quando un individuo imita un altro si attivano gli stessi neuroni ed essi svolgono un
ruolo nella comprensione del linguaggio. La comunità è un importante stimolo per l’evoluzione del
linguaggio. Collins sostiene che sia il deposito della comprensione del mondo. Bergelson e Swingley
notarono che l’immagine visiva di un nome comune e la sua rappresentazione linguistica si influenzano a
vicenda nei bambini. L’evoluzione del linguaggio è la conseguenza dell’uso di attrezzi e dell’interazione
sociale ed il linguaggio si è evoluto per sistemarsi nel cervello.
>Pensiero in azione: problem solving
Per molte persone, risolvere un problema è l’essenza del pensiero stesso. Nel problem solving ci sforziamo
di raggiungere un obiettivo, ma non abbiamo ancora a disposizione i mezzi per farlo. In ogni caso, vi è una
condizione iniziale e una condizione meta. Spesso dobbiamo scomporre l’obiettivo finale in sotto-obiettivi e
forse suddividerli ulteriormente in parti ancora più piccole fino a raggiungere il livello in cui abbiamo i mezzi
per ottenere i nostri scopi. Le strategie utilizzate per scomporre gli obiettivi finali in sotto-obiettivi
costituiscono la questione più importante da affrontare.
-Strategie di problem solving
Gran parte del lavoro è stato condotto Newell e Simon. Una strategia consiste nel ridurre la differenza tra la
condizione attuale e la meta. Questa strategia è chiamata metodo della riduzione della differenza: l’idea di
base è che ci fissiamo de sotto-obiettivi che una volta raggiunti ci avvicinano alla meta. Una strategia simile
ma più sofisticata è l’analisi dei mezzi e dei fini. Paragoniamo la nostra condizione attuale alla meta, per
trovare le differenze più importanti; a questo punto, il principale sotto-obiettivo è la loro eliminazione.
Cerchiamo allora un mezzo o una procedura per conseguire questo sotto-obiettivo. Se lo troviamo, ma
scopriamo che qualcosa nella nostra condizione attuale ci impedisce di metterlo in pratica, introduciamo il
nuovo sotto-obiettivo di eliminare questo ostacolo. L’analisi dei mezzi e dei fini è una procedura più
sofisticata rispetto alla riduzione della differenza perché permette di intraprendere un’azione anche se
questa comporta un temporaneo allontanamento tra la nostra condizione attuale e la meta. Un’altra
strategia è quella del ragionamento all’indietro partendo dalla meta, una strategia particolarmente utile
per la soluzione di problemi matematici. Ragioniamo procedendo dall’obiettivo finale al sotto-obiettivo da
questo ad un altro finchè arriviamo a sotto-obiettivi raggiungibili.
-Rappresentazione del problema
Alcuni problemi si possono risolvere rapidamente usando proposizioni o immagini. Noi spesso riformuliamo
un problema mal definito in modo migliore. Se facciamo assunzioni sbagliate il nostro assetto mentale può
fungere da ostacolo alla via della soluzione. La fissità funzionale consiste nel fatto che i soggetti incontrino
difficoltà nella soluzione del problema poiché non hanno chiara in mente come due elementi possano
cooperare per giungere alla soluzione. Ristrutturare una situazione ed essere capaci di rappresenarla in una
determinata maniera è la chiave per trovare la soluzione. L’analogia consente di risolvere un problema
quando due prove presentano la medesima sotto-struttura e quindi risolvere il primo può significare i mezzi
per dispiegare il secondo.
-Pensiero per immagini
Parte del nostro pensiero è prodotta in modalità visiva. L’imagery coinvolge le stesse rappresentazioni e i
processi impiegati nella percezione. Un’operazione studiata è la rotazione mentale. In un esperimento più
lettere sono ruotate rispetto alla posizione verticale, più tempo occorre ai partecipanti per decidere. Ciò
dimostra che ruotano mentalmente l’immagine della lettera fino a che non torna verticale e poi controllano
se la lettera è normale rovesciata. Un’altra operazione simile è quella di esplorare un’immagine: i
partecipanti studiano la mappa di un’isola inventata che contiene sette importanti località. La mappa viene
tolta e viene chiesto di costruirsi un’immagine e fissare l’attenzione su un luogo particolare. Poi lo
sperimentatore nomina un’altra località e partendo da quella stabilita i partecipanti devono esplorare le
loro immagini mentali fino a giungere il luogo e premere il pulsante. Il tempo impiegati dai partecipanti ad
esplorare l’immagine aumenta proporzionalmente alla distanza immaginata che suggerisce che i
partecipanti devono esplorare le loro immagini mentali nello stesso modo che fanno con oggetti veri.
-Basi neurali delle immagini mentali( imagery)
L’imagery è simile alla percezione e viene dalla dimostrazione che entrambe sono mediate dalle stesse
strutture celebrali. I pazienti con lesioni cerebrali mostrano che la percezione visiva danneggiata si associa a
un problema di imagery visiva. Un esempio sono i pazienti con neglect visivo del campo visivo sinistro che
hanno lesiono nel lobo parietale dell’emisfero dx e questo si estende all’imagery. Biasich chiedeva ai
pazienti di immaginare una piazza familiare di Milano e di mettersi nel mezzo e di fronte al duomo. Essi
riferivano la maggior parte degli oggetti a dx e pochi a sn. Se immaginavano di essere posti con le spalle al
duomo negligevano gli oggetti prima riferiti(che ora sono a sn nell’immagine). Se si chiede di immaginare un
percorso verso casa si è notato che affluisce sangue nella corteccia visiva normalmente associato a compiti
percettivi. L’imagery quindi è simile alla percezione fin dai primi stadi dell’elaborazione corticale che esse
sono mediate dagli stessi meccanismi neurali.
-Esperti vs principianti
La quantità di esperienza che abbiamo in un certo dominio influenza il modo in cui ci rappresentiamo un
problema. Gli esperti hanno un numero maggiore di rappresentazioni specifiche in memoria che possono
usare per risolvere un problema. Grott si chiese perché i giocatori esperti di scacchi siano più abili nel
scegliere le mosse rispetto ai principianti perché gli esperti hanno sviluppato rappresentazioni mentali di
molte possibili configurazioni di pezzi sulla scacchiera che consentono loro di codificare una configurazione
complessa solo in pochi chunk. Anche quando si trovano di fronte un problema nuovo gli esperti lo
rappresentano in modo diverso dai principianti. Viene dimostrato ciò con i problem solving in fisica: gli
esperti formulano un piano di approccio al problema prima di passare alle equazioni e tendono a ragionar a
partire dai dati verso la soluzione (dal sintomo alla diagnosi) , i principianti iniziano a scrivere equazioni
senza un piano generale e lavorano in direzione opposta(dalla diagnosi al sintomo). Solo quando abbiamo
maturato sufficiente esperienza in un campo saremo capaci di mettere a fuoco gli aspetti strutturali di un
problema e utilizzare lo strumento dell’analogia.
-Processi automatici
L’esperienza porta l’automaticità. I processi automatici sono quelli come andare in bicicletta o guidare la
macchina. Anche i processi mentali si automatizzano con l’esperienza. L’effetto Stroop dimostra che la
lettura è un processo automatico. Stroop presentava ai soggetti una lista di non-parole e di parole e
chiedeva il colore con cui i caratteri erano stati stampati. Non veniva chiesto di leggere le parole ma i
soggetti le leggevano automaticamente. Il blu era scritto con caratteri rossi ad esempio e ciò aumentava il
tempo di risposta rispetto a parole con colori congruenti e ciò mostra come la lettura sia qualcosa che
facciamo senza prestarvi attenzione consapevolmente.
-Il pensiero inconscio nelle decisioni complesse
Alcuni esperimenti condotti da Dijksterhuis hanno dimostrato che a optare per la scelta migliore in una
situazione semplice erano i pensatori consapevoli, mentre i pensatori inconsci decidevano meglio in quella
complessa. Sembra che il pensiero inconscio sia un processo attivo che faccia decidere meglio rispetto a chi
deve decidere immediatamente. Quando i soggetti non sono avvisati al riguardo di una decisione
imminente non scatta l’ingranaggio del pensiero inconscio che si attiva se c’è un obiettivo da raggiungere.
Infine il pensiero inconscio offre una differente rappresentazione dell’informazione che concede una
maggiore capacità di valutare i fattori che subentrano in una decisione complessa. Alcuni teorici sostengono
la teoria per cui il ragionamento umano è un processo duale e chiamano intuitivi i processi automatici per
differenziarli da quelli basati sull’utilizzo di regole.
-il ruolo del linguaggio nella mente-Levinson and Majid
il linguaggio influenza la cognizione. È stato dimostrato che una lingua nativa cambia il nostro modo di
sentire nella misura in cui nella prima infanzia diventiamo ciechi ai suoni estranei al nostro idioma. Così il
linguaggio muta la nostra reale percezione del mondo che ci circonda. Pare che il modo in cui parliamo del
tempo in una lingua cambi il modo in cui pensiamo.(in cinese si usa una metafora spaziale verticale quindi
eventi prossimi stanno su e remoti giù mentre in inglese il futuro è davanti e il passato dietro.)Per pensare e
dare forma al tempo noi prendiamo in prestito il linguaggio termini che si riferiscono al più concreto spazio,
e così a un differente linguaggio spaziale corrisponderà un differente pensiero temporale. Lo stesso
linguaggio spaziale cambia tra le lingue. In alcuni idiomi non esistono vocaboli per dx e sn. I nostri sensi e
pensieri più astratti sono costruiti in maniera innata per poterci consegnare informazioni veridiche ma con
facilità assorbiamo durante l’infanzia sia il linguaggio che le categorie della nostra cultura e le utilizziamo
per sfruttare queste discriminazioni o inferenze che sono stati utili alla nostra società.
-Come si comporta il linguaggio col pensiero?-Papafragou
Esiste la teoria per cui è il linguaggio a offrire concetti e i meccanismi con cui rappresentiamo e rendiamo
sensate le nostre esperienze, determinando così in maniera decisiva il modo in cui pensiamo. Ma ciò è
erroneo perché le persone possiedono concetti che non sono codificati nella loro lingua(i Pirahna del brasile
non hanno parole per indicare i numeri ma sono in grado di risolvere calcoli che implicano una capacità
insiemistica). Poi vi sono molte somiglianze nei modi in cui svariate lingue spartiscono i domini
dell’esperienza come le proprietà essenziali dei colori o i gusti. Ciò dimostra che le categorie del linguaggio
sono determinante dai limiti percettivi e cognitivi condivisi dagli esseri umani. In inglese ci sono i nomi
numerabili(a pyramid) e non (cork sughero) mentre in giapponese tutti sono non numerabili. La distinzione
linguistica tra nomi numerabili e non determina quella concettuale tra oggetto e sostanza. Alcuni abitanti
del Messico non hanno il concetto di dx-sn ma codificano gli oggetti nello spazio attraverso le coordinate
nord e sud mentre gli Olandesi raccontano le cose che stanno a dx o sn rispetto al corpo. Il comportamento
linguistico e cognitivo possono co-variare ed i meccanismi cognitivi umani sono flessibili e non semplificati
alla terminologia linguistica. Le variazioni linguistiche importanti non conducono a differenze cognitiva. La
memoria e la categorizzazione di eventi motori sono indipendenti dalla codifica del linguaggio. I processi
che stanno alla base della percezione degli eventi sono indipendenti dal linguaggio. Quindi il linguaggio è
una supplementare via di codifica dell’esperienza e esso offre un’alternativa per organizzare e tener
d’occhio l’esperienza.
CAPITOLO 11 EMOZIONE
Le emozioni sono centrali nelle esperienze umane e negli incontri sociali di successo siamo portati a
considerare disumani coloro che sembrano non averne come i serial killer o “individui a sangue freddo”(es.
Ted Bundy che negli anni ’70 uccise 30 donne. Le fotografava e teneva i loro teschi nell’appartamento di
Seattle. Fu condannato alla pena di morte e arrivò a volersi difendere da solo. Non provava alcun rimorso o
vergogna dei fatti accaduti e non temeva le conseguenze future; probabilmente aveva il disturbo di
personalità sociale ,una volta detti psicopatici o sociopatici, che comporta un deficit della normale risposta
emotiva specie relativamente a vergogna, colpa e paura e scarsa empatia. Sono capaci di emozioni brevi e
superficiali, delle “proto-emozioni”). Le emozioni possono attivare e dirigere il comportamento nello stesso
modo della motivazione di base. Le emozioni sono indotte dall’esterno, attivate da circostanze esterne
identificate nella relazione persona-ambiente e possono essere sollecitate da un’ampia varietà di stimoli
mentre le motivazioni nascono dall’interno da circostanze interne, sono dirette verso particolari oggetti
nell’ambiente(come il cibo, acqua o un compagno) e solitamente sono sollecitate da un bisogno specifico.
>Componenti dell’emozione
l’emozione è una reazione breve e multicomponenziale ad alcuni cambiamenti nel modo in cui le persone
interpretano o valutano le circostanze in cui si trovano. L’emozione è un episodio complesso che induce
prontezza ad agire. Un’emozione intensa prevede almeno 6 componenti. Tipicamente l’emozione comincia
con la valutazione cognitiva ossia la valutazione del soggetto sul significato personale delle circostanze
attuali. Si ritiene che questo processo di valutazione sia la prima componente dell’emozione. La valutazioni
cognitiva a sua volta sollecita una cascata di risposte (esperienza soggettiva dell’emozione, stato affettivo,
tono sentimentale). La terza componente strettamente correlata include le tendenze al pensiero e
all’azione. La quarta componente include le reazioni corporee interne specie quelle del sistema nervoso
autonomo. La quinta componente dell’emozione consiste nelle espressioni facciali. L’ultima componente è
quella delle risposte alle emozioni che si riferisce a come le persone affrontano le emozioni. Nessuna delle
6 componenti è di per sé un’emozione, è semplice o unidimensionale. Ognuna è un sistema di per sé che
interagisce con altri per dar vita a un sistema emozionale. Considerare le emozioni come sistemi complessi
può aiutare a distinguerle dagli stati strettamente correlati come gli umori. Le emozioni si differenziano
dagli umori in molti modi. In primo luogo, le emozioni tipicamente hanno una causa chiara(relative a
qualcosa o qualcuno). Gli umori d’altro canto sono spesso stati affettivi diffusi e liberamente fluttuanti. Ciò
evidenzia una seconda differenza: le emozioni sono tipicamente brevi – durano solo secondi o minuti –
mentre gli umori possono persistere a lungo, per ore o persino giorni. Una terza differenza è che le
emozioni implicano il sistema a componenti multiple descritto in precedenza, mentre gli umori possono
essere salienti solo a livello dell’esperienza soggettiva. Infine, le emozioni sono spesso concepite all’interno
di una categoria discreta, come la paura, la rabbia, la gioia e l’interesse. Al contrario, gli umori sono
frequentemente concepiti come variabili lungo le dimensioni di piacevolezza e livello di arousal. Le
questioni critiche nella ricerca contemporanea riguardano la natura dettagliata di ognuna di queste
componenti e i meccanismi specifici tramite i quali si influenzano vicendevolmente. Ci sono problemi
riguardo l’intensità dell’emozione e altri riguardo le componenti emotive responsabili del fatto che
emozioni diverse vengano sentite in modo diverso. Il sistema nervoso autonomo aumenta l’intensità delle
nostre emozioni ma il modello di attivazione è lo stesso per molte emozioni.
>Valutazione cognitiva ed emozione
La relazione individuo-ambiente si riferisce alla situazione oggettiva in cui si trova la persona, le sue
circostanze nel mondo o in relazione agli altri. Le circostanze si tramutano in emozione quando sono
rilevanti rispetto ai nostri obiettivi personali o al nostro benessere. Questo processo è la valutazione
cognitiva. È attraverso il processo valutativo che decidiamo se l’attuale relazione individuo-ambiente mette
in pericolo gli obiettivi o il benessere personali. In caso affermativo, il processo valutativo traduce le
circostanze oggettive in situazione personalmente significativa. Il significato personale determina il tipo di
emozione che sperimentiamo come l’intensità. Le valutazioni cognitiva sono responsabili della
differenziazione delle emozioni. Le valutazioni cognitive sono spesso sufficienti a determinare la qualità
dell’esperienza emotiva.
-Scoperta della valutazione cognitiva
Schachter e Singer negli anni ’60 hanno ipotizzato che se si inducono le persone in uno stato di arousal
autonomo la qualità delle emozioni è determinata dalla loro valutazione della situazione. È la teoria
bifattoriale delle emozioni per cui si ritiene che le emozioni siano il risultato della combinazione di due
fattori: uno stato iniziale di arousal inspiegabile più una valutazione cognitiva dell’arousal in questione.
L’esperimento dei due studiosi consisteva nell’iniettare una dose di adrenalina in alcuni pazienti che
avrebbe causato tremori muscolari, nervosismo, aumento del battito cardiaco e cambiamento del ritmo
respiratorio. Alcuni erano informati sugli effetti altri no. I due ipotizzarono che l’interpretazione dei sintomi
da parte dei partecipanti non informanti dipendesse dalla situazione in cui venivano a trovarsi. Lasciati soli
in una stanza arrivava un complice a loro insaputa che o provocava una situazione allegra o si lamentava.
Notarono che i partecipanti che avevano ricevuto una spiegazione fisiologica della loro attivazione erano
meno influenzati dalla situazione rispetto a quelli che non avevano ricevuto spiegazione. Gli esperimenti di
Follow-up hanno provato che i partecipanti valutano le loro esperienze più negativamente di quanto la
situazione giustifichi suggerendo che l’arousal fisiologico prodotto dall’adrenalina è sperimentato come
spiacevole. L’attribuzione erronea dell’arousal significa che l’aurosal fisiologico persistente può essere
erroneamente attribuito a circostanze successive e intensificare le nostre reazioni emotive a queste
circostanze. La teoria bifattoriale di Schachter e Singer è stata definita un approccio psicologico
costruzionista alle emozioni perché descrive come le emozioni sorgano da un insieme di ingredienti
psicologici di base, i due fattori di un aurousal fisiologico generale e una spiegazione cognitiva di tale
arousal. Esiste il modello di atto concettuale di Barrett che suggerisce che gli stati corporei e i processi
cognitivi si uniscono per produrre stati emotivi ed ha tre ingredienti di base che grazie alle combinazioni
producono la gamma di esperienze (sensazioni esterne al copro, interne e esperienze precedenti. Durante
un’emozione le sensazioni interne dal corpo e quelle esterne dal mondo diventano significative perché il
nostro cervello automaticamente e senza sforzo le ordina per categorie di base alle vostre esperienze
precedenti.
-Temi e dimensioni della valutazione cognitiva
Tutte queste teorie sono simili in quanto ipotizzano che le valutazioni individuali della situazione portano
all’esperienza soggettiva di emozione, all’aurosal associato e alle altre componenti della risposta emotiva.
Queste teorie possono essere divise in : 1) teorie minimaliste della valutazione cognitiva, che riducono il
numero delle dimensioni di valutazione al minimo, in base a temi fondamentali , 2) teorie dimensionali
della valutazione cognitiva, che identificano una varietà di dimensioni di valutazione ritenuta sufficiente a
spiegare le differenze tra le emozioni. Un teorico della valutazione cognitiva, Lazarus identifica tali
transazioni fondamentali come temi relazionali centrali. Un tema relazionale centrale rappresenta il
significato personale conseguente a un modello particolare di valutazione di una specifica relazione
individuo-ambiente; esso distilla il processo di valutazione fino alla sua essenza. Quando ha luogo un
evento desiderato proviamo gioia, se non si verifica proviamo dispiacere, quando si verifica un evento
indesiderato sperimentiamo sconforto e se non si verifica sperimentiamo sollievo. Smith e Ellsworth hanno
rilevato sei dimensioni per descrivere 15 emozioni. Sono : 1) desiderabilità della situazione, 2) lo sforzo
previsto nella situazione, 3) certezza della situazione, 4) attenzione da dare alla situazione, 5) controllo che
sentiamo di avere sulla situazione , 6) il controllo della situazione che attribuiamo a forze non umane. Le
valutazioni cognitive precedono e causano le altre componenti dell’emozione. Ulteriori prove a favore del
ruolo causale delle valutazioni provengono dagli accertamenti dell’attività celebrale.
-Valutazioni consce e inconsce
Alcuni affermano che le emozioni si possono produrre senza alcun pensiero conscio precedente. Gli
esperimenti delle fobie semplici hanno messo alla prova queste idea, presentando fotografie di ragni e
serpenti ai partecipanti che: 1) avevano paura dei serpenti, 2) dei ragni, 3) non avevano alcuna fobia. In una
condizione le fotografie erano mostrate a lungo da permettere ai partecipanti il loro riconoscimento
conscio. In un’altra si usava il mascheramento retrogrado: le fotografie erano mostrate per 30 millisecondi
e mascherate da una foto neutrale in modo che non si riconoscesse il contenuto ma i soggetti fobici
mostrarono risposte identiche(aumento dell’attività della ghiandola sudoripare) alle foto del loro oggetto
fobico. Le valutazioni cognitive di minaccia possono aver luogo a livelli inconsci inducendo le persone a
esperire emozioni per ragioni a loro sconosciute. Secondo un’ipotesi recente solo le valutazioni cognitive
più rudimentali di valenza e urgenza si effettuano al di fuori della consapevolezza. Quelle più complesse
come l’attribuzione di responsabilità sono il risultato dell’elaborazione conscia delle informazioni. Le
valutazioni cognitive all’interno dei processi emotivi sono simili ad altre forme di cognizioni. Sono il risultato
di elaborazioni automatiche al di fuori della consapevolezza e di elaborazioni controllate di cui siamo
consapevoli.
-Valutazioni cognitive nel cervello
Le ricerche neurologiche hanno identificato il coinvolgimento dell’amigdala nelle valutazioni cognitive
automatiche. Controlla gli stimoli in grado di elicitare emozioni a livello automatico, inconscio.
>Esperienza soggettiva ed emozione
La componente sentimentale è per definizione consapevole. Un effetto del processo di valutazione consiste
nella modificazione dell’esperienza soggettiva. I ricercatori hanno affermato che le emozioni possono
manifestarsi anche senza sentimenti consapevoli. I sentimenti interni funzionano da feed-back della
rilevanza personale delle circostanze attuali. Si ritiene che la componente sentimentale dell’emozione guidi
il comportamento, le decisioni e l’elaborazione delle informazioni.
-Sentimenti che modificano l’attenzione e l’apprendimento
Apprendiamo di più gli eventi in sintonia con i nostri sentimenti. I sentimenti del momento guidano
automaticamente l’attenzione producendo dei tempi di reazione più velocemente a eventi congruenti con
quei sentimenti. Sappiamo che possiamo imparare meglio il materiale nuovo se riusciamo a correlarlo con
le informazioni già presenti in memoria. I nostri sentimenti durante l’apprendimento possono aumentare la
disponibilità di ricordi in sintonia con quel sentimento e sono più facili da correlare al materiale nuovo.
-Sentimenti che modificano la valutazione e i giudizi
I nostri sentimenti possono influenzare la valutazione delle altre persone. Le esperienze quotidiane ci
forniscono numerosi esempi di questo fenomeno. I nostri sentimenti influenzano la valutazione degli
oggetti inanimati. Le emozioni alterano anche le nostre decisioni economiche. I nostri sentimenti
influenzano anche i giudizi sulla frequenza di vari rischi. I nostri sentimenti ci portano a notare e
apprendere selettivamente eventi congruenti con il sentimento in atto che contribuisce a rafforzare
l’emozione iniziale. Le conseguenze cognitive delle esperienze soggettive servono a perpetuare gli stati
emotivi, il che produce spirali verso il basso per le emozioni negative e verso l’alto per quelle positive.
>Tendenze al pensiero e all’azione ed emozione
Un modo in cui i sentimenti guidano il comportamento e l’elaborazione delle informazioni è tramite le
urgenze che le accompagnano (tendenze al pensiero e all’azione). Con emozioni negative le tendenze al
pensiero e all’azione divengono più ristrette e specifiche mentre con quelle positive tendono a diventare
ampie e aperte a disponibilità. Le tendenze si limitano a descrivere le idee delle persone sulle possibili
azioni e prima di trasformarsi in azioni c’è il complesso interfaccia tra controllo degli impulsi, norme
culturali e altri fattori. Molti teorici ritengono che il fatto che vengano in mente particolari tendenze è ciò
che rende le emozioni adattive dal punto di vista evolutivo (il restringimento per quelle negativa ha salvato i
nostri antenati, l’ampliamento per quelle positive serve a costruire risorse durature a ha fatto la differenza
tra la vita e la morte.
>Modificazioni corporee ed emozione
La maggior parte dei cambiamenti fisiologici che hanno luogo durante l’arousal emozionale deriva
dall’attivazione della divisione simpatica del sistema nervoso autonomo. Il sistema nervoso simpatico
prepara il corpo ad agire in casi di emergenza ed è responsabile dei seguenti cambiamenti: 1) la pressione
sanguigna e il battito cardiaco aumentano, 2) la respirazione diviene più rapida, 3) le pupille si dilatano, 4)
la sudorazione aumenta mentre la secrezione di saliva e muco diminuisce, 5) il livello di zuccheri nel sangue
aumenta per fornire più energia, 6) il sangue si coagula più velocemente in caso di ferite, 7) il sangue è
deviato dallo stomaco e dall’intestino al cervello e ai muscoli scheletrici, 8) i peli sulla pelle si rizzano (pelle
d’oca). Il sistema nervoso simpatico stimola l’organismo a produrre energia. Man mano che l’emozione
decresce, il sistema nervoso parasimpatico – deputato alla conservazione dell’energia – prende il
sopravvento e riporta l’organismo al suo stato normale. Gli impulsi partono dall’ipotalamo e amigdala
passano ai nuclei del tronco dell’encefalo che controllano il funzionamento del sistema nervoso autonomo.
Questo agisce sui muscoli e organi interni e indirettamente stimolando gli ormoni surrenalici a produrre
cambiamenti fisici. Secondo alcuni le emozioni positive producono scarse modificazioni corporee perché le
loro associate tendenze di pensiero e azione sono ampie e non specifiche. Le emozioni positive possono
essere adeguate ad aiutare le persone a riprendersi da un’attivazione protratta conseguente a idee
negative, l’idea di effetto di annullamento delle emozioni positive.
-Intensità delle emozioni
la percezione viscerale è la percezione che abbiamo della nostra attivazione. Quando il midollo spinale è
interrotto le sensazioni che originano al di sotto del punto danneggiato non possono raggiungere il cervello.
Alcune di queste sensazioni derivano dal sistema nervoso simpatico le lesioni riducono il contributo della
sua attivazione alle emozioni provate(anche nel caso di eccitazione sessuale e dolore).
-Differenziazione delle emozioni
L’attivazione del sistema nervoso autonomo contribuisce all’intensità dell’esperienza emotiva. James,
autore nel 1890 del primo testo di psicologia, propose che la percezione dei cambiamenti corporei è
l’esperienza soggettiva dell’emozione e non possiamo avere l’una senza l’altra. La teoria di James-Lange
sostiene che poiché la percezione dell’attivazione del sistema nervoso autonomo costituisce l’esperienza di
un’emozione, e poiché differenti emozioni si provano in modi differenti, deve esistere uno schema
distintivo di attivazione del sistema nervoso autonomo per ciascuna emozione. Sostiene quindi che
l’attivazione del sistema nervoso autonomo differenzia le emozioni. Cannon negli anni ’20 elaborò tre
critiche alla teoria:1. Gli organi interni sono strutture poco sensibili e non molto innervate e i cambiamenti
interni avvengono lentamente per costituire la fonte primaria di un’emozione; 2. L’induzione artificiale dei
cambiamenti corporei associati a un’emozione non causa l’esperienza di un’emozione vera ma produce
l’esperienza di “come se”; 3. Lo schema di attivazione del sistema nervoso autonomo non sembra differire
molto fra uno stato emotivo e l’altro. Uno studio condotto da Leverson et al.negli anni ’90 offre una prova
sicura di schemi di attivazione del sistema nervoso autonomo distinti per emozioni diverse: i partecipanti
esibivano i movimenti dei muscoli facciali per sei emozioni(sorpresa, disgusto, tristezza, rabbia, paura e
felicità) e mantenevano la configurazione per 10 secondi mentre venivano misurati battito cardiaco,
temperatura cutanea e altri indicatori di arousal autonomo. Le misurazioni hanno rivelato differenze fra
emozioni. Il battito cardiaco era più veloce per rabbia, paura e tristezza e la temperatura corporea era più
alta. Altre ricerche suggeriscono che questi distinti schemi sono universali( hanno studiato i Minangkabau di
Sumatra occidentale). Anche se l’attivazione autonoma aiuta a differenziare alcune emozioni, è improbabile
che differenzi tutti le emozioni ed è troppo lenta per differenziare le esperienze emotive e l’induzione
artificiale dell’arousal non produce una vera emozione. Le emozioni vengono differenziate grazie al modo in
cui il cervello umano rapidamente categorizza le attuali sensazioni esterne e interne basandosi su
esperienze passate.
-Le emozioni cambiano l’espressione genica nelle cellule immunitarie-Fredrickson
Le emozioni forti e negative attivano il sistema nervoso simpatico(SNS) e l’asse ipotalamo-ipofisi-
surrene(HPA)(il battito cardiaco aumentano e i livelli di adrenalina e cortisolo aumentano rapidamente).se
ricorrenti possono favorire l’insorgenza di malattie croniche e infezioni virali. La completa mappatura del
genoma umano ha consentito un approccio bioinformatico dell’intero genoma umano e di esaminare
22000 geni insieme. Da ciò è evidente che i cambiamenti corporei associati a emozioni negative frequenti
attivano dei processi cellulari che producono delle vaste alterazioni dell’espressione genica nei geni che
regolano il sistema immunitario. Le emozioni negative ricorrenti sembrano regolare verso l’alto i geni pro-
infiammatori e regolare verso il basso i geni antivirali. Il nostro sistema immunitario è sensibile alle
emozioni negative. Cole e colleghi hanno suggerito che i nostri corpi si sono evoluti per avere una risposta
immunitaria anticipatoria nel senso che anticipa i geni patogeni che incontreremo se le circostanze
predominanti continuano nel futuro. Le infezioni batteriche sono eventi più probabili per le persone isolate
socialmente. Gli antenati umani che venivano cacciati dai gruppi sociali avevano un rischio maggiore di
restare feriti o da predatori o da uomini ostili. Il sistema immunitario umano riflette ancora la nostra storia
ancestrale.
>Movimenti muscolari facciali ed emozione
I movimenti muscolari facciali che accompagnano un’emozione servono a comunicare quell’emozione,
elicitando una reazione emotiva in coloro che sono in contatto oculare con la persona che sta
comunicando(L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali di Darwin del 1872). Le espressioni
emotive contribuiscono all’esperienza soggettiva dell’emozione. Le espressioni facciali possono persino
mettere in moto l’intero processo emozionale.
-Comunicazione delle emozioni tramite movimenti muscolari facciali
Certi movimenti muscolari facciali sembrano avere un significato universale e i muscoli necessari per
produrre queste emozioni universalmente riconosciute sembrano essere basilari e costanti in tutte le
persone suggerendo che il volto umano si è evoluto per trasmettere segnali emotivi e il cervello umano si è
evoluto per codificare tali segnali. Secondo Darwin molti dei modi in cui esprimiamo un’emozione sono
modelli ereditati che in origine avevano un valore per la sopravvivenza (es. il disgusto è espressa da
movimenti intorno alla bocca che preludono l’atto di vomitare e lo sputare che è un gesto universale
rappresenta il rigetto della bocca di qualcosa di sgradevole). Il potere comunicativo delle espressioni facciali
è evidente nelle interazioni tra genitore e figlio piccolo. È stato dimostrato che le espressioni facciali
materne di paura o di gioia influenzano in modo sostanziale il comportamento dei bambini piccoli. Le
culture possono differire nei fattori che elicitano certe emozioni e nelle regole di esibizione che specificano
il tipo di emozione che le persone dovrebbero esprimere in certe situazioni e i comportamenti per
particolari emozioni.
-Ipotesi del feedback facciale
Come riceviamo un feedback dall’attivazione del nostro sistema nervoso autonomo, così riceviamo un
feedback dai nostri muscoli facciali e questa retroazione causa e intensifica l’esperienza emotiva. Altri
esperimenti indicano che movimenti muscolari facciali possono esercitare un effetto indiretto
sull’emozione, poiché aumentano l’attivazione del sistema nervoso autonomo.
>Risposte all’emozione: regolazione emozionale
La regolazione emozionale ossia la risposta individuale alle proprie emozioni può essere considerata una
componente del processo emozionale perché le persone reagiscono alle loro emozioni e si prefiggono di
regolare cosa sentire o esprimere o quando. Talvolta le persone desiderano mantenere o intensificare
un’emozione o si pongono l’obiettivo di minimizzare o eliminare un’emozione. I genitori insegnano ai figli
quando certe emozioni sono appropriate o non lo sono perché la capacità di regolare le emozioni influirà
sul successo sociale. Le reazioni individuali alle emozioni che siano strategie di regolazione deliberate o
risposte automatiche possono influenzare le altre componenti dell’emozione sia direttamente che
indirettamente. L’emozione è un processo che si dispiega e modifica nel tempo. La tattica di repressione
delle espressioni facciali incrementa l’attivazione del sistema nervoso autonomo e l’attivazione
dell’amigdala mentre la rivalutazione non implica nessuno sforzo fisico. Gli sforzi per mantenere la
compostezza reprimendo le espressioni facciali possono compromettere l’abilità delle persone a muoversi
nel mondo sociale. Chi reprime le proprie emozioni pagano un costo sociale in termini di inferiore sostegno
sociale, meno intimità con le persone e meno soddisfazione sociale. Le tecniche di distrazione sono migliori
rispetto alla ruminazione che acuiscono le emozioni negative.
>Emozioni, genere e cultura
Qualsiasi differenza di genere e cultura nelle risposte alle emozioni può produrre differenze nelle
componenti medie del processo. Infatti gli studi di neuroimmagine dimostrano differenze di genere
nell’attivazione cerebrale durante le emozioni.
-Differenze di genere
Bisogna notare che le persone – uomini o donne che siano – hanno forti credenze su come le emozioni
differiscono in base al genere di appartenenza. Secondo lo stereotipo femminile le donne sono più emotive.
Eccezioni sono la rabbia e l’orgoglio, che rientrano tra le poche emozioni ritenute più frequentemente
sperimentate ed espresse dagli uomini. Gli psicologi hanno appreso che gli uomini e le donne differiscono
nell’espressione delle emozioni sia facciale che verbale che nell’esperienza soggettiva delle stesse. Gli
stereotipi di genere influenzano i resoconti delle persone sulle loro esperienze. Le emozioni possono essere
un mezzo attraverso cui uomini e donne ”fanno genere” cioè si comportano nei modi appropriati al genere.
Le donne si mostrano femminili prestando attenzione alla femminilità e alla dieta ed esprimono emozioni di
tristezza e paura ed evitano la rabbia e l’orgoglio, tipicamente maschili. Gli uomini fanno l’opposto,
pensando che l’uomo “non piange e non ha paura”. Il legame di genere e potere ha portato alcuni psicologi
a suggerire che una gerarchi di genere, in cui le donne hanno meno potere e status degli uomini, è
responsabile delle differenze di genere osservate dalle emozioni. Le donne esprimono “emozioni
impotenti” di tristezza, ansia e paura che le fanno apparire deboli e indifese mentre gli uomini esprimono
“emozioni potenti” di rabbia, orgoglio e disprezzo che fanno loro mantenere dominio e controllo. Ma uno
studio ha rivelato che le donne provano rabbia se non quanto gli uomini; cambia il modo di esprimerla: gli
uomini la esprimono con aggressioni fisiche e verbali, le donne con lacrime e si sentono meno a loro agio.
Una donna che esprime rabbia nel contesto lavorativo è giudicata come una persona che perde il controllo,
nervosa o brontolona. Le lezioni differenziate in base al genere sull’appropriata regolazione delle emozioni
sono uno dei modi in cui ragazze e ragazzi imparano ad essere femminili o mascolini, indifesi o potenti.
-Differenze culturali
Gli psicologi che studiano le differenze culturali nelle emozioni si sono interessati principalmente a come il
collettivismo e l’individualismo modellano le esperienze emotive. Il collettivismo si riferisce a culture che
enfatizzano la fondamentale connessione e interdipendenza tra le persone mentre l’individualismo si
riferisce a culture che enfatizzano la fondamentale separazione e indipendenza degli individui. Molti paesi
dell’est asiatico, latino-americani e africani si identificano come culture collettiviste, mentre gli Stati Uniti, il
Canada, l’Australia e molti paesi europei occidentali si identificano come culture individualiste. Nei contesti
collettivisti il senso di sé delle persone è intrecciato alle relazioni e molti degli obiettivi personali riflettono
proprio questo inclusi i desideri di appartenenza e promozione dell’armonia interpersonale. Nei contesti
individualisti al contrario, il senso di sé delle persone è delimitato o visto come separato dagli altri con molti
obiettivi personali che riflettono desideri di indipendenza e unicità. Un esperimento ha mostrato che le
relazioni hanno un’importanza diversa per le persone appartenenti a culture collettiviste(gli italiani che
falliscono in un progetto provano dispiacere perché il fallimento è considerato una perdita condivisa) o
individualiste(i canadesi rabbia perché il fallimento è considerato qualcosa che riguarda sé) la stessa
circostanza(il progetto fallito) produce emozioni diverse. Inoltre le fonti di felicità dipendono dai modi in cui
le culture di appartenenza valutano le relazioni e il valore sociale. Gli individui biculturali si trovano nella
condizione di potersi identificare con due culture, spesso con valori opposti e di solito la lingua più parlata
influenza la modalità con cui reperiscono le emozioni. Il collettivismo e l’individualismo influenzano anche
la parte finale del processo emozionale(es. i giapponesi mascherano il disgusto con il sorriso mentre gli
americani esprimono l’orgoglio che è più accettato essendo una cultura individualista). Nelle culture
individualiste si ritiene che le emozioni riflettano i mondi soggettivi interni e che appartengano ad una
persona. In quelle collettiviste riflettono la realtà oggettiva e appartengono alle relazioni. Le emozioni
possono anche rinforzare e sostenere temi culturali importanti: sembrano legare le persone nelle culture
collettiviste e definire l’unicità individuale in quelle individualiste.
>Psicologia positiva
Dopo la Seconda Guerra Mondiale la psicologia divenne una scienza volta alla guarigione e si pose
l’obiettivo di curare le patologie ma ebbe poco da dire su ciò che rende la vita degna di essere vissuta. La
psicologia positiva emerse con il nuovo millennio per bilanciare il sapere scientifico relativo alla malattia
mentale con quello relativo al flourishing(fiorire)dell’essere umano. Le persone possono
struggersi(languish) nella vita o sbocciare. La psicologia positiva si affida a metodi empirici. Studia le
esperienze soggettive positive come emozioni, ottimismo, coraggio , saggezza e le istituzioni positive ossia
strutture sociali che possono coltivare la civiltà e una cittadinanza responsabile.
-Emozioni positive e longevità
Le emozioni positive fanno sentire bene ma si è fatta poca ricerca. Negli ultimi 15 anni uno studio su 180
suore cattoliche che hanno donato la vita a Dio e alla scienza accettando di far accedere gli scienziati ad
archivi di lavoro(autobiografie di quando stavano prendendo i voti) e alle cartelle mediche e donando il
cervello dopo il decesso. Hanno rilevato una forte associazione tra contenuto emozionale positivo e
mortalità: le suore che esprimevano la quantità maggiore di emozioni positive vivevano in media 10 anni di
più di quelle che esprimevano meno emozioni positive. Le emozioni positive consentono di avere successo
nella vita. La teoria di ampliamento e costruzione delle emozioni positive afferma che gli stati emozionali
positivi sono adattamenti psicologici che si sono evoluti perché erano di ausilio alla sopravvivenza dei nostri
antenati umani. Forniscono un più ampio repertorio di pensiero e azione che ha favorito la scoperta di
nuove conoscenze, alleanze e abilità. Le risorse costruite con emozioni positive aumentarono la probabilità
che i nostri antenati avrebbero esperito di nuovo di emozioni positive con ulteriori benefici da questo
meccanismo di ampliamento e costruzione creando migliori probabilità di sopravvivenza, salute e
flourishing. Le emozioni negative restringono il nostro campo di pensiero e azione mentre le positive lo
ampliano, ci rendono più creativi, curiosi e in contatto con gli altri. Esprimenti che usano l’eye-tracking e
l’elettromiografia facciale documentano come le emozioni positive allarghino la portata della percezione
visiva delle persone. Un esperimento di tecniche di neuroimmagine, in cui si valutava l’ampiezza del campo
visivo dei partecipanti mostrando loro una serie di immagini composte che rappresentavano facce umane
circondate da immagini di case, ha mostrato una ridotta attivazione nelle PPA(area ippacampale adibita al
riconoscimento di luoghi) in seguito ad immagini negative rispetto alle neutre dimostrando che le immagini
negative restringono il campo visivo delle persone. Le emozioni positive espandono la fiducia, la capacità di
cambiare il punto di vista e la compassione e fanno espandere la postura.
-Le emozioni positive costruiscono le nostre risorse personali
Le emozioni hanno vita breve ma possono avere effetti duraturi. Le emozioni positive formano idee nuove e
creative e legami sociali più solidi e costruiscono il nostro magazzino di risorse a cui attingere in caso di
difficoltà che include risorse fisiche, intellettuali e psicologiche e risorse sociali. Le esperienze quotidiane di
emozioni positive aiutano a costruire resilienza e mindfulness che aumentano il benessere. Le persone
possono imparare nuove abitudini emotive per migliorare il loro consumo giornaliero di emozioni positive e
ciò comporta miglioramenti negli indicatori oggettivi di salute cardiovascolare. La teoria di ampliamento e
costruzione afferma che le emozioni positive ampliano il nostro modo di pensare e agire, il che permette la
costruzione di risorse personali durature rendendoci persone più complesse ed elastiche. Le componenti
biologiche e psicologiche di un’emozione hanno influenze reciproche l’una sull’altra in un processo
dinamico che si evolve nel tempo. Gli effetti dell’emozione sul ricordo di eventi simili nel passato e sulle
valutazioni dell’evento possono intensificare l’esperienza soggettiva dell’emozione.
-Approcci psicologici costruzionisti alle emozioni- Lindquist,Hill, Barrett
Le abituali esperienze di emozioni non rivelano i processi sottostanti che causano le emozioni. Studi di
psicologia e neuroscienza convergono sull’idea che le emozioni sono stati creati da ingredienti psicologici di
base(approccio psicologico costruzionista). Un ingrediente è un sistema psicologicamente e biologicamente
basilare dei mammiferi che produce gli stati caratterizzati da una valenza edonica(piacere o dispiacere) e
arousal( su di giri o tranquillo). Valenza e arousal possono essere considerati come proprietà che
caratterizzano il paesaggio delle risposte affettive possibili in un organismo(modello circonflesso delle
emozioni). Questo modello è considerato dimensionale ma un’ipotesi è che il core affect venga trasformato
in momenti di rabbia, disgusto, paura quando una persona ricava un significato dagli stimoli sensoriali
utilizzando un secondo ingrediente psicologico di base chiamato conoscenza intellettuale che è importante
per percepire le espressioni facciali spiacevoli di qualcun altro. Il core affect e la conoscenza concettuale
creano situazioni di emozioni come “concettualizzazioni situate” in un contesto. Noi ipotizziamo che la
conoscenza circa la paura consiste in un ricco deposito di conoscenze specifiche per ogni situazione,
acquisito con esperienze precedenti(esistono molte concettualizzazioni di paura e la persona può avere
diversi esempi di paura simili in diverse situazioni). La conoscenza emozionale cambia durante lo sviluppo.
Gli ingredienti psicologici non sono specifici per situazioni emozionali.
-Argomenti a favore dell’esistenza di emozioni discrete-Levenson
Le emozioni sono soluzioni che orchestrano configurazioni di comportamenti motori: segnali espressivi nel
volto e nella voce; cambiamenti di attenzione, percezione e elaborazione dell’informazione e regolazioni
fisiologiche. Le modificazioni del volto associate alle emozioni si adeguano poco agli schemi dimensionali
popolari(le sopracciglia inarcate si associano alla sorpresa che è un’emozione né positiva né negativa. Il
modo più parsimonioso di organizzare le emozioni è la prospettiva discreta. Le emozioni hanno differenti
configurazioni di comportamento, espressione e fisiologia, che rappresentano situazioni generalizzate a un
piccolo insieme di problemi e sfide comuni. L’approccio tradizionale per valutare il modello discreto è stato
quello di suscitare una serie di emozioni discrete in condizioni confrontabili e determinare se le
concomitanti espressioni e reazioni differissero. Pazienti con malattia di Huntington hanno problemi nel
riconoscimento del disgusto, pazienti con lesioni all’amigdala non riconoscono la paura. Manifestazioni
discrete sono presenti in pazienti con sclerosi laterale amiotrofica che possono manifestare episodi
spontanei di risa o pianto. La stimolazione del tronco encefalico e amigdala è legata a comportamenti di
rabbia nei gatti.
CAPITOLO 12 INTELLIGENZA
Il concetto di intelligenza è stato uno dei più controversi. È difficile definire l’intelligenza perché la
definizione riflette la teoria di cosa significhi essere intelligenti e le teorie dell’intelligenza si differenziano
ampiamente. Secondo alcuni non esiste come entità reale ma è un’etichetta con cui si misurano i test di
intelligenza. Altri suggeriscono che potrebbe essere considerata in senso lato come l’abilità di apprendere
dall’esperienza, pensare in termini astratti e relazionarsi in modo efficace con il proprio ambiente.
>Valutazione delle capacità intellettive
Il primo set comune di test per valutare le capacità intellettive veniva dalla Cina dove chi doveva lavorare
per il Governo doveva superare un esame di conoscenza della filosofia e poesia di Confucio. La pratica si
diffuse in Europa con la Rivoluzione Industriale. Oggi molte società industrializzate si basano sui test si a
scuola che nel mondo del lavoro. I test attitudinali si basano sulla presenza di una valida teoria su che tipo
di capacità siano importanti per un dato contesto e sulle possibilità di misurare con correttezza tali
capacità.
-Primi test di intelligenza
Galton, cugino di Darwin, riteneva che certe famiglie fossero biologicamente superiori ad altre.
L’intelligenza secondo lui è una questione di capacità percettive e sensoriali eccezionali che si tramandano
nelle generazioni(tanto che propose di aumentare le capacità mentali della razza con l’eugenetica o
accoppiamento selettivo). I primi test intellettivi di successo sono stati sviluppati dallo psicologo francese
Alfred Binet. Nel 1881 il governo francese varò una legge che rendeva obbligatoria la frequenza scolastica
per tutti i bambini e si chiese a Binet di creare un test per valutare i bambini lenti. Binet riteneva che
l’intelligenza dovesse essere misurata tramite compiti che presuppongono capacità di ragionamento e
soluzione dei problemi piuttosto che abilità percettivo-motorie. Secondo lui il bambino lento avrebbe avuto
un rendimento simile a quello di un bambino normale di età più piccola mentre le capacità mentali di un
bambino brillante sarebbero state simili a quelle di un bambino più grande. Quanto più in alto un bambino
riusciva a collocarsi sulla scala tanto più elevata era la sua età mentale(EM). Poi veniva confrontata con l’età
cronologica(EC).
-Scala di intelligenza Stanford-Binet
Nel 1916 pubblicò la revisione Standford dei test di Binet, ora chiamata scala di intelligenza Stanford-Binet.
Fu revisionata nel 1937, nel ’60, ’72, ’86 e 2003. Ogni item del test fu situato al livello d’età in cui una
considerevole maggioranza di bambini riusciva a superarlo. Si poteva ottenere l’età mentale di un bambino
sommando il numero di item superati a ogni livello di età. Si adottò l’indice di intelligenza suggerito da
Stern, il quoziente intellettivo(QI) che esprime l’intelligenza come il rapporto fra età mentale e
cronologica(QI=EM/ECx100). Il numero 100 è usato come moltiplicatore affinchè il QI sia uguale a 100
quando EM è uguale a EC. Se EM < EC →QI<100; se EM >EC→QI >100. Oggi per il QI si usano delle tabelle
per trasformare i punteggi grezzi del test in standard che sono adattati in modo che la media per ogni età
equivalga a 100. I punteggi di QI tendono a collocarsi secondo una curva a campana e i punteggi della
maggior parte delle persone ruotano intorno a 100. La revisione dell’86 della Standford-Binet raggruppa i
test in 4 aree di capacità intellettive: 1.ragionamento verbale, 2.ragionamento astratto/visivo, 3.
Ragionamento aritmetico,4.memoria a breve termine.
-Scale Wechsler di intelligenza
Nel 1939 Wechsler elaborò la Scala Wechsler di intelligenza per adulti(WAIS). È suddivisa in due parti- scala
verbale e di performance- che producono punteggi separati come pure un punteggio QI totale. Poi elaborò
un test simile per bambini(WISC). Gli item della scala di performance richiedono la manipolazione o
sistemazione di cubi, disegni e altro materiale. Le scale Wechsler forniscono anche punteggi per ognuno dei
sottotest in modo che l’esaminatore abbia un quadro più chiaro dei punti di forza e debolezza intellettivi
dell’individuo.
>Teorie contemporanee: molte o poche intelligenze?
Binet riteneva l’intelligenza come una capacità generale di capire e ragionare che si manifesta in vari modi.
Wechsler riteneva che l’intelligenza è l’aggregato o la capacità globale dell’individuo di agire con uno scopo,
di pensare in modo razionale e di trattare in modo efficace l’ambiente circostante. Cattell ha suddiviso
l’intelligenza generale in intelligenza fluida, la capacità di pensare in modo logico e risolvere i problemi in
situazioni nuove e intelligenza cristallizzata, la capacità di usare le conoscenze, le abilità e le esperienze
acquisite. L’analisi fattoriale è una tecnica statistica che esamina le correlazioni tra un certo numero di test,
raggruppando quelli che sono più correlati, li riduce a un numero più piccolo di dimensioni indipendenti
chiamate fattore. Lo scopo è di scoprire il numero minimo di fattori o abilità richieste per spiegare il
modello osservato di correlazioni tra una gamma di test diversi. L’ideatore fu Spearman(1904) che propose
che gli individui posseggono un fattore di intelligenza generale(g) in diverse quantità e questo è il
responsabile del rendimento nei test di intelligenza. I fattori speciali, s, sono specifici a particolari abilità o
test. Thurstone(1938) suggerì che l’intelligenza può essere divisa in un certo numero di abilità primarie
usando l’analisi fattoriale. Identificò sette fattori per il suo Test delle Abilità Mentali Primarie. Ma in realtà
le correlazioni importanti tra loro forniscono un supporto al concetto di un fattore di intelligenza generale
che è sottostante alle specifiche abilità e il numero di abilità di base identificate dall’analisi fattoriale
dipende dal tipo di item dei test(hanno identificato da 20 a 150 fattori che rappresentano la gamma delle
abilità intelletive).
-Teoria delle intelligenze multiple di Gardner
Gardner definisce l’intelligenza come l’abilità di risolvere i problemi o confezionare prodotti che sono la
conseguenza di un particolare contesto culturale o comunità. Sono le intelligenze multiple che permettono
agli uomini di assumere diversi ruoli. L’intelligenza è un potenziale la cui presenza permette l’accesso
individuale a forme di pensiero appropriate a specifici tipi di contenuto. La teoria di Gardner delle
intelligenze multiple ipotizza l’esistenza di 7 tipi di intelligenza(1.linguistica,2.musicale,3.logico-
matematica,4.spaziale,5.somato-cinestetica,6.intrapersonale,7.interpersonale), indipendenti l’uno dall’altro
e ciascuno operante come un sistema separato (o modulo) nel cervello(infatti certi tipi di danno celebrale
possono intaccare un tipo di intelligenza e non avere effetti sugli altri). Tutte le persone normali possono
applicare tutte le intelligenze fino a un certo punto, ciascun individuo è caratterizzato da una combinazione
unica di intelligenze relativamente più forti e più deboli, e ciò spiega le differenze individuali.
-Teoria dell’intelligenza e dello sviluppo cognitivo di Anderson
Anderson critica a Gardner che le sue intelligenze sono mal definite: talvolta sono un comportamento,
talvolta un processo cognitivo ,talvolta una struttura del cervello. La teoria di intelligenza di Anderson
suggerisce che le differenze nell’intelligenza sono dovute a diversità nel “meccanismo di elaborazione di
base” che implementa il pensiero, il quale a sua volta produce conoscenza. Gli individui variano nella
velocità in cui avviene l’elaborazione di base. Una persona con un meccanismo di elaborazione di base più
lento è probabile che abbia più difficoltà ad acquisire conoscenza di un’altra con un meccanismo di
elaborazione più veloce. Ciò equivale a dire che un meccanismo di elaborazione a bassa velocità produce
una scarsa intelligenza generale. Anderson nota tuttavia che alcuni meccanismi cognitivi non mostrano
differenze individuali. Per esempio, le persone con sindrome di Down possono non essere in grado di
sommare 2 più 2, eppure riconoscono che le altre persone hanno delle credenze e possono agire in base ad
esse. I meccanismi che forniscono queste capacità universali sono “moduli”. Ciascun modulo funziona in
modo indipendente, eseguendo computazioni complesse. I moduli non sono influenzati dal meccanismo di
elaborazione di base; sono virtualmente automatici. Secondo Anderson è la maturazione di nuovi moduli
che spiega l’aumento delle capacità cognitive nel corso dello sviluppo. Per esempio la maturazione di un
modulo deputato al linguaggio spiegherebbe lo sviluppo della capacità di parlare utilizzando frasi complete.
Oltre ai moduli, secondo Anderson l’intelligenza include 2 “abilità specifiche”. Una di queste è il pensiero
proposizionale (l’espressione linguistica matematica) e l’altra è il funzionamento visuo-spaziale. Anderson
suggerisce che i compiti che richiedono queste abilità sono svolti da “specifici elaboratori”. Ciascuno degli
elaboratori specifici si occupa di un’ampia classe di problemi o conoscenza e sono influenzati dal
meccanismo di elaborazione di base. La teoria di intelligenza di Anderson suggerisce l’esistenza di due vie
diverse per arrivare alla conclusione. La prima implica l’utilizzo del meccanismo di elaborazione di base, che
opera attraverso gli elaboratori per acquisire conoscenza(ciò che intendiamo con il pensare).La seconda via
implica l’uso dei moduli per acquisire conoscenza che è automatica se il modulo è maturo e ciò spiega lo
sviluppo dell’intelligenza.
-Approcci basati sui punti di forza per le difficoltà intellettive-Berger
I test intellettivi sono diventati un test diagnostico per le difficoltà intellettive e il posizionamento dei
bambini in classi separate per l’educazione speciale. Con il tempo si è suggerito di avere un approccio più
olistico nella formulazione della diagnosi. Inoltre pare che le persone con difficoltà intellettive sono in grado
di dare un contributo ai loro pari e alla società. Gli approcci odierni sono basati sul fatto che un individuo è
in grado di ottenere risultati migliori se si concentra sui punti di forza e la capacità di migliorare invece che
su debolezze e deficit e questi approcci sono stati usati nella riabilitazione nei casi penali, lo sviluppo
positivo dei genitori, l’abuso di sostanze e lo studio delle popolazioni indigene. Sono stati sviluppati molti
programmi per migliorare la vita delle persone con difficoltà intellettive e l’integrazione nella società.
-Teoria triarchica di Sternberg

La teoria triarchica di Sternberg tiene conto dell’esperienza e del contesto oltre che dei meccanismi di base
di elaborazione delle informazioni. È d’accordo sul fatto che ci siano più tipi di intelligenza: intelligenza
analitica(capacità di identificare e valutare un problema e programmare il progresso verso la soluzione ed è
quella che tendono a misurare Stanford-Binet e WAIS), intelligenza creativa(capacità di gestire nuove
situazioni o vedere soluzioni innovative ai problemi. In parte è innata in parte deriva dall’esperienza),
intelligenza pratica(è la capacità di realizzare un piano in una certa situazione o anche detta senso pratico e
si usa per adattarsi all’ambiente cercando di plasmarlo o selezionandone uno diverso). Queste intelligenze
sono interconnesse e ciascuna entra in gioco durante il processo di risoluzione di un problema e nessuna
opera in modo indipendente.
>Genetica e intelligenza
Negli esperimenti mantenere costante qualsiasi variabile che “fa la differenza” riduce la varianza dei
punteggi.
-Ereditabilità
L’ereditabilità del tratto è la percentuale di varianza di qualunque tratto ascritto alle differenze genetiche
fra individui di una popolazione (l’ereditarietà è il processo attraverso cui i genitori trasmettono i geni alla
progenie). Per esempio l’altezza è influenzata dalla genetica: la sua ereditabilità va dal 85 al 95 %. Talvolta è
la natura stessa che produce cloni genetici, i gemelli monoovulari. L’ereditabilità dell’intelligenza è risultata
dal 60-80%. Alcune indagini hanno rivelato che i gemelli cresciuti separatamente sono ugualmente simili
l’uno all’altro in una vasta gamma di abilità sebbene non quanto i gemelli cresciuti insieme. La genetica è un
fattore importante per l’intelligenza ma anche l’ambiente gioca un ruolo.
-l’ereditabilità è relativa alla popolazione non ai singoli. L’ereditabilità si riferisce alle differenze tra individui
all’interno di una popolazione non alla percentuale di un tratto all’interno di un individuo.
-l’ereditabilità di un tratto non è un singolo numero fisso. Se succede qualcosa che cambia la variabilità di
un tratto in una popolazione, anche l’ereditabilità di quel tratto cambierà.
-l’ereditabilità non dice nulla sull’origine delle differenze medie fra gruppi.
-l’ereditabilità non chiarisce gli effetti dei cambiamenti ambientali sul livello medio di un tratto.
L’ereditabilità riguarda le varianze , non i livelli medi.
>Intelligenza emotiva
Goleman ha reso popolare il termine intelligenza emotiva nel suo libro del ’95. La comprensione e il
controllo delle nostre emozioni sono una delle chiavi più importanti per la salute , il successo nella nostra
vita. Mayer e Salovey ipotizzano l’esistenza di 4 componenti critiche dell’intelligenza emotiva. La prima è
l’accurata percezione e espressione delle emozioni. Essere in grado di leggere le emozioni degli altri ci
permette di anticipare possibili minacce. La percezione e l’espressione accurata delle emozioni degli altri ci
aiuta anche a empatizzare con il loro punto di vista. Le persone che non realizzano di sentirsi ansiose
possono sviluppare un arousal fisiologico cronico che gli costa fatica e logoramento fisico e compromette la
loro salute. Le persone che non comprendono di essere tristi possono non mettere in atto le azioni
necessarie a cambiare l’origine della loro tristezza. Le persone che non realizzano di essere arrabbiate
possono scagliarsi contro gli altri improvvisamente e impulsivamente sentendosi incapaci di controllarsi. La
seconda componente dell’intelligenza emotiva è la capacità di accedere alle emozioni e generarle al servizio
del pensiero e della risoluzione di problemi. La terza componente dell’intelligenza emotiva è la
comprensione delle emozioni e del loro significato emotivo. La componente finale dell’intelligenza emotiva è
la regolazione delle emozioni, cioè essere in grado di trattare e regolare le emozioni in modo appropriato.
Questo non significa controllare completamente le emozioni che sentiamo o esprimiamo; in realtà un
ipercontrollo emotivo sarebbe insano. Ma anche permettere alle proprie emozioni di esprimersi senza
remore può essere insano. Molto di ciò su cui si focalizza la psicoterapia è aiutare le persone a riconoscere,
etichettare accuratamente e gestire meglio le loro emozioni. Queste stesse tecniche si utilizzano talvolta
per aiutare i pazienti cardiopatici a controllare meglio la rabbia e lo stress al fine di migliorare il loro stato di
salute. Esistono prove empiriche sempre più numerose secondo cui l’intelligenza emotiva è davvero
importante per il successo e il benessere.
>Difficoltà generalizzate dell’apprendimento (disabilità intellettive)
I livelli di intelligenza si dispongono lungo un continuum. Quando le persone possiedono abilità intellettive
e pratiche molto al di sotto della norma si dice che abbiano delle difficoltà generalizzate di apprendimento.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha posto i criteri per una diagnosi di difficoltà generalizzate
dell’apprendimento. Per ricevere tale diagnosi un individuo deve avere sia punteggi di QI inferiori alla
norma sia mostrare significative difficoltà ad affrontare compiti pratici della vita quotidiana. Ad esempio, ci
devono essere significativi ritardi o anormalità nella comunicazione, incapacità a prendersi cura di se stessi,
deficit marcati nelle abilità sociali e interpersonali, incapacità a utilizzare servizi pubblici (come prendere
l’autobus), inabilità ad avere controllo di se stessi e delle proprie azioni, competenze accademiche o
professionali molto basse o, infine, incapacità ad avere cura della propria salute o sicurezza personale. Le
persone con difficoltà generalizzate lievi riescono a mangiare e vestirsi col minimo aiuto, possono avere
abilità motorie nella norma e parlano e scrivono in termini semplici. Riescono a muoversi nel proprio
quartiere, possono raggiungere un buon livello d’istruzione e divenire auto-sufficienti. Da adulti sanno
cucinare e fare la spesa. I punteggi ai test d’intelligenza si aggirano tra 50 e 69. Le persone con livello
moderato di disabilità presentano un ritardo nell’acquisizione del linguaggio, possono essere goffi e
maldestri e avere difficoltà a vestirsi e nutrirsi. Hanno competenze scolastiche rudimentali. Da adulti
potrebbero non essere autonomi. I punteggi ai test sono tra 35 e 49. Le persone con severe difficoltà
generalizzate dell’apprendimento hanno un vocabolario limitato e parlano con frasi di due o tre parole.
possono avere deficit nello sviluppo motorio. Non riescono a viaggiare da soli, fare la spesa o cucinare. I
bambini e gli adulti con difficoltà generalizzate dell’apprendimento molto gravi sono danneggiati e devono
essere accuditi a tempo pieno. Non riescono a vestirsi da soli. Tendono a non interagire con gli altri. Hanno
un vocabolario di 300-400 parole. La loro prospettiva di vita è breve. Il punteggio QI è < a 100.
-Cause delle difficoltà generalizzate dell’apprendimento
Numerosi fattori biologici possono causare delle difficoltà generalizzate di apprendimento, tra cui, disordini
cromosomici e gestazionali, esposizione prenatale a sostanze tossiche e, nella prima infanzia, infezioni,
traumi fisici, problemi metabolici o nutrizionali e infine disordini a livello cerebrale. Inoltre fattori
socioculturali possono influenzarne l’esordio e lo sviluppo. I familiari delle persone con queste difficoltà
generalizzate tendono a loro volta ad avere un tasso elevato di problemi intellettivi, inclusi l’autismo e il
vero e proprio disturbo generalizzato dell’apprendimento nei suoi vari livelli di gravità. Due disordini
metabolici trasmessi geneticamente che causano difficoltà generalizzate dell’apprendimento sono la
fenilchetonuria(PKU)(è trasmessa da un gene recessivo e la frequenza è 1 su 20000 nati. I bambini non
riescono a metabolizzare la fenilalanina un amminoacido. Questa e l’acido fenilpiruvico si accumulano nel
corpo causando danni celebrali permanenti )e la malattia di Tay-Sachs(trasmessa da un gene recessivo e
diffusa nelle popolazioni ebraiche. Dai 3 ai 6 mesi il bambino ha una degenerazione progressiva del sistema
nervoso che porta a un deterioramento mentale e fisico e di solito muoiono prima dei sei anni). Vari tipi di
disfunzioni cromosomiche possono portare a difficoltà generalizzate dell’apprendimento. Una delle cause
più conosciute è la sindrome di Down che si verifica quando il cromosoma 21 è ripetuto 3 volte anziché
2(trisomia 21). I bambini down hanno difficoltà generalizzate dell’apprendimento e hanno somiglianze
neurali con la malattia di Alzheimer. La sindrome X-fragile che è la seconda causa più comune di difficoltà
generalizzate dell’apprendimento nei maschi, si verifica quando un segmento del cromosoma X si rompe.
Questa sindrome è caratterizzata da un ritardo da severo a molto grave, difetti linguistici e marcati deficit
nelle interazioni interpersonali. La qualità dell’ambiente prenatale di un feto può influire profondamente
sullo sviluppo intellettivo successivo. Se una donna gravida contrae il virus della rosolia, dell’herpes o la
sifilide, vi è un rischio di danno fisico per il feto che può causare difficoltà generalizzate dell’apprendimento.
Disturbi cronici materni, come l’ipertensione e il diabete possono interferire con il nutrimento del feto e
con il suo sviluppo cerebrale e possono pertanto influenzarne le capacità intellettive. Fortunatamente
trattamenti efficaci di questi disordini durante la gravidanza possono ridurre enormemente il rischio di
danno per il feto. Le droghe che una donna gravida assume possono passare attraverso la placenta e
interferire con lo sviluppo del feto. Ad esempio ogni forma di cocaina restringe i vasi sanguigni della madre
riducendo il flusso di ossigeno e sangue al feto e verosimilmente causando un danno cerebrale al feto e
conseguente disabilità. I bambini le cui madri hanno fumato crack durante la gravidanza sono meno vigili di
altri bambini e meno responsivi emotivamente e cognitivamente. Sono più eccitabili e meno capaci di
regolare il loro ciclo sonno-veglia. Inoltre, le donne che assumono cocaina durante la gravidanza tendono a
essere in una situazione di svantaggio socioculturale e ad assumere tabacco, alcol, marijuana e altre droghe
illecite. Questi altri fattori di rischio oltre all’assunzione di cocaina possono danneggiare severamente lo
sviluppo intellettivo dei bambini di queste madri. L’alcol è un’altra droga che se presa durante la gravidanza
può compromettere lo sviluppo intellettivo e fisico del feto. I bambini le cui madri hanno assunto grandi
quantità di alcol durante la gravidanza hanno un maggior rischio di sviluppare difficoltà generalizzate
dell’apprendimento e una sindrome chiamata alcolica fetale. I bambini hanno un QI di circa 68 e una bassa
capacità di giudizio, distraibilità, difficoltà nel percepire stimoli sociali e incapacità d’imparare
dall’esperienza. Il loro funzionamento scolastico è basso per tutta la vita. È più probabile che i bambini con
difficoltà generalizzate dell’apprendimento provengano da comunità con un basso livello socioeconomico.
La povertà non permette alle madri di ricevere le giuste cure in gravidanza e i bambini che vivono in
povertà sono esposti a rischi per effetti del piombo, poiché molti vecchi edifici hanno vernici di piombo che
se ingerita può causare danni celebrali. I bambini poveri frequentano le scuole dei bassi fondi.
-Trattamenti delle difficoltà generalizzate dell’apprendimento
Esistono evidenze sperimentali a favore del fatto che interventi educativi intensivi e comprensivi
somministrati precocemente possono aiutare a ridurre il livello di gravità delle difficoltà generalizzate
dell’apprendimento. Le terapie farmacologiche riducono i comportamenti aggressivi e autodistruttivi e i
programmi sociali assicurano che l’ambiente sia ottimale per lo sviluppo del bambino. Gli adulti possono
fungere da modelli che incoraggiano i bambini e li ricompensano. Strategie comportamentali sono utili a
ridurre i comportamenti autolesionistici. I farmaci servono per ridurre le crisi epilettiche e ridurre i
comportamenti autodistruttivi, aggressivi e antisociali e quelli antidepressivi possono ridurre i sintomi
depressivi, migliorare il sonno e controllare comportamenti antilesionistici. Il Programma per la Salute e lo
Sviluppo del Neonato ha selezionato neonati prematuri. L’intervento era costituito da tre fasi. Consulenti
visitavano le case durante i primi tre anni di vita. Alle madri venivano insegnate tecniche di genitorialità e
strategie per migliorare lo sviluppo cognitivo dei bambini. Ogni giorno i bambini frequentavano un centro
specializzato in cui gli insegnanti lavoravano per ridurre i deficit intellettivi e fisici. C’era un gruppo di
supporto per i genitori.
-A sostegno dell’intelligenza emotiva-Brackett e Salovey
Salovey e Mayer proposero che alcuni individui sono dotati di maggiore abilità rispetto ad altri, di ragionare
su e utilizzare informazioni cariche emotivamente per accrescere e valorizzare il funzionamento cognitivo e
sociale. Il modello delle quattro componenti dell’intelligenza emotiva è la cornice più ampiamente utilizzata
e inducono l’abilità di percepire, utilizzare, capire e gestire le emozioni. Le abilità sono organizzate in modo
che i processi psicologici di base(percepire le emozioni) sono le fondamenta, e processi avanzati(regolarle)
sono nel punto più alto della gerarchia e dipendono da abilità di livelli inferiori. Percepire le emozioni
riguarda l’abilità di identificare le proprie emozioni così come le sfumature. Utilizzare le emozioni richiede
l’abilità di incanalare le emozioni che favoriscono certe attività cognitive quali ragionare, prendere delle
decisioni, essere creativi e comunicare con gli altri. Capire le emozioni coinvolge la capacità di analizzare le
emozioni. Gestire le emozioni riguarda l’abilità di ridurre, migliorare o modificare la propria o altrui risposta
emotiva e prendere decisioni circa l’utilità di certe emozioni in delle situazioni. I test di presentazione
affrontano i limiti insiti nell’inaccuratezza delle persone quando si approcciano a dare dei giudizi sulle
proprie abilità. Uno è il Mayer-Salovey-Caruso Emotional Intelligence test che è composto da 140 item
comprendenti otto diversi compiti(due compiti per ogni componente). C’è una versione anche per gli
adolescenti. I punteggi MSCEIT sono legati a punteggi di intelligenza generale e verbale e ad un ampio
spettro di criteri. Le persone con punteggi MSCEIT più alti riportano di avere amicizie di qualità migliore e
vengono giudicati dagli amici come possessori di buone abilità sociali. Gli studenti universitari con alti
punteggi fanno meso uso di droga o alcol. Alti punteggi sono associati a minor ansia e depressione.
Nell’ambito lavorativo alti punteggi comportano il saper reggere situazioni di stress e essere abili nel creare
un piacevole ambiente di lavoro. Gli adolescenti con alti punteggi sono giudicati dagli insegnanti avere
meno problemi di condotta o difficoltà di attenzione o apprendimento e nel generale del comportamento.
Ma il test MSCEIT non prevede una diretta valutazione di tutte le abilità emotive previste dai modelli EI.
-Una critica all’intelligenza emotiva-Viswesvaran
L’intelligenza emotiva(EI) è un interessante nuovo concetto ma ci sono controversie sulla definizione. Ci
sono almeno due modelli esplicativi. Un modello definisce l’EI come un tipo specifico d’intelligenza ed è
denominato il modello dell’abilità dell’EI. Il secondo è il modello dei tratti di EI(modello misto) e la definisce
come un insieme di disposizioni di personalità. I ricercatori tendono a scartare il modello misto ma le
misure IE di entrambi i modelli predicono importanti esiti. È plausibile che per essere intelligenti sia
necessario avere abilità e disposizioni di temperamento. Per quanto riguarda la validità del costrutto è
importante calcolare le correlazione dei punteggi ai test ed esiti ma è anche indispensabile capire la
relazione che li lega. Si è parlato dell’EI come una variabile importante e sulla quale gli individui dovrebbero
essere valutati in situazioni di selezione. Viene presentata come alternativa all’intelligenza generale dal
momento che 1) vi è un impatto negativo quando i punteggi di intelligenza generale sono utilizzati per le
decisioni sul personale, 2) IE aiuta a spiegare la prestazione che esula dall’intelligenza generale. Un impatto
negativo è quando una percentuale molto più grande di un gruppo viene selezionata rispetto a un altro
gruppo. Nell’epoca della globalizzazione molto deve essere fatto prima che l’IE venga accettata come tratto
importante su cui si possano valutare gli individui.
CAPITOLO 13 PERSONALITà
I ricercatori del Minnesota hanno studiato coppie di gemelli che avevano somiglianze seppure separati alla
nascita come due gemelli separati alla nascita che all’età di 31 anni furono riuniti entrambi diventati
pompieri, che amavano la birra e avevano sposato donne con lo stesso nome. In molti modi, ogni persona è
come tutte le altre ma in altri è diversa da tutte le altre. Quattro approcci teorici hanno dominato la
psicologia della personalità: psicoanalitico, comportamentale, umanistico e cognitivo.
>Concettualizzazione e valutazione della personalità
La personalità può essere definita come l’insieme distintivo e caratteristico di pensieri, emozioni e
comportamenti che definiscono lo stile personale con cui l’individuo interagisce con l’ambiente fisico e
sociale. Negli anni ’30 Allport e Odbert ridussero la lista a circa 4500 termini che rappresentano i tratti tipici
della personalità.
-quanti tratti?
Attraverso l’analisi fattoriale , una procedura statistica, si è cercato di ottenere delle valutazioni delle
persone su tali tratti e esaminare le correlazioni tra queste valutazioni. Cattell condensò a 16 fattori.
Eysenck arrivò a due fattori di personalità: l’introversione-estroversione (si riferisce al grado in cui
l’orientamento di base di una persona è volto internamente verso il sé o esternamente verso il mondo. Agli
estremi di ciascuna ci sono i timidi che preferiscono lavorare da soli e le persone socievoli che preferiscono
lavorare a contatto con altre persone) e il nevroticismo(instabilità-stabilità che è una dimensione
dell’emotività, con le persone lunatiche, ansiose, irritabili e le persone calme). Si sta diffondendo un certo
consenso sul fatto che 5 dimensioni di tratto possono rappresentare la personalità: i Big Five. Non è stato
ancora raggiunto un accordo su come sia meglio chiamare e interpretare i fattori ma un modo ragionevole
di riassumerli è: apertura all’esperienza, coscienziosità, estroversione, gradevolezza e nevroticismo. La
struttura di base dei Big Five è stata replicata in molte culture e sembra costante per le persone di ogni età.
I tratti della personalità nel modello a cinque fattori è influenzata dalla genetica.
-Inventari di personalità
La maggior parte dei test di personalità non chiede agli individui di autovalutarsi su dimensioni riguardanti i
tratti di personalità; bensì pongono una serie di domande sulle reazioni a certe situazioni. Siffatti
questionari che valutano la personalità – detti inventari di personalità – pongono ad ogni persona le stesse
domande e le risposte sono normalmente date in forma facilmente siglabile spesso con programmi
computerizzati. Spesso la forma preliminare dell’inventario prevede un gran numero di item ed è
somministrata a molte persone, le cui risposte sono sottoposte ad analisi fattoriale per stabilire le
intercorrelazioni tra i sottoinsiemi di item e se realmente tali sottoinsiemi appartengono alla scala di tratto
inizialmente ipotizzata.
-Minnesota Multiphasic Personality Inventory(MMPI)
È uno dei più popolari inventari di personalità tradotto in 150 lingue. Si compone di 550 affermazioni sugli
atteggiamenti, reazioni emotive, sintomi fisici e psicologici e esperienze passate. Il soggetto risponde con
vero , falso o non so. Nel test finale le risposte a ogni item sono valutate secondo la loro corrispondenza
alle risposte date dai differenti gruppi di criterio. L’MMPI include scale che tentano di determinare se la
persona ha risposto attentamente e onestamente conosciute come scale di validità. Dal momento che il
test deriva dalle differenze tra gruppi criterio e gruppi di controllo ciò che importa è che la persona lo dica
non che sia vero. L’MMPI è di enorme valore per distinguere popolazioni normali da anormali e per valutare
la gravità di disturbi di un individuo ma è poco efficace nel fare distinzioni sottili fra varie forme di
psicopatologia.
-Q-sort
In tale metodo un valutatore descrive la personalità di un individuo distribuendo in mucchi diversi dei
cartoncini scelti da un mazzo di circa 100. Ogni cartoncino ha un’affermazione sulla personalità. Il
valutatore divide i cartoncini in 9 mucchi mettendo nel mucchio 1 a sn quelli che descrivono meno
l’individuo e nel mucchio 1 a dx quelli che lo descrivono di più. Nel mucchio centrale 5 mettono i cartoncini
che non sono né caratteristici né non -caratteristici. Ogni Q-item riceve un punteggio da 1 a 9 e i numeri più
alti indicano che l’item è caratteristico di quella data persona. Compilando le scale di valutazione un
valutatore paragona l’individuo a altri mentre nel Q-sort paragona ciascun tratto con altri tratti all’interno
del medesimo individuo. Si possono confrontare due Q-sort calcolando le correlazioni e quindi in che
misura due individui sono simili o paragonare due Q-sort dello stesso individuo in tempi diversi per valutare
l’attendibilità del test-retest o ancora paragonare due Q-sort di valutatori diversi e determinare l’accordo
tra giudici.
>Approccio psicoanalitico
Freud, il creatore della teoria psicoanalitica, è una figura centrale nelle teorie della personalità. La
premessa di base della teoria psicoanalitica è che molto di quanto pensiamo e facciamo è governato da
processi inconsci. Freud paragonò la mente umana a un iceberg. La piccola parte che appare al di sopra
della superficie dell’acqua rappresenta il conscio – la consapevolezza attuale – e il preconscio, cioè tutte le
informazioni che non sono presentemente “nella nostra testa”, ma che possiamo portare a livello conscio
se ci è richiesto di farlo. La ben più grande massa dell’iceberg al di sotto del livello dell’acqua rappresenta
l’inconscio, un magazzino di impulsi, desideri e ricordi inaccessibili che influenzano i nostri pensieri e il
nostro comportamento. Freud si accorse che il modello topografico era troppo semplicistico per descrivere
la personalità umana e così iniziò a sviluppare il modello strutturale, che divide la personalità in 3 sistemi
che interagiscono nel governare il comportamento umano: l’Es, l’Io e il Super-Io. Secondo Freud l’Es è la
parte più primitiva della personalità da cui si sviluppano successivamente l’Io e il Super-Io. È presente nel
neonato e consiste negli impulsi biologici fondamentali o pulsioni (bisogno di mangiare, bere, eliminare i
rifiuti, evitare il dolore e ottenere piacere sessuale sensuale). Freud credeva che gli impulsi sessuali e
aggressivi fossero le determinanti istintive più importanti della personalità nel corso della vita. L’Es cerca la
gratificazione immediata in tali impulsi. Come un bambino piccolo l’Es opera sulla base del principio del
piacere, cerca continuamente di raggiungerlo ed evitare il dolore indipendentemente dalle circostanze
esterne. I bambini imparano presto che i loro impulsi non possono essere sempre gratificati. La fame deve
attendere fino a quando qualcuno procura il cibo. Il sollievo di liberarsi dalla pressione della vescica o
dell’intestino deve attendere fino al momento in cui si raggiunge il bagno. Alcuni impulsi – giocare con i
propri genitali o picchiare qualcuno – possono causare la punizione da parte di un genitore. Una nuova
parte della personalità, l’Io, si sviluppa quando il bambino impara a prendere in considerazione le esigenze
della realtà. L’Io obbedisce al principio di realtà: la gratificazione degli impulsi deve essere rimandata al
momento in cui la situazione è appropriata. L’Io, quindi, è essenzialmente l’amministratore della
personalità; decide quali impulsi dell’Es verranno soddisfatti e in che modo. L’Io media fra le pressioni
dell’Es, le realtà del mondo e le richieste del Super-io. La terza parte della personalità è il Super-io che
giudica se le azioni sono giuste o sbagliate. In senso più generale il Super-io è la rappresentazione
interiorizzata dei valori e della morale della società. È la coscienza dell’individuo come pure la sua immagine
della persona moralmente ideale (definita Io ideale). Il Super-io si sviluppa come risposta alle gratificazione
e alle punizioni ricevute dai genitori. Violare gli standard del Super-io o persino l’impulso a farlo determina
ansia – che originariamente era l’ansia di perdere l’amore dei genitori. Secondo Freud, tale ansia è in gran
parte inconscia ma può essere sperimentata come senso di colpa. Se gli standard parentali sono
estremamente rigidi l’individuo può essere dominato dal senso di colpa e inibire tutti gli impulsi aggressivi e
sessuali. Al contrario un individuo che non riesca ad assimilare nessuno standard di comportamento
socialmente accettabile avrà poche costrizioni comportamentali e potrebbe mettere in atto comportamenti
eccessivamente autoindulgenti o criminali. Si dice che una persona di questo genere possegga un Super-io
debole. Nei termini del precedente modello topografico Freud propose che tutto l’Es e la maggior parte
dell’Io e del Super-io fossero sommersi nell’inconscio mentre piccole parti di Io e Super-io si trovano nel
conscio e nel preconscio.
-Meccanismi di difesa
La libido è secondo Freud la quantità costante di energia psichica per ciascun individuo. Se si reprime
un’azione o un impulso proibiti la corrispondente energia cercherà sbocco altrove all’interno del sistema
ripresentandosi probabilmente in forma camuffata. I desideri dell’Es contengono un’energia psichica che
deve esprimersi in qualche modo e proibirne l’espressione non serve a eliminarli. Gli impulsi aggressivi per
esempio possono essere espressi in forma camuffata correndo con macchine da corsa, giocando a scacchi o
facendo commenti sarcastici. Anche i sogni e i sintomi nevrotici sono manifestazioni dell’energia psichica
cui è stato impedito di esprimersi direttamente. Gli individui con l’impulso di fare qualcosa di proibito,
provano ansia. Un modo per ridurre tale ansia è esprimere l’impulso in forma camuffata per evitare la
punizione da parte della società o del suo rappresentante interno, il Super-io. Freud e sua figlia, Anna,
hanno descritto diversi meccanismi di difesa (o strategie per prevenire o ridurre l’ansia). Di seguito sono
illustrati alcuni dei più comuni meccanismi di difesa.
-Rimozione→ Freud considerava la rimozione il meccanismo di difesa più importante. Con la rimozione gli
impulsi o i ricordi troppo spaventosi e dolorosi sono esclusi dalla consapevolezza conscia. La rimozione è
diversa dalla repressione. La repressione è il processo di deliberato autocontrollo che tiene a freno impulsi
e desideri (forse ammettendoli privatamente mentre sono negati in pubblico) o evita temporaneamente i
ricordi dolorosi. Le persone sono consce dei pensieri repressi, ma sono in gran parte inconsapevoli degli
impulsi o dei ricordi rimossi. Freud riteneva che la rimozione fosse raramente del tutto efficace.
-Repressione → è il processo di deliberato autocontrollo, che tiene a freno impulsi e desideri o evita
temporaneamente i ricordi dolorosi. Le persone sono consce dei pensieri repressi, ma sono inconsapevoli
degli impulsi o ricordi rimossi. Gli impulsi rimossi minacciano di irrompere nella coscienza; l’individuo
diventa ansioso e usa meccanismi di difesa per mantenere gli impulsi lontano dalla coscienza.
-Razionalizzazione: consiste nell’assegnare motivazioni logiche o socialmente desiderabili a quello che
facciamo di modo che le nostre azioni sembrino razionali. La razionalizzazione serve a 2 scopi: allevia il
nostro dispiacere quando non riusciamo a raggiungere un obiettivo (“Comunque non lo volevo”) e ci
fornisce ragioni accettabili per il nostro comportamento.
-Formazione reattiva→ talvolta gli individui possono celare a se stessi una pulsione tramite l’espressione
molto forte della pulsione opposta. Questa tendenza è chiamata formazione reattiva. Una madre che si
sente colpevole per non desiderare il figlio può diventare troppo indulgente e protettiva per assicurare al
figlio il suo amore e rassicurare se stessa di essere una buona madre.
-Proiezione→ ognuno di noi ha dei tratti indesiderabili che non riconosce, nemmeno a se stesso. Un
meccanismo di difesa noto come proiezione ci protegge dal riconoscere le nostre qualità indesiderabili,
facendocele attribuire in modo esagerato ad altre persone. Supponiamo di avere la tendenza a essere critici
o scortesi verso gli altri ma che non ci piaceremmo se ammettessimo di avere questa tendenza. Se ci
convinciamo che le persone intorno a noi sono crudeli o scortesi il nostro trattarle male non sarebbe basato
sul nostro cattivo carattere – semplicemente, “sarebbe quello che si meritano”. Se riusciamo a convincerci
che tutti quanti copiano agli esami, la nostra tendenza non riconosciuta a prendere scorciatoie
accademiche non sarebbe poi così sbagliata. La proiezione è una forma di razionalizzazione.
-Negazione→quando una realtà esterna è troppo spiacevole da affrontare, l’individuo può mettere in atto
una negazione ossia rifiutare di riconoscere l’esistenza della realtà indesiderata. I genitori di un bambino
destinato a morire entro breve per malattia possono rifiutarsi di ammettere la gravità della situazione
anche se informati in modo esaustivo della diagnosi e del risultato atteso. Poiché non tollerano la pena che
comporterebbe l’accettazione della realtà fanno ricorso alla negazione.
-Spostamento→ si dirotta verso un canale alternativo una motivazione che non può essere gratificata nella
sua forma originale. Un esempio di spostamento si trova nella discussione sulla rabbia che non potendo
essere espressa contro la fonte di frustrazione viene reindirizzata verso un oggetto meno minaccioso. Freud
riteneva che lo spostamento fosse il modo più soddisfacente di gestire gli impulsi sessuali e aggressivi. Le
pulsioni primarie non possono cambiare ma si può modificare l’oggetto verso cui è diretto l’impulso. Per
esempio gli impulsi erotici che non possono essere espressi direttamente, possono manifestarsi
indirettamente in attività creative quali l’arte, la poesia e la musica. Gli impulsi ostili possono trovare
un’espressione socialmente accettabile nella partecipazione a sport violenti. Sembra improbabile che lo
spostamento elimini effettivamente gli impulsi frustrati ma le attività sostitutive aiutano davvero a ridurre
la tensione quando una pulsione primaria è ostacolata. Ad esempio avere cura degli altri o cercare amicizie
può aiutare a ridurre la tensione associata ai bisogni sessuali non soddisfatti.
-Sviluppo della personalità
Freud era convinto che l’individuo nei primi 5 anni di vita passasse attraverso stadi di sviluppo che
influenzano la sua personalità. Egli chiamò tali periodi stadi psicosessuali. Durante ciascuno stadio gli
impulsi dell’Es, che ricercano il piacere, si concentrano su un’area particolare del corpo. Freud definì il
primo anno di vita lo stadio orale dello sviluppo psicosessuale. In questo periodo i bambini traggono
piacere dall’essere accuditi e allattati e iniziano a mettere in bocca tutto ciò che riescono a raggiungere.
Freud chiamò il secondo anno di vita l’inizio dello stadio anale e riteneva che in questo periodo i bambini
provassero piacere sia trattenendo sia espellendo le feci. Questi piaceri sono in conflitto con i genitori
impegnati nell’educazione degli sfinteri. Nello stadio fallico, dai 3 ai 6 anni, i bambini iniziano a ricavare
piacere accarezzando i propri genitali, osservano le differenze tra maschi e femmine e iniziano a indirizzare
verso il genitore di sesso opposto gli impulsi sessuali. Secondo Freud intorno ai 5 anni gli impulsi sessuali
del maschio sono indirizzati verso la madre. Ciò lo porta a percepire il padre come un rivale nel rapporto
affettivo con la madre. Freud chiamò questa situazione complesso di Edipo dalla tragedia di Sofocle in cui il
re Edipo involontariamente uccide il padre e sposa la madre. Secondo Freud inoltre il bambino teme che il
padre desideri vendicarsi di questi impulsi sessuali castrandolo. Freud chiamò tale paura angoscia di
castrazione e la considerò il prototipo di tutte le successive angosce provocate da desideri interni proibiti.
La risoluzione del complesso di Edipo conclude lo stadio fallico cui subentra il periodo di latenza. Durante
questa fase sessualmente quiescente che dura all’incirca dai 7 ai 12 anni, i bambini si preoccupano meno
del loro corpo e rivolgono la loro attenzione alle abilità necessarie per affrontare l’ambiente. Infine la
pubertà e l’adolescenza introducono lo stadio genitale; la fase matura della sessualità e del funzionamento
adulto. Freud riteneva che problemi particolari in uno qualsiasi degli stadi descritti potessero arrestare (o
fissare) lo sviluppo ed esercitare un effetto duraturo sulla personalità. Una persona svezzata precocemente
che non ha goduto a sufficienza del piacere di poppare, potrebbe bloccare il suo sviluppo psicosessuale allo
stadio orale. Una volta adulto, questa persona potrebbe dipendere eccessivamente dagli altri ed apprezzare
troppo i piaceri orali quali mangiare, bere e fumare. Si ritiene che una persona di questo tipo abbia una
personalità orale. Una persona fissata allo stadio anale dello sviluppo psicosessuale potrebbe provare un
interesse anomalo verso la pulizia, l’ordine e il risparmio e potrebbe cercare di resistere alle pressioni
esterne – la cosiddetta personalità anale. L’inadeguata risoluzione del complesso di Edipo può tradursi in un
debole senso di moralità, difficoltà nei confronti delle figure che rappresentano l’autorità e molti altri
problemi.
-Modifiche alle teorie freudiane
Freud tardi nella sua carriera elaborò la teoria dell’ansia poi ampliata dalla figlia Anna che ebbe un ruolo
importante nel chiarimento dei meccanismi di difesa e nell’applicazione della teoria psicoanalitica alla
pratica psichiatrica infantile. Alcuni colleghi ruppero con Freud tra cui Jung che fondò la psicologia
analitica. Riteneva che esistesse l’inconscio collettivo, una parte della mente comune a tutti gli esseri
umani ed è costituito da archetipi tra cui ci sono la madre, il padre, il sole, l’eroe, Dio e la morte. Jung
esaminò i sogni e scritti religiosi. Dopo Freud ci fu la teoria delle relazioni oggettuali, che si occupa
dell’attaccamento e delle relazioni di una persona con gli altri, nel corso dello sviluppo. Questi teorici hanno
rifiutato il concetto dell’Es o l’importanza degli influssi biologici ma si sono interessati a problemi come il
grado di separazione psicologica dai genitori, il grado di attaccamento, il coinvolgimento con altre persone
rispetto alla preoccupazione per se stessi e l’intensità dei sentimenti individuali di autostima e competenza.
La teoria degli stadi di sviluppo di Erikson è un esempio di teoria analitica riveduta( fu allievo di Anna).
Erikson vede gli stadi dello sviluppo in termini psicosociali, che riguardano i processi dell’Io. Nel primo anno
di vita il bambino impara ad avere fiducia nell’ambiente quale fonte di soddisfazione dei bisogni. Il secondo
anno è importante perché impara l’autonomia.
-Test proiettivi
Gli psicologi che hanno seguito Freud prediligono test che somigliano alla teoria freudiana di associazione
libera, in cui l’individuo è libero di dire qualsiasi cosa gli venga in mente. Il test proiettivo presenta uno
stimolo ambiguo al quale la persona può rispondere come desidera proiettando la sua personalità sullo
simolo.
-Test di Rorschach → ideato negli anni ’20 consiste in una serie di 10 tavole che rappresentano ciascuna
una macchia complessa di inchiostro, alcune colorate altre in bianco e nero. Poi si chiedono le impressioni
alla persona dopo averle guardate e l’esaminatore alla fine torna per avere chiarimenti. Le tre categorie di
risposta sono la localizzazione(se la risposta si riferisce all’intera macchia o parte di essa), le
determinanti(se si riferisce a forma, colore o differenze di tessitura), e contenuto(cosa rappresenta la
risposta). Poi sono stati elaborati dei punteggi ma la valutazione che segue è approssimativa.
-Test di Appercezione Tematica → fu sviluppato da Murray negli anni ’30. Si mostrano 20 immagini di
persone ambigue o scene e si chiede di costruire una storia su ogni immagine. Il test ha lo scopo di rivelare i
temi fondamentali che ricorrono nella fantasia di un individuo(l’appercezione è la prontezza ad avere un
certo tipo di percezione in base alle esperienze). Analizzando le risposte lo psicologo cerca di individuare i
temi ricorrenti che possono rivelare bisogni, motivazioni o modi di gestire i rapporti interpersonali di un
individuo.
-Problemi con i test proiettivi
L’attendibilità del Rorschach è scarsa perché le risposte possono essere interpretate in modo diverso dagli
esaminatori. Il TAT è più attendibile: riesce a predire alcuni comportamenti specifici. Sono stati ideati molti
test proiettivi come disegnare immagini di persone, case, alberi; completare frasi “Spesso desidero…”, “Mia
madre…”.
-Profilo psicoanalitico della natura umana
Freud ha insistito sul fatto che il comportamento umano è determinato da forza che vanno al di là del
nostro controllo, privandoci del libero arbitrio e libertà psicologica e della razionalità. La teoria
psicoanalitica traccia un profilo malvagio dell’umanità. Freud era pessimista e fu costretto ad abbandonare
Vienna quando i nazisti la invasero nel ’38 e morì nel settembre del ’39. In base alla teoria psicoanalitica
risultiamo creature passive. L’obiettivo della psicanalisi è assicurare che “Dove è l’Es, ivi sarà l’Io”.
-Valutazione dell’approccio psiconanalitico
Una delle principali critiche alla teoria psicoanalitica è che molti concetti sono ambigui e difficili da definire
e sostiene che comportamenti molto diversi riflettono il medesimo motivo di fondo. Alcuni criticano la sua
modalità di fare psicanalisi sostenendo che avrebbe interrogato i pazienti in modo così persistente con
domande allusive e suggerimenti che essi ricordavano seduzioni mai avvenute. Inoltre una semplice
spiegazione basata sulla teoria dell’apprendimento- rinforzo dei genitori e imitazione dei bambini- sarebbe
una spiegazione più economica dei tratti degli adulti rispetto alle ipotesi psicoanalitiche. Inoltre Freud
osservava un gruppo ristretto di persone(l’alta borghesia nella Vienna vittoriana che soffrivano di sintomi
nevrotici) e aveva dei pregiudizi sessuali che riflettevano la sua epoca( come la sua teoria che lo sviluppo
psicosessuale femminile sia modellato sull’”invidia del pene”). La teoria dell’ansia e dei meccanismi di
difesa ha resistito alla prova del tempo, ricerca e osservazione.
>Approccio comportamentale
In base alla teoria comportamentale(approccio comportamentale) le differenze individuali nel
comportamento derivano dalle differenze nel tipo di esperienze di apprendimento avute nel corso della
crescita. (le persone e le situazioni si influenzano a vicenda).
-Apprendimento sociale e condizionamento
Attraverso il condizionamento operante le persone apprendono ad associare comportamenti specifici a
punizioni o rinforzi. Un’altra via di acquisizione di risposte è l’apprendimento osservativo che consiste
nell’apprendere osservando le azioni di altri e notando le conseguenze di tali azioni. Poiché la maggior
parte dei comportamenti sociali è gratificata in modo diverso nei vari ambienti, l’individuo impara a
discriminare i contesti in cui un certo comportamento risulta appropriato da dove non lo è. Quando una
persona riceve una ricompensa per la medesima risposta in differenti situazioni, si ha la generalizzazione
che garantisce che quel medesimo comportamento si verificherà in varie circostanze.
-Condizionamento classico
È il tipo di apprendimento che si verifica in seguito all’associazione tra situazioni e risultati specifici come
ausilio alla loro concezione della personalità. Il comportamento diventa uno stimolo condizionato, tramite
l’accoppiamento con lo stimolo incondizionato della punizione; l’ansia diventa la risposta condizionata. È il
condizionamento classico che produce la fonte interiorizzata d’ansia che Freud ha denominato Super-Io.
-Profilo comportamentale della natura umana
L’approccio comportamentale alla personalità è deterministico e si concentra sulle determinanti
ambientali. I comportamentisti hanno un forte ottimismo circa la nostra abilità di modificare il
comportamento umano agendo sull’ambiente. Con il tempo si è affermato il ruolo attivo dell’individuo nello
scegliere e modificare l’ambiente il che consente alla persona di diventare una forza causale nella sua vita.
-Valutazione dell’approccio comportamentale
La teoria comportamentale ci ha portati a vedere le azioni umane come reazioni a specifici ambienti, ci ha
fatto concentrare sul modo in cui l’ambiente controlla il nostro comportamento e su come si può cambiare
l’ambiente per modificare il comportamento stesso. I risultati odierni è la comprensione delle interazioni
tra persone e situazioni e un maggiore apprezzamento dell’individualità di ciascuno.
>Approccio cognitivo
L’approccio cognitivo alla personalità si basa sull’idea che le differenze di personalità originano dal diverso
modo con cui gli individui rappresentano mentalmente le informazioni. La teoria dell’apprendimento
sociale ha le radici nella teoria comportamentale. In base ai teorici dell’apprendimento sociale i processi
cognitivi interni influenzano il comportamento, così come l’osservazione del comportamento di altri e
dell’ambiente in cui si verifica il comportamento stesso. Bandura ha ampliato ulteriormente l’approccio
sviluppando la teoria socio-cognitiva, la quale enfatizza il determinismo reciproco, secondo cui le
determinanti esterne del comportamento come premi e punizioni e quelle interne(credenze, pensieri,
aspettative) sono parte di un sistema di influenze interagenti che hanno un effetto sul comportamento e sul
altre parti del sistema. Secondo il modello di Bandura non solo l’ambiente influenza il comportamento ma
anche il comportamento influenza l’ambiente. Di fatto la relazione tra ambiente e comportamento è
reciproca. Bandura inoltre sottolinea che la maggior parte dei comportamenti si verifica in assenza di
rinforzi o punizioni esterne. Quasi tutti i comportamenti originano da processi interni di autoregolazione.
Secondo Bandura impariamo in che modo comportarci osservando, leggendo o sentendo parlare del
comportamento d altri; ci basta notare che questi comportamenti siano rinforzati o puniti e immagazzinare
l’informazione in memoria. Mischel ha cercato di incorporare le differenze individuali introducendo le
variabili cognitive: 1. Competenze(capacità intellettive, sociali e fisiche), 2.Strategie di codifica(come le
persone codificano gli eventi e raggruppano le informazioni in categorie specifiche),3.Aspettative(le
aspettative sulle conseguenze dei diversi comportamenti guidano la scelta di comportamento dell’individuo
e quelle sulle nostre capacità influenzano il nostro),4.Valori soggettivi( cosa vale la pena di fare),5.Sistemi e
piani di autoregolazione(la gente si differenzia per parametri e regole che adotta per disciplinare il proprio
comportamento). Tutte queste variabili interagiscono con le condizioni di una particolare situazione nel
determinare ciò che l’individuo farà in quella situazione.
-Teoria dei costrutti personali di Kelly
Kelly propose che l’obiettivo dello psicologo è scoprire i costrutti personali ossia le dimensioni che le
persone usano per interpretare se stesse e il proprio mondo sociale. Gli individui devono essere considerati
come scienziati intuitivi e come gli scienziati possono sostenere teorie sbagliate o credenze portandoli a
interpretazioni distorte di se stessi e degli altri. Kelly asserì che ciascuno utilizza un insieme unico di
costrutti personali per predire e interpretare gli eventi. Questi costrutti hanno forma dicotomica. Le
differenze del comportamento si traducono in differenze della personalità.
-Schemi del sé
Uno schema è una struttura cognitiva che aiuta a percepire, organizzare, elaborare e utilizzare
l’informazione. Attraverso l’uso degli schemi ciascun individuo sviluppa un sistema per individuare cos’è
importante nel suo ambiente ignorando tutto il resto. Gli schemi sono relativamente stabili nel tempo.
Siccome differiscono da un individuo all’altro, le persone elaborano e si comportano in modo diverso. Ciò
può spiegare le differenze di personalità. Probabilmente lo schema più importante è lo schema del sé che
consiste in “generalizzazioni cognitive sul sé derivate dall’esperienza passata, che organizzano e guidano
l’elaborazione delle informazioni relative a se stessi”. Sin dalla tenera età sviluppiamo una
rappresentazione cognitiva di chi siamo. Lo schema del sé risultante è costituito dagli aspetti del nostro
comportamento che consideriamo più importanti e gioca un ruolo fondamentale nel modo in cui
elaboriamo le informazioni e interagiamo con il mondo circostante. Il nucleo dello schema del sé è
costituito dalle informazioni di base come nome, aspetto fisico e relazioni con le persone significative. Ma le
cose più importanti dal punto di vista delle differenze individuali sono le caratteristiche particolari degli
schemi del sé. Le differenze negli schemi del sé si traducono in differenze di comportamento. Gli schemi del
sé guidano la percezione e l’elaborazione delle informazioni e forniscono una cornice per organizzarle e
immagazzinarle. Gli schemi del sé differiscono nelle diverse culture al punto che la personalità è un
prodotto culturale.
-Profilo cognitivo della natura umana
L’approccio cognitivo considera gli esseri umani come attivamente impegnati nella costruzione del proprio
mondo. Il concetto di agentività personale è centrale nell’approccio cognitivo. Il senso delle persone di
essere “agenti”, protagonisti delle proprie azioni, insieme alla credenza di poter influenzare attivamente le
situazioni che si incontrano nella vita guida la scelta di quali situazioni vivere e quali invece evitare nonché il
livello di motivazione, persistenza e benessere. Il senso di agentività può essere rafforzato o indebolito dalle
condizioni di vita che l’individuo incontra. Se un bambino cresce circondato da una povertà degradante con
i genitori che gli dicono costantemente che non avrà nulla dalla vita difficilmente questo bambino avrà un
forte senso di agentività rispetto ad un bambino che invece cresce in una casa confortevole con i genitori
che lo incoraggiano a raggiungere i suoi obiettivi nella vita. Ma l’agentività ha la meglio sull’ambiente
secondo la teoria socio-cognitiva; anche il bambino che cresce in povertà a fianco di genitori che non lo
supportano può avere successo nel suo ambiente e conseguire grandi cose se possiede un senso di
agentività personale.
-Valutazione dell’approccio cognitivo
L’approccio cognitivo presenta punti di forza e di debolezza. Un aspetto positivo è che si basa sulla ricerca
scientifica e che va oltre l’approccio dei tratti per spiegare le caratteristiche di personalità. Una critica è che
usa concetti vaghi e la personalità può essere spiegata bene senza fare ricorso alle cognizioni.
>Approccio umanistico
Si sviluppa durante gli anni ’50 e ’60. Si basa su 4 principi:
1.L’esperienza della persona è di primario interesse. Il problema che ogni persona deve affrontare è “Chi
sono?”. Lo psicologo affianca la persona nella ricerca del significato esistenziale.
2.Scelta umana, creatività e autorealizzazione sono gli argomenti preferiti di questa ricerca. I principi
fondamentali della salute psicologica dovrebbero essere la crescita e l’autorealizzazione non solo il
controllo dell’Io o l’adattamento all’ambiente.
3. la ricerca non è priva di valori nel senso che bisognerebbe studiare problemi umani e sociali importanti.
4.Valoro sommo è attribuito alla dignità della persona. Le persone sono buone. L’obiettivo della psicologia è
comprendere non controllare le persone.
Allport era uno psicologo umanista e le teorie di Jung e Erikson hanno approcci umanistici. Ma le teorie
fondamentali sono di Rogers e Maslow.
-Carl Rogers
Come Freud Rogers sviluppò le sue teorie lavorando con i pazienti nella pratica clinica. Rogers rimase
colpito da quella che egli riconobbe come l’innata tendenza dell’individuo a muoversi in direzione della
crescita, della maturità e del cambiamento positivo. Egli arrivò a credere che la forza fondamentale che
motiva l’organismo umano è la tendenza attualizzante – una tendenza verso il compimento o la
realizzazione di tutte le capacità. Un organismo in crescita cerca di realizzare il suo potenziale entro i limiti
del proprio patrimonio ereditario. È possibile che una persona non riesca sempre a percepire quali azioni
portino alla crescita e quali invece no. Ma una volta che il percorso si delinea, l’individuo sceglie di crescere.
La convinzione di Rogers della supremazia della tendenza attualizzante costituisce la base della sua terapia
centrata sul cliente (o non direttiva). Tale metodo psicoterapeutico parte dal presupposto che ogni
individuo possiede motivazioni e capacità per cambiare e che l’individuo stesso sia la persona meglio
qualificata a decidere la direzione di tale cambiamento. Il ruolo del terapeuta è di agire come cassa di
risonanza mentre l’individuo esplora e analizza i suoi problemi. Questo approccio differisce dalla terapia
psicoanalitica nella quale il terapeuta analizza la storia del paziente per definire il problema ed escogitare
un’azione riparatrice.
-Il sé
. Il concetto fondamentale della teoria della personalità di Rogers è il sé o concetto di sé (Rogers utilizza i 2
termini indistintamente). Il sé (o sé reale) è costituito da tutte le idee, percezioni e valori che caratterizzano
l’”io” o il “me” compresa la consapevolezza di “quello che sono” e “quello che posso fare”. Questa
percezione di sé a sua volta influenza sia il modo in cui la persona percepisce il mondo sia il suo
comportamento. Per esempio una donna che percepisce se stessa come forte e competente percepisce e
agisce nel mondo in maniera decisamente diversa rispetto a una donna che considera se stessa debole e
inutile. Il concetto di sé non riflette necessariamente la realtà; una persona può ottenere un considerevole
successo ed essere rispettata eppure considerarsi fallita. Secondo Rogers l’individuo valuta ogni esperienza
in relazione al suo concetto di sé. La gente vuole comportarsi in modo coerente con l’immagine che ha di se
stessa; le esperienze e i sentimenti non coerenti costituiscono una minaccia e possono non essere accettati
dalla coscienza. Questo è il concetto di Freud della rimozione che secondo Rogers non è necessaria né
permanente. Un individuo con un concetto di sé non coerente con i sentimenti e le esperienze personali
deve difendersi dalla verità poiché essa causerebbe ansia. La persona ben adattata ha un concetto di sé
coerente con il pensiero, l’esperienza e il comportamento. Rogers ha proposto anche che ciascuno di noi ha
un sé ideale, un’idea del tipo di persona che ci piacerebbe essere. Più il sé ideale si avvicina al sé reale più
l’individuo è realizzato e felice. Un ampio divario fra il sé ideale e quello reale determina una persona
infelice e insoddisfatta. Ci sono due tipi di incoerenza: fra il sé e le esperienze delle realtà nonché tra il sé
reale e quello ideale. . Rogers credeva che le persone hanno maggiori probabilità di funzionare se sono
allevate con una considerazione positiva incondizionata cioè se si percepiscono apprezzate dai genitori e
dagli altri persino quando i loro sentimenti, atteggiamenti e comportamenti sono inferiori all’ideale. Se i
genitori si limitano a offrire una considerazione positiva condizionata – apprezzando il bambino soltanto
quando si comporta, pensa e sente correttamente – il bambino avrà probabilmente un concetto distorto di
sé. Più le persone sono forzate a negare i propri sentimenti e accettare i valori degli altri, più si sentono a
disagio con se stesse.
-Valutazione della congruenza tra sé ideale e sé reale
Rogers fu pioniere nell’utilizzo della tecnica del Q-sort come strumento per esaminare il concetto di sé. Le
persone si classificano prima per quello che sono (sé reale) e poi per quello che vorrebbero essere(sé
ideale). La correlazione tra le due classificazioni evidenzia la discrepanza tra il sé reale e quello ideale.
Ripetendo più volte questa procedura nel corso della terapia, Rogers poteva valutare l’efficacia della
terapia. Lo psicologo Higgins ha mostrato che discrepanze del concetto di sé simili a quelle descritte da
Rogers si associano alla psicopatologia. Le persone che percepiscono se stesse molto diverse dalla persona
che idealmente vorrebbero o credono di essere e che credono di non poter superare queste discrepanze
possono ricorrere in depressione o ansia.
-Abraham Maslow
La psicologia di Maslow coincide in molti modi con quella di Rogers. Maslow propose l’esistenza di una
gerarchia dei bisogni che si muove dai bisogni biologici fondamentali verso le motivazioni psicologiche più
complesse, che diventano importanti solo dopo che i bisogni fondamentali sono stati soddisfatti. I bisogni di
un livello devono essere soddisfatti almeno in parte prima che quelli del livello successivo motivino il
comportamento. Soltanto quando si possono soddisfare facilmente i bisogni fondamentali l’individuo avrà
tempo ed energia per dedicarsi a interessi estetici e intellettuali. Tendenze artistiche o scientifiche non si
sviluppano nelle società in cui le persone devono lottare per il cibo, per un riparo e per la sicurezza. La
motivazione più elevata – l’autorealizzazione – può essere soddisfatta soltanto dopo che tutti gli altri
bisogni siano stati soddisfatti. Studiò la vita di Spinoza, Jefferson, Lincoln, Addams, Einstein e Roosevelt. Poi
estese lo studio alla popolazione universitaria(il gruppo autorealizzato corrispondeva all’1% più sano della
popolazione). Molte persone vivono momenti transitori di autorealizzazione(esperienze culminanti). Essi
consistono nel sentirsi realizzati e felici in uno stato di perfezione e possono essere attività creative, stare a
contatto con la natura, le percezioni artistiche o nella partecipazione di attività atletiche.
-Profilo umanistico della natura umana
Gli psicologi umanisti sono espliciti sui valori filosofici alla base del loro approccio alla personalità umana e
ha una visione molto ampia dell’esperienza umana. Gli psicologi umanisti enfatizzano il ruolo proprio
dell’individuo nel determinare e creare il suo destino e sminuiscono il determinismo caratteristico degli altri
approcci. Secondo tale orientamento gli individui sono buoni, aspirano alla crescita e autorealizzazione.
Sono modificabili e attivi. Gli psicologi umanisti stabiliscono un criterio di salute psicologica elevato(la salute
psicologica è un processo, non un punto di arrivo). Qualsiasi cosa che impedisca a un essere umano di
diventare ciò che può essere va ostacolato(echeggia il linguaggio della psicologia umanistica nei movimenti
di liberazione della donna e dei gay).
-Valutazione dell’approccio umanistico
Le teorie di Rogers e Maslow si concentrano sulla persona sana nel suo insieme ed enfatizzano una visione
positiva e ottimistica della personalità umana. Gli psicologi umanisti sostengono di studiare problemi
importanti e si sono ingegnati per escogitare nuovi metodi di valutazione del concetto di sé e per condurre
studi che trattino l’individuo come un partener alla pari. Vengono però criticati perché hanno costruito le
loro teorie basandosi solo su individui sani. Una psicologia che eleva l’autorealizzazione all’apice della
gerarchia dei valori potrebbe tradursi in “un’approvazione psicologica dell’egoismo”.
>Approccio evoluzionistico
La teoria evoluzionistica così come proposta da Darwin ha giocato un ruolo importante nella biologia.
Darwin arrischiò alcune ipotesi sulle radici evoluzionistiche del comportamento umano ma il campo
moderno della psicologia evoluzionistica cominciò con il lavoro di Wilson sulla “sociobiologia”. La premessa
di base della sociobiologia e in seguito della psicologia evoluzionistica è che i comportamenti che
aumentano le possibilità di sopravvivenza e di riproduzione di un organismo sono selezionati nella storia
evolutiva e quindi divengono aspetti della personalità umana. Gran parte della ricerca è focalizzata sulla
selezione del partener. L’accoppiamento implica competizione ma ciò per cui si compete differisce tra i
sessi perché donne e uomini hanno ruoli diversi. Le donne possono produrre meno figli rispetto agli uomini
per cui privilegiano la qualità del contributo genetico dei maschi con cui si riproducono. Per i maschi la
strategia è riprodursi quanto più spesso possibile e nel cercare femmine fertili. Buss e Nenrick hanno
ipotizzato che le donne dovrebbero enfatizzare bellezza e giovinezza(con trucco, gioielli, vestiti e
acconciature e si dicono più serie ed impegnate rispetto all’uomo. Sarebbero interessati ad accoppiarsi con
uomini più anziani) mentre gli uomini la capacità di sostenere la prole(oggetti costosi e flettere i muscoli) ed
essere meno selettivi nella scelta del partener(sono più interessati al sesso occasionale e alle donne più
giovani). Alcuni teorici hanno esteso le predizioni sostenendo che gli uomini sono più individualistici,
dominanti e orientati alla risoluzione dei problemi( queste caratteristiche aumentano la capacità di
riprodursi spesso e sono state selezionate nel corso dell’evoluzione) mentre le donne sono più
comprensive, generose e socievoli(capacità che aumentano la probabilità di sopravvivenza della loro prole).
Il desiderio di accoppiarsi più frequentemente rende gli uomini inclini all’infedeltà ma più preoccupati
rispetto alle donne perché implica di non investire le proprie risorse nell’allevamento dei figli( inoltre
tendono ad essere più gelosi se traditi; Wilson e Daly hanno rilevato che gli omicidi riguardano giovani
maschi che competono per la faccia e lo status e gli omicidi sono di mariti che uccidono mogli che
rappresenterebbero il tentativo estremo di controllare la fedeltà del partner femminile).
-Profilo evoluzionistico della natura umana
I teorici evoluzionisti sono i primi ad enfatizzare che l’evoluzione s‘incentra sul cambiamento: quando
l’ambiente cambia solo gli organismi che tendono ad adattarsi ad esso sopravvivono e si riproducono.
-Valutazione dell’approccio evoluzionistico
Alcuni critici affermano che la psicologia evoluzionistica fornisce una giustificazione velata alle condizioni
sociali ingiusti e nei pregiudizi del mondo moderno. È facile sviluppare spiegazioni alternative per la
maggior parte dei risultati che i teorici evoluzionistici tendono ad attribuire alle strategie di riproduzione ma
le spiegazioni si basano su cose vere in un passato recente. La teoria evoluzionistica comunque attrae per il
suo potere di spiegare un’ampia varietà di cambiamenti.
-Alla ricerca del sé nel cervello- Nolen-Hoeksema
Le persone possiedono degli schemi relativi al sé e dei costrutti personali che descrivono e organizzano la
percezione che hanno di se stesse. Possono avere un forte o debole senso di auto-agentività o auto-
efficacia. Possono sentirsi più o meno realizzate nella vita. I neuroscienziati si sono serviti di diversi tipi di
compiti per studiare le regioni celebrali associate all’elaborazione di informazioni riguardanti il sé. I risultati
sono che il pensiero riferito al sé è associato a una maggiore attività nella corteccia prefrontale mediale. Il
caso di Phineas Cage e lavorava come caposquadra in una compagnia di costruzioni. Nel 1848 in un
incidente un cilindro di 3 cm trapassò il volto, cranio e il cervello di Cage. Le sue capacità intellettive
rimasero intatte ma la sua personalità subì cambiamenti. Divenne irresponsabile, blasfemo e irriverente
dovuto al danneggiamento della corteccia prefrontale che è un’area del cervello responsabile dei nostri
processi di pensiero. Riceve informazioni in tutte le modalità sensoriali, da altre regioni del cervello e
dall’ambiente esterno, le fa interagire e coordina le nostre risposte ad esse. È il “capo esecutivo” del
cervello. Recenti scoperte però hanno rilevato che ci sono distinzioni fini nei processi rilevanti il sé( pensare
a speranze e aspirazioni piuttosto che ai doveri o obblighi attiva aree diverse della corteccia prefrontale
unitamente ad altre aree del cervello). I pattern di attività possono inoltre essere modificati con
l’addestramento delle persone a pensare a se stesse in modo diverso oppure con i farmaci.
>Genetica della personalità
I migliori studi vengono dal Minnesota Study of Twins Reared Apart e hanno rilevato che i più alti livelli di
ereditabilità si trovano in misure di abilità e intelligenza(60-70%), poi misure di personalità(50%) e livelli
bassi riguardano credenze religiose e politiche e interessi professionali(30-40%).
-Interazioni tra personalità e ambiente
Nel modellare la personalità individuale le influenze genetiche e ambientali si intrecciano fin dal momento
della nascita. In primo luogo possono essere necessari determinati ambienti per scatenare gli effetti di geni
specifici. Per esempio un bambino nato con una tendenza genetica all’alcolismo può non diventare mai un
alcolizzato se non è mai esposto all’alcol. In secondo luogo i genitori forniscono alla loro prole biologica
(progenie) sia i loro geni sia l’ambiente domestico e entrambi sono funzioni dei geni dei genitori. Come
risultato vi è correlazione intrinseca tra le caratteristiche ereditate dal figlio (genotipo) e l’ambiente in cui è
allevato. Il genotipo e l’ambiente del figlio non sono semplicemente delle fonti indipendenti di influenza
che si sommano per modellare la sua personalità. Oltre ad essere correlato con l’ambiente lo stesso
genotipo del figlio modella l’ambiente. Esso diventa una funzione dell’iniziale personalità del bambino
attraverso tre forme: reattiva, evocativa e proattiva.
-Interazione reattiva
Individui esposti allo stesso ambiente ne fanno esperienza, lo interpretano e vi reagiscono in modo
differente – un processo noto come interazione reattiva. Un bambino ansioso e sensibile subirà dei genitori
severi e reagirà loro in modo diverso da un bambino calmo e forte; il tono aspro di voce che provoca le
lacrime in un bambino sensibile può passare inosservato a sua sorella. Una bambina estroversa farà
attenzione alle persone e ai fatti intorno a sé; suo fratello introverso li ignorerà. Un bambino più intelligente
saprà ricavare di più da quello che gli è letto di un bambino meno intelligente. In altre parole la personalità
di ogni bambino ricava da quello che oggettivamente lo circonda un ambiente psicologicamente soggettivo
ed è quell’ambiente soggettivo che in seguito modella lo sviluppo della personalità.
-Interazione evocativa
La personalità di ogni individuo suscita particolari risposte negli altri – un processo denominato interazione
evocativa. Un neonato che si agita e si dimena quando è preso in braccio evocherà minori cure parentali di
uno che ama essere coccolato. I bambini docili evocano uno stile di educazione meno controllante da parte
dei genitori che non i bambini aggressivi. Per questa ragione non si può semplicemente presumere che la
correlazione che si osserva fra le pratiche di allevamento di un figlio da parte dei genitori e la personalità
del figlio riflettano una semplice sequenza di causa-effetto. La personalità del bambino può forgiare lo stile
educativo dei genitori che a sua volta modella la personalità del figlio. L’interazione evocativa dura tutta la
vita: le persone benevole evocano ambienti benevoli, quelle ostili ambienti ostili.
-Interazione proattiva
Man mano che i bambini crescono, possono muoversi al di fuori dell’ambiente fornito dai genitori e
cominciare a selezionare e costruire ambienti propri. Questi ambienti a loro volta modellano la loro
personalità. Si tratta di un processo denominato interazione proattiva, che è un processo tramite cui gli
individui diventano agenti attivi nello sviluppo della loro personalità. La correlazione insita fra il genotipo di
un bambino e il suo ambiente è massima quando il bambino è piccolo e quasi esclusivamente confinato
nell’ambiente domestico. Quando il bambino cresce e comincia a selezionare e costruire il suo ambiente, la
correlazione iniziale diminuisce e aumenta l’influenza dell’interazione proattiva. Le interazioni reattiva ed
evocativa rimangono importanti per tutta la vita.
-Ambienti condivisi e non condivisi
È sorprendente il fatto che le differenze dovute agli aspetti ambientali condivisi non sembrano spiegare
alcuna delle variazioni ambientali: una volta messe da parte le somiglianze genetiche , due figli della stessa
famiglia non sembrano somigliarsi di più di due bambini scelti a caso nella popolazione. I processi reattivi,
evocativi e proreattivi contribuiscono a ridurre le differenze fra gli ambienti, fintanto che questi ambienti
consentono qualche flessibilità di risposta. Un bambino intelligente in una famiglia trascurata assorbirà
informazioni da un programma televisivo di un fratello meno intelligente(interazione reattiva), attrarrà
l’attenzione di un insegnante affettuoso(evocativa) e andrà in biblioteca per conto suo(proattiva). Il
genotipo del bambino agisce in modo da contrastare gli effetti debilitanti dell’ambiente domestico
consentendogli uno sviluppo diverso dal fratello meno intelligente. Solo un ambiente restrittivo potrà
bloccare questi processi guidati dalla personalità.
-L’influenza di Freud sulla psicologia è ancora viva e vibrante-Weinberger
La psicoanalisi è ancora viva e le idee di Freud sono entrate nel gergo comune ma riguardo la validità alcune
sono valide altre no. La psicologia evoluzionistica, la sociobiologia e l’etologia si basano sull’idea che tutte le
motivazioni possono essere fatte risalire a fonti biologiche, specificatamente il sesso e l’aggressività. I film
di oggi sono caratterizzati da sesso e violenza. Un’altra idea freudiana è che i bambini hanno sentimenti
sessuali e ora è conoscenza comune. Anche la relazione terapeutica oggi è fondamentale. Secondo Freud
nella maggior parte dei casi siamo inconsapevoli del perché facciamo quel che facciamo e la psicologia
accademica ha accettato ciò. Da un punto di vista generale le idee di Freud sono vibranti.
-Freud è un peso morto sulla psiocologia-Kihlstorm
Freud ha modificato il vocabolario con cui comprendiamo noi stessi e gli altri. La teoria freudiana con la sua
focalizzazione dell’interpretazione degli eventi ambigui è alla base degli approcci postmoderni della critica
letteraria, come il decostruzionismo. Ma scientificamente la psicanalisi freudiana classica è morta sia come
teoria della mente che come modello di terapia. Recenti analisi storiche dimostrano che Freud interpretava
in modo scorretto l’evidenza scientifica che aveva a disposizione. Westen è d’accordo con l’idea che le
teoria freudiane sono arcaiche e obsolete ma sostiene che l’eredità di Freud si trova nelle proposizioni
teoriche accettate dagli scienziati. Le motivazioni inconsce giocano un ruolo nell’esperienza, nei pensieri e
nelle azioni. La mente inconscia rivelata dagli studi di laboratorio sull’automatismo e la memoria implicita
non somiglia alla mente inconscia della teoria psicoanalitica. Alcuni psicanalisti nofreudiani come Fairbairn,
Winnicott e Anna Freud hanno de-enfatizzato le parti riguardanti il sesso, aggressività e aspetti biologici
mantenendo l’importanza del ruolo nei conflitti inconsci nelle relazioni interpersonali. Non è chiaro se la
teoria degli stadi di sviluppo di Erikson sia più chiara di quella freudiana. Freud ha avuto un impatto enorme
sulla cultura del XXI secolo ma è stato un peso morto sulla psicologia per quanto riguarda personalità e
psicoterapia.
CAPITOLO 14 STRESS, SALUTE E COPING
Alcune persone di fronte ad un evento stressante sviluppano problemi psicologici o fisici mentre altre
nessun problema. La medicina comportamentale o psicologia della salute è lo studio di come le circostanze
stressanti influenzino la salute fisica o psicologica e di come le persone differiscano nelle reazioni allo
stress. Lo stress si presenta quando le persone devono fronteggiare situazioni che ritengono minacciare il
benessere fisico o psicologico. Sono chiamate stressor(agenti stressanti) e le reazioni delle persone sono
risposte da stress. Qualsiasi tipo di evento ,anche positivo, può essere vissuto come stressante in modo
particolare se richiede cambiamenti o riadattamenti sostanziali della propria vita. Holmes e Rahe hanno
studiato gli eventi e classificati dal più stressante(morte del coniuge) al meno(piccole infrazioni). Il
matrimonio ha un valore arbitrario di 50 e poi è stato chiesto di paragonarlo a un certo numero di eventi
della vita in termini di quanto riadattamento ha richiesto e di dare un punteggio. Poi gli studiosi hanno
elaborato una scala. Comunque gli eventi negativi hanno un impatto molto maggiore sulla nostra salute
psicologica e fisica. Quali eventi negativi sono percepiti come più stressanti? Tre sono i fattori:
controllabilità, prevedibilità e durata. Più un evento è incontrollabile più è probabile che venga vissuto
come stressante(es. la morte di una persona cara, un licenziamento o una malattia; quelli meno gravi il
rifiuto di un amico di accettare le scuse o rimanere fuori dal volo). Eventi di cui non abbiamo il controllo
possono condurre a impotenza appresa(è stato condotto un esperimento su dei cani in una gabbia che
avrebbero subito una leggera scossa elettrica. Se si accende una luce un paio di secondi prima della scossa
l’animale può sfuggire saltando nell’altro scomparto. Ma se il cane ha avuto una precedente esperienza in
una gabbia in cui non poteva scappare è difficile che impari la risposta di evitamento nella nuova situazione.
Gli animali hanno imparato di non essere in grado di evitare la scossa e non provano neppure
nell’esperienza nuova. Non sono in grado di superare l’impotenza appresa). Sembra che alcuni umani
sviluppino impotenza appresa di fronte ad eventi incontrollabili e diventino apatico, inattivi e si ritirano o
meglio arrendono. Essere in grado di prevedere il verificarsi di un evento stressane generalmente riduce lo
stress(uomini e animali preferiscono eventi spiacevoli prevedibili rispetto agli imprevedibili). Le vittime in
grado di prevedere il momento e tipo di tortura a cui saranno sottoposte si riprendono meglio dopo il
rilascio rispetto a quelle che percepiscono la tortura come imprevedibile. La durata di un evento negativo
sembra essere un predittore dell’intensità percepita dello stress(le vittime di stupro ripetutamente abusate
per lungo periodo di tempo è più facile che sviluppino problemi di salute mentale rispetto agli stuprati una
sola volta).
-reazioni fisiologiche allo stress
La risposta di attacco o di fuga è la mobilitazione del corpo per combattere o evitare una situazione
minacciosa. È necessaria dell’energia e il fegato rilascia il glucosio(zucchero extra) per carburare i muscoli e
sono rilasciati ormoni che stimolano la conversione di grassi e proteine in zucchero. Il metabolismo
corporeo aumenta per prepararsi al consumo energetico nell’azione fisica. Il battito cardiaco, pressione
arteriosa e respiro aumentano, i muscoli si tendono. Le attività non essenziali come la digestione sono
ridotte. La saliva e muco si essiccano aumentano la dimensione delle vie respiratorie( uno dei primi segnali
dello stress è secchezza delle fauci). Si secernono endorfine, anestetici corporei naturali, e si restringono i
vasi sanguigni per ridurre l’emorragia in caso di ferite. La milza rilascia più globuli rossi per agevolare il
trasporto di ossigeno e il midollo osseo produce più globuli bianchi per combattere le infezioni. La maggior
parte dei cambiamenti deriva dall’attivazione di due sistemi controllati dell’ipotalamo. La prima è la
porzione simpatica del sistema autonomo, che agisce sui muscoli lisci e organi interni per indurre l’aumento
del battito cardiaco, l’innalzamento della pressione sanguigna e la dilatazione delle pupille. Il sistema
simpatico stimola il rilascio degli ormoni epinefrina(adrenalina) e norepinefrina(responsabile indiretta con il
suo influsso sull’ipofisi della liberazione di una quantità addizionale di zucchero da parte del fegato) nel
flusso sanguigno per aumentare la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca in modo da mantenere lo
stato di arousal . l’ipotalamo svolga la seconda funzione(attivazione del sistema cortico-surrenale)
segnalando all’ipofisi di secernere l’ormone adrenocorticotropo(ACTH) , il più importante ormone dello
stress. Esso stimola lo strato esterno della ghiandola surrenale(la cortica del surrene) inducendo il rilascio di
un gruppo di ormoni(il più importante è il cortisolo la cui quantità nei campioni di urina e sangue è
utilizzata come indice di stress) che regolano i livelli sanguigni di glucosio e minerali. L’ACTH segnala anche
ad altre ghiandole endocrine di rilasciare circa 30 ormoni. Selye ha descritto ciò come sindrome generale di
adattamento che prevede tre fasi. La fase di allarme è quella in cui il corpo si mobilita per affrontare la
minaccia innescando l’attività del sistema nervoso simpatico. La fase di resistenza l’organismo tenta di
gestire la minaccia affrontandola o evitandola(attacco o fuga). La fase di esaurimento si verifica se
l’organismo è incapace di evitare o affrontare la minaccia ed esaurisce le risorse fisiologiche. L’esaurimento
ripetuto o prolungato conduce a malattie fisiologiche dette disturbi dell’adattamento.
>Stress e salute fisica
Il carico allostatico è il logorarsi dell’organismo conseguente a iperattività cronica delle risposte allo stress.
Lo stress cronico può indurre ulcere, ipertensione arteriosa e malattie cardiache e può danneggiare il
sistema immunitario. I disturbi psicofisiologici sono disturbi fisici nei quali si pensa che le risposte allo
stress giochino un ruolo centrale(danni del tessuto e dolore). La ricerca si è focalizzata su asma, ulcera,
coliti e artrite reumatoide.
-Cardiopatia coronarica(coronaropatia CHD)
Si ha quando i vasi sanguigni che irrorano i muscoli cardiaci sono ristretti o occlusi dal graduale deposio di
una sostanza dura e grassa, la placca, che impedisce il flusso di ossigeno e nutrimento al cuore. Può causare
dolore chiamato angina pectoris che si irradia al petto e al braccio. Quando l’afflusso di ossigeno al cuore è
bloccato si ha l’infarto. Dal 1990 la prima causa di morte è la coronopatia. Sembra esserci un contributo
genetico ma altre cause sono ipertensione(il sangue scorre nei vasi con eccessiva forza esercitando una
pressione sulle pareti con successivo indurimento delle stesse e deterioramento dei tessuti cellulari e di
solito colpisce ad esempio le persone che vivono con un basso livello socioeconomico o che vivono in
quartieri violenti), colesterolo elevato, diabete, fumo e obesità. Le persone che fanno un lavoro stressante
come la catena di montaggio può essere causa della malattia. Studi sperimentali sui macachi hanno
dimostrato che la distruzione dell’ambiente sociale con l’introduzione di nuovi membri causa una malattia
simile alla coronaropatia.
-Modello di comportamento di tipo A
Un modello comportamentale o stile di personalità associato alla coronopatia è quello tipo A. i medici
hanno notato che le vittime di attacchi cardiaci sono persone ostili, aggressive, impazienti e coinvolte
troppo nel lavoro. Le tre componenti del comportamento di tipo A sono senso d urgenza, ostilità facilmente
attivata(che sembra essere il fattore dominante) e competività orientata al successo. Il sistema nervoso di
individui di tipo A sembra iperattivo alle situazioni stressanti. Le persone ostili riportano anche livelli più
elevati di conflitto interpersonale e minore sostegno sociale dagli altri. Il comportamento di tipo A può
essere modificato con protocolli terapeutici.
-Sistema immunitario
Un’area di ricerca relativamente nuova in medicina comportamentale è la psiconeuroimmunologia, cioè lo
studio di come il sistema immunitario dell’organismo è influenzato dallo stress e da altre variabili
psicologiche. Tramite cellule specializzate, i linfociti, il sistema immunitario protegge il corpo dai
microorganismi che causano malattie. Influenza la suscettibilità a malattie infettive, allergie, tumori e
disturbi autoimmuni. Lo stress cronico diminuisce le difese immunitarie( il cortisolo sopprime il sistema
immunitario). La maggior parte degli studi sull’effetto dello stress sul sistema immunitario si focalizza su
individui che stanno attraversando un periodo stressante come pressioni accademiche, lusso o separazione
coniugale e valuta il funzionamento del loro sistema immunitario(hanno compromesse le cellule killer, un
tipo di cellula t che distrugge le cellule infettate dal virus). Anche lo stress legato alla cura di persone con
demenza è associato a una riduzione del funzionamento del sistema immunitario. Lo stress può influenzare
la progressione del virus dell’immunodeficienza umana(HIV) che causa l’AIDS. Uno studio su uomini gay HIV
positivi ha rilevato che la progressione della malattia è più veloce negli uomini che nascondono la loro
identità(diminuzione del sostegno sociale e solitudine). Un altro studio ha dimostrato che coloro che
avevano un passato traumatico(abuso fisico sessuale o neglect durante l’infanzia, mostravano un rapido
sviluppo di infezioni opportunistiche era più probabile morissero di cause legate all’AIDs rispetto a chi non
aveva un passato di traumi.
-Comportamenti che influenzano lo stato di salute

Il fumo è una delle cause principiali di malattia cardiovascolare e enfisema. Una dieta ad alto contenuto di
grassi contribuisce a molte forme di cancro così come a malattie cardiovascolari. Le persone che non fanno
regolarmente una quantità moderata di esercizio fisico sono a rischio maggiore di malattia cardiaca e morte
precoce. L’eccessivo consumo di alcool può tradursi in malattia epatica e cardiovascolare e può contribuire
allo sviluppo di alcuni tumori. E la non utilizzazione di profilattici durante i rapporti sessuali aumenta
significativamente il rischio di contrarre l’HIV. Le persone che non dormono abbastanza mostrano
compromissioni di memoria, apprendimento, ragionamento logico, capacità aritmetiche, elaborazione
verbale complessa e capacità di prendere decisioni. Dormire solo 5 ore a notte per appena 2 giorni riduce
significativamente la prestazione in problemi matematici e compiti di pensiero creativo. Quindi restare
svegli fino a notte fonda per studiare può in realtà diminuire la prestazione all’esame. Al contrario le
persone che rispettano uno stile di vita salutare – consumando una dieta a basso contenuto di grassi,
bevendo alcol con moderazione(una persona che beve non riesce a pensare chiaramente o velocemente, si
ha letargia, fatica, sensazione di depressione), dormendo a sufficienza e facendo esercizio fisico
regolarmente – spesso riportano che gli eventi stressanti sembrano più gestibili e che si sentono
maggiormente al controllo delle loro vite. Quindi mettere in atto comportamenti salutari può aiutare a
ridurre lo stress della vita così come a diminuire il rischio o la progressione di diverse malattie gravi. Tra le
persone che hanno una grave patologia come cancro o malattia cardiovascolare lo stress può ridurre la
motivazione(possono saltare appuntamenti dal medico o non prendere farmaci o non rispettare diete).
>Stress e salute psicologica
Le situazioni stressanti producono reazioni emotive che vanno dall’ilarità (quando l’evento è impegnativo
ma gestibile) alle comuni emozioni che comprendono ansia, rabbia, scoraggiamento e depressione. La
risposta più comune allo stress è l’ansia. Le persone che vivono situazioni oltre i limiti della normale
sofferenza umana sviluppano talvolta un grave complesso di sintomi riferibili all’ansia conosciuto come
disturbo post-traumatico da stress (PTSD). Il PTSD prevede 4 gruppi di sintomi. Il primo gruppo di sintomi
consiste nel rivivere ripetutamente il trauma. Le persone possono sognarlo ogni notte e aver paura di
andare a dormire. Persino da sveglie possono rivivere mentalmente il trauma in modo così vivido che
cominciano a comportarsi come se lo stessero davvero sperimentando. Un veterano di guerra al rombo di
un aereo nelle vicinanze potrebbe buttarsi per terra al riparo, coprirsi la testa e sentirsi di nuovo in
combattimento. Una donna sopravvissuta a uno stupro potrebbe continuare a ripetere le scene del suo
trauma e vedere la faccia del suo assalitore in altri uomini. Il secondo è caratterizzato dall’evitamento di
qualsiasi situazione, pensiero o sentimento che ricordi loro il trauma. Il terzo comprende alterazioni
negative persistenti dei processi cognitivi e dell’umore. Le persone si sentono insensibili al mondo ,
distaccate e separate e vedono il futuro in modo cupo. Il quarto gruppo di sintomi include disturbi del
sonno, difficoltà di concentrazione e intenso stato di allerta. Un altro sintomo di PTSD, che non appartiene a
questi 4 gruppi sintomatici centrali è il senso di colpa del sopravvissuto; alcuni individui si sentono
terribilmente colpevoli perché sono sopravvissuti a un trauma al contrario di altri, persino se non hanno
avuto alcuna possibilità di salvarli. Il disturbo post-traumatico da stress può svilupparsi immediatamente
dopo il trauma o può insorgere in seguito ad uno stress più lieve dopo settimane, mesi o anni. La condizione
può durare molto a lungo. I traumi causati da altri esseri umani – come la violenza sessuale o fisica, gli
attacchi terroristici e la guerra – possono essere persino più efficaci nel provocare PTSD delle calamità
naturali(un esempio è lo tsunami che nel 2004 ha colpito il sud e il sudest asiatico in cui sono rimaste uccise
44.207 persone o i terremoti), per almeno 2 ragioni: in primo luogo questi traumi sfidano la nostra
convinzione di base sulla bontà della vita e delle altre persone, e quando queste credenze si infrangono è
più facile che si sviluppi PTSD; in secondo luogo i disastri causati dagli uomini spesso colpiscono i singoli
individui piuttosto che intere comunità e soffrire di un trauma da soli sembra aumentare il rischio personale
di insorgenza del PTSD. Il disturbo post-traumatico da stress è stato accertato come categoria diagnostica a
causa delle difficoltà vissute dai veterani di guerra. Nelle Prima Guerra Mondiale era chiamata “psicosi
traumatica da bombardamento” e nella Seconda “ stanchezza da combattimento”. I cittadini di paesi
assediati da guerra e violenza sono a maggiore rischio PTSD(come la popolazione afghana o la pulizia etnica
nei paesi dell’Ex-Iugoslavia negli anni ’90 o i rifugiati bosniaci). Chi soffre di PTSD mostra segni di
disgregazione delle proprie risposte fisiologiche allo stress. Studi PET hanno dimostrato differenze tra
pazienti con PTSD e i controlli nei livelli di attività di porzioni celebrali implicate nella regolazione di
emozioni e risposta di attacco o fuga: i veterani con PTSD mostravano un incremento del flusso ematico nel
giro cingolato anteriore e nell’amigdala al contrario di quelli non aventi PTSD. C’è anche il danneggiamento
dell’ippocampo, implicato nella memoria, nei pazienti PTSD e potrebbe derivare dai livelli estremamente
alti di cortisolo.
>Valutazione, coping e salute
-Valutazioni
La valutazione primaria consiste nel valutare se un evento sia stressante o meno. Una volta deciso che è
uno stressor si determina il grado in cui si è in grado di gestirlo(valutazione secondaria).
-Ottimismo/Pessimismo
Le persone ottimiste vedono lo stress come un ostacolo prima di una prospettiva luminosa mentre quelle
pessimiste è più facile che crollino. Alcuni studi hanno riscontrato che persone pessimiste recuperavano
con più tempo dopo un bypass aortocoronarico ed hanno un’angina più grave rispetto alle ottimiste. Le
persone pessimiste tendono a considerare gli eventi come più stressanti e ciò causa l’arousal cronico della
risposta di attacco o fuga con i conseguenti danni fisiologici. Il pessimismo è legato a più cattive abitudini di
salute(fumare, seguire cattiva dieta). L’arousal fisiologico cronico associato al pessimismo è stato legato alla
compromissione del funzionamento del sistema immunitario. Una visione pessimistica può influenzare la
salute direttamente, indebolendo il sistema immunitario o indirettamente, riducendo la tendenza della
persona a intraprendere comportamenti che favoriscano la salute.
-Resistenza
Consiste nel non subire deterioramento fisico o psicologico di fronte a eventi stressanti. È composta da:
impegno(gli individui con un elevato senso del controllo credono sia importante rimanere coinvolti negli
eventi e con le persone), controllo(chi lo possiede crede di poter gestire le situazioni della vita anche in
presenza di ostacoli) e sfida( chi ha senso di sfida percepisce gli eventi stressanti come parte della vita e li
vede come un’opportunità per crescere e migliorarsi).
-Trovare un significato
Gli studi su individui a lutto, pazienti oncologici, con infarto del miocardio, sottoposti a trapianto del midollo
osseo, vittime di ictus o uomini positivi all’HIV hanno rilevato che le persone sentono che la loro vita ha più
significato e sono cresciute, sviluppano una prospettiva più sana e hanno instaurato relazioni più profonde.
Gli individui che trovano un significato o una crescita in eventi traumatici mostrano meno depressione e
ansia degli altri nelle stesse condizioni e trovare un significato si correla al decorso della malattia fisiologica.
Gli ottimisti hanno maggiori probabilità di riportare cambiamenti positivi benefici o crescita e le persone
resistenti sembrano percepire più benefici dalle loro esperienze stressanti.
-Coping
Il processo con cui una persona cerca di far fronte alle richieste stressanti è chiamato coping e assume 2
forme principali. La persona può focalizzarsi sullo specifico problema insorto cercando di trovare un modo
per cambiarlo (coping centrato sul problema). Una persona può impegnarsi ad alleviare le emozioni
associate alla situazione stressante quando la situazione non può essere modificata (coping centrato sulle
emozioni).
-Coping centrato sul problema

Esistono molte strategie per risolvere un problema. In primo luogo bisogna definirlo. Poi si possono
generare soluzioni alternative e soppesarle in termini di costi e benefici. Poi scegliere un’alternativa e
attuarla. Le strategie centrate sul problema possono essere anche dirette all’interno: si può cambiare
qualcosa di sé invece che cambiare l’ambiente. Cambiare obiettivi, trovare fonti alternative di gratificazione
e apprendere nuove abilità. Le persone che tendono ad utilizzare il coping centrato sul problema è meno
probabile che siano depresse o ansiose in risposta a situazioni stressanti.
-Coping centrato sulle emozioni
Ci sono molti modi per cercare di gestire le emozioni negative. Alcuni ricercatori li hanno divisi in strategie
comportamentali e strategie cognitive. Le strategie comportamentali includono: l’impegnarsi in esercizi
fisici per liberare la testa dal problema, fare uso di alcol o altre droghe(sono fonte di stress), sfogare la
rabbia, cercare sostegno emotivo dagli amici. Le strategie cognitive comprendono l’esclusione temporanea
dei pensieri riguardanti il problema (ad esempio, “Ho deciso che non valeva la pena di preoccuparsene”) e
la riduzione della minaccia implicita cambiando il significato della situazione (ad esempio, “Ho deciso che la
sua amicizia non era poi così importante per me”). Le strategie cognitive spesso comprendono una
rivalutazione delle situazioni. Ovviamente alcune delle strategie comportamentali e cognitive sono adattive
mentre altre sono solo fonte di maggiore stress (come il bere molto). Alcuni però familiari o amici possono
essere fonte di stress e quindi inficiare il sistema immunitario. Un’altra strategia è scrivere su diario o
blog(un esperimento ha mostrato che gli studenti che rivelavano i loro traumi personali nei racconti
mostravano un miglior funzionamento del sistema immunitario e si rivolgevano al centro medico meno
frequentemente degli studenti del gruppo di controllo. La scrittura espressiva è di sostegno anche per chi
ha subito un infarto. Pennebaker ritiene che scrivere sia utile perché aiuta a trovare un significato agli
eventi che accadono e agevola la comprensione. Alcune persone utilizzano un modo più disadattivo di
affrontare le emozioni negative; semplicemente negano di provarle (coping di evitamento). Uno studio
interessante ha dimostrato che gli uomini che nascondono la loro identità omosessuale possono sviluppare
problemi di salute. Gli uomini che nascondono la propria omosessualità hanno una probabilità pari circa al
triplo di sviluppare cancro e malattie infettive (polmonite, bronchite, sinusite, tubercolosi) nell’arco di un
periodo di 5 anni rispetto agli uomini che manifestano la propria identità omosessuale. L’opposto del
coping di evitamento è la rimuginazione ovvero pensare a quanto ci sentiamo male , preoccuparsi delle
conseguenze dell’evento stressante o parlare di quanto stanno male. Il rimuginio comporta disturbi
emotivi(depressione) e fisici(maggiore pressione arteriosa).
>Gestire lo stress
-tecniche comportamentali
1.biofeedback 2.trainig di rilassamento , 3.meditazione , 4.ginnastica aerobica.
-Biofeedback
Le persone ricevono informazioni(feedback) su un aspetto del proprio stato fisiologico e cercano poi di
alterarlo. In una procedura per controllare la cefalea tensiva si applicano elettrodi alla fronte del
partecipante in modo che ogni movimento della muscolatura frontale possa essere rivelato
elettronicamente amplificato e restituito alla persona sotto forma di segnale acustico. Il suono aumenta
d’intensità quando il muscolo si contrae e diminuisce quando si rilassa. Imparando a controllare l’intensità
del suono la persona impara a tenere il muscolo rilassato.
-Training di rilassamento
Consiste nell’insegnare alle persone tecniche per rilassare i muscoli, rallentare e focalizzare i pensieri. Si
sono sviluppate tecniche per procedure di rilassamento per curare i pazienti con pressione sanguigna
alta(ipertensione): si mostra un grafico della loro pressione sanguigna in via di registrazione e si insegna
loro a rilassare diversi muscoli.
-Sport
chi fa ginnastica aerobica(ogni sforzo prolungato aumenta il battito cardiaco e il consumo di ossigeno come
correre, nuotare, andare in bici)ha il battito cardiaco e la pressione sanguigna arteriosa più bassi in risposta
alle situazioni stressanti e che sviluppino la depressione.
-Tecniche cognitive
La terapia cognitivo-comportamentale cerca di aiutare le persone a identificare i tipi di situazioni stressanti
che producono sintomi fisiologici o emotivi e modificare il modo in cui le affrontano.
-Modificazione del comportamento di tipo A
Una combinazione tra le tecniche cognitive e comportamentali si è dimostrata in grado di ridurre il
comportamento di tipo A. i partecipanti dovevano esercitarsi a restare in coda e sfruttare ciò per pensare a
cose a cui non pensavano mai, parlare con uno sconosciuto, guardare le persone. Dovevano imparare ad
esprimersi senza sbraitare, rivalutare credenze basilari responsabili del comportamento ostile e precipitoso.
Infine dovevano imparare a rendere l’ambiente lavorativo e domestico meno stressante. La percezione
individuale di stress è determinata dalle caratteristiche degli eventi, dalle valutazioni dell’evento e dallo
stile di coping. Il grado in cui gli individui sperimentano disagio psicologico o problemi di salute in seguito a
situazioni stressanti è determinato dalle vulnerabilità e dai punti di forza biologici e psicologici che si
associano a queste situazioni.
-Migliorare la salute attraverso i nuovi mezzi di comunicazione-Nolen-Hoeksema
L’assistente personale digitale e gli strumenti trasportabili per il monitoraggio del battito cardiaco sono
importanti mezzi che forniscono informazioni circa i comportamenti delle persone e la loro salute fisica in
tempo reale. Le informazioni possono essere utilizzate dai medici per valutare interventi su ogni paziente.
Internet è la tecnologia con più impatto sulla salute delle persone anche se veicola molta disinformazione.
Talvolta può diffondere informazioni sanitarie di alta qualità che fanno sì che le persone modifichino i loro
comportamenti. Molti programmi sono volti a far aumentare l’esercizio fisico o migliorare la dieta e
internet permette di diffonderli a molte persone a costi ridotti(es. programmi della Weight Watchers). Una
rassegna di 15 programmi di intervento forniti in internet ha confermato esiti positivi per la maggior parte
dei programmi. Programmi analoghi si sono dimostrati efficaci nel diminuire il fumo tra gli adulti e gli
adolescenti. Internet di recente è stato usato per diffondere tecniche di psicoterapia cognitivo-
comportamentale per adulti nei paesi in via di sviluppo che non hanno la possibilità di quella di persona. Ci
sono anche programmi televisivi che promuovono la salute.
-Ci sono delle reazioni di coping universali presenti in tutte le popolazioni-Thomas
Il nostro cervello è programmato biologicamente per reagire in un certo modo. Abbiamo ereditato degli
aspetti innati e universali di comportamento(una sorta di struttura profonda a priori). Entrambi i modi di
affrontare lo stress-evitandolo o affrontandolo- sono metafore per l’attività cognitiva ed emotiva che è
orientata ad affrontare o rifuggire le situazioni minacciose. Sono reazioni automatiche che ci preservano la
vita. Siegel nota come dei gruppi di neuroni del tronco encefalico siano attivati quando un evento richiede
una rapida mobilitazione di energia attraverso il cervello e il corpo. Lavorando con il sistema limbico e le
aree corticali superiori, il tronco encefalico determina il nostro stato di allerta(arousal) e regola la nostra
risposta a eventi stressanti percepiti. Quando l’allerta è alta secerniamo un ormone che stimola le
ghiandole surrenali a rilasciare il cortisolo e mobilitarci per fuggire, restare immobili o lottare di fronte al
pericolo. Queste risposte istintive sono identiche in tutti i mammiferi e non le possiamo controllare in modo
consapevole. Sono dei modelli di risposta prevedibili. Secondo Nicholson la nostra incapacità di regolarle
spiega perché il meccanismo evoluzionistico di sopravvivenza sia diventato la causa di notti insonni e giorni
di ansia. Quando lo stato di allerta è alto, le persone lottano per regolare le emozioni cercando di calmare
la scarica limbica attraverso il pensiero logico e/o supporto sociale. Siegel parla di “visione della mente”,
una specie di attenzione focalizzata che ci aiuta a vedere il funzionamento interno delle nostre menti.
Questa capacità successiva di nominare gli eventi con una conversazione riflessiva può portare a un
riequilibrio integrato del funzionamento degli emisferi destro e sinistro del cervello. Le strategie cognitive
logiche possono scavalcare intenzionalmente gli stati limbici al fine di mantenere le nostre reazioni emotive
automatiche all’interno di confini gestibili. Possiamo imparare a riprogrammare il cervello e stabilire nuove
connessioni neurali che determinino minore stato di allerta.
-Ci sono delle reazioni diverse a situazioni di stress estremo a seconda delle popolazioni-Mansager
Abbiamo sviluppato anche delle capacità di esprimere le risposte individuali. Quando riusciamo ad attivare
le strutture più nuove del nostro cervello evoluto(neocorteccia per la risoluzione dei problemi) lo facciamo
in modi che hanno ripercussioni sulla salute fisica e mentale. Gli stress che sperimentiamo contribuiscono a
formare la nostra interpretazione della vita; le nostre personalità influenzano come e cosa noi
sperimentiamo come evento stressante, qual è la nostra visione del mondo e il modo di interpretarlo.
Imparare a pensare a ciò che ci genera stress ha delle insidie evoluzionistiche: il pensiero che non trova ua
via di uscita è un precursore della depressione( la tendenza a rimugginare). Taylor e Stanton sostengono
che avere una strategia di coping sul problema può ridurre la depressione come reazione allo stress. Nezu e
colleghi suggeriscono di pensare in termini di cosa bisogna fare per adattarsi alla situazione stressante:
ADAPT è l’acronimo per Atteggiamento(aumentare le capacità di risoluzione del problema),
Definizione(descrivere il problema e avere obiettivi realistici), Alternative(creare soluzioni alternative),
Prevedere(prendere in considerazione le conseguenze e sviluppare un piano di soluzioni) e
Tentare(controllare il piano e vedere se funziona). I ricercatori prendono in considerazione le differenze
individuali dei tratti della personalità che influenzano le modalità di coping. La capacità di coping individuale
si sviluppa con l’aiuto delle caratteristiche formate in modo attivo dalle esperienze di vita.
CAPITOLO 17 INFLUENZA SOCIALE
Nel cercare di dare un significato a orrori inesplicabili dell’umanità(genocidio degli ebrei, il suicidio di massa
degli abitanti di Jonestown seguaci del leader del Tempio del Popolo Jim Jones, l’attentato dell’11
settembre alle Torri Gemelle) la nostra reazione è di attribuire azioni malvagie a individui malvagi o folli
perché ciò crea una distanza tra noi, persone buone e normali, e la gente cattiva e pazza. Bin Laden , Jones
o Hitler potrebbero essere classificati come leader del male. Ma l’errore fondamentale di attribuzione si
riferisce alla tendenza di spiegare le azioni delle altre persone sovrastimando l’influenza della personalità e
carattere e sottostimando l’influenza delle circostanze o situazioni. La psicologia sociale è lo studio
scientifico dei modi in cui il comportamento e i processi mentali delle persone sono modellati dalla
presenza di altri, reale o immaginaria. Il comportamento umano è funzione della persona e della
situazione. Le situazioni sono determinanti più potenti del comportamento. La psicologia sociale tenda di
comprendere quanto potentemente le situazioni modellino il comportamento e i processi mentali
individuali. Le persone reagiscono alle interpretazioni soggettive delle situazioni.
>La presenza degli altri
-Facilitazione sociale e inibizione sociale
Nel 1898 Triplett notò che i ciclisti ottenevano tempi migliori gareggiando l’uno contro l’altro piuttosto che
contro cronometro. Fece un esperimento. Istruì dei bambini a riavvolgere il filo di una canna da pesca il più
velocemente possibile in un determinato periodo di tempo. I bambini lavoravano più velocemente nella
situazione di co-azione cioè in presenza di qualcun altro con lo stesso compito( molti animali mangiano di
più in presenza di membri della stessa specie.) Le persone eseguono compiti semplici meglio – e compiti
complessi peggio – in presenza di coattori o di un pubblico. Questi effetti si chiamano: facilitazione e
inibizione sociale. Dagli studi è emerso che la presenza di co-attori e pubblico migliora la velocità e
l’accuratezza della prestazione nei compiti semplici ma le compromette nei compiti complessi o
scarsamente appresi. Le teorie secondo cui ciò accade sono due. La prima è di Zajonic e si rifà alle teorie
motivazionali secondo cui alti livelli di eccitazione o arousal tendono a rinforzare risposte dominanti di un
organismo. La seconda spiegazione si riferisce a fattori attentivi. L’idea è che la presenza di altri è
distraente, il che produce sovraccarico mentale con conseguente restringimento del focus attentivo. Uno
studio ben pensato è il compito di Stroop che è un compito complesso e scarsamente appreso relativo a
pochi stimoli chiave. Si chiede alla persona di identificare il colore dell’inchiostro in cui sono stampati parole
e simboli. Le persone lo fanno in modo veloce per i simboli ma sono rallentate per parole
incongruenti(es.rosso stampato con inchiostro giallo). Questo fenomeno(interferenza di Stroop) è dovuto
al fatto che la lettura di parole è una risposta così dominante e automatica tra lettori esperti che è difficile
seguire le istruzioni e ignorare la parola stampata e nominare il colore dell’inchiostro. È stato poi
dimostrato che le persone hanno una migliore prestazione al compito di Stroop in presenza di altri anche se
è stato notato che se non c’è competizione (quindi anche cosa stanno facendo gli altri è determinante) la
facilitazione sociale è ridotta.
-Deindividuazione
Nel libro The Crowd(1895) LeBon affermò: “ La folla è sempre intellettualmente inferiore all’individuo” e ciò
fa si che le folle commettano atti distruttivi che nessun individuo commetterebbe se agisse da solo. Da ciò si
è sviluppato il concetto di deindividuazione dagli anni ’50 poi riproposto da Zimbardo, Diener, negli anni ’80
da Prentice-Dunn e Rogers e negli anni ’90 Postmes e Spears. Le situazioni di gruppo possono minimizzare
la salienza delle identità degli individui, ridurre il senso di responsabilità sociale e produrre un
comportamento aggressivo (deindividuazione). Ciò venne dimostrato durante le attività del Ku Klux Klan
negli Stati Uniti negli anni Trenta: il pregiudizio contro un altro gruppo(outgroup) portò ad aggressioni che
erano facilitate dall’anonimato(gli individui aveva la sensazione di aver perso l’identità personale ed essere
fusi anonimamente nel gruppo). In un famoso studio a un certo numero di studentesse universitarie, in
quattro gruppi, si chiese di somministrare scosse elettriche a un’altra donna. Metà delle donne furono
deindividuate indossando camici di laboratorio e cappucci che nascondevano il volto ; lo sperimentatore
parlava loro solo come gruppo senza mai chiamarle per nome. Le altre donne tenettero i vestiti e avendo
cartellini di identificazione ed erano presentate alle altre con i rispettivi nomi. Le donne deindividuate
somministrano la scossa in un numero doppio rispetto a quelle individuate. I camici e i cappucci del Ku Klux
Clan incoraggiano forse l’aggressività infatti l’anonimato non porta inevitabilmente a un aumento
dell’aggressività. Le norme sociali sono regole implicite o esplicite di comportamento e credenze
accettabili. Le situazioni che riducono la responsabilità pubblica-come i gruppi numerosi e l’anonimato-non
diminuiscono la salienza dell’identità personale degli individui ma rafforzano la salienza delle identità
gruppali. Le situazioni che rendono salienti l’identità gruppali promuovono il comportamento normativo
per il gruppo saliente. Le stesse caratteristiche di situazioni gruppali promuovono una maggiore conformità
alle norme sociali specifiche della situazione.
-Effetti degli astanti
Effetto degli astanti: le persone sono meno propense ad aiutare chi ha bisogno quando sono già presenti
altri. Latané e Darley hanno suggerito che la presenza di altri è un deterrente all’azione perché: 1) definisce
la situazione come non emergenza attraverso il processo di ignoranza collettiva, 2) diffonde la
responsabilità dell’azione.
-Definizione della situazione
L’ignoranza collettiva è quando un gruppo di persone che sembrano essere consapevoli di ciò che stanno
facendo, dentro di sé sono in tumulto, confuse e incerte. Essa trae in inganno definendo una situazione
potenzialmente pericolosa come non-emergenza: ogni individuo, osservando la calma degli altri, risolve
l’ambiguità della situazione dicendo che non esiste emergenza.
-Diffusione della responsabilità
Quando ciascuno sa che sono presenti molti altri, l’onere della responsabilità non ricade solo su di lui. Se le
situazioni enfatizzano la responsabilità come rendendo noto il nome o la presenza di una telecamera le
persone offrono aiuto in presenza degli astanti. Immaginare di sentirsi parte di un gruppo invece riporta alla
mente un senso di mancanza di responsabilità che devia il comportamento basato sulle responsabilità
individuale.
-Ruolo di altri come modelli di aiuto
Le persone usano altre persone come modelli che indicano che possono essere d’aiuto.
-Ruolo dell’informazione
Conoscere i fenomeni di psicologia sociale può ridurre il potere delle situazioni di indurre comportamenti
sgradevoli, almeno per l’intervento in casi di emergenza.
>Accondiscendenza e obbedienza
-Conformità alla maggioranza
In una serie di studi classici sul conformismo Asch ha rilevato che un gruppo unanime esercita una forte
pressione sull’individuo a conformarsi ai giudizi del gruppo – persino quando questi sono sbagliati. Si
manifesta meno conformismo quando anche una sola persona dissente dal gruppo. L’ accondiscendenza , è
il puro conformismo pubblico non contaminato dalle possibilità che il soggetto abbia cambiato idea sulla
risposta giusta. Dagli studi di Asch è emerso che la pressione a conformarsi è molto meno forte se il gruppo
non è unanime. La presenza di una sola altra persona che condivida la disapprovazione o il ridicolo, in un
gruppo, permette al partecipante di dissentire senza sentirsi isolato. La semplice esposizione a parole o
immagini può spingerci al conformismo. Ci conformiamo al comportamento degli altri per ragioni diverse.
Talvolta ci troviamo in situazioni ambigue e non sappiamo come comportarci. Influenza sociale
informativa: ci conformiamo perché riteniamo che le interpretazioni degli altri siano più corrette della
nostra. Altre volte vogliamo semplicemente adattarci ed essere accettati dal gruppo (influenza sociale
normativa). Fortunatamente è stato appurato che l’età gioca un ruolo importante nel conformismo.
Sebbene l’influenza sociale informativa continui a produrre conformismo anche in età avanzata – il che
suggerisce che continuiamo ad attribuire un valore all’esperienza degli altri anche da grandi – le pressioni
ad adattarsi e a piacere sembrano ridursi con l’età. L’ignoranza collettiva gioca un ruolo sociale
nell’influenza sociale normativa. Prendiamo il caso dell’alcol nelle università americane. I pari spingono i
coetanei a bere e farlo sempre di più per sentirsi più a proprio agio. Tutti sembrano a loro agio mentre
bevono magari nascondendo apprensioni private sul bere. Apprendere informazioni sui fattori psicologici
sociali che impediscono agli astanti di offrire aiuto ha favorito più offerte di aiuto. Anche nel caso delle
università americane sono stati lanciati programmi educativi sull’alcol e coloro che hanno appreso il
concetto di ignoranza collettiva hanno diminuito il consumo.
-Il collasso della compassione-Cameron
Le persone spesso non provano compassione quando ci sono molte vittime che soffrono, come nel caso di
calamità naturali, guerre, genocidio e povertà endemica. Studi recenti hanno dimostrato che le persone
provano più compassione per un’unica vittima che per molte(collasso della compassione) e ciò deriverebbe
dal fatto che le persone sono in difficoltà ad occuparsi subito della sofferenza di molte persone e quindi non
provano una risposta emotiva forte o un’altra spiegazione è che le persone si aspettano di provare più
compassione e questa aspettativa può condurli ad avere più paura dei costi di emozioni così forti e
spengono la compassione(così il collasso sarebbe il risultato finale di una regolazione attiva dell’emozione
dimostrata da alcuni esperimenti). Studi dimostrano che le persone possono controllare se provano
compassione per la sofferenza di massa. Sempre più scienziati stanno cercando il modo di costruire
sentimenti e comportamenti compassionevoli(la scienza della compassione si sta sviluppando).
-Influenza della minoranza
L’innovazione intellettuale, il cambiamento sociale e la rivoluzione politica hanno luogo perché una
minoranza informata e articolata inizia a convertire gli altri verso il proprio punto di vista. Il risultato
generale di influenza della minoranza è che le minoranze possono condurre le maggioranze dalla loro parte
quando presentano una posizione coerente. Tali minoranze sono percepite come più sicure di sé e più
competenti della maggioranza. Talvolta le minoranze conseguono un cambiamento di atteggiamenti privato
da parte dei membri di una maggioranza. I membri della maggioranza mostrano un cambiamento di
atteggiamenti in privato-interiorizzazione- e non soltanto il conformismo pubblico riscontrato negli
esperimenti di Asch. Talvolta le minoranze conseguono un cambiamento di atteggiamenti in privato di
parte dei membri della maggioranza anche quando non riescono ad ottenere un conformismo pubblico ma
ciò avviene dopo un intervallo di tempo. Le minoranze provocano un cambiamento di atteggiamento
perché portano a riflettere o i membri della maggioranza semplicemente ascoltano le idee della minoranza
con la convinzione di non cambiare idea ma spesso avviene il contrario. Questo è il contratto implicito di
indulgenza che significa che per apparire giusti i membri della maggioranza permettono a quelli della
minoranza di esprimersi e aprono la porta alla loro influenza. Studi recenti hanno rivelato che una
minoranza decisa può modificare i nostri atteggiamenti perché ci vuole coraggio per portare avanti la
propria opinione. Percepire di essere coraggiosi può essere ciò che incita alla fedeltà.
-Obbedienza all’autorità
Hannah Arendt(1963) difese Eichmann, criminale della guerra nazista che fu giustiziato per l’omicidio di
milioni di ebrei. Ella lo descrisse come un ottuso burocrate, comune e non aggressivo e nella Relazione sulla
banalità del Male concluse che la maggior parte degli uomini diabolici del terzo Reich era gente comune
che eseguiva ordini. Il problema dell’obbedienza sorse in Vietnam nel 1968 quando i soldati americani
uccisero i civili del villaggio di My Lai affermando di stare eseguendo gli ordini. Gli studi più importanti che
meglio rappresentano il potere delle situazioni nel creare tali comportamenti sono stati condotti negli anni
’60 da Milgram. Viene usato un generatore di scosse elettriche. L’allievo è legato con cinghie alla sedia
elettrica(ma non riceverà in realtà nessuna scossa). Il partecipante riceve una scossa campione prima di
iniziare la seduta di insegnamento ogni volta che sbaglia parola tra le 4 che deve selezionare . Il
partecipante si rifiuta di continuare l’esperimento. La maggior parte dei partecipanti finisce per essere
disturbata dal ruolo che gli è chiesto di sostenere sia che aderiscano all’esperimento fino in fondo sia che si
rifiutino di proseguire. L’obbedienza all’autorità era misurata in base al grado massimo di scossa(leggera,
scossa forte, XXX) che il partecipante avrebbe somministrato prima di rifiutarsi di continuare. La maggior
parte dei partecipanti si rifiutava dopo i 150 volt. Emerse però che il 65% dei partecipanti continuava ad
obbedire fino a completare la serie delle scosse. La maggior parte delle persone non desidera infliggere
danni corporei gravi a persone innocenti(quindi pochi volevano obbedire ma l’intenzione di non far male
sebbene dichiarata non riusciva a governare il comportamento). Le quattro caratteristiche più importanti
della situazione includono:
1.sorveglianza→ quando lo sperimentatore lasciava la stanza e dava ordini al telefono l’obbedienza
scendeva al 21% o imbrogliavano somministrando scosse di minore intensità.
2.schermi → quando l’allievo è nella stanza del partecipante l’obbedienza cala al 40%. Quando la distanza
psicologica è aumentata e l’allievo non fornisce feedback dalla stanza accanto la percentuale di obbedienza
ha un picco al 100%. I partecipanti di Milgram credevano di commettere atti violenti ma c’erano diversi
schermi che oscuravano il fatto o diminuivano l’immediatezza dell’esperienza. Più è diretta l’esperienza del
partecipante con la vittima meno la persona obbedirà. Lo schermo più comune nella guerra è la lontanaza
della persona nell’atto finale di violenza. Milgram aggiunse un “anello alla catena”: il partecipante doveva
solo premere un bottone e un altro insegnante avrebbe somministrato la scossa. L’obbedienza salì al 93%
3.presenza di modelli di ruolo → in una variante della procedura di Milgram sono stati presentati altri due
complici nel ruolo di partecipanti e i quattro insegnanti avevano diversi compiti. Capitava che l’insegnante 1
abbandonasse l’esperimento e poco dopo anche il 2. I modelli che disubbidiscono permettono ai
partecipanti di seguire la propria coscienza. Ma molti individui non scelgono tra obbedienza e autonomia
ma tra obbedienza e conformismo: obbedire allo sperimentatore capo o conformarsi alla norma di
disubbidire. La sincronia comportamentale può aumentare l’obbedienza nei confronti dell’autorità( le
marce ed altre azioni sincronizzate persistono nelle pratiche militari).
4.situazioni emergenti → il significato di una data situazione si dispiega e modifica nel tempo. Ciò che
comincia come qualcosa di benigno si può evolvere in maligno. La natura emergente delle situazioni non è
chiara come il loro potere di senso in generale. Spesso è più facile continuare un cattivo comportamento
che ammettere i nostri errori. Nell’esperimento di Milgram i partecipanti non hanno il tempo di pensare e
devono scegliere tra la definizione altrui della situazione: lo sperimentatore che spinge all’obbedienza e la
vittima che spinge ad abbandonare e quindi alla disobbedienza.
-Giustificazione ideologica
Milgram suggerì che il potenziale di obbedienza all’autorità è una richiesta necessaria alla vita sociale e si è
tramandata nella nostra specie con l’evoluzione. La divisione del lavoro in una società presuppone che ci
siano delle gerarchie. Genitori, sistemi scolastici e lavorativi ricordano all’individuo l’importanza di seguire
le direttive degli altri che hanno un quadro più completo della situazione e l’individuo accetta un’ideologia,
un insieme di convinzioni e atteggiamenti che legittima l’autorità della persona che comanda e giustifica il
seguire le sue direttive. Le ideologie guidano i comportamenti degli estremisti religiosi e le attività di
organizzazioni militari(uccidere esseri umani sotto un’ideologia diventa onore e dovere). Così accade anche
nella scienza: è proprio la convinzione personale sull’importanza della ricerca scientifica che induce gli
individui a subordinare la propria autonomia e indipendenza morale a chi afferma di agire in nome della
scienza(nel caso dell’esperimento di Milgram seppur con metodi poco ortodossi come somministrare una
scossa).
-Questioni etiche
Gli esperimenti di Milgram sono stati criticati perché creano un livello inaccettabile di ansia nei
partecipanti(uno ebbe addirittura una crisi convulsiva) e i critici si preoccupano degli effetti a lungo termine
sui partecipanti. Infine i partecipanti potrebbero sentirsi usati il che potrebbe indurli a non fidarsi più degli
psicologi. Milgram dopo gli esperimenti conduceva però un attento debriefing, ossia spiegava le ragioni
delle procedure e ristabiliva un rapporto positivo con il soggetto per poi fornire loro i risultati sullo studio
ed emerse che l’84% dei partecipanti era contento di aver partecipato e il 74% di aver appreso qualcosa di
importante. Milgram ha ingaggiato uno psichiatra per vedere se fossero insorsi effetti a lungo termine ma la
risposta fu negativa. Inoltre è bene ricordare che gli studi sono degli anni ’60 ed oggi probabilmente una
commissione non permetterebbe ciò. Tuttavia Burger propose un esperimento simile a quello di Milgram
per vedere se i risultati oggi fossero simili a quelli di 50 anni prima: la pressione situazionale che incoraggia
ad obbedire all’autorità sembra forte come lo era una volta.
-Obbedienza alla vita quotidiana
I ricercatori hanno studiato se le infermiere in ospedali avrebbero obbedito a un ordine che violava le
regole dell’ospedale e la pratica professionale: un dottore chiedeva di somministrare un farmaco ad un
paziente in una dose molto superiore a quella indicata sulla scatola. (l’ordine violava molte regole: la dose
era eccessiva, le prescrizione dei farmaci non possono essere date al telefono, il farmaco non era
autorizzato e l’ordine era dato da una persona non familiare). Il 95% delle infermiere somministrava il
farmaco(realmente un innocuo placebo). Quando veniva chiesto alle infermiere che non avevano
partecipato come avrebbero reagito l’83%diceva che non avrebbe somministrato il farmaco. Ciò evidenzia
l’immenso potere delle forze situazionali.
>Interiorizzazione
Consiste nel fatto che coloro che vogliono influenzarci generalmente vogliono modificare i nostri
atteggiamenti privati e non solo pubblici per ottenere cambiamenti che persisteranno a lungo. È l’obiettivo
di genitori, educatori, preti, politici e pubblicitari.
-Auto-giustificazione
La pressione ad essere coerenti può essere così forte che le persone giustificheranno il comportamento
passato costruendo o adattando convinzioni provate per sostenerlo. La tecnica del piede nella porta
consiste nel fatto che per indurre le persone a dire di sì a richieste che normalmente porterebbero ad un no
(come un immenso cartello di fronte casa per prevenire gli incidenti alla guida), una strategia è di iniziare
con una piccola richiesta che pochi rifiuterebbero(un piccolo cartello di 20 cm3 sulla finestra). La piccola
richiesta è una versione in miniatura della grande richiesta. Una volta accettata le persone riesamineranno
cosa sono e in che cosa credono rendendogli difficile dire di no a quella più impegnativa.
-Teoria di dissonanza cognitiva di Festinger
Tale teoria assume che esiste un impulso alla coerenza cognitiva, il che significa che due pensieri incoerenti
producono disagio il che porta la persona a rimuovere l’incoerenza e riportare le cognizioni in armonia. La
dissonanza cognitiva è il disagio prodotto da cognizioni incoerenti. Un’etichetta che abbiamo per le
discrepanze tra comportamento e atteggiamento è l’ipocrisia. Razionalizzazione è un altro nome del
processo di auto-giustificazione. Un comportamento che causa dissonanza produrrà una modificazione di
atteggiamento nelle situazioni di accondiscendenza indotta quando il comportamento può essere indotto
con una minima quantità di pressione, sia essa nella forma di premio o punizione. Altri studi sulla
dissonanza cognitiva si sono focalizzati su come le persone giustificano i loro sforzi passati attribuendo
valore maggiore alle loro scelte. Per esempio gli studenti che si sottopongono a prove e rituali per entrare
nelle confraternite sono motivate dal fatto che le persone che si sforzano di più per entrare in gruppo
finiscono per valutare di più il gruppo rispetto a chi lo fa con facilità.
-teoria di auto-percezione di Bem
essa propone che gli individui imparano a conoscere i propri atteggiamenti, emozioni e altri stati interni
inferendoli dall’osservazione dei propri comportamenti e delle circostanze in cui tali comportamenti si
verificano. Le persone talvolta possono sovrastimare le cause dovute alla persona e sottostimare quelle
dovute alla situazione o anche il contrario(sovrastimare le cause dovute alla situazione e sottostimare
quelle dovute alla persona). Studi dimostrano che le ricompense possono minare l’interesse intrinseco e la
motivazione(questo effetto delle ricompense è detto effetto di ipergiustificazione). La modificazione
dell’atteggiamento indotta dal comportamento può avvenire automaticamente senza pensiero conscio.
Sebbene sia la teoria di dissonanza che di auto-percezione sostengono che le persone razionalizzano le loro
azioni passate modificando i loro atteggiamenti , il processo può non coinvolgere la ricerca deliberata di
consonanza o di senso che ciascuna teoria presume. Le forze situazionali sono potenti e spesso invisibili.
-Auto-giustificazione a Jonestown

Sebbene alcuni membri fossero ignoranti, poveri e creduloni, molti erano professionisti istruiti. A
Jonestown abbiamo testimonianza delle pratiche perché Jones registrava la maggior parte degli eventi.
Utilizzava con arte la tecnica del piede nella porta: dapprima richiedeva di soddisfare piccole richieste e poi
innalzava il livello di impegno. “La Causa” era la visione utopistica di uguaglianza sociale e armonia razziale
che aveva ideato. All’inizio chiedeva solo di donare il tempo alla causa, poi sodi, poi i beni, poi la custodia
legale dei figli. Jones usava tecniche di influenza sociale invisibili per estorcere l’accondiscendenza
comportamentale dai suoi membri. Una volta in Guyana Jones continuava a aumentare il livello d’impegno
richiesto introducendo l’idea del “rituale finale” o “suicidio rivoluzionario”. Organizzava le “Notti Bianche”
che erano esercizi suicidari. Jones passava il vino e diceva che era avvelenato e che sarebbero morti tutti e
queste notti influenzavano i membri . Jonestown è un esempio dell’influenza sociale in azione.
-Gruppi di riferimento e identificazione
Ogni gruppo al quale apparteniamo ha un insieme implicito o esplicito di credenze, atteggiamenti e
comportamenti che considera corretti. Qualsiasi membro che si allontana rischia l’isolamento e la
disapprovazione sociale. Attraverso la ricompensa o la punizione i gruppi ai quali apparteniamo ottengono
la nostra accondiscendenza. I gruppi possono promuovere l’identificazione(seguire le orme di altri membri
del gruppo che ammiriamo). I gruppi con cui ci identifichiamo sono i gruppi di riferimento: ci riferiamo ad
essi per valutare e regolare le nostre opinioni e azioni. Possono funzionare come schema di riferimento. Il
processo di identificazione è un ponte tra l’accondiscendenza e l’interiorizzazione(quando integriamo
l’ideologia del gruppo nel nostro sistema di valori). Una persona non deve necessariamente appartenere a
un gruppo di riferimento per essere influenzata dai suoi valori e la maggior parte di noi si identifica con
diversi gruppi di riferimento e ciò ci porta a vivere pressioni contrastanti.
-Dall’identificazione all’interiorizzazione
La comunità presente all’università di Bennigton fornirono agli studenti un’interpretazione della
depressione degli anni ’30 e della minaccia della Seconda Guerra Mondiale che i loro ambienti familiari non
avevano e questo iniziò a spostarli dall’identificazione all’interiorizzazione. Molte delle nostre convinzioni e
atteggiamenti più importanti si basano all’inizio sull’identificazione. Ogni qual volta iniziamo a identificarci
con un nuovo gruppo di riferimento ci impegniamo in un “processo di prova” del nuovo insieme di idee e
atteggiamenti prescritti. Quello che “effettivamente pensiamo” può cambiare da un giorno all’altro. Un
esempio è il processo di crescita che avviene negli anni dell’università dove gli studenti e i docenti
provengono da ambienti diversi. Il compito dell’università è quello di sviluppare un’identità ideologica
partendo da diverse convinzioni e atteggiamenti sperimentati, per passare dall’identificazione
all’interiorizzazione. In quest’ultima i cambiamenti sono auto-sufficienti. La fonte originale di influenza non
deve controllare la persona affinchè si mantenga il cambiamento indotto. La prova dell’interiorizzazione è la
stabilità duratura delle credenze, atteggiamenti e comportamenti indotti. Il bisogno di identificazione con
gruppi di riferimento che ci sostengano non si perde mai. Come disse Newcomb spesso scegliamo i nostri
gruppi di riferimento perché condividono i nostri atteggiamenti; tali gruppi ci aiutano a sviluppare e
sostenere i nostri atteggiamenti. La relazione è circolare. Gli psicologi sociali hanno studiato gli individui
biculturali e bilingui che hanno due distinti set di valori culturali. Il linguaggio è un facilitatore situazionale
cruciale.
>Interazioni di gruppo
-Norme istituzionali
Sono come le norme sociali-regole implicite o esplicite di comportamento e credenze accettabili-ad
eccezione del fatto che sono applicate a intere istituzioni od organizzazioni dello stesso tipo come scuole,
prigioni, governi o imprese commerciali. I modelli d’interazione di gruppo divengono “istituzionalizzati”, il
che indica l’esistenza di aspettative comportamentali prescritte per le persone che occupano ruoli
particolari, tipo impiegati, dirigenti, politici o ufficiali militari. Il comportamento dipende più da aspettative
di ruolo che dal carattere individuale della persona. I complessi istituzionali rappresentano un’altra
situazione che influenza il comportamento umano. Lo Stanford Prison Experiment diretto da Zimbardo
voleva esaminare i processi biologici coinvolti nell’assunzione di ruoli di detenuto e guarda penitenziaria.
Hanno creato una prigione simulata nel seminterrato del Dipartimento di Psicologia dell’Università di
Standford mettendo inserzioni in un giornale locale per invitare la gente a prendere parte all’esperimento
dietro ricompensa. Hanno selezionato 24 studenti universitari bianchi, di sesso maschile, intelligenti,
normali, stabili e maturi provenienti da famiglie della classe media statunitense e canadese. Tirando una
monetina metà erano del gruppo delle guardie e metà dei detenuti. Le guardie erano istruite sulle loro
responsabilità e rese consapevoli del pericolo e della necessità di proteggersi. I detenuti erano prelevati a
casa da finta volante della polizia, incappucciati e portati a occhi bendati alla prigione dov’erano perquisiti e
spogliati, poi si prendevano le impronte digitali, gli si assegnavano numeri e erano messi in celle co altri due
detenuti. L’esperimento sarebbe durato 2 settimane. Ma al sesto giorno cessarono perché i risultati erano
spaventosi per permettergli di continuare: si osservavano drammatiche modificazioni di ogni aspetto del
comportamento, un’intera vita di apprendimento era stata annullata, i valori umani sospesi e venivano a
galla gli aspetti più primitivi, bruti e patologici della natura umana. L’esperimento era divenuto realtà.
Questo esperimento è una dimostrazione del potere delle situazioni e il potere delle norme istituzionali nei
contesti di detenzione(i partecipanti erano assegnati casualmente e niente poteva spiegare il loro
comportamento). Ciò ha dimostrato che l’istituzione carceraria è così patologica che può distogliere e
modificare il comportamento di individui normali. Zimbardo ha affermato che la polizia giudiziaria criminale
americana ha ignorato la lezione del noto esprimento. La BBC ha filmato una replica del famoso studio nel
2002 col nome “L’Esperimento” ma con risultati diversi: i detenuti finirono per dominare le guardie e
furono le guardie a diventare depresse, stressate e paranoiche ma Zimbardo l’ha trovato irresponsabile e
non scientifico perché la sorveglianza e la responsabilità del pubblico da sole eliminerebbero gli abusi sui
prigionieri.
-Decisioni di gruppo
-Polarizzazione di gruppo
Negli anni ’50 si riteneva che le decisioni di gruppo fossero caute e conservative. Stoner in un esperimento
notò che le decisioni di gruppo erano più rischiose di quelle individuali prese prima e ciò era il sintomo di un
cambiamento di opinione da parte dei membri del gruppo non solo un conformismo pubblico alla decisione
gruppale. L’effetto di polarizzazione di gruppo(prima chiamato effetto di conservazione al rischio) denota
che le decisioni del gruppo sono più estreme rispetto a quelle individuali(se il gruppo è più propenso al
rischio il gruppo rischierà, se è più propenso alla cautela il gruppo sarà ancora più cauto). È dovuto in parte
all’influenza informativa(la gente considera gli altri come fonti valide di interpretazione). Più sono le
argomentazioni sollevate in favore di una certa posizione nella discussione, più è probabile che il gruppo
convergerà su quella posizione. Entra in gioco poi la distorsione: la discussione sarà distorta in favore
dell’iniziale posizione del gruppo e il gruppo vi si polarizzerà quanti più membri ne saranno convinti. La
polarizzazione di gruppo è prodotta anche dall’influenza sociale normativa in cui le persone confrontano i
loro punti di vista iniziali con le norme del gruppo. Spesso il gruppo è un contesto all’interno di cui
rivalutare le proprie posizioni. L’influenza informativa e normativa avvengono simultaneamente nelle
discussioni di gruppo. L’effetto di polarizzazione si verifica anche solo se i partecipanti ascoltano le
argomentazioni del gruppo, senza conoscere le reali posizioni degli altri membri. Ciò dimostra che
l’influenza sociale di per sé è sufficiente a produrre polarizzazione. L’effetto di polarizzazione avviene anche
quando le persone vengono a conoscere le posizioni degli altri ma non ascoltano argomentazioni a
sostegno, il che dimostra che l’influenza normativa è di per sé sufficiente.(anche se l’influenza sociale
informativa è maggiore).
-Pensiero di gruppo
Lo psicologo sociale Janis lo definì come il fenomeno in cui i membri di un gruppo sono spinti a sopprimere
il loro dissenso nell’interesse del consenso di gruppo. È indotto: 1) da un gruppo coeso di persone che
devono prendere decisioni, 2)isolamento del gruppo da influenze esterne, 3)assenza di procedure
sistematiche per considerare i pro sia i contro delle diverse linee di condotta, 4)un capo direttivo che
caldeggia esplicitamente un particolare corso di azione, 5) un livello elevato di stress dovuto a una minaccia
esterna, insuccessi recenti, dilemmi morali e una mancanza apparente di alternative. Le conseguenze
includono: 1) illusione condivisa di invulnerabilità, moralità e unanimità,2)la pressione diretta sui
dissenzienti, 3)autocensura, 4) razionalizzazione collettiva della decisione piuttosto che l’esame di punti di
forza e debolezza, 5) la presenza di guardiani del pensiero autonominatisi, cioè membri del gruppo che
cercano attivamente di impedire che gli altri prendano in considerazione informazioni che potrebbero
mettere in discussione l’efficacia o la moralità delle decisioni gruppali. La teoria di Janis è stata criticata
poiché si basa più su analisi storiche di casi selezionati che ricerche di laboratorio e le ricerche hanno
prodotto risultati misti e limitati. Una riformulazione della teoria afferma che la coesione del gruppo
produce decisioni peggiori solo se combinata a minacce dell’immagine positiva del gruppo stesso. I m del
gruppo restringono il campo di attenzione all’obbiettivo di proteggere la loro identità gruppale positiva il
che spesso riduce l’efficacia del processo decisionale. Un’altra riformulazione afferma che la presenza o
assenza di pensiero di gruppo dipende dal contenuto specifico delle norme sociali del gruppo in questione.
Quando la norma gruppale favorisce il consenso , la discussione di gruppo incide poco sul miglioramento
della qualità decisionale; quando la norma favorisce il pensiero critico, la discussione di gruppo migliorava
la qualità delle decisioni. Questo studio sul pensiero di gruppo evidenzia un modo per minimizzare i
pensieri dannosi del pensiero di gruppo: promuovere norme di pensiero critico- come dovrebbe fare
l’educazione necessaria- produce migliori decisioni gruppali. Altri modi per migliorare le decisioni di gruppo
includono fornire ai gruppi facilitatori addestrati, che incoraggino la piena condivisione delle idee e
alternare sedute di formulazione privata delle idee e sedute di gruppo. Un’altra strategia benefica è quella
di costituire il gruppo con un insieme eterogeneo di persone. È più probabile che un gruppo eterogeneo
generi un’ampia varietà di idee rispetto a un gruppo omogeneo. La diversità nei gruppi assicura altri
benefici(es. la differenza etnica nei gruppi di studenti garantiva l’assunzione di prospettive diverse e altre
capacità che aiutano la democrazia.
>Ricapitolazione: punti di vista della psicologia sociale sugli eventi apparentemente inesplicabili
Una delle lezioni fondamentali della psicologia sociale è che per costruire una comprensione più completa
di qualsiasi forma di comportamento sociale umano dobbiamo ricercare indizi delle forze situazionali.
Dobbiamo guardare alla complessa interazione tra le identità, gli obiettivi e i desideri delle persone e i
cangianti paesaggi situazionali che abitano. Gli psicologi sociali scompongono le situazioni per svelare i
particolari strumenti di influenza sociale al lavoro. Questi strumenti includono norme sociali specifiche della
situazione, ignoranza collettiva, influenza sociale informativa e normativa, modelli di ruolo salienti,
ideologie interiorizzate, autogiustificazione e polarizzazione del gruppo.
-Aspetti svantaggiosi delle azioni positive- Heilman
Le azioni positive(discriminazione positiva) sono uno strumento che può stigmatizzare i suoi beneficiari,
causano inferenze di incompetenza. Alcune ricerche hanno associato le azioni positive alle inferenze di
incompetenza. Queste inferenze di incompetenza sono state rivelate anche quando la legge a favore delle
minoranze non è indicata ma assunta, come quando le donne o i neri vengono selezionati come parte di
un’”iniziativa per la diversità”. Spesso le azioni positive sono date per scontato e le persone che non hanno
beneficiato di questa legge sono vittime della stigmatizzazione. Una seconda conseguenza riguarda i non
beneficiari che si sentono ingiustamente superati a causa delle azioni positive. Inoltre quando le persone
ritengono di essere state selezionate in modo preferenziale sulla base di criteri irrilevanti le azioni positive
possono ferire proprio loro che devono aiutare e avere effetti sulla prestazione del compito. Deprivare gli
individui della soddisfazione e dell’orgoglio che vengono dal sapere che hanno raggiunto qualcosa per loro
merito può essere corrosivo e promuovere il senso di inferiorità. E la frustrazione conseguente al sentirsi
ingiustamente superati nelle opportunità di impiego perché non si fa parte della nicchia demografica può
aggravare le tensioni sul posto di lavoro e le ostilità tra gruppi. La legge delle azioni positive può contribuire
alle condizioni che danno origine ai problemi a cui dovrebbero rimediare.
-Benefici delle azioni positive-Crosby
L’American Psychological Association(APA) sostiene che: “la legge delle azioni positive si rispetta quando
un’organizzazione si impegna per far sì che non vi siano discriminazioni sul lavoro o in ambito educativo e al
contrario esistano pari opportunità”. Ha cominciato ad essere applicata dal ’65 negli Stati Uniti. Oggi uno su
5 americani lavora per un impiegato assunto grazie alla legge. Nel 2003 i leader dei principali enti hanno
consegnato un fascicolo a favore di tale legge. Il sostegno deriva dal fatto che la politica ha assicurato loro
profitti, incrementando e favorendo la diversità. Alcuni critici sostengono che la legge delle azioni positive
faccia sentire gli studenti di colore stigmatizzati e dia fastidio ai bianchi ma molti studi hanno dimostrato
che i diretti beneficiari della legge delle azioni positive non percepiscono alcuno stigma quando viene loro
dato un feedback positivo circa la prestazione ottenuta o quando sentono di avere motivo d’orgoglio per la
propria identità di gruppo. I bianchi trovano soddisfazione nel lavorare e studiare con persone provenienti
da diversi background che sarebbero stati esclusi se non fosse per la legge delle minoranze e ne traggono
beneficio.
CAPITOLO 18 COGNIZIONE SOCIALE
Le persone pensano e giudicano le altre persone in continuazione. I nostri pensieri e giudizi hanno delle
conseguenze. Una lezione della psicologia sociale è che per comprendere più completamente il
comportamento sociale delle persone dobbiamo “entrare nelle loro teste”. Lo studio della cognizione
sociale fa questo. Esamina le interpretazioni soggettive individuali delle esperienze sociali così come i
modelli di pensiero sul mondo sociale. Esistono due modelli di pensiero: uno più automatico e non
intenzionale, al di là della consapevolezza e uno controllato e deliberato di cui siamo consapevoli. Talvolta il
pensiero è automatico e non intenzionale altre è sotto il controllo conscio. Il Sistema 1 si riferisce a una
modalità di pensiero rapida ed automatica(giudizi affrettati su credenze precedenti), il Sistema 2 si riferisce
alla più lenta e deliberata modalità di pensare(conclusioni tratte dal ragionamento logico). Esse sono
supportate da diverse aree celebrali.
>Formazione delle impressioni
-Stereotipi
Secondo gli psicologi sociali se siamo in grado di comprendere perché quando e come operano gli stereotipi
siamo meglio preparati a limitare i loro effetti negativi e trattare le persone in modo giusto. Le impressioni
iniziali degli altri sono distorte dalle aspettative preesistenti. Solitamente i nostri ricordi degli oggetti o
eventi non sono riproduzioni simili a fotografie degli stimoli originari ma ricostruzioni semplificate delle
percezioni iniziali (schemi che sono credenze e conoscenze organizzate su persone, oggetti, eventi e
situazioni). Il processo di ricerca in memoria gli schemi più coerenti con le informazioni in entrata è definito
elaborazione schematica, o pensiero dall’alto verso il basso. Utilizziamo schemi e elaborazione schematica
nei nostri incontri con le persone. Gli stereotipi sono schemi generali su classi o sottotipi di persone che ha
conseguenze sulla formazione delle impressioni. Abbiamo anche uno schema del sé, un insieme
organizzato di concetti relativi al sé, immagazzinato in memoria.
-Attivazione automatica degli stereotipi
Le associazioni contenute all’interno degli stereotipi – ad esempio che i neri sono ostili, le donne sono
passive e gli anziani lenti – possono divenire iperapprese o automatiche. L’automaticità degli stereotipi si
basa sulle tecniche di priming(attivazione incidentale di schemi da parte di contesti situazionali). Ad
esempio in un esperimento veniva chiesto di descrivere un professore per 2 a 9 minuti e poi di passare al
compito successivo ossia risolvere un difficile test di cultura generale. È stato notato che quanto più a lungo
i partecipanti avevano visualizzato il professore meglio facevano il test(cioè il fatto che lo stereotipo del
professore include l’idea di intelligenza ciò aveva influenzato gli studenti a un livello non consapevole). La
connessione tra attivazione dello stereotipo e comportamento stereotipico è così accreditata che anche
semplici azioni fisiche possono elicitare il pensiero stereotipico. Una delle principali forme di attivazione
degli stereotipi è rappresentata dai media televisivi: televisione , cinema, cartelloni pubblicitari, ecc… questi
tipi di stereotipi (donne come oggetti sessuali, più magre e giovani) creano danni: le persone che guardano
la tv spesso assumono atteggiamenti sessisti. Gli stereotipi possono attivare anche un priming inconscio.
Semplicemente incontrare una persona può attivare uno stereotipo e nel medesimo tempo mentre
categorizziamo gli altri li valutiamo. Quando categorizziamo gli altri come membri di un gruppo estraneo
simultaneamente e automaticamente attiviamo associazioni negative che facilitano risposte negative.
Tecniche di neuroimaging hanno dimostrato che l’esposizione iniziale a facce di neri e bianchi produceva
l’attivazione dell’amigdala che coinvolge il monitoraggio degli stimoli che elicitano emozioni a livello non
consapevole. Alla successiva esposizione alle stesse facce, l’attivazione dell’amigdala diminuiva per i volti di
persone del gruppo di appartenenza mentre restava elevata per i volti di persone del gruppo estraneo. I
volti non familiari sono percepiti come minacciosi e questa minaccia diminuisce prima per i volti “simili a
noi” che per quelli “diversi da noi”.
-Stereotipi ed elaborazione delle informazioni
La ricerca conferma che gli stereotipi ci aiutano a elaborare le informazioni. Senza di essi saremmo
sopraffatti dalle informazioni che ci circondano. Il prezzo che paghiamo per l’efficienza garantita dagli
stereotipi è la distorsione delle informazioni. L’effetto primacy consiste nel fatto che generalmente la prima
informazione che riceviamo ha il maggiore impatto sulle nostre impressioni complessive. Le nostre
percezioni successive risultano guidate dallo schema e inaccessibili ai nuovi dati. La construal-level theory
della distanza psicologica suggerisce che una maggiore distanza psicologica sostiene un pensiero più
astratto e generalizzato che è l’elemento caratteristico degli schemi. È bene ricordare però che noi contesti
più vicini al “qui e ora” le impressioni finali possono essere più importanti delle iniziali(effetto di recency).
Gli stereotipi ci aiutano anche a generare inferenze ossia giudizi che vanno oltre le informazioni disponibili.
La reputazione già acquisita è difficile da smuovere. È stato dimostrato che anche gli stereotipi della razza e
il genere di appartenenza modellano le nostre interpretazioni del comportamento degli altri.
L’informazione coerente con lo stereotipo è considerata diagnostica della capacità o personalità sottostante
all’individuo, mentre quella incoerente con lo stereotipo è liquidata come non caratteristica. Esperimenti di
laboratorio hanno dimostrato che è molto probabile che decisioni rapide vengano prese in riferimento agli
stereotipi. Quando ci formiamo impressioni sugli altri filtriamo le informazioni in entrata attraverso
stereotipi preesistenti e costruiamo attivamente le nostre percezioni, memorie e inferenze. Inoltre
raramente vediamo il ruolo degli stereotipi nel modellare le nostre interpretazioni.
-Stereotipi che si autoavverano
Gli stereotipi come i presagi possono predire il futuro. Ma ciò non accade perché sono necessariamente
veri. Piuttosto una volta attivati gli stereotipi possono mettere in moto una catena di processi
comportamentali che servono a indurre negli altri i comportamenti che confermano lo stereotipo iniziale un
effetto chiamato profezia che si autoavvera. Il meccanismo funziona perché gli stereotipi non risiedono
solo nelle nostre teste; fuoriescono attraverso le nostre azioni. Le profezie che si autoavverano si possono
verificare completamente al di fuori della consapevolezza. . Il fenomeno della minaccia dello stereotipo si
riferisce a come il semplice fatto di essere identificati con uno stereotipo possa sollevare il livello d’ansia di
una persona che di conseguenza svalorizza la sua prestazione.
-Individuazione
Nel discorso “I Have a Dream” King diede voce alla speranza che un giorno i bambini neri potessero vivere
in una nazione in cui non sarebbero stati giudicati per il colore della pelle ma per il contenuto della loro
personalità. King descriveva l’individuazione, che significa valutare le qualità personali degli individui una
persona per volta.
-Induttori di individuazione
Il modello del continuum descrive il pieno continuum dei processi che portano dagli stereotipi
all’individuazione. La categorizzazione iniziale si verifica appena si percepisce una persona e la
categorizziamo in termini di genere, etnia e età perché:1) si applicano alla maggior parte delle persone, 2)
sono disponibili immediatamente e fisicamente , 3) hanno significati culturali. Si dirige l’attenzione agli
attributi del bersaglio. Se efficace sussiste la conferma della categorizzazione ossia si interpreta
l’informazione come coerente o non diagnostica rispetto alla categoria attuale. Se l’attenzione non è
efficace si ha la ricategorizzazione ossia la persona è categorizzabile ma non in base alla categoria iniziale;
include l’accesso a una nuova categoria, sottocategoria esempio o concetto del sé. Se la ricategorizzazione
non è efficace si ha l’integrazione pezzo per pezzo cioè l’analisi di ciascun attributo della persona e si
verifica quando il bersaglio non è facilmente categorizzabile. La cosa da notare è con quanta lentezza ci
muoviamo dalla stereotipizzazione e categorizzazione verso l’individuazione. Quando gli altri diventano
rilevanti per noi diventiamo motivati a costruirci impressioni più riflessive, accurate e individuate di loro.
-Strutture che promuovono l’individuazione
Gli studi dimostrano che il contatto cooperativo strutturato tra membri di diversi gruppi sociali riduce la
stereotipizzazione e promuove l’individuazione.
-Controllare gli stereotipi
Fortunatamente gli studi di laboratorio hanno dimostrato che possiamo coscientemente superare
l’influenza degli stereotipi ma solo se vengono soddisfatte determinate condizioni: (1) essere consapevoli
dell’influenza negativa degli stereotipi, (2) essere motivati a ridurre i pregiudizi e (3) avere sufficienti risorse
per impegnarsi in un pensiero controllato. Con l’adeguata combinazione di motivazione e pensiero
controllato, possiamo imparare a trattare le persone con giustizia, sulla base del “contenuto della loro
personalità”.
-Auto-categorizzazione
Secondo l’approccio dell’identità sociale esistono molti modi con cui possiamo identificare noi stessi; come
esseri umani, come membri di un gruppo sociale o come singoli individui. Le nostre identità possono
cambiare lungo un continuum da un momento all’altro a seconda della situazione o delle nostre
motivazioni. I ricercatori suggeriscono che noi rappresentiamo i nostri gruppi sociali di appartenenza come
prototipi mentali, simili agli stereotipi. Identificarsi con un gruppo può essere fonte di autostima o di
sentimenti negativi( es. i tedeschi che si sentono in colpa per l’olocausto. È detta “colpa per associazione”
ed è un prodotto di autocategorizzazione)
-Attribuzione
si riferisce ai nostri tentativi intuitivi di inferire le cause del comportamento.
-Rivisitazione dell’errore fondamentale di attribuzione
L’attribuzione disposizionale o interna è quando inferiamo che il principale responsabile del
comportamento sia qualcosa relativo alla persona. Il termine disposizione si riferisce alle credenze,
atteggiamenti e caratteristiche di personalità individuali. L’attribuzione situazionale o esterna è quando
inferiamo che il principale responsabile del comportamento sia una qualche causa esterna. Fritz Heider, il
fondatore della teoria di attribuzione, notò che il comportamento delle persone è così convincente che lo
giudichiamo una rappresentazione esatta della persona in questione, dando un penso insufficiente alle
circostanze. Abbiamo uno schema di causa ed effetto per il comportamento umano che dà troppo peso alla
persona e non alla situazione. L’errore fondamentale di attribuzione si verifica quando sottostimiamo le
influenze situazionali sul comportamento e assumiamo che la responsabilità sia di qualche caratteristica
personale dell’individuo. Le attribuzioni causali, come altre aspetti della formazione delle impressioni, si
sono dimostrate governate da due differenti modelli di pensiero, uno più automatico e non intenzionale e
un altro controllato e deliberato. Ciò influenza la frequenza con cui si verifica l’errore fondamentale di
attribuzione. Una cornice teorica divide il processo di attribuzione causale in due parti. Il primo passo è
l’inferenza disposizionale(che tratto implica questa azione?) e il secondo è la correlazione situazionale(quali
costrizioni situazionali possono aver causato tale azione?). il primo passo di inferenza disposizionale sarà
più automatico del secondo passo di correzione situazionale. Commettiamo l’errore di attribuzione così
spesso perché è un processo automatico, iperappreso che si verifica al di la della consapevolezza inconscia.
Un pensiero attento è in grado di superare l’errore fondamentale di attribuzione ma quasi sempre siamo
indaffarati quando ci formiamo delle impressioni sugli altri.
-Cultura e attribuzioni
Si ritiene che la categorizzazione e il ragionamento causale siano universali. Studi recenti hanno dimostrato
che le inferenze spontanee sui tratti non siano così universali: sembrano proprie degli Europei Americani e
non degli Asiatici Americani. Gli asiatici(pensiero olistico→orientamento verso l’intero contesto o campo e
l’assegnazione ad esso della causalità facendo un uso scarso di categorie e logica formale e basandosi sul
ragionamento dialettico il che implica il riconoscimento e superamento delle contraddizioni apparenti) sono
molto più attenti alle situazioni e ai contesti rispetto agli occidentali(pensiero analitico→ è un
orientamento verso gli oggetti, staccati dai loro contesti, con un grande uso di categorie e logica formale e
l’evitamento della contraddizione) e ne sono più influenzati. Le culture collettiviste enfatizzano
l’interconnessione e l’interdipendenza fondamentali tra le persone e possono essere fatte risalire alla
centralità presso gli antichi cinesi dell’armonia sociale e azioni collettive, mentre quelle individualiste
enfatizzano la fondamentale separatezza e indipendenza degli individui e possono essere fatte risalire
all’impotenza presso gli antichi greci delle azioni personali. L’eredità di questi distinti orientamenti antichi,
relativamente al locus di causalità, include le differenze culturali di cognizione di cui si raccolgono prove
empiriche.
>Atteggiamenti
Gli atteggiamenti sono valutazioni favorevoli o sfavorevoli di oggetti, persone o situazioni o di altri aspetti
del mondo comprese le idee astratte e le politiche sociali. Esprimono dei sentimenti ma sono collegati alle
cognizioni, alle credenze sugli oggetti dell’atteggiamento. Infine sono a volte legati ad azioni che
intraprendiamo relativamente agli oggetti dell’atteggiamento stesso. L’atteggiamento è costituito da una
componente cognitiva, affettiva e comportamentale. Negli atteggiamenti negativi verso i gruppi ci sono
stereotipi negativi(convinzioni e percezioni negative di un gruppo-componente cognitiva),
pregiudizio(sentimenti negativi verso il gruppo- componente affettiva) e discriminazione (azioni negative
contro i membri del gruppo- componente comportamentale). Dagli anni ’50 gli atteggiamenti erano
considerati “la principale pietra di costruzione nell’edificio della psicologia sociale”. Sono importanti: 1)
nelle società democratiche le persone parlano moltissimo dei loro atteggiamenti e chiedono anche di quelli
degli altri ; 2) gli atteggiamenti delle persone ne predicono il comportamento. Il comportamento umano è
intenzionale e riflette le preferenze individuali e secondo rappresentano preferenze. Terzo per predire il
comportamento è sufficiente osservare gli atteggiamenti. Se desideriamo modificare i comportamenti delle
persone, dobbiamo iniziare a cambiare i loro atteggiamenti. Un modo per modificare i comportamenti è
con le tecniche di influenza sociale: un esempio possiamo indurre le persone a intraprendere azioni ipocrite
come riferire a qualcuno che un compito noioso è diverente.
-Embodied social cognition- Friedrickson
La nostra mente è profondamente governata dall’esperienza fisica del nostro corpo. Nell’esperimento di
Asch il tratto di caldo o freddo possono modificare le inferenze aggiuntive circa gli aspetti disposizionali di
un’altra persona, come se è per esempio affidabile. I concetti di caldo fisico e caldo sociale sono
interscambiabili. Percepire fisicamente freddo fa sentire sole le persone, caldo può diminuire il rifiuto
sociale(quando siamo soli facciamo dei bagni caldi). Le persone sorridono per motivi differenti ed esistono
50 tipi di sorriso diverso. In condizioni ottimali lo facciamo instintivamente. Quando qualcuno sorride
instantaneamente la faccia imita quel sorriso. Il cervello inizia a simulare lo stato neurale associato a quel
tipo di sorriso e sappiamo in modo intuitivo il significato di qualsiasi sorriso. Il contatto oculare è
un’importante guardiano. Quando incrociate il sorriso di qualcuno potete mettervi per un momento nei
suoi panni e cervello e le inferenze sulle motivazioni diventano accurate. Forme
“disenbodied”(disincarnate) di comunicazione sociale come messaggi al cellulare o e-mail non consentono
il contatto oculare e portano a incomprensioni. Il sorriso quindi crea un micro-momento di connessione e
reciproca comprensione in cui la positività risuona.
-Comunicazione persuasiva
Le ricerche iniziarono negli anni ’40 all’Università di Yale dove i ricercatori cercarono di determinare le
caratteristiche dei comunicatori persuasivi di successo, delle comunicazioni di successo e dei tipi di persone
più facilmente persuase.
-Modello di probabilità dell’elaborazione
È una delle teorie di processo duale della persuasione. Il modello vuole predire quando certi aspetti della
comunicazione persuasiva(come la forza degli argomenti e la credibilità della fonte)avranno importanza e
quando non ce l’avranno. Le persone sperimentano un continuum di probabilità di elaborazione. Talvolta
siamo motivati e in grado di prestare attenzione e pensare al messaggio persuasivo e di elaborarlo altre
volte no. L’estremità di questo continuum determina i processi cognitivi che governano la persuasione: se ci
troviamo all’estremità alta del continuum -desiderosi e in grado di pensare in modo approfondito- si dice
che la persuasione segue una via centrale basandosi sul pensiero controllato e impegnato; se ci troviamo
all’estremità bassa- non siamo desiderosi di pensare o di farlo in modo approfondito- la persusione segue la
via periferica basandosi sul pensiero automatico e privo di sforzo.
-Via centrale della persuasione
è quando l’individuo risponde mentalmente alla comunicazione persuasiva e la elabora. I pensieri possono
riguardare il contenuto stesso della comunicazione o altri aspetti della situazione come la credibilità del
comunicatore. Se la comunicazione suscita pensieri che confermano la posizione perorata, l’individuo si
muoverà verso quella posizione; se la comunicazione suscita pensieri contrari l’individuo rimarrà non
convinto e si allontanerà dalla posizione perorata. Inoltre da esperimenti si è notato che la persistenza del
cambiamento di opinione è slegata dal ricordo personale degli argomenti che hanno prodotto il
cambiamento. La via centrale della persuasione è un’autopersuasione indotta dai pensieri che la persona
genera mentre legge, ascolta o anticipa la comunicazione.
-Via periferica della persuasione
È quando l’individuo risponde a indizi non relativi al contenuto di comunicazione(come il semplice numero
di argomentazioni che contiene) o al contesto(la credibilità del comunicatore o la piacevolezza
dell’ambiente circostante). La via periferica viene presa quando l’individuo non è in grado o motivato a
compiere il lavoro cognitivo necessario a valutare meticolosamente il contenuto della comunicazione. Il
condizionamento classico è uno dei mezzi più primitivi per modificare gli atteggiamenti attraverso la via
periferica. I pubblicitari lo usano molto: usano persone attraenti e scenari piacevoli e gli spettatori
sviluppano sentimenti positivi anche verso il prodotto. Un’altra via periferica si basa sull’euristica e regola
intuitiva per inferire la validità dei messaggi persuasivi(es. “ I professori universitari sanno di cosa parlano”).
-Centrale o periferica?
Il coinvolgimento personale è un fattore che determina la via centrale o periferica. Se la comunicazione
riguarda qualcosa di interesse personale è probabile che si esamino le argomentazioni ed è possibile che
l’individuo abbia un ricco bagaglio di informazioni e opinioni al riguardo. Al contrario l’individuo non si
sforza per sostenere o rifiutare le argomentazioni. Quando si è stanchi o esauriti mentalmente si è molto
meno in grado di opporre resistenza quando altri tentano di convincerci di una cattiva idea. L’applicazione
pratica della persuasione è stata fonte di interesse. Un esempio è il programma educativo volto a impedire
che gli studenti siano spinti a fumare da parte dei coetanei;studenti più grandi conducevano sedute in cui
imparavano ai più piccoli come generare controargomentazioni. Gli studenti persuasi avevano metà della
probabilità di iniziare a fumare rispetto ai coetanei di un’altra scuola. Controargomentare, o confutare le
argomentazioni è senza dubbio la strategia più efficace per resistere alla persuasione. Il rafforzamento
dell’atteggiamento , che è l’atto di generare pensieri per supportare i vostri atteggiamenti originari senza
rifiutare le argomentazioni del messaggio non è un’efficacia strategia di resistenza.
-Atteggiamenti e comportamento
Uno studio degli anni ’30 mostrava che un professore bianco viaggiava negli Stati Uniti con una coppia
cinese. A quel tempo esisteva un pregiudizio contro gli asiatici e non c’erano leggi contro le discriminazioni
razziali e non trovarono ostacoli nei ristoranti e alberghi. In seguito furono mandate lettere per sapere se
potevano ospitare la coppia asiatica e il 92 % rispose di no. I gestori esprimevano un atteggiamento molto
più pregiudiziale rispetto al reale comportamento. Su ciò gli studiosi hanno asserito che gli atteggiamenti
non predicono il comportamento. Un fattore che determina come comportarci è il grado di costrizione
presente nella situazione: spesso dobbiamo agire in modi non coerenti di come faremmo o crediamo. La
pressione dei coetanei può avere influenze sul comportamento. In generale gli atteggiamenti tendono a
predire con sicurezza il comportamento quando sono : 1) saldi e coerenti; 2) collegati al comportamento
che si vuole prevedere; 3) basati sull’esperienza diretta della persona; 4) consapevoli.
-Atteggiamenti saldi e coerenti
L’ambivalenza e il conflitto possono derivare anche dalla persona stessa. Quando le componenti affettive e
cognitive di un atteggiamento non sono coerenti fra loro(ci piace qualcosa che non ci fa bene) è difficile
predire il comportamento. Quando le componenti sono salde e coerenti lo predicono meglio.
-Atteggiamenti specificatamente collegati al comportamento
Essi predicono meglio di quelli collegati solo in modo generico.
-Atteggiamenti basati sull’esperienza diretta
Sono migliori predittori del comportamento rispetto a quelli che derivano solo dall’aver letto o sentito
parlare di un problema. L’esperienza diretta può costituire l’esperienza psichica dell’assetto mentale di una
persona che le consente di pianificare.
-Consapevolezza
Le persone consapevoli dei loro atteggiamenti hanno maggiore probabilità di comportarsi in modo
coerente con essi. Ciò è vero per le persone focalizzate su pensieri e emozioni e per quelle che si trovano in
situazioni che promuovono una maggiore consapevolezza(stare davanti allo specchio).
>Attrazione interpersonale
Consiste nel piacersi, amarsi e desiderarsi sessualmente.
-Piacersi
Le determinanti dall’attrazione interpersonale sono: attrazione fisica, vicinanza, familiarità e somiglianza.
-Attrazione fisica
L’aspetto fisico è un fattore su cui abbiamo poco controllo ma l’attrazione fisica ha un ruolo determinante
non solo nei primi appuntamenti ma anche dopo. È così importante perché la nostra stessa reputazione
sociale e autostima crescono, quando siamo visti con persone fisicamente attraenti ma sia uomini che
donne sono valutati meno favorevolmente quando sono in compagnia di un estraneo fisicamente più
attraente di loro.
-Vicinanza
Il miglior singolo predittivo dell’amicizia fra due persone è la vicinanza ossia la distanza alla quale vivono. La
maggior parte dei nostri primi incontri varia da neutrale e piacevole e il risultato più frequente della
vicinanza è l’amicizia.
-Familiarità
La vicinanza crea gradimento perché aumenta la familiarità. L’effetto dimera esposizione è il risultato
secondo cui la familiarità di per sé aumenta l’attrazione. In uno studio i ricercatori scattarono foto di
studentesse universitarie e presentarono delle stampe sia del viso originale che dell’immagine speculare.
Queste furono mostrate alle donne stesse, agli amici ai partener. Gli amici e i familiari scelsero le immagini
non speculari.
-Somiglianza
Più del 95% delle coppie sposate negli Stati Uniti ha la stessa razza e religione. Mariti e mogli sono simili
nelle caratteristiche sociologiche(età, razza, religione, scolarità e classe socioeconomica) e psicologiche
come intelligenza e caratteristiche fisiche come colore degli occhi. L’accoppiarsi in base alla bellezza fisica
sembra avvenire perché soppesiamo la bellezza fisica di un partner potenziale in base alla probabilità che la
persona sia desiderosa di accoppiarsi con noi. La maggior parte di noi finisce con partener che sono più o
meno belli quanto noi. L’egoismo implicito è quando siamo attratti inconsciamente da persone, luoghi e
oggetti che implicitamente e in modo sottile ci ricordano noi stessi.
-Transfert
Il transfert è la tendenza dei clienti a trasferire sentimenti e assunzioni relativi a un particolare altro
significato come un genitore o coniuge sul loro terapeuta. In generale il concetto di transfert implica che
ogni volta che incontriamo una persona nuova che ci circonda qualcuno che è stato importante nel nostro
passato, questo senso di riconoscimento influenza le nostre percezioni, compreso il gradimento di quella
persona. Il semplice ricordo di qualcuno di significativo attiva in noi conoscenze immagazzinate o schemi
sull’altro significativo. Ciò ci porta a elaborare l’informazione sulla persona appena incontrata in modi
coerenti con lo schema attivato che influenza vari aspetti dell’elaborazione delle informazioni, incluse
memoria e inferenze.
-Innamorarsi e accoppiarsi
Il concetto di amore implica senso di attaccamento, senso di importanza dell’altra persona e senso di
fiducia.
-Amore e matrimonio
Il concetto di amore romantico è antico. In alcune culture il matrimonio è un patto contrattuale che non ha
nulla a che vedere con l’amore.
-Amore ed espansione del sé
Le relazioni strette producono un’espansione del sé o aumento di risorse e capacità potenziali in molti
modi. Quando diventiamo intimi con una persona accediamo alle risorse, prospettive , identità di quella
persona quindi la cerchia di amici, abilità culinarie, convinzioni politiche e religiose e la sua popolarità e
ciascuna cosa può aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi. Innamorarsi fa stare bene perché produce una
rapida espansione del sé. All’interno delle relazioni strette le persone tendono a pensare a chi amano come
se pensassero a se stesse. L’altro diventa fuso e confuso con il sé e più accade ciò più le persone restano
insieme.
-Amore passionale e affettuoso
L’amore passionale è uno stato di intensa emozione nel quale sentimenti teneri e sessuali, di eccitazione e
sofferenza, angoscia e conforto , altruismo e gelosia , coesistono in una confusione di sentimenti. Combina
l’attivazione fisiologica con la percezione che l’arousal sia suscitato dalla persona amata. È qualcosa di
straordinario all’inizio ma le forze che mantengono a lungo una buona relazione sono meno eccitanti,
richiedono un maggiore impegno e hanno a che fare più con l’uguaglianza che la passione
L’amore affettuoso è l’affetto che proviamo verso coloro con i quali la nostra vita è profondamente
intrecciata. Le caratteristiche sono fiducia, attenzione , tolleranza dei difetti e idiosincrasie del partener e
uno stato emotivo di calore e affetto. La relazione con il tempo aumenta di interdipendenza e cresce la
capacità di provare forti emozioni.
-teoria triangolare dell’amore
Divide l’amore in : 1) intimità(componente emotiva che include vicinanza e condivisione di sentimenti), 2)
passione(componente motivazionale che comprende attrazione sessuale e sentimento romantico di essere
innamorati), 3) impegno( componente cognitiva che riflette l’intenzione di mantenere la relazione). Essi si
combinano e formano otto tipi di amore: assenza di amore, attrazione , infatuazione, amore romantico ,
amore vuoto, amore affettuoso, amore fatuo, amore completo. L’amore passionale è diviso in
infatuazione(basso livello di intimità) e romantico(alto livello di intimità). Sono caratterizzati da alta
passione ma scarso impegno.
-Legame di coppia e strategie di accoppiamento
Dalle teorie di Darwin ricaviamo che come i meccanismi biologici quelli psicologici devono essersi evoluti
con un processo di selezione naturale, il che significa che hanno base genetica e che si sono rivelati utili alla
specie umana in passato , per risolvere problemi di sopravvivenza o aumentare le possibilità di
riproduzione. Uomini e donne si accoppiano per procreare la prole che trasmetterà il patrimonio genetico
alle generazioni future. Le persone devono : 1) sconfiggere i rivali per ottenere l’accesso ai membri fertili
del sesso opposto, 2) selezionare compagni con un elevato potenziale riproduttivo, 3) impegnarsi in
necessari comportamenti sociali e sessuali per il concepimento , 4) prevenire la possibile diserzione del
compagno, 5) assicurarsi la sopravvivenza e il successo riproduttivo della prole. Quindi secondo la teoria
evoluzionista la razza umana si è evoluta a creare legami intensi e duraturi assicurandosi che la prole
sopravviva fino all’età riproduttiva. Nella storia della nostra specie è stato molto importante avere i genitori
vicini per difendere, nutrire e aiutare la crescita dei piccoli. Per un uomo è teoricamente possibile essere
padre di centinai di bambini ed è suo interesse fecondare i maggior numero di donne per trasmettere il
maggior numero di geni. La donna deve investire tempo ed energie in ogni nascita e può avere un numero
limitato di discendenti. Quindi sceglie bene il compagno. L’evoluzione ha reso gli uomini più promiscui e
meno attenti alla scelta del partner sessuale in confronto alle donne. Inoltre un uomo dovrebbe preferire
l’accoppiamento con le donne più giovani fertili poiché hanno maggiore possibilità di crescere i bambini.
Una donna dovrebbe preferire un uomo di alto stato sociale e solide risorse materiali e tenderanno a
preferire uomini più vecchi. Ma la teoria evoluzionistica potrebbe essere invocata sia per la promiscuità che
fedeltà sessuale dell’uomo.
-Sì, dovremmo fidarci del pensiero automatico-Dijsterhuis
I processi automatici sono prevedibili e affidabili. I processi automatici agiscono come i computer e per
questo ci si può fidare. Se conoscete l’informazione in entrata sapere cosa ne esce fuori. Ma se informazioni
inappropriate giungono nell’incoscio esso svilupperà associazioni inappropriate. Un importante strumento
che il nostro inconscio ci fornisce è l’intuizione che ci aiuta a prendere decisioni importanti. La vera
creatività è il dominio dell’inconscio: sia gli scienziati che gli artisti leggono, pensano e parlano. L’inconscio
viene nutrito di informazioni importanti. L’inconscio mastica le informazioni e poi la soluzione si presenta
da sola. Il pensiero consapevole non porta mai a grande creatività. Nella creatività o quando bisogna
prendere decisioni importanti i processi consci funzionano in modo pessimo.
-No, non dovremmo fidarci del pensiero automatico- Payne
Il pensiero automatico è rapido, semplice , ci tiene attivi e ci permette di risolvere problemi con abiità. Ma è
pieno di stereotipi e pregiudizi. Il nostro pensiero automatico è efficiente a rilevare le minacce o a notare le
opportunità di accoppiamento. Al pensiero automatico piace la gerarchia e lede a concetti moderni di
uguaglianza, libertà e diritti umani. Il pensiero automatico porta le persone a prendere decisioni sciocche
quando basterebbe fare due calcoli.
>Ricapitolazione: il racconto di due modelli di cognizione sociale
La cognizione sociale si occupa di entrare nella testa delle persone, esamina i processi che attivano gli
stereotipi e altri schemi sociali, influenzando il pensiero e il comportamento delle persone. Esamina i
processi tramite cui le persone possono andare oltre gli stereotipi per conoscersi più accuratamente ed
esamina i processi che persuadono la gente a cambiare idea e persino innamorarsi. La cognizione sociale o
il pensare agli altri si verifica in due modi: un modo è automatico e al di fuori della consapevolezza mentre
l’altro è impegnato. Ci sono “teorie di processo duale” all’interno della psicologia sociale. C’è il modello di
continuum della formazione delle impressioni e il modello di probabilità dell’elaborazione relativo alla
persuasione. Se ci impegniamo nel pensiero deliberato e attento possiamo vincere stereotipi, evitare le vie
periferiche alla persuasione e minimizzare il transfert. Ma quando non possiamo farlo perché magari
immersi in una conversazione o gestire l’impressione che gli altri si fanno di noi siamo suscettibili a forme di
cognizione e comportamento sociali automatici.

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