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Corso di Laurea in modalit teledidattica

Scienze dellEducazione e della Formazione in una societ


multiculturale

MED/25 Psichiatria

Marco Zamasi
Lezioni di psichiatria

Scuola IaD Roma, 2004


M. Zamasi, Tutti i diritti riservati

INTRODUZIONE.....................................................................................................

1.1 DEFINIZIONE E CENNI STORICI...............................................................................


1.2 METODOLOGIA DIAGNOSTICA IN PSICHIATRIA......................................................
1.3 CLASSIFICAZIONE DEI DISTURBI MENTALI.............................................................
1.3.1 LE LINEE GUIDA IN PSICHIATRIA............................................................................
2

LA PSICOPATOLOGIA...........................................................................................

2.1 LA COSCIENZA.........................................................................................................
2.1.1 I DISTURBI DELLA COSCIENZA................................................................................
2.1.1.1 Disturbi dello stato di coscienza.........................................................................
2.1.1.2 Disturbi della coscienza dellIo (depersonalizzazione)....................................
2.2 LATTENZIONE........................................................................................................
2.2.1 I DISTURBI DELLATTENZIONE..............................................................................
2.3 LA MEMORIA..........................................................................................................
2.3.1 I DISTURBI DELLA MEMORIA (DISMNESIE)..........................................................
2.3.1.1 Disturbi quantitativi della memoria (amnesie).................................................
2.3.1.2 Disturbi qualitativi della memoria (paramnesie)..............................................
2.4 IL PENSIERO...........................................................................................................
2.4.1 DISTURBI DELLA FORMA DEL PENSIERO..............................................................
2.4.2 DISTURBI DEL CONTENUTO DEL PENSIERO..........................................................
2.5 LA PERCEZIONE.....................................................................................................
2.5.1 I DISTURBI DELLA PERCEZIONE............................................................................
2.6 LAFFETTIVIT.......................................................................................................
2.7 LINTELLIGENZA....................................................................................................
2.7.1 I DISTURBI DELLINTELLIGENZA..........................................................................
2.8 LA VOLONT..........................................................................................................
2.9 LA PSICOMOTRICIT.............................................................................................
2.9.1 I DISTURBI DELLA PSICOMOTRICIT.....................................................................

1 INTRODUZIONE
1.1 DEFINIZIONE E CENNI STORICI
La psichiatria (dal greco anima e cura) la
branca della medicina che si occupa della prevenzione, diagnosi,
trattamento e ricerca nellambito dei disturbi mentali. Le radici
storiche delluso del termine malattia o disturbo mentale
risalgono ai primi tentativi di affrontare i disagi psicologici ad
opera della medicina. La tradizione antica risale ai medici del XV
secolo ai quali si chiedeva di distinguere tra i malati e i sospettati
di stregoneria. Al suo esordio, in un marasma sintomatologico e
diagnostico, con una psicopatologia grossolana, la psichiatria
dovette occuparsi della cura e dellassistenza degli alienati, degli
epilettici, dellendemia cretinica, delle persone giuridicamente
incapaci, dei grandi criminali. Con landar del tempo per, al pari
della medicina generale, la psichiatria non pot fare a meno di
uniformarsi ai progressi delle scienze madri, tra cui la psicologia,
quando questa, affrancatasi ormai da ogni metafisica, chiese il
valido sussidio del metodo naturalistico e delle scienze
biologiche.
I fenomeni psichici e il comportamento degli individui sono
oggetto di studio e di teorizzazione sin dallantichit. Di essi si
occupavano specialmente i filosofi che hanno cercato di
osservarli, classificarli e sistematizzarli nellambito di teorie. In tal
senso gi il De anima di Aristotele pu essere considerato un
trattato di psicologia e non mancano nei secoli successivi autori
che hanno a lungo studiato lattivit mentale e conoscitiva
delluomo, basti pensare a Hobbes, Locke, Hume. Allora la
psicologia era una parte della filosofia.
Nel XIX secolo si manifest in tutta la cultura europea
unesigenza di scientificit e di rigore, partendo dal mondo della
matematica e delle scienze, che tentava di espandersi anche agli
altri campi del sapere. Il successo delle scienze naturali aveva
portato a sottovalutare qualunque ricerca che non si basasse
sullelaborazione dei dati forniti dalle diverse discipline
scientifiche e aveva cos messo da parte i filosofi e soprattutto i
metafisici. Il principio della conservazione dellenergia stabilito da
Mayer, le ipotesi trasformiste di Lamarck, la teoria
dellevoluzione della specie di Darwin e molte altre scoperte
realizzate nei campi della fisica, della chimica, della fisiologia e
della biologia sembravano dominare sulla formazione della
mentalit in quel periodo che, ripudiata ogni autorit per fondarsi
soltanto sullesperienza, aspirava a raggiungere in ogni campo

del sapere una conoscenza scientificamente corretta, secondo i


dettami della scuola filosofica positivista.
Su questo terreno anche la psicologia rivendicava il proprio
diritto a porsi come scienza autonoma e lo studio della
sensazione e percezione ha costituito storicamente il punto di
partenza dellanalisi scientifica dei processi mentali, lorigine
della psicologia sperimentale. Tuttavia le difficolt che le si
presentavano erano maggiori rispetto alle altre discipline; infatti
si trattava in questo caso di inserire un metodo scientifico, che si
serviva di misurazioni statistiche e quantitative, a qualcosa che
per la sua irripetibilit e singolarit tendeva a rifiutare ogni
schematizzazione di tipo meccanico: la mente umana.

1.2 METODOLOGIA DIAGNOSTICA IN PSICHIATRIA


Per metodologia si intende la formulazione di metodi
sistematici e coerenti per la ricerca della conoscenza. In senso
stretto il termine non si riferisce direttamente allaccumulo di
conoscenze e di comprensione, ma piuttosto ai metodi e
procedure per mezzo dei quali tale conoscenza e comprensione
vengono raggiunte. In passato la metodologia della psichiatria
era sintomatologica come nella medicina prescientifica. Si
descrivevano le varie malattie mentali rilevando i segni esteriori
somatici e psichici. Nonostante ci, gi da tempi antichi
compaiono esempi per costruire una psichiatria causale. Le basi
per un modello eziologico-patogenetico furono gettate, fra gli
altri, nel diciottesimo secolo da Morgagni, dopo il quale anche gli
anatomo-patologi costruirono teorie in campo psichiatrico; un
apporto interessante, se non decisivo, fu realizzato nel secolo
successivo da parte di scienziati come C. Wernicke, C. Golgi, e di
anatomo-patologi come A. Alzheimer, E. Nissl, che contribuirono
a dare una rappresentazione visibile delle cause delle malattie
mentali. Ma non mancarono freddi ammiratori e aspri critici, tra
cui, in Italia, E. Morselli. Il metodo psicologico ha infatti arricchito
grandemente la metodologia psichiatrica, restando per
fondamentale lintegrazione con la conoscenza dellanatomia e
fisiologia del sistema nervoso, senza la quale ogni teorizzazione
rischierebbe di essere debole.
Questa necessit di interazione dialettica pluridisciplinare
trova ragion dessere nella natura stessa del disagio mentale,
riconducibile ad alterazioni di natura neurofisiologica, oltre che a
disturbi della sfera psichica. Essa pone inoltre laccento sugli
effetti che i fattori psicodinamici, le motivazioni, la personalit
individuale hanno sullesperienza di malattia e sulla reazione ad
essa. In tal senso bene ricordare come la psichiatria dinamica
che opera con metodologia scientifica sia il risultato di una linea

evolutiva che nel tempo, senza interruzioni, ha in successione


percorso i tempi delle guarigioni primitive, del magnetismo,
dellipnotismo, della psicoanalisi fino alle recenti scuole
dinamiche.
La psichiatria giunge dunque a dignit di scienza medica
applicata non per il prevalere di un metodo, ma grazie ad un
felice eclettismo, una dialettica tra il metodo psicologico
(affrancato dalla filosofia), anatomo-istologico, biochimico e
genetico-molecolare insieme. Riguardo a questultimo approccio,
in particolare, oggi si sa che i disturbi mentali (almeno quelli
maggiori come la schizofrenia, o il disturbo bipolare di tipo 1)
hanno una componente causale genetica, ma ben poco si sa
come essa interagisca con lambiente per lo sviluppo di un
disturbo in una particolare persona.
Nellambito dei modelli causali dellinsorgere dei disturbi
psichiatrici, quello biopsicosociale, anche detto della via finale
comune, ha avuto pi fortuna; esso vede nellevento patogeno la
via finale comune di vari possibili processi patogenetici che
nascono da interazioni diverse tra forze molteplici. Tale modello
stato applicato a varie patologie nel campo della medicina
generale, dallulcera peptica allipertensione arteriosa o alle
patologie autoimmunitarie. Questo modello pu essere riassunto
in tre punti: 1) la malattia risulta dallinterazione di vari fattori
predisponenti che agiscono su un individuo e che possono essere
descritti in parte in termini biologici, in parte in termini
psicologici, e in parte in termini sociologici; 2) tra gli individui a
rischio solo alcuni si ammalano effettivamente; 3) tra coloro che
sviluppano la malattia, la presenza, il peso e la modalit di
interazione dei vari fattori mutano da caso a caso. Per molti
disturbi mentali i fattori patogenetici individuati sono dunque di
ordine fisico, psichico, sociale, legati da interazioni complesse.

1.3 CLASSIFICAZIONE DEI DISTURBI MENTALI


Lambito dei disturbi mentali pu essere suddiviso in due
grandi categorie: 1) disturbi psicologicamente comprensibili o
legati ad alterazioni quantitative della psiche (una volta definiti
nevrosi). 2) disturbi psicologicamente incomprensibili o legati ad
alterazioni qualitative della psiche (una volta definiti psicosi). Tra
le due categorie esistono fondamentali differenze di sostanza,
essendo la prima caratterizzata da una sofferenza di un Io ancora
integro, con una coscienza di s conservata, e la seconda dovuta
ad una perdita dei caratteri di continuit, identit, stabilit della
coscienza dellIo. Lindividuo psicotico tende a relazionarsi con
lambiente mediante un contatto ricco di visioni immaginifiche:
avendo perso originariamente un contatto con la realt, ha un

errato giudizio di essa e la reinterpreta secondo un proprio


mondo interiore fatto di elaborazioni non rispondenti a fatti reali,
da cui classicamente le allucinazioni ed i deliri.
Lindividuo nevrotico, invece, ha una personalit non
adattata al reale, risposte emotive erronee, fonti di sofferenza,
esagerate, da cui spesso si difende con meccanismi di difesa.
Nella storia naturale dei disturbi mentali si esprime anche
una prognosi (da - = guardo avanti, giudizio dato dal
medico sullevoluzione del disturbo); in psichiatria si esprime
spesso una prognosi quoad valetudinem che esprime un giudizio
sul recupero del paziente, sul futuro benessere, sulla qualit di
vita e sul funzionamento globale.
Abbiamo a disposizione un sistema di descrizione e
classificazione ufficiale dei disturbi mentali, un sistema
nosografico o tassonomico.
Come ogni altra classificazione, anche questa una forma
di sistematizzazione scientifica ed allo stesso tempo unipotesi
di lavoro che deve venire vagliata alla luce delle nuove
informazioni disponibili.
Attualmente i sistemi di classificazione pi seguiti in
psichiatria sono due: lICD-10 (International Classification of
Diseases; quinto capitolo dedicato ai disturbi mentali e del
comportamento) e il DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of
Mental Disorders). Il primo sistema edito da unistituzione
internazionale, la World Health Organization (WHO), il secondo
da
unassociazione
statunitense,
lAmerican
Psychiatric
Association. Limpostazione di base del DSM-IV e del quinto
capitolo dellICD-10 la stessa e le due sistematiche cliniche
sono in buona misura traducibili luna nellaltra. Entrambe le
sistematiche elencano categorie diagnostiche e indicano
circostanziati criteri di assegnazione. Nel corso del Novecento,
tra le due guerre e gli anni Cinquanta, la sistematica clinica
psichiatrica aveva progressivamente perso importanza. Verso la
fine degli anni Sessanta, grazie allevoluzione di ricerche
psicofarmacologiche, gli studi di classificazione hanno conosciuto
un rilancio. Il DSM-IV e lICD-10 appartengono a quella linea di
tendenza che negli ultimi trentanni si imposta nella
sistematica clinica psichiatrica, prima negli Stati Uniti e poi anche
in Europa, servendosi di strumenti quali:
1) costruzione di un lessico specialistico al fine di realizzare
un linguaggio comune;

2) indicazione di criteri diagnostici dettagliati per una


standardizzazione delle diagnosi;
3) elaborazione di strumenti di valutazione psicometrica,
come questionari, interviste strutturate.
Le classificazioni tuttora vigenti, secondo la logica che le
ispira, sono sistemi di natura categoriale; in un sistema
categoriale ideale, le classi sono categorie separate
concettualmente in base allipotesi che i membri di una stessa
classe siano omogenei e che le diverse classi si escludano
reciprocamente. In psichiatria, per, dove le classificazioni sono
per lo pi fondate su descrizioni di sintomi, non pu essere
utilizzato un approccio categoriale classico, ma sarebbe
opportuno avvalersi di un approccio prototipico: i membri di una
stessa classe sono caratterizzati da una somiglianza al prototipo
di quella classe e sono, in effetti, relativamente eterogenei fra
loro. Inoltre, a differenza di altri campi della medicina, in
psichiatria non esistono criteri patognomonici, ovvero basati su
sintomi considerati di per s sufficienti per formulare una
diagnosi: anzi si usano spesso insiemi di criteri politetici: per una
diagnosi, cio, non si richiede che tutti i criteri elencati siano
soddisfatti, ma solo un certo numero di essi.
Lestensione di un modello nosologico categoriale
prototipico e politetico a tutto il campo della psicopatologia
fonte di vari problemi. I disturbi di personalit, ad esempio, non
sono sufficientemente trattabili mediante una diagnosi di tipo
categoriale, ma si adattano meglio ad una valutazione di tipo
dimensionale che misuri, lungo scale progressive continue,
lintensit con cui sono presenti i vari tratti in esame.
Riguardo al valore e allutilit degli attuali sistemi di
classificazione,
lapproccio
descrittivo
delle
maggiori
classificazioni
psichiatriche
attuali

approccio
detto
neokraepeliniano dal nome del celebre psichiatra tedesco E.
Kraepelin (1856-1926) presenta vantaggi e limiti.
Le diagnosi hanno guadagnato molto in attendibilit e sono
aumentate di molto le probabilit che psichiatri diversi, di fronte
allo stesso caso, formulino la stessa diagnosi. Inoltre le
sperimentazioni farmacologiche, che in media durano sei-otto
settimane, e richiedono diagnosi trasversali di stato, hanno tratto
vantaggio dalle attuali nosografie vigenti. Lincidenza di diagnosi
multiple (comorbilit) raggiunge per livelli che non hanno
equivalenti in altri campi della medicina ed ancora imprecisa la
corrispondenza tra categorie diagnostiche e trattamenti efficaci.
Per quanto riguarda inoltre il piano della relazione di cura,

lorientamento categoriale privilegia una prospettiva sincronica;


tale metodo di valutazione porta con s il pericolo di una
concezione statica della malattia mentale, e tende a trasformare
fenomeni psicopatologici da segni in semplici indici, rivelatori di
malattia per contiguit. In realt i comportamenti umani e quelli
di un singolo individuo in epoche diverse della vita si
distribuiscono lungo un continuum; frequente che uno stesso
paziente si sposti nel tempo tra diverse categorie diagnostiche:
la traiettoria seguita disegna allora rapporti evolutivi e
collegamenti di senso che solo una prospettiva dimensionale e
longitudinale di tipo diacronico permette di cogliere. Dunque
lindagine su casistiche, centrate sulluso monotono di scale di
valutazione dei sintomi, dovrebbe essere accompagnata
dallapprofondimento descrittivo e speculativo della storia dei
singoli casi. Un sintomo psichiatrico non viene semplicemente
prodotto, ma sempre indirizzato a diversi destinatari: il
soggetto stesso, lambiente, il terapeuta. Vedere i sintomi
psichiatrici come puri indici, rischia di far perdere di vista quegli
aspetti che si colgono leggendoli come condotte simboliche,
segni. Psichiatra e paziente sono immersi in un rapporto di
interazione in cui locchio dellosservatore contribuisce a
determinare il fenomeno osservato. Le nosografie categoriali,
formulando diagnosi di stato danno dunque letture parziali del
campo clinico. Dunque lintegrazione di uno stile descrittivo
basato sui sintomi con uno stile interpretativo ispirato allanalisi
psicobiografica e lo studio dei processi mentali la linea ideale
secondo cui condurre il colloquio psichiatrico.

1.3.1LE

LINEE GUIDA IN PSICHIATRIA

In tutti i campi della medicina vengono pubblicate linee


guida per il trattamento di un numero sempre pi svariato di
patologie. Il motivo principale la necessit di fondare la scelta
terapeutica
su
unattenta
analisi
costi-benefici.
Sono
raccomandazioni per la pratica clinica, basate sulle dimostrazioni
pi solide ed attuali di utilit ed efficacia, allo scopo di assistere i
medici nellindividuare le modalit di assistenza pi appropriate
in specifiche circostanze cliniche. Le linee guida devono essere
rivalutate periodicamente ed aggiornate sulla base di nuovi studi
e di pareri di esperti.
Ma, cos come per la diagnosi, anche per la cura del
paziente psichiatrico vige la regola, molto pi che in medicina
generale, che ogni paziente un caso a s; questo porta a
considerare che individuare i risultati migliori impresa pi ardua
per i disturbi mentali che per quelli del corpo.

2 LA PSICOPATOLOGIA
La psicopatologia si occupa dello studio dei principi
generali che sottendono i fenomeni psichici e le loro deviazioni
dalla normalit, definite disturbi psichici.
La psicopatologia classica prende origine alla fine del secolo
scorso, con lo scopo di descrivere gli accadimenti psicopatologici
(alterazioni psichiche e comportamentali) come riferiti dai
pazienti o come osservati dal clinico, indipendentemente dagli
specifici disturbi nei quali si trovano. a Jaspers, con la stesura
nel 1913 della Psicopatologia generale, che si deve la nascita
della psicopatologia come scienza autonoma, con un proprio
determinato campo dazione, oggetto e metodologia di studio.
La psiche umana composta da diverse funzioni correlate
tra loro da rapporti complessi (coscienza, attenzione, memoria,
affettivit, intelligenza, pensiero, istintualit, volont); tuttavia,
per ragioni puramente didattiche ed espositive, si usa
suddividerla in capitoli distinti. Lo psichismo dunque viene
classicamente diviso in tre sfere:
1) sfera conoscitiva o noetica (coscienza, attenzione,
memoria, percezione, intelligenza, pensiero);
2) sfera volitiva (volont);
3) sfera affettiva o timica (sentimenti, emozioni, umore).
Nella descrizione psicopatologica ritroviamo segni e
sintomi: i primi sono ci che il paziente esperisce come disagio
e riferisce al medico (es. apatia, tristezza); i secondi sono dati
rilevabili obiettivamente dallesame psichico del paziente (es.
espressione mimica del viso, gestualit, latenza alle risposte).

2.1 LA COSCIENZA
La coscienza una funzione psichica integrativa che
assicura la consapevolezza di se stessi e del mondo circostante;

ogni esperienza cosciente presuppone uno stato di vigilanza,


funzione che consente lo stato di veglia, mantenuta dalla
formazione reticolare (parte rostrale del tegmento pontino,
tegmento mesencefalico, parte adiacente del diencefalo) che
svolge unattivit tonica sulla corteccia cerebrale e riceve
afferenze multiple sensoriali e sensitive.
In quanto funzione psichica complessa, la coscienza si
compone di vari elementi costitutivi: il campo di coscienza; lo
stato di coscienza; il controllo cosciente; lautocoscienza; la
coscienza dellIo.
Nellambito di tutte le esperienze coscienti (campo di
coscienza), lattenzione permette di selezionare uno specifico
contenuto, facendolo emergere con nitidezza e rilievo.
Linsieme delle funzioni psichiche vissute in un dato
momento viene detto stato di coscienza; tramite la propria
attivit strutturante, la coscienza opera un controllo che
permette la distinzione tra sogno e realt e tra oggetto e
soggetto (controllo cosciente).
La coscienza obiettivata, anche detta autocoscienza, il
processo attraverso cui si riflette su se stessi, sui propri pensieri
o sentimenti, realizzando una considerazione critica della propria
psiche.
Nellambito degli aspetti funzionali della coscienza rientra la
coscienza dellIo che si suddivide in quattro ambiti:
1) Coscienza dellattivit: identificazione come propri degli
eventi psichici che hanno lIo come soggetto (personalizzazione
secondo Jaspers).
2)
Coscienza
dellunit:
consapevolezza
che
ogni
manifestazione psichica espressione di un nucleo unitario che
lIo.
3) Coscienza dellidentit: lIo, nelle proprie esperienze in
continuum, si sente sempre se stesso in tempi diversi.
4) Coscienza della delimitazione dellIo: lIo percepisce se
stesso chiaramente delimitato dal mondo circostante e dagli
altri.
Relativamente alla percezione, da parte del paziente, del
proprio disagio psichico si parla di coscienza di malattia per
indicare il riconoscimento sul piano emotivo-affettivo di stare
soffrendo per una causa psicologica identificata come estranea e
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inaccettabile; la consapevolezza di malattia, invece, la


conoscenza, secondo i limiti della scienza, della natura causale di
tale disturbo, che permette di attuare misure preventive e
curative (ad esempio, un paziente fobico ha coscienza ma non
consapevolezza di malattia; un paziente psicotico non ha
coscienza di malattia).

2.1.1I

DISTURBI DELLA COSCIENZA

2.1.1.1

Disturbi dello stato di coscienza

Le alterazioni ipnoidi della Coscienza (turbe della


vigilanza) sono alterazioni quantitative dellattivit di coscienza,
caratterizzate da un innalzamento della soglia di coscienza
(psichismo torpido), con intatto controllo di questa nei confronti
della realt. Vengono riconosciute cause organiche cerebrali o
extracerebrali, o stati di intossicazione acuta o cronica.
A seconda del grado di riduzione quantitativa dello stato di
coscienza si distinguono:
1) Obnubilamento: il paziente appare sonnolente, riesce a
rispondere agli stimoli ma con ritardo e con movimenti
grossolani; presta attenzione per breve tempo e ricade in uno
stato di sonnolenza.
2) Torpore: rallentamento ideomotorio, difficolt
concentrazione, memoria, disorientamento spazio-temporale.

di

3) Sopore: il soggetto richiamato alla realt solo con forti


stimoli.
4) Precoma: la percettivit e la reattivit sono in parte
conservate soprattutto per la sensibilit dolorifica.
5) Coma: perdita totale della coscienza e dellattivit
volontaria non reversibile sotto alcuno stimolo; viene conservata
la vita vegetativa.
Nel caso di restringimento del campo di coscienza
(stato crepuscolare), lattivit psichica e il controllo della
coscienza sono normali, ma esistono solo per un ristretto ambito
delle funzioni.
Esiste un tema coscienziale dominante nellambito del quale
lattivit psichica ed il comportamento sono grossolanamente
normali, al di fuori del quale ogni altra realt non viene percepita
o elaborata correttamente, ma inavvertita o interpretata in
armonia al tema dominante. Si realizza pertanto una
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modificazione spaziale, ma anche qualitativa, del vissuto


consapevole; possono esserci illusioni, allucinazioni, idee
deliranti, inibizione catatonica o agitazione psicomotoria. Si
riconoscono le seguenti cause: patologie infettive con
iperpiressia, ipoglicemia, intossicazione di CO, vasculopatie
cerebrali, epilessia temporale, psiconevrosi isterica, sindrome di
Ganser,
grandi
eventi
emotivi
(catastrofi
naturali,
bombardamenti).
In genere la durata del disturbo consiste in minuti o giorni,
raramente settimane, e la fine generalmente brusca; segue
amnesia dellepisodio oppure amnesia anterograda tardiva.
Nelle alterazioni oniriche della coscienza (alterazioni del
controllo cosciente), la capacit strutturante della coscienza
viene meno. Le eziologie riconosciute sono: stati di
intossicazione/astinenza
(benzodiazepine,
neurolettici,
antidepressivi, litio), meningiti ed encefaliti, encefalopatie
metaboliche, tumori endocranici, sclerosi multipla.
Se ne distinguono diverse forme:
1) Lo stato crepuscolare disorientato (crepuscolo onirico)
caratterizzato
da restringimento del campo di coscienza,
disorientamento spazio-temporale, processi ideativi frammentati
e abnormemente strutturati. Il paziente non distingue tra sogno e
realt, gli oggetti dellimmaginario si confondono con il mondo
esterno; possono essere presenti illusioni, allucinazioni, deliri.
2) Lo stato confusionale (amenza) il grado di massima
disorganizzazione
dellattivit
psichica,
che
include
disorientamento
spazio-temporale,
disturbi
mnesici,
illusioni/allucinazioni, alterazione della forma del pensiero (fuga
delle idee, incoerenza, ecc.), possibile agitazione psicomotoria
con sintomi somatici (sudorazione, ipertermia, ecc.).
3) Lo stato onoroide implica orientamento conservato,
allucinazioni visive, produttivit delirante fantastica. Il paziente
appare come in un sogno, e vi partecipa attivamente con gesti,
grida, ecc.

2.1.1.2
Disturbi della coscienza dellIo
(depersonalizzazione)
Rientrano in questo ambito tutte le esperienze di distacco ed
estraneit, vissute dal soggetto, nei confronti della propria
interiorit psichica, del proprio corpo, del mondo esterno, come
se si incrinasse la naturale articolazione dellIo verso questi tre

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poli. A seconda che il soggetto avverta come estraneo il suo Io


psichico, il suo corpo o il mondo esterno, si parla rispettivamente
di:
1) Depersonalizzazione autopsichica: alcuni aspetti della
propria vita psichica evocano estraneit (es. sentimento della
perdita del sentimento: depersonalizzazione affettiva nella
depressione).
2) Depersonalizzazione somatopsichica: esperienza di
estraneit del proprio corpo o di parti di esso (es. delirio
nichilistico).
3)
Depersonalizzazione allopsichica: detta anche
derealizzazione; il paziente percepisce lambiente come
estraneo, non familiare, irreale, e lo descrive usando laccezione
come se.
4) Disturbi dei confini dellIo: disturbi della coscienza della
delimitazione; il paziente pu attribuire i propri stati danimo o
pensieri allinfluenza altrui (es. furto del pensiero nel paziente
psicotico).

2.2 LATTENZIONE
Lattenzione la funzione psichica che consente di
focalizzare e dirigere la coscienza su specifici contenuti di cui si
fa esperienza. La distrazione, daltra parte, il venir meno delle
capacit di orientamento selettivo dovuto a stimoli di poco conto.
Lattenzione viene classicamente suddivisa in:
1) Attenzione dispersa: fluttuazione da un oggetto allaltro
senza concentrarsi in modo particolare su uno di essi.
2) Attenzione concentrata: concentrazione delle funzioni
psichiche su un particolare contenuto di coscienza, che tende ad
escludere gli altri come se per questi si determinasse un
innalzamento della soglia. distinta in spontanea (passiva), se
lattenzione viene attratta da particolari oggetti per la propria
qualit, e volontaria (conativa), se deliberatamente si focalizza
su oggetti particolari in seguito ad uno sforzo attivo.
3) Attenzione aspettante: concentrazione su un fatto che
non ancora oggetto della nostra esperienza cosciente (ansia
anticipatoria nel paziente fobico).

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2.2.1I

DISTURBI DELLATTENZIONE

Tra le anomalie per difetto di attenzione si distinguono


lipopressia e liperprosessia.
Ipopressia (disattenzione): riduzione delle capacit
attentive in tutte le condizioni di ridotta vigilanza, negli stati
depressivi o maniacali, negli stati confusionali o amenziali.
Iperprosessia (aumento dellattenzione): si rileva negli
stati di intossicazione da allucinogeni (LSD), nelle fobie, nel
disturbo ossessivo-compulsivo; nella mania, in particolare, si
osserva un aumento dellattenzione spontanea (lattenzione
fluttua da un oggetto allaltro), ma una diminuzione
dellattenzione conativa (il paziente non riesce a polarizzare in
modo continuativo lattenzione su un oggetto, ma viene
continuamente sollecitato).

2.3 LA MEMORIA
La memoria la funzione psichica attraverso la quale
informazioni immagazzinate nel cervello vengono richiamate alla
coscienza.
Nel processo
fondamentali:

mnesico

si

distinguono

due

momenti

a) la fissazione la registrazione e conservazione di tracce


stabili.
b) la rievocazione la riconduzione alla coscienza di tracce
mnesiche precedentemente fissate.
La memoria viene distinta in due categorie diverse, cui
sovrintendono circuiti neuronali specifici:
1) La memoria procedurale o implicita consiste
nellapprendimento di regole o procedure per lesecuzione di
compiti che richiedono abilit e che variano a seconda delle
abitudini (es. guidare); automatica, non consapevole. Tale
memoria viene garantita da meccanismi di plasticit neuronali
nei circuiti dei gangli della base.
2) La memoria dichiarativa o esplicita quella cui
comunemente ci si riferisce, che consiste nella ritenzione e
rievocazione di nozioni apprese (conoscenze scolastiche,
esperienze collocate in contesti spazio temporali, ecc.);
regolata del circuito ippocampo-mammillo-talamico di Papez.

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2.3.1 I
2.3.1.1

DISTURBI DELLA MEMORIA (DISMNESIE)

Disturbi quantitativi della memoria (amnesie)

Si definisce amnesia lincapacit totale o parziale di


ricordare esperienze passate; pu essere circoscritta ad un breve
periodo passato (amnesia lacunare), riguardante eventi che sono
seguiti (amnesia anterograda) o che hanno preceduto (amnesia
retrograda) un determinato evento.
Il deficit mnesico pu essere sistematizzato o elettivo a
seconda del tipo di tema interessato. Le cause possono essere
organiche (trauma cerebrale, vasculopatia cerebrale, demenze,
ecc.) o psichiche (disturbi dissociativi, deficit di memoria
nellambito della pseudodemenza nella depressione, ecc.).

2.3.1.2

Disturbi qualitativi della memoria (paramnesie)

Le pseudomnesie (allucinazioni della memoria) sono falsi


ricordi che vengono vissuti come riferiti a eventi realmente
esperiti nel passato. Si distinguono in falsi ricordi, detti anche
errori fantasia-realt (vi rientra la confabulazione: falsi ricordi
fantastici, in genere psico-organici, suggestionabilit, amnesia
lacunare ed anterograda) e falsi riconoscimenti, detti anche errori
presente-passato o paramnesie associative reduplicanti.
Tra i falsi riconoscimenti mnesici rientrano:
- Dj vu (gi visto): il soggetto ritiene di avere gi visto
oggetti o luoghi in realt mai percepiti in precedenza e prova nei
loro confronti sentimenti di familiarit. un fenomeno normale,
ma pu riscontrarsi anche nella schizofrenia e nellepilessia
temporale.
- Dj vecu (gi vissuto): si riferisce a situazioni o
circostanze mai esperite in precedenza.
- Dj entendu (gi udito): si riferisce a esperienze mai udite
in precedenza.

2.4 IL PENSIERO
quella attivit operativa della psiche che attraverso i
processi di associazione, correlazione, integrazione, astrazione e
simbolizzazione, permette la valutazione della realt e la
formulazione di giudizi su di essa. Lideazione soggetta alle
leggi del ragionamento e della critica. Il ragionamento
unattivit che collega le idee secondo determinate strutture
logiche: la deduzione (da unidea generale si giunge ad una
15

particolare) e linduzione (da fatti particolari si giunge ad unidea


generale). La critica permette di distinguere allinterno del
ragionamento a struttura logica il vero dal falso, il reale
dallirreale. Quando parliamo di logica intendiamo quella
aristotelica, quella cio discriminativa-relazionale, che secondo i
principi aristotelici fa distinzione fra le cose e le mette poi in
relazione fra loro (es. principio di non contraddizione).
Esiste anche un altro modo di significazione della realt, che
quello delle emozioni, dellimmaginazione, della fantasia. Il
pensiero umano in questi campi si struttura anche secondo la
logica non aristotelica, ovvero quella affettiva, quella che Matte
Blanco chiama simmetrico-affettiva; questa, a differenza della
prima, accomuna tutte le cose trattandole come identiche, e si
struttura secondo i propri distinti principi (spostamento,
condensazione, assenza di negazione, assenza di ordine
temporale).
Il pensiero comprende una forma (linsieme dei principi che
presiedono alla strutturazione del pensiero) ed un contenuto (i
singoli temi ideativi).

2.4.1DISTURBI

DELLA FORMA DEL PENSIERO

Sono disturbi della strutturazione del pensiero, della


relazione fra le idee; si accompagnano a speculari alterazioni
delleloquio, funzione che permette al clinico di obiettivare la
forma del pensiero.
Accelerazione ideica: il pensiero si presenta ricco di idee
ma labile, incapace cio di fissarsi su specifici contenuti, che si
susseguono fra loro con velocit e mutevolezza, spesso secondo
semplici associazioni fonetiche. Leloquio logorroico, cio fluido,
scorrevole, abbondante e irrefrenabile. Il grado maggiore viene
detto fuga delle idee e lestremo fuga delle idee con mutismo
(mutismo paradosso). Lo si trova negli stati di eccitamento in
particolare maniacale, ma una semplice accelerazione ideica la si
ritrova negli stati di ebbrezza o sotto leffetto di sostanze
psicostimolanti.
Rallentamento e inibizione del pensiero: il pensiero si
presenta povero di contenuti, con una lenta associazione e
stentata elaborazione; leloquio lento, faticoso, spesso
presente una latenza alle risposte (aumento della normale pausa
tra la domanda posta al paziente ed una sua risposta); tale
disturbo spesso si associa a inespressivit mimica del viso, o ad
uno stato di rallentamento motorio (arresto psicomotorio). Lo si

16

ritrova negli stati depressivi, ma anche nella variante catatonica


della schizofrenia e negli stati psicoorganici.
Circostanzialit: leloquio ricco di dettagli spesso
irrilevanti e futili, che offuscano lelemento essenziale del
discorso. Lo si trova negli stati di eccitamento sia maniacale che
psicotico.
Tangenzialit:
desiderato.

il

pensiero

non

giunge

mai

al

punto

Pensiero dissociato: caratterizzato dal venir meno dei


comuni nessi associativi fra le idee; appare illogico, bizzarro;
tipico della schizofrenia; leloquio appare sconclusionato, non
comprensibile perch privo di conclusioni attinenti alle premesse,
pur rimanendo intatta la sintassi (insalata di parole). Si
distinguono:
fusioni
(concetti
originali
derivati
dalla
condensazione di due o pi idee eterogenee), iperinclusioni
(inserimento di concetti non appropriato), deragliamenti
(deviazioni del corso del pensiero da un tema allaltro senza
rapporti), intoppi, blocchi (interruzione temporanea del corso del
pensiero), neologismi (parole nuove inventate dal paziente).
Pensiero anancastico o ossessivo (in latino obsidere =
assediare): unossessione un contenuto di coscienza non
intenzionale, che provoca angoscia per la difficolt di liberarsene,
caratterizzato da cinque elementi costitutivi:
1) Psichismo parassita: unidea, unimmagine, un suono,
intrude persistentemente nelle catene associative del soggetto.
2) Rimuginazione: una sottoclasse della categoria della
riflessione. un ritornare alla mente di qualcosa ripetutamente,
in modo inconcludente, a differenza della riflessione.
Nellossessione la ripetizione coatta, cio non volontaria ed
egodistonica.
3) Egodistonia: estraneit rispetto al proprio patrimonio
ideo-affettivo, motivo di ansia.
4) Psichismo di difesa: lossessione combattuta dal
soggetto che cerca in ogni modo di scacciarla dalla propria
mente con pensieri o azioni.
Lossessione va distinta dallidea prevalente che ha invece
caratteri di egosintonia ed quindi comprensibile nella propria
derivabilit dal patrimonio ideo-affettivo del paziente.

17

2.4.2DISTURBI

DEL CONTENUTO DEL PENSIERO

Il delirio un giudizio errato ed abnorme della realt


sostenuto da un immediato e forte sentimento di certezza e
acriticit; non modificabile dallesperienza del soggetto o dai
tentativi di persuasione o confutazione da parte altrui.
In realt, dunque, non tanto il contenuto del delirio a
definirlo tale, quanto piuttosto il modo acritico di sostenere lidea
stessa (convincimento acritico).
Secondo linterpretazione psicoanalitica di Freud, il delirio
deriva da una perdita del rapporto con la realt, fonte di
intollerabili frustrazioni per il soggetto, il quale dunque tenta di
ricostruire una nuova realt, quella del delirio stesso, attraverso i
meccanismi di difesa della negazione e della proiezione.
Ogni delirio ha una propria forma e un proprio contenuto.
Per quanto riguarda la forma si distinguono: 1)
interpretazione delirante: attribuzione di abnormi significati ad
un avvenimento percepito realmente; 2) intuizione delirante:
improvvisamente, sotto forma di intuizione, senza la mediazione
del ragionamento, si presenta nella coscienza del soggetto
unidea sostenuta in modo delirante; 3) percezione delirante: il
soggetto attribuisce un significato erroneo ad una percezione
reale; in genere tale significato ha carattere di autoriferimento e
di rivelazione di un potere superiore (es. la sedia che vedo il
segno che Dio scende sulla terra). I deliri possono essere inoltre
lucidi o confusi, a seconda dello stato di coscienza del soggetto;
secondari (deliroidi) o primari, a seconda della presenza o meno
di una derivabilit sul piano affettivo (es. delirio di rovina nel
paziente depresso = deliroide); sistematizzati o non
sistematizzati, a seconda che le idee deliranti abbiano un filo
conduttore o meno.
Il contenuto del delirio comprende temi di persecuzione
(riferimento, nocumento, influenzamento, passivit, controllo,
furto del pensiero, trasmissione del pensiero, inserzione del
pensiero, veneficio, querela), di trasformazione (palignostico,
metempsicosico, zooantropico, nichilistico), mistici, depressivi (di
colpa, ipocondriaco, di rovina, nichilistico), di grandezza
(ambizioso, erotomanico, genealogico, inventorio, enormit), di
gelosia.

2.5 LA PERCEZIONE
Se la sensazione un processo psichico elementare non
elaborato, prodotto dallinterazione fra stimolazioni del mondo
18

esterno e organi di senso specifici, la percezione quellattivit


psichica complessa, conoscitiva della realt, che integra le
sensazioni attuali a livello cosciente, svolgendo dunque una
funzione recettiva e costruttiva insieme.
La funzione percettiva si avvale dunque di due momenti: il
momento neurofisiologico corrisponde alla sensazione, quello
psicologico costituito dalla elaborazione soggettiva che mette
in campo altre funzioni psichiche, come la memoria, la
rappresentazione, lattenzione, laffettivit. Questi due momenti
insieme realizzano loggettivazione soggettiva della realt.

2.5.1I

DISTURBI DELLA PERCEZIONE

Tra i disturbi
particolare:

dellattivit

percettiva

si riscontrano

in

1) Alterazioni qualitative: alterazioni del colore, del volume,


o della collocazione spaziale del percetto.
2) Alterazioni di intensit:
ipoestesia (isteria, depressione).

iperestesia

(ansia,

mania),

3) Alterazioni dei caratteri: comprendono alterazioni delle


qualit accessorie di un percetto come la familiarit o lirrealt; vi
rientrano i disturbi di derealizzazione e depersonalizzazione.
4) Dissociazione delle percezioni: impossibilit di fondere in
ununica percezione un insieme di due percezioni derivate da
diversi canali sensoriali (es. la voce e il volto di chi parla).
5) Falsamento della percezione: sotto questa classe di
disturbi rientrano fenomeni noti come illusioni, allucinazioni e
simili.
Lillusione la percezione di un oggetto reale, ma
erroneamente interpretato. Le illusioni possono essere da
disattenzione
(il
richiamo
dellattenzione
ridefinisce
correttamente
la
percezione),
affettive,
o
pareidolie
(elaborazione costruttivo-fantastica di stimoli indefiniti in oggetti
definiti).
Esse
non
rivestono
significato
patologico.
Lallucinazione invece una percezione falsa, in assenza di
stimolo sensoriale, tuttavia vissuta come reale dal soggetto,
dunque con i caratteri di obiettivit, proiezione spaziale,
pregnanza sensoriale, indipendenza dalla volont, corporeit. A
seconda del campo sensoriale interessato si distinguono:
allucinazioni visive (autoscopica, dismorfica, megalopsica,
extracampale, grafica), uditive (voci antagoniste, parafasiche,
teleologiche, imperative, eco del pensiero), olfattive, gustative,
19

somatiche (aptica, del senso muscolare, cenestesica). A seconda


del carattere si distinguono in: elementari (vaghe), complesse
(ben
distinte),
combinate
(se
vengono
coinvolti
contemporaneamente pi canali sensoriali), funzionali (un
percetto reale stimola un percetto allucinatorio nello stesso
campo sensoriale), riflesse (un percetto reale stimola un percetto
allucinatorio in un diverso campo sensoriale). La pseudoallucinazione (o allucinazione psichica) la percezione mentale
di una voce o di unimmagine dentro il proprio spazio mentale,
priva dei caratteri di corporeit, proiezione spaziale, che sono
tipici delle vere allucinazioni. Sono molto frequenti nella
schizofrenia. Le allucinosi sono allucinazioni a sensorio integro e
criticate dal soggetto; in senso semeiologico intendiamo per
allucinosi le allucinazioni ad insorgenza acuta per lo pi visive
criticate dal soggetto, con causa organica; in senso sindromico
intendiamo uno stato delirante allucinatorio su base organica
(allucinosi alcolica da astensione, senza alterazione dello stato di
coscienza).

2.6 LAFFETTIVIT
La sfera affettiva dello psichismo comprende le esperienze
psichiche strettamente aderenti alla soggettivit, che si
connotano secondo la polarit antitetica piacere-dispiacere;
inoltre per affettivit si intende anche il modo di esprimere il
proprio umore attraverso la postura, lespressione mimica del
viso, la gestualit, latteggiamento, permettendo da parte del
clinico una obiettivazione dellumore del soggetto.
Lumore o Stimmung o stato danimo un vissuto
complesso di entit fenomeniche distinte ma indipendenti, che
d un significato globale alle varie funzioni psichiche evocate in
quel momento. Per esempio, un umore allegro struttura
piacevolmente i ricordi, le percezioni, la psicomotricit, le
emozioni. Lumore fisiologico varia, flessibile, reagendo in
modo equilibrato e congruo a stimoli dellambiente di carattere
somatico o psicologico. Lumore patologico invece, tipicamente,
non corrisponde al variare delle circostanze.
La sensazione un fenomeno che riconosciamo attraverso
la nostra esperienza.
I sentimenti sono lespressione unitaria delle sensazioni.
Le emozioni costituiscono una complessa manifestazione
psicosomatica in cui si trovano sempre, in modo pi o meno
evidente, manifestazioni corporee e manifestazioni psichiche (es.
ira, paura, piacere, dolore); i processi di pensiero sottostanti sono

20

sempre strutture bilogiche (logica simmetrico-affettiva, secondo


Matte Blanco)
Lumore depresso un abbassamento del tono dellumore
che si manifesta con sentimenti di tristezza, pessimismo, dolore,
disperazione. Nelle forme pi gravi vi anche un coinvolgimento
somatico, con senso di malessere diffuso, facile affaticabilit,
alterazioni del ritmo sonno-veglia e dellappetito. Lideazione
stentata, povera di contenuti che possono talvolta assumere
carattere delirante (deliroidi). I movimenti volontari possono farsi
lenti e stentati fino ad arrivare ad una condizione di arresto
psicomotorio. La tristezza della depressione endogena viene
definita vitale, perch incide sulla spinta vitale del soggetto.
La disforia un umore misto e rapidamente alternante tra
tristezza, ansia, irritabilit.
Lumore ipertimico un innalzamento del tono dellumore
che va da una semplice euforia ad una vera esaltazione. I
sentimenti hanno una tonalit di piacere, potenza, forza,
benessere; pu esserci unaccelerazione ideica con conseguente
eloquio logorroico e possibile eccitazione psicomotoria.
La labilit affettiva una marcata instabilit del tono
dellumore, che passa rapidamente dalla gioia alla tristezza in
risposta a stimoli inadeguati. Si nota nelle personalit immature,
in certi stadi della crescita normale, o nella sofferenze organiche
cerebrali (es. riso e pianto spastico).
La dissociazione affettiva la discordanza tra affettivit e
situazione; nella schizofrenia raggiunge il grado estremo
(paramimia).
Lambivalenza affettiva la coesistenza di sentimenti
opposti nei confronti di uno stesso stimolo, che pu essere una
persona, cosa o situazione. Nella normalit tutto si combina in
una risultante di sentimenti; nella schizofrenia invece questi
convivono simultaneamente.
Il sentimento della perdita del sentimento un
sentimento doloroso tipico del depresso, che non riesce pi a
provare sentimenti verso persone, cose o situazioni.
Labulia limpossibilit di compiere uniniziativa, per
incapacit di provare motivazione, idea di fare, progetto.
Lapatia limpossibilit di portare a termine unattivit gi
precedentemente programmata e voluta, per mancanza di
risposta emotivo-sentimentale.
21

Lanedonia
qualunque attivit.

limpossibilit

di

provare

piacere

per

La paura unemozione primordiale reattiva alla percezione


di uno stimolo identificato come pericolo.
La fobia una paura irrazionale che va dal raccapriccio alla
ripugnanza, al terrore, fino allorrore che determina esitamento
conscio delloggetto e ansia alla presenza delloggetto stesso. Il
paziente fobico ha per definizione coscienza, ma non
consapevolezza di malattia.
Lansia uno stato danimo complesso di attesa di un
pericolo futuro che non si riesce ad identificare, a differenza della
paura, percepito dal paziente come minaccia nei confronti della
propria identit. Lansia normale mette in moto un meccanismo
di difesa dal pericolo tramite un aumento della vigilanza.
Fenomenologia dellansia: i sintomi ansiosi consistono in
iperattivit disfunzionale neurovegetativa, sintomi psichici
(derealizzazioni, dismnesie, alterazioni attentive, ecc.), sintomi
comportamentali (irrequietezza, condotte di esitamento, ecc.).
Lansia patologica invece inappropriata nei confronti dello
stimolo.
Il panico una particolare forma di ansia che reazione di
fronte ad un pericolo che viene vissuto come minaccia
catastrofica. Si concretizza sotto forma di episodi dansia discreti
detti attacchi di panico.
Il modello eziopatogenetico del panico prevede una causa
biologica (riduzione del tono serotoninergico e conseguente
aumento del tono noradrenergico) ed una causa psicodinamica
(attaccamento infantile patologico).

2.7 LINTELLIGENZA
labilit di utilizzare in modo adeguato allo scopo tutte le
funzioni del pensiero necessarie a riconoscere, impostare e
risolvere adeguatamente nuovi problemi.

2.7.1I

DISTURBI DELLINTELLIGENZA

Tra le sindromi da deficit di intelligenza si annoverano


oligofrenie, demenze e regressioni mentali infanto-giovanili
Oligofrenie (frenastenie o insufficienze mentali): mancato
sviluppo delle capacit intellettive per cause organiche che

22

hanno agito in epoche dello sviluppo prima che questo si sia


ultimato (epoca prenatale, natale o postnatale).
Le demenze sono disturbi globali e progressivi delle
capacit intellettive, sempre riferibili a cause organiche (si parla
di pseudodemenza per indicare una condizione di deficit globale
delle funzioni cognitive conseguente ad uno stato depressivo, e
regredibile con la remissione della sintomatologia principale).
Le regressioni mentali infanto-giovanili sono sindromi
da deficit intellettivo, occorso in infanzia o prima adolescenza.

2.8 LA VOLONT
un atto decisionale tramite cui luomo pu orientare le
proprie scelte ad uno scopo.
I disturbi della volont comprendono labulia (gi
precedentemente affrontata) ed in senso opposto limpulsivit
discontrollata, bisogno irrefrenabile di eseguire un atto in
genere pericoloso per s o per gli altri. Lesecuzione di un
impulso preceduta da un periodo di tensione ed seguita da
distensione e piacere. Le cause possono essere organiche
(epilessia, sindromi post-encefalite, oligofrenie), psicogene (es.
perversioni sessuali). Rientrano nei disturbi da impulsivit
incontrollata la dipsomania, cleptomania, tricotillomania.

2.9 LA PSICOMOTRICIT
Consiste nellinsieme delle caratteristiche qualitative e
quantitative dellattivit motoria.

2.9.1I

DISTURBI DELLA PSICOMOTRICIT

Aumento dellattivit motoria: pu essere una


irrequietezza come nelleccitamento psicomotorio, inconcludente
come nelle oligofrenie, fino ad assumere la caratteristica di
scarica di furore con crisi pantoclastica della schizofrenia
catatonica o nelleccitamento maniacale.
Rallentamento motorio: leloquio, la mimica, la gestualit
sono lenti e difficoltosi.
Catatonia: con questo termine si intende qualunque
disturbo psicomotorio non organico, a coscienza lucida.
Comprende dunque diversi sottotipi di anomalie motorie:
1) Catalessia: immobilit costante con ipertono plastico.

23

2) Stupor
allimmobilit.

catatonico:

attivit

motoria

rallentata

fino

3) Flessibilit cerea: mantenimento da parte del paziente di


posizioni imposte dai movimenti messi in atto dallesaminatore.
4) Rigidit catatonica: mantenimento di una posizione rigida
contro ogni tentativo di modifica.
5) Negativismo: resistenza ad ogni istruzione. Pu essere
attivo se il soggetto fa il contrario di quello che invitato a fare,
o passivo se rimane inerte.
6) Automatismo a comando: ripetizione di movimenti,
parole, mimiche dellesaminatore senza che sia volontario
(ecolalia, ecomimia, ecoprassia, ecografia).
7) Eccitamento
afinalistica.

catatonico:

attivit

motoria

agitata

8) Stereotipie: ripetizione involontaria e afinalistica di


mimiche
(palilalia),
espressioni
verbali
(verbigerazione),
atteggiamenti o posture.
9) Manierismo: espressione mimica o gestualit adeguata
alla circostanza, ma goffa e caricaturale.

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