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EMOZIONI

LA TEORIA CENTRALE DELLE EMOZIONI FU


ELABORATA DA:
A) C. Darwin
B) Goleman
C) Shaver
D) Gardner
E) Cannon-Bard

Secondo la teoria periferica di James e Lange (1884),


l’esperienza emozionale soggettiva viene percepita alla
fine di un processo che si svolge nel corpo: si chiama
periferica perchè prima di provare l’emozione deve
accadere qualcosa nel corpo, mentre l’emozione è la
sensazione percettiva soggettiva di quello che accade.
Ad esempio, vedendo un automobile avvicinarsi
mentre attraversiamo la strada si attiva uno stimolo
emotigeno (che provoca un’emozione): nel nostro
corpo avvengono mutamenti fisiologici, dovuti a
risposte espressive e comportamentali, ma solo alla
fine di questi mutamenti sentiamo la sensazione
oggettiva, cioè la percezione soggettiva di tutti i
movimenti che sono avvenuti nel nostro corpo, in
questo caso soggettivamente percepiamo paura.
James e Lange propongono perciò che l’emozione sia
biologicamente radicata nel corpo, soprattutto nei
muscoli viscerali. Con le celebri parole: «non
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tremiamo perché abbiamo paura, ma abbiamo paura
perché tremiamo», ribaltando il senso comune, James
sostiene che non piangiamo perchè siamo tristi ma la
tristezza è il nome che diamo alle modificazioni che
avvertiamo, pianto incluso.
L’emozione sarebbe dunque determinata a livello
cosciente dalla percezione delle risposte
dell’organismo agli stimoli che causano la paura, la
rabbia, la tristezza o la gioia (per es., in seguito a uno
stimolo terrificante, si verifica una reazione di fuga e
le sensazioni somatiche relative alla corsa, insieme con
le sensazioni delle risposte viscerali indotte dal sistema
autonomo, determinano il senso di paura);
riusciremmo a provare un’emozione in assenza dei
correlati fisiologici a cui siamo abituati, come il battito
cardiaco accelerato o la contrazione addominale?
Questa teoria venne testata sperimentalmente e le
furono mosse diverse critiche a partire
dall’osservazione che, ad esempio, l’assenza di
comunicazione tra visceri e sistema nervoso non ha
effetto sulla reazione emotiva, e che medesimi
cambiamenti fisiologici che si hanno in un’emozione si
attivano anche in altre situazioni prive di colorazione
emotiva (ad es. la tachicardia dopo una una corsa); e
infine che i visceri hanno una sensibilità troppo
scarsa, una motilità indifferenziata, una risposta
troppo lenta per giustificare la rapidità di insorgenza
della percezione emotiva.

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Cannon e Bard (1927) proposero invece
una teoria cosiddetta centrale: secondo questa teoria,
lo stimolo emotigeno scatena una immediata risposta
emozionale soggettiva a mediazione cerebrale. La
stimolazione di specifici centri nervosi darebbe luogo
contemporaneamente alla sensazione soggettiva,
all’attivazione del sistema nervoso autonomo e alle
manifestazioni espressivo-comportamentali.
Secondo questa teoria, l’emozione non si verifica a
livello viscerale ma cerebrale nei circuiti del
paleoencefalo (in particolare il Talamo e l’Ipotalamo,
aree del sistema nervoso centrale che si trovano al di
sotto della corteccia e che ricevono ed organizzano
input esterni e interni), che attiverebbero le funzioni
corticali e, in un secondo tempo, viscerali. In questa
teoria, quindi, il flusso degli eventi procede
dall’evento emotigeno al Sistema Nervoso (nelle zone
del Talamo e dell’Ipotalamo) e da questo
simultaneamente sia ai visceri che alle aree corticali
per l’elaborazione cognitiva dell’evento stesso.
Cannon studiò in particolare la reazione di
“emergenza”, evidenziando l’azione dell’arousal
simpatico, cioè l’insieme delle risposte
neurofisiologiche che compaiono simultaneamente
all’emozione: accelerazione del battito cardiaco e
della respirazione, sudorazione, vasocostrizione
gastroenterica e cutanea, incremento valori glicemici,
diminuzione salivazione, dilatazione pupilla e
piloerezione.
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Nonostante le critiche mosse ad entrambe le teorie, gli
studiosi hanno in seguito convenuto che sia la teoria
centrale che quella periferica cogliessero aspetti
importanti dell’esperienza emotiva.

LA STUDIOSA MAGDA ARNOLD,


RELATIVAMENTE ALLE EMOZIONI, HA
ELABORATO
A — la teoria fattoriale
B — il metodo differenziale
C — la teoria periferica
D — il sistema centrale delle emozioni
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E — la teoria della valutazione cognitiva
Magda Blondiau Arnold era una psicologa. La prima
teorica contemporanea a sviluppare la teoria della
valutazione delle emozioni, che si allontanò dalle
teorie del "sentire" e delle teorie "comportamentiste"
verso l'approccio cognitivo.

LA NATURA NEUROBIOLOGICA DELLE


EMOZIONI È STATA TRATTATA NEL TESTO IL
CERVELLO EMOTIVO
A — da Edoardo Boncinelli

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B — da Andrew Koob
C — da Dale Purves
D — da Alberto Zani
E — da Joseph LeDoux
Joseph LeDoux è un neuroscienziato statunitense.
LeDoux è direttore del Center for the Neuroscience of
Fear and Anxiety di New York e i suoi studi hanno
riguardato per un verso il funzionamento del sistema
limbico in relazione agli stati emozionali e per un altro
i modi in cui si esprime la personalità umana.

CHARLES DARWIN

Charles Darwin, ideatore della teoria dell’evoluzione, ha


approfondito le sue intuizioni sull’origine delle
specie nel trattato L’espressione delle emozioni nell’uomo e
negli animali, sostenendo nel 1872 che le espressioni
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facciali hanno la ragione evoluzionistica di aiutare gli altri
ad adattarsi all’ambiente. Per esempio, accorgendosi di una
minaccia è importante trasmetterla immediatamente
attraverso le espressioni agli altri membri del gruppo. Lo
psicologo americano Paul Ekman ha approfondito le
osservazioni di Darwin studiando culture primitive come gli
indigeni della Nuova Guinea e culture moderne come
quelle occidentali, scoprendo che le espressioni di rabbia,
disgusto, felicità, tristezza, paura e sorpresa sono identiche.
Sono modi di reagire scritti nel più profondo codice
comune dell’umanità. Ancor più di recente, uno studio di
psicologia cognitiva della Ohio State University e
pubblicato su Proceedings of National Sciences ha
affermato che il volto umano può comunicare ben 21 stati
d’animo diversi, precisamente identificabili dai software.

DARWIN HA INDIVIDUATO DUE FUNZIONI


FONDAMENTALI DELLE EMOZIONI, CHE SONO:

1. Preparare l’individuo all’azione e all’adattamento e


a comunicare agli altri individui informazioni sul
proprio stato interno
2. Consentire all’ individuo di scaricare la tensione e
migliorare i rapporti con gli altri

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3. Comunicare informazioni su situazioni di pericolo e
intimidire i potenziali nemici
4. Condividere informazioni sul proprio stato e
contribuire a definire il comportamento sociale più
adeguato
5. Consentire la riorganizzazione della propria psiche ed
esprimere i propri sentimenti

UMBERTO GALIMBERTI

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Umberto Galimberti (Monza, 2 maggio 1942) è
un filosofo e accademico italiano, nonché giornalista
de La Repubblica.
Oltre ad aver rivisitato e reinterpretato, in maniera
originale e con taglio interdisciplinare, autori, momenti
e aspetti del pensiero filosofico e della cultura in
generale, il suo maggior contributo riguarda lo studio
del pensiero simbolico inteso come la base primeva e
più autentica della psiche umana, a cui seguirà poi
quello logico-metafisico e razionale

“L’educazione emotiva – ha fatto notare Galimberti – è ciò


che più scarseggia nel sistema scolastico italiano, quando
un ragazzo rimane impantanato nello stadio pulsionale il
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rischio è che sviluppi forme di violenza e bullismo, perché
la pulsione non si esprime in parole, ma solo in gesti e
azioni“.
Secondo il Professore, per contribuire a rimediare a queste
carenze, sarebbe opportuno evitare le classi pollaio e
addirittura limitare “il numero di alunni per classe, fino
a un massimo di quindici studenti; ma soprattutto ci
vorrebbe una formazione specifica per i professori, che
dovrebbero essere scelti anche in base a criteri emotivi e
non solo conoscitivi. Se una persona non è empatica e
coinvolgente non può fare il professore, è qualcosa che
non si può imparare“.
L'educazione emotiva. (UMBERTO GALIMBERTI)
Per avviarci lungo questo sentiero dobbiamo innanzitutto
renderci conto che l'emozione è essenzialmente relazione.
E dalla qualità delle nostre relazioni possiamo leggere il
grado della nostra intelligenza emotiva a cui la scuola
potrebbe dare un positivo contributo, introducendo quei
programmi di alfabetizzazione emotiva, come
opportunamente li chiama Daniel Goleman, in modo da
insegnare ai bambini, oltre alla matematica e alla lingua,
anche le capacità interpersonali essenziali, che hanno la
loro matrice in quei centri emozionali del cervello che sono
poi i più antichi, quelli che hanno consentito agli uomini di
dare avvio alla loro storia. Qui torna alla mente la tesi di
Eugenio Scalfari secondo il quale la morale è un istinto,
l'istinto di solidarietà che favorisce la conservazione della
specie, spesso in lotta con l'istinto di sopravvivenza
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individuale. Non furono pochi quelli che, dopo aver ornato
la morale dei più nobili paludamenti, storsero il naso di
fronte a questa riduzione della morale al regime
pulsionale. Ma Goleman ce ne dà conferma: Siccome
l'educazione delle emozioni ci porta a quell'empatia che è
la capacità di leggere le emozioni degli altri, e siccome
senza percezione delle esigenze e della disperazione altrui
non può esserci preoccupazione per gli altri, la radice
dell'altruismo sta nell'empatia, che si raggiunge con
quell'educazione emotiva che consente a ciascuno di
conseguire quegli atteggiamenti morali dei quali i nostri
tempi hanno grande bisogno: l'autocontrollo e la
compassione. Oggi l'educazione emotiva è lasciata al caso
e tutti gli studi e le statistiche concordano nel segnalare la
tendenza, nell'attuale generazione, ad avere un maggior
numero di problemi emotivi rispetto a quelle precedenti. E
questo perché oggi i giovanissimi sono più soli e più
depressi, più rabbiosi e ribelli, più nervosi e impulsivi, più
aggressivi e quindi impreparati alla vita, perché privi di
quegli strumenti emotivi indispensabili per dare avvio a
quei comportamenti quali l'autoconsapevolezza,
l'autocontrollo, l'empatia, senza i quali saranno sì capaci di
parlare, ma non di ascoltare, di risolvere i conflitti, di
cooperare. Ai professori che ogni giorno si apprestano a
dare giudizi sulle capacità intellettuali dei loro allievi un
invito a riflettere prima su quanta educazione emotiva
hanno distribuito, perché, a se stessi almeno, non possono
nascondere che l'intelligenza e l'apprendimento non
funzionano se non li alimenta il cuore. Se la scuola non è
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sempre all'altezza dell'educazione psicologica, che
prevede, oltre a una maturazione intellettuale, anche una
maturazione emotiva, l'ultima chance potrebbe offrirla la
società se i suoi valori non fossero solo business, successo,
denaro, immagine e tutela della privacy, ma anche qualche
straccio di solidarietà, relazione, comunicazione, aiuto
reciproco, che possano temperare il carattere asociale che,
nella nostra cultura, caratterizza sempre di più il nucleo
familiare.

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Quale delle seguenti è un'espressione adottata
da Umberto Galimberti?
A)  Educazione emotiva
B)  Educazione iper-razionalista
C)  Educazione razionale
D)  Educazione ermeneutica
E)  Educazione sapienziale

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LO PSICOLOGO STATUNITENSE WILLIAM
JAMES DEFINISCE L’EMOZIONE COME
A — la sensazione di affetto
B — una sensazione di carattere puramente mentale
C — la condivisione di sentimenti
D — la sensazione di modificazioni fisiologiche
E — la predisposizione altruistica
Negli anni 1884-1885, il più eminente psicologo americano,
William James, e uno psicologo danese, Carl Lange,
pubblicarono, indipendentemente l’uno dall’altro, una
teoria analoga dell’emozione. Lo scopo che entrambi si
proponevano era di sfidare quella che essi definivano
la teoria del senso comune, secondo la quale, quando a
qualcuno viene chiesto perché trema, di solito risponde:
"Perché ho paura", oppure, alla domanda perché piange,
replica: "Perché sono triste". Queste risposte implicano la
convinzione che prima vengono le sensazioni, le quali, a
loro volta, producono gli aspetti fisiologici ed espressivi
delle emozioni. Secondo James e Lange, bisogna
combattere la teoria del senso comune, dal momento che
non piangiamo perché siamo tristi, ma ci sentiamo tristi
perché piangiamo; non tremiamo perché siamo spaventati,
ma proviamo paura perché stiamo tremando. Il cuore non
batte più in fretta perché siamo arrabbiati, ma siamo in
collera perché il cuore batte più in fretta. Gli studi
successivi (Izard, 1979; Schwartz et al.,1976) hanno
sostenuto la tesi a proposito delle espressioni facciali: non
ridiamo perché siamo felici, ma proviamo una sensazione
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piacevole perché ridiamo. La teoria di James-Lange
sostiene che l’emozione è la sensazione di modificazioni
fisiologiche.

NELL’AMBITO DELLO SVILUPPO DELLE


COMPETENZE EMOTIVE ED INTERPERSONALI,
L’INSEGNANTE, UTILIZZANDO IL RACCONTO DI
STORIE PUÒ :
1.Agevolare il disegno libero negli alunni e
promuovere lo sviluppo collettivo
2.Nessuna delle altre alternative è corretta
3.Agevolare la capacità di ascolto negli alunni e
promuovere lo sviluppo sociale ed emozionale
4.Agevolare il gioco di aggregazione negli alunni e
promuovere lo sviluppo collettivo

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5.Agevolare la capacità di memorizzazione degli
alunni e promuovere lo sviluppo individuale

LA SPINTA A RICERCARE LE EMOZIONI


PIACEVOLI E AD EVITARE LE EMOZIONI
SPIACEVOLI PUÒ ESSERE IDENTIFICATA
A — nella neghittosità(ozioso)
B — nella carenza affettiva C — nella razionalità
D — nell’edonismo
E — nell’egoismo

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edonismo s. m. [der. del gr. ἡδονή «piacere»]. –
Concezione filosofica che riconosce come fine
dell'azione umana il piacere

SECONDO GLI STUDI SULLA COMUNICAZIONE,


IL 90% DI UN MESSAGGIO EMOTIVO VIENE
COMUNICATO ATTRAVERSO CANALI NON
VERBALI. TALI MESSAGGI VENGONO
RECEPITI:
1.A)  in modo inconscio, senza prestare attenzione
alla natura del messaggio stesso
2.B)  in modo inconscio, prestando attenzione alla
natura del messaggio stesso
3.C)  in modo conscio, senza prestare attenzione alla
natura del messaggio stesso
4.D)  in modo conscio, prestando attenzione alla
natura del messaggio stesso
5.E)  come disturbanti e per questo scartati dalla
mente del soggetto che recepisce il messaggio

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Le emozioni più frequentemente classificate come
fondamentali sono gioia, tristezza, paura, rabbia,
alle quali secondo alcuni studiosi si aggiungono
sorpresa, disprezzo, disgusto. Tra le emozioni
sociali le più assiduamente citate risultano vergogna,
senso di colpa, invidia, gelosia, imbarazzo.

INDICARE QUALE TRA LE SEGUENTI


ALTERNATIVE NON E’ UN CANALE COINVOLTO
NELLA COMUNICAZIONE NON VERBALE DEGLI
STATI EMOTIVI:

1. Lo sguardo
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2. I gesti e i movimenti corporei
3. Le espressioni del volto
4. I segnali verbali propriamente legati all’eloquio
5. Il contatto corporeo

QUAL È LA CORRETTA CLASSIFICAZIONE


DELLE EMOZIONI?
A) Combinate e scombinate
B) Primarie, comprimarie e terziarie
C) Emotive, complesse e cognitive
D) Primarie e secondarie
E) Primarie, complete e complesse

LE EMOZIONI PRIMARIE O DI BASE, SECONDO


UNA DEFINIZIONE DI ROBERT PLUTCHIK SONO
OTTO, DIVISE IN QUATTRO COPPIE:
 la rabbia e la paura.
 la tristezza e la gioia.
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 la sorpresa e l'attesa.
 il disgusto e l'accettazione.

LE EMOZIONI SECONDARIE:
1. A)  Sono riscontrabili identiche in qualsiasi
popolazione del mondo
2. B)  Sono innate
3. C)  Originano dalla combinazione delle emozioni
primarie e sono parte del corredo genetico della specie
4. D)  Sono innate e universali
5. E) Originano dalla combinazione delle emozioni
primarie e si sviluppano con la crescita dell’individuo e
con l’interazione sociale

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QUALE TRA LE SEGUENTI EMOZIONI NON È
UN’EMOZIONE COMPLESSA?
A) Sorpresa B) Speranza C) Gelosia D) Nostalgia
E) Vergogna

Gli studi più recenti sulle emozioni primarie e


secondarie sono quelli portati avanti dallo psicologo
cognitivo Michael Lewis. Egli sostiene l’importanza di
distinguere tra
 emozioni primarie, come gioia, tristezza, paura,
disgusto, interesse e rabbia 
 emozioni secondarie, come ad esempio vergogna,
invidia, colpa, orgoglio o rimpianto (e naturalmente molte
altre). 
Le emozioni secondarie sono più complesse poiché
implicano un riferimento a sé stessi e quindi possono
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essere sperimentate solo se è presente un certo livello
di introspezione o di autocoscienza: quella che inizia a
svilupparsi quando, appunto, il bambino inizia
a riconoscersi allo specchio, ad usare nel
linguaggio pronomi personali o a partecipare a giochi di
fantasia.
Un esempio è quello appunto della vergogna, una delle
emozioni più ampiamente studiate da Lewis (Il sé a
nudo: alle origini della vergogna, Giungi, 2001): per
provare vergogna il bambino deve avere sufficiente
consapevolezza di sé poiché è l’esposizione sociale e
la percezione di essere oggetto dello sguardo e del
giudizio altrui a far sentire il bambino in imbarazzo.
Da adulti, spiega Lewis, tendiamo spesso
a confondere questi due elementi pensando erroneamente
che quando ci sentiamo in imbarazzo questo sia indice
dell’aver commesso un errore e che questo inciderà
negativamente sul nostro valore come persone.

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CHE COSA SI INTENDE PER "EMOZIONI
SOCIALI"?
A)  Le emozioni fortemente legate al
contesto sociale quali vergogna, colpa e
imbarazzo
B)  Le emozioni che è ammesso mostrare in
una determinata cultura
C)  Le cinque emozioni principali: rabbia,
tristezza, gioia, disgusto e paura
D)  Emozioni generiche che variano da cultura
a cultura
E)  Nessuna delle altre alternative è corretta

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SU QUALE O QUALI CANALI DEL
COMPORTAMENTO NON VERBALE AGISCONO
MAGGIORMENTE L'INFLUENZA SOCIALE E LE
REGOLE DI ESIBIZIONE DELLE EMOZIONI?
1.A)  Sullo sguardo
2.B)  Sui gesti
3.C)  Sull'espressione facciale
4.D)  Sull'intonazione della voce
5.E)  Sui movimenti del corpo nello spazio

Quale di questi modelli di ambienti emotivi


genitoriali NON appartiene alla classificazione di
S. Tomkins?
1.A)  Autocosciente
2.B)  Intrusivo
3.C)  Monopolistico
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4.D)  Personalità emotivamente equilibrata del
genitore
5.E)  Emozione competitiva

Riguardo all’esposizione globale affettiva dei genitori,


a cui il bambino è sottoposto Tomkins individua
quattro modelli diversi emotivo-genitoriale:
1)Monopolistico, in cui l’esperienza è dominata da
una singola emozione con i genitori che
raramente esprimono emozioni verso di loro e con
il figlio
2)Intrusivo in cui compare l’ansia come effetto
dominante
3)Dell’emozione competitiva fra padre e madre, di
cui il figlio potrebbe risentire
4)Personalità emotivamente equilibrata del genitore in
cui padre e madre esibiscono una ricca emotività, che
portano i figli a vedere le cose sia razionalmente sia
emotivamente

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L’IMITAZIONE NON CONTROLLABILE DI STATI
D’ANIMO ALTRUI PUÒ ESSERE CONSIDERATA
UNA FORMA DI:
A — contagio emotivo
B — differenziazione tra il proprio vissuto e quello altrui
C — analfabetismo emotivo
D — oggettivazione empatica
E — consapevolezza emotiva

Che cos’è il contagio emotivo? Lo spiego con un


esempio. Siamo a tavola. Gaia, la figlia di poco più di
un anno e mezzo dei miei amici Mirko e Lilli, è nel
seggiolone, accanto a quello di Maria Lucia, la nostra
bambina della stessa età. All’improvviso, Gaia
esplode in un pianto a dirotto. Maria Lucia la guarda e
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un istante dopo la segue a ruota. Non solo. Prende un
pezzo di pizza che ha davanti e glielo porge, come
atto consolatorio, mentre entrambe si disperano
senza un motivo. Ecco, il contagio emotivo è questo:
un sentimento di altri che contagia noi, proprio come
se si trattasse di un virus sociale. Daniel Goleman,
ne L’intelligenza emotiva, lo definisce come uno
scambio emotivo, spesso impercettibile, in una
continua interazione reciproca di tipo sotterraneo.
Data la somiglianza con  il sentire ciò che gli altri
provano, alcuni studiosi (Bonino, Hatfield, Cacioppo,
Hoffman) hanno rilevato la frequente confusione tra
l’empatia ed il contagio emotivo. Ma, in realtà sono
vissuti separati e distinti.
Per questo Bonino precisa che per riconoscere un
reale  contagio emotivo occorre trovarsi davanti ad
una condivisione emotiva immediata, caratterizzata
da reazioni automatiche agli stimoli espressivi
manifestati da un’altra persona che vive l’emozione in
modo diretto. Durante il contagio emotivo, dunque,
non c’è né consapevolezza, né distinzione chiara tra
i vissuti delle persone che ne sono coinvolte.
La forma più elementare di contagio emotivo è quella
tipica dei primissimi anni di vita, in cui, appunto, ad
eccezione di un’innata predisposizione primitiva,
manca ogni consapevolezza. Il bambino, tuttavia,
riconosce immediatamente il vissuto emotivo
dell’altro, attraverso l’azzeramento delle distanze e la
totale condivisone delle sue emozioni. A scapito, però,
della totale perdita della differenziazione tra il proprio
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vissuto e quello altrui. Questa empatia primitiva gli
permette di sincronizzarsi in modo automatico e
involontario con le espressioni
 facciali,
 vocali,
 posturali
di un’altra persona e di convergere emotivamente
verso di essa

UNO STRUMENTO CHE FAVORISCE LO


SVILUPPO DI COMPETENZE EMOTIVE, IN
QUANTO PROMUOVE LE ABILITÀ DI ASCOLTO
E DI COMUNICAZIONE, STIMOLA LA
DISCUSSIONE IN GRUPPO E L’ATTIVITÀ DI
RIFLESSIONE. A QUALE DEI SEGUENTI
STRUMENTI EDUCATIVI CORRISPONDE
QUESTA DESCRIZIONE?
1. A)  Il gioco libero
2. B)  La psicomotricità
3. C)  Il canto

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4. D)  Il disegno
5. E)  La narrazione

QUALE CONCETTO, IN BASE ALLA TEORIA DI R.


D. LANE E G.E. SCHWARTZ RIGUARDA
L’ABILITÀ DI IDENTIFICARE E DESCRIVERE LE
PROPRIE EMOZIONI E QUELLO DELLE ALTRE
PERSONE, È VISTO COME UN DEFICIT NELLO
SVILUPPO DELLA CONSAPEVOLEZZA
EMOTIVA?

1. Depressione
2. Ansia
3. Mentalizzazione
4. Somatizzazione
5. Compensazione

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A QUALE PROCESSO/CAPACITÀ SI RIFERISCE L’
IDENTIFICAZIONE E LA DENOMINAZIONE
DELLE PROPRIE EMOZIONI, IL
RICONOSCIMENTO DELLE STESSE NEL TONO DI
VOCE, NELLA MIMICA, NEL LINGUAGGIO DEL
CORPO E, INFINE, NEL CAPIRE LE SITUAZIONI E
LE REAZIONI CHE PRODUCONO GLI STATI
EMOTIVI?
1. Inconscio emotivo
2. Emozionalità
3. Attaccamento affettivo
4. Alfabetizzazione emotiva
5. Intuizione

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QUALE PARTE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE GENERA
E REGOLA LE REAZIONI EMOTIVE?
1. A)  La parte più antica, il paleoencefalo
2. B)  Esattamente il cervelletto
3. C)  La parte più recente, la corteccia cerebrale
4. D)  L’emisfero destro
5. E)  L’emisfero sinistro

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QUALE TRA QUESTE È LA REGIONE
CEREBRALE PIÙ STRETTAMENTE CONNESSA
ALLE EMOZIONI:
A) Amigdala.
B) Cervelletto.
C) Ipofisi.
D) Ipotalamo.
E) Corpo calloso.

SI INDICHI QUALE TRA LE SEGUENTI


METODOLOGIE È PIÙ UTILE PER PROMUOVERE
E FAVORIRE L’ ESPRESSIONE DELLE EMOZIONI
NEL CONTESTO SCOLASTICO.
1. Scrittura del diario
2. Scrittura di un racconto/saggio
3. Parafrasi
4. Sintesi di un brano
5. Test a risposta multipla

PER C. SAARNI LA COMPETENZA EMOTIVA


E’
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1L’insieme di abilità pratiche (skills) necessarie
per l’autoefficacia (self-efficacy) dell’individuo
nelle transazioni
2La capacità di provare un’ampia varietà di
sentimenti e atteggiamenti differenti, che possono
spaziare da una forma più generale di affetto fino a
riferirsi a un forte sentimento che si esprime in
attrazione interpersonale ed attaccamento
3Un processo che deve seguire la natura per assistere
l’uomo nel suo sviluppo in modo da liberarne tutte le
capacità morali e intellettuali
4L’obiettivo della comunicazione espressiva e
artistica e ha lo scopo di aprire l’altro alla percezione
di sensazioni e allo sperimentare emozioni
5La capacità o meno da parte di un individuo di
provare un sentimento
 La competenza emotiva sta prendendo sempre più
piede e tutti i pedagogisti sono concordi
nell’affermare che una buona competenza emotiva
permette un apprendimento più efficace perché
mette il discente in una condizione molto
migliore.
 La definizione di competenza emotiva
maggiormente condivisa è quella data dalla
professoressa Carolyn Ingrid Saarni (1945 –
2015). Secondo tale studiosa la competenza
emotiva è la «Capacità di un individuo di
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riconoscere le proprie emozioni e quelle degli
altri, di saperle comunicare attraverso le
espressioni e il linguaggio della propria cultura e
di regolarle in modo adeguato al contesto, così
da ricavare un senso di efficacia dagli scambi
interattivi» (Saarni, 1999). Essa consiste in un
«Insieme di abilità pratiche (skills) necessarie
per l’autoefficacia (self-efficacy) dell’individuo
nelle transazioni sociali che suscitano emozioni
(emotion-eliciting social transaction)» (Saarni,
1999).
 Per skills si intende la capacità o l’abilità di fare
bene qualcosa. Il costrutto emotion-eliciting social
transaction (transazioni sociali che stimolano le
emozioni) afferma la natura transazionale delle
emozioni e che esiste   un’influenza reciproca tra
emozioni e relazioni interpersonali.
 Il costrutto competenza emotiva concerne sia il
sé, cioè la conoscenza delle proprie emozioni, sia
gli altri, in quanto promuove la conoscenza delle
emozioni degli altri, il saperle regolare, ma anche
la capacità di esprimere le proprie emozioni agli
altri.
Esso, inoltre, presuppone tanto la conoscenza delle
proprie e delle altrui emozioni, così c0me le regole di
esibizione ed il linguaggio emotivo, ma anche abilità
comportamentali, quali la capacità di regolare le
proprie emozioni in base al contesto. Secondo
Susanne A. Denham (Denham, 1998), la competenza
emotiva presenta tre dimensioni:
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1. Espressione
2.Comprensione
3. Regolazione
Espressione emozionale significa utilizzare i gesti
per esprimere messaggi emotivi non verbali,
dimostrare coinvolgimento empatico, manifestare
emozioni sociali, essere consapevoli che è possibile
controllare l’espressione manifesta di emozioni
socialmente disapprovate. La comprensione
emozionale, invece, permette di discernere i propri e
gli altrui stati emotivi e di utilizzare il vocabolario
emotivo. La regolazione emozionale, infine, si
occupa di fronteggiare e di gestire tanto le emozioni
negative e quanto quelle positive o le situazioni che
le suscitano.

LA CAPACITÀ DI PREVEDERE LE
CONSEGUENZE DELLE SCELTE SUL PIANO
EMOTIVO PUÒ ESSERE DEFINITA COME

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A — Emotività Sociale
B — Carica Emozionale
C — Quoziente Intellettivo
D — Quoziente Emotivo
E — Senso Emozionale

RELATIVAMENTE AL CAMPO DELLE EMOZIONI


E DELLA LORO ESPRESSIONE, COME È
DENOMINATO IL DISTURBO CHE
COMPROMETTE LA CONSAPEVOLEZZA E LA
CAPACITÀ DESCRITTIVA DEGLI STATI EMOTIVI
ESPERITI, RENDENDO STERILE E INCOLORE LO
STILE COMUNICATIVO?
A) Ciclotimia. B) Distimia.
C) Alloglossia. D) Alessitimia. E)
Eutimia.
 NEL FARE RIFERIMENTO AI PROCESSI DI
HOT COGNITION, SI INTENDONO:
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 A) Le abilità emotive e sociali.
B) Le abilità emotive e la memoria.
C) I processi mnestici e motivazionali.
 D) I processi motivazionali e le abilità attentive.
 E) La memoria e le abilità sociali.

Paul Ekman è l’autore della cosiddetta “teoria


neuroculturale” che, riprendendo gli studi di Darwin sulle
espressioni facciali delle emozioni, dimostra l’universalità
delle emozioni.

Ricerche sulle emozioni


Paul Ekman iniziò la ricerca scientifica alla fine degli
anni ‘50, periodo in cui portò a termine un
esperimento sulle espressioni facciali e sui
movimenti e comportamenti del corpo. Questa ricerca
nel 1955 divenne la sua tesi di Master e nel 1957 è
stata pubblicata.

37
Egli considerava il comportamento non verbale il
terreno feritile su cui si poggiava lo studio
della personalità ma, in seguito, mostrò un crescente
interesse per la psicologia sociale e per gli studi
transculturali, in ottica evolutiva e semiotica. Nel corso
del tempo, le sue ricerche si andarono a focalizzare
poi sempre più sullo studio delle emozioni, che
divenne il vero e proprio interesse di Ekman.
Confermando quanto sostenuto da Darwin, che
considerava le espressioni delle emozioni universali e
generate da pattern neurobiologici ereditari, Ekman è
l’autore della cosiddetta “teoria neuroculturale” delle
emozioni.
Egli, dunque, sostiene che esistano espressioni
facciali derivanti da emozioni esperite in determinate
situazioni, caratterizzate da mimiche universali.
Secondo la teoria neuroculturale, oltre alla universalità
dell’espressioni emotive, esistono le display rules,
ovvero regole sociali di espressione delle emozioni,
culturalmente apprese, che determinano il controllo e
la modificazione delle espressioni emozionali a
seconda della circostanza sociale.
L’esistenza di tali regole fu dimostrata empiricamente
da Ekman in uno studio in cui furono analizzate le
risposte espressive di soggetti americani e giapponesi
alla visione di film contenente elementi stressanti sia
in presenza di uno sperimentatore sia quando erano
in una condizione di solitudine. I risultati ottenuti
dimostrarono che esprimere il proprio giudizio al
cospetto di un’altra persona impedisce ai soggetti
38
giapponesi di manifestare le emozioni negative, cosa
che non accadeva per gli americani. I dati così
ottenuti confermano che le emozioni possono essere
modificate grazie a elementi appresi dalla cultura. Per
cui, le uniche differenze culturali identificabili nelle
espressioni facciali non riguardano l’espressione in
sé, derivante dalla spontaneità nell’esprimere una
determinata emozione, ma dal controllo esercitato
sulla stessa.

Universalità delle emozioni


Paul Ekman per dimostrare la teoria dell’universalità
dell’espressione delle emozioni svolse diverse
ricerche.
La sua prima ricerca consisteva nel mostrare delle
fotografie di espressioni facciali emotive a persone
appartenenti a cinque culture diverse: Cile, Argentina,
Brasile, Giappone e Stati Uniti. A ciascuno dei
partecipanti era chiesto di indicare che tipo di
emozione era in grado di riconoscere, tra tante che gli
venivano mostrate in relazione a diverse espressioni
facciali mostrate tramite delle foto. I risultati
attestarono che tra i diversi gruppi culturali emergeva
una concordanza rispetto all’emozione indicata e
questo dato confermava l’esistenza di una reale
universalità delle emozioni. Malgrado i convincenti
risultati ottenuti, c’erano ancora dei dubbi dovuti al
fatto che i soggetti partecipanti alla ricerca potessero
avere “appreso” le espressioni facciali grazie alla
visione di film occidentali largamente proiettati su
39
scala globale, e questo avrebbe potuto influire sui
risultati ottenuti. Per ovviare a questo bias Ekman e
collaboratori pensarono di effettuare uno studio su
delle culture primitive che non avessero mai avuto
contatti con l’occidente.
Per questo, nel 1967, Paul Ekman si recò in Papua
Nuova Guinea per studiare il comportamento non
verbale del popolo Fore, tribù isolata dal mondo
civilizzato e con usi e costumi risalenti dall’età della
pietra. Per procedere con questo
esperimento, Ekman modificò anche il metodo di
somministrazione. I Fore erano una popolazione pre-
letterata e di conseguenza non si potevano
somministrare foto unitamente a una serie di emozioni
scritte tra le quali scegliere. Decise dunque di
selezionare tre o quattro fotografie di espressioni
facciali alle quali i soggetti dovevano indicare quelle
che più si adattavano a un breve episodio emozionale
che era raccontato in contemporanea. I risultati
dimostrarono che la percentuale di associazioni
corrette tra espressioni facciali e racconti erano molto
alte.
Per eliminare ulteriori dubbi, Paul Ekman e i sui
collaboratori eseguirono un altro esperimento sempre
con i Fore. In questo esperimento un interprete
leggeva una storia e chiedeva ai Fore di mostrare che
espressione facciale avrebbero mostrato se avessero
assunto i panni del protagonista. Ancora una vota, i
risultati confermarono l’esistenza di emozioni
universali.
40
Un ultimo esperimento fu quello che Ekman condusse
sui Dani, gruppo etnico isolato situato in una parte
dell’Indonesia chiamata oggi West Irian. In realtà non
fu Ekman in persona a eseguire lo studio, ma Karl
Heider, un antropologo sostenitore dell’opposta teoria
di Ekman. Se anche in quel caso si fossero ottenuti i
risultati degli esperimenti precedenti, allora non ci
sarebbe stato più nessun dubbio circa l’universalità
delle espressioni emotive. E così fu: i dati
confermarono quanto ottenuto fino a quel momento
dagli studi precedenti.
Ekman, di conseguenza, sostiene che esistano
emozioni universali ovvero emozioni comuni, uguali
per tutti in tutte le culture e che possono essere
definite come primarie. Tali emozioni primarie sono:
1.
Rabbia
2.
Paura
3.
Tristezza
4. Felicità
5. Sorpresa
6. Disgusto
Successivamente, ampliò la lista delle emozioni
aggiungendo altre emozioni definite secondarie:
 Divertimento
 Disprezzo
 Contentezza
 Imbarazzo
 Eccitazione
41
 Colpa
 Orgoglio dei successi
 Sollievo
 Soddisfazione
 Piacere sensoriale
 Oltre alle ricerche sulle emozioni e le loro
espressioni, Paul Ekman approfondì i
meccanismi che sono alla base della menzogna.
Queste ricerche hanno portato alla scoperta
dell’esistenza delle micro espressioni, mimiche
connesse alla menzogna che si consumano in
una manciata di secondi. Le espressioni possono
riguardare tutto il volto o solo in una sua parte di
esso, superiore o inferiore. In quest’ultimo caso
sono definite espressioni sottili.

 Nuovi strumenti all’avanguardia


 Negli ultimi anni, Ekman ha sviluppato e messo a
disposizione una serie di software utili al
riconoscimento delle micro espressioni facciali e
delle espressioni sottili, come il F.A.C.E., il Micro
Expression Training Tool e il Subtle Expression
Training Tool, il Facial Action Coding System.
 Ekman ha poi sviluppato il metodo Evaluating
Truthfulness and Credibility (ETaC), che consente
di analizzare la comunicazione per valutare la
credibilità della persona.
Recentemente, Ekman si occupa anche del ruolo

42
delle emozioni in ottica Mindfulness e
Compassion Theory.

PAUL EKMAN, DAVID GOLEMAN E KLAUS


SCHERER SONO AUTORI ACCOMUNATI DAL
FATTO DI AVER CONDOTTO STUDI:
A)  sulle emozioni
B)  sul linguaggio
C)  sull’ apprendimento
D)  sui cambiamenti evolutivi in adolescenza
E)  sulla memoria e le mnemotecniche Test di Competenze
su creatività e pensiero divergente

43
SECONDO PAUL EKMAN LE EMOZIONI PRIMARIE O
FONDAMENTALI:

1.Comprendono, tra le altre, la sorpresa e l'attesa.


2.Vengono espresse universalmente, cioè da tutti in qualsiasi
luogo, tempo e cultura attraverso modalità simili.
3. Sono emozioni la cui espressione è modellata culturalmente.
4.Comprendono, tra le altre, il rimpianto e la nostalgia.
5.Derivano dalla combinazione di più emozioni.

44
QUALE PROSPETTIVA INSERISCE LE EMOZIONI IN
UN SISTEMA DI COMUNICAZIONE TRA INDIVIDUO
E AMBIENTE, E LE FA COSTITUIRE PARTE DI
INFORMAZIONI DA ELABORARE E DA VALUTARE?
A)  La prospettiva cognitivista
B)  La prospettiva psicoanalitica
C)  La prospettiva junghiana
D)  La prospettiva evoluzionista
E)  La prospettiva fisiologica

AFFINCHÉ I PROGRAMMI DI EDUCAZIONE SOCIO-


EMOTIVA A SCUOLA SIANO EFFICACI:

A) È importante che siano adeguati al livello di sviluppo del


discente e graduali nel tempo.

45
B) È irrilevante che tengano conto o meno delle attività
extrascolatiche.
C) Il contributo degli insegnanti non è mai significativo.
D) Il contributo delle famiglie non è mai significativo.
E) È importante che si concludano in pochi mesi.

Competenze socio-emotive. La grande sfida. 

Viviamo in un mondo sempre più connesso e


critico
tecnologizzato, ma al contempo sempre più caratterizzato
da diffidenza nelle relazioni, paura del diverso, angoscia di
affrontare le sfide, incapacità di gestire le proprie emozioni
46
e i propri comportamenti. In particolare, tra i bambini e i
ragazzi in età scolare, si riscontrano percentuali in
aumento di stati depressivi, elevati livelli di ansia,
incapacità di gestire le frustrazioni, difficoltà nel lavorare
in gruppo, iperattività, comportamenti violenti.
Sembra essere diventata una vera e propria emergenza
educativa, riscontrata dall’OCSE che come obiettivo per
l’educazione al 2030 pone la promozione delle competenze
socio-emotive. Esse sono considerate come insiemi di
abilità, conoscenze, comportamenti, atteggiamenti e valori
necessari ad ogni soggetto per gestire efficacemente il
proprio comportamento affettivo, cognitivo e sociale.
Le competenze socio-emotive sono anche denominate: life
skills, abilità per la vita; non-cognitive-skills o soft
skills per indicare le abilità che non sono cognitive e che
riguardano sentimenti e comportamenti relativi alle abilità
intra e interpersonali. Tali termini però non esprimono
l’ampiezza e la rilevanza degli aspetti che si
interconnettono tra loro quando ci si relaziona con gli altri
e si affronta qualsiasi esperienza di vita. Tale ampiezza è
più rappresentata dal termine competenza, essendo un
termine che permette di cogliere l’importanza della
consapevolezza, dell’autonomia e della responsabilità
nell’uso di un insieme integrato di abilità conoscenze,
atteggiamenti e valori ad un certo livello di qualità.
Per il progetto Education 2030: The Future of Education
and Skills, l’OCSE propone 16 abilità raggruppate in 5
ambiti: coscienziosità; regolazione emotiva;
collaborazione; apertura mentale; impegno con gli altri,
aggiungendo un ultimo ambito di competenze complesse
47
come il pensiero, l’auto-efficacia e la metacognizione,
sintetizzati dopo un’attenta meta-analisi di molte ricerche
in molti paesi del mondo, riscontrando l’universalità e la
trans-culturalità di tali ambiti.
In questo scritto si preferisce considerare la scansione in 5
competenze che si rifà al modello CASEL il quale propone
l’approccio all’apprendimento chiamato Social Emotional
Learning (SEL), e dà molta importanza allo sviluppo di tali
competenze offrendo programmi per la loro promozione
all’interno del percorso scolastico.
Quali sono e perché promuoverle
Le competenze socio-emotive sono fondamentali nella vita,
perché ci permettono di relazionarci, ma anche di gestire
ogni situazione. Qui si riportano le cinque competenze del
Social Emotional Learning indicando per ognuna la
definizione e i vantaggi del loro sviluppo per gli studenti di
ogni età (generalizzabili all’età adulta).
Competenza Descrizione Va
CONSAPEVOLEZZA DI Essere in grado di Maggior
SÉ riconoscere i propri desc
sentimenti, interessi e comprend
punti forza, nonché di emoz
mantenere un accurato riconosc
livello di auto-efficacia. punti d
proprie de
consapev
fare scelt
percorso
48
nei comp
aiuto in
foca
Regolar
emozio
positivi n
Essere in grado di dell’imp
gestire e controllare le cont
proprie emozioni nelle comp
situazioni difficili. aggressi
Include le abilità di sulle c
monitorare e riflettere memor
sulla gestione degli utilizzar
GESTIONE DI SÉ obiettivi personali. risorse
Essere in grado di
considerare le
prospettive altrui ed
empatizzare con gli altri
inclusi coloro che sono Con più p
di diverse culture e ricono
background. accol
Comprende il rispettano
riconoscere le norme e le diff
sociali ed etiche, ed il altri. Si è
ruolo della comunità in grado
sociale e delle proprio co
istituzione (scuola, consideran
CONSAPEVOLEZZA famiglia, ecc.) nella e le person
SOCIALE propria vita. si r
49
Essere in grado di
sviluppare e mantenere Maggior
relazioni sane con gli cooperar
altri. Include l’abilità di termine
resistere alle pressioni richi
sociali negative, collaboraz
risolvere conflitti Più piace
interpersonali, cercare meno con
GESTIONE DELLE aiuto quando c’è Meno
RELAZIONI bisogno. pres
Essere in grado di
tenere a mente
molteplici fattori – tali
come l’etica, gli
standard, il rispetto, gli Meno imp
interessi di sicurezza – dec
PRENDERE DECISIONI quando si prendono Sviluppo
RESPONSABILI decisioni. critico
In generale lo sviluppo delle competenze socio-emotive ha
effetti positivi non solo sulla gestione delle emozioni e delle
relazioni, ma anche sulle prestazioni cognitive, sulla
motivazione ad apprendere, sulla salute mentale e fisica a
breve e soprattutto a lungo termine, mantenendo i vantaggi
anche nella vita adulta.
Essendo malleabili tali competenze cambiano nel tempo
attraverso lo sviluppo personale, le influenze dei diversi
contesti e gli sforzi individuali per affrontare gli eventi
della vita. Sarebbe, dunque, cruciale, lungo tutto il
percorso scolastico di ogni studente fornire loro
50
opportunità significative per osservare, sperimentare e
consolidare tali competenze. Ma come?
Nel prossimo paragrafo si offrono alcuni suggerimenti.
Come promuovere le competenze socio-emotive
La scuola è l’unica istituzione formale, in cui operano
professionisti dell’educazione, che può programmare
interventi sistematici per lo sviluppo delle competenze
socio-emotive. Le modalità generali più utili per
promuoverle sono:
– Il modellamento. È fondamentale che l’insegnante faccia
da modello nel mettere in atto le competenze socio-emotive.
Dunque, le acquisisca egli stesso.
– L’esercitazione diretta. E’ necessario poi individuare
attività che possano permettere agli studenti di prendere
consapevolezza di tali competenze e poi metterle in pratica
per coglierne il valore.
– L’esercitazione indiretta, durante le attività didattiche.
Usare, ad esempio, il cooperative learning, come
metodologia durante le proprie lezioni potrebbe permettere
agli studenti di applicare le proprie competenze socio-
emotive mentre apprendono.
– La riflessione metacognitiva. Infine riflettere
metacognitivamente – prima, durante e dopo le azioni –
sulle modalità con cui si mettono in atto le abilità socio-
emotive serve a rendere gli studenti più consapevoli, quindi
autonomi e responsabili nel gestirle.
Qui si vuole focalizzare l’attenzione soprattutto sul primo
punto: il modellamento.
51
Il ruolo dell’insegnante, il suo modo di relazionarsi con gli
studenti e i colleghi, la sua capacità di riconoscere i propri
e gli altrui stati emotivi e saperli nominare e poi gestire,
nonché l’essere in grado di prendere decisioni tenendo
conto di più prospettive (anche e soprattutto quelle degli
alunni), fanno la differenza non solo per la qualità del
clima di classe e il benessere degli studenti, ma anche per
il proprio benessere. Essere modello di persona capace di
mettersi in ascolto attivo di se stessa e degli altri, di essere
empatica nei confronti di studenti e colleghi, dimostrando
reale interesse nei loro confronti, potrebbe stimolare gli
studenti ad imitare tale comportamento a riconoscerne la
validità dentro e fuori la scuola.
Sono ben presenti a chi scrive le difficoltà che ogni
insegnante incontra nell’ambito scolastico, e non si
vogliono negare, ma prendersi cura del potenziamento
delle proprie competenze socio-emotive, significa fare bene
a se stessi ed ai propri studenti.

52
Le componenti dell’emozione
Le emozioni sono un costrutto multicomponenziale, in
particolare è possibile rintracciare una componente
cognitiva, a cui si riferiscono gli effetti che le emozioni
possono causare come la diminuzione o
miglioramento nella capacità di concentrazione a
attenzione, o confusione, smarrimento, allerta. Una
seconda componente riguarda la componente
fisiologica, che riguarda l’attivazione del SNC,
autonomo e del sistema endocrino. La componente
espressivo-motoria che riguarda i movimenti del
corpo, nella postura e nelle espressioni facciali, oltre
alle modificazioni dell’eloquio. La componente
motivazionale che riguarda il come le emozioni
predispongono l’individuo ad agire, elaborare o
rielaborare piani per soddisfare bisogni. Infine
abbiamo la componente soggettiva e esperienza
personale che riguardano la possibilità di riflettere

53
sull’emozione e dare un nome a particolari stati
emotivi.
Il panoramica teorico attuale sulle emozioni
In particolare le diverse componenti delle emozioni
sono state indagate nei diversi filoni di studio delle
emozioni, in particolare sulla componente fisiologica è
stato costruito il filone di studi che inizia con James,
La teoria periferica, Cannon La teoria centrale, e Le
Doux sul Cervello Emotivo. Le più proficue indagini
sulla componente espressivo-motoria sono state
condotte da Darwin, Ekman e Izard e riguardano
l’espressione facciale delle emozioni. Per quanto
riguarda la componente cognitiva sono da menzionale
le ricerche di Schacter e Singer e Quella di Sherer.
Infine, ad indagare e dare un risvolto operativo alla
componente soggettiva, importante è la teoria
dell’intelligenza emotiva di Goleman e Garder.
Teorie sulla componente fisiologica
James è uno degli autori più autorevoli e ricordati, in
particolar modo per la sua teoria periferica che
sostiene come alla base dell’esperienza emotiva vi
siano le modificazioni fisiologiche relative alla
percezione di uno stimolo. Questa concezione è in
parte opposta a quello del senso comune per la quale
l’accelerazione del battito cardiaco è una conseguenza
di una particolare emozione. Al contrario secondo
l’autore alla base dell’esperienza emotiva vi è un
feedback retroattivo dalla periferia dell’organismo al
SNC. In conclusione, secondo questa teoria,
54
l’emozione è una conseguenza dei cambiamenti
fisiologici e ha una forte radice biologica.
Una teoria strettamente correlata è quella del
feedback facciale elaborata da Ekman, secondo la
quale nell’esperienza emotiva ha una primaria
importanza il feedback dai muscoli facciali, l’autore
infatti si accorse come la semplice simulazione di una
espressione di gioia o tristezza, su mantenuta
sufficientemente a lungo, era sufficiente per
sperimentare lo stato emotivo corrispondente.
Sempre nell’ambito delle teorie neurofisiologiche
viene ricordata la teoria centrale di Cannon che, in
antitesi con la formulazione di James, ipotizzava come
i centri di controllo della vita emotiva siano localizzati
centralmente nella regione talamica. In particolare
questa tesi fu sviluppata a partire da esperimenti
condotti su animali, riscontrò come la rimozione della
corteccia cerebrale non comportava cambiamenti
nella capacità di esibire un comportamento
emozionale, quando invece venivano rimossi gli
emisferi cerebrali, lasciando intatte le altre strutture le
reazioni erano di diverso genere.
Le Doux ha indagato le vie neuronali sottostanti le
emozioni attraverso numerosi studi anatomici e
fisiologici arrivando a 4 principali conclusioni.
1) L’emozione non è un fenomeno unitario ma
comprende elementi di valutazione, espressione e
sensazione.

55
2) La valutazione della rilevanza emozionale di uno
stimolo è in gran parte incosapevole e riconducibile
all’amigdala.
3) I meccanismi che valutano la rilevanza di uno
stimolo sono filogeneticamente antichi e diffusi in
tutto il regno animale.
4) I meccanismi neuronali soggiacenti l’esperienza
emotiva sono filogeneticamente recenti e connessi allo
sviluppo del linguaggio e dei processi cognitivi ad esso
collegati.

Le teorie cognitiviste
Fra le teorie cognitiviste vengono solitamente
ricordate, la teoria cognitivo attivazionale di Schachter
e Singer, e il modello gerarchico-evolutivo di Sherer.
Secondo la teoria cognitivo attivazionale l’esperienza
emotiva è da ricollegare sia ad una componente di
attivazione fisiologica dell’organismo, in linea con la
teoria periferica di James, sia ad una componente
cognitiva di valutazione dello stimolo. Per arrivare a
questa conclusione fondamentale fu un esperimento
nel quale fu indagato il ruolo degli aspetti cognitivi
nella valutazione di uno stato emotivo artificialmente
indotto tramite iniezioni di un farmaco che in realtà
era adrenalina, i soggetti furono divisi in diversi
gruppi sperimentali, che erano stati diversamente
56
informati, o non informati sugli effetti reali delle
iniezioni. Nella fase successiva dell’esperimento
vennero usate diverse strategie per elicitare delle
reazioni emotive (collera e euforia) riscontrando come
nei soggetti informati sugli effetti del farmaco
(aumento del battito cardiaco e della sudorazione) le
reazioni emotive erano minori rispetto a quelli non
informati che si lasciavano maggiormente contagiare
dall’emozione elicitata.
Teorie sulla componente espressivo motoria
Teoria sull’espressione facciale
Darwin, il primo che attraverso ricerche qualitative
indagò l’universalità dell’espressione emotiva negli
animali.
Ekman che fece diversi studi, con diversi metodi
Studio sul riconoscimento delle emozioni in 12 diverse
popolazioni
Studi sull’espressione delle emozioni simulate
Studi sull’espressione delle emozioni elicitate con un
racconto
Studio sull’espressione delle emozioni elicitate con un
film
Conclusioni sulla natura universale e culturalmente
determinata delle emozioni
Studi sul Feedback facciale
Creazione del FACS
57
Emozioni e Motivazioni
Emozione e Motivazione
All’interno di questa accezione l’emozione deve essere
considerata in modo congiunto con la motivazione per
comprendere e studiare i comportamenti umani. In
particolare mentre lo studio della motivazione
permette di indagare il perché certi comportamenti
vengono attivati in direzione di uno scopo, lo studio
delle emozioni indaga il come un organismo reagisce
ai mutamenti provocati dal proprio comportamento a
seconda del raggiungimento o meno dei propri scopi.
Etimologicamente i termini emozione e motivazione
significano rispettivamente “muovere fuori” e
“muovere verso”.
Le emozioni sono eccitazioni disorganizzate che
insorgono dall’interno della persona e si manifestano
con modificazioni visibili che un organismo mette in
atto per adattarsi a dei cambiamenti.
Nel passato, quando predominava una visione
razionalista dell’uomo, le emozioni erano considerate
negativamente, venivano viste come la parte meno
evoluta ed istintiva dell’uomo e di conseguenza non
funzionale.
Attualmente invece sono state rivalutate ed è stata
riconosciuta la loro importanza in ogni aspetto della
vita umana e nella gestione di situazioni d’emergenza
in quanto moventi fondamentali per ogni
comportamento umano.
58
La motivazioni sono eccitazioni organizzate e
rappresentano il perché un dato comportamento viene
messo in atto per raggiungere un obiettivo; quando
una persona è motivata è portatrice di un bisogno da
realizzare.
Emozioni e motivazioni sono stati psicologici
complessi con le quali interagiscono diversi fattori
personali e sociali (credenze, rappresentazioni,
valutazioni).
La motivazione è collegata al perché un dato
comportamento venga attivato per un obiettivo ed è la
spinta che ci muove per il raggiungimento di uno
scopo; l’emozione invece al come questo
comportamento sia responsabile dei cambiamenti
delle espressioni ed del vissuto soggettivo.
Il collegamento tra motivazione ed emozione sta nella
potenzialità che hanno le emozioni di modificare la
relazione tra organismo ed ambiente.
In ogni esperienza emotiva ci sono diversi aspetti:
1. le caratteristiche dell’evento (antecedente) danno
luogo ad una risposta emotiva
2. le caratteristiche personali
3. la valutazione cognitiva del dato emotivo: scelta
delle strategie più opportune, come e quanto
esprimere le proprie emozioni, come controllarle,
definirle, interpretarle; tutto ciò definisce gli aspetti
motivazionali
59
4. la regolazione delle emozioni: corrispondenza tra
l’emozione interna e la manifestazione esterna in base
alle norme socioculturali e all’ambiente esterno
C’è differenza tra bisogni ed emozioni: i primi
vengono prima di una attività di verifica (primario:
indispensabile per la sopravvivenza; secondario:
appreso, non indispensabile ma importante), i secondi
sono il risultato di un controllo sugli eventi per vedere
se questi consentono o meno il soddisfacimento delle
esigenze.
La motivazione e l’emozione si intrecciano molto
strettamente: le emozioni sono considerate come
indicazioni o esplicitazioni del potenziale
motivazionale. Con questo termine ci riferiamo alla
nostra capacità di intraprendere una varietà di azioni
contemporaneamente.
L’attività cognitiva (che permette di elaborare una
strategia ben definita dei piani per il conseguimento di
determinati scopi e di pensare al significato che gli
eventi esterni assumono in relazione a questi piani) e
l’attività comunicativo-espressiva (che permette di
manifestare agli altri le proprie intenzioni) fanno
parte del processo che porta all’attivazione
dell’organismo per il conseguimento di determinati
obiettivi.
Un’altra differenza è che le emozioni sono transitorie e
hanno carattere di urgenza e una volta innescate sono
vissute come scarsamente controllabili nelle loro
manifestazioni e nel loro corso, le motivazioni invece,
60
sono stabili e permanenti si dispiegano nel tempo con
carattere di continuità e discrezionalità.
Teoria sulla componente Soggettiva e
esperienza personale. 
Un filone di ricerche particolarmente proficuo,
specialmente in virtù delle sue potenzialità
applicative, è dell’intelligenza emotiva, stata elaborata
da Goleman (1995) a partire dalla teoria delle
intelligenze multiple di Gardner. Questo autore
approfondì la concezione di intelligenza, andando
oltre alla definizione del quoziente intellettivo, e
teorizzando la presenza di molteplici aree, fra cui
quella dell’intelligenza emotiva. All’interno di questa
vengono individuati due fattori, le competenze
personali che riguardano la capacità di cogliere i
diversi aspetti della propria vita emotiva e le
competenze sociali relative al modo in cui le emozioni
sono usate per comprendere l’altro e rapportarsi ad
esso.
L’intelligenza emotiva secondo Goleman comprende
quindi la capacità di riconoscere e nominare le proprie
emozioni positive e negative per comprendere le
situazioni che le scaturiscono, inoltre, sempre ad
appannaggio dell’intelligenza emotiva, troviamo la
capacità di operare una seria autovalutazione delle
proprie capacità e limiti.
Quindi all’interno del panorama moderno di studio
delle emozioni, che come abbiamo visto va oltre alla
considerazione delle emozioni come fattore
61
perturbante della vita psichica, ma che le integra
all’interno del processo che porta dalla motivazione al
comportamento, l’intelligenza emotiva rende giustizia
al ruolo centrale delle emozioni nel dirigere l’azione,
offrendo un feedback all’organismo sulla lontananza,
vicinanza al proprio obiettivo, oltre ad offrire la
possibilità di comprendere le reazioni emotive altrui e
di gestire la relazione con l’altro.
Gli ambiti in cui si applica l’intelligenza emotiva sono
cinque e riguardano:
La conoscenza delle proprie emozioni, il controllo e la
regolazione delle proprie emozioni ((in particolare
attraverso una espressione adeguata), la capacità di
sapersi motivare (di predisporre un piano, degli scopi,
la capacità di tollerare le frustrazioni e posporre le
gratificazioni), il riconoscimento delle emozioni altrui,
la gestione della relazione fra individui e gruppi
(capacità di leadership e negoziazione)
L’intelligenza emotiva appare non strettamente
correlata al QI e al contrario del quoziente intellettivo
che raggiunto il suo massimo tende a diminuire nel
tempo, l’intelligenza emotiva, se adeguatamente
rinforzata, può migliorare durante tutto l’arco della
vita. Dall’analisi degli ambiti di applicazione
dell’intelligenza emotiva appare chiaro come un
programmi di empowerment possa ricevere proficue
applicazioni sia in ambito scolastico (adolescenziale),
sia in ambito della psicologia clinica, familiare
(attraverso percorsi di preparazione al matrimonio e
62
la genitorialità) e nella gestione delle risorse umane
(grazie all’utilità dell’intelligenza emotiva all’interno
di una organizzazione o gruppo dove si incontrano
esigenze e bisogni differenti)
I programmi di empowerment dell’intelligenza
emotiva sono solitamente divisi in tre sotto aree, che
promuovono lo sviluppo emotivo, cognitivo e
comportamentale.
Sul versante emotivo si lavora primariamente:
1) Identificazione e nominazione dei sentimenti,
aumentando anche la capacità di discriminarne
l’intensità.
2) L’espressione controllata delle emozioni, contro
l’agito emotivo o la cronica coartazione dell’emozione.
3) La capacità di rimandare la gratificazione e il
controllo degli impulsi
4) La conoscenza della differenza tra emozioni e azioni
Sul versante cognitivo si lavora primariamente:
1) Attraverso lo sviluppo della capacità di dialogare
con se stessi per affrontare un argomento e mettere in
discussione il proprio comportamento
2) Sviluppare la capacità di leggere le situazioni sociali
3) Sviluppare soluzioni graduali per la risoluzione di
problemi.

63
4) Apprendere i comportamenti accettabili e non
(norme sociali)
5) Sviluppare una chiara consapevolezza dei propri
limiti e possibilità.
Infine sul versante comportamentale si lavora
primariamente:
1) Tramite attività non verbali finalizzate ad imparare
a comunicare attraverso gli occhi, la voce e la postura,
quindi in generale ad una maggiore padronanza degli
aspetti non verbali della comunicazione
Attività verbali imparando a porre richieste chiare,
reagire alle critiche e resistere alle emozioni negative.

KLAUS SCHERER CONSIDERA L’EMOZIONE COME


COSTITUITA DA:

A) Cinque componenti: componente cognitiva, componente


periferica fisiologica, componente dell’espressione verbale,
componente dell’espressione non verbale, componente
sentimentale soggettiva.
B) Cinque componenti: componente cognitiva, componente
periferica fisiologica, componente comunicativa, componente
dell’espressione motoria, componente sentimentale soggettiva.
C) Cinque componenti: componente cognitiva, componente
periferica fisiologica, componente motivazionale, componente
dell’espressione motoria, componente sentimentale soggettiva.

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D) Quattro componenti: componente cognitiva, componente
periferica fisiologica, componente dell’espressione verbale,
componente sentimentale soggettiva.
E) Sei componenti: componente cognitiva, componente periferica
fisiologica, componente motivazionale, componente
dell’espressione verbale, componente dell’espressione non
verbale, componente sentimentale soggettiva.

QUALE DELLE SEGUENTI QUALITÀ NON


RIGUARDA LE COMPETENZE EMOTIVE CHE
L’INSEGNANTE PUÒ FAVORIRE PER CONDURRE UN
RAGAZZO AD AVERE UN BUON PROFITTO
SCOLASTICO?
A)  La capacità di lasciarsi andare completamente alle
emozioni
B)  La capacità di rimandare la gratificazione
C)  La capacità di essere socialmente responsabile
D)  La capacità di mantenere il controllo sulle emozioni
E)  La capacità di avere una visione ottimistica

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IL REPERTORIO DELLE COMPETENZE ISFOL
CONTEMPLA LE COMPETENZE EMOTIVE FRA:
1.le competenze di base
2.le competenze tecniche
3.le competenze trasversali
4.le competenze professionali
5.le competenze di metodo

IL CONTAGIO EMOTIVO:

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1.È una caratteristica delle interazioni interpersonali
con effetti positivi
2.È una caratteristica delle interazioni interpersonali
con effetti negativi
3.È una caratteristica delle interazioni tra qualsiasi
vivente
4.È una caratteristica delle interazioni
interpersonali alla base di sentimenti come la
simpatia o il fascino
5.Non è nulla di quanto esposto nelle ipotesi
precedenti

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