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Cannon e Bard (1927) proposero invece
una teoria cosiddetta centrale: secondo questa teoria,
lo stimolo emotigeno scatena una immediata risposta
emozionale soggettiva a mediazione cerebrale. La
stimolazione di specifici centri nervosi darebbe luogo
contemporaneamente alla sensazione soggettiva,
all’attivazione del sistema nervoso autonomo e alle
manifestazioni espressivo-comportamentali.
Secondo questa teoria, l’emozione non si verifica a
livello viscerale ma cerebrale nei circuiti del
paleoencefalo (in particolare il Talamo e l’Ipotalamo,
aree del sistema nervoso centrale che si trovano al di
sotto della corteccia e che ricevono ed organizzano
input esterni e interni), che attiverebbero le funzioni
corticali e, in un secondo tempo, viscerali. In questa
teoria, quindi, il flusso degli eventi procede
dall’evento emotigeno al Sistema Nervoso (nelle zone
del Talamo e dell’Ipotalamo) e da questo
simultaneamente sia ai visceri che alle aree corticali
per l’elaborazione cognitiva dell’evento stesso.
Cannon studiò in particolare la reazione di
“emergenza”, evidenziando l’azione dell’arousal
simpatico, cioè l’insieme delle risposte
neurofisiologiche che compaiono simultaneamente
all’emozione: accelerazione del battito cardiaco e
della respirazione, sudorazione, vasocostrizione
gastroenterica e cutanea, incremento valori glicemici,
diminuzione salivazione, dilatazione pupilla e
piloerezione.
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Nonostante le critiche mosse ad entrambe le teorie, gli
studiosi hanno in seguito convenuto che sia la teoria
centrale che quella periferica cogliessero aspetti
importanti dell’esperienza emotiva.
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B — da Andrew Koob
C — da Dale Purves
D — da Alberto Zani
E — da Joseph LeDoux
Joseph LeDoux è un neuroscienziato statunitense.
LeDoux è direttore del Center for the Neuroscience of
Fear and Anxiety di New York e i suoi studi hanno
riguardato per un verso il funzionamento del sistema
limbico in relazione agli stati emozionali e per un altro
i modi in cui si esprime la personalità umana.
CHARLES DARWIN
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3. Comunicare informazioni su situazioni di pericolo e
intimidire i potenziali nemici
4. Condividere informazioni sul proprio stato e
contribuire a definire il comportamento sociale più
adeguato
5. Consentire la riorganizzazione della propria psiche ed
esprimere i propri sentimenti
UMBERTO GALIMBERTI
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Umberto Galimberti (Monza, 2 maggio 1942) è
un filosofo e accademico italiano, nonché giornalista
de La Repubblica.
Oltre ad aver rivisitato e reinterpretato, in maniera
originale e con taglio interdisciplinare, autori, momenti
e aspetti del pensiero filosofico e della cultura in
generale, il suo maggior contributo riguarda lo studio
del pensiero simbolico inteso come la base primeva e
più autentica della psiche umana, a cui seguirà poi
quello logico-metafisico e razionale
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Quale delle seguenti è un'espressione adottata
da Umberto Galimberti?
A) Educazione emotiva
B) Educazione iper-razionalista
C) Educazione razionale
D) Educazione ermeneutica
E) Educazione sapienziale
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LO PSICOLOGO STATUNITENSE WILLIAM
JAMES DEFINISCE L’EMOZIONE COME
A — la sensazione di affetto
B — una sensazione di carattere puramente mentale
C — la condivisione di sentimenti
D — la sensazione di modificazioni fisiologiche
E — la predisposizione altruistica
Negli anni 1884-1885, il più eminente psicologo americano,
William James, e uno psicologo danese, Carl Lange,
pubblicarono, indipendentemente l’uno dall’altro, una
teoria analoga dell’emozione. Lo scopo che entrambi si
proponevano era di sfidare quella che essi definivano
la teoria del senso comune, secondo la quale, quando a
qualcuno viene chiesto perché trema, di solito risponde:
"Perché ho paura", oppure, alla domanda perché piange,
replica: "Perché sono triste". Queste risposte implicano la
convinzione che prima vengono le sensazioni, le quali, a
loro volta, producono gli aspetti fisiologici ed espressivi
delle emozioni. Secondo James e Lange, bisogna
combattere la teoria del senso comune, dal momento che
non piangiamo perché siamo tristi, ma ci sentiamo tristi
perché piangiamo; non tremiamo perché siamo spaventati,
ma proviamo paura perché stiamo tremando. Il cuore non
batte più in fretta perché siamo arrabbiati, ma siamo in
collera perché il cuore batte più in fretta. Gli studi
successivi (Izard, 1979; Schwartz et al.,1976) hanno
sostenuto la tesi a proposito delle espressioni facciali: non
ridiamo perché siamo felici, ma proviamo una sensazione
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piacevole perché ridiamo. La teoria di James-Lange
sostiene che l’emozione è la sensazione di modificazioni
fisiologiche.
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5.Agevolare la capacità di memorizzazione degli
alunni e promuovere lo sviluppo individuale
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edonismo s. m. [der. del gr. ἡδονή «piacere»]. –
Concezione filosofica che riconosce come fine
dell'azione umana il piacere
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Le emozioni più frequentemente classificate come
fondamentali sono gioia, tristezza, paura, rabbia,
alle quali secondo alcuni studiosi si aggiungono
sorpresa, disprezzo, disgusto. Tra le emozioni
sociali le più assiduamente citate risultano vergogna,
senso di colpa, invidia, gelosia, imbarazzo.
1. Lo sguardo
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2. I gesti e i movimenti corporei
3. Le espressioni del volto
4. I segnali verbali propriamente legati all’eloquio
5. Il contatto corporeo
LE EMOZIONI SECONDARIE:
1. A) Sono riscontrabili identiche in qualsiasi
popolazione del mondo
2. B) Sono innate
3. C) Originano dalla combinazione delle emozioni
primarie e sono parte del corredo genetico della specie
4. D) Sono innate e universali
5. E) Originano dalla combinazione delle emozioni
primarie e si sviluppano con la crescita dell’individuo e
con l’interazione sociale
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QUALE TRA LE SEGUENTI EMOZIONI NON È
UN’EMOZIONE COMPLESSA?
A) Sorpresa B) Speranza C) Gelosia D) Nostalgia
E) Vergogna
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CHE COSA SI INTENDE PER "EMOZIONI
SOCIALI"?
A) Le emozioni fortemente legate al
contesto sociale quali vergogna, colpa e
imbarazzo
B) Le emozioni che è ammesso mostrare in
una determinata cultura
C) Le cinque emozioni principali: rabbia,
tristezza, gioia, disgusto e paura
D) Emozioni generiche che variano da cultura
a cultura
E) Nessuna delle altre alternative è corretta
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SU QUALE O QUALI CANALI DEL
COMPORTAMENTO NON VERBALE AGISCONO
MAGGIORMENTE L'INFLUENZA SOCIALE E LE
REGOLE DI ESIBIZIONE DELLE EMOZIONI?
1.A) Sullo sguardo
2.B) Sui gesti
3.C) Sull'espressione facciale
4.D) Sull'intonazione della voce
5.E) Sui movimenti del corpo nello spazio
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L’IMITAZIONE NON CONTROLLABILE DI STATI
D’ANIMO ALTRUI PUÒ ESSERE CONSIDERATA
UNA FORMA DI:
A — contagio emotivo
B — differenziazione tra il proprio vissuto e quello altrui
C — analfabetismo emotivo
D — oggettivazione empatica
E — consapevolezza emotiva
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4. D) Il disegno
5. E) La narrazione
1. Depressione
2. Ansia
3. Mentalizzazione
4. Somatizzazione
5. Compensazione
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A QUALE PROCESSO/CAPACITÀ SI RIFERISCE L’
IDENTIFICAZIONE E LA DENOMINAZIONE
DELLE PROPRIE EMOZIONI, IL
RICONOSCIMENTO DELLE STESSE NEL TONO DI
VOCE, NELLA MIMICA, NEL LINGUAGGIO DEL
CORPO E, INFINE, NEL CAPIRE LE SITUAZIONI E
LE REAZIONI CHE PRODUCONO GLI STATI
EMOTIVI?
1. Inconscio emotivo
2. Emozionalità
3. Attaccamento affettivo
4. Alfabetizzazione emotiva
5. Intuizione
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QUALE PARTE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE GENERA
E REGOLA LE REAZIONI EMOTIVE?
1. A) La parte più antica, il paleoencefalo
2. B) Esattamente il cervelletto
3. C) La parte più recente, la corteccia cerebrale
4. D) L’emisfero destro
5. E) L’emisfero sinistro
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QUALE TRA QUESTE È LA REGIONE
CEREBRALE PIÙ STRETTAMENTE CONNESSA
ALLE EMOZIONI:
A) Amigdala.
B) Cervelletto.
C) Ipofisi.
D) Ipotalamo.
E) Corpo calloso.
LA CAPACITÀ DI PREVEDERE LE
CONSEGUENZE DELLE SCELTE SUL PIANO
EMOTIVO PUÒ ESSERE DEFINITA COME
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A — Emotività Sociale
B — Carica Emozionale
C — Quoziente Intellettivo
D — Quoziente Emotivo
E — Senso Emozionale
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Egli considerava il comportamento non verbale il
terreno feritile su cui si poggiava lo studio
della personalità ma, in seguito, mostrò un crescente
interesse per la psicologia sociale e per gli studi
transculturali, in ottica evolutiva e semiotica. Nel corso
del tempo, le sue ricerche si andarono a focalizzare
poi sempre più sullo studio delle emozioni, che
divenne il vero e proprio interesse di Ekman.
Confermando quanto sostenuto da Darwin, che
considerava le espressioni delle emozioni universali e
generate da pattern neurobiologici ereditari, Ekman è
l’autore della cosiddetta “teoria neuroculturale” delle
emozioni.
Egli, dunque, sostiene che esistano espressioni
facciali derivanti da emozioni esperite in determinate
situazioni, caratterizzate da mimiche universali.
Secondo la teoria neuroculturale, oltre alla universalità
dell’espressioni emotive, esistono le display rules,
ovvero regole sociali di espressione delle emozioni,
culturalmente apprese, che determinano il controllo e
la modificazione delle espressioni emozionali a
seconda della circostanza sociale.
L’esistenza di tali regole fu dimostrata empiricamente
da Ekman in uno studio in cui furono analizzate le
risposte espressive di soggetti americani e giapponesi
alla visione di film contenente elementi stressanti sia
in presenza di uno sperimentatore sia quando erano
in una condizione di solitudine. I risultati ottenuti
dimostrarono che esprimere il proprio giudizio al
cospetto di un’altra persona impedisce ai soggetti
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giapponesi di manifestare le emozioni negative, cosa
che non accadeva per gli americani. I dati così
ottenuti confermano che le emozioni possono essere
modificate grazie a elementi appresi dalla cultura. Per
cui, le uniche differenze culturali identificabili nelle
espressioni facciali non riguardano l’espressione in
sé, derivante dalla spontaneità nell’esprimere una
determinata emozione, ma dal controllo esercitato
sulla stessa.
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delle emozioni in ottica Mindfulness e
Compassion Theory.
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SECONDO PAUL EKMAN LE EMOZIONI PRIMARIE O
FONDAMENTALI:
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QUALE PROSPETTIVA INSERISCE LE EMOZIONI IN
UN SISTEMA DI COMUNICAZIONE TRA INDIVIDUO
E AMBIENTE, E LE FA COSTITUIRE PARTE DI
INFORMAZIONI DA ELABORARE E DA VALUTARE?
A) La prospettiva cognitivista
B) La prospettiva psicoanalitica
C) La prospettiva junghiana
D) La prospettiva evoluzionista
E) La prospettiva fisiologica
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B) È irrilevante che tengano conto o meno delle attività
extrascolatiche.
C) Il contributo degli insegnanti non è mai significativo.
D) Il contributo delle famiglie non è mai significativo.
E) È importante che si concludano in pochi mesi.
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Le componenti dell’emozione
Le emozioni sono un costrutto multicomponenziale, in
particolare è possibile rintracciare una componente
cognitiva, a cui si riferiscono gli effetti che le emozioni
possono causare come la diminuzione o
miglioramento nella capacità di concentrazione a
attenzione, o confusione, smarrimento, allerta. Una
seconda componente riguarda la componente
fisiologica, che riguarda l’attivazione del SNC,
autonomo e del sistema endocrino. La componente
espressivo-motoria che riguarda i movimenti del
corpo, nella postura e nelle espressioni facciali, oltre
alle modificazioni dell’eloquio. La componente
motivazionale che riguarda il come le emozioni
predispongono l’individuo ad agire, elaborare o
rielaborare piani per soddisfare bisogni. Infine
abbiamo la componente soggettiva e esperienza
personale che riguardano la possibilità di riflettere
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sull’emozione e dare un nome a particolari stati
emotivi.
Il panoramica teorico attuale sulle emozioni
In particolare le diverse componenti delle emozioni
sono state indagate nei diversi filoni di studio delle
emozioni, in particolare sulla componente fisiologica è
stato costruito il filone di studi che inizia con James,
La teoria periferica, Cannon La teoria centrale, e Le
Doux sul Cervello Emotivo. Le più proficue indagini
sulla componente espressivo-motoria sono state
condotte da Darwin, Ekman e Izard e riguardano
l’espressione facciale delle emozioni. Per quanto
riguarda la componente cognitiva sono da menzionale
le ricerche di Schacter e Singer e Quella di Sherer.
Infine, ad indagare e dare un risvolto operativo alla
componente soggettiva, importante è la teoria
dell’intelligenza emotiva di Goleman e Garder.
Teorie sulla componente fisiologica
James è uno degli autori più autorevoli e ricordati, in
particolar modo per la sua teoria periferica che
sostiene come alla base dell’esperienza emotiva vi
siano le modificazioni fisiologiche relative alla
percezione di uno stimolo. Questa concezione è in
parte opposta a quello del senso comune per la quale
l’accelerazione del battito cardiaco è una conseguenza
di una particolare emozione. Al contrario secondo
l’autore alla base dell’esperienza emotiva vi è un
feedback retroattivo dalla periferia dell’organismo al
SNC. In conclusione, secondo questa teoria,
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l’emozione è una conseguenza dei cambiamenti
fisiologici e ha una forte radice biologica.
Una teoria strettamente correlata è quella del
feedback facciale elaborata da Ekman, secondo la
quale nell’esperienza emotiva ha una primaria
importanza il feedback dai muscoli facciali, l’autore
infatti si accorse come la semplice simulazione di una
espressione di gioia o tristezza, su mantenuta
sufficientemente a lungo, era sufficiente per
sperimentare lo stato emotivo corrispondente.
Sempre nell’ambito delle teorie neurofisiologiche
viene ricordata la teoria centrale di Cannon che, in
antitesi con la formulazione di James, ipotizzava come
i centri di controllo della vita emotiva siano localizzati
centralmente nella regione talamica. In particolare
questa tesi fu sviluppata a partire da esperimenti
condotti su animali, riscontrò come la rimozione della
corteccia cerebrale non comportava cambiamenti
nella capacità di esibire un comportamento
emozionale, quando invece venivano rimossi gli
emisferi cerebrali, lasciando intatte le altre strutture le
reazioni erano di diverso genere.
Le Doux ha indagato le vie neuronali sottostanti le
emozioni attraverso numerosi studi anatomici e
fisiologici arrivando a 4 principali conclusioni.
1) L’emozione non è un fenomeno unitario ma
comprende elementi di valutazione, espressione e
sensazione.
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2) La valutazione della rilevanza emozionale di uno
stimolo è in gran parte incosapevole e riconducibile
all’amigdala.
3) I meccanismi che valutano la rilevanza di uno
stimolo sono filogeneticamente antichi e diffusi in
tutto il regno animale.
4) I meccanismi neuronali soggiacenti l’esperienza
emotiva sono filogeneticamente recenti e connessi allo
sviluppo del linguaggio e dei processi cognitivi ad esso
collegati.
Le teorie cognitiviste
Fra le teorie cognitiviste vengono solitamente
ricordate, la teoria cognitivo attivazionale di Schachter
e Singer, e il modello gerarchico-evolutivo di Sherer.
Secondo la teoria cognitivo attivazionale l’esperienza
emotiva è da ricollegare sia ad una componente di
attivazione fisiologica dell’organismo, in linea con la
teoria periferica di James, sia ad una componente
cognitiva di valutazione dello stimolo. Per arrivare a
questa conclusione fondamentale fu un esperimento
nel quale fu indagato il ruolo degli aspetti cognitivi
nella valutazione di uno stato emotivo artificialmente
indotto tramite iniezioni di un farmaco che in realtà
era adrenalina, i soggetti furono divisi in diversi
gruppi sperimentali, che erano stati diversamente
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informati, o non informati sugli effetti reali delle
iniezioni. Nella fase successiva dell’esperimento
vennero usate diverse strategie per elicitare delle
reazioni emotive (collera e euforia) riscontrando come
nei soggetti informati sugli effetti del farmaco
(aumento del battito cardiaco e della sudorazione) le
reazioni emotive erano minori rispetto a quelli non
informati che si lasciavano maggiormente contagiare
dall’emozione elicitata.
Teorie sulla componente espressivo motoria
Teoria sull’espressione facciale
Darwin, il primo che attraverso ricerche qualitative
indagò l’universalità dell’espressione emotiva negli
animali.
Ekman che fece diversi studi, con diversi metodi
Studio sul riconoscimento delle emozioni in 12 diverse
popolazioni
Studi sull’espressione delle emozioni simulate
Studi sull’espressione delle emozioni elicitate con un
racconto
Studio sull’espressione delle emozioni elicitate con un
film
Conclusioni sulla natura universale e culturalmente
determinata delle emozioni
Studi sul Feedback facciale
Creazione del FACS
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Emozioni e Motivazioni
Emozione e Motivazione
All’interno di questa accezione l’emozione deve essere
considerata in modo congiunto con la motivazione per
comprendere e studiare i comportamenti umani. In
particolare mentre lo studio della motivazione
permette di indagare il perché certi comportamenti
vengono attivati in direzione di uno scopo, lo studio
delle emozioni indaga il come un organismo reagisce
ai mutamenti provocati dal proprio comportamento a
seconda del raggiungimento o meno dei propri scopi.
Etimologicamente i termini emozione e motivazione
significano rispettivamente “muovere fuori” e
“muovere verso”.
Le emozioni sono eccitazioni disorganizzate che
insorgono dall’interno della persona e si manifestano
con modificazioni visibili che un organismo mette in
atto per adattarsi a dei cambiamenti.
Nel passato, quando predominava una visione
razionalista dell’uomo, le emozioni erano considerate
negativamente, venivano viste come la parte meno
evoluta ed istintiva dell’uomo e di conseguenza non
funzionale.
Attualmente invece sono state rivalutate ed è stata
riconosciuta la loro importanza in ogni aspetto della
vita umana e nella gestione di situazioni d’emergenza
in quanto moventi fondamentali per ogni
comportamento umano.
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La motivazioni sono eccitazioni organizzate e
rappresentano il perché un dato comportamento viene
messo in atto per raggiungere un obiettivo; quando
una persona è motivata è portatrice di un bisogno da
realizzare.
Emozioni e motivazioni sono stati psicologici
complessi con le quali interagiscono diversi fattori
personali e sociali (credenze, rappresentazioni,
valutazioni).
La motivazione è collegata al perché un dato
comportamento venga attivato per un obiettivo ed è la
spinta che ci muove per il raggiungimento di uno
scopo; l’emozione invece al come questo
comportamento sia responsabile dei cambiamenti
delle espressioni ed del vissuto soggettivo.
Il collegamento tra motivazione ed emozione sta nella
potenzialità che hanno le emozioni di modificare la
relazione tra organismo ed ambiente.
In ogni esperienza emotiva ci sono diversi aspetti:
1. le caratteristiche dell’evento (antecedente) danno
luogo ad una risposta emotiva
2. le caratteristiche personali
3. la valutazione cognitiva del dato emotivo: scelta
delle strategie più opportune, come e quanto
esprimere le proprie emozioni, come controllarle,
definirle, interpretarle; tutto ciò definisce gli aspetti
motivazionali
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4. la regolazione delle emozioni: corrispondenza tra
l’emozione interna e la manifestazione esterna in base
alle norme socioculturali e all’ambiente esterno
C’è differenza tra bisogni ed emozioni: i primi
vengono prima di una attività di verifica (primario:
indispensabile per la sopravvivenza; secondario:
appreso, non indispensabile ma importante), i secondi
sono il risultato di un controllo sugli eventi per vedere
se questi consentono o meno il soddisfacimento delle
esigenze.
La motivazione e l’emozione si intrecciano molto
strettamente: le emozioni sono considerate come
indicazioni o esplicitazioni del potenziale
motivazionale. Con questo termine ci riferiamo alla
nostra capacità di intraprendere una varietà di azioni
contemporaneamente.
L’attività cognitiva (che permette di elaborare una
strategia ben definita dei piani per il conseguimento di
determinati scopi e di pensare al significato che gli
eventi esterni assumono in relazione a questi piani) e
l’attività comunicativo-espressiva (che permette di
manifestare agli altri le proprie intenzioni) fanno
parte del processo che porta all’attivazione
dell’organismo per il conseguimento di determinati
obiettivi.
Un’altra differenza è che le emozioni sono transitorie e
hanno carattere di urgenza e una volta innescate sono
vissute come scarsamente controllabili nelle loro
manifestazioni e nel loro corso, le motivazioni invece,
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sono stabili e permanenti si dispiegano nel tempo con
carattere di continuità e discrezionalità.
Teoria sulla componente Soggettiva e
esperienza personale.
Un filone di ricerche particolarmente proficuo,
specialmente in virtù delle sue potenzialità
applicative, è dell’intelligenza emotiva, stata elaborata
da Goleman (1995) a partire dalla teoria delle
intelligenze multiple di Gardner. Questo autore
approfondì la concezione di intelligenza, andando
oltre alla definizione del quoziente intellettivo, e
teorizzando la presenza di molteplici aree, fra cui
quella dell’intelligenza emotiva. All’interno di questa
vengono individuati due fattori, le competenze
personali che riguardano la capacità di cogliere i
diversi aspetti della propria vita emotiva e le
competenze sociali relative al modo in cui le emozioni
sono usate per comprendere l’altro e rapportarsi ad
esso.
L’intelligenza emotiva secondo Goleman comprende
quindi la capacità di riconoscere e nominare le proprie
emozioni positive e negative per comprendere le
situazioni che le scaturiscono, inoltre, sempre ad
appannaggio dell’intelligenza emotiva, troviamo la
capacità di operare una seria autovalutazione delle
proprie capacità e limiti.
Quindi all’interno del panorama moderno di studio
delle emozioni, che come abbiamo visto va oltre alla
considerazione delle emozioni come fattore
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perturbante della vita psichica, ma che le integra
all’interno del processo che porta dalla motivazione al
comportamento, l’intelligenza emotiva rende giustizia
al ruolo centrale delle emozioni nel dirigere l’azione,
offrendo un feedback all’organismo sulla lontananza,
vicinanza al proprio obiettivo, oltre ad offrire la
possibilità di comprendere le reazioni emotive altrui e
di gestire la relazione con l’altro.
Gli ambiti in cui si applica l’intelligenza emotiva sono
cinque e riguardano:
La conoscenza delle proprie emozioni, il controllo e la
regolazione delle proprie emozioni ((in particolare
attraverso una espressione adeguata), la capacità di
sapersi motivare (di predisporre un piano, degli scopi,
la capacità di tollerare le frustrazioni e posporre le
gratificazioni), il riconoscimento delle emozioni altrui,
la gestione della relazione fra individui e gruppi
(capacità di leadership e negoziazione)
L’intelligenza emotiva appare non strettamente
correlata al QI e al contrario del quoziente intellettivo
che raggiunto il suo massimo tende a diminuire nel
tempo, l’intelligenza emotiva, se adeguatamente
rinforzata, può migliorare durante tutto l’arco della
vita. Dall’analisi degli ambiti di applicazione
dell’intelligenza emotiva appare chiaro come un
programmi di empowerment possa ricevere proficue
applicazioni sia in ambito scolastico (adolescenziale),
sia in ambito della psicologia clinica, familiare
(attraverso percorsi di preparazione al matrimonio e
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la genitorialità) e nella gestione delle risorse umane
(grazie all’utilità dell’intelligenza emotiva all’interno
di una organizzazione o gruppo dove si incontrano
esigenze e bisogni differenti)
I programmi di empowerment dell’intelligenza
emotiva sono solitamente divisi in tre sotto aree, che
promuovono lo sviluppo emotivo, cognitivo e
comportamentale.
Sul versante emotivo si lavora primariamente:
1) Identificazione e nominazione dei sentimenti,
aumentando anche la capacità di discriminarne
l’intensità.
2) L’espressione controllata delle emozioni, contro
l’agito emotivo o la cronica coartazione dell’emozione.
3) La capacità di rimandare la gratificazione e il
controllo degli impulsi
4) La conoscenza della differenza tra emozioni e azioni
Sul versante cognitivo si lavora primariamente:
1) Attraverso lo sviluppo della capacità di dialogare
con se stessi per affrontare un argomento e mettere in
discussione il proprio comportamento
2) Sviluppare la capacità di leggere le situazioni sociali
3) Sviluppare soluzioni graduali per la risoluzione di
problemi.
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4) Apprendere i comportamenti accettabili e non
(norme sociali)
5) Sviluppare una chiara consapevolezza dei propri
limiti e possibilità.
Infine sul versante comportamentale si lavora
primariamente:
1) Tramite attività non verbali finalizzate ad imparare
a comunicare attraverso gli occhi, la voce e la postura,
quindi in generale ad una maggiore padronanza degli
aspetti non verbali della comunicazione
Attività verbali imparando a porre richieste chiare,
reagire alle critiche e resistere alle emozioni negative.
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D) Quattro componenti: componente cognitiva, componente
periferica fisiologica, componente dell’espressione verbale,
componente sentimentale soggettiva.
E) Sei componenti: componente cognitiva, componente periferica
fisiologica, componente motivazionale, componente
dell’espressione verbale, componente dell’espressione non
verbale, componente sentimentale soggettiva.
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IL REPERTORIO DELLE COMPETENZE ISFOL
CONTEMPLA LE COMPETENZE EMOTIVE FRA:
1.le competenze di base
2.le competenze tecniche
3.le competenze trasversali
4.le competenze professionali
5.le competenze di metodo
IL CONTAGIO EMOTIVO:
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1.È una caratteristica delle interazioni interpersonali
con effetti positivi
2.È una caratteristica delle interazioni interpersonali
con effetti negativi
3.È una caratteristica delle interazioni tra qualsiasi
vivente
4.È una caratteristica delle interazioni
interpersonali alla base di sentimenti come la
simpatia o il fascino
5.Non è nulla di quanto esposto nelle ipotesi
precedenti
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