0 valutazioniIl 0% ha trovato utile questo documento (0 voti)
1K visualizzazioni9 pagine
"Il cervello plastico. Fondamenti neurofisiologici e strategie efficaci per l’apprendimento permanente", paper presentato a DIDAMATICA 2014. Nuovi processi e paradigmi per la didattica, Napoli, 8 maggio 2014.
http://didamatica2014.unina.it
"Il cervello plastico. Fondamenti neurofisiologici e strategie efficaci per l’apprendimento permanente", paper presentato a DIDAMATICA 2014. Nuovi processi e paradigmi per la didattica, Napoli, 8 maggio 2014.
http://didamatica2014.unina.it
"Il cervello plastico. Fondamenti neurofisiologici e strategie efficaci per l’apprendimento permanente", paper presentato a DIDAMATICA 2014. Nuovi processi e paradigmi per la didattica, Napoli, 8 maggio 2014.
http://didamatica2014.unina.it
neurofisiologici e strategie efficaci per lapprendimento permanente. Eleonora Guglielman
Learning Community Via di Tor Fiorenza, 17 - 00199 Roma (RM) guglielman@learningcom.it I progressi delle neuroscienze dimostrano che linvecchiamento intellettuale pu essere reversibile: il cervello plastico in tutte le et della vita. Ci consente una ristrutturazione delle mappe cerebrali e un miglioramento delle funzionalit mentali attraverso esperienze di apprendimento. Attivit cognitive in grado di stimolare nuove connessioni neuronali e di riorganizzare le mappe corticali possono rendere lapprendimento in et adulta unesperienza efcace e graticante. Applicare le conoscenze derivate dalle neuroscienze sulla plasticit pu contribuire a promuovere l'apprendimento permanente attraverso la creazione di ambienti di apprendimento 2.0 basati sulla complessit, l'ibridazione di spazi e linguaggi, l'interazione sociale e l'apertura ai social media e ai social network. 1.La sfida dellapprendimento in et adulta Secondo le ultime rilevazioni ISTAT, la popolazione italiana destinata ad invecchiare gradualmente nei corso dei prossimi decenni, con una percentuale di ultra65enni che passer dal 20,3% del 2011 al 33,2% del 2056. Lo scenario italiano riflette la trasformazione demografica in atto in Europa e nel mondo; la costante crescita della popolazione in et adulta e il progressivo invecchiamento sono dovuti a diversi fattori, quali il miglioramento delle condizioni di vita e di salute, il declino della mortalit e il decremento delle nascite [ISTAT, 2011]. L'aumento della popolazione in et edulta e anziana pone delle sfide in ambito educativo: migliorare l'accesso alle attivit di formazione degli adulti, incrementando la partecipazione ai percorsi di istruzione, rendere i percorsi formativi motivanti e performanti, migliorare la qualit della vita di adulti e anziani consentendo la partecipazione alla societ della conoscenza. L'Organizzazione Mondiale della Sanit ha infatti evidenziato come i bassi livelli di istruzione siano correlati a un aumento del rischio di disabilit e morte nelle persone adulte. L'apprendimento permanente supporta adulti e anziani nell'acquisizione di nuove capacit necessarie per vivere in ISBN 978-88-98091-31-7 339 DIDAMATICA 2014
modo autonomo e indipendente; l'apprendimento contribuisce a mantenere le persone attive e dinamiche [WHO, 2002]. La peculiarit delladulto richiede la messa a punto di strategie e approcci di tipo andragogico che rispondano espressamente al suo fabbisogno, attraverso l'individuazione dei fattori e delle variabili da tenere sotto controllo affinch lazione formativa sia efficace. Lapprendimento nella terza et quello che appare pi problematico: linvoluzione senile legata allinvecchiamento dei tessuti cerebrali provoca una perdita di efficienza della mente che progredisce con lavanzare dellet [OECD, 2007]. Con let diminuisce la capacit di generare nuove sinapsi tra i neuroni in risposta a stimoli esterni, capacit che alla base di funzioni fondamentali e complesse come memoria e apprendimento. Acquisire nuove conoscenze e apprendere nuove abilit diviene cos pi difficile, e lesecuzione di compiti richiede uno sforzo maggiore rispetto a quello che devono affrontare i discenti pi giovani. I dati dellOECD mostrano che nell'intervallo di et tra i 20 egli 80 anni l'individuo subisce un declino generale di molte capacit cognitive; tale declino accelera dopo i 50 anni ed caratterizzato da vuoti di memoria, rallentamenti nel ragionamento, difficolt comunicative, difficolt nella lettura e nel riconoscimento di lettere e parole, lapsus [OECD 2002]. Oggi le ricerche compiute nel campo delle neuroscienze dimostrano che possibile ovviare al decadimento delle facolt intellettuali, e che possibile mantenere attive le funzionalit del cervello per apprendere in modo efficace e soddisfacente anche in tarda et; che, insomma, lapprendimento pu davvero essere permanente. La parola chiave neuroplasticit. 2. La neuroplasticit Quando parliamo di neuroplasticit facciamo riferimento al cambiamento che si verifica nel cervello come conseguenza di unesperienza e che implica il trasferimento di determinate funzioni ad aree cerebrali diverse da quelle originariamente ad esse destinate. In passato gli scienziati ritenevano che le diverse aree del cervello umano fossero predefinite e immutabili e che la produzione di neuroni cessasse dopo let dello sviluppo, ad eccezione delle strutture dedicate alla memoria, le quali seguitano a produrre neuroni anche in et adulta. Ci faceva del cervello un organismo che, una volta raggiunto il suo pieno sviluppo, diveniva statico e incapace di crescere ulteriormente ed era perci condannato a un lento e inesorabile declino. Nella seconda met del Novecento ha iniziato a diffondersi, suffragata da dati sperimentali, lidea che il cervello sufficientemente plastico da potersi riorganizzare in caso di bisogno anche in et adulta. Il cervello umano non cablato con circuiti neurali fissi e immutabili; la rete sinaptica cerebrale e le strutture correlate, compresa la corteccia cerebrale, si riorganizzano attivamente grazie allesperienza e alla pratica [Mahncke et al., 2006; Doidge, 2007]. La neuroplasticit legata al concetto di competitivit: se smettiamo di esercitare le nostre capacit mentali non solo le dimentichiamo, ma la mappa corrispondente automaticamente assegnata ad altre funzioni che continuiamo a svolgere. La competitivit spiega perch cos difficile disapprendere ISBN 978-88-98091-31-7 340 Il cervello plastico
qualcosa: se abbiamo acquisito un comportamento che divenuto dominante occupando una mappa estesa, esso offre resistenza ai tentativi di sostituirlo con un comportamento diverso, impedendo che quella stessa mappa sia occupata da altre funzioni. Spiega anche la difficolt di abbandonare le cattive abitudini, e limportanza di apprendere un comportamento nellinfanzia, quando le mappe cerebrali sono in via di strutturazione. Il declino fisico, chimico e funzionale del cervello originato da modificazioni cerebrali che avviano un processo di plasticit negativa che comprende quattro componenti: 1. Disuso. Le funzioni cerebrali rispondono alla legge use or lose it (se non lo usi, lo perdi); spesso gli anziani si limitano a svolgere attivit mentali familiari e ripetitive che non richiedono sforzi di applicazione o acquisizione di nuove capacit. Esercitare attivit di questo tipo non sufficiente a mantenere il cervello nella sua piena funzionalit: se smettiamo di apprendere cose nuove siamo destinati a invecchiare cerebralmente. 2. Processi rumorosi. Nel cervello degli anziani il deterioramento sensoriale provoca rumore, ossia disturbo di fondo; se, ad esempio, ludito peggiorato, i segnali sonori inviati al cervello sono pi difficili e confusi da interpretare. Ci causa una memoria pi povera e una capacit di ragionamento meno elastica. 3. Indebolimento della funzione neuromodulatoria. In tarda et il cervello produce un minor numero di neuromodulatori, delle sostanze chimiche, come dopamina e acetilcolina, che rivestono un ruolo essenziale nellapprendimento e nella memoria. 4. Apprendimento negativo. Le persone che iniziano a sentirsi mentalmente meno agili di un tempo tendono ad attuare dei meccanismi di compensazione. Se, ad esempio, il loro udito si indebolito, spengono il televisore o imparano a leggere le parole sulle labbra [Merzenich, 2005]. La nostra esperienza di vita cambia il nostro cervello, e il cambiamento del cervello modifica la nostra vita. Jensen afferma che le varianti che esistono negli essere umani non sono spiegabili facendo ricorso esclusivamente ai fattori genetici: i nostri geni sono influenzati da quanto apprendiamo nella vita e di conseguenza alterano i nostri processi chiave vitali in base a ci che apprendono. Alcuni fattori sono in grado di modificare le nostre funzioni cerebrali: tra di essi l'esercizio, lo stress e l'apprendimento di cose nuove; comprendendo tali fattori possiamo ottenere risultati positivi e aumentare il potenziale di tutti gli studenti [Jensen, 2009]. Con l'et si verifica il declino di capacit riconducibile all'intelligenza fluida, ossia velocit di elaborazione dell'informazione, memoria di lavoro, ragionamento; la cos detta intelligenza cristallizzata, ossia la conoscenza, rimane intatta o aumenta. Le ricerche con tecniche di neuroimaging dimostrano che negli anziani si sviluppano meccanismi di compensazione che mitigano gli effetti dell'et. Secondo la STAC, Scaffolding Theory of Aging and Cognition, il cervello reagisce al deterioramento dato dallinvecchiamento creando o riorganizzando reti alternative, ossia impalcature, che agiscono da strutture di supporto e permettono di mantenere un buon livello di funzionamento cognitivo. Lo scaffolding consiste nel reclutare circuiti addizionali che sostituiscono le funzioni cerebrali divenute insufficienti, confuse o entrambe le cose. Sono attivati circuiti complementari o alternativi quando le precedenti ISBN 978-88-98091-31-7 341 DIDAMATICA 2014
strutture si dimostrano insufficienti. La plasticit cerebrale, e quindi l'ampliamento e miglioramento della struttura di supporto, incrementata dalla risposta neuronale a esperienze esterne: nuovi apprendimenti, impegno sociale, esercizio cognitivo. Anche gli interventi di potenziamento della memoria evidenziano una riorganizzazione funzionale delle aree cerebrali [Park e Reuter-Lorenz, 2009; Park e Bischof, 2011]. Secondo questa teoria il training cognitivo o l'impegno in un nuovo compito o un nuovo ambiente possono potenziare la capacit di scaffolding. 3. Quale paradigma per lapprendimento permanente? Merzenich sostiene che la struttura del cervello e le sue capacit cognitive possono essere migliorate attraverso un esercizio appropriato. Le mappe cerebrali si trasformano secondo ci che facciamo nel corso della nostra vita; cosa pi importante, esse sono in grado di modificarsi a tutte le et, anche in quella adulta. Partendo dallidea che lapprendimento consiste nel creare nuovi legami tra i neuroni attraverso la loro attivazione simultanea e ripetuta, Merzenich ha elaborato una teoria secondo cui la struttura neuronale pu essere modificata dallesperienza: ci significa che anche le persone che presentano problemi congeniti o lesioni in determinate aree cerebrali possono sviluppare nuove connessioni neuronali. Ecco le strategie per ovviare a questi problemi: ! Per combattere il disuso: impegnare il cervello in nuovi compiti che costituiscono una sfida; ! Per aiutare il cervello a fare ordine tra i segnali confusi: svolgere attivit che richiedono attenzione e concentrazione; ! Per regolare la produzione di neuromodulatori: svolgere attivit in grado di attivarne la produzione; ! Per eliminare i comportamenti adattivi compensativi: impegnarsi in attivit che sono divenute complicate da eseguire, anzich evitarle. Per scongiurare linvecchiamento cerebrale utile svolgere attivit di tipo sia cognitivo sia motorio. Le attivit pi efficaci sono quelle che richiedono una distinzione tra i segnali sensoriali e lutilizzo di queste informazioni per raggiungere obiettivi sempre pi difficili. Esse dovrebbero essere nuove e sfidanti: apprendere a suonare un nuovo strumento, imparare una lingua straniera, imparare giochi di destrezza, imparare un nuovo ballo, completare un puzzle difficile, giocare a ping pong [Merzenich, 2005]. A livello cosciente non abbiamo idea di come attivare parti del cervello che non usiamo per potenziare le nostre funzioni cognitive, e c' ancora molto da capire su come l'esercizio cognitivo possa contribuire a potenziarle. Le richieste da parte dell'ambiente sono fondamentali: nel momento in cui l'individuo sottoposto a richieste differenti dallo stato cognitivo o dagli obiettivi che desidera, si manifesta la plasticit. Jensen elenca una serie di fattori che influenzano l'apprendimento: l'esercizio fisico; le condizioni sociali; la neuroplasticit; lo stress; l'istruzione personalizzata; la granularit per diminuire il carico cognitivo; l'educazione artistica; il ruolo delle emozioni; le terapie riabilitative; infine, la plasticit della memoria [Jensen, 2010]. ISBN 978-88-98091-31-7 342 Il cervello plastico
Un'attivit mentale costante e continua costituisce un fattore decisivo nel ritardare la comparsa di sintomi di degenerazione cognitiva. La comprensione approfondita del cervello e del suo funzionamento appare decisamente rilevante per l'educazione: pu aiutarci a sviluppare metodologie e strategie di insegnamento e apprendimento pi efficaci e appropriate alle diverse et e a mantenere gli individui attivi per l'intero arco della vita [Lovat et al., 2011; Willis et al., 2009; Greenwood e Parasuraman, 2012]. Secondo Siemens l'apprendimento non lineare, bens reticolare, olistico e caotico: la nostra vita strutturata secondo un sistema reticolare di interconnessioni, e per favorire un apprendimento efficace e significativo occorre rovesciare gli schemi tradizionari in favore di una visione connettivista. Ci genera una dissonanza cognitiva e crea il terreno favorevole per apprendimenti fondati su attivit non ripetitive, problematiche e sfidanti [Siemens, 2006]. Sulla base di questi presupposti possibile progettare ambienti di apprendimento 2.0 multimodali, sociali, interattivi e dinamici, che favoriscano: ! molteplici modalit di rappresentazione: uso di immagini, testi, video, audio, multimedialit e ipermedialit, codici e linguaggi differenti; ! molteplici modalit di comunicazione: sincrona e asincrona, uno-a-uno. uno-a-molti e molti-a-molti, testuale, visuale, audio; ! molteplici modalit di coinvolgimento: integrazione di spazi virtuali e reali, interazione tra diversi social media e social networks, transito tra i diversi spazi e costruzione di un ambiente di apprendimento ibrido. Tali ambienti data la loro complessit possono generare disorientamento, eccessiva informazione, sensazione di smarrimento di fronte al rovesciamento della struttura familiare costituita dalla lezione/unit didattica in un ambiente omogeneo e strutturato. Ci ancora pi evidente nel caso di persone adulte e anziane, senza competenze tecnologiche e con forme mentali modellate su routine e ripetizioni. L'approccio connettivista pu favorire i cambiamenti neuroplastici, facilitando almeno tre delle strategie individuate da Merzenich: impegnare il cervello in nuovi compiti che costituiscono una sfida; svolgere attivit che richiedono attenzione e concentrazione; impegnarsi in attivit che sono divenute complicate da eseguire, anzich evitarle. Tali attivit, infatti, richiedono lo sviluppo di capacit complesse quali lutilizzo di canali e codici comunicativi differenti, il sapersi orientare e transitare attraverso ambienti virtuali eterogenei, il saper distinguere le informazioni rilevanti dal rumore e assegnare loro una valenza significativa, e, non ultimo, saper concentrare lattenzione in maniera selettiva in ambienti in cui il caos genera distrazione e disorientamento [Rheingold, 2012; Guglielman et al., 2014]. L'esercizio dovrebbe essere progressivo e continuo e mirare allo sviluppo di competenze per familiarizzare all'uso delle tecnologie, procedendo per successivi stadi verso l'uso consapevole di esse per individuare, selezionare, organizzare e curare l'informazione, allenare l'attenzione e rinforzare i processi mnemonici, saper distinguere e scegliere formati, linguaggi e codici, personalizzare il proprio spazio, interagire usando le risorse e gli strumenti del social web [Castello et al., 2013]. ISBN 978-88-98091-31-7 343 DIDAMATICA 2014
4. Oltre le neuromitologie: problemi aperti e sviluppi futuri Lincontro tra educazione e neuroscienze ha dato vita a una nuova disciplina di confine, la neuroeducation, o brain based education, che esplora i processi coinvolti nellacquisizione delle competenze di base (leggere, scrivere e far di conto), lapprendere ad apprendere, il controllo e la flessibilit cognitiva, la motivazione, lesperienza emozionale e sociale. La nuova disciplina si propone di individuare strategie basate su principi che derivano dalla comprensione del cervello [Jensen, 2008]. Allo stato attuale, tuttavia, sono ancora molti i fattori di criticit, e spesso anzich fondarsi su dati reali l'incontro tra i due campi di sapere ha dato luogo a false credenze e neuromitologie. Alcuni aspetti individuati come efficaci dalle neuroscienze sono incompatibili con una strategia di apprendimento motivante e gratificante: sappiamo, ad esempio, che la ripetizione ha effetti benefici sulla memoria, ma far ripetere ha un impatto negativo sulla motivazione degli allievi e la monotonia pu annullare gli effetti positivi dellesercizio [Willingham, 2009]. Malgrado sia possibile supportare la pratica didattica sulle evidenze delle neuroscienze, negli anni recenti sorto un business di pacchetti di "neuroapprendimento" destinati a scuole e insegnanti, molti dei quali fondati su assunti scientificamente discutibili quali la predominanza di emisfero destro o sinistro, o l'esistenza di una nuova forma di "intelligenza digitale" che alimenta il mito dei nativi digitali [Goswami, 2006; Rivoltella, 2012]. Ci che le ricerche sulla neuroplasticit confermano che l'apprendimento in et adulta e anziana ha una maggiore efficacia se il cervello impegnato in compiti nuovi e sfidanti, nella risoluzione di problemi e in genere in attivit complesse. L'apprendimento dipende completamente dall'esistenza della neuroplasticit, la quale consente la ritenzione, rappresentazione ed elaborazione di nuove informazioni. La sfida quella trasformare i vecchi modelli pedagogici ripensando l'educazione degli adulti in una prospettiva di flessibilit e personalizzazione che rifletta la complessit e fluidit del mondo reale [Willis, 2010; Keeling, Tevens Dickson e Avery, 2011; Boulton-Lewis e Tam, 2012; Hartman-Stein e La Rue, 2011]. I progressi raggiunti attraverso l'esercizio devono essere mantenuti attraverso prestazioni continuate. Attualmente difficile predire quanto un esercizio pu incrementare o diminuire l'attivit neuronale, come interagisce con l'et, quanto sono durevoli nel tempo i suoi effetti. E' anche difficile valutare se i cambiamenti indotti a livello cerebrale riflettono un cambiamento nella capacit neuronale o siano solo un cambiamento di strategia. Non chiaro neppure se mantenere uno stile di vita attivo protegga dall'invecchiamento cognitivo o se, piuttosto, le persone che mantengono un buon livello cognitivo tendono ad avere una vita attiva in tarda et: si sa solo che le due cose sono correlate [Park e Bischof, 2013]. Secondo le teorie andragogiche, i percorsi di educazione per gli adulti devono essere focalizzati su temi e problemi significativamente connessi con la vita reale e la pratica quotidiana secondo un approccio situazionale, con compiti concreti. Le ricerche delle neuroscienze dimostrano che occorre proporre strategie e attivit che attivino le attivit neuroplastiche per migliorare le funzioni ISBN 978-88-98091-31-7 344 Il cervello plastico
cognitive e assicurare che i processi educativi costituiscano un'esperienza efficace, soddisfacente e motivante. E' necessario modificare le abitudini mentali consolidate riguardo l'insegnamento e l'apprendimento, tenendo presenti le caratteristiche dei nuovi scenari educativi: ibridi, liquidi e ubiqui. 5. Conclusioni I progressi compiuti negli ultimi anni dalle neuroscienze dimostrano che lapprendimento non riservato soltanto alle generazioni pi giovani e alle persone con una mente in piena efficienza, ma che pu essere attuato in tutte le et della vita con uguale efficacia; e, cosa pi rilevante, che apprendere sempre contribuisce a incrementare la rigenerazione neuronale e a scongiurare gli effetti dellinvecchiamento [Guglielman, 2012]. Capire come funziona il cervello nellindividuo adulto pu aiutarci nellelaborazione di metodologie di insegnamento e apprendimento pi efficaci e adeguate alle diverse et e a mantenere le persone attive durante lintera vita. Il modello statico del cervello basato sullidea del decadimento neuronale irreversibile stato per molto tempo alla base del pregiudizio secondo cui gli anziani sono incapaci di apprendere cose nuove. Lapprendimento non ha et, un processo cumulativo che continua per tutta la vita; se le modalit di come si apprende si modificano e diversificano con let, la capacit di apprendere permane. Lapplicazione delle teorie delle neuroscienze sulla plasticit del cervello al campo delleducazione degli adulti appare rilevante per promuovere lapprendimento permanente, attraverso la creazione di ambienti di apprendimento basati sulle competenze, lapprendimento situato e la costruzione attiva di conoscenze; ambienti in cui siano proposte strategie e attivit che sfruttano i principi della neuroplasticit per migliorare le funzioni cognitive e far s che leducazione in et adulta sia unesperienza piacevole, gratificante ed efficace. Bibliografia Boulton-Lewis G.M., & Tam M. (Eds.) Active Ageing, Active Learning. Issues and challenges, New York, Springer, 2012. Castello V., Guglielman E., Guspini M., Vettraino L., Complex Learning frame and evidences. Journal of e-Learning and Knowledge Society, vol. 9, n. 3, September 2013, 29-39. Doidge N., The brain that changes itself: stories of personal triumph from the frontiers of brain science, New York, Viking, 2007. Goswami U., Neuroscience and education: from research to practice? Nature Reviews Neuroscience, 7, 2006, 406-413. Greenwood P.M., Parasuraman R., Nurturing the Older Brain and Mind, Cambridge, Massachusetts Institute of Technology, 2012. Guglielman E., Guspini M., Vettraino L., Complex Learning: A Way of Rethinking Teaching and Learning, in S. Leone (Ed.), Synergic Integration of Formal and Informal E- ISBN 978-88-98091-31-7 345 DIDAMATICA 2014
Learning Environments for Adult Lifelong Learners, Hershey PA., IGI Global, 2014, pp. 122-141. Guglielman E., The Ageing Brain: Neuroplasticity and Lifelong Learning. eLearning Papers, 29, june 2012, 1-7. Hartman-Stein P.E., La Rue A. (Eds.), Enhancing Cognitive Fitness in Adults. A guide to the use and development of community-based programs, New York, Springer, 2011. ISTAT, Il futuro demografico del paese. Statistiche Report, 28 dicembre 2011. Jensen E., A fresh look at brain-based education.Phi Delta Kappan 89.6, 2008, 408. Jensen E., Enriching the Brain: How to Maximize Every Learner's Potential, San Francisco CA, Jossey-Bass, 2009. Jensen E., Top 10 Brain-Based Teaching Strategies, Jensen Learning, Maunaloa, HI, 2010. Keeling R.P., Stevens Dickson J., Avery T., Biological Bases for Learning and Development Across the Lifespan. In London M. (Ed.) The Oxford Handbook of Lifelong Learning, New York: Oxford University Press, 2011, 40-51. Lovat T. et al., Values Pedagogy and Student Achievement. Contemporary Research Evidence, New York, Springer, 2011. Mahncke H.W., Bronstone A., Merzenich M.M., Brain Plasticity and Functional Losses in the Aged: Scientific Bases for a Novel Intervention. Progress in Brain Research, 157, 2006, 81-109. Merzenich M.M., Change minds for the better. The Journal of Active Aging, november-december, 2005, 22-30. OECD, Understanding the Brain. Towards a New Learning Science, OECD Publishing, 2002. OECD, Understanding the Brain: the Birth of a Learning Science, OECD Publishing, 2007. Park D.C., Bischof G.N., Neuroplasticity, Aging, and Cognitive Functions. In Schaie K.W. & Willis S.L. (Eds.) Handbook of the Psychology of Aging. London, Elsevier, 2011, 109-117. Park D.C., Bischof G.N., The aging mind: neuroplasticity in response to cognitive learning, Dialogues in clinical neuroscience, 15(1), 2013, 109-119. ) Park D.C., Reuter-Lorenz P., The Adaptive Brain: Aging and Neurocognitive Scaffolding. Annual Review of Psychology, 60, 2009, 173-196. Rheingold H., Perch la rete ci rende intelligenti, Milano, Raffaello Cortina, 2012. Rivoltella P.C., Neurodidattica. Insegnare al cervello che apprende, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2012. Siemens G., Knowing Knowledge, 2006. Retrieved march, 2014, from http://www.elearnspace.org/KnowingKnowledge_ LowRes.pdf WHO, Active Ageing: a Policy Framework,WHO Publishing, 2002. ISBN 978-88-98091-31-7 346 Il cervello plastico
Willingham D.T., The problems in the marriage of neuroscience and education. Cortex, 45, 2009, 544-545. Willis J., Current Impact of Neuroscience on Teaching and Learning, In Sousa D. (Ed.) Mind, Brain, Education: Neuroscience Implications for the Classroom, Bloomington, Solution Tree, 2010, 45-66. Willis S.L., Schaie K.W., Martin M., Cognitive Plasticity, In Bengtson V.E. et al., Handbook of Theories of Aging, New York, Springer, 2009.
Metodo Universitario: Il Metodo di Studio Testato da Oltre 27 Mila Studenti per Preparare Qualsiasi Esame in 7 Giorni. Contiene Tecniche di Memoria, Mappe Mentali, Lettura Veloce e Molto Altro.
Mi sento meglio: Esperienze di applicazione di musica elettronica in musicoterapia per l'educazione dell'orecchio con Ic, dsa, sindrome di Down e autismo