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di Eleonora Guglielman
Tratto da: e-Learning: teorie e metodologie. Lo stato dell’arte, a cura di M. Guspini, Roma, Tiellemedia, 2007, realizzato
e pubblicato nell’ambito del Progetto Equal COMUNET, IT-S2-MDL-374. Tutti i diritti riservati.
1 F. Latrive, Sul buon uso della pirateria. Proprietà intellettuale e libero accesso nell’ecosistema della conoscenza,
Il progetto GNU di Stallman giunge a una svolta cruciale quando nel 1991 lo
studente finlandese Linus Torvald compila il Kernel 4 del sistema operativo,
inserendo il tassello mancante del programma. Nasce così Linux, il sistema
operativo che nel giro di pochi anni si affermerà come principale concorrente di
Windows prodotto dalla Microsoft. Diversamente dai software proprietari, che non
rendono disponibile il codice sorgente5 , Linux dà libero accesso al proprio,
consentendo a chiunque di modificarlo e di migliorarlo. Lo stesso lavoro di Torvald
sarebbe stato impossibile senza la collaborazione di tutte le persone che si sono
applicate con passione e in modo disinteressato allo sviluppo del progetto,
scambiando idee e osservazioni in seno alla comunità hacker6 di cui faceva parte; il
Kernel, testato e potenziato costantemente, è risultato perciò più affidabile.
In base alla licenza GPL il codice sorgente del Kernel di Linux viene messo a
disposizione di chiunque lo voglia studiare o modificare, dandogli di fatto la
possibilità di modificare i programma stesso. Stallman ribalta così il concetto di
4 Il Kernel è il cuore del sistema operativo, la parte che regola il traffico di dati all’interno del computer assegnando i
diversi compiti ad hardware e a software; esso consente, in sostanza, di far funzionare correttamente l’intero sistema
operativo senza dover ricorrere ad altri software.
5Il codice sorgente, scritto dai programmatori, può essere modificato, a differenza del codice binario, leggibile solo dalla
macchina. Nei software proprietari è accessibile solo quest’ultimo, rendendo l’intero programma non alterabile.
6 Il termine hacker è comunemente usato per indicare il pirata informatico che viola sistemi di sicurezza, sprotegge le
copie dei programmi e si dedica ad altre attività illegali. Tale uso, oltre a non essere esatto, è fuorviante: l’hacker, infatti,
è l’appassionato di informatica che studia il funzionamento di software e hardware “aprendoli” ed esplorandoli per
conoscerli a fondo e modificarli. Per estensione è un hacker chiunque si applica allo studio di una certa cosa in ambito
scientifico o umanistico unicamente per accrescere la propria conoscenza, senza incentivi di tipo economico. Per il
significato originario del termine, cfr. P. Imanen, L’etica hacker e lo spirito della società dell’informazione, Milano,
Feltrinelli, 2003, e S. Williams, Codice libero. Richard Stallman e la crociata per il software libero, Milano, Apogeo, 2002,
pp. 94-96.
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copyright (il diritto d’autore, che impedisce la modifica e la ridistribuzione del
software) mediante quello che egli stesso definisce “copyleft”, un’espressione
difficilmente traducibile che però rende in modo efficace il concetto di
capovolgimento delle tradizionali limitazioni applicate al software proprietario7.
Come si è passati a parlare di Open Source dal concetto originario di free
software? Le ragioni sono principalmente di ordine economico: il termine free in
inglese ha il doppio significato di libero e gratuito, e questa ultima connotazione
poteva costituire un ostacolo alla commercializzazione e la vendita di prodotti
informatici da parte delle imprese. Furono proprio queste a condurre il
cambiamento di direzione verso un tipo di licenza più flessibile, la LGPL (Limited
GPL), un compromesso che consentiva la realizzazione di software proprietari
come derivati dal software libero originario. In questo caso, non potendosi più
parlare di free software, si è coniata l’espressione Open Source, che indica la
disponibilità del codice sorgente con il quale è stato scritto il programma, e che è
passata per estensione a indicare (in modo non corretto) tutto il software a codice
aperto, anche quello che abbiamo definito come software libero8.
Le altre prinicipali tipologie di licenza sono le seguenti:
MLP, una licenza specifica per il browser Mozilla Firefox9, consente la modifica del
codice sorgente, la distribuzione del nuovo prodotto è soggetta alla stessa licenza;
BSD, che consente di fare qualsiasi cosa con un software, tranne attribuirne la
proprietà a un autore;
7 L’espressione copyleft è infatti l’evidente capovolgimento di copyright: il gioco di parole, intraducibile in italiano, si basa
sul doppio significato del termine “right” che può significare “diritto” ma anche “destra”. Essa richiama, d’altra parte, la
tutela nel tempo della libertà di accesso a un contenuto, che come si è detto sopra non sarebbe garantita da una licenza
di pubblico dominio.
8 Le due espressioni vengono spesso confuse, mentre in realtà rispecchiano prospettive differenti in modo radicale,
come fanno notare gli autori del collettivo Ippolita nel libro Open non è free. Comunità digitali tra etica hacker e mercato
globale, Milano, Elèuthera Editrice, 2005, pp. 41 sgg. Open Source può essere tradotto con “codice sorgente aperto”; il
termine è nato alla fine degli anni ’90 su iniziativa di Brice Perens ed Eric S. Raymond, fondatori della Open Source
Iniziative (www.opensource.org) e non è mai stato accettato dalla Free Software Foundation, che considera la propria
filosofia e i propri obiettivi completamente diversi.
9 Un browser è un software che consente di navigare in Internet; il più noto browser proprietario è Internet Explorer,
distribuito assieme al sistema operativo Microsoft Windows.
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GFDL – GNU Free Documentation License, simila alla GPL ma applicata a
documenti.
I sostenitori del software Open Source elencano una serie di vantaggi che ne
giustificherebbero la scelta:
• gratuità o comunque basso costo rispetto al software proprietario;
• possibilità di modificare liberamente il software, adattandolo alle proprie
esigenze;
• continuo miglioramento del codice sorgente grazie al lavoro di revisione di
numerose persone;
• correzione rapida degli errori e delle falle di sicurezza;
• impossibilità di inserire parti di codice maligno intenzionalmente, quali virus o
Categorie di software
Software libero: viene distribuito in modo che chiunque possa usarlo, copiarlo e
distribuirlo, in modo gratuito o a pagamento, purché il codice sorgente sia
comunque disponibile. Questo tipo di software può essere incluso in un sistema
operativo libero di tipo GNU/Linux. Per verificare se un software è veramente
11 http://www.gnu.org/philosophy/categories.it.html
6
libero (e non semplicemente gratuito, come a volte l’ambiguità della parola free può
indurre a credere) bisogna controllare il tipo di licenza.
12Si tratta di un gioco di parole, che qui viene reso con "permesso di autore": copyright (diritto di autore) è formato dalle
parole “copy” (copia) e “right” (diritto, ma anche destra), opposto di “left” (sinistra, ma anche lasciato).
7
Software con licenza GPL: la GNU GPL (General Public License) è un insieme di
termini di distribuzione relativi al permesso d’autore di un programma. Il Progetto
GNU lo utilizza come licenza per la maggior parte del software GNU.
Software GNU: è realizzato all’interno del Progetto GNU. La maggior parte del
software GNU è coperta da permesso d'autore; la condizione è che tutto il
software GNU sia software libero.
Software semilibero: si tratta di software non libero, che viene distribuito ai privati
con un permesso di uso, copia, distribuzione e modifica senza scopo di lucro.
Shareware; software che può essere usato gratuitamente per un periodo di prova
e dà la possibilità di ridistribuire copie, ma impone a chiunque continui ad usarne
una copia di pagarne la licenza d'uso. In genere il codice sorgente non è
disponibile13.
Il peer to peer, spesso abbreviato in P2P, è una modalità di scambio tra pari che
può riferirsi alla dimensione relazionale o alla tecnologia grazie alla quale si realizza
lo scambio.
Lo scambio tra pari, infatti, presuppone una condizione di reciprocità che permette
la condivisione di idee, conoscenze, esperienze e contenuti; tale reciprocità è data
dalla reticolarità che viene a instaurarsi tra gli utenti, tra i quali non sussistono
rapporti gerarchici.
Le reti P2P sono architetture di sistema basate sullo stesso principio: i diversi host
sono tutti nodi della stessa importanza. A differenza del modello client/server,
dove il server è un computer di maggiore importanza rispetto ai client che si
collegano ad esso e ha l’accesso a funzioni di amministratore, nella rete P2P
ciascun computer può funzionare sia da client sia da server. Diviene così possibile
lo scambio, tra utenti remoti, di file e programmi in maniera diretta e indipendente
da un computer centrale.
15Commissione Interministeriale sui contenuti digitali nell’era di Internet, I contenuti digitali nell’era di Internet, marzo
2005, http://www.mininnovazione.it/ita/normativa/pubblicazioni/cdei.shtml
16 http://setiathome.berkeley.edu/
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culturale e accademico, l’Internet Archive17 , al quale possono accedere
liberamente tutti gli utenti; l’archivio memorizza permanentemente i contenuti
digitali affinché non vadano perduti e si possa continuare ad accedere ad essi.
Tra i progetti più rilevanti nati negli ultimi anni c’è la rete Netsukuku, un sistema
sperimentale di peer-to-peer, nato per costruire una rete distribuita, anonima, non
controllabile e non gerarchica, non necessariamente separata da Internet, nella
quale non esiste un server centrale. La sua finalità è fare sì che qualunque utente
possa agganciarsi immediatamente alla rete senza dover sottostare ad
adempimenti burocratici o contrattuali; l'indirizzo IP che identifica un computer non
è associabile ad una località fisica precisa, e le rotte di instradamento dei dati sono
talmente complesse che è quasi impossibile rintracciare i nodi. La velocità del
trasferimento dei dati è elevatissima, limitata unicamente dalla tecnologia attuale
delle schede o dispositivi di rete. La rete gira sotto il sistema operativo GNU/Linux
ed è rilasciata sotto licenza GNU GPL.
Il copyleft, che come abbiamo visto nasce e si sviluppa all’interno delle comunità
informatiche nel clima di condivisione che le ha caratterizzate fin dalle loro origini,
con il tempo è stato trasferito anche ad altri ambiti, come quello scientifico e
letterario, grazie al vasto movimento che si è creato per salvaguardare la libertà di
accesso all’informazione e alla cultura. Sono così nate diverse tipologie di licenza di
tipo aperto e molte iniziative per la diffusione libera di testi e opere18.
17 http://www.archive.org/index.php
18Per una panoramica sul fenomeno del copyleft cfr. S. Aliprandi, Copyleft e opencontent. L’altra faccia del copyright,
Lodi, PrimaOra, 2005.
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La prima licenza copyleft ad essere applicata a opere dell’ingegno che non fossero
prodotti informatici è stata la GNU Free Documentation License (FDL), creata nel
2000 per la distribuzione di manualistica riguardante il software libero: ogni nuova
copia prodotto modificando quella originaria deve essere rilasciata sotto la stessa
licenza. Contemporaneamente è stato varato il Linux Documentation Project,
progetto internazionale di raccolta e diffusione di documentazione in diverse lingue
su Linux, pubblicate sul sito www.tldp.org; tutti i documenti sono in formato non
proprietario19.
Il Progetto Gnutemberg20, avviato in Italia, si prefigge tre finalità: raccogliere opere
realizzate in formato non proprietario, creare un database di tutta la
documentazione mondiale rilasciata con licenza copyleft, pubblicare un elenco
aggiornato delle case editrici e delle stamperie che distribuiscono queste opere,
anche in fotocopia.
Il Progetto PLOS – Public Library of Science è nato nel 2000 per la creazione di un
archivio pubblico della scienza; è stato promosso e sostenuto, tra gli altri, dal
premio Nobel per la medicina Harold Varmus, con lo scopo di rendere disponibile al
pubblico la letteratura medica e scientifica.
Il MIT – Massachusetts Institute of Technology – ultimamente ha varato l’iniziativa
degli Open Course Ware, aprendo al pubblico contenuti e materiali dei propri corsi
gratuitamente e senza necessità di iscrizione21. Finora sono stati pubblicati 1.400
corsi le cui tematiche spaziano in tutte le aree: antropologia, architettura, chimica,
fisica, matematica, storia, letteratura, ecc.
19 Un formato proprietario può essere letto soltanto con il programma con cui è stato creato, mentre un formato aperto fa
sì che il file possa essere letto con qualsiasi programma creato a tale scopo. I file in estensione .pdf, ad esempio, sono
in formato proprietario e come tali sono leggibili solo con i programmi realizzati da Adobe.
20 Come precisato dai suoi promotori in www.gnutemberg.org, la “m” di Gnutemberg non è un errore ma sottolinea le
origini italiane del progetto.
21 http://ocw.mit.edu/OcwWeb/index.htm
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Wikipedia è un progetto internazionale per la creazione di un enciclopedia
multilingue scritta collettivamente e disponibile in Internet22 ; tutti i testi sono
rilasciati sotto la licenza GNU FDL.
Il progetto Creative Commons nasce con l’intento di applicare il copyleft al campo
della letteratura e della saggistica, con una serie di licenze personalizzabili secondo
le esigenze degli utenti. Nata nel 2001, l’iniziativa è stata promossa da Lawrence
Lessig, professore di diritto all’Università di Stanford in California, responsabile
dello Stanford Center for Internet and Society. Le licenze Creative Commons si
basano su quattro caratteristiche di base:
1. attribution: obbligo di citare l’autore originario del contributo in ogni
successiva utilizzazione dell’opera;
2. no derivs: divieto di modificare l’opera e crearne opere derivate;
3. non commercial: divieto di utilizzare l’opera a scopi commerciali;
4. share alike: obbligo di condividere le opere derivate applicando lo stesso tipo
di licenza dell’originaria.
L’autore può quindi scegliere a proprio piacimento le tre condizioni che ritiene più
adeguate (la 2 e la 4, com’è ovvio, si escludono a vicenda), fermo restando che in
ogni caso viene tutelata la libertà di copia, distribuzione, esibizione ed esecuzione
pubblica dell’opera.
22 La scrittura collettiva viene attuata grazie allo strumento del wiki, un sito web o una collezione di documenti
ipertestuali in cui ciascun utente può aggiungere il proprio contributo; il termine wiki può anche indicare il software
collaborativo non gerarchico usato per la realizzazione del sito. Cfr. www.wikipedia.org
13
Licenze per opere software
GNU GPL software in generale
GNU LGPL librerie di funzioni
BSD License software in generale
Mozilla PL software in generale
MIT License software in generale
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Il movimento Open Access
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• difendendo il merito intrinseco dei contributi ad un’infrastruttura ad accesso
ePrints è un software GNU libero e gratuito creato nel 2000 dalla School of
Electronics and Computer Science dell’University of Southampton del Regno Unito.
Esso permette l’archiviazione di documenti, elementi multimediali e dati; è
compatibile con l’Open Archive Iniziative (http://www.openarchives.org/), ha un
supporto multilingue e consente l’implementazione di repository dinamici con
funzioni di ricerca avanzata. Sul sito web del progetto, nella sezione relativa all’Open
Access ( http://www.eprints.org/openaccess/) troviamo una serie di articoli
25 http://www.lboro.ac.uk/departments/ls/disresearch/romeo/
26 http://sciencecommons.org/
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firmati da Stevan Harnad, direttore di ricerca del dipartimento di Scienze Cognitive
dell’Università del Quebec, sull’accessibilità degli articoli scientifici.
Harnad individua due strade per realizzare l’accessibilità:
1. la “strada dorata”: pubblicazione di riviste Open Access, liberamente fruibili e
scaricabili online;
2. la “strada verde”: auto-archiviazione da parte degli stessi autori, un sistema più
veloce e immediato del primo.
Va precisato, come sottolinea l’Autore, che l’auto-archiviazione non è la stessa
cosa dell’auto-pubblicazione, in quanto si tratta di pubblicare articoli già editi in
riviste internazionali e sottoposti al vaglio della comunità scientifica.
La demo del programma è visionabile sulla pagina web http://
demoprints.eprints.org/ . Esiste anche una comunità mondiale dedicata al
progetto.
27 http://www.dspace.org
28 Per un repertorio degli archivi italiani che aderiscono all’iniziativa Open Access, vedi http://www.openarchives.it.
29 http://pkp.sfu.ca/?q=ojs
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2001, ha prodotto un software gratuito Open Source adottato da diverse istituzioni
internazionali; il software è configurabile e adattabile alle diverse esigenze.
Nell’ambito del progetto è stato sviluppato anche l’Open Conference System, un
software libero per la creazione di siti web dedicati a conferenze, con funzioni
avanzate di accesso, registrazione dei partecipanti, upload e download dei
materiali; la demo è visionabile all’indirizzo http://pkp.sfu.ca/ocs/demo/.
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