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MANUALE DI PSICOLOGIA GENERALE di Mecacci 1. INTRODUZIONE STORICA.

fin dallantichit: pensiero filosofico dal 600: le scienze fisiche forniscono i concetti di esperimento e indagine empirica nuova concezione dellessere umano (superata la visione antropocentrica) ultimi 30 anni dell800: scienze umane come sapere autonomo, studiate secondo i criteri delle scienze fisiche (studio empirico dellessere umano) met del 900: concezione della mente umana come un sistema di elaborazione delle informazioni I. Dalla fisiologia alla psicologia: la Germania. la psicologia si svilupp in Germania, sotto la spinta della ricerca fisiologica; Fechner il suo obiettivo principale era dimostrare lidentit tra mente e corpo; ricerca sui processi sensoriali; la rilevanza dellopera di Fechner consiste nellaver mostrato che la sensazione, in quanto fenomeno puramente piscologico, fino a quel momento erroneamente inteso come successione di stati di coscienza che potevano essere conosciuti solo tramite lintrospezione, era qualcosa di oggettivo e materiale, suscettibile di essere misurato; la psicologia poteva divenire una scienza sperimentale, nel senso che era in grado riprodurre e studiare le sensazioni nelle condizioni artificiali del laboratorio; Helmholtz concetto di inferenza inconscia: la percezione completa si ha solo dopo che le sensazioni sono state interpretate dai processi nervosi centrali ripreso dalla scuola di Lipsia (Wundt) prima sistematizzazione a tutte le ricerche che erano state svolte fino ad allora sui processi psicologici; 1879 fond un laboratorio di ricerca; la psicologia doveva studiare i processi psichici secondo il metodo introspettivo (sperimentatore e soggetto sperimentale coincidono; la validit degli assunti che ne derivano dipende dallosservazione scrupolosa; offriva spesso dati differenti e questo apparve come il suo lato debole); sintesi creativa o appercezione: tra lo stimolo e la risposta prodotta intervengono diversi processi; a Lipsia si form la prima generazione di psicologi, provenienti anche da altri stati; Ebbinghaus pens di poter estendere luso del metodo sperimentale allo studio delle funzioni mentali superiori, in particolare della memoria, anche se Wundt aveva dichiarato che ci non era possibile; era convinto di poter misurare la difficolt del materiale da apprendere in base al numero di ripetizioni necessarie per apprenderlo; utilizz sillabe prive di senso poich queste non comportavano associazioni o significati che avrebbero facilitato il compito di apprendimento puro; giunse a stabilire la curva dellapprendimento e i principali fenomeni di interferenza che caratterizzano il ricordo; la sua opera assume un particolare significato per lo sviluppo della psicologia in quanto contrastando limpostazione wundtiana, favor il sorgere di correnti diverse da quella (es: la scuola di Wrzburg) dimostr che la psicologia poteva far propri gli strumenti elaborati da altre discipline oltre la fisiologia, come la statistica e la matematica venne contrapposta unimpostazione diversa, definita empirica, allimpostazione sperimentale promossa da Wundt; Brentano propose di sostituire allo studio dei contenuti dellesperienza lindagine sugli atti stessi dellesperienza; lascer importanti tracce nella scuola di Wrzburg e nel funzionalismo statunitense; Klpe si allontan dalla scuola di Lipsia; diede origine alla scuola di Wrzburg; il lavoro svolto a Wrzburg si differenzi dalle ricerche compiute a Lipsia non solo per quanto riguardava loggetto dellindagine (non era pi n la coscienza n la sensazione, ma i processi mentali superiori, cio il pensiero e il ragionamento), ma anche per il metodo (messi in luce i limiti dellintrospezionismo; uno studio dei contenuti di coscienza apparve sempre pi irrealizzabile e ci contribu a far sorgere linteresse per lo studio del comportamento); la tesi elaborata a Wrzburg per cui lorganizzazione del pensiero si sviluppa in gran parte al di sotto del livello di coscienza costitu una conferma per le nascenti scuole psicoanalitiche compiuto il passaggio dalla fisiologia alla psicologia ulteriori contributi della Germania: la teoria psicoanalitica di Freud; teoria della Gestalt
LE ILLUSIONI OTTICHE

divennero oggetto di indagine sistematica solo nei primi decenni dell800; cubo di Necker, nel quale la prospettiva del cubo continuamente reversibile; progressivamente altri esempi di illusioni otticogeometriche; unaltra classe di illusioni, molto importante per lo sviluppo della ricerca sperimentale in psicologia, fu quella relativa al movimento: illusione della cascata (se si osserva lacqua della cascata che scorre verso il basso e poi si sposta lo sguardo sulle parti adiacenti rocciose, sembra che le rocce si spostino verso lalto); si tratta di immagini consecutive, cio di immagini che si verificano dopo losservazione prolungata di un oggetto, hanno caratteristiche opposte agli stimoli che sono stati precedentemente osservati; movimento stroboscopio (Wertheimer): fu per la teoria della forma uno degli esempi pi notevoli di come ci che viene percepito non corrisponda alla somma degli elementi, ma dipenda invece dallautonoma organizzazione dei processi percettivi Dalla fisiologia alla psicologia: la Russia. anche in Russia lo sviluppo della psicologia resta strettamente legato alla fisiologia; studiando i processi fisiologici della digestione nei cani Pavlov scopr che, accanto ai riflessi incondizionati, costituiti dalla risposta fisiologica ad un certo stimolo, si possono avere anche dei riflessi condizionati, che costituiscono una forma elementare di apprendimento; il condizionamento si verifica quando la risposta appropriata ad un certo stimolo viene trasferita su un altro stimolo, altrimenti neutro, se tale risposta viene opportunamente rinforzata; studio delle condizioni che producono il rinforzo e la sua estinzione; in una prospettiva completamente diversa, Vygotskij elabor una complessa teoria psicologica imperniata sul presupposto che lo sviluppo della psiche connesso agli stadi dello sviluppo socioeconomico (teoria storico-culturale); il linguaggio lespressione principale della vita psichica umana ed alla base dei processi di coscienza; i processi psichici superiori, pensiero, linguaggio e memoria, non hanno unorigine naturale, ma sociale
II.

Dalle scienze naturali alla psicologia: la Gran Bretagna. contrariamente a quanto avveniva in Germania, dove la psicologia si caratterizzava come studio sperimentale volto alla formulazione di teorie, in Inghilterra predomin lorientamento applicativo da cui deriv la psicologia differenziale; una delle cause che impedirono laffermarsi della psicologia come disciplina sperimentale sta nella chiusura dellambiente accademico a questa impostazione nello studio di problemi della mente che, da sempre, erano patrimonio della filosofia; solo nel 1897 venne fondato il primo laboratorio di ricerca e questa fu la condizione per realizzare il distacco definitivo della psicologia dalla filosofia, anche se in una ben precisa direzione, quella matematica e statistica; Spencer: la psicologia doveva essere considerata una disciplina strettamente legata alle scienze biologiche e allo studio comparato uomo-animale; questa prospettiva trover un valido supporto nella teoria dellevoluzione e nelle ricerche comparative sullespressione delle emozioni negli uomini e negli animali di Darwin; per Galton era possibile distinguere le diverse capacit umane e, tra queste, studi in particolare lintelligenza; raccolse i dati che sarebbero stati utilizzati per la formulazione dei primi test dintelligenza; per le sue ricerche utilizz i questionari e i metodi della statistica, cui dette contributi originali; linfluenza di Galton fu determinante nellorientare la ricerca in senso psicometrico, orientamento che trov la sua massima espressione in Francia, con Binet; Spearman avvalor la tesi per cui lintelligenza, identificata nel cosiddetto fattore g, corrispondente ad una capacit generale, poteva essere studiata mediante una serie di prove oggettive; il passaggio dalla filosofia alla psicologia si realizz con Stout, il quale elabor una critica dellassociazionismo a favore di una concezione funzionalista, di stampo darwiniano, tesi che precorse alcuni assunti della teoria della Gestalt; Bartlett: lessere umano classifica e interpreta le informazioni che provengono dallesterno secondo processi e schemi mentali appresi, in questa prospettiva i dati da ricordare non vengono semplicemente incamerati, ma subiscono una trasformazione e levocazione una ricostruzione che risulta dal nostro atteggiamento nei riguardi dellintera massa attiva dellesperienza passata; priva di grandi sistemi, la psicologia inglese, che trov una tradizione di studi naturalistici su cui si inser bene la problematica psicologica, si caratterizz per la pratica sperimentale sempre pi perfezionata dallapporto degli studi matematici e soprattutto per lorientamento applicativo che ha esercitato un forte vincolo sui problemi della ricerca affrontati
III.

Dalla psicopatologia alla psicologia: la Francia. Ribot considerato il fondatore della psicologia francese soprattutto per lopera di divulgazione delle ricerche condotte in Inghilterra e in Germania; nel 1889 apr il primo laboratorio francese; riteneva che la psicologia dovesse essere sperimentale e che proprio nella malattia fosse possibile ravvisare la forma migliore di sperimentazione; Binet fu il primo psicologo sperimentale in senso proprio; anche Janet non tracci una netta delimitazione tra psicologia normale e patologica; il metodo terapeutico da lui impiegato era la catarsi che consisteva nel far ricordare al paziente in condizioni normali avvenimenti specifici della sua vita passata; scopr che in stato di ipnosi i pazienti possono ricordare avvenimenti che invece non sono in grado di recuperare alla memoria in stato di veglia; nel 1895 Binet divenne titolare del laboratorio di psicologia fisiologica che era stato attrezzato con tutti gli strumenti usati a Lipsia; formul una scala metrica dellintelligenza che consisteva nella classificazione degli individui secondo la capacit dimostrata nel risolvere una serie di prove ai diversi livelli det; distinse let cronologica dallet mentale seguendo lipotesi di Galton per cui esiste una capacit generale relativa alle varie et dellindividuo; la scala di Binet suscit linteresse degli psicologi di tutto il mondo per il suo valore pragmatico: se era stato possibile misurare lintelligenza, sarebbe stato senzaltro possibile estendere questo metodo allo studio di altri fenomeni psicologici; Piron identific loggetto dindagine della psicologia non pi nella coscienza, bens nel comportamento inteso come attivit globale degli individui nellinterazione che essi hanno con lambiente in cui vivono; Piaget elabor una teoria generale della conoscenza fondata sul concetto di sviluppo secondo un principio di continuit tra la filogenesi e lontogenesi; studio dello sviluppo dellintelligenza del bambino; come in Inghilterra, tuttavia, il mondo accademico francese rimase sostanzialmente estraneo allo sviluppo della psicologia; complessivamente si pu osservare che in Francia la psicologia si sviluppata in parziale dipendenza dalle teorie inglesi per quanto riguarda la teoria dellevoluzione che fin per assumere un carattere puramente filosofico-speculativo; inoltre la tradizione di studi matematici favor lo sviluppo delle tecniche statistiche rendendo la psicologia francese relativamente estranea alla problematica della psicologia di stampo tedesco
IV. FREUD E LA SCOPERTA DELLINCONSCIO

800/900: Freud ruolo centrale; si dedic alla psicopatologia, approfondendo dapprima il trattamento dellisteria con il metodo dellipnosi e successivamente con la tecnica delle associazioni libere e con linterpretazione del materiale onirico; psicoanalisi; 2 assunti principali: sostanziale continuit tra normalit e patologia mentale; il funzionamento patologico insorge quando nei processi psichici si instaurano dei meccanismi di difesa, di rimozione e di censura che impediscono ai contenuti inconsci, disturbanti e dolorosi, di affiorare al livello della coscienza dando luogo alla sintomatologia patologica ruolo centrale attribuito allinconscio nel modellare le manifestazioni consce dellattivit psichica; linconscio il luogo della psiche in cui sono riposti desideri, pulsioni ed emozioni che guidano e orientano il comportamento cosciente i contenuti che si sono fissati nellinconscio sono ricordi, associazioni e desideri infantili retti e guidati dal principio del piacere informato dalle pulsioni; questi materiali provvisti di significato sono dotati di energia pulsionale, la libido, e danno luogo ad un sistema del tutto atemporale e non-razionale, privo quindi di negazione, di contraddizione logica e di incertezza; i contenuti dellinconscio possono avere accesso alla coscienza solo superando le resistenze opposte dalla censura che applica ad essi delle trasformazioni secondo il processo psichico primario: questo opera per spostamento (unidea pu essere rappresentata nella coscienza da un altro concetto connesso al primo in modo contingente) e per condensazione (quando unidea viene integrata in unaltra dando luogo ad un simbolo composto); queste 2 trasformazioni si ritrovano nei sogni e, se vengono utilizzate dal pensiero conscio che segue il principio di realt, danno luogo ai giochi di parole, allumorismo e allarguzia costituendo cos un accesso allinconscio; a mezza strada tra la dinamica dellinconscio e quella del conscio vi il preconscio, in cui vi sono quei materiali dellinconscio che non sono completamente rimossi dalla coscienza e che quindi vi restano latenti e disponibili; teoria generale della personalit strutturata in 3 diversi sistemi strettamente interdipendenti: 3

Es caratterizzato dai contenuti inconsci Io che regola le pulsioni dellEs che possono essere portate sul piano della coscienza in base al principio di realt Super-io che trova origine nel sistema di premi e punizioni realizzato dai genitori nella valutazione dei comportamenti del bambino, rappresentando quindi il codice morale che si sovrappone allIo lIo o il Super-io, di fronte a presunti pericoli, reagiscono con langoscia che il soggetto cerca di ridurre in vari modi per eliminare la tensione da essa prodotta; la fonte dellenergia psichica che anima la dinamica della personalit deriva da 2 pulsioni primarie: pulsione di vita (energia lipidica; autoconservazione e sopravvivenza della specie) pulsione di morte (aggressivit o masochismo)

Dallecletticismo alla psicologia: gli Stati Uniti. anche negli Stati Uniti, come in Inghilterra e in Francia, fu dalla filosofia che ebbe origine la psicologia; James ne fu il promotore; psicologia sperimentale, originale rispetto a quella che contemporaneamente veniva elaborata in Europa; la prospettiva assunta per definire loggetto e il compito della psicologia non si inseriva n nella tradizione della ricerca fisiologica, n in quella della psicometria o della psicopatologia, e neppure in quello dello studio dellintelletto e delle facolt in senso filosofico; il punto di partenza della sua concezione fu la teoria dellevoluzione e, in particolare, lo stretto rapporto tra lindividuo e lambiente; ha riconosciuto limportanza della psicologia sociale e dello studio della personalit; lindagine psicologica deve attenersi rigorosamente ai fatti, ai dati empirici, senza postulare processi che non possano essere osservati; il metodo di studio devessere lintrospezione (non quella prodotta artificialmente in laboratorio che pretende di cogliere aspetti dellesperienza che non possono essere isolati); il limite di questo metodo, la soggettivit, era ben compreso da James, tuttavia era convinto che tale limite potesse essere superato, o compensato, con limpiego del metodo comparativo; la psicologia di James metteva in luce la ristrettezza problematica degli studi condotti a Lipsia, determinati troppo rigidamente dallistanza sperimentale, e prefigurava nuove linee di sviluppo che condurranno ad una psicologia di stampo, da una parte, funzionalista, e dallaltra, comportamentista
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La matrice europea della prima psicologia statunitense. il primo vero laboratorio di psicologia negli Stati Uniti fu quello fondato, nel 1883, da Hall; ontogenesi come ricapitolazione della filogenesi; Titchener, di origine inglese e allievo di Wundt a Lipsia, pu essere considerato il pi fedele continuatore della psicologia wundtiana nel nuovo continente; la psicologia doveva essere una ricerca di base pura, non una disciplina applicata; il suo oggetto doveva essere lesperienza considerata dal punto di vista del soggetto che la vive; questa psicologia pura, imparziale e impersonale, come la fisica, aveva lo scopo di formulare leggi esplicative; il metodo non poteva che essere lintrospezione; psicologia di Wundt, definita da Titchener strutturalista; negli Stati Uniti, per, il clima culturale era ormai talmente mutato da far apparire rigido e dogmatico questo tipo di psicologia; alla sua morte non ebbe continuatori e lideale wundtiano di psicologia si esaur nel nuovo clima culturale che aveva reso chiaro che cosa ormai la psicologia non poteva pi essere
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Funzionalismo e pragmatismo. se i limiti del metodo introspettivo favorirono la ricerca di un nuovo metodo, quello comparativo o quello psicometrico, cos anche loggetto della ricerca doveva mutare: in un caso poteva essere il confronto tra il comportamento animale e quello umano nellaltro le differenze che esistono tra gli individui rispetto ad abilit specifiche per James, Hall e Cattell la coscienza, in quanto meccanismo autosufficiente da un punto di vista funzionale, non era pi un oggetto da analizzare e scomporre nei suoi componenti; doveva, invece, essere approfondito lo studio dei meccanismi operativi della coscienza che consentono ladattamento dellindividuo allambiente; la concezione funzionalista, sviluppata a livello filosofico particolarmente da James, assunse con Dewey ( Angell) caratteristiche peculiari: si svilupp nella corrente filosofica del pragmatismo e la biologia evoluzionistica venne utilizzata per lo studio delle idee considerate come strumenti adattivi dellorganismo (riproponeva sul piano del mentale i concetti di lotta per la
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sopravvivenza e di sopravvivenza del pi adatto) scuola psicologica funzionalista di Chicago (1892), antitetica a quella strutturalista di Titchener; la psicologia devessere una disciplina sperimentale; Carr, successore di Angell; mutato loggetto dindagine, che non era pi la coscienza, anche il metodo, lintrospezione, venne riformulato: il nuovo metodo era ancora sperimentale e consisteva nellosservazione, semplice o controllata, per determinare se il soggetto riesce, o meno, a raggiungere lobiettivo prefissato e per analizzare le variabili che, di volta in volta, possono ostacolare o facilitare tale conseguimento; nuovo concetto di esperimento di laboratorio nuovo oggetto di studio, cio il comportamento nella sua globalit e sviluppo di ricerche nel campo della psicologia comparata (esigenza di ricerche oggettive); Thorndike: legge delleffetto per cui gli atti che in una data situazione producono soddisfazione finiscono con lessere associati a quella situazione cosicch, quando essa si ripresenta, vi sono maggiori probabilit che gli stessi atti vengano ripetuti rispetto al passato; la risposta appresa quella che soddisfa uno stato di bisogno dellanimale relativo alla situazione specifica; questa forma di apprendimento non presuppone alcun tipo di attivit superiore da parte dellanimale che si limita a reagire alla presenza nellambiente di uno stimolo che ha una funzione di rinforzo sulla sua risposta; concezione connessionista: i processi psichici sono costituiti dalle connessioni, innate o acquisite, fra la situazione e la risposta; mentre lassociazionismo tradizionale cercava di cogliere delle associazioni tra i contenuti della mente, il connessionismo analizz le associazioni tra gli eventi ambientali e le risposte motorie prodotte; analizzato solo ci che era direttamente osservabile prefigurazione della metodologia comportamentista (Hull e Skinner): ci che rilevante il rapporto tra lo stimolo che suscita la risposta e questa stessa risposta (la psicologia comparata mette in luce le leggi del comportamento animale, che per analogia consentivano una migliore comprensione di quello umano) La reazione alla crisi: il comportamentismo. 1910: stato di crisi della psicologia determinata: dagli apporti della psicologia animale dal successo delle teorie psicoanalitiche dalla diffusione delle ricerche applicate nello studio delle capacit 2 tentativi volti alla ricostruzione della nuova psicologia Watson elabora il comportamentismo in Germania la Gestalt rilancia lantico problema (che trova nella psicologia animale del significato psicologico dellesperienza e, e comparata un precursore) in particolare, dei fenomeni percettivi totale rifiuto di affrontare il problema della coscienza per limpossibilit di definirla e descriverla E scelta dellosservazione del comportamento manifesto; le risposte determinate dallattivit di adattamento allambiente costituiscono le funzioni psicologiche, ma i loro aspetti interni, di cui tuttavia si ammette lesistenza, devono essere ignorati in quanto non sono analizzabili scientificamente, cio in modo oggettivo; riduzionismo fisiologico (ricondurre quanto pi possibile i processi psichici a quelli fisiologici); gli stimoli erano di carattere fisico mentre le risposte erano di carattere fisiologico; comportamento manifesto dellorganismo; importanza della psicologia animale per lo studio di quella umana; la fortuna della psicologia comportamentista, che diverr il modello di ricerca prevalente fino alla fine degli anni 50, non dipende solo dagli assunti teorici o dal metodo la cui oggettivit costituita dalla possibilit della sua applicazione a tutti gli esseri viventi dalla ripetibilit dei risultati sperimentali, dalla loro controllabilit e dal fatto che lo sperimentatore e il soggetto dellesperimento appartengono a 2 sistemi distinti ma piuttosto da una sostanziale affinit questa psicologia e il contesto culturale in cui si inseriva (forniva quelle conoscenze sul comportamento umano che potevano essere utilizzate nella e per la societ)
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La reazione alla crisi: la teoria della Gestalt. in Germania si stavano delineando correnti psicologiche in netta opposizione allorientamento wundtiano in particolare alcuni studiosi rifiutavano la validit dellassociazionismo per lo studio della
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percezione; preferivano la prospettiva secondo cui la percezione non era considerata una semplice combinazione passiva di elementi sensoriali, bens il frutto di unattivit organizzatrice della mente che agisce sugli elementi dellesperienza; la forma non una sensazione, ma un elemento nuovo che interviene nella percezione; la mente, infatti, d forma alle sensazioni elementari; utilizzando un metodo che non era lintrospezione, ma losservazione semplice, senza cercare di approfondire ci che poteva essere celato dietro quanto dato nellimmediato apparire, o manifestarsi, di certi fenomeni (orientamento fenomenologico che si risolveva in una descrizione dellesperienza libera da ogni preconcetto) teoria della forma, la cui formulazione compiuta avverr solo tra il 1920-30, anche se pu considerarsi gi delineata nel saggio sul movimento stroboscopio (apparente) di Wertheimer (percezione del movimento di un punto luminoso in assenza di un suo reale spostamento fisico) dimostra linfondatezza della teoria associazionista della percezione dal momento che il movimento apparente non poteva essere spiegato come la semplice somma degli stimoli stazionari; la scuola di Berlino, costituita da Wertheimer, Khler e Koffka, approfond lo studio dei fenomeni percettivi nella nuova prospettiva della teoria della Gestalt (antiassocizionista, anticausalista e antimeccanicista, si basa sullassunto che le leggi che governano la vita psichica sono leggi psicologiche non riconducibili a quelle fisiche); lattivit psichica indipendente, entro certi limiti, dallesperienza, per cui linfluenza del mondo esterno, cio il ruolo degli stimoli, ha un carattere di occasione anzich di causa per i processi percettivi; il campo percettivo organizzato secondo leggi per le quali le parti sottostanno al tutto da cui traggono il loro significato particolare; la percezione diviene un processo estremamente complesso; Khler dimostr che anche gli animali hanno un comportamento intelligente se con esso si intende linsieme dei processi messi in atto per conseguire un fine mediante luso di strumenti; Wertheimer distinse il pensiero riproduttivo, basato su conoscenze gi acquisite, dal pensiero produttivo che invece creativo in quanto produce conoscenze nuove; diffusione della teoria della Gestalt negli Stati Uniti (ebbe un ruolo fondamentale nel mitigare il primato della psicologia comportamentista) Il neo-comportamentismo. accanto al modello di ricerca watsoniano, si deline unaltra impostazione, sempre di tipo comportamentista, sotto linflusso delloperazionismo (definire i criteri con cui si determina rigorosamente lapplicabilit di un termine in un dato caso al fine di evitare di assumere come vere propriet false o di postulare entit metafisiche) neocomportamentismo (Guthrie, Tolman, Hull e Skinner); tuttavia ladesione dogmatica a questo atteggiamento metodologico, di per s corretto, comporta il rischio che i criteri della correttezza dellanalisi operazionale, vengano assunti anche come convalida delladeguatezza dellinterpretazione teorica del fenomeno studiato (il sistema psicologico formalizzato di Hull e la teoria dellapprendimento di Skinner sono gli esempi pi chiari di questa esasperazione che preclude ogni possibilit euristica (relativa alla ricerca); Guthrie elabor una teoria dellapprendimento basata sul presupposto che le connessioni tra stimolo e risposta avvengono o per condizionamento o per la formazione di abitudini (associazionista estremo); compito della psicologia la formulazione di leggi, o generalizzazioni, che possono trovare esemplificazione nel singolo comportamento; senza affrontare il problema dellazione che lorganismo esercita sullambiente; le teorie di Guthrie furono molto criticate, tuttavia, nel clima operazionista dellepoca, riscosse molto successo; Tolman costitu una reazione positiva al comportamentismo di tipo tradizionale (importanza data alla finalit e allintenzionalit del comportamento); tra le cause ultime del comportamento e il comportamento effettivamente prodotto si frappone un set di fattori che determinano il comportamento di fatto esibito (variabili intermedie); gli animali possiedono delle mappe cognitive delle situazioni (per formare tali mappe, gli animali apprendono delle relazioni tra segni e significati, cio delle Gestalt); apprendimento latente: per cui i topi possono acquisire informazioni che utilizzeranno solo in un secondo momento comportamentismo intenzionale; Hull: metodo ipotetico-deduttivo che consiste nel definire induttivamente una serie di postulati o assiomi, tra loro logicamente connessi, da cui dedurre delle conclusioni da sottoporre a verifica empirica per confermare o rifiutare il sistema di leggi cos costruito; lorganismo soggetto ad un continuo processo di adattamento biologico allambiente, il comportamento che deriva da questa continua interazione orientato alla riduzione di
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un bisogno relativo alle modificazioni dellambiente che possono turbare le condizioni di vita ideali dellorganismo che ricerca stimoli che provocano piacere rifuggendo da quelli che provocano dolore; compito della psicologia connettere la fisica, che studia le leggi che regolano lambiente esterno, e la fisiologia, che studia quelle relative allambiente interno, per cogliere la relazione complessa che si instaura tra questi 2 tipi di ambiente durante il comportamento; la soddisfazione dei bisogni primari comporta la sopravvivenza, ma una volta che tali bisogni fondamentali siano appagati, si sviluppa una serie di bisogni secondari, non pi volti alla sopravvivenza, che divengono, a loro volta, primari e richiedono di essere appagati; per Skinner ogni forma di generalizzazione impossibile; non si possono avanzare ipotesi su quanto avviene nellorganismo; scopo della psicologia stabilire relazioni funzionali tra lo stimolo e la risposta; i problemi metodologici sono relativi esclusivamente alla situazione sperimentale (devessere controllata al massimo, per isolare le variabili che, di volta in volta, possono intervenire nel determinare il comportamento); scoperta di un nuovo tipo di condizionamento, definito operante: si verifica quando, nel suo agire nellambiente, lanimale stesso rinforza un proprio comportamento spontaneo; il comportamento, pertanto, pu essere rispondente, se viene evocato da stimoli noti, oppure attivo, se prodotto da un condizionamento operante; Skinner pu essere considerato lultimo esponente del neo-comportamentismo e delle cosiddette scuole psicologiche i limiti della concezione comportamentista, che riduceva lapprendimento a meccanismi di condizionamento e di rinforzo, sono ormai evidenti dalla fine degli anni 50 la psicologia subisce una profonda trasformazione gli sviluppi in altre discipline (cibernetica, etologia, linguistica) insieme ad unopportuna accentuazione delle istanze avanzate dalla psicoanalisi, dalla teoria della Gestalt e dalle ricerche degli psicologi che non si riconoscevano nel comportamentismo, faranno definitivamente tramontare lobiettivo di costruire una teoria del comportamento secondo gli assunti del meccanicismo comportamentista determinante per la realizzazione di tale trasformazione sar ladozione di un nuovo linguaggio, quello della teoria dellinformazione che fornir lo strumento per unificare i fenomeni psicologici indipendentemente dalla loro complessit e consentir quindi di parlare di quanto avviene nella mente, in quella che per i comportamentisti era una black box, il cui ruolo poteva essere ignorato nello studio del comportamento Prospettive interdisciplinari. verso gli anni 40 si inizi a pensare alla possibilit di considerare il cervello come un computer molto potente teoria dellinformazione (Shannon e Weaver) teoria cibernetica della comunicazione (Wiener) per delineare uno studio della comunicazione umana e animale in analogia ai sistemi di comunicazione artificiali la cibernetica e la teoria dellinformazione offrono la possibilit di costruire dei modelli artificiali di trasmissione dellinformazione di cui possibile conoscere lo stato in ogni parte del sistema e che ben si prestano ad avvalorare lidea che, per analogia, anche altri fenomeni che comportano la trasmissione o la trasformazione di unit significative, come il comportamento umano, possono essere interpretati matematicamente Intelligenza Artificiale (Miller)
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La psicologia non comportamentista. fin dalla met degli anni 30 si afferma la psicologia della personalit conferisce alla personalit una nuova dimensione facendo leva proprio su quei fattori che erano stati banditi a priori dallanalisi sperimentale del comportamento; le insufficienze teoriche del comportamentismo e queste nuove acquisizioni orientano linteresse dei ricercatori verso tematiche precedentemente ignorate perch giudicate irrilevanti e metodologicamente fuorvianti: il linguaggio le emozioni la motivazione la percezione il pensiero la ripresa dello studio della percezione negli anni 40 mette in luce il ruolo che in essa ha la motivazione; la percezione e, pi in generale, il comportamento, dipende da unelaborazione centrale che opera una selezione degli stimoli percepiti; negli anni 50 e 60 anche la ricerca etologica (studio del comportamento animale nel contesto naturale) porta ad una riformulazione del problema dellapprendimento: demolire la falsa contrapposizione tra istinto, ereditario e immutabile, e apprendimento, prodotto dal condizionamento, prospettando una visione articolata a dinamica del problema incentrata sul carattere flessibile del comportamento; Hebb sostenne che la problematica neurofisiologica e quella psicologia si
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sovrappongono senza che luna possa ridursi allaltra: al fisiologo spetta il compito di ricavare i dati circa il funzionamento delle parti del sistema nervoso, allo psicologo quello di porre in relazione tali acquisizioni con i comportamenti nel tentativo di ricavare nuovi dati dalla divergenza tra il comportamento effettivamente osservato e quello prevedibile in base alle conoscenze gi possedute; per rendere conto della plasticit del cervello, cio della modificabilit dellattivit cerebrale attraverso lesperienza, Hebb sostenne che tra i neuroni si formano nuove interconnessioni; affrontare il problema del comportamento non come di una singola attivit considerata astrattamente, bens di un insieme di segmenti di comportamento, correlati tra loro e con gli elementi esterni che ne sono allorigine (modello psicofisiologico); Miller, per quanto in una prospettiva comportamentista, presenta unindagine sul linguaggio inteso come mezzo sociale di comunicazione che apre nuove e pi adeguate prospettive allo studio del comportamento linguistico; lottica interdisciplinare con cui Miller tratta del linguaggio e del processo di comunicazione pone in rilievo lesistenza di una stretta relazione tra i processi interni allorganismo e il linguaggio che ne lespressione riorientamento nello studio della psicologia La psicologia cognitivista. come per la psicologia sperimentale possibile indicarne linizio con la fondazione del laboratorio di Lipsia, anche per il cognitivismo si pu indicare una data precisa: nel 1956 si tenne un convegno in cui furono presentate 3 relazioni che avrebbero cambiato il modo di concepire loggetto dellindagine psicologica che non sar pi solo il comportamento, ma anche la mente da cui questultimo trae la propria organizzazione: Newell e Simon: primo passo verso lo sviluppo dellIntelligenza Artificiale e della simulazione dei processi cognitivi poich sia i sistemi naturali che quelli artificiali possono imparare dallo loro passata esperienza migliorando le prestazioni, si pu dire che i programmi dei calcolatori euristici forniscono il modello dei processi cognitivi simulati (lesperienza viene intesa come un apprendimento definito dalle forme di apprendimento utilizzate per le esperienze precedenti); gli eventi passati insieme ai meccanismi strutturali, cio i processi cognitivi da cui dipendono le trasformazioni dellinformazione, definiscono una nuova concezione di essere umano basata sulla sua capacit di elaborare forme sempre nuove e pi complesse di adattamento allambiente e di riflessione intelligente linguista Chomsky: ci devessere una predisposizione biologica allo sviluppo del linguaggio, una sorta di meccanismo che realizzi quel sistema innato di regole, la grammatica, che d luogo alla produzione solo di frasi ben formate; la linguistica devessere considerata una branca della scienza cognitiva il cui compito lo studio dei processi cognitivi che avvengono allinterno della mente Miller, notando che i risultati convergenti di un buon numero di ricerche indicavano nel magico numero 7 pi o meno 2 il limite di capacit della memoria immediata, affermava che lessere umano un elaboratore a capacit limitata Broadbent offriva un modello di come pu avvenire lelaborazione di uninformazione: linformazione in ingresso viene filtrata e trasmessa a successivi stadi di elaborazione che consentono il passaggio dallinput alloutput; questo nuovo modo di considerare il comportamento veniva definito comportamentismo soggettivistico dal momento che tra gli stimoli (input) e le risposte (output) era necessario frapporre un sistema centrale, il soggetto, che organizza i rapporti tra gli stessi input e output; teoria dellelaborazione umana dellinformazione: organizzazione caratterizzata dai diversi stadi di elaborazione cui linformazione sottoposta prima nei registri sensoriali poi nella memoria a breve termine infine in quella a lungo termine proprio il carattere sequenziale dellelaborazione umana dellinformazione induceva a utilizzare i tempi di reazione nello studio dei processi cognitivi (a tempi di reazione pi lunghi corrisponde unelaborazione pi complessa); negli anni 60 il panorama della ricerca psicologica era articolato in 3 diverse direzioni che avevano una rilevanza molto diversa: se lo studio dei processi cognitivi secondo la teoria dellelaborazione umana dellinformazione era la direzione di ricerca pi seguita lo studio della simulazione, per quanto molto promettente, era appena avviato
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mentre erano pochi e oscurati dal successo della teoria prevalente gli studi degli psicologi che non si riconoscevano totalmente nella concezione dellelaborazione umana dellinformazione dalla met degli anni 60 la teoria dello sviluppo cognitivo di Piaget cominci a diffondersi ampiamente; da una prima fase in cui la ricerca privilegiava lidentificazione delle strutture nelle quali avviene lelaborazione dellinformazione, si passa, allinizio degli anni 70, ad una seconda fase in cui viene prestata maggior attenzione alla dimensione funzionale del sistema cognitivo superamento del carattere sequenziale dellelaborazione dellinformazione teoria del ciclo percettivo (Neisser): necessit di studiare i processi cognitivi in contesti ecologicamente validi, intendendo con ci le situazioni naturali e reali in cui hanno luogo i processi cognitivi per quanto venga mantenuto il nuovo linguaggio della teoria dellinformazione, si incominci ad avvertire la ristrettezza delle soluzioni offerte dalla nuova metafora con cui la psicologia aveva riformulato il suo oggetto di studio e anche limplicito riduzionismo del modello dei processi cognitivi che ne era scaturito

La scienza cognitiva. sintomatico di questo disagio e della necessit di arricchire il quadro interpretativo dellattivit cognitiva fu il progetto della scienza cognitiva studio interdisciplinare dellattivit cognitiva nel suo complesso (psicologia, filosofia, Intelligenza Artificiale, neuroscienze, linguistica, antropologia); fiducia nella simulabilit dei processi cognitivi analizzati al livello della rappresentazione mentale, ma fu proprio su questo aspetto che si accender un intenso dibattito, dal quale emerger, anzich un consenso, una variet di posizioni contrastanti su come si possa definire la rappresentazione; al contempo, nelle neuroscienze si afferm un nuovo modello di simulazione, basato sul funzionamento delle reti neurali, che port allo sviluppo del connessionismo (lelaborazione avviene in parallelo su tutti gli input e produce un output che funzione sia delle interazioni tra tutti gli input sia del peso che ha ciascuno di essi), che si contrapponeva ai modelli della simulazione simbolica
XIV.

2. I METODI DELLA PSICOLOGIA SCIENTIFICA. I. La conoscenza scientifica e le sue trasformazioni nel tempo. antico pensiero greco: la conoscenza ottenuta attraverso lesperienza veniva svalutata; la conoscenza vera era identificata con la conoscenza razionale teologi cristiani medioevali: ritenevano che la forma di conoscenza certa e vera fosse quella fondata sulla verit rivelata e contenuta nelle Sacre Scritture epoca moderna (500/600): primato della conoscenza fondata sullesperienza; le conoscenze esclusivamente fondate su concetti e deduzioni da concetti possono essere logicamente corrette, ma non necessariamente predicono qualcosa che possa essere verificato con lesperienza; tali errori si possono evitare se lanalisi dellesperienza condotta in modo rigoroso sapere scientifico: insieme di affermazioni sul mondo che emergono dallesperienza, ma che sono elaborate in forma razionale II. I criteri di scientificit secondo lideale moderno di scienza. secondo lideale moderno di scienza, un processo di conoscenza, per essere valido e certo, deve rispettare alcuni importanti criteri: empiricit e oggettivit pubblicit (osservabili da tutti nello stesso modo) e misurabilit dei dati osservativi la fisica ad offrire uno schema di riferimento su cui si costruisce questo ideale di scienza che ne stabilisce le diverse fasi: osservazione formulazione delle ipotesi verifica delle ipotesi attraverso la sperimentazione (importante la caratteristica della ripetibilit dellesperimento e cio se qualsiasi ricercatore pu ripeterlo nello stesso modo, ottenendo i medesimi risultati) formulazione di principi o leggi (identificano la relazione causale che esiste tra un certo fenomeno e le sue condizioni) e teorie scientifiche (capaci di spiegare un ambito vasto e complesso di fenomeni e le loro relazioni) e cio generalizzazione dei risultati 9

lo schema logico che regola la formulazione dei principi, delle leggi e delle teorie un modello esplicativo, causale e deterministico e pu essere riassunto dalla proposizione se A allora e sempre B; si propone di individuare le cause reali che necessariamente danno luogo ad un certo fenomeno; per questo le leggi scientifiche, una volta individuate, hanno un valore assoluto, universale e sovrastorico III. Come la pensiamo oggi. lideale contemporaneo di scienza si in parte modificato e ci avvenuto a partire dalla fine dell800; fu la fisica stessa a metterne in crisi alcuni capisaldi: empiricit dei fenomeni da indagare (fenomeni cos piccoli da non essere percepibili; il confronto con lesperienza non era pi un punto di partenza, ma un punto di arrivo della ricerca); al metodo induttivo (generalizzazione di dati osservativi dopo che sono stati messi alla prova con procedure sperimentali) si affianca il metodo ipotetico-deduttivo (deduzione, o derivazione da una certa concezione teorica, non necessariamente fondata sullosservazione, di una serie di conseguenze osservabili che possono essere messe alla prova dellesperienza) concetto di oggettivit (teoria della relativit di Einstein: mette in dubbio lutilizzabilit di categorie di riferimento assolute, affermando che esse vanno invece considerate dipendenti dal sistema di riferimento in cui collocato un osservatore) sicura fiducia nel carattere rigidamente deterministico delle leggi fisiche (alcuni fenomeni fisici hanno margini di libert e quindi possono essere spiegati soltanto con leggi probabilistiche) se A allora B, con un certo livello di probabilit (questo non implica che la scienza debba rinunciare alle leggi, poich tale principio, anche se pi debole del precedente, stabilisce comunque un livello soglia di probabilit al di sopra del quale la legge devessere accettata) IV. Scienza e psicologia. solo verso la fine dell800 che alcuni psicologi si proposero di attuare una trasformazione radicale della loro disciplina per portarla nellambito della conoscenza scientifica (psicologia scientifica); per essere accettata nellambito della scienza, la psicologia doveva dunque fare i conti con dei criteri rigidi di scientificit scienze della natura scienze del generale, cio capaci di scoprire leggi che regolano landamento di vasti ambiti di fenomeni scienze esplicative, capaci cio di spiegare oggettivamente i fenomeni identificando le loro cause scienze umane scienze del particolare, cio pi interessate alla conoscenza del caso singolo piuttosto che alla scoperta di leggi generali scienze comprensive, cio come modalit di conoscenza fondate su intuizioni soggettive, non riconducibili a catene causali oggettive

per molto tempo la psicologia, in quanto conoscenza della soggettivit, venne considerata una scienza umana incapace di raggiungere i livelli di certezza e generalizzazione delle scienze della natura; il dibattito tra gli psicologi stato aspro e le posizioni estreme che ha assunto sono state rappresentate negli anni: sostenitori di un oggettivismo puro: riconoscevano come oggetto legittimo della psicologia scientifica soltanto fatti oggettivamente osservabili ed alcuni di essi li riconducevano a fatti neurofisiologici (la psicologia fisiologica russa); altri autori, in particolare quelli di orientamento comportamentistico, ritenevano che la psicologia dovesse studiare soltanto il comportamento osservabile sostenitori di un soggettivismo puro (Wundt e gli strutturalisti): rivendicavano la necessit di studiare, seppure con il massimo rigore e controllo, lesperienza soggettiva stessa per scoprire le leggi secondo le quali essa si organizza e si struttura un tentativo di mettere in relazione mondo soggettivo e mondo oggettivo fu compiuto dai sostenitori della psicofisica (Weber e Fechner) che cercarono di scoprire le leggi che mettevano in 10

relazione le variazioni del mondo fisico oggettivo e quelle del mondo psichico soggettivo, proponendo criteri indiretti di misura delle variabili psichiche attraverso le misure di variabili fisiche una prospettiva che ha permesso di affrontare in modo pi efficace il problema del rapporto tra soggettivismo e oggettivismo stata quella delloperazionismo psicologico (anche concetti soggettivi quali pensiero, emozione, sentimento, intelligenza, possono essere studiati oggettivamente se si descrivono le operazioni concrete attraverso le quali questi fenomeni possono essere osservati e misurati) per studiare oggettivamente un fenomeno soggettivo si devono predisporre dei protocolli osservativi in grado di cogliere e misurare quelle che si possono ragionevolmente considerare le conseguenze, o le manifestazioni oggettive, di quel fenomeno soggettivo il mondo soggettivo stato tradizionalmente studiato anche in un modo pi semplice, attraverso i resoconti verbali che le persone ne fanno; resta aperto il problema della fedelt del resoconto, per cui esso non pu essere considerato sicuramente equivalente al contenuto psichico a cui si riferisce (pu per esser reso pi affidabile con adeguate metodologie); inoltre, anche se i soggetti intervistati possono in parte mascherare quello che veramente pensano, una tendenza comune, se realmente esiste tra i soggetti, emerger comunque al di l delle differenze individuali e delle diverse strategie di mascheramento un altro modo utilizzato il metodo simulativo (elaborato dalla scienza cognitiva): ambito di ricerca interdisciplinare applicato allo studio dei processi mentali (la mente umana pu essere studiata paragonandola ad un calcolatore elettronico metodo costruttivo, vale a dire studio della mente attraverso la costruzione di modelli teorici che ne simulano il funzionamento e che possono essere trasformati in programmi per calcolatori) principali tradizioni di ricerca: la pi antica la ricerca in laboratorio (fine 800), interessata allo studio di fenomeni psichici ben delimitati analizzati con metodo sperimentale; furono studiate inizialmente funzioni psichiche quali la sensazione, la percezione e la memoria e, successivamente, funzioni pi complesse ricerca sul campo: studio del pi vasto ambito sociale, utilizza principalmente metodologie di tipo osservativo o sondaggi di opinione ricerca in ambito clinico: studio degli aspetti patologici del mentale, con lutilizzo di metodologie diverse, da quella sperimentale a quella osservativa e di ricerca-intervento in tempi pi recenti si aggiunta la ricerca della scienza cognitiva, diversa dalle precedenti perch strettamente legata alluso del calcolatore elettronico V. La ricerca in laboratorio e il metodo sperimentale. per molti anni, la psicologia scientifica si identific con la psicologia sperimentale realizzata in laboratorio, poich questo tipo di psicologia sembrava avere una maggiore dignit e offrire maggiori garanzie di scientificit: PRO: il laboratorio un ambiente artificiale e controllato, dove il ricercatore pu sia osservare, sia provocare risposte motorie, verbali, psicofisiologiche, procedendo alla loro registrazione e misurazione con strumenti adeguati; le variabili in gioco possono essere isolate, controllate e riprodotte fuori dal contesto in cui naturalmente si manifestano; ci permette di individuare quale effetto una variabile pu avere su di unaltra CONTRO: artificiosit delle situazioni sperimentali che vengono create in laboratorio e carattere parcellare e limitato dei fenomeni che vi si studiano un esperimento valido quando effettivamente mette alla prova le ipotesi di partenza e cio realmente indaga il nesso tra certi effetti e le loro cause supposte; necessario mettersi in guardia dalle possibili insidie che possono minare la validit di un esperimento (il verificarsi di effetti che non sono riconducibili direttamente e totalmente alle variabili che noi pensiamo di aver messo in gioco organizzando lesperimento) vanno dunque seguite alcune regole importanti: isolamento e controllo delle variabili scelta casuale del campione 11

assegnazione casuale dei soggetti ai gruppi sperimentali

variabili: possibili variazioni misurabili di un certo fenomeno sotto indagine: quantitative o qualitative variabili indipendenti o fattori: variabili dalle quali si ritiene dipenda il fenomeno che si sta studiando livelli delle variabili indipendenti: i diversi valori che le variabili indipendenti assumono nellesperimento, a causa dellintervento dello sperimentatore che le manipola variabili dipendenti: costituiscono il fenomeno che si sta studiando e che si vuole spiegare e di cui si misurano le variazioni in funzione del valore dei livelli della o delle variabili indipendenti condizioni o trattamenti: condizioni in cui i vari gruppi di soggetti sono posti nellesperimento e che dipendono dai diversi livelli che assume la variabile indipendente nei termini del modello esplicativo causale, le variabili indipendenti sono lexplanans (causa del fenomeno), quelle dipendenti lexplanandum (effetti di quella causa); gli esperimenti possono essere: ad un fattore, quando in gioco una sola variabile indipendente a pi fattori, quando sono in gioco 2 o pi variabili indipendenti in molti casi utile introdurre un gruppo di controllo, cio un gruppo a cui il trattamento, o i trattamenti, sono vengono somministrati; questo serve a verificare in modo sicuro se il o i trattamenti hanno effetti reali sui soggetti; indispensabile quando abbiamo ununica variabile indipendente ad un solo livello in un esperimento ideale, i soggetti dovrebbero essere reperiti attraverso una scelta casuale dalluniverso, cio dallintera popolazione a cui appartengono; implica che ogni soggetto abbia la stessa probabilit di essere scelto e non va confusa con la scelta a caso, che consiste nel prendere i primi soggetti che capitano a tiro senza alcun criterio; la scelta casuale e la numerosit dei soggetti garantiscono che si disponga di un campione rappresentativo della popolazione, o universo di riferimento; rappresentativo significa che il campione scelto riproduce fedelmente, seppure in forma ridotta, le caratteristiche della popolazione da cui stato estratto e questo fatto, a sua volta, garantisce che le conclusioni dellesperimento sono generalizzabili allintera popolazione; per motivi pratici le cose non vanno quasi mai cos, perch sia la scelta casuale, sia la grande numerosit del campione sono troppo dispendiose e in molti casi veramente impossibili da realizzare nella campionatura si scelgono perci criteri che conciliano la rappresentativit con leconomicit e che sono indicati spesso come criteri di scelta ragionata: criterio di scelta di unit tipo: scegliamo un ristretto numero di soggetti tipici, cio delle persone che posseggono in maniera media, o normale, certe importanti caratteristiche ritenute utili per eseguire il compito sperimentale; occorre naturalmente conoscere preliminarmente i valori medi campionamento per quote: anche in questo caso occorre conoscere le caratteristiche generali di una popolazione, sapere cio come essa distribuita in relazione a certe variabili determinanti; note queste caratteristiche e le loro proporzioni nelluniverso, si estraggono casualmente dalla popolazione gruppi ridotti di soggetti con la condizione che queste proporzioni si mantengano nel campione si possono organizzare 2 tipi di disegni sperimentali: disegno tra i soggetti ciascun gruppo sottoposto ad un solo trattamento; lassegnazione dei soggetti ai gruppi avviene casualmente; non si deve confondere lestrazione casuale del campione con lassegnazione casuale dei soggetti del campione ai gruppi; si tratta di 2 fasi successive della ricerca; se ben strutturato, quello che offre pi garanzie disegno entro i soggetti tutti i soggetti vengono assegnati ad un solo gruppo e questo gruppo viene sottoposto a tutti i trattamenti; non ovviamente possibile studiare leffetto dei trattamenti in modo indipendente, poich, essendo essi applicati a tutti i soggetti, non si pu escludere che ognuno di essi influenzi laltro, per un effetto cumulativo; per evitare comunque che il possibile reciproco effetto dei trattamenti crei degli errori sistematici, si ricorre ad alcune strategie, tra le quali le pi utilizzate sono il cambiamento dellordine e della sequenza delle prove (ordine delle prove: si intende che una prova sia presentata per prima, seconda, terza, .. ; sequenza delle prove: si intende la posizione relativa di ciascuna 12

prova rispetto alle altre e cio da quale altra prova preceduta o seguita ciascuna delle prove effettuate); nonostante le minori garanzie che pu offrire, ha un notevole vantaggio, cio quello di essere meno dispendioso e di pi facile realizzazione luso delluno o dellaltro disegno, oltre che da problemi di convenienza, dipende anche dagli obiettivi della ricerca quasi esperimenti: esperimenti in cui il ricercatore non pu variare a suo piacere, cio controllare, la variabile indipendente, oppure, pur lavorando con pi gruppi, non pu assegnare i soggetti casualmente a questi gruppi (es: la variabile del genere M/F); questi limiti riducono la variabilit dellesperimento e quindi la possibilit di poter considerare sicuri e generalizzabili i risultati esperimenti su casi singoli: caso limite di esperimento entro i soggetti in cui la numerosit del gruppo uguale a uno; anche in questo caso dobbiamo arrivare a disporre di misure ripetute; si calcola la linea base della variabile dipendente (le misure della linea di base hanno una funzione paragonabile a quella del gruppo di controllo) VI. La ricerca sul campo: le inchieste. mentre la ricerca di laboratorio si applica in modo preferenziale allo studio delle singole funzioni psichiche considerate separatamente, la ricerca sul campo pi interessata allindividuo nella sua totalit, studiato nel contesto in cui egli vive; non teoricamente impossibile progettare un esperimento sul campo, ma la sua realizzazione sicuramente pi difficile e comunque possibile solo in situazioni ben delimitate, in cui si pu avere un relativo controllo delle variabili in gioco senza dover intervenire in modo manipolativo; quando ci non possibile preferibile utilizzare altre modalit di indagine inchieste condotte con questionario ricerche osservative il fine generale delle inchieste quello di studiare e conoscere lopinione o gli atteggiamenti di gruppi di persone in relazione a determinati argomenti o problemi; particolarmente utilizzate in psicologia sociale; lo strumento utilizzato pi spesso il questionario, un insieme organizzato di domande volte a far emergere lopinione dei soggetti su determinati temi la situazione sperimentale ideale permette di evidenziare rapporti causali; la controllabilit del contesto della ricerca, nel caso della ricerca sul campo e, in particolare, di uninchiesta, notevolmente minore rispetto allesperimento di laboratorio; il contesto di uninchiesta il contesto sociale per questi motivi, quello che le inchieste mettono in evidenza non sono rapporti causali, ma rapporti di connessione tra variabili (2 variabili sono connesse tra loro quando le variazioni delluna e dellaltra sono legate da qualche tipo di relazione); le relazioni sono di diverso tipo a seconda che si applichino a variabili quantitative o qualitative e sono espresse da diverse misure statistiche, quali gli indici di concordanza, di correlazione, di regressione, di contingenza; la decisione su quale variabile, tra 2 che risultano essere connesse, sia la causa e quale invece sia leffetto spetta allinterpretazione del ricercatore, il che non sempre un compito facile; per evitare conclusioni errate ci si deve limitare a constatare che i 2 fenomeni sono notevolmente connessi tra loro; per saperne di pi occorrerebbe approfondire ulteriormente lindagine in una dimensione temporale, proprio per capire quale dei 2 fenomeni si verificato prima domande in forma aperta prevedere una risposta libera in forma chiusa prevedere un numero definito di risposte alternative predisposte dal ricercatore + garantiscono maggiore validit al questionario, + sono pi facili da esaminare e non poich raccolgono direttamente lopinione dei richiedono intereventi interpretativi soggetti intervistati 13

sono pi difficili da analizzare in termini quantitativi poich vanno interpretate e categorizzate dal ricercatore, che non riuscir ad isolare completamente, in questo lavoro, la sua personale soggettivit vanno utilizzate quando si ha una conoscenza molto scarsa di ci che la gente pensa o fa in relazione ad un certo tema e dunque non si possono prevedere alternative realistiche di risposta spesso si utilizzano in unindagine pilota, o preliminare, su un piccolo gruppo

sono meno valide, poich costringono i soggetti a scegliere tra opinioni alternative indicate dal ricercatore vanno utilizzate nella situazione contrarie e, a queste condizioni, garantiscono la validit del questionario dallanalisi di ci che i soggetti rispondono nellindagine pilota, si ricavano poi le categorie di alternative possibili per delle domande a risposta chiusa, da utilizzare nellindagine vera e propria

c in tutti un comune atteggiamento di protezione della propria sfera privata che induce spesso, se non a mentire, quanto meno a modificare parzialmente quello che si vorrebbe dire, ma non si ritiene prudente dire (desiderabilit sociale delle risposte, che fa s che le persone che rispondono tendano a rappresentarsi come persone normali, non devianti, e cio delle unit tipo che condividono con il loro contesto sociale abitudini, sistemi di credenze, valori, comportamenti e attitudini) per controllare, per quanto possibile, la tendenza a mentire: occorre dare alla persona che risponde la certezza che il questionario che compila , e rester, rigorosamente anonimo dovrebbe essere evitata la compilazione in presenza dellintervistatore, o anche la consegna del questionario, compilato privatamente, nelle mani del ricercatore linvio del questionario per posta quello che garantisce al meglio lanonimato, anche se c il grande problema dei ritorni il modo pi semplice per risolvere il problema quello di scegliere un gruppo di soggetti rappresentativi di una certa popolazione, convocarlo e procedere ad una somministrazione anonima e collettiva del questionario, poi raccolto in busta chiusa da pi persone contemporaneamente le modalit di somministrazione e di raccolta vanno spiegate prima della compilazione per creare unatmosfera di fiducia VII. La ricerca sul campo: i metodi osservativi. la ricerca osservativa , pi delle inchieste, lontana dal metodo sperimentale, perch non implica nessuna manipolazione di variabili e nessuna assegnazione di soggetti a gruppi; si fonda sulla semplice osservazione di determinati comportamenti di singoli o di gruppi nel contesto in cui si svolge la loro vita quotidiana; questo metodo si ispira al cosiddetto metodo etologico con cui si studia il comportamento animale; stato applicato anche al comportamento umano, ma non senza grossi problemi, primo fra tutti il rispetto della sfera privata delle persone; le ricerche osservative possono essere distinte in base a pi parametri, dai quali deriva il loro livello di oggettivit e precisione; i principali sono: delimitazione chiara di ci che si vuole osservare grado di coinvolgimento del ricercatore nel contesto osservativo strumentazione utilizzata per registrare i comportamenti preparazione di una buona griglia di osservazione il livello di oggettivit e di precisione pi alto di unosservazione si ottiene quando il ricercatore non per nulla coinvolto nel contesto (strumenti adeguati per la registrazione del comportamento possono essere la videocamera, la cinepresa, il magnetofono); il livello minore quando il ricercatore coinvolto nel contesto osservativo e registra il comportamento per iscritto, durante o dopo la fase osservativi 14

(precisione e oggettivit diminuiscono ancora se il ricercatore non ha preliminarmente definito in modo chiaro ci che vuole osservare e non dispone di una buona griglia di osservazione) si va piuttosto alla ricerca di certe regolarit nei comportamenti umani, in determinati contesti, alle quali attribuire un senso; un altro obiettivo di studiare le relazioni tra le unit comportamentali che emergono dallosservazione; ipotesi definite nascono dallosservazione e riguardano sia il senso che ipoteticamente si attribuisce a certe sequenze comportamentali, sia le relazioni che le legano: il prosieguo dellosservazione permetter di confermarle o di disconfermarle ambiti umani in cui questo metodo stato frequentemente utilizzato: osservazione dei bambini molto piccoli osservazione dellinterazione precoce madre-bambino se si vuole osservare un fenomeno piuttosto limitato, losservazione pu essere continua e riferirsi a tutta la durata del fenomeno se siamo interessati ad osservare linterazione madre-bambino, la cosa pi complessa: sono necessarie osservazioni campionarie rappresentative, nel loro insieme, dellintero periodo preso in esame se siamo interessati a studiare levoluzione di un certo fenomeno, o comportamento, nel tempo, si hanno 2 scelte:

osservazione longitudinale restando allesempio dellosservazione della coppia madre-bambino, possiamo scegliere di osservare un medesimo gruppo di coppie in momenti successivi: quando i bambini hanno una settimana, un mese, 2 mesi di vita nei 2 casi si mantengono costanti i periodi osservati si mantengono costanti anche i soggetti osservati avremo un disegno di ricerca entro i soggetti, poich le osservazioni e le misure vengono ripetute sulle stesse persone

osservazione trasversale possiamo condurre losservazione contemporaneamente su gruppi diversi di coppie: uno in cui i bambini hanno un settimana, uno in cui hanno un mese, uno in cui ne hanno 2 i soggetti osservati variano avremo un disegno tra i soggetti, poich ogni osservazione e ogni misura sono applicate ad un solo gruppo di soggetti

la scelta delluno o dellaltro disegno dipender dalle specifiche esigenze della ricerca o dalle risorse di soggetti disponibili VIII. La ricerca in ambito clinico. la psicologia generale studia le principali funzioni psichiche e ha come oggetto ununit tipo, cio luomo medio (interessata agli aspetti pi generali del funzionamento psichico) psicologia clinica: si interessa alla sofferenza e al disagio, che costituiscono elementi di deviazione dalla norma e sono pi che mai connessi alla singolarit degli individui; secondo Qutelet e Galton, le caratteristiche umane (fisiche e psicologiche) si distribuiscono secondo una curva indicata dal matematico Gauss come normale, cio intorno ai loro valori medi media G = campo dinteresse dello psicologo generalista C = campo dinteresse dello psicologo clinico

C G C cercare regolarit in ci che appare come estremamente differenziato e variegato (la sofferenza e il disagio)

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attraverso questa individuazione di regolarit, formulare ipotesi e teorie per la comprensione di uno stato di disagio usare queste stesse teorie come strumento per promuovere un cambiamento positivo della persona che prova sofferenza e a lui si rivolge in cerca di aiuto sono i compiti fondamentali dello psicologo clinico

anche in psicologia clinica si possono effettuare ricerche utilizzando metodi sperimentali, quasi sperimentali, inchieste ed osservazioni spesso allo psicologo clinico richiesta una diagnosi, o dellintera personalit, o di alcuni aspetti e abilit di un soggetto: la richiesta frequente per lo psicologo che lavora in un ospedale generale pu essere il magistrato a richiedere la diagnosi di un imputato di un grave reato su richiesta stessa dellutente o, nel caso di minori, dei suoi genitori anche per la diagnosi si pu seguire una procedura di ricerca induttiva: in una prima fase osservativa si raccolgono alcuni elementi che, alla luce di una particolare teoria psicologica della personalit o del funzionamento psichico, sembrano particolarmente significativi a partire da questi, si formulano delle ipotesi diagnostiche che poi si confermano o disconfermano con lutilizzo di strumenti appropriati (es: colloquio approfondito e mirato) in tutti i casi, nella procedura diagnostica un soggetto singolo viene analizzato sulla base di una qualche teoria e confrontato con dei gruppi di riferimento che sono quelli su cui stata fatta la taratura dei test, utilizzati per arrivare alla diagnosi; anche nel caso in cui lunico strumento sia il colloquio avviene un confronto: lo psicologo, infatti, confronta il suo paziente anche con tutti i pazienti che ha conosciuto in precedenza; la diagnosi una procedura di ricerca, ma certo non una ricerca sperimentale; la validit di una diagnosi dipende dal suo grado di oggettivit e questa dipende dallaffidabilit degli strumenti utilizzati, ma anche, in grande misura, dallabilit, dalla preparazione e dallesperienza dello psicologo clinico la psicoterapia una forma di cura della sofferenza e del disagio di natura psicologica che non si avvale delluso di farmaci e che viene realizzata attraverso la relazione e linterazione tra un paziente e un terapeuta (nel caso in cui i pazienti siano molti si parla di psicoterapia di gruppo); lobiettivo ultimo un processo di cambiamento; questo, per, non si pu realizzare se non attraverso un preliminare processo di conoscenza della personalit del paziente, delle sue modalit relazionali e delle possibili cause del suo disagio la psicoterapia rappresenta un caso limite dei disegni di ricerca sui casi singoli: il terapeuta il ricercatore che osserva, il paziente loggetto dellosservazione; ci sono per differenze notevoli tra la psicoterapia e la ricerca sui casi singoli: scopo: la ricerca ha soltanto lobiettivo di conoscere il caso e non di intervenire su di esso; la psicoterapia si propone di conoscere per cambiare modalit osservative: losservazione sul caso singolo pu essere pubblica, pu servirsi di misure oggettive e non richiede che si instauri una particolare relazione affettiva tra osservatore e osservato; la relazione paziente-terapeuta invece privata, inoltre di natura empatica, cio effettiva (questo, ovviamente, va a scapito di unosservazione oggettiva) quello che invece pu accomunare la psicoterapia e la ricerca su casi singoli il fatto che anche lo psicoterapeuta formula delle ipotesi e cerca di verificarle o falsificarle attraverso losservazione del paziente e linterazione con lui; le ipotesi sono formulate generalmente a partire da una teoria e questultima, a sua volta, deriva dalla formalizzazione dellesperienza di uno o pi autori la psicoterapia non pubblica e si fonda sullosservazione, o sullintuizione, del singolo terapeuta negli scorsi decenni, la scientificit della pratica psicoterapeutica stata spesso messa in dubbio e lefficacia dei suoi risultati negata o considerata indimostrabile sviluppo di molte ricerche volte a 16

darle maggiore fondatezza e rigore metodologico attraverso luso di procedure che potessero intervenire a pi livelli, e che quindi: dessero maggiore concretezza empirica a costrutti teorici a volte troppo astratti e indeterminati, attraverso proposte condivise di operalizzazione dei loro aspetti fondamentali (es: serie di operazioni e comportamenti osservabili nel paziente) rendessero pi oggettiva losservazione di quanto avviene nella relazione terapeutica, per dare un carattere pi pubblico ai dati di questa osservazione introducessero criteri condivisi per la valutazione del cambiamento terapeutico curassero la formazione dei terapeuti ai metodi osservativi IX. Lambito e il metodo di ricerca della scienza cognitiva. molto diverso dalla ricerca di laboratorio, sia per la definizione dei suoi oggetti che per i metodi utilizzati, lambito di ricerca della scienza cognitiva (filone di ricerca interdisciplinare, sviluppatosi negli ultimi decenni grazie agli apporti della psicologia dei processi cognitivi, delle neuroscienze, dellinformatica, della cibernetica, degli studi sullIntelligenza Artificiale); il presupposto centrale lidea che la mente umana possa essere descritta e studiata come se fosse un calcolatore elettronico, e i processi psicologici che producono conoscenza come processi di elaborazione delle informazioni paragonabili a quelli compiuti da un calcolatore il metodo utilizzato di tipo ipotetico-deduttivo perch la ricerca inizia con la costruzione di teorie della mente che si ispirano al calcolatore elettronico da queste teorie vengono dedotti modelli pi specifici relativi ad un qualche processo mentale limitato questi modelli vengono sottoposti a verifica con il metodo simulativo (costruzione di modelli simulativi dei processi mentali stessi); quello che distingue lapproccio della scienza cognitiva dallapproccio operazionista, accettato dalla gran parte delle scuole psicologiche, pu essere riassunto in 2 punti fondamentali: loperazionismo ritiene che il mentale possa essere studiato attraverso i suoi esiti comportamentali sottoponibili ad operazioni di osservazione e misura la scienza cognitiva ritiene che il mentale vada studiato in quanto tale e non solo attraverso i suoi esiti comportamentali la verifica della validit dei modelli simulativi avviene in 2 momenti: trasformazione del modello di un certo processo mentale in un programma di calcolo implementabile su un calcolatore elettronico verificare quanto quello che il calcolatore fa in base a quel programma sia simile a quello che fa un uomo quando attiva quel determinato processo mentale simulato dal calcolatore differenze interne tra le varie correnti della scienza cognitiva: Intelligenza Artificiale dura: la verifica di un modello simulativo va fatta solo sui suoi esiti e questi vanno considerati validi se sono non solo simili, ma addirittura migliori di quelli a cui giungerebbe un uomo Intelligenza Artificiale morbida: importante che un modello simuli fedelmente non solo gli esiti di un processo mentale, ma anche le procedure intermedie; gli esiti devono essere non migliori, ma veramente simili a quelli umani connessionismo (filone di ricerca pi recente): rappresenta la mente come lattivit organizzata di un insieme complesso di innumerevoli connessioni tra neuroni e ritiene che questa struttura sia simulabile in altrettanto complessi programmi per calcolatori (reti neurali); non si tratta solo di simulare il funzionamento del cervello, ma anche la sua struttura, perch si ritiene che un certo funzionamento dipenda strettamente da una certa struttura, che impone facilitazioni e vincoli in realt, oggi non ancora possibile costruire modelli cos realistici e cos simili al cervello, poich i calcolatori di cui disponiamo sono ancora molto lontani dal riprodurre la complessit del cervello umano (che in grado di elaborare in parallelo molte informazioni; mentre i calcolatori lavorano serialmente)

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vantaggi del metodo simulativo ha il merito di offrire nuovi strumenti teorici e applicativi che hanno lo scopo di penetrare nel buio della "black box", cio allinterno dei meccanismi mentali inosservabili, ed in grado al contempo di offrire garanzie di scientificit in questo arduo studio degli aspetti interni della mente stato applicato alla modellizzazione di vari, seppure limitati, processi cognitivi, quali il riconoscimento di forme, i processi di astrazione e la formazione dei concetti, la soluzione dei problemi, lapprendimento dei giochi sono stati costruiti anche modelli simulativi forniti di una competenza specifica, limitata ma molto approfondita. Si tratta dei cosiddetti sistemi esperti, cio sistemi capaci di compiere attivit molto specialistiche in ambiti ristretti, spesso utilizzati in medicina e in biologia. Questi sistemi sono utilissimi strumenti che si affiancano alle competenze umane, naturalmente pi vaste

svantaggi prendendo come modello esplicativo della mente umana il calcolatore elettronico, questo metodo rischia di appiattire la mente stessa sul calcolatore e cio di descriverla non tenendo conto delle sue proprie caratteristiche, legate al funzionamento del cervello, ma di descriverla tenendo conto delle caratteristiche di funzionamento di un calcolatore vengono trascurati sia gli aspetti "caldi" della mente, come le emozioni e i sentimenti, sia gli aspetti pi intrinsecamente soggettivi, come la consapevolezza e lintenzionalit, perch non possibile simularli su calcolatore

un modo sicuro che la scienza cognitiva ha a disposizione per evitare degli eccessi quello di evitare di porsi come prospettiva unica sul mentale, cio come unico metodo in grado di studiarlo e come unica teoria in grado di spiegarlo, rimanendo sempre aperta a tutto ci che proviene dalle altre prospettive e dagli altri approcci metodologici 3. LA MISURAZIONE IN PSICOLOGIA. I. Le prime misurazioni dei fenomeni psichici. il concetto di misurazione dei fenomeni (la descrizione della loro dimensione quantitativa) alla base del concetto moderno di scienza (600); possibilit di misurare i fenomeni dopo averne identificato le dimensioni adeguate da quantificare fine 800: misurazione anche in psicologia il fisiologo Helmholtz fu un pioniere dello studio della relazione tra fenomeni fisiologici e psichici, introducendo una tecnica originale per stimare la velocit della trasmissione degli impulsi lungo le fibre nervose (velocit di conduzione nervosa); Helmholtz misur il tempo di reazione, cio lintervallo che separa lo stimolo dalla risposta, e constat che esso era tanto pi lungo quanto maggiore era la distanza tra il punto stimolato e il sistema nervoso centrale cui veniva trasmessa la stimolazione; dividendo la distanza (in metri) tra 2 punti stimolati per la differenza dei 2 tempi di reazione relativi ottenne una stima della velocit di conduzione nervosa di circa 100 m/sec, un dato che si accorda con stime pi recenti, ottenute mediante tecniche di misurazione molto pi raffinate; misurando il tempo di reazione per diversi tipi di risposte riflesse, stim anche il tempo supplementare richiesto per compiere azioni di cui si consapevoli il fisiologo Weber introdusse il concetto di soglia differenziale, detta anche soglia appena percettibile, con il quale indicava la minima differenza percepibile tra 2 stimoli; determin che la soglia differenziale proporzionale allintensit assoluta degli stimoli utilizzati (rapporto di Weber) i soggetti sono capaci di identificare come diversi 2 stimoli che si differenziano per un valore (soglia differenziale) che rappresenta una percentuale costante della misura di riferimento Fechner, allievo di Weber, deriv la legge di Weber-Fechner, secondo cui, ad esempio, la sensazione di aumento di peso la stessa sia passando da 50 a 100 g, sia da 20 a 40 g o da 200 a 400 g; per sviluppare la sua equazione, Fechner aveva bisogno di un punto di riferimento, che identific nel valore minimo di intensit di uno stimolo percepibile, da lui definita come soglia assoluta deline 3 metodi per identificare la soglia assoluta: 18

metodo dei limiti, consistente in 2 procedure indipendenti e complementari; luna consisteva nel far variare lo stimolo in senso regolarmente crescente (a partire da un valore inferiore a quello della soglia, subliminale, che il soggetto non rileva) fino a che il soggetto non afferma di rilevarlo; laltra procedura consiste nel far variare lo stimolo in senso regolarmente decrescente (a partire da un valore superiore a quello della soglia, sopraliminale, che il soggetto rileva) fino a che il soggetto non afferma di non essere pi in grado di rilevarlo; la somministrazione ripetuta di entrambe queste procedure permette di confrontare le soglie relative a stabilire la soglia assoluta; la procedura crescente tende a produrre valori inferiori a quella decrescente e viceversa (questa differenza viene detta errore di abitudine) metodo degli stimoli costanti, elaborato per ovviare a questo errore e consiste nella somministrazione in ordine casuale di stimoli di diversa intensit; la tabulazione dei valori consente di stimare lintensit alla quale corrisponde la rilevazione dello stimolo nel 50% dei casi, che viene assunto come soglia assoluta metodo dellaggiustamento (metodo dellerrore medio), consiste nel chiedere al soggetto di regolare lui stesso il valore dellintensit dello stimolo (stimolo di confronto) per uguagliarla allintensit di una altro stimolo (stimolo standard)

la proliferazione di metodi di misurazione della soglia assoluta un chiaro indizio della difficolt di definire un valore fisso dovuta alla variabilit causata da numerosi fattori sia interindividuali (es: diversa acuit sensoriale di un individuo rispetto ad un altro) sia intraindividuali (es: maturazione, stanchezza, momenti diversi della giornata e, come vedremo, fattori psicologici, in particolare cognitivi, emozionali e motivazionali) ritenendo che le differenze di reazione fra i soggetti fossero da attribuire alle differenze nei tempi con i quali ciascun soggetto eseguiva le varie operazioni mentali, il fisiologo Donders elabor una strategia per misurare il tempo necessario per compiere ciascun tipo di operazione (tempo di reazione) decise cos di procedere sperimentalmente: in analogia con quanto era stato messo in evidenza da Helmholtz (occorre un tempo determinato per la trasmissione dellimpulso nervoso che causa il movimento e le operazioni vengono eseguite in sequenza: unoperazione effettuata solo dopo che stata completata la prima), Donders ipotizz che: il primo compito avrebbe richiesto una sola operazione il secondo avrebbe richiesto 3 operazioni il terzo 2 operazioni sottraendo il tempo impiegato per il secondo (metodo sottrattivo), si poteva stimare il tempo necessario per eseguire lulteriore operazione necessaria nel terzo compito rispetto al secondo; sottraendo il tempo impiegato per il primo da quello impiegato per il secondo, si poteva stimare il tempo necessario per eseguire loperazione necessaria nel secondo compito rispetto al primo; il tempo necessario per eseguire la prima operazione era quello pi breve questa prospettiva di ricerca fu subito applicata in numerosi esperimenti; in seguito la tecnica dei tempi di reazione fu abbandonata dopo numerose obiezioni alla sua validit (in particolare venne criticato il presupposto che linizio delloperazione successiva avvenisse esattamente alla conclusione della precedente); solo negli anni 40 questa tecnica fu ripresa, divenendo uno dei principali metodi di indagine usati dalla psicologia cognitivista per studiare i tempi di elaborazione relativi ai vari processi mentali

II. Sviluppi recenti della psicofisica. il modello proposto da Fechner, basato sulla stima delle soglie differenziali (piccoli cambiamenti dellintensit dello stimolo) a diversi livelli di intensit della sensazione fu criticato negli anni 50 da Stevens; questo psicologo propose un metodo pi diretto per stabilire le relazioni tra intensit fisica dello stimolo e sensazione relativa (chiedere ai soggetti di esprimere una valutazione comparativa di stimoli di intensit fisica diversa) sebbene avesse verificato empiricamente che per la maggior parte degli stimoli poteva essere confermata sostanzialmente la legge di Fechner, Stevens trov per una 19

relazione tra intensit fisica e sensazione soggettiva; il differente andamento della relazione tra intensit fisica dello stimolo e sensazione soggettiva ha un forte valore adattivo le 3 diverse procedure codificate da Fechner per identificare la soglia assoluta riflettevano la difficolt di identificare unintensit stabile per la stimolazione di soglia; a fattori di ordine fisiologico, si possono aggiungere altri aspetti pi propriamente psicologici (di ordine cognitivo e motivazionale) che diventano evidenti nella condizioni di incertezza del soggetto necessario tenere conto di un ulteriore tipo di errore, il falso allarme (il soggetto rileva, con certezza e senza malafede, un segnale che non esiste), oltre a quello gi considerato, definibile come mancata rilevazione o insuccesso (lo stimolo viene trasmesso ma non percepito) ora 4 alternative: il segnale presente e il soggetto lo rileva (successo) il segnale presente e il soggetto non lo rileva (insuccesso per mancata rilevazione) il segnale non presente e il soggetto dice che c (falso allarme) il segnale non presente e il soggetto dice che non c (negazione corretta) secondo la teoria che derivata da questo tipo di approccio, la teoria della rilevazione del segnale, la rilevazione di uno stimolo qualsiasi equivale alla distinzione di un segnale da un rumore di fondo; man mano che il livello di intensit si abbassa, la sensazione relativa tender a confondersi con gli effetti di altri debolissimi stimoli ambientali; in tali condizioni il soggetto far emergere una sua tendenza a rispondere in un certo modo: se vorr essere sicuro di rispondere solo quando uno stimolo presente tender a commettere degli errori di omissione se invece non vorr farsi sfuggire nessuno stimolo tender a commettere dei falsi allarmi questa tendenza importante da stimare, perch un soggetto prudente potrebbe essere ritenuto caratterizzato da una soglia pi elevata rispetto ad un soggetto pi audace possibile arrivare a stimare la discriminabilit di un segnale variando sistematicamente le conseguenze delle risposte positive dei soggetti: in un caso si potrebbe premiare il soggetto per un successo pi di quanto non lo si punisca in caso di falso allarme un caso opposto potrebbe essere quello in cui il premio in caso di successo inferiore alla punizione in caso di fallimento III. Le scale di misura. le diverse caratteristiche delle variabili utilizzabili in psicologia suggerirono a Stevens di proporre una classificazione delle scale di misura organizzata in modo gerarchico; questa classificazione comprende 4 livelli di misurazione, ognuno dei quali gode di tutte le propriet del livello immediatamente inferiore pi una propriet che lo differenzia da questultimo: 1. scale nominali: pi che misurare, classificano le variabili in categorie; non possibile che un individuo appartenga a classi diverse (mutua esclusivit delle categorie); presupposto che le classi siano tra loro qualitativamente diverse 2. scale ordinali: esiste una dimensione che permette di ordinare le variabili tra di loro; con questa classificazione non possibile risalire a differenze quantitative tra le classi 3. scale ad intervalli: hanno in pi la propriet di quantificare e prendere in considerazione anche le differenze tra i soggetti (in psicologia: il QI) 4. scale di rapporto: godono di tutte le propriet, compresa quella dei rapporti; pertanto su questo tipo di variabili possono essere eseguite tutte le operazione a nostra disposizione (un esempio tipico costituito dal tempo; in psicologia tuttora non esistono)
IL SONNO: BREVE STORIA DELLA SUA MISURAZIONE

il sonno un interessante esempio di ricerca psicofisiologica; le ricerche sperimentali sui diversi aspetti psicologici del sonno possono esser fatte risalire addirittura agli anni 60 dell800; ma fu solo negli anni 30, con la scoperta dellelettroencefalogramma, che fu definitivamente abbandonata lidea che il sonno 20

fosse uno stato essenzialmente omogeneo vennero descritti 5 stadi distinti del sonno venne poi identificato e descritto il sonno REM (rapid eye movements = movimenti oculari rapidi), distinto dal sonno non-REM (NREM)

SONNO REM E SONNO NREM

la classificazione della profondit del sonno NREM si basa su una definizione di stadi che tiene conto della percentuale del tempo occupata dalle onde lente; questa classificazione misura pertanto la profondit del sonno sulla base di misure di onde che rientrano in una certa categoria selezionata in modo convenzionale; consente un ordinamento degli stadi di sonno in funzione della loro profondit; ma, non consentendo altri tipi di confronto, devessere considerata come una classificazione appartenente alla categoria delle scale ordinali; i progressi tecnologici hanno consentito di misurare in modo pi preciso le caratteristiche delle oscillazioni dellEEG, fornendo cos valori esprimibili in unit di misura che rientrano nelle misure delle scale di rapporto; si dimostrato che la reattivit dei soggetti agli stimoli ambientali non dipende solo dal tipo o dallo stadio di sonno, oppure dalle caratteristiche fisiche degli stimoli stessi, ma anche dalle loro caratteristiche cognitive significative per il soggetto; durante il sonno REM il soggetto in grado di esercitare una certa forma di controllo sullambiente e pu svegliarsi facilmente in caso di necessit, mentre durante il sonno NREM non altrettanto capace di effettuare discriminazioni e si sveglia solamente se sottoposto a stimoli di elevata intensit
LA CRONOPSICOLOGIA

la percezione del tempo soggettivo in rapporto al tempo oggettivo ha costituito un importante oggetto di impostazione gestaltista o in ambito clinico; nella psicologia sperimentale il tempo ha assunto tanto il ruolo di variabile dipendente (in quanto consente di produrre il trascorso dei processi mentali) quanto quello di variabile dipendente; il ruolo del tempo come fattore che influenza i processi psicologici emerso quando sono state applicate alle funzioni mentali quelle osservazioni che avevano portato alla scoperta dei ritmi biologici nellintero mondo vivente e quindi alla costituzione della cronobiologia come disciplina autonoma: una prima applicazione stata nello studio di un rilevante aspetto comportamentale, il ritmo sonnoveglia, che ha un andamento ciclico di circa 24 ore, da cui il termine ritmo circadiano parallelamente si sviluppato linteresse per i ritmi relativi alla vigilanza e allefficienza nelle prestazioni da oggetto di ricerca di base sono diventati un campo di studi con applicazioni pratiche di rilevante interesse sociale (es: nellambito scolastico o in quello dellorganizzazione del lavoro); la cronopsicologia ha fornito contributi preziosi studiando lefficienza delle principali funzioni cognitive tanto in relazione ai ritmi sonno-veglia, dipendenti dal tempo, quanto in relazione al tempo esterno: la vigilanza e lattenzione hanno un andamento crescente nella giornata, interrotto da una diminuzione temporanea, tra le 14 e le 16, con un massimo nel pomeriggio, sostanzialmente parallelo allandamento della prestazione in compiti che richiedono la memoria a lungo termine le massime prestazioni per la memoria a breve termine sono raggiunte gi nelle prime ore del mattino, per poi subire un calo nel corso di tutta la giornata la creativit da i massimi risultati nel corso delle ore notturne oltre ai ritmi circadiani, la cronopsicologia si anche interessata ai ritmi ultradiani (durata inferiore alle 24 ore) e infradiani (durata superiore alle 24 ore, es: il ciclo mestruale) IV. Attendibilit e validit. attendibilit di una misurazione: corrisponde alla sua affidabilit, cio alla sua capacit di fornire misure simili se viene applicata pi volte, magari in condizioni diverse, allo stesso oggetto; un modo 21

semplice in cui viene valutata quello di ripeterla pi volte su di un campione composto da individui diversi (una tecnica di misura sar tanto pi attendibile quanto pi i punteggi dei diversi soggetti saranno simili non solo nelle ripetizioni, ma anche nei loro rapporti reciproci); una caratteristica che potrebbe creare confusione con lattendibilit la sensibilit oltre allattendibilit nel tempo importante lattendibilit interna, o omogeneit (tra le misurazioni in tempi successivi) lattendibilit non ci garantisce che tale prova misuri proprio quello che si voleva misurare (criterio della validit); mentre si pu affermare che una misura non attendibile non neppure valida, non vero il contrario: infatti una misurazione attendibile non necessariamente valida ci deriva dal fatto che per misurare molte dimensioni utilizziamo strumenti indiretti, spesso solo per motivi di praticit, talvolta per difficolt a misurare direttamente un fenomeno; per, quando utilizziamo metodi di misurazione indiretti dobbiamo accertarci della loro validit; gli aspetti principali che definiscono la validit di uno strumento di misura sono 3: validit di contenuto: lo strumento che noi utilizziamo deve contenere elementi che si riferiscano allobiettivo della misurazione validit del criterio: si riferisce alla correlazione tra le misure ottenute con il nostro strumento e altre misure ottenute in occasioni indipendenti con strumenti di provata pari validit validit del costrutto: si riferisce ai presupposti teorici sui quali si basa la nostra misura V. Statistica descrittiva e inferenziale. lelevata variabilit dei fenomeni psichici e comportamentali, dovuta anche allelevato numero dei fattori da cui sono influenzati, fa s che anche le misure siano estremamente variabili; la statistica ci aiuta a descrivere, rappresentare, comprendere e interpretare le misure dei fenomeni psichici e comportamentali statistica descrittiva statistica inferenziale la statistica descrittiva fornisce gli strumenti per la descrizione e la rappresentazione dei risultati; i risultati di un gruppo vengono riportati con un valore che esprime la tendenza centrale del gruppo e un valore che ci informa sulla dispersione dei punteggi dei singoli soggetti attorno a questa tendenza centrale; 3 misure della tendenza centrale: media: valore ottenuto sommando i punteggi ottenuti dai singoli soggetti diviso per il numero dei soggetti mediana: valore ottenuto dal soggetto che si situa nel punto centrale di una graduatoria, cio dal soggetto che allinterno del gruppo si caratterizza per aver ottenuto il punteggio superiore a quello di met del gruppo e inferiore a quello dellaltra met, ovviamente lui escluso (si dispongono i punteggi in ordine decrescente e si guarda qual il punteggio che si trova al centro della distribuzione) (se il numero dei casi pari, la mediana costituita dalla media dei 2 punteggi centrali) moda: valore riportato dal numero pi elevato di soggetti una rappresentazione molto utilizzata listogramma di frequenze, nel quale vengono riportati sullascissa (asse x) i valori ottenuti e sullordinata (asse y) il numero di soggetti che hanno ottenuto quel valore; la distribuzione delle frequenze si ottiene distribuendo i dati in intervalli di classe uguali fra loro e ci permette di costruire listogramma; la curva che si ottiene pu avere diverse forme, che gi permettono, a colpo docchio, di farsi idee molto precise sulle caratteristiche del gruppo; la curva pu avere un solo picco (unimodale) ed essere pi o meno simmetrica; un tipo particolare di curva unimodale e simmetrica la curva normale o gaussiana (le 3 misure della tendenza centrale coincidono); ci permette anche di calcolare un indice di variabilit o di dispersione, detto deviazione standard, che tra laltro pu dirci quanto rappresentativa una misura della tendenza centrale: se la variabilit scarsa, i casi individuati non si discostano molto dalla media se invece la variabilit elevata, luso della media come valore rappresentativo ci offre minori garanzie 22

i valori inferiori alla media di almeno 2 deviazioni standard e quelli al di sopra della media di almeno 2 deviazioni standard sono considerati i valori estremi, rispettivamente al di sotto e al di sopra della norma statistica la statistica inferenziale ci permette di stimare sia il rischio di trovare una differenza tra 2 o pi gruppi di dati quando questa non esiste (errore di primo tipo, o alfa) sia quello di non trovare una differenza quando invece esiste (errore di secondo tipo, o beta); convenzionalmente si ritiene che il livello di rischio sia accettabile quando si hanno meno di 5 probabilit su 100 di cadere nellerrore; un altro uso frequente della statistica inferenziale quello di verificare se 2 misure sono tra loro correlate; si pu calcolare un coefficiente di correlazione, che pu assumere valori compresi tra -1 (correlazione negativa, per cui le 2 misure sono inversamente correlate tra loro) e +1 (correlazione positiva, per cui le 2 misure sono direttamente correlate tra loro); la matrice di dispersione un grafico composto dai 2 dati che si vogliono confrontare (sullasse x e y) e da alcuni puntini che rappresentano contemporaneamente i punteggi x e y di ogni soggetto VI. La psicometria. psicometria (misura della psiche): insieme di conoscenze e di tecniche che sono state sviluppate nellambito della psicologia scientifica per misurare aspetti e dimensioni dei processi psichici; un test psicometrico una misura obiettiva e standardizzata di un campione di comportamento: misura obiettiva significa che lo strumento stato costruito in modo tale che esso pu essere applicato anche da operatori diversi e che il valore ottenuto non influenzato dalla caratteristiche individuali delloperatore o da altri fattori esterni la standardizzazione di un test si riferisce alla messa a punto di una serie di strumenti operativi, basati sul diverso peso da dare ai singoli elementi (item) che lo costituiscono, al fine di avere una misura che tenga conto delle caratteristiche generali della popolazione cui viene applicata per quanto riguarda il campione di comportamento, ci si riferisce proprio ai singoli item, che devono essere un campione rappresentativo del comportamento che si vuole studiare (solo quel campione di comportamento e non altri comportamenti) 4. IL CERVELLO E LA MENTE. I. La questione della coscienza. il comportamento e la mente animale, in condizioni sia normali che patologiche, sono direttamente connessi al funzionamento del sistema nervoso; il termine psico indica subito per le neuroscienze uno stato di conoscenza ancora insoddisfacente; la mente indica complesse propriet emergenti del sistema nervoso, propriet causate dal suo funzionamento; molti studiosi usano le parole mente e cervello in modo interscambiabile, anche se certe propriet del cervello non rientrano nel concetto di mente normalmente inteso; altra propriet emergente del sistema nervoso di difficile trattazione e definizione quella che viene chiamata coscienza ( concetto di veglia o di basso livello di attenzione e di sonno) 2 tipi: coscienza del qui e ora (vecchie strutture del cervello) coscienza autobiografica (parte evolutivamente pi nuova del cervello) II. Il cervello: cenni sullanatomia e sul funzionamento. il cervello non solo strumento di conoscenza, esso rappresenta tutta la nostra conoscenza; nel cervello esiste infatti una rappresentazione ordinata e precisa del corpo, del quale alcune parti, come le mani e le labbra, sono molto rappresentate, mentre altre, come la schiena, lo sono meno (metafora cerebrale del corpo, che descrive le nostre sensazioni e i nostri movimenti: homunculus); le sensazioni o i movimenti provenienti dalla met sinistra del corpo sono controllati dalla corteccia destra, e viceversa; una rappresentazione pi estesa di una parte del corpo dellhomunculus indica che unarea cerebrale pi vasta (corrispondente ad un maggior numero di neuroni) devoluta al controllo sensoriale, o al controllo motorio, di quella parte del corpo: pi grande significa sensorialmente o motoriamente pi raffinato; fenomeno dellarto fantasma (perch la rappresentazione cerebrale dellarto ancora intatta); 23

la stimolazione elettrica della corteccia cerebrale evoca sensazioni e causa movimenti in parti ben precise del corpo in relazione alle aree stimolate; in tempi recenti si paragonato il cervello ad un calcolatore, ma si sono ottenute spesso descrizioni sostanzialmente scorrette delle funzioni nervose, dovute allerrore o alleccessiva semplificazione delle assunzioni iniziali; linsuccesso di questi tentativi dovuto anche al fatto che i sistemi biologici si rinnovano ogni momento in struttura e funzione; la struttura del cervello microscopicamente simile in tutti gli uomini, per essendovi delle apprezzabili differenze da individuo ad individuo (es: il peso, differenze a livello della struttura macroscopica); composto da un numero enorme di cellule nervose, o neuroni; ogni neurone comunica con un gran numero di altri neuroni formando numerosissime connessioni, o sinapsi (ogni sinapsi un piccolo mondo computazionale, dove vengono vagliati messaggi e prese decisioni sulla loro trasmissione); le funzioni della corteccia cerebrale sono molteplici (ogni area specializzata); il sistema nervoso centrale ha una struttura in larga parte simmetrica ed composto da encefalo midollo spinale si divide in varie strutture, corticali e sottocorticali; la corteccia cerebrale, composta dai 2 emisferi cerebrali, divisa in 4 lobi: frontale, parietale, temporale e occipitale III. Lo sviluppo del sistema nervoso. le propriet del cervello sono acquisite, cio il cervello una tabula rasa sulla quale lesperienza scrive la sua storia, oppure sono innate?? i geni che controllano la struttura del cervello sono meno di 100 mila, e con differenze minime tra luomo e la scimmia, mentre il numero di neuroni e delle connessioni sinaptiche enormemente pi grande nelluomo; lattivit stessa del cervello che controlla la stabilizzazione e leliminazione delle connessioni nervose, cos come anche lespressione di determinati geni; alcuni studiosi propongono che lo sviluppo del cervello, e in particolare della corteccia, avvenga per una selezione simile alla selezione darwiniana, con leliminazione di alcune connessioni nervose; lattivit elettrica del cervello, e in particolare lattivit guidata dallesperienza sensoriale, contribuirebbe alla scelta combinatoria dei geni che presiedono alla sviluppo sviluppo morfologico e ambiente fisico e culturale entrano in relazione tra di loro nel determinare lenorme capacit di apprendimento del cervello subito dopo la nascita i neuroni cominciano a formarsi molto presto durante lo sviluppo fetale; le sinapsi cominciano a formarsi 2 mesi prima della nascita; alla nascita il numero di sinapsi nelluomo del tutto paragonabile a quello osservato nelladulto, ma nei primi anni di vita avviene uno strano processo: le connessioni sinaptiche dapprima si moltiplicano fino a raggiungere un numero che anche 3 o 4 volte maggiore di quello osservato nelladulto e poi si riducono progressivamente (morte neuronale necrosi, che avviene in caso di lesioni o di altre cause patologiche) il significato di questo fenomeno ancora misterioso; la ragione delleliminazione sta probabilmente nel fatto che, al livello della sua connessione con le altre cellule, il neurone riceve un cibo opportuno, chiamato fattore neurotrofico, che lo tiene in vita; lo sviluppo del cervello stato studiato anche usando le tecniche moderne di brain imaging, o neuroimaging, che misurano il metabolismo cerebrale, ritenuto proporzionale allattivit elettrica dei neuroni e in particolare delle connessioni sinaptiche; occorre comunque chiarire che non esiste nessuna dimostrazione che correli positivamente la densit sinaptica, o il metabolismo cerebrale, alla prestazioni del cervello (quantit di cervello non significa necessariamente qualit)
IL MITO DEI PRIMI 3 ANNI

sembra che per un normale sviluppo del cervello occorrano esperienze normali, che si possono trovare nelle famiglie pi ricche come in quelle pi povere; non sembra che una super-educazione abbia effetti 24

importanti sulle prestazioni cerebrali dei bambini in senso positivo, n in quello negativo; va detto per che ambienti particolarmente inadatti e poveri di stimoli possono avere effetti negativi sullo sviluppo cerebrale IV. I moduli cerebrali. in particolare a livello corticale, ma non solo, il cervello mostra esempi di organizzazione modulare; molti ricercatori hanno messo in evidenza alcune caratteristiche di questa organizzazione nel sistema visivo, dove i gruppi di neuroni si specializzano per determinare funzioni in modo relativamente indipendente dai neuroni circostanti; queste specializzazioni possono riguardare una determinata caratteristica dello stimolo; la modularit ha aspetti molto interessanti a livello corticale, dove in seguito a lesioni patologiche o di origine traumatica si ha la perdita di una determinata funzione; queste specializzazioni corticali possono essere rilevate anche studiando la circolazione cerebrale con i moderni mezzi di brain imaging (le regioni cerebrali coinvolte in determinate funzioni aumentano lattivit nervosa e, conseguentemente, il loro metabolismo e la loro circolazione, apparendo come pi intensamente o diversamente colorate nelle immagini prodotte dal calcolatore); la modularit delle aree corticali (specializzazione) non mai completa, nel senso che esisterebbe un determinato modulo, e solo quello, per una certa funzione le tecniche di brain imaging indicano sempre un aumento della circolazione anche in aree diverse da quella ritenuta pi direttamente responsabile estrapolazioni in campo psicologico, soprattutto per quanto riguarda lintelligenza: alcuni psicologi (Gardner) sostengono che esistono molteplici forme di intelligenza: eccellere in un tipo di intelligenza, non significa eccellere nellintelligenza nel suo complesso; anche nella sua struttura paramodulare, il cervello come una casa: tutte le parti sono parti essenziali della stessa struttura; il migliore funzionamento cerebrale in senso biologico, e forse anche sociale, si ha quando le funzioni dei diversi moduli si sviluppano e funzionano armonicamente V. Plasticit nella prima infanzia e periodo critico. plasticit del sistema nervoso: capacit dei circuiti nervosi di variare la loro struttura e la loro funzione in risposta agli stimoli sensoriali e consentire ladeguamento allambiente delle strutture nervose, incluso lapprendimento di nuove informazioni e le loro memorizzazione; questa propriet riguarda in particolare la corteccia cerebrale; una propriet particolarmente attiva nella prima fase della vita postatale, ma dura per tutto il corso della vita, seppure in modo molto ridotto periodo critico (tempo di sintonizzazione del mondo cerebrale con il mondo esterno); a mondi diversi corrispondono cervelli diversi: se una determinata modalit sensoriale non riceve unidonea stimolazione dal mondo esterno durante il periodo critico, essa non si sviluppa adeguatamente e non si sviluppa affatto VI. Plasticit del sistema nervoso nelladulto. prima si credeva che il cervello, una volta finito il periodo di sviluppo e il periodo critico, diventasse una macchina definitiva, stabile, non pi programmabile; le ricerche di questi ultimi 10 anni hanno messo in luce che anche il cervello adulto, seppure in modo molto ridotto, dimostra di essere ancora plastico; miglioramento delle abilit percettive o motorie in seguito ad esercizio; questo perfezionamento corrisponde alla riorganizzazione e allingrandimento dellarea corticale coinvolta nellesercizio (es: nelle persone che apprendono a leggere in Braille si verifica unespansione della rappresentazione della zona cutanea corrispondente al dito indice impiegato per la lettura) VII. Plasticit in seguito a lesione periferica. stata dimostrata in soggetti adulti una massiccia riorganizzazione delle cortecce sensoriali e motorie dopo la riduzione della stimolazione proveniente dalla periferia nel caso di lesioni periferiche o amputazioni; primi studi sulle scimmie (la lesione di un nervo periferico determina la comparsa di una zona corticale silente corrispondente alle cellule che sono state deprivate dei segnali provenienti dai recettori; in seguito, per, tale zona silente praticamente scompare perch le sue cellule corticali cominciano a rispondere alla stimolazione della cute adiacente a quella deprivata delle fibre afferenti; si produce una riorganizzazione della mappa somatosensoriale: le cellule corticali che facevano parte, per 25

esempio, della rappresentazione del palmo della mano rispondono ora alla stimolazione delle dita); tali modificazioni plastiche possono essere particolarmente rapide ed avvenire nellambito di pochi giorni; nelluomo ad esempio fenomeno dellarto fantasma il fatto che il cervello rimanga plastico, pone il problema se sia utile o addirittura necessario un esercizio cerebrale mirato a tenere il cervello in allenamento e in buona forma s, utile perch: circuiti nervosi lasciati inoperosi diventano meno efficienti, talvolta con la conseguenza della perdita funzionale o strutturale di connessioni sinaptiche noto anche linverso e cio che un notevole traffico di impulsi nervosi nel circuito mantiene le connessioni in buona salute (e in speciali casi di allenamento pu addirittura aumentare) lallenamento cerebrale serve soprattutto a mantenere un funzionamento di base e a rallentare il fisiologico deterioramento della funzione nervosa che comunque inesorabilmente progredisce con let 5. DALLA PERCEZIONE ALLA COSCIENZA. I. Sensazione, percezione e cognizione. la percezione, intesa come elaborazione cognitiva dellinformazione sensoriale che perviene ai nostri organi di senso, il risultato di una serie di processi complessi che si realizzano in modo automatico e implicito; ci che percepiamo sono dei prodotti cognitivi che, pur fondandosi sullinformazione sensoriale, vanno al di l di questa informazione di base quali sono i meccanismi coinvolti in questo tipo di operazione?? sensazione: fasi iniziali dellelaborazione dellinformazione, che comprende sia lattivit dei recettori sensoriali situati nei nostri organi di senso, sia la trasmissione dei segnali prodotti dai recettori lungo le strutture sottocorticali fino alle aree corticali; nei primi studi (prima met dell800) si considerava la sensazione come una forma di percezione; attualmente invece si circoscrivono i processi sensoriali a quelle attivit di ricezione, conversione e trasmissione dellinformazione nelle strutture dei sistemi sensoriali senza che il soggetto ne sia consapevole o intervenga attivamente nella ricerca dellinformazione nellambiente; gli organi di senso funzionano come una finestra sul mondo attraverso la quale passa una gamma ristretta di informazione percezione: integrazione delle attivit svolte dai diversi neuroni localizzati in aree diverse della corteccia; strettamente legata ad altri processi, come lattenzione, la memoria e il linguaggio la cognizione un sistema integrato di elaborazione e produzione di informazione, anche se vi sono sottoinsiemi con funzioni specifiche; tuttavia, la psicologia cognitiva ritiene che la sensazione e la percezione si distinguano soprattutto al livello dellidentificazione e del riconoscimento dello stimolo; nel fenomeno della percezione intervengono processi cognitivi come la memoria e limmaginazione; oltre a questi 2 processi, ne interviene anche un altro: la selezione dellinformazione che permette di utilizzare nel modo pi economico ed efficace le risorse operative della mente, necessariamente limitate (attenzione); il sapere che stiamo percependo qualcosa implica un altro processo mentale, molto complesso, che si chiama coscienza; questi processi avvengono in stretta interazione tra di loro, assieme agli altri (memoria, pensiero e linguaggio) II. La percezione uditiva. nella specie umana la capacit di elaborare linformazione sonora ha permesso di sviluppare 2 fondamentali processi cognitivi: linguaggio verbale musica fin dalla prima infanzia gli esseri umani sono immersi in una rete di relazioni sociali strettamente legate alla comunicazione verbale e sonoro-musicale; la storia dellumanit si fondata per molti secoli sulla comunicazione orale; i recettori del sistema uditivo sono localizzati nella membrana basilare dellorecchio interno le vibrazioni della membrana basilare prodotte dalle onde sonore pervenute dallorecchio esterno causano una flessione delle cellule ciliate e questo movimento, a sua volta, d origine ad un impulso elettrico; esiste una specializzazione del sistema dei recettori uditivi per i valori specifici della frequenza dei suoni; la specializzazione continua ad essere presente anche nelle altre 26

strutture del sistema uditivo, nelle regioni sottocorticali e corticali; linformazione sonora proveniente dallambiente esterno costituita da sequenze e combinazioni di frequenze diverse, che sono riconosciute grazie alle competenze cognitive del cervello; per elaborare questa informazione complessa occorre che i neuroni delle aree uditive e di altre regioni della corteccia cerebrale interagiscano tra loro, integrino quindi le analisi che ciascun neurone ha compiuto in modo specifico; se per il linguaggio verbale risulta che vi una forte dominanza di un emisfero sullaltro (sinistro), per la musica sembra necessaria lintegrazione tra le funzioni dei 2 emisferi seppure con una tendenza alla dominanza funzionale dellemisfero destro III. La percezione visiva. lidentificazione di un oggetto visivo implica 2 processi (descrizione e confronto) che sono i 2 principali stadi di elaborazione dellinformazione visiva: nello stadio primario sono implicati i processi visivi che descrivono lo stimolo, indipendentemente dal significato delloggetto (studiati per la prima volta dalla Gestalt nei primi decenni del 900) nello stadio secondario (di elaborazione cognitiva) vengono implicati processi pi complessi: attraverso il confronto con le tracce depositate in memoria (tracce mnestiche), una configurazionestimolo viene identificata come un oggetto noto vi sono 2 tipi di elaborazione: dal basso verso lalto: si fonda su unanalisi delle parti che sono presenti nello stimolo ed guidata dai dati sensoriali; lidentificazione avviene dopo che sono state colte e analizzate le informazioni contenute nello stimolo dallalto verso il basso: si fonda sulle tracce contenute in memoria dallosservatore; si utilizzano le conoscenze acquisite in precedenza e, sulla base di queste, losservatore formula unipotesi in relazione a quali oggetti hanno maggiore probabilit di essere presenti in quel momento qualsiasi percezione richiede uninterazione tra linformazione sensoriale e le conoscenze possedute relative allo stimolo; la misura in cui intervengono questi 2 processi dipende dal grado di conoscenza che si ha delloggetto in esame e dal contesto in cui esso inserito per lidentificazione di uno stimolo visivo la forma sembra una propriet essenziale, pi importante di altri attributi come il colore, la grandezza o lorientamento; la descrizione delle caratteristiche salienti di un oggetto depositata in memoria; tuttavia, per identificare un oggetto occorre anche che vi sia una quantit minima di informazione nellambiente; le propriet fondamentali di uno stimolo visivo analizzate dai neuroni delle aree corticali visive sono: * frequenza spaziale lunghezza donda # orientamento movimento
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il sistema visivo umano sensibile ad una ristretta gamma di frequenze spaziali (frequenze spaziali basse = informazione sulla configurazione globale dello stimolo, alte = suoi dettagli); attraverso una sequenza di fotografie sottoposte a filtraggio spaziale (frequenze spaziali basse alte) si passa gradualmente dalla percezione di una configurazione-stimolo poco riconoscibile ad una che viene riconosciuta in tutti i suoi dettagli
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per alcuni studiosi lidentificazione di un oggetto indipendente dallorientamento con cui si presenta; teoria indipendente dal punto di vista, cio indipendente dai modi in cui losservatore ha visto lo stesso oggetto nel corso della sua esperienza secondo altri ricercatori, invece, la rappresentazione delloggetto depositata in memoria con uno specifico orientamento, detto anche orientamento canonico; lidentificazione di un oggetto rovesciato avverrebbe perch nella mente dellosservatore sarebbe stata operata una rotazione dellimmagine fino alla sua coincidenza con la traccia mestica 27

unaltra teoria sostiene che in memoria depositato pi di un orientamento dello stesso oggetto; la propriet dellorientamento assume un peso diverso a seconda del tipo di stimoli, animali o veicoli, vegetali o utensili; lanalisi dellorientamento quindi legata alla classe, o categoria, cui appartiene loggetto

le teorie che sono state proposte dagli anni 50 fino agli ultimi decenni sulle componenti fondamentali di una configurazione-stimolo (pattern) depositate in memoria ai fini della sua identificazione, hanno avuto come punto di partenza il superamento di una concezione a suo tempo abbastanza diffusa, nota come teoria del confronto di sagoma: il pattern sarebbe identificato confrontandolo sistematicamente con le varie sagome disponibili fino a trovare la sagoma che gli corrisponde meglio il limite evidente che non spiega come si possano identificare configurazioni-stimolo diverse per grandezza, orientamento, forma, .. paradossalmente, occorrerebbe aver memorizzato un numero elevatissimo di sagome relative a tutte le variazioni possibili dei pattern; inoltre non consentirebbe di riconoscere nuove versioni di uno stimolo delle quali non si posseggono sagome in memoria, oppure versioni di cui non si ha mai avuto esperienza prima sviluppati nuovi modelli esplicativi: teoria dellanalisi delle caratteristiche: si bas sullassunto che lo stimolo visivo costituito da un insieme di caratteristiche, propriet e attributi essenziali che lo distinguono rispetto ad un altro; la descrizione strutturale basata sullanalisi delle caratteristiche avrebbe dovuto consentire di superare il problema della variazione di alcuni parametri dello stimolo Selfridge ide un programma per computer per lidentificazione di pattern: Pandemonium, perch ipotizzava che alcuni demoni-neuroni sarebbero specializzati per riconoscere caratteristiche specifiche; il modello prevedeva una sequenza di stadi in cui gruppi di demoni specializzati svolgono una serie di operazioni: registrazione dellimmagine, rilevazione delle linee, elaborazione cognitiva, decisione finale che porta allidentificazione Gibson elabor un sistema di identificazione delle lettere dellalfabeto: il riconoscimento di una lettera avverrebbe confrontando le caratteristiche contenute nella lettera-stimolo con quelle proprie delle varie lettere dellalfabeto (propriet depositate nella memoria); quanto pi 2 lettere condividono le stesse caratteristiche, tanto pi sarebbe possibile confonderle le teorie basate sullanalisi delle caratteristiche ebbero una notevole diffusione perch concordavano con le scoperte neurofisiologiche sullesistenza di neuroni della corteccia visiva specializzati nellanalisi di caratteristiche specifiche dello stimolo negli anni 70 si diffuse anche lipotesi che esistessero neuroni (unit cognitive), o gruppi di neuroni, molto in alto nella gerarchia degli stadi di elaborazione cognitiva, dedicati al riconoscimento di stimoli complessi: animali, vegetali, utensili, facce per quanto lipotesi di sistemi neuronali specializzati per lelaborazione di specifiche classi di oggetti visivi sia stata riproposta dopo i risultati delle ricerche con le tecniche di neuroimmagine, resta ancora da chiarire quali siano le propriet dello stimolo che vengono analizzate ai fini della sua identificazione secondo gli orientamenti pi recenti non verrebbe effettuata una scomposizione e/o ricomposizione delle caratteristiche dello stimolo (teorie dellanalisi delle caratteristiche); lelaborazione cognitiva che produce lidentificazione si fonderebbe piuttosto sullinterazione e integrazione tra le varie componenti fisiche dello stimolo, sulle loro relazioni strutturali secondo la teoria dellintegrazione delle caratteristiche di Treisman, la percezione di un oggetto: richiede in primo luogo la registrazione di alcune caratteristiche salienti dello stimolo; il primo stadio, definito individuazione delle qualit primarie, automatico e implica unelaborazione parallela (rilevazione simultanea di tutte le qualit primarie relative a tutti gli stimoli presenti nel nostro campo visivo) solo quando si realizza successivamente lintegrazione di queste qualit in componenti di ordine superiore si ha la percezione delloggetto; il secondo stadio, definito integrazione delle qualit primarie, implica un processo controllato dallattenzione e coinvolge unelaborazione seriale unaltra teoria stata proposta da Biederman: contrariamente ad altre teorie (Treisman) che si focalizzano sulle fasi iniziali del processo percettivo, la teoria del riconoscimento per componenti privilegia uno stadio pi avanzato lungo la direttrice dal basso verso lalto; il processo percettivo iniziato con lindividuazione e lintegrazione delle qualit primarie deve necessariamente prevedere unulteriore 28

integrazione di ordine superiore che conduca allindividuazione delle parti o componenti di un oggetto; assume che un oggetto consista di un insieme di componenti o semplici volumi chiamati geoni; il riconoscimento di un oggetto dipende dallidentificazione dei geoni che lo compongono e dalle relative relazioni spaziali che vi intercorrono
IL SISTEMA VISIVO

linformazione visiva costituita dalla luce riflessa dagli oggetti che cade sulla retina, uno strato di recettori localizzato sulla superficie interna dellocchio; i coni si attivano maggiormente durante la visione diurna e sono specializzati per la forma e il colore; i bastoncelli si attivano in condizioni di basso livello di luminosit (visione crepuscolare)
LA PERCEZIONE DECONDO LA TEORIA DELLA GESTALT

le teorie psicologiche dominanti nel primo decennio del 900 sostenevano che la percezione di un oggetto era il prodotto dellassociazione e della combinazione di elementi sensoriali distinti la teoria della forma, o teoria della Gestalt, sviluppatasi dopo le ricerche di Wertheimer sulla percezione del movimento apparente, sostenne invece che la percezione non dipende dagli elementi, ma dalla strutturazione di questi elementi in un insieme organizzato (Gestalt = forma, struttura, pattern); lorganizzazione prevale sugli elementi, li struttura in un insieme per cui essi diventano una figura che si differenzia dal resto (lo sfondo) del campo di stimolazione; Wertheimer descrisse varie leggi dellorganizzazione percettiva, in base alle quali ogni forma una figura che si stacca dallo sfondo in base ad una particolare organizzazione degli elementi; il triangolo di Kanizsa (uno dei principali esponenti italiani della teoria della forma) un esempio di figura dai contorni illusori, non presenti nel campo di stimolazione, la dimostrazione di come la mente percepisca una forma anche se mancano alcuni elementi sensoriali il riconoscimento di queste figure illusorie e di quelle incomplete stato interpretato dagli psicologi cognitivisti secondo unipotesi costruzionista: la mente vede le figure in base a schemi e tracce mnestiche che essa sovrappone sugli elementi o, in altri termini, la figura costruita dalla mente sulla base degli elementi sensoriali disponibili
BOX n. 4. TECNICHE DI RICERCA

i processi mentali possono essere studiati con metodi differenti, ma i risultati pi importanti della psicologia contemporanea sono stati conseguiti in ricerche nelle quali si potevano confrontare dati ottenuti con metodiche e tecniche diverse: metodo del tempo di reazione (registrazione del tempo che intercorre tra la presentazione dello stimolo e la risposta data dal soggetto) cronometria mentale: la misurazione dei tempi impiegati dalla mente per compiere lelaborazione dellinformazione ci si pu chiedere se la differenza nel tempo di elaborazione riguarda lo stadio primario, relativo alle caratteristiche fisiche (i 2 tipi di stimoli potrebbero essere diversi per forma, grandezza, ..), oppure lo stadio secondario, o cognitivo, necessario per decidere che lo stimolo presentato un animale e non un veicolo o viceversa si pongono degli elettrodi sulla testa del soggetto e si registrano le variazioni di potenziale elettrico che si generano dopo la presentazione degli stimoli (queste risposte elettrofisiologiche sono denominate potenziali correlati ad eventi o ERP); permette di indagare i processi interni alla mente, i processi non manifesti, non visibili, inaccessibili allindagine sperimentale (contrariamente alla tecnica del tempo di reazione) negli ultimi 2 decenni, stato possibile localizzare quali parti del cervello sono coinvolte nei vari processi cognitivi attraverso limpiego sia delle registrazioni intracraniche su pazienti sia delle tecniche di neuroimmagine su soggetti normali oppure su pazienti a seconda della localizzazione della lesione, si produce un disturbo specifico dei processi cognitivi IV. Il riconoscimento di facce. 29

la faccia probabilmente la configurazione-stimolo pi importante per la specie umana; fin dai primi giorni di vita il bambino entra in relazione con il mondo esterno attraverso la faccia della madre o di un adulto; la faccia diverr in seguito una fonte importante di comunicazione degli stati emotivi, il canale principale della comunicazione non verbale; negli ultimi decenni condotte molte ricerche sui processi responsabili dellidentificazione delle facce: le ricerche condotte sulle scimmie hanno individuato alcune cellule della corteccia temporale inferiore che sono specializzate per il riconoscimento della facce altre ricerche hanno affrontato il problema di quali siano le caratteristiche fisiche rilevanti per lidentificazione di una faccia; le frequenze spaziali sono indubbiamente la caratteristica fondamentale; un neonato differenzia la faccia da altre configurazioni-stimolo molto presto, ma potr discriminare una faccia da unaltra soltanto qualche mese pi tardi ci sono molti dati sugli effetti delle lesioni cerebrali in persone adulte e sullo specifico disturbo della percezione visiva denominato prosopoagnosia (mancato riconoscimento delle facce): questi pazienti riconoscono che quello che vedono sono delle facce, ma non sanno di chi sono, neppure se si tratta di facce a loro familiari la specializzazione neuronale per il riconoscimento delle facce considerata uno degli esempi tipici di organizzazione a moduli della corteccia cerebrale: ogni modulo un insieme organizzato di neuroni che hanno funzioni diverse, ma allo stesso tempo interagiscono tra loro ai fini dellelaborazione di una particolare classe di stimoli: modulo per le facce, per il linguaggio verbale, ..; un danno ad una particolare regione corticale pu distruggere un modulo, e di conseguenza la capacit di elaborare linformazione relativa, mentre viene conservata la capacit di elaborare altri tipi di informazione mediante i moduli rimasti integri V. La categorizzazione dellinformazione. una delle aree di ricerca pi importanti della psicologia cognitiva contemporanea riguarda la relazione tra i processi di percezione e i processi di categorizzazione: ci riferiamo in primo luogo al fenomeno per cui di fronte ad una variazione continua di una dimensione o di una propriet fisica dello stimolo, losservatore percepisce regioni discontinue o discrete* tuttavia attualmente questo problema riguarda anche la discriminazione tra oggetti relativamente simili sul piano fisico, ma che vengono distinti in base a caratteristiche di tipo cognitivo#
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lesempio pi chiaro riguarda la categorizzazione dei colori; il colore una propriet percettiva che dipende da una caratteristica fisica dello stimolo visivo, la lunghezza donda; il sistema visivo della specie umana ha una ristretta finestra sensoriale per lo spettro elettromagnetico; il continuo della variazione in lunghezza donda percepito come composto da regioni cromatiche qualitativamente diverse, chiamate aree focali: area del rosso, del blu, ..; in tutte le culture i colori vengono percepiti secondo categorie distinte in relazione al livello di sviluppo della propria lingua: nelle culture pi povere linguisticamente esistono solo 2 categorie una cultura pi avanzata avr anche il nome per gli altri colori, secondo una progressione precisa
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il processo di categorizzazione avviene anche a livelli cognitivi pi complessi, nei casi in cui non si tratta tanto di segmentare il continuo di una qualit fisica (come il colore), ma di distinguere stimoli tra di loro relativamente simili, di raggrupparli o differenziarli da altri stimoli; se vediamo un oggetto per strada e lo identifichiamo come un cane, sono intervenuti vari processi che hanno portato alla sua identificazione (analisi delle sue caratteristiche fisiche) e al suo confronto con una traccia depositata in memoria; questa traccia ci permette di riconoscere che lo stimolo un cane sia che vediamo un alano o un bassotto; il cane rappresenta il tipo o prototipo della classe di animali che sono appunto i cani; i tipi specifici di cane rappresentano gli esemplari concreti del prototipo pi astratto cane; ci sono almeno 2 problemi: 1) relazione tra il prototipo e gli esemplari 2) relazione tra i vari prototipi 30

1) lo stimolo viene assegnato ad una categoria in base ad un numero limitato di caratteristiche fondamentali descritte nel prototipo; queste caratteristiche descriverebbero il prototipo della categoria; molte ricerche sono state dedicate ad individuare il processo di formazione del prototipo e quindi della scelta progressiva delle caratteristiche rilevanti; vi sono 2 modelli principali: il primo si basa sul concetto statistico di moda, per cui il prototipo di riferimento con cui confrontare linformazione in entrata dato dallesemplare che si presentato con maggiore frequenza allosservatore laltro si basa sul concetto statistico di media, per cui il prototipo dato dai valori medi degli attributi principali (es: pelo, muso, zampe, coda, ..) degli esemplari che si sono presentati allosservatore nel corso della sua esperienza il prototipo di cane un cane medio che non troviamo in natura; tuttavia, quando ci viene presentato lo identifichiamo certamente come un cane, anche se questo specifico esemplare non esiste 2) laltro problema fondamentale costituito dallorganizzazione di categorie diverse tra loro; uno dei modelli fondamentali quello presentato dalla Rosch che descrive unorganizzazione con 2 dimensioni: nella dimensione verticale vi sono 3 livelli: sovraordinato, base e subordinato (es: strumento musicale, chitarra, chitarra folk); lungo la dimensione verticale si va dal generale al particolare o viceversa nella dimensione orizzontale si pu entrare ad ogni livello e descrivere qual lesemplare pi tipico di altri (es: al livello di base relativo alla categoria strumento musicale lesemplare pi tipico forse proprio la chitarra, mentre al livello subordinato tra le varie chitarre potremmo indicare la chitarra folk) questa organizzazione dei prototipi, che pu essere concepita come una rete, o come un albero gerarchico, stata oggetto di studio approfondito nelle ricerche relative alla memoria semantica a partire dalla fine degli anni 60: in questi primi studi era stata messa in evidenza lorganizzazione gerarchica ed erano stati studiati i temi di elaborazione necessari per compiere le operazioni cognitive ai vari livelli della rete attualmente si ritiene che i principi di funzionamento della rete siano dipendenti da una suddivisione molto pi generale tra categorie: tra la macrocategoria degli oggetti viventi e la macrocategoria degli oggetti non viventi; questa nuova concezione dellorganizzazione delle categorie ha avuto origine dalle ricerche su pazienti cerebrolesi e sono stati confermati attraverso ricerche di neuroimmagine; la differenziazione tra le 2 macrocategorie sarebbe fondata su tipi diversi di elaborazione, che sarebbero basati, per gli animali e i vegetali, sui dettagli visivi e, per le cose non viventi, sugli aspetti funzionali e strumentali; nella formazione del prototipo sembra comunque importante lorientamento che le cose, viventi e non viventi, hanno normalmente nello spazio VI. Limmaginazione. come se avessimo internamente uno schermo sul quale proiettiamo una diapositiva: quella relativa alla rappresentazione prototipica di un oggetto che abbiamo nella nostra memoria; su questo schermo vediamo loggetto, ma questa figura non data da uno stimolo esterno: un prodotto mentale, unimmagine; le immagini visive sono il prodotto di un processo cognitivo che solo nellepoca dello sviluppo del cognitivismo stato considerato un processo a s; tale processo viene denominato immaginazione ( immaginazione creativa, attivit mentale creativa che sconfina nella fantasia); limmaginazione ha molte propriet strutturali e funzionali analoghe a quelle della percezione: come gli occhi esplorano lo spazio esterno, cos vi una sorta di occhio interno che compie unoperazione di esplorazione sulle immagini che compaiono sullo schermo mentale come il campo visivo che abbiamo davanti agli occhi ha unestensione limitata, cos anche lo schermo mentale ha unestensione definita, con una parte centrale in cui le immagini appaiono pi nitide (un contributo fondamentale per lo sviluppo delle ricerche sullimmaginazione venne dagli esperimenti di rotazione mentale: i soggetti immaginavano i 2 oggetti e li facevano ruotare nel loro spazio mentale tridimensionale fino a quando potevano verificare se le 2 immagini si sovrapponevano o no; il compito di rotazione richiedeva tanto pi tempo di esecuzione quanto maggiore era la differenza angolare tra i 2 disegni) 31

sebbene vi siano forti analogie tra la percezione e limmaginazione, sono state per messe in evidenza anche delle differenze importanti sui relativi processi visuo-spaziali; secondo la teoria del doppio codice di Paivio, le operazioni fondate sullinformazione visiva (esterna nella percezione e interna nellimmaginazione) si distinguono dalle operazioni fondate sullinformazione verbale; sebbene entrambi i codici intervengano nei processi della cognizione umana, vi sarebbero notevoli differenze individuali, con persone che privilegiano il codice visivo e altre il codice verbale nella rappresentazione del mondo e nella soluzione dei problemi VII. Lattenzione. attenzione selettiva: processo attivo secondo cui lattenzione seleziona un determinato tipo di informazione (in base a interessi e aspettative) e focalizza su di esso i processi di elaborazione cognitiva anni 50, Broadbent: per spiegare perch, rispetto al flusso di stimoli in entrata la mente operasse solo su alcuni di essi, suppose che intervenisse un sistema di filtraggio; il filtro avrebbe operato in relazione alle finalit, ai compiti e alle aspettative del soggetto, selezionando gli stimoli rilevanti e scartando quelli irrilevanti; questa selezione sarebbe avvenuta dopo una prima analisi delle caratteristiche fisiche degli stimoli le ricerche della psicologia cognitiva si sono quindi spostate gradualmente, a cominciare dagli anni 80, dallo studio dellattenzione come selezione di informazione (attenzione selettiva) al problema dellattenzione distribuita su pi compiti (attenzione divisa): tra le ricerche pi interessanti ci furono quelle di Hirst e Kalmar: i soggetti potevano prestare attenzione simultaneamente a 2 compiti di natura diversa, compiendo un minor numero di errori che nella situazione in cui i 2 compiti erano uguali interferenza strutturale: lesecuzione di un compito interferisce sullaltro se essi condividono lo stesso tipo di elaborazione, ad esempio verbale (come memorizzare informazione verbale trasmessa dallesterno, mentre si legge ad alta voce il brano di un libro) in questo caso che interverrebbe lattenzione selettiva: lattenzione si sposta ora su un compito ora su un altro lattenzione pu essere divisa pi facilmente, e con minore effetto sulla prestazione, se i compiti riguardano abilit diverse o se vengono utilizzate risorse cognitive diverse; in questo contesto di ricerche lattenzione non considerata come ununica risorsa, ma come un sistema di organizzazione di risorse cognitive che vengono dislocate in funzione della complessit del compito e delle istruzioni: il compito che riceve la quota di risorse sufficiente per una prestazione ottimale, o che comunque viene privilegiato (es: guidare lautomobile), definito compito primario il compito che riceve la quota residua di risorse, e che perci non sar eseguito allo stesso livello di prestazione, viene definito compito secondario (es: ascoltare la radio mentre si guida) curve POC (molto diffuse nelle ricerche di psicologia cognitiva applicata, nelle quali si studia la dislocazione delle risorse attentive in situazioni complesse) distinzione tra elaborazione controllata ed elaborazione automatica, cio tra azioni compiute sotto il controllo continuo dellattenzione, in modo consapevole, e operazioni svolte rapidamente senza limpiego di risorse attentive studiato anche il processo per cui si passa da azioni controllare ad azioni automatiche (come quando si apprende a guidare lautomobile) questa distinzione non pi al centro dellinteresse dei ricercatori attuali se nel modello di Broadbent lattenzione era un sistema di filtraggio dellinformazione in entrata, nei modelli attuali essa considerata un sistema di controllo delle operazioni cognitive (sistema attenzionale supervisore): lattenzione interviene nella selezione tra un processo cognitivo e laltro qualora questi siano in conflitto tra loro (selezione competitiva) VIII. La coscienza. la ricerca svolta nei laboratori di psicologia sperimentale alla fine dell800 e nel primo 900 era spesso fondata sul metodo dellintrospezione; esso era strettamente legato alla consapevolezza da parte del 32

soggetto del lavoro psichico che stava eseguendo il comportamentismo sostenne che il metodo introspettivo, fondato sulla coscienza, non permetteva di acquisire dati oggettivi e verificabili sui processi psichici: alla dimensione soggettiva e privata dei fatti della coscienza si preferiva la dimensione oggettiva e pubblica dei dati del comportamento manifesto fino agli anni 60 la coscienza non comparve pi come tema delle ricerche di psicologia: un nuovo interesse si svilupp grazie ai risultati delle ricerche sui pazienti con cervello diviso (persone alle quali, per motivi terapeutici, erano state sezionate le connessioni del corpo calloso che uniscono i 2 emisferi cerebrali); questi pazienti erano coscienti delle operazioni mentali che compivano sulla base di quanto avevano appreso e memorizzato con un emisfero; successivamente, essendo state sezionate le connessioni interemisferiche, se si presentavano di nuovo gli stessi oggetti, ma questa volta per essere elaborati dellemisfero diverso da quello precedente, il paziente non riconosceva gli oggetti e non era cosciente di averli gi riconosciuti con laltro emisfero; si ritenne cos che la coscienza in questi pazienti si fosse divisa nei 2 emisferi e che quindi si potesse affermare che la sua unit, quale tipica delle persone normali, era il risultato dellintegrazione tra le operazioni mentali compiute separatamente nei 2 emisferi unaltra fonte dinteresse era costituita dalle ricerche sugli stati di coscienza intesi come momenti di un continuo che andava dal coma al sonno profondo alla semiveglia alla veglia; nello stato di veglia si distingueva un sottostato di massima vigilanza o attenzione al quale sarebbe corrisposta nei soggetti umani la consapevolezza delle proprie operazioni; per molti ricercatori contemporanei la coscienza viene invece concepita nei termini di un sistema di controllo attenzionale delle operazioni mentali la relazione tra lobi prefrontali e coscienza stata riproposta di recente da Shallice nel suo modello del sistema attenzionale supervisore: ci sono pazienti che, pur elaborando correttamente linformazione esterna e essendo capaci di richiamare le tracce mnestiche relative ad un compito, non sono capaci di eseguire il compito stesso in modo pianificato e coordinato (cos come anche nei bambini le regioni prefrontali maturano le loro connessioni con le altre regioni cerebrali non prima dei 4/5 anni) la nozione di coscienza si lega a quella di metacognizione, un sistema di pianificazione e controllo delle operazioni cognitive unaltra importante area di ricerca attuale in psicologia cognitiva riguarda la distinzione tra processi cognitivi consci (manifesti) e processi cognitivi inconsci (non manifesti); si ritiene che molte operazioni cognitive si verifichino senza che il soggetto ne sia consapevole; inconscio cognitivo in un esperimento la distinzione tra processi consci e inconsci stata studiata in un compito di identificazione di figure non complete: sebbene il soggetto dica di non saper identificare la figura, una precoce onda positiva segnala invece che qualche operazione (ignota al soggetto stesso) stata attivata per le figure vecchie, ma non per quelle nuove; gli ERP sono quindi utilizzati per studiare i processi cognitivi di cui il soggetto non cosciente 6. APPRENDIMENTO E MEMORIA. senza apprendimento non pu esserci adattamento e senza adattamento non esiste probabilit di sopravvivenza; luomo riuscito a sovvertire, parzialmente, le regole dellevoluzione: diventa sempre pi spesso un adattamento della natura alle esigenze della specie; bench lapprendimento scolastico riveste unindubbia importanza per la vita degli esseri umani, dobbiamo sforzarci di pensare allapprendimento in termini molto pi ampi: lapprendimento riguarda molteplici aspetti dello sviluppo psicologico di un individuo ed il risultato dellinterazione di numerosi processi cognitivi: esso stesso considerato un processo cognitivo che si integra con altri processi, quali la percezione, lattenzione, la memoria, il linguaggio e il pensiero, ed influenzabile dalle caratteristiche personologiche e motivazionali, oltre che dagli stati emotivi di chi apprende I. Condizionamento classico. i primi studi sul condizionamento sono da attribuire al fisiologo Pavlov (primi anni del 900): fu studiando i meccanismi della digestione che ebbe modo di osservare come un cane salivasse alla sola vista del cibo, cio prima ancora di averlo in bocca (in qualche modo aveva imparato ad anticipare la risposta); questa semplice osservazione indusse Pavlov a verificare la possibilit di innescare la 33

salivazione in seguito alla presentazione di stimoli completamente diversi da quello che normalmente suscita questa tipo di risposta la sequenza di stimoli che ha preceduto la risposta di salivazione pu essere descritta in modo formale: viene presentato uno stimolo neutro (SN: la luce si accende dietro la finestra) dopo pochi secondi viene presentato lo stimolo incondizionato (SI: il cibo) e si elimina lo stimolo neutro (si spegne la luce) compare la risposta incondizionata (RI: lanimale emette la saliva in modo abbondante) la salivazione una risposta incondizionata perch non vi alcun apprendimento legato a specifiche condizioni, ma la semplice attuazione di un riflesso innato; se si ripete per un certo numero di volte la sequenza SN-SI-RI e poi si elimina la presentazione del cibo (SI), si ottiene ugualmente la risposta di salivazione, vale a dire quando si accende la luce il cane saliva la risposta di salivazione diventata una risposta condizionata (RC), cio una risposta emessa in determinate condizioni, mentre la luce, originariamente SN, diventata ora uno stimolo condizionato (SC) il periodo durante il quale si viene esposti a ripetute presentazioni della sequenza SN-SI-RI prende il nome di fase di acquisizione; in questo stadio la presentazione combinata della luce (SN) e del cibo (SI) aumenta o rinforza lassociazione fra 2 stimoli e quindi aumenta lassociazione fra SC e RC se, una volta instauratasi lassociazione fra luce e salivazione, non si presenta mai lo stimolo condizionato (luce) associato a quello incondizionato (cibo), la risposta condizionata (salivazione) tende a sparire: questo fenomeno prende il nome di estinzione sufficiente riproporre per poche volte lassociazione SC-SI per riattivare il legame fra SC e RC; talvolta il legame associativo si riattiva senza dover presentare SC e SI in sequenza; questo fenomeno, che prende il nome di recupero spontaneo, viene attualmente spiegato come effetto dellestinzione dalla possibilit che si verifichino condizionamenti di secondo livello deriva il principio della generalizzazione, in base al quale stimoli simili allo stimolo condizionato provocano risposte condizionate: ci aiuta a comprendere la capacit degli organismi viventi di reagire a nuovi stimoli purch questi non si discostino troppo da quelli familiari il principio di discriminazione complementare alla generalizzazione: anzich imparare a reagire allo stesso modo di fronte a stimoli simili si impara a non fornire una data risposta quando gli stimoli differiscono in modo sensibile dallo stimolo condizionato originale II. Condizionamento operante. nel condizionamento classico non si apprende un nuovo comportamento ma, semplicemente, si impara a fornire una risposta gi nota a stimoli che solitamente non producono quel tipo di risposta; gli studi sul condizionamento classico sono utili per comprendere alcune regole dellapprendimento, ma sono di limitata rilevanza applicativa condizionamento operante: in una data situazione metto in atto un determinato comportamento (risposta) in seguito al quale ricevo una ricompensa e ci mi indurr ad assumere il medesimo comportamento ogni volta che mi trover in quella data situazione (la probabilit che una certa azione venga ripetuta dipende dalle sue conseguenze); i primi studi sul condizionamento operante risalgono alla fine dell800 e si devono a Thorndike che cerc di dimostrare lesistenza di forti somiglianze fra i processi di apprendimento degli umani e quelli degli animali (la situazione sperimentale era cos strutturata: un gatto affamato veniva posto in una gabbia la cui porta era chiusa da un chiavistello; appena fuori dalla gabbia veniva collocato, in modo che non fosse raggiungibile dal gatto, un pezzo di pesce) quanto pi il gatto veniva sottoposto alla procedura sperimentale, tanto minore era il numero di movimenti inutili per aprire la porta (poco alla volta, il gatto aveva imparato ad aprire la porta per raggiungere il cibo); Thorndike non considera lapprendimento del gatto un processo di tipo intelligente, perch si tratta di un procedimento per prove ed errori; al rafforzamento di una sequenza comportamentale appresa stato dato il nome di legge delleffetto: in base alla legge delleffetto che, fra tutte le risposte a caso fornite da un organismo, vengono selezionate soltanto quelle che hanno conseguenze positive

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bench i primi studi sul condizionamento operante si debbano a Thorndike, le applicazioni pi interessanti sono da attribuire a Skinner, considerato lesponente pi noto del comportamentismo (il setting sperimentale (Skinner box) costituito da una gabbia dotata di una leva che registra lintensit della pressione esercitata su di essa; un topo affamato, introdotto nella gabbia, durante la sua attivit esplorativa preme casualmente la leva e il dispositivo registra la forza di pressione esercitata; in seguito, la leva viene collegata ad un distributore di cibo, in modo che ad una pressione su di essa corrisponda lemissione di una pallina di cibo (rinforzo): il topo, che preme nuovamente per caso la leva, riceve il cibo e immediatamente dopo torna a premere la leva, esercitando una pressione maggiore, a conferma del fatto che latto di premere la leva non pi casuale, ma volontario) anche nel condizionamento operante si verificano i fenomeni di estinzione e di discriminazione osservati nel condizionamento classico; le tecniche di condizionamento possono essere impiegate per instaurare nuovi comportamenti; tuttavia, se ogni volta che vogliamo far apprendere qualcosa di nuovo dovessimo attendere che casualmente si verifichi il comportamento oggetto dellapprendimento, i tempi sarebbero per forza di cose lunghissimi per ridurre i tempi di apprendimento, si ricorre quindi alla tecnica detta del modellamento (rinforzare quei comportamenti che si avvicinano a quello desiderato)
APPLICAZIONI DEL CONDIZIONAMENTO OPERANTE

i rinforzi che rispondono a bisogni fondamentali, come il cibo, prendono il nome di primari: se il condizionamento operante avvenisse solo in seguito a rinforzi primari, osserveremmo ben pochi casi di apprendimento, dato che i rinforzi primari non sono poi cos comuni ma se si associa ad un rinforzo primario un altro stimolo, questultimo pu diventare un rinforzo secondario: grazie allimpiego dei rinforzi secondari possibile instaurare nuovi comportamenti con maggiore facilit; lapprendimento negli esseri umani in gran parte legato a rinforzi di varia natura (spesso non rispondenti a bisogni di tipo fisiologico, per esempio essere lodati, vedere riconosciuta la propria abilit, ..), preferibilmente di tipo positivo (premi) anzich negativo (punizioni); un rinforzo positivo fornisce uninformazione precisa: quello che hai fatto va bene; un rinforzo negativo indica solo ci che non si deve fare in una certa situazione, ma non insegna cosa bene fare in quella certa situazione; gran parte delle applicazioni delle tecniche di condizionamento operante sono state fatte con gli animali; alcune di queste, sviluppate in periodo bellico, non ebbero il tempo di essere impiegate, anche se laddestramento aveva fornito ottimi risultati: addestramento di piccioni che dovevano scartare le pillole di forma non sferica in uscita da una linea di produzione di una casa farmaceutica i piccioni rappresentano anche larma vincente dei servizi di emergenza dei guardacoste americani III. Come elaboriamo linformazione. negli studi sul condizionamento ci si limita a far generare determinate risposte da stimoli di varia natura: lattenzione focalizzata sullo stimolo (informazione in ingresso o input) e sulla risposta (informazione in uscita o output); in linea con quanto sostenuto dai comportamentisti, secondo i quali sarebbe possibile studiare solo ci che direttamente osservabile, non si avanzano ipotesi sui meccanismi implicati nellelaborazione dellinformazione che sicuramente avviene tra le percezione dello stimolo e la produzione della risposta la rivoluzione cognitivista ha avuto il merito di spostare linteresse sui processi di elaborazione dellinformazione, non osservabili direttamente, ma inferibili a partire dai cambiamenti che si presentano nelle risposte al variare degli stimoli proposti; anche se questo approccio, tipico dellorientamento Human Information Processing, ha dimostrato i propri limiti, utile per farsi unidea generale; ogni informazione proveniente dallesterno elaborata a livello cognitivo; in questo processo sono implicate diverse funzioni cognitive, molte delle quali operano in parallelo e in tempi rapidissimi: reiterazione input
memoria sensoriale

attenzione

memoria a breve termine

codifica

memoria a lungo termine

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informazione perduta per decadimento o interferenza

recupero (riconoscimento, rievocazione)

questa rappresentazione grafica ha lo scopo di facilitare la comprensione del percorso che linformazione compie: 1) uninformazione deve innanzitutto essere recepita dagli organi sensoriali e tradotta in segnali comprensibili per il sistema di elaborazione (trasduzione sensoriale) in modo da essere disponibile per i processi percettivi che interpreteranno linformazione in base allesperienza e alla situazione in cui si verifica la percezione; solo una parte dellinformazione sensoriale elaborata percettivamente; questa selezione necessaria per non portare al collasso il sistema di elaborazione; il risultato della selezione viene successivamente sottoposto a processi di percezione; anche in tale fase si assiste ad una selezione dellinformazione che in questo caso dovuta allattivazione di meccanismi di inibizione, grazie ai quali le informazioni ridondanti e/o confusive, quindi inutili per interpretare cognitivamente i segnali sensoriali, non vengono interpretate percettivamente; anche la quantit di risorse attentive a disposizione pu concorrere a ridurre la quantit di informazione disponibile per lelaborazione 2) una volta superata questa prima selezione, linformazione viene passata in 3 distinti magazzini di memoria: la memoria sensoriale, quella a breve termine e quella a lungo termine; ciascun magazzino differisce dagli altri per come linformazione viene conservata, per la durata dellimmagazzinamento e per la quantit di informazioni conservate; il passaggio nei 3 tipi di memoria obbligato; durante il passaggio da un magazzino al successivo si pu verificare unulteriore perdita di informazione attribuibile, in gran parte, ad interferenze nei processi di codifica: le interferenze possono essere di natura esterna (presenza di fattori di disturbo, eccessivo carico di lavoro del sistema mnestico, ..) o interna (scelta errata delle strategie di codifica ottimale, interferenza del materiale appreso in precedenza); le difficolt in fase di codifica dellinformazione sono alla base dei problemi di recupero dal magazzino a lungo termine 3 differenti tipi di memoria a lungo termine: procedurale episodica semantica IV. La memoria sensoriale. Sperling ha dimostrato lesistenza di una memoria sensoriale, o registro sensoriale esistenza di una memoria iconica a capacit illimitata (tutto quello che vedo viene fotografato e immagazzinato) e di brevissima durata (dopo 1/2 secondi linformazione decade) in grado di conservare linformazione come copia letterale degli stimoli sensoriali; la componente iconica della memoria sensoriale riveste una certa importanza quando lo stimolo viene presentato per tempi brevissimi, ma meno rilevante nella vita quotidiana in cui gran parte delle fissazioni durano a sufficienza perch linformazione passi ai successivi stadi di elaborazione senza transitare nella memoria sensoriale; si ipotizza che, oltre alla componente iconica, nel magazzino sensoriale vi sia una componente ecoica, che conserverebbe, sempre come copia conforme alloriginale, linformazione acustica V. La codifica dellinformazione. perch uninformazione venga memorizzata necessario prestare attenzione (se dovessimo tentare di immagazzinare tutte le informazioni che ci bombardano nella stessa unit di tempo, il nostro sistema di elaborazione collasserebbe) la nostra attenzione pu variare in funzione di diversi fattori: condizioni fisiologiche fattori ambientali interferenti differenze individuali

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solo una parte delle informazioni che transitano per il registro sensoriale pu disporre di risorse attentive e quindi ha qualche probabilit di transitare nella memoria a breve termine in virt di quali meccanismi avviene questo passaggio?? la nostra attenzione svolge una funzione di selezione dellinformazione che prescinde dalle cause fisiologiche, ambientali e individuali; questopera di selezione stata associata allidea di filtro e, pi recentemente, si sono ipotizzati meccanismi di selezione di tipo inibitorio (non accetto i dati irrilevanti per la comprensione dellinformazione) e eccitatorio (le informazione che accedono ai livelli successivi di elaborazione sono le sole ad essere rilevanti ai fini della comprensione) prestare attenzione una condizione necessaria ma non sufficiente per memorizzare uninformazione processo di codifica dellinformazione (un sistema di codifica un modo di rappresentare la realt che pu essere pi o meno legato alla natura dello stimolo e utilizza linguaggi simbolici di rappresentazione) data la complessit delle informazioni che in genere siamo chiamati ad apprendere, la scelta del codice da utilizzare non sufficiente, di per s, a garantire un buon apprendimento strategie di codifica (modalit di apprendimento diverse), possono essere molto semplici, come ripetere pi volte ci che si deve imparare, o raggiungere livelli di complessit piuttosto elevati, come costruire associazioni bizzarre fino a giungere allimpiego di vere e proprie mnemotecniche (strategie e tecniche per ricordare nomi, eventi, discorsi, ..) dalla loro efficacia dipende la bont dellapprendimento e, quindi, la possibilit di immagazzinare e, in un secondo tempo, recuperare linformazione (lapprendimento sar tanto migliore quanto pi saremo stati capaci di scegliere la strategia ottimale per un particolare tipo dinformazione)
IL DOPPIO CODICE

bench esistano diversi tipi di codifica, quelli pi comunemente utilizzati sono il codice verbale (conserviamo linformazione grazie ad una descrizione verbale sintetica o di tipo perifrastico) e quello per immagini (utilizziamo una rappresentazione mentale di tipo iconico) linformazione pu essere codificata usando luno o laltro dei codici, ma limpiego della doppia codifica garantisce un miglior apprendimento perch linformazione viene elaborata 2 volte (Paivio) VI. Memoria a breve termine e memoria di lavoro. (magazzino temporaneo preposto alla codifica dellinformazione) esistenza di un secondo magazzino nel quale avvengono i processi di codifica: memoria a breve termine (nelle prime teorizzazioni veniva descritto come un magazzino temporaneo a capacit limitata, in grado cio di conservare, nella stessa unit di tempo, un numero limitato di informazioni per un tempo massimo di 30 secondi); linformazione, proveniente dal magazzino sensoriale, viene codificata e conservata nella memoria a breve termine: se sosta in questo magazzino per un tempo sufficiente, passa nel magazzino successivo, quello a lungo termine, in cui viene conservata; in caso contrario decade si ipotizzato lesistenza di un sottomagazzino (buffer di reiterazione), che pu essere raffigurato come una libreria dotata di ripiani: la prima informazione viene immagazzinata occupando il primo ripiano, la successiva occupa a sua volta il primo ripiano spingendo la prima informazione sul secondo, e cos a seguire; quando il numero di informazioni supera il numero dei ripiani disponibili, la prima informazione viene eliminata dal buffer per fare spazio ad altre; la capacit della memoria a breve termine, cio il numero di informazioni che possono essere conservate contemporaneamente nel buffer, prende il nome di span di memoria ed solitamente compreso fra 5 e 9, in media 7, elementi; il concetto di buffer di reiterazione consente di spiegare 2 fenomeni: effetto primacy: tendenza a ricordare pi frequentemente i primi elementi della lista (legato allavvenuta memorizzazione nella memoria a lungo termine) effetto recency: tendenza a ricordare pi frequentemente gli ultimi elementi della lista (sarebbe il risultato di una semplice lettura dalla memoria a breve termine)

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nel corso degli anni il modello di Atkinson e Shiffrin (quello dello schema) stato sottoposto a verifiche e criticato da pi parti, pur dovendo riconoscere lefficacia esplicativa: lesistenza di codifiche verbali e per immagini e il conseguente impiego di codici acustici e visivi ha spinto alcuni ricercatori ad ipotizzare distinti meccanismi di reiterazione Baddeley preferisce al termine memoria a breve termine quello di memoria di lavoro che sarebbe costituita da 2 insiemi asserviti: circuito articolato, preposto allelaborazione dellinformazione verbale blocco per appunti visuo-spaziale, che si occupa dellinformazione visuo-spaziale ci sono evidenze sperimentali che confermano lesistenza di 2 meccanismi distinti per lelaborazione del materiale verbale e di quello visuo-spaziale; il modello della memoria di lavoro prevede anche una terza struttura con funzione di controllo: esecutivo centrale, che avrebbe il compito di gestire le risorse attentive e regolare il funzionamento dei 2 sistemi assertivi (lesistenza di questa terza struttura meno certa delle precedenti)
ATTENZIONE E MEMORIA

importanza dellattenzione nel determinare lefficacia del processo di codifica sia in fase di selezione dellinformazione, sia per quanto riguarda le risorse destinate allapprendimento del materiale; nella memoria di lavoro il ruolo dellattenzione fondamentale; gli esperimenti sullattenzione divisa hanno dimostrato la possibilit di eseguire contemporaneamente 2 compiti diversi purch relativamente semplici: allaumentare della complessit dei compiti i soggetti tendono a sceglierne uno, concentrandovi le proprie risorse attentive, e a trascurare laltro; un buon livello di attenzione consente di cogliere gli elementi caratteristici del materiale da apprendere dando la possibilit di scegliere la strategia di codifica ottimale; attenzione significa attivazione del sistema cognitivo, cio predisposizione allattivit cognitiva in tal senso lattenzione dipende, oltre che dalla nostra volont, dallefficienza fisiologica che pu variare in funzione dellet di fattori occasionali (affaticamento da stress, depressione) lattenzione entra in gioco per anche nella fase di recupero dellinformazione VII. Il recupero dellinformazione. linformazione che subisce per un tempo sufficiente il processo di reiterazione viene depositata nella memoria a lungo termine (caratterizzata da una capacit teoricamente illimitata e dalla possibilit di conservare linformazione per un tempo indefinito, purch non intervengano danni cerebrali); Squire distingue fra: memoria dichiarativa (memoria episodica E quella semantica) memoria non dichiarativa (memoria procedurale) per poter parlare di apprendimento necessario che le informazioni possano essere recuperate nella nostra memoria e rese disponibili per ulteriori elaborazioni; il recupero dellinformazione dipende dalla bont dellimmagazzinamento lefficacia dellapprendimento dipende dalle risorse attentive a disposizione dalla capacit di cogliere gli elementi rilevanti dellinformazione dalla scelta della strategia dalle condizioni emotive in cui avviene lapprendimento lefficacia del recupero legata alla capacit di cogliere indizi alla capacit di creare associazioni alla capacit di impiegare strategie di recupero complementari a quelle utilizzate in fase di codifica alla situazione emotiva del soggetto

la possibilit di recuperare uninformazione dipender anche dalla frequenza con cui accediamo a quellinformazione; il recupero dalla memoria a lungo termine non necessariamente letterale: solo una parte di ci che apprendiamo pu essere immagazzinata come copia delloriginale, per il resto 38

effettuiamo un processo di ricostruzione, in base al quale quanto stato appreso subir ulteriori modifiche VIII. Memoria procedurale. la memoria procedurale preposta alla conservazione delle sequenze comportamentali (script o copioni) atte a raggiungere determinati scopi; lesecuzione delle sequenze comportamentali avviene in modo automatico, senza che ci sia un effettivo controllo; solo la decisione di eseguire unazione pu essere un processo controllato IX. La memoria episodica. i ricordi riferiti a situazioni, eventi, persone particolari che abbiano la caratteristica di essersi verificati una sola volta nella vita vengono conservati nella memoria episodica (conserva anche la prima volta di un avvenimento che pu successivamente ripetersi nel tempo); i ricordi immagazzinati nella memoria episodica sono caratterizzati da una codifica multimodale, che utilizza cio pi codici, da una particolare vividezza e sono spesso fortemente connotati emotivamente
COMPITI DI MEMORIA

una prima distinzione riguarda i compiti di riconoscimento: i soggetti devono riconoscere fra un certo numero di stimoli quelli che sono stati presentati loro in precedenza (stimoli target) quelli di rievocazione, o richiamo: i soggetti devono rievocare liberamente gli stimoli target (i compiti di riconoscimento sono pi facili di quelli di rievocazione) una seconda distinzione riguarda la volontariet dellapprendimento: quando i soggetti sanno che il compito consiste nel valutare la loro capacit di memorizzare il materiale, si di fronte a misure della memoria esplicita quando invece i soggetti vengono istruiti ad eseguire un compito e poi vengono sottoposti ad una verifica del materiale appreso, allora si parla di compiti di memoria implicita (non sempre sapere di dover apprendere qualcosa garantisce un buon apprendimento: le persone emotive, quelle indecise e gli anziani tendono ad avere prestazioni mnestiche migliori in compiti impliciti e peggiori in quelli espliciti) X. La memoria semantica. la memoria semantica la memoria preposta alla conservazione delle nostre conoscenze, siano esse state acquisite attraverso lo studio sistematico o per mezzo dellesperienza diretta; le informazioni sono conservate prevalentemente, ma non esclusivamente, in modo verbale; di vitale importanza per lo svolgimento delle nostre attivit quotidiane, che richiedono un continuo richiamo delle conoscenze acquisite; spesso il ricordo il risultato di unopera di ricostruzione, che si avvale delle conoscenze conservate nella memoria semantica, in cui un elemento rievocato funge da indizio per la rievocazione di altri elementi ad esso connessi per via associativa; la memoria episodica e quella semantica appartengono ad una pi generica memoria dichiarativa: questa viene anche indicata come memoria preposizionale (per distinguerla dalla memoria procedurale o non dichiarativa); la differenza fra memoria semantica e memoria episodica consiste nel fatto che la prima costituita da proposizioni generali, indipendenti dal momento in cui sono state apprese, mentre la seconda rappresentata da proposizioni ben collocate nel tempo XI. La memoria prospettica. la memoria prospettica preposta a conservare i piani dazione in modo che lottimazione dei tempi e degli spazi, frutto della pianificazione, venga tradotta in atti concreti; entra in gioco in gran parte delle nostre azioni quotidiane; si avvale delle conoscenze conservate in memoria semantica e di elementi

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dedotti dalla memoria episodica, trae giovamento dallesperienza acquisita e necessita di una memoria di lavoro efficiente (cali di prestazione nei soggetti molto giovani e nei pi anziani)
MEMORIA AUTOBIOGRAFICA E MEMORIA DI EVENTI REMOTI

nellambito della memoria episodica gli studiosi hanno dedicato particolare attenzione alla memoria autobiografica: ricordi di eventi sperimentati personalmente, che sarebbero organizzati gerarchicamente nella struttura cognitiva, per livelli pi o meno ampi, ognuno inserito negli altri; il loro studio presenta degli evidenti problemi metodologici, visto che quasi sempre impossibile verificare lautenticit del materiale raccolto; si rilevato un aumento dei ricordi autobiografici, nei soggetti di oltre 50 anni, in relazione agli eventi accaduti molto tempo prima, quando avevano unet tra i 20 e i 30 anni: questo fenomeno, che prende il nome di reminescenza, pu essere dovuto, da un lato, alla maggiore efficienza fisiologica che caratterizza la prima et adulta e, dallaltro, al maggior numero di avvenimenti emotivamente, socialmente e culturalmente rilevanti propri di questo periodo della vita alla memoria di eventi remoti: ricordo di avvenimenti socio-storici accaduti durante la vita di un individuo: guerre, avvenimenti o personaggi politici, campioni sportivi, attori, cantanti, persone di cultura, ..; la memoria di eventi remoti si conserva sino ai 75 anni, e i ricordi meglio conservati si riferiscono al periodo in cui i soggetti avevano fra i 20 e i 30 anni: anche in questo caso si osserva il fenomeno della reminescenza XII. Perch dimentichiamo. distinguere fra dimenticare ci che stato realmente appreso (dimenticanza) e ci che crediamo di avere appreso (mancato apprendimento) sulle cause della perdita di informazione nella memoria a lungo termine si avanzano le seguenti ipotesi: mancato utilizzo di certi contenuti della memoria (teoria del disuso, decadimento della traccia) impiego di strategie di recupero non congruenti con quelle con le quali stata effettuata la codifica (in questo caso non si assume che linformazione sia stata cancellata dalla memoria, ma che venga meno la capacit di recuperarla) presenza di grandi quantit di informazioni in memoria (teoria dellinterferenza) condizioni emotive in cui avvenuto lapprendimento e/o avviene il recupero (blocco emotivo, rimozione) XIII. I disturbi della memoria. esiste una serie di disturbi della memoria di maggiore gravit, dovuti a cause diverse: invecchiamento trauma fisico o emotivo patologia neurologica o psichica il disturbo di memoria pi noto lamnesia, nelle sue 2 forme: retrograda, cio limpossibilit temporanea o definitiva di recuperare ricordi del nostro passato, e anterograda, cio la difficolt a ricordare gli avvenimenti recenti; entrambe possono essere causate da un trauma, anche emotivo (lamnesia in genere circoscritta allepisodio traumatico); i disturbi di memoria sono il primo sintomo della demenza, anche se da soli non possono giustificare una diagnosi di demenza (la cui incidenza aumenta con lavanzare dellet): demenza di Alzhimer (sono tipici i disturbi della memoria e del linguaggio e la perdita dellorientamento) demenza vascolare o multinfartuale forme di demenza causate da forme infettive (AIDS e malattia di Creutzfeldt-Jacob) morbo di Parkinson malattia di Huntington soggetti intossicati da sostanze quali solventi e insetticidi, metalli pesanti quali piombo, manganese e mercurio, veleni come larsenico, nonch gli alcolisti pseudodemenza depressiva 40

7. LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE. I. Mente, cultura e societ. gli esseri umani sanno parlare gli esseri umani sanno di saper parlare il fenomeno linguistico deve la sua radice enigmatica: alla sua ambivalenza: il parlare una condotta che unifica e insieme separa; infatti, se nei suoi aspetti pi generali una caratteristica che identifica tutta, e soltanto!, la specie Homo Sapiens; nei suoi aspetti particolari, invece, il parlare traccia divisioni tra aree geoculturali, ceti socio-professionali, generazioni, .. alla sua complessit: nel parlare si intrecciano processi di varia natura e a diversi livelli di pertinenza scientifico-disciplinare utile organizzare lindagine attorno a 3 nodi problematici di grande interesse psicologico: linguaggio e mente lingua e cultura discorso e societ II. Luomo vive anche di segni. il linguaggio verbale una potenzialit specifica della mente che consente agli uomini di conoscere il mondo e di comunicare fra loro; il filosofo Cassirer ha argomentato che luomo un animale simbolico ed soprattutto il parlare a proiettare gli esseri umani nella semiosfera, cio in un mondo di relazioni costituito da vari sistemi di segni e da diverse procedure di costruzione di senso; ma la specie umana non dispone soltanto del linguaggio verbale i segni operano secondo diversi principi, che ci consentono anche di raggrupparli in grandi classi: i segnali enfatizzano la capacit dei segni di attrarre lattenzione dei destinatari (es: tale il sistema di segni che regola la circolazione stradale) i sintomi enfatizzano la capacit dei segni di manifestare stati interni allemittente, come le intenzioni o le emozioni (es: parlare a voce alta e tremare sono un sintomo di collera) i simboli fanno risaltare la capacit dei segni di rappresentare la realt, simulandola e insieme modellandola III. Comunicazione verbale e non verbale. pur essendo una manifestazione unica di capacit cognitiva e interazionale, il linguaggio non un sistema di segni isolato, bens si intreccia a molte altre condotte non verbali, che supportano, commentano, contestualizzano ci che le persone dicono; i principali sistemi di segni non verbali sono stati esplorati da alcune subdiscipline della semiotica, cio della scienza che indaga sui modi in cui possibile comunicare mediante segni: la prossemica mostra che la stessa disposizione dei corpi nello spazio fisico pu avere valore comunicativo la cinesica indaga la mimica e la gestualit (gesti classificabili in rituali, emblemi, gesti illustratori, gesti espressivi di stati emotivi, gesti regolatori, gesti adattivi o manipolatori del s) la paralinguistica indaga il potenziale comunicativo della voce, cio gli aspetti prosodici che definiscono il modo di parlare proprio di ognuno. IV. La matrice biopsicologica del linguaggio. se si osserva la forma e la disposizione del canale vocale nelluomo si rilevano numerose caratteristiche funzionali alla condotta verbale; il motore del linguaggio collocato a livello cerebrale: laumento del rapporto ponderale cervello-corpo umano, avvenuto nel corso dellevoluzione, ha messo a disposizione della specie umana ampie zone di corteccia cerebrale per il controllo dellattivit cognitiva e la gestione

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di un repertorio molto variegato di relazioni socio-comunicative; alcune prove empiriche sembrano validare lipotesi di un bioprogramma per lattivazione del linguaggio: una delle pi convincenti la lateralizzazione della corteccia cerebrale, per cui lemisfero sinistro ha delle aree specializzate per il controllo della parola sia nei destrimani che nei mancini tale processo sembra concludersi con la pubert, che in base a molti indizi pu considerarsi la fase del ciclo di vita che chiude il periodo critico per lo sviluppo ottimale della competenza linguistica: una prima prova fornita dallesperienza dellapprendimento delle lingue straniere un secondo indizio costituito dal diverso esito delle microlesioni cerebrali: se prima della pubert, possono progressivamente ridursi fino a scomparire del tutto, se dopo la pubert, i disturbi linguistici risulteranno non pi recuperabili autonomamente e richiederanno il supporto di una logoterapia permanente (che talvolta pu risultare insufficiente) lindizio pi avvincente proviene dallesperienza dei cosiddetti bambini selvaggi una seconda prova sostenuta da Bickerton con largomento che i bambini allevati in un pidgin lo trasformano in un creolo: le lingue pidgin sono delle forme espressive che si generano quando gruppi linguistici differenti entrano in contatto per dare corso a delle transazioni economiche; il pidgin una variet linguistica caratterizzata da: composizione mista tra lessico della lingua dellaltro e schemi grammaticali della propria, con esiti di estrema povert sintattica assenza di una comunit che la parli come propria lingua madre quando vengono meno queste 2 caratteristiche, il pidgin diventa un creolo, cio una variet linguistica ibrida, riconosciuta da una comunit come ambiente primario della propria socializzazione e identificabile per specifiche regolarit grammaticali lesistenza del periodo critico per il linguaggio parrebbe confermata dal fatto che gli adulti restarono bloccati nel loro pidgin impoverito e non riuscirono mai ad assimilare la speciale grammatica del creolo hawaiano inventata dai loro figli

I TRATTI DISTINTIVI DEL LINGUAGGIO

gli animali ricorrono a qualche sistema di segnali (visivi, uditivi, olfattivi) sia per comunicare allinterno della propria specie, che per regolare i loro rapporti con le altre specie; si tratta per lo pi di un ristretto numero di interazioni geneticamente determinate, che riguardano specifici segmenti dellesperienza di vita; la natura fissa e meccanica dei comportamenti animali situa tali sistemi di comunicazione nellambito degli istinti la prospettiva evoluzionistica adottata anche in psicologia del linguaggio obbliga a verificare se, e fino a che punto, la capacit linguistica sia un complesso affinamento dei sistemi di comunicazione animale: le ipotesi avanzate fanno oscillare il dibattito tra le opposte ipotesi della continuit e della discontinuit: per la teoria della selezione naturale, il linguaggio non altro che il semplice risultato dellevoluzione dei sistemi di comunicazione animale, ma ci non toglie che esso sia divenuto qualcosa di unico, un modulo distintivo del funzionamento mentale delluomo per molti importanti aspetti, le parole non sono affatto assimilabili ai gridi di allarme che le scimmie emettono per segnalare la presenza di predatori dellambiente circostante analisi delle propriet che caratterizzano la condotta linguistica degli uomini: si proposto un elenco di caratteristiche distintive, volte a definire il linguaggio umano (ovviamente, alcune propriet sono pi rilevanti di altre nel definire lunicit del linguaggio; alcuni di questi tratti sono presenti anche nella comunicazione animale; soltanto nel linguaggio umano vi la compresenza di tutti questi tratti e ci genera lulteriore propriet della onniformativit: tutto ci che pu essere significato pu trovare una qualche espressione nel linguaggio umano): Tratti distintivi canale vocale-uditivo Sintesi esplicativa la sostanza primaria del linguaggio la catena sonora 42

trasmissione a distanza recezione direzionale transitoriet intercambiabilit feedback totale specializzazione semanticit arbitrariet carattere discreto distanziamento apertura trasmissione culturale dualit di strutturazione prevaricazione riflessivit apprendibilit

e i suoni prodotti sono percepibili entro un certo spazio e chi li riceve in grado di localizzarne la provenienza le onde sonore del segnale non lasciano tracce gli individui sono sia emittenti che riceventi chi parla pu ascoltarsi, cos da controllare il segnale nel parlare non si espleta unaltra funzione fisiologica i segnali sonori sono strumenti per significare qualcosa il rapporto significante-significato convenzionale la catena sonora si articola in unit distinte (foni) nel parlare ci si pu riferire a contesti non esperiti il sistema della lingua produttivo di novit (creativit) le lingue vivono nelle forme della cultura, non nei geni gli elementi minimi sono di 2 tipi: fonemi e morfemi nel parlare si pu mentire la lingua consente di parlare della lingua (livello "meta") possibile imparare pi di una lingua

POTREMO PARLARE CON LE SCIMMIE??

soprattutto a met 900 si cercato di rispondere a questa domanda con numerose ricerche; la questione della possibilit di insegnare a parlare agli animali si scontra con 2 difficolt: limiti inerenti al canale fonatorio limiti che scaturiscono dalla natura del linguaggio, che non soltanto un modo di comunicare, ma anche un sistema di modellazione primaria della realt, cio una pratica di costruzione di senso le competenze comunicative delle scimmie sono comunque molto diverse dalluso che i bambini fanno del linguaggio: anzitutto balza agli occhi la brevit delle frasi in secondo luogo, le frasi prodotte sono relative ad un ambito di esperienza molto ristretto 2 risultati sembrano comunque certi: per quanto sorprendente si sia rivelato finora laccostarsi di alcuni animali al linguaggio umano, il loro linguaggio rimane talmente primitivo da risultare incomparabile con ci che riesce a fare un bambino per quanto siano sviluppate, al punto da potersi avvicinare (pur con i dovuti sostegni) alle forme pi elementari del linguaggio umano, le capacit comunicative degli animali appaiono slegate e arretrate rispetto alle loro capacit generali di intelligenza negli ultimi tempi la questione delle scimmie parlanti ha perso parte del suo interesse, giacch non pu dimostrare quella condizione di co-costruzione tra pi persone del significato che decisiva per lintenzionalit del linguaggio umano: la capacit di capire il mondo (fisico e sociale) attraverso il linguaggio sembra destinata a rimanere una caratteristica specifica delluomo V. I bambini crescono nella lingua. un ambito importante di ricerche psicolinguistiche riguarda il modo in cui i bambini imparano a parlare; la facilit con cui i bambini di tutto il mondo fronteggiano unimpresa cos complessa come imparare a parlare ha indotto a pensare che si tratti di un comportamento biologicamente innescato, ma non possibile sottovalutare linfluenza dellambiente relazionale e sociale; i bambini padroneggiano la loro lingua materna in poco tempo; in tale impresa prodigiosa sono sorretti non solo da un bioprogramma, ma anche dal fatto di avere dei tutor linguistici che in genere si prodigano per agevolare il loro percorso: infatti, gli adulti tendono ad adottare una variet di lingua (detta motherese), caratterizzata da frasi brevi, semplici e ripetute, che vengono prodotte molto lentamente, accentuando il profilo intonazionale 43

e dilatando le pause tra le singole parole quasi a isolarle; essi ricorrono anche al baby talk, cio sfruttano le risorse coniate dai loro bambini per creare una speciale sintonia interazionale ed emotiva Mesi 1 2 4 6 8 9 11 12 15 18 21 24 27 30 36 60 120 Tappe raggiunte il bambino d segni di risposta ai suoni sorride se stimolato; suoni vocalici, gutturali lallazione: borbottii e gorgoglii balbettio modelli intonazionali giochi gestuali (cuc) la prima vera parola (usata come nome) enunciati monotematici pronunzia dalle 4 alle 6 parole enunciati diramatici (lunghezza media dellenunciato) ha un vocabolario di circa 50 parole comincia linteriorizzazione sistematica della grammatica interrogazioni, negazioni usa i pronomi in modo appropriato usa circa 250 parole; forma frasi di 3 parole costruzioni rare e complesse linguaggio maturo

poich tutti i bambini inseriscono il loro originale percorso di acquisizione allinterno di tale scansione di fasi, lecito ritenere che il processo risponda a precisi vincoli inerenti al modo di funzionare della mente umana: balbettio: suoni composti dallunione ripetuta di una consonante e una vocale; per ogni singolo bambino sono privi di significato; lo stesso non pu dirsi per i genitori, i quali li interpretano come densi di progettualit comunicativa al primo anno, i bambini sono nella fase degli enunciati monotematici o olofrasi: si esprimono per singole parole che per loro manifestano una precisa intenzione comunicativa; protorichieste e protoasserzioni; il significato delle prime parole non ha un riferimento concettuale univoco, per cui non individuano un oggetto in modo chiaro e distinto, come per ladulto; le prime parole evocano un complesso, poich il bambino collega ad un certo suono qualche caratteristica percettiva e funzionale che gli consente di identificare tutta una serie di entit; tale generalizzazione semantica mette a durissima prova le strategie interpretative degli adulti verso i 18 mesi i bambini cominciano ad unire le parole a 2 a 2 (enunciato dirematico), abbozzando cio una prima struttura sintagmatica e realizzando una pi ricca gamma di intenzioni comunicative; una prima manifestazione della grammatica universale, empiricamente riscontrabile in molte lingue diverse; essa detta a perno perch una delle 2 parole ha una posizione fissa, con funzione di cardine dellenunciato, mentre laltra variabile; il linguaggio dei bambini si caratterizza per il suo stile telegrafico, cio ridotto allessenziale di morfemi lessicali accentati, privi di morfemi flessivi e funzionali levoluzione del linguaggio infantile non esibisce soltanto un progressivo arricchimento strutturale, ma anche un potenziamento funzionale Halliday individua negli enunciati dei bambini un ramificarsi del loro potenziale di significato secondo: la funzione strumentale (ci che dicono serve ad ottenere qualcosa) regolatrice (serve a controllare il comportamento altrui) interazionale (serve a stabilire relazioni interpersonali) personale (serve ad abbozzare la loro identit) euristica (vale come richiesta di spiegazioni: "dimmi perch!") immaginativa (consente loro di fantasticare mondi possibili) informativa (vale come resoconto di come stanno le cose)
ACQUISIZIONE O APPRENDIMENTO??

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a prima vista lacquisizione della lingua materna pu essere assimilata ai processi di apprendimento innescati dallimitazione e dal modellamento (punto di vista adottato da Skinner) se lo sviluppo della competenza linguistica viene impostato in questi termini riduttivi e meccanici, si finisce con loscurare gli aspetti pi creativi dellimpresa compiuta da ogni bambino (critica del famoso linguista Chomsky) la mente umana marcata da una predisposizione a trattare informazione linguistica: gi alla nascita il bambino attiva un Dispositivo per lAcquisizione della Lingua (LAD) che, di fase in fase, lo guida nellindividuare le espressioni linguistiche ben formate si spiega con il fenomeno dellipercorrettivismo (o sovrageneralizzazione della regola): in tutte le lingue si registrano enunciati di bambini che applicano le regole della lingua anche nei casi in cui sono previste eccezioni la polemica tra Skinner e Chomsky ha dato slancio allapproccio cognitivista in psicolinguistica, ma anche la tesi innatista di Chomsky ha alimentato molteplici discussioni le principali critiche sono prodotte su 2 fronti: da una parte c chi sottolinea che non necessario ipotizzare un dispositivo specifico per lacquisizione linguistica, perch il modo in cui i bambini progrediscono nella loro competenza linguistica controllato da procedure pi generali che si applicano anche ad altre abilit cognitive dallaltra, c chi fa notare che non sufficiente fare appello allinnesco biologico del LAD, perch lacquisizione di tale competenza avviene anche grazie ad un Sistema di Supporto per lAcquisizione del Linguaggio (LASS) per Bruner, sono i formati delle interazioni tra il bambino e colui che lo accudisce a sostenere lattribuzione di significato a ci che si dice un altro momento cruciale di discussione sul linguaggio infantile aveva gi coinvolto 2 giganti della psicologia nei primi decenni del 900: Piaget distingue nel linguaggio del bambino prescolare una forma egocentrica (dimostra che il bambino non in grado di cogliere la differenza tra il suo punto di vista e quello degli altri) e una forma socializzata Vygotskij: critica anzitutto limpostazione teorica data da Piaget allo sviluppo psichico del bambino, che muoverebbe dallindividuale al socializzato: questo modo di vedere considera primario il supporto biologico e secondaria la sfera delle relazioni sociali per quanto riguarda la questione specifica del linguaggio egocentrico, Vygotskij dissente nellinterpretazione della sua funzione e del suo destino: per Piaget, il linguaggio egocentrico si limita ad accompagnare ci che i bambini fanno e scompare allet in cui di solito vanno a scuola; per Vygotskij, invece, il linguaggio egocentrico uno stadio intermedio nel passaggio dal linguaggio esteriore (sonorizzato) al linguaggio interiore (per s), per cui spesso ha per il bambino la funzione cognitiva di fronteggiare una situazione di difficolt o di aiutarlo a prendere coscienza dei problemi (funzione che permane nelladulto) VI. Le strutture della lingua. ogni lingua un sistema che governa un lessico (un numero indefinito di parole) secondo una grammatica (un numero imprecisato di regole); la teoria di Chomsky sottolinea la distinzione tra: competenza (come devessere attrezzata la mente per fronteggiare il fenomeno complesso della lingua) esecuzione (ci che di fatto avviene nelluso della lingua) conoscere una lingua vuol dire anzitutto saper identificare quali suoni sono potenzialmente significativi per essa; nella ricca molteplicit delle serie possibili di suoni ogni lingua ne estrae alcuni (da 20 a 40 circa) che considera come atomi di senso fonemi: suoni che di per s non hanno significato, ma operano da tratti sonori minimi in grado di differenziare significati (lindividuazione dei fonemi di una 45

lingua pu avvenire mediante la prova di commutazione); non tutte le lingue danno valore agli stessi fonemi alfabeto: tentativo di riprodurre tali suoni fondamentali in segni grafici (grafemi), secondo una corrispondenza biunivoca, con alcune eccezioni per ogni lingua vi sono regole precise che stabiliscono diverse possibilit di composizione tra i fonemi (combinazioni fonologiche) mettendo insieme i fonemi, si passa ad un livello superiore di organizzazione linguistica: i morfemi (composti fonetici dotati di un significato minimo); lunit lessicale minima la parola, che si configura come una sequenza di fonemi accettabile e dotata di significato in una determinata lingua; essa pu essere composta da pi morfemi; sono le regole morfologiche a garantire che una certa sequenza di suoni potrebbe costituire una parola dotata di senso in quella lingua; una parola formata essenzialmente dal morfema radice e dal morfema flessivo; le regole morfologiche controllano il principale meccanismo di produzione delle parole soprattutto attraverso i morfemi derivazionali, che in italiano possono essere prefissi, quando vengono inseriti prima del morfema radice, e affissi, quando vengono posti dopo VII. La competenza sintattica. quando le persone parlano dispongono le parole in precise totalit strutturate: le frasi; la sintassi descrive il tipo di regole che mettono in grado il parlante-ascoltatore ideale di una lingua di distinguere le frasi accettabili (perch ben formate) in quella determinata lingua da quelle inaccettabili; la possibilit di costruire frasi sintatticamente ben formate, ma prive di senso chiarisce lautonomia del componente sintattico sostenuto da Chomsky; la competenza sintattica abilita i parlanti a muoversi dalla struttura superficiale alla struttura profonda delle frasi (e viceversa); fin dalla nascita, la mente umana equipaggiata con un analizzatore sintattico, che induce a seguire 2 tipi di regole: regole della struttura sintagmatica, in base alle quali noi sappiamo come passare dal livello pi astratto, rappresentato dal simbolo F (frase), al livello pi concreto, che prevede linserimento lessicale regole trasformazionali, che specificano il tipo di organizzazione da assegnare passando dalla struttura profonda alla struttura superficiale; viene considerata psicologicamente primitiva, al livello della struttura profonda, la forma attiva; al livello della struttura superficiale possono manifestarsi la forma attiva, o le forme negative e interrogative, prodotte secondo precise regole di trasformazione dalla forma attiva VIII. Il significato. conoscere il lessico di una lingua vuol dire averne memorizzato le regole semantiche, cio sapere in quali condizioni le parole realizzano il loro potenziale di significato e, quindi, si possono usare: la prima differenza interna alla logica del segno e consiste nel non appiattire il significato delle parole sulla loro possibilit di riferimento una seconda differenza consiste nel fatto che le parole hanno un doppio profilo di significato, poich hanno una denotazione (nocciolo concettuale di ci che viene comunemente inteso con esse) e una connotazione (una serie di valenze aggiuntive che evocano le varie sfumature emotive, sociali e personali legate al loro uso effettivo) una nota tecnica dindagine usata dagli psicologi per misurare il significato connotativo delle parole il differenziale semantico la questione del significato pu essere affrontata anche dal punto di vista delle relazioni tra le unit lessicali: tra 2 parole ci pu essere un rapporto di sinonimia, di antonimia, di iponimia e iperonimia, di omonimia-omofonia (questultima propriet non va confusa con la polisemia) ogni singola parola non rispecchia soltanto il modo di conoscere la realt a cui le persone si riferiscono, ma il suo significato rende anche conto del tipo di articolazione che presenta larea semantica a cui appartiene vi sono parole che, per essere comprese nel loro significato completo, hanno bisogno di una conoscenza extralinguistica: sono le espressioni deittiche (es: qui, l, oggi, ieri, domani, lanno prossimo, io, tu, ..)

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le parole a valenza presupposizionale sono ancora pi subdole sotto il profilo semantico, perch come se avessero un significato a doppio fondo: gioco tra il fuoco enunciativo e lo sfondo di ci che dato per scontato; queste parole incorporano nel significato lessicale il meccanismo basilare dellorganizzazione del discorso, formulabile come una continua negoziazione tra il noto, o dato, e il nuovo un altro aspetto rilevante della questione semantica dato dal fonosimbolismo, o iconismo linguistico; il principio costitutivo del segno linguistico larbitrariet: i suoni delle parole (significanti) si collegano a certi concetti (significati) soltanto per convenzioni accettate per lo pi in modo inconsapevole e passivo dalla massa parlante; tuttavia, dovendo essere percepiti, i significati linguistici possono conservare un loro potere marginale di evocazione del significato, come sembra avvenire in quelle parole che definiamo onomatopeiche (tali forme sonore restano pur sempre delle interpretazioni e non delle imitazioni di una presunta realt oggettiva, altrimenti dovrebbero essere le stesse nelle varie lingue); le parole delineano un profilo sonoro che pu essere assimilato a dei contorni figurativi, anche quando non possiamo far valere la traccia di alcun significato per esse a rendere ulteriormente complicata la questione del significato anche la relazione, non sempre trasparente, tra le parole selezionate (significato dellenunciato) e lintenzione con cui possono essere pronunciate dal parlante (significato dellenunciatore)
IL DIFFERENZIALE SEMANTICO

consiste in una serie di scale a 7 punti costruite da aggettivi antonimi; alla persona si richiede di valutare ci che una certa parola evoca in lei mediante lattribuzione di un punteggio in ognuna delle scale; i giudizi rilevati con tali scale strutturano il significato connotativo delle parole, il quale appare correlato con molte variabili importanti dellindagine psicologica, quali let, il genere, la personalit, lidentit sociale IX. Linguaggio e pensiero. lintreccio tra pensiero e linguaggio intricatissimo e pu essere esplorato in molteplici modi, a cominciare dal modo in cui le persone hanno accesso al loro lessico mentale; la mente accede al lessico in 2 modalit differenti, a seconda che si sia nel ruolo di parlante o in quello di ascoltatore il Modello Logogen proposto da Morton descrive una procedura di accesso automatico al lessico mentale, che passa attraverso lanalisi delle semplici caratteristiche fisiche delle parole; ogni scatto del dispositivo Logogen rende pi bassa, e quindi pi agevole da superare, la soglia necessaria a riconoscere la parola; il formato cognitivo della parola il concetto, cio lo schema che organizza la conoscenza del mondo evocata da una certa parola; concetti concreti sono pi facili da acquisire dei concetti astratti; la pi piccola unit cognitiva che possa valere come asserzione sul mondo non la parola, bens la proposizione, che si manifesta come frase pensare implica mettere in relazione un concetto con almeno un altro: ci di cui si dice qualcosa e ci che se ne dice: argomento (o soggetto, o tema) e predicato (o rema) sono i termini che individuano i 2 poli indispensabili alla relazione del pensareparlare; le proposizioni si organizzano in reti a formare modelli mentali che contengono la nostra comprensione di come stanno le cose nel mondo fisico e sociale e guidano le nostre interazioni
IL PRIMING

il priming (letteralmente: azione di innesco) consiste nellesecuzione agevolata di operazioni cognitive concernenti materiale verbale, dovuta alla percezione subliminale di una parola anche se non adeguatamente percepita, quella parola opera da preattivatore di attenzione, per cui seleziona il relativo schema categoriale (tale fenomeno non conferma i timori di una persuasione subliminale, che spesso viene ascritta tra le armi della pubblicit) X. Lingua e cultura. la lingua strettamente intrecciata alla cultura sotto molti aspetti, perch attraversa le complesse procedure con cui le varie comunit umane organizzano la loro esperienza del mondo le lingue umane esprimono la natura delle cose o si reggono su convenzioni storico-sociali?? 47

gli antropologi Sapir e Whorf hanno elaborato la teoria della Relativit Linguistico-Culturale (ipotesi Sapir-Whorf), secondo cui la lingua pone forti vincoli sul modo in cui ogni comunit culturale pu concepire il mondo: la ricchezza lessicale e lorganizzazione grammaticale di una determinata lingua disegnano lorizzonte entro cui la realt potr essere concettualizzata dalla cultura della comunit che la parla; Whorf si spinge fino a sostenere che la lingua determina direttamente la rappresentazione del mondo sottoposta a diverse critiche concettuali e a numerosi controlli empirici: nella sua versione radicale, secondo cui la lingua determina la rappresentazione della realt, tale ipotesi risulta non soltanto infalsificabile, quindi arbitraria, ma comporta che ogni comunit linguisticoculturale sia chiusa allinterno del suo universo simbolico e che la traduzione interlinguistica sia una pratica pressoch illusoria (si dimostrato che la capacit di percepire i colori non dipende dal numero di parole messe a disposizione dal lessico) nella sua versione moderata, i sistemi linguistici mettono a disposizione delle persone (e delle comunit culturali) i modelli interpretativi che le orientano nella costruzione della loro realt di riferimento; MA la lingua non una camicia di forza imposta alle persone dal loro vivere in una determinata comunit sociale, ma piuttosto una serie di lenti necessarie a sostenere la nera scatola mentale le parole non sono semplici etichette, ma modelli interpretativi e potenziali argomentativi XI. Funzioni e variet della lingua. a che serve parlare?? funzione espressiva: rendere noti i propri pensieri, manifestare ci che si prova, rendere percepibile allesterno il proprio vissuto privato appellativa: rivolgersi ad altri, tentando di modificarne la mente o il comportamento rappresentativa: descrivere un mondo di riferimento, cio costruire un modello della realt da cui ci si sentone impegnati fatica: parlarsi per il semplice piacere di farlo e di rinsaldare la propria relazione poetica: attribuire valore estetico a certi risultati della propria produzione verbale metalinguistica: riflettere sulla lingua che si usa le principali forme di variazione della lingua sono dovute: allevoluzione temporale (per cui si possono distinguere locuzioni antiquate, correnti o appena coniate) alla distribuzione dei parlanti sul territorio (per cui si possono riconoscere forme dialettali o parlate locali) alla differenziazione delle situazioni e dei tipi di relazioni che si stabiliscono tra i parlanti questultima variazione regolata dalla definizione dei registri, per cui distinguiamo modi di espressione informale (conversazioni tra amici) e modi di espressione formale un ulteriore livello di variazione sostanziale rappresentato dalle lingue settoriali o speciali, nelle quali raccolta lesperienza del mondo che le persone fanno in base alla loro professione (ogni lingua settoriale rende operativo un principio di differenziazione psicologica dei gruppi in noi verso loro) XII. Il farsi del discorso nella conversazione. la conversazione levento prototipico delle interazioni comunicative con cui gli uomini gestiscono il progetto di dare senso al mondo e a loro stessi; il discorso unattivit di enunciazione di senso ancorata ad un orizzonte culturale di attese condivise e specificate di volta in volta da un determinato contesto; le componenti della lingua (lessico e grammatica) sono dei potenziali di senso; per trasformarli in atti comunicativi, le persone che interagiscono fanno riferimento ad una situazione enunciativa, o contesto; le principali coordinate del contesto sono di natura spazio-temporale; tuttavia, il contesto situazionale non solo un ambiente fisico condiviso, ma anche un ambiente sociorelazionale-culturale; pertanto, poich deve radicarsi in un contesto, anche se si realizza come pratica individuale, la logica del discorso sociale; molto rilevanti sono le riflessioni relative al meccanismo della turnazione, cio alle regole che le persone hanno interiorizzato per controllare reciprocamente il 48

modo in cui alternarsi nel parlare (permette alle persone di partecipare in modo abbastanza ordinato alla conversazione); il modo di conversare dipende anche dal formato interazionale che vincola le persone ad adottare obiettivi almeno parzialmente e temporaneamente condivisi; aspetti costanti ed universali della conversazione: fenomeno della sequenza complementare (o coppia adiacente): questa si ha quando ci che uno dice ha unalta rilevanza condizionale per ci che dir laltro; il mancato rispetto delle aspettative sollevate dalla sequenza complementare caricato di senso la conversazione possibile perch i partecipanti si attengono ad un principio di cooperazione (regola della quantit, della qualit, della relazione, del modo) le interazioni comunicative rispettano tale impianto anche quando si ha una conversazione aggressiva; la forza di tale impianto tale da dare un senso anche alla violazione evidente di uno di queste massime, come accade nelle implicature conversazionali: molte tattiche interazionali, come la metafora o lironia, funzionano grazie alla capacit delle persone di capire ci che non viene detto, leggendo le intenzioni del parlante; la frequenza con cui ognuno interviene in una conversazione e lampiezza temporale che riesce a dare ai propri contributi sono indicatori dellimmagine di s che vuole offrire agli altri
ATTI LINGUISTICI

la nozione di atto linguistico assunta come preliminare da ogni indagine interessata a far luce sulla dinamica delle reali intenzioni verbali in cui le persone sono coinvolte nella vita quotidiana la teoria standard distingue 3 aspetti, o modalit, di realizzazione dellatto linguistico, che si configura come: atto locutorio: latto di dire qualcosa atto illocutorio: ci che si fa nel dire qualcosa (un chiaro indicatore lintonazione) atto perlocutorio: ci che si fa con il dire qualcosa (non avrebbe molto senso parlare se non si mirasse anche a produrre degli effetti sugli altri) (persuadere) nella sua totalit, latto linguistico pu realizzarsi in 2 modalit: diretta: quando c congruenza tra il significato delle parole e lo scopo per cui sono prodotte indiretta: quando non c corrispondenza immediata tra le parole dette e la meta intenzionale che le sorregge, ma il parlante confida nelle capacit inferenziali del suo interlocutore la griglia concettuale dellatto linguistico non esente da critiche, poich la nozione cardine di forza illocutoria non definita chiaramente e comunque non basta a far trasparire lintenzione del parlante: spesso solo il riferimento al contesto consente di chiarire che cosa sta facendo il parlante nel dire certe parole XIII. Accordi e conflitti. di solito si tende a considerare la relazione di coppia (uomo-donna, genitore-figlio, ..) come prototipo degli eventi comunicativi alcuni disturbi riscontrabili nella relazione di coppia (blocchi emotivi, ostilit, rotture) sono lesito di routine comunicative minate da paradossi pragmatici, cio da richieste sostanzialmente impraticabili; alcune disfunzioni derivano dal fatto che le persone possono non concordare sul modo di attivare i principi della comunicazione, cio gli schemi interpretativi degli eventi comunicativi quotidiani: non si pu non comunicare ogni evento comunicativo bifacciale, in quanto veicola contenuti e registra relazioni, cio fornisce delle notizie e ne stabilisce il valore per le persone, d informazioni e chiavi per interpretarle levento comunicativo in cui sono coinvolte 2 persone pu essere segmentato in fasi diverse, non sempre coincidenti (punteggiatura) le persone possono comunicare mediante sistemi di segni retti da logiche differenti e con potenzialit diverse

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ogni evento comunicativo posiziona i partecipanti nella dimensione del potere interpersonale, che ha i suoi estremi nellaspirazione alluguaglianza fra diritti e doveri (relazione simmetrica) e nel riconoscimento della disparit (relazione complementare) ogni evento di comunicazione interpersonale ha carattere sistemico, per cui gli effetti di certe posizioni retroagiscono sulle loro cause in una relazione circolare il significato di ci che avviene in un incontro interpersonale dialogico, perch il risultato di una costruzione congiunta; di per s il conversare richiede un impegno a cooperare che precedente alla distinzione del rapporto con laltro in termini positivi o negativi (amore/odio); anche per litigare bisogna essere (almeno) in 2 a parlarsi con intenti lesivi: se in un diverbio laltro non capisce come ingiuriosa una mia espressione, cio se non collabora a darle lintenzione offensiva con cui stata enunciata, ci che dico non ha senso; alcune forme di conflitto possono favorire una crescita di conoscenza e di adattamento reciproco, ma quelle pi frequenti si manifestano con veri e propri attacchi al proprio interlocutore, al fino di metterlo in difficolt

XIV. Capire per capirsi. per comprendere un discorso, occorre attivare contemporaneamente molte procedure; la competenza ricettiva della lingua pi ampia e precoce di quella produttiva; per capire, occorre che la persona sia vigile, abbia accesso non solo al lessico mentale, ma anche ad uno sfondo di conoscenze sul mondo fisico e sociale che costituiscono la sua enciclopedia; lintero processo ha carattere inferenziale, cio si regge sulla capacit di individuare informazioni implicite nel discorso e di anticiparne le conclusioni; anche la comprensione del discorso guidata dal principio di cooperazione, che impegna le persone a collaborare per rendere sensato ci che dicono (di solito le persone fanno in modo che ci che dicono sia chiaro, perch hanno tutto linteresse di essere capite; altrimenti fenomeni di fraintendimento e, quindi, di fallimento comunicativo); tuttavia, vi sono circostanze in cui il principio di cooperazione operante nelle massime che regolano la conversazione viene messo in mora e ci pu avvenire sia in forma nascosta che palese: a volte la violazione delle regole comunicative devessere occultata, come nelle menzogne e nelle seduzioni, nei raggiri e negli inganni, che sono tutte situazioni in cui il vero intento del parlante non devessere capito altre volte, invece, il parlante mette in chiara evidenza la sua volont di non rispettare questa o quella massima conversazionale, perch reputa che in tal modo linterlocutore pu capire meglio ci che intende dire un mero evidente aggiramento del principio di cooperazione si verifica allorquando il parlante costretto a ricorrere a forme di comunicazione equivoca, cio quando non soddisfa lattesa del suo interlocutore di essere chiaro
POTREMO PARLARE CON I COMPUTER??

la comprensione del significato di un enunciato o di un testo rimane un traguardo piuttosto lontano per le potenzialit dei computer; le maggiori difficolt si incontrano nel riprodurre luso flessibile che la mente sa fare della conoscenza del mondo e nel rendere di volta in volta disponibile il quadro contestuale pertinente XV. Dire per spiegarsi. se capire i discorsi unattivit cos complessa, farli non lo da meno; lattivit del parlare pu essere descritta nei suoi elementi costitutivi, cio gli atti linguistici, poich per certi scopi pu essere utile rintracciare gli indizi intenzionali legati alle proposizioni; ma per altri scopi pu essere utile indicare le forme globali che essa assume, cio i vincoli derivanti dal suo rientrare in un certo genere discorsivo le principali procedure psicologiche che consentono la composizione degli atti linguistici nelle strutture di un genere discorsivo sono il narrare e largomentare (qualsiasi attivit linguistica rappresenta un equilibrio tra i 2 principali moduli espressivi del narrare e dellargomentare) il parlare corrisponde a 2 modi di funzionare della mente: 50

il testo argomentativo rivela un modo di pensare-parlare che consiste fondamentalmente nel fornire dei dati a sostegno di una conclusione il testo narrativo rivela un modo di pensare-parlare che impegna le persone a rispettare la consequenzialit della vita e dellazione
BOX n. 8. IL MODELLO ORATORIO DELLA MENTE

per gli psicologi cognitivisti la mente come un computer, poich non fa altro che immagazzinare informazioni, codificarle e rievocarle quando servono gli psicologi contestualisti ritengono riduttiva tale analogia, perch la mente non si limita a registrare eventi, ma tenta di trovarne un senso lattivit umana del pensare un dibattimento tra un determinato argomento e il suo contrario aderire alla metafora dibattimentale/oratoria del pensiero vuol dire che la spiegazione di ci che noi facciamo in quanto soggetti di attivit psichica non racchiusa unicamente nei principi di funzionamento delle reti neurali, ma risponde anche ai vincoli e alle strategie della negoziazione del significato in un contesto storico-culturale dato; tutto ci che io intendo sempre lesito di un confronto argomentativo XVI. Esito, dunque esisto. quando le persone parlano, il flusso dei suoni non sempre stabile e uniforme; la mente del parlante impegnata in una serie di procedure tra loro connesse; di solito tutti questi processi si svolgono in modalit sincrona con il farsi del discorso, ma talvolta comportano un tale accumulo di informazione da elaborare, che il computer mentale va momentaneamente in pausa o sfrigola in farfugli esitativi possono verificarsi vari tipi di pause: quando le interruzioni della catena sonora sono percepibili come silenzio, abbiamo delle pause vuote le pause piene, invece, sono delle brevi interruzioni nella catena fonematica, che vengono coperte da vocalizzi (mhm) o da segregati vocali come sbadigli, risatine, grugniti le pause di giuntura, infine, sono quegli attimi di silenzio che si verificano quando il parlante deve articolare insieme i sintagmi di una frase o le frasi allinterno di un pi vasto segmento testuale alcuni parlanti e alcuni contesti sono maggiormente esposti ai fenomeni di esitazione; quando un individuo esita nel parlare, sta implicitamente dichiarando di essere impegnato a pensare come dire meglio altri riscontri sui processi cognitivi del parlare sono forniti dalla possibilit di incorrere in errori; Freud inser i lapsus languae tra i possibili modi di manifestarsi dellinconscio; ipotesi degli psicologi cognitivisti: se osserviamo la varia tipologia di errori che normalmente di commettono nel parlare (anticipazioni, posticipazioni, permutazioni, fusioni) risulta che il lapsus rivela lincepparsi della corrispondenza tra pianificazione ed esecuzione del discorso; i fenomeni di esitazione non raggiungono il livello della consapevolezza perch le risorse attentive della persona sono impegnate a fronteggiare il sovraccarico cognitivo o emotivo sperimentato nel parlare; tuttavia, c una situazione in cui la persona costretta a prendere consapevolezza del fatto di esitare, cio quando non riesce a dire una certa parola, proprio quella che gli serve in quel momento l e che per giunta ammette di avere sulla punta della lingua: quando una persona in tale condizione, dispone in effetti di molte informazioni su quella parola
I DISTURBI DEL LINGUAGGIO

un primo criterio distingue tali disturbi in evolutivi e duraturi: alcune difficolt di comunicazione verbale sono legate ad una particolare fase del ciclo di vita, per cui possono scomparire col tempo; altre manifestazioni di anomalia tendono a persistere un altro criterio differenzia i disturbi in periferici e centrali: alcuni deficit sono dovuti a qualche imperfezione nella forma o nella funzionalit dellapparato 51

vocale-uditivo, altri deficit nellorganizzazione del linguaggio derivano da lesioni di alcune aree della corteccia cerebrale, dovute a patologie neurologiche o vascolari e a traumi cranici le patologie del linguaggio pi note sono: sordit: la perdita, parziale o totale, delludito comporta una difficolt o limpossibilit di articolare suoni ( molto utile insegnare loro una forma gestuale di comunicazione) balbuzie: un incepparsi continuo del meccanismo fonoarticolatorio, per cui risulta alterato il ritmo delleloquio dislessia: difficolt, pi o meno grave, a riconoscere la possibile traduzione grafica dei suoni e, quindi, a tradurre i fonemi in grafemi afasie: disturbi specifici nella comprensione e produzione del linguaggio causati da lesioni ad aree corticali specifiche (lo studio di tali disturbi ha consentito di individuare le aree della corteccia cerebrale che sono interessate al controllo della parola) Sindrome Sintomi Afasia di discorso non fluente; Broca agrammatismo (sono omesse spesso le parole funzionali, che rendono scorrevole il discorso, come articoli, ausiliari, morfemi flessivi, coniugazione dei verbi) Afasia di la persona si esprime facilmente Wernicke e in fretta, ma la comprensione uditiva povera Afasia di difficolt nel reperire le parole conduzione Natura del deficit la persona capisce, ma si esprime molto lentamente, a grande fatica e in modo confuso, poich sono alterate la pianificazione e la produzione del discorso ancorch fluente, il discorso non coerente; alterati i modelli fonetici delle parole non c connessione tra i modelli fonetici e larea di produzione Area danneggiata parte posteriore del lobo frontale inferiore

met posteriore dellarea temporale

Afasia globale

fascicolo arcuato (fascio di fibre che connette il loro temporale a quello frontale) sono disturbate tutte le funzioni sono danneggiati tutti i larga parte dei lobi del linguaggio componenti dellelaborazione frontale e linguistica temporale

XVII. Oralit, scrittura, multimedialit. ci che gli uomini sanno del loro linguaggio dipende in gran parte dalla loro appartenenza a societ alfabetiche; per le societ a cultura orale i discorsi sono eventi o modi dellagire e come tali sono intrisi di potere; per la cultura scritta, invece, i testi sono strumenti per rappresentare una certa conoscenza del mondo e di s; leggere e scrivere sono le pratiche prototipiche organizzate dalle societ alfabetiche in contesti formali di insegnamento-apprendimento della lingua, gestiti dallistituzione scolastica; imparare a leggere e a scrivere comporta una trasformazione complessiva delle operazioni mentali; il modello standard proposto per spiegare i processi attivati nella lettura mette a disposizione delle persone 2 possibili strategie: via lessicale: comporta che, nel riconoscere una parola, il lettore sappia anche come si pronuncia; praticata per leggere le parole irregolari via fonologica: impegna il lettore a combinare i risultati di una verifica nel sistema di conversione grafema-morfema; praticata per leggere le parole non disponibili nel lessico mentale o le non parole leggere e scrivere istituiscono abilit che generano una nuova forma di soggettivit, in quanto lindividuo pu sperimentare un maggiore controllo sui meccanismi sociocognitivi di questo nuovo modo di comunicare; le abilit di lettura e scrittura favoriscono anche il consolidarsi di una consapevolezza metalinguistica, che sono ulteriormente favoriti dalla multimedialit che caratterizza la maggior parte delle pratiche comunicative attuali XVIII. La costruzione sociale del senso. 52

le scelte linguistiche costruiscono lidentit personale e sociale degli individui, in quanto rendono pi o meno trasparente come essi si collocano nella rete dei resoconti che la societ mette a disposizione per spiegare gli eventi; anzitutto la pratica sociale del parlare genera gli schemi cognitivi con cui le persone danno un assetto ordinato (e spesso gerarchico) alla loro esperienza del mondo; le varie forme del parlare consentono agli individui di vivere in un universo consensuale, nel quale tutti sanno di potersi avvalere di memoria, atteggiamenti, valori ed emozioni comuni, che stabiliscono appunto il senso comune; i discorsi rendono operative le rappresentazioni sociali, cio quelle specifiche modalit conoscitive con cui gli individui e i gruppi negoziano il significato da dare alla realt; i discorsi di tutti i giorni collegano le persone alla struttura sociale, per cui sono veicoli di ideologie; lideologia penetra nei discorsi quotidiani soprattutto attraverso gli stereotipi, cio delle generalizzazioni eccessive che esprimono una valorizzazione (positiva o negativa) di un oggetto socialmente rilevante, sia esso unetnica, un gruppo, una professione o una situazione; di solito gli stereotipi alimentano i pregiudizi, cio delle interpretazioni ingiustificate adottate dagli individui e dai gruppi per proteggersi dalla paura degli altri (la forma pi pericolosa del pregiudizio riguarda lappartenenza etnica)

alcune ricerche hanno evidenziato una tendenza sistematica delle persone ad esprimere in un certo modo il favoritismo verso il proprio gruppo di appartenenza; se si costretti a dare una valorizzazione negativa di un certo evento, allora il proprio posizionamento, cio il tipo di relazione che si ha rispetto ai 2 gruppi coinvolti, comporta anche delle tendenze a formulare in un certo modo la spiegazione di ci che avvenuto; ogni scelta linguistica adotta un particolare repertorio interpretativo che contiene giudizi di valore e indicazioni circa la condotta da seguire; nel loro parlare, le persone esercitano una forma di potere simbolico; Bernstein ha ipotizzato che la stratificazione sociale comporti anche un diverso potenziale espressivo e che linsuccesso scolastico cui sono esposti i bambini provenienti da strati sociali pi poveri sia dovuto essenzialmente alle condizioni di svantaggio comunicativo in cui avviene la loro crescita tale teoria del deficit linguistico fu contrastata da Labov, il quale propose una teoria della differenza, secondo cui ogni strato sociale ha il proprio potenziale comunicativo, adeguato alle sue specifiche condizioni di vita: il potere di cui ognuno si rivela dotato nel parlare non una qualit stabile, ma si lega ad unimmagine di s che devessere sempre confermata dagli altri e quindi esposta a critiche, revisioni, contestazioni 8. INTELLIGENZA E PENSIERO. I. Le teorie implicite dellintelligenza. alcuni studiosi hanno cercato di individuare le cosiddette teorie implicite dellintelligenza, ossia i complessi di opinioni che ogni individuo possiede circa lintelligenza cercando di raggruppare le caratteristiche attribuite allintelligenza, Stenberg ha individuato le seguenti categorie: capacit di soluzione dei problemi (capacit di ragionamento logico, di individuare relazioni tra le idee e di approfondirle, di adattarsi alle situazioni e di mantenere una mentalit aperta) abilit verbale e competenza sociale (tolleranza verso gli altri, interesse per il mondo circostante, capacit di giudizio e capacit di riconoscere i propri errori, curiosit e puntualit) il concetto di intelligenza relativo al contesto culturale cui si appartiene e che, in particolari ambiti, esso include elementi che vanno oltre i temi classicamente studiati dalla psicologia del pensiero; le persone usano le proprie teorie ingenue per la valutazione delle capacit altrui II. Tipi di intelligenze. le impostazioni di Binet (studio dellet mentale) e di Stern (studio del QI), tese a ricavare ununica misura dellintelligenza, presuppongono che questa sia una capacit generale e omogenea che si manifesta in modo simile nei diversi campi cui lindividuo si applica lidea che lintelligenza non sia unabilit monolitica, ma che vi siano invece forme diverse di intelligenza, and affermandosi soltanto in seguito, soprattutto grazie agli apporti dellimpostazione 53

fattorialistica: secondo questa prospettiva, lintelligenza considerata una struttura articolata, scomponibile in parti, chiamate fattori, le quali corrispondono a distinte abilit che possono essere messe in luce attraverso appropriate metodologie sperimentali e di analisi statistica se si parte dellassunto che lintelligenza sia unentit composta da vari elementi, il problema diventa quello di stabilire quanti e quali sono i suoi fattori: una teoria parsimoniosa (e in parte ancora vicina allidea di intelligenza unica) quella di Spearman, che prevede 2 soli tipi di fattori: un fattore generale (o fattore g), riferito ad unabilit presente in tutti i compiti intellettivi, e alcuni fattori specifici propri dei diversi compiti unaltra bipartizione proposta da Cattell che distingue tra intelligenza cristallizzata (riflette leffetto dellacculturazione) e intelligenza fluida (fa riferimento ad abilit che non sono trasmesse dalla cultura) Vernon distingue invece nellintelligenza unattitudine verbale-scolastica (collegata al linguaggio e al calcolo matematico) e unattitudine pratico-operativa (corrispondente alle abilit spaziali e manuali) Thurstone individua 5 attitudini intellettive primarie: ragionamento astratto, ragionamento spaziale, abilit numerica, fluidit di pensiero, significato verbale le ultime tipologie citate suggeriscono lidea che lintelligenza si differenzi secondo lambito in cui si trova ad operare in questa prospettiva, Gardner sostiene la cosiddetta teoria delle intelligenza multiple, in cui si continua a considerare lintelligenza come composta da abilit distinte, che per non sono intese come fattori specifici per dominio: tali abilit si riferiscono non soltanto, come avveniva nelle teorie sopra esposte, alla sfera intellettiva, bens sono individuate, come avviene nelle teorie implicite, in una maggior variet di campi ipotizza lesistenza di 7 forme di intelligenza: linguistica corporea musicale intrapersonale logico-matematica interpersonale spaziale Gardner ha ipotizzato anche lesistenza di 2 ulteriori intelligenze, denominate naturalistica spirituale, o esistenziale III. Architetture dellintelligenza. abbiamo sinora considerato un modo orizzontale di intendere lorganizzazione dellintelligenza, un modo che porta ad individuare tipi di intelligenze poste, per cos dire, sullo stesso piano, una di fianco allaltra lintelligenza pu essere per articolata anche in senso verticale, ipotizzando vari livelli una concezione di questo genere stata elaborata da Guilford: secondo questo psicologo le varie capacit mentali sono ordinate secondo 3 assi: operazioni: attivit di base che la mente compie con le informazioni che riceve dai sistemi percettivo-sensoriali contenuti: fanno riferimento alla natura delle informazioni prodotti: si riferiscono alla forma assunta dallinformazione quando viene elaborata dalla mente, cio ai risultati dellapplicazione di unoperazione ad un contenuto

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una teoria recente dellintelligenza la teoria triarchica di Stenberg: questa si compone di 3 sottoteorie: teoria contestuale: definisce lintelligenza in rapporto allambiente esperienziale: studia linterazione tra lindividuo e i compiti che deve affrontare componenziale: cerca di individuare i meccanismi mentali di base, le componenti, appunto, dellintelligenza le componenti sono unit elementari di trattamento dellinformazione, unit che compiono una singola specifica operazione mentale, e sono organizzate su 3 livelli: meta-componenti: sono responsabili dellorganizzazione generale del pensiero componenti di prestazione: sono quelle che permettono di realizzare i piani stabiliti a livello di meta-componenti componenti di acquisizione di conoscenze: sono utili per affrontare situazioni che si presentano per la prima volta IV. Pensare per analogie. di fronte ad una situazione nuova, loperazione mentale pi economica consiste nel cercare nellesperienza passata degli elementi che possano essere trasferiti (transfert) al caso presente; un tipo di transfert dato dal ragionamento per analogia: questo si basa sullapplicazione di conoscenze relative ad una situazione nota ad una situazione non nota, attraverso un processo che permette di individuare una serie di corrispondenze tra la prima e la seconda; lanalogia di proposizione pu essere cos espressa: A sta a B come C sta a D per, nella vita di tutti i giorni, capita raramente di trovarsi di fronte a situazioni cos ben delineate come le analogie di proporzione per studiare sperimentalmente questo genere di casi, viene impiegata una procedura che prevede una fase di acquisizione (viene presentata la source, ossia uno stimolo che contiene unidea utile allesecuzione del compito successivo) e una fase di problem-solving (viene presentato il target, un problema ambientato in un contesto molto diverso da quello della source, che tuttavia pu essere risolto applicando un principio che in essa incluso) attraverso questo tipo di procedura stato possibile individuare, nella soluzione di un problema per via analogica, 3 passaggi: costruzione della rappresentazione mentale della source e del target proiezione della source sul target: tale proiezione inizierebbe con il rilevamento di alcune corrispondenze tra le 2 rappresentazioni che si estenderebbe poi anche agli altri aspetti generazione di un piano di soluzione per il target attraverso lapplicazione di azioni descritte nella source tale piano di soluzione viene intesto come uno schema, cio una struttura organizzata gerarchicamente in uno stato iniziale (comprendente i vincoli della situazione, le risorse disponibili), lobiettivo da raggiungere e la strategia per raggiungerlo; si ragiona per analogia quando ci si accorge che source e target sottendono, ad un livello astratto, o profondo, il medesimo schema e che quindi ci che servito nella prima pu risultare utile anche nella seconda (non facile rilevare spontaneamente le corrispondenze tra source e target, perch questi presentano caratteristiche di superficie diverse, trattandosi di situazioni con differente contenuto) V. Ragionamento induttivo. pensiero induttivo: da vari casi particolari ricaviamo una conclusione generale: una semplice forma di induzione data dalla formazione dei concetti; un concetto unentit che sussume tutti gli elementi che condividono certe propriet; i concetti non sono stabiliti sulla base di un elenco di caratteristiche, ma sono organizzati secondo somiglianze di famiglia; possono essere intesi come insiemi sfumati, in cui vi sono elementi prototipici che si collocano nellarea centrale, in quanto possiedono le propriet che maggiormente ricorrono negli esemplari della categoria, anche se non sono propriet definitorie ed elementi non prototipici che si collocano alla periferia, in zone che sfumano in quelle di altre categorie 55

il pensiero induttivo non porta soltanto a costruire concetti, ma anche a formulare ipotesi; i soggetti tendono a formulare ipotesi molto specifiche e propendono a confermare le proprie ipotesi, anzich a falsificarle, strategia che sarebbe pi vantaggiosa

VI. Ragionamento deduttivo. quando si possiede un principio generale, si pu compiere il percorso inverso dellinduzione: la deduzione, consistente nel ricavare conclusioni particolari da affermazioni generali: una forma di deduzione il ragionamento condizionale, che si attiva quando occorre stabilire se un enunciato generale applicabile ad un caso particolare sono possibili 2 tipi di errori: tendenza a validare un principio attraverso casi positivi e non attraverso esempi falsificanti errore dellaffermazione del conseguente che induce a ritenere simmetrico il rapporto di implicazione logica presente nel principio (cos come essere mamma implica essere donna, ma essere donna non implica essere mamma) si meno indotti a commettere errori di questo genere se il compito viene presentato, mantenendo la medesima struttura logica, con riferimento a situazioni concrete e familiari unaltra forma di deduzione data dal sillogismo categoriale, struttura logica in cui, date 2 premesse, in cui si enunciano 2 rapporti nei quali ricorre il medesimo termine (termine medio), si trae una conclusione in cui non compare il termine medio anche in questo caso si possono produrre degli effetti psicologici che portano a commettere degli errori: uno di questi leffetto atmosfera, secondo cui le premesse creano una sorta di aspettativa che induce il soggetto, per esempio, a ritenere corretta una conclusione del medesimo tipo delle premesse in altri casi il contenuto delle deduzioni sillogistiche a trarre in inganno: se una conclusione scorretta dal punto di vista logico conforme a ci che accade abitualmente nel mondo, si portati a considerarla valida (e viceversa) VII. Ragionamento probabilistico e presa di decisione. il nostro pensiero non chiamato soltanto a inferire conclusioni certe; molte volte deve compiere previsioni circa eventi il cui verificarsi verosimile ma non assicurato in questi casi si tratta di stimare la probabilit di ottenere certi risultati e su questa base prendere decisioni; vi sono principi logici e leggi statistiche che permettono di stabilire il grado di probabilit di certi eventi, ma il nostro pensiero non vi si adegua sempre; perch si incorre nellerrore detto fallacia della congiunzione (viene stimato meno probabile il verificarsi di un evento rispetto al verificarsi di tale evento in congiunzione con un altro evento)?? perch quellevento ci sembra pi rappresentativo dellidea che ci siamo fatti; talvolta lerrore dipende non dalleuristica (strategia di pensiero) dalla rappresentativit, ma dalleuristica della disponibilit, ossia dalla facilit con cui riusciamo a farci venire in mente un caso che possiede determinate caratteristiche; queste fallacie nelle stime di probabilit possono tradursi in incongruenze nella presa di decisione VIII. Lo spazio del problema. possibile formulare una descrizione generale di come procede il pensiero?? ci che si tentato di fare nella prospettiva dellelaborazione dellinformazione (o dellHIP: Human Information Processing), proponendo un modello generale di problem-solving la soluzione di un problema richiede che vengano definiti i seguenti elementi: stato iniziale stato finale che si intende raggiungere gamma di operatori (ossia delle azioni) che possono essere applicati allo stato del problema al fine di trasformarlo vincoli che pongono condizioni ulteriori, rispetto al semplice raggiungimento dello stato finale, perch il processo solutorio possa dirsi soddisfacente (es: raggiungere lo stato finale con il pi basso numero possibile di passaggi) si viene cos a costituire lo spazio del problema, rappresentato da tutti gli stati che potenzialmente sono raggiungibili, a partire da quello iniziale, attraverso lapplicazione degli operatori disponibili; assume la 56

forma di un grafo; la soluzione del problema data dalla sequenza di operatori che possono trasformare lo stato iniziale del problema in quello finale nel rispetto dei vincoli dati; risolvere un problema significa trovare la strada che dallo stato iniziale permette di raggiungere lo stato finale o goal (obiettivo); possibile adottare 2 tipi di strategie: gli algoritmi e i metodi euristici la procedura algoritmica consiste nellesplorazione sistematica di tutte le possibili vie di soluzione, scegliendo uno dei possibili stati che seguono allo stato iniziale, a partire da tale stato si esplora uno di quelli che sono raggiungibili e cos di seguito finch o si trova la soluzione o ci si imbatte in un punto cieco, in questultimo caso si retrocede al penultimo stato esplorato e si imbocca un altro percorso unaltra strategia algoritmica suggerisce invece di analizzare tutti gli stati che si diramano da quello iniziale, si procede quindi analizzando tutti i successivi possibili stati intermedi raggiungibili da tale primo livello di stati e cos via sino ad identificare uno stato che corrisponda alla soluzione le procedure descritte assicurano sempre, prima o dopo, il raggiungimento della soluzione, ma richiedono tempo e fatica perch esigono che siano provate tutte le possibili trasformazioni nellimpossibilit, o difficolt, di applicare un algoritmo, si pu tentare lattivazione di una strategia euristica; il termine euristica qui impiegato per designare le procedure che contribuiscono a ridurre la ricerca di una soluzione rispetto allesplorazione di tutte le alternative possibili: ci viene perseguito limitando il numero delle alternative da esaminare a quelle che sembrano avere maggiori probabilit di successo; non essendo prese in considerazione tutte le possibili sequenze di mosse, non vi la certezza di giungere alla soluzione, n di giungervi attraverso la via ottimale IX. Metodi euristici. una prima strategia euristica larrampicata sulla collina: si scelgono gli stati intermedi pi vicini al goal una seconda euristica il subgoaling, consistente nellindividuare un sotto-obiettivo il cui raggiungimento preliminare al conseguimento dello stato finale e nel concentrarsi sulla ricerca della strada per arrivare a tale sotto-obiettivo una terza strategia consiglia, stabilito lo stato iniziale e la meta finale, di ridurre progressivamente la distanza tra i 2 stati unultima strategia euristica la ricerca allindietro; si ha una ricerca in avanti quando si applica, come negli esempi sinora considerati, un operatore allo stato attuale del problema per produrre un nuovo stato; si attua la ricerca allindietro quando, anzich partire da uno stato iniziale per pervenire al goal, si procede partendo dallo stato finale per individuare quali operatori vi conducano X. Il pensiero divergente. nelle situazioni sinora considerate vi uno stato iniziale che devessere trasformato in un ben definito stato finale; in altri casi il pensiero non ha una precisa idea dellobiettivo da raggiungere; si avverte che ci che disponibile inadeguato ma non si sa ancora bene che cosa si vuole ottenere perch il punto di arrivo non gi dato, ma devessere trovato o inventato in questi casi il pensiero deve diventare creativo pensiero divergente pensiero convergente viene attivato nelle situazioni che permettono ununica risposta pertinente rimane circoscritto entro i confini della situazione e segue le linee interne alla situazione stessa rispettando o utilizzando regole gi definite e codificate pensiero divergente attivato nelle situazioni che permettono pi vie di uscita o di sviluppo va al di l di ci che contenuto nella situazione di partenza, ricerca in varie direzioni e produce qualcosa di nuovo

si tratta di situazioni per le quali non c ununica risposta corretta, non occorre riferirsi a regole o allesperienza passata 57

(si possono immaginare casi mai sperimentati), si possono prospettare soluzioni che evadono dai termini del problema, il quale viene cos impostato in una nuova ottica secondo Guilford, i principali aspetti che contraddistinguono il pensiero divergente sono: fluidit: capacit di produrre tante idee, senza riferimento alla loro qualit o adeguatezza flessibilit: capacit di passare da una successione o catena di idee ad unaltra, da una categoria di elementi ad unaltra originalit: capacit di trovare idee insolite, cio idee cui in genere le altre persone non pervengono elaborazione: capacit di percorrere sino in fondo la linea di pensiero intrapresa; affinch unidea originale possa produrre risultati apprezzabili occorre che lintuizione iniziale venga sviluppata sino a giungere ad una formulazione rapportabile allo specifico problema in relazione al quale essa sorta valutazione: capacit di selezionare, tra le varie idee prodotte, quelle pi pertinenti agli scopi questa visione del pensiero creativo, basata sulla produzione ricca di idee e sulla loro valutazione, presente anche in concezioni pi recenti secondo Johnson-Laird la creativit si fonda sulla generazione casuale di idee e sulla loro selezione; esistono 2 tipi di selezione: il primo definito neo-darwiniano, in quanto prevede un primo stadio in cui le idee vengono generate in modo casuale e un secondo stadio in cui esse vengono valutate secondo certi criteri: sopravvivono solamente le idee che superano questa valutazione il secondo neo-lamarckiano, perch la produzione delle idee guidata da un criterio: in questo caso si generano soltanto idee allinterno di un ambito prefissato
IL BRAINSTORMING

un metodo ideato da Osborn per sviluppare la creativit nellambito dellorganizzazione aziendale e nel campo delle innovazioni tecnologiche; riguarda la terza e la quarta fase della soluzione di un problema e si compone di 2 momenti: il primo un momento produttivo in cui, dato un problema, viene chiesto di proporre in relazione ad esso il maggior numero possibile di idee, non importa quanto adeguate alla soluzione il secondo momento di tipo valutativo: le idee proposte vengono giustificate e selezionate in base alla propria efficacia durante il brainstorming importante che lindividuo rispetti il principio del differimento del giudizio: egli deve esprimere liberamente, senza porsi alcun limite, quanto gli passa per la mente, evitando di formulare valutazioni ed evitando di inibire o abbandonare idee che possano sembrargli fuori luogo, bizzarre o ovvie; il brainstorming si basa infatti sulla convinzione che quanto maggiore la ricchezza e la variet delle idee emerse, tanto maggiore la probabilit di trovare suggerimenti interessanti e nuovi XI. Associazioni creative di idee. un aspetto che aiuta a caratterizzare il pensiero creativo rappresentato dal particolare tipo di legame che collega un elemento mentale ad un altro; Mednick ha proposto di identificare la creativit con la capacit di stabilire associazioni remote, ossia mettere insieme in modo utile idee usualmente non collegate tra loro, combinare in modo nuovo e inconsueto elementi disparati che apparentemente hanno poco in comune tra loro la visione associazionistica della creativit stata ripresa in tempo recenti da vari autori: secondo Weisberg il soggetto creativo, di fronte ad un problema, cerca di recuperare informazioni dalla propria memoria per immaginare possibili soluzioni (ruolo attivo del soggetto) su questa linea, Simonton postula lesistenza di elementi mentali che, combinandosi, danno luogo a configurazioni; cos, possono intervenire delle variazioni nel modo con cui gli elementi si combinano; le variazioni creative dipendono dalla numerosit degli elementi mentali posseduti e dalla forza delle associazioni che si stabiliscono tra questi

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anche Schank vede allopera nel pensiero creativo un meccanismo associativo: la creativit emerge quando, invece di cercare una spiegazione tipica per levento, si prende come punto di partenza un altro evento simile a quello originario ma abbastanza diverso perch conduca ad un altro genere di idee

esistono varie tecniche per incrementare la creativit che si basano su principi di tipo associazionistico: il metodo delle relazioni forzate consiste nel porre in relazione 2 elementi al fine di farne scaturire un terzo (esempio del leggere sdraiati a letto) un utilizzo sistematico della combinazione degli elementi del problema si ha con lanalisi morfologica: la procedura richiede inizialmente di scomporre il problema da risolvere nei suoi aspetti o punti principali; successivamente tali elementi vengono combinati tra loro in modo casuale, al fine di produrre associazioni che possono rivelarsi particolarmente utili (esempio del nuovo veicolo da inventare) XII. Il pensiero produttivo e la ristrutturazione. la creativit talvolta sembra dipendere da un cambiamento nella visione complessiva della situazione il pensiero che porta ad individuare in ci che dato qualcosa di nuovo stato chiamato dagli psicologi della teoria della Gestalt pensiero produttivo modalit di pensiero riproduttive, le quali portano il soggetto a riprodurre meccanicamente procedimenti precedentemente appresi; il pensiero produttivo non contraddistinto n dal procedere per tentativi n dalla riattivazione automatica di una risposta consolidata, ma dallemissione istantanea di una nuova risposta a seguito di un insight (intuizione): il soggetto ha una sorta di illuminazione e la situazione gli si presenta improvvisamente in una nuova luce e diviene immediatamente evidente qualche suo nuovo aspetto prima non avvertito o non considerato; il pensiero riproduttivo si limita invece alla registrazione, talvolta automatica, degli aspetti superficiali, senza una reale comprensione della struttura; nonostante i tentativi di riportare la ristrutturazione a processi di tipo associazionistico, o nellottica Human Infomation Processing, pare innegabile la presenza nel pensiero di momenti critici, in cui si attuano delle svolte cognitive di tipo qualitativo che portano a comprendere la situazione in modo diverso sono vari gli ostacoli che si contrappongono alla ristrutturazione: fissit: fa s che alcuni elementi del problema mostrino una certa resistenza alla trasformazione: essi paiono essere dati come immutabili (una forma particolare la fissit funzionale, vale a dire la tendenza ad impiegare gli elementi del problema secondo il loro uso comune, o tradizionale, mentre la soluzione richiede invece che tali elementi vengano impiegati in un ruolo insolito) meccanizzazione del pensiero: consiste nella tendenza a ripetere la medesima strategia gi attuata con successo nel passato, anche se la situazione attuale permette lapplicazione di una strategia diversa e maggiormente economica atteggiamento latente: una persona con un proprio caratteristico modo di rispondere ad una certa categoria di problemi portata a rispondere ad un diverso genere di problemi secondo la medesima modalit, anche se questa ora non pi pertinente direzione: il persistere in una strategia improduttiva oltre agli ostacoli sopra ricordati, la soluzione di un problema pu risultare impedita da fattori di ordine linguistico (certe espressioni verbali che compaiono nellenunciato del problema, che di per s permettono una duplice interpretazione, tendono ad essere decodificate in un unico senso cos da nascondere la soluzione)
LINCUBAZIONE

lemergere di idee innovative segue improvvisamente ad un periodo in cui il problema in questione era stato abbandonato come si spiega questo fenomeno?? una prima spiegazione chiama in causa laffaticamento: gli individui che possono avvalersi di un periodo di sosta si riposerebbero, cosicch potrebbero in seguito riprendere il problema con maggior efficienza; altri sostengono che accadrebbe proprio lopposto: i soggetti si avvantaggerebbero del

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periodo di interruzione per compiere ulteriori tentativi di soluzione (il periodo di incubazione potrebbe inoltre aumentare la probabilit che si verifichino eventi esterni che possono aiutare la soluzione) secondo unaltra interpretazione, si sostiene che il periodo di incubazione serve alla persona per dimenticare le direzioni improduttive precedentemente imboccate dal pensiero infine, viene anche ipotizzato che la mente, quando il problema viene abbandonato, continui a lavorarvi sopra, ma in una modalit inconscia XIII. Pensiero e metacognizione. la metacognizione indica linsieme delle riflessioni che lindividuo in grado di compiere circa il funzionamento della mente, propria e altrui; nella mente si pu innanzitutto individuare un primo livello di contenuti e di processi, quello della cosiddetta cognizione, in cui sono collocabili le operazioni delle quali un individuo si avvale per svolgere funzioni quali dedurre, prendere decisioni, ..; al di sopra della cognizione si ritiene sussista un ulteriore livello di attivit psichica, quello della metacognizione, collegato alla consapevolezza e alla conoscenza che noi abbiamo di quanto avviene nella mente al livello inferiore; vi anche un aspetto pi attivo della metacognizione che fa riferimento alla possibilit di attingere a ci che si sa, o si presume di sapere, circa il modo di funzionare della mente per controllare i propri processi di pensiero; le abilit collocate a livello di meta-componenti sono le seguenti: saper definire la natura del problema o della la rappresentazione mentale adeguata delle situazione che si deve affrontare informazioni selezionare le fasi necessarie per la saper distribuire le risorse intellettive soluzione saper verificare la soluzione la strategia pertinente altri elementi metacognitivi riguardano la valutazione della facilit o semplicit del compito, la stima del tempo, dellimpegno, dello sforzo e del carico mentale richiesto per lelaborazione cognitiva, il riconoscimento delle potenziali fonti di difficolt e di errore; la rilevazione dei vantaggi e dei limiti connessi a certi tipi di materiali e di processi mentali e lesame delle risorse che sono a disposizione; lessere coscienti delle proprie capacit, abitudini e preferenze, il senso di insicurezza o di padronanza che suscitano certi compiti o che scaturisce da certe strategie, il tipo di emozioni e di motivazioni che si collegano allattivazione di determinati processi mentali quanto pi lindividuo metacognitivamente competente, tanto pi ha successo nei compiti di ragionamento 9. MOTIVAZIONE ED EMOZIONE. la motivazione ha a che fare con ci che ci spinge ad agire: essa si riferisce infatti alle forze che dirigono e sostengono il comportamento, rendendolo possibile; strettamente legata alle emozioni I. Le teorie dellistinto. la nozione di istinto stata spesso utilizzata per esprimere il carattere naturale della motivazione; stata applicata dagli studiosi del comportamento animale di ispirazione etologica per denominare dei pattern (modelli) comportamentali innati, a carattere automatico ed involontario, innescati da stimoli specifici (stimoli-segnale); fissi, in quanto non appresi, non modificabili dallapprendimento e rigidi alcuni studiosi hanno sostenuto che anche nella nostra specie vi sono alcuni tipi di risposta, ovviamente molto semplici, che sembrano essere innati ed avere le stesse caratteristiche di immodificabilit del comportamento istintivo, come i riflessi (es: il riflesso di suzione del neonato), oppure talune espressioni facciali (come il sorriso) naturalmente, per, le analogie con le osservazioni compiute nel mondo animale non devono far dimenticare le differenze enormi con il comportamento umano, che molto sensibile allapprendimento e alla cultura; inoltre, la nozione di istinto appare alquanto inappropriata per poter rendere conto della variabilit, complessit e differenziazione comportamentale della nostra specie; sono soprattutto gli psicologi che si ispirano alla teoria evoluzionistica che attribuiscono maggiore importanza ai fattori innati e cercano di spiegare comportamenti anche complessi come determinati da tali fattori innati, geneticamente trasmessi 60

II. Le teorie della riduzione delle pulsioni. le pulsioni, o pulsioni primarie, sono, come gli istinti, innate (non apprese); tuttavia, diversamente dagli istinti, possono mostrare un grado di variabilit interindividuale molto elevato e possono dar luogo a differenze sensibili anche nello stesso individuo, in situazioni diverse; si manifestano in modo automatico; si tratta di bisogni organici, che si manifestano come degli stati corporei spiacevoli, che richiedono, con maggiore o minore intensit e urgenza, di essere alleviati Cannon ha proposto una teoria, detta omeostatica, secondo la quale tutte le pulsioni tenderebbero allequilibrio; le teorie della riduzione delle pulsioni si basano sullidea che il comportamento sia guidato dalla necessit di mantenere il pi possibile una situazione di equilibrio e che quindi cerchi di riprodurlo in risposta ai cambiamenti imposti dallambiente; quando lequilibrio viene interrotto, si genera una pulsione, che predispone e spinge lorganismo ad intraprendere unazione capace di stabilirlo; fa riferimento alla dimensione naturale del comportamento e alle sue caratteristiche biologiche, ma, diversamente dalla teoria degli istinti, riconosce limportanza dellapprendimento; le pulsioni diventano anzi fonte importante di apprendimento, dando luogo ai fenomeni cosiddetti di rinforzo; si distinguono le pulsioni primarie (come la fame o la sete, dove cibo e acqua funzionano come rinforzi primari per lapprendimento) dalle pulsioni secondarie (es: il bisogno di denaro), che sono inizialmente apprese, ma che successivamente funzionano esattamente come quelle primarie, generando appunto uno stato di bisogno che devessere soddisfatto III. Teorie dellarousal e dellincentivo. vi sono molte circostanze nelle quali gli individui sembrano motivati piuttosto dallesigenza di rompere che da quella di ristabilire un equilibrio; molti comportamenti curiosi o esplorativi non danno luogo ad alcuna riduzione delle pulsioni, anzi, al contrario, accrescono il livello di attivazione dellorganismo i teorici dellarousal (specie di livello generale di attivazione di diversi sistemi fisiologici) ritengono che la motivazione abbia a che fare non solo con la riduzione, ma anche con laccrescimento dellattivazione, e che in definitiva ne rappresenti una forma di regolazione; queste teorie sostengono che le persone siano motivate non tanto ad abbassare larousal, quanto piuttosto a mantenerlo ad un livello ottimale; questo livello ottimale di stimolazione non uguale per tutte le persone: generalmente, comunque, gli individui cercano di aumentarlo quando esso basso (es: sono eccessivamente rilassati) e di abbassarlo quando alto (e sono quindi sovra-attivati); la legge di Yerke-Dodson dice che un arousal moderato favorisce un buon livello di prestazione; livelli eccessivi di arousal sono invece considerati dannosi, specialmente per quanto riguarda lattivit cognitiva la teoria dellincentivo, diversamente dalle precedenti, particolarmente centrata sul ruolo svolto dagli stimoli ambientali sul comportamento, pi che su quello di componenti motivazionali interne; secondo questa teoria, il comportamento regolato da una relazione costi-benefici; il valore degli incentivi non comunque indipendente dagli stati interni dellindividuo (es: lacqua avr un diverso ruolo incentivante se lanimale assetato oppure no); gli incentivi sono particolarmente importanti nellapprendimento basato sul condizionamento e possono dar luogo alla formazione di motivi condizionati IV. Lalimentazione. la fame una delle pi note pulsioni primarie; si pensa che nello stomaco (ma non solo) vi siano dei recettori speciali, in grado di analizzare chimicamente il cibo e di segnalare i risultati al cervello; pu capitare, inoltre, che le nostre regolazioni falliscano (disturbi alimentari); lipotalamo laterale ed il nucleo ventro-mediale sono particolarmente importanti nel controllo della fame e della nutrizione: sembra che questi 2 centri interagiscano tra loro, equilibrandosi, per mantenere un punto di riferimento nel peso corporeo (teoria del punto di regolazione), come una specie di termostato; naturalmente il comportamento alimentare, specialmente nella specie umana, determinato non soltanto da fattori di tipo biologico: gusto voglie variet modo di presentazione del cibo 61

aspetti di natura culturale

et

I DISTURBI ALIMENTARI

disturbi alimentari: quei comportamenti che si distaccano in misura notevole (in eccesso o in difetto) dalle richieste biologiche dellorganismo e dagli standard culturali, determinando talvolta anche variazioni patologiche del peso corporeo; possono, e spesso lo sono, essere associati ad altri tipi di disturbo, di natura psicologica obesit: ormai certo che vi siano fattori predisponesti; si ipotizza che le persone obese mangiano di pi perch sono relativamente insensibili agli stimoli interni, cio alle sensazioni di fame, mentre sono molto pi dipendenti dagli stimoli esterni (es: la quantit dellofferta di cibo); si ipotizza anche che nelle persone obese il punto di regolazione del peso sarebbe spostato verso un valore pi alto del normale; il solo fatto di essere a dieta provoca un senso continuo di deprivazione e unattivit cognitiva esageratamente centrata sul cibo anoressia nervosa (progressiva inappetenza, fino a raggiungere livelli di denutrizione patologica) e bulimia nervosa (alternanza di abbuffate e di vomito o assunzione di potenti lassativi): entrambe sono caratterizzate da un timore eccessivo per il peso corporeo; le cause di questi disturbi non sono ancora completamente conosciute; certamente essi trovano un rinforzo nella cultura contemporanea, che valorizza la snellezza della linea V. La sessualit. gli studiosi hanno a lungo discusso se il sesso debba essere considerato una pulsione biologica, come il cibo e la sete: in effetti, la grande variet di costumi sessuali nelle differenti popolazioni farebbe pensare che la sessualit dipenda piuttosto dallapprendimento e dalla cultura; tuttavia, la componente biologica, ed in particolare quella ormonale, ha un ruolo tuttaltro che trascurabile; gli ormoni sessuali (femminili = estrogeni, maschili = androgeni, tra cui il pi importante il testosterone) hanno unimportanza fondamentale nel desiderio e nellattivazione sessuale; ciascun ormone sessuale presente in entrambi i sessi, che differiscono tra di loro soprattutto per la quantit; la differenziazione sessuale (dimorfismo) presente nellipotalamo; importanti differenze nel ciclo della risposta sessuale nelluomo e nella donna; successione dellatto sessuale: fase di eccitamento, fase di plateau, fase dellorgasmo, fase di risoluzione (posizione di rilassamento, periodo refrattario) il desiderio sessuale non soltanto una questione di ormoni, lattivit mentale dellindividuo e le norme culturali hanno uninfluenza considerevole: preoccupazioni troppo invadenti impediscono di godere appieno e persino di portare a termine, o anche solo di iniziare, latto sessuale; sono spesso decisive le attribuzioni che lindividuo (uomo o donna) d alla propria attivazione sessuale, o comunque a quei sintomi che sono assunti come caratteristici del desiderio sessuale; le persone hanno attivit sessuali non soltanto per rispondere ad uneccitazione fisiologica (spesso sono spinte da motivazioni di tipo psicologico; molto spesso le persone hanno rapporti sessuali contro voglia, perch si sentono forzate dalla situazione); vi sono anche i casi di violenza vera e propria (le cause sono solo in parte legate al desiderio sessuale; lo stupro una manifestazione di aggressivit, pi che di sessualit); per quanto la sessualit abbia un evidente fondamento biologico (del resto collegata alla funzione riproduttiva), essa appare modulata in modo estremamente vario nelle diverse culture e nelle diverse epoche storiche; i criteri di giudizio si manifestano non solo nei comportamenti esplicitamente sessuali, ma in genere nei rapporti tra i sessi e persino nellabbigliamento; anche nella stessa cultura possono esservi differenti rappresentazioni e regolamentazioni della sessualit, ad esempio in relazione agli ambienti sociali, ai ruoli sessuali codificati e, naturalmente, allet; i ruoli sessuali sono profondamente cambiati con lo sviluppo economico, con il crescente inserimento professionale della donna e con lo sviluppo delle tecniche di controllo delle nascite
LORIENTAMENTO SESSUALE

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lattivit sessuale nella nostra specie prevalentemente eterosessuale e svolge una funzione essenziale nella riproduzione; leterosessualit anche sostenuta culturalmente; vi comunque una quota non lieve, anche se difficile da quantificare in modo preciso (in parte anche per il sanzionamento sociale), di persone che hanno un orientamento diverso, detto omosessuale, in quanto rivolto a persone del proprio sesso; vi sono comunque anche persone che, pur avendo un orientamento prevalentemente eterosessuale, oppure omosessuale, occasionalmente hanno comportamenti di orientamento diverso; lomosessualit, ritenuta normale in alcune culture, considerata tuttora ripugnate in altre; nella cultura occidentale lomosessualit stata a lungo considerata come una manifestazione di anormalit (epoca nazista); considerata una forma di malattia mentale, fu cancellata dalla classificazione dei disturbi mentali solo nel 1973; oggi la situazione, almeno nellOccidente europeo e nordamericano, molto cambiata, anche se non ancora facile, per gli individui di orientamento omosessuale, dichiarare pubblicamente la propria scelta; recentemente si sono ricercate prove che dimostrino lorigine biologica dellomosessualit; anche limpatto degli ormoni sessuali sullorientamento sessuale ha trovato conferma in alcune ricerche; a favore dellipotesi biologica dello sviluppo dellorientamento sessuale sono anche la relativa insensibilit dellomosessualit a trattamenti di tipo psichiatrico (quando essa era ancora ritenuta una malattia mentale), sia la scarsa influenza riscontrata sullorientamento sessuale di bambini affidati a persone omosessuali; al momento non si pu sostenere con sicurezza che lorientamento sessuale sia determinato biologicamente, o almeno non esclusivamente VI. Attaccamento e amore. sentirsi in contatto, anche fisico, con un individuo amato (la madre, ma anche altri adulti che si prendono cura di lui) un bisogno fondamentale (altrettanto primario come il cibo) dei piccoli della nostra specie e di altri primati (bisogno di attaccamento); la deprivazione del contatto fisico con la madre, anche quando siano disponibili nutrimento e cure adeguate, pu avere conseguenze molto gravi nei bambini (anche a lungo termine e dare luogo a problemi di natura comportamentale o psicologica); le madri e le altre figure di attaccamento rappresentano una base sicura per lesplorazione dellambiente: questa una condizione fondamentale per lo sviluppo cognitivo ed affettivo successivo del bambino; tra i 7 e i 9 mesi i bambini presentano reazioni di ansia dellestraneo e di ansia della separazione studiata utilizzando una particolare tecnica, detta della strange situation 3 diverse tipologie di attaccamento: sicuro evitante: il bambino sembra non fare differenza tra la madre e lestraneo; non protesta quando la madre si allontana, n fa particolari feste quando ritorna ansioso ambivalente: il bambino protesta quando viene lasciato, ma oppone resistenza al contatto con la madre, si mostra arrabbiato e non si lascia consolare questi differenti stili di attaccamento sono collegati al rapporto che la madre ha avuto col bambino gi dai primi mesi, anche se non soltanto ad esso (le forme di attaccamento insicuro non sono principalmente collegate a delle cure insufficienti, ma con il tipo di comportamento (poco sensibile o non responsivo) delle madri); recentemente si collegato lamore adulto allattaccamento quella basata sullattaccamento non lunica tipologia concernente lamore si distinguono spesso lamore romantico, o appassionato, immediato, instabile e tormentato, caratterizzato soprattutto dal desiderio sessuale e dalla possessivit, e lamore di compartecipazione, che si sviluppa tra pari, basato sul rispetto e sulla reciprocit, pi stabile e duraturo; Stenberg ha distinto 3 ingredienti fondamentali dellamore: passione (caratterizzata dalleccitamento sessuale e dalleuforia) intimit (caratterizzata della comprensione e dallaffetto) impegno (caratterizzato dalla reciprocit e lealt interpersonale) queste dimensioni appaiono generalmente ben comprese e condivise dalle persone e nelle diverse culture; secondo Stenberg, le varie forme dellamore risultano da mescolanze di questi ingredienti fondamentali; un amore completo, o ideale, dovrebbe comprendere tutti e 3 gli ingredienti, anche se 63

sono possibili differenti modulazioni in base ai diversi periodi di vita; le ricerche non evidenziano diversit particolari tra i 2 sessi rispetto agli stili amorosi; piuttosto, uomini e donne possono differire, in rapporto ai diversi ruoli e copioni (script) sessuali, nel modo in cui esprimono lamore, o nei significati attribuiti, ad esempio, allintimit o alla reciprocit; una relazione valida si basa su una dialettica tra prossimit e lontananza VII. Motivazioni cognitive e sociali. il comportamento umano non rigidamente fissato nellistinto, ma orientato verso il raggiungimento di scopi, che gli assicurano la direzionalit necessaria; normalmente ci proponiamo pi scopi: alcuni possono far parte di ununica catena, rispetto alla quale gli scopi pi concreti rappresentano delle condizioni per raggiungerne altri, pi generali ed astratti, posti gerarchicamente pi in alto; in alcuni casi, fanno parte di catene diverse e possono anche entrare in conflitto tra di loro; un ruolo essenziale svolto dalle nostre aspirazioni, in quanto queste influenzano notevolmente le aspettative circa i risultati del nostro comportamento; la misura in cui le nostre aspettative saranno confermate o meno costituisce un feedback importante per modificare il nostro comportamento e renderlo pi efficace: se lo scarto dal risultato atteso troppo alto, possibile che si perda fiducia nella possibilit di raggiungere lo scopo e magari si rinunci a perseguirlo, adottandone un altro, percepito come pi raggiungibile; Weiner ha analizzato le componenti cognitive dei processi di attribuzione della causalit del successo e dellinsuccesso: cause interne ed esterne (al soggetto) cause stabili ed instabili cause controllabili e non controllabili limpegno una causa interna variabile e controllabile, mentre labilit una causa interna, stabile e non controllabile (se lindividuo attribuir il suo insuccesso ad un impegno insufficiente, e non alla mancanza di abilit, perseverer nel suo scopo e si sentir motivato ad impegnarsi di pi la volta successiva; se, al contrario, attribuir linsuccesso ad una mancanza di abilit, oppure ad un compito troppo difficile (causa esterna, stabile e incontrollabile), sar indotto a rinunciare; un aspetto altrettanto importante della motivazione il mantenerli nonostante gli insuccessi e cercare le strategie pi opportune per raggiungerli senza dovervi rinunciare Deci e Ryan hanno distinto una motivazione intrinseca, che ci spinge a svolgere delle attivit per se stesse, senza ricercare una ricompensa esterna, da una motivazione estrinseca, che dipende invece da ricompense adeguate; molti comportamenti (esplorazione di nuove attivit, gioco, ..) si basano prevalentemente o esclusivamente su motivazioni intrinseche; motivazione intrinseca ed estrinseca non sono per necessariamente in accordo: sebbene sembri che premiare unattivit che si fa gi spontaneamente possa renderla ancora pi piacevole, vi sono ricerche che mostrano, al contrario, come dare troppi premi possa avere effetti diversi da quelli attesi (esempio del disegnare per i bambini); luso dei rinforzi attiva infatti una motivazione estrinseca, regolata dallesterno: essa pu dare anche risultati molto efficaci, specie in situazioni in cui gli individui debbano fare cose che non li attraggono, o che non farebbero se non dietro ricompensa, ma raramente duraturi, senza il supporto di motivi maggiormente intrinseci VIII. La motivazione al successo. un ruolo molto importante svolto dal bisogno di successo (o di realizzazione) gli individui con bisogno di successo elevato differirebbero dagli altri per: un maggiore coinvolgimento nei compiti assunti un desiderio intenso alla riuscita conseguentemente si impegnerebbero pi a fondo tenderebbero a scegliere compiti in cui i tratterebbero dai successi ottenuti una pi risultati possano essere chiaramente individuati intensa soddisfazione preferirebbero il parere, anche critico, di sarebbero pi preoccupate riguardo alle persone competenti a quello, pi benevolo, di loro prestazioni e al loro livello di abilit persone amiche, ma non competenti 64

elaborerebbero piani dettagliati per il futuro si mostrerebbero maggiormente capaci di preferirebbero affrontare i problemi senza posticipare le ricompense attese chiedere aiuto il bisogno di successo si formerebbe gi durante linfanzia, in rapporto allo stile educativo ricevuto; il bisogno di successo, bench in gran parte modellato durante linfanzia, resta suscettibile di miglioramento anche in et pi avanzata, impegnando i giovani in programmi in cui vengano incoraggiati a sviluppare maggiori aspettative circa le loro attivit e pi fiducia nella capacit di raggiungere scopi accuratamente pianificati; oltre alle pratiche di socializzazione infantile e scolastica, anche lambiente culturale pu favorire o scoraggiare lo sviluppo di una motivazione al successo (mentre le culture dei paesi occidentali fortemente industrializzati tendono ad incentivare lo sviluppo del bisogno di successo, altre culture (come quelle orientali) incoraggiano altri tipi di motivazione); differenze importanti sono state riscontrate anche tra uomini e donne (generalmente le donne mostrano punteggi pi bassi di motivazione al successo); paura del successo: incapacit di andare fino in fondo per conseguire obiettivi molto elevati e tendenza a tirarsi indietro quando la meta relativamente vicina; anche nella nostra cultura, nonostante il ruolo della donna sia radicalmente cambiato, il successo professionale delle donne non particolarmente incoraggiato; le pratiche di socializzazione infantile hanno sempre riprodotto una situazione di inferiorit della donna: le donne sono abituate ad attribuire i propri fallimenti a mancanza di abilit, mentre i maschi a mancanza di impegno
LE MOTIVAZIONI SUL LAVORO

la motivazione e la soddisfazione sul lavoro non dipendono unicamente da una paga adeguata, ma il lavoratore motivato anche da altri fattori (interesse del compito, riconoscimento individuale, bisogno di appartenenza al gruppo, rapporti umani soddisfacenti); anche per quanto riguarda le motivazioni sul lavoro vi sono differenze culturali molto grandi: spesso si contrappongono le culture industriali orientali (specie quella giapponese) a quella occidentale (nei paesi a cultura occidentale ad alto sviluppo industriale, i rapporti fortemente gerarchizzati sono meno accettati; gli studiosi da tempo individuano una maggiore diffusione nella nostra cultura di motivazioni puramente strumentali (legate alla paga e al reddito) IX. Il senso di autoefficacia. per Dweck gli scopi possono essere ricondotti a 2 classi fondamentali: scopi di prestazione (performance), che implicano cio la ricerca di un giudizio favorevole sulla propria competenza scopi di apprendimento (learning), che implicano invece la ricerca di un aumento della propria competenza alcuni studiosi hanno distinto 2 principali modelli cognitivo-motivazionali di risposta: il primo, fondamentalmente disadattivo, denominato senza aiuto (helpless), consiste nel rifiuto delle difficolt e nel deterioramento della performance di fronte agli ostacoli il secondo, pi adattivo, denominato orientato alla competenza (mastery oriented), consiste nel cercare le situazioni impegnative e nel mantenere una tensione dopo il fallimento scopi di performance modello helpless scopi di apprendimento modello di competenza pi adattivo una focalizzazione sullapprendimento rende le persone meno ansiose e lo svolgimento del compito come pi piacevole; sentirsi competenti ed efficaci un motivo importante per gli individui; Bandura ha condotto un vasto programma di ricerca finalizzato a scoprire che cosa promuove negli individui il senso di autoefficacia (self-efficacy) e a mostrare come questa sia importante in una grande variet di situazioni interpersonali e sociali, nel mondo del lavoro e nei comportamenti connessi con la salute:

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lautoefficacia si sviluppa innanzitutto con lesperienza di acquisire nuove abilit e di superare degli ostacoli: anche qualche insuccesso necessario, perch se si ha sempre successo, si tende ad aspettare dei risultati immediati e a scoraggiarsi troppo presto importanti sono gli esempi forniti da modelli di persone percepite come simili a s che hanno avuto successo ed hanno superato delle difficolt anche lincoraggiamento da parte di altri e la consapevolezza di aver fatto quello che si doveva fare consentono di superare i risultati temporaneamente negativi importante la percezione di potersi mantenere calmi e rilassati anche in condizioni di tensione e di stress
RAPPORTI TRA MOTIVI

le motivazioni umane sono molto pi numerose e varie di quelle descritte: vi sono infatti anche la motivazione alla chiusura (bisogno di una conoscenza definita e non ambigua), la motivazione al potere (desiderio di dominare e influenzare le altre persone); la motivazione allaffiliazione (desiderio di stare insieme con altre persone e adeguarsi alle richieste del gruppo), la motivazione allappartenenza (ricerca dellaggregazione ad un gruppo del quale ci si sente membri) unutile classificazione dei bisogni quella proposta da Maslow, che ha descritto una piramide dei bisogni ( lungi dallessere esaustiva; altres semplicistica lidea che i bisogni vengano realizzati secondo una sequenza gerarchica; tuttavia, pu essere un utile riferimento per cogliere i collegamenti tra i vari motivi): 1. bisogni biologici (come quelli di cibo, acqua, aria) 2. di sicurezza (come quelli di attaccamento) 3. affettivi e di appartenenza (il far parte di gruppi sociali e avere valide relazioni affettive con altre persone) 4. di stima e considerazione (essere persone ben considerate ed onorate) 5. di autorealizzazione (essere capaci di esplorare e sviluppare le relazioni con altri, seguire degli interessi per motivi intrinseci e non per status o per ottenere il consenso, ..) X. Che cos unemozione?? i contributi che hanno maggiormente influenzato la riflessione teorica sulle emozioni sono stati indubbiamente quelli offerti da: Darwin: inquadr lo studio delle emozioni allinterno della teoria evoluzionistica, mostrando la continuit tra le emozioni (o meglio le espressioni emozionali) nel mondo animale e tra questo e luomo; studio basato sullosservazione oggettiva del comportamento; carattere intrinsecamente adattivo delle emozioni, loro natura biologica e innata (le espressioni emotive sarebbero universali e non variabili culturalmente) Freud: elabor le sue idee prevalentemente allinterno di un contesto terapeutico, di cura delle nevrosi; servono a proteggersi dalla sofferenza emotiva; natura ambivalente delle emozioni; tipico della tecnica psicoanalitica luso della narrazione come strategia di elaborazione delle emozioni James: rovesci una tradizione secolare affermando che le emozioni erano piuttosto la percezione dellattivazione corporea innescata da stimoli ambientali a carattere emotivo la concezione, propria del senso comune, secondo cui le emozioni sarebbero reazioni irrazionali, disgregatrici del comportamento, appare ormai superata dalle teorie moderne, che guardano alle emozioni come a risposte adattive dellorganismo alle sollecitazioni ambientali; nelluomo ladattamento non pu pi essere affidato a semplici reazioni riflesse o istintuali che, per la loro rigidit, non consentirebbero di reagire in modo appropriato ad un ambiente complesso ed altamente dinamico le emozioni operano invece una dissociazione tra stimoli e risposte, a partire dalla quale la condotta dellorganismo diventa pi lenta, ma pi varia e flessibile i vantaggi di questa separazione sono rappresentati dal fatto che: si interpone una sia pur breve latenza tra levento-stimolo e la risposta una risposta appropriata pu essere preparata velocemente

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le funzioni che vengono riconosciute generalmente alle emozioni sono molteplici: capacit di determinare rapidamente i cambiamenti fisiologici necessari per sostenere le risposte adattive dellorganismo preparazione allazione funzioni sociali e pi specificamente interpersonali, come la possibilit di coordinarsi e di cooperare comunicando i propri piani e le proprie intenzioni attraverso lespressione gli studiosi di ispirazione cognitivista sottolineano inoltre: funzione di modificazione dellattivit cognitiva, ad esempio linterruzione dellesecuzione dei piani in corso e il riorientamento alla condotta con la segnalazione di nuove priorit le emozioni possono essere viste appunto come segnali non preposizionali (cio privi di contenuto informativo) capaci di settare rapidamente lindividuo in un dato modo (a livello cognitivo, fisiologico, comportamentale), rendendolo pronto a reagire adattivamente alla situazione ambientale; sono una potente e sofisticata interfaccia tra lorganismo e lambiente, in grado di mediare fra le situazioni costantemente mutevoli e le risposte comportamentali dellindividuo; sono anche potenti mezzi di comunicazione
CLASSIFICAZIONE DELLE EMOZIONI

quali e quante sono le emozioni?? secondo i sostenitori delle teorie evoluzionistiche, le emozioni sarebbero relativamente poche (6 o al massimo 10) e costituirebbero delle entit discrete, cio distinte le une dalle altre e caratterizzate da configurazioni ben specifiche, a livello espressivo, fisiologico, motivazionale ed esperienziale: esse sono dette anche emozioni fondamentali, o di base, e sarebbero innate e perci uguali in tutte le culture (felicit, tristezza, paura, rabbia, disgusto, sorpresa); tutti gli altri nomi di emozioni si riferirebbero ad emozioni derivate (o complesse, perch aggiungono un contenuto preposizionale, cio una valutazione di s in un specifico contesto situazionale), che dipenderebbero maggiormente dalla cultura e dallapprendimento secondo le teorie costruzionistiche, le emozioni non avrebbero invece unorigine biologica, ma culturale: esse dipenderebbero sostanzialmente dal linguaggio e dalla struttura dei valori di una data societ; come tali, esse sarebbero infinite, o comunque variabili secondo le culture gli autori di ispirazione cognitivista connettono le emozioni al cosiddetto appraisal (valutazione cognitiva), e ritengono che le diverse emozioni siano connesse a differenti profili valutativi

XI. Le teorie delle emozioni. bench vi siano molte teorie, tutti gli studiosi sono daccordo sul fatto che le emozioni sono dei sistemi complessi, comprendenti molteplici componenti che vengono attivate insieme: vissuti soggettivi che accompagnano le nostre emozioni; essi sono sempre caratterizzati da una particolare valenza (positiva o negativa) dellemozione valutazione cognitiva dellavvenimento che allorigine della nostra emozione, di cui stima limpatto rispetto ai nostri scopi o interessi componenti fisici che accompagnano le reazioni emotive e preparano fisiologicamente lorganismo a reagire allevento le emozioni sono inoltre caratterizzate da unespressione (soprattutto, ma non esclusivamente) facciale, con la quale segnaliamo le nostre emozioni e le nostre intenzioni comportamentali agli altri individui nel volto e con movimenti del nostro corpo e attiviamo sempre anche una tendenza allazione, che ci spinge a reagire in un certo modo allevento: come un impulso a fare qualcosa, pi che unazione diretta

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non vanno trascurati gli effetti sullattivit cognitiva e sul pensiero dellindividuo, attivit che viene rivolta verso particolari aspetti della situazione e distolta da altri diversamente da altri fenomeni affettivi (come gli stati dellumore o gli atteggiamenti), le emozioni sono concepite come fenomeni transitori (anche se capaci di produrre effetti che durano nel tempo), connessi ad eventi specifici
1. la prima e pi nota delle teorie fisiologiche quella formulata alla fine dell800 da James, detta anche teoria periferica delle emozioni: quando nellambiente si verifica un avvenimento emotivamente rilevante, questo provoca in modo diretto unattivazione fisiologica (arousal) a livello periferico, la cui percezione, da parte dellindividuo, d luogo allesperienza emotiva questa teoria fu poi criticata da Cannon, in quanto i visceri hanno una sensibilit poco elevata, troppo lenta e soprattutto poco differenziata per rendere conto della diversit delle esperienze emotive

la teoria periferica non si estinta con James: ad essa si collegano infatti, direttamente o indirettamente, ipotesi pi recenti, come quella cosiddetta del feedback facciale o la teoria vascolare dellefferenza emotiva alla teoria periferica di James, si contrappone laltra teoria fisiologica fondamentale, detta centrale, di Cannon: i centri di attivazione, controllo e regolazione delle emozioni sono piuttosto localizzati a livello centrale, nella regione talamica circuito (limbico) di Papez: zone del cervello considerate i centri di elaborazione e controllo delle emozioni
IPOTESI PERIFERICHE DELLA GENERAZIONE DELLEMOZIONE

secondo la teoria del feedback facciale, le espressioni facciali forniscono informazioni propriocettive, motorie, cutanee e vascolari, capaci di influenzare il processo emotivo: nelle sue versioni pi forti, questipotesi sostiene che il feedback facciale sia capace di generare da solo lesperienza emotiva una versione meno estrema ha invece sostenuto che il feedback facciale aumenta lintensit dellemozione se, dunque, diverse ricerche mostrano una certa capacit di modulazione dellesperienza emotiva da parte del feedback facciale, resta per il fatto che questa non comunque assoluta, n sono del tutto chiari i meccanismi con cui avviene tale influenza 2. le teorie evoluzionistiche si ispirano alle idee e agli studi di Darwin sullespressione delle emozioni negli animali e nelluomo: sottolineato la continuit e la somiglianza delle espressioni emotive umane con quelle del mondo animale (in particolare dei primati) e hanno sostenuto che le emozioni sono risposte adattive innate, uguali in tutte le culture e indipendenti dellapprendimento; le emozioni avrebbero un ruolo molto importante nelladattamento delle specie allambiente (funzione sia comunicativa, sia di preparazione ad azioni utili per la sopravvivenza) teorie delle emozioni di base, o fondamentali, le quali propongono una differenziazione categoriale delle emozioni, viste come stati discreti, universali e, in definitiva, innati: esisterebbe un numero relativamente ristretto, e comunque finito, di emozioni (per Ekman sono 6: rabbia, disgusto, paura, tristezza, felicit e sorpresa), ben demarcate dalle altre e tali da non poter essere confuse 3. teorie costruzionistiche: posizione radicalmente opposta a quella dei sostenitori delle emozioni di base; le emozioni non vanno intese come entit biologiche determinate, ma come costruzioni sociali; sono infatti il linguaggio e la struttura dei valori delle societ a determinare le emozioni, come del resto testimoniato dallanalisi del lessico emotivo, che mostra come le loro denominazioni varino sensibilmente nelle varie epoche storiche e nelle diverse culture; numerosi studi

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interculturali hanno fornito ampia evidenza della diversit e specificit delle emozioni nelle diverse culture
ESISTONO EMOZIONI UNIVERSALI??

per Ekman, e in genere per gli studiosi di scuola evoluzionista, le emozioni fondamentali sono controllate da programmi neuronali innati, uguali in tutte la specie; le differenze che talvolta si riscontrano, tra una cultura e unaltra, sono soltanto dovute alle regole con le quali le culture stesso codificano il modo in cui le emozioni debbano venire espresse (regole di esibizione) per altri studiosi invece vi sono delle emozioni non universali (la rabbia, unemozione ritenuta di base, praticamente sconosciuta presso gli esquimesi Inuit; in altre culture, vi sono emozioni a noi del tutto sconosciute, come lamae giapponese, che pu essere descritta come una sorta di dipendenza (piacevole) che gli individui adulti ricercano nei loro rapporti con gli altri) la contrapposizione di punti di vista biologici e costruzionisti probabilmente inadeguata, in quanto le emozioni sono sia biologiche sia costruite socialmente

4. teorie cognitive: concezioni che ritengono che la cognizione abbia un ruolo essenziale nella generazione delle emozioni agli inizi degli anni 80 stata molto vigorosa la polemica tra Zajonc, sostenitore della priorit dello stimolo (lo stimolo, immediatamente dopo la registrazione sensoriale, d luogo ad una risposta affettiva) Lazarus, sostenitore della priorit della cognizione (una sia pur minima elaborazione della valenza e della rilevanza per gli scopi indispensabile perch si produca una reazione emotiva) le teorie cognitive sono generalmente alquanto indifferenti, se non contrarie, allidea delle emozioni universali e innate; radicalizzando il concetto di componenzialit, nella loro concezione, le emozioni fondamentali sono semplicemente alcune combinazioni essenziali di diverse componenti di base; secondo le teorie cognitive le diverse emozioni possono essere differenziate tra di loro in base al profilo emergente dalla combinazione di alcune dimensioni valutative, o di appraisal (come la novit, la piacevolezza, la controllabilit dellevento da cui ha origine lemozione) dette anche teorie dellappraisal; le emozioni sono adattive: esse insorgono, infatti, nelle situazioni in cui accade qualcosa dimportante per lindividuo e servono a prepararlo e a motivarlo a rispondervi adattivamente; le emozioni non sono semplici risposte agli stimoli situazionali (cio non sono simili ai riflessi), ma rispecchiano le implicazioni personali di una persona, le sue conoscenze, la sua esperienza passata (per questo motivo le reazioni emozionali di individui diversi alla stessa situazione non sono identiche, cos come la reazione dello stesso individuo potr essere diverse in situazioni simili tra loro); lemozione attivata dalla valutazione cognitiva, da parte dellindividuo, degli effetti che le circostanze produrranno sul suo benessere il risultato di questa valutazione modella e organizza le altre componenti della risposta emozionale; gli stati emozionali sono dunque virtualmente infiniti, ma ci non esclude che possano esservi alcune configurazioni pi frequenti di altre, in quanto costituiscono la risposta a situazioni maggiormente ricorrenti nel corso delladattamento 5. teorie psicoanalitiche: si ricollegano alla concezione elaborata da Freud allinizio del 900, partendo dalle sue esperienze psicoterapeutiche; bench linfluenza delle sue idee sia ancora notevole e limpianto generale di esse sia ancora ben riconoscibile, e bench il riferimento alla psicopatologia e al contesto psicoterapeutico siano ancora fondamentali, le teorie recenti si sono molto evolute: innanzitutto hanno cercato di integrarsi maggiormente nella cultura pi strettamente psicologica, in particolare nella psicologia dello sviluppo, favorendo il confronto (e la contaminazione) con le altre teorie psicologiche (specialmente quella cognitivista), con le neuroscienze e, naturalmente, con la teoria evoluzionistica 69

hanno notevolmente allargato il proprio orizzonte, includendo nellambito del proprio interesse le emozioni cosiddette quotidiane, ad esempio lanalisi della solitudine, della nostalgia, dellinvidia e della gelosia lorientamento psicoanalitico continua a guardare alle emozioni non come a fenomeni di breve durata, legati a situazioni ambientali transitorie, ma come a fenomeni di lunga durata, con unorigine essenzialmente interna, pur se in un contesto interpersonale, come elaborazione di relazioni affettive in cui i processi di tipo inconscio sono ancora dominanti e lambivalenza un tratto intrinseco

XII. Biologia delle emozioni. le nostre emozioni non sono soltanto eventi mentali, ma toccano anche, e spesso violentemente, il nostro corpo; James, alla fine dell800, sugger addirittura che le emozioni non fossero altro che la percezione dei nostri cambiamenti fisiologici oggi sappiamo che James sopravvalutava la nostra capacit di riconoscere ci che accade nel nostro corpo (le persone infatti non sono accurate nel riportare le proprie esperienze fisiologiche e spesso commettono degli errori perch non vi hanno normalmente accesso, anche se tali descrizioni possono essere altamente condivise per effetto di schemi sociali comuni) il Sistema Nervoso Autonomo (SNA) ha un ruolo fondamentale nel provocare una serie di modificazioni fisiologiche che accompagnano spesso vistosamente le emozioni; esso invia informazioni tra il cervello e molti organi del nostro corpo, di cui modula lattivit, incrementandola oppure diminuendola in questo modo coordina lattivit dei nostri organi in modo da rendere disponibili al corpo le risorse di cui ha bisogno; si articola in 2 sottosistemi: simpatico: stimola le funzioni che producono energia (implicato nelle situazioni di emergenza) parasimpatico: svolge una funzione detta antagonista, perch cerca, allopposto, di risparmiare energia (implicato nelle situazioni di recupero) le emozioni possono attivare entrambi questi sistemi dalla prima formulazione della teoria di James in poi, si cercato di individuare se le emozioni possano esser differenziate dal punto di vista psicofisiologico: Cannon sosteneva che le diverse emozioni fossero caratterizzate da un pattern di attivazione fisiologica unica, comune a tutte; allipotesi del carattere indifferenziato dellarousal aderirono i sostenitori della teoria cognitivo-attivazionale tuttavia, per quanto appaia ancora oggi difficile differenziare in modo stabile e sicuro da un punto di vista fisiologico le varie emozioni, vi sono sufficienti evidenze di un certo grado di differenziazione tra le emozioni di paura e rabbia, e tra le emozioni a qualit positiva e negativa il riconoscimento della valenza emotiva (positiva o negativa) dello stimolo avviene dopo che linformazione pervenuta ad stata elaborata dellamigdala (una struttura del sistema limbico) a seconda della provenienza dellinformazione allamigdala, possibile distinguere 2 vie: via talamica (o via bassa): invia uninformazione molto povera dello stimolo, ma sufficiente ad iniziare una risposta emotiva indifferenziata, non necessariamente compatibile con la situazione stimolo (attributi emotivi) via corticale (o via alta): invia invece uninformazione molto pi dettagliata dello stimolo e serve al soggetto per preparare una risposta adeguata ad esso (attributi semantici) modello della doppia via di LeDoux
IL MODELLO COGNITIVO-ATTIVAZIONALE

negli anni 60 riscosse grande interesse il modello cognitivo-attivazionale di Schachter e Singer: questo modello conciliava il punto di vista jamesiano, che sosteneva limportanza dellattivazione fisiologica autonomica nella generalizzazione dellesperienza emotiva, con quello di Cannon, che ne affermava

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invece il carattere indifferenziato; questo modello affermava che, perch si verifichi unemozione, occorrono necessariamente 2 ingredienti: attivazione fisiologica (arousal), che viene rappresentata come indifferenziata (come la monetina che si usa nei juke-box, che vale per tutte le canzoni) cognizione, che invece specifica della situazione, rende diverse le varie esperienze emozionali e permette di etichettarle con dei nomi specifici (felicit, paura, rabbia) (come i diversi tasti del juke-box, che permettono la selezione delle singole canzoni) intesa come una conoscenza di tipo causale, che consente di attribuire al tipo di situazione nella quale si trova lindividuo (specialmente di interazione sociale) lo stato di attivazione fisiologica da lui vissuto la dimostrazione sperimentale, al di l della limitatezza e lacunosit dei risultati, ha dato luogo a molti tentativi di replica ed ha ispirato molti originali filoni di ricerca (come quelli cosiddetti dellattribuzione erronea, o del transfert di eccitazione, nei quali lindividuo indotto ad attribuire o trasferire ad altra causa, anche non emozionale, la propria attivazione fisiologica); essa era basata sulla manipolazione indipendente dellattivazione fisiologica (attraverso uniniezione di epinefrina, un sostanza attivante il SNA) e della cognizione (attraverso la costruzione di vere e proprie trappole interazionali, in cui un complice dello sperimentatore aveva il compito di ingannare i soggetti, inducendoli ad attribuire il proprio stato di attivazione a delle specifiche condizioni situazionali di tipo emotivo); la principale aspettativa era che unemozione si sarebbe attivata soltanto nelle condizioni nelle quali erano simultaneamente presenti larousal e la cognizione, ed in particolare in quelle condizioni nelle quali i soggetti non potevano attribuire la propria attivazione alliniezione di epinefrina; non tutte le previsioni furono confermate; tuttavia, ci non imped a questa ricerca di restare uno degli esperimenti maggiormente citati e pi classici della psicologia delle emozioni XIII. Espressione e decodifica delle emozioni. le mimiche facciali sono di gran lunga la forma di espressione delle emozioni pi studiata a livello neuropsicologico (ruolo predominante dellemisfero destro maggiore espressivit della met sinistra del volto); molto importante la capacit, da parte degli individui, di riconoscere le varie espressioni emozionali e il loro significato molti elementi che fanno supporre che tale capacit sia organizzata in forma modulare: accertata dissociabilit delle espressioni facciali dal vissuto emotivo indipendenza del riconoscimento dellidentit del volto da quella del significato emotivo dellespressione lo stesso tipo di dissociabilit caratterizza il riconoscimento della prosodia, che pu veicolare nello stesso tempo informazioni emotive oppure linguistiche vi sono molti modi in cui possiamo comunicare le nostre emozioni: linguaggio altri modi, non meno potenti, anche se molto meno flessibili, perch meno controllabili dalla volont dellindividuo: le espressioni del nostro volto, ma anche lintonazione vocale, le posture (comunicazione non verbale) sono stati soprattutto gli studiosi di impostazione evoluzionistica che si sono interessati alle espressioni facciali; essi sono infatti convinti che le espressioni siano universali e possano essere riconosciute (decodificate) in contesti culturali anche molto distanti tra loro Ekman e Friesen hanno messo a punto un particolare metodo, detto FACS, che ha consentito loro di individuare le espressioni facciali tipiche delle principali emozioni, in particolare per le 6 emozioni ritenute di base, o fondamentali, da questi 2 autori (felicit, sorpresa, tristezza, rabbia, disgusto, paura) basandosi principalmente su compiti di riconoscimento, nei quali agli individui era richiesto di decodificare espressioni facciali prototipiche delle varie emozioni, raffigurate in speciali tavole fotografiche, Ekman, Frieser e molti altri studiosi ritengono di aver potuto dimostrare il carattere universale e innato delle espressioni emotive diversi autori hanno sollevato obiezioni, soprattutto di tipo metodologico: si tratta di riconoscimento a scelta forzata 71

artificialit della procedura

per spiegare le differenze tra le diverse culture nel modo di esteriorizzare le emozioni, hanno introdotto il concetto di regole di esibizione: le variazioni tra le diverse culture non sono sostanziali, ma si limitano a differenze nellintensit o nel controllo dellespressione e forse nellesperienza soggettiva meno studiate delle espressioni facciali, anche per la maggiore complessit dei metodi di studio adottati, sono le modificazioni nel respiro, nella fonazione e nellarticolazione dei suoni, che danno luogo a variazioni vocali utili per il riconoscimento delle emozioni (eppure la letteratura scientifica ha individuato, a proposito della decodifica di messaggi vocali, unaccuratezza media non inferiore a quella delle espressioni facciali) XIV. Lappraisal. secondo gli psicologi di orientamento cognitivo, le emozioni sono in genere attivate da una valutazione cognitiva; il termine appraisal definito come un elemento che: completa la percezione permettendo di valutare in modo immediato, automatico e quasi involontario la presenza o lassenza di un oggetto, o evento, e il suo carattere di positivit o negativit produce la tendenza a fare qualcosa il sistema di valutazione molto semplice, in quanto si basa su 3 sole dimensioni dicotomiche: presenza o assenza delloggetto sua natura benefica o nociva propriet di facilitare il raggiungimento di uno scopo positivo o levitamento di qualcosa di dannoso per la teoria dellappraisal, le emozioni sono fenomeni adattivi; in quanto tali, esse adempiono a delle precise funzioni, principalmente autoregolative: regolare lattenzione: questa funzione, con la quale lindividuo viene messo allerta circa di avvenimenti significativi ampiamente inconscia e preattentiva; in quanto tale, il sistema rapido, ma molto poco informato funzione motivazionale: la risposta emozionale prepara lindividuo e lo motiva ad affrontare levento che ha provocato lemozione (questa funzione richiede invece una descrizione molto dettagliata dello stimolo situazionale, perch solo in questo caso pu predisporre lindividuo a reagire appropriamente ad esso; pertanto, il sistema non pu essere n pre-attentivo, n inconscio) distinti 2 tipi di elaborazione, corrispondenti alle 2 diverse funzioni dellemozione, che non difficile collegare con quanto detto a proposito di LeDoux e delle 2 vie, talamica e corticale, di attivazione dellamigdala: processamento schematico: trova un esempio nel priming (facilitazione) e nella propagazione dellattivazione; si tratta di processi veloci e automatici, che possono attivare molti tipi di memoria simultaneamente (in parallelo); operano al di fuori dalla consapevolezza e richiedono pochissime risorse attentive, non dipendono dalla volont e sono quindi rigidi; non dipendono totalmente dallinformazione verbale, ma possono basarsi su qualsiasi tipo di informazione venga memorizzata: qualunque indizio (cue) sensoriale pu fungere da facilitatore (primer); quando attivata una qualsiasi di queste memorie sensoriali, tutta linformazione immagazzinata, si rende subito disponibile e pu essere ulteriormente elaborata anche in modo cosciente processamento concettuale: invece coscio e pressoch esclusivamente verbale; quindi pi flessibile, ma pi lento; funziona solo in modo sequenziale e lineare e perci assorbe molte risorse attentive; la dipendenza dallinformazione semantica insieme il punto di forza e il punto di debolezza del processamento concettuale: da un lato, infatti, essa lo rende pi flessibile, potente, astratto e quindi creativo; dallaltro, per, il processamento concettuale largamente insensibile a tutte le trasformazioni che non siano presentate semanticamente (come gli stimoli sensoriali)

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i 2 tipi di processamento interagiscono tra loro il registro rileva e combina i significati valutativi generando una risposta emozionale basata su ci che ritiene sia lo stato del mondo valutato; quando lemozione sufficientemente intensa, si registra a livello coscio un vissuto soggettivo i modelli pi recenti dellappraisal ritengono che lelaborazione cognitiva debba essere concepita in modo pi complesso e differenziato: infatti ormai comunemente accettato che nellemozione non sia implicato un unico tipo di elaborazione e che questa vada vista come operante a pi livelli tra di loro interagenti uno dei modelli pi noti quello descritto da Leventhal e Scherer, che individuano 3 differenti livelli di elaborazione: sensomotorio: include le capacit primarie di risposta emozionale dellindividuo e genera i primi comportamenti emotivi osservabili schematico: prototipi delle situazioni emozionali concettuale: permette di situare gli eventi emotivi in una prospettiva temporale a lungo termine
REGOLAZIONE DELLE EMOZIONI: IL COPING E LEMOTION WORK

il concetto di coping (fronteggiamento), molto applicato in psicoterapia, indica le strategie con cui lindividuo affronta la situazione emotiva; se ci troviamo di fronte ad un problema che provoca in noi una risposta emotiva, possiamo innanzitutto cercare di affrontarlo utilizzando una strategia focalizzata su di esso: lo affrontiamo direttamente, facendo ricorso alle risorse di cui disponiamo; se questo non possibile, possiamo adottare una strategia focalizzata sullemozione, rivolta cio a controllare gli effetti negativi di una reazione emotiva troppo intensa: accettare il confronto accettare la responsabilit prendere le distanze fuggire ed evitare autocontrollarsi pianificare la soluzione cercare il sostegno sociale rivalutarsi positivamente collegato alle regole di esibizione, troviamo lemotion work: tutte quelle strategie con le quali gli individui si sforzano di assumere latteggiamento emotivo pi appropriato alle diverse situazioni sociali, oppure alle aspettative connesse al ruolo esercitato; si tratta di un vero e proprio lavoro, svolto su se stessi e sul proprio comportamento, che pu essere notevolmente affinato dallesperienza, ma anche da uno specifico addestramento; si applica non solo al dominio dellespressione, ma anche allesperienza interna dellindividuo, motivo per il quale vengono usate anche altre denominazioni, come regole dei sentimenti oppure dominio esercitato sui sentimenti; anche se ci sembra di essere poco sinceri, la buona educazione e la sensibilit, ma anche talvolta lipocrisia, ci spingono spesso a modificare volontariamente le nostre espressioni emotive XV. Emozione e memoria. bench sia evidente che vi uno stretto rapporto tra emozioni e memoria, non facile definire un rapporto generale tra di loro, che possa rendere conto di tutti i fenomeni studiati: un primo tipo di relazione si basa sullintervento dellattenzione: noi prestiamo pi attenzione agli stimoli salienti emotivamente e ci d luogo conseguentemente ad un miglior ricordo un elevato arousal provoca un restringimento dellattenzione e una minore sensibilit agli altri stimoli presenti nellambiente; i meccanismi invocati nellelaborazione emozionale sono piuttosto di tipo pre-attentivo; a questo processo pre-attentivo pu far seguito una maggiore focalizzazione attentiva Bower ha indicato negli effetti di stato-dipendenza (accoppiamento dellemozione al momento dellapprendimento e a quello del recupero) e di congruenza (corrispondenza tra la valenza affettiva dello stimolo al momento in cui ha agito e lo stato affettivo al momento del recupero) una seconda via fondamentale attraverso cui lemozione pu influenzare il ricordo le conferme empiriche alleffetto di stato-dipendenza appaiono oggi complessivamente piuttosto modeste; leffetto di congruenza appare invece meglio documentato, almeno per quanto riguarda i ricordi autobiografici; anche se molto difficile isolare leffetto di congruenza da quello di stato-dipendenza oggi, da parte di alcuni studiosi, 73

si comincia comunque a proporre modi alternativi di spiegazione degli effetti di congruenza, che prescindono dal primato della valenza affettiva; una caratteristica importante dei ricordi emotivi appare essere la cosiddetta persistenza (i ricordi emotivi si dimenticano pi lentamente); i dati sperimentali non confermano dunque lipotesi della rimozione, o almeno ne limitano la portata generale ci nonostante, nella pratica clinica si riscontrano spesso casi di vera e propria amnesia psicogena, cio casi di deterioramento anche molto grave della memoria in soggetti che abbiano avuto esperienze emotive molto intense o estreme ( possibile ricordare lemozione senza ricordare le caratteristiche dellevento emotivo)
LA TESTIMONIANZA

il tema della testimonianza ha suscitato un grande interesse in psicologia ed uno degli argomenti centrali della psicologia giuridica; lesperienza testimoniale comporta la capacit di rievocare e riferire il ricordo di un evento spesso altamente emozionale o, al limite, traumatico; le condizioni di esposizione allevento e le caratteristiche disposizionali, stabili o temporanee, del testimone, possono falsare la percezione di quanto accade; inoltre, la memoria di un evento di rilevanza emotiva ben lontana dallessere un attendibile ritratto dellaccaduto; il dibattito sulla relazione tra emozione e memoria complesso: alcuni studiosi hanno sostenuto che lemozione danneggia inequivocabilmente la memoria, provocando amnesie retrograde da cui non pi possibile recuperare il materiale originario altri studiosi ritengono invece che sia possibile recuperare ricordi di eventi traumatici anche a distanza di molti anni da quando questi sono accaduti le reiterazioni post-evento di materiale emozionale possono incidere notevolmente sul ricordo; il testimone pu tendere a semplificare il ricordo e a renderlo coerente con gli schemi abituali di esperienza; gli interrogatori possono produrre un notevole effetto di suggestione; XVI. La condivisione sociale del ricordo emotivo. la persistenza dei ricordi emotivamente pi intensi o traumatici si traduce spesso in uninsopprimibile necessit di parlare dellevento che alla loro origine; gli psicologi clinici considerano tale ruminazione, almeno in una certa misura, un sintomo della sofferenza emotiva, ma la pongono in qualche modo in relazione al processo di recupero emotivo, in quanto il confronto, pure se forzato, con levento emotivo o traumatico, ne consente la progressiva elaborazione ed assimilazione; finch il vissuto emotivo non si attenua, o non viene in qualche modo elaborato, il ricordo continua a riproporsi in modo intrusivo e insopprimibile; necessario un intenso lavoro di elaborazione cognitiva, volto a ristabilire lequilibrio compromesso; le emozioni comportano frequentemente una perturbazione dellequilibrio anche nelle relazioni interpersonali; comunicare ad unaltra persona la propria emozione produce, oltre che molteplici effetti sociali (sostegno, intimit interpersonale, ..) anche importanti effetti cognitivi, concorrendo a strutturare la propria conoscenza emozionale, tanto che alcuni autori hanno addirittura coniato il termine di script emozionali; le emozioni implicano necessariamente anche una dimensione interpersonale e sociale

FLASHBULB MEMORY

flashbulb memory (ricordo fotografico): ricordo vivido, dettagliato e persistente delle circostanze di apprendimento di un evento pubblico significativo; gli individui conservano dettagliatamente e a lungo non solo il ricordo dellevento in s, ma anche le circostanze in cui hanno appreso la notizia in origine, si ipotizzava che il contesto di apprendimento di un evento pubblico rilevante fosse ricordato in modo inusualmente vivido per effetto della sorpresa e dellimpatto emozionale; la consequenzialit, intesa come possibilit dellevento di produrre conseguenze significative sulla vita dellindividuo o gruppo sociale cui appartiene, era considerata laltra determinante essenziale; in seguito,

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le reiterazioni dellaccaduto, ossia le discussioni con altre persone e la ruminazione mentale, interverrebbero a consolidare la traccia mnestica accanto a questa lettura del fenomeno, altri autori enfatizzano il ruolo dei fattori ricostruttivi a ricomporre questo dibattito, alcuni studiosi hanno posto lemozione come cardine del processo di formazione della flashbulb memory; tanto le valutazioni cognitive che precedono e provocano lemozione, quanto gli effetti di condivisione sociale e ruminazione mentale dellemozione agirebbero come determinanti (linaspettatezza non pi considerata un requisito irrinunciabile) la flashbulb memory stata recentemente applicata anche a eventi privati e a eventi pubblici non traumatici o positivi e alla ricerca sulla memoria collettiva
GLI SCRIPT EMOZIONALI

gli script emotivi sono astrazioni di episodi emotivi reali, possono variare in modo notevole secondo la situazione, sono strettamente legati alla cultura e possono essere concepiti come delle rappresentazioni stereotipate, socialmente condivise, di episodi emozionali

1. fine 800: psicologia scientifica (Fechner, Weber, Wundt, Ebbinghaus, scuola di Wrzburg) 2. prima met del 900 Stati Uniti strutturalismo: inaugurato da Wundt in Germania e proseguito negli U.S.A. dal suo allievo Titchener; riconosciuto come il primo modello di psicologia sperimentale (laboratorio); metodo introspettivo funzionalismo: inaugurato da James e Dewey; interpreta i fenomeni psichici non come elementi disgiunti fra loro, ma come funzioni mediante le quali l'organismo si adatta all'ambiente sociale e fisico; evoluzionismo di Darwin comportamentismo: il comportamento esplicito l'unica unit di analisi scientificamente studiabile della psicologia (Watson) scuola sovietica riflessologia: condizionamento (Pavlov) Europa psicologia della Gestalt: detta anche psicologia della forma; rifiuta di suddividere l'esperienza umana nelle sue componenti elementari e tende a considerare l'interezza pi che le singole componenti; quello che noi sentiamo il risultato di una precisa organizzazione; i medesimi principi di organizzazione guidano anche i nostri processi di pensiero Freud e la psicoanalisi 3. anni 40-70: dalla psiche alla mente neocomportamentismo: si differenzia dal comportamentismo watsoniano per accogliere idee cognitiviste o anche psicoanalitiche fine dell'utopia comportamentista cognitivismo: ha come obiettivo lo studio dei processi mediante i quali le informazioni vengono acquisite dal sistema cognitivo, trasformate, elaborate, archiviate e recuperate; la percezione, l'apprendimento, il problem solving, la memoria, l'attenzione, il linguaggio e le emozioni sono i processi mentali studiati; studia il funzionamento della mente come elemento intermedio tra il 75

comportamento e l'attivit cerebrale prettamente neurofisiologica; il funzionamento della mente assimilato a quello di un software che elabora informazioni (input) provenienti dall'esterno, restituendo a sua volta informazioni (output); nasce verso la fine degli anni 50 in contrapposizione al comportamentismo cognitivismo HIP: Human Information Processing scienza cognitiva: fine anni 70; orientamento a carattere interdisciplinare; studio della mente costruttivismo: approccio alternativo al comportamentismo; considera le costruzioni mentali con cui essa si adegua alle esperienze percepite

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