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L’INNOVAZIONE
1.1 Premessa
1
1.2 Definire l’innovazione
2
• L’introduzione di un nuovo metodo di produzione,
• L’apertura di un nuovo mercato,
• La conquista di nuove fonti di approvvigionamento di materie prime,
• La riorganizzazione industriale.5
5
Cfr Schumpeter J., Teoria dello sviluppo economico. Traduzione della sesta edizione tedesca, Etas, Milano,
1964
6
Francesco Bonomi, Dizionario etimologico,
https://www.etimo.it/?cmd=id&id=9063&md=bdc5bbf38f4c5c40dd3ab595717b8d94
7
Cfr Schilling Melissa A., Izzo F., Gestione dell’innovazione. Terza edizione, McGraw-Hill, Milano, 2012
8
Cfr Sobrero M., La gestione dell’innovazione aziendale. Strategia, organizzazione e tecniche operative.
Carocci Editore, Roma, 1999
9
Sobrero M., La gestione dell’innovazione aziendale. Strategia, organizzazione e tecniche operative.
Carocci Editore, Roma, 1999
3
importante e diventa il tramite tra gli obiettivi dell’impresa e la comunità di
ricercatori e scienziati in campo tecnologico per convertire le potenzialità
innovative tecnologiche in innovazioni tangibili.
In base alle precedenti considerazioni con il termine tecnologico ci riferiamo ad un
processo di integrazione articolato di conoscenza, tecnica e organizzazione invece
con il termine innovazione indichiamo un processo di avanzamento relativo a questa
integrazione.10
4
di variazioni nel progetto o design del prodotto o perfino a elaborare e a sviluppare
personalmente nuovi prodotti.
All’interno delle imprese, l’innovazione può nascere dalla ricerca e sviluppo e
dall’apprendimento (attività principali dalle quali può nascere l’innovazione) 12.
12
Cfr Schilling Melissa A., Izzo F., Gestione dell’innovazione. Terza edizione, McGraw-Hill, Milano, 2012
13
OECD, Frascati Manual. Proposed standard Practice for Surveys on Research and Experimental
Development. Organisation for Economic Co-Operation and Development, OECD Publications, Paris, 2002
14
Cfr Malerba F., Economia dell’Innovazione. Carocci Editore, Roma, 2000
5
rispetto alla ricerca di base poiché procura gli strumenti necessari a garantire lo
sviluppo d’innovazioni di prodotto o di processo.15
Per sviluppo s’intendono tutte le attività che consentono di applicare la conoscenza
alla realizzazione di nuovi prodotti, materiali o processi. Lo sviluppo sperimentale
attiene ad un lavoro metodico che si basa sull’acquisizione, strutturazione,
combinazione e utilizzo delle conoscenze e competenze già esistenti di natura
scientifica, tecnologica e commerciale con il fine ultimo di produrre piani, progetti
o disegni per prodotti, processi o nuovi servizi, modificati o migliorati16.
• Apprendimento
L’apprendimento costituisce un altro elemento chiave d’innovazione per le imprese,
è un processo multidimensionale e cumulativo in grado di unire conoscenze
formalizzate e condivise con quelle tacite e locali, comprende i processi di
acquisizione ed accumulazione della conoscenza da parte delle imprese attraverso l’
attività di ricerca, produzione e marketing.17
Esistono diversi tipi di apprendimento:
• Learning by doing
• Learning by using
• Learning by interacting
• Learning by searching
• Learning by monitoring
15
Cfr Schilling Melissa A., Izzo F., Gestione dell’innovazione. Terza edizione, McGraw-Hill, Milano, 2012
16
Cfr Malerba F., Economia dell’Innovazione. Carocci Editore, Roma, 2000
17
Ibidem
6
fondamentale importanza nei distretti italiani dove l’attività di R&S è meno diffusa
e si manifesta attraverso il miglioramento dell’uso degli impianti, il loro rinnovo e
l’adattamento alle tecnologie utilizzate negli altri settori18.
Rosenberg (1982) afferma che il Learning by using riguarda gli utilizzatori (o anche
detti user) di prodotti o strumenti che sono in grado, attraverso l’impiego ripetuto di
questi mezzi, di risolvere problemi non previsti in sede di progettazione. Di
conseguenza, all’interno delle imprese, può capitare che siano gli ideatori degli
input a dover apprendere dagli utilizzatori dunque in questo modo è il produttore
che deve modificare le caratteristiche del prodotto attraverso un processo di
perfezionamento e di adattamento19. Il Learning by doing e il Learning by using si
rivelano strategici siccome consentono all’impresa di accumulare conoscenza tacita
e di difficile codifica, creando una barriera all’imitazione20.
18
Cfr Arrow K., Economic Welfare and the allocation of resources for invention, in Nelson R., The rate and
direction of inventive activity, Princeton Univesity Press, Princeton, 1962
19
Cfr Rosenberg N., Inside the black box: technology and economics, Cambridge University Press,
Cambridge, 1982
20
Cfr Von Hippel E., The source of innovation, Oxford University Press, Oxford, 1988
21
Cfr Conte R., Paolucci M., Intelligent social learning, Journal of artificial societies and social simulation,
vol 4, n.1, 2001
7
Il Learning by searching e il Learning by monitoring sono, invece, interni
all’impresa e connessi alle attività formalizzate con l’obiettivo ultimo di
generare nuova conoscenza22.
22
Cfr Nelson R., Winter S., An Evolutionary theory of economic change, The belknap Press of Harvard
University Press, Cambridge MA, 1982
23
Cfr Schilling Melissa A., Izzo F., Gestione dell’innovazione. Terza edizione, McGraw-Hill, Milano, 2012
8
• Network collaborativi
Le collaborazioni creano network collaborativi di ricerca e sviluppo, questi ultimi
rappresentano un potente motore d’innovazione poiché forniscono un’ampia gamma
d’informazioni e risorse e consentono alle imprese di conseguire risultati migliori di
quelli raggiungibili singolarmente. Le imprese innovative costruiscono relazioni
collaborative con lo scopo di operare all’interno di un network relazionale, ovvero
un sistema dove possono interagire e scambiare informazioni con altri attori.
Da queste collaborazioni nascono i claster tecnologci. Michael Porter (2001) li
descrive come: “Una rete tra imprese collegate tra loro e d’istituzioni associate,
concentrate territorialmente, operanti in specifici campi, dove competono e al
tempo stesso cooperano, legate da elementi di condivisione e complementarità”24.
24
Porter M. E., Strategia e competizione. Come creare, sostenere e difendere il vantaggio competitivo di
imprese e nazioni, Il Sole 24 Ore, Capitolo 7, Milano, 2001
9
l’implementazione ex novo o il miglioramento di un metodo di produzione,
distribuzione, marketing e servizi e consente di ridurre i costi, di migliorare la
qualità e ottenere nuovi prodotti. E’ orientata al miglioramento dell’efficacia e
dell’efficienza dei processi di lavorazione e produzione e dei processi organizzativi
e strategici25.
10
possedute inadeguate. Esse distruggono le competenze possedute dalle imprese
poiché esigono nuove capacità, abilità e conoscenze. Ne sono un esempio le
calcolatrici tascabili introdotte negli anni Settanta, le quali hanno sostituito il regolo
calcolatore inventato nel Seicento28.
28
Cfr Schilling Melissa A., Izzo F., Gestione dell’innovazione. Terza edizione, McGraw-Hill, Milano, 2012
29
Cfr Henderson R., Clark K., Architectural innovation: the riconfiguration of existing product technology
and the failure of established firms. Administrative science quaterly, Vol. 35, n. 1, pp. 9-30
30
Cfr Schilling Melissa A., Izzo F., Gestione dell’innovazione. Terza edizione, McGraw-Hill, Milano, 2012
11
Ciò accade perché i rendimenti conseguenti dallo sviluppo di una nuova tecnologia,
nella fase iniziale, sono inferiori a quelli determinati dal miglioramento di una
tecnologia esistente. Le imprese nel decidere se adottare una nuova tecnologia
12
valuteranno se, a parità d’impegno, la tecnologia discontinua garantisce
performance più elevate rispetto a quella esistente31.
Durante la fase d’introduzione della tecnologia nel mercato possiamo osservare dal
grafico una lenta adozione della tecnologia poiché ancora poco conosciuta. In
seguito, quando gli utilizzatori iniziano ad avere una conoscenza più profonda la
tecnologia si diffonde. In fine quando il mercato diventerà saturo, il tasso di
adozione della tecnologia comincerà a decrescere.
In sostanza entrambe le curve a S (miglioramento e diffusione) sono correlate tra
loro, infatti, al crescere del miglioramento di una tecnologia aumenta la diffusione
della tecnologia stessa.
31
Cfr Schilling Melissa A., Izzo F., Gestione dell’innovazione. Terza edizione, McGraw-Hill, Milano, 2012
13
I cicli tecnologici: il modello di Utterback e Abernathy
Utterback e Abernathy (1975) hanno individuato tre fasi del ciclo tecnologico nel
loro modello d’analisi dell’evoluzione tecnologica, poiché i cambiamenti
tecnologici che portano alla sostituzione e al superamento di una tecnologia tende a
seguire un andamento ciclico.
14
si basa sui costi di produzione e non più sulla differenziazione di prodotto, quindi le
innovazioni di processo saranno dominanti rispetto a quelle di prodotto.
Questa condizione resta invariata fin quando una nuova tecnologia rivoluzioni il
mercato con la creazione di una nuova fase fluida32.
Figura 12 Ciclo di vita di una tecnologia, il modello di Anderson e Tushman. Fonte: Schilling, 2013
32
Cfr Schilling Melissa A., Izzo F., Gestione dell’innovazione. Terza edizione, McGraw-Hill, Milano, 2012
33
Ivi
15
1.7 La creazione di vantaggio competitivo e le nuove sfide per l’innovazione di
prodotto
34
Cfr Verganti R., Innovazione di prodotto e di sviluppo delle imprese, in Munari F., Sobrero M.
Innovazione tecnologica e gestione d’impresa. La gestione dello sviluppo del prodotto. Il mulino, Bologna,
2004
35 Ivi
16
special modo nei mercati di nicchia. L’innovazione, in caso di monopolio, porta alla
realizzazione di differenziali di prodotto nei confronti dei concorrenti potenziali
diventando lo strumento indispensabile nel consolidare le barriere all’entrata36.
L’innovazione nasce dall’integrazione di diversi fattori che le conferiscono
multidimensionalità. Tali fattori sono rappresentati da nuove opportunità
tecnologiche di prodotto/processo, da nuovi modelli d’impresa e di competizione,
dall’affermazione di nuovi valori nelle società e da nuovi bisogni dei mercati.
L’innovazione di prodotto/processo si colloca “all’intersezione tra i percorsi
evolutivi di questi fattori37”. “Il successo di un’innovazione di prodotto è legato
proprio alla capacità di saper coordinare i fattori d’innovazione, di saperli
rafforzare e anticipare”38.
Per quanto riguarda le tecnologie di prodotto, “l’emergere di nuovi paradigmi
tecnologici e l’ampliamento della base tecnologica”39 ne hanno influenzato in modo
deciso l’evoluzione. In alcuni settori la nascita di tecnologie radicalmente
innovative ha portato ad una rottura rispetto alle tecniche preesistenti. Queste nuove
tecnologie hanno la caratteristica di essere pervasive, in altre parole possono essere
applicate in settori diversi da quello di competenza. Questa caratteristica porta ad un
ampliamento della base tecnologica in quanto la diversità ed il numero delle
tecnologie che costituiscono il singolo prodotto si amplia in modo notevole. Un
esempio clamoroso di questi ultimi anni è rappresentato “dall’avvento delle
tecnologie di rete associate ai processi TCP/IP, cioè Internet: un cambiamento
paradigmatico rispetto alle tecnologie in uso fino alla metà degli anni Novanta40.
“Per modelli d’impresa intendiamo l’insieme del modello strategico e del modello
organizzativo, ossia le modalità con cui un’impresa acquisisce vantaggio
competitivo e organizza le proprie risorse a tal fine. I modelli d’impresa hanno
subito nell’ultimo quindicennio profondi cambiamenti, soprattutto a seguito delle
36
Verganti R., Innovazione di prodotto e di sviluppo delle imprese, in Munari F., Sobrero M. Innovazione
tecnologica e gestione d’impresa. La gestione dello sviluppo del prodotto. Il mulino, Bologna, 2004
37
Ibidem
38
Ibidem
39
Ibidem
40
Ivi
17
nuove tecnologie di rete.”41 Dal punto di vista strategico, in molti settori vi è stata
una concentrazione da “un lato del valore verso pochi produttori infrastrutturali e
dall’altro verso fornitori di servizi aggiunti ai clienti finali, lasciando poco spazio
competitivo a chi si pone nel mezzo. Viceversa in altri, i produttori sono riusciti a
scalzare la distribuzione finale e ad accedere ai mercati di consumo.”42
Ancora poi, l’affermarsi di virtual market place ha accostato molti settori ai
“mercati perfetti”, con transazioni a livello globale basate sul prezzo, mentre in altri
settori le tecnologie di rete hanno condotto ad un rafforzamento delle relazioni di
partnership tra le imprese; in questo contesto molto confuso gli “incumbent”, le
aziende cioè dominanti del settore, si sono trovati ad affrontare nuove imprese
(come le start up o nuovi entranti nel settore) che hanno indotto le aziende
dominanti a sbloccare le posizioni competitive consolidate nel passato e creare
nuovi spazi competitivi facendo si che l’innovazione di prodotto costituisca il
mezzo per entrare in un nuovo business facendo combaciare le attività di new
poduct development con quelle di new business development43.
Dal punto di vista organizzativo, “è stato ampiamente dimostrato come Internet
abbia (e avrà ancora di più in futuro) un impatto profondo sull’organizzazione dei
processi aziendali, sia internamente alle imprese (per la gestione della conoscenza
e delle risorse umane, per l’integrazione dei processi) sia nelle relazioni tra
imprese (fornitori, clienti e partner). Tutto ciò sta avendo conseguenze notevoli sui
servizi (vendita, assistenza pre- e post-vendita ), Sui prodotti (con una diversa
allocazione delle competenze progettuali e produttive), e sui processi di
progettazione 44.”
41
Verganti R., Innovazione di prodotto e sviluppo delle imprese, Dipartimento di Ingegneria gestionale –
Politecnico di Milano. Milano, 2001
42
Ibidem
43
Cfr Ibidem
44
Ivi
18
Figura 13L'innovazione di prodotto come impatto incrociato di cambiamenti nei fattori di contesto.
Fonte: Verganti, 2001
Per quanto riguarda i bisogni dei clienti e i relativi approcci al mercato, affiorano
diversi fattori di differente impatto, tra cui: l’internalizzazione dei mercati,
l’instaurazione di rapporti di partenership tra fornitori e clienti, l’attenzione al
servizio e alla personalizzazione dell’offerta. Queste sono tutte competenze tipiche
dei mercati industriali che si stanno trasferendo ai mercati dei beni di consumo, ove
si affermano approcci, quali il Customer Relationship Management o il
Relationship Marketing le quali pongono attenzioni particolari al cliente45.
“Infine, cambiamenti significativi stanno interessando la sfera del sociale, e in
particolare i modelli socio-culturali che guidano da un lato i consumatori,
dall’altro le imprese, e infine i ricercatori. La società costituisce attualmente
imprese un’importante stakeholder per le imprese, che in alcuni casi guida
l’innovazione più di quanto non faccia il mercato.”46 Risulta, quindi, decisiva la
capacità di comprendere i bisogni emergenti dai cambiamenti socio-culturali e,
conseguentemente, di assicurarsi il vantaggio competitivo (soprattutto per quelle
imprese che pongono il brand al centro della loro offerta). Porre attenzione solo sul
45
Cfr Verganti R., Innovazione di prodotto e sviluppo delle imprese, Dipartimento di Ingegneria gestionale –
Politecnico di Milano. Milano, 2001
46
Cfr Ibidem
19
cliente non è sufficiente nella gestione dell’innovazione, dunque, oggi il contesto
d’uso (fisico, socio-culturale e psicologico) acquisisce pari rilevanza per la gestione
dell’innovazione di prodotto.47 “Occorre saper progettare prodotti che soddisfino i
bisogni del cliente nel contesto e per il contesto in cui tali prodotti sono
utilizzati”48.
47
Cfr Verganti R., Innovazione di prodotto e sviluppo delle imprese, Dipartimento di Ingegneria gestionale –
Politecnico di Milano. Milano, 2001
48
Ibidem
49
Leggio A., Globalizzazione, nuova economia e ICT, Franco Angeli, Milano, 2001
20
digitalizzazione ha rivoluzionato, non solo i mezzi ed i processi con cui
l’informazione e i prodotti vengono gestiti ma anche la natura stessa dei prodotti
essendo cosi realizzati dalla nascita in formati digitali (ad esempio il formato mp3
per i file musicali).
Oggi, l’IT rappresenta un ruolo di primo piano all’interno delle imprese poiché
consente di realizzare e progettare sistemi informativi che contengono i costi e
diminuiscono le distanze della comunicazione. “Il sistema informativo aziendale” è
il complesso dei dati e dei flussi che riguardano la produzione, l’elaborazione, la
raccolta, l’archiviazione, la distribuzione dei dati nelle attività operative e di
controllo; per fare ciò si avvale, appunto, di tecnologie informatiche: questa parte
del sistema informativo aziendale prende il nome di “sistema informatico
automatizzato”. Quest’ultimo ha il fine, appunto, di automatizzare le attività e serve
da base informativa e di dati, necessario alla diffusione della conoscenza51.
L’apporto delle ICT alla massimizzazione delle performance dell’attività di Ricerca
deriva dalla velocità di diffusione dell’informazione e dall’incremento della velocità
di memoria e di calcolo che consentono l’accesso a risorse condivise con fornitori e
50
Cfr Buttignon F., Strategia e valore nella Net economy: visione strategica, modelli di business, capitale
digitale e valore nell’economia di rete, Il sole 24ore, Milano, 2001
51
Cfr Carignani A., Frigerio C., Rajola F., ICT e società dell’informazione, 2^ ed, McGraw-Hill, 2010
21
partner. Nella fase seguente di Sviluppo di un nuovo prodotto/servizio vi sono
diversi strumenti informatici che consentono la digitalizzazione di alcune fasi dello
sviluppo di prodotti fisici e di strumenti che permettono una maggiore
comunicazione delle informazioni all’interno dell’azienda e con enti esterni. Gli
strumenti informatici atti alla trasmissione delle informazioni, se resi più potenti
dalla capacità di condivisione e connessione delle informazioni tipica di Internet,
consentono di scegliere la migliore versione del concept di prodotto direttamente
con i clienti finali 52 . Inoltre, con questi ultimi la condivisione di strumenti
informatici sulla rete consente di massimizzare il flusso di dati anche con i propri
fornitori con la creazione di piattaforme per lo sviluppo collaborativo del nuovo
prodotto53. Per quanto concerne, invece, la fase di Produzione la diffusione delle
ICT ha apportato importanti effetti nella programmazione della produzione poiché
l’introduzione di queste nuove tecnologie ha permesso di eliminare numerosi
problemi; infine, nell’ultima fase, che prende il nome di Logistica distributiva, le
ICT hanno consentito il miglioramento del coordinamento della Supply Chain
Management. In quest’ambito la gestione dei flussi informativi è essenziale per
migliorare le prestazioni logistiche, l’apporto primario è stato costituito dallo
sviluppo delle tecnologie a supporto del data entry e dell’AIDC (Automatic
Identification and Data Capture), grazie alle quali è possibile collegare a ciascuna
unità di prodotto un ampio servizio di dati e facilitare così il flusso informativo
all’interno dell’azienda, ma anche tra i vari attori della Supply Chain
Management54.
In conclusione, l’introduzione delle ICT all’interno dei processi aziendali e alla loro
successiva digitalizzazione, che ha interessato i prodotti sia digitalizzandoli sia
creando, ex novo, prodotti digitali. Ecco che la digitalizzazione porta ad una nuova
52
Cfr Dahan E., Houser J.R., The virtual Customer - Communication, Conceptualization, and Computation,
MIT, Center of Innovation in Product Development, MA, 2000
53
Cfr Grando A., Innovazione, produzione e logistica nell'era dell'economia digitale, Etas, Milano, 2001
54
Cfr
Rumi O. (1996), “Distribution Requirement Planning” in Grando A., “Produzione e Logistica”, Utet
Libreria, Torino.
22
architettura di prodotto che distacca il dispositivo dal contenuto, rendendolo
indipendente e fruibile da differenti piattaforme55.
Il settore industriale maggiormente rivoluzionato da questo fenomeno è il settore
dei Media (editoria, stampa, radio e televisione, cinema, discografia) e
dell’intrattenimento. Attraverso il fenomeno della digitalizzazione avviene un
cambiamento del modello di comunicazione: si passa da un modello “centro-
periferia” ad un modello a rete di comunicazione digitale (disintermediazione
digitale)56 . Con la digitalizzazione è poi avvenuta una dematerializzazione del
contenuto che può essere fruito tramite diverse piattaforme, e non è più
necessariamente legato al supporto fisico; così la tipica catena del valore subisce
alcune trasformazioni, giacché lo sviluppo di reti a banda larga e la crescita di
capacità trasmissiva portano alla diffusione di piattaforme che consentono al
produttore di contenuti e l’utente finale di avere un rapporto diretto57.
55Cfr Farrell, J., Weiser P.J., Modularity, vertical integration, and open access policies: Toward a
convergence of antitrust and regulation in the Internet age, Harvard Journal of Law and Technology, vol.
17, n.1, pp.86-134, 2003 e Benkler Y., The Wealth of Networks: How Social Production Transforms Markets
and Freedom, Yale University Press, New Haven, CT, 2006
56
Cfr Ferri P., Che cos’è la società dell’informazione, Indire, ANSAS, 2012
57
Cfr Preta A., Economia dei contenuti: l’industria dei media e la rivoluzione digitale, Vita e Pensiero,
Milano, 2007
23