Economia e gestione delle imprese corso avanzato (Università degli Studi di Foggia)
Impresa e imprenditore
Il processo di creazione di ricchezza ruota su due perni fondamentali:
• L’imprenditore che deve possedere alcune doti:
o immaginare e costruire il futuro dell’impresa (vision);
o trovare soluzioni migliori (innovation);
o saper guidare gli individui in direzioni utili (leadership).
• Gli stakeholder, cioè tutti i soggetti che hanno verso l’impresa una posizione di interesse e quindi una
capacità di influenza.
Il riconoscimento di questo elemento è avvenuto con il superamento della teoria neoclassica che risale alla
seconda metà dell’Ottocento. La teoria suppone che:
• esista un solo soggetto che decide;
• il decisore sia dotato di perfetta razionalità e quindi sia sempre in grado di trovare la soluzione che
massimizza il profitto;
• l’informazione stessa sia perfetta, cioè l’impresa disponga di tutte le conoscenze rilevanti (prezzi,
tecnologie, domanda ecc.).
4. LA RESPONSABILITÀ DI IMPRESA
Il contesto socio-ambientale dell’attività d’impresa
La creazione di valore per gli azionisti costituisce l’obiettivo fondamentale per l’impresa il quale non deve
portare a sottovalutare il ruolo dell’ambiente sociale e politico.
Le imprese sono chiamate a un’interazione bilanciata fra il valore per gli azionisti e gli interessi degli stakeholder,
cioè devono sviluppare strategie per la responsabilità sociale.
Le teorie imprenditoriali
Le teorie che possono essere definite evoluzionistiche sono quelle interessate a spiegare il cambiamento
aziendale e la dinamica evolutiva delle imprese. La cosiddetta “scuola austriaca” è l’impostazione teorica di
matrice evoluzionistica che considera i rapporti fra impresa e ambiente.
Nata partendo dal contributo di Schumpeter sul ruolo dell’imprenditore e sul concetto di “distruzione creatrice”
afferma che il settore e gli ambienti di riferimento non sono un vincolo per l’impresa ma che essi stessi esistono
e si formano a seguito del comportamento delle imprese.
L’incontro fra domanda e offerta porta alla formazione di prezzi di Borsa che giocano un ruolo importante nella
corporate governance in quanto esprimono una sorta di giudizio sintetico del mercato dei capitali sulla
situazione di una società e quindi sulle scelte effettuate dal management.
I prezzi di Borsa sono il risultato delle aspettative degli operatori che cercano di prevedere e anticipare le
performance future delle società. Il valore di un titolo azionario è la somma dei flussi di cassa che esso genererà
in futuro per chi lo possiede. I flussi sono di due tipi:
• i dividendi sono distribuiti periodicamente dalla società agli azionisti;
• i capital gain sono gli incrementi di prezzo delle azioni che gli azionisti possono monetizzare vendendo
i titoli.
Ciò che gli investitori fanno è formarsi opinioni sul futuro della società e compreranno un titolo se pensano che
il suo prezzo di Borsa corrente sia più basso del valore che dovrebbe avere date le prospettive della società
secondo la loro opinione.
2. gli incentivi azionari comportano l’assegnazione diretta al management di azioni sociali o di altri titoli con
un rendimento legato ai prezzi di Borsa della società in modo che la ricchezza dei manager varia nella stessa
direzione in cui varia quella degli azionisti.
Un’altra forma di incentivazione azionaria sono le stock options che permettono di dare al management
incentivi molto potenti senza intaccare la remunerazione degli azionisti. Le stock options sono opzioni che una
società concede a manager o ad altri dipendenti e che danno il diritto di acquistare azioni della società stessa a
un dato prezzo detto prezzo d’esercizio. Rispetto al possesso diretto di azioni le stock options non provocano
mai perdite e possono essere assegnate ai manager in quantità quasi illimitata perché non comportano nessuna
uscita di cassa per l’impresa che si limita ad assegnare diritti.
Il controllo interno
Il controllo interno ha lo scopo di assicurare che le operazioni aziendali avvengano nel rispetto delle norme e
dei principi di buona gestione da parte del management e dei dipendenti e si può suddividere in:
• controllo di legittimità con il quale si verifica in modo costante che le attività di impresa siano conformi
alle norme di legge e si predispongono le soluzioni organizzative e tecniche a tal fine necessarie;
• controllo procedurale che consiste nella verifica del rispetto delle procedure specifiche stabilite
dall’impresa in particolare allo scopo di evitare frodi interne, collisioni con terze parti o qualunque
danneggiamento degli interessi aziendali;
• controllo contabile per verificare che i conti e i bilanci siano veritieri.
Tali attività di controllo sono distribuite fra una varietà di soggetti che sono:
• il consiglio di amministrazione: nella sua funzione formale, deve garantire che la gestione aziendale
avvenga nel rispetto degli interessi degli azionisti;
• il collegio sindacale: svolge il ruolo di sorveglianza interna oltre a svolgere funzioni di supplenza degli
amministratori dove questi vengono meno ai propri doveri legali;
• l’interna audit: a seconda delle dimensioni dell’impresa svolge o il solo controllo contabile o anche le
restanti attività del controllo interno;
• la società di revisione: nell’interesse del pubblico e degli investitori, verifica ogni anno la corretta
rilevazione contabile delle operazioni di impresa, la corrispondenza del bilancio alle scritture contabili
e l’adozione di adeguati criteri di valutazione. Al termine di questo processo la società di revisione
produce la relazione di certificazione che convalida la conformità del bilancio o eventualmente richiede
modifiche e integrazioni.
Banche e creditori
Le imprese possono indebitarsi mediante due canali:
• bancario: ottenendo dalle aziende di credito finanziamenti di breve, medio o lungo termine;
• obbligazionario: emettendo e vendendo agli investitori obbligazioni, cioè titoli che comportano
l’impegno al pagamento periodico di rate di interessi e la restituzione del capitale a una certa scadenza,
in genere di lungo termine.
In entrambe le forme, il debito è un meccanismo di governance poiché crea il rischio per i manager che, in caso
di inadempienza dell’impegno al pagamento di capitale e interessi (insolvenza), il controllo dell’impresa passi a
creditori che possono chiedere il fallimento. Il fallimento è una procedura che colpisce le imprese insolventi e
porta alla cessione forzata degli asset aziendali in modo da creare la liquidità necessaria per rimborsare i
creditori. Affinché i creditori possano far valere i propri diritti non è necessario arrivare alla dichiarazione di
fallimento. Quando un’impresa non riesce a tenere fede ai propri impegni, la minaccia implicita dei creditori di
chiedere il fallimento o anche semplicemente di bloccare finanziamenti già concessi dà agli stessi il potere di
chiedere e indicare interventi per risanare la situazione finanziaria.
I manager di un’impresa indebitata, esposti al rischio di fallimento, hanno un incentivo più forte a comportarsi
in modo diligente e a perseguire risultati economici e finanziari positivi.
Il potere di controllo delle banche dipende in parte dal tipo di assetto istituzionale che ha il sistema creditizio e
si distingue fra:
• sistemi di banche pure, in cui le banche non possono acquistare partecipazioni in imprese industriali e
devono specializzarsi per scadenze, fornendo solo prestiti a breve termine oppure solo prestiti a medio-
lungo termine;
• sistemi di banche miste, in cui le banche possono acquistare partecipazioni in imprese non finanziarie e
possono esercitare il credito su tutte le scadenze.
La reputazione
La reputazione fa sì che un agente rinunci a comportamenti opportunistici per non autoescludersi dal mercato
dei manager e può essere sfruttata dalle autorità pubbliche o dagli investitori per premere sul management e
spingerlo ad adottare specifiche pratiche ad esempio tramite codici volontari di governance e best practice.
La Borsa italiana ha pubblica il suo codice di autodisciplina nel 1999 (il Codice Preda).
Gli argomenti trattati dal Codice Preda sono:
• la funzione e la composizione del consiglio di amministrazione nel quale si richiede la presenza di un
numero adeguato di consiglieri indipendenti;
• le modalità di nomina e di remunerazione degli amministratori;
• le modalità di gestione e comunicazione all’esterno delle informazioni price sensitive, ossia quelle che
possono avere un impatto sui prezzi di Borsa;
• la distribuzione degli incarichi per il controllo interno;
• la gestione dei conflitti di interesse nelle relazioni degli amministratori con parti correlate;
• i rapporti con gli investitori istituzionali e gli azionisti di minoranza.
Gruppi aziendali
Un gruppo aziendale viene definito come un insieme di imprese giuridicamente distinte sottoposte al controllo
o all’influenza dominante della medesima persona giuridica o fisica per effetto, almeno in parte, del possesso
di partecipazione azionaria.
Le tipiche modalità di costituzione dei gruppi aziendali comprendono:
• l’acquisizione di partecipazioni di controllo in altre imprese;
• la costituzione di una società per lo sviluppo di nuove attività;
• il conferimento in una società dei pacchetti di controllo di altre società;
• lo scorporo di un ramo di attività di un’impresa e il suo conferimento in un’altra società.
I gruppi aziendali possono avere una struttura semplice o complessa e possono essere controllati da una holding
pura o da una holding mista.
Nel caso di una holding pura la capogruppo è una società finanziaria che si limita a gestire le partecipazioni
azionarie che possiede nelle società del gruppo, coordinare le politiche aziendali delle aziende del gruppo,
governare le risorse finanziarie complessivamente prodotte o richieste dal gruppo.
Nel caso di una holding mista la capogruppo affianca all’attività di gestione delle partecipazioni, di
coordinamento delle strategie e di gestione finanziaria del gruppo anche un’attività operativa finalizzata alla
produzione o alla commercializzazione di beni.
Il gruppo è caratterizzato da una struttura piramidale di società controllate a cascata al vertice delle quali si
trova una holding che costituisce il centro direttivo di tutte le attività economiche governate dal gruppo.
Nei gruppi di grandi dimensioni fra la capogruppo e le società operative si frappongono una serie di subholding
create per coordinare le attività di gruppo e, qualora queste siano quotate, per coinvolgere altri azionisti nel
finanziamento di attività controllate.
L’organizzazione dell’impresa
L’organizzazione è quell’attività che definisce la struttura organizzativa e i meccanismi di funzionamento
dell’impresa invece la struttura organizzativa definisce i criteri di divisione e di coordinamento del lavoro tra i
membri dell’organizzazione. La definizione della struttura organizzativa si traduce nell’esplicazione di organi,
attività e relazioni tra organi e può essere: semplice, funzionale, divisionale, a matrice, per processi e a rete.
Struttura semplice: è un’organizzazione elementare caratterizzata da un forte accentramento del governo
dell’impresa.
Struttura funzionale: l’organizzazione per funzioni si basa sul principio della specializzazione e della divisone del
lavoro.
Struttura divisionale: si basa su due distinti criteri: a un primo livello l’azienda è articolata per divisioni che
possono corrispondere a linee di prodotti o ad aree geografiche diverse; a un secondo livello ogni divisione è
organizzata per funzioni aziendali.
Struttura a matrice: è un’organizzazione che utilizza contemporaneamente il criterio funzionale e il criterio
divisionale e abbina al principio della specializzazione del lavoro quello dell’utilizzo mirato delle risorse per il
raggiungimento di obiettivi specifici.
Struttura per processi: è un’organizzazione che segue una logica di ottimizzazione di compiti e funzioni
interrelati rispetto a una comune finalità da raggiungere.
Struttura a rete: si fonda sull’instaurazione di relazioni molto strette tra più parti dell’impresa e tra quest’ultima,
fornitori e clienti.
La gestione del capitale umano è l’insieme delle politiche, delle prassi e dei sistemi che influenzano i
comportamenti e le prestazioni dei dipendenti.
Le principali attività svolte nell’ambito della gestione del personale sono:
• amministrazione del personale;
• dimensionamento e dinamica del personale;
• retribuzione del personale;
• sviluppo del personale.
La strategia d’impresa
La strategia rappresenta l’attività che consente di indirizzare e coordinare la gestione dell’impresa ed è un
processo di continua ricerca dell’armonia tra le finalità e gli obiettivi imprenditoriali, le risorse aziendali e
l’ambiente/contesto in cui l’impresa opera. La strategia, infine, definisce cosa fare, perché e come svolgere
l’attività d’impresa all’interno di un orientamento strategico di fondo attraverso l’organizzazione aziendale.
L’orientamento strategico di fondo (OSF) rappresenta la visione dell’impresa, la sua identità in termini di valori
e di filosofia di comportamento.
L’obiettivo principale della strategia è far corrispondere le competenze interne dell’impresa alle opportunità
offerte dall’ambiente esterno. Sul piano logico e contrattuale si distinguono tre livelli di strategia:
• strategia d’impresa si definisce assegnando adeguate risorse e selezionando il “dove” competere;
• strategia competitiva si definisce valutando la scorta di risorse e decidendo “come” competere;
• strategia di gestione operativa coinvolge singoli aspetti della gestione consentendo di realizzare gli
obiettivi competitivi e ricoprendo un ruolo di coordinamento tra obiettivi operativi e strategici.
Il processo di formulazione delle strategie poggia sulla valutazione non solo del grado di attrattività del settore
(diagnostico esterno) ma anche della tipologia e della qualità delle risorse e delle competenze di cui l’impresa
dispone (diagnostico interno). Il diagnostico interno o business audit consiste in un processo sistematico di
analisi delle risorse materiali e immateriali finalizzato all’individuazione dei punti di forza/debolezza del sistema
azienda nel suo complesso.
Il concetto di pianificazione strategica è una metodologia volta ordinare e a razionalizzare il processo
decisionale che deve condurre alla definizione delle strategie. Il ciclo di pianificazione aziendale è caratterizzato
da tre momenti: • pianificazione strategica; • programmazione; • processo di budgeting. I tre momenti sono
caratterizzati da logiche e finalità differenti fortemente integrati fra loro.
Pianificazione strategica: si occupa della formulazione esplicita delle strategie e nella definizione delle fasi in
cui si articolerà il cammino strategico dell’impresa, nell’individuazione delle criticità ambientali e interne e nella
formulazione di eventuali investimenti in nuove aree di affari. Il risultato della pianificazione strategica è il piano
strategico.
Programmazione: tende alla realizzazione concreta delle strategie. In questa fase si definiscono i programmi
d’azione, l’allocazione delle risorse finanziarie alle diverse unità aziendali e i parametri di performance che
saranno in seguito presi come base di riferimento per le valutazioni dei risultati conseguiti.
Budgeting: è il processo che realizza concretamente l’allocazione delle risorse alle singole unità aziendali,
mediante la proiezione di costi e ricavi, articolati sia a livello di area d’affari che di unità gestionali.
Nascita
La creazione di nuove iniziative di impresa è un processo essenziale per la crescita economica e per il continuo
ammodernamento dei sistemi industriali. Nello sviluppo della società e dell’economia si generano in
continuazione nuove opportunità per effetto di:
• progressi e scoperte tecnologiche;
• cambiamenti demografici;
• mutamenti dei gusti e degli stili di vita;
• nuove regole pubbliche o disposizioni legislative.
Affinché l’opportunità si trasformi in un successo economico devono essere soddisfatte due condizioni:
• il nuovo prodotto o servizio deve essere efficacemente difendibile dalla possibilità di imitazioni rapide;
• la nuova impresa deve disporre delle risorse e delle competenze necessarie per produrre la novità e
fornire il nuovo bene o servizio in modo efficiente.
Crescita
Quando termina la fase della nascita è molto probabile che le imprese abbiano ben chiaro quali siano la
tecnologia, la struttura organizzativa e le strategie di mercato che avranno successo.
In tale contesto il management sposta la propria attenzione dal prodotto verso l’innovazione di processo. Se il
mercato cresce rapidamente un’impresa non ha bisogno di sottrarre clienti ai concorrenti ma può ottenere una
performance molto alta consolidando la propria posizione sul mercato.
Maturità
Lo stadio di maturità del ciclo di vita del settore mostra maggiore stabilità rispetto alle fasi di nascita e crescita
ma offre condizioni meno favorevoli per l’ottenimento di adeguati livelli di redditività.
L’unico imperativo per le imprese operanti nei settori maturi sembra quello della riduzione dei costi unitari. Le
imprese in grado di raggiungere questo obiettivo riescono a imporsi nel settore come leader di costo. La
riduzione dei costi può essere perseguita attraverso:
• curva di esperienza: le imprese in grado di accumulare esperienza con riferimento a un particolare
processo produttivo potranno moltiplicare più facilmente la produttività;
• economie di scala: le grandi dimensioni vengono in genere considerate una condizione necessaria per
la sopravvivenza in un settore maturo;
• ottenimento di risorse produttive a basso costo: si fa riferimento all’accesso a particolari risorse a
condizioni privilegiate, compreso il fattore lavoro;
• livelli elevati di efficienza operativa: accanto alla riduzione dei costi industriali, nei settori maturi
risultano indispensabili azioni dirette all’eliminazione degli sprechi e al contenimento delle spese nelle
attività amministrative.
Il quadro descrive la concezione più diffusa della maturità ma sottovaluta alcuni fattori che, se ben gestiti,
possono divenire fonte di successo. Ci si riferisce in particolare ad alcune leve su cui l’impresa può fare
affidamento che sono:
• la dinamica di nicchia: quando in un settore maturo la stabilità o il declino della domanda complessiva
possono nascondere forti oscillazioni riguardanti singoli segmenti di mercato;
• la dinamica qualitativa: in un settore maturo la domanda può essere stabile in senso quantitativo ma
assai mutevole in senso qualitativo;
• la potenzialità innovativa: è possibile che in un settore maturo possano trovare spazio imprese che
puntano sull’innovazione o sull’introduzione di nuove regole competitive;
• vuoti di offerta: l’apparente scarsa attrattività del settore maturo può portare ad abbandoni da parte
di imprese interessate ad altri settori che possono far aumentare la domanda per chi rimane.
La crescita esterna si realizza tramite operazioni di acquisizione, fusione o altre combinazioni interaziendali.
L’acquisizione consiste nel trasferimento di proprietà di un’azienda verso il corrispettivo di un prezzo, invece la
fusione può essere eseguita per incorporazione o per consolidamento di una società nuova.
La crescita contrattuale, via intermedia tra l’interna e l’esterna, comprende un’ampia tipologia di forme di
collaborazione e cooperazione con terzi. La base economica della collaborazione interaziendale risiede nella
possibilità di svolgere in modo migliore una o più attività della catena del valore.
I fattori che concretamente possono contribuire al successo o al fallimento degli accordi tra le imprese sono:
• fit strategico: dipende dalla misura in cui si integrano le risorse dei partner rispetto alle possibilità di
uso complementare e all’ottenimento di sinergie;
• fit culturale: esprime la misura in cui le culture aziendali dei partner possono permettere una buona
convivenza e lo sviluppo di una genuina cooperazione.
Gli accordi interaziendali sono posizioni intermedie tra relazioni di mercato e relazioni gerarchiche e si
distinguono in:
• accordi orizzontali: stesso settore, medesima attività della catena del valore;
• accordi verticali: stesso settore, diversa attività della catena del valore;
• accordi diagonali: settori differenti.
Lo scopo dello sviluppo orizzontale è accrescere la quota di mercato detenuta dall’impresa completando la
gamma di prodotti offerti, ampliando il numero dei segmenti di mercato serviti e allargando l’area geografica
di vendita.
Integrazione verticale: scelta di aumentare il grado di integrazione nella filiera tecnologica di appartenenza a
monte verso i fornitori e a valle verso i clienti.
L’impresa può valutare la convenienza a svolgere direttamente un’attività, situata a monte o a valle, quando il
costo sostenuto per organizzare al proprio interno queste attività è più basso di quello che si dovrebbe
sostenere per organizzare i rapporti con imprese esterne.
Diversificazione correlata:
o si mantiene inalterato il gruppo di clienti ai quali ci si rivolge;
o ci si rivolge a un nuovo segmento di clienti con bisogni vicini alla clientela già servita.
Diversificazione conglomerale: passaggio a business completamente nuovi, sia sotto il piano delle tecnologie,
sia dal punto di vista dei clienti serviti.
La tecnologia
La tecnologia è l’insieme delle conoscenze e delle competenze relative ai prodotti, ai servizi e al loro sistema di
produzione/erogazione.
Le politiche tecnologiche costituiscono il complesso sistemico delle scelte volte ad aumentare e sfruttare il
patrimonio tecnologico di cui l’impresa è dotata secondo orientamenti coerenti con le strategie complessive.
Il patrimonio tecnologico è costituito dall’insieme di competenze teoriche ed empiriche, di conoscenze tecniche
e scientifiche e di abilità e accorgimenti che l’impresa sviluppa nell’attività di produzione e di vendita.
L’ampiezza delle conoscenze è funzione del numero di tecnologie distinte che l’impresa ha maturato; invece la
profondità è commisurata al livello raggiunto dall’impresa nella maturazione delle proprie competenze.
Le tecnologie possono essere classificate in base alle competenze e si distinguono in:
• tecnologie di base costituite dall’insieme delle competenze necessarie per poter operare in un settore
di attività;
• tecnologie strategiche costituite da competenze, spesso specifiche, che conferiscono all’impresa un
vantaggio competitivo rilevante poiché permettono di realizzare prodotti con prestazioni superiori o
processi a costi inferiori;
• tecnologie complementari costituite dalle competenze residuali rispetto alle tecnologie strategiche che
presentano un profilo di rilevanza competitiva potenziale;
• tecnologie emergenti costituite dall’insieme di conoscenze che, pur essendo nelle fasi iniziali del ciclo
di sviluppo, costituiscono in prospettiva delle minacce rilevanti per le attuali tecnologie di base.
La definizione degli orientamenti tecnologici e di ricerca si deve ricollegare alla strategia fondamentale del
business; in questa prospettiva assumono particolare rilievo le scelte di gestione dell’innovazione tecnologica
rispetto alle quali si distinguo alcune alternative quali:
• la leadership tecnologica;
• l’imitazione;
• il me too.
La ricerca e sviluppo
Uno dei momenti più critici del processo innovativo è costituito dalle attività attuate dal management per la
valutazione e la selezione dei progetti di ricerca e sviluppo. Queste attività richiedono il massimo
coinvolgimento aziendale attraverso la contemporanea presenza delle competenze tecnico-scientifiche,
commerciali e finanziarie di cui l’impresa dispone.
La ricerca e sviluppo è l’attività aziendale specializzata nella ricerca, sperimentazione, applicazione e sviluppo
di innovazioni tecnologiche.
Lungo l’iter innovativo si distinguono tre diverse fasi sequenziali:
• ricerca di base e applicata;
• sviluppo;
• industrializzazione e commercializzazione.
I processi decisionali
Il marketing strategico è l’insieme delle decisioni che definiscono le strategie di marketing in un orizzonte
temporale di medio/lungo periodo e coinvolgono l’impresa nella sua globalità. Comprende la segmentazione e
il targeting dei clienti, il posizionamento competitivo e la differenziazione del sistema d’offerta.
La segmentazione strategica del mercato è la strategia di selezione dei gruppi di clienti che l’impresa desidera
servire attraverso l’organizzazione delle sue risorse, capacità e competenze.
Una volta definito il segmento in cui operare l’impresa si concentra sul posizionamento, cioè sulla formulazione
di un sistema di offerta coerente con il segmento-obiettivo differenziato da quanto offerto dai concorrenti che
competono per lo stesso segmento.
In base all’analisi delle caratteristiche della concorrenza è necessario definire con quale offerta affrontare i
competitor. Tale aspetto fa riferimento al concetto di differenziazione del prodotto.
L’obiettivo è rendere il prodotto poco sostituibile rispetto agli altri beni esistenti sul mercato.
In base alle analisi sulla domanda e sulla concorrenza dirette a facilitare le decisioni strategiche è possibile
definire la strategia di marketing. L’impresa deve affrontare:
1. la scelta di quali clienti soddisfare;
2. la valutazione dell’offerta con cui affrontare i competitori.
La combinazione di queste scelte permette di definire quattro differenti strategie note come:
• marketing differenziato: l’impresa supera le differenze tra i segmenti individuati presentando a tutto il
mercato una sola offerta;
• marketing indifferenziato: scelta di operare in diversi segmenti di mercato con prodotti differenti;
• marketing concentrato: l’impresa decide di rivolgersi ad un solo segmento del mercato con un’offerta
riferita esclusivamente a questo;
• marketing di nicchia: l’impresa sceglie un elevato grado di differenziazione dell’offerta focalizzandosi
su un unico segmento.
Il marketing operativo
Il marketing operativo consiste nella manovra delle leve che, nel loro insieme, costituiscono il marketing mix.
Le decisioni operative dipendono dalle preferenze dei consumatori. Le variabili del marketing mix possono
essere utilizzate per generare vantaggi differenziali rispetto ai concorrenti.
Questi vantaggi possono essere:
• benefici e prestazioni offerte al cliente (prodotto);
• l’onere che il consumatore deve sostenere per acquistare e godere dei benefici del prodotto (prezzo);
• conoscenza e percezione di prestazioni e benefici offerti (comunicazione);
• disponibilità fisica e qualità d’informazione funzionale all’acquisto (distribuzione).
La produzione
La produzione riguarda lo svolgimento di attività di acquisizione, combinazione e trasformazione di input in
output da destinare al consumo finale o da utilizzare come input di ulteriori produzioni.
L’impianto può essere definito come il complesso di beni materiali e immateriali di uso durevole, impiegati su
più esercizi amministrativi, nei quali l’impresa industriale deve investire per svolgere la propria attività
economica.
Il lay-out è la disposizione planimetrica di aree, strutture murarie, impianti e attrezzature secondo criteri di
ottimizzazione dei flussi fisici di materiali e prodotti e si distingue fra:
• lay-out a punto fisso: quando il prodotto non si muove durante il processo;
• lay-out in linea: quando il prodotto segue un percorso rigidamente preordinato in modo da ottimizzare
la produttività;
• lay-out per reparto: quando il prodotto transita attraverso i reparti in modo da ottimizzare la flessibilità;
• lay-out per gruppo tecnologico: quando impianti e attrezzature vengono raggruppati a isole o a celle in
modo da soddisfare l’esigenza di assegnare le risorse all’esecuzione di operazioni omogenee per
famiglie di prodotto.
La logistica
La logistica è il processo di pianificazione, gestione e controllo dei flussi fisici dei materiali e dei correlati flussi
informativi. Il suo compito fondamentale è assicurare la disponibilità dei prodotti nel tempo, nello spazio e nei
volumi richiesti e può essere distinta in:
• logistica di ingresso: si interfaccia con gli approvigionamenti e riguarda l’acquisizione di materie prime
e componenti e la relativa movimentazione dai fornitori alle unità di utilizzazione;
• logista interna: gestione del flusso dei materiali in lavorazione volte ad assicurare la loro tempestiva
ed economica utilizzazione nelle varie fasi produttive fino alla collocazione dei prodotti finiti a
magazzino;
• logistica in uscita: opera in stretto coordinamento con la gestione commerciale, con il marketing e con
le vendite;
• logistica integrata: attività di coordinamento che assicura l’integrazione degli obiettivi e delle
condizioni operative e permette la pianificazione, la programmazione e il coordinamento dell’insieme
delle attività logistiche.
Il sevizio logistico può essere scomposto in:
• disponibilità del prodotto;
• tempestività della consegna;
• affidabilità della consegna;
• flessibilità della consegna.
Il magazzino è un impianto logistico costituito da locali, attrezzature, personale in grado di ricevere i diversi
materiali e prodotti finiti, custodirli, conservarli e renderli disponibili per la produzione e la consegna. La sua
funzione è quella di separare due o più fasi del processo produttivo e distributivo al fine di:
• ottenere una riduzione dei costi di produzione;
• assicurare la capacità di stoccaggio;
• garantire il costante e corretto scorrimento dei flussi fisici e un appropriato livello di servizio al cliente.
Le materie prime, i componenti, i semilavorati e i prodotti finiti giacenti in magazzino in attesa di essere utilizzati
o venduti rappresentano le scorte.
Le scorte possono essere classificate in base alla:
• tipologia: materie prime, semilavorati, prodotti finiti;
• funzione svolta: scorte di sicurezza, scorte da ciclo di produzione, scorte speculative, scorte di transito;
• importanza: una corretta gestione delle scorte richiede una classificazione degli articoli presenti a
magazzino in funzione dell’importanza rivestita per il funzionamento del processo produttivo e
distributivo. L’importanza è valutata attraverso parametri diversi a seconda che si tratti di aziende
commerciali o industriali;
• provenienza: scorte interne e scorte esterne.
La gestione delle scorte mira a garantire la continua disponibilità dei materiali, a minimizzare l’investimento in
capitale circolante e gli impieghi di risorse necessarie e a ottimizzare l’utilizzo della capacità produttiva nel
breve-medio termine.
Il tasso di rotazione del magazzino è un sistema per misurare quante volte un’azienda vende le proprie
rimanenze in un dato periodo di tempo.
TR = CdV/Media di Magazzino
Per bilancio ambientale s’intende uno strumento di gestione e di controllo e, al contempo, di supporto
all’attività di comunicazione aziendale, con riferimento agli stakeholder interessati alla questione ecologica.