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Nel periodo della grande depressione questi grandi pionieri lavoravano sul territorio
americano.
I gruppi psicoanalitici
Burrow ha intuizione all'opera pionieristica del gruppo e mette i partecipanti in cerchio.
Sostiene che i nevrotici, sviluppino tale disturbo a causa nelle relazioni con gli altri e
soprattutto hanno origine con la famiglia originaria, per cui il gruppo per lui che é uno
psicoanalista della società freudiana (presidente della società psicoanalitica freudiana)
Lui era il presidente della società freudiano e sostiene che il gruppo sia il luogo migliore in
cui osservare le problematicità delle relazioni che danno origine a questi conflitti nevrotici e
concepisce il gruppo come uno strumento non secondario e per queste intuizioni viene
espulso dalla società analitica freudiana, perchè a quel tempo gli psicoanalisti erano
ortodossi e sentivano il bisogno di continuare la teoria freudiana senza applicarla ai gruppi,
solo molti anni dopo la società psicoanalitica accetterà l’analisi dei gruppi.
Burrow ritiene che vi sia tra le persona la tendenza di essere attratto dall’altro e sono forze
che portano a comunicare e sviluppare affettività nei confronti dell’altro, tuttavia vi è una
forza opposta che porta ad evitare la comunicazione con l’altro e questa è causata da
convenzioni e norme sociali, da insegnamenti culturali (per esempio sentenze che vengono
comunicate ai figli come “non parlare e non frequentare gli sconosciuti” e questo porta il
soggetto ad un conflitto interno tra il desiderio di approcciarsi agli altri e la paura), Burrow
cerca di far rivivere nei gruppi ciò che è successo all’individuo nella famiglia, all'interno del
gruppo.
Bion comprese che era importante osservare tutto ciò che avveniva nel gruppo,
anche a livello dell’inconscio gruppale, questo era utile perché molto di ciò che
avviene a livello non conscio nei gruppi ha ripercussioni sullo svolgimento del
compito per il quale il gruppo è stato creato, quando manca uno scopo emerge
l’inconscio del gruppo e si trovo ad analizzare gli assunti bi base che possono essere
di dipendenza, attacco-fuga o di accoppiamento.
Bion definisce il gruppi come un insieme di persone che si trovano tutte allo stesso
grado di regressione per effetto delle rinunce che derivano dal contatto di ciascuno
con la vita effettiva del gruppo.
Il gruppo ha una sua vita affettiva di odio e amore e i singoli si ritrovano ad avere
delle reazioni che possono portare anche ad una rinuncia di contatto (a prendere
delle distanze).
Bion non ha condotto molti gruppi, ne condusse 2 / 3 e già negli anni 50’ smise di
condurre gruppi perché sosteneva di non avere un modello in testa sufficiente per
affrontare la terapia di gruppo, questo permetterà a Fulks di dare l'ingrediente in piu
con la gruppoanalisi creando un modello esaustivo e utile rispetto al gruppo.
Gli assunti di base di Bion:
1. Assunto di dipendenza: il gruppo si riunisce allo scopo di essere sostenuto da
un capo che gli dia protezione, nutrimento spirituale e materiale (per esempio
il gruppo che si ritrova in Piazza San Pietro in attesa del discorso del Papa);
2. Assunto di accoppiamento: riguarda lo scopo per il quale si è formato il
gruppo che si comporta come se attendesse l’arrivo di un lieto evento, di un
messia, di una speranza che cambierà le sorti del gruppo stesso, in questo
gruppo i sentimenti sono all’estremo opposto dei sentimenti di odio,
distruttività e disperazione.
Sono sentimenti di speranza, che per essere conservati devono prevedere
una situazione ove il capo del gruppo non sia nato; è infatti una persona o
un’idea che salverà il gruppo, ma perché ciò avvenga la speranza messianica
non si deve mai realizzare;
3. Assunto attacco-fuga: il gruppo si riunisce per combattere o fuggire a
qualcosa, il capo pone al gruppo richieste che possono essere percepite
come un attacco o una fuga, il capo può essere concepito come colui che
guiderà gli sforzi del gruppo, verso l’attacco contro il nemico o nella difesa da
esso.
Ogni gruppo ha una modalità nel far emergere questi assunti di base, secondo Bion
qualsiasi gruppo oscilla tra la posizione in assunto di base e quella di gruppo di
lavoro, all’interno di un gruppo di lavoro si alternano sentimenti differenti a seconda
dell’assunto di base prevalente in quel gruppo, inoltre l’individuo, attraverso
l'esperienza del gruppo, vive stati mentali particolari che non si sperimentano in altri
momenti della vita.
Giustifica la scelta del termine “gruppo di lavoro” in quanto sembra esprimere più
compiutamente aspetti importanti del livello della vita mentale del gruppo o a cui
esso si riferisce: la capacità di consapevolezza e gli sforzi di cooperazione volontaria
messi in atto dai membri al fine di portare a termine i compiti programmati.
Le caratteristiche del gruppo bioniano:
1. L’analista considera il gruppo nella sua totalità e presta scarsa o nessuna
attenzione agli individui;
2. Si tratta di un gruppo di apprendimento per esperienza, non un gruppo
terapeutico ma un gruppo che fa riferimento all’utilizzazione e alla
trasformazione dei vissuti emotivi;
3. Il gruppo bioniano provoca una regressione eccessiva nei membri con
conseguente attivazione di parti psicotiche della mente;
4. Nel gruppo non è prevista una fase per reintegrare le parti scisse.
Per questi ultimi due punti il gruppo bioniano non viene usato per persone
gravemente malate ma per scopi esperienziali.
A differenza di Bion, Foulkes fa interventi incentrati sia sul gruppo che sul singolo ma
cerca di leggere i comportamenti dei singoli come modalità di espressione di queste
matrici interne che il singolo ha (ogni matrice è una gruppalità interna).
Il gruppo terapeutico gruppoanalitico è costituito da massimo 8 persone (questo
perché per Foulkes il numero ideale di partecipanti è 7, ma questo è un numero
dispari per cui è preferibile 8, con metà uomini e metà donne, quando possibile) che
si incontrano periodicamente in presenta di un conduttore o terapeuta e che possono
produrre e analizzare i propri sintomi e i propri modi di interagire allo scopo di
raggiungere una soluzione dei conflitti (una persona arriva nel gruppo e afferma di
essere angosciata con dei sintomi e questi verranno trattati con la modalità delle
libere associazioni).
Il conduttore deve condurre solo nei momenti di necessità: il fatto di tenersi sullo
“sfondo” non deve essere confuso con passività, deve avere come obiettivo più che
l’interpretazione, l’analisi cioè costituire e mantenere la situazione analitica di gruppo.
Il vero compito del conduttore è mantenere la discussione liberamente fluttuante che
diventa l’equivalente della libera associazione con valore interpretativo (è il gruppo
con il lavoro del gruppo, che gestisce il gruppo stesso).
I gruppi interattivi
Uno degli più autorevoli studiosi del gruppo interattivo è Fern Cramer-Azima, in Italia il
maggior esponente è stato Vanni.
La connotazione dei gruppi interattivi, oltre al numero limitato di componenti, è affidata alle
interazioni nel loro complesso e all’uso di tutti i canali comunicativi, tutto ciò che accade nel
gruppo (gesti, atti, parole) viene valorizzato.
L’insieme delle comunicazioni inconsapevoli risulta maggiormente visualizzabile.
● Lo psicodramma J. L. Moreno
Moreno formula la teoria e la tecnica psicodrammatica fondando a Vienna il Teatro
della spontaneità nel quale gli attori senza far uso di copioni recitavano liberamente
parti trattate dalla loro esperienza (esempio: una persona ricorda che la settimana
prima stava facendo jogging e per strada una macchina non gli ha dato la
precedenza, allora questa persona ha insultato il macchinista che si è fermato e da
questa esperienza non è scappato come solitamente si comporta ma ha preso la
decisione di affrontare l’uomo, esponendo le sue opinioni, questo tipo di conflitto
viene rappresentato all’interno del teatro).
Moreno nacque in Romania e si trasferisce a Vienna, Moreno ammira molto il teatro
e ha l’idea che la nostra vita si svolga come su un palcoscenico in cui abbiamo il
compito di essere dei creatori, Moreno creo lo psicodramma, il sociodramma e la
sociometria.
Moreno ebbe il modo di assistere ad un vero e proprio caso di risoluzione sistematica
in una ragazza che aveva recitato il ruolo di prostituta (episodio della violenza di
Barbara nei confronti di George), la casuale scoperta del valore catartico della
rappresentazione drammatica di una scena, fu alla base della costruzione della
teoria di Moreno
Moreno studiava le vite dei santi e il rapporto tra il Dio e l’Io, nei suoi lavori c’è
sempre questa aspirazione dell’assoluto, dell’ispirazione e del Dio.
Se una donna porta al gruppo il dubbio se interrompere la gravidanza o meno, si può
mettere in scena svariate situazioni, ma si può mettere in scena sopra una scala o
sull’alto la figura di Dio e che questa donna lo rappresenti e che lui püossa
esprimersi su questo problema etico.
Moreno inseriva la figura di Dio anche per affrontare problemi etici.
Prima di rappresentare con queste modalità gli psicodrammi sviluppo il teatro della
spontaneità, portava una compagnia di attori in luoghi di aggregazione e faceva
questo teatro permettendo ad ognuno di rappresentare spontaneamente dei ruoli
senza che vi fosse un testo scritto di cosa dire e fare e una esperienza di questo
teatro era il “giornale vivente” ossia mettere in scena degli avvenimenti riportati sul
giornale e rappresentarlo di fronte al pubblico, rappresentano episodi di cronaca nera
di ciò che avveniva a Vienna ne spesso erano presenti molti avvenimenti di prostitute
su cui Moreno aveva un certo occhio di riguardo (condusse nel 1910 uno dei primi
gruppi con gruppi di prostitute per renderle coscienti dello sfruttamento che vivevano
e favorire una loro solidarietà e cooperazione).
Raccontato le cronache voleva attivare una discussione sulle relazioni sociali e di ciò
che accadeva nel collettivo viennese.
Da qui prese sviluppo lo psicodramma, ossia il gioco dei ruoli in cui moreno invitava
a prendere parte ad un numero illimitato di ruoli (c’era per esempio chi non aveva
mai vissuto una relazione amorosa e che quindi non sanno fare il ruolo del
corteggiatore e gli viene chiesto di partecipare allo psicodramma con quel ruolo).
Per Moreno la sofferenza psichica è l’effetto della coartazione della creatività e della
spontaneità e la spontaneità e la creatività della tecnica psicodrammatica
costituiscono il principale fattore terapeutico, il cultime dell’azione terapeutica è
definita da Moreno “catarsi”, ossia il termine che indica la liberazione, attraverso la
messa in scena, delle costruzioni e dei condizionamenti che impediscono di vivere
relazioni autentiche.
Nel 1925 si trasferisce negli stati uniti e riceve riconoscimenti anche come ideatore di
tecniche sociometriche, molto usata nella cultura americana negli anni 30’.
Nel modello moreniano il gruppo è centrale, partecipa alla scelta del tema da
rappresentare, costituisce uno spazio psichico propizio alla libera espressività, può
interagire con il protagonista, elabora alla fine il tema trattato ed è esso stesso
destinatario dell’intervento terapeutico.
Secondo Moreno la personalità è costituita da un’articolazione e sovrapposizione di
ruoli diversi, che spesso non corrispondono alle più autentiche emozioni e preferenze
espresse dall’individuo, inoltre l’insieme dei ruoli non è sempre regolato dall’armonia,
cosicché l’individuo vive condizioni di conflittualità.
Attraverso lo psicodramma si possono ripristinare condizioni di equilibrio, all’interno
dello psicodramma non è solo la parola il veicolo della riflessione ma anche l’azione,
la quale mette in scena e drammatizza il conflitto interiore.
● I gruppi di incontro
Figura di rilievo è quella di Rogers e la sua terapia centrata sul cliente: per lo
studioso la finalità dell’intervento psicologico è quella di creare le condizioni in cui la
persona possa esprimere le sue capacità di autorealizzazione. Questo è il concetto
su cui si basa il gruppo di incontro in cui il conduttore è detto “agevolatore”e deve
mantenere un contesto relazionale positivo di reciproca accettazione.
Kurt Lewin (baso i suoi lavori sui principi della teoria della Gestalt) ha influenzato il pensiero
dei gruppi, lui creò la “teoria di campo” in cui studio il campo gruppale.
Lewi spiega il comportamenti in relazione alla situazione in cui lo stesso si verifica, i motivi
del comportamento di una persona non si ricercano in ciò che è accaduto alla stessa ne
corsa della sua vita passata, ma si prendono in esame le interrelazioni attuali tra la persona
e l’ambiente.
Arriva da lui il concetto di “dinamica di gruppo” e da lui prendono l’avvio i T-group (i gruppi
formativi)
L’interpretazione francese
Didier Anzieu
Anzieu è il caposcuola dell’orientamento francese, rielabora in maniera critica la teoria di
Lewin, conduceva sia gruppi gruppoanalitici e psicodrammatica con una teoria kleiniana e si
trova a vedere il gruppo come un luogo di messa in comune di immagini interiori e delle
angosce dei partecipanti che vengono comunicati e messi insieme nel calderone del gruppo.
Parla dell’Io pelle (l’io ha una fragilità come la pelle) dopo le ferite di esperienze della vita,
deve sviluppare cicatrici, formare una nuova pelle e nuovi meccanismi protettivi e fa
un'analogia tra il sogno e il gruppo, ritiene che entrare nei gruppi è come entrare in un
sogno.
Si ritrova anche a dire che l’essenza del gruppo è costituita sulla base di una relazione
immaginaria definita “illusione gruppale”, l'avere a che fare con le rappresentazioni
dell’inconscio porta a viversi in un mondo immaginale, e da l'illusione che senza le quali non
è possibile pensare alla sua esistenza.
Il gruppo rappresenta la relazione immaginaria di un desiderio.
Didier Anzieu, parla di tre forme di transfer in un gruppo:
1. Transfert centrale: dal singolo partecipante al terapeuta (quello che si trasferisce
inconsapevolmente sul terapeuta) o su una coppia di terapeuta (il conduttore e
l’osservatore);
2. Transfer laterali: verso i partecipanti al gruppo, sempre inconscio verso i personaggi;
3. Transfer su tutto il gruppo.
Viene anche visto un transfert positivo che è rivolto al gruppo e un transfert negativo che è
rivolto al grande gruppo o al sociale.
René Kaes
Kaes propone una costruzione dell’apparato psichico gruppale come una costruzione
transizionale comune ai membri di un gruppo .
Questa costruzione è transizionale in quanto assicura una mediazione reciproca tra
l’universo intrapsichico e l’universo sociale.
Postula l’esistenza di due componenti dell’apparato psichico di gruppo:
- Gli organizzatori psichici (interni all’individuo): sono definiti come configurazioni
inconsce tipiche di relazioni tra oggetti, costituiscono modi inconsci di rappresentare
il gruppo, Kaes ne individua quattro:
1. L’immagine del corpo: comprende sia l’immagine del proprio corpo sia quello
della madre, a partire da essere si costituiscono dei modi di rappresentare il
gruppo;
2. La fantasmatica originaria: Kaes sostiene che i fantasmi originari hanno delle
proprietà gruppali in quanto articolano, rappresentano e mettono in scena un
insieme coerente di relazioni e processi tra gli oggetti psichici, li suddivide in:
● Fantasmi intrauterini: che fanno vivere il gruppo come ventre materno
quindi un sicuro rifugio dai pericoli;
● Fantasmi della scena primaria: questi sono interpretazioni dei rapporti
sessuali fra genitori;
● Fantasmi di seduzione: riguardano la messa in scena delle avances
sessuali che il soggetto desidera e rifiuta e che subisce passivamente;
● Fantasmi di castrazione: hanno origine dalla difesa dell’angoscia che
ha origine dalla minaccia della perdita del pene.
I fantasmi danno origine all’enigma della differenza dei sessi e quindi ragazzi
e ragazze danno luogo a scenari rappresentativi diversi.
3. I complessi familiari e le imago: costituiscono dei fattori inconsci alla base
della vita familiare, si tratta di organizzazioni dello sviluppo psichico
caratterizzati da intensi sentimenti contraddittori.
L’imago è una rappresentazione inconscia dei personaggi che orientano
elettivamente il modo in cui il soggetto percepisce gli altri;
4. L’apparato psichico soggettivo: la rappresentazione del gruppo viene
elaborata attraverso “l’oscura conoscenza” del funzionamento e delle
componenti dell’apparato psichico soggettivo.
- Gli organizzatori socio culturali (esterni all’individuo e provengono dalla società):
essi provengono dalla elaborazione sociale dell’esperienza di differenti forme di
gruppalità, l’insieme di tale elaborazione sociale definisce la cultura.
Lo psicodramma classico
Quando parliamo di psicodramma analitico, parliamo di psicodramma junghiano.
I precursori storici dello psicodramma:
Jacob Levy Moreno nacque a Bucarest il 18 maggio 1889, fu il primogenito di 6 figli in una
famiglia di ebrei sefarditi ed ebbe una cultura ebraica e cristiana.
Moreno crebbe a Vienne e fu un adolescente ribelle.
Studia medicina e psichiatria con Wagner Von Jauregg ed incontra Freud a lezione nel 1912
(fece anche delle critiche dicendo che Freud non avesse sufficientemente letto ed imparato
dalla vita dei santi, questo perché, per Moreno, i santi di qualunque religione sono modelli
guida), in questi anni Moreno non aveva ancora attivato lo psicodramma ma già dal 1908
iniziò a condurre dei gruppi con bambini, nel 1914-15 con delle prostitute.
Moreno organizza gruppi con bambini nel giardino pubblico di Augarten a Vienna, perché
era interessato al modo in cui il bambino si rapporta al mondo esterno, con espressioni di
grande spontaneità e creatività (chiamati da Moreno fattori S e C), non vincolati da schemi
precostituiti.
Nell’atto concreto la spontaneità e la creatività sono intimamente fuse e il bambino impara a
conoscere attraverso il gioco.
Il primo psicodramma risale al 1921 per poi fondare nel 1922 il Teatro della spontaneità, nel
1925 emigrerà a Beacon (negli Stati Uniti) dove fonderà il teatro dello psicodramma (durante
il suo lavor negli Stati Uniti ebbe in cura un pazienbte depresso che pensava molto al
suicidio, quindi durante lo psicodramma venivano messe in atto scene in cui il protagnonista
si suicidava, una volta mise in atto il funerale (in periodi di tristezza, come faceva questo
paziente, molti si chiedono chi parteciperà al proprio funerale), Moreno chiese di esser euno
dei parenti e poi uno degli amici e di essere anche lui stesso nella bara, dopo queste
rappresentazioni il paziente non ebbe piu pensieri suicidi, la sua depressione migliorò al
punto di abbandonare l’ospedale).
Moreno a Vienna lavora all’interno di un alveo culturale che ha sviluppato una rivoluzione nel
teatro nel primo 9000 (fino all’800 il teatro era rappresentare dei testi scritti da autori teatrali
in cui ogni autore rappresentava una parte già scritto, nel primo 900 si recita a soggetto, 6
personaggi in cerca di autore, ognuno nel teatro recita una sua parte soggettiva e ciò che
emerge è la verità soggettiva o soggettive nelle esperienze teatrali).
Allo psicologo non interessa come sia andata realmente la realtà ma come il soggetto ha
vissuto quella realtà.
Moreno incontra Hitler mentre gioca con dei bambini, nel 1925 sarà costretto a scappare
negli Stati Uniti dove fonderà un teatro, nella periferia di New York e questa è inserito in una
clinica, si curano anche reazioni schizofreniche con lo psicodramma (esempio: in un delirio,
un uomo disoccupato americano era convinto di essere Hitler ed esigeva che ogni persona
lo salutasse come se fosse il Fuhrer, la moglie disperata non riesce più a sopportare questa
condizione e moreno allora allestisce le condizioni del mondo hitleriano e mette in scena
questo teatro, Moreno riteneva fosse importante comprendere le esperienze deliranti del
soggetto dall’interno e dopo svariate settimane il paziente si tagliò i baffetti, cambio
pettinatura e uscì dall’esperienza delirante, a quel punto cadde in depressione perché si
sentiva un americano disoccupato, che aveva dato problemi in famiglia e a veva visto che i
suoi vicini lo vedevano come un pazzo ed è in questo momento che il paziente ha bisogno di
un trattamento individuale per aiutarlo a reggere la depressione quando si sgonfia il delirio).
Moreno fondo il comitato internazionale che unisce i terapeuti di gruppo dei 5 continenti,
oltre che lo psicodramma, il sociodramma e la sociometria:
- Lo psicodramma: è un metodo terapeutico ideato da Jacob Levy Moreno e consiste
nell'esplorazione di eventi personali, ricordi, sogni, scene virtuali e conflitti attraverso
l’azione drammatica e la rappresentazione scenica delle interazioni di ruolo (si
possono mettere in scena il conflitto avuto in famiglia la settimana prima, un sogno
che ci ha particolarmente sconvolto).
Lo psicodramma
All’interno dello psicodramma fondamentale è la spontaneità, la creatività e il riscaldamento.
- La spontaneità: è la percezione intima di sentire viva la disponibilità a mobilitare le
proprie energie intellettuali, affettive, fisiche per inventare risposte adatte alla
situazione, questa è il prerequisito di ogni esperienza creativa e opera nel presente,
nel qui ed ora, inoltre gioca una funzione antitetica all’ansia (attraverso esercizi di
riscaldamento si alza la spontaneità, si riesce a diminuire l’ansia e favorisce
situazioni in cui si sviluppa maggiore fiducia nel gruppo), stimola quindi a trasformare
la realtà, a rompere gli schemi, a evitare le cristallizzazioni e ad affrontare i rischi del
cambiamento.
Attraverso gli psicodrammi si cerca di rompere le catene di ripetizioni e di ruoli.
- La creatività: la Matrix è il substrato bio-psicologico in cui matura l’atto creativo, il
luogo costituisce l’ambiente favorevole alla creatività, da un contesto permeato di
spontaneità (nei gruppi ci sono regole che favoriscono la spontaneità come il
contratto di confidenzialità, per mantenere il segreto professionale e si è invitati
dall'astenersi dal giudizio, questo crea un ambiente favorevole per la spontaneità e
quindi anche per la creatività).
Lo status nascendi è il momento in cui l’atto si va svolgendo e nel quale soltanto
sussiste la creatività, l’atto creativo da il sentimento della sorpresa e dell’inaspettato
ed ha la capacità di trasformare la realtà data.
- Il riscaldamento (warm-up): Le esperienze di riscaldamento favorisce il massimo di
congruenza tra razionalità ed emotività e diminuiscono la percezione della
spontaneità come pericolosa.
Nell’uomo la spontaneità si esprime attraverso adeguate esperienze di riscaldamento
della sua validità, della sua energia psichica e fisica.
La fase iniziale del riscaldamento tende a liberare la spontaneità limitando le fonti
esogene dell’ansia.
Un concetto dello psicodramma di Jacob Levy Moreno è il co-inconscio, Moreno parla sia di
co-conscio che di co-inconscio (Jung parlava di inconscio collettivo), questi stati non sono un
appannaggio di un solo individuo, ma è sempre una proprietà comune (lega come in vasi
comunicanti due persone del gruppo), questo presuppone che Moreno (non era uno
psicoanalista) ma vede l’inconscio come un deposito mentale pieno di contenuti diversi che
può avere dei vuoti che devono essere riempiti da esperienze emotive, il co-inconscio lega
per esempio quando un protagonista si trova a dare la parte (nello psicodramma) ad un altro
partecipante chiamandolo a partecipare come io-ausiliario il figlio o la madre e spesso in
questa scelta si coglie qualcosa dell’altro molto simile rispetto all’esperienza vissuta con il
figlio o la madre e si attiva un legame intenso tra due persone che probabilmente hanno
avuto esperienze simili, e moreno utilizza anche il concetto di tele che etimologicamente
dalgreco significa “distanza” e serve per indicare il legame elementare esistente tra gli
individui.
Il tele tiene uniti gli individui del gruppo, attraverso il co-inconscio (è la più semplice unità di
sentimento che viene trasmessa tra un individuo e l’altro), non possiede un'esistenza sociale
propria, è un'astrazione, un unità sociogenica che serve a facilitare la trasmissione della
nostra eredità (lega all’interno dell’atomo sociale).
La trasmissione della nostra eredità sociale, il modo di comportarsi con gli altri avviene
attraverso il tele (legame forte tra i membri di una famiglia ma che si sviluppa anche tra i
partecipanti di un gruppo).
L’atomo sociale è l’unità non ulteriormente divisibile a cui partecipa un individuo per
soddisfare il proprio bisogno di espansione affettiva (come una coppia di fidanzati, la
famiglia, anche i partecipanti al gruppo del corso di teorie e tecniche della dinamica di
gruppo, questi sono tutti atomi sociali).
Il concetto di atomo sociale è importante nella creazione nell'espressione di riscaldamento in
uno psicodramma (nel warm-up si tende a lavorare all’inizio su coppie, ossia la più piccola
unità di atomo sociale).
Al termine della scena sarà il protagonista che porrà fine allo psicodramma (ed è importante
perché nel gruppo si verificano stati alterati di coscienza e lievi trans ed è quindi importante
che il protagonista aiuti l’io-ausiliario ad uscire dal ruolo, se questo non avvenisse per
qualche ora i soggetti sperimentano i vissuti e le emozioni del ruolo rappresentato. (questo si
chiama the rolling)
Psicodramma junghiano
A parigi negli anni 50 si sviluppano 3 associazioni di psicodrammatisti analisti tra
questi ci autori che portano avanti una ricerca secondo il modello freudiano nello
psicodramma.
Freud credeva che il sogno è il guardiano del sonno e il sogno permette far
vivere al soggetto un'esperienza ansiogena, con un'ansia minore per evitare
che gli individui si svegli.
I sogni vengono molto utilizzati nei gruppi, con la Social Dreaming Matrix dove si esplora nei
gruppi la matrice sociale dei sogni.
Per Jung c’è una tipologia in cui le persone hanno un atteggiamento estroverso o introverso:
- Introversione: tipica degli individui che traggono le proprie motivazioni principalmente
dall’interno (da fattori soggettivi);
- Estroversione: individui con atteggiamenti per cui trae motivazione da fattori esterni.
L’interno di questi due atteggiamenti ci sono 4 funzioni psichiche fondamentali (due razionali,
due irrazionali):
- Razionali:
1. Il pensiero (una persona introversa ha come prima funzione il pensiero e
quindi il sentimento è in ombra, è una persona molto capace logicamente);
2. il sentimento (una persona introversa di tipo sentimento farà molta fatica qa
far conoscere le sue riflessioni ma sarà uno scrittore o un pensatore
silenzioso);
- Irrazionali:
3. Intuizione (chi è di tipo intuizione da molta importanza ai sogni, percepisce
meno coi 5 sensi ed è disordinato e spesso un soggetto di tipo intuizione ha
molti problemi con la sensazione)
4. Sensazione (chi è di tipo sensazione interagisce molto coi 5 sensi.
Queste 4 funzioni compongono la nostra psiche.
Lo psicodramma junghiano coniuga il lavoro di Moreno e di Jung (i due pionieri della cultura
psicologia dell’ultimo secolo).
Nella psicologia analitica il fatto di sviluppare dei gruppi è qualcosa che all'inizio è stato
osteggiato, la prima testimonianza nell’ambito dell’associazione di psicologia analitica, fu
dell’inglese Bob Olson che presento una conferenza al congresso degli analisti junghiani
segnalando che ciò che stava per trattare era un argomento forse considerato disgustoso,
ossia che affrontava l’analisi in gruppo che a quel tempo era qualcosa di inconcepibile.
Lo stesso Jung si trovava a considerare per molto tempo il gruppo come rischioso e
pericoloso, scriveva che il gruppo ha uno stato di collettiva uniformità, con perdita del senso
di responsabilità individuale e gli veniva dagli studi di psicologia sociale.
Il partecipare ai gruppi per Jung aveva il rischio del mantenimento di un indesiderabile
indipende infantile caratterizzata da un falso senso di sicurezza originato dall’appartenenza
al gruppo.
Poi nei gruppi si verifica una forte suggestionabilità con una conseguente sottomissione al
leader e all’idea del gruppo, inoltre cerca anche il rischio della perdita delle difese dell’io che
può condurre ad una incontrollata invasione dell’inconscio (come quando i gruppi sono
grandi come il large group, dopo profondi silenzi c’è uno stato di regressione del
partecipante che porta anche al dissolversi delle difese dell’io e l’emersione del materiale
inconscio porta a degli agiti).
Nel 1936 Jung mise in guardia gli allievi dei pericoli per l’individualizzazione di caratterizzarsi
come differente dalle richieste delle famiglie e delle culture.
Ma si trovò anche con una domanda posta da Hilling che nel 1955 gli chiese “cosa ne
pensava della psicoterapia di gruppo?” e Jung a sei anni dalla morte cambio una valutazione
rispetto ai gruppi e disse che lui stesso aveva fondato un gruppo 40 anni prima (il circolo
psicologico di Zurigo).
Jung comprese che chi lavora in analisi individuale differenza l’aspetto dell’archetipo
“individuo e collettività”.
Gli archetipi hanno spesso una dinamica di opposti (polarità individuale e collettiva) e,
secondo Jung, sviluppare una terapia di gruppo è indispensabile per l’educazione sociale
dell’essere umano, mentre l’analisi individuale (che non è sostituibile) differenzia tutto il
mondo psichico interno e le due forme di psicoterapia sono complementari.
Inoltre Jung scrisse che il pericolo della terapia di gruppo è essere limitati dal livello collettivo
mentre il pericolo dell’analisi individuale è il trascurare l’adattamento sociale.
Molti autori hanno elaborato l’approccio di gruppo nell’ambito junghiano, ponendosi come
riflessione che rapporto ci fosse nello psicodramma tra il doppio e l’ombra (doppiare è anche
trasmettere contenuti ombra) p sulle forme di trasfert.
Didier Anzieu (analista francese) che svolgeva sia psicodrammi che analisi di gruppo, parla
di tre forme di transfer in un gruppo:
4. Transfert centrale: dal singolo partecipante al terapeuta (quello che si trasferisce
inconsapevolmente sul terapeuta) o su una coppia di terapeuta (il conduttore e
l’osservatore);
5. Transfer laterali: verso i partecipanti al gruppo, sempre inconscio verso i personaggi;
6. Transfer su tutto il gruppo.
Un autore junghiano riflette sulla forma di transfer su tutto il gruppo e ha ritenuto che ci
potesse essere una forma particolare di transfert verso il gruppo come se ci si trovasse di
fronte all’archetipo della grande madre, presente soprattutto nell’area del mediteranneo
(dove i bambini sono iper protetti dalla famiglia e fanno fatica a separarsi dalla madre e a
dire “no me ne vado”), viene quindi ipotizzato da Wittmund che ci sia questa caratteristica
nell’analisi di gruppo in cui si sviluppa una dimensione archetipica differente da quella
dell’analisi duale e postula che questa dimensione corrisposta all’archetipo della grande
madre, ovvero ci sia nel partecipare ad un gruppo sia la presenza di aspetti positivi (sentirsi
protetti dal gruppo, sentirlo come un grembo materno) ma essere in un gruppo può
rappresentare anche l’essere in contatto con elementi negativi quali la possessività (il
gruppo non vuole che un partecipante trascorso un periodo di anni di analisi, decida di
lasciare il gruppo).
Secondo Jung il sogno è la piccola porta occulta che conduce alla parte più nascosta e
intima dell’anima, aperta su l'originaria notte cosmica che era anima assai prima che
esistesse una coscienza dell’io.
In maniera più scientifica definisce che i sogni non sono invenzioni intenzionali e volontarie,
ma fenomeni naturali che sono proprio ciò che rappresentano.
Essi non ingannano, non mentono, non falsificano, non nascondono nulla ma enunciano
ingenuamente ciò che essi sono e ciò che essi intendono. Possiamo anche capire la ragione
per cui sono così strani e difficili.
L’esperienza, infatti, ci mostra che si sforzano sempre di esprimere qualcosa che l’io non sa
e non capisce.
Uno degli apporti più importanti di Jung è la prospettiva finalistica del sogno, per Jung il
sogno non è solo casuale ma non per questo è determinato dall’appagamento di un
desiderio.
Per la comprensione del sogno ciò che contribuisce a determinarlo non è meno importante
di ciò verso cui il sogno è indirizzato, ovvero Jung accetta che ci sia qualcosa che determini
il sogno (qualcosa di accaduto prima, una causa), mentre Freud recupera il passato, Jung
sviluppa una concezione dinamica che riguarda ciò che il presente stesso del sogno, pur
risalendo al passato, dice per il futuro (una volta compresi i simboli di un sogno non hanno
più un energia che porta a riprodurre quel tipo di sogno).
Per Jung ci sono sogni in cui c’è un accadimento che tende ad attivare il sogno ma dice
anche che non è meno importante di ciò verso cui il sogno è indirizzato (i sogni non
traggono l’energia per svilupparsi dalla causa precedente ma dal dove stiamo andando, per
esempio una persona pensa di fare un viaggio e fa dei sogni su come sarà quel viaggio,
prospetticamente e in modo finalistico, molte donne sognano il bambini e il genere quando
ancora non sono ancora incinte).
La considerazione finalistica del sogno significa non una negazione delle cause del sogno
ma una diversa interpretazione dei materiali raccolti in riferimento ai sogni.
Jung vede tre funzioni:
- Equilibratrice: questa funzione è indirizzata al bilanciamento psicologico.
È espressione di un’attività dell’inconscio volta a recuperare e a mantenere stabilità
tra contenuti psichici consci e inconsci in relazione dialettica tra loro;
- Compensatrice: questa funzione è l’elemento di maggior innovazione, un pilastro
del pensiero junghiano sul sogno.
Lo scopo primario della compensazione, è di evidenziare, rimarcare e segnalare tutti
gli atteggiamenti, pensieri e comportamenti che nella vita conscia sono stati
trascurati e non hanno considerato il punto di vista inconscio.
Nella compensazione ci si ritrova con il sogno che propone anche altri punti di vista.
La compensazione rappresenta una forma di “autogoverno” dell’organismo psichico
ai fini di un “adattamento completo” e reciproco tra l’inconscio e la coscienza.
Quando manca la “sintonia con l’inconscio” si crea una lacuna riempita di paura
anziché di comprensione, per colmare la quale lavora la funzione di compensazione
come espressione del punto di vista dell'inconscio.
Anche per questo il sogno non è immediatamente riconosciuto, parla in un’altra
lingua, ma parla anche di ciò che manca, di ciò che è opposto, di ciò che è distaccato
e che assume una forma emblematica, ad esempio, nella dissociazione tra essere e
dover essere.
Quindi la funzione equilibratrice è volta a stabilire un cambio dialogico tra contenuti
consci e inconsci, la funzione compensatoria costituisce un momento più specifico di
correzione di contenuti relativi a vissuti individuali e soggettivi, connessi a situazioni
reali;
- Anticipatrice o funzione prospettica: questa funzione ha carattere di anticipazione
di eventi o accadimenti e sottolinea le caratteristiche di plasticità del sogno e dei
contenuti onirici.
Questa è uno sguardo verso il futuro di vicende o di avvenimenti attesi, ma no
sempre già presenti nel campo della coscienza.
La funzione prospettica indica quello che meglio si accorda al valore di equilibrio e di
compensazione che gli è assegnato (i sogni preparano, annunciamo o mettono in
guardia da determinate situazioni, spesso assai prima che si traducono in realtà).
La funzione di compensazione e quella prospettica costituiscono un livello di analisi relativo
alla situazione specifica dell’individuo e contribuiscono alla realizzazione della funzione
equilibratrice.
Nella composizione drammatica del sogno è possibile rintracciare tre aspetti o temi
principali:
1. La struttura del testo: secondo Jung, il copione dell’azione teatrale, “la
sceneggiatura”, tende ad assumere una forma costante riconducibile a una struttura
simile a quella del dramma, egli distingue tra:
- Esposizione: il luogo dell’azione;
- Sviluppo: in cui la situazione si complica e subentra una certa tensione;
- Culmine o peripezia: momento in cui accade qualcosa di decisivo oppure si
verifica un cambiamento radicale;
- Soluzione o lysis: che rappresenta il risultato del lavoro onirico, la soluzione
proposta dall’inconscio.
Ci sono sogni , tuttavia, in cui tutto si riassume in un’immagine, una figura, una voce
in cornice vuota;
Il sogno è materiale nucleare di ogni analisi (se non aprla il sogno piu difficilmente aprla
l’analisi).
Il lavoro sui sogni consente di cogliere pienamente la rete di quegli elementi inconsci
determinanti per il recupero della storia personale e per la sua riappropriazione da parte del
soggetto.
L’analisi dei sogni rappresenta il quarto vertice del modello junghiano i cui temi principali
sono:
- I fondamenti di metodo: Jung ritiene che si possa cogliere l’espressione simbolica
seguendo una prospettiva che porti dalle immagini personali a quelle dell’inconscio
collettivo.
Ritiene sia possibile lavorare sul sogno solo presupponendo che la conoscenza e la
comprensione delle immagini sia anzitutto del soggetto, quindi l'accostarsi al sogno
va visto come l’avvicinare un oggetto del tutto ignoto.
Il nucleo di metodo per l’analisi del sogno si fonda sulla distinzione tra due piani di
analisi:
1. Il piano oggettuale;
2. Il piano soggettuale.
Ad ogni passaggio nella lettura del testo onirico ci di deve domandare se il sogno
deve essere interpretato al livello soggettivo o se l’immagine si riferisce al soggetto
stesso.
“Il metodo può essere destizzo nelle sue linee generali:
● il paziente fornisce un sincero resoconto del suo passato biografico;
● Egli raccoglie i suoi sogni e altri prodotti dell’inconscio e li sottopone
all’analisi;
● Il procedimento analitico cerca di individuare il contesto proprio di ogni
elemento del sogno, ecc. tale scopo si ottiene riunendo le associazioni
relative a ogni elemento dato. Questa parte del lavoro analitico è svolta
principalmente dal paziente;
● Il contesto chiarisce l’incomprensibile testo del sogno, allo stesso modo in cui
i testi corrotti e lacunosi divengono leggibili mediante l’aiuto di paralleli
filologici;
● In questo modo è possibile stabilire una lettura del testo del sogno, la quale
comunque non implica ancora una comprensione del significato del sogno. La
determinazione del significato è una questione di pratica, vale a dire che il
significato apparente va messo in relazione e a confronto con l’atteggiamento
cosciente. Senza tale confronto è impossibile vedere il significato funzionale
del sogno.
● Di regola il significato del sogno è compensatorio rispetto all’atteggiamento
cosciente, vale a dire, aggiunge a quest’ultimo ciò che gli mancava.”
Il sogno non deve essere interpretato da una dimensione dell’Io, ma da una dimensione più
ampia, chi interpreta il sogno non deve seguire i dettami della finitezza dell’Io ma
interpretarlo da una posizione più ampia.
Esistono sogni simbolici che hanno un significato prospettico, finalistico, il simbolismo del
sogno porta ad affrontare qualcosa che sta per accedere, cosi come ci sono sogni che
possono prepsarare alla morte, il destino è una delle possibilità che si possono presentare
nei sogni (il sogno è come un'astronave che ci porta informazioni sia dal futuro che dal
passato, la fisica ci mostra gli universi paralleli di passato, futuro e presente e ci sono
contenuti che possono passare da uno all’altro e il sogno è come le visioni quel contenitore
che permettono il passaggio).
Nello psicodramma è importante rappresentare le prime scene del sogno e poi le varie parti
e si chiede al sognatore un'associazione libera, che porti una memoria e queste ci aiutano a
comprendere di cosa sta parlando il sogno.
Spesso l’incubo è un messaggio che l’inconscio cerca di dare per modificare l'atteggiamento
cosciente del sognatore, è un messaggio che cerca di compensare ed equilibrare quello che
sta accadendo nella vita del sognatore.
L’incubo propone attraverso le sue immagine di dare attenzione a qualcosa che va cambiato
nella vita e nell'atteggiamento cosciente del sognatore.
● Il sogno phantasma
Questi sogni si verificano al momento dell’addormentamento, si tratta di immagine eidetiche
nelle quasi si possono vedere forme che si ingrandiscono e si rimpiccioliscono come hanno
spesso i bambini, sono immagini che preparano a una dimensione onirica più profonda.
Nello psicodramma non vengono rappresentati, perché ritenuti poco importanti.
● Il sogno ricorrente
Il sogno ricorrente rappresenta un conflitto antecedente la prima presentazione di una serie
di sogni (che possono presentarsi per molti giorni, mesi o addirittura anni)
È frequente soprattutto fra le persone che non hanno mai fatto un'analisi o che ne stanno
appena iniziando una.
Quando è compreso non si manifesta pi e la psiche si apre a nuovi contenuto.
Il lavoro della psicologia analitica consiste, in fondo, nel far emergere, attraverso i sogni le
Gestalt interiori che danno un senso alla vita.
Il sogno ricorrente ha bisogno di essere elaborato sia nello psicodramma che nella terapia
individuale e spesso avviene nelle persone che hanno subito un trauma, l’inconscio prova ad
elaborare quel trauma senza riuscirci e a volte il sognatore ha dissociato la memoria
dell’evento traumatico (anche nel DSM-5 si parla che nel trauma come effetto del PTSD,
dopo un trauma si possono avere anche sogni ricorrenti).
I sogni ricorrenti cessano di ripetersi quando il sognatore rievoca il ricordo collegato al sogno
ricorrente (anche un conflitto infantile può generare questa serie di sogni ricorrenti).
Molte persone in terapia o che fanno analisi cessano di avere sogni di ricorrenti, questo
perché questi sè come se fossero una cronicizzazione di simboli che si ripetono e quindi
cessano di averli per iniziare a elaborare sogni nuovi.
Il Social Dreaming Matrix è un modello in cui il gruppo viene a porsi non seduto
circolarmente ma in quello che si chiama “fiocco di neve” in cui i partecipanti sono posti
come la struttura del fiocco di neve visto al microscopio con persone dietro, di lato oppure si
può utilizzare una struttura a spirale (di solito il conduttore è seduto vicino al centro della
spirale e ci sono persone di spalle, Lawrence volle questi tipi di setting perché riteneva che
l’inconscio, non è circolare ed è un setting che da la possibilità ad ognuno di essere da solo
all’interno dell’esperienza gruppale e il compito è di raccontare i sogni ed associazione ai
sogni per esplorare la matrice sociale dei sogni).
Gordon Lawrence utilizzava il Social Dreaming Matrix nelle organizzazioni per rendere più
coscienti del problema dell’organizzazione, visto dall’inconscio.
Il sogno con il suo sguardo nell'inconscio ci dice anche profonde verità scomode di cui però
l'organizzazione ne deve prendere atto.
La ricerca di Irving Yalom riporta che ci sono 60 item che sono terapeutiche nei gruppi, che
vengono identificate durante una ricerca per poi inseriti in 12 classificazioni, in ordine
d’importanza (ogni classificazione è composta da 5 item):
1. Apprendimento interpersonale (apprendimento nello stare nelle nuove relazioni con
gli altri);
2. Catarsi;
3. Coesione di gruppo;
4. Comprensione di se;
5. Apprendimento interpersonale (esiti): è un apprendimento a distanza di 2 anni di
gruppo;
6. Fattori esistenziali;
7. Universalità;
8. Infusione di speranza;
9. Altruismo;
10. Ricapitolazione della vita familiare;
11. Guida;
12. Identificazione
Qui si scopre che ciò che cura in terapia di gruppo, è differente da ciò che cura in terapia
individuale.
La scuola
Gli psicologi che lavorano nelle scuola, devono integrarsi con altre professioni come gli
insegnanti e annualmente anche i presidi.
La scuola è uno dei principali ambienti di vita in sui si sviluppa il giovane, è uno dei luoghi
privilegiati di incontro ove è possibile osservare e agire sul disagio giovanile.
La scuola è un “laboratorio” espressivo dove il giovane può esprimere tanti aspetti della
propria vita come la crescita personale ma anche il disagio, per tali motivi la scuola è stata
scelta come il luogo privilegiato in cui realizzare gli interventi di questo gruppo di lavoro.
si possono attivare:
- Nell’ambito della formazione interna:
● Formazione dei tirocinanti (esempio: seminario ogni 2 mesi);
● Gruppi di studio tematico su come trattare gli attacchi di panico degli studenti,
come lavorare per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili
come fare educazione all'affettività e la sessualità;
● Laboratorio di debriefing psicodrammatico sulle situazione che vivono come
psicologi nei centri di ascolto.
(disagi come droghe e anoressie è meglio non affrontarli nelle scuole media e superiori
perché i giovani potrebbero attivare dei comportamenti volti all’utilizzo di droghe o
all’anoressia)
I disagi portati dagli studenti possono essere fisiologici e patologici (come i comportamenti
sessuali a rischio, l'auto isolamento, la dispersione scolastica, gli attacchi di panico, i
comportamenti autolesivi, l’abulia e i disturbi alimentari).
Ci sono poi disagi che si esprimono con suicidi, malattie, incidenti stradali o eventi sociali.
La comunità scientifica per anni si è divisa se considerare il DPTS tra i disturbi d’ansia o
disturbi dissociativi e comunque trattarlo come un disturbo non specificato, ma nel DSM-5
(pubblicato nel 2014) il disturbo post-traumatico da stress viene considerato un disturbo
specifico, distinto e non sovrapponibile ad altri quadri patologici.
Il DPTS si configura quando la persona ha vissuto, o ha assistito, o si è confrontata con un
evento (o molteplici eventi) che hanno implicato morte o minaccia di morte, gravi lesioni o
una minaccia all’integrità fisica propria o di altri.
L’evento traumatico viene rivissuto con:
- Episodi spiacevoli ricorrenti o intrusivi;
- Sogni spiacevoli, ricorrenti dell’evento;
- Con azioni come se l’evento si stesse ripresentando;
- Con allucinazioni ed episodi dissociativi di flashback.
C’è un persistente evitamento degli stimoli che ricordano il trauma, una riduzione marcata
dell’interesse, dei sentimenti di distacco verso gli altri e la diminuzione delle prospettive
future.
I sintomi non sono presenti prima del trauma (sintomi come insonnia, irritabilità e scoppi di
collera, difficoltà a concentrarsi, ipervigilanza ed esagerate risposte di allarme).
“le chiesi soprattutto di andare indietro nei ricordi e di risalire a quando il sogno si era
presentato per la prima volta. Lei ricordo che la prima presentazione era dagli anni
alla fine della guerra (la Seconda guerra Mondiale), in cui era abbastanza giovane e
nel sogno arrivava con due valigie (...)”
Nel 2005 a Vienne viene fondata la Fepto Task Force For Peace Building And Conflict
Transformation che solitamente si incontra due volte all’anno e sviluppa un seminario
formativo.
L’obiettivo principale è di insegnare modelli di lavoro e tecniche per chi si prende cura dei
traumatizzati, lavorando con gli operatori sociali, educatori, personale sanitario, psicologi e
soccorritori.
Di fronte a chi ha un trauma, il terapeuta deve ascoltare e contenere ciò che per l’individuo è
incontenibile, con un ascolto attivo e bisogna essere attenti nel non porre giudizi.
Nei gruppi l’inconscio collettivo è molto importante Weinberg dice che l’inconscio sociale è il
co-costruito condiviso inconscio dei membri di un certo sistema sociale (come la comunità,
la società, la nazione o la cultura), esso comprende angosce condivide, fantasie, difese, miti,
memoria e i suoi mattoni sono fatti di traumi scelti (rappresentazioni mentali condivise di
traumi massicci di cui hanno sofferto i nostri ancestori, quando la società regredisce, il
proprio trauma scelto viene riattivato al fine di sostenere l’identità minacciata del gruppo. Il
trauma scelto risiede nell’inconscio sociale proprio come gli archetipi costruiscono e
risiedono nell’inconscio collettivo) e glorie scelte.
Quando si lavora con un gruppo traumatizzato come prima cosa bisogna portarlo in un luogo
sicuro, un Safe Place spesso geograficamente e fisicamente lontano dal luogo dove il
trauma si è creato ed è uno spazio che deve rispondere ai bisogni primari delle persone
traumatizzate, il luogo sicuro delimita il trauma, deve far ricrescere l’autostima minata dal
trauma, inteso come uno spazio psichico interiore dove ci possa sentire più sicuri e sia un
generatore di risorse tra cui non ultima la speranza.
Ed è importante anche portare in quello che viene chiamato “il terzo luogo”, i partecipanti del
gruppo, un posto dove i partecipanti possano esperire un nuovo linguaggio e nuove modalità
espressive e relazionali, è lo spazio del gioco, del teatro, della semirealtà psicodrammatica.
Il luogo del sogno che contiene con i suoi simboli la tensione degli opposti, il luogo delle
fiabe che contengono le energie archetipiche del dramma ma lo elaborano attraverso
l’utilizzo di strumenti magici, ma è anche uno spazio immaginale, mitico simbolico
rappresentativo.
I conflitti non possono essere risolti ma trasformati e l’obiettivo è di trasformare questi
conflitti e questo avviene nel “terzo luogo”.