Echo 13
a cura di
Sergio Audano e Giovanni Cipriani
ECHO
Collana di studi e commenti diretta da Giovanni Cipriani
Comitato scientifico
Sergio Audano, Pedro Luis Cano Alonso, Nicole Fick, Giulio Guidorizzi,
Giancarlo Mazzoli, Robert Proctor, Giunio Rizzelli, Silvana Rocca, Elisa
Romano, Valeria Viparelli.
Segreteria di redazione
Grazia Maria Masselli, Tiziana Ragno, Biagio Santorelli.
ISBN 978-88-6572-120-9
LE SFIDE DEL CAMBIAMENTO:
DALLE MONOGRAFIE SALLUSTIANE
AL CICLO DELLE FONDAZIONI DI ASIMOV
Giusto Picone
(Università di Palermo)
1. Da Gibbon ad Asimov
1
Fruttero-Lucentini 1982, V s.
Giusto Picone 55
2
Syme 1939. Riguardo alla relazione tra passato e presente che
quel saggio necessariamente evocava in chi nel primo trentennio del
‘900 aveva vissuto il tramonto della democrazia liberale in Italia e in
Germania, meritano di essere ricordate le parole di Arnaldo Momigliano
nella sua introduzione all’edizione italiana dell’opera (Torino 1962, IX):
«Ricordo di aver letto The Roman Revolution quando ormai la guerra
era stata dichiarata e le notti si facevano sempre più lunghe su Oxford
immersa nell’oscurità. Il libro afferrava il lettore, stabiliva un rapporto
immediato tra l’antica marcia su Roma e la nuova, fra la conquista del
potere di Augusto e il colpo di stato di Mussolini e forse quello di Hitler.
Nell’incisiva vivezza con cui uomini e situazioni dell’antica Roma erano
rappresentati si rifletteva la esperienza di situazioni del nostro tempo».
Giusto Picone 57
3
Assmann 1997, 50-55.
4
Assmann 1997, 50 s.
5
Sul mito dell’aurea aetas nelle riscritture poetiche latine è tuttora
fondamentale Pianezzola 1979.
6
Su questo motivo, al contempo ideologico e letterario e, in partico-
lare, per la sua incidenza nel corpus tragico di Seneca rinvio alle conside-
razioni in Picone 2004.
Giusto Picone 59
7
Sulla relazione che è possibile istituire tra le monografie sallustiane
e l’ultimo Cicerone cfr. Gabba 1979.
8
Marchese 2011.
Giusto Picone 61
9
Per questa interpretazione del trattato cfr. Picone 2012.
Giusto Picone 63
10
Per un’efficace illustrazione del contesto in cui maturarono i tre
discorsi cfr. Gasti 1997. Su natura e finalità della pro Marcello e sull’abile
falsificazione del ritratto dell’intransigente Marcello, raffigurato come il
doppio di Cicerone e il prototipo del pompeiano moderato, cfr. Picone
2008.
Giusto Picone 65
11
Ho proposto questa chiave di lettura del componimento in Picone
1989. Per un commento esaustivo dell’ecloga, con puntuale riferimento
alle differenti posizioni espresse dalla letteratura secondaria cfr.
Cucchiarelli 2012, 133-170.
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Aspetti della Fortuna dell’Antico nella Cultura Europea
poeta, seppure per lui la gioia del canto sia ormai negata per
sempre (vv. 75-78). Si svela in questo modo uno dei nuclei ge-
netici dell’ecloga e, io credo, di tanta parte dell’opera poetica di
Virgilio, ovvero il tema del problematico rapporto tra intellet-
tuali e potere nella fase cruciale dello sconvolgimento provoca-
to dalle guerre civili. Al di fuori d’ogni prospettiva consolatoria,
l’esilio di morte cui è condannato Melibeo assolve la funzione
di denunciare con sconsolata durezza il rischio mortale che si
accompagna all’illusorio convincimento, così tipicamente ‘in-
tellettuale’, di potersi sottrarre alla necessità di fare i conti con
la politica e con la Storia.
Per Virgilio l’esperienza dell’exilium può essere pertanto
strumento di sofferta conquista della libertà politica e interio-
re, se vissuta nella consapevolezza della necessità dell’opzio-
ne compiuta, o condanna senza appello per chi nulla ha fatto
per evitare la catastrofe incombente; il tema del cambiamento
in atto si connette perciò indissolubilmente con la metafora
dell’esilio e con la duplice valenza che esso può assumere.
Mutamento e fuga sono anche al centro di un celebre com-
ponimento giovanile di Orazio, l’epodo 16, di cui la letteratura
critica ha frequentemente evidenziato la relazione oppositiva
con l’ecloga quarta12, ma che, a mio parere, costituisce un vero
e proprio controcanto all’ecloga prima. Anche questo carme
prende le mosse dalla constatazione degli esiti rovinosi del-
le guerre civili, che una nuova generazione torna a proporre,
determinando il suicidio della città e il collasso di Roma su sé
medesima. Cosa può fare la melior pars della comunità a fronte
del disastro indotto dalla impia devoti sanguinis aetas? La so-
luzione, l’unica possibile piae genti (v. 63), è la fuga al di fuori
dello spazio e del tempo, nella dimensione utopica degli arva
beata e delle divites insulae, ove vige una perenne, miracolosa
età dell’oro che non conosce successione delle stagioni, malat-
tie e morte (vv. 1-22; 39-42):
12
Una puntuale messa a punto sulla questione del rapporto tra epodo
16 ed ecloga 4, in riferimento anche alla vastissima messe di contributi in
merito, è in Cavarzere 1992, 217-233.
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Marchese 2010, 61; si deve a questa studiosa la proposta esegetica
dell’epodo 16 sopra illustrata (particolarmente nel cap. 2, Politica, storia
e cambiamento. Gli Epodi civili, 45-64).
70
Aspetti della Fortuna dell’Antico nella Cultura Europea
Lenaz 1993, 5.
14
16
Assmann 1997, 13.
17
Williams 1978, 33-37.
18
Com’è noto, questa formulazione è uno degli argomenti più forti
a favore della paternità tacitiana del dialogus; fu Lange 1832, 3-14, a
notare che Plinio il Giovane in una lettera a Tacito (epist. 9,10) attribuisce
allo storico la convinzione che i carmina debbano esser composti inter
nemora et lucos.
Giusto Picone 77
Bibliografia