Sei sulla pagina 1di 8

CAPITOLO 1

RIASSUNTO

Possiamo distinguere la mente dal comportamento col semplice fatto che la mente rappresenta una cosa
che non è possibile rappresentare, qualcosa di intangibile, dei soli stati interiori, mentre i comportamenti
sono la rappresentazione degli stati d’animo (mente), sono osservabili e misurabili, tramite ad essi si può
risalire alla mente. Il comportamento è ricco e complesso e ciò rende lo studio di esso molto impegnativo.
Lo studio dei comportamenti varia in base al luogo in cui esso viene svolto, poiché paesi diversi prediligono
metodi diversi. Il pensiero critico sta nel chiedersi la correttezza di ciò che ci viene presentato.

La psicologia è una scienza a tutti gli effetti e come tale ha due metodi di ricerca: ricerca di base e ricerca
applicata.

 Ricerca di base: riflette una ricerca per acquisire conoscenza. La ricerca di base esamina come e
perché le persone si comportano, pensano e sentono in un certo modo. Può essere effettuata in
laboratori o in contesti di vita reale, utilizzando come oggetto di studio esseri umani o di altre specie
(gli studi svolti sulle altre specie servono quasi sempre per poter comprendere meglio alcune
caratteristiche del comportamento umano – psicologia comparata-, anche se alcune volte servono a
comprendere proprio il comportamento animale – psicologia animale ed etologica)
 Ricerca applicata: per risolvere problemi specifici e pratici. La ricerca applicata sfrutta delle
conoscenze scientifiche di base per progettare, implementare e determinare programmi di
intervento.

Come si sviluppano ostilità e pregiudizi tra gruppi differenti (etnie, religioni ecc) e come si possono ridurre?
Per dare una risposta si possono fare delle ricerche di base sui fattori che incrementano e diminuiscono
l’ostilità fra i gruppi. In questo esperimento, i ricercatori hanno diviso in due gruppi dei ragazzini di 11 anni
appena sono arrivati nel campo estivo di Robbers Cave, diede ai due gruppi un nome diverso (aquile e
serpenti a sonagli) e fece praticare ai due gruppi delle attività in cui dovevano entrare in competizione tra
loro, notò che così facendo le ostilità aumentarono, tentò allora di riavvicinare e diminuire l’ostilità tra i due
gruppi facendogli fare delle attività pacifiche insieme (vedere un film) ma notò che le ostilità aumentavano,
allora provò a creare una situazione di emergenza, in cui per riuscire a risolvere la situazione un gruppo
doveva dipendere dall’altro, così facendo notò che le ostilità tra i due gruppi diminuirono notevolmente e si
iniziarono a stringere delle amicizie tra i gruppi opposti.

In seguito all’esperimento di Cave, Elliot Aronson con il suo gruppo di ricerca fece un esperimento in una
classe, lo definì “programma a puzzle”. Vennero creati dei gruppi multietnici e ad ogni membro del gruppo
venne data una parte di una ricerca, così come nell’esperimento di Cave, i bambini capiscono che il successo
dipende dalla collaborazione tra loro. Tali tecniche vennero testate diverse volte, ottenendo sempre buoni
risultati (portavano alla nascita/crescita di simpatie e alla diminuzione dei pregiudizi, inoltre aumentò
l’autostimo ed i risultati scolastici.

I 5 OBBIETTIVI DELLE PSICOLOGIA

1- Descrivere come si comportano le persone e le altre specie.


2- Comprendere le cause di tali comportamenti.
3- Prevedere come si comporteranno persone e animali in determinati situazioni.
4- Influenzare il comportamento controllandone le cause.
5- Applicare le conoscenze psicologiche in modo da migliorare il benessere.

Prendendo in considerazione l’esperimento di Cave, l’osservazione del comportamento dei ragazzi in diverse
condizione è la descrizione; ipotizzare che le competizioni avrebbero aumentato le ostilità e la
collaborazione l’avrebbe ridotta è il tentativo di comprensione; il predire che ciò sarebbe accaduto è la
predizione; creare situazioni che li avrebbero obbligati a collaborare è l’influenza; ciò che fece Aronson,
ovvero utilizzare delle informazioni di una ricerca già svolta per farne un’altra, è l’applicazione.

IN CHE AMBITO LAVORA LA PSICOLOGIA?

La psicologia moderna ha un ambito molto vasto, dalla medicina fino


alle scienze sociali. Noi siamo figure biologiche che vivono in un
complesso mondo sociale. Per questo lo psicologo studia numerosi
fattori per comprendere comportamenti e pensieri delle persone,
esaminando le spiegazioni neurologiche e psicobiologiche. può
sembrare molto complesso ma tutto si divide in livelli di analisi
(biologico – topo con area del cervello danneggiata e sente sempre
fame, psicologico – mangiare qualcosa per abitudine, stress o noia,
ambientale – mangiare larve in alcuni posti è normale, in altri è
qualcosa di anomalo).

Ad un livello biologico di analisi ci si rivolge alle neuroscienze, che


aiutano a comprendere processi chimici e funzioni del cervello; a livello psicologico di analisi si considerano
fattori come umore, preferenze alimentari e motivazioni; il livello ambientale di analisi si sofferma su stimoli
specifici (ad esempio l’odore del pane può stimolare la fame nel nostro paese mentre quello delle zampe di
anatra no mentre in asia è l’opposto).

ESPERIMENTO DI WALTER CANNON E LE MORTI VUDÙ

Nel caso delle morti vudù, ovvero causate da maledizioni, ci fece uno studio il fisiologo Walter Cannon.
Cannon arrivò alla conclusione che le morti causate dalle “maledizioni” avvenissero per il solo fatto che le
vittime credevano nella maledizione, auto-inducendosi uno stato di shock psicologico che faceva rilasciare al
corpo delle sostanze chimiche causate dallo stress che si possono rivelare letali se presenti in gran numero.
L’ipotesi di Cannon è un’alternativa al soprannaturale. Il rilascio di ormoni causato dalla credenza della
maledizione è ciò che si chiama interazione corpo-mente, ovvero il rapporto tra processi mentali. Il fatto
che esista l’interazione corpo-mente ci fa capire come la psicologia e la biologia siano strettamente collegate
tra loro.

Il comportamento viene plasmato dall’ambiente (educazione etc…) o dalla nostra natura (caratteristiche
biologiche)? La risposta sta nel mezzo, le nostre esperienze influenzano le nostre capacità biologiche e
viceversa. Per comprendere appieno il comportamento bisogna quindi prendere in considerazione natura,
ambiente e fattori psicologici.

La mente è un’entità separata dal corpo oppure una parte dell’attività del corpo? Abbiamo due correnti
differenti: dualismo, dove si crede che la mente sia un’entità spirituale e distaccata dal corpo (quindi, se non
è parte del corpo non può essere consapevole delle sensazioni del corpo), corrente appoggiata da Cartesio
(anche se credeva che nella ghiandola pineale risedesse l’anima) ed il monismo, che sostiene che la mente
sia un tutt’uno con il copro; per i monisti gli eventi della mente sono il prodotto di eventi fisici che
avvengono nel cervello (Hobbes). Gli empiristi (John Locke e altri) credevano invece che le conoscenze
venissero apprese attraverso sensi ed esperienza diretta. L’osservazione era quindi lo strumento di
conoscenza più valido e diedero alla teoria più importanza rispetto che alla pratica. Quest’idea favorì lo
sviluppo della scienza moderna, i cui metodi derivano dall’osservazione empirica. Inoltre verso il 1870
vennero fatte delle scoperte nel campo fisiologico e medico che spianarono la strada alla nascita della
filosofia; infatti attraverso delle scariche elettriche alcuni studiosi iniziarono a stimolare delle aree del
cervello e le mapparono, si scoprì che a secondo della parte del cervello lesionata si avevano diverse
disfunzioni (emisfero sinistro danneggiato=perdita dell’utilizzo corretto del linguaggio - Broca). È quindi
possibile utilizzare i metodi empirici della scienza per studiare i processi mentali, infatti si iniziò già da metà
800 a misurare le risposte sensoriali delle persone a molti tipi di stimoli fisici. Questi esperimenti furono le
fondamenta di un nuovo campo chiamato psicofisica, ovvero lo studio di come le sensazioni percepite a
livello psicologico dipendano dalle caratteristiche dello stimolo fisico. La psicofisica iniziò a studiare
l’importante relazione tra stimoli e sensazioni. Molto importante fu la legge di Weber-Fechner, tale legge
serviva a rilevare la minima differenza di intensità che può essere rilevata da un soggetto che percepisce
uno stimolo.

Esempio delle 100 candele, se se ne aggiunge una non varia la luminosità nella stanza, ma se se ne
aggiungono 10 (totale 110) la avviene un incremento della luminosità percepito dal soggetto.

Abbiamo quindi i seguenti dati: R (100 candele, stimolo iniziale), ΔR (10 candele, l’incremento minimo di
candele)

ΔR
=k ovvero Δ R=kR
R
Dove K è una costante

Nell’esempio k equivale al 10% di R, il valore rimane del 10% anche se il numero di R dimezza, quindi se ci
fossero 50 candele nella stanza ce ne vorrebbero 5 per poter notare un incremento della luminosità.

All’inizi dell’800 si formò il movimento detto “frenologia”, il quale credeva che a seconda della forma del
cranio si avevano sviluppate determinate abilità. Il padre e massimo esponente di questo movimento fu
Franz Joseph Gall (1758-1828). Così Gall approfondi lo studio sulle aree celebrali, convinto che ogni parte
avesse una funzione specifica e capì che la sede dei sentimenti e della mente era il cervello e non il cuore
(come si credeva fino a quel momento). Gall comprese che il cervello era l’organo delle facoltà intellettuali,
morali e affettive e individuò nei lobi frontali le funzioni psichiche superiori. Grazie a questa interpretazione
nascerà una nuova psicologia. Gall individuò 27 diversi tipi di crani, e grazie alla cranioscopia poteva
misurarli e stabilire che caratteristiche avessero gli individui. I frenologi erano convinti che attraverso delle
protuberanze o particolari del cranio si potesse stabilire il tipo di personalità della persona, se fosse
deviante, criminale etc… La frenologia può essere considerata la precursore del localizzazionismo delle
funzioni celebrarli, che si è poi sviluppato nella neuropsicologia. In seguito con la neuroimmagine si è
riuscito a localizzare le funzioni mentali con un metodo scientificamente valido, individuando una zona che
ha la funzione di riconoscere i volti, una per le parti del corpo, una per i luoghi che consociamo e una per il
linguaggio e molte altre. Gli scienziati di oggi sono d’accordo sull’architettura del nostro cervello e stanno
cercando di capire quanto si possa evolvere. C’è anche ci crede che le diverse aree comunichino tra loro per
dare vita alla complessa vita mentale.

Le prime prove dell’esistenza di locazione di alcune funzioni mentali sono state fatte da alcuni neurologi del
1800. Famoso il caso del paziente Tan e del medico Paul Broca. Tan era l’unica sillaba che il paziente riusciva
a pronunciare. In seguito alla sua morte l’autopsia rivelò delle lesioni della parte anteriore dell’emisfero di
sinistra. Questa area del cervello venne messa in relazione con la funzione verbale. Ancora oggi si definisce
afasia di Broca l’incapacità di riuscire a parlare e articolare correttamente le parole nonostante la
comprensione sia perfetta. Carl Wernicke scoprì invece il problema opposto, ovvero una paziente non
riusciva a comprendere bene ciò che veniva detto ma parlava perfettamente, venne definita afasia di
Wernicke. Wernicke contribuì a criticare il localizzazionismo, poiché sosteneva che la lesione di una
determinata parte del cervello può danneggiare si una sola specifica funzione, ma contribuisce ad alterare
anche altre capacità. Inoltre una lesione poteva complicare la comunicazione tra le diverse aree, quindi
compromettere funzioni complesse.

LE PRIME SCUOLE: STRUTTURALIMSO E FUNZIONALISMO


Gli studiosi si sono sempre interessati alla psiche e alla sua natura, ma bisogna arrivare a Wundt per
poterne parlare come scienza. Per Wundt il metodo sperimentale era essenziale per poter definire la
psicologia come scienza. La scienza della psicologia nacque nel 1879 con la fondazione del primo laboratorio
sperimentale di psicologia nell’università di Lipsia. Per questo motivo Wundt viene considerato il padre
fondatore della psicologia sperimentale, il primo psicologo della storia. Volle modellare lo studio della
mente sulle scienze naturali con l’utilizzo del metodo sperimentale. Riteneva fosse possibile studiare la
mente dividendola in componenti base. Nel laboratorio di Lipsia si fecero molti studi ed esperimenti che
venivano poi pubblicati sulla rivista “Philosophiche Studien”. Uno degli studenti di Wundt portò gli
insegnamenti della scuola di Lipsia nella Cornell University, in America; anche lui cercò di individuare delle
strutture mentali. Questo approccio venne chiamato strutturalismo, ovvero l’analisi della mente nei suoi
elementi costitutivi.
Gli strutturalisti utilizzavano il metodo dell’introspezione per studiare le sensazioni (elementi che
costituiscono la struttura della coscienza). Nel laboratorio di Lipsia venivano fatti dei training intensivi sugli
studenti che si offrivano come soggetti per gli esperimenti, a cui venivano somministrati degli stimoli
sensoriali e si chiedeva loro di riportare le loro esperienze sensoriali. Questo tipo di studio venne criticato
per essere poco scientifico. Nacque l’esigenza di andare oltre la struttura e di considerare la mente per le
sue funzioni, così lo strutturalismo lasciò il posto al funzionalismo. Uno strutturalista cercherebbe di
spiegare il movimento delle mani analizzando muscoli e tendini, un funzionalista si chiederebbe il perché le
abbiamo e come ci aiutano ad adattarci all’ambiente.
Il funzionalismo fu molto influenzato dalle teorie evoluzionistiche di Darwin, che evidenziavano l’importanza
dell’adattamento per la sopravvivenza delle specie. Il fondatore del funzionalismo fu William James,
professore all’università di Harvard, definito il padre della psicologia americana. Teorizzò una psicologia
sperimentale che descrisse molto bene nei The Principles of Psychology, che divenne uno dei libri più
importanti della psicologia. Basava le sue ricerche sull’evoluzione e sull’adattamento all’ambiente. Fu il
primo a fare uno studio moderno sulle emozioni (1884). Il funzionalismo non esiste più come disciplina, ma
ha permesso la nascita della psicologia cognitiva (studia i processi mentali) e della psicologia evoluzionistica
(studia l’adattabilità del comportamento).

LA PROSPETTIVA PSICODINAMICA: LE FORZE DENTRO DI NOI


La psicologia generale era caratterizzata dallo studio dei processi sensoriale e percettivi, ma
contemporaneamente ad essa si iniziò a diffondere un nuovo tipo di psicologia, centrata sulla singola
persona e sul suo mondo psichico interno, ovvero la psicodinamica, che attribuisce le cause del
comportamento non solo ad aspetti organici o fisici, ma anche a meccanismi interni della nostra personalità.
Mise in rilievo il ruolo dei processi inconsci. Sigmund Freud sviluppò la prima teoria psicodinamica e un
metodo di trattamento dei pazienti.
LA PSICANALISI: LA GRANDE SFIDA DI FREUD
Freud era un medico ed uno scienziato, ma nella sua carriera si trovò dinanzi a dei problemi (cecità, dolori o
paralisi) che non avevano un’origine organica. Nel corso del tempo curò persone con altri problemi, come ad
esempio le fobie; ne malattie o disfunzioni del corpo potevano spiegare quei disturbi. Inoltre, poiché i
pazienti non creavano consciamente quei sintomi, riteneva che le cause dovessero essere ignote alla
consapevolezza (quindi inconsce). Inizialmente curò queste persone con l’ipnosi, successivamente utilizzo il
metodo delle libere associazioni. Con sorpresa Freud notò che i pazienti arrivavano a raccontare delle
sperienze dolorose e dimenticate dal conscio, spesso di origine infantile e sessuale.
Così Freud si convinse che una parte inconscia della mente influenzasse il comportamento. Così Freud
sviluppò una forma di psicoterapia detta psicoanalisi, che si interessava alle forze psicologiche interne e
inconsce. Stabilì inoltre che gli umani hanno forti pulsioni innate, sessuali e aggressive che vengono repressi
sin dall’infanzia e che quando li proviamo ci fanno diventare ansiosi. Questo ci porta a sviluppare dei
meccanismi di difesa, delle tecniche psicologiche che ci aiutano ad affrontare l’ansia e il dolore delle
esperienze traumatiche. La repressione è un meccanismo di difesa che tiene le pulsioni, i traumi e i ricordi
inaccettabili nella profondità della mente. Ogni comportamento riflette un conflitto inconscio e inevitabile.
Ad esempio una persona timida verso il sesso opposto, secondo Freud aveva paura dei suoi impulsi sessuali,
che avrebbe inevitabilmente dovuto affrontare rapportandosi con una persona del sesso opposto.
La teoria di Freud suscitò da subito forte polemiche, soprattutto riguardo la sessualità infantile. Nonostante
tutto le idee di Freud stimolarono la ricerca su temi come sogni, memoria, aggressività e disturbi mentali.
Un altro importante personaggio in questo campo fu Karl Jung, uno studente di Freud. I due però a inizio
900 si distaccarono, ma Jung fu comunque molto influenzato dal pensiero Freudiano. Jung fece uno studio
sui “concetti” come quelli di introversione ed estroversione
LA MODERNA TEORIA PSICODINAMICA
Le moderne teorie della psicodinamica si occupano ancora di capire come gli aspetti consci e inconsci della
mente influenzino il comportamento, ma minimizzano il ruolo degli aspetti sessuali e aggressive e si
concentrano maggiormente sui primi rapporti familiari. Ad esempio l’opinione di se stessi è dettata dalle
prime esperienze familiari, opinioni che influenzano per tutta la vita noi e il rapporto che abbiamo con gli
altri. Ad esempio per la psicodinamica moderna, la timidezza può essere la paura della disapprovazione e
rifiuto da parte dei propri genitori, che si va poi a specchiare nei rapporti con le altre persone.

IL COMPORTAMENTISMO: L’INFLUENZA DELL’AMBIENTE


Il comportamentismo si interessa a come l’ambiente esterno guidi le nostre azioni. Il nostro comportamento
è quindi dettato da esperienze fatte in precedenza e dagli stimoli provenienti dal nostro ambiente
circostante. Il comportamentismo ha origini dall’empirismo, che riteneva che tutte le conoscenze avessero
origine dai sensi. Secondo il primo empirista, John Locke, l’essere umano alla nascita è una tabula rasa e
l’ambiente forgia la natura umana. Pavlov dimostrò come l’ambiente forma il comportamento attraverso
l’associazione degli eventi uno con l’altro (i cani salivano all’arrivo di uno stimolo abbinato al cibo). Fu il
padre del condizionamento classico. In contemporanea a Pavlov, Thorndike esaminava come gli organismi
imparano dalle conseguenze delle loro azioni (era più probabile che si ripetessero azioni seguite da risposte
soddisfacenti piuttosto che avvenisse l’opposto).
IL COMPORTAMENTISMO
Il comportamentismo vuole metter in luce il controllo ambientale del comportamento attraverso
l’apprendimento. Nasce nel 1913 con John B. Watson che si opponeva al mentalismo degli strutturalisti, dei
funzionalisti e degli psicoanalisti. Nel 1913 venne pubblicato il primo manifesto col pensiero di Watson. A
suo parere il vero oggetto della psicologia era il comportamento osservabile e non la coscienza intima. Gli
esseri umani sono il prodotto delle loro esperienze di apprendimento. Watson fece l’esperimento con il
piccolo Albert (venne condizionato per avere paura del coniglio bianco). Watson si interesso anche alle
influenze dell’ambiente tramite i messaggi pubblicitari.
I comportamentisti cercano di comprendere le leggi che governano l’apprendimento. Skinner fu la figura più
importante del comportamentismo moderno, dando origine al condizionamento operante attraverso la
Skinner box. Negli anni 60 il comportamentismo ispirò importanti tecniche, le modificazioni
comportamentali, che manipolando i fattori ambientali aumentavano i comportamenti positivi e
diminuivano i problemi comportamentali.
LA CRISI DEL COMPORTAMENTISMO
Il comportamentismo fu la psicologia dominante negli USA fino agli anni 50. Si prendevano in
considerazione per gli studi gli S-R, ovvero stimoli-risposte, quindi oggetti manifesti di studio e non la mente
ed i suoi processi perché troppo complessi. La mente veniva vista come una scatola nera inaccessibile.
Con Tolman si scoprì che non esisteva esclusivamente l’apprendimento manifesto, ma anche quello latente,
ovvero un apprendimento avvenuto senza rinforzi (come i topi nel labirinto che creano una mappa
mentale).
Clark Hull studiò invece la motivazione, disse ad esempio che se l’animale non ha fame non esplora il
labirinto, se invece è mosso dalla fame esplorerà il labirinto per trovare il cibo. Il vedere la mente come una
scatola nera e inaccessibile, portò alla crisi del comportamentismo e alla nascita di nuove correnti come il
comportamentismo cognitivo, il cognitivismo e le neuroscienze cognitive.

LA PROSPETTIVA UMANISTICA: AUTOREALIZZAZIONE E PSICOLOGIA POSITIVA


Verso la metà del XX secolo si presentò una nuova corrente nota come prospettiva umanistica (umanismo)
che poneva l’accento sul libero arbitrio, la crescita personale e la ricerca del significato della propria
esistenza. Gli umanisti respingevano gli ideali psicodinamici che gli umani sono guidati da forze inconsce e
negavano anche il pensiero dei comportamentisti che gli esseri umani reagiscono in risposta e in funzione
all’ambiente. Secondo gli umanisti come Maslow, ciascuno di noi possiede una forza innata che tende
all’autorealizzazione, ovvero al raggiungimento del proprio potenziale. Secondo gli umanisti siamo noi stessi
in base alle nostre scelte di vita ad aver in mano il significato della nostra esistenza. La psicologia umanista
da origine alla psicologia positiva, invece di capire cosa non funziona nel mondo, la psicologia positiva cerca
di capire come fare a migliorare la situazione partendo da noi e dalla società. La felicità non è un obbiettivo
da raggiungere, ma può essere un modo di pensare e uno stile di vita.

IL COGNITIVISMO: LA MENTE CHE ELABORA


Il cognitivismo (dal latino cogitare: pensare) esamina la natura della mente ed il modo in cui i processi
mentali possono influenzare il comportamento. Da questo pov gli esseri umani sono elaboratori di
informazioni le cui azioni sono governate dal pensiero. La mente codifica, elabora, seleziona e programma le
azioni.
Negli anni 20 degli scienziati tedeschi crearono una scuola di pensiero nota come psicologia della Gestalt,
che esaminava come gli elementi dell’esperienza fossero organizzati in insiemi. Secondo gli studiosi della
gestalt, invece di studiare le singole parti, bisognava studiare l’insieme, definivano l’insieme più grande della
somma delle singole parti. I principali maestri della Gestalt furono Wertheimer, Koffka e Kohler (quello
dell’insight e del problem solving). La mente non è passiva dinanzi alla ricezione di informazioni
dell’ambiente e i processi cognitivi danno significato alla realtà.
IL COGNITIVISMO OGGI
La ricerca psicologica che si concentra sullo studio dei processi mentali rappresenta la moderna psicologia
cognitiva. Gli psicologi cognitivi studiano i processi mentali attraverso i quali le persone ragionano e
prendono decisioni, trovano soluzioni ai problemi. Studiano la natura della conoscenza e della competenza.
Gli psicologi cognitivi continuano a studiare la natura dell’attenzione e della coscienza ed il modo in cui i
processi inconsci influenzano il comportamento. Il principio su cui si basa la psicologia cognitiva è il
cognitivismo. La mente elabora, interpreta informazioni e produce delle risposte sotto forma di azioni,
linguaggio o in generale comportamento. Si utilizza il metodo sperimentale pre creare modelli teorici su
come può funzionare la cognizione. La mente non è più un contenitore che riceve stimoli passivamente, ma
è attiva ed elabora ciò che riceve e opera sugli stimoli. I processi mentali operano in maniera selettiva
sull’ambiente esterno ed interno.
Nasce la scienza cognitiva, con il tentativo di comprendere la mente e l’intelligenza umana attraverso AI,
psicologia e filosofia.
Nascono le neuroscienze cognitive, che cercano di esaminare l’attività celebrale mentre le persone sono
impegnate nello svolgere delle attività (brain imaging e neuroimaging).
Secondo il costruttivismo sociale quella che noi chiamiamo realtà è quasi completamente una creazione
della nostra mente derivata dal comune modo di pensare nel nostro gruppo sociale.

LA PROSPETTIVA SOCIOCULTURALE: L’UOMO “INTEGRATO”


La prospettiva socioculturale esamina in che modo l’ambiente sociale e l’apprendimento culturale
influenzano il comportamento, i pensieri e i sentimenti.
La cultura si riferisce ai valori, credenze, comportamenti e tradizioni durevoli condivisi da un gruppo
consistente di persone e trasmessi da una generazione all’altra. Ogni gruppo culturale sviluppa delle norme
sociali, ovvero delle regole, spesso non scritte, che indicano il comportamento accettabile che ci si aspetta
dai membri del gruppo. Affinché la cultura permanga, ogni generazione deve interiorizzare norme e valori
del gruppo.
Nel corso del tempo gli psicologi hanno iniziato ad interessarsi a sempre più ampi e diversi gruppi etnici e
culturali. Oggi la psicologia interculturale esplora come la cultura viene trasmessa ai suoi membri ed
esamina le affinità psicologiche e le differenze fra persone appartenenti a culture diverse. Una differenza
grande tra le culture è l’accento posto sull’individualismo o sul collettivismo.

LA PROSPETTIVA BIOLOGICA: CERVELLO, GENI ED EVOLUZIONE


La prospettiva biologica esamina in che modo i processi e altre funzioni del corpo regolano il
comportamento. Quali zone del cervello e quali dinamiche ci permettono di provare sentimenti e
sensazioni? Quali di leggere e pensare? Gli ormoni come influenzano il comportamento? La risposta a
queste domande la si ottiene con le neuroscienze comportamentali, che esaminano i processi celebrali.
LA GENETICA DEL COMPORTAMENTO
Gli psicologi si interessano alla genetica del comportamento, ovvero lo studio di come le tendenze
comportamentali siano influenzate da fattori genetici.
LA PSICOLOGIA EVOLUTIVA
La psicologia evolutiva si rifà alla teoria di Darwin e cerca di spiegare come l’evoluzione possa forgiare il
comportamento dell’uomo moderno. Attraverso la selezione naturale non si è evoluto solo il corpo, ma
anche la mente e il comportamento.
UTILIZZARE I LIVELLI DI ANALISI PER INTEGRARE LE PROSPETTIVE
Il comportamento può essere interpretato sotto un punto di vista biologico, psicologico e ambientale.
Biologico se ci interessiamo al funzionamento del cervello e degli ormoni. Il livello psicologico si concentra
sul pensiero, la memoria e la pianificazione e infine il livello ambientale, in cui dobbiamo tener conto agli
stimoli ambientali e culturali che influenzano il comportamento. Per comprendere a pieno il
comportamento bisogna muoversi avanti e indietro tra questi 3 livelli.

UN ESEMPIO: CAPIRE LA DEPRESSIONE


La depressione può avere origini genetiche, infatti chi ha parenti che hanno sofferto di depressione prima
dei 20 anni, ha probabilità 8 volte maggiori di diventare depressi. Anche i neurotrasmettitori possono avere
un ruolo importante nella depressione, infatti capita che la depressione sia causata da una disfunzione di
alcuni neurotrasmettitori, in questi casi esistono dei farmaci che compensano e riportano ad una attività
normale dei neurotrasmettitori. Sotto un punto di vista psicologico la depressione è causata da un modo
pessimistico di vedere le cose e non notano ciò che accade di buono attorno a loro. A livello ambientale, i
comportamentismi associano la depressione ad un ambiente non gratificante. Bisogna tenere a mente che
le cause specifiche della depressione e il modo in cui si combinano o interagiscono variano da caso a caso e
possono avere riscontri diversi a seconda della persona. Lo stesso ambiente può influenzare in maniera
diversa due persone.

Potrebbero piacerti anche