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LA SCIENZA DELLA PSICOLOGIA

Natura della psicologia

Possiamo de nire la psicologia come lo studio scienti co del comportamento e della mente. Il termine “comportamento” è riferito
ad azioni e risposte che possiamo osservare direttamente, mentre il termine “mente" è riferito a stati interiori e processi che non
possono essere visti direttamente, ma vanno inferiti da risposte osservabili e misurabili.
Ancora più importanti dei concetti saranno le forme di pensiero che acquisiremo, consuetudini che comportano un pensiero critico.
Il pensiero critico implica di assumere un ruolo attivo nella comprensione del mondo che vi sta intorno. È importante ri ettere sul
signi cato di un'informazione, su come si inserisce nelle vostre esperienze e quali implicazioni ha nella vostra vita e nella società.
Pensiero critico signi ca inoltre valutare la correttezza di quello che viene presentato come un fatto.

La psicologia ha più generi differenti di tipologie di ricerca:


- La ricerca di base, che ri ette una ricerca per acquisire conoscenza. La ricerca di base esamina come e perché le persone si
comportano, pensano e sentono in un certo modo.
- La ricerca applicativa, volta a risolvere i problemi speci ci e pratici. Nella ricerca applicata invece gli psicologi utilizzano spesso
conoscenze scienti che di base per progettare, implementare e determinare i programmi di intervento.

Come si sviluppa l'ostilità e pregiudizi fra gruppi, e cosa si può fare per ridurli? In psicologia si possono effettuare ricerche di base
sui fattori che incrementano e riducono l'ostilità fra gruppi. Da allora lo studio di Robbers Cave (esperimento di due gruppi: Aquile e
Serpenti), che è diventato un classico, rappresenta la ricerca di base, perché aveva lo scopo di scoprire i principi generali del
con itto tra gruppi.

La psicologia ha 5 obiettivi principali:

1. Descrivere come si comportano le persone e le altre specie


2. Comprendere le cause di tali comportamenti
3. Prevedere come si comporteranno persone e animali in determinate condizioni
4. In uenzare il comportamento controllandone le cause
5. Applicare le conoscenze psicologiche in modo da migliorare il benessere dell’uomo

ESEMPIO: Nello studi di Robbers Cave, i ricercatori hanno osservato attentamente il comportamento dei ragazzi in condizioni
diverse (descrizione). Ritenevano che la competizione avrebbe provocato l’ostilità fra gruppi e che la collaborazione l’avrebbe ridotta
(tentativo di comprensione). Per veri care se la loro interpretazione era corretta, predissero che la competizione avrebbe creato
ostilità fra Aquile e Serpenti (predizione). Veri carono poi lo scenario del campo, creando situazioni che li avrebbero obbligati a
collaborare (in uenza). Come previsto, la competizione creò ostilità e la collaborazione la ridusse. Riuscirono ad applicare con
successo le loro conoscenze nella forma del programma a puzzle (applicazione)

La psicologia come hub (=punto di interconnessione) scienti co:

Le prospettive sono i modi diversi di considerare le persone; Sono nestre


attraverso le quali gli psicologi esaminano e interpretano il
comportamento.

La posizione di molti loso dell’antichità era quella del dualismo mente-


corpo: la convinzione che la mente sia un’entità spirituale non soggetta alle
leggi siche che governano il corpo. Il losofo, matematico e scienziato
francese Cartesio (1596-1650), propose che mente e corpo interagissero
attraverso la piccola ghiandola pineale situata nel cervello. Cartesio
sostenne che la mente era un’entità spirituale e non materiale.
Il monismo afferma invece che mente e corpo sono una cosa sola, quindi la
mente non è un’entità separate. Per i monisti, gli eventi della mente, sono
semplicemente il prodotto di eventi sici che avvengono nel cervello, una
posizione sostenuta dal losofo inglese, Hobbes (1588-1679).
Locke (1632-1704) e altri loso della scuola dell’empirismo, affermano invece che tutte le idee e le conoscenze vengono acquisite
in modo empirico, ovvero attraverso i sensi e l’esperienza diretta. Secondo gli empiristi, l’osservazione è uno strumento di
conoscenza più valido della ragione, in quanto la ragione ha un grande potenziale di errore.

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Già a metà dell'Ottocento, gli scienziati tedeschi misuravano le risposte sensoriali delle persone a molti tipi di stimoli sici. Questi
esperimenti rappresentarono le fondamenta di un nuovo campo chiamato psico sica, ovvero lo studio di come le sensazioni
percepite a livello psicologico dipendono dalle caratteristiche dello stimolo sico. Fechner, sico tedesco, fu uno dei pionieri
nell'ambito della psico sica. Ancora oggi è nota la sua legge fatta insieme a Weber nota come legge Weber-Fechner; questa legge
riguardava la relazione tra stimolo e percezione.
La frenologia, che a ciascun settore del cranio faceva corrispondere un'attitudine o facoltà, si può considerare una forma
pionieristica di localizzazionismo delle funzioni cerebrali. Attualmente l'utilizzo di tecniche avanzate di neuro immagine consente di
localizzare con metodi scienti camente validi le funzioni mentali in alcune aree specializzate del cervello.
Il dibattito sull'architettura del nostro cervello è molto attuale, e si può far risalire l'idea che alcune strutture siano molto specializzate
per determinate funzioni (speci cità o specializzazione funzionale). Attualmente gli scienziati concordano sul fatto che alcune
funzioni sensoriali e motorie siano localizzabili in strutture ben de nite ma ancora si chiedono no a che grado un'area cerebrale
possa evolversi e specializzarsi in una particolare funzione.

Le prime evidenze empiriche di una stretta relazione tra mente e cervello, sono state riportate da alcuni neurologi attivi nel 1800. Il
primo caso è chiamato afasia di Broca ovvero una lesione alla parte anteriore del cervello dell'emisfero di sinistra. Questo caso è
quello del paziente "Tan" colui che dice solo una parola. Il secondo caso è invece chiamato afasia di Wernicke, ovvero una lesione
nella prima nella prima circonvoluzione del lobo temporale (emisfero sinistro). Qui siamo davanti al caso opposto al paziente Tan
poiché il soggetto parla in maniera molto uida.

Strutturalismo e funzionalismo
Nel 1879 Wilhelm Wundt (1832-1920) fondò presso l’Università di Lipsia il primo laboratorio sperimentale di psicologia. Per lui il
metodo sperimentale era essenziale per de nire la psicologia come scienti ca. Wundt è considerato a tutti gli effetti il padre
fondatore della psicologia sperimentale. Egli voleva modellare lo studio della mente sulle scienze naturali, utilizzando appunto il
metodo sperimentale. Riteneva che fosse possibile studiare la mente suddividendola in componenti di base.
Viene anche fondata una delle prime riviste in cui venivano pubblicati i risultati degli studi condotti, la tedesca “Philosophische
Studien”. Uno degli studenti di Wundt, l’inglese Edward Titchener, fondò in seguito un laboratorio di psicologia alla Cornell
University, portando quindi l'insegnamenti della scuola di Lipsia negli Stati Uniti.
Titchener cercò di identi care gli elementi costitutivi, o strutture, della mente. L'approccio di Wundt e Titchener divenne poi noto
come strutturalismo, cioè l'analisi della mente nei suoi elementi costitutivi. Gli strutturalisti utilizzavano il metodo dell'introspezione
(ovvero guardarsi dentro) per studiare le sensazioni, considerati gli elementi che costituiscono la struttura della coscienza.
La teoria di Wundt è stata spesso considerata in maniera negativa una "chimica mentale" in cui la complessità dei processi mentali
viene frammentata e suddivisa come si fa con gli elementi chimici.

Nacque poi l'esigenza di andare oltre la struttura e di considerare la mente nel suo ambiente e per le sue funzioni. Per queste nuove
prospettive e lo strutturalismo lascia il posto al funzionalismo, secondo il quale la psicologia non doveva studiare la struttura della
coscienza, bensì le sue funzioni. Da non dimenticare l'impatto importante importanza in quel periodo della teoria evoluzionista di
Charles Darwin. La sua teoria venne molto contestata poiché così l’evoluzione implicava che la mente umana non fosse un'entità
spirituale, ma il prodotto di una continuità biologica Franci essere umani e specie diverse.
Il fondatore del funzionalismo fu William James (1842-1910), professore di siologia, psicologia e loso a all'Università di
Harvard.Lui viene de nito come il "padre della psicologia americana”. Egli teorizzò una psicologia sperimentale che descrisse molto
bene nei The Principles Psychology (1890). James aveva un approccio le funzioni mentali visti come un continuo adattamento e
interazioni con l'ambiente. È importante notare che fu il primo a proporre una teoria psicologica moderna sulle emozioni, pubblicata
in What is an Emotion? (1884).
Oggi il funzionalismo non esiste più come scuola di pensiero, ma la sua aridità permane in due discipline odierni: la psicologia
cognitiva, che studia processi mentali, e la psicologia evoluzionistica, che mette in luce l'adattabilità del comportamento.

Prospettiva psico-dinamica

Piano piano si andò diffondendo una prospettiva completamente differente dalla psicologia, incentrata sulla persona e sul suo
modo psichico interno. Questa prospettiva viene chiamata psicodinamica e attribuiva le cause del comportamento non
esclusivamente ad aspetti organici o sici ma meccanismi interni della nostra personalità (ad esempio l'insieme di emozioni e
motivazioni). Fu Sigmund Freud (1856-1939) a sviluppare la prima e più in uente teoria psicodinamica.
Freud era come prima cosa un medico e uno scienziato e come tale interessato ai meccanismi cerebrali. Nel corso del tempo curò
persone che avevano altri problemi, come le fobie. Questo porta Freud a pensare che le cause dovessero essere psicologiche.
Inizialmente infatti li curò con l’ipnosi, e in seguito utilizzò una tecnica detta libera associazione, nella quale il paziente esprimeva
qualsiasi cosa gli venisse in mente. Alla ne i pazienti descrivevano esperienze dolorose e "dimenticate" da tempo relative
all'infanzia. E dopo aver ricordato e rivissuto in senso metaforico quelle drammatiche esperienze, di frequente i loro sintomi
miglioravano.
Freud si convinse che una parte inconscia della mente in uenzasse profondamente il comportamento, e sviluppò una teoria
psicodinamica e una forma di psicoterapia detta psicanalisi, che si basava sull'analisi delle forze psicologiche interne e
principalmente inconsce. Tutto questo ci porta a sviluppare dei meccanismi di difesa, ovvero tecniche psicologiche che ci aiutano ad
affrontare l'ansia e il dolore delle esperienze traumatiche.

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Un altro importante personaggio in questo campo è stato Karl Jung (1875-1961), uno studente di Freud divenuto suo amico. Le loro
strade si divisero all'inizio del 900, quando Jung cominciò a confutare le attenzioni di Freud per la libido. Il contributo di Jung alla
psicanalisi si incentrò sulla costruzione di quelli che de niva "concetti", compresi quelli di introversione di estroversione, e la sua
idea del “complesso". Questo complesso è responsabile dei comportamenti strani, o dif cili da comprendere, di una persona.

Prospettiva comportamentale

La prospettiva comportamentale si concentra sul ruolo dell'ambiente esterno come guida delle nostre azioni. In questa prospettiva
il nostro comportamento è determinato da abitudini apprese da precedenti esperienze di vita e da stimoli provenienti dal nostro
ambiente immediato. Le origini della prospettiva comportamentale si ritrovano nella scuola loso ca dell'empirismo. Secondo il
primo empirista John Locke, l'essere umano alla nascita è una tabula rasa sulla quale vengono scritte le esperienze. Nei primi anni
del 900 gli esperimenti del siologo russo Ivan Pavlov (1849-1936) rivelarono uno dei modi in cui l'ambiente forma il
comportamento: l'associazione degli eventi uno con l'altro.
Nel frattempo, Edward Thorndike (1874-1949) stava esaminando in quale modo gli organismi imparano dalle conseguenze delle
loro azioni. Secondo la legge dell’effetto di Thorndike (1911) era più probabile che si ripetessero le risposte seguite da conseguenze
soddisfacenti, mentre era meno probabile che si presentassero le risposte seguite da conseguenze insoddisfacenti.

Il comportamentismo, una scuola di pensiero che mette in luce il controllo ambientale del comportamento attraverso
l'apprendimento, cominciò a nascere nel 1913 grazie a John Watson (1878-1958) il quale si opponeva con forza al mentalismo degli
strutturalisti, dei funzionalisti e degli psicanalisti. Nel 1913 viene pubblicato il primo manifesto in cui è contenuto il pensiero di
Watson, La psicologia così come la vede il comportamentista. A suo parere il vero oggetto della psicologia era il comportamento
osservabile. Gli essere umani, disse, sono il prodotto delle loro esperienze di apprendimento. Rimane famoso l’esperimento del
piccolo Albert, che Watson fece insieme alla sua assistente.

ESEMPIO: Nella prima fase dell’esperimento Watson sottopose il piccolo Albert a diversi stimoli. L’obiettivo era quello di individuare
quali di questi stimoli generavano una sensazione di paura. Lo scienziato poté constatare che il bambino provava paura solo in
presenza di forti rumori. Si trattava di una caratteristica comune a tutti i bambini.
La fase successiva dell’esperimento prevedeva lo sviluppo di una paura attraverso il condizionamento. Al neonato fu mostrato un
ratto bianco con cui il piccolo voleva giocare. Tuttavia, ogni volta che il bambino tentava di giocare con l’animale, lo scienziato
produceva un rumore fortissimo che lo spaventava. Dopo aver ripetuto questo procedimento per varie volte, il bambino nì per
avere paura del ratto. In seguito, al piccolo vennero presentati altri animali (conigli, cani, e persino cappotti in pelle o pelliccia di
animale), la reazione fu sempre la stessa: era ormai condizionato e aveva paura di tutte queste creature. Il piccolo Albert fu
sottoposto a prove del genere per un tempo piuttosto lungo. L’esperimento durò circa un anno, alla ne del quale il neonato era
passato dall’essere estremamente tranquillo a vivere in uno stato d’ansia perenne. Il bambino si spaventò persino alla vista di una
maschera da Babbo Natale, che fu obbligato a toccare scoppiando in un pianto irrefrenabile. Alla ne, l’università espulse Watson
per la crudeltà del suo esperimento (e perché nel frattempo aveva intrapreso una relazione amorosa con la sua assistente). La
seconda fase dell’esperimento consisteva nell’annullare il condizionamento, in altre parole bisognava “decondizionare” il bambino
af nché non avesse più paura. Questa seconda fase, però, non fu mai realizzata, né si seppe cosa ne fu del bambino dopo il famoso
esperimento. In ogni caso, anche e soprattutto a causa delle sue alte pretese, delle sue conclusioni e per aver violato praticamente
qualsiasi norma etica a cui gli scienziati devono attenersi oggigiorno se intendono condurre un esperimento, l’esperimento del
piccolo Albert è uno dei più famosi nella storia della psicologia.

Skinner (1904-1990) fu la gura più eminente del comportamentismo moderno, insegnò ad Harvard dal 1958 al 1974. La sua ricerca,
ampiamente basata su studi di ratti e piccioni in condizioni controllate di laboratorio, esaminò come il comportamento venga
forgiato dalle conseguenze grati canti o punitivi che produce. Fu suo l'importante utilizzo del condizionamento operante per il
quale le conseguenze di un comportamento aumentano meno la probabilità di ripeterlo.il suo modo classico di studiarlo era
attraverso la Skinner Box, una gabbia in cui un ratto si trovava, per caso a premere una leva (dopo una serie di tentativi) e quindi
riceveva del cibo, rinforzo positivo (ricompensa).
L'approccio di Skinner, noto come comportamentismo radicale, fu ritenuto estremo da molti psicologi. Negli anni 60 il
comportamentismo ispirò importanti tecniche, complessivamente note come modi cazioni comportamentali. Queste tecniche
miravano a diminuire i problemi comportamentali e ad aumentare i comportamenti positivi manipolando i fattori ambientali e sono
molto utilizzati ancora oggi.
Dopo un periodo di grande sviluppo e interesse anche da parte dell'opinione pubblica sui principi del comportamentismo si sentiva
l’esigenza di guardare e studiare anche i processi mentali. Negli anni 60 e 70 un numero sempre maggiore di psicologi mostrò che i
processi cognitivi come l'attenzione e la memoria potevano essere studiati con rigore mediante so sticati esperimenti. Svilupparono
una teoria modi cata, detta comportamentismo cognitivo, che afferma che l'esperienza di apprendimento e l'ambiente in uenzano
le nostre aspettative e pensieri e, a loro volta, i nostri pensieri in uenzano il modo in cui ci comportiamo (Bandura, 1969).

Prospettiva umanistica

Verso la metà del XX secolo si presentò un nuovo punto di vista, noto come prospettiva umanistica o umanismo; questo poneva
l'accento sul libero arbitrio, la crescita personale e la ricerca del signi cato della propria esistenza. Secondo i teorici dell'umanismo
come Maslow (1908-1970), ciascuno di noi possiede una forsennata che tende all'auto-realizzazione, ovvero a raggiungere il
proprio potenziale.

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L'attenzione dell'umanismo per l’auto-realizzazione e la crescita si può notare anche nella psicologia positiva, che dà risalto allo
studio delle forze dell'uomo, alla soddisfazione e al modo ottimale di vivere. La psicologia positiva esamina come possiamo
incoraggiare il meglio che c'è in noi e nella società per crearci una vita felice e appagante.

Prospettiva cognitiva

La prospettiva cognitiva esamina la natura della mente e il modo in cui i processi mentali possono in uenzare il comportamento.
Negli anni 20 gli scienziati tedeschi avevano creato una scuola si pensiero nota come psicologia della Gestalt che esaminava come
gli elementi dell’esperienza fossero organizzati in insiemi. Gli psicologi della Gestalt affermarono che le nostre percezioni sono
organizzate in modo che “l’insieme risulti più grande della somma delle sue parti”.

L’interesse per la cognizione aumentò con:


- Jean Piaget (1896–1980) svilippo cognitivo -> spiegava come i processi cognitivi nei bambini diventassero più so sticati con l’età
- Lev S. Vygotsky (1886–1934) linguaggio umano -> riteneva che il linguaggio e pensiero fossero strettamente correlati e pensava
che l'ambiente in cui crescevano i bambini e i fattori sociali e culturali ai quali erano esposti avessero una notevole in uenza sul
loro sviluppo. La scuola di cui faceva parte viene infatti chiamata storico-culturale..
- Broadbent (1958) computer come metafora della mente -> l’informatica fornì nuovi concetti di elaborazione delle informazioni e
una terminologia, che gli psicologi cominciarono ad adattare allo studio di memoria e attenzione. Nasce questa nuova metafora
della mente come un sistema che elabora, archivia e reperisce informazioni.
- Noam Chomsky (1928) acquisizione del linguaggio -> affermava che gli esseri umani fossero biologicamente “pre-programmati”
ad acquisire il linguaggio e che i bambini giungessero a comprenderlo come un insieme di regole mentali.

Negli anni 60 e 70 ci fu il boom dell’interesse per i processi mentali e spesso questo periodo viene de nito “rivoluzione cognitiva”.
La moderna psicologia cognitiva si concentra sullo studio dei processi mentali (es. ragionamento, linguaggio, problem solving ecc.).
Le neuroscienze cognitive si avvalgono di so sticate registrazioni elettriche e di tecniche di formazione delle immagini del cervello
per esaminare l’attività cerebrale mentre le persone sono impregnate in attività cognitive
Il costruttivismo sociale sostiene invece che quella che consideriamo “realtà” sia in gran parte una creazione della nostra mente
derivate dal comune modo di pensare nel nostro gruppo sociale

Prospettiva socioculturale

La prospettiva socioculturale esamina in che modo l’ambiente sociale e l’apprendimento culturale in uenzano il comportamento, i
pensieri e i sentimenti.
- La cultura si riferisce ai valori, credenze, comportamenti e tradizioni durevoli condivisi da un gruppo consistente di persone e
trasmessi da una generazione all’altra.
- Le norme riguardano le regole, spesso non scritte, che speci cano quale sia il comportamento accettabile che ci si aspetta dai
membri di un gruppo.
- In ne troviamo la socializzazione che è un processo attraverso il quale la cultura viene trasmessa ai nuovi membri e da questi
interiorizzata.

Per gran parte del XX secolo la ricerca psicologica ha ampiamente ignorato i gruppi non occidentali. Questo lavoro interculturale
era solitamente riservato agli antropologi.
Oggi la psicologia interculturale, esplora come la cultura viene trasmessa ai suoi membri ed esamina le af nità psicologiche e le
differenze tra persone appartenenti a culture diverse. Una differenza importante fra culture è tra individualismo e collettivismo.
- La cultura individualistica, pone l’accento su obiettivi personali e sul concetto del sé che si basano principalmente sugli attributi di
ciascuno e sui suoi successi.
- Nella cultura collettivista invece gli obiettivi individuali sono subordinati a quelli del gruppo e l’identità personale viene de nite in
gran parte dai legami con una famiglia allargata e con altri gruppi sociali.

Prospettiva biologica
La prospettiva biologica esamina in che modo i processi e altre funzioni del corpo regolano il comportamento.
Le neuro-scienze comportamentali, esaminano i processi cerebrali e le altre funzioni siologiche all’origine del comportamento, di
esperienze sensoriali, emozioni e pensieri.
La ricerca scienti ca ha anche portato alla scoperta di neuro-trasmettitori, cioè sostanze chimiche rilasciate dalle cellule nervosa che
permettono a queste di comunicare tra loro. Lo studio del ruolo dei neuro-trasmettitori rappresenta un'area importante dell'attuale
ricerca nel campo delle neuro-scienze.

Da tempo gli psicologi si interessano alla genetica del comportamento, ovvero lo studio di come le tendenze comportamentali
sono in uenzate da fattori genetici
Charles Darwin pubblicò la sua teoria dell'evoluzione nel 1859. Non fu il primo a suggerire che l'organismo evolve, ma la sua teoria
fu sicuramente la meglio documentata. L'ispirazione venne da un viaggio di cinque anni a bordo della nave Beagle. Darwin fu
colpito dalle numerose differenze fra specie, e attraverso un processo che chiamò selezione naturale, affarò che se un tratto
ereditario dà ad alcuni membri un vantaggio sugli altri, è più probabile che i quei membri sopravvivano e trasmettono questa
caratteristica ai loro discendenti.

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Oggi possiamo parlare di psicologia evolutiva, cioè disciplina in crescita che cerca di spiegare come l’evoluzione abbia forgiato il
comportamento dell’uomo moderno. Gli psicologi evolutivi tendono a sottolineare che, attraverso la selezione naturale, le capacità
della mente umana e le tendenze comportamentali si sono evolute con l'evolversi del corpo (prendiamo in considerazione
l'evoluzione del cervello).

COMPORTAMENTO IN MODO SCIENTIFICO

Siamo tutti scienziati nella vita quotidiana; sviluppiamo ipotesi e le testiamo


Fare scienza in maniera corretta signi ca basarsi su delle prove; in seguito si possono apportare dei cambiamenti e trarre delle
conclusioni. Tale modello afferma che lo psicologo è in primo luogo uno scienziato che utilizza un approccio scienti co cauto e
misurato, la cui attività professionale è caratterizzata da un mesto basato sulle prove. Anche la ricerca psicologia può e deve essere
considerata scienti ca.

Le 5 fasi del processo scienti co:

1. Curiosità che fa compiere il primo passo. Osserviamo qualcosa degno di nota e poniamo la domanda.
2. Raccogliere informazioni e formulare un'ipotesi. Gli scienziati veri cano l'esistenza di altri studi, teorie e informazioni che
potrebbero aiutarli a rispondere alla loro domanda, poi formulano una spiegazione provvisoria. Questa spiegazione provvisoria
viene poi tradotta in ipotesi, una previsione speci ca di un fenomeno o altro che, spesso, assume la forma di una dichiarazione
del tipo “se-allora".
3. Veri care l'ipotesi mediante una ricerca.
4. Analizzare i dati, trarre conclusioni provvisorie e riferire le conclusioni. Le informazioni (dati) vengono raccolte e analizzate.
5. Costruire un corpus di conoscenze, fare ulteriori domande, condurre ulteriori ricerche, sviluppare e mettere alla prova le teorie.
Gli scienziati comunicano le loro scoperta la comunità scienti ca. Una teoria è un insieme di dichiarazioni formali che spiegano
come e perché alcuni eventi sono correlati fra loro. Le teorie sono più ampie delle ipotesi. Le teorie vengono utilizzate per
sviluppare nuove ipotesi, che a loro volta vengono sperimentate e validate mediante ulteriori ricerche e raccogliendo nuovi dati.
In questo modo il processo scienti co diventa auto correttivo. Se al contrario le previsioni della teoria non trovano supporto,
sarà necessario modi carla oppure, eventualmente, scartarla. Comunicare in modo accurato e puntuale le metodologie
utilizzate nella ricerca è un aspetto molto importante della scienza. Permette ad altri di riprodurne le conclusioni, di ampliare la
ricerca e di approfondirla. La ripetizione della ricerca è una componente di estrema importanza nello sviluppo di un supporto
per ipotesi e nello sviluppo della ducia nella teoria esaminata.

Per comprendere il comportamento possiamo usare 2 approcci:

- Il senno del poi (la comprensione successiva al fatto): “La vita può essere capita solo all’indietro, ma va vissuta in avanti” Søren
Kierkegaard. Il senno del poi è il ragionamento dopo che la conclusione è stata elaborata; questo è il metodo maggiormente
utilizzato per comprendere il comportamento. Lo svantaggiosi questo metodo è che gli eventi passati possono essere spiegati in
svariati modi, invece il vantaggio è che è utile per fornire spunti e idee per ulteriori studi scienti ci. In altri casi potremmo trovare
la frase post hoc e ergo propter hoc. Post hoc, vuol dire "dopo l'evento", ergo signi ca "così, quindi" e propter hoc signi ca "a
causa dell'evento chiuse le ". Letteralmente: si avanza l'ipotesi, dopo l'evento, che qualcosa che sia osservato deve essere il
risultato di quell'evento. Si presume quindi un rapporto causale anche quando tale rapporto potrebbe non esistere affatto, ed è
questo uno dei rischi dei ragionamenti "post hoc" o "posteriori al fato". Malgrado questi aspetti fuorvianti, la comprensione questi
ora il fatto può fornirci degli spunti, e spesso il fondamento sul quale si costruisce un ulteriore ricerca scienti ca.
- Interpretare mediante la previsione, il controllo e la costruzione di una teoria: costruire una storia e la veri ca più valida della
comprensione scienti ca, in quanto le teorie valide generano una rete integrata di previsioni. Una teoria valida possiede diverse
caratteristiche importanti:

- Organizza le informazioni in maniera signi cativa


- È veri cabile e genera nuove ipotesi
- È supportata dalle scoperte delle nuove ricerche
- Legge della parsimonia: se due teorie possono spiegare e prevedere altrettanto bene lo stesso fenomeno, viene preferita la
teoria più semplice

Comunque sia, anche quando una storia è sostenuta da molte previsioni corrette, non va mai considerata una verità assoluta.
Sussiste sempre la possibilità che qualche futura osservazione la contraddica oppure che una storia nuova e più precisa ne prende il
posto.

Una variabile è una qualsiasi caratteristica o fattore che possa variare. Una de nizione delle procedure de nisce una variabile in
termini di procedure speci che utilizzate per produrla o misurarla. Le de nizioni delle procedure traducono i termini astratti in
qualcosa di osservabile misurabile che il resto della comunità scienti ca può comprendere chiaramente.
Le misure di autovalutazione chiedono alle persone di riferire i propri atteggiamenti, sentimenti e comportamenti. Tali informazioni
possono venire raccolte in modo diverso, per esempio mendante interviste o questionari.
In particolare quando le domande riguardano argomenti sensibili, le autovalutazioni possono essere distorte dal fattore chiamato
bias della desiderabilità sociale, ovvero dalla tendenza a rispondere in modo socialmente accettabile anziché secondo le proprie
convinzioni o comportamenti. I questionari possono anche essere strutturati in modo da ridurre al minimo i problemi legati alla

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desiderabilità sociale. Possiamo tenere informazioni sul comportamento di una persona anche raccogliendo rapporti compilati da
terzi, come i genitori, i coniugi e gli insegnanti che conoscono la persona.

Un altro approccio è la misurazione del comportamento manifesto (ovvero direttamente visibile). Gli esseri umani e altri animali
possono comportarsi in modo diverso quando sanno di essere osservati. Per risolvere questo problema i ricercatori potrebbero
mimetizzarsi o utilizzare procedure non intrusive che registrano il comportamento senza che i partecipanti sappiano di essere
osservati.
Gli psicologi raccolgono informazioni sul comportamento anche utilizzando metodi d'archivio che utilizzano atti o documenti già
esistenti.
Abbiamo poi i test psicologici. Gli psicologi sviluppano e utilizzano test specialistici per misurare molti tipi di variabili. Per esempio i
test di personalità, che valutano i tratti della personalità, spesso contengono una serie di domande mirate a sapere come la persona
si sente o si comporta in condizioni normali. Altri test psicologici sono quelli di intelligenza in cui può essere richiesto alle persone di
assemblare oggetti o di risolvere i problemi di aritmetica; i test neuro-psicologici, in ne, aiutano a diagnosticare un funzionamento
normale o anormale del cervello misurando la capacità delle persone di eseguire compiti mentali o sici.
Come ultima procedura troviamo la misurazione siologica. Le risposte siologiche possono essere registrate per valutare quello
che le persone stanno percependo e provando. La misurazione della frequenza cardiaca, della pressione del sangue e della
frequenza respiratoria. Questo tipo di misurazioni sono diventate, comunque, sempre più importanti anche in altre branche della
psicologia.

Principi etici nella ricerca

Al ne di salvaguardare i diritti dei partecipanti i ricercatori devono attenersi a standard etici ssati dai regolamenti governativi e
dalle associazioni nazionali degli psicologi. I principi riportati in seguito esempli cano quelli adottati da tutti gli organi professionali
nel mondo.

- Competenza: mantenere livelli di formazione elevati e operare solo nell’ambito di azione da questi garantito
- Responsabilità: svolgere i doveri professionali con la massima cura
- Integrità: essere onesti e accurati
- Rispetto: rispettare la dignità delle persone e i diritti alla riservatezza e all’autodeterminazione

In base allo standard etico del consenso informato, prima che le persone accettino di partecipare alla ricerca dovrebbero essere
informate riguardo a:
- Scopo e procedure dello studio
- Potenziali rischi e bene ci
- Diritto di ri utare la partecipazione e possibilità di ritirarsi in qualsiasi momento senza penalizzazioni
- Se le risposte saranno con denziali e in quale modo verrà tutelata la privacy dei partecipanti
Quando sono coinvolti bambini o altre persone vulnerabili, che non possono dare un vero consenso informato, si deve ottenere il
consenso dei genitori, dei tutor o, in alcun i casi, dei medici.

Non si dovrebbe in alcun modo causare malessere ai partecipanti, che non dovrebbero mai essere angosciati, o sentirsi stigmatizzati
in alcun modo. L’angoscia, potrebbe di arrivare sia dalle procedure, che dall'argomento oggetto della ricerca, e si dovrebbe fare di
tutto per evitarla. Una delle procedure ammesse è invece quella del test pressorio al freddo nella quale al partecipante è richiesto di
mettere la mano nell'acqua ghiacciata. Si tratta di una procedura sorprendentemente dolorosa, ma non dannosa. Se eseguita
correttamente, il partecipante mantiene il pieno controllo ed è in grado di togliere la mano non appena ne sento il bisogno.
L'inganno, che si veri ca quando i partecipanti vengono fuorviati rispetto alla natura dello studio, è un concetto molto controverso.
L’inganno, viola il principio del consenso informato, ma i suoi sostenitori affermano che, nello studio di alcuni tipi di comportamento,
l'inganno è l'unico modo per ottenere risposte naturali e spontanee da parte dei partecipanti.le linee guida possono consentire
l'inganno solo quando non esiste altra alternativa praticabile e lo studio comporta bene ci scienti ci, educativi o pratici tali da
superare il costo etico dell’inganno. Quando viene utilizzato l'inganno, però, il vero scopo dello studio dovrebbe essere spiegato ai
partecipanti una volta terminato, nel corso di una procedura di “debrie ng".
Chi prende parte alla ricerca dovrebbe poterlo fare con la certezza che le informazioni sul suo conto rimarranno riservati. I dati
dovrebbero essere archiviati con cura per fare in modo che l'identità dei partecipanti resti segreta anche per coloro i quali
dovessero guardare i rapporti in futuro. Un sistema è far scegliere al partecipante è un acronimo con il quale sarà conosciuto per
tutto il resto della ricerca; per esempio si potrebbe utilizzare le sue iniziali. Le iniziali un numero di identi cazione consentiranno ai
ricercatori di farlo senza registrare i nomi dei partecipanti e i loro dati.
Il debrie ng si tratta di una fase estremamente importante del processo di ricerca. Dopo che i partecipanti hanno completato la loro
funzione nella raccolta di dati, viene fornito loro un documento che spiega il retroscena della ricerca. Il debrie ng aiuta anche il
ricercatore a controllare attentamente se il partecipante ha subito qualche danno durante la procedura. Un buon debrie ng fornirà
informazioni su dove un partecipante può andare per avere un sostegno qualora ne sentisse la necessità, oppure qualora la
procedura avessi provocato conseguenze negative. In questo studio i partecipanti vengono incoraggiati a porre domande per
essere rassicurati riguardo a tutto ciò che gli ha fatti sentire a disagio o curiosi.

In psicologia esistono anche procedure sperimentali in cui vengono utilizzati gli animali. Le linee guida etiche richiedono che gli
animali siano trattati con umanità, e che la potenziale importanza della ricerca giusti chi chiaramente rischi ai quali sono esposti. La
ricerca sugli animali è un argomento dibattuto sia nella comunità degli psicologi che al di fuori di questa. Gli psicologi concordano

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sul fatto che siamo moralmente sbagliato sottoporre gli animali a sofferenze non necessarie. Molti scienziati, tuttavia, non
concordano con gli antivivisezionisti secondi i quali gli animali non dovrebbero mai essere utilizzati per ricerche " che non siano a
bene cio degli animali coinvolti”. Altri ricercatori che utilizzano animali in cattività sono invece concentrati sul loro comportamento.la
legislazione tesa a garantire il benessere animale in tal senso viene attentamente vagliata da gruppi come International Fund for
Animal Welfare (IFAW). Un punto spesso trascurato è l'importanza del benessere degli animali per una buona ricerca.

Metodi di ricerca

I. La ricerca descrittiva ha l'obiettivo di capire in che modo si comportano gli uomini e altri animali, in particolare nell'ambiente
naturale. Lo studio di caso è un'analisi approfondita di un individuo, un gruppo o un evento. Studiando un singolo caso nei
minimi particolari, il ricercatore spera di scoprire principi del comportamento che siano validi per persone o situazioni in
generale. Il vantaggio dello studio di casi o di un caso e che, al veri carsi di un fenomeno raro, questo metodo permette agli
scienziati di studiarlo da vicino. Un altro vantaggio è che lo studio di un caso singolo può mettere in discussione la validità di una
teoria o di una credenza scienti ca molto diffusa. Nell’osservazione naturalistica il ricercatore osserva il comportamento in un
ambiente naturale e evita di in uenzare quel comportamento. L’abituazione è invece il processo per il quale, col passare del
tempo, le persone e gli animali si adattano e ignorano la presenza di un osservatore. In ne troviamo il metodo del sondaggio, in
cui le informazioni su un certo argomento sono ottenute somministrando questionari o interviste a molte persone. Due concetti
chiave del metodo del sondaggio sono la popolazione è il campione. Una popolazione è formata da tutti gli individui rispetto ai
quali siamo interessati a trarre delle conclusioni. Poiché spesso è il realizzabile studiare l'intera popolazione, somministreremo il
sondaggio a un campione, ovvero a un sottoinsieme di individui estratti da una popolazione più vasta. Per trarre conclusioni
valide necessiteremo comunque di un campione rappresentativo, cioè che ri ette le caratteristiche importanti della
popolazione. Ci sono diversi tipi di campionamento: campionamento casuale, cioè una procedura in cui ogni membro della
popolazione ha le stesse probabilità di essere scelto per il sondaggio e campionamento casuale strati cato, ovvero una
procedura in cui la popolazione è divisa in sottogruppi ed i partecipanti del campione sono scelti per corrispondere con le
percentuali della popolazione

Vantaggi Svantaggi

- I ricercatori ottengono informazioni - Non può determinare una relazione


approfondite e dettagliate causa-effetto
Studio di caso - Nuove idee o contestazione di - È dif cile generalizzare i risultati
teorie esistenti - Mancanza di obiettività nella
raccolta e nell'interpretazione dei
dati

Osservazione naturalistica - Il comportamento può essere - Non è possibile stabilire una


osservato in un ambiente naturale relazione causale

- Permette di raccogliere grandi - Un campione non rappresentativo


quantità di informazioni può produrre risultati distorti
Metodo del sondaggio rapidamente e a buon mercato - Non è in grado di indicare un
- Permette di indagare una varietà legame causale
quasi illimitata di atteggiamenti e - I resoconti personali possono essere
comportamenti distorti

II. Lo studio di correlazione, misura una variabile (X), misura una seconda variabile (Y) e determina dal punto di vista statistico se
X e Y sono correlati. Va ricordato che gli
studi di correlazione comportano una misurazione e non una manipolazione delle variabili. Negli studi di correlazione si deve
considerare la possibilità che la variabile X abbia causato la variabile Y, che Y abbia provocato X, o che entrambe le variabili si
siano in uenzate a vicenda. Questo problema interpretativo viene de nito il problema della bidirezionalità (ovvero casualità a
doppio senso). Troviamo poi un'associazione spuria (non genuina); anche se le due variabili sono statisticamente correlate, è
possibile che nessuna delle due abbia un effetto causale sull'altra. Troviamo in ne un ultimo problema di interpretazione
chiamato problema della terza variabile: Z è responsabile di quello che sembra un rapporto fra X e Y. Le variazioni di Z fanno
cambiare X, ma anche Y. Il risultato netto è che X e Y cambiano al unisono, ma questo cambiamento è causato da Z, e non da un
qualsiasi effetto diretto reciproco di X o Y. Il coef ciente di correlazione in statistica indica direzione e forza del rapporto tra due
variabili. Si possono fare correlazioni solo se esistono dati numerici di due o più variabili in un certo numero di individui diversi.
- Correlazione positiva: i punteggi più elevati di una variabile sono associati a punteggi più elevati di una seconda variabile
- Correlazione negativa: i punteggi più alti di una variabile sono associati a punteggi più bassi di una seconda variabile

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Gra ci di dispersione: gra ci che mostrano la correlazione tra due variabili.


Direzione della relazione: positiva o negativa
Forza della relazione: più il coef ciente si avvicina a 1 (+ o -), più la relazione è forte

Vantaggi

- Possono stabilire generalizzazioni al di fuori del laboratorio


- Possono generare idee per ulteriori studi di laboratorio
Studio di correlazione - Permettono di studiare variabili che per motivi pratici o etici
non potrebbero essere studiate in laboratorio
- Permettono ai ricercatori di fare predizioni

III. Nell’esperimento abbiamo tre caratteristiche: Il ricercatore manipola (controlla) una o più variabili - Il ricercatore misura se
questa manipolazione in uenza altre variabili - Il ricercatore cerca di controllare I fattori esterni che potrebbero in uenzare il
risultato dell’esperimento. Nell’esperimento troviamo diverse variabili e gruppi: variabile indipendente: il fattore che viene
manipolato dallo sperimentatore. Variabile dipendente: il fattore che viene misurato dallo sperimentatore e che può essere
in uenzato dalla variabile indipendente. Gruppo sperimentale: il gruppo che riceve la cura o una data condizione della variabile
indipendente. Gruppo di controllo: il gruppo che non viene esposto alla cura o riceve la variabile indipendente a livello zero. Un
modo comune per realizzare un esperimento e avere diversi partecipanti in ciascuna condizione. Per affrontare questo
problema, i ricercatori utilizzano tipicamente l'assortimento casuale, in cui ogni partecipante ha la stessa probabilità di essere
assegnato a ciascun gruppo dell'esperimento (qui i gruppi sono uguali). Un secondo modo per realizzare un esperimento è che
ciascun partecipante viene esposto a tutte le condizioni. Questo approccio tuttavia può creare dei problemi se non utilizzato
correttamente. Per evitare questo problema i ricercatori usano il controbilanciamento, c’è una procedura mediante la quale
l'ordine delle condizioni viene variato in modo che nessuna condizione presenti un vantaggio complessivo rispetto alle altre.
IV. Fino a questo punto abbiamo parlato di un tipo di ricerca che si potrebbe de nire “quantitativa". Questo signi ca che le
misurazioni delle variabili avvengono con campioni rappresentativi della popolazione. La ricerca "qualitativa" comporta un
approccio leggermente diverso. Quest'ultima può analizzare le parole contenute in discorsi o interviste, immagini nei libri o nei
video, e persino oggetti e manufatti. La ricerca quantitativa comporta un'analisi dei numeri. Nella ricerca qualitativa invece lo
sperimentatore ha idea del campo che desidera studiare, ma i commenti nelle interviste potrebbero essere una sorpresa,
potrebbe non sapere esattamente che cosa sta cercando nel momento in cui comincia un’esplorazione. Nella ricerca
quantitativa i ricercatori sanno esattamente che cosa stanno cercando, e sono molto attenti a impedire che nulla rovini il
rapporto fra le loro variabili.nella ricerca qualitativa le opinioni dei partecipanti sono estremamente importanti, le parole dei
partecipanti sono i dati che danno forma all'indagini.uno dei problemi della ricerca qualitativa è anche uno dei suoi punti di
forza. La natura soggettiva del materiale disponibile per le analisi può essere di dif cile interpretazione, oppure persone diverse
che analizzano il materiale possono pervenire a conclusioni diverse.Per questo motivo potrebbe essere a rischio la validità dei
dati.nella ricerca qualitativa gli stessi ricercatori sono parte integrante del processo di analisi.

Il ricercatore può trarre vantaggio dai i vari bene ci di un modello qualitativo o quantitativo utilizzandoli entrambi per la ricerca. Un
approccio a metodo misto utilizza aspetti di entrambi.
ESEMPIO: esperimento+intervista — esperimento+focus group — esperimento+intervista strutturata ai partecipanti

Minacce della validità della ricerca

Anche se l'approccio sperimentale è uno strumento potente per esaminare la causalità, i ricercatori devono evitare quegli errori che
potrebbero portarli a conclusioni erronee. La validità interna rappresenta il grado al quale un esperimento supporta conclusioni
causali chiare.

La confusione tra variabili indica che due variabili sono intrecciate in modo tale che non è possibile determinare quale delle due
abbia in uenzato una variabile dipendente.

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ESEMPIO: Il dottore è il Edelman esamina come l'ascolto di generi musicali diversi in uenza la sensazione di relax e delle persone.
La variabile indipendente è il genere di musica. 60 studenti universitari sono stati assegnati casualmente all'ascolto di uno dei tre
generi per 20 minuti. Successivamente hanno valutato attraverso un questionario quanto si sentivano rilassati. Il dottore Edelman
ritiene che l'esperimento sarà più realistico con la musica classica suonato a basso volume, la musica Country a volume moderato e
la musica rock ad alto volume. I risultati mostrano che gli studenti che hanno ascoltato la musica classica si sentivano più rilassati,
mentre quelli meno rilassati avevano ascoltato la musica rock. Il dottor Edelman conclude che, fra i tre generi di musica, quella
classica è la più rilassante. Forse però gli studenti che hanno ascoltato la musica classica si sono sentiti più rilassati perché la loro
musica era quella suonata al volume più basso e confortevole. Se l'avessero ascoltato ad alto volume, magari non si sarebbero
sentiti più rilassati. Adesso abbiamo dunque due variabili che sono intrecciate; la variabile indipendente (il genere di musica) che
interessava particolarmente al dottor Edelman, e una seconda variabile (il livello del volume), che non interessava a dottore Edelman
ma che, scioccamente, non ha mantenuto costante. Il punto fondamentale da ricordare è che la confusione di variabili impedisce al
dottore Edelman di trarre chiare conclusioni causali, rovinando quindi la validità interna dell’esperimento.

In situazioni non familiari cerchiamo spontaneamente indizi su come dovremmo comportarci. Le caratteristiche del compito richiesto
sono gli indizi che i partecipanti raccolgono sull'ipotesi di uno studio o su come si presume si debbano comportare.

Nella ricerca medica il termine placebo si riferisce a una sostanza priva di effetti farmacologici. Negli esperimenti che veri cano
l'ef cacia dei nuovi medicinali per la cura di malattie, un gruppo di pazienti, il gruppo di trattamento, assume il vero medicinale (per
esempio pillole ogni azioni). Un secondo gruppo, il gruppo placebo di controllo, assume soltanto un placebo (ovvero pillole con
ingredienti non attivi o iniezioni di soluzione salina). Di solito ai partecipanti viene detto che assumeranno un medicinale un placebo,
ma non quale dei due. Le persone che si sottopongono a una cura presentano un cambiamento di comportamento a causa delle
loro aspettative, e non perché la cura stessa ha dato qualche bene cio speci co, questo si chiama effetto placebo. Gli effetti
placebo diminuiscono la validità interna fornendo una spiegazione alternativa al perché le risposte cambiano dopo essersi
sottoposti a una cura.
Di solito i ricercatori sono molto affezionati all'ipotesi che stanno veri cando. In psicologia l'effetto delle aspettative dello
sperimentatore si riferisce ai vari modi in cui ricercatori in uenzano i partecipanti perché rispondano in modo coerente con l'ipotesi
della ricerca. La procedura in doppio cieco, nella quale si è partecipanti che lo sperimentatore sono tenuti all'oscuro di quale sia la
condizione sperimentale del partecipante, minimizza simultaneamente gli effetti placebo del partecipante e gli effetti
dell'aspettative dello sperimentatore.

Torniamo all'esempio di prima; poiché il nostro studio è stato eseguito correttamente, ha un'elevata validità interna, quindi abbiamo
ducia che il rumore, e non un altro fattore, abbia fatto sì che gli studenti imparassero beh meno bene. A questo punto dobbiamo
veri care anche la validità esterna, ovvero no a che punto i risultati di uno studio possono essere generalizzati ad altre popolazioni,
ambienti e condizioni. Di norma i giudizi sulla validità esterna non si concentrano sulle risposte esatte dei partecipanti. Per
determinare la validità esterna, noi o altri scienziati abbiamo bisogno di replicare il nostro esperimento. La replicabilità è il
procedimento di ripetizione di uno studio per determinare se le conclusioni originali possono essere duplicate. Le repliche, in
genere, vengono svolte per estendere le conclusioni di uno studio in un campo nuovoOppure in un contesto più ampio.

Le esperienze paranormali vengono descritte come quelle che con ggono con i “principi di base e i limiti," della scienza, e quindi si
dedicano a un'attenta indagine applicando i metodi che abbiamo discusso in questo capitolo. Questa branca è conosciuta come
psicologia anomalistica, ed è un'area di studi che comprende indagini su fenomeni come la telepatia mentale e la pre-cognizione.
Per questi problemi dovremmo applicare standard di valutazione rigorosi, così come facciamo per tutti i fenomeni. La replicabilità
delle esperienze o delle conclusioni è un aspetto molto importante della scienza e ha un ruolo molto importante anche nelle
indagini sulle esperienze paranormali.
Negli anni 90 un articolo di un importante giornale scienti co forniva le prove della telepatia mentale tratti da 11 studi che
utilizzavano la procedura ganzfeld. In questo approccio un partecipante (il “ricevente”) ascolta in cuf a un suono sibilante e,
attraverso occhiali traslucidi, vede una luce rossa. I para-psicologi ritengono che questa procedura rende ricevitore più sensibile ai
segnali di telepatia mentale. In un'altra stanza protetta il “mittente” si concentra su una di quattro diverse forme visive presentate in
ordine casuale. In questi studi i riceventi hanno riferito la forma corretta nel 32% dei tentativi, un aumento statisticamente
signi cativo rispetto al livello di probabilità del 25%.
Gli originali studi ganzfeld potrebbero non aver impedito del tutto che i riceventi rilevassero indizi anche impercettibile che
potrebbero aver in uenzato le loro risposte. Milton e Wiseman (1999) hanno analizzato 30 studi ganzfeld e hanno concluso che
“attualmente la tecnica ganzfeld non offre un metodo replicabile per produrre in laboratorio”

Analizzare e interpretare i dati


“Il 47% delle statistiche sono fatte a caso” Steven Wright. Le statistiche possono essere fuorvianti. Più siamo informati su come le
statistiche possono essere utilizzate e abusate e minore probabilità abbiamo di essere truffati e ingannati dalle aziende, dai ciarlatani
e anche dai governi.

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La statistica descrittiva ci permette di riassumere e descrivere le caratteristiche di un gruppo di dati. Una misura, la moda, è il
punteggio che compare più frequentemente in una distribuzione. Una seconda misura di tendenza centrale è la mediana, il punto
che divide a metà una distribuzione di punteggi quando questi sono ordinati dal più basso al più alto. In ne la media è la media
aritmetica di un gruppo di conteggi. Per determinare la media basta sommare tutti i punteggi di una distribuzione e dividerli per il
numero dei punteggi stessi.
Le misure di variabilità, colgono il grado di variazione, o spread, in una distribuzione di punteggi. L’intervallo è la differenza tra il
punteggio più alto e quello più basso in una distribuzione invece la deviazione standard (dato statistico più importante), tiene conto
di quanto ciascun punteggio di una distribuzione differisca dalla media.
La statistica descrittiva permette ricercatori di riassumere con ef cienza i dati, ma di norma i ricercatori vogliono andare oltre la pura
descrizione e trarre inferenze (conclusioni) dei loro dati. In ogni tipo di ricerca la statistica inferenziale ci permette di trarre inferenze
su una popolazione partendo dai dati forniti da un campione di quella distribuzione. La statistica inferenziale dice ai ricercatori se le
loro conclusioni sono statisticamente signi cative. La signi catività statistica vuol dire che è molto improbabile che una particolare
conclusione sia dovuta solo al caso. Ricordiamoci che signi catività statistica non vuol dire che è una conclusione scienti camente o
socialmente importante.
Con l'accumularsi di ricerche su un argomento, gli scienziati devono raggiungere conclusioni generali su come sono correlate le
variabili. La meta-analisi, è una procedura statistica che serve a combinare i risultati di studi diversi che esaminano lo stesso
argomento.

APPRENDIMENTO
L’apprendimento è il processo attraverso il quale l'esperienza produce un cambiamento relativamente duraturo e adattivo nella
capacità di comportamento di un organismo. Di seguito troviamo i 5 principali tipi di apprendimento:

- Abituazione
- Sensibilizzazione
- Condizionamento classico
- Condizionamento operante
- Apprendimento osservazionale

Abituazione: calo progressivo di intensità della risposta a uno stimolo ripetuto. Avviene in tutte le specie.

Sensibilizzazione: incremento progressivo di intensità della risposta a uno stimolo ripetuto. Come l’abitazione, anche la
sensibilizzazione viene considerata una forma semplice di apprendimento in quanto entrambe conseguono l’esposizione ad un
singolo evento. Quando un evento (stimolo) crea allerta (perché doloroso, o comunque complesso), vince la sensibilizzazione.
Viceversa quando un evento (stimolo), crea un’allerta minima o nulla, vince l’abituazione.

Condizionamento classico: processo per cui un organismo impara ad associare due stimoli (per esempio una canzone e un evento
piacevole) in modo tale che l'uno (la canzone) venga a suscitare una reazione (il senso di felicità) che in origine veniva suscitata solo
dall'altro (l’evento piacevole).
Negli anni Sessanta del 1800, Ivan Pavlov studiava teologia in un seminario della Russia quando la lettura della teoria evoluzionistica
e delle altre opere di Darwin accese lui un irresistibile interesse per la scienza. Nel 1904 fu insignito del premio Nobel.

ESEMPIO: Pavlov misurava le risposta salivare di cani alla


vista del cibo. Nel corso di questi esperimenti, notò
accidentalmente che i cani iniziavano a salivare ancora
prima di vedere il cibo, non appena sentivano i passi
dello sperimentatore che si avvicinava. Decise quindi di
studiare il fenomeno in maniera sistematica. Presentando
un rumore o un altro stimolo che normalmente non
causava la salivazione poco prima di introdurre il cibo
nella bocca del cane, Pavlov osservò che dopo tot
ripetizioni bastava il solo rumore a far salivare l’animale.
Questo processo di apprendimento per associazione è
stato poi denominato condizionamento classico o
pavloviano.
In condizioni basali, il suono del campanello potrebbe
indurre il cane a drizzare le orecchie, ma non certo a
salivare. In questa fase, il suono del campanello
rappresenta uno stimolo neutro perché non induce
salivazione. Se, poi, si introduce del cibo nella bocca del
cane, questi inizierà a salivare. Questa risposta salivare
all'introduzione del cibo è ri essa. Il cibo costituisce uno
stimolo incondizionato (SI) ossia uno stimolo che induce
una risposta ri essiva o innata indipendentemente da
ogni precedente esperienza. In questo caso, la
salivazione è una risposta incondizionata (RI), una reazione ri essa o innata che viene indotta da uno stimolo senza un
apprendimento precedente.
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Poi campanello e cibo vengono abbinati, ogni abbinamento prende il nome di prova di apprendimento. Dopo varie prove di
apprendimento, il cane inizia a salivare anche in assenza del cibo, al solo suono del campanello. A questo punto il campanello è
diventato uno stimolo condizionato (SC) uno stimolo che, tramite l'associazione a uno SI, suscita una risposta condizionata (RC)
simile alla RI originaria. Poiché adesso il cane inizia a salivare quando sente i rumori, la salivazione è diventata una risposta
condizionata (RC) ossia indotta da uno stimolo condizionato.

L'apprendimento della RC è particolarmente rapido in condizioni di abbinamento anticipato con lieve ritardo, in cui lo SC (suono del
campanello) viene presentato per primo ed è ancora presente quando compare lo SI (cibo). Il fenomeno si spiega con l'elevata
valenza propria degli SI; dato che le RC forniscono la possibilità di prevedere l'imminente veri carsi di un evento particolarmente
signi cativo, niscono per assumere esse stesse un grandissimo valore adattivo. Di solito, la presentazione contestuale dello SC e
dello SI (abbinamento simultaneo) produce un condizionamento meno rapido; ancora più lento è l'apprendimento quando lo SC
viene presentato dopo lo SI (abbinamento ritardato).

Il condizionamento classico è più forte quando: ci sono ripetuti accoppiamenti SC-SI — lo SI è più intenso — l'associazione SC e SI
rispetta la sequenza prevista dalla procedura di abbinamento anticipato — l‘intervallo di tempo tra SC e SI è breve.
L’estinzione è un processo in cui lo SC viene presentato ripetutamente in assenza dello SI, facendo indebolire e poi venir meno la
RC. Ogni occorrenza dello SC non accompagnato dallo SI viene chiamata prova di estinzione.
Quando Pavlov per più prove suonava il campanello senza farlo seguire dal cibo, i cani nivano per smettere di salivare in risposta al
suono del campanello. Ne deriva che, af nché un RC si mantenga, è necessario che almeno occasionalmente SC e SI vengano
riassociati
Se però a distanza di qualche tempo, riproponiamo il suono del campanello, il cane potrebbe rimettersi ancora una volta a salivare.
É la cosiddetta ripresa spontanea, la ricomparsa di una RC precedentemente estinta dopo un periodo di sospensione e senza nuove
prove di apprendimento. Se una RC può riapparire all'improvviso dopo che si era estinta, signi ca che l'abbinamento
precedentemente appreso tra SI e SC esiste ancora, il che implica a sua volta che l'estinzione non è un processo di
disapprendimento della RC, quanto, piuttosto, di inibizione della RC stessa.
Pavlov scoprì che una volta acquisita una RC, l’organismo reagisce spesso non solo allo SC originario, ma anche a stimoli che gli
somigliano. Maggiore è la somiglianza tra gli stimoli, maggiore è la probabilità che si determini una RC. Un cane che si mette a
salivare quando sente un suono di altezza intermedi, tende a salivare in misura maggiore quando ne sente un altro della stessa
altezza. Questo fenomeno è noto con il termine di generalizzazione dello stimolo, cioè, stimoli simili allo SC originario inducono
anch'essi la stessa RC .
Per impedire che la generalizzazione dello stimolo diventi ossessiva, gli organismi devono imparare a distinguere tra gli stimoli
irrilevanti e quelli che potrebbero segnalare un pericolo. Nel condizionamento classico, la discriminazione viene fuori quando una
RC (come la reazione ad un segnale di allarme) fa seguito a uno stimolo (un suono), ma non ad altri, seppure simili.
Il condizionamento di ordine superiore avviene quando uno stimolo neutro diventa uno SC dopo l'abbinamento con uno SC già
consolidato —> Produce una RC che è più debole e si estingue più rapidamente della RC originaria.

Watson, uno dei primi comportamentisti, ha messo in discussione la visione freudiana sulle cause delle fobie prendendo a supporto
delle proprie argomentazioni le scoperte di Pavlov.
Watson e Rayner (1920) hanno condotto un esperimento che, pur discutibile sul piano etico, è divenuto ormai un classico in questo
ambito.

ESEMPIO: protagonista dell’esperimento era un bambino di 11 mesi di nome Albert. Un giorno, mentre Albert giocava in una stanza
di ospedale, Watson e Rayner gli hanno fatto vedere un topolino bianco. Albert non ha mostrato nemmeno un minimo segno di
paura. Poi, sapendo che il bimbo aveva paura dei rumori, mentre Albert continuava a vedere il topolino, hanno colpito una sbarra di
acciaio con un martello, producendo un rumore assordante. Il rumore ha spaventato Albert e lo ha fatto piangere. Dopo vari
abbinamenti topolino-rumore, la semplice vista del piccolo animale lo faceva piangere. Pochi giorni dopo, per esaminare la
discriminazione e la generalizzazione dello stimolo, Watson e Rayner hanno esposto Albert ad altri stimoli di prova. Il piccolo non ha
mostrato nessuna paura di fronte a dei mattoncini colorati, ma un coniglio e una maschera di babbo natale con la barba l’hanno fatto
piangere.

Due altri tipi di evidenze sembrano indicare che almeno alcune paure siano condizionate. Primo, esperimenti di laboratorio
dimostrano che gli animali imparano ad avere paura di stimoli neutri abbinati a una scossa elettrica.
Uno dei primi esempi di terapia per il disapprendimento di una fobia viene dal lavoro di Jones (1924), che trattò con successo un
ragazzo di nome Peter, terrorizzato dai conigli. L’approccio di Jones può essere considerato un precursore delle attuali terapie di
esposizione, in cui il paziente viene esposto a uno stimolo (SC) che induce una risposta ansiosa (come la paura) senza la presenza
dello SI, consentendo così l’estinzione.
Per presentare uno stimolo fobico possono essere utilizzate immagini mentali, situazioni reali, o entrambe. In un approccio
denominato desensibilizzazione sistematica, il paziente apprende tecniche di rilassamento dei muscoli e poi viene
progressivamente esposto allo stimolo che provoca la paura. Un altro approccio, denominato anche ooding, espone
immediatamente il soggetto allo stimolo fobico.

Il condizionamento classico può anche ridurre la nostra eccitazione e la nostra attrazione per determinati stimoli. Questo principio
viene usato nella terapia di avversione, che, attraverso l’abbinamento con un SI sgradevole, tenta di condizionare una ripulsione a
uno stimolo che induce un comportamento indesiderato. Le terapie di avversione sono state usate per ridurre comportamenti
impropri e socialmente indesiderati (terapia dell’avversione descritta bene nel romanzo Arancia Meccanica). L’attrazione e

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l’avversione condizionate in uenzano anche i nostri atteggiamenti: abbinando ripetutamente uno SC a stimoli piacevoli o spiacevoli,
potremmo sviluppare un atteggiamento favorevole o sfavorevole verso quello SC

Attraverso il condizionamento classico il nostro corpo può reagire con modalità che promuovono o danneggiano la nostra salute.

ESEMPIO: Reazione allergica: abbinando costantemente uno stimolo neutro a una sostanza che induce naturalmente una reazione
allergica, quell'odore può diventare uno SC che provoca una reazione allergica simile. Nausea e vomito anticipatori: molti pazienti
oncologici hanno nausea e vomito prima di sottoporsi alla chemioterapia.
Sistema immunitario: è suscettibile al condizionamento, con signi cative ricadute sulla nostra vulnerabilità alle malattie.
Condizionamento operante: Mentre Pavlov studiava il condizionamento classico, lo psicologo americano Edward Thorndike (1898)
cercava di capire come gli animali imparano a risolvere i problemi. Costruì un'apposita gabbia, denominata puzzle box (scatola
misteriosa), che si apriva dall'interno tirando una corda o facendo pressione sulla leva con il peso del corpo. Thorndike chiuse un
gatto affamato in un puzzle box, e miss del cibo all'esterno.osservò che la performance del gatto migliorava sensibilmente ogni
tentativo e alla ne l'animale ha imparato a premere la leva non appena veniva chiusa la porta. Thorndike (1911) chiamò questo
processo apprendimento strumentale, perché il comportamento di un organismo è strumentale al conseguimento di certi risultati.
Thorndike formulò quindi la legge dell'effetto, secondo la quale, data una determinata situazione, una risposta seguita dalla
conseguenza soddisfacenti diventerà più probabile, mentre una risposta seguita da una conseguenza frustrante diventerà meno
probabile.

Skinner, che approfondì ed estese il lavoro di Thorndike, fu il principale esponente del comportamentismo in America per gran
parte del XX secolo. Fu lui a coniare l'espressione comportamento operante, per designare un organismo che opera nel proprio
ambiente. Il condizionamento operante è un tipo di apprendimento che viene in uenzato dalle conseguenze che esso stesso
produce. Skinner progettò la Skinner box, una gabbia concepita ad hoc per lo studio del condizionamento operante. Su una parete
veniva posizionata una leva al di sopra di una ciotola. Un topo affamato veniva introdotto nella Skinner box e, nei suoi spostamenti,
premeva accidentalmente la leva, facendo cadere nella ciotola un pezzetto di cibo che il topo subito mangiava. Si osserva così che
man mano che il il tempo passa il topo preme sempre più frequentemente la leva.

Skinner ha identi cato vari tipi di conseguenze: il rinforzo e la punizione. Con il rinforzo, la risposta operante viene rafforzato dal
risultato che ne deriva. L'aggettivo “rafforzata” descrive operativamente un incremento della frequenza di una risposta. Il risultato
(uno stimolo o un evento) viene denominato fattore rinforzante. Diversamente dal rinforzo, la punizione fa sì che una reazione venga
indebolita dai risultati che ne derivano. Pensiamo al topo che preme sulla leva. Supponiamo di modi care le condizioni in modo che
la pressione esercitata sulla leva produca una breve scossa elettrica anziché l'erogazione del cibo. Se le pressioni sulla leva
diminuiscono, la scossa elettrica assume il ruolo di fattore punitivo.

L’analisi del comportamento operante di Skinner coinvolge 3 tipi di eventi:

1. Antecedenti del comportamento, ossia gli stimoli che sono presenti prima che venga messo in atto un comportamento
2. Comportamenti, messi in atto dall’organismo
3. Conseguenze, che fanno seguito ai comportamenti

—> SE sono presenti degli stimoli antecedenti E si mette in atto un comportamento ALLORA ne deriveranno delle conseguenze

DISTINZIONI CONDIZIONAMENTO CLASSICO Condizionamento Classico Condizionamento Operante


E OPERANTE

1 Una risposta preesistente (RI) è legata ad Si apprendono nuovi comportamenti in


un nuovo stimolo (SC) che la farà risposta a stimoli particolari presenti
diventare una risposta condizionata (RC) nell’ambiente

2 Il condizionamento operante comporta


Sono presenti stimoli e risposte uno stimolo (discriminatorio), una
risposta e un evento rinforzante o
punitivo

3 Si focalizza quasi sempre su Si focalizza sui comportamenti indotti: in


comportamenti automatici: la risposta una determinata situazione, l’organismo
condizionata, viene innescata genera delle risposte, che sono sotto il
involontariamente, come un ri esso, dallo suo controllo volontario
stimolo condizionato

Dei fattori individuati da Skinner nella "contingenza tripartita" del condizionamento operante, due hanno un'in uenza importante sul
comportamento: la condizione antecedente (o stimolo discriminatorio) e le conseguenze del comportamento che rinforzano o la
riducono.

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Rinforzo positivo: si crea quando una risposta viene potenziata dalla presentazione successiva di uno stimolo. Rinforzi primari:
stimoli come l'acqua e il cibo, che un organismo trova naturalmente rinforzanti perché soddisfano dei bisogni biologici. Rinforzi
secondari: stimoli che acquisiscono proprietà rinforzanti tramite l'associazione a rinforzi primari
Rinforzo negativo: una risposta viene potenziata dalla successiva eliminazione (o prevenzione) di uno stimolo negativo.
Rinforzo negativo: fa riferimento alla sottrazione di uno stimolo
Estinzione operante: l’indebolimento, seguito a distanza di tempo dalla scomparsa, di una risposta non più rinforzata. Resistenza
all’estinzione è il grado in cui le risposte non rinforzate persistono
Punizione positiva: una risposta viene indebolita dall'applicazione successiva di uno stimolo
Punizione negativa: la risposta viene indebolita dalla rimozione successiva di uno stimolo

ESEMPIO: Mark è un bimbo di 4 anni che frequenta la scuola materna. Non gioca molto con gli altri bambini, si impegna raramente
nell’attività sica e negli intervalli all’aperto trascorre la maggior parte del tempo seduto nella sabbierà. Le maestre e genitori
vorrebbero che fosse più attivo.

Per fortuna Skinner ha scoperto un processo che permette di risolvere questo problema. Anzitutto rinforziamo Mark con l'attenzione
ogni volta che lo vediamo in piedi nella sabbia era. Una volta consolidata questa risposta, lo rinforziamo solo sistemi piedi nella
sabbia era e si dirige verso l’attrezzo. Poi lo rinforziamo solo quando sta in piedi accanto al quadrato svedese e in ne solo quando ci
sali sopra e si sposta su di esso. Questo metodo, non so come rimodellamento (detto anche modellamento per approssimazioni
successive), si basa sul rinforzo di approssimazioni successive in direzione di una risposta nale.
Con una procedura di rimodellamento simile a quella che abbiamo appena descritto, i ricercatori hanno scoperto di poter indurre in
tempi brevi Mark a giocare sul quadrato svedese. Un'altra procedura, la concatenazione o rimodellamento per sequenze successive,
viene usata per sviluppare una sequenza di risposte rinforzando ciascuna risposta con l'opportunità di mettere in atto la risposta
successiva.

Un bambino piccolo che tocca un pezzo di ferro incandescente impara a non toccare non solo quel pezzo di ferro ma anche tutti gli
altri. Dunque, la generalizzazione operante, una risposta operante fa seguito un nuovo stimolo antecedente o una situazione che è
simile a quella originaria. Con l'esperienza, impariamo anche discriminare tra condizioni antecedenti. I bambini imparano a mettere
le mani nel contenitore dei biscotti solo quando i genitori non sono in cucina. Discriminazione operante signi ca che una risposta
operante si attiva in presenza di uno stimolo antecedente, ma non di un altro. Un comportamento che viene in uenzato da stimoli
discriminatori si dice sottoposto al controllo dello stimolo. La vista di un'auto della polizia può esercitare un controllo dello stimolo
sul comportamento di guida di quasi tutti.

I programmi di rinforzo, hanno effetti consistenti e prevedibili sull'apprendimento, sull'estinzione e sulla performance. Con il
rinforzo continuo vengono rinforzati tutte le risposte di un determinato tipo; ogni pressione esercitata sulla leva produce
l'erogazione di cibo. Con il rinforzo parziale (intermittente), viene rinforzata solo una parte delle risposte di un determinato tipo. Nei
programmi a distribuzioni percentuale si rinforzano certa percentuale di risposte. Potremmo decidere per esempio di rinforzare solo
il 50% delle pressioni esercitate dal topo sulla leva per ottenere il cibo. La seconda distinzione è quella tra programmi ssi e
programmi variabili. In un programma sso, il rinforzo avviene sempre dopo un numero prestabilito di risposte o dopo un intervallo
di tempo predeterminato. In un programma variabile, il numero richiesto di risposte o l'intervallo che le devi separare varia
casualmente intorno a una media.

Il comportamento tende spesso a sottrarsi alle condizioni negative o a prevenirle. La sottrazione o fuga si crea quando prendiamo
dei medicinali per togliere il dolore o ci copriamo di più quando abbiamo freddo. Nel condizionamento di fuga, l'organismo
apprende una risposta per mettere ne allo stimolo negativo. La decisione di prendere un analgesico viene rinforzata
dall'attenuazione del dolore. Nel condizionamento evitante, l'organismo apprende una risposta per evitare uno stimolo negativo.
Impariamo a indossare indumenti caldi per evitare la sensazione di freddo. La teoria bifattoriale di apprendimento dell’evitamento,
spiega come nel comportamento di evitamento siano coinvolti sia il condizionamento classico e il condizionamento operante.

Oggi molte idee di Skinner hanno trovato applicazione pratica. Entrate in un negozio di informatica, e troverete quasi certamente
scaffali pieni di software educativi, che insegnano tutto. L'ef cacia dell'istruzione al computer si basa su due principi professati da
Skinner: feedback immediato sulla performance e apprendimento autoregolamentato.
Le procedure di rimodellamento e addestramento delineate da Skinner sono state usate anche per insegnare agli animali a mettere
in atto dei comportamenti veramente straordinari. Alcuni vengono addestrati esibirsi nei lm, in televisione e nei circhi, mentre altri
imparano ad assistere persone affette da gravi disabilità.

Applicazioni per modi care i problemi comportamentali:

• Analisi comportamentale applicata: combina un approccio comportamentista al metodo scienti co per risolvere i problemi
individuali e sociali
• Disegno e implementazione del programma di cambiamento
• Raccolta dati per veri care l’ef cacia del programma
• Modi ca del comportamento: procedure usate per cambiare il comportamento:
- Identi care il problema
- Raccogliere dati di riferimento
- Identi care gli antecedenti e le conseguenze
- Sviluppare un piano per modi care gli antecedenti e le conseguenze
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- Implementare il programma e misurare continuamente il comportamento

Vincoli Biologici
Seligman ha ideato il concetto di predisposizione, questo vuol dire che, tramite l'evoluzione, gli animali sono biologicamente
predisposti (pre-programmati) a imparare alcune associazioni più facilmente di altre. In linea generale, i comportamenti legati alla
sopravvivenza di una specie si imparano più facilmente di quelli che sono in contrasto con le tendenze naturali di un organismo.

Quando un cibo si associa alla nausea o al vomito, quell'alimento potrebbe diventare uno SC che innesca una versione condizionata
al gusto, una risposta condizionata in cui il sapore (e a volte anche la vista e l'odore) di un determinato alimento diventa disgustoso
e ripugnante. Lo psicologo Garcia a condotto numerosi esperimenti sulla persone al gusto. Primo, i comportamenti davano per
scontato che l'intervallo temporale tra SC e SI dovessi essere relativamente breve. Garcia ha dimostrato che gli animali
apprendevano l'avversione al gusto anche se il cibo (SC) veniva consumato parecchie ore prima di stare male (SI). Secondo, in un
celebre esperimento, Garcia ha dimostrato il meccanismo con cui la predisposizione biologica in uenza di avversioni apprese.

Seligman (1917) ipotizza che, al pari di altri animali, anche gli esseri umani siano biologicamente predisposti ad acquisire certe
paure più facilmente di altre. Gli esseri umani sviluppano fobie a fronte di molti stimoli, ma il più delle volte temiamo delle cose che
sembrano avere una maggiore rilevanza sul piano evoluzionistico: serpenti, ragni, animali e luoghi potenzialmente pericolosi.
Cognizione e condizionamento

I primi comportamentisti erano convinti che l'apprendimento comportasse la formazione relativamente automatica di legami tra
stimoli e risposte. Questo a preso il nome di modello S-R (stimolo-risposta). Fin dagli esordi della psicologia, tuttavia, alcuni studiosi
dell'apprendimento hanno messo in discussione il modello S-R, affermando che tra lo stimolo e la risposta c'è qualcos'altro: la
rappresentazione cognitiva del mondo che caratterizza l'organismo (o). È il cosiddetto modello S-O-R, o modello cognitivo,
dell’apprendimento.

Negli anni 20, Köhler (1925) mise in dubbio l’assunto comportamentismo di Thorndike secondo cui gli animali imparerebbero a
svolgere determinati compiti solo però andando per tentativi. Köhler espose degli scimpanzé a nuove esperienze di apprendimento
e arrivò alla conclusione che erano in grado di imparare con l'intuito, la percezione istantanea di una relazione utile che contribuisce
a risolvere un problema. I comportamentisti affermavano che in realtà l'intuito rappresenta la combinazione di risposte apprese in
precedenza. Un altro pioniere in questo campo, lo studioso americano dell'apprendimento Tolman, ha studiato l'apprendimento
spaziale nei topi.

Tolman (1948) ipotizzava che i topi avessero sviluppato una mappa cognitiva, una rappresentazione mentale dello spazio di azione.
Tolman affermava che l'apprendimento fornisce delle conoscenze, e che in base alle loro conoscenze gli organismi sviluppano
un'aspettativa, una rappresentazione cognitiva di "cosa conduce a cosa”.
Gli esperimenti di Tolman supportano il concetto di apprendimento latente, ossia l'apprendimento che si determina in un dato lasso
di tempo ma viene dimostrato solo più avanti, quando c'è un incentivo alla performance. In altre parole, potremmo imparare a fare
una certa cosa, ma non esibire quella competenza nché non dovremmo metterla in atto in un momento successivo.

I modelli basati sull'aspettativa affermano che il fattore più importante nel condizionamento classico non è la frequenza con cui si
abbinano SC e lo SI, ma l'attendibilità con cui lo SC predice (cioè segnala) la comparsa dello SI.
L'effetto di blocco è l'impedimento al condizionamento di una RC, perché quella risposta è già stata condizionata da un altro
stimolo.

Rescorla e Wagner (1972) affermano che non si forma nessuna associazione tra il suono e la scossa elettrica, perché quest'ultima è
già attesa, dunque non c'è nessuna sorpresa. Il messaggio più importante contenuto nella teoria di Rescorla e Wagner è che lo SC
(in questo caso la scossa) è sorprendente o in attesa, si associa più fortemente a uno SC (un rumore). Se la scossa è attesa non si
svilupperà un'associazione suf cientemente forte da indurre una nuova RC.
I ricercatori hanno messo alla prova il modello di Rescorla e Wagner e hanno identi cato una serie di fenomeni di apprendimento
che il modello non era in grado di spiegare compiutamente. L’inibizione latente, descritta da Lubow e Moore (1959), è
probabilmente il più signi cativo di questi fenomeni. Consiste nell'indebolimento del condizionamento classico dovuta una
precedente esposizione allo SC.

Apprendimento osservazionale

L'apprendimento osservazionale si determina osservando il comportamento di un modello. Attraverso l'osservazione potremmo


prendere risposte desiderabili, ma anche comportamenti indesiderabili. L'apprendimento osservazionale può essere fortemente
attivo. Osservando gli altri, un organismo può imparare quali eventi sono più importanti, quali stimoli segnalano che questi eventi
stanno per veri carsi e quali risposte dovrebbero produrre conseguenze positive e negative. Modelling: la capacità degli esseri
umani di imparare dall’osservazione diretta

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La teoria socio-cognitiva o teoria dell’apprendimento sociale, afferma che le persone imparano osservando il comportamento dei
modelli e acquisendo la convinzione di poter produrre dei comportamenti che in uenzano gli eventi della propria vita.

Il processo di modellizzazione è un processo in 4 fasi che include vari fattori cognitivi:


- Attenzione: dobbiamo dedicare attenzione al comportamento del modello
- Ripetizione: dobbiamo trattenere quelle informazioni nella memoria in modo da poterle ricordare quando è necessario
- Riproduzione: dobbiamo esser sicamente in grado di riprodurre il comportamento del modello o qualcosa di simile
- Motivazione: dobbiamo essere motivati a produrre quel comportamento

Secondo Bandura, l’auto-ef cacia, ovvero la convinzione delle persone di poter mettere in atto dei comportamenti che produrranno
un risultato desiderato, è un fattore motivazionale critico per l'apprendimento osservazionale.

Il lavoro di Bandura ha contribuito a suscitare un dibattito sociale nato negli anni 60 e tuttora in corso. Le ricerche indicano
attendibilmente che la visione di scene di violenza:
- Riduce la preoccupazione degli spettatori per la sofferenza delle vittime
- Ci abitua alla vista della violenza
- Fornisce modelli aggressivi che intensi cano la tendenza degli spettatori ad agire aggressivamente

Applicazioni dell’apprendimento osservazionale: apprendimento accademico - promuovere il comportamento prosociale -


affrontare problemi sociali di natura globale (es. AIDS)

Il cervello adattivo
L’apprendimento coinvolge numerose regioni del cervello e numerosi circuiti neuronali. L’ipotalamo e i percorsi neuronali che
coinvolgono la dopamina hanno un ruolo importante nel regolare la nostra capacità di apprezzare le ricompense. Il cervelletto ha un
ruolo fondamentale nell’acquisizione di alcuni movimenti classicamente condizionati, come il battito delle palpebre. L’amigdala ha
invece un ruolo centrale nell’acquisizione delle paure condizionate. Mentre si cimenta con un nuovo videogioco, il cervello di un
principiante è altamente attivo e usa tantissima energia, come indicano le zone gialle e rosse della scansione PET di sinistra. Come
dimostra la scansione di destra, il consumo di energia diminuisce con l’esperienza

MEMORIA

Negli anni 60, i progressi dell'informatica e la rivoluzione cognitiva della psicologia hanno prodotto una nuova metafora che
continua a guidare la ricerca in materia: la mente come un sistema di elaborazione che codi ca, immagazzina e recupera le
informazioni. La codi ca e l'inserimento delle informazioni nel sistema mediante la traduzione in un codice neuronale che viene
processato dal nostro cervello. È un po' quello che accade quando si digita sulla tastiera di un computer. L'archiviazione, o
immagazzinamento, permette la conservazione delle informazioni nel tempo. In ne, il recupero si concretizza nei processi che
accedono alle informazioni archiviate. La codi ca, l'archiviazione e recupero sintetizzano ciò che fa il nostro sistema mnemonico con
le informazioni.

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Il modello sviluppato da Atkinson e Shiffrin (1968) e successivamente rivisto, suddivide concettualmente la memoria in tre
componenti principali:
1. Memoria sensoriale,
2. Memoria a breve termine o memoria di lavoro (working memory)
3. Memoria lungo termine.

1. La memoria sensoriale recepisce brevemente le informazioni sensoriali in arrivo. Incorpora vari sottosistemi, detti registri
sensoriali, che sono i processori iniziali delle informazioni. Il nostro registro sensoriale visivo è detto magazzino iconico e nel
1960 Sperling fece un celebre esperimento per capire per quanto tempo questa memoria sensoriale visiva conserva le
informazioni. ESEMPIO (Sperling): Il partecipante ssa lo schermo, su cui
poi viene
fatta
comparire
una
matrice di
lettere per
un
ventesimo
di
secondo.
In una
versione, i partecipanti non sentono nessun segnale acustico e devono ricordare immediatamente il maggior numero possibile
di lettere. In un'altra, un segnale acustico alto, medio o basso indica al partecipante di ricordare, rispettivamente, la lettera della
prima, della seconda o della terza riga. Se il segnale acustico è simultaneo alla comparsa delle lettere, i partecipanti sono quasi
sempre in grado di ricordare tre o quattro lettere, quale che sia la riga indicata. Il nostro registro sensoriale uditivo, detto
magazzino ecoico, può trattenere informazioni sui dettagli speci ci di un suono per alcuni secondi.

2. La memoria a breve termine è un magazzino mnemonico che conserva temporaneamente un numero limitato di informazioni.
Una volta che le informazioni abbandonano la memoria sensoriale, devono essere rappresentati da un codice perché
rimangano nella memoria breve termine. I codici di memoria sono rappresentazioni mentali di informazioni o stimoli di vario
tipo e possono assumere varie forme. Potremmo tentare di formare delle immagini mentali (codici visivi), di codi care una certa
cosa in base al suono (codici fonologici) o focalizzarsi sul signi cato di uno stimolo (codici semantici). Per le azioni siche, come
a prendere delle pratiche sportive o suonare degli strumenti, codi chiamo una serie di movimenti (codice motori). George
Miller (1956) ha ssato il limite della capacità della memoria breve termine "nel magico numero sette, più o meno due unità”. La
combinazione di singoli elementi in unità più grandi prende il nome di chunking, una pratica che agevola il ricordo. La memoria
breve termine è limitata anche nella durata, oltre che nella capacità. Le informazioni contenute nella memoria breve termine
hanno generalmente una vita che non supera i 20 secondi. Oggi gli scienziati cognitivi considerano la memoria breve termine
una memoria di lavoro (working memory), un sistema a capacità limitata che mantiene ed elabora temporaneamente le
informazioni. La memoria di lavoro avrebbe diverse componenti: loop fonologico, archivia brevemente le rappresentazioni
mentali dei suoni. Il loop fonologico è attivo quando ascoltiamo una parola o quando ne pronunciamo una che stiamo
leggendo. La seconda componente è il taccuino visuo-spaziale, archivia brevemente informazioni visive e spaziali, come avviene
quando forniamo un'immagine mentale della faccia di qualcuno o dell'organizzazione spaziale della nostra camera. Il loop
fonologico e il taccuino visuo-spaziale possono essere attivi simultaneamente. Questi due sottosistemi del modello della
memoria di lavoro vengono chiamati anche sistemi subordinati. La capienza del loop fonologico dipende dal tempo che ci
vuole per ripetere quelle parole nel sistema articolatorio di ripetizione. La terza componente è l'episodic buffer, offre uno spazio
temporaneo di archiviazione in cui le informazioni provenienti dalla memoria lungo termine e/o dai sottosistemi fonologico e/o
visuo-spaziale si possono integrare, manipolare e mettere a disposizione per la consapevolezza. ESEMPIO: Dopo aver letto o
aver sentito dire "quanto fa 87 + 36?", il nostro loop fonologico mantiene inizialmente i codici acustici delle cifre 87 e 36 nella
memoria operativa. Ma le regole della dizione vanno recuperate nella nostra memoria a lungo termine e archiviate
temporaneamente nell'episodic buffer, dove vengono integrate con le informazioni provenienti dai sottosistemi fonologico e
visuale. L'ultima componente è quella detta esecutivo centrale, dirige il processo complessivo. Quando risolviamo dei problemi
aritmetici, per esempio, l'esecutivo centrale piani ca e controlla la sequenza di azioni da eseguire, divide e alloca l'attenzione
sugli altri sottosistemi e integra le informazioni all'interno dell'episodic buffer.
3. La memoria lungo termine è la nostra vastissima biblioteca di ricordi più duraturi. La capacità di archiviazione della memoria
lungo termine è praticamente limitata e, una volta formatosi, un ricordo a lungo termine può durare tutta la vita. Supponiamo
che ci viene sottoposta un elenco di 15 parole scollegate tra loro. Quasi tutti gli esperimenti dimostrano che le parole

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posizionata all'inizio alla ne dell'elenco risultano le più facili da ricordare. Questa curva a forma di U è il cosiddetto effetto di
posizione seriale: cioè la capacità di ricordare una voce dipende dalla posizione che occupa all'interno di una serie. L'effetto di
posizione seriale a due componenti: un effetto primacy, che ri ette il maggiore impatto nei mnemonico delle prime voci, è un
effetto recency, che ri ette il maggior impatto mnemonico delle ultime, ossia le più recenti. L'effetto primacy è dovuto alla
ripetizione, può essere eliminato impedendo al soggetto di ripetere mentalmente le prime parole (Glanzer, 1972). L’effetto
recency è dovuto al fatto che le ultime parole restano impresse nella memoria a breve termine. Ritardando il richiamo (senza
ripetizione) è possibile eliminare l'effetto recency.

La codi ca

Pensiamo alla quantità di informazioni che dobbiamo ricordare ogni giorno: nomi, orari e una massa enorme di nozioni. Per
ricordarle tutte occorre una elaborazione volontaria, una codi ca che viene intrapresa intenzionalmente e richiedono attenzione
conscia. Quando ripensiamo informazioni, facciamo elenchi e prendiamo appunti, ci stiamo impegnando in un'elaborazione
volontaria. Per contro, ci sarà capitato di non saper rispondere a una domanda di esame. In questo caso, abbiamo evidentemente
trasferito le informazioni sulla posizione del diagramma all'interno della pagina (che non ci interessava ai ni dell'apprendimento)
nella nostra memoria a lungo termine attraverso l'elaborazione automatica, una codi ca che avviene involontariamente e richiede
un'attenzione minima.
Avere dei livelli di elaborazione, signi ca che, più profondamente elaboriamo le informazioni, meglio le ricorderemo.

Esistono diversi tipi di codi che, che ci permettono di elaborare ciò che ci sta attorno (vedi esempio pag. 152):

- Codi ca strutturale: ricordo delle caratteristiche visive degli stimoli; elaborazione super ciale
- Codi ca fonemica: ricordo delle caratteristiche uditive degli stimoli; elaborazione intermedia
- Codi ca semantica: ricordo dei signi cati degli stimoli; richiede un'elaborazione più profonda, perché ci obbliga a concentrarci
sul signi cato delle informazioni

Gli attori possono imparare le battute di un copione attraverso la ripetizione di mantenimento, ossia la semplice ripetizione a
memoria, e alcuni studenti si af dano a questo metodo per prepararsi agli esami. Le tecniche impiegate dagli attori sono esempi di
ripetizione elaborativa, che comporta la focalizzazione sul signi cato delle informazioni o la loro elaborazione. Se i nostri metodi di
studio includono: organizzare e tentare di capire i concetti contenuti nel materiale didattico, ri ettere su come si potrebbero
applicare alla nostra vita e correlarli ad altri concetti o ad altri esempi che già si conoscono, allora stiamo usando l’elaborazione.
L'organizzazione del materiale da memorizzare in una gerarchia si basa sul principio di associazione tra i concetti. Il chunking invece
consiste nella combinazione di singole voci in unità mnemoniche più grandi. Allan Paivio (1969) ipotizza che le informazioni siano
archiviate nella memoria lungo termine in due modi: in codici verbali e in codici visivi. In base a questa teoria della doppia codi ca,
la codi ca delle informazioni con dei codici verbali e dei codici visivi migliore ricordo. La doppia codi ca, tuttavia, è più dif cile da
usare con alcuni tipi di stimoli che con altri. Una tecnica di memorizzazione che si basa sull'ef cacia delle immagini visive è il metodo
dei loci, un trucco mnemonico che associa le informazioni a immagini mentali di luoghi sici.

L'aggettivo mnemonico fa riferimento alla memoria è un supporto mnemonico è tutto ciò che agevola il ricordo. I supporti
mnemonici organizzano le informazioni in unità più signi cative e forniscono altri spunti per aiutarci a recuperare le informazioni
dalla memoria lungo termine. Le gerarchie, il chunking, le immagini visive e il metodo dei loci, sono supporti mnemonici. Lo sono
anche gli acronimi, che combinano una o più lettere di ciascun elemento che vogliamo ricordare. Anche l'uso della rima può
agevolare il ricordo delle informazioni. I temi che estraiamo dagli eventi per codi carli nella nostra memoria sono organizzati spesso
intorno a degli schemi. Uno schema è un quadro di riferimento mentale che riguarda un aspetto del mondo (leggi frase pag.157).
Nella musica, come in altri campi, l'acquisizione dell'expertise è lo sviluppo di schemi che aiutano a codi care le informazioni di
modelli signi cativi.
I mnemonisti (o memorialisti) sfruttano i principi base della memoria utilizzando molti dei illustrati in precedenza, come la creazione
di immagini visuali o di narrazioni che li aiutano a codi care le informazioni, a combinarle in aggregati di maggiori dimensioni e a
elaborarle associando gli aggregati ad altre informazioni signi cative. Thompson (1993) e i suoi collaboratori sono convinti che nella
memoria nemmeno una pratica in nita possa consentire alle persone di prodursi in una performance eccezionali se non hanno la
necessaria abilità innata. Ma Ericsson e i suoi colleghi (1993-2004) dissentono, affermando che "molte caratteristiche che si
ritenevano il ri esso di un talento innato sono in realtà il risultato di un'intensa pratica".

Archiviazione (trattenere le informazioni)

Una rete associativa è un grande network di idee e concetti. In questo network, ogni concetto o unità di informazione è
rappresentato da un nodo, assimilabile in qualche modo ogni singola giuntura di una grandissima rete da pesca. Le linee guida di
questo network raf gurano le associazioni tra i concetti: linee più brevi disegnano associazioni più forti. In sostanza, una rete
associativa è un tipo di schema; è un quadro di riferimento mentale che rappresenta il modo in cui abbiamo organizzato le
informazioni e il modo in cui vediamo il mondo.
Collins e Loftus (1975) spiegano che quando le persone sviluppano mentalmente un concetto c'è un'attivazione che si estende ai
concetti correlati in tutto il network. La parola priming designa l'attivazione di un concetto da parte di un altro concetto o di un'altra
unità di informazione. Nei modelli delle reti neuronali (connessionisti), ogni ricordo è rappresentato da un tratto speci co di nodi
interconnessi e attivati simultaneamente. I vari nodi distribuiti in tutto il network si attivano in parallelo in ogni istante e distendono

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simultaneamente la propria attivazione ad altri nodi. In questo modo, determinati nodi ne attivano altri e si recuperano concetti e
informazioni: è per questo che i modelli delle reti neuronali vengono detti anche modelli di elaborazione parallela distribuita o PDP.

Tipi di memoria a lungo termine: la memoria dichiarativa coinvolge delle conoscenze fattuali e include due sottocategorie. La
memoria episodica custodisce le esperienze personali: quando, dove e come si sono svolti gli episodi della nostra vita. La memoria
episodica fa riferimento ai denti con una collocazione spazio-temporale. La memoria semantica contiene le conoscenze generali sul
mondo e sul linguaggio, incluso il ricordo di parole e di concetti. La memoria procedurale (non dichiarativa) si ri ette nelle
competenze nelle azioni. Una componente della memoria procedurale è costituita da competenze che si esprimono in determinate
situazioni, come digitare su una tastiera o andare in bicicletta.
Il ricordo esplicito comporta il recupero consapevole intenzionale del ricordo, come quando richiamiamo qualcosa alla nostra
mente. Il riconoscimento impone di stabilire se uno stimolo è familiare. Il richiamo alla mente comporta il recupero spontaneo del
ricordo, nel senso che dobbiamo recuperare direttamente gli stimoli o le informazioni. Con il ricordo facilitato, vengono forniti degli
spunti o indizi mnemonici per agevolare il recupero delle informazioni.
Il ricordo implicito avviene quando la memoria in uenza il nostro comportamento senza che ce ne rendiamo conto.

Recupero (accedere alle informazioni)

Un indizio (cue) per il recupero è uno stimolo, interno o esterno, che attiva delle informazioni conservate nella memoria lungo
termine. Gli esperimenti di Mäntylä (1986) dimostrano brillantemente quanto sia utile avere indizi per il recupero delle informazioni
immagazzinate nella memoria. Gli indizi multipli accrescono il recupero. La generazione di associazioni multiple comporta
un'elaborazione più approfondita. L’auto-generazione delle associazioni genera indizi dotati di signi cato personale. Più indizi =
maggiore probabilità di recuperare con successo le informazioni.

Molte esperienze della nostra vita, vengono ricordate meglio non solo perché hanno qualcosa di speciale, ma anche perché ci
hanno coinvolto particolarmente sul piano emotivo. I ricercatori hanno scoperto che gli stimoli ad alta valenza emotiva favoriscono il
rilascio degli ormoni dello stress. Ciò induce i neuroni a intensi care l'attivazione dell'amigdala, una struttura del cervello che aiuta a
codi care gli aspetti emozionali delle esperienze i ricordi di durata più lunga. I ricercatori hanno scoperto che il coinvolgimento
emotivo promuove ricordi autobiogra ci, che riguardano gli eventi della vita propria. Esistono poi i ricordi fotogra ci, ovvero ricordi
così nitidi e chiari che ci sembra di poterli descrivere in tutti i dettagli, come se fossero delle istantanee. Spesso gli eventi ci tornano
alla memoria per il principio di speci cità della codi ca, in base al quale il ricordo viene potenziato quando le condizioni presenti
nel recupero sono simili a quelle presenti durante la codi ca. Quando determinati stimoli associati a un evento vengono codi cati
nel ricordo, come parte di esso, in un momento successivo potrebbero fungere da spunti per il recupero.

L'applicazione del principio di speci cità della codi ca all'indizi esterni ci porta al ricordo dipendente del contesto: di solito è più
facile ricordare qualcosa nello stesso ambiente in cui è stato codi cato originariamente. Perciò una visita al nostro liceo o al quartiere
dove abitavamo da ragazzi potrebbe riportarci alla mente professori, compagni di scuola e amici di un tempo. Il concetto di ricordo
dipendente dallo stato psicologico afferma che la nostra capacità di recuperare le informazioni a maggiore quando il nostro stato
psicologico al momento del recupero coincide con quello in cui ci trovavamo al momento dell'apprendimento. L'incostanza dei
risultati ottenuti nelle ricerche indica però che ricordo dipendenti dallo stato psicologico non è un fenomeno attendibile. Ci sono
invece prove più costanti in merito al ricordo congruente con l'umore: tendiamo a ricordare informazioni o i denti congruenti con il
nostro umore. Quando siamo allegri siamo più inclini a ricordare eventi positivi e quando siamo tristi siamo più inclini a ricordare
eventi negativi.

Dimenticare
Molti vuoti di memoria non derivano dall'oblio di informazioni già in nostro possesso, ma dalla mancata codi ca delle informazioni
nella memoria lungo termine, ciò può essere dovuto a: mancanza di attenzione o mancanza di elaborazione profonda. Una
spiegazione iniziale del processo di oblio era la teoria del deterioramento, in base alla quale con il tempo e il disuso la traccia sica
del ricordo impressa nel sistema nervoso si af evolisce. La teoria del deterioramento avuto vita breve, perché i ricercatori non sono
riusciti a identi care una traccia sica del ricordo né a misurarne il decadimento sico. Negli ultimi decenni, tutta via, li scienziati
hanno cominciato a capire come si modi cano i circuiti neuronali quando si forma un ricordo a lungo termine. Di qui un rinnovato
interesse per il deterioramento di tali modi che nel tempo.
Secondo la teoria dell'interferenza, dimentichiamo le informazioni perché altri elementi immagazzinati nella memoria lungo termine
limitano la nostra capacità di recuperarle. Esistono due tipi principali di interferenza: l'interferenza pro-attiva si veri ca quando il
materiale appreso in passato interferisce con il ricordo di nuovo materiale, l'interferenza retroattiva si veri ca invece quando
informazioni acquisite di recente interferiscono con la capacità di ricordare informazioni apprese in precedenza.
Ma perché si crea l'interferenza? Alcuni ricercatori credono che il cervello abbia bisogno di tempo per convertire i ricordi a breve
termine in ricordi a lungo termine, altri invece credono che, una volta formatisi i ricordi a lungo termine, le interferenze siano causate
dalla competizione tra diversi spunti per il recupero. Il mancato richiamo delle informazioni immagazzinate in memoria può
dipendere anche dal fatto che abbiamo troppi pochi spunti per il recupero, o che quegli spunti siano troppo deboli.
Esiste un problema di recupero che tutti noi abbiamo avuto, questo è chiamato ricordo sulla punta della lingua, in cui non riusciamo
a ricordare precisamente una cosa, ma sentiamo di averla lì, sulla punta della lingua. Gli esperti di psicodinamica e altri psicologi
affermano che a volte le persone sono consapevolmente o inconsapevolmente motivate a dimenticare. La rimozione è un processo
motivazionale che ci protegge bloccando il richiamo consapevole ti ricordi che generano ansia. Il concetto di rimozione è
controverso. Alcune evidenze lo supportano e altri no. È vero che le persone dimenticano eventi spiacevoli, specie se traumatici, ma

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dimentichiamo anche eventi estremamente piacevoli. Diversamente dalla memoria retrospettiva, che fa riferimento al ricordo di
eventi pregressi, la memoria prospettica concerne il ricordo di attività da svolgere in futuro. Il fatto che la gente si dimentichi così
frequentemente di fare delle cose è interessante, dato che la memoria prospettica concerne solitamente informazioni semplicissime.

Memoria come processo di costruzione


Recuperare le informazioni dalla memoria a lungo termine non è come vedere una riproduzione digitale. Noi, costruiamo un ricordo
mettendo assieme frammenti di informazioni immagazzinate nella memoria in un modo apparentemente veritiero e accurato. Gli
schemi però, possono distorcere le nostre memorie inducendoci a codi care o a recuperare informazioni in modo tale che esse si
adattino alle nostre ipotesi preesistenti.
L'effetto di disinformazione, la distorsione di un ricordo causata da informazioni successive fuorvianti, è stato esaminato spesso in
relazione a testimonianze oculari erronee. Gli effetti di disinformazione si devono anche alla confusione tra le fonti, la nostra
tendenza a ricordare qualcosa o a riconoscerne la familiarità, non ricordando però quando l'abbiamo vista.
ESEMPIO: supponiamo che il testimone oculare di un delitto the da una serie di fotogra e e dica che nessuno dei sospettati ritratti in
quelle foto è il colpevole. Pochi giorni dopo viene chiamato a effettuare un riconoscimento dal vivo, identi cando il colpevole in
mezzo ad altri sospetti. In realtà sono tutti innocenti, ma la faccia di uno di loro era presente tra le fotogra e che erano state mostrate
al testimone.
LINGUAGGIO

Le rappresentazioni mentali comprendono immagini, idee, concetti e principi. Ogni lingua umana consiste in un sistema di simboli
e regole per combinare questi simboli in modo da generare un numero in nito di possibili messaggi e signi cati. Con la parola
linguaggio si dovrebbe indicare la funzione cognitiva che permette agli esseri umani di imparare e usare una o più lingue, ma
spesso il termine è usato per indicare il prodotto stesso di questa funzione o, più in generale, la comunicazione verbale come
prerogativa umana. La psicolinguistica è lo studio scienti co degli aspetti psicologici del linguaggio, ovvero come le persone
comprendono, producono e acquisiscono il discorso.
Alcuni teorici evoluzionisti ritengono che il linguaggio si sia evoluto quando gli uomini si riunirono per costruire unità sociali più
ampie. Mentre l'ambiente sociale andava facendosi più complesso, vennero alla luce nuovi problemi: la necessità di creare una
suddivisione del lavoro e dei sistemi di cooperazione sociale, quella di sviluppare i costumi sociali di comunicare i pensieri, di
tramandare conoscenze e saggezza. Lo sviluppo del linguaggio rese più facile agli uomini adattarsi a queste necessità
dell'ambiente.

Proprietà delle lingue

Ogni lingua utilizza suoni, caratteri scritti e altri simboli per rappresentare oggetti, eventi, idee, sentimenti e azioni. I simboli utilizzati
in una qualsiasi lingua sono arbitrari. Ogni lingua, inoltre, possiede una struttura retta da regole. La grammatica è l'insieme delle
regole che dettano come si possono combinare simboli per creare unità di comunicazione dotate di signi cato. La sintassi sono
invece regole che determinano il modo in cui le parole si combinano in frasi e periodi. Per quanto arbitrari possono essere i simboli
o le regole grammaticali, una volta che sono stati appresi, consentono alle persone di formare e poi trasferire rappresentazioni
mentali alla mente di un'altra persona. Comprendere la semantica, ovvero il signi cato delle parole delle frasi, è solo
apparentemente una faccenda semplice. Generativismo signi ca che è possibile combinare simboli della lingua per generare un
numero in nito di messaggi che hanno un signi cato nuovo. Dislocazione si riferisce invece al fatto che è possibile parlare di eventi
e oggetti che non sono sicamente presenti. In altre parole, le lingue umane ci permettono di non limitarci a parlare di eventi e
oggetti che si trovano sicamente davanti a noi nel momento in cui parliamo.

Struttura delle lingue

Il fonema è un’unità minima di suono che viene riconosciuta come distinta in una data lingua. Gli esseri umani sono in grado di
produrre 100 fonemi; la lingua inglese ne usa circa 40. Il morfema è invece un'unità più piccola del linguaggio dotata di signi cato. I
morfemi formano le parole.
Quando leggiamo una frase, l'ascoltiamo, oppure la formuliamo, la sua struttura super ciale è formata dai simboli che vengono
utilizzati e dal loro ordine. È la sintassi propria di ogni lingua a dettare le regole per ordinare nel modo corretto le parole.
Diversamente, la struttura profonda di una frase si riferisce al signi cato su teso ai simboli combinati, e questo rimanda alla
semantica. Le frasi possono avere diverse strutture super ciali, ma quale struttura profonda.

Comprendere e produrre il discorso

Nell’elaborazione bottom-up si analizzano i singoli elementi di uno stimolo per poi combinarli a formare una percezione uni cata.
Nell’elaborazione top-down le informazioni sensoriali vengono interpretate alla luce di conoscenze, idee e aspettative esistenti.
Il processo di segmentazione del parlato è la percezione di dove esattamente comincia e nisce ogni parola di una frase. Quando
leggiamo una frase, gli spazi fra le parole rendono semplice la segmentazione. Ma quando le persone parlano non fanno una pausa
tra una parola e l'altra. In molte parole le interruzioni che sentiamo nel parlato non sempre corrispondono esattamente alle
interruzioni siche prodotte dagli spazi nella stessa frase quando viene scritta. Gli psicolinguisti hanno scoperto che utilizziamo
diversi indizi per capire quando nisce una parola e ne comincia un'altra. Per esempio, grazie all'esperienza impariamo che è
probabile che si veri chino alcune sequenze di fonemi all’interno di una stessa parola: in questo modo, quando sentiamo quei suoni

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in sequenza, è più probabile che li percepiamo come la ne o l’inizio di una parola adiacente. Inoltre utilizziamo il contesto fornito
dalle altre parole di una frase per interpretare il signi cato di ogni singola parola.
I risultati degli esperimenti di Stroop dimostrano che quando il colore dell'inchiostro con cui è scritto il nome di un colore e
incongruente con il colore stesso (per esempio, rosso scritto in blu) i tempi di denominazione del colore dell'inchiostro sono molto
più lunghi rispetto a quando si deve dire il colore di macchie colorate o di parole semanticamente lontane (per esempio, colore
della parola base scritta in qualsiasi colore).

Dagli studi sulla velocità di riconoscimento delle parole sono emersi alcuni risultati importanti; Il primo fattore critico è la frequenza
delle parole, ovvero quanto spesso una parola si presenta in una data lingua orale o scritta. É importante tuttavia riconoscere che
tale frequenza varia nel corso del tempo e possono essere divise fra due o più paesi che condividono la stessa lingua.

L’età di acquisizione (EA) è l’età alla quale si impara una parola: tale età ha un effetto sulle latenze di risposta sia quando si tratta di
prendere decisioni lessicali, sia quando si tratta di nominare parole. Nel compito di denominazione di parole la risposta è più rapida
per le parole acquisite in giovane età e a elevata frequenza, mentre è più lenta per le parole acquisite tardi e a bassa frequenza.

Serve però anche la pragmatica, ovvero una conoscenza degli aspetti pratici del linguaggio. La lingua parlata e scritta viene utilizzata
in un contesto sociale, e la conoscenza pragmatica non solo ci aiuta a comprendere il reale signi cato di quanto dicono gli altri, ma
anche a essere certi che gli altri comprendano il signi cato di quanto comunichiamo noi. In sostanza la pragmatica è un altro
esempio di come l’elaborazione top-down in uenzi l’uso delle lingue.

Le funzioni del linguaggio sono distribuite in diverse aree del cervello. L'area di Broca è quella più coinvolta nella produzione e
nell'articolazione delle parole. L’area di Wernicke è cruciale per la comprensione del linguaggio; le persone che hanno riportato
lesioni a una o entrambe le aree, soffrono tipicamente di afasia, cioè un impedimento nella comprensione e/o nella produzione del
linguaggio. La corteccia visiva gioca un ruolo importante nell'elaborazione di lettere e parole scritte

Acquisizione della lingua madre

Diverse evidenze suggeriscono che l’acquisizione del linguaggio abbia una base biologica. Il primo è che i bambini cominciano a
padroneggiare la lingua madre già in tenera età senza alcuna istruzione formale. Inoltre, tutte le lingue del mondo, sembrano avere
in comune alcune caratteristiche strutturali di base. L’apprendimento delle lingue, quindi, rappresenta lo sviluppo di un processo
innescato a livello biologico all’interno di un ambiente di apprendimento sociale.
Il linguista Noam Chomsky (1987) ha avanzato la proposta che gli esseri umani siano nati con un dispositivo di acquisizione del
linguaggio (LAD), un meccanismo biologico innato che fornisce le regole generali della grammatica (“grammatica universale”)
comuni a tutte le lingue, che andrà poi “regolato” sui parametri propri della lingua cui il bambino viene esposto.

Fin da quando i bambini sono molto piccoli, la madre e il padre attraggono l’attenzione dei gli e mantengono vivo il loro interesse
parlando con loro in maternese, cioè un’intonazione alta che sembra essere utilizzata in tutto il mondo. I genitori, inoltre, insegnano
ai gli le parole indicando gli oggetti dicendone il nome, leggendo ad alta voce e rispondendo alle in nite domande “cos’è?”.
Lo psicologo Jerome Bruner (1983) ha proposto il termine di sistema di supporto all'acquisizione del linguaggio (LASS) per
rappresentare i fattori dell'ambiente sociale che facilitano l'apprendimento di un linguaggio. Si potrebbe affermare che quando LAD
e LASS interagiscono, si ha un corretto sviluppo del linguaggio.

Tappe di sviluppo:

1-3 mesi Distingue i suoni verbali da quelli non verbali e preferisce i primi. Quando è felice gli urletti indifferenziati
diventano gorgheggi

4-6 mesi Cominciano i suoni balbettanti, che contengono virtualmente suoni di tutte le lingue. Il bambino vocalizza in
risposta alle verbalizzazioni di altri

7-11 mesi I suoni balbettanti si limitano ai soli fonemi che sente nella lingua parlata dagli altri. Il bambino muove la
lingua durante le vocalizzazioni (“lallazione”). Il bambino discrimina fra alcune parole senza comprenderne il
signi cato e comincia a imitare i suoni delle parole che sente pronunciare dagli altri

12 mesi Prime parole riconoscibili, classicamente pronunciate da sole per dare un nome a persone o oggetti familiari

12-18 mesi Il bambino acquisisce maggiore conoscenza del signi cato delle parole e comincia a utilizzare singole parole
per esprimere intere frasi o richieste; usa prevalentemente sostantivi

18-24 mesi Il vocabolario si espande no a comprendere un numero di parole che va da 50 a 200. Compaiono le prime
frasi rudimentali, di solito formate da due parole (per esempio “ancora latte”) con scarso o nullo uso dei
funtori (articoli, congiunzioni, preposizioni) o dei verbi ausiliari (posso, voglio). Si parla di linguaggio
condensato, o telegra co

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1-3 mesi Distingue i suoni verbali da quelli non verbali e preferisce i primi. Quando è felice gli urletti indifferenziati
diventano gorgheggi

2-4 anni Il vocabolario si espande rapidamente al ritmo di diverse centinaia di parole ogni sei mesi. Le frasi di due
parole lasciano il posto a frasi più lunghe che, anche se spesso grammaticalmente scorrette, dimostrano una
sintassi basilare della lingua. Il bambino comincia a esprimere concetti a parole e a utilizzare il linguaggio per
descrivere oggetti immaginari e idee. Le frasi divengono sintatticamente più corrette

4-5 anni Il bambino ha imparato la regole grammaticali basilari per unire nomi, aggettivi, articoli, congiunzioni e verbi
e combinarle in frasi dotate di signi cato

Le specie non umane comunicano in modi diversi. Gli scimpanzé grugniscono, sbraitano, urlano e fanno gesti agli altri scimpanzé. I
del ni emettono suoni schioccanti e vocalizzi in toni molto alti. Le api utilizzano un repertorio di movimenti del corpo, le cosiddette
danze.

Qualche decina di anni fa alcuni scienziati hanno provato a s dare questo assunto insegnando alle scimmie a utilizzare le lingue
umane.
• Washoe: Nel 1966 si ebbe un primo grande progresso quando Allen e Gardner (1969), sfruttando l'abilità manuali di questi
animali, cominciarono a insegnare la lingua americana dei segni a uno scimpanzé di 10 mesi di nome Washoe. Allevarono Washoe
in casa e la trattarono come fosse un bambino. A cinque anni aveva imparato 160 segni.
• Progetto Nim: Alla Columbia University il comportamentista Terrace insegnò la lingua dei segni a uno scimpanzé che battezzò
Nim Chimpsky, un gioco di parole con il nome del linguista Noam Chomsky. Dopo anni di lavoro Terrace concluse che quando
Nim combinava simboli in sequenze più lunghe stava imitando i segni indicati in precedenza dal suo addestratore, oppure con di
nuovo a fare i gesti con le mani no a ottenere quello che voleva.
• Kanzi: Sue Savage-Rumbaugh della Georgia State University ha lavorato a lungo con una razza di scimpanzé, i bonobo. A due anni
e mezzo un bonobo di nome Kanzi mostrò un interesse spontaneo per l’uso di simboli geometrici di plastica associati alle parole.
A 4 anni, Kanzi, aveva imparato oltre ottanta simboli e prodotto un certo numero di comunicazioni formate da due o tre parole.

Senza dubbio le scimmie sono in grado di comunicare con i simboli e segni delle mani, e di apprendere un piccolo vocabolario
formato da parecchie centinaia di parole. Non è tuttavia ancora chiaro se le scimmie percepiscano simboli e segni come parole nel
senso inteso dagli uomini. Per quanto riguarda la comunicazione del signi cato, utilizzano uno o due simboli. Quanto alla struttura,
invece, entrambe le parti possono portare esempi di come le scimmie seguano le regole grammaticali.

Il bilinguismo

Il bilinguismo, ovvero l'uso di due lingue nella vita quotidiana, è comune in tutto il mondo. I bambini bilingui rendono meglio di
quelli mono lingue nei compiti percettivi che richiedono loro di inibire l'attenzione verso una caratteristica i rilevanti di un oggetto e
di prestare attenzione a un'altra caratteristica, inoltre hanno più essibilità di pensiero. Imparare una seconda lingua può inoltre
aiutare i bambini a percepire meglio la grammatica della loro lingua madre e a rendersi conto che le parole utilizzate per de nire gli
oggetti sono arbitrarie. Quelli nelle classi bilingui sviluppano una maggiore autostima, risultati accademici migliori, e per no la
migliore padronanza della lingua inglese. Risultati suggeriscono che esiste una certa variabilità inter-individuale rispetto a come le
diverse lingue siano rappresentate nel cervello e che ciascuna lingua viene rappresentata da reti neuronali almeno in parti distinte.
Secondo alcuni studi, le persone con un'ottima padronanza dell'inglese, che avevano imparato la seconda lingua prima dei 10 anni
di età, mostravano una rappresentazione delle lingue nelle stesse aree corticali.

Linguaggio e pensiero
Il linguista Benjamin Whorf (1956) ha affermato nella sua ipotesi del relativismo linguistico, che le nostre conoscenze linguistiche
non solo in uenzano, ma determinato quello che siamo in grado di pensare. Molti psicologi sono in disaccordo e allora parere il
linguaggio può in uenzare il modo in cui pensiamo, con quanta ef cienza possiamo classi care le nostre esperienze e, forse, quanti
dettagli registriamo nella nostra esperienza quotidiana. Il linguaggio può inoltre condizionare il nostre percezioni, le decisioni che
prendiamo e le conclusioni che traiamo.

MOTIVAZIONE
Prospettive sulla motivazione

La motivazione è il processo che in uenza la direzione, la persistenza e il vigore di un comportamento mirato a uno scopo.
L’istinto (detto anche risposta automatica) è una caratteristica ereditaria, comune a tutti i membri di una specie, che produce
automaticamente una certa risposta quando l'organismo viene esposto a un particolare stimolo.
Per garantire la sopravvivenza, i sistemi biologici del nostro corpo sono bilanciati con estrema precisione. Quando abbiamo freddo,
ad esempio, il nostro corpo genera calore tremando. Nel 1932 Walter Cannon propose il concetto di omeostasi, uno stato di
equilibrio siologico interno che il corpo cerca di mantenere. Mantenere l’omeostasi richiede un meccanismo sensoriale che rilevi I
cambiamenti dell'ambiente interno, un sistema di risposta che possa ripristinare l'equilibrio e un centro di controllo che riceva le
informazioni dai sensori e attivi il sistema di risposta.

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Secondo l’in uente teoria delle pulsioni nella motivazione di Clark Hull (1943), le alterazioni siologiche dell’omeostasi producono
pulsioni, stati di tensione interna che motivano un organismo a comportarsi in modo tale da ridurre tali tensioni (es. fame). Da
teorico dell’apprendimento, Hull affermò che qualsiasi comportamento dal quale derivava una riduzione di queste pulsioni sarebbe
stato sostanzialmente rafforzato.
Spesso, ci comportiamo in modo tale da aumentare, anziché ridurre, gli stati di attivazione o le pulsioni, come quando saltiamo dei
pasti per stare a dieta o facciamo un giro sull’otto-volante per provare paura. La motivazione, infatti, è complessa e non può sempre
essere spiegata con qualche impulso biologico interno.
Hebb però, nel 1955, propose un approccio che si basava su due assunti: che la natura dell’ambiente in uenzasse l’attivazione del
cervello, e che il cervello a sua volta in uenzasse il comportamento, in particolare gli aspetti che concernono l’approccio e
l’evitamento. Un eccesso o una carenza di stimoli, venivano considerati indesiderabili, e l’area di stimolazione ottimale si trovava in
un punto intermedio fra quei due stati.
In ne, tra i primi approcci alla motivazione, prendiamo in considerazione in questa sede quello dell’impotenza appresa. Alla base di
questa idea c’è il rapporto esistente tra il comportamento dell’individuo e gli esiti di quel comportamento.

Seligman e Maier (1967) hanno utilizzato tre condizioni sperimentali per fare una serie di esperimenti. Nella prima ai cani veniva
somministrata una scarica elettrica sulla quale non avevano alcun controllo. Nella seconda condizione i cani potevano mettere ne
alla scarica schiacciando un pulsante con il naso, e nella terza condizione di controllo non venivano somministrate scariche. Alla ne
di questo ciclo, si cominciò somministrare i cani un ulteriore scarica all'interno di una gabbia con due scomparti: quando partiva la
scarica, il cane poteva semplicemente scavalcare una bassa partizioni per sfuggirle. I cani del gruppo della condizione
incontrollabile, tuttavia, inizialmente si agitavano e abbaiavano, ma poi accettavano la scarica: avevano imparato a essere impotenti,
avevano appreso che il loro comportamento non poteva avere alcuna in uenza sull'esito.

Secondo Jeffrey Gray (1991), il sistema di attivazione comportamentale (BAS) viene stimolato ad agire da segnali di potenziale
ricompensa e di grati cazione di un'esigenza. L'attività in questo sistema neurale fa sì che la persona avvii o intensi chi movimenti
verso determinati obiettivi positivi, avvertendo un'anticipazione di un piacere. Il BAS produce emozioni di speranza, euforia e felicità.
L’evitamento delle motivazioni ri ette l'attività del sistema di inibizione comportamentale (BIS), il quale risponde a stimoli che
segnalano potenziali dolori, mancato rinforzo e punizione. Il BIS produce paura e inibizione del comportamento, oltre che
comportamenti di fuga ed evitamento.
BAS e BIS, non solo coinvolgono sistemi di neuro-trasmissione diversi, ma anche differenti aree del cervello:
- BAS coinvolge l'area pre-frontale dell'emisfero sinistro (zona coinvolta nella progettazione rivolta a un obiettivo e
nell'autoregolazione)
- BIS coinvolge numerose strutture del sistema limbico e il sistema frontale destro

BAS e BIS aiutano organizzare i processi cognitivi, siologici e comportamentali coinvolti nella ricerca del piacere e nelle evitamento
del dolore. Tali sistemi collegano anche motivazioni ed emozioni, in quanto il BAS collega le motivazioni della scelta di un approccio
e gli incentivi desiderati con le emozioni positive, mentre il BIS collega emotivi delle evitamento con le emozioni negative, come
paura, depressione e colpa.

Gli incentivi o ricompense rappresentano gli stimoli ambientali che attirano un organismo verso obiettivo. Eleanor, James e Pascal
hanno attitudini matematiche simili, ma Eleanor studia molto, mentre James e Pascal si sforzano relativamente poco. Secondo un
approccio cognitivo, la teoria aspettativa-valore, un comportamento rivolto verso un obiettivo viene determinato congiuntamente
dalla forza dell'aspettativa che alla persona di giungere a un obiettivo tramite un particolare comportamento, e dal valore
incentivante che la persona attribuisce a quello stesso obiettivo. —> motivazione = aspettativa x valore incentivo
I cognitivisti distinguono inoltre fra motivazioni estrinseche, ovvero eseguire un'attività per ottenere una ricompensa esterna o
evitare una punizione, e motivazioni intrinseche, ovvero eseguire un'attività per il piacere di farla, perché la si trova godibile o
stimolante.
Maslow (1954), un teorico umanista, propose un ampio modello motivazionale. A suo parere molte prospettive psicologiche
ignoravano quella che era una spinta fondamentale nell'uomo: il desiderio di crescita personale. Propose quindi il concetto di
gerarchia dei bisogni, una progressione che contiene i bisogni siologici alla base, mentre ai vertici ci sono soltanto i bisogni di
crescita sociale. Una volta soddisfatti i nostri bisogni siologici essenziali, ci concentriamo sul bisogno di sicurezza e protezione, per
poi passare ai bisogni del livello superiore successivo, e così via. Per Maslow l'autorealizzazione, che rappresenta la necessità di
soddisfare il nostro potenziale, è la motivazione umana ultima. Ci motiva perfezionarci sul piano mentale, artistico, emotivo e sociale,
ci spinge a praticare le attività per la soddisfazione che ne traiamo e non per ottenere stima e senso di appartenenza.

La teoria dell'autodeterminazione si concentra su tre bisogni psicologici fondamentali: competenza, autonomia e relazioni. Il
massimo dell'appagamento nella vita sia potendo soddisfare questi bisogni fondamentali. La motivazione della competenza ri ette
la necessità dell'uomo di padroneggiare nuove s de e di perfezionare le proprie capacità. Il bisogno di autonomia rappresenta il
tentativo di ottenere maggiori libertà, e di regolamentarsi da soli e non mediante forze esterne. Il terzo bisogno fondamentale,
quello delle relazioni, si riferisce al desiderio del sé di creare legami signi cativi con gli altri.

Motivazione sociale

Alcuni teorici propongono che, nel corso dell'evoluzione, fosse più probabile che sopravvivessero e si riproducessero l'individui la
cui costituzione biologica li predisponeva ad af liarsi, rispetto a quelli di natura solitaria. Craig Hill (1987 ha suggerito che ci
af diamo per quattro motivi psicologici basilari:
- Ottenere stimoli positivi

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- Ricevere sostegno emotivo
- Ottenere attenzione
- Consentire il confronto sociale

Il confronto sociale comportare affrontare le nostre credenze, sentimenti e comportamenti con quelli di altre persone. L'intensità del
desiderio di amicizia varia da persona a persona. Uno studio ha mostrato che gli studenti universitari che avevano ottenuto un
punteggio elevato in un test di personalità sul "bisogno di af liazione", si erano fatti più amici nel corso del semestre di quelli che
avevano ottenuto un punteggio più basso. Molti studi, tuttavia, hanno mostrato che i fattori contingenti in uenza la nostra tendenza
ad af liarci. Per esempio, le situazioni si incutono paura aumentano il nostro desiderio di stare con gli altri. Essere respinti o esclusi
dai rapporti sociali è un'esperienza dolorosa per quasi tutti, e l'esclusione fa nascere il desiderio di riallacciare i rapporti sociali.

Motivazione al successo

Negli anni Cinquanta, McClelland, Atkinson e i loro collaboratori, hanno cominciato a indagare sulle differenze individuali del
bisogno di realizzazione, un desiderio positivo di riuscire in un compito e di competere con successo negli standard di eccellenza.
McClelland e Atkinson hanno proposto che il comportamento per realizzarsi possa derivare da una motivazione orientata in senso
positivo, la motivazione al successo, e da una motivazione orientata in senso negativo, de nita comunemente paura di fallire. La
motivazione al successo è la parte del BAS che si riferisce al campo della realizzazione. La paura di fallire è invece una funzione del
BIS.

Le persone fortemente motivate al successo hanno obiettivi elevati e poca paura di fallire; percepiscono loro stessi come
responsabili degli esiti, preferiscono compiti intermedi e desiderano un feedback della performance (bisogno di realizzazione NON
correla con paura di fallire).

Una forte motivazione al successo non implica la scelta di obiettivi impossibile ma intermedi. Una bassa motivazione al successo, di
contro, può favorire la ricerca di obiettivi o troppo facili o troppo dif cili (non c’è rischio di fallimento percepito come responsabilità
individuale).

La teoria del conseguimento dell'obiettivo si concentra sul modo in cui il successo viene de nito sia dal singolo che all'interno della
situazione stessa. A livello individuale, i sostenitori di questa teoria sono interessati a come si orientano le persone per conseguire
l'obiettivo. Distinguono l'orientamento alla padronanza, nel quale ci si concentra soprattutto sul miglioramento personale
sforzandosi al massimo e perfezionando nuove abilità, da un orientamento all’ego, il cui scopo è rendere meglio degli altri altri. A
livello situazionale, la teoria si concentra sul clima motivazionale che incoraggia o ricompensa un approccio orientato alla
padronanza oppure all’ego per de nire il successo.

Un obiettivo può essere conseguito in quattro modi diversi: due sono obiettivi di approccio, e due sono obiettivi di evitamento. Gli
obiettivi di approccio basati sulla padronanza si concentrano sul desiderio di padroneggiare un compito e imparare nuove
conoscenze e abilità, mentre gli obiettivi di approccio basati sull'ego ri ettono un orientamento competitivo che si concentra
sull'essere giudicati favorevolmente rispetto alle altre persone. Dalla parte dell’evitamento gli obiettivi di evitamento basati sulla
padronanza ri ettono la paura di non rendere all'altezza dei propri standard, mentre gli obiettivi di evitamento basati sull'ego sono
incentrati sull'evitare di fare meno bene degli altri. Questi quattro obiettivi sono inseriti in una struttura 2 × 2. Secondo la teoria del
conseguimento degli obiettivi 2 × 2, ciascuno di noi può essere descritto in funzione di un “pro lo motivazionale verso l'obiettivo”
utilizzando dichiarazioni come le quattro indicate sopra.

Il clima motivazionale di una situazione è in uenzato da altre persone signi cative come i genitori, gli insegnanti, gli allenatori e i
supervisori. In un clima che coinvolge l’ego, i concorrenti sono messi a confronto tra loro, vengono sollecitati a competere per essere
i migliori e quelli che rendono meglio sono oggetto di particolari attenzioni. In un clima che coinvolge la padronanza, gli sforzi, il
godimento dell'attività il miglioramento personale sono messi in particolare rilievo e vengono ricompensati. Gli ambienti che
stimolano la padronanza sono stati collegati a una varietà di effetti positivi in ambienti sia scolastici che sportivi. Favoriscono una
maggiore motivazione intrinseca e il godimento dell'ambiente, valorizzano le percezioni di apprendimento e competenza e
rafforzano l’autostima.

Quando i genitori incoraggiano e premiano i risultati, senza però punire fallimenti, promuovono una forte motivazione al successo.
Per contro, il timore di fallire sembra svilupparsi quando gli educatori danno il successo per scontato, ma puniscono il fallimento,
insegnando quindi al bambino a tenere la possibilità di fallire. Un clima motivazionale di padronanza a casa, a scuola, nell'ambiente
sportivo incoraggia inoltre lo sviluppo di un orientamento alla padronanza. Le culture individualistiche, come quella europea e
nordamericana, tendono a sottolineare i successi personali. Nelle culture che favoriscono il collettivismo, come quella cinese
giapponese, la motivazione al successo ri ette in modo più forte il desiderio di essere accettati nella famiglia e nel gruppo sociale,
di soddisfare le loro aspettative e di lavorare per i loro obiettivi. Nel Giappone collettivista, le organizzazioni d'affari hanno adottato
da tempo il concetto di kaizen (miglioramento continuo) che incoraggia i lavoratori a sviluppare le abilità e ad aumentare la
produttività.

Il con itto approccio-approccio si veri ca quando ci troviamo di fronte a due alternative allettanti e sceglierne una signi ca
rinunciare all'altra. Per contro, il con itto evitamento-evitamento, si veri ca quando dobbiamo scegliere fra due alternative
indesiderabili. Il con itto approccio-evitamento signi ca essere attratti e respinti dallo stesso obiettivo.

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PERCEZIONE SOCIALE

L'insieme di processi che vengono usati dalle persone per formarsi una rappresentazione cognitiva degli altri e per capirli viene
denominato percezione sociale. Per rappresentazione cognitiva si intende un corpo di conoscenze che si accumula nella memoria. I
processi di percezione sociale si basano in primo luogo sull'osservazione degli elementi della percezione stessa. Tali elementi si
collocano in tre ambiti: persona o gruppo sociale, situazione e comportamento. Il principio di fondo è che si risponde alla realtà non
per come essa è ma per come la si interpreta e la formazione delle impressioni è il processo che si attua quando si integrano varie
fonti informative in merito a una persona al ne di formare un giudizio sociale complessivo di quella persona.

Priming

Nel 2011 il premio Nobel Kahneman nel suo celebre testo pensieri lenti e veloci ci spiega dell'esistenza di due processi di pensiero.
Il Sistema 1, veloce intuitivo, presiede l'attività cognitiva automatica involontaria. Il Sistema 2, lento e ri essivo, entra in azione
quando una persona deve svolgere compiti che richiedono attenzione e controllo. Le ricerche recenti ci insegnano che il sistema
uno in uenza le nostre azioni più di quanto ci si possa immaginare. Il nostro sistema di memoria è una rete di associazioni e il
priming e il risveglio l'attivazione di certe associazioni. Spesso il pensiero e l’agire vengono attivati da eventi di cui non sia
consapevolezza.

Anche le nostre sensazioni siche, grazie alle nostre cognizioni incorporate (Embodied Cognition), attivano i nostri giudizi sociali e
viceversa. Dopo aver tenuto in mano una bibita calda, le persone sono portate a considerare gli altri in maniera più calorosa e essere
più generose.

In letteratura sono presenti due loni di ricerca in merito alla formazione di impressioni complesse di personalità: uno fa riferimento
al modello con gurazionale di Asch, l'altro al modello algebrico di Anderson. Nel modello con gurazionale, Asch (1946), sostiene
che si percepiscono le persone come unità psicologiche e che le diverse informazioni che si possiedono di loro ben rapportati a un
nucleo uni cante. Pertanto si costruisce un'impressione complessa sulla base di alcuni tratti centrali, ossia di quei tratti che
esercitano un'in uenza sproporzionata sulle impressioni delle persone. Un aspetto interessante è che gli studi su questo modello
hanno messo in evidenza la presenza dell'effetto ordine (o effetto primacy): i tratti che vengono forniti per primi sono quelli che
in uenzano maggiormente le impressioni. Altre ricerche, hanno però messo in luce la presenza di un effetto inverso (effetto
recency): in questo caso sarebbero le informazioni fornite per ultime ad attirare maggiormente l’attenzione.

A questa spiegazione si contrappone il modello algebrico di Anderson (1981), il quale, muovendo da una matrice psico sica, ritiene
che le impressioni complesse si formino sulla base di un'integrazione algebrica dei singoli elementi: elementi positivi e negativi si
sommano per ricavarne un'impressione positiva un negativa in relazione all'esito di un calcolo algebrico meccanico.

Comunque le aspettative riguardo i rapporti tra tratti guidano lo sviluppo e l'elaborazione delle impressioni complesse sugli altri.
Questo assunto è anche alla base della teoria implicita della personalità, secondo la quale le persone sembrano pensare che la
maggior parte dei tratti positivi siano correlati gli uni agli altri e che i tratti negativi formino un gruppo a sé stante.
Pertanto si può arrivare a pensare che una persona sia dotata di molte buone qualità, sulla base di una buona qualità che l'abbiamo
riconosciuto, o pensare che sia una persona senza buone qualità, sulla scorta di un tratto negativo individuato. È più frequente che le
prime impressioni siano esatte piuttosto che sbagliati e più conosciamo le persone, più siamo in grado di intuire che cosa pensano e
che cosa provano. Ma talvolta i nostri pregiudizi sono sbagliati.
I registi possono controllare le percezioni delle emozioni degli spettatori manipolando il setting in cui pubblico vede un viso. È
chiamato effetto Koulechov, dal nome del regista russo che lo uso per primo. Koulechov creò tre cortometraggi che presentavano la
sequenza identica del viso di un attore con un'espressione neutra intervallandola con tre scene diverse: una donna morta in una
bara, un piatto di minestra e una bambina che giocava. Risultato: nel primo lm l'attore appariva agli spettatori triste, nel secondo
pensieroso e nel terzo felice. In conclusione: noi vediamo i nostri mondi sociali attraverso le lenti delle nostre credenze, degli
atteggiamenti e dei valori. La ragioni per cui le nostre credenze sono così importanti e che si forgiano la nostra interpretazione di
ogni cosa.

Falsa credenza: credenza che si basa su evidenze non reali ma che è molto dif cile da demolire se sostenuta da un fondamento
logico.
Persistenza della credenza: credenze possono mantenersi solide e stabili al netto delle evidenze. Per la persistenza della credenza
c’è un rimedio; Lord, Leper e Preston affermano che il rimedio è quello di spiegare il contrario della credenza. Nei suoi esperimenti,
Anderson ha sempre veri cato che spiegare perché è una serie apposta potrebbe essere vera riduce o elimina la persistenza della
credenza. In verità la spiegazione di ogni risultato alternativo induce le persone a ponderare varie possibilità.

Le nostre memorie non sono copie esatte delle esperienze che rimangono depositati nella banca della memoria. Piuttosto,
costruiamo memorie nel momento di prelevarle. Noi ricostruiamo il nostro lontano passato utilizzando, nel mettere insieme i
frammenti di informazioni, i nostri sentimenti e le nostre aspettative attuali. Elizabeth Loftus e collaboratori hanno esplorato la
tendenza della mente a costruire ricordi in esperimenti dove venivano coinvolti più di 20.000 persone. Il risultato che si ripete è
l'effetto informazione fuorviante; tale effetto spiega la nostra tendenza a incorporare nella memoria informazioni false o errate. A
riguardo, anche altre ricerche condotte con bambini hanno mostrato che l'esposizione post evento a informazioni fuorvianti da parte
dei genitori oppure dei colate dalla televisione, o in uenzati dai pari possono indurre falsi resoconti di eventi non esperiti. Le

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ricerche, dunque, portano a ri ettere e a considerare quanto possano in uire gli effetti suggestivi o inducenti su un eventuale
testimonianza di un bambino.
Lo psicologo sociale Greenwald (1980) notava la somiglianza di tali risultati con ciò che succedeva nel romanzo di George Orwell,
1984, in cui era "necessario riguardo ricordare che gli eventi accadono secondo desiderio". In verità, sosteneva Greenwald, noi tutti
abbiamo un "io totalitario" che rivede il passato per adattarlo alle prospettive presenti. Perciò minimizziamo i comportamenti
negativi e ampli chiamo quelli positivi.

Giudizi intuitivi

Gli studi sull'elaborazione dell'informazione inconsapevole confermano il limitato accesso a ciò che succede nella mente. Il nostro
pensiero è parzialmente controllato (ri essivo, intenzionale e consapevole) e parzialmente automatico (impulsivo, spontaneo e al di
fuori della nostra consapevolezza). Gli schemi e modelli mentali guidano le nostre percezioni e le interpretazioni delle nostre
esperienze. Se sentiamo qualcuno parlare di pesca (il frutto) o pesca (l'attività) la comprensione dipende non solo dalla parola detta
ma anche da come automaticamente interpretiamo il suono. Gli schemi sociali sono strutture di conoscenza che descrivono
sequenze di azioni situate negli opportuni contesti. Questi schemi producono aspettative su ciò che è probabile che avvenga,
generano prescrizioni sul comportamento da tenere e offrono indicazioni sulla sequenza di azioni che porta al raggiungimento di un
obiettivo.

Esistono 3 tipi di schemi:

- Schemi di persone: riferiti a particolari persone che si focalizzano su tratti di personalità che li distinguono e permettono di
spiegarne il comportamento
- Schemi di sé: relative a se stessi
- Schemi di ruolo: comportamenti previsti in relazione a caratteristiche che descrivono categorie sociali (es. Età, genere)

Il fenomeno dell'eccessiva ducia in sé è la tendenza a essere


più sicuri e corretti, a sovrastimare l'esattezza delle proprie
credenze. L'incompetenza alimenta l'eccessiva sicurezza in sé.
Le persone hanno una eccessiva aspettativa circa la correttezza
delle proprie credenze
-Effetto Dunning-Kruger: incompetenza alimenta la sicurezza
in sé stessi.
-Sindrome dell’impostore: opposto dell’effetto Dunning-
Kruger. Questo effetto si estende anche ai giudizi sociali ma è
più forte difronte a compiti facili (l’effetto diminuisce nei
compiti dif cili).

Wason (1960) affermò che le persone erano impazienti di


confermare le loro credenze e per questo meno incline a
ricercare informazioni che potevano confutarle e più propensi
a ricercare quelle che potevano confermarle. Il bias di
conferma (con rmation bias) è la tendenza a cercare
informazioni che confermino le proprie impressioni, inoltre,
spiega il mantenimento dell’immagine di sé (esempio pag.275).

Tre tecniche hanno ridotto con successo la distorsione legata all'eccessiva sicurezza. Una è l'immediato feedback. La seconda è
chiedere alle persone di smontare l'affermazione fatta nelle sue sotto componenti e stimare l'esattezza di ognuna. Una terza via per
ridurre l'eccessiva sicurezza di sé e chiedere alle persone di pensare una buona ragione sul perché i loro giudizi potrebbero essere
sbagliati; cioè, obbligarli a considerare informazioni che li confutano. Tuttavia, si deve stare attenti a non indebolire una ragionevole
sicurezza in se delle persone o a non distruggere le loro capacità decisionali. Quando la loro saggezza e necessaria, quelli che
mancano di sicurezza potrebbero astenersi dall'esperimento o dal prendere decisioni dif cili. L'eccessiva con denza insieme può
costare cara, ma una realistica sicurezza e ad attiva.

Tutti noi formiamo impressioni, prendiamo decisioni e inventiamo spiegazioni. Lo facciamo usando l'euristiche: strategie di pensiero
semplici e talvolta ef caci. Nella maggior parte delle situazioni, le generalizzazioni istantanee sono adattive.

Per giudicare qualcosa comparando intuitivamente alla rappresentazione mentale che sia di una categoria si utilizza l'euristica della
rappresentatività. La rappresentatività è una ragionevole guida alla realtà ma non sempre valida. L'informazione cui viene attribuita
maggiore importanza è la frequenza con cui alcuni eventi o pattern di caratteristiche si veri cano in generale.
Solitamente si usano le euristiche quando si ha poco tempo, troppe informazioni, oggetti o questioni poco rilevanti, scarse
conoscenze, effetto priming o overcon dence.

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Quando ci si aspetta di trovare relazioni signi cative, facilmente si associano eventi casuali, percependo una correlazione illusoria. La
correlazione illusoria, ossia la credenza che i tuoi variabili siano associate anche se non esiste alcuna reale associazione, è prodotta
da due fattori:
- L’associazione di signi cati, in base alla quale due variabili sono associati perché la persona si aspetta che lo siano, ossia i suoi
studenti la portano a ritenere che lo siano e
- La distintività condivisa, in base alla quale vengono associate due variabili che condividono alcune caratteristiche inusuali.

La tendenza a percepire eventi casuali come correlati alimenta l'illusione del controllo: l'idea che eventi fortuiti siano soggetti alla
nostra in uenza. Questa illusione è alla base del gioco d'azzardo e fa fare ogni tipo di cose improbabili. L'illusione di controllo
alimenta l'eccessiva sicurezza di sé e questo porta spesso a fallimento o perdite gravi. Tversky e Kahneman (1974) hanno rilevato un
altro modo in cui può svilupparsi l'illusione di controllo: la regressione verso la media. L'esperienza c'è insegnato che quando tutto
va particolarmente bene, qualcosa quando eri storto, e che quando la vita ci riserva dei colpi terribili, possiamo generalmente
aspettarci che poi le cose vadano meglio.

La causalità dell’attribuzione

Antonia Abbey (1987, 1991, 2011) e colleghi (1998) hanno ripetutamente visto che gli uomini sono più inclini delle donne ad
attribuire un atteggiamento amichevole femminile un leggero interesse di tipo sessuale. Scambiare la disponibilità per richiamo
sessuale, un esempio di fraintendimento, può contribuire a un comportamento che le donne interpretano come molestia sessuale o
persino violenza.
Molti uomini ritengono che le donne rimangano lusingate da frequenti richieste di appuntamento, che in realtà vengono letti molto
spesso come molestie. Il fraintendimento è più probabile quando il uomini sono in una posizione di potere. La teoria
dell'attribuzione analizza il modo di spiegare il comportamento degli altri.
Fritz Heider (1958), pioniere della teoria dell'attribuzione, e altri dopo di lui, come per esempio Rotter, hanno analizzato la psicologia
del buon senso con la quale le persone spiegano gli eventi quotidiani. Nel suo pensiero fondamentale c'è il concetto di locus of
control, cioè dell'origine della causalità. Egli ha concluso che quando si osserva qualcuno agire intenzionalmente, qualche volta si
attribuisce tale comportamento a cause interne (es. carattere della persona) e altre volte a cause esterne (es. destino).
Un insegnante può chiedersi se la resa insuf ciente di un bambino sia dovuta a una mancanza di motivazione di capacità
(attribuzioni disposizionale) o a circostanze siche e sociali (attribuzione situazionale). Sviluppando il pensiero di Heider, Weiner ha
aggiunto alla distinzione tra cause interne ed esterne quella tra cause stabili e cause instabili. Weiner aggiungi anche un terzo
fattore, la controllabilità delle cause: alcune cause sono sotto il controllo delle persone, altre no.

Domanda: il comportamento di un individuo causato dalla disposizione interna a comportarsi in quel modo (personalit ) o da
fattori situazionali esterni?

Modello della covariazione: Teoria di H. Kelley (1967); le persone assegnano la causa del comportamento al fattore che covaria pi
sistematicamente con il comportamento.
Teoria dell’inferenza corrispondente: Jones e Davis (1965); le persone tendono ad inferire i tratti di personalità degli individui ai
suoi agiti intenzionali. Questo accade più spesso anche quando il comportamento è atipico e non soggetto a desiderabilità sociale,
svincolato da ruoli sociali e ha effetti non comuni che lo distinguono da atri.

Errore fondamentale di attribuzione: tendenza sistematica attribuzionale generale, che porta le persone a considerare in modo
eccessivo il comportamento come il prodotto di stabili caratteristiche di base della personalit .
Essenzialismo: tendenza pervasiva a ritenere che il comportamento ri etta caratteristiche di fondo e immutabili, spesso innate, delle
persone o dei gruppi a cui appartengono. L’essenzialismo problematico soprattutto quando porta le persone ad attribuire gli
stereotipi negativi riguardanti un out-group a qualit essenziali e immutabili della personalit dei suoi membri.

ATTEGGIAMENTI E COMPORTAMENTI

Atteggiamenti

Nel 1964, Festinger concluse che il rapporto tra atteggiamenti e comportamenti è piuttosto complesso. Le reazioni valutative
favorevoli o sfavorevoli verso qualcosa de niscono l'atteggiamento di una persona. Inoltre, come hanno dimostrato Wilson e
colleghi (2000), le persone possiedono un sistema di duplici atteggiamenti: atteggiamenti automatici impliciti e atteggiamenti
controllati espliciti. I primi spesso risultano diversi dei secondi. Dall'infanzia, per esempio, si può conservare un senso di timore o
repulsione abituale automatico nei confronti di persone per le quali, da adulti, si esprime verbalmente rispetto e apprezzamento.
Più tecnicamente gli atteggiamenti sono:
- Organizzazione relativamente stabile di credenze, sentimenti e tendenze comportamentali verso oggetti, gruppi, eventi o simboli
socialmente signi cativi.
- Sentimento o valutazione generale – positiva o negativa – in merito a una persona, a un oggetto o a un problema.

Ogni atteggiamento può basarsi su sentimenti o affetti (affect), su comportamenti (behaviour) e su cognizioni (cognition). Possiamo
pensare a queste tre componenti come l’ABC degli atteggiamenti. Prima degli anni 90 si riteneva che un atteggiamento fosse basato
necessariamente su tutte e tre le componenti contemporaneamente (modello tridimensionale). Più di recente alcuni autori hanno

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invece dimostrato che un atteggiamento si può basare su una, due o tutte e tre le componenti dell’ABC. Smith e Katz hanno
individuato quattro differenti funzioni degli atteggiamenti, associati a quattro differenti prospettive:
- Conoscitiva= Valutazione degli oggetti. Gli atteggiamenti ci aiutano a classi care gli oggetti dell’ambiente in base all’azione.
- Espressiva= Consentono di esprimere i nostri valori.
- Adattamento Sociale= Atteggiamenti visti come strumenti per stabilire e mantenere relazioni sociali, senza che questo implichi
nzione: è possibile modi care effettivamente i nostri comportamenti per essere d’accordo con gli altri.
- Ego-difensiva= Funzione con cui gli atteggiamenti ci aiutano a difendere aspetti del nostro concetto di sé e a conseguire
un’identità positiva.

Misurazione degli atteggiamenti

Le espressioni degli atteggiamenti possono essere misurate in modo diretto o indiretto. L'approccio diretto allo studio degli
atteggiamenti utilizza come strumento l'auto descrizione o l'osservazione. Quando si utilizza l'auto descrizione viene chiesto alle
persone dire che cosa pensa rispetto a uno speci co oggetto. Gli psicologi sociali utilizzano spesso scale di misurazione degli
atteggiamenti composti da una lista di domande o affermazioni che chiedono alle persone di esprimere il proprio parere rispetto a
un qualsiasi oggetto di atteggiamento. Le scale di atteggiamento possono essere di diversi tipi: una delle più utilizzate è la scala
Likert. In questo tipo di strumento ai soggetti viene presentata una lista di affermazioni relativa uno speci co atteggiamento verso un
oggetto e viene chiesto di rispondere utilizzando una scala di risposta graduata a seconda che i soggetti siano d'accordo o in
disaccordo con ogni affermazione. Ogni soggetto otterrà un punteggio di atteggiamento dato dalla somma delle risposte a tutte le
affermazioni.
La validità delle tecniche di misurazione basate sulle auto descrizioni e sull'osservazione dipende dall'onestà delle persone, le quali,
il più delle volte, dicono quello che pensano e agiscono sulla base delle loro convinzioni. Per ovviare a questo inconveniente, oggi
gli psicologi sociali hanno messo a punto una serie di tecniche volte a minimizzare le in uenze sociali sulle descrizioni degli
atteggiamenti delle persone: sono le misurazioni indirette degli atteggiamenti. Per esempio alcuni ricercatori hanno rilevato le
risposte muscolari facciali (elettromiogra a facciale). Un altro metodo è la tecnica del bogus pipeline (falso collegamento) che allo
scopo di scoraggiare soggetti dal mentire e di convincere i soggetti dell'impossibilità di nascondere i propri atteggiamenti reali.
Un'altra misura dell'atteggiamento è il test di associazione implicita (IAT) che usa i tempi di reazione per misurare quanto
rapidamente una persona associa dei concetti.

Teoria dell’azione ragionata

Il comportamento delle persone può variare in base alle situazioni: c’è differenza tra un’azione pubblica e una privata.
Esperimento di LaPiere: negli anni trenta, periodo
storico in cui vi era un forte pregiudizio anti-
asiatico, LaPiere intraprese un lungo viaggio con
degli amici cinesi negli Stati Uniti. Sei mesi dopo
chiese agli albergatori che li avevano ospitati se
avessero avuto clienti cinesi negli ultimi tempi e la
risposta fu "no" per il 92%.
Gli atteggiamenti accessibili sono quelli pi
facilmente recuperabili dalla memoria e che
vengono espressi rapidamente. Un atteggiamento
diventa pi accessibile nella misura in cui
l’esperienza diretta con il suo oggetto diventa pi
frequente.
Corrispondenza fra speci cità dell’atteggiamento e
quella del comportamento. Si va a misurare
l’atteggiamento verso lo speci co comportamento,
ad esempio si chiede quanto si è d’accordo
nell’ospitare dei cinesi nel proprio albergo su una
scala da 1 (per nulla d’accordo) a 5 (totalmente
d’accordo).

Fishbein e Ajzen (1974) hanno sviluppato la prima teoria dell'azione ragionata (TRA, Theory of Reasoned Action); modello dei
collegamenti tra atteggiamento e comportamento. Una caratteristica molto importante l’affermazione secondo cui il miglior modo
di prevedere un comportamento consiste nel chiedere se la persona intende metterlo in atto.
La TRA è una teoria generale del comportamento umano basata sulla relazione fra:
- Atteggiamento verso lo speci co comportamento;
- Norme soggettive, l'esito di ciò che la persona pensa che gli altri si aspettino da lui o lei;
- Intenzione comportamentale, ovvero l'elaborazione mentale relativa al mettere in atto il comportamento;
- Comportamento: la messa in atto dell'azione elaborata;

Tali intenzioni, a sua volta, dipende:


- Dall'atteggiamento (favorevole o meno) verso uno speci co comportamento.

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- Dal giudizio circa l'eventualità che gli altri signi cativi si aspettino dal soggetto quello stesso comportamento (norma soggettiva).

In altri termini, la teoria sostiene che un comportamento verrà messo in atto se l’atteggiamento della persona verso di esso sarà
favorevole e la norma soggettiva lo sosterrà.
Ajzen e Madden (1986) hanno proposto una variazione di TRA, ovvero la teoria del comportamento piani cato (TPB, Theory of
Planned Behaviour), nella quale è stato inserito il costrutto di percezione di controllo sul comportamento, cioè la credenza
soggettiva circa la facilità o dif coltà di eseguire un particolare comportamento.

Quando il comportamento in uisce sugli atteggiamenti

L'assunzione di un ruolo riveste una notevole importanza anche nella misura in cui i comportamenti che ne derivano impattano sui
nostri atteggiamenti. Le ricerche hanno messo in luce che anche quando l'assunzione riguardo un nuovo ruolo arti ciale, noi
adottiamo comportamenti "coerenti" con questo e arriviamo a modi care atteggiamenti presi stenti o svilupparne di nuovi, al ne di
mantenere tale coerenza anche tra comportamenti e atteggiamenti. Sostenere una qualunque posizione o convinzione, anche se
inizialmente si è consapevoli che si tratta di un «arti cio» nisce a lungo andare, per modi care i reali atteggiamenti delle persone.
Esempio di Hyman (1981), psicologo che interpretando il ruolo di un chiromante si era convinto che la chiromanzia funzionasse
davvero.

L'affermazione che i comportamenti in uenzano gli atteggiamenti e alla base di alcune strategie di vendita e di raccolta fondi. Gli
esperimenti indicano che se si vuole ottenere un grosso favore, una strategia ef cace è quella di chiedere prima un favore piccolo.
Questa tattica è nota come tecnica del piede nella porta.
ESEMPIO: i ricercatori, vestendo i panni di volontari per la guida sicura, chiesero ad a dei californiani il permesso di installare degli
enormi pannelli con una scritta fatta male nel giardino prospiciente alla loro casa. Solo il 17% accetto. Altri vennero avvicinati
dapprima con una piccola richiesta, come per esempio esporre un adesivo sul vetro della nestra; quasi tutti acconsentirono
prontamente.Altri vennero avvicinati dapprima con una piccola richiesta, come per esempio esporre un adesivo sul vetro della
nestra; quasi tutti acconsentirono prontamente. Riavvicinati due settimane dopo con la richiesta di impiantare il grande e
antiestetico tabellone davanti casa, il 76% diede il consenso.

Una variazione del fenomeno del piede nella porta, è la tecnica del tiro mancino, una tattica utilizzata, pare, da alcuni concessionari.
Dopo che il cliente accetta di acquistare una nuova automobile, grazie al prezzo d'occasione, e comincia a completare il formulario,
il venditore annulla i vantaggi del prezzo caricando costi per le opzioni o facendo una veri ca con il proprio titolare, che non accetta
il contratto perché in perdita. Si ritiene che molti clienti vittime di questa tecnica rimangano bloccati in un acquisto a un prezzo
maggiore di quello che avrebbero accettato all'inizio. Anche le compagnie aeree e gli hotel usano questa tecnica per attirare i
clienti; mettono a disposizione grandi occasioni solo per pochi posti o stanze, nella speranza che il cliente accetti in opzioni a un
prezzo maggiore. Per evitare sanzioni, ora le compagnie adottano altre tecniche più soft per agganciare i clienti (es. fanno compilare
i contratti ai clienti per aumentare la loro fedeltà a ciò che hanno scritto di proprio pugno).

Perché il comportamento in uisce sugli atteggiamenti?

In psicologia sociale è possibile distinguere 3 teorie differenti che spiegano il perché il comportamento in uisca sugli atteggiamenti:

- Auto-presentazione: fare una buona impressione è un modo per ottenere ricompense sociali e materiali, sentirsi meglio e
acquisire sicurezza sulla propria identità sociale. Per sembrare o apparire coerenti, si tende a confermare atteggiamenti che sono
in linea con le nostre azioni (tranne quando la gestione dell’impressione è inibita)

- Auto-giusti cazione: la teoria della dissonanza cognitiva di Festinger (1957) sostiene che i nostri atteggiamenti cambiano perché
siamo motivati a mantenere una coerenza tra il nostro modo di pensare, sentire, agire. Essa presume che noi sentiamo una
tensione quando due pensieri o credenze o atteggiamenti o stati di consapevolezza del nostro comportamento, simultaneamente
accessibili, sono psicologicamente incoerenti, come quando si decide di dire o di fare qualcosa ma si hanno sentimenti
contrastanti. Non potendo tollerare questo stato di tensione, le persone cercano di ridurla e di riportare in armonia, ossia a una
condizione di coerenza, atteggiamenti e comportamenti. A parere di Festinger, l'incoerenza da sola è in grado di generare la
dissonanza. A parere di Cooper e Fazio (1984) , Ideatore del cosiddetto new look della teoria della dissonanza cognitiva, perché si
produca dissonanza e questa porti a modi care gli atteggiamenti devono veri carsi quattro fasi:
- Persone devono avvertire incongruenze che producono conseguenze negative
- Persone devono assumersi responsabilità del comportamento (non casuale o obbligati ma intenzionale)
- Persone devono sperimentare uno stato di tensione e disagio
- Persone devono attribuire attivazione siologica di disagio al loro comportamento
Quando una ricompensa è troppo misera per giusti care un certo comportamento, paradossalmente, sarà più in grado di
modi care un atteggiamento rispetto a una ricompensa più sostanziale. Questo concetto è spiegato dal fatto che una

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ricompensa misera rappresenta una giusti cazione insuf ciente che induce un maggior stato di tensione tra comportamento e
atteggiamento e quindi una maggiore spinta (o pulsione) a ridurre quello stato modi cando l’atteggiamento. Punizioni
moderate generano più facilmente interiorizzazione delle norme che non le punizioni severe (che rappresentano una
giusti cazione suf ciente a sostenere il cambio di comportamento da deviante a normativo). Dopo aver preso una decisione
che ha implicato la rinuncia di un’alternativa, la dissonanza si riduce con la promozione delle qualità della scelta intrapresa. In
sintesi, la riduzione della dissonanza avviene o con la riduzione di importanza di uno degli elementi dissonanti, con l’aggiunta di
elementi cognitivi consonanti, con la modi ca dell’atteggiamento.

-Auto-percezione: la teoria dell’auto-percezione (Bem, 1972) ipotizza che le


persone inferiscono i loro atteggiamenti a partire dai loro comportamenti. Cosi
come facciamo con gli altri quando attribuiamo i loro comportamenti a tratti
individuali o contingenze situazionali, le persone, quando non hanno
atteggiamenti forti, tendono a formali alla luce dell’osservazione del loro
comportamento. Secondo James anche le emozioni si deducono dal
comportamento. Si deduce di essere tristi dall’osservarci mentre piangiamo. La
teoria dell’auto-percezione spiega anche il problema della giusti cazione
insuf ciente attraverso la deduzione circa il proprio sé che le persone fanno a
partire dai comportamenti. Le ricompense possono giusti care un certo
comportamento con fattori esterni e fornire un elemento di spiegazione non-
interna a ciò che facciamo (ridurre le motivazioni intrinseche). Effetto della
giusti cazione eccessiva: una eccessiva ricompensa per un comportamento,
indurrà le persone a non interiorizzare nell’immagine di sé, l’atteggiamento
corrispondente con il comportamento. L’effetto è forte quando la ricompensa
non è necessaria ma intende controllare uno sforzo.

EMOZIONI
Le emozioni svolgono rilevantissime funzioni adattive. Alcuni, come la paura e l'allarme, fanno parte di un sistema di attivazioni di
emergenza che aumenta le nostre probabilità di sopravvivenza. Anche le emozioni positive, con interesse, gioia, eccitazione,
soddisfazioni e amore, hanno però importanti funzioni adattive. Ci aiutano a creare rapporti intimi e ad ampliare i pensieri il nostro
comportamento in modo da poter esplorare, prendere in considerazione nuove idee, trovare i nuovi sistemi per raggiungere gli
obiettivi, giocare e apprezzare quello che abbiamo. Le emozioni sono anche un importante forma di comunicazione sociale. Inoltre,
l'espressione di emozioni positive può comportare dei bene ci.

Il modello circon esso dell’affetto mostra la valenza sull’asse orizzontale (da piacevole a spiacevole) e l’attivazione sull’asse verticale
(da attivato a disattivato).

Come si studiano le emozioni

I nostri stati emotivi condividono quattro caratteristiche comuni:


- Le emozioni vengono scatenate da stimoli elicitanti esterni o interni
- La valutazione di questi stimoli determina la risposta emotiva
- Il corpo risponde siologicamente alle nostre valutazioni
- Le emozioni comprendono tendenze comportamentali
- Comportamenti espressivi: ridere, piangere
- Comportamenti strumentali: modo di far fronte allo stimolo che ci ha suscitato un'emozione

Le emozioni sono risposte a situazioni, persone, oggetti o eventi. Ci arrabbiamo con qualcosa o qualcuno; abbiamo paura o siamo
orgogliosi di qualcosa; siamo innamorati di qualcuno. Inoltre gli stimoli elicitanti che scatenano valutazioni cognitive e risposte

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emotive non sempre sono esterni; può trattarsi di stimoli interni, come l'immagine mentale di una prossima vacanza che ci rende
felici, oppure il ricordo dell'incontro sgradevole che scatena in noi la rabbia. I fattori biologici innati ci aiutano a determinare quali
stimoli hanno il maggiore potenziale di risvegliare emozioni. Anche l'apprendimento in uenza le nostre emozioni. Esperienze
precedenti possono trasformare determinate persone o situazioni in stimoli elicitanti. La sola vista dell'amante può evocare
sentimenti di passione; la vista di una persona sgradita può scatenare una repulsione istantanea che sembra quasi un ri esso.

Componente cognitiva

Le valutazioni cognitive sono le interpretazioni e signi cati che attribuiamo agli stimoli sensoriali. Nelle valutazioni sono coinvolti i
processi sia consci che inconsci. Spesso non siamo coscienti delle valutazioni che sono all'origine delle risposte emotive; alcune
sembrano coinvolgere poco più di un'interpretazione automatica dell'input sensoriale basata su un condizionamento precedente.
L'idea che le reazioni emotive siano scatenate da valutazioni cognitive anziché da situazioni esterne aiuta a giusti care il fatto che
persone diversi (o persino la stessa persona in momenti diversi) possa avere reazioni emotive diverse allo stesso oggetto, situazione
o persona.

Componente siologica

Le emozioni coinvolgono importanti interazioni fra diverse aree del cervello, e fra queste il sistema limbico e la corteccia cerebrale.
La corteccia cerebrale a molti collegamenti con l'ipotalamo, l'amigdala e altre strutture del sistema limbico. È accertato che processi
di valutazione cognitiva coinvolgono la corteccia, dove risiedono i meccanismi del linguaggio e del pensiero complesso. Inoltre la
capacità di regolare le emozioni dipende in larga misura dalle funzioni esecutive della corteccia pre-frontale, un'area del cervello
che si trova immediatamente dietro la fronte.
Modello a due vie (LeDoux, 2000): il talamo può inviare messaggi attraverso due vie neurali indipendenti:
- “Via alta” che sale no alla corteccia
- “Via bassa” che conduce direttamente all’amigdala. La strada bassa permette all'amigdala di ricevere direttamente l'input dai
sensi. Permette di generare reazioni emotive prima ancora che la corteccia cerebrale abbia avuto il tempo di interpretare lo
stimolo e permette all'organismo di reagire rapidamente

L'attivazione dell'emisfero sinistro può essere all'origine di alcune emozioni positive, mentre l'attivazione dell'emisfero destro di
quelle negative. Per veri care questa affermazione, Davidson e Fox (1988) hanno studiato le misurazioni dell'Elettro
encefalogramma dell'attività del lobo frontale di persone che stavano vivendo emozioni positive o negative. Hanno scoperto che
quando le persone provavano emozioni positive l'emisfero sinistro era relativamente più attivo del destro. Ma quando i ricordi ho la
visione di un lm sgradevole evocavano tristezza o altre emozioni negative, l'emisfero destro diventava relativamente più attivo.
Davidson e Fox, inoltre, hanno riscontrato differenze individuali nell'attivazione normale, o a riposo, registrando mediante
elettroencefalogramma le risposte delle persone in condizioni emotivamente neutre. Queste differenze a riposo hanno previsto la
tendenza a vivere esperienze positive o negative. Alcuni teorici de niscono questo stato di attivazione la risposta combatti o fuggi.
Viene prodotta dal sistema simpatico del sistema nervoso autonomo e dagli ormoni del sistema endocrino: il sistema nervoso
simpatico produce l'attivazione entro pochi secondi, stimolando gli organi e muscoli del corpo; nel frattempo il sistema endocrino
pompa nel sistema circolatorio epinefrina, cortisolo e altri ormoni dello stress. Gli effetti siologici prodotti da questi ormoni sono
simili a quelli scatenati dal sistema nervoso simpatico, ma hanno una durata maggiore e possono mantenere attivato il corpo per un
notevole periodo di tempo.

Componente comportamentale

Anche se non possiamo sperimentare direttamente le sensazioni di un altro, spesso possiamo dedurre che una persona sia
arrabbiata, triste, timorosa o felice sulla base dei comportamenti espressivi, ovvero le manifestazioni emotive osservabili di quella
persona. Le altre manifestazioni emotive possono persino evocare in noi risposte simili in un processo conosciuto come empatia.
Nel suo classico libro l'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali (1999), Darwin afferma che l'espressione delle
emozioni è un prodotto dell'evoluzione, perché contribuisce la sopravvivenza della specie. Come Darwin, i moderni teorici
dell'evoluzione sottolineano il valore adattativo dell'espressione delle emozioni. Ritengono che al sistema nervoso sia collegato un
set di risposte emotive fondamentali, o reazioni emotive innate. Le ricerche dimostrano che alcune espressioni emotive siano simili
in tutte le culture e suggeriscono quindi che abbiano una base universale biologica.

Lo sviluppo di so sticate procedure di misurazione, come Misurate dal Facial Action Coding System (FACS), ha consentito di studiare
con precisione le espressioni del volto. Il FACS richiede un osservatore ben preparato in grado di esaminare nei minimi particolari
un'espressione, distinguendo tutti muscoli facciali che la producono. Ci vogliono circa 100 minuti per assegnare un punteggio a un
minuto di espressioni facciali osservate. Le persone appartenenti a una stessa cultura possono imparare a esprimere in modo
diverso le stesse emozioni.
I ricercatori hanno scoperto che l'accuratezza e la concordia delle persone nell'etichettare le emozioni di una fotogra a sono
notevolmente superiori quando essa rivela anche qualcosa della situazione. In diverse culture le donne si sono rivelate giudici
migliori rispetto agli uomini quando si tratta di valutare le espressioni emotive. I fattori biologici innati e le regole di comportamento
culturale si combinano per dare forma all'espressione delle emozioni nelle diverse culture.

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Una persona innamorata cerca il modo di suscitare l'affetto del partner. Si tratta di comportamenti strumentali, destinati a
raggiungere un obiettivo rilevante rispetto alle emozioni, e dimostrano chiaramente il legame fra emozioni e motivazioni di cui si è
parlato in precedenza. Spesso le persone ritengono che una notevole attivazione emotiva migliori l'esecuzione di un compito, come
quando gli atleti cercano di "darsi la carica" psicologicamente prima di una gara. Il rapporto fra attivazione e rendimento dipende
non solo dal livello di attivazione, ma anche dalla complessità del compito e da quanta precisione esso richiede. Il linea di massima,
più complesso è il compito, più basso è il livello ottimale di attivazione. Così anche un livello moderato di attivazione può rovinare il
rendimento nel percorso di un compito mentale o motorio estremamente complesso.

Teoria delle emozioni

Anche se esistono differenze fra le idee espresse da James e da Lange, queste sono abbastanza simili per essere prese in
considerazione insieme. La teoria di James-Lange afferma che le reazioni siologiche hanno ruolo causale nella percezione delle
emozioni. Ancora oggi questa teoria esercita una certa in uenza in teoria è come la teoria somatica dell’emozione.
Nel 1927, il siologo con Cannon risposa la teoria di James-Lange. Fece rilevare come il corpo umano non rispondesse
istantaneamente agli stimoli emotivi: possono passare diversi secondi prima che appaiono segni di attivazione siologica. Eppure le
persone sentono immediatamente un'emozione. Stando alla teoria di James-Lange questo sarebbe impossibile. La teoria di
Cannon-Bard proponeva che l'esperienza soggettiva dell'emozione e l'attivazione siologica non fossero una la causa dell'altra,
bensì risposte indipendenti a una situazione che provoca emozioni. Quando ci troviamo in una situazione di questo tipo, le
informazioni sensoriali vengono inviate al talamo che, simultaneamente, invia messaggio alla corteccia cerebrale e agli organi interni
del corpo. Il messaggio inviato alla corteccia produce l'esperienza dell'emozione, mentre il messaggio inviato agli organi interni
produce l'attivazione siologica.

Le teorie di James-Lange e di Cannon-Bard differiscono sull'importanza attribuita al feedback automatico. La teoria di James-Lange
sostiene che il feedback sia essenziale. I ricercatori hanno dimostrato che il feedback di attivazione del corpo non è necessario per
provare emozioni.
Ipotesi del feedback facciale: il feedback inviato al cervello dai muscoli facciali ha un ruolo di grande importanza nella
determinazione della natura e dell'intensità delle emozioni che proviamo. Il feedback che proviene dal movimento dei muscoli
facciale può attivare speci che reazioni emotive.

Alla base del modello di Lazarus cioè il concetto che l'attivazione può essere in uenzata dalla valutazione di una situazione emotiva,
ma si spinge anche oltre: Secondo Lazarus, la valutazione deve precedere la risposta emotiva. Questo signi ca che non può esistere
emozioni senza cognizione. Il principale contestatore della teoria di Lazarus è stato Zajonc, secondo il quale le emozioni non devono
necessariamente essere precedute dalla cognizione. Zajonc affermò che le risposte emotive sono troppo rapide per la cognizione e
questo signi ca che l'emozione deve precedere la cognizione, non seguirla. La prova più concreta adottata da Zajonc, però, è
l'effetto di esposizione ripetuta. Il processo cognitivo, o valutazione, non deve avvenire per forza a livello conscio; il fatto che non vi
sia riconoscimento non signi ca che non vi sia cognizione.
Fridja città afferma che esiste una certa valutazione dell'ambiente e del fatto che sia un meno richiesta una risposta. È questo
l'aspetto cruciale della sua teoria: Fridja afferma che quello che distingue le emozioni sentite dalle mere sensazioni di gradevolezza
e sgradevolezza sono le "tendenza al all'azione" o la prontezza ad agire. Così, a parere di Fridja, diverse tendenze all'azione sono
emozioni diverse. Tutte queste valutazioni riguardo al nostro ambiente, indipendentemente dalla natura teorica che hanno alle
spalle, suggeriscono che stiamo cercando, in misura maggiore un minore, di massimizzare la nostra sopravvivenza, oppure di
esaminare l'ambiente alla ricerca di fattori potenzialmente dannosi che in un modo nell'altro dovremo gestire; e ciò avviene
probabilmente perché, in ultima analisi, tutti desideriamo essere felici.

La felicità

Benessere soggettivo: risposte emotive soggettive delle persone e grado di soddisfazione per i vari aspetti della loro vita.
Normalmente determinato dai risultati dell’autovalutazione. Le persone che generalmente ottengono un punteggio superiore a
quello medio della scala sono considerate felici. Le persone che vivono in Paesi poveri tendono ad avere punteggi più bassi. Non ci
sono differenze di genere nella felicità globale. Le donne tendono a esperire più intensamente sia le emozioni positive che quelle
negative.

Che cosa rende felici le persone?

- Risorse personali:
- Salute, benessere e saggezza non sono collegate alla felicità
- Le persone felici hanno relazioni più soddisfacenti, ma non conosciamo la direzione causale
- Dare un senso al signi cato della vita è associato alla felicità, ma non conosciamo la direzione causale

- Processi psicologici:
- Confronto verso il basso: ci consideriamo in posizione migliore rispetto alla media
- Confronto verso l'alto: ci consideriamo in posizione peggiore rispetto alla media

- Fattori di personalità:

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- Socievolezza
- Ottimismo
- Altruismo
- Curiosità
- Apertura a nuove esperienze

- Fattori biologici
- Attivazione dell'emisfero destro e dell'emisfero sinistro
- In uenza dei sistemi dei neuro-trasmettitori

- Fattori culturali
- Società individualistiche: le proprie capacità ed i propri sforzi contribuiscono alla felicità
- Società collettiviste: il benessere del gruppo contribuisce alla felicità

Come mantenere e accrescere la felicità personale: Trascorrete un pò di tempo con altre persone e lavorate per sviluppare con loro
un rapporto stretto; cercate il modo per essere utili agli altri e occupatevi delle persone meno fortunate; cercate un signi cato nel
lavoro e accettate le s de; ponetevi obiettivi personali signi cativi e progredite per raggiungerli; trovare il tempo per attività
gradevoli; coltivate il benessere sico; siate aperti a nuove esperienze e coltivate l’ottimismo.

AGGRESSIVITA’

L'aggressività è un comportamento verbale o sico il cui scopo è causare sofferenza. La de nizione racchiude due diverse tipologie
di aggressività: aggressività sociale, caratterizzata da manifestazioni di rabbia, e aggressività silenziosa, come quando da predatori
gli animali seguono furtivamente la preda. Negli esseri umani gli psicologi hanno de nito queste due tipologie di aggressività come
aggressività ostile e aggressività strumentale. L'aggressività ostile scaturisce dall'odio e ettaro obiettivo ferire o danneggiare;
l'aggressività strumentale a come scopo l’arrecare il dolore, ma questo è solo il mezzo per raggiungere un altro ne. La maggior
parte degli omicidi rientra nella categoria delle aggressioni ostili. Tali omicidi sono dovuti a scoppio emotivi impulsivi. Buona parte
degli atti di terrorismo rientra nella categoria dell'aggressività strumentale. "Ciò che hanno in comune in quasi tutti i raid terroristici è
uno speci co obiettivo strategico". Questo obiettivo consiste nell’ "obbligare le democrazie liberali a ritirare le forze militari dal
territorio che terroristi considerano come la propria patria”.
Teorie sull’aggressività

- Comportamento pro-attivo: prevede un’azione ragionata, avviene in assenza di qualsiasi provocazione e ha componenti affettive
ridotte o nulle.
- Comportamento reattivo: avviene generalmente in risposta a una provocazione ed è accompagnato da sentimenti di rabbia

Freud sosteneva che l'aggressività umana scaturisce da un impulso autodistruttivo. A parere di Lorenz, invece, l'aggressività ha un
carattere adattivo piuttosto che autodistruttivo. I due studiosi concordavano sul fatto che l'energia aggressiva fosse istintiva cioè non
appresa e universale.

L'aggressività varia tra primati umani. Il nostro temperamento, ossia il nostro livello di intensità e di reattività emotive, ci viene in
parte donato alla nascita ed è in uenzato dalla reattività del nostro sistema nervoso simpatico. Studi longitudinali condotti su
svariate centinaia di bambini neozelandesi rivelano che la formula alla
base dei comportamenti aggressivi combina un gene responsabile
dell'alterazione dell'equilibrio dei neuro-trasmettitori con
maltrattamenti subiti durante l'infanzia.

La presenza di alcuni composti chimici nel sangue in uenza la sensibilità


neurale alla stimolazione aggressiva. Il consumo di alcol scatena
l'aggressività quando le persone vengono provocate. L'alcol
incrementa l'aggressività riducendo l'auto-consapevolezza. Inoltre
predispone le persone a interpretare le azioni ambigue come
provocazioni. L'aggressività umana tuttavia si collega anche al
testosterone; Dabbs sostiene che il testosterone sia una piccola
molecola dagli effetti mastodontici. Testosterone e comportamento si
in uenzano vicendevolmente: esiste, cioè, una correlazione
bidirezionale. Possiamo quindi riassumere affermando che le in uenze
genetiche e biochimiche predispongono alcuni persone a reagire in
modo aggressivo a situazioni di con itto e di provocazione. "È
scienti camente scorretto affermare che la guerra o altri comportamenti
violenti siano geneticamente programmati nella natura umana”.

Una delle prime teorie psicologiche sull'aggressività, è la famosa teoria della frustrazione-aggressività, Una teoria secondo la quale
la frustrazione innesca reazioni di subitanea aggressività. Con frustrazione si intende qualsiasi cosa impedisca di raggiungere uno
scopo, come, per esempio, il funzionamento difettoso del distributore di bibite. La frustrazione cresce quando la motivazione a
raggiungere tale scopo è molto forte. La frustrazione è anche però la percezione di non essere grati cato o che il percorso verso

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certi obiettivi venga ostacolato. Non è detto che l'energia aggressiva spero esploda direttamente contro ciò che la originata; questo
è il meccanismo di dislocazione, cioè un re-indirizzamento dell'aggressività o aggressività verso un obiettivo diverso da ciò che
originato la frustrazione. In genere si tratta di un nuovo bersaglio più sicuro e socialmente accettabile.
Berkowitz (1989): concepisce alcuni limiti della formulazione originale e sostiene che
- Ci sono alcuni elementi che interferiscono nella relazione tra frustrazione e aggressività (es. forza della fonte)
- Frustrazione legittima non causa aggressività-
- L’aggressività si direziona verso stimoli associati in precedenza all’aggressività (capri espiatori)
- Non solo deprivazione, ma anche altri eventi avversi possono far scaturire aggressività

In uenze sulla frustrazione:


- Vicinanza con lo scopo dei nostri desideri: + vicinanza = + attesa = aggressività.
- Forza di chi provoca frustrazione (i terroristi commettono atti che inducano il nemico a una reazione eccessiva, con effetti in linea
con le dinamiche del terrore).
- Stimoli sociali che condizionano la direzione dell’aggressività.
- Deprivazione relativa: percepire una discrepanza tra quello che si è avuto effettivamente e le aspettative che si avevano all’inizio.

La deprivazione relativa è la percezione di una discrepanza tra aspettative e acquisizioni, ciò porta ad un malcontento.
Esperienza passata: fare previsioni sulla base di ciò che si è avuto in precedenza (Davies, 1969)
La curva J rappresenta un modo in cui le persone creano le proprie aspettative future a partire dai risultati passati e attuali.

La deprivazione relativa fraterna è la sensazione che il gruppo possieda di meno di quanto gli spetti, in relazione alle proprie
aspirazioni o ad altri gruppi (Runciman, 1966). Esempio di distinzione tra deprivazione fraternalistica e deprivazione egoistica:
- I tedeschi dell’Est furono in parte spinti a insorgere perch paragonavano il proprio tenore di vita con quello dei tedeschi
dell’Ovest.
- I tedeschi dell’Est scelsero di non paragonarsi a una serie di nazioni europee i cui tenori di vita erano persino inferiori al proprio.

Anneman e Pettingrew (1972): la deprivazione egoistica non genera pregiudizi quanto la deprivazione collettiva, basata sul
confronto «relativo» con altri gruppi. Spesso sono i gruppi meno abbienti a subire deprivazione relativa (Abeles, 1976; La Rey e
Raju, 1996). Walker e Mann (1987) dimostrarono che la deprivazione egoistica produce «sintomi» individuali e non pregiudizio verso
altri gruppi. Altri studi hanno dimostrato che la deprivazione egoistica spinge maggiormente a cambiare le cose sul piano personale
ma che quando si accompagna anche a quella collettiva, è un forte motore per il cambiamento sociale (Vanneman e Pettingrew,
1972; Fosther e Matheson 1995).

Bandura (1997) nella sua teoria dell'apprendimento sociale dell'aggressività sostiene scegli essere umani apprendono l'aggressività
osservando gli altri. Vedere una persona che si comporta aggressivamente può dare inizio a una imitazione. Se ciò appare anche
grati cante aumenteranno le probabilità che l’aggressività sia espressa. (Esempio pag.390)

In genere, i bambini sicamente aggressivi hanno avuto genitori sicamente punitivi che hanno impartito loro la disciplina mediante
un modello aggressivo, con urla, schiaf e percosse. Questi genitori hanno spesso avuto a loro volta genitori sicamente punitivi.
Anche l'ambiente sociale al di fuori del nucleo familiare offre una serie di modelli. Nelle comunità in cui si ammira l'immagine del
macho, l'aggressività e rapidamente trasmessa alle nuove generazioni. In cultura collettiviste raramente si ricorre alla violenza per
risolvere i con itti, cosa contraria in quelli individualiste; Esistono anche culture, come in Amazzonia, che vedono l’aggressività come
parte naturale e integrante dell’essere umano per cui sin da piccoli si è indirizzati versi comportamenti che a noi potrebbero
sembrare inappropriate e troppo violente.

Cosa in uenza l’aggressività?

Gli elementi che innescano l'aggressività spesso includono alcuni tipi di esperienze avversive: dolore sofferenza, alte temperature
ambientali, attacchi e aggressioni. Berkowitz sostenne che l'elemento basico innesca l'aggressività ostile è appunto la stimolazione
avversiva e non la frustrazione frustrazione. Di certo la frustrazione costituisce un tipo molto importante di esperienza sgradevole, ma
qualsiasi esperienza avversiva è in grado di sollecitare una violenta reazione emotiva. Le variazioni climatiche temporanee sono in
grado di in uenzare il comportamento umano. Il fattore climatico più irritante è comunque certamente il caldo. Alcuni esperimenti di
follow-up rilevarono che il caldo scatena anche azioni di ritorsione. Essere aggredito o insultato da un'altra persona sembra essere
una circostanza che conduce in modo particolarmente rapido all'aggressività.
In un famoso esperimento Schachter e Singer, scoprirono che sia in grado di provare stati sici di eccitazione di sollecitazione in
diversi modi (esempio pag.395).
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Dal 1994 al 1997 i coraggiosi dipendenti del National Television Violence Study hanno analizzato circa 10.000 programmi trasmessi
dai principali network e canali via cavo scoprendo che su 10 programmi 6 avevano contenuti violenti. Nel 73% delle scene violente
gli aggressori non venivano puniti. Nel 58% la vittima non era mostrata come sofferente per la violenza subita. Nei programmi per
bambini, solo il 5% delle scene di violenza veniva mostrato come avente conseguenze a lungo termine, mentre i 2/3
rappresentavano gli episodi brutali come qualcosa di divertente. In un'indagine condotta su 208 detenuti, 9 su 10 ammisero di aver
imparato nuove strategie criminali guardando programmi televisivi dedicati al crimine. Inoltre 4 su 10 affermarono di aver cercato di
compiere delitti visti in televisione.

Guardare la televisione in uenza il comportamento secondo tre possibilità: la prima è che non sono i contenuti brutali a causare la
violenza sociale, bensì la sollecitazioni da essi prodotta; la seconda possibilità è che la visione di contenuti violenti disinibisce; e la
terza possibilità è che le immagini veicolati dai media suscitano imitazione.

La vista ripetuta di scene violente crea desensibilizzazione: la maggiore esposizione all’aggressività ci rende più tolleranti verso
essa. Giocare con videogiochi violenti per molto tempo aumenta l’indifferenza verso le vittime e ci porta a credere che tali mezzi
siano necessari. Bambini esposti a molte scene di violenza = adolescenti ed adulti più inclini a comportamenti aggressivi.

Gli schemi cognitivi o “script” sono sequenze di istruzioni mentali fornite dalla cultura di appartenenza che suggeriscono come agire
e comportarsi in svariate situazioni (un bimbo vede che, dopo aver estratto la pistola, la situazione con ittuale si è risolta: interiorizza
quello strumento come mezzo per risolvere i problemi)

La deindividuazione è quella sensazione psicologica caratterizzata dalla riduzione del senso di individualità e di responsabilità
personale provata da colui che si sente anonimo in una situazione di gruppo (o folla).Ciò riduce la consapevolezza di sé e aumenta
l’identi cazione agli scopi e alle azioni intraprese dal gruppo, tanto da rendere possibili comportamenti normalmente inibiti, come
atti di violenza (anche estrema) o di aggressività.

ALTRUISMO
Secondo alcuni autori, l’altruismo è:
- Auguste Comte: l’atteggiamento di chi orienta la sua opera verso il ne di raggiungere il bene altrui.
- Gregory Bateson: comportamento volto ad aumentare il benessere di un’altra persona.
- Charles Darwin: istinto innato, trasmesso di generazione in generazione, che guida l’uomo all’interesse altrui.

L’altruismo è un aspetto di ciò che gli psicologi sociali chiamano comportamento pro-sociale. La psicologia suggerisce diverse
spiegazioni sul perché esista l’altruismo, tra cui:
- Ragioni biologiche → altruismo nei confronti dei parenti.
- Motivi neurologici → attivazione dei centri del piacere del cervello.
- Motivi Cognitivi → trovare un senso di pace e serenità interiore.

5 tecniche di Harvard per crescere bambini altruisti:


I. Preoccuparsi per le priorità altrui
II. Fornire ai bambini occasioni in cui poter prendersi cura degli altri e manifestare la gratitudine
III. Espandere il circolo di interesse del vostro bambino
IV. Essere un modello morale forte e un mentore
V. Aiutare i bambini nel saper gestire i sentimenti distruttivi

L’incoraggiamento e l’approvazione dell’adulto verso i comportamenti d’aiuto incentiva i comportamenti altruistici nei piccoli?
Sembra proprio di no! Gli esperimenti hanno mostrano che i bambini offrono aiuto indipendentemente dal fatto che il genitore li
incoraggi a farlo. Una ricerca con bambini di 20 mesi ha dimostrato che i bambini aiutano il prossimo né per ricevere delle
ricompense né per compiacere l’adulto, ma perché é un sentimento innato.

Altruismo → dispendio energie siche e psichiche


Forme di altruismo incondizionato, condizionato (aspettandosi qualcosa in cambio) o semplice atteggiamento buonista (ipocrisia).

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