Sei sulla pagina 1di 8

Riassunto Rebecca Accettola.

Civita
In questo saggio Civita vuole fare una riflessione epistemologica sulla
psicologia e sulla definizione di psicologia come scienza.
La filosofia della psicologia tenta di dare una risposta ai problemi di natura
epistemologica che riguardano lo statuto scientifico della psicologia che
sono sintetizzabili in 3 quesiti:
1) Che tipo di scienza è la psicologia?
2) Quali sono i metodi che caratterizzano il suo operare?
3) Come si specifica il sapere psicologico?

Civita mette in evidenza la difficoltà di collocare la psicologia all’interno di


un inquadramento scientifico e conduce questa impossibilità a 3 fattori:
1) Il pluralismo connota la ricerca psicologica, in cui prevalgono
orientamenti e indirizzi diversi, che ostacolano l’emergere di una comunità
scientifica coesa e compatta;
2) Il proliferare di indirizzi di ricerca vari ha impedito il consolidamento di
uno statuto epistemologico forte;
3) Si è, pertanto, determinata la situazione tale per cui esistono tante
filosofie della psicologia quanti sono gli orientamenti di ricerca.
Civita chiarisce come questa difficoltà sia stata determinata, in parte, dal
fatto che la filosofia della scienza ha mostrato uno scarso interesse nei
confronti della filosofia, ritenendola una scienza dallo status debole e
definendola una non scienza.
E’ importante chiedersi però:
Di cosa si occupa la filosofia della scienza?
La filosofia della scienza è quella branca della filosofia che riflette attorno ai
fondamenti e ai metodi che definiscono una scienza. Essa circoscrive i
confini del sapere scientifico, da cui viene rigidamente distinta ogni forma
di conoscenza non definibile, appunto, come conoscenza scientifica.
In questo modo, la filosofia della scienza stabilisce i criteri ai quali una
disciplina, che avanzi aspirazioni scientifiche, deve rispondere.
Riassunto Rebecca Accettola. 2

Perché la filosofia della scienza non ha prestato grande attenzione alla


psicologia?
1) Dal punto di vista metodologico, la psicologia non è assimilabile alle
cosiddette scienze dure;
2) Pluralismo metodologico che, per la filosofia della scienza, rappresenta
una grossa limitazione alle aspirazioni scientifiche della psicologia e dei
suoi metodi di ricerca;
3) I filosofi, che hanno cercato di riconoscere la specificità del sapere
psicologico, non hanno avuto un’incidenza rilevante sullo sviluppo della
filosofia della scienza.
Su quest’ultimo punto Civita fa riferimento a quei filosofi, come Dilthey,
Brentano, Husserl, i quali hanno riconosciuto l’idea che non ci sia un
metodo di conoscenza univoco, cioè un metodo di conoscenza che possa
applicarsi a tutti i settori della conoscenza, affermando che bisogna
individuare dei metodi che possano adattarsi all’oggetto di ricerca.
Dilthey è anche il primo che fa una differenza tra le scienze dello spirito e
quelle della natura, affermando che queste presentano delle caratteristiche
differenti e di conseguenza è improduttivo adoperare la stessa
metodologia di ricerca per entrambe.
Civita, inoltre, afferma che non vi è mai stata una chiara distinzione tra una
riflessione psicologica e una epistemologica, ossia: una riflessione rivolta ai
metodi e ai caratteri del sapere psicologico.
La domanda è:
Quali sono le richieste che una filosofia della psicologia deve soddisfare?
Secondo Civita, il requisito di neutralità richiede che la riflessione
epistemologica si imponga come una metariflessione: ovvero, che il piano
dell’indagine epistemologica sia completamente distinto e separato dal
piano della ricerca psicologia effettiva.
La sovrapposizione dei due piani comporta che la riflessione
epistemologica diventi semplicemente funzionale a validare il paradigma di
ricerca che si propone.
Perché la filosofia della mente non può essere una filosofia della
psicologia?
Secondo Civita, perché non rispecchia il requisito della condivisione il quale
richiede che la riflessione epistemologica non sia estranea al contesto
teorico e sperimentale in cui i problemi epistemologici sorgono. La filosofia
Riassunto Rebecca Accettola. 3

della mente, invece, prende un problema di natura psicologica e lo


trasforma in un problema teorico/filosofico e questo pone dei limiti alla
filosofia della mente rendendola non adatta a essere il fondamento
scientifico su cui si basa la psicologia poiché questa non può fare a meno
di un inquadramento scientifico.
Viene fuori l’idea di Civita: non esiste una filosofia della psicologia che
rispetti questi due requisiti.
Civita mette a tema 4 problemi:
•La natura dell’evoluzione storica del pensiero psicologico;
•Il pluralismo;
•La natura della conoscenza psicologica;
•Lo statuto epistemologico della psicologia;

Tappe fondamentali della storia della psicologia


Innanzitutto, Civita costruisce una storia della psicologia che è solo
parziale, poiché tiene fuori determinati orientamenti che secondo lui non
affrontano il focus del suo saggio: fornire una definizione generale di
filosofia della psicologia.
• Partiamo dal 1879, anno in cui vi è la fondazione a Lipsia del primo
laboratorio di psicologia, ad opera di Wilhelm Wundt, segnando la nascita
della psicologia come disciplina autonoma dalla filosofia e dalla fisiologia.
La psicologia, dirà Wundt, per autonomizzarsi deve dotarsi di un metodo
specifico che deve essere utile allo studio dell’oggetto di indagine della
psicologia, ossia: l’esperienza psichica diretta. Il metodo individuato da
Wundt che sembra studiare i fondamenti della psiche è l’introspezione
psicologica che presenta caratteristiche diverse rispetto a quella che veniva
utilizzata dai filosofi per comprendere quale fossero le caratteristiche del
pensiero riflessivo a cui ponevano tanta attenzione.
Wundt afferma che l’introspezione psicologica si propone come un
autentico metodo scientifico, in quanto si sviluppa all’interno di un setting
sperimentale che prevede la presenza di un soggetto, su cui si conduce la
sperimentazione, e di un ricercatore che il compito di codificarne
l’esperienza verbalizzata mediante rigidi protocolli che hanno la funzione di
produrre un sapere scientifico.
Questa introspezione, dunque, deve avere un fondamento scientifico ed
oggettivo, affinché produca un sapere che ci fornisca delle informazioni sul
funzionamento della mente umana e sulle proprietà dei processi mentali;
Riassunto Rebecca Accettola. 4

questo metodo non si improvvisa, bensì richiede una pratica continua e


sistematica.
La sussistenza di una stretta correlazione tra stati mentali e eventi cerebrali,
esiste, ma la psicologia sperimentale deve limitarsi allo studio dei fatti
psichici, lasciando fuori dal suo orizzonte di ricerca le disposizioni cerebrali
di cui si occupa, invece, la fisiologia.
•Funzionalismo
Corrente di ricerca che si sviluppa a fine del XIX secolo negli USA
superando la psicologia wundtiana e caratterizzandosi per la sua distanza
da quest’ultima: i funzionalisti prediligono, alla psicologia wundtiana, la
descrizione della psiche umana basandosi sull’evoluzionismo darwiniano.
In termini evoluzionistici, i processi mentali sono concepiti come una
variazione evolutiva che, nel corso della storia, si è rivelata altamente
funzionale all’adattamento della specie umana, ciò ci porta a pensare che, il
funzionalismo si interroga sulla funzione evolutiva degli stati mentali, non
sulla loro natura: si chiede cioè a che scopo una determinata funzione si sia
sviluppata ed affermata.
La psiche, per i funzionalisti, è il risultato di un processo di adattamento in
prima istanza organico e biologico.
Pertanto, l’ipotesi del dualismo mente-corpo non è più sostenibile: gli stati
mentali sono comprensibili solo come risposte adattive che l’organismo
elabora in relazione alle richieste ambientali.
La mente umana è, quindi, il risultato di un processo di adattamento.
In riferimento ai funzionalisti ne citiamo uno dei maggiori esponenti:
William James il quale pone molta attenzione alla dimensione corporea e
alla distinzione mente-corpo che mette in discussione all’interno della
teoria delle emozioni che risale al 1884 nella quale dirà “non piango perché
sono triste, ma sono triste perché piango”: la reazione corporea è una
diretta conseguenza dell’emozione, viene prima l’emozione e poi la
reazione corporea.
•Comportamentismo
Si sviluppa nei primi anni del ‘900 a opera di John Watson.
Il comportamentismo orienta la sua indagine psicologica sui
comportamenti (manifestazione, osservazione, oggettivazione dei processi
mentali) e non sugli stati mentali, perché la mente è vista come una scatola
nera a cui non è possibile accedervi e non si possa, quindi, ottenere una
conoscenza scientifica e fondata della psiche.
Riassunto Rebecca Accettola. 5

Il comportamento viene inteso come una risposta messa in atto da un


individuo nei confronti di un determinato stimolo esterno, ed è visto dai
comportamentisti come una manifestazione osservabile ed oggettiva dei
processi mentali, anche se questi, essendo tra stimolo e risposta, non sono
oggetto di studio.
L’unico metodo di ricerca attendibile, secondo i comportamentisti, è il
metodo obiettivo, fondato su esperimenti ripetibili che consentano di
validare o scartare un’ipotesi teorica. L’introspezione viene considerata
assolutamente superflua ai fini del progresso scientifico in campo
psicologico.
Esperimento sul riflesso condizionato del fisiologo Ivan Pavlov.
In partenza c’è il riflesso incondizionato: si osserva che il cane produce una
RI: la salivazione, quando vede o sente l’odore del cibo.
Vi è poi la formazione della nuova associazione: la presentazione del cibo
viene preceduta da un suono. Questa fase dell’esperimento viene ripetuta
più volte, affinché si formi una nuova associazione.
La ripetizione del suono fa sì che il cane impari ad associare il suono al
cibo.
Alla fine dell’esperimento, si osserva che la salivazione nei cani non viene
più attivata solo dalla vista del cibo, ma anche dal suono. Vi è il consolidarsi
di un RC (condizionato perché non è innato, ma è il frutto di un processo di
apprendimento). Grazie alla ripetizione continua, il cane ha imparato ad
associare direttamente il suono al cibo e tale associazione ha innescato,
quindi, una risposta comportamentale meccanica e causale.
La conclusione teorica che i comportamentisti hanno tratto dagli
esperimenti di Pavlov è: la mente umana viene condizionata da stimoli
esterni che funzionano come cause. Secondo lo schema stimolo-risposta, il
comportamento è l’effetto derivante dall’azione della causa.
•Cognitivismo
La psicologia cognitiva diviene l’indirizzo dominante a partire dagli anni
‘50, si pone come continuazione del comportamentismo poiché i
cognitivisti danno molta importanza al comportamento. La differenza
rilevante tra le due scuole di pensiero è che i cognitivisti non rinunciano ai
processi mentali ma vengono ritenuti fondamentali per comprendere come
funziona la mente umana in quanto sono i responsabili della risposta
comportamentale allo stimolo ambientale.
I cognitivisti avanzano come strategia per comprendere il funzionamento
della mente umana la metafora del computer:
Riassunto Rebecca Accettola. 6

1.la mente umana riceve, mediante i sensi, un’informazione dall’esterno:


INPUT;
2.l’informazione viene elaborata dal sistema cognitivo, traducendola in
rappresentazioni mentali;
3.il sistema cognitivo produce una risposta di vario genere: OUTPUT.

Civita afferma che il pluralismo non è né una visione che può essere
eliminata, né può essere tralasciata nel momento in cui ci si approccia alla
psicologia, anzi si deve prendere come realtà di fatto e ci si deve rapportare
ad esso.
Civita afferma che si può rispondere al pluralismo in 3 modalità differenti:
1.Il pluralismo si può attribuire al fatto che la psicologia sia una scienza
relativamente recente, non ancora giunta ad un grado di maturazione
scientifica stabile e sufficiente; Civita rifiuta questa prospettiva anche
qualora la psicologia giunga un grado di maturazione superiore.
2.Il pluralismo viene considerato come una condizione solamente
apparente, poiché nella storia della psicologia vi è una sorta di armonia
prestabilita tra i diversi orientamenti di ricerca. Civita ritiene questa
prospettiva fallimentare, ritendendo che il pluralismo non possa mai essere
superato e proponendo una 3° risposta;
3.La risposta democratica, il pluralismo viene inteso come radicato nella
scienza psicologica stessa e dunque non è possibile essere eliminata.
Appurato ciò, Civita lo mette a confronto con la prospettiva metodologica
affermando che tutta la storia della psicologia è stata formata dalla
contrapposizione di due metodi, quello oggettivo e quello soggettivo, che
sono, di fatto, anche quelli che troviamo in Jaspers.
METODO OGGETTIVO: da spazio all’oggettività, fa ricorso ad esperimenti
ripetibili affinché si possano costruire delle teorie universali e oggettive.
*Descrive le proprietà oggettive del delirio, tra le quali ad esempio: se il
delirio è cronico o acuto, se è lucido o confuso, ancora se presenta
un’organizzazione specifica ecc. Si accumulano informazioni sull’anamnesi
del paziente che permettono di ottenere un quadro oggettivo del delirio. In
questo modo, si rende attuabile il passaggio su un piano di riflessione
generale, in cui il delirio viene considerato come un’entità oggettiva e ben
Riassunto Rebecca Accettola. 7

distinta dalla storia personale del paziente. Si costruisce così una teoria
obiettiva del delirio, fondata sulla raccolta di dati statistici.
METODO SOGGETTIVO: il punto di partenza è il dato clinico che viene
adoperato per mettere appunto delle ipotesi che a differenza del metodo
oggettivo non sono delle vere e proprie teorie ma delle ipotesi cliniche.
Qui i fatti psichici devono essere osservati all’interno del flusso di coscienza
di un soggetto singolare; conoscere uno stato mentale significa
comprendere come lo stato si inserisca nella vita psichica del soggetto.
*Le teorie obiettive sono considerate assolutamente necessarie per poter
elaborare una diagnosi precisa della patologia, da cui il paziente è affetto.
Tuttavia, l’intenzione è comunque di oltrepassare il momento meramente
diagnostico, in quanto ci si propone di inserire il delirio nel quadro
complessivo ed esistenziale della vita soggettiva del paziente. Il punto di
partenza è allora il dato clinico, a cui si dà ampia priorità e che viene
utilizzato come base per la formulazione di ipotesi più generali. Ad ogni
modo, tali ipotesi non si definiscono come teorie in senso pieno giacché la
loro funzione primaria resta legata all’ambito clinico e, dunque, all’ambito
del trattamento terapeutico.
*i due metodi in rapporto al caso del delirio
Problema mente-corpo.
Questo problema può essere interpretato in due modi: come un problema
della filosofia della mente o come un problema della filosofia della
psicologia, la differenza sta nel valutare se è necessario o meno possedere
una conoscenza approfondita sull’anatomia, sulla fisiologia e sulla
patologia del cervello e del sistema nervoso nel suo complesso.
Secondo la filosofia della mente si può riflettere sul problema della
relazione mente/corpo, pur non avendo competenze approfondite in
anatomia ecc.
Monismo radicale -> tra processi cerebrali e stati mentali corrispondenti
non esiste una differenza di natura.
Riassunto Rebecca Accettola. 8

Dualismo radicale -> mente e cervello sono due entità distinte che hanno
proprietà peculiari e funzionano in modo diverso. La mente agisce sul
cervello, e sul corpo. Il corpo è mortale, la mente no.
Contrariamente, la filosofia della psicologia afferma che sul problema della
relazione mente/corpo si può riflettere solo avendo delle competenze
approfondite in ambito neuroscientifico.
Lo statuto epistemologico della psicologia.
Pluralismo teorico/ metodologico emerge che i vari orientamenti non solo
fanno ricorso a metodologie diverse, ma adottano e propongono una
propria concezione della mente umana, la quale differisce da quella degli
altri orientamenti.
Nel caso del pluralismo pratico, osserviamo che la maggioranza degli
orientamenti di ricerca sono, oltre che teorici, anche terapeutica.
Quello che emerge è che rispetto a quanto avviene per le altre scienze, in
psicologia, il passaggio dalla teoria alla pratica è modulato dalla
personalità dello psicologo. Lo psicologo non si limita all’applicazione
meccanica di teorie fisse e invariabili, ma modella la sua azione all’interno
di relazioni interpersonali che non possono non tenere conto delle variabili
individuali del paziente
La conclusione è che la psicologia non è una scienza dura, non è dotata di
uno statuto epistemologico ben definito. Tuttavia, questo elemento non
rappresenta una limitazione per la ricerca psicologica, ma riflette piuttosto
la complessità di un’indagine che si accosta a un oggetto altrettanto
complesso: la natura umana.
Civita, quindi, afferma che ogni sistema psicologico, oltre ad offrire un
quadro concettuale e metodologico proprio, tende anche ad offrire un
proprio modo di concepire l’uomo e le relazioni intersoggettive. In tal
senso, ciascun sistema si regge su scelte epistemologiche e metodologiche
di natura prescientifica che propongono una specifica rappresentazione
dell’uomo, in base alla quale si dà priorità a certi problemi e non ad altri e
si prediligono determinati metodi di analisi.

Potrebbero piacerti anche