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Introduzione
Nel vasto panorama delle discipline umanistiche, il connubio tra filosofia e psicologia emerge in maniera
affascinante. La filosofia, da tempo immemorabile, si pone come il crocevia delle grandi domande sull'esistenza,
sulla conoscenza e sulla natura umana; dall'altro lato, la psicologia si propone di esplorare le intricate sfumature
della mente, scavando nei meandri dei processi mentali e delle dinamiche comportamentali.
La psicologia ha da sempre rappresentato per me una disciplina estremamente affascinante: attraverso
l’esplorazione della mente umana, mediante l’analisi dei nostri comportamenti, delle nostre emozioni e dei
processi cognitivi, essa sembra (almeno ai miei occhi) offrire le chiavi per la comprensione delle dinamiche
interne dell’essere umano, contribuendo a migliorare la qualità della vita e la comprensione delle relazioni
interpersonali e sociali. Estremamente interessanti sono i punti in comune che tale disciplina condivide con la
filosofia: essendo nata come una “branca” della stessa filosofia, la psicologia condivide con essa moltissime
tematiche.
Questo saggio si propone di immergersi in questa complessa relazione, tracciando le linee di convergenza e
divergenza tra filosofia e psicologia.
Partendo dalla premessa che entrambe le discipline mirano a comprendere il complesso mosaico dell'esperienza
umana, ci addentreremo in un'analisi delle diverse correnti di pensiero e degli approcci metodologici che
caratterizzano filosofia e psicologia. Attraverso questo percorso, cercheremo di delineare come le teorie
filosofiche influenzino la psicologia e viceversa, evidenziando come il dialogo tra queste discipline possa
arricchire la nostra comprensione dell'uomo e del suo rapporto con il mondo circostante.
In questo contesto, esploreremo anche come il dibattito filosofico abbia plasmato le teorie psicologiche nel corso
della storia, influenzando concetti chiave come l'identità, la coscienza e la libertà.
In sintesi, questo saggio si prefigge di offrire una panoramica approfondita sul dinamico e complesso rapporto
tra filosofia e psicologia, esplorando le interconnessioni che rendono questa fusione di discipline così feconda e
intrigante per la comprensione della natura umana.
Da parte sua, il termine “filosofia” deriva dalle parole greche philos e sophia, che insieme significano “amore per
la sapienza”. E difficile definire con precisione i campi di indagine di questa disciplina: l’esistenza, la conoscenza,
la verita, la moralita, la mente, l’anima, ecc. I filosofi conducono le proprie ricerche in modo non empirico, ma
mediante dei “metodi a priori”: analisi concettuale, esperimenti mentali, speculazione, ecc.
Le analogie fra psicologia e filosofia - La storia del distacco della psicologia dalla filosofia
Se si prende in esame la psicologia come disciplina scientifica fondata sull’osservazione e sull’esperimento, non
c’e dubbio sul fatto che si tratta di una scienza che, enunciata la propria vocazione alla “obiettivita” ed alla
“verificabilita”, non conta ancora cent’anni di vita. Se consideriamo invece “psicologiche” tutte le manifestazioni
dirette e indirette, riflesse e inconsce della vita individuale e collettiva, se “psicologia” e la lotta che l’uomo
conduce contro l’angoscia e l’errore prendendo coscienza del “se” in rapporto agli altri ed all’ambiente, allora la
nascita della psicologia coincide con le origini piu remote della storia umana ed e molto piu vicina alla nascita
della filosofia stessa: si noti dunque come la distinzione tra la “psicologia filosofica” e la “psicologia scientifica”
sottolinea il passaggio dalla speculazione filosofica all’approccio scientifico nello studio della mente umana.
Mentre la psicologia filosofica di basava su argomentazioni razionali e concetti filosofici, la psicologia scientifica
ha adottato metodi e approcci scientifici per comprendere i fenomeni psicologici in modo oggettivo e misurabile.
Detto in altre parole, lo sviluppo della psicologia può essere visto come un processo graduale di
separazione dalla filosofia, pur mantenendo stretti legami con questioni e dibattiti filosofici che continuano a
influenzare la ricerca e la teoria psicologica.
Di fondante importanza per la comprensione del legame storico fra le due discipline e poi una conferenza
(riassunta in un articolo che e qui riportato: https://www.psicoterapiaesistenziale.org/D7-Filosofia-Psicologia-
Psichiatria.html#:~:text=La%20psicologia%20si%20distingue%20ad,uomo%20e%20della%20sua%20mente)
tenuta il 7 marzo 2018 da Lodovico Berra, medico specialista in psichiatria e psicoterapia. Ascoltandolo, si riesce
a comprendere come la storia della psicologia inizi con i filosofi dell’antica Grecia (Socrate, Platone, Aristotele),
che per primi cercarono di dare una spiegazione a dei particolari comportamenti umani. Ad ulteriore riprova di
tale legame fra le due discipline c’e il fatto che fino alla meta del ventesimo secolo nelle universita la psicologia
era parte dei dipartimenti di filosofia.
“Possiamo infatti considerare gia gli antichi filosofi” - continua Berra - “come psicologi ante litteram”. Si rende
dunque interessante recuperare il modo in cui i filosofi dell’antica Grecia vedevano il funzionamento psichico,
trovando in loro alcuni elementi che verranno poi ripresi (seppur con termini e modi diversi) dalla psicologia
moderna.
Si noti dunque, sulla base degli esempi precedentemente riportati, come gia tra i filosofi dell’antica Grecia fossero
analizzate, discusse e definite patologie psichiche, come l’isteria e la psicosi maniaco depressiva. Sebbene si fosse
ben lungi dal porsi problemi nosografici (la nosologia e la scienza che si occupa della classificazione sistematica
delle malattie), vi era certamente gia l’intenzione di dare una spiegazione alle anomalie del funzionamento
psichico.
Procedendo nell’analisi della comune storia fra psicologia e filosofia, nel 1690 John Locke, filosofo inglese,
pubblica il “Saggio sull’intelletto”, in cui egli cerca di ricostruire il funzionamento della mente, per capire come
nascono i nostri contenuti mentali, astratti e complessi. Per lui all’origine delle idee c’e l’esperienza, motivo per
cui si studia il comportamento animale ed umano. Egli vuole arrivare a capire quale sia il modo migliore per
ragionare. La mente, pero, viene analizzata solo attraverso ragionamenti ed osservazioni, senza esperimenti.
Curioso ed al contempo interessante e un esempio operato dallo stesso filosofo: egli immagina che possa capitare
ad una persona, cieca dalla nascita, di riacquisire la vista; Locke si chiede se tale persona riuscira a comprendere
le forme degli oggetti senza l’utilizzo del tatto (l’unico senso precedentemente utilizzato). Locke immagina
dunque un esperimento, ma non lo pone in azione. Per questo, il suo tentativo di studiare la mente non avra
successo nella moderna psicologia medica, anche se molti psicologi moderni prenderanno spunto da lui per dare
una base solida ai propri ragionamenti.
La nascita delle “Scienze dello spirito”: le scienze studiano per la prima volta l’animo umano
Muovendoci verso tempi piu moderni, alla fine del XIX secolo Wilhelm Dilthey, filosofo e psicologo tedesco nato
nel 1833 e morto nel 1911, principale rappresentante di un indirizzo filosofico post-hegeliano, mette in evidenza
la distinzione tra quelle che vengono definite come “Scienza della natura” e le “Scienze dello spirito”, il che pone
la base alle diverse direzioni che prendera la psicologia rispetto alla filosofia: le Scienze della natura hanno per
oggetto di studio cio che e esterno all’uomo, cio che si presenta all’esterno della coscienza, mentre le Scienze dello
spirito si occupano di cio che si presenta all’interno della coscienza, di cio che e immediatamente vissuto
dall’uomo stesso. E proprio con la definizione di “Scienze dello spirito” all’inizio del XX secolo, dunque, che Dilthey
porta per la prima volta lo studio dell’anima, relegato fino a quel momento alla filosofia, a qualcosa di scientifico:
si comincia a pensare alla psicologia. Per la nascita vera e propria della psicologia e della psicoanalisi bisognera
pero attendere Sigmund Freud.
Fra questi scienziati, il merito di aver fondato la psicologia come disciplina accademica va a Wilhelm Wundt, che
nel 1862 pubblica il primo “Manuale di psicologia”. Nel 1875 egli diverra professore di filosofia a Lipsia, dove
fonda il suo laboratorio nel 1879: importantissimo e notare, dunque, come il primo laboratorio di psicologia
venga fondato da un filosofo nell’ambito di una facoltà di filosofia.
Piu o meno negli stessi anni Franz Brentano, filosofo tedesco (maestro tra l’altro di Edmund Husserl, fondatore
della moderna fenomenologia) propone un approccio filosofico alla psicologia per il quale egli puo essere
considerato come il secondo padre della psicologia (insieme a Wundt): le due tradizioni, quella Wundtiana e
quella Brentaniana, rappresentarono per decenni i due grandi orientamenti di ricerca esistenti nella psicologia
sperimentale e teorica.
Facendo riferimento proprio a Freud ed al suo interesse per la psicologia e per la filosofia, mediante questo link
https://www.raicultura.it/filosofia/articoli/2019/03/Remo-Bodei-Filosofia-e-psicologia--67e5189f-a632-
402e-8a61-26377ed129fc.html e possibile accedere ad un’intervista rivolta in occasione della IV edizione del
Festival del Pensare a Remo Bodei: filosofo italiano morto nel 2019, professore in Filosofia presso la UCLA di Los
Angeles e all’Universita Normale di Pisa, egli si interesso a fondo della filosofia classica tedesca e dell’idealismo,
esordendo con la fondamentale monografia Hegels Leben (“Vita di Hegel”). In tale intervista, Bodei tratto dei
rapporti tra psicologia e filosofia, affermando che “la psicologia nasce all’interno della filosofia, ma negli ultimi
decenni del ‘700 si comincia a erodere il legame tra le due discipline, che si spezza quando la psicologia diviene,
alla fine del secolo successivo, una scienza quantitativa”.
Il filosofo riporta un interessante aneddoto, importante per comprendere come la nascita della psicologia sia
avvenuta a partire dalla filosofia: Sigmund Freud, il fondatore indiscusso della psicoanalisi (dalla quale derivera
la piu generale “psicologia”) avrebbe desiderato studiare filosofia, ma essendo povero e sapendo che con la
filosofia non avrebbe guadagnato molto, decise di compiere una eimleitung (così come viene definita;
letteralmente “deviazione”), arrivando alla psicologia non gia mediante la filosofia, ma attraverso la medicina. La
psicoanalisi altro non sarebbe dunque che il tentativo di sondare la psiche con nuovi metodi che passano
attraverso la cultura medica ma che non dimenticano la filosofia: non si dimentichi che Freud studio con
Brentano, filosofo e psicologo tedesco, maestro di Alexius Meinong e di Edmund Husserl, fondatore della
fenomenologia.
Paul-Laurent Assoun, psicoanalista e professore all’universita di Parigi, mette in luce l’influenza della filosofia su
Freud e scrive che “Freud apprese a leggere filosoficamente sotto lo stimolo dei seminari di Brentano, mediante
i quali egli avrebbe approfondito la conoscenza di Aristotele, Strauss, Feuerbach, ed avrebbe imparato ad
abbinare speculazione ed osservazione”. Nelle lettere all’amico Wilhelm Fliess, Freud scrive: “da giovane non ero
animato da altro desiderio che non fosse quello della conoscenza filosofica, e ora, nel mio passare dalla medicina
alla psicologia, quel desiderio si sta avverando. Nutro la segreta speranza di arrivare per le stesse vie alla mia
meta iniziale, la filosofia”.
I problemi affrontati dalla filosofia che riguardano anche la psicologia: quali sono?
Dopo l’analisi della storia comune fra filosofia e psicologia, dopo una prima analisi del campo di studio comune
alle due materie (l’anima), e possibile ora studiare in maniera piu precisa le domande comuni alle due materie. I
filosofi si sono infatti confrontati con una serie di domande fondamentali che riguardano anche la psicologia,
esplorando temi quali la natura del se, l’acquisizione della conoscenza, il rapporto tra mente e corpo, la
percezione della realta, il ruolo della mente inconscia nel comportamento e l’interazione con l’ambiente. Questi
problemi pongono le basi per un’analisi approfondita delle sfide che riguardano la comprensione della mente e
del comportamento umano. Questi stessi interrogativi sono stati affrontati, nel corso della storia, anche dagli
studiosi di psicologia, che hanno offerto una varieta di risposte, influenzate dalle diverse scuole di pensiero, e
contribuiscono alla nostra conoscenza dell’essere umano.
Quali sono questi concetti fonte di studio per entrambe le discipline?
• La natura del sé: un’indagine sull’identità umana e sulla coscienza individuale. Filosofi come Cartesio,
Locke, Berkeley e James hanno proposto delle visioni contrastanti sulla natura del sé. Mentre Cartesio
pensava ad una mente immateriale separata dal corpo (la res cogitans) come fonte di coscienza e pensiero
razionale, Locke sosteneva che la mente fosse una “tavoletta rasa” all’inizio della vita, acquisendo
conoscenza attraverso l’esperienza. Berkeley, invece, negava l’esistenza di una realtà materiale
indipendente dalla percezione, affermando che tutto esisteva solo nella mente di Dio e James concepiva
il sé come un flusso di coscienza in costante mutamento. Per quanto concerne la Natura del Sé, gli
psicologi hanno adottato diverse prospettive: ad esempio, secondo la psicologia di Freud, il sé è
influenzato dai processi inconsci e dai desideri repressi. Al contrario, la psicologia umanistica (anche
conosciuta con la definizione di “terza forza”, in quanto alternativa sia al comportamentismo sia alla
psicologia dinamica, si sviluppa nell’ambito del pensiero psicologico) sottolinea l’importanza
dell’autorealizzazione e dell’esperienza soggettiva per la formazione del sé.
• L’acquisizione della conoscenza: un’altra tematica cruciale riguarda l’acquisizione della conoscenza.
Cartesio enfatizzava la ragione e la deduzione come mezzi per ottenere conoscenza, indipendentemente
dall’esperienza. Locke, invece, sosteneva che tutte le conoscenze e le idee fossero acquisite attraverso
l’esperienza sensoriale e la riflessione. Berkeley metteva in luce la percezione come fondamento della
conoscenza, mentre James sottolineava che l’utilità nell’orientare l’azione determinava la verità di
un’idea. Gli attuali psicologici, invece, per quanto riguarda l’acquisizione della conoscenza di sono
concentrati sullo studio dei processi cognitivi. Teorie come il costruttivismo suggeriscono che la
conoscenza sia costruita attivamente dall’individuo attraverso l’interazione con l’ambiente. Allo stesso
modo, l’apprendimento sociale sottolinea l’importanza dell’osservazione e dell’imitazione nel processo
di acquisizione della conoscenza.
• Il rapporto mente-corpo: anche tale tematica è affrontata sia dai filosofi che dagli studiosi di psicologia.
Cartesio aderiva al dualismo, considerando mente e corpo come sostanze separate, l’una immateriale e
l’altra materiale (rispettivamente res cogitans e res estensa). Locke, invece, vedeva mente e corpo come
entità separate ma interconnesse, con la mente come fonte di coscienza e pensiero ed il corpo come fonte
di sensazioni ed azioni. Spinoza considerava mente e corpo come due aspetti complementari di una stessa
realtà, superando così per la prima volta il dualismo cartesiano. Gli psicologi invece hanno sviluppato su
questo concetto diverse teorie: la prospettiva del dualismo cartesiano, che considera mente e corpo come
entità separate, ha ceduto il passo a modelli integrati come la teoria dell’embodied cognition, che sostiene
che i processi cognitivi sono profondamente radicati nel corpo e che il corpo riveste un ruolo centrale nel
modellare la mente: mente e corpo sarebbero dunque interdipendenti;
• La natura della realtà e della percezione: la natura della realtà e della percezione costituisce un altro
ambito di indagine comune alle due discipline. Cartesio sosteneva l’esistenza di un mondo materiale che
poteva essere conosciuto attraverso la ragione e la deduzione, indipendentemente dall’esperienza. Locke
attribuiva grande importanza alla sensazione ed alla riflessione come fonti di conoscenza sul mondo
materiale. Per quanto concerne la percezione della realtà in base alla filosofia, gli psicologi hanno studiato
i processi percettivi e le influenze cognitive sulla percezione. Ad esempio, psicologi come Wertheimer e
Kohler, hanno sottolineato l’importanza di studiare la percezione nel suo insieme piuttosto che
scomporla in singole parti. Allo stesso tempo, la prospettiva costruttivista sottolinea che la percezione è
influenzata dalle aspettative, dalle esperienze passate e dalle interpretazioni soggettive.
• L’interazione con l’ambiente: la domanda su come gli individui interagiscono con il loro ambiente ha
ricevuto varie risposte dai filosofi. Locke, empirista, riteneva che le persone acquisissero conoscenza
attraverso l’esperienza sensoriale: secondo Locke, le persone interagiscono con il loro ambiente
percependolo attraverso i loro sensi e formando delle idee basate su tali percezioni. Berkeley, filosofo
idealista, riteneva che il mondo esterno fosse un prodotto delle nostre percezioni e non esistesse
indipendentemente da esse. Nietzsche, filosofo che a suo tempo sottolineò tra le altre cose l’importanza
della volontà e della creatività individuale, riteneva che le persone interagissero con il loro ambiente
plasmandolo attivamente in base ai propri desideri e valori. Per quanto concerne questo tema gli
psicologi hanno adottato diverse prospettive. Burrhus Skinner, psicologo statunitense, affermerà che
ciascuna persona interagisce con l’ambiente nel quale vive rispondendo agli stimoli in maniera unica e
irripetibile; gli psicologi evoluzionisti (seguaci sotto alcuni punti di vista di Charles Darwin) proposero il
fatto per cui le persone interagiscono con il loro ambiente in modi adattivi che sono sempre volti alla
migliore sopravvivenza possibile: secondo questa prospettiva, il comportamento è modellato dalla
selezione naturale e dalla necessità di adattarsi alle mutevoli condizioni ambientali.
Sulla base dell’analisi delle domande che sono state (e sono tutt’ora) comuni alla psicologia ed alla filosofia, si
nota come le due discipline condividano, fondamentalmente, lo stesso campo di studio. Complessivamente, è
possibile affermare che le principali differenze fra la filosofia e la psicologia sono date, ad oggi, dal diverso
approccio che esse hanno con i problemi affrontati: la prima, nata in un tempo in cui la scienza medica non
esisteva (o comunque era legata nella maggior parte dei casi alle varie credenze religiose, alla conoscenza della
natura, ecc.) cerca di studiare l’uomo nella sua globalità mediante ragionamenti astratti e speculazioni; la
seconda, invece, sviluppatasi in un tempo in cui la scienza compie continuamente grandi passi in avanti, è basata
su una precisa analisi della mente condotta sulla base di teorie perseguite mediante il metodo sperimentale. Non
per questo, però, bisogna ritenere la filosofia meno attendibile della psicologia: sono due “chiavi di lettura” del
nostro essere interdipendenti e complementari, entrambe fondamentali per giungere ad una verità che sia
quanto più completa possibile.
Bibliografia e sitografia:
• Le analogie fra psicologia e filosofia; storia del distacco della psicologia dalla filosofia: Relazione tra
filosofia e psicologia – Elaborazioni Concettuali (home.blog)
• Filosofia e psicologia: che relazione esiste? - La Mente è Meravigliosa (lamenteemeravigliosa.it)
• Remo Bodei: Freud e la filosofia: Remo Bodei. Filosofia e psicologia | Filosofia | Rai Cultura
• Lodovico Berra: i filosofi dell’antichità e la psicologia: Filosofia, Psicologia e Psichiatria: un legame
indissolubile (psicoterapiaesistenziale.org)
• Filosofia e Psicoanalisi - Centro Studi di Psicologia e LetteraturaCentro Studi di Psicologia e
Letteratura (centrostudipsicologiaeletteratura.org)
• Freud ed il sogno dell’iniezione di Irma: https://www.psicolinea.it/freud-i-sogni-ed-il-sogno-
delliniezione-di-irma/