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La psicologia può essere definita come lo studio

scientifico del comportamento e dei processi


mentali. La Psicologia Occidentale nasce alla fine
dell’800, ma le sue radici sono molto più antiche
e si devono rintracciare nella filosofia e nelle
scienze naturali. •Ricorda: ciò che distingue una
disciplina scientifica è l’utilizzo del metodo
scientifico!
Le radici biologiche della Psicologia Luigi Galvani
Dimostrò che era possibile indurre una
contrazione muscolare applicando una corrente
elettrica direttamente nelle terminazioni nervose
del muscolo (vs. Cartesio).
La frenologia di Gall:
Insieme ai suoi seguaci identificò 37 facoltà
mentali e morali che credevano essere
rappresentate sulla superficie esterna del cranio
come una mappa.
Dottrina dell’energia specifica dei nervi. Un
impulso elettrico trasmesso attraverso i nervi era
lo stesso indipendentemente dal contenuto. Le
regioni del cervello verso cui i nervi si dirigono
devono avere delle funzioni specifiche.
Lesioni cerebrali e disturbi del linguaggio Paul
Broca (1824-1880) Karl Wernicke (1848-1904).
Deficit di produzione nei disturbi del linguaggio
(afasie) connessi a lesioni di aree specifiche del
cervello.
La neuropsicologia: Disciplina che studia le basi
neurali delle funzioni mentali. Localizzazione
cerebrale delle facoltà mentali.
La psicofisica Gustav Theodor Fechner, fisico. Il
problema della relazione tra il mondo materiale
e quello “spirituale” veniva affrontato
chiedendosi quale rapporto ci fosse tra
l’intensità dello stimolo e l’intensità della
sensazione corrispondente. I primi studi
riguardavano la cosiddetta differenza appena
percettibile.
Ernst Heinrich Weber, fisiologo. Cercò di stabilire
quali fosse la minima quantità di stimolazione
necessaria ad evocare una sensazione o a
rilevare un cambiamento di intensità. La soglia
differenziale (DeltaR) di ciascun tipo di stimolo è
una frazione (o proporzione) costante (K)
dell’intensità dello stimolo (R) iniziale: K = Delta
R: R.
All’aumento in progressione geometrica
dell’intensità dello stimolo corrisponde un
aumento in progressione aritmetica dell’intensità
della sensazione.
•Primi studi sull’apprendimento e memoria
Hermann Ebbinghaus, fisico. Fondò un metodo
per la valutazione della memoria detto “metodo
di incremento ridotto”, legato alla ripetizioni di
stringe di parole dopo un lasso di tempo.
Attraverso questo metodo potè misurare le leggi
dell’oblio.
La prima scuola psicologica: Lo strutturalismo
L’idea di base di Wundt era che la psicologia
dovesse essere una scienza come la fisica, la
chimica o la medicina. Wundt - studio
sperimentale: il metodo introspettivo dei
fenomeni della coscienza; "reattività" dell'affetto
(forza e velocità di cambiamento).
•La scuola di Würzburg La scuola di Würzburg
rifiuta l’approccio coscienzialista di Wundt e
della scuola di Lipsia. Io, soggetto, coscienza e
facoltà psichiche sono indicate come concetti
fondamentali della psicologia. Külpe uno dei
maggiori interpreti della scuola divenne un
sostenitore di Franz Brentano, che vedeva
nell’intenzionalità il carattere essenziale dei
fenomeni psichici (psicologia dell’atto).
Crititche allo strutturalismo di Wundt: L’unità
non è data dalla somma delle singole parti.
TEORIA DELLA GESTALT:
•Background: Psicologia dell’atto (Brentano)
• Metodo fenomenologico sperimentale
• Wertheimer: il movimento stroboscopico
• Organizzazione della percezione e del pensiero
nel senso di un “insieme” piuttosto che sugli
elementi singoli della percezione;
L’influenza della Psicologia della Gestalt L’enfasi
posta dalla Psicologia della Gestalt
sull’organizzazione di singoli elementi percettivi
in unità più ampie, ha lasciato una grande
influenza. Infatti questi processi organizzativi non
sono direttamente osservabili, tuttavia
determinano comunque il comportamento.
Fattore PHI Movimento apparente che viene
percepito pur non esistendo nella realtà.
La psicologia della Gestalt ad esempio ha
studiato il pensiero produttivo, valutando le
valenze del pensiero di strutturare nuovi
significati rispetto alle sequenze meccaniche che
risulterebbero dalla pura applicazione di regole
(Wertheimer, 1920), le forme di insight (Kohler,
1932) che ristrutturano cognitivamente il campo
fenomenico utilizzando un’intuizione
comprensiva.
Apprendimento per Insight:
Per promuovere l’insight occorre superare i
processi troppo convergenti verso l’abituale.
Quesito: con solo quattro linee, senza mai
staccare la penna dal foglio, provate a toccare
tutti i cerchi. Soluzione: l’importante è uscire dal
quadrato, cosa solitamente che non viene subito
presa in considerazione. Questo perché si rimane
fissati all’interno di determinate soluzioni senza
cercare di verificare strategie alternative.
Principo dell’Isomorfismo nella Gestalt •Ipotesi
teorica secondo la quale vi sarebbe identità di
forma tra le nostre esperienze e i processi
fisiologici che ne sono alla base. Come sostiene
Khler, l'ordine vissuto nell'esperienza potrebbe
coincidere con l'ordine dei processi dai quali
l'esperienza dipende.
La psicologia americana agli inizi del secolo Tra
STRUTTURALISMO (Tichhener, 1867-1927) e
FUNZIONALISMO.
Il Funzionalismo:
William James (1842-1910) funzionalismo
fenomenologico: nei “Principi di psicologia” ,
l’autore afferma la necessità di adottare un
atteggiamento metodologico-empirico. La
psicologia è per James la scienza dei fenomeni
mentali e l’individuo è considerato un ’unità
somato-psichica; la vita mentale si configura
come un processo di intermediazione tra
“interno” ed “esterno” (cfr. moderno
interazionismo). Compito della Psicologia per i
funzionalisti era quello di ricercare e descrivere
le funzioni della coscienza nell’intero processo di
adattamento esistenziale dell’individuo. Questa
concezione era significativamente ispirata alla
teoria di Darwin sulla evoluzione delle specie
mediante selezione degli individui più adatti.
Domanda principale: “A cosa servono e come
funzionano i processi mentali?”.
Comportamento adattativo, o comportamento
orientato verso uno scopo, alla base delle teorie
funzionaliste, caratterizzato dalla presenza di:
1.Una stimolazione motivante interna o esterna
all’individuo; 2.Una situazione sensoriale; 3.Una
risposta che alteri la situazione in modo tale da
soddisfare le condizioni motivanti.
Fame (stimolo) Ricerca di cibo (comportamento
adattativo) Sazietà (soddisfazione condizione
motivante).
Il metodo di indagine di un funzionalista è detto
eclettico, ovvero tiene conto anche delle
riflessioni provenienti dalla filosofia, pedagogia,
antropologia e altre materie umanistiche.
Scuola Storico-culturale: Un breve salto nell’ex
Unione Sovietica: l’indirizzo storico-culturale.
A partire dagli anni ‘20, e in stretta relazione con
le trasformazioni sociali e politiche prodotte
dalla Rivoluzione Bolscevica del 1917, si sviluppò
una tradizione di ricerca che si proponeva di
fondare una nuova psicologia sulla base dei
principi del marxismo e del materialismo storico.
Lo sviluppo psichico è quindi uno sviluppo
culturale, in quanto fondato essenzialmente sul
processo di interiorizzazione dei mezzi forniti
dall’ambiente socio-culturale. Tra i principali
autori: Vigotskij, Leont’ev, Lurija.
Una storia a sé: La PSICOANALISI
Approccio alla psicologia che considera il
comportamento motivato da forze e conflitti
interni dei quali si ha poca consapevolezza o
controllo. Eziologia (studio delle cause) delle
malattie psichiche •conflitto fra forze psichiche
inconsce (e non disturbi organici) La psiche non
s’identifica con la coscienza •La realtà psichica
primaria (profonda) è l’inconscio •Il conscio è
solo la manifestazione derivata e superficiale
dell’inconscio (punta dell’iceberg).
Joseph Breuer pubblicò nel 1895 delle
osservazioni che sono state fondamentali per
comprendere e trattare i disturbi nevrotici. La
paziente, Fraulein Anna O., soffriva di gravi
sintomi isterici e Breuer scoprì che questi sintomi
potevano essere alleviati quando la paziente
riviveva sotto ipnosi certe esperienze
traumatiche del suo passato. Le osservazioni di
Breuer furono la scintilla del lavoro di Freud e
condussero allo sviluppo della teoria e del
metodo psicoanalitico.
Metodo psicoanalitico La psicoanalisi nacque
nell’istante in cui Freud rinunciò all’ipnosi come
valida tecnica di trattamento. Altro importante
passo fu il passaggio dalla teoria del trauma a
quella dello sviluppo sessuale.
Fasi dello sviluppo della psicoanalisi:
•1895 Studi sull’Isteria
•1899 L’interpretazione dei sogni
•1901 Psicopatologia della vita quotidiana
•1905 Lo sviluppo sessuale
•1921 Psicopatologia delle masse e analisi dell’IO
•1929 Disagio della civiltà
Fasi dello sviluppo sessuale
Il bambino è per Freud un “perverso polimorfo”
Fasi
1. Fase orale, fino a 18-24 mesi
2. Fase anale, fino a 36 mesi
3. Fase fallica, 3-6 anni (complesso di Edipo)
4. Fase latenza, fino alla pubertà
5. Fase genitale, età adulta
La struttura della psiche (prima topica)
- Conscio
- Preconscio (il dimenticato) Contenuti psichici
che, pur essendo momentaneamente inconsci,
possono divenire consci tramite uno sforzo
dell’attenzione
- Inconscio (il rimosso) Contenuti psichici
stabilmente inconsci, mantenuti tali dalla forza
della rimozione, che può essere aggirata solo
tramite tecniche apposite.
La struttura della psiche (seconda topica)
La psiche è un’unità complessa, costituita da tre
dimensioni (con funzioni diverse) in rapporto tra
loro q Es: polo pulsionale della personalità q
Super-Io: coscienza morale q Io: parte
organizzata e cosciente della personalità, che
deve fare i conti con le esigenze dell’Es, del
Super- Io e del mondo esterno.
Tecnica terapeutica
Associazioni libere; interpretazione delle difese;
liberazione dei sentimenti nascosti; accettazione
ed interpretazione del fatto che alcuni di questi
sentimenti coinvolgono il terapeuta e collegano
questi sentimenti con il passato.
Torniamo alla psicologia sperimentale…
Il comportamentismo Studio del
comportamento osservabile.
•I teorici di questa corrente negarono il principio
che gli eventi mentali avessero una natura
particolare e rifiutarono l’idea che essi, proprio
in quanto non osservabili e non comprovabili,
potessero essere oggetto di studio della
Psicologia.
•Per un comportamentista la coscienza poteva
essere dedotta dalle risposte comportamentali e
il pensiero potevano essere dedotti dalle risposte
comportamentali (oggettive), ma non si doveva
accedere con i dati introspettivi.
•Inoltre, particolarmente importante era il
riferimento al controllo comportamentale.
John B. Watson (1878-1958) 1913: il
Comportamentismo nasce con la pubblicazione
di questo articolo di Watson.
Ivan Pavlov ha avviato un’indagine sistematica
sulle relazioni tra il funzionamento del sistema
nervoso ed il comportamento.
Ricerca sul condizionamento classico: differenze
individuali nella velocità e nell’accuratezza con
cui il condizionamento aveva luogo.
Condizionamento classico
Il condizionamento classico (studiato da Pavlov)
consiste nell’emissione di una risposta naturale
in presenza di uno stimolo non naturale : la
salivazione emessa da un cane quando sente un
suono o vede una luce (stimolo condizionato),
immediatamente prima di mettere in bocca della
carne (stimolo incondizionato), è, appunto, il
frutto di un condizionamento che si realizza dopo
che il cane, per alcune volte ha percepito il suono
o la luce subito prima di ricevere i bocconi di
cibo. Anche stimoli condizionati simili possono
provocare una risposta per effetto della
generalizzazione dello stimolo.
Generalizzazione: La capacità dello stimolo di
evocare una risposta riguarderà tutti gli stimoli
simili. Ad esempio il condizionamento alla paura
da parte di un cane determinerà la paura verso
tutti i cani Discriminazione: il condizionamento in
questo caso riguarda alcuni stimoli ma non tutti.
Esempio alcuni cani fanno paura mentre altri no.
Il paradigma del condizionamento classico ha
trovato numerose applicazioni (es,
apprendimento scolastico, psicoterapia, ecc,..)
Oggetto di studio: comportamento animale
Legge dellʼeffetto. Studiando l’intelligenza degli
animali, comprese che alcuni eventi piacevoli
sembravano “fissare” la risposta emessa,
aumentando la possibilità che questa venisse
fornita in un secondo tempo; lʼinverso accadeva
per gli eventi spiacevoli.
Condizionamento operante
Il meccanismo del condizionamento operante,
studiato da Skinner (1953), si riferisce alla
modificazione del comportamento ottenuta
grazie ad un rinforzo, ovvero uno stimolo vissuto
come piacevole che aumenta la probabilità di
una risposta. Trovare ad esempio casualmente
del cibo per un ratto affamato comporterà la
ripetizione degli stessi comportamenti, fino ad
una vera e propria forma di apprendimento
Rinforzo positivo: stimolo piacevole (esempio, il
buon voto a scuola, l’encomio dei genitori, ecc.)
Rinforzo negativo: quando viene a cessare una
stimolazione negativa Punizione: stimolo vissuto
come spiacevole che diminuisce la probabilità di
assumere un comportamento.
Abbiamo visto come Per il comportamentismo
lʼoggetto della psicologia é ciò che è osservabile.
Il comportamento è descritto in termini di
stimolo-risposta, trattando ciò che sta nel mezzo
come fosse una scatola nera e studiando le leggi
dell'apprendimento basandosi sull'idea
dell'associazione tra gli stimoli e le risposte, sia
nel condizionamento classico che in quello
operante. Individuo = S →R.
A questa visione “radicale” , dove i
comportamenti sono il risultato esclusivo delle
stimolazioni ambientali, se ne contrappona una
di maggiore complessità che lascia spazio anche
agli aspetti interni allʼindividuo S→ O→ R
(Paradigma di Hull)
La versione più originale di questo approccio
“molare” fu quella avanzata da Tolman, secondo
cui non si poteva spiegare il comportamento nei
termini di associazioni tra semplici stimoli e
risposte. Tolman distinse tra i “sistemi di
bisogno” (S, need system), lo “spazio di
comportamento”(R, behavior space), e la matrice
di “ credenze-valori ” (O,belief-value matrix),
composta dalla aspettative personali.
La rivoluzione cognitivista
Grazie alle visioni molari, improntate ad un
minore riduzionismo, come quella di Tolman si
darà vita sempre più a ricerche che consideranno
il ruolo dei processi mentali. Il cognitivismo
considera i modelli di apprendimento del
comportamenti-smo non capaci di dare conto
della complessità dei processi cognitivi.
L'obiettivo della psicologia torna ad essere la
comprensione di ciò che avviene nella scatola
nera, tra lo stimolo e la risposta. La nascita della
psicologia cognitivista è legata al Symposium on
Information Theory tenuto al Massachusetts
Institute of Techonology (1956). Nell ’ occasione
furono presentate tre relazioni che avrebbero
cambiato il modo di concepire la l ’oggetto dell ’
indagine psicologica.
1. Relazione di Allen Newell e Herbert A.
Simon scrivevano “ Logic theory Machine ” ,
dove presentavano la progettazione di un
calcolatore in grado di alborare un teorema.
Prima passo verso lo sviluppo dell’intelligenza
artificiale. 2. La relazione di Noam Chomsky,
“Tre modelli del linguaggio ” , che affermava
la necessità di recuperare il concetto di
mente per spiegare il linguaggio naturale. 3.
Nella terza relazione George Miller
presentava alcuni risultati sulla memoria a
breve termine (Psychological Review).
Nel 1960 Miller, Galanter e Pribram
presentavano il libro Piani e struttura del
comportamento, dove veniva indicato un
nuovo modello nello studio del
comportamento: TOTE (Test-Operate-Test-Exit)
In questa prospettiva il comportaemento è
considerato come un insieme complesso di
meccanismi di controllo autoregolantisi di
retroazione o feed-back.
Il cognitivismo prese anche il nome di ‘Human
Information Processing’ (HIP) processamento
dell'informazione da parte dell'uomo. Oltre allo
studio della memoria e delle immagini mentali,
il cognitivismo si è occupato di altri aspetti
della mente umana, quali: la formazione dei
concetti, del linguaggio e il rapporto tra
pensiero e linguaggio. Importante fu anche la
pubblicazione la pubblicazione del libro di Ulric
Neisser del 1967 Psicologia cognitivista. In
quest ’ opera l ’ autore sottolineava l ’
importanza della metafora della mente come
calcolatore.
• Background: apporti
interdisciplinari(matematica, cibernetica,
informatica, linguistica) • mente come un
elaboratore di informazioni • TOTE (Miller,
Galanter e Pribram: Piani e struttura del
comportamento, 1960) • Human Information
Processing (HIP): analogia tra mente e
computer • Scienza cognitiva: (esistono moduli
di conoscenza specifici e incapsulati) (i modelli
dell’architettura mentale sono nella • struttura
e nel funzionamento del cervello).
• Fodor : • Il comportamento di un individuo è
determinato dalla sua struttura mentale •
Trasduttori, apparati mentali che convertono
gli stimoli ambientali in un formato tale che
questi possano essere trattati come
rappresentazioni • Sistemi di input (moduli) e
sistemi centrali della mente.
• Background: teoria fisico-matematica dei
sistemi dinamici complessi • Paradigma teorico
della scienza cognitiva che cerca modelli
dell'architettura mentale nella struttura e nel
funzionamento del cervello • Reti neurali
(input, output, unità nascoste) • Simulazione
del comportamento
Oggi l’approccio cognitivista continua ad essere
dominante nell’ambito della psicologia, ma con
numerosi variazioni e integrazioni, rendondo l ’
approccio cognitivista di fatto profondamente
variegato e capace di rispondere con modelli
che tengono conto di una maggiore complesità
della realtà psichica.. Tra gli aspetti più
importanti: 1.Si è abbandonata la metafora
uomo-computer. 2.In molti casi si è
riconsiderato il ruolo svolto dai processi
culturali, e di significato (Bruner). 3.Si è dato
maggiore risalto al ruolo delle emozioni, non
solo dei processi ognitivi. 4.I modelli cognitivisti
si sono integrati con quelli della nascente
neuroscienza.
La prospettiva biologica e neuroscientifica
Nel 1949 fu pubblicato The organization of
behavior: a neuropsychological theory, dello
psicologo canadese Donal Hebb. Sfidando i
comportamentisti, Hebb sosteneva che i
fenomeni comportamentali e mentali
potessero essere direttamente collegati all ’
attività cerebrale (nascita della psicofisiolofia).
I progressi della neurobiologia hanno
rivoluzionato la Psicologia dando Donald Hebb
(1904-1985) ragione al punto di vista di Hebb.
Tra gli anni ‘50 e ‘70 si sviluppano
capillarmente una serie di studi sulle basi
celebrali. Nascono così la Psicologia Fisiologica,
la psicofisiologia e la neuropsicologia.
Importanti sono autori come Lurija che
sviluppa una teoria dei sistemi funzionali
celebrali, secondo la quale ogni area area
corticale ha una propria funzione semplice (la
visione, l’udito, la programmazione motoria,
ecc.), e dall’insieme integrato di queste
funzioni semplici dipendono le funzioni
complesse che sono alla base dei processi
psichici umani (“Sistemi funzionali”).
Lurija che sviluppa una teoria dei sistemi
funzionali celebrali.
Penfield Fu uno dei primi ad applicare la
stereotassi, tecnica che consiste nello stimolare
elettivamente zone assai piccole di tessuto
nervoso cerebrale per mezzo di aghi o di
elettrodi. Applicando la stereotassi, fece la sua
scoperta più sorprendente: la stimolazione di
determinate aree del cervello provoca la
rievocazione di ricordi, ossia può far rivivere
con grande chiarezza avvenimenti del tutto
dimenticati, talvolta con le sensazioni (suoni,
odori,...) ad essi associati.
L’Omuncolo motorio e l’Omuncolo sensoriale,
cioè la rappresentazione, rispettivamente, sulla
corteccia motoria primaria e sulla corteccia
sensoriale primaria della delle diverse parti del
corpo.
Le neuroscienze sono l'insieme degli studi
scientificamente condotti sul sistema nervoso.
A livello cognitivo, le neuroscienze cognitive
affrontano la questione di come le funzioni
psicologiche sono prodotte dai circuiti neurali.
L'emergere di nuove e potenti tecniche di
misurazione, come quelle della neuroimaging
(es. fMRI, PET, SPECT), dell'elettrofisiologia e
dell'analisi genetica umana combinate con
sofisticate tecniche sperimentali della
psicologia cognitiva, permette a
neuroscienziati e psicologi di affrontare
questioni astratte come ad esempio il modo in
cui la cognizione umana e l'emozione sono
mappate da substrati neurali specifici.
IL METODO SCIENTIFICO
• identificare domande di interesse •
formulare una spiegazione • eseguire una
ricerca formulata per supportare e confutare la
spiegazione Operazionalizzazione
Il procedimento scientifico in psicologia ha
come obiettivo quello di descrivere, predire,
spiegare il comportamento e le relazioni
regolari tra i vari aspetti del comportamento
stesso.
L’ Ipotesi di ricerca è un tentativo di
spiegazione dell’evento ed è formulata
secondo uno schema del tipo <> Per esempio
se vogliamo verificare: “perché alcuni si
comportano in modo aggressivo?” Potremmo
verificare l’ipotesi di ricerca : “Se un individuo è
frustrato allora si comporta in modo più
aggressivo di un individuo che non lo è” Il
primo passaggio che dobbiamo fare è cercare
una definizione operativa delle caratteristiche
che sono oggetto di studio, ovvero
rappresentare i costrutti valutati in termini di
operazioni concrete. In questo caso come
possiamo valutare la frustazione ? Come
possiamo valutare l’aggressività? Queste sono
le nostre variabili.
• Metodi di ricerca in psicologia • Rassegne
della letteratura • Osservazione • Ricerca con
sondaggio • Studio di casi • Ricerca per
correlazione
RASSEGNE DELLA LETTERATURA
Esame di dati già esistenti, come censimenti,
curricoli scolastici, e ritagli di giornale, per
verificare un’ipotesi • Pro: economico •
Contro: informazione incompleta, organizzata
diversamente…
Studi descrittivi o osservativi
Si può talvolta impostare la ricerca sulla
semplice descrizione del fenomeno o di un
dato comportamento che si vuole studiare,
senza ricercare l’esistenza di qualche relazione
tra variabili. Un esempio di ricerca descrittiva è
il tipico studio dell’etologo, l’osservazione
naturalistica, che si pone lo scopo di analizzare
un certo comportamento di una specie di
animale.
IL METODO OSSERVATIVO
Due tipi di tecniche osservative:
Partecipante Non-partecipante
- Lʼosservazione “non partecipante” o
naturalistica: osservare dallʼesterno cercando
di non interferire in alcun modo con la
situazione osservata (analogia con lʼetologia).
L’osservazione “partecipante” : - Si entra come
parte attiva della situazione che si vuole
studiare (tipica della ricerca etnografica). -
Partecipazione per un periodo alle normali
attività del gruppo da osservare (gruppo di
lavoro, sportivo, etc.) Rispetto all’osservazione
partecipante vi sono sia vantaggi che svantaggi:
- Possibilità di modificare il comportamento dei
soggetti osservati (col tempo diviene normale).
- Mantenere il giusto distacco
Tipologie di ricerca Esempi di Ricerche fondate
sull’osservazione: I soggetti dell’osservazione
possono essere valutati in contesti
sperimentali (laboratori: es.
http://www.youtube.com/watch?v=PnFKaaOS
Pmk), o in contesti naturali (osservazioni
naturali, come nel caso dell’etologia o contesti
di socializzazione: scuola, lavoro, ecc,; ad
esempio le osservazioni dell’etologo Lorenz .
Nel primo caso abbiamo una maggiore
possibilità di controllo degli eventi ma una
ridotta “ecologia” dell’esperimento, vale a dire
i risultati potrebbero essere legati a situazioni
artificiali, poco corrispondenti alla vita reale.
Nel secondo caso il rischio è quello di una
maggiore corrispondenza con la realtà ma un
minor rigore metodologico.
RICERCA CON SONDAGGIO
• Serie di domande su comportamento,
pensieri e attitudini a persone scelte per
rappresentare una più larga popolazione • Pro:
via diretta per sapere cosa pensa/dice/fa un
soggetto • Contro: campione non
rappresentativo, domande tendenziose,
sincerità soggetti.
Autodescrizione Esempi di Ricerche
autodescrittive: questionari, self-report. Ai
soggetti si chiede di rispondere in modo
spontaneo a come si sentono o percepiscono,
in un dato momento (es. “Dimmi cosa provi in
questo momento…”), condizione di “stato”, o
la loro percezione abituale (es.”Descrivi come ti
senti abitualemente…”), condizione di“tratto”.
STUDIO DI CASI
Studio intensivo, approfondito di un individuo
o di un piccolo gruppo di persone • Pro:
approfondita conoscenza del soggetto •
Contro: i risultati possono non essere
generalizzabili oltre il campione.
Studi correlazionali Può accadere che gli
psicologi siano interessati a studi nei quali non
possono esercitare il controllo come in un vero
esperimento: in questi casi si ricorre a uno
studi correlazione. Lo sperimentatore osserva o
misura più variabili, e indaga se esiste tra loro
una relazione tra loro. La valutazione può
essere fatta, ad esempio utilizzando un
coefficiente di correlazione.
Studi sperimentali
Condotti solitamente in laboratorio o in
contesti controllati, permettono al ricercatore
di avere il massimo controllo sulle condizioni
(variabili) indagate e di studiare così la
relazione causaeffetto o di interazione. Come si
procede alla pianificazione di una ricerca?
1. Formulazione dell’ipotesi. Fin dall’inizio è
necessario stabilire l’ipotesi che sorregge la
ricerca. Per ipotesi sperimentale si intende la
previsione dell’esistenza di una relazione tra
due variabili Proviamo a formulare
un’ipotesi: “Quando una persona ottiene un
successo, aumenta la sua disposizione
positiva verso gli altri”. Questo potrebbe
essere uno studio sull’effetto degli stati
emotivi sul comportamento prosociale.
2. Definizione operativa: si definiscono le
variabile. La variabile è qualsiasi attributo o
caratteristica che può che può “variare”,
cioè che può assumere valori diversi o
categorie diverse. Per esempio l’età,
l’altezza, la socievolezza, il reddito,
caratteristiche di personalità come
l’introversione, ecc. Le variabili possono
essere indipendenti: è la variabile il cui
valore non dipende da altre grandezze o
variabili e solitamente viene manipolata
dallo sperimentatore. Si sospetta che tali
variabili causino dei cambiamenti su altri
eventi o comportamenti (variabili
dipendenti) Variabili dipendenti. È la
variabile il cui valore è modificato, in via
presuntiva, dalla variabile indipendente.
3. Scelta del gruppo sperimentale e gruppo di
controllo. Un vero esperimento contempla
l’impiego di due gruppi: un gruppo
sperimentale, vale a dire il gruppo che
subisce il trattamento, e un gruppo di
controllo, cioè il gruppo di soggetti che, a
parità di altre condizioni, non ricevono il
trattamento (non vi è l’intervento della
variabile indipendente). I due gruppi devono
essere omogenei e perfettamente
confrontabili, cioè contenere un egual
numero di soggetti, una uguale distribuzione
di determinate caratteristiche coerenti con
l’oggetto dello studio (ad esempio stesso
numero di maschi e femmine, stesse fasce
d’età, stesse fasce di reddito o livelli
culturali, ecc.). Sarebbe opportuno che gli
sperimentatori fossero all’oscuro di quali
soggetti appartengono al gruppo
sperimentale e quali al gruppo di controllo
(procedimento del doppio cieco).
Torniamo alla nostra ipotesi: Studio sugli effetti
degli stati emotivi sul comportamento
prosociale: si ipotizza che se una persona ha
successo è meglio disposta verso gli altri.
Gruppo sperimentale: gli viene indotta
un’emozione positiva (viene detto ai soggetti
che hanno superato brillantemente un test).
Gruppo di controllo: gli viene indotta
un’emozione negativa (viene detto ai soggetti
che non hanno superato il test), o
diversamente possiamo tentare con il gruppo
di controllo di non indurre nessun tipo di
emozione (i soggetti partecipano al test senza
ricevere nessun feedback). In questo caso
quale è la variabile indipendente ? E quella
dipendente? Quali risultati confermerebbero la
nostra ipotesi?
Con il termine "sinestesia" si fa riferimento a
quelle situazioni in cui una stimolazione
uditiva, olfattiva, tattile o visiva è percepita
come due eventi sensoriali distinti ma
conviventi. Nella sua forma più blanda è
presente in molti individui, basti pensare alle
situazioni in cui il contatto o la presenza di un
odore o di un sapore evoca un'altra reazione
sensoriale (la vista della frutta che è percepita
anche come sapore), ed è spesso dovuta al
fatto che i nostri sensi, pur essendo autonomi,
non agiscono in maniera del tutto distaccata
dagli altri. «creare quadri che si potessero
ascoltare e musiche che si potessero vedere».
•La Sensazione
Sentire il mondo intorno a noi
Vista
Udito Olfatto
Gusto
Tatto: pressione, temperatura e dolore
Integrazione tra i sensi e sinestesie

Ogni organo di senso si è evoluto per veicolare


un determinato tipo di stimolo, benché
possano determinarsi condizioni di percezione
intermodali (sinestesia) : Con la vista
percepiamo stimoli luminosi (onde
elettromagnetiche) Con l’udito frequenze
sonore Con il gusto due tipologie principali di
sostanze chimiche vengono percepite dai
recettori: proteine (amaro, dolce, “umami”,
ovvero saporito) e ioni (aspro, salato) Con il
tatto la pelle risponde a particolari stimolazioni
(temperatura, pressione, ecc.) Altre tipologie di
sensazioni sono il dolore, termorecezione e
l’equilibrio.
Sensazione e Percezione
•SENSAZIONE Processo secondo il quale
un’informazione esterna viene rilevata dai
recettori sensoriali e trasmessa al cervello
•PERCEZIONE Processo di categorizzazione ed
interpretazione degli input sensoriali da parte
del cervello
Come avviene il verificarsi della sensazione?
La sensazione funziona come il ricevitore
telefonico: un apparato permette la
trasduzione, ovvero la conversione da
vibrazioni fisiche dell’aria in energia elettrica, e
poi nuovamente in vibrazioni fisiche dell’aria.
L’uomo possiede dei potenti trasduttori
sensoriali che permettono il passagio
dell’informazione dal mondo esterno a quello
interno (catena psico-fisica).
La sensazione, dal punto di vista fisiologico,
può essere definita come la modificazione
dello stato del nostro sistema neurologico
causata dal contatto con l'ambiente. Gli organi
di senso ricevuto l’impulso trasducono in
segnale nervoso.
Psicofisica
studio della relazione tra le caratteristiche
fisiche degli stimoli e la nostra sensazione
Stimolo
qualsiasi sorgente di energia fisica che provochi
una risposta al livello di un organo di senso
La percezioneLa luce entra nell’occhio
attraversando la cornea. Dietro la quale vi è
l’iride. Posteriormente all’iride si trova il
cristallino che curva i raggi provenienti
dall’esterno (stimolo distale) per focalizzar
sulla retina.
La retina è la parte fotosensibile dell’occhio,
dove sono presenti le cellule fotorecettrici:
Coni: consentono la visione limpida, catturano
la luce brillante (cvisione diurna)
Bastoncelli. Consentono la visione in condizioni
di luce deole, sono insensibili ai colori. visiva
La visione avviene innanzitutto attraverso la
percezione della luce. Lo spettro visibile è
quella parte dello spettro elettromagnetico
(onde elettromagnetiche) che cade tra il rosso
e il violetto includendo tutti i colori percepibili
dall'occhio umano. La lunghezza d'onda della
luce visibile nell'aria va indicativamente dai 380
ai 760 nm
La percezione uditiva
L’orecchio recepisce onde sonore. Nella prima
parte dell’orecchio (orecchio esterno), le onde
sonore vengono semplicemente incanalate.
Nell’orecchio medio (timpano e ossicini:
martello, incudine e staffa) la vibrazione fa
vibrare il timpano e gli ossicini. Nella coclea
(orecchio interno) la vibrazione viene trasdotta
in impulso nervoso attraverso la membrana
basilare munita di ciglia (cellule nervose). Da
qui le vie nervose si indirizzano verso le
corticali.
La percezione olfattiva
L’olfatto è il senso deputato alla percezione
della concentrazione di gas o molecole presenti
nell’aria. Le particelle odoranti entrate nel naso
contattando così la mucosa olfattiva, dove vi
sono le ciglia olfatttive in collegamento con il
bulbo olfattivo (prima stazione interneurale).
Da qui parte il nervo olfattivo.
La percezione gustativa
Il gusto dipende dalla percezione sinergica di
cinque gusti fondamentali: amaro, aspro,
dolce, salato e umami. La lingua è l’organo
preposto al gusto.
Il principale organo deputato alla sensibilità
gustativa è la lingua, in particolare la mucosa
che ricopre la sua superficie dorsale. Nella
mucosa si trovano le papille gustative che
contengono i calici gustativi, dove si annidano i
recettori. Sulla lingua pertanto si trovano zone
destinate specificatametne ai cinque gusti
fondamentali.
La percezione tattile
La pelle risponde a stimolazioni come la
pressione, la temperatura ecc. La nostra pelle è
ricca di recettori tattili diffusi in tutto il corpo,
in modo diverso, che mandano segnali ai nervi
cranici e spinali.
Dato un oggetto la percezione tattile si
sviluppa partendo dall'analisi delle strutture
delle singole parti per risalire poi, attraverso
un'attività di sintesi, alla struttura unitaria
dell'oggetto.
Altre esperienze percettive
Il dolore rappresenta il mezzo con cui
l'organismo segnala un danno tessutale
L’equilibrio è dato dall'orecchio interno,
scavato nell'osso temporale, assieme
all'apparato cocleare troviamo gli organi del
senso dell'equilibrio, detti sistema vestibolare
o apparato vestibolare. Il sistema vestibolare
utilizza l'endolinfa e cellule neurosensoriali allo
stesso modo della coclea ( per trasdurre
energia meccanica), e invia al cervello
informazioni riguardanti posizione, rotazione e
accelerazione della testa e del corpo.
termocezione Sistema di percezione delle
sensazioni termiche.
La percezione
•Lo studio della percezione rappresenta uno
dei più antichi temi di ricerca
della psicologia sperimentale.
•La percezione è definita come
un’organizzazione immediata, dinamica e
significativa dei dati della realtà. Essa conduce
a segmentare il flusso continuo dell’esperienza
in unità distinte (singoli oggetti, frasi, parole,
ecc.) con le loro proprietà e relazioni
immediatamente evidenti.
• Definizione = processo che ci consente di
acquisire l’informazione sul mondo esterno.

• I problemi della percezione. Es: la visione.
• Il problema non c’è: apri gli occhi ed ecco il
mondo. L’occhio è una macchina fotografica.
• Ma non è così: il processo non è affatto
semplice, l’occhio non è una macchina
fotografica.
quando percepiamo è come se fotocopiassimo
la realtà?
Realismo ingenuo. Problema della
dissociazione tra mondo percepito,
fenomenico, e mondo reale.
come identificare i contorni degli oggetti?
Come sono separati la figure e lo sfondo?
Es. oggetto con parti in ombra
come percepiamo materiali diversi? Es.
carbone in una stanza buia.

come registriamo l’informazione sulla


profondità?
Es. guardare il foglio davanti a noi vs. guardare
fuori dalla finestra
come riconosciamo gli oggetti presenti nel
campo visivo?
come registriamo gli oggetti in movimento?
come percepiamo gli oggetti quando siamo noi
a muoverci?
•Secondo la “psicologia del senso comune” le
immagini percettive (percetti)
corrisponderebbero fedelmente alla realtà
fisica, come una fotografia o una fotocopia.
Quindi come se esistesse una perfetta
corrispondenza tra realtà fisica e realtà
percettiva (“realismo ingenuo”).
•Ma in questo la psicologia scientifica ci aiuta a
comprendere che il mondo percettivo non è la
copia diretta dell’ambiente, ma il risultato di
una serie di mediazioni svolte dall’organismo.
•Così l’oggetto percepito porta le tracce non
solo dell’oggetto stimolo ma anche del
soggetto percipiente. Questo esempio mostra
come il rendimento di una percezione, ossia ciò
che un soggetto cosciente vive
percettivamente di fronte a una determinata
situazione fisica, sia il prodotto dell’azione
concorrente di una molteplicità di fattori.
Dal “realismo ingenuo” al “realismo critico”
•Il passaggio da un atteggiamento di “realismo
ingenuo” ad un atteggiamento di “realismo
critico” può essere facilitato richiamando, a
scopo dimostrativo, alcune situazioni.
•Situazioni di discrepanza fra oggetto
fenomenico e corrispondente oggetto fisico: è
il caso delle illusioni che ci permettono di
comprendere come all’atto percettivo siano
collegate anche le attività autoctone
dell’individuo.

Illusioni ottiche o percettive


Qualsiasi stimolo che inganna l’apparato visivo,
facendogli percepire qualcosa che non è
presente o facendogli percepire qualcosa di
scorretto.
Come distinguiamo un oggetto da un altro?
•Altri aspetti di notevole interesse sono
costituiti dai principali fattori di unificazione o
di organizzazione in unità di campo percettivo
che sono: la vicinanza, la somiglianza, la
simmetria, la chiusura, la continuità di
direzione, la buona forma e l’esperienza
passata.
•Il modo in cui si percepisce dipende da come
si percepisce il rapporto figura-sfondo e da
come si coglie l’organizzazione delle varie parti.
Il fattore della “buona gestalt” (buona forma) è
quel fattore per cui il campo percettivo si
segmenta in modo che ne risultino unità ed
oggetti percettivi per quanto possibile
equilibrati e armonici in tutte le loro parti.
•La segmentazione del campo percettivo
avviene, a parità di altre condizioni, pure in
funzione delle nostre esperienze passate, in
modo che sarebbe favorita la costituzione di
oggetti con i quali abbiamo familiarità, che
abbiamo già visto, piuttosto che di forme
sconosciute o poco familiari.

Condizioni che mostrano disparità tra realtà


fisica e realtà fenomenica
•Percezione fenomenica di elementi o parti
non concretamente rappresentati:
Completamenti illusori.
Fig. 1: Situazione favorevole al verificarsi dell’
“effetto schermo” (Michotte, Thinée & Crabbé,
1967).
Fig. 2: Situazione favorevole ad una forma di
“effetto tunnel” (Michotte,
Thinée & Crabbé, 1967).
Condizioni che mostrano disparità tra realtà
fisica e realtà fenomenica
•Percezione fenomenica di elementi o parti
non concretamente rappresentati:
Completamenti illusori.
Fig.5: L’oggetto illusorio compare per dare
significato plausibile alle azioni coordinate
delle persone (Bonaiuto, Giannini & Bonaiuto,
1988)
•Percezione fenomenica di elementi o parti
non concretamente rappresentati:
Completamenti illusori.
Fig.5: L’oggetto illusorio compare per dare
significato plausibile alle azioni coordinate
delle persone (Bonaiuto, Giannini & Bonaiuto,
1988).
Si può notare che il completamento nella
percezione è guidato da aspettative
dell’osservatore, tende anzi a confermare tali
aspettative.
Con ciò il completamento conferma e
consolida gli schemi mentali del percipiente,
impegna alcune sue esigenze conoscitive di
congruenza e regolarità, soddisfa
puntualmente i bisogni di spiegazione e
previsione e può anzi venire sollecitato da tali
bisogni.
•Le costanze percettive sono processi in base
ai quali gli individui percepiscono gli oggetti o
gli eventi della realtà del mondo circostante
come dotati di invarianza e di stabilità, pur al
continuo variare delle stimolazioni prossimali.
I fattori formali
Ovvero come percepiamo i singoli oggetti
•Altri aspetti di notevole interesse sono
costituiti dai principali fattori di unificazione o
di organizzazione in unità di campo percettivo
che sono: la vicinanza, la somiglianza, la
simmetria, la chiusura, la continuità di
direzione, la buona forma e l’esperienza
passata.
Le leggi della Gestalt
•Vicinanza:
•Si raggruppano in unità figurali elementi
percettivi più vicini.
Somiglianza:
Tendono a raggrupparsi in unità figurali
elementi uguali, o simili in qualche loro
aspetto.
Simmetria:
gli elementi che formano delle unità
simmetriche vengono raggruppati insieme.
Chiusura:
le regioni che sono delimitate da margini chiusi
tendono ad essere percepite come figure.
Continuità di direzione:
si impone quella unità percettiva il cui margine
offre il minor numero di cambiamenti o
interruzioni.
•Il modo in cui si percepisce dipende da come
si percepisce il rapporto figura-sfondo e da
come si coglie l’organizzazione reciproca delle
varie parti. Il fattore della “buona gestalt”
(buona forma) è quel fattore per cui il campo
percettivo si segmenta in modo che ne risultino
unità ed oggetti percettivi per quanto possibile
equilibrati e armonici in tutte le loro parti.

•La tendenza alla regolarità, alla simmetria,


alla continuità di direzione collaborano in
questo caso a dare al campo percettivo una
particolare articolazione al posto delle molte
altre teoricamente possibili.
•I vari fattori ora accennati possono essere
ricondotti a un unico fattore, il fattore della
omogeneità, per cui si può dire che gli elementi
percettivi tendono a raggrupparsi in unità
formali in modo da realizzare insiemi quanto
più è possibile omogenei di elementi (Musatti,
1931).

•Ai fattori finora esaminati e che devono


essere considerati come fattori autonomi, non
appresi, espressione di principi strutturali
inerenti al sistema percettivo, Wertheimer
(1923) ha aggiunto anche un fattore empirico.

•La segmentazione del campo percettivo


avviene, a parità di altre condizioni, pure in
funzione delle nostre esperienze passate, in
modo che sarebbe favorita la costituzione di
oggetti con i quali abbiamo familiarità, che
abbiamo già visto, piuttosto che di forme
sconosciute o poco familiari.

Come Percepiamo la Profondità?


Indizi binoculari e
Indizi monoculari
Possiamo cogliere il grado di lontananza di un
oggetto attraverso l’accomodazione del
cristallino, oppure dei muscoli esterni che
regolano la convergenza, ossia la rotazione
simmetrica dei globi oculari verso l’interno.
Disparità binoculare (parallasse binoculare): le
informazioni sulla tridimensionalità e sulla
vicinanza sono date dal grado di diversità
dell’immagine ottenuta con l’occhio destro
rispetto al sinistro (fusione).
Se un oggetto è situato ad una distanza da noi
non molto grande, esso apparirà diverso se
visto con l’occhio destro o con l’occhio sinistro.
Parallasse=termine astronomico che indica lo
spostamento apparente di un astro legato ad
uno spostamento dell’osservatore.
La disparità binoculare è inversamente
proporzionale al quadrato della distanza
dell’oggetto dall’osservatore, divenendo
pressoché nulla a grandi distanze.
Disparità monoculare (parallasse monoculare o
parallasse di movimento): l’indice è dato dal
grado di diversità dell’immagine che precede
rispetto a quella che segue, quando
l’osservatore o l’oggetto cambiano di
posizione.
• Prospettiva lineare: questo indice è uno degli
indici principali utilizzati per conferire il senso
della profondità partendo da composizioni in
realtà bidimensionali.
•Prospettiva dimensionale: se due o più oggetti
di ugual forma hanno dimensioni diverse, si
determina il vissuto di oggetti identici ma
dislocati a distanze differenti.
•Prospettiva cromatica (o “aerea”): gli oggetti
maggiormente contrastanti con lo sfondo
appaiono più vicini rispetto a quelli meno
contrastanti (costanza di chiarezza e tonalità)
mentre l’attenuazione è attribuita al mezzo
interposto (nebbia, fumo, ecc.).

•Chiaro-scuro e ombre: gli indici forniti dalle


“ombre proprie” (che appaiono dipendere
dalla posizione delle parti rispetto alla sorgente
di luce, ossia il chiaro-scuro) e dalle “ombre
portate” (che sono o sembrano proiettate
dall’intero oggetto sulle zone circostanti)
danno luogo al calcolo inconsapevole di aspetti
del volume e della posizione spaziale.

•Interposizione: vengono coercitivamente


situati in posizione anteriori gli oggetti che
possono apparire completi mentre risultano
retroposti o sottoposti gli oggetti che
ottengono una regolarizzazione della loro
forma grazie al completamento amodale (vs.
incompletezza o frammentazione).

•Altezza del campo visivo: Vengono percepite


come più lontane le immagini che compaiono
nelle zone superiori del campo visivo, rispetto
a quelle collocate inferiormente (tendenza che
rispetta la normale strutturazione del campo
visivo).

Gradiente di tessitura
Gibson (1950) osserva che è possibile che è
possibile combinare la prospettiva lineare e
l’informazione sulla grandezza relativa in un
indizio da lui chiamato gradiente di tessitura.
La tessitura o grana sembra divenire più densa
o più fine all’aumentare della distanza.

Attribuzione di grandezza (la distanza viene


stabilita anche in base alla grandezza attribuita
ad un oggetto): in questo caso la scimmia viene
vissuta come molto grande per il riferimento
con gli altri oggetti: aereo, grattacielo, ecc.

•Significato: le sagome di oggetti noti cui viene


attribuita una dimensione piuttosto fissa
vengono collocate visivamente nella terza
dimensione anche in funzione del loro
significato.
Movimento: il moto di un oggetto sul piano
fronto-parallelo può contribuire a fornire un
maggior risalto oltre a consentire o potenziare
l’intervento di altri indici come la disparità
monoculare, l’altezza del campo visivo,
l’interposizione, il significato.

Il movimento:
Come percepiamo il movimento?
Movimento “stroboscopico”. In questo caso
l’impressione di moto è determinata
dall’intermittenza dello stimolo
cinematografico, proiettato ad una velocità di
ventiquattro fotogrammi al secondo. Nel 1912
Wertheimer pubblicò i risultati delle sue
ricerche sull’effetto phi. Egli aveva dimostrato
che presentando a dei soggetti due stimoli
luminosi in rapida successione questi
avvertivano fenomenicamante la sensazione
del movimento. L’importante era che i due
stimoli luminosi fossero presentati ad un
determinato intervallo di tempo, detto
frequenza critica di fusione. Per esempio, se
l’intervallo era superiore ai 200 msec i soggetti
facevano esperienza di due linee separate; se
viceversa l’intervallo era inferiore ai 30 msec
l’impressione era di una simultaneità dei due
stimoli. Quando i due stimoli invece erano
presentati all’interno di quest’intervallo, si
percepiva il movimento stroboscopico. Questo
è lo stesso principio per cui proiettando dei
fotogrammi su uno schermo, ad un certo
intervallo di tempo, si ha l’impressione della
continuità delle immagini.
1832 Stroboscopio
Due fisici (Simon Stampfer e Joseph Plateau)
ebbero l’idea di utilizzare
contemporaneamente lo stesso accorgimento
per animare figure. Le immagini disegnate
radialmente, su una circonferenza e separate
da fenditure. Facendo ruotare rapidamente il
dispositivo si ha l’illusione di movimento
1892 Cinetoscopio
Si trattava di uno scatolone con una fessura
attraverso la quale era possibile visionare
immagini in movimento.
Segnali di movimento locale
Vi sono oggetti che si muovono nell’ambiente
mentre altri restano in quiete. (Esempio: sono
seduto su una panchina mentre vedo un uomo
correre, passare prima davanti ad una fontana,
poi dietro un albero, ed ancora di fronte ad un
palo della luce; cambia la posizione dell’uomo
in moto rispetto al elementi stazionari)
Parallasse di movimento
Ora consideriamo gli indizi prodotti da oggetti
in moto. Quando ci muoviamo, gli oggetti vicini
ci appaiono muoversi piu velocemente di quelli
lontani. Se stiamo viaggiando in treno, per
esempio, il movimento apparente degli oggetti
lontani è più lento di quello di oggetti vicini.
Movimenti apparente
Un esempio particolare è il caso del
movimento indotto, dove un oggetto viene
ritenuto in movimento quando variano i suoi
rapporti spaziali con altri oggetti, assunti dallo
spettatore come sistemi di riferimento. Se in
un film vediamo un uomo seduto in
un’automobile ed il paesaggio scorrere dietro
di lui, siamo portati ad attribuire il movimento
alla macchina, e la quiete al paesaggio che
viene scelto come sistema di riferimento.

Alcuni aspetti psicologici nell’esperienza


cinematografica
Con carattere di realtà o illusione di realtà, si
intende la tendenza dello spettatore a vivere i
fatti cinematografici come reali ed a inserire se
stesso nello spazio rappresentato
cinematograficamente (tendenze immersive).
Dario Romano fa riferimento alla possibilità
che nello sperimentatore convivano durante
l’esperienza cinematografica due diversi campi
fenomenici, funzionalmente distinti tra loro.
Uno legato alle informazioni che giungono
dallo schermo, vale a dire la realtà “diegetica”,
definito sistema filmico;
l’altro invece fa riferimento alle informazioni
provenienti dall’ambiente circostante lo
schermo, come la sal dove avviene la
proiezione, definito sistema “quotidiano”.
Generalmente i meccanismi psicologici più
importanti nell’avvicinare lo spettatore ad un
racconto filmico sono quelli di identificazione e
di proiezione. Con il primo lo spettatore
assume dentro di sé valori e aspetti
comportamentali dei personaggi del film,
mentre con la proiezione attribuisce agli stessi
personaggi dei propri elementi psicologici,
come pensieri, desideri, intenzioni o
atteggiamenti.
Il “carattere di realtà” è ottenuto attraverso
una duplice potenzialità, da una parte
restituisce le forme degli oggetti ripresi nelle
sembianze originali (qualità fotografica), si
tratta di vere e proprie copie del mondo, e
dall’altra riesce ad animare questi oggetti con il
movimento(qualità di movimento).
Nella contemplazione cinematografica,
pertanto, lo spettatore penetra in un’altra
realtà e si lega temporaneamente a questa,
probabilmente nella speranza di soddisfare
esigenze, più o meno coscienti. Una
soddisfazione che molto spesso nella vita reale
gli è negata. Questa possibilità di entrare ed
uscire, e di porsi a distanze diverse da una
realtà illusoria, fa del film uno dei più
straordinari mezzi di evasione. E’ possibile
vivere situazioni di grossa tensione, di
soddisfazione sessuale o aggressiva, di
piacevole impegno cognitivo.
Movimento “stroboscopico”. In questo caso
l’impressione di moto è determinata
dall’intermittenza dello stimolo
cinematografico, proiettato ad una velocità di
ventiquattro fotogrammi al secondo. Nel 1912
Wertheimer pubblicò i risultati delle sue
ricerche sull’effetto phi. Egli aveva dimostrato
che presentando a dei soggetti due stimoli
luminosi in rapida successione questi
avvertivano fenomenicamante la sensazione
del movimento. L’importante era che i due
stimoli luminosi fossero presentati ad un
determinato intervallo di tempo, detto
frequenza critica di fusione. Per esempio, se
l’intervallo era superiore ai 200 msec i soggetti
facevano esperienza di due linee separate; se
viceversa l’intervallo era inferiore ai 30 msec
l’impressione era di una simultaneità dei due
stimoli. Quando i due stimoli invece erano
presentati all’interno di quest’intervallo, si
percepiva il movimento stroboscopico. Questo
è lo stesso principio per cui proiettando dei
fotogrammi su uno schermo, ad un certo
intervallo di tempo, si ha l’impressione della
continuità delle immagini.
1832 Stroboscopio
Due fisici (Simon Stampfer e Joseph Plateau)
ebbero l’idea di utilizzare
contemporaneamente lo stesso accorgimento
per animare figure. Le immagini disegnate
radialmente, su una circonferenza e separate
da fenditure. Facendo ruotare rapidamente il
dispositivo si ha l’illusione di movimento.
1892 Cinetoscopio
Si trattava di uno scatolone con una fessura
attraverso la quale era possibile visionare
immagini in movimento.
Percezione del movimento nell’esperienza
cinematografica
La seconda modalità attraverso cui percepiamo
il movimento è legata “ai sistemi di riferimento
spaziali dello spettatore”
Segnali di movimento locale
Vi sono oggetti che si muovono nell’ambiente
mentre altri restano in quiete. (Esempio: sono
seduto su una panchina mentre vedo un uomo
correre, passare prima davanti ad una fontana,
poi dietro un albero, ed ancora di fronte ad un
palo della luce; cambia la posizione dell’uomo
in moto rispetto al elementi stazionari).
Movimento apparente
Un esempio particolare è il caso del
movimento indotto, dove un oggetto viene
ritenuto in movimento quando variano i suoi
rapporti spaziali con altri oggetti, assunti dallo
spettatore come sistemi di riferimento. Se in
un film vediamo un uomo seduto in
un’automobile ed il paesaggio scorrere dietro
di lui, siamo portati ad attribuire il movimento
alla macchina, e la quiete al paesaggio che
viene scelto come sistema di riferimento.

Le rappresentazione cinematografiche
utilizzano una serie di processi cognitivi noti in
psicologia della percezione; ed altri ne propone
di meno conosciuti e studiati, costituendo
quindi una miniera di possibili interessanti
osservazioni.

Il montaggio
processi di completamento
Da molto tempo sono noti in psicologia quei
particolari processi cognitivi denominati
processi di completamento percettivo. Con essi
sono da intendersi “la produzione attiva, da
parte dell’osservatore, di parti non
concretamente rappresentate, le quali
vengono tuttavia intuite o direttamente colte
al livello di realtà della percezione, quando si
esaminano certe configurazion.
Questo particolare effetto è per molti versi
simile a quello che si realizza nell’esperienza
cinematografica quando vediamo legate
insieme le singole inquadrature attraverso il
montaggio. Infatti è da questa particolare
unione che si avvia nello spettatore un
processo di completamento, teso a ricostruire
gli avvenimenti che giustifichino il passaggio da
un’inquadratura all’altra. Le immagini
giustapposte divengono pertanto per lo
aspettative, con i quali ricostruiamo, poco a
poco, la sequenza del film. Collocazione
apparente dell’osservatore
la macchina da presa deve simulare lo sguardo
di un ipotetico spettatore. Precisamente i
movimenti della macchina devono riprodurre i
possibili spostamenti dello sguardo o del corpo
di un osservatore potenziale, mentre le
posizioni rappresentano il suo particolare
punto di vista.

E’ lo stesso Gibson (1979) a sostenere:” le


modalità di movimento della macchina da
presa, che sono analoghe ai movimenti del
sistema testa corpo dell’individuo sono una
guida di prim’ordine per la composizione del
film”.
Attenzione
L'attenzione è un processo cognitivo che
permette di selezionare stimoli ambientali,
ignorandone altri.
La prima caratteristica che notiamo nei
processi attentivi è la capacità di selezionare le
informazioni.
ATTENZIONE SELETTIVA!
L'attenzione pertanto agisce come un filtro,
orientando e selzionando le osservazioni ma, al
tempo stesso, facendo sìche la maggior parte
dei nostri sforzi (risorse cognitive) venga
concentrata su un solo obiettivo.

L'attenzione selettiva può riguardare diversi


aspetti
visiva
uditiva
Attenzione selettiva di tipo uditivo
Ascolto dicotico
A partire dalle osservazioni sistematiche che il
nostro sistema cognitivo può registrare
informazioni anche senza consapevolezza è
stato possibile mettere a punto un metodo di
studio e di misurazione di queste attitudini
selettive degli esseri umani
Attenzione selettiva di tipo uditivo
Cocktail party
Vi siete mai trovati ad una festa nel bel mezzo
di molte persone ad intrattenere una
conversazione mentre intorno a voi altri stanno
facendo altrettanto? Nonostante ci siano molti
intrecci sonori riusciamo comunque a
concentrarci sull’argomento che stiamo
affrontando con il nostro interlocutore.
Attenzione selettiva di tipo uditivo
“Pierluigi !!!”
Se poi qualcuno ci chiamo improvvisamente
riusciamo a dirottare la nostra attenzione verso
il nostro nuovo interlocutore, anche se è di
spalle e la sua voce non è particolarmente
alta.
Attenzione selettiva di tipo uditivo
Esperimento dell’ascolto dicotico o Shadowing
(Cherry, 1953) Si presentano ai soggetti
attraverso una cuffia due messaggi diversi
contemporaneamente con l’obiettivo di
analizzare in maniera più dettagliata le
caratteristiche di questa abilità manipolando
sistematicamente alcune variabili, come il
contenuto semantico, la tonalità della voce
lasciando invariato il tema, la provenienza
(destra vs sinistra), ecc.

Attenzione selettiva di tipo uditivo Esempio


Messaggio sensato Messaggio senza senso
I soggetti devono ripetere ad alta voce quello
che sentono.
Meccanismi di controllo dell’attenzione
Quando poniamo attenzioni alle informazioni
sensoriali i processi attivi possono essere
guidati dallo stimolo (condizione bottom-up:
ad esempio i fattori ambientali possono
attrarre la nostra attenzione, si tratta di
condizione involontaria), o da l’obiettivo che
abbiamo (condizione top-down, si tratta di
processi intenzionali orientati
volontariamente)

Meccanismi di controllo dell’attenzione


Condizione che favoriscono un richiamo
attenzionale di tipo bottom-up Le
caratteristiche dello stimolo in grado di
catturare la nostra attenzione, cioè di attivare il
meccanismo di
selezione sono numerose, e variano a seconda
dei contesti e anche degli scopi che il soggetto
si pone. Ne citiamo
alcune molto pregnanti:
a) l'intensità: un colore brillante o un suono
forte attirano maggiormente l'attenzione di un
colore opaco e di un
suono debole;
b) le dimensioni dello stimolo: un oggetto
grande ha maggiori probabilità di attrarre
rispetto a un oggetto
piccolo;
c) la durata dello stimolo: uno stimolo che si
ripete o che persiste nel tempo richiama
l'attenzione più di uno
stimolo di breve durata;
d) il contenuto emozionale: uno stimolo noto e
legato a un valore emotivo positivo o negativo
è più attraente di
uno stimolo neutro;
e) la novità: uno stimolo inatteso o nuovo può
attirare la nostra attenzione in una situazione
ripetitiva o familiare.

Meccanismi di controllo dell’attenzione


Condizione che favoriscono un richiamo
attenzionale di tipo bottom-up
Esempio di meccanismo di risalto dovuto alla
diversità/novità rispetto agli altri oggetti.
Meccanismi di controllo dell’attenzione
Condizione che favoriscono un richiamo
attenzionale di tipo bottom-up
Esempio di meccanismo di risalto dovuto
all’uso del colore.
Meccanismi di controllo dell’attenzione
Condizione top-down
L'attenzione selettiva di tipo top-down viene in
genere considerata il prototipo dell'attenzione
volontaria, anche perché è quella che viene
orientata dagli scopi. La selezione che viene
operata nei confronti del bersaglio, detto
anche "focus attenzionale", sia esso un oggetto
fisico o mentale (un'idea), in pratica crea una
situazione analoga a quella creata dallo spot-
light, il fascio di luce che illumina solo una zona
del palcoscenico. Ciò che rientra nel fascio di
luce viene messo in risalto, mentre ciò che ne
rimane fuori sfuma, o addirittura scompare nei
casi di grande forza del focus attenzionale. Così
accade che quando ascoltiamo una
conversazione molto interessante non
"sentiamo" nulla di ciò che accade intorno a
noi, oppure quando osserviamo con grande
interesse una scena non "vediamo" nulla di ciò
che comunque rimane all'interno del nostro
campo visivo.
Gli studi sull’attenzione
Il modello del filtro di Broadbent
D.E. Broadbent, uno psicologo inglese che ha
studiato a lungo questi fenomeni negli anni
sessanta, ipotizzò la presenza di un filtro
sensoriale che seleziona il messaggio principale
e tralasciando le altre informazioni.
Quest’ultime vengono scelte sulla base della
caratteristica fisica dello stimolo (bottom-up,
es. risalto, intensità, ecc.) oppure in base ad
altri criteri come quelli riferibili ad attività
volontarie (top-down, es. ricerca volontaria di
uno stimolo).
Gli studi sull’attenzione
In realtà la teoria del filtro nel tempo è stata
messa in discussione. Dagli anni Ottanta, dallo
studi dell’attenzione come selezione di
informazione (attenzione selettiva), ci si è
spostati verso l’dea dell’attenzione distribuita
su più compiti (attenzione divisa).
In questo paradigma l’attenzione non è
considerata come un’unica risorsa, una sorta di
fascio di luce che illumina il materiale
selezionato, ma come un sistema di
organizzazione di risorse cognitive che vengono
dislocate in funzione della complessità del
compito e delle istruzioni.

Gli studi sull’attenzione


Attenzione divisa
Tra le ricerche più interessanti ci furono quelle
di Hirst e Kalmar (1987) che dimostrarono in
una serie di esperimenti che i soggetti
potevano prestare attenzione
simultaneamente a due compiti di natura
diversa (ad esempio, un compito grammaticale
ed un compito aritmetico), compiendo un
minor numero di errori che nella situazione in
cui i due compiti erano uguali (esempio due
compiti di aritmetica).
L’attenzione può essere divisa più facilmente e
con minore effetto sulla prestazione, se i
compiti riguardano abilità diverse o,
comedicono Hirst e kalmar, se vengono
utilizzate risorse cognitive diverse.
I teorici della capacità, pertanto, sottolineano
la divisibilità delle risorse cognitive tra i diversi
compiti contemporanei e la possibilità di
assegnare in modo graduato parte delle risorse
a ciascun compito, con differenti approcci.

Gli studi sull’attenzione


Attenzione divisa
L’attenzione divisa parte pertanto da un
presupposto diverso, non vi è tanto un
problema di filtro, quanto di risorse attentive
che si possono allocare che comunque sono
limitate. Posso occuparmi anche di più compiti
ma le mie risorse cognitive sono limitate e
pertanto rischio un “sovraccarico cognitivo”
con conseguente perdita di capacità attentiva.
Un esempio di sovraccarico può essere quelle
delle forme di comunicazione multimediale,
dove l’informazione può viaggiare su diversi
registri (visivo, sonoro).
Più un’azione diviene automatica e maggiore
sarà la possibilità di accompagnare tale azione
con altre azioni (multitasking)

Gli studi sull’attenzione


Attenzione divisa
Secondo Spelke et al. (1976) e di Hirst et al.
(1980) le persone possono compiere con
successo due attività anche complesse se chi le
compie ha una certa pratica.
Diversamente Reed (1988) indica che
l’attenzione può essere portata su più compiti
con una certa perdita di accuratezza, ma
attraverso una certa flessibilità possiamo
portare avanti le nostre attività
contemporaneamente.
Errori Comportamentali
Errori da disattenzione (action slips o lapsus)
Solitamente le nostre azioni sono compiute
attraverso l’attivazione di alcuni schemi
comportamentali (activation-trigger schema)
Capture slips: L’azione programmata secondo
le intenzioni è interrotta a causa di un altro
elemento. Es. vado in camera per prendere la
giacca, vedo un orologio che non vedevo da
tempo, esco con l’orologio, e poi mi ricordo
che ero entrato per prendere la giacca.
Perdita dell’attivazione: svolgo qualcosa con un
basso interesse tanto da dimenticare le nostre
intenzioni. Entriamo in una stanza e dopo un
po’ ci domandiamo perché siamo entrati
proprio lì.
Pensiero e Ragionamento
•Con il termine “pensiero” si indica un’attività
mentale che comprende una serie svariata di
fenomeni come: ragionare, fantasticare,
ricordare ecc… connessa a tutti gli altri processi
cognitivi in particolare rimanda a modalità di
rappresentazione interna della conoscenza
quali: categorizzazione, formazione dei
concetti, livello di significato…

Formati del pensiero: pensare parole e pensare


immagini
vLa conoscenza dichiarativa vLa conoscenza
proposizionale vIl pensiero narrativo vLe
immagini mentali
• La Conoscenza Dichiarativa
• Insieme delle conoscenze sul mondo
disponibili in modo
permanente nella memoria a lungo termine
• Riguarda il “cosa” (what) è un oggetto
• Raccoglie sia le conoscenze enciclopediche
relative agli oggetti, sia le conoscenze
categorizzate in concetti, classi e insiemi
• Comprende la conoscenza situazionale
• Svolge una funzione referenziale e
predicativa
• Può essere sotto forma di rappresentazioni
proposizionali, ma anche di immagini mentali

Formati del pensiero:


pensare parole e pensare immagini
• La Conoscenza Proposizionale
• È relativa ai fatti, e si può formare anche solo
dopo
un’esperienza.
• Al suo interno vengono distinte:
• La conoscenza episodica
• Proposizioni relative ad esperienze o episodi
accaduti nel passato, in cui sono rese esplicite
le coordinate spazio-temporali
• La conoscenza semantica
• Proposizioni in cui non vengono considerate
le coordinate spazio- temporali
Il pensiero può essere ...

Pensiero per immagini


Le operazioni mentali eseguite sulle
immagini sembrano analoghe a quelle eseguite
su oggetti visivi reali.
Pensiero Proposizionale
Rappresentazioni simboliche simili al
linguaggio. Dichiarazioni tipo:”ho fame”.
La nostra mente oltre a costruire le immagini,
le può manipolare mentalmente. Le immagini
mentali possono avere un carattere dinamico.
Una delle dimostrazioni più famose della
natura dinamica delle immagini è stata fornita
da Shepard e Metzler (1971), i quali hanno
dimostrato sperimentalmente che le immagini
possono essere manipolate e che la rotazioni
mentali sono analoghe a quelle fisiche.

•Le Immagini Mentali


•Rappresentazioni all’interno della mente in
cui l’oggetto o l’evento
viene riprodotto in modo analogico e
conservando proprietà spaziali
•Non si tratta solo di rappresentazioni visive:
tutte le attività sensoriali producono immagini
mentali corrispondenti (Paivio, 1971, 1975;
Kosslyn e Shyn, 1994)
Ipotesi Proposizionale
(Pylyshyn, 1973, 1981,
2003)
L’attività immaginativa non si configura come
un processo cognitivo autonomo. Le immagini
mentali non hanno un ruolo funzionale:se
presenti, indicano semplicemente che in quel
momento è in atto un altro tipo di attività o
processo
Ipotesi Analogica
(Paivio,1989; Kosslyn,
1983)
Esistono due codici di elaborazione delle
informazioni che operano insieme pur con
competenze diverse: il codice proposizionale-
linguistico ed il codice analogico. Quest’ultimo
elabora gli input non linguistici e manipola
informazioni figurali, spaziali e simil-percettive

Teoria del Doppio Codice


• (Paivio, 1971, 1983, 1986)

• Ipotizza che esistano due diversi sottoinsiemi
di codifica delle informazioni provenienti dal
mondo esterno:
1. Codifica verbale, che ha come unità
rappresentazionale di base i “logogeni”
2. Codifica non verbale/immaginativa, che ha
come unità rappresentazionale di base gli
“immageni”.
La teoria di Kosslyn
• (Kosslyn, 1978, 1998, 2005)
• Analogia con i programmi grafici
• L’immagine mentale è costituita da un livello
superficiale e da un livello profondo
• L’informazione è conservata in formato
digitale nella MLT (rappresentazione
profonda), ma viene dispiegata a mappa su uno
schermo (visual buffer) formato da pixel nella
mbt (rappresentazione di superficie).
Pensiero Narrativo
1. Svolge la funzione di mediazione tra
esperienza e colui che la narra (dimensione
interpretativa)
2. Riguarda eventi, fatti ed episodi; per questo
possiede un’organizzazione spazio-temporale e
causale (dimensione episodica)

Pensiero = attività simbolica che può


riguardare:
1) Astrazione e generalizzazione: formazione
dei concetti
2) Ragionamento:
ai fini di previsione, controllo e giudizio
3) Problem solving o pensiero produttivo
Cominciamo con il ragionamento
•Per ragionamento si intende l’insieme dei
processi mentali in cui vengono ricavate delle
inferenze, cioè l’insieme dei processi attraverso
cui vengono elaborate nuove conoscenze a
partire da conoscenze date.
Ragionamento
•Ragionamento Deduttivo
Nel ragionamento deduttivo si parte da un
insieme di dati e assunzioni tenute per vere, cui
devono seguire necessariamente delle
particolari conclusioni.
•Si parte pertanto da un principio generale
(premessa) per arrivare a dedurre delle
conseguenze.
•Esempio di ragionamento deduDvo è il
sillogismo: relazione tra due premesse nelle
quali una categoria o oggeFo è comune ad
entrambi le premesse.

Ragionamento induttivo
•Più frequentemente i nostri ragionamenti
sono espressioni delle esperienze che facciamo
e da queste ne ricaviamo delle regole generali.
•Il ragionamento induttivo si pone alla base del
processo di costruzione di ipotesi o di nuovi
concetti; in sostanza permette all’individuo di
inferire dal particolare per arrivare al generale.
Processi inferenziali che vanno dal parUcolare
al
generale
• PermeVe di individuare regolarità nei faW e
negli oggeW
• Tali regolarità vengono poi generalizzate in
ipotesi che applicate consentono di fare
previsioni (correVe o meno) sull’ambiente
• Si fonda su due funzioni, individuazione di
regolarità e generalizzazione, che possono
condurre anche a errore
In generale tendiamo a rapppresentare ed
interpretare le premesse costruendo un
modello mentale della situazione, e a partire
da tale modello giungiamo a delle conclusioni.
La risoluzione di problemi
• La risoluzione di problemi
• coinvolge tre stadi:
1. Preparazione a creare la soluzione
2. Produzione della soluzione
3. Valutazione della soluzione prodotta

1) La fase preparatoria

• Di solito, un problema rientra in una delle tre
categorie
seguenti:
• Problemi di sistemazione
• Problemi di induzione di una struttura
• Problemi di trasformazione

Problemi di sistemazione
• Richiedono che il sogge-o ridisponga o
ricombini gli elemen3 secondo un certo
criterio.
Gli algoritmi e le euristiche.
•Gli algoritmi sono procedure costituite da una
serie di passi che, se eseguiti nella sequenza
corretta, forniscono una soluzione. Sequenza
(insieme finito) di regole che, se applicate
correttamente, conducono alla soluzione di un
problema in modo certo
•Le euristiche sono delle regole generali
(“regole del dito pollice”) utili nel ricercare una
possibile soluzione del problema. Scorciatoia
cognitiva che può portare alla soluzione di un
problema
• Strategia semplice ed economica rispetto alle
risorse cognitive umane limitate; non è esente
da errore

•Giudizio e decisione (sono procedure attuate


soprattutto attraverso euristiche)

Il problem solving
•Il problem solving è una elaborazione
cognitiva volta a trasformare una situazione
data in una meta da raggiungere, quando
nessun metodo scontato di soluzione è
disponibile a chi si trova a dover risolvere il
problema (Mayer, 1990).

Problem Solving: Modello generale di soluzione


dei problemi (procedura di tipo algoritmica),
costituito dalle seguenti fasi (Newell e Simon,
1972) .
• Stato iniziale (definizione e rappresentazione
del problema)
• Stato finale che si intende raggiungere
(obiettivo)
• Gamma di operatori (ossia delle azioni) che
possono essere applicati allo stato del
problema al fine di trasformarlo (formulazione
di una strategia e allocazione delle risorse).
• Stati intermedi del problema (monitoraggio e
valutazione)
La psicologia della Gestalt ad esempio ha
studiato il pensiero produttivo, valutando le
valenze del pensiero di strutturare nuovi
significati rispetto alle sequenze meccaniche
che risulterebbero dalla pura applicazione di
regole (Wertheimer, 1920), le forme di insight
(Kohler, 1932) che ristrutturano
cognitivamente il campo fenomenico
utilizzando un’intuizione comprensiva.
La formazione dei concetti
•La realtà ambientale è costituita da una
quantità estremamente ricca e mutevole di
oggetti ed eventi percettivi. Se si dovesse
rispondere a ciascun oggetto o evento come
unico, l’uomo sarebbe schiacciato dalla
complessità dell’ambiente.
•La categorizzazione (processo di assimilazione
delle varianti fenomeniche ad una stessa
categoria) esemplifica l’universo delle
esperienze.
Rosch e i Sistemi categoriali.
La struttura interna alle categorie è organizzata
“orizzontalmente” attorno ad un prototipo,
esemplare che rappresenta i tratti più distintivi
di quella categoria. Ciascun esemplare della
categoria, secondo le proprie caratteristiche, si
trova più vicino o più lontano dal prototipo.
Es.: categoria “uccelli”:
Passerotto: vicino al prototipo (ha ali, becco,
piume e vola); Pinguino: non ha piume, non
vola. Fa parte della
categoria, ma si trova ai margini, abbastanza
lontano dal prototipo. I confini tra categorie
non sono netti: un individuo può avere tratti
comuni a più categorie ed essere posto sul
confine.

Intelligenza

Definizione di intelligenza
Secondo Wechsler, l’intelligenza rappresenta la
capacità globale o complessa dell’individuo di
agire per uno scopo determinato, di pensare in
modo razionale, di adattarsi alle circostanze, e
di avere rapporti adeguati con il proprio
ambiente.

Gli studiosi sono pressoché concordi


nell’includere nel concetto di intelligenza tre
tipi generali di
capacità: la capacità di risolvere problemi, cioè
di ragionare logicamente, di intuire
collegamenti tra idee diverse, di capire i vari
aspetti di un problema e di avere un
atteggiamento mentale flessibile; la capacità
verbale, che implica abilità come quella di
parlare in modo chiaro e ordinato e di
possedere un ampio vocabolario; l’intelligenza
pratica, che è costituita da abilità come quella
di comprendere le situazioni, sapere come
raggiungere degli scopi e come far fronte a
compiti nuovi.
Intelligenza
• Capacità di comprendere il mondo,
• pensare razionalmente, usare con
• efficacia le risorse disponibili in caso di
• difficoltà
Il “fa'ore g” •(Spearman, 1927)
Unico e generico fa,ore di abilità mentale
responsabile di qualsiasi manifestazione di
intelligenza, che veniva misurato in sede di
verifica
•Teorie più recenti concepiscono l’intelligenza
come un concetto multi-dimensionale
Intelligenza fluida:
• Riflette le capacità di elaborazione delle
informazioni, il
• ragionamento, la memoria
• Intelligenza cristallizzata:
• Accumulo di informazioni , abilità e strategie
che le

I fattori dell’intelligenza
•Thurstone (1938): esistono 7 fattori, o
attitudini •intellettive primarie: abilità
numerica,
•visualizzazione spaziale, memoria,
ragionamento, fluidità •e comprensione
verbale
•Guilford (1982): le capacità mentali sono
ordinate •secondo tre assi:
•Operazioni (cognizione, memoria, produzione
divergente, produzione convergente,
valutazione)
•Contenuti (figurale, simbolico, semantico,
comportamentale) •Prodotti (unità, classi,
relazioni, sistemi, trasformazioni, implicazioni)

Gardner: le
• intelligenze multiple
• Esiste un minimo di 8 diversi
• tipi di intelligenza,
• relativamente indipendenti
• l’uno dall’altro (Gardner, 2000)
• Ciascun tipo di intelligenza è
• legato a sistemi
• neurologicamente indipendenti
• a livello cerebrale
1.Intelligenza musicale
2.Intelligenza corporeo- cinestetica
3.Intelligenza logico- matematica
4.Intelligenza linguistica 5.Intelligenza spaziale
6.Intelligenza interpersonale 7.Intelligenza
intrapersonale 8.Intelligenza naturalistica

Modello dell’elaborazione dell’informazione


• (Sternberg, 1990; Deary & Stough, 1996;
Embretson, 1996)
• Esame dei procedimenti coinvolti nella
produzione
• di comportamenti intelligenti
• La misura di valutazione dell’intelligenza è
• costituita dall’osservazione delle modalità
con cui gli
• esseri umani memorizzano informazioni e le
utilizzano

Intelligenza Pratica
• (Wagner, 1997,2000; Sternberg, 2000, 2002;
Sternberg e Hedlund,
• 2002)
• Un tipo di intelligenza legato ad un successo
generale
• nella vita
• Si acquisisce principalmente attraverso
l’osservazione
• del comportamento altrui
• I test che valutano l’intelligenza pratica
misurano la
• capacità di applicare principi generali per
risolvere problemi
• quotidiani

Intelligenza Emotiva
• (Matthews, Zeidner e Roberts, 2003; Mayer
et al.,2003)
• Insieme di abilità che determinano
un’accurata decisione,
• valutazione, espressione e regolazione delle
proprie emozioni
• Regola l’abilità di stare bene con gli altri,
fornisce una
• comprensione di cosa gli altri sentono e
sperimentano e ci permette
• di rispondere adeguatamente alle esigenze
altrui (Goleman, 1995)
• È la base dell’empatia, dell’autocoscienza e
della destrezza in
• campo sociale

Approccio psicometrico
•I test di intelligenza sono fra i test psicologici
più antichi.
•La loro iniziale comparsa si deve all’avvento
della scolarizzazione nei paesi industrializzati,
dopo la metà del XIX secolo.

•Dopo il 1895 per Binet e i suoi colleghi, in


Francia, fu l’istruzione obbligatoria a
finanziare la ricerca per individuare le
differenze esistenti nelle capacità degli
studenti.
•Nel 1905 Binet e Simon fornirono un test, la
Scala Binet-Simon, in grado di classificare gli
individui in base alle differenze riscontrate
nelle abilità mentali misurabili (Età mentale).

•Nel 1912 Stern compì il passo logico


successivo negli studi di Binet e Simon,
calcolando il
come l’indice dell’aspetto misurabile
dell’intelligenza
QI, universalmente riconosciuto •QI = EM (Età
Mentale)/ EC (Età Cronologica)
x 100
•Esempio. Il QI di un bambino di 8 anni il cui
rendimento è identico a quello di un bambino
di 10 anni verrà calcolato così: 10 / 8 x 100 =
125.

•Gli adattamenti e le revisioni apportate da


Terman e collaboratori dell’Università di
Stanford, hanno dato origine a quello che
sarebbe diventato il test di intelligenza più
usato, noto come Stanford-Binet Scale (Terman
& Merrill, 1960).
•Nel 1996 è stata pubblicata una nuova
versione della Scala Stanford-Binet.

•Un’importante innovazione introdotta è data


dalla sostituzione del QI-Rapporto con una
valutazione del QI in deviazioni standard.
•QI-Deviazione
•con punteggi standard •Media = 100
•Deviazione Standard = 16.
Il Quoziente di Intelligenza (QI) • Risultato che
tiene conto dell’età mentale e
• cronologica di un individuo: • QI=MA/CAX100
• dove MA sta per età mentale e CA per età •
cronologica
•Questo consentiva di evitare una serie di
problemi connessi con l’utilizzo del QI-
Rapporto, come il fatto che negli adulti l’età
mentale tende a stabilizzarsi, mentre quella
cronologica continua a salire.
•Il QI-Deviazione (Wechsler), consente di
confrontare il punteggio ottenuto in un test
con quelli ottenuti da altri soggetti con la
medesima età cronologica.

Il QI non è mai una misura assoluta; riflette


invece la posizione relativa di un soggetto
rispetto alle prestazioni degli altri individui di
pari età nel campione standardizzato.
QI-Deviazione

•Per ovviare alcune delle limitazioni operative


ed alcune riserve della Scala di Stanford-Binet,
venne messa a punto da D. Wechsler una scala
più idonea per misurare l’intelligenza, nella
speranza di comprendere meglio le sue
componenti.

•La Wechsler Bellevue Intelligence Scale


(1939) era concepita come un reattivo di
intelligenza per adulti, che poneva il focus più
sulla composizione e sulla stabilità nello stadio
adulto che sugli aspetti evolutivi.
•Questa fu sottoposta ad una prima revisione
nel
1955 e venne denominata
Intelligence Scale(WAIS), e poi ancora nel 1981
Wechsler Adult Wechsler Adult Intelligence
Scale
divenendo la
Revised (WAIS
•Queste misurano l’intelligenza di individui di
età compresa tra i 16 e i 75 anni, mentre
un’altra versione
-
R).
-
La WISC
valuta l’intelligenza di bambini di età compresa
tra i 5 e i 15 anni (1949).

-
WAIS (Wechsler, 1958) è costituita da undici
sottoscale suddivise in: -6 scale verbali:
Informazione, Comprensione, Ragionamento
Aritmetico, Analogie, Memorie di Cifre e
Vocabolario
5 scale di performance: Completamento di
Figure, Disegno con Cubetti, Riordinamento di
Storie e Ricostruzione di Figure.

Scala di Intelligenza Stanford-Binet


• Giunto ora alla quinta edizione, il test
consiste in una
• serie di voci che variano di natura a seconda
dell’età
• della persona esaminata
• L’esame è orale: ad esempio viene chiesto ai
bambini
• di ricopiare immagini o rispondere a
domande su
• attività quotidiane, mentre gli adulti devono
risolvere
• analogie, spiegare proverbi, descrivere le
somiglianze
• esistenti tra gruppi di parole

Valutare l’intelligenza
•WAIS-III
•Scala verbale: •a) Informazione •b)
Comprensione •c) Aritmetica
•d) Similitudini
•Scala di performance
•e) Simboli e cifre
•f) Matrice di ragionamento •g) Disegno di
blocchi
Valutare l’intelligenza
•WAIS-III
•Scala verbale: •a) Informazione •b)
Comprensione •c) Aritmetica
•d) Similitudini
•Scala di performance
•e) Simboli e cifre
•f) Matrice di ragionamento •g) Disegno di
blocchi
Ritardo mentale
• Disturbo caratterizzato da significative
limitazioni sia
delle
• funzionalità intellettuali sia del
comportamento di adattamento che
• coinvolge abilità concettuali, sociali e
pratiche (AAMR, 2002)
• Incidenza: nei soli Stati Uniti colpisce dall’1 al
3% della
• popolazione
• Ritardo mite: tra i 55 e 69 punti nei test di QI

Intelligenza globale o multicomponente?


Ma l’intelligenza è un tratto singolo,
fondamentale e globale che influenza tutte le
prestazioni intellettuali (Q.I.), oppure è un
insieme di abilità distinte e indipendenti ?
L’impostazione tesa a ricavare un’unica misura
dell’intelligenza, presuppone che questa sia
una capacità generale e omogenea per i diversi
campi a cui l’individuo si applica.

In uno studio ancora più importante, Spearman


(1904), riferì la prima analisi fattoriale delle
abilità umane. Egli sosteneva che ogni abilità
era spiegabile in base ad un fattore generale di
abilità (g) che varia da individuo ad individuo
ed ad un fattore specifico (s) a quella abilità.
Gardner: Teoria delle intelligenze multiple
Gardner rileva i limiti di una concezione
dell’intelligenza ridotta a quella che si misura
con i test e che rileva una singola o di pochi tipi
primari di intelligenza. Considera l’esistenza di
diverse competenze intellettuali o “intelligenze
umane” che possono combinarsi in vario modo
in ogni individuo e il cui sviluppo è influenzato
dai diversi contesti culturali, i quali tendono
generalmente a privilegiare un determinato
tipo di intelligenza a scapito degli altri.
1. Intelligenza logico-matematica, abilità
implicata nel confronto e nella valutazione di
oggetti concreti o astratti, nell'individuare
relazioni e principi.
2. Intelligenza linguistica, abilità che si esprime
nell'uso del linguaggio e delle parole, nella
padronanza dei termini linguistici e nella
capacità di adattarli alla natura del compito.
3. Intelligenza spaziale, abilità nel percepire e
rappresentare gli oggetti visivi, manipolandoli
idealmente, anche in loro assenza.
4. Intelligenza musicale, abilità che si rivela
nella composizione e nell'analisi di brani
musicali, nonché nella capacità di discriminare
con precisione altezza dei suoni, timbri e ritmi.
5. Intelligenza cinestetica, abilità che si rivela
nel controllo e nel coordinamento dei
movimenti del corpo e nella manipolazione
degli oggetti per fini funzionali o espressivi.
6. Intelligenza interpersonale, abilità di
interpretare le emozioni, le motivazioni e gli
stati d'animo degli altri.
7. Intelligenza intrapersonale, abilità di
comprendere le proprie emozioni e di
incanalarle in forme socialmente accettabili.
Intelligenza come prodotto dell’evoluzione
Il contesto culturale orienta anche
l’intelligenza.
Da ciò deriva la necessità, secondo Gardner, di
individuare strategie educative per
promuovere lo sviluppo delle differenti
potenzialità cognitive negli individui.
Il QI può cambiare?
•In generale il QI dei bambini con la crescita
rimane abbastanza stabile. Se i bambini
ricevono un tipo di educazione volta ad
accrescere il QI è possibile apprezzare dei
cambiamenti.
•Per Binet l’intelligenza non coincideva dunque
con una quantità determinata: essa per mezzo
di un’educazione adeguata e di un ambiente
familiare culturalmente ricco di stimoli poteva
essere accresciuta.
Intelligenza e invecchiamento
•Durante lo sviluppo del bambino e nella sua
adolescenza aumenta la capacità intellettuale.
•Dagli studi sull’intelligenza e
sull’invecchiamento, sappiamo che le capacità
intellettuali declinano durante la vita adulta a
partire dai 20/30 anni; il declino medio verso i
60 anni è molto grande.

Un test di QI culturalmente equo:


prevede domande basate su esperienze
comuni a tutte le culture
comprende più voci che non richiedono l’uso
del linguaggio
Il tentativo di costruire un test di QI
culturalmente equo risulta molto difficile, dal
momento che esperienze passate, abitudini,
valori esercitano quasi sempre un’influenza
sulle risposte.
Ereditabiltà
In generale, l’intelligenza dimostra una grande
percentuale di ereditabilità
Rappresenta un metro di giudizio per stabilire
quanto una caratteristica sia legata alla
genetica, a fattori ereditari

Motivazione
Alcuni dei quesiti più importanti che
riguardano la motivazione:
Il comportamento dell’uomo è
prevalentemente finalizzato o determinato?
Perché alcune persone sembrano eccellere
nella motivazione ed altri ne sembrano
sprovvisti
Cosa si intende per comportamento motivato?
Quali sono le reali possibilità offerte dal libero
arbitrio?
Si può insegnare ad essere motivati
Alcuni dei quesiti più importanti che
riguardano la motivazione:
Il comportamento dell’uomo è
prevalentemente finalizzato o determinato?
Perché alcune persone sembrano eccellere
nella motivazione ed altri ne sembrano
sprovvisti
Cosa si intende per comportamento motivato?
Quali sono le reali possibilità offerte dal libero
arbitrio?
Si può insegnare ad essere motivati
Una prima definizione di motivazione
Motivazione: spinta esigenziale orientata verso
determinati oggetti-meta; una forza che suscita
il comportamento, lo sostiene e lo dirige.
E’ evidente che la maggior parte delle azioni
umane sono guidate da scopi, mentre le
ragioni che appaiono dirigere le azioni sono i
motivi, e i risultato che il comportamento
sembra diretto a raggiungere sono gli obiettivi.
Un po’ di chiarezza sulle definizioni...
Bisogno: suggerisce l’idea di una mancanza e si
riferisce prevalentemente ad uno stato di
necessità dell’individuo.
Motivo: suggerisce tanto l’idea di causa quanto
una ragione che la giustifica, per cui parliamo
dei motivi che determinano e ispirano il nostro
operato.
Scopo: accentua, rispetto alla parola bisogno e
motivo, la connotazione propositiva e
autoaffermativa.

Accanto alla motivazione vi sono altri tipi di


“spinte” comportamentali...
Esempi di comportamenti istintivi
Reazioni comportamentali ad un evento
traumatico:
q Evitamento
q Fuga
q Aggressione o pacificazione q Congelamento

Psicologia degli istinti di McDougall: gli istinti


rappresentano i motori di ogni condotta e vi si
rintracciano 3 componenti:
• cognitiva: il riconoscere qualcosa e prestarvi
attenzione privilegiata;
• affettiva: ogni istinto è caratterizzato da una
specifica emozione;
• conativa: l’impulso ad agire verso/via da
l’oggetto

• I comportamenti istintivi sono sequenze,


anche complesse, di comportamenti regolate
da schemi
fissi di azione e sensibili a un determinato
stimolo attivante detto stimolo-chiave. (Lorenz,
1937)
(inserire fig. 1 pag. 293)
• Imprinting: comportamento specie-specifico
geneticamente programmatoàbase del
comportamento di attaccamento (Lorenz,
1937)
• Modello idraulico della motivazione: modello
energetico fondato sull’idea di un’energia che
si accumula all’interno dell’organismo e spinge
per essere liberata. (Lorenz, 1950).

Pulsione
Concetto a metà tra il biologico e lo psichico,
con il quale si intende processo dinamico
consistente in una spinta (carica energetica,
fattore di motricità) che fa tendere l'organismo
verso una meta. Secondo Freud, una pulsione
ha la sua fonte in un eccitamento somatico
(stato di tensione); la sua meta è di sopprimere
lo stato di tensione che regna nella fonte
pulsionale; la pulsione può raggiungere la sua
meta nell'oggetto o grazie a esso.
Il concetto di pulsione è inteso sia in termini
biologici che psichici.

Le spinte pulsionali
Secondo il modello psicoanalitico classico
esistono due forze pulsionali:
Eros Thanathos
Come avviene la regolazione della
motivazione?
Paradigma Tensio-riduttivo (scarica)
Paradigma
Mantenimento equilibrio
(omeostasi)

Le teorie dell’arousal
•Le teorie della riduzione delle pulsioni non
spiegano comportamenti finalizzati a
incrementare livello di arousal (es.: sensation
seeking, curiosità)
•â
•Teorie dell’Arousal
•(Berlyne, 1967; Brehm e Self, 1989)
•L’individuo cerca di mantenere un livello
ottimale di stimolazione e qualora diventi
troppo basso cerca di innalzarlo ricercando altri
stimoli.

Le teorie dell’arousal
La ricerca di sensazioni
consiste nel bisogno, che varia da individuo a
individuo, di stimolazioni nuove, varie e
complesse, unito alla disponibilità a correre
rischi fisici e sociali per provarle.

Le motivazioni sono prevalentemente


biologiche o psichiche?
_____ Classificazioni delle
Motivazioni_____________________________
______________________
Maslow: ha ordinato le motivazioni in senso
piramidale e gerarchico, immaginando che le
prime motivazioni che un individuo si trova ad
affrontare sono legate ai bisogni fisiologici, una
volta risolto i quali ci sono quelli legati alla
sicurezza personale, poi si incontrano i bisogni
di appartenenza, di stima, ed infine a quelli
finalizzati alla realizzazione personale.
Autorealizzazione Autostima
Appartenenza Sicurezza
Bisogni fisiologici

_____ Classificazioni delle


Motivazioni_____________________________
______________________
Le motivazioni più propriamente psicologiche,
non collegate strettamente al soddisfacimento
di esigenze
biologiche, sono connesse all’immagine di sé,
al mantenimento del livello di autostima, alla
realizzazione delle proprie aspirazioni e
aspettative, al conseguimento di una
determinata posizione sociale, nonché alla
conservazione dei legami sociali.

_____ Classificazioni delle


Motivazioni_____________________________
______________________
Motivazioni secondo David MecClelland
Motivazione a riuscire (e a evitare il fallimento)
Motivazione a affiliarsi (e a evitare
l’isolamenteo) Motivazione al potere (e a
evitare la dipedenza)

Motivazione al successo
Atkinson (1964) approfondendo il tema della
motivazione al successo ha fatto riferimento ad
una doppia tendenza, da una parte vi è il
bisogno di successo dall’altro quello di evitare il
fallimento. Un individuo ad esempio può
nutrire un grosso bisogno di successo
accompagnato con una forte motivazione ad
evitare il fallimento; in questo caso siamo di
fronte ad una forte condizione di conflitto che
può generare un blocco nella carriera
scolastica. Diverso è il caso di chi nutre un
bisogno di successo elevato con una bassa
necessità di evitare il fallimento. In
quest’ultimo caso solitamente lo studente
affronta con produttività le prove d’esame.
Motivazione intrinseca ed estrinseca
Deci e Ryan (1985): hanno proposto la
distinzione tra motivazione estrinseca e
intrinseca. Con la prima si fa riferimento al
fatto che un comportamento può essere
finalizzato a vantaggi secondari, come premi e
punizioni. Con la seconda invece il piacere è
legato totalmente all’attività in sé. Nel caso
dell’apprendimento scolastico si può parlare di
piacere nel conoscere ed approfondire un
determinato argomento.

Già nel 1960 Berlyne, aveva fatto riferimento


ad un bisogno di conoscenza connaturato
nell’uomo, una motivazione legata
primariamente alla necessità di esplorare e
conoscere. Ha definito tale bisogno curiosità
“epistemica”. La curiosità ed il desiderio di
sapere sarebbero innescati da elementi di
novità e complessità dell’ambiente.
Viene ovvio ritenere che dove vi è una
motivazione intrinseca, ovvero non incentivata
da un premio o da una punizione, solitamente
si ottengano dei risultati migliori. E’ importante
anche riflettere sul ruolo dei mediatori
didattici, come a volte possono essere le nuove
tecnologie nell’incentivare la motivazione
intrinseca, e quindi invitare ad un maggiore
coinvolgimento motivazionale.

Esercitazione: riflettendo sulle differenze tra


la motivazione incentivata o estrinseca, in
senso positivo e negativo, da premi e punizioni,
e la motivazione intrinseca, immaginate quali
particolari situazioni didattiche, come nella
presentazione degli argomenti o condizioni di
studi di gruppo, possano rafforza la
motivazione.

_____
Motivazione____________________________
_______________________
Motivare all’eccellenza.
• Assegnazione di obiettivi (goal setting): chiari
precisi, ambiziosi. Gli obiettivi a lungo termine
devono essere sostenuti con la presenza di
obiettivi intermedi
• Rendimento dei risultati raggiunti (feedback)

Tenere conto che all’aumentare dell’impegno e


dell’attivazione emotiva, fino ad un certo
punto aumenta anche il rendimento. Superata
una punta soglia il rendimento tende a
diminuire.
Processi cognitivi che hanno una diretta
influenza sulla motivazione...
Stili attribuzionali
Con tale definizione si intende le modalità, che
solitamente hanno forma stabile nell’individuo,
con le quali ci rappresentiamo gli eventi
e l’efficacia del nostro agire. Tali stili
attribuzionali hanno una notevole importanza
nel sostenere o nel disincentivare la
motivazione.
Rotter, ad esempio, ha parlato di Locus of
control, ovvero di spazio dove l’individuo
colloca le cause dei suoi successi o insucessi. Le
persone con un locus of control interno
attribuiscono successi o insuccessi sempre a sé
stessi (es. sono stato promosso all’esame
perché ho ben studiato), viceversa è
riconoscibile uno stile esterno, e consiste
nell’attribuire sommariamente all’esterno i
motivi degli eventi (es. sono stato promosso
perché l’esame era particolarmente facile, o il
professore mi vuole bene, ecc.). E’ evidente
che una persona con un locus of control
interno sarà solitamente più motivato nello
svolgere un compito, ritenendosi l’artefice
unico del suo successo o insuccesso.

_______Processi cognitivi e
motivazione____________________________
_____
Bandura (1991) ha originato il concetto di
autoefficacia (self- efficacy).Essa consiste nella
valutazione della probabilità di portare a
compimento con successo un certo compito (o
attività).
Per Bandura fondamentale sono le aspettative
di efficacia ed il fissarsi degli obiettivi realistici,
né troppo difficili, né troppo facili.

_______Processi cognitivi e
motivazione____________________________
_____ Importanza del vissuto di auto-efficacia
nell’adolescenza
Le convinzioni di efficacia connesse al grado in
cui l’adolescente è capace di ottenere un buon
rendimento scolastico (autoefficacia
scolastica), di instaurare e preservare relazioni
interpersonali gratificanti (autoefficacia
sociale) e di resistere alle pressioni dei pari nei
confronti di condotte trasgressive
(autoefficacia regolativa) corrispondono a
sistemi di convinzioni distinte che hanno
mostrato di avere un ruolo determinante nel
favorire benessere e successo e nel contrastare
disagio e disadattamento (Bandura,
Barbaranelli, Caprara e Pastorelli, 1999).
Le convinzioni di essere in grado di riuscire
nello studio delle diverse materie scolastiche e
di saper organizzare in modo adeguato il
proprio apprendimento si è rivelata
determinante, oltre che nel favorire il successo
scolastico, anche nel promuovere
comportamenti prosociali e nel contrastare sia
esiti depressivi che esiti delinquenziali.
Genitori, educatori e compagni possono
indifferentemente servire da veicoli, modelli,
sostegni, tento più autorevoli, credibili ed
influenti quanto più vicini e di fiducia.

_______Processi cognitivi e
motivazione____________________________
_____
• Su cosa si fondono le aspettative di auto-
efficacia:
• Prestazione precedenti
• Apprendimento vicario o imitativo (ci
comportiamo come le figure che per noi
sono importanti)
• Incoraggiamenti verbali
• Reazioni fisiologiche
• Autoriflessioni ed anticipazioni

Fonti del vissuto di efficacia personale.


1. Esperienze di padronanza, i successi
costruiscono un robusto senso di efficacia, i
fallimenti lo indeboliscono. Un senso di
efficacia robusto richiede esperienza nel
superamento di ostacoli grazie all’impegno e
alla perseveranza, imparando a gestire il
fallimento.
2. Modellamento sociale, i modelli sono fonti
di aspirazioni, competenza e motivazione.
Importanza dell’apprendimento “vicario”.
3. Persuasione sociale, se sono realisticamente
convinti di saper eseguire determinata attività,
gli individui intensificano i propri sforzi. I
“facilitatori” dell’efficacia personale fanno di
più che limitarsi ad instillare nelle persone
fiducia nelle loro abilità; essi predispongono
situazioni tali da favorire l’esperienza del
successo.
4. Stati fisiologici ed emozionali, si valuta il
vissuto di efficacia personale attraverso
l’interpretazione delle tensioni e
dell’eccitazione emotiva, come segni di
vulnerabilità e debolezza personale, nel caso di
emozioni disforiche o sregolate; diversamente
come il risultato di un senso di efficacia alto nel
caso di emozioni positive ed organizzate.

Lingue, linguaggio e comunicazione


Comunicare deriva dal latino comunicare, un
verbo legato alla parola communis, vale a dire
comune. Comunicare indica l’azione di mettere
in comune, rendere comune. .
Come comunichiamo ?

Possiamo riconoscere diversi sistemi nella


comunicazione umana:
Sistema verbale: si comunica attraverso il
linguaggio.
Sistema paraverbale: aspetti sonori come
intercalari, tono,
silenzi, ritmo nel parlare, ecc..
Sistema non verbale:
Movimento del corpo postura, ecc.

Comunicazione paraverbale
La comunicazione paraverbale riguarda aspetti
di contorno del processo comunicativo.

Alcuni aspetti:
Comunicazione paraverbale
q Tono della voce
q Timbro
q Alcuni effetti vocali (ad es. tremolio)
q Alcune espressioni paraverbali (“ehmm ...,
uhmm...”)
La comunicazione non verbale riguarda gli
aspetti non contenutistici della comunicazione
Si distinguono:
Cinesica: movimenti del corpo. Prossemica:
gestione dello spazio (pubblico oltre i 4 metri;
sociale da 1 a 3 metri; personale da 0,5 a 1
metro; intimo da 0 a 0,5 metri) Aptica: contatto
corporeo.
La comunicazione non è una prerogativa della
specie umana.
qLe formiche
qLe api
qLe zebre e i babbuini...
Molte specie possiedono strumenti anche
molto raffinati di comunicare, tuttavia, per
quanto ci è dato sapere, nessuno dei sistemi
simbolici impiegati da altre specie ha
caratteristiche confrontabili con le lingue
umane.

Primo modello informazionale della


comunicazione
(Shannon e Weawer, 1949)
La comunicazione è vista essenzialmente come
un passaggio lineare di informazioni da una
sorgente ad un destinatario, attraverso un
emittente ed una ricevente. Il trasferimento
delle informazioni, che avviene mediante un
codice e attraverso un canale, può essere
disturbato o comunque influenzato, da
fenomeni identificati come “rumori”.
Il feedback nella comunicazione può essere...
lImmediato lDifferito lCoerente lIncoerente
lAtteso lInatteso lDisatteso
La forma più complessa e raffinata di
comunicazione è il linguaggio, inteso come Un
sistema di simboli arbitrari combinati in
accordo alle regole della grammatica, in una
data comunità linguistica, governano l’uso dei
suoni, delle forme e degli strumenti lessicali.
Tali proprietà sono specifiche della specie
umana.

Funzioni di base della comunicazione


Funzione proposizionale: la comunicazione
serve a elaborare, organizzare, e trasmettere
conoscenze fra i partecipanti all’interno di una
comunità.
Funzione relazionale: la rete in cui un individuo
è inserito è costruita, alimentata, rinnovata, e
modificata dalla relazione. In sostanza la
comunicazione è la radice della socialità
Watzlawick (1967) rionosce alla
comunicazione tre diversi aspetti:
Sintassi : regole legate alla codifica
dell’informazione Semantica: il significato della
comunicazione Pragmatica: effetti della
comunicazione sui parlanti.

La forma più complessa e raffinata di


comunicazione è il linguaggio, inteso come Un
sistema di simboli arbitrari combinati in
accordo alle regole della grammatica, in una
data comunità linguistica, governano l’uso dei
suoni, delle forme e degli strumenti lessicali.
Tali proprietà sono specifiche della specie
umana.

Lingua: un’astrazione con la quale ci si riferisce


ad un insieme di
convenzioni socialmente condivise da un
gruppo.
Linguaggio: la facoltà mentale propria dei
membri della specie umana di
acquisire e usare la lingua o le lingue a cui sono
esposti.

Il linguaggio si è evoluto grazie alle forme di


relazione sociale fra i nostri primi antenati.

Come si acquisisce il linguaggio?


FATTORI AMBIENTALI
FATTORI
GENETICI
Il linguaggio è il risultato dell’interazione del
bambino con il proprio ambiente
Il linguaggio è il risultato di competenze innate

L’acquisizione del linguaggio


q Tutti i bambini normali nascono con la
capacità propria della specie umana di
acquisire la lingua o le lingue a cui sono esposti
q Questa capacità innata riguarda la lingua
parlata
q Lo sviluppo linguistico è un processo
complesso le cui tappe fondamentali vengono
raggiunte molto rapidamente, ma il cui
completamento è lunghissimo e graduale
q Esiste un periodo sensibile dopo il quale
acquisire una lingua è molto difficile

Lo sviluppo fonologico
qI primi suoni
qIl gioco vocale (4/6 mesi)
qLa lallazione o babbling (6/10 mesi) qLe prime
parole (10/18 mesi)

Tappe dello sviluppo:


1. Fase pre-linguistica (Fino a 12-13 mesi;
lallazioni, modelli intonazionali)
2.Fase del piccolo linguaggio (da 10 mesi ai 2 e
mezzo 3 anni; olofrasi, e vocabolario acquisito
di quasi 300 parole)
3. Fase linguistica (dai 3 anni in poi; comincia
con le frasi a 2 enunciati ed arriva ad acquisire
una competenza conversazionale)

Differenti teorie sull’acquisizione del


linguaggio
Teoria comportamentista : Il linguaggio si
apprende attraverso le sue interazioni con
l’ambiente, cioè attraverso rinforzi e punizioni
(Skinner)
Teoria generativa-trasformazionale di Chomsky
(innatismo radicale): l’individuo nasce con delle
competenze, di natura primariamente
sintattiche, che sono innate.
Teorie cognitive (Piaget): Il linguaggio riflette lo
sviluppo cognitivo piuttosto che determinarlo.
La maturazione del linguaggio avviene per
maturazione dei processi cognitivi
concomitanti alla funzione linguistica.
Teorie socio-cognitive (Vigotskij): Quando il
bambino comincia a sviluppare il dialogo
interno (parlare a sé), intorno a tre anni, il
pensiero comincia a corrispondere al
linguaggio stesso.

Principali assiomi dell’approccio


comportamentista (ambientalismo radicale)
• La capacità linguistica è docile e plasmabile
• Possiede una capacità illimitata di
apprendimento
• Il cambiamento è prodotto da cause
ambientali
• Sviluppo: progressivo modellamento delle
risposte linguistiche
del bambino da parte dell’ambiente in cui vive
Le più importanti applicazioni
comportamentiste allo sviluppo del linguaggio
le dobbiamo a Skinner (comportamentismo
radicale).

Approccio innatista di Chomsky (1965)


• Perchésiimparaaparlareinmanierarapida
• Perchéletappedellosviluppolinguisticosonole
stesse in tutte le culture e le classi sociali
• Perchéilbambinoèingradodiprodurreecapire
espressioni mai sentite in precedenza
(creatività)

Perchéillinguaggiocheilbambinoproduceèpiùric
co di quello a cui è stato esposto

Approccio innatista di Chomsky (1965)


Dispositivo innato per l’acquisizione del
linguaggio LAD (Language Acquisition Device)
Programma biologico che corrisponde ad una
grammatica universale (GU), la quale contiene
la descrizione degli aspetti strutturali condivisi
da tutte le lingue naturali
Indipendente sia dall’intelligenza che dalla
capacità comunicativa
In cui la competenza linguistica precede
l’esecuzione
Acquisizione del linguaggio Processo attivo di
scoperta di regole

Approccio innatista di Chomsky (1965)


Il LAD si compone sostanzialmente di due tipi
di regole
• 1. Regole della “struttura sintagmatica”: in
base alle quali noi sappiamo come si costruisce
una frase, ovvero gli elementi strutturali alla
base della sua composizione
Frase
SN SV
V SN
Frase
SN Art. Agg. N
SV Pron. N
Art. N
LA VECCHIA PORTA LA SBARRA
Art. N
LA VECCHIA PORTA LA SBARRA

Approccio innatista di Chomsky (1965)


2. Regole trasformazionali: La nostra
competenza grammaticale ci permette di
costruire infinite frasi. Combinando pertanto
le parole in modi diversi possimo dire una
moltitudine di cose diverse.

Esempio di trasformazione :
Trasformazione passiva
il ragazzo mangia la mela diventa
la mela è mangiata dal ragazzo
Trasformazione nominale
le automobili circolano
diventa
la circolazione delle automobili
In entrambi i casi cambiamo alcuni aspetti
grammaticali (trasformazioni) della frase ma
la struttura profonda rimane la stessa

Approccio cognitivo
Secondo Jean Piaget lo sviluppo del
linguaggio è conseguente a quello del
pensiero, cioè alla capacità
rappresentazionale che insorge durante lo
sviluppo cognitivo della prima infanzia.
Se infatti il bambino, alla nascita, possiede
degli schemi molto semplici di elaborazione
delle informazioni e di scelta delle risposte
(stadio senso motorio), dai 18 mesi ai 6 anni
(stadio preoperatorio) si consolidano schemi
di risposta più complessi e, con essi, lo
sviluppo di rappresentazioni mentali degli
oggetti e delle interazioni. Questo consente
lo sviluppo del linguaggio.
Approccio socio-cognitivo
Secondo Lev Semënovič Vygotskij il
linguaggio si troverebbe in relazione
dinamica con il pensiero in quanto in grado di
trasformarlo e influenzarlo. Infatti, pur
avendo un’origine indipendente, linguaggio e
pensiero si integrano nel corso dello sviluppo
divenendo strutturalmente interdipendenti.
In tal senso, per Vygotskij l’interiorizzazione
del linguaggio è un passaggio evolutivo
cruciale poiché consente la formazione delle
funzioni psichiche superiori: intorno ai 3 anni
infatti il linguaggio interpersonale si scinde in
un linguaggio socializzato con funzione una
comunicativa verso gli altri e un linguaggio
egocentrico dove il bambino parla con se
stesso per guidare il pensiero, risolvere
problemi e pianificare le proprie azioni. Il
bambino crescendo, da un lato affina le
proprie capacità di comunicazione verbale,
dall’altro interiorizza il linguaggio egocentrico
in modo progressivo fino a farne il proprio
linguaggio interiore.

Rapporto tra pensiero e linguaggio


Differenze tra Piaget e Wygostkij
Piaget
Pensiero “autistico”
Linguaggio socializzato
Vygostskij Linguaggio esterno
Linguaggio interno (pensiero).

Secondo le ipotesi del “relativismo culturale”,


il linguaggio, influenzando notevolmente il
pensiero, determina il modo in cui si
percepisce e si organizzano le informazioni
provenienti dal mondo circostante. Le
persone che parlano lingue diverse pensano
in modo diverso Whorf (1956)

Il linguaggio si è evoluto grazie alle forme di


relazione sociale fra i nostri primi antenati.
Le principali proprietà costruttive condivise
da tutte le lingue naturali sono:
a) utilizzo limitato di fonemi.
Fonema= suono linguistico rappresentante il
minimo elemento distinguibile dagli altri
all'interno di una sequenza fonica. Il fonema
di per sè non ha nessun significato intrinseco.

b) combinazione illimitata dei fonemi in


morfema: i fonemi possono essere combinati
per generare un numero illimitato di parole;
Morfema = la minima unità lessicale dotata di
significato. Un morfema può essere una
parola o parte di essa (es prefisso o un
suffisso)
Parola= unità lessicale dotata di significato.

c) combinazione illimitata di parole in


discorsi: le parole possono essere combinate
fra loro per generare enunciati e discorsi. A
partire da un numero relativamente piccolo
di fonemi e di morfemi, è possibile generale
un numero infinito di frasi.

Comprensione e Produzione fonologia,


lessico, morfosintassi

La struttura generale
qConcettualizzazione Messaggio
qFormulazione linguistica Pianificazione
qEsecuzione Articolazione

La localizzazione delle funzioni

Le basi biologiche e i disturbi del linguaggio


q Basi biologiche Il cervello
L’apparato fono-acustico L’apparato visivo.

Disfasie evolutive q Dislessia e disgrafia


- Base genetica
N.B.: disfasia = mancanza di coordinazione
nel discorso e incapacità di connettere le
parole in modo comprensibile
dislessia= incapacità di leggere e scrivere in
modo fluente disgrafia= difficoltà nella
riproduzione di segni alfabetici e numerici
(vd. anche disprassia).

Dislessie acquisite
qDislessia superficiale
legge bene le non parole
ma “sbaglia”, regolarizza, le parole irregolari
qDislessia fonologica
non legge non-parole, ma legge
correttamente le parole irregolari

Emozioni
Perché e quando le proviamo? L’emozione è
prevalentemente un meccanismo corporeo o
del pensiero astratto ? L’emozione influisce
sui nostri giudizi?
La funzione delle emozioni •Valutazione
dell’ambiente
•Regolazione dello stato di attivazione del
sistema
•Preparazione all’azione •Modellare il
comportamento futuro
•Aiuto per un’interazione migliore con gli
altri
Approccio funzionale
Emozioni come mediatori tra organismo ed
ambiente per il mantenimento del benessere
dell’organismo stesso

Cosa sono le emozioni...


Le emozioni sono stati mentali e fisiologici
associati a modificazioni psicofisiologiche, a
stimoli interni o esterni, naturali o appresi.
L’emozione contempla aspetti diversi:
üLa valutazione da parte dell’individuo di un
evento emotigeno (valutazione in termini di
piacere-dispiacere).
üPresuppone un’attivazione fisiologica
(AROUSAL).
üTendenza all’azione (l’emozione avvia
spesso in modo automatico una risposta:
vedo un cane mi spavento e comincio a
correre).
ü L’espressione (riso, pianto ecc. L’emozione
viene chiaramente espressa da diverse forme
di comunicazione, in particolare non-
verbale).

• Espressione multimodale delle emozioni


Multimodalità
capacità dell’individuo di esprimere uno stato
emotivo attraverso sistemi espressivi
molteplici, quali, ad esempio, i movimenti del
volto, il sistema vocale, i gesti, la postura, la
prossemica, ecc.

•Tesi innatista
•esistono configurazioni di •movimenti
facciali prototipiche, •innate e universali che
•differenziano ciascuna •emozione di base
Teoria neuro-culturale Ekman
Tratto da Ekman, 1999
Le componenti del processo emotivo
Universalità vs apprendimento
Approccio culturale
le espressioni facciali hanno carattere
appreso.

Molecolare vs molare
Approccio molecolare
le espressioni facciali sono la risultante del
progressivo processo di valutazione cognitiva
dello stimolo
Approccio molare
le espressioni facciali delle emozioni sono
configurazioni di movimenti muscolari fisse,
distinte e specifiche
FACS.

Le emozioni sono innate o culturalmente


date?
Ekman (1971) propone un sistema di
classificazione che suddivide le emozioni in
primarie o fondamentali, e secondarie e
complesse
sorpresa
gioia
Emozioni primarie o fondamentali
disgusto
ira
paura
Emozioni secondarie o complesse
Derivano da quelle primarie, ma sono
maggiormente legate al contesto nel quale si
esperisce l’emozione. Coinvolgono
chiaramente processi cognitivi e sono
determinate anche da processi culturali.

Teorie classiche sulle emozioni


LA TEORIA DI JAMES-LANGE
William James, e uno psicologo danese, Carl
Lange, pubblicarono, indipendentemente
l’uno dall’altro, una teoria analoga
dell’emozione. Lo scopo che entrambi si
proponevano era di sfidare la teoria del
senso comune, secondo la quale, quando a
qualcuno viene chiesto perché trema, di
solito risponde: "Perché ho paura", oppure,
alla domanda perché piange, replica: "Perché
sono triste". Queste risposte implicano la
convinzione che prima vengono le sensazioni,
le quali, a loro volta, producono gli aspetti
fisiologici ed espressivi delle emozioni.
Secondo James e Lange non piangiamo
perché siamo tristi, ma ci sentiamo tristi
perché piangiamo.
Stimolo reazione fisiologica rappresentazione
cognitiva

Teorie classiche sulle emozioni


LA TEORIA DI JAMES-LANGE
Le modificazioni corporee seguono
direttamente la percezione di un fatto
eccitante...la nostra sensazione delle
modificazioni che intervengono è
l’emozione...Se immaginiamo un’emozione
intensa e poi cerchiamo di estrarre dalla
consapevolezza che ne abbiamo tutte le
sensazioni relative ai suoi sintomi somatici,
scopriamo che non abbiamo tralasciato nulla,
nessun "contenuto mentale" senza il quale
non vi può essere emozione e che tutto ciò
che resta è uno stato, freddo e neutrale, di
percezione intellettuale (James,1890).

Cosa sono le emozioni?


• Ipotesi del feed-back facciale
Espressioni facciali
Processo emotivo
Teoria vascolare dell’efferenza emotiva
Respirazione Termoregolazione Esperienza +
movimenti cerebrale emotiva facciali

Teoria Cannon-Bard (teoria centrale elle


emozioni)
Cannon mise in evidenza che gli organo
viscerali sono strutture relativamente
insensibili, scarsamente fornite di nervi. Per
questo motivo, le modificazioni viscerali sono
piuttosto lente più lente delle modificazioni
che noi sentiamo negli stati emotivi. Ma
allora come è possibile che siano le
modificazioni viscerali a produrre i nostri
rapidi cambiamenti di umore?
Per Cannon e Bard gli impulsi nervosi che
fanno passare le informazioni sensoriali
vengono poi ritrasmessi attraverso il talamo.
Cannon e Bard sostenevano che le
componenti soggettive e fisiologiche
dell’emozione sono simultanee, discordando,
in ciò da James, il quale sosteneva che le
modificazioni fisiologiche precedono e
attivanpo gli stati soggettivi.
Stimolo
Attivazione Vegetativa
(arousel)
Rappresentazioni cognitive

Cosa sono le emozioni?


Teoria centrale delle emozioni (Cannon-Bard)
stimolo
talamo
Arousal simpatico
(SNA)
Esperienza emotiva
soggettiva

Teorie classiche sulle emozioni


SCHACHTER: LA TEORIA DEI DUE FATTORI
(label emotion)
Nel 1964, Stanley Schachter ha formulato
una teoria che per più di due
decenni è rimasta il modello interpretativo
dominante dell’emozione.
Secondo Schachter, un’emozione consiste
prevalentemente nell’uso di un’etichetta
cognitiva per designare uno stato diffuso di
attivazione fisiologica cui diamo il nome di
una particolare sensazione
Schachter suggerisce che lo stato di
attivazione è soltanto un’attivazione
generalizzata del SNA (Sistema nervoso
autonomo), finché non lo
colleghiamo cognitivamente a
un’interpretazione relativa ad un’emozione.

Teorie classiche sulle emozioni


Gli esperimenti di Schachter e Singer
In un esperimento classico, Schachter e
Jerome Singer (1962) sottoposero a verifica
la teoria dei due fattori.
I due autori dissero ai loro soggetti che erano
stati reclutati per un esperimento che doveva
valutare gli effetti prodotti sulla vista da un
prodotto vitaminico, il Suproxin. Al gruppo di
controllo venne iniettato un placebo, vale a
dire una sostanza inattiva. I restanti soggetti
vennero poi suddivisi in tre gruppi - quelli
informati, quelli non informati e quelli
informati inadeguatamente — tutti
ricevettero una piccola dose di adrenalina.
un "complice" fingeva di essere uno studente
che aspettava di fare il test della vista e si
comportava in modo da suscitare euforia o
rabbia. Nella condizione di euforia rideva e
scherzava, giocava con hula hoop e invitava i
soggetti a partecipare al gioco. Nella
condizione di rabbia, il complice e i soggetti
erano seduti l’uno accanto all’altro e
dovevano completare un questionario di
cinque pagine, molto personale

Risultati
Teorie classiche sulle emozioni
I risultati dell’esperimento hanno confermato
per molti versi le aspettative dei ricercatori.
Chi non aveva ricevuto informazioni o ne
aveva ricevute di inadeguate tendeva a
spiegare la propria attivazione (aveva
assunto adrenalina) in base al contesto che
stava vivendo (euforizzante o al contrario di
collera), e ad assumere l’umore del complice:
si lamentava nella situazione che produceva
uno stato di collera e si comportava in modo
frivolo in quella euforizzante. I soggetti
informati, che sapevano come spiegare il loro
stato di attivazione fisiologica, tendevano in
misura minore a dichiarare che la loro
emozione era la stessa del contesto.

Teoria cognitivo-attivazionale Schachter e


Singer (1962)
Paradigma del
transfert di
Eccitazione:
Poiché lo stato di eccitazione non cessa in
modo istantaneo, ma
in un tempo relativamente lungo, l’individuo
può attribuire erroneamente il residuo dell’
attivazione fisiologica alla situazione
successiva
Paradigma
dell’attribuzione erronea:
Se un individuo viene indotto ad attribuire
erroneamente la causa del proprio
stato di attivazione fisiologica ad
un evento neutro l’intensità del suo
stato emotivo risulterà attenuata.
PROCESSI COGNITIVI O EMOZIONALI: CHI
VIENE PRIMA?
ARNOLD : LA TEORIA DELLA VALUTAZIONE
COGNITIVA
Una delle prime teorie cognitiviste
dell’emozione è stata quella formulata da
Magda Arnold (Arnold, 1960; Mandler, 1982;
Sommers e Scioli, 1986). La sua teoria della
valutazione cognitiva suggerisce che quando
ci imbattiamo per la prima volta in una
situazione la valutiamo spontaneamente
come buona o cattiva, utile o dannosa
Stimolo Appraisal Valutazione cognitiva

PROCESSI COGNITIVI O EMOZIONALI: CHI


VIENE PRIMA?
Zajonc (1980) ha messo in dubbio la
convinzione che noi di solito affrontiamo la
vita come bravi scienziati, vagliando le prove
prima che prima di decidere quali sensazioni
proviamo.
Per Zajonc, è ragionevole concludere che le
sensazioni soggettive e le valutazioni
cognitive sono, almeno in parte,
indipendenti. A suo parere, le sensazioni
possono comparire prima, dopo o
contemporaneamente ai processi cognitivi.
Inoltre, le sensazioni a volte forniscono
energie al comportamento emotivo,
indipendentemente dal fatto che siano o
meno rinforzate dal pensiero.

PROCESSI COGNITIVI O EMOZIONALI: CHI


VIENE PRIMA?
LAZARUS: VIENE PRIMA LA VALUTAZIONE
COGNITIVA
Opponendosi nettamente al punto di vista di
Zajonc, Richard Lazarus (1982) afferma che
perchè compaia un’emozione è necessario e
sufficiente il pensiero, ovvero la valutazione
cognitiva) i termini necessario e sufficiente
descrivono i requisiti logici per ogni evento:
nessun evento può avere luogo senza la
condizione necessaria, mentre può accadere
in presenza della condizione sufficiente). La
tesi di Lazarus assomiglia a quella di Magda
Arnold

Cosa sono le emozioni?


Le teorie contemporanee
Teorie dell’appraisal
Antecedente emotivo
............... Rilevanza Piacevolezza/
Spiacevolezza Novità
Valutazione cognitiva
Risposta emotiva

Le Doux e le due vie delle emozioni(1996;


2003)
Attraverso le ricerche sui ratti, LeDoux ha
scoperto che gli stimoli emotivi raggiungono
l’amigdala attraverso due vie: alcuni stimoli
vanno direttamente dal talamo all’amigdala
(via bassa), altri vanno dal talamo alla
corteccia sensoriale e da questa all’amigdala
(strada alta). La prima via è enormemente
più veloce della seconda, anche se molto più
rozza e meno discriminativi.
Attraverso la via bassa rispondo
immediatamente ad uno stimolo (es. sto
camminando in un bosco e sento un rumore
sotto di me, balzo immediatamente indietro
ponendo in una condizione di allerta
Attraverso la via alta riconsidero lo stimolo
valutandolo meglio cognitivamente (es.
guardo in basso e mi accorgo che il rumore
era soltanto lo spezzarsi di un bastoncino).

Cervello ed emozioni
Correlati neurofunzionali delle emozioni
La percezione di uno stimolo emotigeno
genera una serie di risposte complesse da
parte dell’organismo che si esplicano
attraverso l’attivazione di diverse strutture
cerebrali:
• risposte ormonali attraverso l’attivazione
dell’ipotalamo
• risposte vegetative attraverso il sistema
autonomo simpatico e parasimpatico messo
in funzione dall’ipotalamo
• risposte motorie attraverso il grigio
periacqueduttale
• risposte esperienziali attraverso
(verisimilmente) la corteccia del cingolo
anteriore
• risposte sociali attraverso il lobo frontale

Cervello ed emozioni
Correlati neurofunzionali delle emozioni
Numerose strutture corticali e sottocorticali
sono coinvolte nella regolazione delle
emozioni, nella motivazione e
nell’associazione degli stati emozionali con i
ricordi e le sensazioni. Esse includono:
• Corteccia Cingolata • Amigdala
• Ipotalamo
• Ippocampo
• Giro Paraippocampale
• Corteccia Orbito-frontale
• Corteccia Somestesica
• Insula
• Tronco Encefalico (nuclei monaminergici) •
Grigio Periacqueduttale

Cervello ed emozioni
Correlati neurofunzionali delle emozioni
E’ possibile affermare che un sistema
multiplo di strutture cerebrali, sia corticale
che sottocorticale, contribuisca all’esperienza
di un’emozione.
Ciascun area cerebrale coinvolta risulta, però,
svolgere un ruolo diverso ed apportare un
contributo specifico all’elaborazione dello
stimolo emotigeno.
Le aree che risultano particolarmente attive
nel processo di elaborazione emozionale
sono:
• Ipotalamo
• Amigdala
• Corteccia Prefrontale Mediale • Corteccia
Cingolata Anteriore • Insula
Ipotalamo
L’ipotalamo è responsabile dell’attivazione
delle risposte vegetative dell’organismo in
relazione a stimoli emotigeni.
Tali risposte consistono in variazioni a carico
di diversi indici fisiologici:
• frequenza cardiaca
• temperatura corporea • pressione arteriosa
• sudorazione
• ritmo respiratorio
• contrazione gastrica
Tali variazioni sono indotte dall’attività
noradrenergica del sistema simpatico e dalla
risposta del sistema colinergico
parasimpatico.
Paradigma di Damasio (1995; 2000)
Secondo Damasio possiamo distinguere tra
emozioni primarie e secondarie. Le prime
sono risposte automatiche ed istintive agli
stimoli esterni.
Le emozioni secondarie invece
rappresentano un passaggio ulteriore
all’elaborazione derivano in gran parte
dall’apprendimento, dalla vita sociale e
personale dell’individuo
Esempi di emozioni secondarie sono la
compassione, l’imbarazzo, la vergogna, il
senso di colpa, l’orgoglio, la gelosia, l’invidia,
la gratitudine, l’ammirazione, l’indignazione,
il disprezzo. Damasio le definisce anche
emozioni sociali

Paradigma di Damasio (1995; 2000)


La storia di Phineas Gage
Nell'estate del 1848 il venticinquenne Gage,
caposquadra di un’impresa di costruzione,
subì un grave incidente sul lavoro. A seguito
di una violenta esplosione, i compagni
assistettero a una scena surreale. Una barra
di ferro lunga 110 cm e pesante 6 kg penetrò
nella guancia sinistra del giovane, forando la
base della scatola cranica, attraversando la
parte frontale del cervello e fuoriuscendo
rapida dalla sommità della testa. Contro ogni
previsione Gage non rimase ucciso, sarà anzi
lui stesso, dopo poche ore, a rispondere alle
domande del giovane medico Edward
Williams sulle circostanze dell’accaduto.

Paradigma di Damasio (1995; 2000)


La storia di Phineas Gage
Damasio esplora il rapporto tra cognizione ed
emozioni criticando la drastica separazione
tra emozione e intelletto introdotta da
Cartesio (l’Errore di Cartesio, 1995),
prendendo spunto dal celebre caso di
Phineas Gage.
Voto a sinistra Voto a destra
Cosa succede quanto prendiamo una
decisione?
??
Secondo Damasio le nostre scelte sono
condizionata dalle risposte somatiche
emotive, avvertite a livello soggettivo, che
vengono utilizzate, non necessariamente in
maniera consapevole, come indicatori della
bontà o meno di una certa prospettiva: i
sentimenti somatici normalmente
accompagnano le nostre aspettative del
possibile esito delle varie opzioni di una
decisione da prendere.
Damasio chiama questi vissuti “marcatori
somatici”: somatici perché riguardano i
vissuti corporei, sia a livello viscerale a che
quello non viscerale; il termine marcatore
deriva invece dall'idea che il particolare stato
corporeo richiamato costituisce una sorta di
"contrassegno", o etichetta.

Paradigma di Damasio (1995; 2000)


Secondo Damasio possiamo distinguere tra
emozioni primarie e secondarie. Le prime
sono risposte automatiche ed istintive agli
stimoli esterni.
Le emozioni secondarie invece
rappresentano un passaggio ulteriore
all’elaborazione derivano in gran parte
dall’apprendimento, dalla vita sociale e
personale dell’individuo
Esempi di emozioni secondarie sono la
compassione, l’imbarazzo, la vergogna, il
senso di colpa, l’orgoglio, la gelosia, l’invidia,
la gratitudine, l’ammirazione, l’indignazione,
il disprezzo. Damasio le definisce anche
emozioni sociali

Paradigma di Damasio (1995; 2000)


La storia di Phineas Gage
Nell'estate del 1848 il venticinquenne Gage,
caposquadra di un’impresa di costruzione,
subì un grave incidente sul lavoro. A seguito
di una violenta esplosione, i compagni
assistettero a una scena surreale. Una barra
di ferro lunga 110 cm e pesante 6 kg penetrò
nella guancia sinistra del giovane, forando la
base della scatola cranica, attraversando la
parte frontale del cervello e fuoriuscendo
rapida dalla sommità della testa. Contro ogni
previsione Gage non rimase ucciso, sarà anzi
lui stesso, dopo poche ore, a rispondere alle
domande del giovane medico Edward
Williams sulle circostanze dell’accaduto.

Paradigma di Damasio (1995; 2000)


La storia di Phineas Gage
Damasio esplora il rapporto tra cognizione ed
emozioni criticando la drastica separazione
tra emozione e intelletto introdotta da
Cartesio (l’Errore di Cartesio, 1995),
prendendo spunto dal celebre caso di
Phineas Gage.
Voto a sinistra Voto a destra
Cosa succede quanto prendiamo una
decisione?
??
Secondo Damasio le nostre scelte sono
condizionata dalle risposte somatiche
emotive, avvertite a livello soggettivo, che
vengono utilizzate, non necessariamente in
maniera consapevole, come indicatori della
bontà o meno di una certa prospettiva: i
sentimenti somatici normalmente
accompagnano le nostre aspettative del
possibile esito delle varie opzioni di una
decisione da prendere.
Damasio chiama questi vissuti “marcatori
somatici”: somatici perché riguardano i
vissuti corporei, sia a livello viscerale a che
quello non viscerale; il termine marcatore
deriva invece dall'idea che il particolare stato
corporeo richiamato costituisce una sorta di
"contrassegno", o etichetta.

Paradigma di Damasio (1995; 2000)


Secondo Damasio possiamo distinguere tra
emozioni primarie e secondarie. Le prime
sono risposte automatiche ed istintive agli
stimoli esterni.
Le emozioni secondarie invece
rappresentano un passaggio ulteriore
all’elaborazione derivano in gran parte
dall’apprendimento, dalla vita sociale e
personale dell’individuo
Esempi di emozioni secondarie sono la
compassione, l’imbarazzo, la vergogna, il
senso di colpa, l’orgoglio, la gelosia, l’invidia,
la gratitudine, l’ammirazione, l’indignazione,
il disprezzo. Damasio le definisce anche
emozioni sociali

Paradigma di Damasio (1995; 2000)


La storia di Phineas Gage
Nell'estate del 1848 il venticinquenne Gage,
caposquadra di un’impresa di costruzione,
subì un grave incidente sul lavoro. A seguito
di una violenta esplosione, i compagni
assistettero a una scena surreale. Una barra
di ferro lunga 110 cm e pesante 6 kg penetrò
nella guancia sinistra del giovane, forando la
base della scatola cranica, attraversando la
parte frontale del cervello e fuoriuscendo
rapida dalla sommità della testa. Contro ogni
previsione Gage non rimase ucciso, sarà anzi
lui stesso, dopo poche ore, a rispondere alle
domande del giovane medico Edward
Williams sulle circostanze dell’accaduto.

Paradigma di Damasio (1995; 2000)


La storia di Phineas Gage
Damasio esplora il rapporto tra cognizione ed
emozioni criticando la drastica separazione
tra emozione e intelletto introdotta da
Cartesio (l’Errore di Cartesio, 1995),
prendendo spunto dal celebre caso di
Phineas Gage.
Voto a sinistra Voto a destra
Cosa succede quanto prendiamo una
decisione?
??
Secondo Damasio le nostre scelte sono
condizionata dalle risposte somatiche
emotive, avvertite a livello soggettivo, che
vengono utilizzate, non necessariamente in
maniera consapevole, come indicatori della
bontà o meno di una certa prospettiva: i
sentimenti somatici normalmente
accompagnano le nostre aspettative del
possibile esito delle varie opzioni di una
decisione da prendere.
Damasio chiama questi vissuti “marcatori
somatici”: somatici perché riguardano i
vissuti corporei, sia a livello viscerale a che
quello non viscerale; il termine marcatore
deriva invece dall'idea che il particolare stato
corporeo richiamato costituisce una sorta di
"contrassegno", o etichetta.
Marcatore somatico
Modo predisposto dall’evoluzione per
consentire all’uomo di adottare risposte
comportamentali agli stimoli ambientali che
ne favoriscano la sopravvivenza

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