Gradiente di tessitura
Gibson (1950) osserva che è possibile che è
possibile combinare la prospettiva lineare e
l’informazione sulla grandezza relativa in un
indizio da lui chiamato gradiente di tessitura.
La tessitura o grana sembra divenire più densa
o più fine all’aumentare della distanza.
Il movimento:
Come percepiamo il movimento?
Movimento “stroboscopico”. In questo caso
l’impressione di moto è determinata
dall’intermittenza dello stimolo
cinematografico, proiettato ad una velocità di
ventiquattro fotogrammi al secondo. Nel 1912
Wertheimer pubblicò i risultati delle sue
ricerche sull’effetto phi. Egli aveva dimostrato
che presentando a dei soggetti due stimoli
luminosi in rapida successione questi
avvertivano fenomenicamante la sensazione
del movimento. L’importante era che i due
stimoli luminosi fossero presentati ad un
determinato intervallo di tempo, detto
frequenza critica di fusione. Per esempio, se
l’intervallo era superiore ai 200 msec i soggetti
facevano esperienza di due linee separate; se
viceversa l’intervallo era inferiore ai 30 msec
l’impressione era di una simultaneità dei due
stimoli. Quando i due stimoli invece erano
presentati all’interno di quest’intervallo, si
percepiva il movimento stroboscopico. Questo
è lo stesso principio per cui proiettando dei
fotogrammi su uno schermo, ad un certo
intervallo di tempo, si ha l’impressione della
continuità delle immagini.
1832 Stroboscopio
Due fisici (Simon Stampfer e Joseph Plateau)
ebbero l’idea di utilizzare
contemporaneamente lo stesso accorgimento
per animare figure. Le immagini disegnate
radialmente, su una circonferenza e separate
da fenditure. Facendo ruotare rapidamente il
dispositivo si ha l’illusione di movimento
1892 Cinetoscopio
Si trattava di uno scatolone con una fessura
attraverso la quale era possibile visionare
immagini in movimento.
Segnali di movimento locale
Vi sono oggetti che si muovono nell’ambiente
mentre altri restano in quiete. (Esempio: sono
seduto su una panchina mentre vedo un uomo
correre, passare prima davanti ad una fontana,
poi dietro un albero, ed ancora di fronte ad un
palo della luce; cambia la posizione dell’uomo
in moto rispetto al elementi stazionari)
Parallasse di movimento
Ora consideriamo gli indizi prodotti da oggetti
in moto. Quando ci muoviamo, gli oggetti vicini
ci appaiono muoversi piu velocemente di quelli
lontani. Se stiamo viaggiando in treno, per
esempio, il movimento apparente degli oggetti
lontani è più lento di quello di oggetti vicini.
Movimenti apparente
Un esempio particolare è il caso del
movimento indotto, dove un oggetto viene
ritenuto in movimento quando variano i suoi
rapporti spaziali con altri oggetti, assunti dallo
spettatore come sistemi di riferimento. Se in
un film vediamo un uomo seduto in
un’automobile ed il paesaggio scorrere dietro
di lui, siamo portati ad attribuire il movimento
alla macchina, e la quiete al paesaggio che
viene scelto come sistema di riferimento.
Le rappresentazione cinematografiche
utilizzano una serie di processi cognitivi noti in
psicologia della percezione; ed altri ne propone
di meno conosciuti e studiati, costituendo
quindi una miniera di possibili interessanti
osservazioni.
Il montaggio
processi di completamento
Da molto tempo sono noti in psicologia quei
particolari processi cognitivi denominati
processi di completamento percettivo. Con essi
sono da intendersi “la produzione attiva, da
parte dell’osservatore, di parti non
concretamente rappresentate, le quali
vengono tuttavia intuite o direttamente colte
al livello di realtà della percezione, quando si
esaminano certe configurazion.
Questo particolare effetto è per molti versi
simile a quello che si realizza nell’esperienza
cinematografica quando vediamo legate
insieme le singole inquadrature attraverso il
montaggio. Infatti è da questa particolare
unione che si avvia nello spettatore un
processo di completamento, teso a ricostruire
gli avvenimenti che giustifichino il passaggio da
un’inquadratura all’altra. Le immagini
giustapposte divengono pertanto per lo
aspettative, con i quali ricostruiamo, poco a
poco, la sequenza del film. Collocazione
apparente dell’osservatore
la macchina da presa deve simulare lo sguardo
di un ipotetico spettatore. Precisamente i
movimenti della macchina devono riprodurre i
possibili spostamenti dello sguardo o del corpo
di un osservatore potenziale, mentre le
posizioni rappresentano il suo particolare
punto di vista.
Ragionamento induttivo
•Più frequentemente i nostri ragionamenti
sono espressioni delle esperienze che facciamo
e da queste ne ricaviamo delle regole generali.
•Il ragionamento induttivo si pone alla base del
processo di costruzione di ipotesi o di nuovi
concetti; in sostanza permette all’individuo di
inferire dal particolare per arrivare al generale.
Processi inferenziali che vanno dal parUcolare
al
generale
• PermeVe di individuare regolarità nei faW e
negli oggeW
• Tali regolarità vengono poi generalizzate in
ipotesi che applicate consentono di fare
previsioni (correVe o meno) sull’ambiente
• Si fonda su due funzioni, individuazione di
regolarità e generalizzazione, che possono
condurre anche a errore
In generale tendiamo a rapppresentare ed
interpretare le premesse costruendo un
modello mentale della situazione, e a partire
da tale modello giungiamo a delle conclusioni.
La risoluzione di problemi
• La risoluzione di problemi
• coinvolge tre stadi:
1. Preparazione a creare la soluzione
2. Produzione della soluzione
3. Valutazione della soluzione prodotta
1) La fase preparatoria
•
• Di solito, un problema rientra in una delle tre
categorie
seguenti:
• Problemi di sistemazione
• Problemi di induzione di una struttura
• Problemi di trasformazione
Problemi di sistemazione
• Richiedono che il sogge-o ridisponga o
ricombini gli elemen3 secondo un certo
criterio.
Gli algoritmi e le euristiche.
•Gli algoritmi sono procedure costituite da una
serie di passi che, se eseguiti nella sequenza
corretta, forniscono una soluzione. Sequenza
(insieme finito) di regole che, se applicate
correttamente, conducono alla soluzione di un
problema in modo certo
•Le euristiche sono delle regole generali
(“regole del dito pollice”) utili nel ricercare una
possibile soluzione del problema. Scorciatoia
cognitiva che può portare alla soluzione di un
problema
• Strategia semplice ed economica rispetto alle
risorse cognitive umane limitate; non è esente
da errore
Il problem solving
•Il problem solving è una elaborazione
cognitiva volta a trasformare una situazione
data in una meta da raggiungere, quando
nessun metodo scontato di soluzione è
disponibile a chi si trova a dover risolvere il
problema (Mayer, 1990).
Intelligenza
Definizione di intelligenza
Secondo Wechsler, l’intelligenza rappresenta la
capacità globale o complessa dell’individuo di
agire per uno scopo determinato, di pensare in
modo razionale, di adattarsi alle circostanze, e
di avere rapporti adeguati con il proprio
ambiente.
I fattori dell’intelligenza
•Thurstone (1938): esistono 7 fattori, o
attitudini •intellettive primarie: abilità
numerica,
•visualizzazione spaziale, memoria,
ragionamento, fluidità •e comprensione
verbale
•Guilford (1982): le capacità mentali sono
ordinate •secondo tre assi:
•Operazioni (cognizione, memoria, produzione
divergente, produzione convergente,
valutazione)
•Contenuti (figurale, simbolico, semantico,
comportamentale) •Prodotti (unità, classi,
relazioni, sistemi, trasformazioni, implicazioni)
Gardner: le
• intelligenze multiple
• Esiste un minimo di 8 diversi
• tipi di intelligenza,
• relativamente indipendenti
• l’uno dall’altro (Gardner, 2000)
• Ciascun tipo di intelligenza è
• legato a sistemi
• neurologicamente indipendenti
• a livello cerebrale
1.Intelligenza musicale
2.Intelligenza corporeo- cinestetica
3.Intelligenza logico- matematica
4.Intelligenza linguistica 5.Intelligenza spaziale
6.Intelligenza interpersonale 7.Intelligenza
intrapersonale 8.Intelligenza naturalistica
Intelligenza Pratica
• (Wagner, 1997,2000; Sternberg, 2000, 2002;
Sternberg e Hedlund,
• 2002)
• Un tipo di intelligenza legato ad un successo
generale
• nella vita
• Si acquisisce principalmente attraverso
l’osservazione
• del comportamento altrui
• I test che valutano l’intelligenza pratica
misurano la
• capacità di applicare principi generali per
risolvere problemi
• quotidiani
Intelligenza Emotiva
• (Matthews, Zeidner e Roberts, 2003; Mayer
et al.,2003)
• Insieme di abilità che determinano
un’accurata decisione,
• valutazione, espressione e regolazione delle
proprie emozioni
• Regola l’abilità di stare bene con gli altri,
fornisce una
• comprensione di cosa gli altri sentono e
sperimentano e ci permette
• di rispondere adeguatamente alle esigenze
altrui (Goleman, 1995)
• È la base dell’empatia, dell’autocoscienza e
della destrezza in
• campo sociale
Approccio psicometrico
•I test di intelligenza sono fra i test psicologici
più antichi.
•La loro iniziale comparsa si deve all’avvento
della scolarizzazione nei paesi industrializzati,
dopo la metà del XIX secolo.
-
WAIS (Wechsler, 1958) è costituita da undici
sottoscale suddivise in: -6 scale verbali:
Informazione, Comprensione, Ragionamento
Aritmetico, Analogie, Memorie di Cifre e
Vocabolario
5 scale di performance: Completamento di
Figure, Disegno con Cubetti, Riordinamento di
Storie e Ricostruzione di Figure.
Valutare l’intelligenza
•WAIS-III
•Scala verbale: •a) Informazione •b)
Comprensione •c) Aritmetica
•d) Similitudini
•Scala di performance
•e) Simboli e cifre
•f) Matrice di ragionamento •g) Disegno di
blocchi
Valutare l’intelligenza
•WAIS-III
•Scala verbale: •a) Informazione •b)
Comprensione •c) Aritmetica
•d) Similitudini
•Scala di performance
•e) Simboli e cifre
•f) Matrice di ragionamento •g) Disegno di
blocchi
Ritardo mentale
• Disturbo caratterizzato da significative
limitazioni sia
delle
• funzionalità intellettuali sia del
comportamento di adattamento che
• coinvolge abilità concettuali, sociali e
pratiche (AAMR, 2002)
• Incidenza: nei soli Stati Uniti colpisce dall’1 al
3% della
• popolazione
• Ritardo mite: tra i 55 e 69 punti nei test di QI
Motivazione
Alcuni dei quesiti più importanti che
riguardano la motivazione:
Il comportamento dell’uomo è
prevalentemente finalizzato o determinato?
Perché alcune persone sembrano eccellere
nella motivazione ed altri ne sembrano
sprovvisti
Cosa si intende per comportamento motivato?
Quali sono le reali possibilità offerte dal libero
arbitrio?
Si può insegnare ad essere motivati
Alcuni dei quesiti più importanti che
riguardano la motivazione:
Il comportamento dell’uomo è
prevalentemente finalizzato o determinato?
Perché alcune persone sembrano eccellere
nella motivazione ed altri ne sembrano
sprovvisti
Cosa si intende per comportamento motivato?
Quali sono le reali possibilità offerte dal libero
arbitrio?
Si può insegnare ad essere motivati
Una prima definizione di motivazione
Motivazione: spinta esigenziale orientata verso
determinati oggetti-meta; una forza che suscita
il comportamento, lo sostiene e lo dirige.
E’ evidente che la maggior parte delle azioni
umane sono guidate da scopi, mentre le
ragioni che appaiono dirigere le azioni sono i
motivi, e i risultato che il comportamento
sembra diretto a raggiungere sono gli obiettivi.
Un po’ di chiarezza sulle definizioni...
Bisogno: suggerisce l’idea di una mancanza e si
riferisce prevalentemente ad uno stato di
necessità dell’individuo.
Motivo: suggerisce tanto l’idea di causa quanto
una ragione che la giustifica, per cui parliamo
dei motivi che determinano e ispirano il nostro
operato.
Scopo: accentua, rispetto alla parola bisogno e
motivo, la connotazione propositiva e
autoaffermativa.
Pulsione
Concetto a metà tra il biologico e lo psichico,
con il quale si intende processo dinamico
consistente in una spinta (carica energetica,
fattore di motricità) che fa tendere l'organismo
verso una meta. Secondo Freud, una pulsione
ha la sua fonte in un eccitamento somatico
(stato di tensione); la sua meta è di sopprimere
lo stato di tensione che regna nella fonte
pulsionale; la pulsione può raggiungere la sua
meta nell'oggetto o grazie a esso.
Il concetto di pulsione è inteso sia in termini
biologici che psichici.
Le spinte pulsionali
Secondo il modello psicoanalitico classico
esistono due forze pulsionali:
Eros Thanathos
Come avviene la regolazione della
motivazione?
Paradigma Tensio-riduttivo (scarica)
Paradigma
Mantenimento equilibrio
(omeostasi)
Le teorie dell’arousal
•Le teorie della riduzione delle pulsioni non
spiegano comportamenti finalizzati a
incrementare livello di arousal (es.: sensation
seeking, curiosità)
•â
•Teorie dell’Arousal
•(Berlyne, 1967; Brehm e Self, 1989)
•L’individuo cerca di mantenere un livello
ottimale di stimolazione e qualora diventi
troppo basso cerca di innalzarlo ricercando altri
stimoli.
Le teorie dell’arousal
La ricerca di sensazioni
consiste nel bisogno, che varia da individuo a
individuo, di stimolazioni nuove, varie e
complesse, unito alla disponibilità a correre
rischi fisici e sociali per provarle.
Motivazione al successo
Atkinson (1964) approfondendo il tema della
motivazione al successo ha fatto riferimento ad
una doppia tendenza, da una parte vi è il
bisogno di successo dall’altro quello di evitare il
fallimento. Un individuo ad esempio può
nutrire un grosso bisogno di successo
accompagnato con una forte motivazione ad
evitare il fallimento; in questo caso siamo di
fronte ad una forte condizione di conflitto che
può generare un blocco nella carriera
scolastica. Diverso è il caso di chi nutre un
bisogno di successo elevato con una bassa
necessità di evitare il fallimento. In
quest’ultimo caso solitamente lo studente
affronta con produttività le prove d’esame.
Motivazione intrinseca ed estrinseca
Deci e Ryan (1985): hanno proposto la
distinzione tra motivazione estrinseca e
intrinseca. Con la prima si fa riferimento al
fatto che un comportamento può essere
finalizzato a vantaggi secondari, come premi e
punizioni. Con la seconda invece il piacere è
legato totalmente all’attività in sé. Nel caso
dell’apprendimento scolastico si può parlare di
piacere nel conoscere ed approfondire un
determinato argomento.
_____
Motivazione____________________________
_______________________
Motivare all’eccellenza.
• Assegnazione di obiettivi (goal setting): chiari
precisi, ambiziosi. Gli obiettivi a lungo termine
devono essere sostenuti con la presenza di
obiettivi intermedi
• Rendimento dei risultati raggiunti (feedback)
_______Processi cognitivi e
motivazione____________________________
_____
Bandura (1991) ha originato il concetto di
autoefficacia (self- efficacy).Essa consiste nella
valutazione della probabilità di portare a
compimento con successo un certo compito (o
attività).
Per Bandura fondamentale sono le aspettative
di efficacia ed il fissarsi degli obiettivi realistici,
né troppo difficili, né troppo facili.
_______Processi cognitivi e
motivazione____________________________
_____ Importanza del vissuto di auto-efficacia
nell’adolescenza
Le convinzioni di efficacia connesse al grado in
cui l’adolescente è capace di ottenere un buon
rendimento scolastico (autoefficacia
scolastica), di instaurare e preservare relazioni
interpersonali gratificanti (autoefficacia
sociale) e di resistere alle pressioni dei pari nei
confronti di condotte trasgressive
(autoefficacia regolativa) corrispondono a
sistemi di convinzioni distinte che hanno
mostrato di avere un ruolo determinante nel
favorire benessere e successo e nel contrastare
disagio e disadattamento (Bandura,
Barbaranelli, Caprara e Pastorelli, 1999).
Le convinzioni di essere in grado di riuscire
nello studio delle diverse materie scolastiche e
di saper organizzare in modo adeguato il
proprio apprendimento si è rivelata
determinante, oltre che nel favorire il successo
scolastico, anche nel promuovere
comportamenti prosociali e nel contrastare sia
esiti depressivi che esiti delinquenziali.
Genitori, educatori e compagni possono
indifferentemente servire da veicoli, modelli,
sostegni, tento più autorevoli, credibili ed
influenti quanto più vicini e di fiducia.
_______Processi cognitivi e
motivazione____________________________
_____
• Su cosa si fondono le aspettative di auto-
efficacia:
• Prestazione precedenti
• Apprendimento vicario o imitativo (ci
comportiamo come le figure che per noi
sono importanti)
• Incoraggiamenti verbali
• Reazioni fisiologiche
• Autoriflessioni ed anticipazioni
Comunicazione paraverbale
La comunicazione paraverbale riguarda aspetti
di contorno del processo comunicativo.
Alcuni aspetti:
Comunicazione paraverbale
q Tono della voce
q Timbro
q Alcuni effetti vocali (ad es. tremolio)
q Alcune espressioni paraverbali (“ehmm ...,
uhmm...”)
La comunicazione non verbale riguarda gli
aspetti non contenutistici della comunicazione
Si distinguono:
Cinesica: movimenti del corpo. Prossemica:
gestione dello spazio (pubblico oltre i 4 metri;
sociale da 1 a 3 metri; personale da 0,5 a 1
metro; intimo da 0 a 0,5 metri) Aptica: contatto
corporeo.
La comunicazione non è una prerogativa della
specie umana.
qLe formiche
qLe api
qLe zebre e i babbuini...
Molte specie possiedono strumenti anche
molto raffinati di comunicare, tuttavia, per
quanto ci è dato sapere, nessuno dei sistemi
simbolici impiegati da altre specie ha
caratteristiche confrontabili con le lingue
umane.
Lo sviluppo fonologico
qI primi suoni
qIl gioco vocale (4/6 mesi)
qLa lallazione o babbling (6/10 mesi) qLe prime
parole (10/18 mesi)
Esempio di trasformazione :
Trasformazione passiva
il ragazzo mangia la mela diventa
la mela è mangiata dal ragazzo
Trasformazione nominale
le automobili circolano
diventa
la circolazione delle automobili
In entrambi i casi cambiamo alcuni aspetti
grammaticali (trasformazioni) della frase ma
la struttura profonda rimane la stessa
Approccio cognitivo
Secondo Jean Piaget lo sviluppo del
linguaggio è conseguente a quello del
pensiero, cioè alla capacità
rappresentazionale che insorge durante lo
sviluppo cognitivo della prima infanzia.
Se infatti il bambino, alla nascita, possiede
degli schemi molto semplici di elaborazione
delle informazioni e di scelta delle risposte
(stadio senso motorio), dai 18 mesi ai 6 anni
(stadio preoperatorio) si consolidano schemi
di risposta più complessi e, con essi, lo
sviluppo di rappresentazioni mentali degli
oggetti e delle interazioni. Questo consente
lo sviluppo del linguaggio.
Approccio socio-cognitivo
Secondo Lev Semënovič Vygotskij il
linguaggio si troverebbe in relazione
dinamica con il pensiero in quanto in grado di
trasformarlo e influenzarlo. Infatti, pur
avendo un’origine indipendente, linguaggio e
pensiero si integrano nel corso dello sviluppo
divenendo strutturalmente interdipendenti.
In tal senso, per Vygotskij l’interiorizzazione
del linguaggio è un passaggio evolutivo
cruciale poiché consente la formazione delle
funzioni psichiche superiori: intorno ai 3 anni
infatti il linguaggio interpersonale si scinde in
un linguaggio socializzato con funzione una
comunicativa verso gli altri e un linguaggio
egocentrico dove il bambino parla con se
stesso per guidare il pensiero, risolvere
problemi e pianificare le proprie azioni. Il
bambino crescendo, da un lato affina le
proprie capacità di comunicazione verbale,
dall’altro interiorizza il linguaggio egocentrico
in modo progressivo fino a farne il proprio
linguaggio interiore.
La struttura generale
qConcettualizzazione Messaggio
qFormulazione linguistica Pianificazione
qEsecuzione Articolazione
Dislessie acquisite
qDislessia superficiale
legge bene le non parole
ma “sbaglia”, regolarizza, le parole irregolari
qDislessia fonologica
non legge non-parole, ma legge
correttamente le parole irregolari
Emozioni
Perché e quando le proviamo? L’emozione è
prevalentemente un meccanismo corporeo o
del pensiero astratto ? L’emozione influisce
sui nostri giudizi?
La funzione delle emozioni •Valutazione
dell’ambiente
•Regolazione dello stato di attivazione del
sistema
•Preparazione all’azione •Modellare il
comportamento futuro
•Aiuto per un’interazione migliore con gli
altri
Approccio funzionale
Emozioni come mediatori tra organismo ed
ambiente per il mantenimento del benessere
dell’organismo stesso
•Tesi innatista
•esistono configurazioni di •movimenti
facciali prototipiche, •innate e universali che
•differenziano ciascuna •emozione di base
Teoria neuro-culturale Ekman
Tratto da Ekman, 1999
Le componenti del processo emotivo
Universalità vs apprendimento
Approccio culturale
le espressioni facciali hanno carattere
appreso.
Molecolare vs molare
Approccio molecolare
le espressioni facciali sono la risultante del
progressivo processo di valutazione cognitiva
dello stimolo
Approccio molare
le espressioni facciali delle emozioni sono
configurazioni di movimenti muscolari fisse,
distinte e specifiche
FACS.
Risultati
Teorie classiche sulle emozioni
I risultati dell’esperimento hanno confermato
per molti versi le aspettative dei ricercatori.
Chi non aveva ricevuto informazioni o ne
aveva ricevute di inadeguate tendeva a
spiegare la propria attivazione (aveva
assunto adrenalina) in base al contesto che
stava vivendo (euforizzante o al contrario di
collera), e ad assumere l’umore del complice:
si lamentava nella situazione che produceva
uno stato di collera e si comportava in modo
frivolo in quella euforizzante. I soggetti
informati, che sapevano come spiegare il loro
stato di attivazione fisiologica, tendevano in
misura minore a dichiarare che la loro
emozione era la stessa del contesto.
Cervello ed emozioni
Correlati neurofunzionali delle emozioni
La percezione di uno stimolo emotigeno
genera una serie di risposte complesse da
parte dell’organismo che si esplicano
attraverso l’attivazione di diverse strutture
cerebrali:
• risposte ormonali attraverso l’attivazione
dell’ipotalamo
• risposte vegetative attraverso il sistema
autonomo simpatico e parasimpatico messo
in funzione dall’ipotalamo
• risposte motorie attraverso il grigio
periacqueduttale
• risposte esperienziali attraverso
(verisimilmente) la corteccia del cingolo
anteriore
• risposte sociali attraverso il lobo frontale
Cervello ed emozioni
Correlati neurofunzionali delle emozioni
Numerose strutture corticali e sottocorticali
sono coinvolte nella regolazione delle
emozioni, nella motivazione e
nell’associazione degli stati emozionali con i
ricordi e le sensazioni. Esse includono:
• Corteccia Cingolata • Amigdala
• Ipotalamo
• Ippocampo
• Giro Paraippocampale
• Corteccia Orbito-frontale
• Corteccia Somestesica
• Insula
• Tronco Encefalico (nuclei monaminergici) •
Grigio Periacqueduttale
Cervello ed emozioni
Correlati neurofunzionali delle emozioni
E’ possibile affermare che un sistema
multiplo di strutture cerebrali, sia corticale
che sottocorticale, contribuisca all’esperienza
di un’emozione.
Ciascun area cerebrale coinvolta risulta, però,
svolgere un ruolo diverso ed apportare un
contributo specifico all’elaborazione dello
stimolo emotigeno.
Le aree che risultano particolarmente attive
nel processo di elaborazione emozionale
sono:
• Ipotalamo
• Amigdala
• Corteccia Prefrontale Mediale • Corteccia
Cingolata Anteriore • Insula
Ipotalamo
L’ipotalamo è responsabile dell’attivazione
delle risposte vegetative dell’organismo in
relazione a stimoli emotigeni.
Tali risposte consistono in variazioni a carico
di diversi indici fisiologici:
• frequenza cardiaca
• temperatura corporea • pressione arteriosa
• sudorazione
• ritmo respiratorio
• contrazione gastrica
Tali variazioni sono indotte dall’attività
noradrenergica del sistema simpatico e dalla
risposta del sistema colinergico
parasimpatico.
Paradigma di Damasio (1995; 2000)
Secondo Damasio possiamo distinguere tra
emozioni primarie e secondarie. Le prime
sono risposte automatiche ed istintive agli
stimoli esterni.
Le emozioni secondarie invece
rappresentano un passaggio ulteriore
all’elaborazione derivano in gran parte
dall’apprendimento, dalla vita sociale e
personale dell’individuo
Esempi di emozioni secondarie sono la
compassione, l’imbarazzo, la vergogna, il
senso di colpa, l’orgoglio, la gelosia, l’invidia,
la gratitudine, l’ammirazione, l’indignazione,
il disprezzo. Damasio le definisce anche
emozioni sociali