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31/03/2021
NEGLI USA
Negli stati uniti la psicoanalisi è stata dominata a lungo dalla scuola della psicologia
(psicoanalitica) dell’io
Dal punto di vista sociologico, questa scuola è stata dominante dal 1940 al 1980 in USA; questo
per vari motivi:
La maggior parte di questi psicologi erano ebrei europei, che avevano avuto rapporti molto vicini
con Freud, e migrarono negli stati uniti durante le persecuzioni naziste, e diventarono i punti di
riferimento dei psicoanalisti americani che erano poco informati sulla psicoanalisi europea (la
società psicoanalista americana era stata formata da Ernest Jones)
Questi emigrati si stabiliscono in America, e la psicologia dell’io inizia ad espandersi dopo la WW2.
Infatti, dopo la WW2, gli Stati Uniti si erano delineati come la grossa superpotenza mondiale, era il
paese più ricco e più sviluppato.
Controparte culturale dopo la WW2: Da un lato c’è l’esportazione della cultura americana in
Europa e dall’altro lato il comunismo sovietico.
Scontro fra capitalismo americano e il comunismo sovietico.
Gli americani avevano sviluppato una serie di politiche di controllo sociale per evitare di essere
sopraffatti dall’ideologia del comunismo. Questa politica (Marcattismo) era tesa a isolare tutti gli
intellettuali e le persone di rilievo he si ispiravano all’ideologia comunista.
Molti di questi analisti che andarono a fondare la psicologia dell’io erano di fatto molto di sinistra
(pro comunismo), ma altri psicoanalisti americani sviluppano una visione dedida allo studio dei
problemi e delle capacità di adattamento dell’individuo alla realtà.
La psicologia dell’io mainstream che diventerà dominante in termini politici e ideologici in USA
cerca di trasformare soprattutto la metapsicologia freudiana nella psicologia generale.
Il loro motto era che: La metapsicologia doveva essere ampliata e raffinata per tenere conto anche
dei processi normali della mente e non solo di quelli patologici.
Dal punto di vista politico, la psicoanalisi diventa la formazione necessaria da avere per fare
carriera anche nelle università
La psicoanalisi in USA era dunque portata avanti da maschi bianchi psichiatri di origine europea.
Dagli anni 50, la psicoanalisi in USA diventa il massimo della formazione che un professionista della
salute mentale potesse avere.
Insomma, si sviluppò l’idea che la psicoanalisi potesse diventate la scuola dominante in America, e
per un periodo lo è anche stata.
leggere oggi questi scritti è molto noioso e ti da l’impressione che c’è pochissima clinica (rarissimi
casi clinici), Alcuni autori scrivono cose più clinici, ma non si discostano per nulla dalla visione di
Freud, Anna freud e in parte Winniccott.
Dal punto di vista tecnico quello che fanno è tentare di sistematizzare e raffinare la teoria e la
tecnica di Freud. I loro contributi sono solo di natura METAPSICOLOGICA e TEORICA.
Ad eccezione di uno psicoanalista, Heric Hericson, che era stato in analisi con Anna freud in
Inghilterra prima di emigrare, anche lui non era laureato come Klein e A.Freud. Egli si occupò di
sistematizzare una teoria dello sviluppo psicosessuale complementare a quella ipotizzata da freud
e che tenesse conto anche delle problematiche sociali che, se presenti, possono influenzano lo
sviluppo normale. La sua idea più famosa è che le tappe di sviluppo sono in totale 6 e che in
adolescenza si tenta di costruire un’identità coerente.
Gli psicologi dell’io sostengono allora l’idea di un io ad autonomia primaria: vale a dire
una parte dell’ io (che permette il funzionamento delle funzioni cognitive utili per
l’adattamento come memoria, linguaggio, percezione…) che non si sviluppa solo in virtù
del conflitto es-realtà, ma che si svilupperebbe comunque perché è autonomo rispetto
a questo conflitto, in quanto è funzionale per l’adattamento, e l’unica condizione
necessaria per garantirlo è che il bambino nasca in un’ambiente prevedibile, punto.
Questo significa anche ipotizzare che l’energia che muove l’apparato psichico non sia
solo pulsionale (proprio perché esiste un io svincolato da queste pulsioni), propri
perché ci sono dei processi di base che si sviluppano autonomamente con il fine di
permettere al bambino di adattarsi e padroneggiare la realtà, senza necessariamente
essere mossi dalle pulsioni.
Oltre alle energie pulsionali allora l’apparato psichico può essere alimentato da un
energia che Freud chiamava “energia sublimata” e che gli psicologi dell’io chiamano
“energia neutra o neutralizzata”,
2) Gli psicologi dell’io iniziano a studiare quali sono le esperienze di vita e le condizioni che
permettono all’io di acquisire progressivamente la capacità di neutralizzare le pulsioni
(dell’es).
Domanda che si pongono: come fa l’io a neutralizzare le pulsioni?
Hartmann ci dirà: che questa capacità è funzione degli investimenti libidici parzialmente
neutralizzati dalla rappresentazione del sé;.
per spiegare più facilmente : la capacità di neutralizzare le pulsioni è data da una buona
regolazione della propria autostima: più autostima implica un maggior controllo su di sé (=
più controllo sulle pulsioni).
4) Gli Psicologi dell’Io portano avanti il pensiero dell’ultimo Freud (cioè quello che F. scrive in
“Inibizione sintomi e angoscia”) e danno una particolare importanza a una funzione dell’io
che Freud chiamava funzione sintetica dell’io e che loro cambieranno in:
funzione sintetico-organizzatrice dell’io-> l’io cerca di trovare sintesi e equilibrio tra le
diverse spinte e le diverse capacità presenti all’interno dell’io in modo da produrre un’
identità e un comportamento coerente e integrato.
cioè è come se l’io cercasse di organizzarsi internamente cercando di far stare al suo
interno tutte le funzioni che svolge in maniera coerente e non conflittuale.
La base motivazionale di questa di questa funziona affonda sempre le sue radici nell’Es e
quindi è tutt’altro che organizzata.
Ovviamente questi psicologi dell’io mettono in rapporto questa funzione con la libido
neutralizzata.
Anche l’aggressività può essere neutralizzata e confluire nei processi normali di pensiero
alimentando la componente analitica e differenziatrice del pensiero stesso.
5) Dal punto di vista delle pulsioni: gli psicologi dell’io all’inizio cercarono di mettere in
relazione la pulsione di morte ai processi biologici (come quelli catabolici), cercando quindi
sempre di integrare le pulsioni con le scoperte scientifiche del tempo.
Ma poi, essi abbandonano l’idea dell’esistenza della pulsione di morte e conservano l’idea
della presenza di due funzioni motivazionali di base che spingono l’uomo ad agire, e cioè
quelle di sessualità e aggressività. Inoltre conservano l’idea del modello idraulico
GLI PSICOLOGI DELL’IO NON PARLANO PIU’ DI PULSIONE DI VITA E PULSIONE DI MORTE, CHE
VENGONO SOSTITUITE CON I CONCETTI DI SESSUALITA’ E DI AGGRESSIVITA’.
6) Il concetto dell’es inevitabilmente perde spazio, perché iniziano a trovare una serie di
contraddizioni collegate a questa istanza psichica: le pulsioni dell’Es vengono percepite
sotto forma di affetti e di rappresentazioni MA sia affetti sia le rappresentazioni sono
funzioni dell’io e non più dell’es.
Per esempio c’è l’dea del “rimosso”: contenuti mentali che non hanno accesso alla
consapevolezza (o per rimozione primaria o secondaria)-> quando ne veniamo a
conoscenza nel contesto psicoanalitico lo facciamo sotto forma di contenuti organizzati
venire a conoscenza di questi contenuti in analisi significa che questi sono conosciuti dall’io
e organizzati in una forma che presuppone la presenza di un io.
7) Un tema che resta centrale anche per gli psicologi dell’io è il concetto di Meccanismi di
difesa: meccanismo che viene utilizzato per allontanare dalla consapevolezza una certa
rappresentazione o desiderio che a sua volta può essere utilizzato per allontanare dalla coscienza
qualche altra cosa.
I meccanismi di difesa non sono pensabili come meccanismi a sé specifici, bensì come un modo di
utilizzare processi e contenuti della mente che possono valere come difesa verso altri processi e
contenuti che sono ciò da cui ci si difende, ma questi altri processi e contenuti in altri contesti
possono essere a loro volta difese rispetto ad altri processi e contenuti da cui ci si difende. Ci sono
una serie di autori che iniziano a proporre che gli stessi meccanismi di difesa possono essere non
solo concepiti gerarchicamente ma anche pensati lungo un continuum da meccanismi più vicini al
processo primario a meccanismi più vicini alprocesso secondario.
8) Un’altra cosa importante che fanno gli psicologi dell’Io è mettere in relazione la psicoanalisi con
psicologia generale. Di questo si occuperà molto David Rapaport (ha fondato scuola che ha
prodotto contributi pregevoli) che ha dedicato una serie di saggi allo studio del perché il pensiero
psicoanalitico potesse essere messo in relazione a temi di psicologia generale come lo sviluppo di
affetti e della capacità di controllare gli affetti. In “la struttura della psicologia analitica” ha cercato
di formalizzare il pensiero psicoanalitico rendendolo simile a quello delle scienze esatte. I suoi
allievi hanno provato a costituire dei sistemi di interpretazione, dei test in chiave psicoanalitica,
“Reattivi Psicodiagnostici”.
9) Il concetto di regressione: Kris si era molto occupato di arte (lui stesso era storico dell’arte), in
“Psicoanalisi dell’arte”, si era concentrato sui processi regressivi di pensiero che non indicano una
psicopatologia ma sono funzionale alla creazione artistica (ha coniato il termine di “regressione al
servizio dell’Io”) -> grande assonanza tra il concetto di regressione per Kriss e e quello che Anna
Freud aveva scritto su normalità e patologia del bambino quando sottolineava che dei momenti di
regressione parziale e reversibile dalla posizione depressiva a una schizoparanoide, possono essere
fisiologiche e non indicano necessariamente una patologia.
Una delle cose più affascinanti e strane che succedono è che, alla fine degli anni ‘60, dopo il tentativo di
Rapaport di organizzare la metapsicologia freudiana e la sua esposizione in una forma più vicina alla
scienza, la conclusione a cui giungono è che la metapsicologia psicoanalitica è scientificamente
insostenibile, non è una costruzione teorica unitaria e coerente e non permette di spiegare molti fenomeni,
nè di fare previsioni.
I più grandi esponenti della psicologia psicoanalitica dell’Io di seconda generazione (cioè gli allievi
di Hartmann, Kris e Lowenstein) cercano di abbandonare la metapsicologia psicoanalitica e di
sostituirla con un quadro teorico diverso, proponendo una distinzione tra teoria, clinica
psicoanalitica e metapsicologia Ci sono una serie di fenomeni clinici che la psicoanalisi
permette di comprendere. Fino ad ora gli psicoanalisti dell’ip di prima gen. hanno usato i concetti
astratti della metapsicologia per spiegare ad un livello puramente teorico questi fenomeni, che
non reggono e non possono funzionare -> secondo loro è invece opportuno conservare la teoria
ma accostarla alla clinica e provare a inquadrarla in una metateoria di riferimento che non può
essere quella freudiana.
-> Quale sarà questa metateoria di riferimento? Gli psicoanalisti dell’Io di seconda generazione si
dividono.
- Gill si muoverà verso una prospettiva più ermeneutica, costruttivismo sociale critico
- Schafer si rivolgerà alla teoria dell’azione
- Peter Froil utilizza la cibernetica
- George Klein: prova a costruire una nuova teoria basata su processi di integrazione e
disintegrazione ma non riuscirà a completare il compito perché morirà presto
Quello che era una volontà dominante e centrale della psicologia dell’Io, vale a dire il raffinamento
della metapsicologia Freudiana come formulata in “Al di là del principio di piacere”, finisce in un
crollo e nel costituirsi in una serie di micro-modelli proposti anche da grandi autori, nessuno dei
quali riesce a diventare il modello dominante.
Nel frattempo però in analisi nasce tutto un altro filone degli studi psicoanalitici che darà dei
contributi molto importanti al nostro sapere. Uno dei capostipiti importanti di questo filone è
Kriss, direttore di una rivista importante. Il suo contributo è dato dall’introduzione di osservazione
diretta del comportamento dei bambini e interpretazione psicoanalitica dei risultati di queste
osservazioni -> gli psicoanalisti iniziano a lavorare in istituzioni come asili in cui osservano i
bambini in situazioni relativamente stabili per periodi di tempo fissi, svolgono anche studi
longitudinali tesi a indagare il funzionamento psichico e comportamento infantile, più avanti
iniziano a fare anche videoregistrazioni delle interazioni madre-bambino e a cerare di notare gli
elementi di invarianza di queste osservazioni (cioè di notare gli elementi comuni in tutte queste
relazioni)-> da questo filone iniziano a elaborare teorie rispetto allo. Essi Iniziano anche a portare l’
attenzione su fenomeni nuovi che non erano tanto al centro nella psicoanalisi del tempo.
Anna Freud aveva proposto di considerare lo sviluppo sotto una molteplicità di linee evolutive
diverse (relative non solo alla sviluppo della sessualità ma anche allo sviluppo delle relazioni con gli
oggetti, allo sviluppo della differenziazione delle rappresentazioni del sé dalle rappresentazioni
degli altri ecc.)-> in questo modo la nostra capacità di individuare gli elementi patologici di
sviluppo atipico e gli elementi di sviluppo tipico si accresce.
Tutto ciò sarà poi ripreso e studiato, da un punto di vista etologico, da Bowlby con la sua
teoria dell’attaccamento.