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FREUD

Non propriamente filosofo, si forma nel campo della medicina, anche secondo tendenze materialiste e
positiviste. Le sue concezioni della mente umana derivano non da tesi preconcette, ma dalla cura dei suoi
pazienti e della loro sofferenza psichica. Inizia studiando l’isteria, per poi elaborare attraverso le sue
pratiche di cura una concezione del soggetto che lo renderà così rilevante anche per la storia della filosofia,
la cui concezione (tipica della filosofia moderna,di Cartesio,che affermava che la mente coincide con ciò di
cui io ho coscienza) era agli antipodi di quella elaborata dal medico,che la capovolge affermando che c’è
una parte della mente di cui non abbiamo coscienza, ma che tuttavia appartiene alla nostra mente.
Cambia così con lui la concezione di una mente fino ad allora considerata cosciente e trasparente a se
stessa.
Le tre mortificazioni al narcisismo umano
In una delle lezioni tenutasi in università, poi inserita in “Introduzione alla psicanalisi”, F. afferma che la
scienza moderna ha sottoposto il narcisismo a mortificazione in 3 circostanze:

1. COPERNICO: a causa sua l’uomo è stato costretto a considerarsi non più il centro dell’universo, ma
uno degli abitanti di un pianeta che circondava il Sole;
2. DARWIN: la teoria dell’evoluzione ha portato l’uomo a non considerarsi una creatura centrale
all’interno delle specie, perché come tutti gli altri viventi frutto dell’evoluzione;
3. FREUD: l’ultima mortificazione è legata proprio a lui perché con la sua psicanalisi l’uomo non può
considerarsi nemmeno più al centro di sé stesso, perché c’è tutta una parte della sua psiche che
sfugge alla sua coscienza e alle sue azioni.

L’interpretazione dei sogni


L’opera che segna l’inizio della psicanalisi, che pubblica significativamente l’anno di cambio secolo, il
1900.
Il metodo di cura ideato è una novità, perché sfrutta le libere associazioni, cioè la cura attraverso le
parole. F. parte col dire che la sofferenza psichica non abbia un’origine organica,cioè dal
malfunzionamento di un organo come il cervello, ma che nasca dal conflitto tra forze psichiche.
Egli da quindi vita a un metodo che permetta a queste forze di manifestarsi, invitando il paziente a
parlare seguendo il filo delle libere associazioni che egli spontaneamente fa, senza preoccuparsi della
loro complessità/inadeguatezza, anzi eliminando la censura. Possono manifestarsi in questo modo i
contenuti inconsci responsabili della sofferenza psichica.
Cambia così anche l’immagine del paziente, che da essere passivo, colui che subisce la cura, diventa
attivo, quello che attraverso la propria parola prende parte al processo di cura.
Altra grande novità del metodo freudiano è il “processo di transfert”. Freud capisce che durante la
seduta il paziente tende a trasferire sull’analista alcuni stati d’animo provati, come se questi avesse un
valore affettivo.

PRIMA TOPICA
La concezione della mente Freud la illustra in quest’opera, la prima descrizione appunto dei luoghi della
psiche. Per fare ciò F. utilizza l’immagine dell’iceberg: il sistema conscio è la punta dell’iceberg che
emerge dall’acqua; il pelo dell’acqua corrisponde al sistema preconscio, contenuti che attualmente non
sono consci ma che posso diventarlo grazie a uno sforzo (il ricordo ad esempio); la parte sommersa
dell’iceberg,quella più grande e importante, è allo stesso modo la parte più importante della psiche, il
sistema inconscio, fatto di contenuti che nonostante l’impegno non possono essere riportati alla
coscienza e che affiorano in determinate circostanze.

L’inconscio
L’inconscio non è il lato oscuro della mente, ma una porzione di essa, dotata di una sua logica, diversa
da quella cosciente, pur sempre razionale,altrimenti non potrebbe essere analizzata, ma di una
razionalità diversa. Questa logica ad esempio non rispetta il principio di non contraddizione, i rapporti
causa effetto a cui siamo abituati, ma è pur sempre manifestazione della mente,seppur diversa.
L’inconscio si forma attraverso il principio di rimozione, per cui i contenuti, specialmente traumatici,
che la mia mente non riesce a sopportare, vengono rimossi, ma mai cancellati. Fin quando non vengono
affrontati e restano nell’inconscio generano però una serie di sofferenze che si manifestano nella vita
cosciente, e il sintomo è uno di quei luoghi in cui i contenuti inconsci si manifestano.
I luoghi in cui si manifesta il sistema inconscio sono: il sintomo, la seduta analitica attraverso il metodo
già citato, il motto di spirito (battute con le quali l’inconscio ha modo di manifestarsi), il lapsus (o
cosiddetto “atto mancato”) e il sogno.
Il lapsus in particolare viene descritto da Freud con un esempio: un giovane, restio a sposarsi perché lo
considerava una cosa da pazzi,parlandone fa l’errore di dire “manicomio” al posto di “matrimonio”.
È sicuramente non voluto dalla coscienza del giovane, ma non è considerabile casuale perché si
manifesta attraverso di esso il suo pensiero inconscio, in questo caso appunto il suo vero pensiero sulla
questione.
Il sogno è un altro ambito molto studiato da Freud, che ne analizza le caratteristiche e il
funzionamento. Questo è l’appagamento immaginario di un desiderio rimosso e non soddisfatto, che, in
mancanza di appagamento nella vita cosciente, approfittano del sogno per avere almeno un
appagamento illusorio.
Ma l’appagamento è anche camuffato, perché i desideri che si manifestano hanno un contenuto
inaccettabile per la coscienza: se sognassi esattamente ciò che desidero, la censura che comunque la
coscienza mantiene durante il sonno,momento in cui è minore ma sempre presente, mi porterebbe a
risvegliarmi perché giunta a un contenuto inaccettabile. Per vincere allora questa censura, il desiderio
rimosso assume un’altra forma, si camuffa,per eluderla. Ecco il perché delle stranezze incontrate nei
sogni.
Freud poi studierà diverse regole per ricostruire il vero contenuto dei sogni (regola di condensazione, di
spostamento, la rappresentazione per opposti, simbolizzazione, drammatizzazione). Ciò che sta alla
base di queste regole è però la distinzione tra il “contenuto manifesto” (ciò che io vedo durante il
sogno) e il “contenuto latente” (quello vero, ciò che il desiderio voleva raggiungere e che ha assunto
un’altra forma pur di vedersi realizzato).

SECONDA TOPICA
È suddivisibile in 3 istanze:

1. ES: rappresenta l’insieme di tutte le pulsioni che abitano il soggetto ed è retto dal “principio di
piacere”, il cui obiettivo è massimizzare l’appagamento dei desideri e la fuga dal dolore;
2. SUPER-IO: corrisponde alla coscienza morale, l’insieme di regole,proibizioni e divieti che l’uomo
assorbe dalla società in cui vive e interiorizza, come le abitudini che apprendiamo da bambini;
3. IO: la parte organizzata della nostra personalità che ha il difficile compito di dover assecondare
le pulsioni dell’es,, rispettare i divieti del super-io e in più fare i conti con la realtà.
Le pulsioni però, pur di trovare una forma di soddisfazione ai propri desideri, danno vita a un
“processo di sublimazione” : le pulsioni cioè si spostano di oggetto e prendono in considerazione un
elemento socialmente accettato.

Aldilà del principio di piacere


Proseguendo negli studi Freud si rende conto però che ciò non basta descrivere la vita del soggetto
in termini di principio di piacere e principio di realtà. Per spiegare il comportamento umano è
necessario un ulteriore principio, descritto in un celebre testo, “Aldilà del principio di piacere”.
Scopre così che nel soggetto esiste anche la pulsione di morte, una sorta di attaccamento a un
desiderio mortifero, generatore di sofferenza e di morte, che lo porta spesso a mettersi in
determinate condizioni da cui è consapevole di ricavare dolore. Attraverso queste pulsioni però può
ottenere una forma di godimento perverso per cui ritornare a quella condizione, sulla quale non si
può fare a meno di ritornare incessantemente, alla quale si è attaccati dalla forma di godimento:
è definita da Freud la coazione a ripetere.
Non tutto quello che il soggetto fa è quindi frutto di eros, cioè manifestazione di impulsi, ma anche
manifestazione di xanatos, cioè di morte, di pulsioni distruttive piuttosto che conservative, sia in
forma di aggressività verso gli altri, sia verso se stessi.

LA TEORIA DELLA SESSUALITÀ


Altro grande tema affrontato da Freud, con particolare riguardo per lo sviluppo sessuale infantile.
Freud distingue due concetti: “sessualità” e “genitalità”, fino a quel momento tendenzialmente
associati ( si tendeva infatti a ridurre la sessualità alla sola facoltà di procreare).
La sessualità vera e propria è per Freud l’impulso a ricavare piacere attraverso vari organi e parti del
proprio corpo,cosiddette zone erogene.
Lo studio poi della sessualità infantile porta a capovolgere l’immagine tipica del bambino e
dell’infanzia come quella di asessuati,innocenti e immuni alle pulsioni sessuali,alla libido. Freud
invece lo qualifica provocatoriamente come un ”perverso polimorfo”, in quanto sperimenta impulsi
di natura sessuale sganciati dalla genitalità (perverso), traendo piacere non da un singolo organo
del proprio corpo, così come la sua ricerca del piacere non ha una singola forma, ma molte
(polimorfo) tanto che è possibile distinguere varie fasi nello sviluppo della vita sessuale del
bambino:

1. ORALE: il bambino prova piacere nel portare gli oggetti alla bocca,piacere differente
dalla nutrizione,perché non ha un fine esclusivamente biologico;
2. ANALE: il bambino prova piacere nel trattenere/rilasciare feci;
3. GENITALE/FALLICA: la zone erogena sono gli organi sessuali. Il bambino diventa
consapevole del proprio organo,che diventa oggetto di attrazione e paura.
Qui lo sviluppo del bambino e della bambina inizia a divergere e il bambino
interpreta la diversità come forma di castrazione della bambina e teme la stessa
sorte. La bambina prova invidia invece per la mancanza di quell’organo e questa
diventa accusa/colpa.

Il complesso di Edipo
Si sviluppa proprio all’interno di queste complesse forme di relazione. Consiste nell’attrazione che bambino
e bambina sentono di avere nei confronti del genitore del sesso opposto, mentre il genitore dello stesso
sesso è investito da sentimenti ambivalenti: da una lato è visto dal figlio,che vorrebbe godere in modo
esclusivo della propria madre, come una minaccia, in quanto rompe proprio questa unità tra i due; d’altro
lato è però anche un modello positivo,visto come simbolo di forza. A questo rapporto ambivalente si
aggiunge poi la paura di essere punito attraverso quella forma di castrazione che già prima provava.
Per uscire da questa complessa fase il bambino è costretto a rinunciare a godere del rapporto esclusivo con
il genitore di sesso opposto per identificarsi con quello del proprio sesso e imparare a comportarsi come
lui, superando il complesso e assumendo la propria identità.
Molte studiose femministe hanno notato il difetto di Freud però di avere una prospettiva esclusivamente
maschile, “fallocentrica”, concependo la sessualità femminile esclusivamente come “derivata”, mai come
originariamente femminile, vede sempre la bambina come un “maschio mancato”, un “essere sprovvisto di
pene”.

Successiva alla fase fallica abbiamo un periodo di latenza in cui gli impulsi passano in secondo piano per
dare spazio ad altre cose; ritorna poi nella fase genitale, della pubertà, in cui si sviluppano anche i caratteri
sessuali secondari, l’ultima fase.
L’ULTIMO FREUD
Affronta nelle sue pubblicazioni anche il confronto con la religione e con il problema della vita nella società.
Un testo celebre è “Il disagio della civiltà” oppure “L’avvenire di un’illusione”.
L’avvenire di un’illusione
La religione è per Freud l’appagamento dei desideri più antichi dell’umanità, soprattutto quelli infantili,
quelli che l’uomo non riesce mai a vedere totalmente soddisfatti,immaginando così che un Dio possa essere
in grado di farlo. Totalmente illusorio: lo stesso Dio è proiezione dell’ambivalente rapporto con il proprio
genitore; anch’esso infatti è visto come una minaccia ma allo stesso tempo come il Dio benevolo che si
prende cura dell’essere umano.
Il disagio della civiltà
La civiltà è per Freud una tappa sempre necessaria, al di fuori della quale l’uomo non può vivere in quanto
essere sociale.
Allo stesso tempo provoca però una rinunzia pulsionale: non possiamo fare a meno di vivere in società, ma
nel viverci dobbiamo rinunciare all’appagamento pieno e completo delle nostre pulsioni e alla libertà e ciò
porta a un inevitabile livello di frustrazione e sublimazione.

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