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Sigmund Freud

Nella cultura novecentesca la psicanalisi, nata prima come cura di certe malattie mentali, ha
operato una sorta di rivoluzione finendo per influenzare poi tutta la cultura del secolo
passato. Legata a questa branca della psicologia si trova la figura di Sigmund Freud, laureato
in medicina, il quale ribalta la teoria secondo cui la “psiche” si identifica con la “coscienza”.
Freud afferma che l’inconscio non costituisce il limite inferiore del conscio bensì la realtà
abissale primaria di cui il conscio ne è la manifestazione visibile.
Freud divide l’inconscio in due zone:

1- il preconscio, zona che comprende i ricordi momentaneamente inconsci che possono divenire
consci grazie ad uno sforzo dell’attenzione;
2- la zona del “rimosso”, dove una forza specifica, la “rimozione”, mantiene alcuni elementi psichici
inconsci.
Freud cercò un metodo per superare le forze che sbarrano l’acceso alla coscienza. Dapprima usò l’ipnosi,
ma la sua scarsa efficacia lo indusse ad elaborare il metodo delle “associazioni libere”: questo metodo
mirava a far rilassare il paziente, facendolo abbandonare ai propri pensieri in modo che tra le parole
pronunciate si instauri una catena di associazioni collegate con gli elementi rimossi che si vogliono
portare alla luce. Pur avendo la capacità di aggirare censure e rimozioni, si presentano difficoltà: una di
queste è il transfert, cioè il trasferimento sulla persona del medico di stati d’animo ambivalenti provati
dal paziente durante l’infanzia. Tuttavia il transfert può fungere da condizione preliminare per il successo
dell’analisi.

Freud rifiuta la concezione dell’Io come unità semplice e afferma che esso è un’unità complessa; egli
distingue tre istanze:

1- Es, una forza caotica (“un calderone di impulsi ribollenti” come dice Freud) che non conosce né
bene né male, guidata dall’istinto e dal piacere. Es può essere paragonato all’inconscio;
2- Super-io, l’insieme delle proibizioni che si sono installate nell’uomo durante i primi anni di vita e
che lo seguiranno per sempre;
3- Io, la parte organizzata della coscienza che fa da mediatore tra Es, Super-io e il mondo esterno.
Esso deve equilibrare tramite compromessi le pressioni in contrasto fra di loro.
Un’altra importante scoperta di Freud riguarda l’ambito dei sogni. Egli ritiene che i sogni
sono l’appagamento (camuffato) di un desiderio (rimosso). All’interno dei sogni vi è un
“contenuto manifesto”, cioè la scena vissuta dal soggetto, e un “contenuto latente”, cioè le
tendenze che danno alla scena onirica. In poche parole si può dire che il contenuto manifesto è
una forma “travestita” del contenuto latente.
Freud prende anche in esame i contrattempi di tutti i giorni (lapsus, dimenticanze, errori…) che prima
erano attribuiti al caso. Freud scopre che hanno un preciso significato in quanto essi sono una
manifestazione dell’inconscio, un compromesso tra l'intenzione cosciente del soggetto e i pensieri
inconsci che si trovano nella psiche.

Freud si interessò anche alla sessualità intendendola in un senso molto ampio: il piacere sessuale non
deriva soltanto dal funzionamento degli organi genitali, ma da tutta una serie si altre attività corporee
che iniziano nella prima infanzia e che non sono finalizzate al soddisfacimento di un bisogno fisiologico
primario; è questo il caso per esempio della suzione del pollice da parte del bambino, che non soddisfa il
bisogno alimentare ma la pulsione sessuale che anche nella sessualità di un adulto vede la partecipazione
della zona orale.

Da un anno e mezzo a circa tre anni il bambino attraversa la cosiddetta “fase sadico-anale”. In questo
stadio del suo sviluppo la defecazione orienta la relazione del bambino col suo ambiente: compare la
contrapposizione fra “attività” e “passività”. L’attività corrisponde al sadismo, in rapporto al costituirsi
del controllo muscolare e la passività corrisponde all’erotismo anale. Verso l’inizio del quarto anno
fattore erogeno è la zona genitale, in questa fase si distinguono due sottofasi: la fase fallica,
caratterizzata dal “complesso di castrazione” presente nel maschio come paura di essere evirato e nella
femmina come “invidia del pene”. L’altra fase è quella genitale in senso stretto, corrispondente allo
sviluppo psico-sessuale che prevede la definitiva unificazione delle pulsioni parziali sotto il primato degli
organi genitali.

Legata alla sessualità infantile è la teoria del “complesso di Edipo”, un insieme di affetti, amore e ostilità
che il bambino nutre nei confronti dei genitori che si sviluppa durante la fase fallica. Nella forma positiva
esprime il desiderio della morte del rivale del proprio sesso associato al desiderio sessuale per l’individuo
di sesso opposto; nella forma negativa l’individuo ama il genitore del proprio sesso e nello stesso tempo
nutre ostilità per il genitore del sesso opposto.

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