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Freud nato a Freiberg, Moravia, nel 1856, viene definito il fondatore della psicanalisi. Le sue teorie
hanno avuto un enorme impatto su tutti i settori della cultura, e hanno influito sulle ricerche
antropologiche e sugli indirizzi di medicina psicosomatica.
Si laureò in medicina nel 1881 e, su consiglio di Brücke – suo maestro -, che lo aveva invitato a
riflettere sulla sua modesta condizione economica, rinunciò al laboratorio e si avviò alla pratica
professionale. Il tirocinio nell'Ospedale Generale di Vienna lo mise a contatto con il clinico medico
e neurologo H. Nothnagel e con il neuropsichiatra T. H. Meynert; questi, insieme a Brücke,
patrocinarono la richiesta della libera docenza, in neuropatologia, che Freud conseguì nel luglio
1885, per titoli e dopo un esame orale e una lezione sui fasci midollari del cervello. Nell'Ospedale,
aveva intanto conseguito un posto di assistente, che gli assicurava un modesto introito. Grazie a una
borsa di studio, riuscì a trasferirsi a Parigi per alcuni mesi, presso J.-M. Charcot, massima autorità
europea della neuropatologia. Il periodo trascorso alla clinica parigina della Salpêtrière determinò
una svolta, dalla medicina organicistica, alla psicologia e psicopatologia. Freud restò presso Charcot
dall'ottobre 1885, al febbraio dell'anno successivo; andò a Nancy nell'estate 1889, e di fronte alle
esperienze di Bernheim intuì l'esistenza di "potenti processi mentali", esclusi dalla sfera cosciente.
La nascita del Freud psicopatologo, avveniva simultaneamente alla maturazione del neurologo,
quest'ultima, attestata nei primi anni Novanta. La psiche, contiene un "inconscio", fatto di ricordi
traumatici, a forte carica affettiva, di natura prevalentemente sessuale. Sessualità e libido, censura e
difesa, rimozione, spostamento e proiezione, compromesso sintomatico e falso nesso, ricordo di
copertura e abreazione si annodavano in un reticolo teorico di spiccata originalità, che si alimentava
dei casi clinici e dell'autoanalisi: affrontata, quest'ultima, alla morte del padre nel 1896, e presto
seguita dalle scoperte della situazione edipica e della motivazione del sogno. Finita e stampata nel
1899, "L'interpretazione dei sogni", uscì presso l'editore con la data dell'anno successivo,
annunciatrice di un nuovo secolo.
La "topica" dell'apparato psichico, presentata nel capitolo settimo dell'opera come successione di
"Inconscio", "Preconscio" e "Conscio", attendeva ulteriori, essenziali precisazioni. I cinque saggi
sopravvissuti dei dodici che Freud scrisse (sulle pulsioni e i loro destini, la rimozione, l'inconscio, la
teoria del sogno, il lutto e la melanconia), rappresentarono tentativi di ridefinizione di nozioni
basilari: in primo luogo l'Io, l'inconscio e la coscienza. Il passaggio alla seconda topica di Io, Es e
Super-Io avvenne propriamente in ''L'Io e l'Es'', mentre con ''Inibizione, sintomo e angoscia'', le
sindromi ossessive e minacciose per l'organizzazione dell'Io, si portavano al centro
dell'osservazione analitica.
Nei mesi successivi all'annessione dell'Austria alla Germania hitleriana, Freud dovette lasciare
Vienna; partì nel giugno 1938 alla volta di Londra, dove prese dimora. Morì il 23 settembre
dell'anno successivo, per gli sviluppi di un carcinoma della mucosa orale.
La psicoanalisi
Freud ha apportato numerevoli innovazioni in ambito psichiatrico.
Dopo aver studiato con le figure più rilevanti dell'epoca come Charcout e Breur, ha introdotto il
principio di malattia mentale confutando quelle che fino ad allora erano considerate malattie del
cervello.
Questo ha apportato una serie di cambiamenti a livello terapeutico, infatti si abbandonarono quei
trattamenti che vedevano sottoposti i pazienti affetti da nevrosi a elettro shock, docce nel ghiaccio
o ipnosi.
Con l'introduzione di questo nuovo metodo terapeutico la psicoanalisi introdotta intorno al 1920
cambia il soggetto della cura dal cervello alla mente.
Freud tra il 1900 ed il 1923 sviluppò le diverse fasi della sua teoria sulla struttura dell'apparato
psichico; nel 1900 , in quella che è stata chiamata l'ipotesi "telescopica" descrisse la struttura
dell'apparato psichico paragonandola a quella di un telescopio ottico, fatto di molti elementi disposti
in sequenza: il sistema percettivo da una parte, il sistema motorio dalla parte opposta, ed in mezzo i
vari sistemi della memorie del pensiero.
Nel 1913 Freud rielaborò la teoria dell'apparato psichico, sviluppandone un'ipotesi (o modello)
"topografica", nella quale si distinguono tre sottosistemi psichici che chiamò inconscio, preconscio
e conscio (prima topica).
Nel 1923 Freud rielaborò nuovamente la sua teoria dell'apparato psichico, sviluppandone un'ipotesi
"strutturale", nella quale distinse tre sottosistemi che chiamò ES, IO, SUPER-IO (seconda topica).
-L'Es comprende i rappresentanti psichici delle pulsioni, (antica istanza psichica in cui giace tutto
ciò che si è ereditato e le pulsioni);
-l'Io è costituito dal complesso di funzioni collegate alle relazioni fra l'individuo e l'ambiente,
un’evoluzione dell’Es che media i rapporti di questo con l’esterno;
Freud definisce il bambino un "perverso polimorfo"; perverso, in quanto ricerca il piacere senza
alcuna finalità riproduttiva, polimorfo, poiché ricerca il piacere attraverso vari organi e tramite
diverse zone erogene e riceve gratificazione edonistica sia dal contatto col padre che con la madre.
1. Fase orale, che comprende i primi 18 mesi di vita (questo può variare in base al periodo di
svezamento del bambino): durante questa fase la modalità fondamentale di relazione con il
mondo esterno è quindi di tipo nutritivo; la libido si concentra nella zona orale, che diviene
così una zone erogena.
2. Fase anale, si manifesta in età compresa fra i 18 ed i 36 mesi circa: durante questo periodo,
gli interessi del bambino si spostano dalla zona orale a quella anale, in concomitanza con
l'acquisizione del controllo delle funzioni sfinteriche. Il bambino trae appagamento dal
controllo autonomo degli sfinteri; il controllo e l'espulsione dei prodotti del proprio corpo
costituiranno, oltre che una forma di gratificazione, uno strumento di regolazione delle
relazioni con l'ambiente circostante.
3. Fase fallica, si manifesta durante un'età compresa tra i 3 e i 6 anni circa: in questa fase la
libido si sposta dalla region anale a quella fallica. Il bambino a quest'età inizia a esplorare le
proprie zone genitali scoprendo il piacere che ne deriva. In questa fase si sviluppa il
complesso di Edipo per il sesso maschile, mentre per quello femminile il complesso di
Elettra.
4. Periodo di latenza, compreso dai 6 anni alla pubetà non rientra tra le fasi psicosessuali, in
quanto in essa la libido è "dormiente" e le pulsioni sessuali, se la rimozione è stata eseguita
correttamente, vengono sublimate verso altri scopi. Secondo Freud, questa fase serve al
bambino per incrementare la socializzazione e sviluppare rapporti amichevoli con i membri
dello stesso sesso, focalizzando la sua attenzione sulle attività che caratterizzeranno il suo
sviluppo fisico (scuola e atletica).
5. Fase genitale, ha inizio con la pubertà protraendosi poi per tutta la vita dell'individuo,
consentendogli di sviluppare relazioni significative con il sesso opposto, grazie all'energia
libidica nuovamente concentrata nella zona genitale.
L'interpretazione dei sogni:
L’interpretazione dei Sogni, è sicuramente da ritenere una delle pietre angolari della scienza
psicoanalitica: fu Freud stesso a definire l’analisi del sogno come la via regia verso l’inconscio.
Freud portò sempre un profondo rispetto per la sua vita onirica: fin da molto giovane aveva
l’abitudine di annotare i suoi sogni ed approfondirli attraverso attente osservazioni. Che nel sogno
fosse possibile il raggiungimento dell’appagamento di un desiderio, Freud ne aveva avuto
precocemente sentore, ma la conferma gli giunse dopo l’analisi approfondita che egli operò su un
suo sogno datato 24 luglio 1895, sogno noto come “ l’iniezione di Irma “. Scriverà di questa
produzione onirica, in una lettera a Fliess del 12 giugno 1900, descrivendogli la visita da lui
compiuta a Bellevue, la casa dove ebbe questo sogno.
Siamo a fine ottocento quando Sigmund Freud, non da poco laureato in medicina, pone attenzione
su una disciplina ancora vergine e sulla quale lascerà per sempre la sua impronta: la psichiatria. E’
dal contatto con Jean-Martin Charcot che studiava l’isteria e la sua cura attraverso l’utilizzo
dell’ipnosi che Freud approda alla teoria dell’inconscio, un concetto fondamentale della psicoanalisi
moderna e che presto porterà alla scrittura de ''L’interpretazione dei sogni'' (1900), un contributo
rivoluzionario alla psicoanalisi e più in generale alla psicologia. L’ inconscio costituisce la parte
inferiore della nostra psiche, la quale è divisa in due parti: la parte visibile e proporzionalmente
inferiore è il conscio; la parte inferiore è invece l’inconscio, divisa a sua volta in preconscio:
insieme dei ricordi momentaneamente inconsci che possono essere portati alla luce con un sforzo
della memoria; e rimosso: elementi che sono totalmente inconsci e servono tecniche apposite per
superare lo stadio di rimozione. All’interno de “L’interpretazione dei sogni” Freud elaborò la prima
“topica” psicologica e distinse tre sistemi: il conscio, il preconscio e l’inconscio. I sogni si dividono
in un contenuto latente e uno manifesto. Il contenuto manifesto è il sogno in sé, mentre il contenuto
latente sono le circostanze che danno luogo alla scena onirica. Infatti l’interpretazione psicoanalitica
deve percorre a ritroso la traslazione del contenuto latente in quello manifesto.
Per decifrare i sogni bisogna seguire una tecnica indiziaria che parte da un “sospetto”, cioè una
situazione anomala nei confronti di ciò che appare per capire cosa si celi dietro tale apparenza.
Ovvero, l’inconscio ci segnala attraverso i sogni i desideri proibiti e latenti che l’analista ha il
compito di far emergere. Il sogno è altamente radicato nell’uomo, ed è lo stesso uomo a dover
fornire una chiave di lettura all’analista, il quale deve riuscire ad accedere all’inconscio grazie alla
decodifica dei sogni, essendo questi lontani dalla vita psichica conscia: Freud era arrivato a
distinguere due tipi di processi psichici che aveva chiamato primario e secondario, ed aveva
osservato che il processo primario dominava la vita onirica per la presenza dell’inattività dell’Io e la
quasi completa immobilità muscolare.
Un atto inconscio può essere sottoposto a un'azione censurante e venendo censurato diventa
rimosso. I sogni sono collegati con la realtà circostante e utilizzando le stesse parole di Freud: tutto
il materiale che costituisce il contenuto del sogno deriva in qualche modo da ciò che abbiamo vissuto e viene
riprodotto, ricordato nel sogni , [L’interpretazione dei sogni, Sigmund Freud]. A volte il sogno è il
ricordo di un evento passato ormai rimosso. Succede spesso che capita di svegliarsi e si hanno
acquisito conoscenze che prima non erano note o addirittura non si riesce a distinguere se ciò che si
è sognato sia accaduto realmente oppure no. L’abilità dello psicologo sta nel far riemergere,
appunto, ricordi che si avevano rimossi. Questi ricordi rimossi appartengo per lo più alla vita
infantile, nella quale la nostra psiche è colpita inconsciamente una quantità di volte in più rispetto
ad esempio alla vecchiaia. Naturalmente, la vita psichica inconscia è attiva allo stesso modo da
adulti. Particolare è l'esempio del lutto di una persona cara, la quale non si sogna mai subito dopo il
suo decesso, ma solo dopo tempo. Una delle caratteristiche più interessanti dei sogni è la scelta
dell’oggetto del sogno stesso, infatti non sempre sono ricordi intrinseci di significato, ma sono
indifferenti e insignificanti.
I sogni, quindi, sono impressioni fugaci che ritornano inconsciamente grazie anche all’utilizzo
dell’ipnosi. Quest’ultima fu praticata per un periodo da Freud, il quale però poi decise di affidarsi al
metodo delle associazioni libere, che prevedeva di rilassare il paziente e farlo abbandonare ai propri
pensieri, in modo da creare delle catene associative tra le parole da lui dette. Freud sviluppò una
teoria della sessualità che lo portò a scontrarsi con Jungn (secondo lo scienziato gli oggetti e le
persone di un sogno non erano sempre investiti di un desiderio, sessuale o non, mancato). Infatti
secondo Freud la sessualità è un’energia che si sviluppa a partire dal neonato e crescendo prende in
considerazione varie parti del corpo e poi può essere rivolta verso oggetti non sessuali. Tale energia
prende il nome di libido.
Freud fu il fondatore della psicoanalisi, e questa subì molti cambiamenti nel corso degli anni grazie
ad altri psicologi.
Freud lavorò con Alfred Adler e Carl Gustav Jung e con essi elaborò la psicologia psicodinamica
(un insieme di meccanismi e processi psichici). Carl Gustav Jung fu uno psichiatra e la sua teoria è
chiamata psicologia analitica; inizialmente era molto vicino alle idee di Freud, ma se ne allontanò
nel 1913. Secondo Jung esiste, oltre a un inconscio individuale, un inconscio collettivo che si
esprime negli archetipi (delle idee innate dell’inconscio umano, un pensiero primitivo); la vita
dell’individuo è vista come un percorso chiamata processo di individuazione e di realizzazione del
sé personale: cioè l’incontro tra l’Io e il Sé crea la personalità dell’individuo.
Nel 1912 Jung pubblicò il suo testo “Trasformazioni e simboli della libido”, dove erano presenti i
primi disaccordi teorici con Freud e c’era una bozza di un’altra idea sulla psiche. Jung vedeva la
libido in una maniera diversa rispetto a Freud: mentre per Freud il motore della psiche era la
pulsionalità sessuale, Jung proponeva di riarticolare ed estendere il costrutto teorico di libido,
rendendolo così comprensivo anche di altri aspetti pulsionali costitutivi "dell'energia psichica". La
"sessualità" per Jung diventa costrutto importante della vita psichica, ma non è un qualcosa di
esclusivo. La libido è energia psichica in generale, motore di ogni manifestazione umana. Le sue
"trasformazioni" sono dovute alla presenza di un particolare apparato di conversione dell'energia: la
funzione simbolica. Jung, diversamente da Freud, attribuiva al termine "simbolo" un altro
significato: Freud aveva collegato il concetto di simbolo a quello di segno; mentre il segno
compone in modo convenzionale qualcosa con qualcos'altro, il simbolo è un caso particolare del
segno in cui questo non è diretto a una realtà determinata da una convenzione, ma alla
ricomposizione di un intero, come vuole l'etimologia della parola. Un'altra differenza: le fantasie
inconsce per Jung esse sono, se interpretate adeguatamente dall'Io, simboli di nuove realizzazioni
psichiche. La psiche opera affinché vi sia 'individuazione', processo sintetico che coinvolge gli
opposti che costituiscono l'uomo: egli si riconosce nella sua autonomia dagli stereotipi culturali.
L'adattamento trova la sua prosecuzione in questo processo. L'aspetto che più li differenziava era la
concezione dell'inconscio. Per Freud l'inconscio alla nascita era vuoto e durante la vita si riempiva
di quanto per la coscienza era "inutile" o dannoso per l'Io (rimozione). Invece per Jung la coscienza
nasceva dall'inconscio, che aveva quindi già una sua autonomia. Inoltre, per Jung, la psicoanalisi di
Freud teneva poco conto della persona nel suo contesto vitale. Invece Jung, che dava importanza
alla persona e al suo contesto, fondò la "psicologia analitica", che voleva essere uno strumento per
guarire da patologie psichiche e uno strumento per adattare la propria anima alla vita e coglierne le
potenzialità di espressione. Chiamò questo percorso "individuazione". Al concetto di individuazione
si lega la nozione di archetipo. Jung ipotizza che alla trasformazione della libido e ai suoi simboli
sia sottesa una pluralità di immagini primordiali. La funzione trascendente proietta l'individuo fuori
di sé, sul piano d'un pensiero inconscio collettivo. Se la coscienza riesce a sviluppare un
atteggiamento positivo nei confronti dei simboli, l'individuo può liberarsi del disagio
riaffrontandolo da un punto di vista diverso, "trascendentale". Inoltre egli, nel differenziarsi da
queste matrici collettive di senso e dagli istinti primordiali, può integrare i valori universali custoditi
dalla cultura, trovando una modalità personale di attuarli.
DONALD WINNICOTT
Studiò medicina a Cambridge e cominciò un'analisi personale con il traduttore inglese delle opere di
Freud, e successivamente, diventato psicoanalista della Società Psicoanalitica Britannica, continuò
la sua analisi con Joan Rivière. Winnicott, che inizialmente abbracciò le concezioni della Klein
circa il rapporto madre-bambino, successivamente si discostò dal suo pensiero divenendo meno
ortodosso ed entrando nel gruppo degli indipendenti britannici (il cosiddetto middle group, gruppo
di mezzo), passando alla storia come uno dei pionieri della scuola delle relazioni oggettuali. La sua
professione di pediatra lo portò ad osservare a lungo i bambini e la loro interazione con la madre,
permettendogli così di elaborare originali teorie sullo sviluppo psicologico ed emotivo del bambino.
Introdusse il concetto di holding che letteralmente significa sostegno: questo termine fu introdotto
da Winnicott per definire la capacità della madre di fungere da contenitore delle angosce del
bambino. L’holding è la capacità di contenimento della madre sufficientemente buona, la quale sa
istintivamente quando intervenire dando amore al bambino e quando invece mettersi da parte nel
momento in cui il bambino non ha bisogno di lei. All'interno dell’holding il bambino può
sperimentare l'onnipotenza soggettiva, cioè la sensazione di essere lui a creare ogni cosa. Questa
esperienza è necessaria ed indispensabile per lo sviluppo dell'individuo, e può verificarsi soltanto
all'interno di uno spazio fisico e psichico che possa permettere la sua espressione. Per Winnicott il
bambino inizialmente vive in una realtà costruita soggettivamente, dove tutto (compresa la madre) è
sotto il suo controllo onnipotente (onnipotenza soggettiva). Gradualmente dovrà abbracciare una
visione dello spazio oggettivo condiviso, dove la madre esiste indipendentemente dalla volontà
egoistica del bambino. Tuttavia, tra le due forme di realtà ne esiste una terza, lo spazio
transizionale, il quale è sia costruito soggettivamente che percepito oggettivamente. L'esperienza
transizionale permette al bambino di spostarsi verso una realtà oggettiva condivisa, senza esserne
traumatizzato. Inoltre permette lo sviluppo della capacità di vivere nella realtà oggettiva riuscendo
però a conservare il nucleo dell'onnipotenza soggettiva, che permetterà l'espressione dell'originalità
nell'individuo. Per Winnicott l'esperienza transizionale è una sorta di luogo psichico dove il
bambino può giocare creativamente, e per questo motivo Winnicott assimila le esperienze culturali
umane alle esperienze transizionali. In ogni caso, lo spazio transizionale non consiste solo in una
fase evolutiva dello sviluppo umano, ma è anche e soprattutto lo spazio potenziale tra individuo e
ambiente, in cui si modella, in "tutte le età successive dell'uomo" ogni forma di processo mentale
creativo, che ci permette di sviluppare una autonomia riflessiva personale e di cogliere l'opportunità
che ciascuno di noi vuole concedersi, di dare un nuovo e personale senso alla propria esistenza e al
mondo, a partire dalle pregresse esperienze sociali e culturali.
All'interno dello spazio transizionale è importante l'oggetto transizionale. Questo termine denota un
oggetto, come un peluche, una coperta, ecc… che viene acquisito dal bambino per aiutarlo nel suo
sviluppo psicologico; esso viene ad essere il primo oggetto assimilato dal bambino come "non-me".
Tale oggetto, rappresentando l'unione con la madre, ne permette anche il distacco e l'autonomia da
essa (individuazione-separazione). Il fenomeno transizionale non è quindi né percepito
onnipotentemente né visto come appartenente alla realtà oggettiva, venendosi a trovare in uno
spazio di mezzo, lo spazio potenziale, situato tra il sé e il non-sé.
Winnicott definisce madre sufficientemente buona quella madre che, in maniera istintiva, possiede
le capacità di accudire il bambino dosando opportunamente il livello della frustrazione che gli
infligge. La madre sufficientemente buona possiede la cosiddetta preoccupazione materna primaria,
uno stato psicologico indispensabile perché essa possa fornire le cure adeguate al piccolo e che le
permette di "fornire il mondo" al bambino con puntualità, facendogli sperimentare l'onnipotenza
soggettiva. Tra i compiti della madre, infatti, vi è anche quello di presentare il mondo al bambino
(presentazione degli oggetti); la madre sufficientemente buona sa istintivamente quando presentare
gli oggetti al piccolo, quando accudirlo, quando sgridarlo facendo sì che il suo sviluppo proceda
senza intoppi e senza traumi. Allo stesso modo Winnicott parla di madre non sufficientemente
buona intendendo quella madre, in genere vittima di psicopatologie depressive o simili, che fornisce
al bambino cure senza creatività; con una madre non sufficientemente buona il bambino smetterà
presto di vivere nell'illusione che sia lui a creare e distruggere gli oggetti, e vivrà in un mondo,
presentatogli dalla madre, alla quale egli dovrà essere accondiscendente: la creatività nascente
potrebbe così essere uccisa. Anziché essere la madre ad adattarsi al piccolo, in questo caso sarà il
piccolo a doversi adattare alla madre. La madre non sufficientemente buona può distruggere in
maniera traumatica l'esperienza dell'onnipotenza soggettiva del bambino, favorendo in particolare lo
sviluppo di un falso sé o doppio legame. Winnicott indica, con il termine falso-sè, le situazioni nelle
quali il paziente avverte un pesante senso di inutilità soggettiva, di non esistenza. Il Falso Sé
deriverebbe da un rapporto primario madre-bambino insoddisfacente, quindi da una madre che non
ha risposto in maniera soddisfacente ai bisogni del bambino. In questo caso si parla di bisogni di
crescita, di creazione e distruzione dell'oggetto. Inizialmente, infatti, è importante che il bambino
sperimenti l'onnipotenza soggettiva, vivendo nell'illusione di essere lui (con i suoi desideri) a creare
e distruggere la madre. Successivamente, grazie all'esperienza e all'oggetto transizionale, potrà
muoversi verso un terreno di realtà condivisa, meno egocentrico. Per fare ciò ha bisogno di una
madre sufficientemente buona; se la madre è non sufficientemente buona, invece, interrompe
bruscamente l'onnipotenza soggettiva del bambino, impedendo la crescita del vero sé: è in questo
modo che si forma il falso Sé, un Sé privo di energia soggettiva, fatto di accondiscendenze, non
creativo, senza spinta. Al contrario, il Vero Sé è quello nato dal normale superamento
dell'onnipotenza soggettiva, la quale rimane come base del vero nucleo della personalità, la fonte di
energia dalla quale si sviluppano gli aspetti periferici della personalità. Il Falso Sé viene quindi a
configurarsi come una patologia legata ad un deficit presente nell'ambiente del bambino, ad una
carenza nelle cure materne; si passa così da una teoria del conflitto a una teoria del deficit che
presuppone l'assenza o la carenza di importanti elementi dello sviluppo.
Questi sono due psicologi molto importanti dopo Freud per le loro teorie psicoanalitiche. Il
progresso snella psicanalisi è in continuo aumento.
La psicoanalisi oggi mantiene ancora aperto un dialogo le principali tesi dei più importanti
psicoanalisti citati.
Sitografia
https://it.wikipedia.org/wiki/Donald_Winnicott
https://it.wikipedia.org/wiki/Carl_Gustav_Jung
http://www.sapere.it/sapere/strumenti/studiafacile/psicologia-pedagogia/Psicologia/La-psicologia-
clinica/Freud-e-la-psicoanalisi.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Apparato_psichico
http://www.discorsocomune.info/2014/12/processo-primario-e-processo-secondario.html
http://www.treccani.it/enciclopedia/sigmund-freud/