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FREUD (1856-1939)

La psicoanalisi come metodo fu applicato per la prima volta per la cura di una ragazza isterica dal
dottor Joseph Breuer (in seguito i risultati furono pubblicati in Studi sull’isteria, nel 1895, insieme
a Freud). L’isteria è una condizione in cui si simulano una serie di sintomi di diverse malattie
(paralisi di entrambi gli arti di destra, disturbi della motilità oculare, difficoltà
di postura, forte tosse nervosa, nausea , incapacità di bere, di
parlare, stati di assenza, confusione, delirio, ecc.). Nel suo stato di confusione psichica la paziente
mormorava tra sé parecchie parole, che il medico ripete durante il trattamento con l’ipnosi. Con
l’ipnosi affiorano tutta una serie di associazioni che liberano e danno benessere alla paziente. Si
tratta di un trattamento catartico che porta a una eliminazione (ripulitura della psiche) temporanea
dell’offuscamento mentale. Ma i sintomi sparivano, sotto ipnosi.
Il metodo si orienta verso la scoperta delle cause: tutti gli altri sintomi erano insorti come residui,
precipitati di esperienze affettivamente cariche = traumi psichici. In generale, i sintomi
rappresentavano le tracce mnestiche, determinate dalla scena : gli isterici e tutti i nevrotici
soffrono di reminiscenze-> ricordano le tristi esperienze di un passato lontano e ne sono
profondamente affetti-> sono legati al passato

Lo studio dei fenomeni ipnotici ha chiarito che in un unico individuo possono esistere vari
rappresentanti psichici relativamente indipendenti.
La coscienza rimane legata permanentemente a uno dei due stati psichici in cui si sdoppia la
personalità: il conscio; l’altro è chiamato inconscio.
Freud abbandona l’ipnosi ( modificazione dello stato psichico) e lavora in uno
stato normale. Egli cerca di sapere dal paziente i legami associativi tra le scene patogene
dimenticate e i sintomi presenti, i ricordi dimenticati non erano affatto perduti, ma erano pronti a
riemergere e a formare associazioni con altri contenuti psichici. Tuttavia una forza indeterminata
impediva ad essi di diventare consci, e rimanevano nell’inconscio.
Le forze che si oppongono al riemergere nella coscienza delle idee dimenticate erano le stesse
che provocavano l’oblio,esse rimuovono dalla coscienza le esperienze patogene.
Meccanismo della rimozione.
• Le forze e quali condizioni provocano la rimozione: in tutte le esperienze era accaduto che
venisse suscitato un desiderio che si trovava in netto contrasto con tutti gli altri desideri
dell’individuo; desiderio incompatibile con le esigenze etiche, estetiche e soggettive della
personalità del paziente.
Ci doveva essere stato un breve conflitto: la conclusione di questa lotta era appunto la rimozione
dell’idea che si presentava nella coscienza come desiderio incompatibile.
L’incompatibilità è il motivo della rimozione. La presenza del desiderio inaccettabile avrebbe
indotto la durata del conflitto e uno stato di sofferenza psichica, evitata dalla rimozione (->non
segno di debolezza).
• Dall’esperienza patogena (trauma psichico) al sintomo
Nell’inconscio il desiderio rimosso continua a esistere, aspetta solo l’occasione per riattivarsi; alla
fine riesce a far arrivare alla coscienza, invece dell’idea rimossa, una formazione sostitutiva,
deformata e irriconoscibile, a cui si legano quelle stesse sensazioni spiacevoli che credeva aver
rimosso. Sostituto dell’idea è il *sintomo, un modo di espressione, simbolizzato, di un conflitto che
non ha trovato altra via di espressione. Il sintomo come formazione di un compromesso riesce ad
esprimere sia la parte positiva (desiderio) sia quella negativa (rimozione) del conflitto stesso epuò
esprimere più istanze psichiche. Spesso sembra che il paziente non voglia guarire, che sia
affezionato a quello stesso male di cui si lamenta ,questo perché il sintomo ha infatti una funzione
di soddisfacimento sostitutivo il suo abbandono provoca una frustrazione.*
Se il materiale rimosso viene reintegrato nelle funzioni psichiche coscienti (presuppone il
superamento di notevoli resistenze) il conflitto psichico che ne scaturisce (che si voleva evitare)
può essere, con la guida del medico, risolto più felicemente che non ricorrendo alla rimozione (fa
capire al paziente lo sbaglio di evitare il desiderio incompatibile; attraverso la sublimazione eleva il
desiderio ad uno scopo ; alimenta un rinforzo delle forze psichiche).
• L'importanza del determinismo nei processi psichici
Ogni idea che si presenta al paziente non può essere del tutto arbitraria e priva di ogni rapporto
con l’idea dimenticata-> le idee che affiorano nella coscienza, i sintomi, hanno una certa analogia
con le idee rimosse. (idee rimosse con stessa carica affettiva formano un complesso ) .Nella
psicoanalisi vale il principio del determinismo psichico. Nelle manifestazioni della vita psichica
non esiste nulla di insignificante, arbitrario, casuale.
E’ compito della psicoanalisi portare il materiale rimosso della vita psichica al riconoscimento della
coscienza, ma vi è un sistema difensivo che vigila contro ogni infiltrazione di complessi inconsci…
ecco perché è così difficile convincere l’uomo della realtà dell’inconscio e insegnargli ciò che è in
contrasto col suo patrimonio cosciente.
• Definizione della sessualità infantile:
Freud definisce la sessualità infantile (“perversa e polimorfa”): il bambino possiede fin dalla nascita
le pulsioni e le sue attività sessuali indipendenti dalla funzione riproduttiva, parla di piacere
sessuale come autoeccitazione in alcune zone (erogene) del corpo. Molto precocemente
compaiono nel bambino le componenti pulsionali del piacere sessuale (della libido) che richiedono
come oggetto un’altra persona. In seguito, le singole pulsioni al termine della pubertà si
subordinano al primato della zona genitale e la scelta oggettuale (in cui si trova soddisfazione) ha
la meglio sull’autoerotismo. Non tutte le pulsioni originarie trovano posto nell’organizzazione
definitiva della vita sessuale.Certe pulsioni subiscono una rimozione a causa delle pressioni
educative, mentre si sviluppano certe forze psicologiche come la vergogna, il disgusto, la moralità.
Lo sviluppo sessuale non si completa agevolmente in tutti, può lasciarsi alle spalle anomalie o
predisposizioni patologiche a malattie successive, tramite una sorta di regressione. Può succedere
che non tutte le pulsioni si assoggettino al primato della zona genitale, una pulsione che rimane
isolata, indipendente, determina ciò che si chiama perversione.
Freud parla del complesso di Edipo (del quale F. parla nell’Interpretazione dei sogni) che sorge
verso il terzo anno d’età: è una richiesta pulsione genitale che reclama il suo oggetto e lo
riconosce nella persona più vicina, con la quale si è già da tempo sperimentato un rapporto di
fiducia e tenerezza, cioè la madre, che tende a considerare il figlio come il suo oggetto privilegiato.
Di fronte a questo rapporto esclusivo, il padre è vissuto come un ostacolo che impedisce ai due di
unirsi, e come tale diviene oggetto di odio e rappresenta il divieto dell’incesto.
Nell’immaginazione ogni bambino ha sognato di uccidere il padre per prenderne il posto.
Nell’esperienza di ogni bambino il complesso viene vissuto nella forma della castrazione: poiché la
libido è investita prevalentemente sul genitale, esso diventa la zona privilegiata, perciò il bambino
vive le sue fantasie erotiche con gravi sensi di colpa e teme che il padre lo punisca privandolo di
ciò che ha più caro, il pene. La paura della castrazione provoca una tale angoscia da spingere il
bambino ad abbandonare l’impari contesa col padre.
Si assiste al tramonto del complesso edipico, ovvero rimozione, per l’impossibilità di qualsiasi
soluzione: non vi sono che sconfitte e frustrazioni (causa ontogenetica).
A tempo debito il bambino abbandonerà i legami sessuali familiari perché così esige il ritmo di
sviluppo ereditariamente predisposto (causa filogenetica).
Il complesso di Edipo svanisce perché la sua stagione è finita e perché tra il conflitto narcisistico
(timore della castrazione) e libido generata da oggetti parentali (madre), prevale il primo.
Questi vengono sostituiti dalle identificazioni: si identifica col padre. L’autorità paterna fatta propria
costituisce il nucleo del Super-io, istanza psichica che rappresenterà, d’ora in poi, il sistema dei
valori e dei divieti introiettato. Il Super-io è quindi l’erede del conflitto edipico: non si forma tanto a
immagine dei genitori, quanto a immagine del loro Super-io, rappresentando così la continuità
delle generazioni.
Tutta la società è solidale alla disedipizzazione del bambino, e vi concorrono tutte le istituzioni:
autorità, religione, istruzione, cultura. Il tramonto del complesso edipico coincide con il periodo che
va dal termine dell’infanzia sino alla pubertà (dai 6 ai 10 anni).
• Impostazione “filosofica” della psicoanalisi
La riduzione della complessità della vita psichica ai soli aspetti coscienti, viene paragonata da
Freud alla cecità di un sovrano assoluto che si accontenta delle informazioni del suo primo
ministro, senza scendere tra il popolo e ascoltarne la voce.
Con la psicoanalisi, tutto l’agire umano è dotato di senso: infatti solo se ammettiamo l’inconscio
possiamo capire brandelli di esperienza che altrimenti rimarrebbero privi di soggettività e di
significato. Solo l’inconscio ci permette di ricuperare l’irrazionale alla intelligibilità ma rimane in sé
inconoscibile (si può cogliere solo nei suoi derivati -> sogno, sintomo, lapsus, motto di spirito,
gioco, attraverso i quali possiamo risalire alle sorgenti, a quel desiderio inconscio che anima la
nostra vita).

• Il sogno per Freud:


L’interpretazione dei sogni è la via regia per l’interpretazione dell’inconscio;’ il principio
fondamentale è che il sogno è la realizzazione di un desiderio inconscio rimosso, anche se la sua
riuscita è sempre parziale, per l’esistenza di una ineliminabile tensione conflittuale.
I pensieri inconsci che cercano espressione e che risultano intollerabili alla coscienza, sono da
Freud riportati a desideri sessuali connessi con le precoci vicende della sessualità infantile. Poiché
nello sviluppo psichico nulla è superato una volta per tutte, i desideri infantili si presentano
insistentemente alle soglie della coscienza, sorprendendola nel momento di debolezza in cui il
sogno allenta le sue difese. Questo mascheramento della realtà pulsionale è effetto del cosiddetto
“lavoro onirico”. Quello che il paziente porta in analisi non è il “sogno” ma il ricordo di una
esperienza onirica successivamente organizzata, come un’ elaborazione secondaria rispetto al
vissuto onirico che resta irripetibile e irrecuperabile.
Il lavoro analitico ripercorre a ritroso la trama del sogno sino a giungere al punto di partenza, ai
contenuti latenti. L’impresa è garantita dal principio di determinazione che regge la vita psichica:
nulla vi accade casualmente, ma ogni manifestazione, anche la più insignificante, è prodotta dal
desiderio inconscio. Benché il sogno sia la via regia verso l’inconscio, Freud dice che il sogno non
illustra esaurientemente l’inconscio, ma che è una provvisoria interpretazione con cui il sognatore
cerca di controllare l’irruzione del materiale onirico più inquietante.
Il testo del sogno giunge già sottoposto a due elaborazioni: quella primaria, simultanea al sognare
e quella secondaria, della sua trascrizione in racconto, dove il vissuto onirico si linearizza,
inevitabilmente, nelle forme logiche del discorso.
L’organizzazione cognitiva del sogno costituisce una difesa da aggirare, sia frammentandolo nei
suoi elementi costitutivi, sia prendendo in esame gli aspetti marginali del testo.

• Pulsioni
La prima frontiera dell’oggetto è la pulsione (Trieb) che, ai confini tra il somatico e lo psichico, è un
concetto limite. La pulsione è la spinta che proviene dall’interno e che muove i bisogni dell’uomo,
da non confondere con l’istinto, condotta determinata ereditariamente.
La pulsione non eliminata determina uno stato di eccitazione, avvertito come sofferenza, che
richiama l’intervento del sistema nervoso, apparato cui è conferita la funzione di eliminare gli
stimoli che gli provengono o di ridurli al minimo livello.
Nella pulsione si distingue: la fonte (intesa sia come zona dell’organismo dove compare
l’eccitazione sia come processo fisico-chimico che la produce), l'oggetto (elemento mobile, reale
o no) e la meta (la soddisfazione).
La pulsione non sarà mai definitivamente sistematizzata in un quadro teoretico coerente data la
sua extraterritorialità rispetto allo psichico e all’organico.

• Apparato psichico
➡dal punto di vista DINAMICO: tutti i processi sono ricondotti a un gioco di forze che si muovono
sotto il dominio di tre polarità: mondo esterno/mondo interno; piacere/dispiacere; attivo/
passivo. La pietra angolare dell’edificio psicoanalitico è rappresentata dalla rimozione, che è
l’operazione con cui il soggetto mantiene inconsci o respinge i rappresentanti pulsionali (per lo
più di natura sessuale) che risultano inaccettabili. Vi è ella natura stessa della pulsione
sessuale qualcosa che la rende conflittuale: tanto il carattere frammentario delle pulsioni
sessuali quanto la natura delle loro rappresentazioni fanno si che vi sia sempre qualcosa di
eccessivo e di non inscrivibile nel campo della comunicazione cosciente. Ciò spiega l’esistenza
di una rimozione originaria, di nuclei ideativi che non sono mai giunti al livello della coscienza
perché investiti da contropulsioni che si sono opposte originariamente alla loro manifestazione.
Tutte le rimozioni successive, oltre alle energie contropulsionali attuali, richiedono l’intervento
del rimosso originario, che provoca un campo di attrazione. Anche la rimozione, seppur
determini un rinuncia pulsionale, è retta dal principio di piacere, o del minimo danno [per
evitare gli svantaggi di una manifestazione pulsionale]. La censura psichica opera su due zone
di confine tra inconscio e preconscio e tra preconscio e conscio. E’ l’Io che si oppone alla
pulsione (sovrintende all’attività censoria), anche se per farlo deve utilizzare energie pulsionali.
L’Io deve conservare e ristabilire l’equilibrio, attivare la rimozione, è un’attività inconscia che ha
dunque modalità automatiche, prive di consapevolezza.
➡dal punto di vista ECONOMICO: le rappresentazioni psichiche delle pulsioni hanno un
investimento energetico (importo d’affetto) e l’apparato psichico tende a mantenere il più basso
possibile l’ammontare totale degli eccitamenti per evitare “ingorghi”. Nell’inconscio, le cariche
affettive, libere, fluiscono senza inciampi da una rappresentazione all’altra tramite spostamenti
e condensazioni. Il loro movimento è retto dal principio di piacere [processo primario].
All’insorgere di pulsioni interne, l’apparato psichico reagisce investendo affettivamente la
memoria di soddisfacimento, cioè allucinando lo stato di benessere desiderato. In un secondo
tempo, la mancanza di un attivo appagamento del bisogno obbliga l’apparato psichico a
rappresentarsi nel condizioni del mondo esterno e a modificare la realtà frustrante [processo
secondario]. Si instaura un nuovo principio di attività psichica: non viene rappresentato ciò che
è piacevole, ma ciò che è reale anche se risulta sgradevole. Mentre il principio di piacere
vuole tutto e subito (giudica le rappresentazioni secondo piacere o dispiacere) quello di realtà
è in grado di prolungare la tensione di bisogno in vista di una meta possibile o migliore (giudica
le rappresentazioni vere o false). Non c’è contrapposizione totale tra i due principi, in quanto il
principio di realtà si prende carico e gestisce le esigenze stesse del principio di piacere. Sotto il
principio di realtà gli organi sensori si potenziano assieme all’attività cosciente (attenzione,
memorizzazione, ragionamento). Progressivamente il principio di realtà sostituisce quello di
piacere, aumentando la capacità di controllo sulla realtà esterna e interna. Il principio di piacere
rimane sempre nell’attività del sogno, nella fantasia, nel gioco, nella sessualità, nella creazione
artistica.

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