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Psicologia Dinamica - Riassunto

Scienze Dell'Educazione (Università degli Studi di Salerno)

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LEZIONE 03/10
PSICOLOGIA DINAMICA
La psicologia dinamica è una teoria del modello del funzionamento della mente. Se c’è una
teoria del modello di funzionamento della mente, il passaggio successivo è avere una teoria
di come funziona la mente fino a quando si muore; quindi, come funziona la mente in una
fase primordiale (dalla nascita allo sviluppo) fino al cambiamento durante tutti cicli della vita.
La psicologia dinamica nella teoria costruisce la legge del funzionamento della mente
(continuità tra patologia e normalità). La teoria della psicologia dinamica è una teoria
dell’intervento psicologico; quindi, il corpo fondante dei modelli psicologici nasce dalla
psicologia dinamica. La psicologia dinamica si occupa di ciò che non si vede, si occupa dei
processi psichici che si vedono dall’azione, cioè nel parlare e nel comportamento. Tutti
modelli teorici ci dicono che la realtà è una costruzione mentale; quindi, il processo psichico
è un processo che determina un modello di costruzione della realtà. Dal punto di vista
mentale, bugia e verità sono la stessa cosa.
L’ oggetto mentale è un concetto della psicologia dinamica (attivatore del processo
psichico).
I 4 punti importanti della psicologia dinamica sono:
1. Modello Della Mente;
2. Modello Di Sviluppo Della Mente;
3. Continuità tra patologia e normalità;
4. Modello di intervento (metodo/cambiamento)

LEZIONE 04/10
Una volta individuata la legge del funzionamento della mente, la mente funziona alla stessa
maniera, ma può produrre output e outcam differenti, cioè può produrre risultati e derivati
differenti, ovvero sistemi della costruzione della realtà differente che cadono nella categoria
patologica o nella categoria normalità (adatti alla realtà). La psicologia dinamica nasce sui
problemi, sul caso clinico; quindi, è un modello che non costruisce teorie sul mondo, quindi
non una logica top-doxin, ma una logica bottom-up, ovvero si parte dal dato e da qui
recupero il modello di funzionamento della mente.

FREUD
Freud nasce come neurologo, è il primo che inizia ad occuparsi dei casi di isteria, che non
hanno nulla a che vedere con problematiche organiche, cioè del cervello perché non c’era
nessuna ragione organica che spiegasse la paralisi e i problemi fisici che la persona avesse.
Freud scopre la psico-somatica. Dobbiamo immaginare una mente che è capace di costruire
la realtà, di costruirsi una malattia, per poi arrivare ad un modello in cui esistono le relazioni,
per poi arrivare ad un modello in cui queste relazioni si delineano diversamente, fino al
rapporto con il contesto; dove in psicologia il contesto è il testo scritto tra elementi.
Le funzioni cognitive sono al servizio della dinamica conscio- inconscio, cioè a seconda del
rapporto tra fantasia e realtà, si attivano e disattivano pulsioni cognitive. Le funzioni cognitive
lavorano mantenendo lo stato mentale conservato.
Freud mette al centro del suo modello teorico il concetto di pulsione, lo definisce come
elemento tra lo psichico e il sematico, ovvero l’attività psichica si genera sulla base delle
sensazioni corporee. La pulsione è una sorgente endogena, quindi interna, che si ripercuote
sulla mente e sul corpo (rapporto trasversale).

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In che cosa si determina la pulsione?


La pulsione, secondo Freud, ha una fonte, cioè uno stato di eccitamento corporeo che si
modifica in funzione della metà e della sua intensità. Per cui dice Freud ci sono delle zone
erogene che soffrono la sorgente alla pulsione.
Esempio: Freud parla di fase orale, ovvero il bambino porta tutto alla bocca, cioè il
nutrimento avviene attraverso la bocca e questa è una funzione somatica, ma anche
psichica perché il bambino che avrà fame, piange e poi ha un’esperienza di piacere quando
si sazia. Inizia il processo di costruzione della realtà.
I due meccanismi con cui la libiolo rimane legata alle zone erogene sono la fissazione e la
regressione (meccanismi di difesa).
Inoltre, Freud fa diverse teorizzazioni:
la prima ci dice che le pulsioni sono auto-conservative, cioè che hanno il solo scopo di
soddisfare il principio di costanza. Il principio di costanza dice che c’è un modello del
funzionamento della mente basato su una costanza, un valore costante. La legge per il
quale il processo di attivazione determina un livello di energia che dice di essere scaricata,
in questo modo attraverso la scarica di energia, si realizza il principio di piacere. Così la
mente costruisce un sistema per il quale la stimolazione arriva in modo prossimo sempre
allo zero (modello pulsione freudiano).
Perché esiste un oggetto mentale, questo deve essere inventato dalla pulsione, altrimenti
non esiste. Il processo con cui un oggetto viene investito psichicamente si chiama catexi,
quando invece viene disiventato psichicamente un oggetto prende in nome di decatexi.
Abbiamo due forme di energia che sono Eros (energia costruttiva) e Thanatos (energia
distruttiva) e queste due energie lavorano insieme sia in condizione di normalità che
patologia. Non esiste amore che non contenga una scarica pulsione aggressiva,
esattamente come un atto di crudeltà può contenere un atto di amore perché da piacere. La
scarsa pulsione determina l’appagamento della gratificazione sessuali iniziale. Prende il
nome di teoria economica freudiana, questo modello consente di spiegare alcuni fenomeni
della personalità, come il narcisismo.
Per Freud il narcisismo è l’energia indifferenziata investita inizialmente sull’ Io, questo
investimento determina l’illusione narcisistica, cioè la sensazione di essere perfetti e
onnipotenti. Durante lo sviluppo, questa parte di energia viene spostata sull’oggetto madre.
Quindi c’è una differenziazione sull'investimento dell’Io e sull’oggetto madre. Un
investimento sull’Io o sull’oggetto determina personalità differenti:
sull’io → personalità narcisista
sull’oggetto → personalità anaclitica (amo le persone che si proteggono) a questa teoria si
accompagna un modello di funzionamento della mente che viene chiamato prima topica
freudiana, cioè l’idea che la mente funzioni attraverso conscio- inconscio- preconscio.
• L’inconscio è governato da leggi non logiche, cioè da pulsioni primitive; pertanto,
l’accesso all’inconscio è possibile solo attraverso specifiche tecniche che permettono di
decodificare il suo linguaggio;
• Il conscio e il preconscio rappresentano gli organi della consapevolezza e il preconscio
costituisce quell’organo in cui c’è il materiale escluso dal conscio.
Il modello di funzionamento freudiano è di natura totalmente intrapsichico, fortemente
ancorato a una teorizzazione di natura biologico, cioè la pulsione. Infatti, il bisogno primario
dell’infante è di natura endogena, cioè esiste indipendentemente dell'oggetto. L’oggetto
viene successivamente creato dalla mente, ma sempre in relazione ad un’esperienza di
piacere o di frustrazione. La mente tende a ricostruire la prima esperienza di piacere.

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Questa prima topica verrà abbandonata da Freud attraverso lo sviluppo di modello del
funzionamento della mente che prende il nome di seconda topica freudiana.
Nella seconda topica freudiana abbiamo 3 istanze che determinano il sistema di costruzione
della realtà, cioè Es- Io- Super Io.
● ES: la mente parte solo dall’essere “Es”, ovvero dal principio di piacere che è
completamente inconscio, privo di forma ed organizzazione. Segue le leggi primarie,
ovvero la scarica pulsionale del piacere.
● IO: è l’agente esecutivo dedicato a mediare tra Es e Super Io, tra il principio di
piacere e la regola (ovvero le pressioni dell’ambiente esterno). L’Io è un principio di
realtà, che nasce dalla differenziazione dell’Es, che avviene attraverso la distinzione
tra fantasia e realtà. Distinzione che consente l’adattamento al mondo attraverso il
principio di realtà;
● • Il SUPER IO è l’istanza morale generata dal superamento del complesso di Edipo,
grazie a tale superamento e alla conseguente nascita di questa istanza si provano
sentimenti di colpa e vergogna, due sentimenti che determinano il rapporto con la
regola, cioè con la norma;
inoltre, Freud propone una teoria dello sviluppo della mente:
● Fase orale (zona erogena: bocca)
● Fase anale
● Fase edipica (desiderio sessuale verso la madre) → angoscia di castrazione
● Periodo di latenza (si forma il pensiero)
Freud si occuperà anche dei sogni e delle loro interpretazioni e introdurrà il concetto di
contenuto latente e contenuto manifesto.
Il contenuto manifesto è la dimensione conscia, mentre il contenuto latente è la dimensione
inconscia e segue le leggi primarie. Invece la dimensione conscia segue le leggi secondarie,
secondo il principio di adattamento alla realtà. Nel sogno le immagini si confondono rispetto
e determinate leggi:
● La condensazione, parti di oggetto diverse vengono condensate come se fosse lo
stesso oggetto;
● Lo spostamento,una caratteristica di un qualcuno viene attribuita a qualcun altro;
● Rappresentazione grafica, le immagini come le rappresentano;
● Elaborazioni secondarie, trasformiamo un contesto rimosso in contenuti accettabili;
● Libere Associazioni;
Per Freud, la psicoanalisi è il metodo con cui si dirada la dimensione inconscia che per
Freud rappresenta l’unica realtà psichica vera. Quindi la psicoanalisi è una tecnica di studio
del funzionamento della mente sia in condizioni di normalità che in condizioni di patologia.
L’inconscio soddisfatta le leggi del determinismo psichico, cioè nulla accade per caso.

LEZIONE 10/10
RELAZIONI OGGETTUALI
Altri medici, si trovano ad imbattersi in diversi casi clinici, costruire altri modelli. All’intero di
questo dibattito si aprono relazioni oggettuali, con esso si fa riferimento ad uno specifico
modello diverso da quello freudiano.
L’oggetto → è un concetto che utilizziamo per guardare il processo psichico, perché se non
guardiamo l’oggetto confondiamo il modello psichico con la realtà. Esso è un attivatore del
processo psichico.

MELANIE KLEIN

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È una psicanalista inglese, è famosa in questo modello delle relazioni oggettuali perché
introduce l’osservazione partecipata, il modello di Klein si chiama appunto modello
oggettuale. La mente entra in rapporto con gli oggetti. La Klein si occupa di intervento
psicoanalitico con i bambini.
Si pone il problema, come viene indagato la realtà psichica?
Il GIOCO viene definito dalla Klein la funzione psichica dell’infanzia cioè la rappresentazione
dell'inconscio, esso rappresenta l'unità di analisi della realtà psichica e il metodo di cura
della mente del bambino con cui si risolve il conflitto.
Da questo la Klein sente la necessità di ridefinire il concetto di OGGETTO, dandoci 3
definizioni
1. Gli oggetti sono intrinseci al desiderio, in forma di conoscenze e immagini universali
2. Gli oggetti vengono creati per deviare l’istinto di morte dall’autodistruzione
3. Gli oggetti vengono evocati per spiegare la fenomenologia dell’attività psichica dei
bambini.
Gli oggetti per la Klein sono immagini innate, sono generate per la soddisfazione delle
pulsioni, quindi sono create per la soddisfazione dell’amore o dell’odio cioè sia per la
gratificazione che per la frustrazione.
Gli oggetti sono considerati estensioni delle pulsioni, quindi il concetto di NARCISISMO per
la Klein cambia.
Il NARCISISMO → è il riflesso di un’intensa relazione con gli oggetti (tra attività psichica e
oggetto), quindi senza oggetto non esiste l’attività psichica.
DIFFERENZA TRA IL MODELLO FREUDIANO E KLEINIANO
Secondo Freud mette in pulsione zona erogena (bocca) e l’oggetto (ciuccio), l’oggetto viene
creato dopo, solo se viene investito dalla mente.
Es:
Secondo la Klein guardando il bambino, sostiene che gli oggetti vengono creati cioè sono
estensioni delle pulsioni per la loro gratificazione. Gli oggetti sono dentro la mente.
Le relazioni con gli oggetti sono la base dei processi psichici. Le unità di analisi sono
relazioni con gli oggetti ibnizi cioè così come vengono costruiti dalla mente. Quindi il corpo
nel modello Kleniano cambia, anche secondo la Klein il corpo genera sensazioni, tuttavia il
corpo non è una zona erogena, ma è il veicolo per le espressioni delle pulsioni. La funzione
diventa un’emozione complessa che sostanzia un fenomeno psichico.
La Klein prende in esame la mente del bambino e non quella di un adulto perché se
prendesse la mente di un adulto alcuni processi psichici non uscirebbero fuori, mentre nella
mente del bambino individua il modello evolutivo della mente. Ci parla di 2 posizioni:
1. POSIZIONE SCHIZZOPARANOIDE comprende Eros e taros (amore e odio)
produce una scissione proceduale dell’oggetto in buono e cattivo, l’oggetto diventa
cattivo in assenza nel quale viene proiettato l’odio e quando la mente si interfaccia
con l’oggetto cattivo tenderà a distruggerlo. “Schizzo” significa scissione, “paranoide”
da “paranoico” significa che penso che ce l’hai con me. Es: le persone gelose, sono
così, perché hanno avuto esperienze traumatiche con la madre o con qualsiasi altra
figura primaria.
2. POSIZIONE DEPRESSIVA Quando capisce che l’oggetto buono e quello cattivo
sono la stessa cosa entra in depressione perché si sente in colpa. Quindi la
posizione depressiva è l’interazione tra buono e cattivo e una volta portati in unità il
bambino si deprime. Depressione: perdita dell’oggetto d’amore.

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LEZIONE 11 OTTOBRE
SULLIVAN
Sullivan si occupa di individui schizofrenici (colui che ha deliri e allucinazioni), quindi ha a
che fare con un tratto psicotico (psicosi è l'alterazione del rapporto tra fantasia e realtà, al
punto che la fantasia diviene realtà).
La SCHIZOFRENIA si basa su un disturbo psicotico. Ci sono tratti psicotici che usiamo nella
vita quotidiana e sono “NORMALI”, sfociando nella PATOLOGIA, tutto si basa su questo
modello. Per Sullivan la schizofrenia rappresenta una reazione agli eventi che si verificano
nel rapporto tra individuo e ambiente, persone significative e variabili di natura culturale.
Con Sullivan si apre un modello di funzione della mente di natura interpersonale, quindi
dice che la schizofrenia rappresenta un disordine interiore che costituisce una
deformazione della realtà. Questo disordine interno è dovuto da esperienze precoci che
sono state frutto di disgregazione e sistematici fenomeni di scissione.
Sullivan muove una critica al modello freudiano, per cui dice che va evitato il distacco in
ragione di un'osservazione partecipante, che consente di cogliere lo scambio relazionale
tra paziente e terapeuta.
Sullivan dice: “le persone sono quello che fanno” e che la personalità non è altro una
manifestazione, cioè un fenomeno per cui i sentimenti sono esclusi dal lavoro terapeutico.
Quindi dal modello di funzionamento della mente Sullivan dice che durante la vita l’individuo
ha dei bisogni, e il soddisfacimento di essi genera motivazione. Sono le relazioni con gli altri
che garantiscono il soddisfacimento di questi bisogni, quindi questo è un processo
fondamentale per la salute mentale. È talmente importante il concetto di interazione che
Sullivan dice che non c’è madre senza figlio e viceversa. Sullivan parla anche di agente di
cure materne (es: tata, babysitter, ecc). Gli scambi (dove si manifesta il legame)
avvengono tramite zone di interazione. Ci sono 2 tipi di bisogni:
● ZONALI riferiti alle zone che sono indipendenti;
● COMPLEMENTARI in relazione con gli altri.
Questi bisogni definiscono una sfera interpersonale, quando questi non vengono soddisfatti
si può sviluppare la solitudine, per cui Sullivan ci dice che il bambino può avere paura, per
cui la cura materna è fondamentale.
Quindi davanti la paura la risposta dell’agente materno è fondamentale. Questa risposta è
chiamata TENEREZZA ma non è sempre in grado di dare una risposta adeguata
all’angoscia del bambino, quando ciò accade il bimbo prova una grande sensazione di
disintegrazione. Quindi ha esperienze dicotomiche tra stato di angoscia e stato di non
angoscia. Se il bambino riesce a fare questa distinzione, può essere in grado di passare da
uno stato di angoscia ed uno di benessere, ma quando si rende conto che lo stato di
angoscia non può essere risolto questo interferisce con le attività integrative e il
soddisfacimento dei bisogni.
La presenza e le non presenze dell’ angoscia nella madre è fondamentale per lo sviluppo
dell’angoscia del bimbo. Sullivan dice che la libertà è uno stato mentale prima
dell’angoscia, quando ciò accade ci si sente SICURI. L’interazione tra madre e figlio
determina la consapevolezza che la mamma buona e la mamma cattiva sono la stessa
cosa.

LEZIONE 17 OTTOBRE
PSICOLOGI DELL’IO
Prediligono le funzioni dell’io nel sistema di strutturalizzazione della mente come nel sistema
di costruzione della realtà.

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ANNA FREUD
Parte dagli studi del padre e approfondisce i temi della funzione dell’io.
I suoi studi si muovono in una doppia direzione:
● da una parte resta legata alla teorizzazione paterna
● sviluppo dei meccanismi di difesa
Cosa condivide con il padre?
Anna Froid condivide con il padre L’impostazione topografico (luoghi della mente), con
questo modello riconosce le funzioni dinamiche della mente e riconosce un principio
genetico.
Inizia a individuare una prevalenza delle funzioni dell’io in particolare durante il percorso
evolutivo della mente inizia a individuare queste funzioni: si occupa delle Terapie dei
bambini, ed elabora i concetti dei meccanismi di difesa.
I meccanismi di difesa sono delle strutture che hanno una funzione di difesa, ma prima
ancora sono funzioni mentali con cui noi costruiamo la realtà. Ogni funzione mentale parte
nel modello psicodinamico come un meccanismo per difendersi dall’angoscia.
Anna Freud diversamente dal padre dice che le difese non fossero l’unica prerogativa dell’io,
ma le difese appartengono a tutte e tre le istanze psichiche, e contemporaneamente ci dice
che l ‘intervento clinico si deve basare nel rendere conscio il materiale inconscio, e deve
emergere indipendentemente dalla istanza psichica a cui appartiene. (ES- IO E SUPER IO)
Mentre Per Freud l’es è totalmente inconscio, l’io media tra es e super-io.
Per Anna le tre istanze sono tutte iscritte in una dinamica conscio inconscio. Dice che Se
l’es e l’io sono in armonia, l’io osserva e non interferisce nell’attività dell’es, l’io vede il
sorgere della tensione, essere in armonia con l’es permette la gratificazione attraverso la
scarica pulsionale.
Quando l’io percepisce che le istanze dell’es sono aliene all’io stesso, l’io attiva dei
meccanismi di difesa, per difendersi dalle minacce interne (contenuti che non sono in grado
di affrontare) e quelle esterne.
L’uso eccessivo di questi meccanismi può produrre una distorsione della realtà cioè la
patologia è l’esistenza di alcune funzioni mentali utilizzate da un io povero sistema della
realtà distorta. Nel momento in cui abbiamo questa realtà distorta, abbiamo un
impoverimento delle funzioni dell’io.
Anna Freud ci parla di diversi meccanismi di difesa:
● La rimozione
● La regressione
● La formazione reattiva
● L’isolamento
● L’annullamento retroattivo
● L’introiezione
● L’identificazione
● La proiezione
● La scissione
● Rivolgimento contro se stessi
● La trasformazione del contrario
● La sublimazione
● L’umorismo
Abbiamo 2 formazioni di personalità una di natura nevrotica e l’altra di natura psicotica.
Alla nascita il neonato parte da uno stato psicotico: scissione e proiezione

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Quando abbiamo a che fare con uno schizofrenico, con un delirio, con un’allucinazione noi
abbiamo a che fare con una valanga di scissioni e proiezioni.
Cioè L’io è talmente impoverito che il sistema si è irrigidito su queste modalità di costruzione
della realtà.
A questi meccanismi di difesa noti ne aggiunge altri 5:
● la forma di altruismo mix di identificazioni e proiezioni, una formazione sistematica
per cui una forma in cui io mi proietto e mi definisco nell’altro.
● Identificazione con l’aggressore mi trasformo da persona che ha paura di essere
minacciata a persona che minaccia.
● Inteorizazione o intellettualizzazione i contenuti angoscianti vengono organizzati
mediante le attività intellettuali.
● L’ascetismo la paura di ritirarsi dai propri istinti.
● Negazione in fantasia mediante parole o atti.

Anna Freud ci parla delle minacce dell’io, per cui l’io si difende:
● Dagli istinti
● Dalle minacce provenienti dall’esterno
● Dal super io
● Dai bisogni di sintesi dell’io conflitti tra tendenze opposte, ad es: eterosessualità e
omosessualità, essere buoni o essere cattivi. Questi studi di Anna froid la portano a
ridefinire il percorso di sviluppo, e per lei le fasi individuate dal padre appaiono
inadeguate.
Pertanto, il percorso evolutivo è un processo lungo, che determina la formazione della
personalità ed implica 3 componenti:
● La Dotazione naturale patrimonio genetico e ciò che ha acquisito prima della
nascita e dopo la nascita (pre e post-natale).
● L’ambiente ossia gli apporti del sistema familiare, scolastico, con i pari durante il
percorso di crescita.
● Livello di maturazione raggiunto dalla personalità.

Pone l’interazione su Es, Io e Super Io, che è un’interazione che si gioca sui vari livelli del
percorso evolutivo.Questa impostazione è un cambiamento paradigmatico rispetto a freud,
perché inizia ad avere peso inter-relazione tra le varie strutture.
Da una parte abbiamo Le tre istanze psichiche e dall’altro i rapporti delle tre istanze
psichiche muti in rapporto con la realtà esterna. Anna Freud costruisce questo modello negli
anni 30, e fonda un movimento teorico sugli psicologi della scuola dell’io.

LEZIONE 18/10
HEINZ HARTMANN
Prende gli studi da quelli di anna freud e costruisce una teoria generale del modello della
psicoanalisi, con questo obiettivo Hartmann sposa l’idea della continuità tra normalità e
patologia ma pone l’accento sul concetto di azione.
L’azione ha una potenza teoristica (?) superiore al concetto del conflitto intrapsichico, allarga
la dimensione dentro al concetto di azione di unità osservabile.
Dove avviene l’azione?
L’azione avviene nell’ambiente e pone l’attenzione alla dinamica ambientale cioè
all’interazione uomo-ambiente.

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Quando guardiamo i meccanismi di difesa per es. l’intellettualizzazione, questo meccanismo


non può essere studiato solo dentro la dimensione intrapsichica ma deve essere studiato in
relazione all’ambiente nel quale l’azione si sta svolgendo.
Ha un criterio di adattabilità all’ambiente, i meccanismi di difesa non solo ci difendono
dall’angoscia ma se sono capaci di orientarci verso la realtà rispettano un principio di
adattamento.
Secondo Hartmann l’uomo è paragonabile a un organismo, cioè un organismo nasce in un
ambiente e anche l’uomo nasce in un ambiente ciò vuol dire che è adeguato all’ambiente in
cui nasce.
Pertanto, ci parla dell’individuo adatto a certe condizioni, queste condizioni sono:
● un’ambiente medio-prevedibile l’individuo non può prevedere tutto, ma può
prevedere gran parte perché ha gli strumenti compatibili per adattarsi a
quell’ambiente.
Quindi l’io è un prodotto biologico, è un organo di sintesi e di adattamento.
Sostanzialmente l’io è responsabile dell’equilibro attraverso un controllo sulle pulsioni.
L’io per Hartmann non si genera attraverso un processo di differenziazione dall’es, ma è una
struttura unitaria, onnicomprensiva, composta da diverse unità pulsionali che sono
gerarchicamente organizzate e interagiscono con le funzioni psichiche.
Questa dimensione biologica pone Hartmann nella possibilità di leggere il comportamento
umano, cioè le relazioni oggettuali dentro una prospettiva esplicativa.
L’io opera sulla realtà che può essere motivante, ma anche può essere anche contrastante
alle richieste pulsionali.
A tale proposito ci parla degli interessi dell’io: l’io è in grado in ragione dei bisogni di
sopravvivenza a determinare degli interessi, in questa prospettiva l’io diventa oggetto di
indagine del lavoro analitico.
Nel modello di Hartmann l’io è capace di compiere delle azioni, non secondo le leggi dell’es,
ma secondo leggi proprie cioè operando mediante energia neutralizzata.
Si parla di energia neutralizzata perché determina una trasformativa qualitativa dell’energia.
Come fa l’io a soddisfare i propri bisogni? Mediante l’energia neutralizzata.
Diversamente da freud l’io è già presente nella realtà.
-Hartmann dice che l’uomo sano è l’uomo che gode di salute mentale e gode dei piaceri
della vita. -
Il processo ha inizio dalla nascita, questa realtà e un Interazione io e ambiente

Quando parliamo di energia neutralizzata parliamo di:


● Neutralizzazione è l’estensione del concetto di sublimazione (è sempre disponibile),
non né strettamente connessa alla scarica pulsionale.
● Sublimazione è un meccanismo di difesa non sempre disponibile.
In Hartmann l’ambiente non ha alcuna forma di personificazione. (non fa riferimento a
persone). Non vi è modo per Hartmann da parte dell’ambiente di influire sullo sviluppo, cioè
gli oggetti non hanno la possibilità di incidere sull’andamento della crescita umana, l’unica
modalità che incide è la risposta dell’organismo all’ambiente.
Ci sono due tipologie di risposta:
● Alloplastica cambiamenti dell’ambiente;
● Autoplastica cambiamenti su sé stessi.
Un'altra azione possibile è la Ricerca di un ambiente più favorevole; quindi, la realtà ha
implicazioni sul soddisfacimento dei bisogni ma non del piacere, perché l’io durante le fasi

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dello sviluppo può rivalutare dei valori di piacere in base alle fonti; quindi, può operare una
diversa connotazione dei principi del piacere.
Rispetto a Freud il principio di piacere non è più un principio totalmente intrapsichico perché
per Freud la realtà era fuori dal principio del piacere.
Il concetto di realtà è più ampio rispetto a quello di Freud.

Quando ci parla di energia neutralizzata dell’io e ci dice che esiste un’energia che e sempre
a disposizione: sta riconoscendo all’io una funzione primaria di autonomia e quindi parla di
energia primaria che è indipendente dal conflitto psichico.
Esiste un’energia primaria dell’io e un’energia secondaria.
Questa energia secondaria determina quella neutralizzata.
L’io si genera diversamente, sorge da una sorgente comune all’es, rimane differenziato, in
quanto ha elementi distintivi che lo rendono differente dall’es.

LEZIONE 24/10
RENE’ SPITZ
Spitz fa parte anch’esso degli psicologi dell’io e si occupa dello studio del riconoscimento del
partner materno.
Parliamo del periodo dopo guerra (1887-1974) studiò un gruppo di bambini abbandonati alla
nascita in un orfanotrofio, i quali diventavano inevitabilmente depressi, isolati e malati.
Spitz si occupa di:
● deprivazione materna è una dimensione intuitiva;
● trascuratezza ha a che fare con le funzioni mentali.

Spitz considera L’oggetto libidico una conquista evolutiva, vuol dire che questa conquista
riflette la capacità del bambino di stabilire un attaccamento selettivo che viene mantenuto
anche in assenza della persona, quindi il bambino diventa sicuro, ed è assente l’angoscia.
L’io è fondamentale per individuare il partner materno, attraverso il quale vi è la conquista
dell’oggetto libidico.
Per S. esiste un potenziale di differenziazione tra ES e IO, tra mente e corpo, tra esterno ed
interno.
Il neonato all’inizio è un essere indifferenziato a livello psichico, perché è investito da
sensazioni e non da percezioni, significa che il bambino è investito da una serie di sensi
(caldo, freddo, luce, fame), abbiamo l’assenza della percezione, la quale è legata
all’esperienza e un neonato è privo di esperienze.
Passa da una situazione “parassitaria” che determina successivamente dalla nascita
un’esperienza di fusione psicologica con la madre.
La madre determina l’utilizzo del proprio io con il bambino, rappresenta l’io ausiliare del
bambino. Il bambino durante questo rapporto con la madre, fa delle esperienze di nutrizione
che lentamente lo portano nel mondo esterno.
Per cui nella relazione madre-bambino, vi è uno scambio di esperienze di continuità e
discontinuità.
qui avviene la comparsa del primo organizzatore psichico, ci troviamo nello stato
dell’organizzazione psichiche, che corrisponde al secondo mese di vita
● cosa succede nel secondo mese di vita al neonato?
Un neonato sorride in modo indifferenziato, cioè senza saperne il motivo; quindi, il bambino
risponde col sorriso con qualunque oggetto entra in rapporto, si approccia a una realtà
esterna che non so discriminare. (rispondo a uno stimolo)

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Il ricordo della faccia materna consente di anticipare la risposta piacevole di accudimento


attivo e gratificante del rapporto con l’adulto.
Intorno al sesto mese, il procedere dello sviluppo del’ io comporterà lo sviluppo libidico
dell’oggetto vero e proprio.
Vi è una fusione di eros e tharos, integrazione tra buono e cattivo.
Via via nel 6° mese, i sensi si sviluppano sempre di più, la vista inizia a funzionare molto di
più e quindi il bambino è in grado di differenziare il volto della madre (che gli genera sorriso)
da quella dell’estrano (che gli genera il pianto).
Le esperienze di piacere e frustrazione vengono differenziate tra la rappresentazione del se
e dell’oggetto.
e una funzione discriminativa, l’angoscia dell'estraneo è il secondo organizzatore psichico
per Spitz.
● perché è presente quest’angoscia con l'estraneo?
Perché è presente l’ansia della separazione, questo è presente nell’ottavo mese.
Nell’ 8 mese il bambino gattona, quindi è in grado di avvicinarsi e allontanarsi dalla madre e
inizia il terzo organizzatore psichico.
Il terzo organizzatore psichico è il NO, quando il bambino dice no scuotendo la testa, perché
si trova d’avanti a un motivo di dispiacere che gli genera la frustrazione e nel frattempo sta
dicendo no, e va contro l’esperienza di piacere (oggetto libidico che è la mamma).
Ciò che inizialmente gli genera piacere (la mamma) gli sta generando frustrazione.
● Come risolve questo conflitto?
Identificandosi con l’aggressore, ossia facendo ciò che fa la madre e dice no.

In questo momento si determinano due aspetti:


1. Il dialogo acquisisce una dimensione semantica, è un’anticipazione del linguaggio.
2. Il bambino esprime la volontà attraverso la …
Il suo modello si muove a metà tra la teoria duale delle pulsioni e la teoria dell’essere
oggettuale.
L’oggetto libidico è una conquista evolutiva, non è solo un mezzo o un fine, ma è un
elemento che procura un legame essenziale da cui si determinerà lo sviluppo psichico.

JACOBSON
All’interno di questo dibattito si inserisce Jacobson, nel tentativo di conciliare il modello
freudiano con il concetto di esperienza umana ,mette in evidenza il ruolo delle relazioni e
dell’ambiente attraverso un concetto che è chiamato mondo rappresentazionale.
J. dice che L’energia esiste ma esiste in relazione agli oggetti ovvero nelle relazioni
oggettuali, per cui l’esperienza di piacere e frustrazione è il nucleo delle relazioni, ed è il
nucleo della relazione principale ovvero della madre.
Gli atteggiamenti dell’oggetto acquistano potere che può essere definito motivante
Motivante che è indipendente dalla ricerca delle gratificazioni pulsionali.
La delusione determina una frustrazione e si ha luogo alle pulsioni aggressioni.
L’aggressività è il frutto di una reazione.
La Jacobson concettualizza il concetto di sé, il sé è una rappresentazione all’interno dell’Io
ed è una persona, un soggetto diverso dagli oggetti.
Quindi ES e IO come SUPER-IO si influenzano a vicenda, poiché l’IO sistema si stabilizza
con la scoperta di distinzione tra sé e gli oggetti.

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Il percorso di maturazione avviene attraverso delle relazioni oggettuali che sono relazioni
con gli oggetti, sperimentazione attraverso gli oggetti, e determina una sua immagine
personale.
Es: Mio padre non è me
Mia madre non è me
Non essere simili a loro ci fa sperimentare.
Lo sviluppo normale e quello patologico dipendono dallo sviluppo dell’immagine di sé e
dell’altro.
Le prime relazioni oggettuali sono fondamentali.
La Jacobson fa una distinzione tra:
● Il fallimento della mamma;
● la delusione nei confronti dell’oggetto che sono sempre riferite a una specifica
richiesta.

Jacobson ci parla di una ridefinizione del concetto di energia che per lei all’inizio e
indiferenzializzata e successivamente si divide in:
● Idillio;
● aggressività;
si determinano sulla base di tracce disorganizzate, e non sono connesse tra loro e sono
derivate da fattori interni e fattori esterni.

La Jacobson riconcettualizza il concetto di narcisismo, che non è più un elemento


istintuale, ma è un elemento all’interno della dinamica delle relazioni oggettuali.
Il narcisismo è libero da qualsiasi connotazione energetica ed è vincolato dalle prime
esperienze di gratificazioni e frustrazioni. Esso deriva dalle relazioni oggettuali infantili
vincolate dall’esperienza di frustrazione e gratificazione.
Jacobson in questo modo opera un ampliamento del concetto di oralità freudiano
riconoscendo all’oralità, una funzione di:
● GRATIFICAZIONE è quando il bambino va al seno della madre e succhia il seno è
un’esperienza basata sulla fusione;
● FRUSTRAZIONE è basata sull’espulsione;
● STIMOLARIZZAZIONE.

LEZIONE 24/10
MARGARET MAHLER
È un’autrice che si muove all’interno degli psicologi dell’io e parte della sua teorizzazione
empatizza le relazioni con la realtà, ciò vuol dire venire a fatti con la realtà.

Il percorso evolutivo parte dalla Relazione simbiotica madre-figlio e arriva a una relazione
stabile all’interno di altre persone prevedibili e realisticamente percepite.
Quindi il percorso evolutivo è un percorso di separazione e individuazione.
La Mahler parla di nascita psicologica e a tale proposito dice che è un processo di sviluppo
basato sulle relazioni tra sé e i suoi oggetti.
Il bambino della Mahler è un bambino che lotta tra il suo desiderio di autonomia e
indipendenza e il desiderio di reimmergersi in uno stato fusionale.

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La funzione di genitore è quella di proporre le opportunità relazionali, per la canalizzazione


delle pulsazioni -eros e tharos-, contemporaneamente dice che non è indifferente chi sono i
genitori.

La Mahler ci parla di fasi dello sviluppo, per vedere come si determinano le dimensioni del
funzionamento psichico.
● la prima fase dello sviluppo è una fase autistica-normale (0-2 mesi), essa viene
chiamata autistica normale. La Mahler vede e osserva i comportamenti dei bambini
autistici e presume che questi siano regrediti ad una fase della vita che chiama
autismo. il bambino soddisfa i suoi bisogni attraverso le allusioni, fase senza oggetti.
● seconda fase simbiotica normale (2-6 mesi) fase pre-oggettuale che si verifica alla
3-4 settimana di vita. Il bambino inizia a sviluppare una reattività al comportamento
materno determinato dalla maturazione fisiologica, grazie alla quale aumenta la
sensibilità agli stimoli. È una fase di fusione con la madre, si comportano come se
fossero un'unica persone e in questa fase si organizzano le fasi di piacere e
dispiacere e possiamo parlare del bambino in termini psicologici perché vengono
abbandonati i precursori in quanto si compone l’esperienza di sé e dell’oggetto a
questa fase corrispondono delle sottofasi:
● DIFFERENZIAZIONE: tra i 4-5 mesi fino ai 10, ai 10 inizia la lallazione, fase che la
M. chiama incubazione, in questa fase il bambino esplora il corpo della madre e
inizia a percepire le differenze tra i vari oggetti.
● SPERIMENTAZIONE: dopo i dieci mesi con la deambulazione il bambino passa a
una fase di sperimentazione, dove inizialmente gattona e successivamente si
allontana dalla madre ed esplora il mondo. La madre viene utilizzata come un punto
di riferimento emotivo, fase in cui si differenziano le funzioni dell’io, perché la
deambulazione consente al bambino di differenziarsi sempre di più dal corpo
materno. In questa fase vi è la vera nascita psicologica, diventa fondamentale la
capacità della mamma di focalizzarsi sui bisogni della mente del bambino.
● RIAVVICINAMENTO: al secondo anno il bambino, nota un mondo infinitamente
grande rispetto a lui che è infinitamente piccolo rispetto all’ambiente. Il bambino inizia
ad avere una consapevolezza della realtà, assistiamo alla perdita che comporta un
riavvicinamento alla madre, dopo una fase di sperimentazione. Inizia un dialogo e
un gioco su un altro livello con la madre che è quello del linguaggio che permette la
scoperta dei sensi. Questa sottofase del riavvicinamento è organizzata attraverso
una tensione tra il bisogno di ricevere aiuto e il desiderio di farcela da soli.
● Fase della costanza dell’oggetto libidico: a 3 anni il bambino acquisisce un
concetto stabile di sé e dell’altro e deve aver acquisito il concetto della sua
individualità insieme alla presenza dell’altro, che è una presenza interna investita
positivamente.

● La separazione e individuazione
I processi di separazione dalla figura primaria e l'individuazione sono interconnessi ma non
si sovrappongono interamente. Ad esempio, uno sviluppo psicomotorio prematuro
permetterebbe al bambino di allontanarsi fisicamente dalla madre senza che a ciò
corrisponda un'elaborazione mentale adeguata della propria separazione individuale (il
bambino può avere una separazione fisica ma non mentale dai propri genitori).

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Viceversa: una madre iperprotettiva e onnipresente, ostacolando inconsciamente le


tendenze innate del bambino all'individuazione, può ritardare nel proprio figlio la
differenziazione dall'altro.

● Cos’è l’adattamento?
L’adattamento è determinato dal dialogo tra madre e bambino in cui le risposte della madre
sono fondamentali. Esso consiste nella capacità di stabilire una specifica relazione
oggettuale con la madre.

L’oggetto della Mahler è la madre, ma è anche l’oggetto primario di interazione per il


bambino.
Si può parlare di io per la madre quando il bambino è capace di attendere, cioè quando
aspetta ed è in grado di regolare la sua tensione in rapporto con l’altro.
Le pulsioni entrano in un sistema relazionale. Piacere e dispiacere non sono legati più agli
oggetti ma alle relazioni.

LEZIONE 25/10
FAIRBAIRN
Ci sono autori che si muovono indipendentemente dalla scuola freudiana chiamata Scuola
Degli Indipendenti.
FAIRBAIRN fa parte di questa scuola, viene chiamato indipendente ma mantiene un
ancoraggio con Freud attraverso la teoria duale delle pulsioni, ma si muove attraverso un
modello autonomo rispetto a quello freudiano.
Con Fairbairn ci troviamo davanti a una ridefinizione del concetto di libidico, ma in realtà
questa ridefinizione ce l’aveva già data la Mahler quando la pulsione da elemento biologico
diventa elemento sociale.
La libido per Fairbairn non e più ricerca del piacere ma ricerca dell’oggetto, il piacere
non è più il fine ma è il mezzo per la relazione con gli altri, l’oggetto è relazionato fin
dall’inizio con l’impulso.
per Fairbairn non esiste la struttura psichica ES IO e SUPER IO, esiste la presenza di un
IO visto come energia.
Quello che per Freud è il narcisismo primario, per Fairbairn risulta essere un comportamento
casuale del bambino da ricondurre all’inesperienza.
● Cos’è l’inesperienza?
L’inesperienza è l’assenza di schemi interpretativi e comportamentali in relazione alla figura
materna. I comportamenti umani non sono i derivati di tensioni interne, ma sono la ricerca di
relazioni e rapporti con gli altri.
Per Fairbairn le zone del corpo sono delle strade per l’incontro con gli altri. (di un concetto
simile ce ne parlava Sullivan che parlava di zone non più erogene ma di zone di
interazione).
Vi è un ribaltamento della prospettiva freudiana per cui la capacità e l’intimità e la possibilità
di un funzionamento genitale corretto è la conseguenza di saper stabilire relazioni intime e di
reciprocità.
Gli oggetti per Fairbairn sono le persone, per Freud l’oggetto esiste solo se viene investito
pulsionalmente, per la Clain l’oggetto è un’estensione delle pulsioni, quindi esiste ma non ha
bisogno di essere investito pulsionalmente, per Fairbairn sono persone).

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econdo lui il genere umano si è evoluto diversamente rispetto alle altre specie animali,
perché con la società si è rotto l’equilibrio madre-bambino, ciò vuol dire che grazie alla
società gli essere umani sono stati costretti a vivere periodi di privazione materna, per tanto
questa esperienza di privazione ha determinato la costruzione di oggetti interni, che
sostituiscono la figura materna.
L’aggressività non e diversa dalla libido perché anche essa un tentativo di entrare in
rapporto con l’altro, essa è un derivato secondario della mancanza di soddisfacimento delle
relazioni oggettuali.
Ci parla di tre fasi dello sviluppo
● dipendenza infantile l’oggetto primario è il seno, è il processo che accompagna
l’identificazione primaria; la madre non è solo il mondo del bambino ma è la sua
stessa identità (stato fusionale)
● transizione l’oggetto primario è la rappresentazione del seno, vuol dire che sono
separato dall’oggetto;
● dipendenza matural’oggetto è l’organo genitale del partner sessuale, è il processo
relazionale e la relativa capacità di accettare la dipendenza.
Ciascuni fase ha dei momenti critici.
Fairbairn è convinto che ciò che separa uno stato dall’altro, una fase all’altra, da un lato
l’oggetto biologico appropriato allo specifico momento di sviluppo, dall’altro il processo che il
legame con l’oggetto attiva nel singolo individuo (concetto simile a quello di Anna Freud
perché ci parlava che possiamo ricondurre le fasi a un fattore genetico dalla stimolazione
ambientale).

Gli adulti sani sono coloro chr hanno sviluppato una dipendenza matura cioè una
dipendenza condizionata da processi di identificazione e differenziazione. Per far si che ciò
avvenga il bambino deve sentirsi amato, quando ciò non avviene si presenza una
sensazione di solitudine e di isolamento.

Fairbairn parla di struttura psichica in termini di IO che rappresenta un SE psichico


primario, inizialmente unito ma successivamente unito in:
● L’IO libidico associato a un oggetto eccitante
● L’IO anti-libidico associato a un oggetto rifiutante;
● L’IO centrale associato a un oggetto interiorizzante come tollerante.
l’io e l’oggetto nel modello di Fairbairn sono inseparabili, e questi diversi IO spiegano la
dinamica intrapsichica.

DONALD WINNICOTT
Winnicott è molto lontano dal pensiero di Freud, però condivide l’impostazione medica,
l’approccio organico alla malattia, ma propone una rivisitazione totale del modello teorico del
funzionamento della mente e stravolge la propria matrice formativa come se non fosse un
medico.
È un pediatra e durante la sua attività lavorativa ha l’opportunità di riflettere a fondo sullo
sviluppo nei primi mesi di vita del bambino e del rapporto speciale che lo lega alla madre. Il
bambino affronta un percorso caratterizzato da un progressivo incontro con la realtà in modo
autonomo e indipendente. Questo percorso è graduale e il compito della madre non è quello
di allontanarsi, ma di offrire gli strumenti necessari per supportare questa naturale
progressione all’autonomia.

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Winnicott è interessato ad osservare come si costruisce l’esperienza soggettiva


● Cos’è l’esperienza soggettiva
E’ l’immagine di sè e degli altri, quindi significa pensare a sè come una persona separata
rispetto a un'altra.
Quindi se mi penso come una persona separata rispetto a un’altra, sto costruendo
un’immagine interna in rapporto con quella esterna.
A tal proposito Winnicot introduce IL FALSO SÈ E IL VERO SÈ (rapporto fantasia e realtà)
in cui la persona nella sua determinante fase creativa agisce come tale pur non sentendosi
tale cioè una persona agisce come un sistema creativo\individuale, ma non si sente tale e ci
troviamo nella posizione di un falso sé.
● con il falso sé abbiamo una patologia;
● con il vero sé abbiamo la normalità.

● In che cosa consiste il falso sé che è un elemento patologico?


Consiste nel fatto che una persona pur avendo una dotazione creativa nell’articolazione del
rapporto tra sé e gli oggetti, costruisce un’immagine di persona non sentendosi come
persona cioè costruisce un’immagine non adeguata alla sua immagine.
Quindi il falso sé è presente in una persona disturbata e subentrano prima della fase edipica
e ad essere essenziale nello sviluppo non è solo il nutrimento ma l’amore materno.
L’amore materno è la capacità della mamma di rispondere ai bisogni di sviluppo del
bambino.
Per Winnicott La madre costruisce l’ambiente del bambino, l’oste arriva in una condizione di
totale dipendenza.
La madre costituisce e fornisce un ambiente supportate in cui il bambino è sperimentato
dalla madre e contenuto dalla stessa.
Questo ambiente supportante è possibile grazie a quello che Winnicott chiama
preoccupazione materna primaria una condizione di devozione della madre al bambino.
Questa preoccupazione materna primaria attiva un fenomeno psichico con cui la madre
partecipa alle fantasie del bambino durante i tre mesi prima del parto e i successivi tre mesi
dopo il parto periodo in cui il bambino ha bisogno del nutrimento; quindi, la madre gli
presenta l’oggetto adeguato ovvero il seno.
Assistiamo in questa fase all’illusione perché il bambino crede di aver creato lui il seno e
non sa che c’è un ambiente supportante.
Quello che risulta fondamentale è la capacità della madre a rispondere empaticamente ai
bisogni del bambino, fornendo delle condizioni non solo di un’ambiente supportante ma di
quello che Winnicott chiama ambiente perfetto.
L’ambiente perfetto è la capacità della madre di attualizzare i bisogni del bambino che
consentono lo sviluppo della persona cioè il processo di personalizzazione (costruzione
della sua identità). Winnicott affermò che questa modalità non doveva esistere sempre
sennò sarebbe un bambino viziato non in grado di tollerare la frustrazione ed è in seguito
necessario un cambiamento del comportamento della madre che gli consenta di
sperimentare una presenza non impegnativa.
Quando abbiamo una presenza non impegnativa, quando il bambino non avanza nessuna
richiesta il bambino è in grado di sperimentare l’assenza dei bisogni Situazione di rottura,
un’esperienza di completa non-integrazione.
Winnicott chiama questa esperienza con uno stato di continuità dell’esistere da cui
emergono dei bisogni e dei gesti spontanei, sostanzialmente il bambino si deve trovare in
uno stato di gradevole solitudine.

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Una volta che l’onnipotenza allucinatoria è stabilita il bambino si trova inevitabilmente


costretto ad apprendere che la realtà del mondo esterno esiste.
In contatto con la realtà sperimenta i limiti dei suoi poteri, via via che la madre ritorna a
vivere e riprende in mano la sua esistenza e attenua la sua preoccupazione materna
primaria, il bambino inizia a fare i conti con la realtà, e si rende conto che certe cose senza
la madre non le può fare e non può far accedere tutto ciò che vuole.
Questa esperienza è traumatica ma è mitigata dalla spinta della separazione (stesso
concetto della Mahler).
Via via che il bambino cresce la madre non attualizza più i suoi bisogni, i suoi desideri,
semmai li recepisce; quindi, fondamentale per Winnicott è la risposta che la madre da ai
bisogni del bambino; quindi, ci parla di fallimenti della funzione materna:
● incapacità di attualizzare i bisogni del bambino;
● interferenza dello stato di crescenza con il bambino (non si da al bambino il tempo di
vivere l’assenza dei bisogni, e quindi necessita di un nuovo bisogno).
Quando vengono a mancare queste funzioni si sviluppa un falso sé cioè corrispondente
all’immagine che la madre ha di lui cioè Il bambino diventa ciò che la madre vuole che
diventi. In altre parole, il falso sé nasconde il vero sé.
Il falso se diventa un nuovo sé

Gli oggetti transizionali rappresentano l’oggetto di sviluppo del bambino attraverso il quale il
bambino passa dall’onnipotenza allucinatoria al riconoscimento di una realtà obbiettiva.
● Cos’è l’oggetto transizionale?
E ‘un interregno tra il mondo interno e il mondo esterno.
I bambini considerano l’oggetto come qualcosa che hanno creato loro (portarsi sempre la
copertina dietro), quando lo sente fuori di sé lo distrugge perché lo sente fuori dal suo
controllo e una volta che lo ha distrutto l’oggetto allucinatorio entra in contatto con la realtà
che contribuisce alla costruzione del vero sé.
Esperienza Transizionale

LEZIONE 31 OTTOBRE
ERIK ERIKSON
ERIKSON è un autore che pone l’accento sulla cultura e sulle differenze culturali ai fini
dello sviluppo; quindi, il processo psichico è un processo che spiega la interdipendenza
della mente con la cultura, cioè i valori, gli orientamenti di una singola cultura entrano nel
processo psichico.
la cultura è un processo inconscio collettivo.
Quindi il modello di Erikson rileva dall’approccio biologico di freud la dimensione culturale.
Per cui in questo interscambio se è vero come di dice Freud che le pulsioni esistono, ed
esistono perché la loro manifestazione è possibile, serve il consenso del sistema sociale, ed
è una modalità con cui la cultura preserva se stessa, la quale ha un processo attivo nello
sviluppo.
Per cui il processo culturale non fa altro che negoziare delle posizioni tra presente e
passato, tra il sociale e il biologico. Questa negoziazione si determina attraverso la
compenetrazione di queste diverse posizioni.
Anche per Erikson l’io assume una funzione centrale, pertanto i suoi studi si concentrano
sulla teoria dello sviluppo dell’io che dura l’intero arco di vita.

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Anche qui Erikson mette l’accento sullo sviluppo fisico e biologico, il quale ha importanti
ripercussioni a livello personale e sociale. (via via che il bambino inizia a fare delle cose, e
la pressione di farle o non farle).

Pertanto il rapporto tra lo sviluppo personale e contesto sociale di appartenenza dialogano


diversamente.
Per Erikson esistono 8 stadi del percorso educativo, chiamati da lui momenti di crisi, cioè
situazione-problema, queste crisi sono delle opportunità oppure costituiscono degli elementi
traumatici.
Davanti a una situazione – problema, io nel momento in cui mi trovo ad affrontarla posso
considerare delle soluzioni che può essere risolta in termini positivi o termini negativi.
Se non riesco a passare una di questa crisi rimango bloccata nello stadio in cui mi trovo o
negli stadi precedente, pertanto non ho la possibilità di procedere allo sviluppo.
In ciascuno stadio si gioca una partita identitaria, cioè è una sfida per costruire la propria
identità; parliamo della comprensione e dell’accettazione di sé come persona da parte della
società.
Gli otto stadi sono:
● FIDUCIA/SFIDUCIA si estende per tutto il primo anno di vita. Se le persone che
accudiscono il bambino sono premurose e riescono a soddisfare i suoi bisogni, egli
svilupperà nei loro confronti sentimenti di fiducia che tenderà ad estendere agli altri.
Al contrario, se le cure sono carenti, il bambino svilupperà un senso di sfiducia che
investirà il resto delle persone. La madre gioca con il bambino nel favorire un
atteggiamento di fiducia o sfiducia
● AUTONOMIA, VERGOGNA O DUBBIO il bambino inizia a muoversi, la locomozione
determina un’indipendenza fisica del bambino rispetto alla madre, ma questa
indipendenza lo mette in uno stato di angoscia e separazione, paura di non riuscire a
controllare i propri bisogni. Quindi porta il bambino nella possibilità di sperimentare e
fallire. Il secondo e terzo anno di vita vedono il bambino crescere tra l’esigenza di
essere autonomo, la sperimentazione dei primi insuccessi che alimenteranno il
sentimento di vergogna e il dubbio di non riuscire a portare a termine le sfide che lo
sviluppo motorio prevede.
● INIZIATIVA/SENSO DI COLPA la locomozione insieme allo sviluppo dei processi
cognitivi, porta il bambino a prendere iniziativa, questa iniziativa trova confronto con
la coscienza morale, quindi i comportamenti immorali trovano punizione nella
coscienza severa, per cui il bambino sperimenta la colpa dinanzi all’iniziativa. In
questa fase (4-5 anni) il bambino in questo periodo cerca di sperimentare e scoprire,
magari anche rompendo i giocattoli per vedere come sono fatti. Questa sua
esuberanza alimenta un certo conflitto con i genitori e con gli adulti in generale, che
premono per contenere il comportamento a volte un po’ aggressivo del bambino.
● INDUSTRIOSITÀ/INFERIORITÀ l’apprendimento implica sia esperienze positive che
negative causate dal fallimento. Quindi il bambino inizia a sperimentare un senso di
industriosità (iniziativa e sicurezza ma può sperimentare un senso di inferiorità).A
scuola deve imparare a leggere, scrivere e a far di conto. Il mancato sviluppo di
queste nuove abilità complesse e il confronto con i coetanei può causare un senso di
inferiorità che si ripercuoterà nello sviluppo successivo. L’adulto
che ha vissuto male questo periodo presenterà una bassa autostima e un senso di
inferiorità nei confronti degli altri.

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● IDENTITÀ/DISPERSIONE DELL’IDENTITÀ la società freme affinché la persona


assuma dei determinanti ruoli, per cui l’assunzione di specifici ruoli che sono
culturalmente descritti comporta la necessità di integrarli con il sé. L’incapacità di
integrare aspetti di se forma una personalità frammentaria. Nella fase dell’identità e
della dispersione (13-18 anni) il ragazzo deve fare i conti con la conquista della
propria identità sia di genere che di collocazione nel mondo sociale e professionale.
In questo processo di ricerca il ragazzo è costretto a sperimentare più ruoli. Se la
confusione nell’assumere ruoli perdura e il ragazzo non riesce a formulare delle
scelte chiare avremo un individuo “disperso” che avvertirà una scarsa continuità nel
proprio Io.
● INTIMITÀ/ISOLAMENTO se i tentativi di costruire relazioni intime falliscono la
persona si ritira e si isola. In questo caso le relazioni che costruisce sono fredde,
stereotipate, vuote. Il ragazzo riesce a uscire da questo dilemma quando consolida
un legame di coppia che può sfociare nella convivenza o nel matrimonio. In questo
caso, si consolidano le amicizie e ci si dedica alla vita professionale in maniera
produttiva. Se questo non avviene, l’individuò si chiuderà in se stesso avvertendo
negli altri una minaccia alla propria identità e alla vita di coppia.
● GENERATIVITÀ/STAGNAZIONE ED AUTOASSORBIMENTO fare figli (diventare
genitori) è un elemento fondamentale nel processo di costruzione dell’io. Quindi la
generatività è l’interesse dell’individuo a fondare nuove generazioni.(26-40 anni).
L’individuo avverte l’esigenza che gli altri abbiano bisogno di lui, perciò, cerca di
realizzare qualcosa avvertito come positivo sia dal punto di vista professionale sia
dal punto di vista familiare, magari mettendo al mondo dei figli.
● INTEGRITÀ DELL’IO/DISPERSIONE DELL’IO che la capacità di integrare Concetti
di sé, vedere i limiti propri e i limiti del mondo che ci circonda, quando è canalizzata
dentro un sentimento di accettazione produce un’integrità del’io quando questo
problema viene risolto male si determina la disperazione.si determina la paura della
morta, impostazione della vita basata sui rimpianti. È l’ultima fase, dai quarant’anni in
poi. L’individuo tenta un bilancio di quanto è riuscito a realizzare nella vita. Deve
accettarsi così com’è. Se avverte che ha realizzato molte cose avrà un IO integro,
diversamente sopraggiungerà la disperazione.
Anche per ERIKSON il gioco rappresenta lo strumento fondamentale per accedere alla
realtà psichica del bambino, attraverso il gioco è possibile cogliere tutte le dimensioni
emozionali del bambino.

HEINZ KOHUT
PSICOLOGI DEL SÉ
Con KOHUT Parliamo degli psicologi del sé.
Kohut (1971) elabora una teoria della mente che si allontana gradualmente dall’ambito
pulsionale, la sua teoria considera come proprietà motivazionale la realizzazione e la
coesione del Sé. Il Sé è concettualizzato come un centro di avvio, di organizzazione e di
integrazione delle motivazioni umane.
La motivazione umana fondamentale per Kohut è raggiungere l’equilibrio e
l’autorealizzazione del Sé in termini di coesione interna. Con Kohut assistiamo
all’abbandono della teoria pulsionale freudiana.
Ci parla del concetto di sé come fulcro di iniziativa e contenitore di impressione, al sé
vengono attribuite delle funzioni che erano DELL’ES IO E SUPER IO.

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Secondo Kohut il Sé non è più un prodotto dell’attività dell’io, ma è un agente attivo che
fonda le sue radici nelle relazioni.
Il bambino secondo KOHUT nasce in un ambiente empaticamente disponibile e le relazioni
con gli altri sono essenziali.
In questa fase abbiamo un sé debole, che non ha preso forma; quindi, essendo debole ha
bisogno degli oggetti sé, cioè utilizza altri oggetti sé.
Oggetti sé rappresentati da persone effettivamente separate da sé, ma aventi funzioni che in
futuro gli apparterranno, cioè questi oggetti sé saranno la base del suo futuro funzionamento
psichico.
Il bambino dice KOHUT partecipa all’esperienza con l’adulto per soddisfare i propri bisogni
narcisistici di base.
● Che vuol dire soddisfare i propri bisogni narcisistici?
Il bambino inizia a fare delle cose come noi pensiamo che le faccia; dunque, il bambino sta
usando un oggetto sé non suo.
Il bambino ha bisogno di esprimere le sue capacità perché attraverso l’esibizione delle sue
capacità esprime il suo desiderio di essere amato. Per Kohut questo rappresenta un sano
senso di onnipotenza.
Più tardi il bambino manifesterà il bisogno di formare un’immagine idealizzata di uno dei due
genitori e di sperimentare un senso di fusione con lui\ lei.
Sulla base di queste necessità nello sviluppo sano si determineranno
● oggetti sé riflettenti (sono perfetto e tu mi ammiri)
● oggetti sé idealizzanti (sono perfetto e sono parte di te).
Inevitabilmente il bambino sarà esposto ai fallimenti della funzione genitoriale, perché i
genitori falliranno nel mantenere stabili queste rappresentazioni. Nel migliore dei casi questi
fallimenti determinano un’interiorizzazione trasmutante (cioè qualcosa che mi modifica), la
quale dà origine a una struttura psichica permanente.
Es: imparo a tranquillizzarmi da solo anziché precipitare nella disperazione.
Quindi il sé è costituito da due poli madre\ padre, determinato sulla base delle prime
esperienze relazionali.
Per Kohut gli oggetti sé non hanno solo una funzione narcisistica, ma forniscono la base per
soddisfare tutti quei bisogni utili alla sopravvivenza (cibo, le cure...) ed abbiamo
nuovamente un processo psichico connesso a un’esperienza corporea (mente e corpo).
Questi bisogni relazionali sono via via sempre più complessi.
I TRANSFERT DI OGGETTO-SE’
Kohut trovò indizi del lavorio del narcisismo infantile nei transfert narcisistici dei suoi
pazienti, considerando come transfert ciò che definisce il tipo di esperienze normali che
sono state compromesse nei primi anni di vita.
Nei casi di psicopatologia del Sé, a seconda del punto di fissazione verificatosi nel corso
dello sviluppo, nella relazione terapeutica si attivano specifici transfert narcisistici:
● TRANSFERT SPECULARE l paziente esprime il bisogno narcisistico del Sé di
essere validato, approvato e riconosciuto dal terapeuta. L’esigenza è quella di
rispecchiamento.
● TRANSFERT IDEALIZZANTE quando il paziente considera l’analista perfetto e si
sente sempre più forte. Il paziente esprime il bisogno di idealizzare il terapeuta.
● TRANSFERT GEMELLARE O DI ALTER EGO richiede che paziente e terapeuta
siano la stessa cosa.
Lo sviluppo di una patologia è attribuibile a una presenza di una patologia genitoriale.

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Nel modello di Kohut NON CI SONO PIÙ LE PULSIONI, l’oggetto sé non viene ricercato per
sé stesso, ma come veicolo di omeostasi cioè come strumento di equilibrio.
Il trattamento terapeutico è un intervento in cui si creano degli spazi relazionali nuovi al fine
di recuperare il momento evolutivo perduto.
Quindi il trattamento clinico non è frutto di un processo interpretativo, ma frutto di
micro-internalizzazioni delle funzioni dell’analista con l’oggetto sé.
Il terapeuta è un oggetto transizionale, in cui il paziente sperimenta parti di sé che non
aveva mai sperimentato. La terapia è in grado di ricostruire queste dimensioni della sua vita.
Le patologie sono legate alle relazioni e non alle pulsioni.
Il sé dice Kohut non cerca piacere ma cerca relazione.
Quando ci troviamo davanti a un sé debole, è un sé che smette di cercare relazioni e ricerca
piacere. (ho una rabbia), Per Kohut Rappresenta la risposta difensiva di un sé debole, cioè
sono il prodotto di esperienze di disgregazione del sé.

LEZIONE 07/11
OTTO KERNBERG
KERNBERG è lo straordinario sistematizzatore della psicoanalisi odierna. Egli propone
una rivisitazione del pensiero psicoanalitico a seguito di tutti i contenuti che abbiamo
individuato in precedenza. Quindi prova ad integrare gli aspetti principali della teoria
tradizionale delle pulsioni a base somatica sessuali e aggressive che si manifestano nella
prima infanzia fino a raggiungere l’apice nella fase edipica e la mente si struttura nell’unico
modo per incanalare le pulsioni aggressive in modo da massimizzare le gratificazioni.
Le teorie delle relazioni oggettuali della Klain e di Fairbairn: nella visione della Klein
nasciamo con due modalità̀ potenti e primitive di entrare in relazione con il mondo: un amore
fatto di attenzioni e gratitudine che crea relazioni di cura e riparazione ed un odio distruttivo
e invidioso e sprezzante con relazioni aggressive reciprocamente distruttive. Tutti gli esseri
umani combattono fino alla morte per conciliare queste due e proteggere le esperienze
buone.
Gli effetti degli psicologi dell’io in particolare il lavoro della Jacobson. La Jacobson in
accordo con la Mahler sostenne che la nascita psicologica non coincide con quella fisica,
era convinta che per un lungo periodo le capacità cognitive e le risorse fisiche vengono
vissute come se si trovassero in un sé separato nel coro del processo di
separazione-individuazione e man mano che le capacità dell’io maturano e si evolvono
rendono possibile la differenziazione psicologica della madre. Il suo interesse è quello dello
sviluppo emotivo e del conflitto psicologico del bambino e pone particolare attenzione
alle relazioni oggettuali. Quando parla di esse definisce cosa sono le relazioni oggettuali, per
cui sgombra il campo non riconoscendo alcune posizioni di Fairbairn e Sullivan. Parlare di
relazioni oggettuali significa fare riferimento anche alla teoria della mente.
Quindi le relazioni oggettuali sono una teoria del modello di funzionamento della mente.
Kernberg parte dai casi clinici come tutti gli autori e in particolare fa uno studio del
TRANSFERT (nella relazione analitica il paziente investe l’analisi a della propria realtà
psichica, assimila l’analista nel proprio mondo interno): è uno strumento fondamentale
per il trattamento analitico, che consente allo psicoterapeuta di accedere a dei contenuti
psichici della mente. Ci dice che è un funzionamento della mente e anche che la
scissione è completa simultanea compresenza dell’impulso e del suo rappresentante
ideativo dell’io, significa che quando siamo davanti a una scissione troviamo una
separazione tra effetti, immagini soggettive e contenuti ideativi. Pertanto siccome sono
separati siamo davanti a un funzionamento contraddittorio perché è privo di integrazione.

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Sulla base di questo studio rivede il modello di Jacobson, e ci dice che molti pazienti della
Jacobson erano fissati a uno stato iniziale di formazione dell’apparato psichico, cioè di un IO
povero. Per cui questo IO molto giovane, senza esperienza, ha una difficolta ad integrare
buono e cattivo e tende a tenerle separate.
Quando io mantengo separate il buono con il cattivo, questa separazione è l’indigatore di un
intenso conflitto psichico (presenza dell’angoscia). il bambino ha delle prime esperienze
relazionali con la madre, che si caratterizzano attraverso un SISTEMA DI RIFERIMENTO:
● C’è un’immagine del soggetto;
● C’è un’immagine del se;
● C’è un immagine affettiva determinata dal derivato funzionale attivo in quella
interazione.

vuol dire che io ho nell’interazione un’immagine dell’oggetto, un immagine del sé, integra
nuovamente la funzione pulsionale con l’immagine affettiva determinata dal derivato
funzionale, abbiamo una dimensione affettiva connessa al concetto di funzione.

Queste tre componenti determinano ciò che Kernberg chiama SISTEMA DI


INTERNALIZZAZIONE cioè come l’oggetto viene portato dentro, nel senso di termini di
costruzione del proprio mondo interno; quindi, il sistema di internalizzazione è la materia
psichica.
● Come avviene il sistema di internalizzazione?
Avviene attraverso l’introiezione che lega gli stati affettivi primitivi, i derivati pulsionali con la
percezione esterna, questo processo determina quello che Kernberg chiama colorazione
affettiva violenta.
Identificazione quando il bambino il bambino è capace di apprezzare il ruolo … e chiama
questo processo, processo di pulsione modulare.
Identità dell’IO che indica un’organizzazione globale di identificazione e introiezioni in base
al principio della funzione sintetica dell’IO. (INTROIETTO E MI IDENTIFICO).

Rispetto a Jacobson, le pulsioni giocano un ruolo motivante meno importante, ma che


hanno una funzione organizzatrice critica perché vi possono essere una serie di introiezioni
negative che possono derivare o da frustrazioni iniziali o da un’intensità costituzionale delle
pulsioni aggressive.

Le proiezioni di scissioni sono quasi sempre (dice Kernberg) ostacolate dal processo di
maturazione delle forze dell’IO. COMPORTA un processo di composizione dell’immagine
del sé e dell’oggetto in buono e cattivo, man mano riesce a costruire un’immagine del sé
dell’oggetto buono o cattivo; pertanto, Kernberg ci dice che Si costituiscono le immagini di
un SÉ IDEALE e di UN IO IDEALE.
La strutturazione di un SÉ IDEALE e di UN IO IDEALE hanno un’immediata ricaduta sulle
componenti esperienziali (oggetto reale), per cui l’oggetto reale si differenza da quello
ideale.

Tali processi determinano un io integrato, a man mano che aumentano le forze dell’io, l’io è
in grado di gestire questo sistema verso l’io ideale, il se ideale, l’oggetto ideale si sta

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generando un’integrazione verso diverse componenti dell’esperienza. Questa integrazione


consente l’integrazione di meccanismi di difesa superiori.
Questi meccanismi di difesa iniziano ad organizzarsi sulla rimozione.
I SISTEMI di internalizzazione e di valenze affettive determinano la neutralizzazione delle
pulsioni e producono l’energia necessaria alla rimozione. passaggio dai meccanismi di
difesa primitivi a quelli più maturi.
In questo modo si genera l’inconscio dinamico.
Se i problemi di internalizzazione producono l’inconscio dinamico, IL PROCESSO di
internalizzazione non consente l’inconscio dinamico e Blocca lo sviluppo di un IO più evoluto
capace di generare altri meccanismi di difesa cioè la rimozione, ciò vuol dire che nel mio
inconscio c’è un contenuto di integrità dell’oggetto ma difficile da accettare.

L’IO di Kenberg È una struttura che inizia ad esistere con l’uso delle introiezioni a scopi
difensivi.
L’inconscio dinamico è composto da sistemi di introiezione e internalizzazione e
incomincia ad esistere man mano che si consolida la rimozione.
Dice che anche L’ES esiste, ed esiste con la rimozione, la sua comparsa fa seguito all’IO
(opposto da freud), il SÉ invece è una funzione a disposizione dell’IO cioè che è
l’organizzatore sovraordinato di funzioni chiavi dell’IO per integrare la sintesi dell’IO.
L’affetto per K. È priorioritario rispetto alle pulsioni.
L’affetto è un sistema di senso della realtà, la pulsione è il derivato di questo sistema di
senso della realtà.
Pertanto, la relazione con gli oggetti noi vediamo la pulsione aggressiva libidica.
Le pulsioni sono relazioni oggettuali organizzate in meta libidiche o aggressive cioè Gli affetti
precedono le pulsioni.
Gli affetti determinano la qualità pulsionale, cioè la relazione con l’oggetto in una meta
libidica o aggressiva.

IL MODELLO EVOLUTIVO
1. immagina che i bambini nei primi mesi selezionino l’esperienza in base alla sua
valenza affettiva si sposa tra due stati affettivi di natura diversa: stati piacevoli e
spiacevoli, tra il Sé e l’altro, tra il bambino e la madre. Nella prima fase il bambino si
sente fuso dall’ambiente che gli dà piacere da un lato e dall’altro si sente frustato
intrappolato in un ambiente doloroso. Il primo compito evolutivo consiste nel chiarire
ciò che è il sé e cos’è l’altro, il fallimento di questa distinzione porterebbe a problemi
psicotici.
2. Ora il bambino deve superare la scissione. Dopo che le immagini del sé e
dell’oggetto sono state differenziate tale scissione deve essere superata quando il
bambino si forma la capacità di vivere gli ‘oggetti interi’ ovvero sia buoni sia cattivi,
contemporaneamente all’integrazione delle immagini del sé avviene anche quella
delle immagini oggettuali e ciò consente anche l’integrazione delle disposizioni
pulsionali di base. Il fallimento porterebbe ad avere la patologia di borderline in cui
distingue il sé dagli altri ma non sa intrecciare gli affetti e le relazioni oggettuali buone
e cattive.
3. Le interazioni con altri gratificanti che vengono viste come buone si consolidano in
una pulsione di piacere, analogamente, le esperienze non gratificanti si consolidano
in pulsioni distruttive. La pulsione libidica infuse di mete sessuali vengono vissute
come pericolose quelle aggressive sono pericolose perché́ dirette agli oggetti che

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sono anche amati, al contrario di Freud che per lui sono innate, per K. Si
costituiscono evolutivamente.
Riuscì a conservare sia la visione freudiana della nevrosi come prodotto del conflitto
pulsionale e allo stesso tempo impiegare la teoria keniana e la teoria delle relazioni
oggettuale.
Per Kernberg al centro della personalità̀ troviamo il livello evolutivo delle relazioni oggettuali
interne raggiunto dal paziente, il confronto tra Kernber e Freud hanno portato a diversi tipi
di personalità trasformando la teoria di Freud, la sessualità continua ad avere un ruolo
centrale ma non più causale.
L’ANALISTA deve interpretare l’ostilità nascosta del narcisista così che si possano creare
relazioni oggettuali più integrate.
I suoi contribuiti sulla natura e la capacità di amare sono fra i più importanti, ci sono individui
che vivono l’amore nel contesto della loro incapacità di stabilire e mantenere confini solidi fra
il sé e gli altri. Chi soffre di borderline non sa integrare le relazioni oggettuali buone e
cattive per cui la natura perversa e spesso violente non sa integrarsi con l’aspetto intimo
delle relazioni. Nella psicologia dinamica si cerca di trovare un modello teorico che integri
tutte le posizioni e tutte le discussioni teoriche si basano sulla pratica clinica, attraverso la
quale emergono le tecniche d’intervento.
Affinché la mente possa progredire serve lo sviluppo di un’esperienza tra un SÉ IDEALE e
UN IO IDEALE determinando lo sviluppo di un io integrato consentendo l’emergere
dell’inconscio dinamico, è un io che inizia ad esistere tramite l’introiezione

WILFRED BION
Bion costituì la sua teoria attraverso il lavoro con i pazienti schizofrenici e cominciò a
pensare che ci fosse un legame fra invidia e la schizofrenia, infatti, non veniva attaccato
solo l’oggetto ma una parte della psiche che è legata all’oggetto e al mondo esterno.
L’invidia divenne una malattia autoimmune.

È famoso per due elementi fondamentali:


● Psicodinamica di gruppo
● Propone un modello di funzionamento della mente sia nella dimensione individuale in
cui nel riconoscimento tra conscio e inconscio ed individua elementi alfa ed elementi
beta, ed individua nella mente una funzione alfa. La funzione alfa è quello che
consente alla funzione beta di diventare alfa. Ciò vuol dire che l’elemento beta è
impensabile (inconscio) ma attraverso la funzione alfa diventa pensante e diventa
alfa ed esiste. Quindi la mente ha una funzione alfa e questa funzione alfa consente
la trasformazione di un elemento beta in un elemento alfa (reale).
A Bion interessa l’effetto che tale meccanismo ha sulla persona sulla quale viene proiettata
una parte di sé; quindi, a Bion gli Interessa l’effetto che questo meccanismo ha sull’alta
persona su cui viene proiettata la parte cattiva e gli interessa perché Bion mettendo
l’attenzione sul meccanismo di difesa inizia a concepire la mente come un evento
relazionale tra due mentià inizia a concepire una dimensione intersoggettiva del
funzionamento mentale.
Questo aspetto porta Bion ad immaginare un bambino pieno di sensazioni disturbanti, ed il
bambino è incapace di organizzare e controllare le proprie sensazioni, percui nel tentativo di
sopravvivere difronte a questa immersione di sensazioni incontrollabili, le proietta sulla

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madre, proietta sulla mente delle altre sensazioni che percepisce come disorganizzate
quindi angoscianti.
La madre che Bion chiama ricettiva organizzerà questo materiale al posto del bambino,
favorendone l’introiezione nuovamente in forma tollerabile, all’opposto la madre che non
sintonizzata con il bambino sarà incapace di contenere e trattare le proiezioni del
bambino. Quindi se la madre è incapace di sintonizzarsi, lascia il figlio alla merce delle
proprie identificazioni cioè che in questo caso la madre non è capace di supportare il
bambino nei processi di interpretazione dell’esperienza con l’oggetto, quindi il bambino
rimane legato all’esperienza frammentaria che di per sé è angosciante.
Bion si interessò sugli effetti dell’identificazione proiettiva e sospettò che l’analista
potesse essere un contenitore. L’evento del paziente comincia ad essere un’esperienza
reale per l’analista. Immagina il bambino che non è in grado di organizzare tutte le
sensazioni che lo disturbano e quindi le introietta la madre che le riorganizza e li trasmette di
nuovo al figlio in una forma più̀ tollerabile trasformandolo in una relazione tra due persone.
Gli affetti nei bambini sono contagiosi, quando le persone sono in sintonia la risonanza
affettiva funziona come un diapason, esso è un meccanismo di adattamento alla relazione
genitori bambino. La distruzione invidiosa delle interpretazioni dell’analista procura a un
grande timore.
Costruirà̀ un modello di funzionamento basandosi sulle forme-pensiero distinguendo
elementi Alpha e beta: la funzione Alpha rende pensabile l’elemento beta in quanto
inconscio, Bion crede che ci sia un interscambio fra conscio e inconscio.

ROY SCHAFER

Struttura una concettualizzazione del modello di funzionamento della mente sulla base
dell’unità fondamentale che è l’AZIONE, considera la persona agente della sua esperienza,
capace di costruire il suo mondo interno ed esterno, diversamente da Freud considera la
mente come generata da particolari azioni e organizzata da narrazioni. Era necessario
chiarire chi faceva cosa a chi.
PROCESSO D’INTERVENTO PSICOANALITICO: strumento del quale una persona viene a
conoscenza del perché agisce e si comporta in un determinato modo al fine di poter cogliere
l’implicazione del proprio comportamento e prendere realmente una decisione libera sul
poter modificare alcune situazioni, è un lavoro d’interpretazione e le storie di vita. La
trasformazione è la graduale assunzione di responsabilità da parte del paziente, all’inizio
crede nelle sue convinzioni poiché generano un piacere inconscio, ma, arriva a capire e
vivere sé stesso come agente del suo mondo e quindi immagina di fare svelte e organizzare
la propria esperienza.
Rispetto al sogno pensa che ci sia una rappresentazione univoca del sogno ma il sogno è
un elemento narrativo del paziente per cui la sua rappresentazione è infinita in ragione alle
narrazioni presentate da quel soggetto.
LINGUAGGIO: Non ha una visione della mente come riluttato di spinte fra le varie istanze
ma come intreccio di narrazioni, ovvero, un flusso costante di narrazioni che alimentano le
storie di vita che è basato sul ‘qui e ora’ (narrazioni interpretate ora nel presente) piuttosto
del ‘lì e allora’ (evochiamo elementi passati che portiamo nel presente). Comincio a
rappresentare i concetti psicoanalitici tradizionali come racconti interpretativi, l’agente delle
azioni veniva descritto come un narratore, egli crede che ci siano più interpretazioni di un
sogno e non uno solo e il valore della sua interpretazione si basa sulla possibilità di nuove
forme di esperienza.

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JACQUES LACAN
COMPLESSO EDIPICO
Lacan propone l’idea del neonato che all’inizio si trova in uno stato paradisiaco mediati dai
bisogni che la madre gratifica, ma, ad un certo punto troviamo una rottura nella
consapevolezza della separazione tra sé e la madre, ciò consente di far emergere i desideri
che altro non è che una nuova modalità̀ di riempire un vuoto.
La prima forma di desiderio è di ricostruire questa unità perfetta, di essere il fallo (non
intendiamo il pene ma l’oggetto di desiderio) della madre che è l’oggetto dei suoi desideri.La
presenza del padre impedisce questo desiderio, il bambino Desidera essere tutto per la
madre, vuole essere l’oggetto di gratificazione per la madre.
L’unità perfetta viene rotta dalla presenza della figura paterna che rende l’esperienza del
bambino castrante rispetto al suo desideri per tanto il bambino è costretto a rinunciare alla
figura della madre, questo permette al bambino di stratificare la forma del pensiero simbolico
e delle relazioni simboliche motivo per il quale si introduce il concetto di regol.
STADIO DELLO SPECCHIO: Il bambino tra i 6 e i 18 mesi viene affascinata dalla sua
immagine nello specchio, questa immagine che lui riesce a controllare è una versione
idealizzata di sé che diventerà la base dell’immaginario.
Il sé che noi crediamo di essere è una creazione generata da riflessione di prospettive di
altri. L’errore di tutte le scuole psicoanalitiche è che prendono per vero l’immaginario, nella
teoria lacaniana non sono soltanto i sogni ma anche l’esperienza cosciente ad essere
organizzata in storielle fuorvianti e sono frutto della psicologia dell’io e le teorie delle
relazioni oggettuali ad aver preso per vero queste storie
LINGUAGGIO: prosciuga e informa l’esperienza individuale ‘il bambino nasce nel linguaggio
‘abbiamo le tendenze culturali che sono l’immaginario e le leggi sociali che sono il simbolico.
Vediamo un importante distinzione fra discorso e linguaggio; le associazioni libere sono in
grado di vedere il reale contenuto nella mente del paziente (discorso vuoto) per arrivare
alle strutture simboliche che agiscono nell’inconscio (discorso pieno). Il paziente viene
smembrato per sapere il vero significato.
La psicoanalisi viene vista come interpretazione dei significati involontari del discorso del
paziente, il significato si va a trovare fra la relazione di parole chiavi e non nella relazione fra
parola e significato.

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