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EMPATIA: capacità di sintonizzarsi e comprendere gli stati emotivi e cognitivi altrui.

L’empatia si costituisce di 3 dimensioni: cognitiva (capacità di assumere il ruolo e la prospettiva di un altro); emotiva (capacità di comprendere gli stati
emotivi degli altri); motivazionale (capacità di rispondere affettivamente alle emozioni provate dagli altri e di intervenire).
ROGERS  individua 3 condizioni fondamentali perché la relazione d’aiuto abbia successo e si crei il clima di fiducia indispensabile al cliente per
procedere verso una chiarificazione e accettazione dei suoi vissuti emotivi: Empatia (connessa alla sospensione del giudizio; porta ad una maggiore
auto accettazione) - Autenticità (essere sé stessi) - Accettazione incondizionata (accettare l'altro senza giudicarlo).
HOFFMAN  individuò 3 componenti dell’empatia: Affettiva, Cognitiva e Motivazionale. Secondo Hoffman l’empatia si manifesta fin dai primi giorni
di vita. Definì 5 tappe per l’attivazione empatica e parlò di connessione tra EMPATIA E SVILUPPO MORALE: distress empatico globale (primi mesi di
vita, i neonati non sono in grado di percepire sé stessi e gli altri come entità distinte); distress empatico egocentrico (1 anno, cominciano a percepire
una distinzione tra sé e l’altro, anche se non sono ancora in grado di distinguere tra i propri stati interni e quelli altrui); distress empatico quasi-
egocentrico (tra 1 e 2 anni, si fa più chiara la distinzione tra i propri stati interni e quelli degli altri); vera empatia per lo stato d’animo di un‘altra
persona (2 anni, emerge la consapevolezza che gli altri hanno stati interni diversi dai propri); distress empatico oltre la situazione (dai 9 anni,
realizzano che l’identità degli altri influenza i loro comportamenti).
RIZZOLATTI  Ha scoperto nel 1992 i neuroni a specchio considerati alla base dell’empatia, dell’apprendimento, della socialità. Descrivono l'azione
altrui nel cervello di chi guarda in termini motori. È collegato all’empatia: perché non solo imparo nel vedere ciò che tu fai, ma in realtà capisco anche
ciò che tu stai vivendo.
MEARNS E THORNE  definiscono l’empatia come il "processo di essere con l'altro", ovvero la capacità di cogliere il mondo dell'altro come se fosse il
tuo. I due autori parlano di Counselling (Relazione di aiuto) è un uso della relazione basato su abilità e principi che sviluppano l’accettazione,
l’autoconsapevolezza e la crescita.
FESHBACH  elabora il primo strumento per rilevare la responsività empatica, il FASTE (Feshbach Affective Situation Test for Empathy). Definisce un
test per rilevare la risposta empatica della persona nell'interazione con l'altro. Il modello multidimensionale di empatia: secondo questo modello
Feshbach sostiene che l’empatia coniughi al suo interno elementi cognitivi e affettivi e sia costituita da 3 componenti che coincidono con altrettante
abilità che possono generare comportamenti empatici: la capacità di decodificare gli stati emotivi vissuti da altre persone; la capacità di assumere il
ruolo e la prospettiva di un altro; la capacità di rispondere affettivamente alle emozioni provate da un’altra persona.

LE EMOZIONI
Le emozioni, a differenza di stati d’animo, umore e sentimenti, sono risposte intense e di breve durata.
5 dimensioni: Fisiologica; Cognitiva; Motivazionale; Comportamentale; Sociale.
Tipologie: Positive (Piacevoli); Negative (Spiacevoli); Neutre (segnalano equilibrio: calma, sorpresa). Primarie (Di Base o Fondamentali: rabbia, paura,
gioia, tristezza, disgusto, sorpresa); Secondarie (Complesse o Auto-Consapevoli: invidia, vergogna, ansia, gelosia).
Gli aspetti fondamentali di un’emozione sono: la durata è breve; l’evento in cui avviene; l’intenzionalità dell’emozione; i pensieri che porta con sé
l’emozione e le risposte fisiologiche.
SCHERER  Il modello processuale componenziale concepisce le emozioni come entità dinamiche emergenti da un sistema complesso costituito da
molte componenti. Definisce l’emozione come «un episodio di modificazioni interconnesse e sincronizzate negli stati di tutti i cinque sub-sistemi
dell’organismo in risposta alla valutazione di uno stimolo interno o esterno come rilevante per gli scopi dell’organismo stesso». Le cinque componenti
sono: Fisiologica: mutamenti e risposte fisiologiche (sudorazione, rossore, tremore, ecc.); Motivazionale: preparazione all’azione o potenziale
d’azione; Espressivo-Motoria: aspetti comportamentali visibili (facciale, gestuale, vocale, posturale); Esperienziali: esperienza individuale del vissuto
soggettivo; Cognitiva: significato attribuito agli eventi (es. idee, interpretazione, pensieri).
LE PRINCIPALI TEORIE DELLE EMOZIONI
TEORIE EVOLUZIONISTE
DARWIN  sostiene che l’evoluzione ha dotato gli esseri umani di un fondamento biologico delle emozioni. Le espressioni emotive si sono evolute
secondo una modalità adattiva. Le espressioni facciali delle emozioni sono: Innate (non apprese, in tutte le culture), Universali (uguali in tutte le
culture), A base evoluzionistica (fondamentali per la sopravvivenza dell’individuo e della specie). È grazie alle emozioni che ci adattiamo all’ambiente,
ci consentono di sopravvivere. Il contributo di Darwin è: tutte le emozioni sono utili.
PAUL EKMAN  elabora la Teoria delle Emozioni di Base o Teoria Neuro-Culturale (1972) secondo la quale le diverse configurazioni espressive facciali
rappresentano delle totalità unitarie, condivise, stabili e specifiche per emozioni. In base a queste teorie, le emozioni primarie si fondano su due
fattori: uno di natura neurale geneticamente determinato e uno di natura culturale dovuto alla variabilità culturale. Egli dice che tutti manifestiamo le
emozioni allo stesso modo, ciò che differenzia una cultura dall’altra è l’aspetto espressivo, le cosiddette DISPLAY RULES. Le regole di manifestazione
(display rules) individuate da Ekman sono: l’accentuazione, l’attenuazione, la neutralizzazione o negazione, la simulazione o il mascheramento.
RUSSELL  criticava il modello di Ekman. Modello circolare delle emozioni (1993) che pone le emozioni lungo due dimensioni: Valenza (Piacevolezza/
Spiacevolezza) e Attivazione (Alta/Bassa).
TEORIE NEUROFISIOLOGICHE
JAMES E LANGE  TEORIA PERIFERICA: secondo loro l’emozione sta nel corpo e ciò che noi proviamo avviene in un momento successivo. Sono i
cambiamenti corporei (es. fuga) conseguenti alla percezione di un particolare evento che scatenano l'emozione (es. paura). L’emozione non è nel
cervello, c’è una sorta di separazione tra corpo e mente.
CANNON E BARD  LA TEORIA CENTRALE: individua i centri di attivazione, di controllo e di regolazione dei processi emotivi non in sedi periferiche
(viscerali), ma centralmente nella regione sottocorticale (talamo e ipotalamo). Quindi si attiverebbe soprattutto il centro dove si trova il TALAMO, un
punto in cui passano tutte le informazioni di tipo sensoriale. Da questo arrivano gli stimoli simultaneamente sia ai visceri che provocano la risposta
automatica dell’emozione, sia alle aree corticali che determinano l’esperienza emotiva consapevole. Secondo questa teoria centrale, il cervello non
deve elaborare l’emozione poiché questa sarebbe già nel cervello stesso. Questa teoria ci dice perché quando proviamo un’emozione abbiamo sia una
risposta fisiologica (es: sudorazione delle mani) e, dopo, una risposta consapevole dell’emozione (sentiamo piacere/dispiacere).
LEDOUX  IL CERVELLO EMOTIVO. Ha approfondito il ruolo delle strutture del sistema limbico nell’elaborazione e controllo delle risposte emotive.
Egli ha approfondito le regioni sottocorticali del cervello, tra cui l’AMIGDALA: parte del cervello responsabile dell’elaborazione delle informazioni
emotive. Ha cercato di spiegare il modo in cui noi elaboriamo le informazioni emotive attraverso il CIRCUITO DELLA PAURA: la percezione di uno
stimolo potenzialmente pericoloso attraversa due vie: Via Bassa (più veloce, diretta talamo-amigdala) che produce automaticamente risposte che ci
preparano all’azione; Via Alta (più lenta, indiretta talamo-corteccia-amigdala) che produce un’elaborazione cognitiva e consapevole dell’emozione e
del comportamento.
DAMASIO  EMOZIONI, RAGIONE E CERVELLO. Secondo Damasio non esiste separazione tra mente e corpo. Il suo maggiore contributo è stato quello
sui MARCATORI SOMATICI, che lui definisce come MEMORIE EMOTIVE, le quali portano con sé non solo il ricordo di un evento ma anche
l’ATTIVAZIONE FISIOLOGICA correlata a quell’evento e le conseguenze che un determinato evento ha sortito. I processi decisionali non sono
esclusivamente il risultato di ragionamenti «freddi» e calcoli mentali, ma sono influenzati dal corpo attraverso questi marcatori. Si dividono in:
Marcatori somatici negativi (rappresentano un segnale di pericolo) e Marcatori somatici positivi (rappresentano un segnale di incentivi).
TEORIE COGNITIVISTE
SCHACHTER & SINGER  TEORIA BIFATTORIALE: secondo tale teoria gli stati emotivi dipendono dall’interazione di due fattori: cognitivo e fisiologico
(teoria «cognitivo-attenzionale»), cioè per riconoscere la paura io devo sia avere un’attivazione fisiologica sia riconoscere che è l’emozione di paura.
L’attivazione fisiologica determina l’intensità emotiva mentre i processi cognitivi determinano quale emozione sarà esperita. È un PROCESSO LINEARE:
cioè avviene l’attivazione nell’organismo e automaticamente l’etichettamento.
LAZARUS  LA TEORIA DELL’APPRAISAL: per Lazarus non c’è questa linearità: a parità di eventi che ognuno di noi sperimenta attribuiamo significati
diversi. Le emozioni sono il risultato di un appraisal: un atto diretto e immediato di conoscenza, che non si limita a valutare gli eventi, ma valuta gli
eventi per ciò che essi rappresentano per l’individuo che li percepisce. Il suo modello è definito «cognitivo-relazionale-motivazionale». Le emozioni
non originano dall’evento in sé, ma sono determinate dalla valutazione delle cause degli eventi e dai significati loro attribuiti dagli individui. Le
valutazioni cognitive possono essere: Primarie (Primary Appraisal -valutazioni di positività o negatività di un evento/stimolo e della sua importanza) e
Secondarie (Secondary Appraisal - valutazione delle risorse che l’individuo dispone per far fronte o sfruttare un evento) e Re-Appraisal (valutazione di
come è cambiato il rapporto tra individuo e ambiente a seguito dell’appraisal primario e secondario).
TEORIE FUNZIONALISTE
BARRETT & CAMPOS L’APPROCCIO FUNZIONALISTA: Nasce dalla consapevolezza che le emozioni sono universali e che però esse non sono
esclusivamente legate ad un evento esterno o interno a noi. Sottolineano la natura funzionale delle emozioni nella regolazione delle interazioni
individuo-ambiente tramite tre funzioni: biologica, comunicativa, di informare. Le emozioni fondamentali sono innate, autonome dallo sviluppo
cognitivo, espresse con pattern influenzati dall’interazione con l’ambiente.
SAARNI  LE COMPETENZE EMOTIVE: è costituita da un insieme di abilità che ci consentono di vivere e gestire le emozioni proprie e degli altri in
maniera funzionale e socialmente adeguata. Le competenze fanno riferimento a tre principali aspetti: Espressione delle Emozioni (manifestazione
esterna delle emozioni), Comprensione delle Emozioni (conoscenza della natura, delle cause e delle strategie che provocano le emozioni), Regolazione
delle Emozioni.
TEORIE DELLO SVILUPPO EMOTIVO
IZARD  LA TEORIA DIFFERENZIALE: Le emozioni sono innate, ciascuna con una configurazione specifica di sintomi fisiologici e con una espressione
facciale distintiva. Le emozioni fondamentali sono presenti già alla nascita o compaiono presto, mentre le emozioni complesse compaiono in seguito.
Per ciascuna emozione vi sono programmi neurali innati e universali, e nel corso dello sviluppo la comparsa delle espressioni per le diverse emozioni
corrisponde alla maturazione neurobiologica.
SROUFE  LA TEORIA DELLA DIFFERENZIAZIONE: Le emozioni non insorgono all’improvviso, ma sono gradualmente acquisite a partire dai sistemi-
precursori: il piacere come sistema per lo sviluppo della gioia, la circospezione come sistema per lo sviluppo della paura e la frustrazione come
sistema per lo sviluppo della rabbia. Quindi i neonati, con le loro espressioni facciali, non esprimono ancora emozioni vere e proprie, ma precursori
delle emozioni. Lo sviluppo emotivo è subordinato a quello cognitivo.
Le differenze tra la teoria di Izard e di Sroufe: la teoria di Izard sostiene che il bambino nasce con una configurazione di emozioni ben precisa; la teoria
di Sroufe ci dice che, in realtà, il bambino non ha un programma già stabilito di emozioni ma ha dei sistemi precursori, che non sono emozioni vere e
proprie ma nel tempo si svilupperanno e diventeranno emozioni.
CAMPOS, 2009; LEWIS, 2008; THOMPSON, 2010  LE ESPRESSIONI EMOTIVE DEI NEONATI: L’abilità dei neonati nel comunicare le proprie emozioni
permette l’instaurarsi di interazioni coordinate con chi si prende cura di loro e l’inizio di un legame emotivo. Le reazioni fisiologiche del neonato
acquisiscono significato grazie al caregiver, che vi attribuisce un’intenzione comunicativa. Gli studi di questi autori dimostrano che i bambini hanno già
un sistema espressivo fondamentale (che serve a soddisfare i bisogni fisiologici primari) e via via tale sistema diventa sempre più articolato.

SOCIALIZZAZIONE EMOTIVA
Fa riferimento ad una serie di strategie messe in atto dagli adulti che interagiscono con il bambino per promuoverne la competenza emotiva, in
accordo con gli atteggiamenti e le norme del gruppo sociale e culturale di riferimento. Tipologie di socializzazione: socializzazione emotiva genitoriale;
socializzazione in contesti educativi extra-familiari; socializzazione emotiva culturale.
SAARNI, facendo riferimento alla relazione genitore-figlio, ha proposto la distinzione tra modalità indirette (apprendimento per imitazione circa il
significato delle emozioni e modalità dirette (strategie usate dal genitore allo scopo di insegnare al bambino come esprimere le emozioni) di
socializzazione emotiva. Alcuni esempi di meccanismi di socializzazione emotiva: Modeling: Modalità basata sull’osservazione dei comportamenti
degli altri, di cui ne sono naturalmente; Coaching: Modalità basata sull’insegnamento esplicito da parte dei genitori; Contingency: Apprendimento
attraverso le reazioni dell’adulto immediatamente successive all’espressione emotiva dei bambini; Teaching: Programmi scolastici per la promozione
dell’apprendimento socio-emotivo.

INTELLIGENZA
LE PRINCIPALI TEORIE DELL’INTELLIGENZA: Strutturaliste, Funzionaliste e Sistemiche.
- TEORIA BIFATTORIALE (Spearman) individua due fattori dell’intelligenza: Fattore g (intelligenza generale, interviene in tutte le prestazioni cognitive)
Fattore s (specifico di una particolare prestazione cognitiva).
- TEORIA MULTIFATTORIALE (Thurstone) la prestazione cognitiva dipende da sette abilità primarie interdipendenti che combinandosi fra loro
generano le diverse attività di pensiero. E sono: Comprensione Verbale – Fluidità Verbale – Abilità Numerica – Abilità Spaziale – Memoria Meccanica
– Velocità Percettiva – Induzione.
- TEORIA MULTIFATTORIALE (Guilford) considera l’intelligenza come il risultato dell’interazione di tre processi di base dalla cui combinazione derivano
le diverse abilità: Operazioni (cognizione, memoria, produzione convergente, produzione divergente, valutazione), Contenuti (figurale, semantico,
simbolico, comportamentale) e Prodotti (unità, classi, relazioni, sistemi, trasformazioni, implicazioni).
- TEORIA DI CATTELL: Egli sostiene l’esistenza di due forme distinte ma correlate di intelligenza: Intelligenza Fluida (capacità biologica di base,
implicata in compiti che richiedono processi e modi di pensare nuovi, <40 anni); Intelligenza Cristallizzata (influenzata dall’educazione e
dall’apprendimento ricevuto, implicata in compiti che richiedono l’uso di conoscenze e abilità apprese, >40 anni). L’intelligenza fluida influenza
l’intelligenza cristallizzata ma non viceversa.
- TEORIA FUNZIONALISTA (Piaget). L’intelligenza è uno dei modi che un organismo ha a disposizione per interagire con l’ambiente. L’intelligenza è
descritta attraverso tre declinazioni: Funzione, Struttura e Contenuti. Piaget considera lo sviluppo dell’intelligenza come una successione ordinata di
stadi gerarchicamente organizzati: Stadio Senso-Motorio (0-2 anni), Stadio Pre-Operatorio (2-7 anni), Stadio Operatorio Concreto (7-11 anni), Stadio
Operatorio Formale (11-15 anni). Questi stadi sono: Universali, Sequenziali e Determinati.
- Thorndike (1920) è stato uno dei primi a sostenere la natura multipla dell’intelligenza e a sottolinearne anche le dimensioni non cognitive. L’autore
non condivide che l’intelligenza sia costituita da un solo fattore generale ma individua tre tipi: Intelligenza Astratta, insieme di abilità atte a
comprendere e gestire parole, simboli, concetti; Intelligenza Meccanica, insieme di abilità che consentono di visualizzare le relazioni tra gli oggetti e
manipolarli; Intelligenza Sociale, insieme di abilità di comprendere gli altri, di saperli affrontare e di comportarsi in modo saggio nelle relazioni.
- Sternberg (1986) critica il QI e propone di guardare anche a quegli aspetti differenti dell’intelligenza che spiegano il successo di un individuo
all’interno del contesto socioculturale di riferimento. Formula la sua Teorica Triarchica dell’Intelligenza che distingue tra: Intelligenza Analitica, fa
riferimento al pensiero logico-astratto e dunque alle abilità di analisi, valutazione, critica e comparazione di idee; Intelligenza Pratica, si riferisce
all’utilizzo e all’applicazione delle conoscenze già acquisite per trovare soluzioni a problemi pratici; Intelligenza Creativa, riguarda le abilità di creare,
esplorare, scoprire, inventare immaginare nuove idee e soluzioni.
- Howard Gardner ipotizza che l’intelligenza umana si compone di un certo numero di facoltà mentali relativamente autonome tra loro, ciascuna
dipendente da una differente area cerebrale. Sviluppò ed esplorò il concetto di Intelligenze Multiple (inizialmente 7 poi diventate 9), smontando il
concetto di QI unico (Quoziente Intellettivo): Linguistica – Musicale - Logico-Matematica – Spaziale - Corporeo-Cinestetica – Personale
(Interpersonale e Intrapersonale) – Naturalistica – Esistenziale.
INTELLIGENZA ENTITARIA VS. INCREMENTALE
Secondo Piaget l’intelligenza è il frutto di successive modificazioni che funzionano grazie all’intervento di processi di adattamento (assimilazione e
accomodamento), creando sempre nuove organizzazioni negli schemi individuali.
Carol Dweck sottolinea il ruolo delle credenze fondamentali (Teorie Implicite) relativamente alle teorie sull’intelligenza, individuando due categorie:
Teorie Entitarie: L’intelligenza è considerata un’entità stabile e immodificabile, che ogni individuo riceve alla nascita e sul quale non ha nessuna
possibilità di accrescimento, Intelligenti si nasce; Teorie Incrementali: L’intelligenza è il risultato delle stimolazioni ambientali, delle esperienze di
apprendimento, Intelligenti si diventa.

INTELLIGENZA EMOTIVA
I processi cognitivi influenzano la manifestazione e l'elaborazione delle esperienze emotive, e viceversa. Il concetto di Intelligenza Emotiva, formulato
per la prima volta nel 1990 da PETER SALOVEY E JOHN MAYER, definendola come «la capacità di monitorare e dominare le emozioni proprie e altrui
e di usarle per guidare il pensiero e l'azione». L’intelligenza emotiva è definita come «Intelligenza Calda» in quanto elabora informazioni di natura
emotiva a differenza dell’intelligenza cognitiva definita «Intelligenza Fredda» in quanto elabora informazioni di natura cognitiva.
I PRINCIPALI MODELLI DI INTELLIGENZA EMOTIVA: Modello di Abilità, Modello di Tratto, Modello Misto.
MODELLO DI ABILITÀ
MAYER E SALOVEY  MODELLO DI INTELLIGENZA EMOTIVA A 4 RAMI: i due studiosi vedono l’intelligenza caratterizzata da 4 rami o abilità cognitive
organizzate gerarchicamente: Percezione (Valutazione ed Espressione) delle Emozioni; Facilitazione del Pensiero, utilizzare le emozioni per facilitare il
pensiero e il ragionamento; Comprensione delle Emozioni; Gestione/Regolazione delle Emozioni.
MODELLO DI TRATTO O MISTO
BAR-ON  L’autore ha misurato l’IE attraverso il Quoziente Emotivo. Vengono individuate 5 dimensioni principali e che comprendono 15
sottodimensioni: I. Intrapersonale (Consapevolezza delle proprie emozioni, comprensione e capacità di esprimere stati d’animo e pensieri):
Considerazione di Sé – Autoconsapevolezza Emotiva – Assertività – Indipendenza – Auto-realizzazione; II. Interpersonale (Capacità di riconoscere ed
essere consapevoli delle emozioni altrui): Empatia – Responsabilità Sociale – Relazioni Interpersonali; III. Gestione dello Stress: Tolleranza allo Stress
– Gestione degli Impulsi; IV. Adattabilità (Capacità di adattare emozioni e pensieri al cambiare delle situazioni, soluzione di problemi di natura
personale e interpersonale): Problem-Solving – Esame di Realtà – Flessibilità; V. Umore Generale (Capacità di provare ed esprimere sentimenti
positivi e godere della presenza degli altri): Ottimismo –Felicità.
GOLEMAN  Goleman definisce l’IE come «capacità di motivare se stessi e di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante la frustrazione; di
controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione; di modulare i propri stati d’animo, evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare; e, ancora, la
capacità di essere empatici e di sperare». Nel suo modello, Goleman individua un insieme di competenze racchiuse all’interno di quattro domini:
Consapevolezza di sé (self-awareness), Consapevolezza sociale (social awareness), Gestione di sé (self-management), Gestione delle relazioni
(relationship-management). Individua cinque pilastri dell’intelligenza emotiva: Consapevolezza, Autocontrollo, Motivazione, Empatia, Abilità Sociali.
MODELLO DI TRATTO
Il MODELLO DI KOSTANTINOS V. PETRIDES  In questo modello, l’IE di tratto rappresenta una costellazione di percezioni emotive situate ai livelli
inferiori delle gerarchie di personalità. In particolare, esiste una IE globale influenzata da quattro fattori che, a loro volta, sono rappresentati da 15
sfaccettature: Emozionalità (Percezione delle Emozioni (sé e altri) – Empatia – Espressione delle Emozioni – Relazioni), Autocontrollo (Regolazione
delle Emozioni – Gestione dello Stress – Impulsività (bassa) – Adattabilità – Auto-Motivazione), Socievolezza (Assertività – Gestione delle Emozioni
(altri) – Consapevolezza Sociale), Benessere (Autostima – Felicità – Ottimismo).
Quindi: per Mayer e Salovey l’intelligenza emotiva è a cavallo tra intelligenza ed emozioni, vedendo l’intelligenza emotiva come un insieme di abilità
cognitive ed emotive; invece Bar-On, Goleman e Petrides l’intelligenza emotiva è legata alla personalità e alle emozioni, definendola come un insieme
di tratti di personalità, abilità e competenze socio-emotive.
IL METODO METAEMOZIONI - MetaEmozioni è un metodo per promuovere l’intelligenza emotiva e metaemotiva, ideato da Antonella D’Amico
(2018). L’obiettivo principale è sviluppare nei partecipanti la consapevolezza delle proprie abilità emotive e potenziarle con specifiche attività di
training.
Di seguito le dimensioni delle emozioni: PERCEZIONE DELLE EMOZIONI; FACILITAZIONE DEL PENSIERO (i nostri gesti sono legati alle emozioni) –
COLLIER; COMPRENSIONE DELLE EMOZIONI – ANOLLI (livello semantico, referenziale e concettuale); REGOLAZIONE DELLE EMOZIONI (tramite il
comportamento e il pensiero).
Strategie di regolazione emotiva adattive: Ristrutturazione Cognitiva, Problem-Solving, Accettazione, Meditazione, Distrazione.
Strategie di regolazione emotiva NON adattiva: Soppressione, Evitamento, Ruminazione.

L’EDUCAZIONE RAZIONALE EMOTIVA (ERE) è una STRATEGIA preventiva che mira a favorire il benessere emotivo del bambino; può essere intesa sia
come prevenzione primaria che secondaria, in quanto interviene prima che si manifestino forme di disagio e di malessere. È un percorso didattico che
si concretizza in un lavoro di “Alfabetizzazione Emozionale”, allo scopo di insegnare l’ABC delle emozioni, per favorire reazioni emotive equilibrate e
funzionali. Favorisce l’apprendimento di abilità metacognitive. Uno dei principi di base della ERE afferma che le emozioni derivano non tanto da ciò
che ci accade realmente ma dal modo in cui interpretiamo e valutiamo ciò che ci accade.
ABC delle emozioni:
A. Qualsiasi evento interno o esterno su cui l’individuo dirige la sua attenzione. Domanda: “Cos’è?”
B. Pensieri e valutazioni dell’individuo legate all’evento. “Che cosa stai pensando?”
C. Reazioni emotive e comportamentali dell’individuo determinate dalle elaborazioni cognitive precedenti.
Dal nostro pensiero dipenderà la nostra reazione emotiva! Bisogna educare i bambini a: 1. Riconoscere le emozioni, 2. Riflettere sull’evento che hanno
davanti individuando la causa e, quindi, 3. Intervenire e cambiare la possibile reazione personale all’evento.

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