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LO SVILUPPO MORALE E SOCIALE

La morale è stato oggetto di studio anche negli anni passati da parte soprattutto dei filosofi, non parliamo però di
moralità ma di un costrutto complesso, l’architettura del funzionamento morale è, infatti, complessa e articolata e
comprende al suo interno dimensioni di ordine diverso:

COGNITIVA EMOTIVA

 processi di ragionamento e decisione morale in merito a cosa sia giusto o sbagliato provare emozioni
morali, empatiche o di
 cognizione morale, ovvero la comprensione delle norme che definiscono le azioni colpa e vergogna

Da queste due dimensioni deriva un’azione morale che non è il frutto solo di processi intra-psicologici ma risente
anche di influssi sociali differenti e può scostarsi o contraddire la valutazione di quale comportamento sia giusto o
sbagliato.

Tra i filosofi che hanno trattato il tema della morale abbiamo:

 Turiel che ritiene che la moralità riguardi 2 dimensioni delle relazioni umane:

- la cura: ha a che fare con un sentimento di preoccupazione per il benessere altrui e può essere sintetizzata
nell’assunto che fare del male agli altri senza motivo è sbagliato, mentre aiutare un altro individuo che soffre è
giusto.

- equità o giustizia: riguarda il rispetto di regole, secondo il principio distributivo per cui tutti gli individui
dovrebbero godere degli stessi diritti e nessuno dovrebbe essere favorito a svantaggio di un altro senza motivo.

Secondo il senso comune, i bambini sono ritenuti naturalmente inclini a comportarsi in modo amorale, si ritiene
infatti che siano spontaneamente egoisti e non troppo sensibile a questioni di giustizia.

A FAVORE CONTRO

- Hobbes a cui si deve il celebre motto homo homini lupus, secondo egli Rousseau crede che l'essere
infatti gli individui, spinti dalla rivalità e dalla competizione per il umano nasca originariamente
soddisfacimento dei propri bisogni, finirebbero per annientarsi buono e che poi fosse corrotto
reciprocamente. La soluzione a questo istinto e istituire norme sociali e dalla società durante la crescita.
morali condivise da tutti in modo da poter vivere civilmente

- Freud secondo cui la vita dell'uomo è caratterizzata dal principio del


piacere al principio della realtà; infatti, il bambino inizialmente è dominato
dall’Es impara a controllarlo grazie al al Super-io, il giudice che definisce
ciò che morale e ciò che non lo è.

L’EMPATIA

Parlare di moralità in senso di cura vuol dire riprendere anche l'empatia, ovvero emozione primaria per eccellenza
che consente ad un individuo di comprendere la prospettiva di un'altra persona e costruire legami sociali, infatti,
secondo Hobbes, l'empatia è il cardine intorno a cui si sviluppa la moralità.
Oggi il termine empatia viene molto abusato, non si capisce il reale significato, ma noi come educatori dobbiamo
essere in grado di sentire il vissuto degli altri, ma riconoscere allo stesso tempo che quello è il suo vissuto, non il
proprio, dobbiamo quindi mantenere un certo distacco.

L'empatia, secondo la ricerca psicologica, ha 3 dimensioni:

affettiva cognitiva fisiologica

vera e propria condivisione comprensione dell'esperienza coinvolge le funzioni legate all'attività del
emozionale, una risposta di un altro e dei suoi Stati sistema nervoso autonomo o di substrati ormonali
affettiva corrisponde a quella interni, cioè i suoi pensieri, e neurali che operano nell'indurre un individuo a
di un'altra persona sentimenti, percezioni e comportarsi e sentire in modo speculare a un'altra
interazioni persona

Entrano in gioco così neuroni specchio che si attivano nel cervello di chi osserva e sono del tutto speculari a quelli
che si attivano nel soggetto che compie l’azione. Sono implicati nel processo innato dell’imitazione e svolgono un
ruolo decisivo nella comprensione e condivisione delle emozioni altrui e quindi dell’empatia.

Modello stadiale dello sviluppo dell’empatia di Hoffman:

secondo Hoffman ci sono diversi stadi che il bambino attraversa per lo sviluppo dell'empatia, e se qualcuno di questi
viene a mancare è possibile percepire delle anomalie che ci permettono di diagnosticare anche nei primi mesi di vita
disturbi come l'autismo.

1. stadio 0 contagio emotivo: osserva durante il cosiddetto pianto reattivo del neonato, ovvero quel fenomeno
per cui i neonati tendono a piangere nell'udire il pianto di un altro neonato e lo fanno in modo talmente intenso che il
suo pianto è indistinguibile da quello del neonato che ha cominciato per primo

2. stadio 1 empatia egocentrica (6 mesi): caratterizzata da una scarsa differenziazione tra sé e l'altro, ad
esempio quando il bambino manifesta disagio in presenza del malessere di un altro ma cerca conforto e per se stesso
aggrappandosi al petto della madre

3. Stadio 2 empatia quasi egocentrica (2/3 anni): il bambino manifesta i primi veri e propri comportamenti di
aiuto verso una persona che mostra sofferenza, ma le modalità che utilizza nel prestare aiuto sono ancora
rudimentali come ad esempio offrire un proprio gioco a un adulto che vede piangere

4. Stadio 3 empatia veridica: il bambino non solo comprende lo stato di malessere dell'altro ma compie azioni
benefiche nei confronti dell'altro, come ad esempio offrire un gioco ad un'altro bambino che è triste per aver perso il
proprio o chiamare spontaneamente un adulto in soccorso di una persona che non si sente bene

5. stadio 4 empatia ciò per la condizione esistenziale: voi può manifestarsi solo quando sono state raggiunte
nel corso dello sviluppo forme più astratte di pensiero, infatti si può mostrare empatia anche in assenza di una
manifesta espressione di sofferenza nell'altra persona ma in relazione alle rappresentazioni mentali evocate dalla sua
condizione. Ad esempio, un bambino può provare con passione verso un mendicante che chiede l'elemosina per
strada anche se in quel momento il mendicante sorride

Hoffman ha quindi messo in relazione lo sviluppo della moralità̀ allo sviluppo dell’empatia, che richiede una piena
integrazione tra maturazione affettiva e maturazione cognitiva con lo sviluppo delle abilità di Teoria della Mente
alla base dell’abilità di perspective-taking.

Sei si comprendono e si condividono le emozioni dell'altro, in particolar modo quelle di sofferenza, questo potrebbe
promuovere delle azioni di aiuto e di supporto verso la persona che soffre.
IL COMPORTAMENTO PROSOCIALE

NANCY EISENBERG

Analizza il rapporto tra empatia e moralità alla quale aggiunge un terzo fattore: la prosocialità.

Più che concentrarsi sull’empatia in sé, lei parla si SYMPATHY, ovvero compassione, che significa entrare nel
mondo dell'altro senza farsi coinvolgere, non dobbiamo sfociare nel pathos emotivo perché non saremo in grado
altrimenti di attivare un atteggiamento prosociale, ovvero mi preoccupo per l'latro e attivo dei comportamenti
funzionali. L'attivazione empatica prevedere quindi:

 un comportamento prosociale e morale

 ma anche un disagio personale che può divenire così intenso da indurre a un ritiro egoistico allo scopo di evitare
sperimentare la sofferenza degli altri.

Il fattore chiave che consente l'evoluzione dell'empatia in Sympathy è la capacità di self-regulation, ovvero i
processi psicologici implicati nella gestione e nella modulazione degli Stati emotivi, motivazionali e fisiologici.
Questa capacità è determinata da un tratto temperamentale: effortful-control, ovvero l’abilità di inibire una risposta
dominante, di attivare il comportamento desiderato anche se non è dominante, di pianificare le proprie azioni e
rilevare errori nella propria condotta. ES. se una nostra amica soffre per una delusione e mi tratta male perché
magari sta soffrendo la mia risposta potrebbe essere la rabbia, ma riconosco lo stato emotivo dell’altro; quindi,
regolo la mia emozione e metto in atto un atteggiamento prosociale che mi spinge verso l'altro, verso la
comprensione dell’altro.

Questo controllo delle emozioni è un tratto del temperamento, ma può essere anche sviluppato in modo da farlo
diventare un tratto stabile della personalità, anche grazie all'influenza dei fattori educativi e relazionali: clima
familiare positivo, improntato al calore e alla condivisione degli stati emotivi anche negativi; sono alla base di una
risposta empatica di tipo simpatetico.

COGNIZIONE MORALE

Gli approcci classici allo studio della morale hanno un'impostazione strutturalista e cognitivo-evolutiva.

MODELLO DI PIAGET

Tra queste teorie abbiamo quella Piaget, il quale sosteneva che lo sviluppo morale avveniva secondo una sequenza
stadiale comune a tutte le persone. Adotta il metodo clinico che consiste in interviste semi-strutturate tramite le quali
poneva delle domande per investigare il pensiero dei bambini su questioni morali, quali le bugie, e dell’osservazione
dei giochi con regole: "pierino ruba una mela per la sua sorellina che era affamata", il comportamento di rubare è
giusto?

Piaget definisce tre diverse fasi della moralità:

anomia morale Realismo morale Relativismo morale


il bambino non manifesta un caratterizzata da una morale eteronoma, ossia intorno ai 10 anni in cui il
particolare interesse per le fondata da un'autorità esterna e avente valore bambin sviluppa una morale
regole, fino a 4-5 anni, perché solo nella misura in cui l'autorità è in grado di autonoma; infatti, i principi
prima il bambino è farla rispettare. In questa fase il bene si vengono interiorizzati e il
caratterizzato da un identifica con l'obbedienza e il rispetto della bambino avverte un'ideale di
egocentrismo che lo porta ad regola dipende dal fatto che la sua trasgressione giustizia come esigenza
interessarsi solo di ciò che lui ne deriva una punizione. fino a 7-8 anni interiore indipendente dalle
vuole e a sorvolare sulle regole autorità.

MODELLO DI KOHLBERG

Elabora degli studi in cui ai partecipanti di età diversa venivano proposte 2 situazioni ipotetiche in cui bisogna
scegliere tra due principi opposti tra loro, in modo che solo uno potesse essere accolto. Analizzando le risposte ha
proposto un modello stadiale fondato sull'acquisizione del concetto di convenzionalità, secondo il quale lo sviluppo
morale prevede un progressivo adeguamento alle norme morali dei gruppi sociali a cui si appartiene:

LIVELLO LIVELLO CONVENZIONALE LIVELLO POST CONVENZIONALE


PRECONVENZIONALE

fino ai 9-10 anni: il pensiero intorno ai 13 anni fino ai 20: le dai 20 anni: il ragazzo raggiunge una concezione
del bambino appare regole le aspettative sociali dei valori morali più complessa e in cui è presente
superficiale e autocentrato, vengono interiorizzate. Questo l'idea che, oltre alle leggi fondate sulla
con una condizione della livello si suddivide in due stadi: convenzione, esistono dei principi etici universali
norma principalmente a cui si aderisce per scelta. Questo livello si
eteronoma. Questo livello si 3. ho orientamento del divide in due stadi:
suddivide in due stadi: bravo ragazzo in cui il
giovane tende a 5. orientamento contrattuale-legalistico in
1. orientamento conformarsi alle cui si coglie questa evoluzione del
premio- punizione in aspettative del proprio concetto di convenzione in quanto il
cui il bambino nel gruppo sociale e agisce giovane nel valutare l'azione è ancora
valutare la situazione al fine di sentirsi buono e pienamente consapevole dell'esistenza di
privilegia i bisogni di ottenere opinioni e valori diversi a seconda dei
personali e ubbidisce considerazioni dagli altri gruppi sociali, ma riconosce anche
alla norma per l'esistenza di alcuni valori assoluti validi
evitare le punizioni 4. orientamento al anche quando contrastano il volere della
mantenimento maggioranza
2. ho orientamento dell'autorità e dell'ordine
individualistico e in cui la regola è 6. orientamento di coscienza e di principio
strumentale in cui le riconosciuta come in cui i principi etici universali sono
regole sono rispettate fondata dalla necessità di concepiti come vero e più profondo
quando ne deriva un mantenere l'ordine fondamento della legge, e se c'è un
vantaggio e si agisce sociale e il giovane contrasto tra le regole sociali e principi
in funzione dei agisce per senso di universali quest'ultimi vengono
propri bisogni responsabilità privilegiati la persona agisce grazie al
suo impegno personale.

Avviene quindi un passaggio dal RAGIONAMENTO MORALE ALL'GIRE MORALE, c'è quindi un passaggio
dal riconoscere il giusto al comportarsi secondo il giusto.

Questa ipotesi è però contraddetta:

- dal dato che non sempre le persone agiscono in coerenza con ciò che reputano essere giusto
- Dal fatto che possono verificarsi dei ritardi o dei blocchi nello sviluppo morale indipendentemente dallo
sviluppo cognitivo

Due contributi merito a questo aspetto provengono dalla teoria dei domini e dalla teoria socio cognitiva di bandura:

LA TEORIA DEI DOMINI

In studiosi mettono in discussione l'ipotesi che lo sviluppo morale proceda secondo una sequenza di stadi e
propongono che la cognizione morale sia articolata in domini cognitivi separati. Eh si distinguono tre tipologie di
regole a cui fanno riferimento domini diversi:

regole morali Regole socio convenzionali Principi di


scelta
personale

si basano sul principio che si debba preservano l’ordine sociale dipendenti


salvaguardare il benessere delle persone, solo dalla
esemplificato dalla norma che non si debba fondamento nell’autorità̀ che le definisce e che decisione
procurare dolore agli altri è in grado di farle rispettare della persona

hanno un valore universale, trasversale alle non sono universali, ma valide nel contesto in non soggetti
culture e indipendentemente dal contesto in cui si cui sono formulate ai dettami
agisce e dall’autorità̀ dell’autorità̀
trasgressione è avvertita come meno grave di
trasgressione è avvertita come grave e non quella delle regole morali e ammissibile se
accettabile già a 42 mesi di età l’autorità̀ del contesto lo consente

queste comprensioni della norma non sono proprie di momenti successivi dello sviluppo, ma il bambino è in grado
di distinguere tra questi ambiti di regole già precocemente.

TEORIA SOCIOCOGNITIVA DI BANDURA:

sostiene che nelle interazioni con il contesto sociale, in primo luogo famiglia e gruppo dei coetanei, il bambino
apprende e interiorizza le norme morali e impara i criteri da utilizzare per le valutazioni morali.

In questo processo è importante il ruolo dei genitori che attraverso premi, rinforzi, proibizioni e sanzioni guidano la
condotta del bambino e facilitano la sua comprensione di cosa sia socialmente approvato o disapprovato. In questo
modo, con il tempo il bambino:

- interiorizza le norme sociali

- sviluppa propri criteri (standard) di comportamento

- sviluppa processi di controllo e automonitoraggio dell’azione tali per cui, se il suo agire contraddice i propri
standard morali, prova emozioni negative di colpa o vergogna.

Dal contesto sociale il bambino apprende anche a utilizzare processi cognitivi di disimpegno morale che consentono
di evitare la reazione affettiva interna conseguente all’avere trasgredito i propri standard di condotta e i principi
morali interiorizzati. I meccanismi di disimpegno morale sono 8:

1. Giustificazione morale: “È stata lei a provocarmi”

2. Etichettamento eufemistico: “Non l’ho picchiato, gli ho dato uno spintone”


3. Confronto vantaggioso: “Potevo picchiarlo, l’ho solo preso in giro!”

4. Diffusione di responsabilità: “Non sono stato solo io, hanno partecipato anche altri”

5. Dislocamento di responsabilità: “E’ stato lui a dirmi di farlo”

6. Distorsione delle conseguenze: “Non si è fatto niente”

7. Disumanizzazione della vittima: “E’ una bestia, potevo farlo”

8. Attribuzione della colpa: “E’ stato Luigi a iniziare offendendomi

Aattraverso questi meccanismi di disimpegno morale le persone conservano quei criteri morali che sono stati
interiorizzati e giustificano le proprie azioni, abbassando così il proprio senso di colpa riducendo ogni emozione
negativa.

Dovremmo lavorare molto su questo, perché nei bambini sono molto frequenti atteggianti del genere, diversi studi,
infatti, hanno rilevato che bambini adolescenti e aggressivi o prepotenti ricorrono maggiormente al disimpegno
morale. Bandura parla anche di aggressività, ovvero la tendenza come stile personale di condotta apporre in essere
aggressioni, che si differenzia dall'aggressione ovvero l'atto che procura danno agli altri.

Bandura fa una distinzione tra:

AGGRESSIVITA’ REATTIVA AGGRESSIVITA’ PROATTIVA

la tendenza ad agire risposte distruttive emotivamente calde a l'aggressione è posta in essere al fine di ottenere
una situazione percepita come un attacco o una minaccia. un beneficio materiale, sociale o emotivo

È connotata da un livello più alto di emozione e da possibili è meno emotivamente pregnante spesso
difficoltà nella regolazione degli impulsi pianificata e calcolata

MODELLO DELL’ELABORAZIONE DELL’INFORMAZIONE SOCIALE

Questo modello ha cercato di spiegare la condotta aggressiva: nelle interazioni sociali la persona deve comprendere
le intenzioni alla base delle azioni dell’altro e decidere che azione porre in essere in risposta; quindi, nell'interazione
sociale si attiva in modo automatico un processo sequenziale di analisi ed elaborazione dell'informazione sociale a
sei passi:

1. Codifica dello stimolo sociale in cui viene posta attenzione ai comportamenti del partner dell'interazione e
agli elementi della situazione che possono aiutare a comprendere cosa sta accadendo

2. interpretazione dello stimolo in cui viene attribuita all'azione dell'interlocutore un'intenzione

3. definizione degli obiettivi in cui la persona definisce gli obiettivi che vuole raggiungere con l'azione che
metterà in atto

4. ricerca di una risposta in cui la persona elabora tutte le possibili azioni che può mettere in atto per
raggiungere i suoi obiettivi

5. scelta della risposta da mettere in atto che avviene sulla base dell'analisi della situazione e in base a quanto
la persona si sente efficace nel mettere in atto un determinato comportamento

6. messa in atto della risposta che produce negli interlocutori delle reazioni che consentono nel futuro di
affinare e modificare il processo.
IL RUOLO DELLA FAMIGLIA

Fondamentale in tutto questo è il ruolo della famiglia, in quanto sono i primi a dare informazioni ai bambini su quali
comportamenti siano giusti o sbagliati e quali valori siano più desiderabili di altri. La trasmissione dei valori morali
dai genitori ai figli avviene durante il processo della socializzazione attraverso cui il bambino farà propri valori
enorme di comportamento che gli consentiranno di adattarsi al contesto in cui vive. Gli studi contemporanei
evidenziano come il processo di socializzazione non è solo pura ripetizione dei modelli a cui si è esposti, ma luogo
un processo di riproduzione interpretativa grazie a cui il bambino filtra, seleziona, elabora i Ciao contenuti
tramandati e allo stesso tempo crea nuove norme sociali.

Ci sono alcuni fattori che possono influenzare l'interiorizzazione dei valori morali:

- l'accuratezza della percezione: la chiarezza con cui il figlio ha percepisce i valori dei propri genitori

- grado di accordo nella coppia genitoriale: affinché l'informazione giunga in modo chiaro ai figli, è necessario
che ci sia un elevato grado di accordo nella coppia genitoriale su quali principi morali siano più importanti per
educare i figli, in caso contrario il disaccordo valoriale genera confusione nei figli

- ridondanza: vo ti guarda la tendenza dei genitori a ribadire in più occasioni il proprio punto di vista ai figli, ma
questo causa il loro meno certezze su quali siano i principi morali dei genitori

- coerenza: i genitori devono mostrare coerenza tra i principi professati e il comportamento messo in atto

- Flessibilità educativa: deve essere associata a un clima relazionale positivo, in quanto l'eccessiva rigidità
genitoriale non favorisce l'internalizzazione dei valori morali, al contrario i figli saranno più motivati e
sollecitati ad aderire ai valori morali se si sentiranno accolti nei propri bisogni. Diversi studi hanno dimostrato
infatti come un bambino con attaccamento sicuro con i propri caregiver esibisce un numero maggiore di
condotte prosociali, mentre i bambini con attaccamento insicuro risultano provare minori livelli di empatia
verso gli altri e sono maggiormente esposti verso lo sviluppo di comportamenti antisociali.

Importante nell'educazione del bambino sono gli incontri disciplinari: un bambino mette in atto un comportamento
ritenuto indesiderabile dal genitore, il quale interviene allo scopo di prevenirlo, reprimerlo o modificarlo, regolando
dall’esterno il comportamento indesiderato, auspicando che nel tempo i bambini siano sempre più̀ abili
nell’autoregolarsi senza bisogno di interventi esterni. Raggiungono il loro picco intorno ai 2-3 anni e tendono poi
progressivamente a diminuire.

Secondo Hoffmann, le modalità educative che i genitori adottano durante questi incontri disciplinari influenzano il
processo di internalizzazione dei principi morali. Egli distingue tra diverse modalità:

disciplina basata sul potere Disciplina basata sul ritiro Approccio induttivo
dell’amore

si fa così perché lo dico io Se ti comporti così non ti voglio più le tecniche induttive hanno
bene, fa quello che vuoi ma non l'obiettivo di indurre il bambino a
può essere esercitata attraverso chiedermi aiuto dopo comportarsi nel modo desiderato
richieste autoritarie al bambino, non imponendo il rispetto della
punizioni fisiche, privazione o questa modalità fa leva sul rapporto norma ma facendo in modo che il
cessazione di privilegi. Questa affettivo tra genitori e figli, e spinge bambino stesso giunga a
modalità è caratterizzata dalla i bambini a comportarsi bene per considerarla positivamente. Le
mancanza di spiegazioni circa la timore di perdere l'affetto e il tecniche induttive sono incentrate
norma da osservare e quindi il supporto genitoriale. soprattutto sul role-taking, cioè nel
bambino non ne comprenderà a fare in modo che il bambino si metta
fondo il significato. Il bambino Questo genera forti sentimenti di nei panni di una vittima e giunga
prova sentimenti di rabbia per il ansia nei figli e non favorisce una
limite imposto ai suoi desideri e di reale internalizzazione dei valori autonomamente alla valutazione che
conseguenza non interiorizza la perché il bambino è spinto a il comportamento messo in atto non
norma ma la rispetta solo in compiacere ai genitori solo per il è positivo.
presenza di un controllore esterno o timore di perdere il loro appoggio
per il timore di una punizione.

CAPITOLO 6: LA TEORIA DELLA MENTE


Theory of Mind indica un’abilità psicologica fondamentale per la vita sociale: la capacità di capire e prevedere il
comportamento sulla base della comprensione degli stati mentali (intenzioni, emozioni, desideri, credenze) propri e
altrui. Questo è fondamentale per l'aspetto sociale ma anche per il comportamento prosociale, io devo capire e
sentire come ti senti tu.

Questa etichetta risale al 1978 grazie al lavoro pioneristico di Premack e Woodruff, impegnati a studiare la
comprensione intenzionale del comportamento negli scimpanzé́ .

Sempre in questi anni, Dennett in un Articolo-commento del filosofo della mente, elaborò il concetto di intentional
stance: la consapevolezza che le azioni e i pensieri non sono casuali, ma diretti verso qualcuno o qualcosa, e quindi
spiegabili in base a intenzioni, desideri, credenze. Grazie a questo l’interesse per lo studio di questa abilità approdò
alla psicologia dello sviluppo, fino a quel momento ancora fortemente influenzata dalla teoria piagetiana.

Durante gli anni 80 furono svolti diversi lavori e studi che misero a punto il Compito di falsa credenza (false belief
task): ovvero prevedere come il protagonista di una storia agirà̀ , tenendo conto della falsa credenza di questo e non
del dato di realtà. Furono fatte due versioni:

Spostamento inatteso scatola ingannevole

predire dove il protagonista della scatola chiusa di caramelle il cui contenuto è stato sostituito a insaputa del
storia andrà a cercare un oggetto, da soggetto medesimo (la scatola contiene matite). Dopo che il soggetto ha
lui inizialmente riposto in un risposto alla domanda circa il contenuto della scatola chiusa, e ne ha poi
contenitore e poi spostato in un altro constatato il reale contenuto e cioè matite, gli viene chiesto di prevedere che
recipiente dall’altro personaggio a cosa un’altra persona penserà esserci nella scatola quando lo sperimentatore
sua insaputa. gliela mostrerà chiusa, come ha appena fatto con lui

Per risolvere questo genere di prove il bambino deve momentaneamente sospendere la propria conoscenza della
realtà, assumere la prospettiva dell'altro e rappresentarsi il contenuto della sua mente, cioè una credenza falsa
rispetto alla realtà, così da prevedere correttamente come l'altro si comporterà sulla base della propria falsa credenza.

Disporre della ToM Ehi significa mettere in atto un processo di metarappresentazione degli stati mentali che
consente all'individuo di inferire contenuti della mente umana e può condurre quindi a spiegazioni o previsioni più o
meno accurate. Il comportamento umano è guidato da un lato dalla conoscenza della realtà̀ , e dall’altro lato da un
monitoraggio metacognitivo che ha come suo strumento il pensiero ricorsivo, cioè̀ un pensiero che implica la
metarappresentazione, o rappresentazione di una rappresentazione mentale “io penso che tu pensi, io penso che tu
desideri, io sento che tu senti”.

Questa visione è adottata dall’ Approccio Theory-Theory (Wellman 1990) che propone un’analogia tra il bambino
alle prese con la costruzione della comprensione e della spiegazione della mente, e lo scienziato impegnato a
elaborare un sistema teorico.

Questo approccio, però, considera il superamento della falsa credenza a quattro anni come uno spartiacque nello
sviluppo della capacità di metarappresentazione, portando così a credere che lo sviluppo di questa abilità possa
essere sviluppato del tutto o per nulla.

Scholl e Leslie hanno elaborato poi un approccio di tipo innatista-modulare che vede nella maturazione di moduli
gerarchicamente organizzati lo sviluppo della capacità di lettura della mente. Il Mindreading sarà̀ ampiamente
utilizzato da Simon Baron-Cohen, che metterà̀ a punto il Reading the Mind in the Eyes Task.

Harris elabora invece l’Approccio della simulazione che pone l’accento sul ruolo della conoscenza in prima persona
nell’attribuzione di stati mentali, per cui il bambino arriverebbe a comprendere gli stati mentali attraverso appunto il
«lavoro dell’immaginazione», cioè̀ un processo di simulazione mentale. In quest’ottica l’espressione proposta da
Battistelli “comprensione della soggettività” sottolinea la corrispondenza biunivoca tra stati mentali di due o più
persone. La capacità di riconoscere che l'altra può avere una credenza diversa dalla propria, ma anche dalla realtà,
consente di uscire dall'egocentrismo intellettivo e di intervenire per influenzare gli stadi mentali, modificando il
corso delle azioni (persuadere, mentire).

Queste tre prospettive teoriche hanno dominato la scena fino ai primi anni 90.                                                                          
A questi si contrappone Astington (1996) con una nuova concezione di stampo vygotskijano della ToM, alla quale si
possono ricondurre diverse proposte teoriche:

 Approccio delle forme di vita (Dunn 1988; Perner et al. 1995) che attribuisce una notevole importanza ai
processi di socializzazione.

 Approccio narrativo (Bruner 1990; Bruner e Feldman 1993) che pone l’attenzione sul ruolo rivestito
dall’esperienza quotidiana che, corredata da strumenti culturali quali script e format, conduce il bambino
alla costruzione della comprensione della mente.

 Prospettiva interazionista (Hobson 1991) che sottolinea il peso determinante dei contesti affettivamente
connotati nel guidare il bambino alla costruzione della capacità di mentalizzazione.

In questa svolta sociocontestualista si pone l’attenzione sulla componente affettivo-relazionale nella ToM, e in
quest’ottica bisogna fare riferimento a due autori:

- Elizabeth Meins che ha proposto una coniugazione tra la teoria di Vygotskij e quella dell’attaccamento per
formulare il costrutto di Mind-Mindedness materna, ovvero la propensione della madre a trattare il proprio
figlio come soggetto attivo, dotato di una mente, e a usare nell’interazione termini che si riferiscono a stati
mentali. Le madri dei bambini con attaccamento sicuro devono agire come figure tutoriali all’interno della
zona di sviluppo prossimale del figlio, svolgendo quel ruolo di scaffolding così importante per aiutarlo a
dare un senso al compito e a portarlo a termine nella progressiva costruzione dell’intersoggettività̀ tra i due
partner. Questo perché i bambini con attaccamento sicuro superano il compito di falsa credenza in una
percentuale molto più elevata rispetto a quelli con attaccamento insicuro.

- Peter Fonagy a cui si deve l’elaborazione di due costrutti: Funzione riflessiva del Sé e mentalizzazione con
cui si indica la capacità intersoggettiva di comprensione gli stadi mentali propri e altrui, che si sostanzia
nella relazione primaria tra il piccolo e il caregiver, caratterizzato da una capacità di contenimento, ovvero
una competenza di tipo metacognitivo, che rende la madre in grado di concepire il proprio figlio come
soggetto mentale, e di restituirgli, attraverso le interazioni, tale immagine di sé come soggetto dotato di una
mente. Se questa capacità manca nel caregiver allora si verifica un fallimento nello sviluppo del bambino
della capacità di mentalizzazione.

La mentalizzazione comprende quindi:

 Componente cognitiva (fredda) che indica la capacità di ragionare su stati mentali epistemici (credenze)
 Componente emotivo-affettiva (calda) che indica la capacità di ragionare su stati mentali non-epistemici
(emozioni e desideri)

TAPPE VEOLUTIVE DELLA ToM

Un primo elemento di indagine su cui gli studiosi focalizzarono l'attenzione fu quello di stabilire a che età e i
bambini raggiungessero la capacità di metarappresentazione. Le credenze e i desideri sono stati mentali
fondamentali per le nostre azioni nella vita quotidiana, perché il modo in cui ci rappresentiamo la realtà̀ guida le
scelte e il comportamento.

Doherty afferma che ci sono 3 ragioni che spiegano la centralità̀ della comprensione delle credenze per la vita
sociale:

 la predicibilità̀ del comportamento, che diviene non solo comprensibile, ma anche prevedibile se sappiamo
ciò̀ che l’altro crede;

 la spiegazione del comportamento, anche (e soprattutto) per quei comportamenti che, a prima vista strani o
poco comprensibili, divengono più̀ chiari grazie al nostro sforzo di inferire cosa passi per la testa dell’altro;

 la manipolazione del comportamento, in quanto conoscere le credenze dell’altro ci consente di intervenire


su di esse.

Dai diversi studi emerge la centralità della tappa evolutiva dei quattro anni in cui la maggior parte dei bambini in
condizione di sviluppo tipico supera il compito di falsa credenza; i quattro anni, quindi, sono ritenuti come una sorta
di spartiacque tra:

- una fase evolutiva in cui il bambino non è ancora in grado di ragionare a livello metarappresentazionale
voglio tanti da connettere l'errore realistico (estendere la propria conoscenza della realtà all'altro)

- una fase successiva in cui riuscirà ad articolare pensieri sempre più complessi.

Noi dobbiamo essere molto bravi nell'individuare i fattori di rischio, infatti già in età precoce, a partire dai 2 anni di
vita i bambini posseggono strutture e schemi cognitivi che preparano alla comparsa della ToM, precursori come:

 rifermento sociale
Costituiscono tappe fondamentali dello sviluppo comunicativo e linguistico
 attenzione condivisa che consentono al bambino di condividere con l'altro:

 gesto di indicare con funzione                        -        A


    partire
              dai
       sei
      mesi
          i  gesti
           dei
      deittici
              svolgono una funzione imperativa
              dichiarativa
o richiestiva, il bambino indica un oggetto lontano o alterna lo sguardo tra
esso e l'adulto in modo che l'adulto a sua volta lo guardi lo prenda e glielo
porga
 comprensione dell’agency: ovvero la comprensione che gli esseri animati agiscono autonomamente
- Tra gli 11 e i 14 mesi il bambino usa sempre il gesto di indicare ma lo fa
causando effetti su altri oggetti.
per attirare l'attenzione dell'adulto su qualcosa che per lui interessante;
 comprensione della percezione visiva: indica laquindi, capacità vuole condividere
di lettura nella mente il piacerenel momento in cui il
bambino capisce che la percezione di una persona può essere diversa dalla propria.

 difficoltà nel gioco di funzione: apre alla possibilità di agire “come se”, voi quindi alla possibilità di
concepire manipolare un mondo possibile accanto al mondo reale. (Ad esempio quando il bambino gioca a
far finta di telefonare usando una banana come attribuisce all'oggetto una proprietà simulata e immagina un
altro oggetto non presente.
(inserire tappe per età)

TRA IL LINGUAGGIO E TOM C'è UNA STRETTA RELAZIONE, se consideriamo soprattutto lo sviluppo
atipico.

LO SVILUPPO SOCIALE

Noi per definire noi stessi abbiamo bisogno dell'altro. noi sin da subito siamo predisposti all'interazione
sociale, partendo proprio dalla relazione con la madre e man mano si fanno sempre più complesse.
Abbiamo infatti il modello di Brofenbrenner secondo cui le interazione sono fatti da cerchi concentrici,
ovvero ci sono ambiti diversi ma sono tutti in relazione tra di loro.

2-3-4-5-6-7-8-12-dipendenze e dsa, poi profilo emotivo dall'altro libro,

ABILITA' EMOTIVO-MOTIVAZIONALI

Nel porcesso di apprendimento interagiscono ed influiscono le componenti calde ma anche e


componenti fredde. le indifferenze individuale non possono riferirsi solo ad un criterio quantitiativo, ma
anche da un criterio qualitativo, ovvero a noi interessa il come apprende. lo stile di apprendimento è una
modalità di elaborazione delle infromazioni e di affrontare e risolvere compiti di apprendimento, bisogna
perà distinguere lo stile dall'abilità:

- abilità ci consente di volgere un determinato compito, risponde al quanto, infatti può essere misurata, è
unipolare

- lo stile è il modo in cui organizziamo e svolgiamo i compiti di apprendimento, risponde al com'è, non
può essere valutato, è bipolare, ovvero possiamo avere più stili, ha un valore relativo al contesto e al
compito assegneto.

QUALI SONO?

- globale/analitico: uno ha bisogno di una visione d'insieme per poi muoversi vero il particolare, l'altro
parte dai dettagli dagli ellmenti minimi per costruire il proprio quadro generale.

-dipendente/indipendente dal campo: chi ha uno stile dipendente tende a percepire in funzione del
campo percettivo e della sua organizzazione, risultando più legato al contresto;l'indipendnete invece
tende ad isolare le informazioni dal contesto, ha un'atteggiamento più autonomo verso l'orgabnizzazione
del campo percettivo

- rosolutore/assimilatore: il risoluture tende a privilegiare l'azione e la concretezza nell'affrontare un


problema cercando di ottenere (finire)

- sistematico/intuitivo: il primo adotta delle strategie di analisi, prende in considerazione una varibaile
per volta cercando tutte le connessioni; l'altro invece procede per singole ipotesi che cerca di comfutare
o confermare

- impulsivo/riflessivo: lìimpulsivo ha bassi tempi decisionali, si getta in decisioni precipitose, riflette poco,
e ha basse potenzialità di successo; il rifelssiovo invece risponde in modo lento ma preciso

- verbale/visuale: chi ha uno stile verbale predilige l'uso del codice linguistico, come testi,
registrazioni,impara oer lettura e ripete; l'altro invece predilige il codice visuospaziale,ovvero immagini,
schemi riassuntivi, diagrammi, tabelle.

- convergente/divergente: lo stile convergente parte dalle informazioni a disposizione per convergere


verso una soluzione utile al problema, è il babino che studia per prendere un voto alto; il divergente
parte dall'informazione a disposizione per procedere in modo creativo generando una varietà di risposte,
studia per la propria cultura.

nel mezzo a questi due opposti bianco e nero abbiamo diverse sfumature di grigio in cui un individuo può
oscillare, infatti un individuo non può essere valutato in base all'abilità, ma alle strategie che adotta per
risolvere i problemi.

gli stili di apprendimento cambiano nel cprso del tempo, infatti possono essere influenzati da: sesso, età,
personalità, cultura di appartennenza, stili educativi dei genitori, scuola.

inserire slide con diversi punti

I bambini abili sono bambini strategici, ma se voglio che i miei alunni siano in grado di assumere stili di
apprendimento siversi devo essere prima io insgenate ad utilizzare stili diversi. Ad esempio se dico ai
miei alunni che c'è solo un modo per insegnare le tabelline, non sono flessibile, quinid se sono rigida io il
bambino imparerà così da me, ma devo essere felssibile io per far essere flessibil eil bambino. COSA
DEVE FARE L'INSEGNATE?

- Deve capire che ci sono diversi stili di apprendimento che non corrispondono all'abilità

- riflettere su come le proprie modalità di insegnamnto possano influire sulla riuscita scolastica degli
alunni

- creare una concruenza tra metodi e stili di apprendimento, questo vuole dire che l'isegnnate deve
essere in grado di assumere 30 stili diversi, deve riconoscere lo stile di apprendimento del bambino, ma
non solo lo dobbiamo anche rinforzare, ma dobbiamo anche aumnetare il loro profilo di stili facendo
vedere com euna stessa situaizone possa essere risolta in diversi metodi, l'obiettivo quinid non è fare
adattare il bambino al mio stile, ma ampliare i suoi stili.

è importante un lavoro sugli stile quanod ci troviamo davnti a dei casi bes, perche hanno una debolezza
de se cognitivo, dobbiamo quindi incremnetare la sua motivazione, aprire la loro prospettiva.

deficit di produzione corrisponde al soggetto che non possiede un portfolio riccco di strategie, mentre il
deficid di mediazione corrisponde a chi possiede diverse strategie ma nonn sa in che diverse situazioni
applicarle; quinid sul pirmo dobbiamo fare un lavoro di apprendimento di diverse strategie, mentre con
l'altro dobbiamo esamniare i diversi compiti e capire quali strategie sono più opportune. questa è una
sistinsione importante, perch emolte volte i bambini ci vengono presentati come vaneti delle difficoltà,
ma in realtà molte volte si tratta solo di metodo.

LETTERATURA

le sue fiabe ono state illustrte da Golia che ci trasportano in uno stile molto decortivo, stile libery, e
queste rappresentazioni servono per far arrivare meglio proprio il senso di

piuma d'oro e piombo fino

presenta elemnti di novità, sia a quell di capuana ma anche rispetto a tutte le altre sue fiabe, proprio
perche hanno dei richiami alla dimensone lirica, che hanno sia un collegamneto con la dimensione
tradizionale "c'era una volta", ma anche qualcosa di personale che non ha nulla a che fare con la realtà, e
perchè si determini il passaggio dalla dimensione reale alla dimensione fiabesca sono necessari incipit
come quello dei tre talismani. Anche nelle sua fiabe è previsto uno schema triadico di situazioni, ma
anche la presenza di 3 personaggi. Gozzano pubblica questi racconti per l'infanzia in rivista dal 1909 al
1912 e vengono poi raccolte all'inteno di due sillogi che escono una nel 1924 e una postuma, muove
infatti per motivi di salute, nel 1917 e contine la fiaba di piuma d'oro e pimbo fino.

-Non è presente la solita formuletta, ovvero la quartina in versi che introduce al mondo fantastico

- in capuana la portagonista viveva in un castello, figlia di due aristicratici, e l'unico itinerario di


formazione non può che essere interiore perchè non poteva avere dei miglioramneti esteriori, infatti da
bambina viziata imparerà a non esserlo più e a non farsi beffe delle vecchine, al contrario nella fiaba di
Gozzano piuma d'oro è una bambina povera, e quindi l'itinerario di formazione prevede un cambiamneot
di status sociale, inoltre    piuma d'oro è orfana, al contrario dell'altra protagonista che veniva viziata dai
genitori, e questa condizione di orfanicità è tipica degli artisti del 900, che vogliono rappresentare una
visione diversa rispetto al tradizionale nucleo familiare, e con la Morante viene messa in discussione la
stessa genitorialità. un altro elemento di novità à un personaggio, pimbo fino, che è vittima di uhn
maleficio che gli faceva prendere peso e a sprofondare nel pvimento del castello, è presente qindi il tema
del doppio, la bambina soggetta ad un incantesimo che la fa volare leggera, al contrario di pimbo fino
che invece è vittima di un maleficio che lo fa spiaccicare a terra. una caratteristica delle fiabe è che la
fanciulla viene salvata dall'eroe, ma qui avviene qualcosa si diverso, la donna ha un ruolo attivo, infatti è
piuma d'oro che salba l'uomo. dalle illustrazioni vediamo la presenza di elemnti come la farfalla, elmenti
della natura che fungono da aiutanti, ovvero devono soccorrere, aggevolare il cammino dei protagonisti.
anche in questa narrazione sono presente filastrocche, e ciè inoltre una dimensione esotica, ovvero il
viaggio in un luoog lontano in cui i portagonisti devono traferirsi per la ricerca, la fauna e la flora
rientrano quindi all'intenro della fiaba per descrivere l'oriente.

anche qui sono presenti determinate spie testuali, ovvero oltre alla trascrizione della bambina come
bella e buona viene riportato che è bella come una regina, e questo ci anticipa un po' il finale della fiaba,
ma per raggiungere questo finale la fanciulla deve superare diverse prove grazie all'aiuto degli aiutanti,
che sono tre secondo lo schema ternario:

- farfalla candita: avviene l'allontanamento dalle 4 mura domestiche che cosentono il portagonista di
andare incontro o ad un pericolo, come in biancaneve, oppure verso un incontro positivo, perchè la
farfalla pieride del biancospino testa la bontà della fanciulla, proprio perchè dopo averla catturata la
lascia andare

- achenio del cardo, c'è lo stesso schema di prima, lo cattura e poi lo lascia andare e per questo verrà un
giorno ricmpensata

- cepponia dorata, anche qui ci sono le stesse domande, le stesse risposte e le stesse azioni, condizionerà
la sorte della protagonista, come i due incontri precedenti.

dopo anni si verifica una situazione strana, una "sciagura" secondo le funzioni di propp, inizia a perdere
peso, ma non come una punizione, come un maleficio perchè non ha fatto nulla di male, ma è un
incantesimo che contine anche una profezia, ovvero piuma d'oro diventerà regina. inizialmente non si
capisce chi fa questo incantesimo, però nel frattempo succede che per la leggerezza la fanciulla viene
chisa in casa, e si diverte con il nonno che soffia per farla volare via, e mentre giocano piuma d'oro sente
di nuovo la stessa filastrocca c dice che non è lei, ma una voce lontanissima che dovrà raggiungere,
ovvero la partenza della protagonista verso il luogo di destinazione, un isola lontana da cui proviene
questa voce dolcissima. una mattina piuma d'oro si sveglia più annoiata del solito, e quuando chiede al
nonno di giocare con lei si accorge che era morto, funzione della sciagura di propp, e quindi si ritrova in
assoluta solitudine, ma come sappiamo dalla sciagura o dalla mancanza deriva il seguito della vicenda, in
quanto senza di questa la fanciulla non potrebbe raggiungere la sua condizioe finale, e questo insegna ai
babini che soffrire è necessario per appreodare al mondo degli adulti, piuma d'oro deve allontanarsi
dall'unico affetto per poter vivere la sua vita. dopo aver pianto 3 giorni e 3 notti, all'alba si verifica la
possibilità di poter cambiare vita, infatti non appena apre la porta viene trasportata via dal vento, e
descrive mentre vola tutto ciò che vede, come nella fiaba di capuana, ma quando la protagonista di
capuana incotra le nuvole e gli uccelli chiede aiuto ma non ne rieve per essere punita per quello che ha
fatto. piuma d'oro di gozzano invece riceve aiuto dai tre personaggi iniziali, i tre aiutanti che però hanno
pur sempre messo alla prova la bambina che dimostra la sua bontà liberandoli. è presente la fata
dell'adolescenza, ovvero un afigura tipica delle fiabe, ma è dell'adolescenza ed indica quindi l'interesse di
gozzano per questo periodo della vita, che non è più infanzia nè adultità. per passare dall'infanzia a
questa fase della vita, piuma d'oro deve attraversare delle prove, come l'allontanamnto dal nonno,
ovvero la sua infanzia perchè è cresciuta con lui. una volta arrivata dalla fata si materializza il mezzo
magico, uno specchio, che viene donato alla fanciulla per intravedere un luogo che è scritto nel suo
destino, e viene descritto come un luogo caratterizzato da palmizie, ovvero come uhn luogo esotico, e
nel giardino era presente un principe belissimo, il reuccio delle isole fortunate. Si scopre che è lui che
invoca piuma d'oro, ma questo principe era condannato alla pesantezza, ovvero ad un cincatesimo
opposto rispetto a quello della fanciulla, il reuccio diventa sempre più pesante, ma il maleficio verrà
interrotto non appena piuma d'oro e pimbo fino si daranno il primo bacio, segnando così il passaggio
all'età adulta. la fata diede allora alla fanciulla dei mezzi magici, 3 chicchi di grano, e questo indica che le
prove da superare sono 3 in cui viene introdotto l'antagonista, ovvero delle fate cattive, ma questiio
grani gli consentono di vedere la realtà, di distinguere il vero dal falso perchè molte cose che vedeva non
erano vere, e quindi attraverso questi chicchi di grano capisce quali sono gli aiutanti veri dagli
antagonisti. in ogni castello le apparirà una fata maligna, allora dovrà far cadere un chicco di grano:

- davanti al primo castello gli apparirono i genitori, il nonno, tutti coloro a cui teneva, ma non appena
fececadere il seme di grano il luogo fatato si trasformò nek castello della menzogna, i perosnaggi
sorridenti erano in realtà demoni cattivi, e questo fa capire che i giovani per entrare nel mondo adulto
devono imparare ad essere prudenti.

- davanti al secondo castello le appaiono personaggi negativi che la soaventano, ma appena getta il seme
di grano si accorge che in realtà erano perosnaggi buoni, era infatti il castello della montà, e questo vuole
fare capire che per essere adulti bisogna sviluppare la bontà che ci consente di andare olrew
all'apparenza

- davanti al terzo castello fatto d'oro e di pietre preziose fecere il terzo chicco e il castello si trasfromò nel
castello dei desideri e che il chicco gettato era quello della saggezza. questo vuole indicare che tutto ciò
che noi desideriamo ma che non possiamo rendere esplicito vengono materializzati nel sonno, tutto ciò
che reprimiamo durabte il giorno riappare nella notte, e quindi questo castello iniziamnte scintilante si
trasforma.

i compiti difficili sono stati completati e la fanciulla, con tutto il corteo di farfalle che assumono colori
variopinti, assume le fattezze di una regina. la fanciulla viaggiò per sette giorni, numero simbolico ch
eindica la creazione, e all'alba dellottavo giorno appave il luogo di destinazione che ha delle
caratteristiche esotiche, ci troviamo così nella vicenda parallela, ovvero quella di pimbo fino, che ha
subito una vicenza opposta ma speculare a quella di piuma d'oro. Il reuccio per bellissimo, me si riusciva
a fare nulla per evitare che affondasse nel pavimento del castello, allora la madre si rivolge ad un mago
che le dice che solo l'incrocio tra stelle benigne poteva salvarlo, e allora dalla finestra videro ua bellissima
stella ed improvviso apparve piuma d'oro che era stata conciata dalle farfalle che la resero bellissima e
maestosta come una dea, c'è quindi la magia che cosente una metamorfosi. non appena pimbo fino
ricevette il bacio si liberò del maleficio, e vennero organizzate le nozze che avvennero dopo 8 giorni. si
verifica quindi il salvataggio da parte della donna, e un lietofine caratterizzato dalla nozze che segna il
passaggio definitivo al mondo adulto.

I tre talismani

anche qui son presenti delle novità, il ptoragonista non è una donna come in capuana, ma un uomo che
dopo aver mostrato tutta la sua furbizia e aver portato aanti una serie di imprese il protagonista rinuncia
alle ricchezze ritornando a casa per come era partito, e questo è del tutto anomalo, infatti il portagonista
della fiaba assomiglia al personaggi di una sua poesia toto menumeres, che vuol dire punitore di se
stesso, perchè sogna di amare tante donne ma poi si autopunisce e decide di rimanere solo. nella fiaba il
protagonista non è un punitore, ma la sua via di rifugio non è la braba di potere, ma sceglie di adeguarsi
alla sua condizione e preferisce ritornare alla tranquillità della sua vita.    il protagonista viene soccorso
da un mendicante, dietro al quale si cela Gesù che lo aveva messo alla prova. il progonista pomero
diventa ricco tramite l'aiutro divino, ma poi mostra arroganza e ritorna povero, non è il caso però del
protagonista di questa fiaba che rifiuta proprio volontariamnete la ricchezza. nelle prove però non
dimostra delle buone qualitò, ma si dimostra sfrafottente verso i fratelli.

è presente un incipit che ci aiuta ad entrare in una dimensione altra rispetto alla realta, in una diensione
fantastica. come spesso accade nelle fiabe abbiamo una imminente morte, una sciugura, una mancanza
che consente la descrizone dei perosnaggi. il padre al punto di morte, non essendo ricco, dice che ha
conservato per i tre figli dei talismani:

- a cassandrino; rimanda calandrino del decameron di boccaciio che ci fa capire che non fa riferimento a
peti fiabeschi, ma a poeti altri,    il poeta più miserabile dona una borsa e quando infilerà una mano in
questa si materializzeranno dei denari

- al contadino lascia una tovaglia e ogni volta che la metterà in tavola in tavola apparirà del cibo, simbolo
del materialismo

- al terzo lascia un mantello che consente di diventare invisibile, anche questo tipico del boccaccio ma
anche del mille e una notte, e che consnete di essere trasportato ovunque voglia.

dopo aver donato i talismani succedono tre vicende:

- cassandrino inizia a fare la vita di un principe comprando castelli, ricchezze, tanto che tutti credono che
sia un aristocratico, ma non si accontenta della bella vita, vuole icontrare il re ma per accedere al palazzo
del re usa il denato, ovvero si compra di alabardieri, non entra in possesso delle grazie del re, ma compra
tutto con il denaro e questo è un elemnto che Gozzano riprende dal Lacciarino di .... e ancora una volta
dimostra la varietà di firferimenti culturali. succede allora che il primo figli entra nelle grazie del re e
nessuno si fa domande su questa ricchezza, tranne una cameriera più scaltra delle altre che ha qualche
sospetto ed inizia a percepire che dietro questa ricchezza ci sia un tranello. la fantesca indottrina la
principessa e attraverso un sonnifero lo fanno addormentare e rubano la borsa a uno dei figli che viene
anche buttato fuori dal castello e non appena si sveglia capisce cosa aveva subito, e allora ritorna dal
fratello contadino e tanto fa tanto dice che se la fa regalare fingendo di tenerla per poco. allora
cassandrino torna al castello e si presenta come un cuoco e chiede di prenderlo nelle cucine e propone di
lasciarlo da solo in modo da preparare un banchetto fantastico attraverso la tovaglia fatata. si ripresenta
di nuvo però la figura dell'aneclla che lo spia e smaschera un'atra volta il falso eroe, e gli sottraggono
anche la tovaglia con lo scopo di porre fine a questo inganno, ma decide anche qui, dopo essere stato
espulso, di vendicarsi e va allora dall'altro fratello che aveva avuto un mantello volante che si fa prestare.
il protagonista llora viaggia e va a finire nelle isole fortunate, torna quindi l'ambientazione esotica, e si
porta dietro la principessa dopo averla rapita. la principessa finse di rassegnarsi al rapitore ma poi gli
rubò anche in questo caso il mantello, e questo dimostra che le donne non sono mai personaggi pasivi,
ma hanno una cerca capacità di ingannare, mettono in atto la ricognizione, ovvero finge di assere
accondiscendente per scorpire il segret della potenza di cassandrino che le racconta tutto. succede allora
che lei chiede di ritornare nel palazzo del padre e quando cassandrino si sveglia si accorge di essere stato
un'altra volta derubato, capisce di aver fallito per la terza volta, ed è anche giusto così visto la sua
strafottenza. succede però che si imbatte in degli alberi, dei frutti che hanno delle capacità magiche,
mangiandone i frutti il suo corpo si copre infatti di squame versi, ma scopre anche unaltro albero che fa
sbiancare il corpo, è quinid un antitodo; allora raccoglie i pomi e ritorna al palazzo dell'ancella, dove si
traveste da finto mercante per vendere questi frutti velenosi alla prancipessa con l'obiettico di veder il
suo corpo in squame verdi, ma anche quello dell'ancella, del padre e della madre. vengono convocati
diversi metodi ma nessuno ci riesce, tranne cassandrio che si fa avanti e mette in atto la sua vendetta:
con l'obiettivo di guarirli inizia a flaggerali con le ortiche, e dopo che li ha flaggellati dona loro i frutti per
inibire il maleficio, ottenendo così le grazie del re e della regina. nel caso della principessa invece
rinchiude la principessa nella sua stanza e la flaggela per un giorno intero, e la lascia lì dicendo di
ritornare il giorno dopo, in cui si presenta con un altro uomo e dicendo ai re che la loro figlia stava per
morire. allora si traveste anche di prete e chiede alla fanciulla di confessare i suoi peccati, e nella
confessione cerca in tutti i modi di far confessare che aveva rubato i mezzi magici che chiede che suano
cosegnati a lui e che lui stesso li ridarà al principe: attraverso questa strategia si riappropria dei tre
talismani e a quel punto può gurire la fanciulla, allora si smachera, non viene smacherato dagli altri, ma è
lui stesso, mostra la sua vera identità e ottiene la mano della principessa che secondo il re gli spetta per
averla salvata. succede però che il protagonista, con uno satto di orgoglio, rifiuta le nozze dicendo di
essere gia fidanzato, rifiuta anche metà del regno, ritorna allora dai fratelli a restituire i mezzi magici e
ritorna al suo paese dove sposa una compaesana e vive felice in campagna, luogo di rifugio. Cassandrino
è quindi un reduce.

Gozzano non si identifica con i suoi perosnaggi, che cono un po' una sorta di alterego, ovvero hano
sfondo biografico.

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