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La gelosia e i suoi demoni

Capitolo 1 - L’emozione di gelosia

1.1. Funzioni emotive e sentimenti

Nella nostra società iper razionale, iper tecnologica e iper competitiva, spesso si tende ad
attribuire una connotazione negativa alle emozioni. E’ come se la vita emotiva facesse
emergere solo il lato distruttivo, irrazionale e imprevedibile che alberga dentro di noi. In
realtà le emozioni ci fanno sentire vivi, anche quando ci tormentano. Le emozioni non
esprimono solo momenti spiacevoli, esse ci sconvolgono anche per la gioia o per l’amore.
L’attivazione emotiva è indispensabile alla percezione degli stati (internazionali) di coscienza.
Inoltre questa forza è necessaria a bilanciare la struttura e il corso del pensiero, infatti,
quando per vari motivi tale equilibrio viene meno, si lascia campo libero allo schematismo
caratteristico dei fenomeni deliranti, cioè all’incalzare dei disturbi mentali. Lo stesso
equilibrio tra emozione e ragione, tra motivi irrazionali e logici costituisce la condizione
psicologica dell’intelligenza emotiva, ovvero di quella capacità che permette di controllare sia
il pensiero che le emozioni, permettendo anche di riconoscere gli stati cognitivi ed emotivi
degli altri. Le emozioni, dunque, qualificano l’essenza della natura umana. Ma cosa sono le
emozioni? Non è semplice dare una definizione di queste; esse hanno a che fare con processi
biologici e psicologici complessi e riguardano sia le reazioni corporee che quelle mentali che
entrano in gioco in alcune occasioni; ad esempio quando diamo una precisa valutazione o
facciamo una scelta e diamo una preferenza su qualcosa che per noi diventa importante. Le
emozioni esprimono una percezione momentanea che può, tuttavia, durare più a lungo e
connotarsi e connotarsi come stato d’animo la cui natura, delle volte, può sfuggire alla nostra
consapevolezza. Le emozioni più durature nel tempo si riconoscono come sentimenti: l’amore
è uno di questi ed è anche il più importante. Secondo il neurologo Antonio Damasio parlare
di una differenza tra emozioni e sentimenti vuol dire una distinzione della qualità e della
durata nel tempo. Diversamente dalle emozioni che si manifestano con reazioni visibili, i
sentimenti riguardano la percezione corporea degli stati emotivi, ovvero l’esperienza
soggettiva che deriva dalle rappresentazioni cognitive di tali cambiamenti fisiologici. I
sentimenti non sono pensieri; in questo caso si tratta di una differenza vera e propria da
tenere bene in mente visto che un conto è vivere l’emozione o i sentimenti di gelosia, un altro
è invece essere vittima dell’idea di gelosia. Quest’ultima perde la maggior parte degli elementi
caratteristici della connotazione affettiva, finendo per contrarsi nell’esperienza delirante
lucida di gelosia. Il lento percorso evolutivo si riflette anche nelle diverse localizzazioni
biologiche nelle stratificazioni del sistema nervoso centrale che provocano le risposte e i
correlati fisiologici delle emozioni, cioè nelle emozioni che lo rendono evidenti: arrossire per
la vergogna o per un complimento, sentirsi il cuore in gola per la felicità o sciogliersi nel
sudore per l’imbarazzo. I circuiti neurali più antichi hanno sede nelle strutture profonde del
cervello: nei gangli basali del corpo striato ventrale, nell’ipotalamo e nel tronco encefalico.
Poco sopra, nella parte mediale, a livello del sistema limbico troviamo i nuclei dell’amigdala e
quelli del cingolato anteriore: queste aree sono state considerate il fulcro fisiologico dei
meccanismi di attivazione emotiva. L’origine delle emozioni dipende più dai meccanismi
biologici o da quelli culturali?
La storia evolutiva porta i segni indelebili dell’una e dell’altra, caratterizzandosi proprio come
storia dell’interazione dinamica tra la sua struttura fisica e la sua funzione sociale e culturale.
Fino a non molto tempo fa gli antropologi erano ancora abbastanza d’accordo sulla teoria
culturale dell’emozione; essi vedevano in queste dei comportamenti che assumevano
significato solo all’interno di uno spazio specifico determinato dalla cultura d’appartenenza.
E’ stato Ekmann a dimostrare che alcune attivazioni emotive sono invece di base o
fondamentali; le emozioni primarie, dunque non dipendono dall’immaginario culturale e non
costituiscono i risultati dell’apprendimento, ma fanno parte del nostro corredo innato, determinate
dall’attivazione delle strutture cerebrali del sistema limbico. Gli stati emotivi fondamentali
comprendono per un verso la paura, la rabbia, la sofferenza e il disgusto, per l’altro la
sorpresa e la gioia.
Sappiamo che nel momento in cui un’emozione fondamentale, come la rabbia, manifesta la
sua natura biologica, essa è influenzata anche dalle percezioni personali che assumono
significato in relazione al contesto culturale d’appartenenza o in funzione della loro valenza
sociale. A differenza delle emozioni culturali che esprimono le rappresentazioni circoscritte
nello spazio e nel tempo delle tradizioni di un popolo, le emozioni sociali avrebbero consentito
lo sviluppo di evidenti vantaggi evolutivi nella concreta gestione delle dinamiche del gruppo e
tra i gruppi. Le emozioni sociali sono da considerare emozioni universali. La gelosia e l’amore
sono emozioni sociali; consideriamo l’emozione di gelosia contraria ai sentimenti d’amore.
Pensiamo che la gelosia evochi una forma d’amore mutilato, l’amore di sé, mentre l’amore sano
richiede la presenza di almeno un’altra persona, in quanto è l’emozione che lega due persone
in una relazione anche se erotica o sessuale. Sembra però che tali sentimenti siano stati
originariamente determinati dal processo di riconoscimento genitori-figli. L’amore è, dunque,
un’emozione umana riferibile al lungo periodo di cure dedicate ai piccoli e, assieme
all’erotismo, non esiste negli animali. Diversi studi confermano la presenza e la
consapevolezza dei sentimenti d’amore sia dai tempi più remoti, nonostante lo sviluppo
ancora abbastanza limitato delle aree corticali degli ominidi. Questi sentimenti sono diffusi in
tutte le culture anche se esprimono vissuti locali diversi. Da sempre le emozioni catalizzano
l’esperienza, il pensiero e il comportamento; esse presentano almeno due facce
complementari: spingono all’azione con una connotazione positiva tale da far vivere momenti
piacevoli (amore, gioia) o negativa quando confonde l’agire portando a situazioni spiacevoli
(rabbia, gelosia, senso di colpa).

1.2. Adattamenti evolutivi e sessualità

Procurarsi del cibo per sfamarsi, proteggersi dalle intemperie o dal pericolo dei predatori, stabilire
legami affettivi e sessuali, accudire e difendere i piccoli, organizzare relazioni di gruppo sono esempi
dei complessi problemi adattivi che gli ominidi hanno dovuto affrontare sin dai tempi più antichi.
Queste condizioni avevano naturalmente una base comune: la sopravvivenza. Esse implicavano
tuttavia situazioni di natura diversa, perché differenti erano i bisogni e le situazioni che dovevano
soddisfare. Si sono così sviluppati molteplici modelli di adattamento che hanno formato meccanismi
psicologici specifici e dedicati per rispondere ai concreti problemi della vita quotidiana. Tali fenomeni
hanno perciò interessato strutture biopsicologiche; un ruolo importante è stato assunto dal
contestuale sviluppo di attivazioni emotive appropriate. Alcune emozioni mantengono e rievocano i
segni dell’antico retaggio evolutivo, le tracce dei legami con problemi adattivi ancestrali. E’ questo il
motivo per cui a volte alcune risposte emotive arcaiche possono apparire perlomeno contradditorie,
come la paura dei piccoli animali o le reazioni attivate dalla gelosia. Lo studio delle emozioni in
relazione alla risoluzione di particolari problemi adattivi ha prodotto diversi modelli di spiegazione.
Gli stati emotivi e i relativi comportamenti sarebbero la conseguenza della selezione degli
adattamenti psicologici affinati nel corso dell’evoluzione umana. Tali meccanismi si sono quindi
sempre più stabilizzati nelle generazioni successive fino a diventare dei veri e propri automatismi
istintivi. Le caratteristiche legate alla sessualità e ai problemi relativi all’accoppiamento hanno
determinato condizioni di adattamento anche conflittuali. Secondo alcuni studiosi proprio sugli
investimenti sessuali si possono misurare sia il peso delle emozioni sia le diverse strategie evolutive
di adattamento. Gli uomini vivono indirettamente la procreazione dei figli; le donne, invece, sono
naturalmente coinvolte nella generazione dei propri figli anche con notevoli sforzi e sofferenze
tramite la gravidanza, il parto, l’allattamento.

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