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ORIENTAMENTO PSICODINAMICO
- La maggior parte dell’attività mentale è inconscia, per cui le persone sono spesso
inconsapevoli dei propri pensieri, sentimenti e intenzioni; emozione (veloce, ha un
connotato fisiologico), sentimento (duraturo e pervasivo nel tempo)
- I processi mentali, comprese emozioni e motivazioni, operano in parallelo (non si
incontrano, sono un po’ indipendenti l’uno dall’altro), provocando conflitti e generando
soluzioni di compromesso; nonostante ci siano immagini contrastanti in parallelo io riesco
a riconoscermi e a mantenere l’esame di realtà grazie al mio Sé (un processo che permette
di prendere le immagini in parallelo e coglierne la continuità. Chi è affetto da schizofrenia
non ha questo.)
- Le esperienze infantili hanno un ruolo primario nello sviluppo della personalità, in
particolare nel modellare gli stili di relazione delle persone;
Inizialmente il setting era l’insieme delle “regole della stanza”, poi il SETTING diventa il modo in cui
io sto, organizzo e regolo il colloquio.
INTERPRETAZIONE:
- come intervento del terapeuta
- come attività mentale del terapeuta (quello che fa il terapeuta nel momento che è di fronte
al paziente e cerca di fare un lavoro di costruzione di senso di ciò che il paziente gli sta
portando)
ermeneutica a livello filosofico permette di cogliere la dialettica oggettività-soggettività che
abita la scienza psicologica applicata al colloquio psicologico.
All’interno di un colloquio psicologico la misura è una componente molto importante, è sbagliato
parlare sempre come è sbagliato stare sempre zitti (come terapeuta). La misura è utile per
ottenere dei vantaggi. Uno degli strumenti della nostra cassetta degli attrezzi molto importante è
fondamentalmente il colloquio. Non c’è test, scala di valutazione che tenga senza il colloquio
clinico.
Il colloquio si fa con le PERSONE, individui, soggetti. Il colloquio psicologico non è necessariamente
un colloquio clinico.
Prima di iniziare un colloquio si fa una valutazione della persona che si ha davanti:
- età
- livello socio-economico
- caratteristiche di ruolo
- livello culturale
- caratteristiche di personalità
A seconda di queste caratteristiche il colloquio sarà in un certo modo piuttosto che in un altro.
Il contesto e lo scopo del colloquio sono variabili che influenzano tutto il processo: il soggetto
potrebbe porsi in modo diverso se il colloquio è di ricerca o se è uno spazio per dare voce a una
sofferenza. In generale è bene tenere conto del fatto che la persona potrebbe avere (e spesso ha)
una sua teoria rispetto a se stessa.
All’interno del colloquio è bene tenere presente la MOTIVAZIONE (dello psicologo e del paziente).
La motivazione può essere intrinseca (dipende da noi, siamo noi che siamo motivati a
intraprendere un colloquio) o estrinseca (non dipende da noi, ma dall’esterno). La motivazione
estrinseca non esclude la collaborazione, quando i comportamenti motivati estrinsecamente
vengono ad acquisir un luogo di casualità percepito come interno. Si può verificare l’instaurarsi di
una motivazione estrinseca autodeterminata, attraverso lo svilupparsi di processi di
internalizzazione ed integrazione.
DECI E RYAN 1991: 4 stili di autoregolazione della motivazione estrinseca che sono il risultato di
diversi gradi di internalizzazione e di integrazione. Stili da porsi lungo un continuum.
- Regolazione esterna: i comportamenti sono regolati totalmente da contingenze esterne
l’individui (promessa di premi e punizioni, contesti istituzionali ecc.)
- Regolazione introiettata: riguarda comportamenti guidati da pressioni interne connesse
alla stima di sé (faccio questo perché si fa così o perché si è sempre fatto così) un
comportamento che mi fa avere stima di me.
- Regolazione derivante da identificazione: quel comportamento assume importanza per la
persona, non solo per il fatto che si fa così. Presente autodeterminazione da parte del
soggetto (vado dallo psicologo in seguito ad una spinta che deriva da una sofferenza o al
piacere di conoscere)
- Regolazione integrata: forma più autonoma e regolata di motivazione estrinseca: risultante
da integrazione (reciproca assimilazione) di identificazioni separate
Scambio verbale
Si differenzia a seconda delle tipologie del colloquio. Quando si parla di stile personale si tratta
anche di integrare stili di linguaggio, regole comunicative che si differenziano a seconda del luogo
e del lavoro che si sta andando a fare.
1) Scelta del linguaggio:
Adatto al soggetto (età, livello socioculturale, personalità)
2) Modo di porre le domande:
La domanda dev’essere comprensibile.
può essere diretta: particolarmente utili per esplorare aspetti di conoscenza e razionalità
può essere indiretta: utile nell’esplorazione di materiale emotivo o di sentimenti
può essere proiettiva: quando chiediamo alla persona di immaginare una situazione
ipotetica, o di pensare alle ragioni per cui altri si comportano in un certo modo (utili per
esplorare sentimenti ed emozioni)
ALTRI ASPETTI COSTITUTIVI DEL COLLOQUIO
- CNV (comunicazione non verbale): è il linguaggio di relazione, definisce a caratterizza il tipo
di relazione che stiamo vivendo. Sicuramente è meno facile da controllare rispetto al
comportamento verbale. Lascia filtrare i contenuti profondi della comunicazione. Con
variabile tempo, corpo, posizione del corpo, espressioni facciali, gesti delle braccia, segni di
nervosismo o irrequietezza.
- Silenzio: esistono tanti silenzi con differenti significati, bisogna imparare a leggere il silenzio
come si leggono le parole
- Ascolto
- Relazione
AMBIENTE
Quattro aspetti importanti:
1) Ambiente istituzionale: qual è l’ambito in cui si svolge il colloquio. È lo schema di
riferimento in cui si svolge, si inscrive quel determinato colloquio. È una potenziale terza
struttura che entra nel colloquio in modo fantasmatico (es. colloquio per il personale, per
avanzamento di carriera). Carli (psicologo clinico che ha dedicato gran parte della sua vita a
lavorare sulle istituzioni) dice che se il contesto istituzionale non è riconosciuto si possono
attivare difese, con due modelli: modello liturgico (il colloquio si trasforma in un gioco di
ruolo, una liturgia che viene seguita e perseguita. Adesione formale che può portare lo
psicologo a perdere di vista che di fronte a se c’è una persona con questo modello c’è una
riduzione della dimensione empatica) o modello agonistico (i due attori diventano due
contendenti e si sfidano, non si crea un’alleanza di lavoro. Le difese legate al colloquio sono
tante e la dimensione empatica sparisce).
2) Stanza di consultazione: il luogo dove io faccio il colloquio. Importanti sono l’astinenza e la
neutralità. È importante ricordare che c’è valore simbolico in gioco anche nei fattori
materiali (lo psicologo non deve però perdere di spontaneità=stare in equilibrio)
3) Setting: to set (disporre).
Setting esterno: luogo fisico, durata del colloquio, onorario ecc. tutte le caratteristiche di
strutturazione esterna
Setting interno: l’insieme degli elementi dell’apparato psichico (e l’insieme dei contenuti
specifici in esso presenti) dello psicologo che sono al lavoro durante l’incontro. Io il setting
lo devo avere interno: senza il setting esterno io il colloquio lo posso fare ma senza quello
interno io non lo posso fare. anche solo come prendiamo gli appuntamenti, come
riceviamo è già un elemento del setting.
4) Ambiente “interno”
L’OGGETTO del colloquio come contenuto, tema, problema, argomento del colloquio.
- Centrato su un tema molto ristretto e specifico
- Centrato su un tema molto specifico da approfondire nei suoi diversi aspetti
- Centrato su diverse aree congruenti
- Colloquio libero
FASI DI SVOLGIMENTO
3 fasi nel colloquio di ricerca
- Iniziale: il paziente deve essere aiutato a contestualizzarsi. Si deve creare alleanza: aiutare
la persona nel senso di proporle una situazione nella quale si lavorerà insieme per
raggiungere un obiettivo
- Intermedia: si capisce il contesto e si fa una elaborazione
- Finale: restituire al soggetto almeno ciò che lui ci ha dato
4 fasi nel colloquio psicodiagnostico (progettazione con il paziente su cosa fare)
CONCLUDERE IL COLLOQUIO
Background teorico di partenza.
Teoria specifica analisi della letteratura
Individuazione di aree e sottoaree
Formulazione delle domande
TECNICHE DI FACILITAZIONE
- Riformulazione: ripresa parole chiave in forma interrogativa
- Reiterazione a riflesso semplice: riassunto come sprone
- Sintesi: riproporre temi importanti
- Riflesso parziale: focus su un tema
- Verbalizzazione di sentimenti: riproporre sentimenti impliciti
- Comportamento a eco: anche non verbale. Sottolinea, riflette, accentua alcuni aspetti
- Riconduzione del soggetto al tema: distogliere da divagazioni.
- Chiarificazione: allo scopo di ottenere risposte più soddisfacenti.
Modificazione del contenuto ristrutturazione cognitiva (insight), confrontazione
(incongruenza), interpretazione (conscio-inconscio), silenzio (non aggressivo o difensivo)
RICORDA che le comunicazioni lasciano residui. In linea generale esplicitare verbalmente tanto più
è possibile: infatti, quel che resta non esplicitano viene spesso interpretato della persona
Comunicazione oggettiva
Saper dire ciò che percepisco senza altre informazioni o almeno riducendo al minimo altre
informazioni solitamente però nelle nostre comunicazioni non viene fatta sempre la
comunicazione oggettiva ,ma va allenata a farla, per evitare nel colloquio psicologico troppa
proiezione
Comunicazione rappresentativa
Comunicazione empatica
Informo l’altro riguardo hai miei pensieri o stati d’animo che nascono dalla risonanza interna
legata all’incontro, quindi imparare ad usare frasi di circostanza per far sentire l’altro a sentirsi a
suo agio. L’empatia è una cosa complessa, si impara con l’esperienza, il nome dell’empatia molto
spesso viola il setting, spesso però è proprio l’empatia che mi aiuta a capire gli elementi frustranti
Modalità barriera
Sostituirsi
-es faccia come le dico :mi telefoni dopo la visita dal neurologo…es capisco le sue difficoltà, ma io
le consiglio di andare dal neurologo
Giudicare
Investigare bisogna andare alla ricerca e indagare ma indagare nel sincero modo es” Mah è
proprio sicuro che lei ha telefonato al neurologo” non è una modalità che aiuta
“gli studi dicono che molto spesso è più valido fare la picodiagnosi dopo la visita neurologica”