Libri
Psicologia clinica, il mulino. Sanavio, Cornoldi
Elementi di psicologia clinica, Del Corno, Lang. C.E.: Franco Angeli.
È inoltre un professionista che svolge una professione sanitaria regolamentata, ed è quindi scritto
ad un albo professionale.
La psicologia clinica
Storicamente lo psicologo clinico nasce come colui che fa assessment e diagnostica, ma il termine
clinica indica chi offre aiuto alla persona sofferente (da kline, greco antico per “letto”). La
psicologia clinica oggi attinge da tutte le branche della psicologia di base.
“la psicologia clinica è un settore della psicologia i cui obiettivi sono la spiegazione, la
comprensione, l’interpretazione e la riorganizzazione dei processi mentali disfunzionali o
patologici, individuali e interpersonali, unitamente ai loro correlati comportamentali e
psicobiologici.
La psicologia clinica è identificabile con le metodiche psicologiche volte alla consulenza, diagnosi e
terapia o comunque di intervento sulla struttura e organizzazione psicologica individuale e di
gruppo, nei suoi aspetti problematici, di sofferenza e di disadattamento e nei suoi riflessi
interpersonali, sociali e psicosomatici. La psicologia clinica è altresì finalizzata agli interventi atti a
promuovere le condizioni di benessere socio-psico-biologico e i relativi comportamenti, anche
preventivi, nelle diverse situazioni cliniche e ambientali.
La psicoterapia nelle sue differenti strategie e metodiche costituisce l’ambito applicativo che più
caratterizza la psicologia clinica, come punto di massima convergenza tra domanda, conoscenze
psicologiche disponibili, fenomeni indagati e metodi utilizzabili”.
“La psicologia clinica integra la scienza, teoria e pratica si ala fine di capire, predire e alleviare
disadattamento, disabilità e disagio sia al fine di promuovere l’adattamento umano e lo sviluppo
personale. La psicologia clinica si concentra sugli aspetti intellettivi, emotivi, biologici, psicologici,
sociali e comportamentali del funzionamento umano lungo tutto l’arco della vita, nelle varie
culture e a tutti i livelli socioeconomici”
E lo Psichiatra?
Laureato in «Medicina e Chirurgia» che, dopo i 6 anni Universitari, si iscrive ad una Scuola di
Specializzazione in Psichiatria (che rilascia titolo di Psicoterapeuta), con focus sul funzionamento
biologico.
È prima di tutto un medico! Focus è sul trattamento farmacologico dei disturbi mentali (gravissimi
o gravi).
Può occuparsi si occupa dello studio, della prevenzione, della cura e della riabilitazione dei disturbi
mentali e dei comportamenti patologici
A partire dagli anni 80 numerose ricerche hanno evidenziato l’efficacia clinica della meditazione e
delle prospettive basate sulla mindfulness, sia nei confronti di patologie psichiatriche
(depressione, disturbi d’ansia, disturbi alimentari) che di disturbi di tipo medico (oncologia,
psoriasi, dolore cronico) permettendo lo sviluppo di protocolli e modelli terapeutici di provata
efficacia.
La mindfulness va a braccetto con il pensiero. il pensiero è inteso come qualcosa di innoquo che is
deve veder passare e non giudicare:
- I pensieri compaiono spontaneamente (e senza invito) nella nostra mente;
- Noi non siamo i nostri pensieri (disidentificazione)
- Decentrarsi e disidentificarsi dalla nostra esperienza interna modifica la nostra relazione
verso di essa e allevia la sofferenza;
- Gli stati interni sono per natura innocui, anche se sgradevoli
- Possiamo imparare a decentrarci e disidentificarci dai nostri pensieri e osservarli.
Perché meditare?
- Aprire ciò che è chiuso;
- Equilibrare ciò che è reattivo;
- Esplorare ciò che è nascosto;
- Comprendere la natura impermanente dell’esperienza
Un po’ di storia
La psicologia clinica trae origine dalla confluenza di due diverse tradizioni e professioni:
- La pratica dei Reattivi Mentali (valutazione QI in bambini e adulti): primi test che venivano
utilizzati per valutare il quoziente intellettivo (fine 800, inizio 900. Misurazione di
caratteristiche della persona)
- L’ipnosi: inizialmente utilizzata per il trattamento dell’isteria. Oggi l’isteria non rientra più
nel DSM, ma alcuni dei tratti fondamentali di questa “malattia” vengono ripresi in altri
disturbi. L’isteria veniva inizialmente curata con ‘istituzionalizzazione o con trattamenti
clinici, da metà 800 si sviluppa invece un filone di trattamento di questo disturbo attraverso
la parola. Perché l’ipnosi funzionava, perché si creava un transfert, un’alleanza terapeutica
tra medico e paziente.
Frenologia e mesmerismo
Tra i primi tentativi (in pieno illuminismo o positivismo) di dare una spiegazione scientifica e/o
trattare la malattia mentale abbiamo:
- Frenologia: è lo studio della forma/proporzione della testa.
- Fisiognomica: studio della forma del volto.
Entrambe intese come modalità pseudo-scientifiche di studio della personalità
- Ipnotismo e nascita della psicoterapia: solo da metà 800 si sviluppa l’idea del
funzionamento psichico non interamente riconducibile ai meccanismi biologici e fisiologici,
ma regolato da sistemi dinamici di tipo motivazionale, indagabili solamente attraverso
metodi psicologici (attraverso la parola). Charlot è il primo che ipotizza che esista una
continuità tra normale e patologico: la patologia è determinata dagli stessi meccanismi che
regolavano la vita psichica normale, ed è una deviazione dal funzionamento psichico
normale. L’osservazione del fatto psicologico permetteva dunque di comprendere la
psicologia normale. Charcot è il primo a pensare che l’isteria non sia legata ad un problema
organico, ma ad una sofferenza di tipo psicologico. Pensava quindi che passando attraverso
la parola si potesse lavorare sui sintomi stessi.
Vedeva l’isteria come causata da lesioni dinamiche e funzionali del sistema nervoso (o da
traumi), e l’ipnosi può fare da trattamento dell’isteria.
Un contributo fondamentale alla nascita della psicologia clinica lo dobbiamo, però, a Freud.
Sigmund Freud è stato un neurologo austriaco che elabora un trattamento sistematico dei
distribuì mentali che chiama psicoanalisi. Parte dal lavoro di Caharcot e inizia a trattare i
pazienti con isteria ricorrendo all’ipnotismo:
Sviluppa tecniche utilizzar ancora oggi in alcune forme della terapia (libera
associazione, interpretazione dei sogni)
Sviluppa teorie (stadi sessuali infantili; complesso d'edipo; scena primaria; teoria
della libido; modello strutturale della mente; principio del piacere e della realtà) a
cui alcune correnti terapeutiche danno ancora credito
Alcuni suoi concetti hanno rivoluzionato la Psicologia Clinica (inconscio; transfert e
contro-transfert; meccanismi di difesa)
La nascita dell’assessment
1. Galton: nel 1883 inizia a studiare le differenze intellettive individuali usando il principio
della probabilità e la curva normale di distribuzione. Propone l’idea di intelligenza come
fattore ereditario.
2. Cattel: dal 1890 inizia a studiare le differenze individuali a partire dai fenomeni psicologici
circoscritti (es. velocità di esecuzione). Introduce il termine di “test mentale” e inizia a
offrire le prime applicazioni psicometriche in campo industriale e educativo.
3. Binet: continua lo studio dell’intelligenza sottolineando che gli individui possono essere
discriminati in base alle loro capacità psicologiche superiori. Nel 1905, sotto mandato della
Pubblica Istituzione Francese, propone la prima edizione di una scala di misurazione delle
capacità intellettive (scala di Stanford-Binet)
4. La 1 guerra mondiale: vi era l’esigenza di discriminare i soldati in base alla loro intelligenza
per capire chi potesse frequentare corsi specialistici e assumere ruoli di spicco nell’esercito.
Gli psicologi clinici diventano quindi esperti di assessment a partire da questo momento.
Om America viene sviluppato l’army Alpha e l’army beta per l’intelligenza, verbale nel
primo caso e non verbale nel secondo. Questi test potevano essere somministrati a gruppi
di soldati.
5. Jung e il primo test di personalità: Jung era uno psichiatra svizzero fondatore della
“psicologia analitica”. Fu tra i primi a sviluppare un test di personalità basato su sue idee e
osservazioni cliniche. Il test valutava 4 funzioni cognitive: pensiero, sentimento, sensazione
e intuizione con 2 polarità ciascuna: introversione ed estroversione. Dalla loro
combinazione emergono 16 tipi di personalità. Era un test di 100 domanda rispetto a come
le persone potessero sentirsi o agire in certe situazioni.
L’approccio scientifico
Per evitare che questi limiti abbiano troppa influenza nella pratica clinica c’è la metodologia.
Solo tramite la corretta applicazione della metodologia, che si acquisiscono prove sui trattamenti
efficaci (evidence based) per condizioni debilitanti.
I trattamenti vengono valutati attraverso metodi di ricerca standardizzati e solidi. Ci sono delle
tecniche definite gold standard che ci permettono di capire cosa è efficace, come valutare
l’efficacia di un trattamento.
È un approccio interdisciplinare alla pratica clinica secondo cui qualsiasi decisione professionale va
presa sulla base di studi di ricerca selezionati e interpretati secondo specifici criteri dell’EBP.
L’implementazione dei principi dell’EBP ha apportato un notevole contributo al miglioramento
della qualità dell’assistenza sanitaria oltre che degli outcome dei pazienti.
- Evidenza scientifica: qualsiasi lavoro che andiamo a fare con il paziente si deve basare su
prove scientifiche. Devono esserci una serie di studi controllati ed analizzati (meta-analisi
per esempio) che dimostrano che il trattamento è efficace.
- Esperienza clinica: un clinico esperto sa muoversi meglio e sa scegliere quale sia il
trattamento migliore per quel determinato paziente
- Valori del paziente: le caratteristiche, la cultura e le preferenze di un paziente sono utili per
aiutarlo il più possibile. Decidere insieme al paziente che tipo di trattamento voglia
permette di ottenere risultati migliori in psicoterapia.
I bias cognitivi
I bias cognitivi sono estremamente diffusi tra gli psicologi cognitivi. I bias sono tutte quelle
esperienze, aspettative, attribuzioni e stereotipi che influenzano come prendiamo delle decisioni i
bias cognitivi ci portano a prendere decisioni o a giudicare l’altro in modo totalmente differente
rispetto a quanto si potrebbe concludere in base a logica o probabilità.
Matchare terapia al disturbo è un po’ limitante (e non sempre efficace). Andrebbe invece fatto un
matching alle caratteristiche transdiagnostiche del paziente individuale e al singolo contesto.
Questo concetto è in realtà molto antico. Olser (medico canadese, 1849-1919) affermò che: “it is
much more important to know what sort of a patient has a disease than what sort of disease a
patient has”. Adattare la terapia al paziente significa personalizzare il trattamento alle sue
caratteristiche, in accordo all’evidenza scientifica. Le preferenze del paziente cambiano molto, in
base ad esempio allo strutturare meno la terapia, al focus temporale (passato vs presente).
Assecodnare le preferenze migliroa gli utcome e diminuisce il rischio che di drop out.
L’efficacia del trattamento migliora notevolmente se il paziente segue una terapia condotta in
lingua madre.
Le preferenze vanno accomodate quando è cinicamente o eticamente possibile.
Da quanto sappiamo finora, la ricerca non supporta l’efficacia del matching paziente-terapeuta in
base al genere, etnica o religione (a meno che il paziente non esprime una forte preferenza in
merito.
Una meta-analisi su 51 studi ha confrontato gli outcomes della terapia di pazienti matchati o non-
matchati alle loro preferenze:
- i pazienti che vengono matchati al loro tipo preferito di terapia o al terapeuta, stanno
meglio (d= .28)
- pazienti le cui preferenze sono matchate hanno meno della metà della probabilità di
dropparedalla terapia (OR = 1.79).
Ovviamente l'efficacia del trattamento migliora di tanto se il paziente è matchato ad una terapia
condotta con lingua madre.
Le preferenze vanno accomodate quando è clinicamente o eticamente possibile.
Da quanto sappiamo fin'ora, la ricerca nonsupporta l'efficacia del matching paziente-terapeuta in
base a genere, etnia o religione (a meno che il paziente non esprima una forte preferenza in
merito)
1. Ipotesi di ricerca
2. Studio della letteratura
3. Completamento della raccolta dati
4. Conduzione analisi dei dati
5. Stesura del report
6. Invio alle riviste scientifiche
Riviste scientifiche
Esistono migliaia di riviste organizzate per argomenti. Per essere considerate scientifiche, devono
essere indicizzate dai motori di ricerca ed essere refertate.
Le riviste hanno un impact factor (numero medio di citazioni ottenute per articolo pubblicato in
ultimi 2 anni) e sono poi organizzate in quartili (ovvero si collocano in un dei 4/4 del continuum
degli IF delle riviste di quel dato settore.
Validità interna: il grado con cui possimamo dire che nessun’altra variabile tranne quella che
stimao studiando ha causato il risultato.
Validità esterna: si riferisce al grado in cui le interpretazioni tratte da uno studio sono
generalizzabili dal campione all’intera popolazione.
- case report: analisi sistematica intensiva ed empirica di un singolo caso (o serie di casi), con
somministrazione ripetuta di misure di processo o outcome. Questi casi fanno da ponte di
collegamento tra la pratica clinica professionale e la ricerca scientifica.
- Studi caso-controllo: ricerche in cui i partecipanti sono selezionati sulla base della presenza
(Caso) o assenza (controllo) della patologia.
Due o più gruppi di pazienti con caratteristiche simili, randomizzati (i.e., assegnati casualmente) al
gruppo sperimentale e al gruppo di controllo. In questo caso il miglioramento che osservo è
dovuto alla terapia messa in atto. Trattamento con alta validità interna.
Restano però aperti i problemi di validità esterna (per esempio abbiamo una bassa
generalizzabilità dei risultati).
Randomizzazone
È l’aspetto fondamentale di ogni RCT. Se viene fatta nel modo corretto posso dire che ogni
differenze ascrivibile ai due gruppi è dovuta al caso.
Le meta analisi
Il termine indica una tecnica statistica che combina gli effetti (effect sizes) provenienti da più studi
che rispondono alla stessa domanda di ricerca.
Meta-analisi (MA) producono risultati molto attendibili aggregando più studi (alta potenza
statistica + alta precisione dell’effetto): ergo, sono la miglior fonte per prendere decisioni.
Il punto di partenza è una revisione sistematica della letteratura, per ridurre al minimo l’errore
sistematico (bias) nell’estrazione dei dati, senza la necessità che questi vengano raggruppati in una
qualche maniera formale.
Nel 1977 Smith & Glass pubblicano la prima meta-analisi su 375 studi controllati: “the
typical therapy client is better off than 75% of untreated individuals”.
Eysenck nel 1978: meta-analisi o meta-stupidità?
Le meta-analisi
Le MA partono da una revisione critica della letteratura di un determinato settore. Si estraggono
info descrittive e tutti gli effect sizes dai singoli studi, e si riportano in un dataset.
Il risultato finale di una MA è un effect size aggregato! L’effect size è la variabile dipendente delle
analisi stesse. Per definizione, è una sorta di differenza standardizzata (g, d, r). L’Effect size si ricava
solo da studi empirici: dato che è standardizzato, permette di confrontare gli studi tra loro! MA
pesa i singoli effect size in base a campione di quella data ricerca: studi più “grandi” avranno un
“peso” maggiore nella meta-analisi. Problema del Publication Bias (è meno probabile che studi con
risultati nulli o negativi vengano pubblicati).
Cos’è la Diagnosi?
La diagnosi psicologica è un atto conoscitivo pragmatico relativo al livello del funzionamento
psicosociale del fenomeno osservato e, a causa della sua specificità, non si pone in contraddizione
o in contrapposizione, ma è pienamente compatibile con altri interventi di diagnosi specialistica
relativi a livelli differenti di funzionamento dell’essere umano» (CNOP)
Perché Diagnosticare?
La diagnosi è una parte del processo che porta a offrire un trattamento a una persona, nonché uno
degli esiti della valutazione psicodiagnostica. La diagnosi guida i primi passi del clinico! La diagnosi
inoltre aiuta la comunicazione tra colleghi e tra cliente e psicologo\psichiatra. La diagnosi ideale è:
- Attendibile (si ottiene la stessa diagnosi anche in base a valutazioni di altre persone)
- Valida(vera!)
In risposta a ICD-6, l’APA sviluppa la prima edizione del DSM (primo tentativo scientifico di
classificare i disturbi psichici sulla base di segni e sintomi), in parte influenzata da pensiero
psicodinamico. Il DSM-II (1968) è meno influenzato da pensiero psicodinamico ed è più attento ai
problemi di attendibilità e validità delle diagnosi (DM vanno classificati prima in base a
«caratteristiche di superficie», e solo dopo in base a eziologia)
Il DSM-5
È il testo di Psichiatria più diffuso e influente del mondo occidentale, pubblicato dall’APA. Contiene
descrizioni, sintomi e criteri per la diagnosidi oltre 370 Disturbi Mentali. Rappresenta il primo e
fondamentale punto di riferimento per la pianificazione dei trattamenti poiché si ritiene che solo
un’accurata diagnosip ossa condurre a piani di trattamento adeguati. Permette di fare Diagnosi
CATEGORIALE (presente/assente), ma include anche una sezione Dimensionale (per i Disturbi di
Personalità).
Il DSM-5: composizione
Il Manuale include 3 sezioni:
1. Introduzione al manuale e informazioni su come utilizzarlo
2. Diagnosi categoriali: 22 capitoli contenenti disturbi affini per caratteristiche
sintomatologiche e comuni vulnerabilità (Criteri Diagnostici + Codici)
3. Condizioni patologiche che richiedono ulteriori studi
Il DSM-5: La Sezione I
Sono fatti cenni sia all’approccio alla formulazione del caso clinico sia alla definizione di disturbo
mentale. Sono sottolineate le limitazioni della diagnosi con DSM-5 in ambito peritale.
DSM-5: La Sezione II
× Spettro della Schizofrenia e altri disturbi psicotici
× Disturbi Bipolare e correlati
× Disturbi depressivi
× Disturbi d'ansia
× Disturbi Ossessivo-Compulsivo e correlati
× Disturbi Correlati a Traumi e Stress
× Disturbi Dissociativi•Sintomi somatici e disturbi correlati
× Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione
× Disturbi da Eliminazione
× Disturbi del ciclo sonno-sveglia
× Disfunzioni Sessuali
× Disforia di genere
× Disturbi Dirompenti, del controllo degli impulsi e disturbi di condotta
× Disturbi da dipendenza e correlati
× Disturbi da uso di sostanze
× Disturbi neurocognitivi
× Disturbi di Personalità
× Parafilie
× Altri disturbi mentali
× Disturbi correlati all’utilizzo di farmaci
× Altre condizioni che possono richiedere attenzione clinica
Altre Informazioni
× Caratteristiche Diagnostiche (spiegazione dettagliata dei vari criteri A-x)
× Prevalenza
× Sviluppo e decorso
× Fattori di rischio e prognosi
× Aspetti diagnostici correlati alla cultura di appartenenza
× Conseguenze funzionali del disturbo da binge eating
× Diagnosi differenziale
× Comorbidità
L’ICD-10
Altro manuale diagnostico esistente (per TUTTE le patologie mediche, incluse quelle psichiatriche).
È stato sviluppato dall’OMS, ed è molto usato in Europa e nel resto del Mondo. In Italia, è molto
utilizzato per fare diagnosi nelle strutture pubbliche. Ogni diagnosi è associata a specifici codici
(esistono tabelle che associano tali codici diagnostici alle rispettive diagnosi del DSM-5)
Svantaggi
- Eccessiva co-occorrenza diagnostica (comorbilità)
- Eterogeneità tra le persone che ricevono la stessa diagnosi
- Mancanza di limiti non arbitrari con il funzionamento normale (soglie diagnostiche)
- Descrizione inadeguata di tutte le varietà di funzionamento disadattivo di personalità
(coverage)
Il PDM-2
È un manuale diagnostico che si appoggia alla teoria psicoanalitica (Psicoanalisi, Relazioni
Oggettuali, Teoria dell’Attaccamento). Seconda edizione italiana 2018. Ll Manuale propone un
approccio diagnostico multiassiale (Asse P = Personalità, Asse M = Capacità Mentali, Asse S =
Sintomi ed esperienza soggettiva) separatamente per ogni ciclo di vita (Prima infanzia, Infanzia,
Adolescenza, Adulti, Anziani). La diagnostica PDM-2 è basata su caratteristiche individuali e non
solo su categorie generali ("una tassonomia di persone piuttosto che una tassonomia di disturbi”).
La Personalità e i suoi tratti «I tratti di personalità sono modi costanti di percepire, rapportarsi e
pensare nei confronti dell’ambiente e di se stessi, che si manifestano in un ampio spettro di
contesti sociali e personali». «Soltanto quando i tratti di personalità sono rigidi e non adattivi, e
causano una compromissione funzionale significativa o una sofferenza soggettiva, essi
costituiscono Disturbi di Personalità. La caratteristica essenziale di un Disturbo di Personalità è un
modello costante di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto
alle aspettative della cultura dell’individuo è pervasivo inflessibile esordisce nell’adolescenza o
nella prima età adulta è stabile nel tempo e determina disagio e menomazione»
Il PDM-2: l’asse P
L’asse P valuta la personalità secondo due aspetti: l’organizzazione della personalità (che può
andare da un livello sano, a nevrotico, borderline e infine psicotico) e lo stile di personalità.
Quattro principali organizzazioni:
- Sana
- Nevrotica
- Borderline
- Psicotica.
Il Paziente viene collocato su una di queste organizzazioni valutando una serie di dimensioni
Dimensioni valutate:
vedere se stessi e gli altri in modi articolati, stabili e precisi (identità)
mantenere relazioni intime, stabili e soddisfacenti (relazioni oggettuali)
fare esperienza dentro di sé, e percepire negli altri, l'intera gamma degli affetti appropriati
a una certa età (tolleranza degli affetti)
regolare impulsi e affetti in modi che favoriscono l'adattamento e la soddisfazione, con un
ricorso flessibile a difese o strategie di coping (regolazione degli affetti)
funzionare secondo una sensibilità morale coerente e matura (integrazione del Super-io,
dell'Io ideale e dell'ideale dell'io)
comprendere, anche se non necessariamente conformarsi a, le nozioni convenzionali di ciò
che è realistico (esame di realtà)
rispondere in modo positivo agli stress e riprendersi sa eventi dolorosi senza difficoltà
eccessive (forza dell'Io e resilienza)
Il PDM-2: l’Asse M
L’asse M valuta il profilo del funzionamento mentale (perché i disturbi che una persona può
presentare non dipendono solo dalla sua personalità, ma anche da come funziona la sua mente).
L’asse M comprende 12 ambiti del funzionamento mentale (ad es. l’elaborazione delle
informazioni, la regolazione degli impulsi, la capacità di stabilire e mantenere relazioni, la
regolazione dell’autostima, l’adattamento e la resilienza). Per valutare queste funzioni vengono
proposte una serie di scale, test o interviste di varia provenienza.
Asse M: alcuni esempi
1. Capacità di regolazione, attenzione, apprendimento: WAIS-IV, MOCA, WCTS
2. Capacità di mentalizzazione e funzione riflessiva: RFS
3. Capacità di relazioni e intimità: ECR, IIP, AAI
4. Regolazione dell’autostima e qualità dell’esperienza interna: RSES, AAI
Il PDM-2: l’Asse S
L’asse S valuta i sintomi(e la loro esperienza soggettiva). A partire dalle principali categorie
diagnostiche del DSM e ICD, Asse S descrive l’esperienza soggettiva (stati affettivi, processi
cognitivi, esperienze somatiche, dinamiche relazionali) a essa associate. In questa sezione c’è
ampio spazio dedicato al trauma e alla dissociazione e l’inclusione del disturbo post-traumatico
complesso.
Lo SWAP-200
È una procedura (o meglio, un’intervista semi-strutturata) che viene utilizzata per valutare le
caratteristiche sane e patologiche di personalità del paziente all’interno dell’ottica interpretativo-
esplicativa. È stata sviluppata da due ricercatori, Westene Shedler, che hanno cercato di
classificare i disturbi di personalità in modo clinicamente utile ma fedele ai dati e che si poggiasse
su rilevamenti empirici. È composta da 200 items
La SWAP-200 è uno strumento per la valutazione dei disturbi di personalità che consente di fare
una diagnosi funzionale, e permette di elaborare una diagnosi sia categoriale sia dimensionale. La
SWAP-200 (Westen, Shedler1999a) si basa sull’applicazione di una procedura Q-sort alla
valutazione della personalità. È compilata da un clinico esperto che abbia avuto almeno 3 colloqui
col paziente. Ad ogni item, il clinico assegna un punteggio da 0 a 7.
L’esame Psicodiagnostico
Esame psicodiagnostico (e quindi la classificazione personologica, psicopatologica e\o nosografica)
è punto di passaggio intermedio nel corso dell’esplorazione psicodiagnostica. Uno degli esiti
dell’esame psicodiagnostico è la Diagnosi (utile per favorire la comunicazione col mondo
sanitario)Diagnosi (classificazione nosografica del soggetto) non è punto di arrivo dell’esame
Psicodiagnostico, ma un suo tassello fondamentale.
Il Colloquio Clinico
Il colloquio clinico è l’asse portante dell’Esame Psicodiagnostico. Le Finalità sono capire qual è il
problema che porta il paziente a rivolgersi allo psicologo clinico, dando un senso a quanto egli
stesso propone.
1. Si analizza prima di tutto il sistema cognitivo-verbale del paziente (quello che il paziente
dice di sé)
2. In quanto setting strutturato, il colloquio offre un segmento di osservazione del
comportamento del paziente in una situazione data (postura, contatto oculare ecc.)
3. Il colloquio permette di osservare il comportamento interpersonale del paziente
L’osservazione Naturalistica
Esistono due tipi di Osservazione: «Naturalistica» o «Automonitoraggio».
- Naturalistica: in ambiente naturale, nel quale in comportamento in esame si verifica
spontaneamente
- Automonitoraggio: individuo che auto-osserva alcuni suoi eventi interni\comportamenti
Interviste (semi)Strutturate
Sono procedure standardizzate, nate per ridurre errori diagnostici legati a Bias cognitivi:
× Bias di Ancoraggio (processo di valutazione è ancorato a specifiche informazioni)
× Bias di conferma (tendenza a cercare conferme a ipotesi formulata)
× Diagnosis Momentum(tendenza a farsi influenzare da fattori contestuali)
× Effetto dell’ordine (info raccolte per prime hanno un peso maggiore)
× Eccessiva sicurezza
× Chiusura prematura (decisione prematura a considerare acquisiti gli elementi necessari alla
diagnosi)
Sono una tecnica standard dove contenuto e modalità delle domande sono prestabiliti e che può
essere utilizzata in fase avanzata dell’esame psicodiagnostico (tecnica a metà strada tra
l’osservazione diretta e l'autovalutazione soggettiva). L’intervista strutturata è diversa dal
colloquio clinico perché:
a. valuta un costrutto specifico
b. dà luogo a una classificazione o punteggio relativo a quel costrutto
SCID-5
Intervista clinica semi-strutturata usata per fare diagnosi di disturbi mentali in accordo al DSM-5. È
molto usata in ricerca, in ambito peritale, o per fare diagnosi valide\attendibili in contesti pubblici
K-SADS P
LIntervista semi-strutturata usata per fare diagnosi in bambini\adolescenti (6-17 anni) in accordo a
DSM-5. Si caratterizza per avere un’Intervista introduttiva generica + di screening + supplementi
diagnostici (domande che ricalcano criteri DSM-5 per diagnosi)
Attendibilità e Validità
Fondamentali da valutare quando si cerca un questionario sono:
- Validità: Strumento misura quello che deve misurare. Esistono due tipi di validità: interna
ed esterna. Interna: (EFA e CFA). Esterna: r con misure simili\diverse
- Attendibilità: Items sono associati tra loro; ottengo risposte simili a somministrazioni
distanziate nel tempo. L’attendibilità si misura attraverso la coerenza Interna: α di
Chronbach e r tra misurazioni ripetute.
I test Proiettivi
Ipotesi proiettiva: le risposte di un individuo a degli stimoli ambigui, che gli vengono presentati,
riflettono attributi significativi e relativamente stabili della sua personalità. ATTENZIONE: non si
tratta di test! Tali tecniche consistono nelle presentazione di stimoli poco strutturati o addirittura
ambigui con la richiesta al soggetto in esame di "interpretarli" o dar loro una qualche
strutturazione.
Test di Intelligenza
La valutazione clinica può includere l'uso di test che riguardano la sfera cognitiva. N.B. la
valutazione dell’intelligenza può essere una stima complessiva e unitaria (riferimento al concetto
di intelligenza) o una raccolta di indici relativi a singoli aspetti del funzionamento mentale
(percezione, pensiero, memoria, apprendimento, visualizzazione, attenzione)Scala Stanford-Binet
per avere una valutazione complessiva dell’intelligenza: Q.I.= età mentale x 100 età cronologica
Somministrazione di una serie di prove verbali e non verbali, che esaminano aspetti differenti del
funzionamento cognitivo. Stima complessiva dell'intelligenza = Comprensione verbale +
Ragionamento Visuo-percettivo + Memoria di Lavoro + Velocità di Elaborazione
L’Assessment Psicofisiologico
- L'attività mioelettrica
- La frequenza cardiaca
- La frequenza respiratoria
- La temperatura periferica cutanea
- La pressione sistolica e diastolica
- La conduttanza cutanea