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7 marzo 2018

PSICOPATOLOGIA
- Disturbi della senso-percezione
- Disturbi della memoria
- Disturbi del pensiero
- Disturbi dell’intelligenza
- Disturbi dell’affettività
- Disturbi del comportamento psicomotorio
- Disturbi della coscienza
- Disturbi del sonno

Prerequisiti fondamentali per condurre in maniera appropriata un colloquio con un paziente


psichiatrico:
- Motivazione: in tutte le professioni d’aiuto deve essere presente come molla scatenante
- Disponibilità psichica: capacità di giocare noi stessi e in alcune situazioni vuol dire avere
la capacità di fare un passo indietro quando si riconosce di non farcela. Il paziente
capisce se noi siamo lì con lui ma non completamente.
- Maturità psicologica: capire dove posso arrivare con il paziente e non aspettarmi più di
quanto lui possa fare solo per la mia soddisfazione.
- Impegno nel compito: evitare di fare promesse che non si possono mantenere. Se crei
un’aspettativa devi sapere rispettarla.
- Garantire riservatezza e libertà
L’uso delle proprie difficoltà è possibile MA all’interno di una tecnica

Raccogliere l’anamnesi (informazioni sulla storia del paziente):


- Composizione della famiglia di origine e suo clima affettivo.
Neglect  stili genitoriali inconsapevoli in cui i genitori non comprendevano i bisogni
del bambino.
Irritability  genitori che sentono un sovraccarico dei problemi come separazione,
mancanza del lavoro, …
- Eventi fondamentali dell’infanzia del soggetto (verificare deambulazione, controllo
sfinterico, sviluppo del linguaggio, stabilirsi delle prime relazioni extrafamiliari).
Segnalano una sofferenza del bambino.
- Esperienze in rapporto all’educazione scolastica. Cambiamenti nel rendimento scolastico
possono segnalare una difficoltà.
- Vita affettiva: c’è stata la capacità di costruire un’affettività
- Relazioni sociali: presenza di amici, nel gruppo che figura assume
- Vita professionale: fino a che punto è arrivata la persona nella sua professionalità
- Utilizzazione del tempo libero: presenza di hobby, passioni. Lavorare su queste
valorizzandole
- Livello socio – economico raggiunto
- Rapporti nell’ambito familiare: capire su chi può contare la persona, quali sono gli
elementi conflittuali
- Attenzione ai messaggi non verbali: il modo di porsi,
- Evitare:
⌐ effetto alone: prendere una caratteristica dominante di una persona e immaginare,
sulla base di questa caratteristica, che la persona sia solo così. Può essere anche al
positivo: qualcuno che arriva vestito bene, curato ma dietro questa immagini
apparente c’è uno stato diverso

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⌐ pregiudizi: ad esempio i pazienti che escono dagli ospedali psichiatrici giudiziari,
quindi coloro che hanno anche commesso un crimine. Non guardare a queste
persone solo per il crimine commesso perché presenta diverse facce.
⌐ eccessiva indulgenza: responsabilizzare la persona per ciò che ha fatto nella maniera
corretta. Quando la persona capisce che ci sono delle conseguenze alle sue azioni
prova a modularsi. Questo discorso torna anche alla genitorialità, genitori troppo
permissivi o tropo restrittivi provocano un danno uguale.
- Analizzare:
⌐ Comportamento: per capire anche il suo stato emotivo.
⌐ Aspetto fisico: cura del sé ad esempio nelle persone che soffrono di depressione.
⌐ Umore e stato emotivo generale: mimica depressa o eccessivamente euforica,
emotività congrua o labile. L’assunzione di sostanze altera l’umore e lo stato
emotivo, questo non è un buon momento per raccogliere anamnesi.
⌐ Livello di coscienza
⌐ Attenzione: può essere più o meno costante, ad esempio le persone che sentono le
voci fanno fatica a mantenere l’attenzione su un unico discorso.
⌐ Linguaggio: è scorrevole, rallentato, neologismi, …
⌐ Memoria: può essere indice di deficit cognitivi

Orientamenti generali e metodologici in Psichiatria


Indirizzo medico – biologico: presuppone che all’origine vi sia una componente biologica
- Genetica: sono stati individuati fattori genetici di rischio
- Neurofisiologia, neuropatologia e neurologia
- Biochimica
- Psicofarmacologia
- Etologia
Indirizzo psicodinamico
- Esistenza di una vita mentale inconscia: qualcosa di sommerso di cui la persona non è
consapevole ma che governa il comportamento dei pazienti. Ipnosi: stato in cui il
paziente perde la coscienza ma è ricettivo a dei messaggi che vengono dati, Freud
induceva l’ipnosi e dava dei semplici comandi alla persona che questa eseguiva appena
uscita dallo stato ipnotico. La vita dell’individuo è dominata in parte da fattori di cui la
persona non è consapevole.
- Rilievo assunto da traumi psichici e dai conflitti come fattori psicopatogeni. L’esistenza
di un conflitto veniva messo nell’inconscio ma continuava a governare la vita della
persona generando anche fobie.
- Carattere dinamico della vita psichica.
- Attenzione rivolta agli aspetti intrapsichici, relazionali, intersoggettivi e interpersonali.
- Possibilità di curare la sofferenza psichica con interventi di natura psichica.
- Importanza della relazione con il curante.
Indirizzo comportamentistico e cognitivo
es. tachicardia  inizialmente la ho, poi mi agito provo ansia, penso di poter morire  bisogna
togliere i fattori che mi fanno continuare il sintomo.
- Studio del comportamento obiettivale e delle leggi che lo governano
- Learning theory: sintomi psichici come risultato di un apprendimento condizionato di
risposte abitudinaria disadattanti e inadeguate.
- Teoria cognitiva: spiegazioni, valutazioni e interpretazioni del comportamento
attraverso operazioni logiche del pensiero

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Indirizzo sociologico – culturale
- Epidemiologia psichiatrica: studio di come sono presenti i disturbi psichici nella
popolazione, quali sono i fattori di rischio.
- Nozioni di “cultura”, “ruolo sociale”, “devianza”, “stigma”. “illness behaviour”  si è
dimostrato nel corso di malattie fisiche, che il comportamento di accettazione o meno
della malattia contribuisce al percorso e/o esito della malattia.
- “life events”  eventi traumatici che possono accumularsi e determinare stati di
malattia.
- Ruolo di questo approccio nello stimolare i movimenti di riforma assistenziale. Ad
esempio la chiusura dei manicomi (legge 180). Il contesto del manicomio è stato
considerato patologico, stigmatizzante.
Indirizzo fenomenologico – esistenziale
- Tentativo di inserire la sofferenza mentale in una visione globale dell’uomo in generale
- Aspetti “qualitativi” delle esperienze vissute e analisi del “modo di essere del paziente
nel mondo”.

Psicopatologia interpretativa: assunti interpretativi basati su costrutti teorici


- Psicodinamica  interpretare i comportamenti delle persone
- Comportamentale, ecc.
Psicopatologia descrittiva: ha enfatizzato la descrizione precisa e categorizzazione delle
esperienze abnormi così come esse sono riferite dal paziente ed osservate nel suo
comportamento
- Osservazione del comportamento del paziente
- Fenomenologia: cercare di capire come si sente il paziente affetto da una determinata
patologia.
- Valutazione empatica dell’esperienza soggettiva (“sentirsi nei panni di un altro” –
diverso da simpatia ovvero sentirsi vicini a…)

Empatia:
È uno strumento clinico che deve essere usato con abilità per misurare lo stato soggettivo
interno di un’altra persona, impiegando come criterio le capacità dell’osservatore di avere
esperienze emotive e cognitive.
Si opera attraverso domande precise, puntuali, comprensibili, finché il medico – essendo egli in
grado di dare al paziente un resoconto della sua stessa esperienza, verifichi che il paziente la
riconosce come sua.
Se il paziente non riconosce come sua l’esperienza interna della quale il medico dà il resoconto,
allora si deve continuare a fare domande, fintanto che l’esperienza interna non viene descritta
in modo riconoscibile.
In questo percorso il risultato positivo dipende dalla capacità del medico come essere umano di
provare qualcosa di simile all’esperienza interna di un altro, il paziente.

C’è una gradazione diversa da persona a persona sul grado dell’empatia  risonanza dei
neuroni a specchio: più attivi quando la persona è in grado di provare dolore (e altro) per
un’altra persona. Empatia come insieme di fenomeni cerebrali.

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Fenomenologia
Studio degli eventi – sia psichici che somatici – senza aggiunte che riguardino la spiegazione di
cause o funzioni.
Consiste nell’osservare e comprendere gli eventi psichici, in modo tale che l’osservatore possa,
per quanto gli è possibile, conoscere in cosa consiste l’esperienza del paziente.
Scopo principale: rendere comprensibile l’esperienza del paziente, cosicché si possa procedere
alla classificazione e ad un trattamento razionale – prerequisito, NON trattamento in sé.
12 aprile 2018
PERCEZIONE
È un processo mediante il quale traiamo informazioni dal mondo nel quale viviamo.
È il risultato finale di una complessa attività organizzativa e integrativa degli stimoli provenienti
dagli organi periferici di senso.
Le sensazioni vengono integrate in modo tale da consentire la conoscenza della realtà esterna
ed interna, tramite un’elaborazione in cui entrano variamente in gioco le diverse funzioni
psichiche (quali memoria, affettività, intelligenza).
La percezione può avere caratteristiche diverse da individuo a individuo.
Psicosi da innesto: quadro clinico caratterizzato da disturbi della percezione e del pensiero in
persone che presentano deficit, ritardi mentali.
Non si tratta della somma delle afferenze periferiche ma piuttosto di processi mentali selettivi
che permettono all’individuo di divenire consapevole dell’ambiente.
L’intensità della percezione è correlata al livello di vigilanza e di attenzione e presuppone
l’assenza di alterazioni a livello degli organi di senso interessati, a livello delle aree corticali
interessante, nonché la presenza di uno sviluppo intellettivo ed emotivo adeguati.

Disturbi quantitativi della percezione: lo stimolo è più o meno accentuato.


Iperestesia: amplificazione soggettiva dell’intensità degli stimoli sensoriali: suoni più forti, colori
più vivaci, ecc.
Cause  disturbi organici (stati confusionali, epilessia, ecc.) o funzionali (psicosi acute, intensi
stati emotivi, crisi d’ansia).
Ipoestesia: diminuzione soggettiva dell’intensità degli stimoli sensoriali: rumori, colori ed odori
vengono avvertiti più attenuati.
Cause  schizofrenia, depressione grave.

Disturbi qualitativi della percezione: da disturbi organici


Eritropsia e xantopsia: alterata percezione dei colori per cui gli oggetti appaiono colorati in
rosso o in giallo.
Cause  stati tossici, farmaci, allucinogeni, lesioni occhio o regione parieto-occipitale.
Micropsia e macropsia: alterata percezione delle dimensioni degli oggetti che appaiono più
piccoli o più grandi di quanto essi siano.
Cause  lesioni dell’apparato oculare e della regione temporo-parieto-occipitale

Disturbi qualitativi della percezione: illusioni.


L’illusione è un’alterata interpretazione di stimoli sensoriali che comporta, come conseguenza
ultima, la percezione di un oggetto differente da quello reale.
Caratteristica dell’illusione è la possibilità di correzione dell’errore percettivo con conseguente
passaggio ad una percezione corretta della realtà, attraverso l’accettazione da parte della
persona.
Anche nella condizione di normalità i dati sensoriali vengono integrati con elementi di attività
mentale.

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Può essere o meno patologico.
Cause  situazione di attesa, situazione di ansia, ridotta vigilanza (risveglio,
addormentamento), disattenzione.

Paraeidola: elaborazione percettiva di stimoli ambigui che vengono strutturati tramite


un’attività elaborativo-fantastica (nuvole, ombre, macchie, in cui vengono viste figure umane o
animali).
L’illusione per quanto non significativa di una particolare patologia psichiatrica è più
frequentemente osservabile in situazioni psicopatologiche che comportino disturbi
dell’affettività e disturbi dello stato di coscienza.

Tornare ad una corretta visione dello stimolo.

Disturbi qualitativi della percezione: allucinazioni.


L’allucinazione è la percezione con caratteristiche di corporeità di un oggetto esterno che non è
presente: percezione senza oggetto. Le persone sono fermamente convinte di qualcosa che non
c’è.
È l’assoluta convinzione della realtà di tale percezione, con mancanza completa di critica.
Possono verificarsi in ogni ambito sensoriale (allucinazioni uditive, visive, cenestesiche ovvero
interne al corpo, tattili, olfattive, gustative) o anche interessare più di un senso
contemporaneamente (allucinazioni combinate).
Possono fungere da veicolo per il delirio.
Inserire piano piano il dubbio che quella percezione senza oggetto non ci sia.
Allucinazioni elementari: percezioni di stimoli elementari molto semplici (rumore, bagliore)
Allucinazioni complesse: percezione di stimoli inesistenti molto più strutturati (colloqui a più
voci, canti, persone, scene più o meno complesse).
Cause  psicosi organiche (encefalopatie tossiche, dismetaboliche, forme tumorali); psicosi
funzionali (es. schizofrenia)
Genesi  fenomeno di eccitamento neuronale; ipotesi psicodinamica di proiezione
“centrifuga” di contenuti affettivi e pulsioni inconsci intollerabili e repressi, oppure desiderati e
irrealizzati.

Tipi di allucinazioni:
- Allucinazioni imperative: è la più pericolosa in cui l’individuo dalla percezione può
passare all’atto. Sono allucinazioni uditive in cui il percepito allucinatorio è costituito da
voci che danno ordini, divieti o impongono azioni. Frequenti in corso di schizofrenia con
rischio di “passaggio all’atto”. Ci possono essere atti suicidari non veramente voluti dalla
persona.
- Colloquio di voci: allucinazioni uditive in cui vengono percepite voci diverse “a
colloquio” su vari argomenti, con critiche, accuse, contestazioni, approvazioni, elogi,
ecc. Può portare al suicidio.
- Commento sonoro degli atti: voci che criticano, commentano, elogiano, approvano o no
le azioni, il comportamento e i pensieri del paziente. Espropria la persona della sua
privacy interiore.
- Eco del pensiero: voci che ripetono, a guisa di eco, i contenuti di pensiero del paziente.
Espropria la persona della sua privacy interiore.
- Allucinazioni olfattive o gustative: percezione di odori e sapori generalmente
disgustosi. Di rado isolate, più spesso combinate con altri fenomeni allucinatori e
connesse a temi deliranti.

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- Allucinazioni cenestetiche o pseudopercezioni somatiche: percezione allucinatoria
nell’ambito della sensibilità corporea o viscerale o della cenestesi.
⌐ Alcune sensibilità somatiche isolate: sensazione di caldo, freddo, bagnato,
impressione di essere toccato.
⌐ Complesso del corpo: corpo o parti del corpo deformate (di vetro, di pietra, ecc;
arti più lunghi o contorti)
⌐ Differenza con cenestopatie: bruciore, punture, senso di oppressione, con
mantenimento del senso critico.
- Allucinazioni zooptiche: indotti da disturbi organici. Visive in cui il percepito
allucinatorio è costituito da insetti o animali molto piccoli sulle pareti della stanza o sul
corpo del paziente (psicosi alcoliche acute o tossicosi croniche da cocaina)
- Allucinazione autoscopica: visiva il cui il soggetto vede la propria persona localizzata da
qualche parte nello spazio esterno “come se la vedesse riflessa in uno specchio”.
- Allucinazioni dismegalopsiche: indotti da disturbi organici. Visiva in cui la percezione
allucinatoria è costituita da oggetti o figure notevolmente più grandi o più piccole.
- Pseudo-allucinazioni (allucinazioni psichiche): percezioni allucinatorie senza carattere di
spazialità, avvertite nello spazio soggettivo interno (dietro la fronte, nel petto, ecc) e
come provenienti dalla mente.
- Allucinosi: percezione allucinatoria in cui il soggetto è in grado di riconoscere la natura
patologica non accettandola come percezione reale (data da lesioni del tronco
encefalico). Termine utilizzato anche per descrivere sindromi tossiche ricche di
fenomeni allucinatori (allucinosi alcolica)
- Allucinazioni ipnagogiche e ipnopompiche: percezioni allucinatorie che insorgono
dall’addormentamento e al risveglio.
È importante chiedere ai pazienti che voce sentono, se la conoscono.

PENSIERO
Definizioni:
- “un insieme di processi mentali che – pur essendo tutti quanti prodotti dall’attività
psichica dell’uomo inteso come “essere pensante” – sono di volta in volta espressione
prevalente di varie esigenze emotivo-affettive oppure espressione di quei complessi
processi mentali che consentono sia la conoscenza della realtà in termini astratti e
simbolici sia il raggiungimento di conclusioni o soluzioni di problemi”
- “il pensiero fa riferimento al mondo delle idee e delle rappresentazioni astratte e
sintetiche degli oggetti, ai processi usati per immaginare, desiderare, simbolizzare,
apprendere, valutare, confrontare, prevedere, comprendere, progettare e creare”
L’attività di pensiero da riferimento a tipi di capacità diverse di pensare:
- Pensiero logico: consente, un processo integrativo complesso con le altre funzioni
psichiche (intelligenza, memoria, coscienza, attenzione, affettività) la formazione di un
proprio concetto della realtà con possibilità, tramite il ragionamento, la critica, il
giudizio, di compiere operazione astratte di sintesi, valutazione o previsione.
- Pensiero immaginativo-fantastico: modello di pensiero in cui, ai principi e alle regole del
pensiero logico-causale, vengono sostituiti la libertà e la spontaneità di formazione di
pensieri e idee.
- Pensiero intuitivo: attività di pensiero, indipendente da precisi modelli logico-
convenzionali, che può consentire soluzioni “creative” corrette e adeguate di problemi
attraverso un’attività inconscia che si concretizza nell’intuizione.

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Disturbi del pensiero:
1.Disturbi della forma: sono rappresentati da modificazioni e alterazioni della produzione e del
fluire delle idee.
Accelerazione delle idee: alterazione dell’usuale fluire delle idee, che si susseguono una all’altra
con rapidità maggiore della norma ed allenamento fra i consueti nessi associativi.
- Eloquio più concitato e rapido, ma finalizzato
- Eloquio continuo e inarrestabile (logorrea)
- Pensiero sconnesso (fuga delle idee)
È presente in caso di:
- Stati maniacali ed ipomaniacali
- Stati di eccitamento di natura psico-organica o tossica
- Eccitamento di natura schizofrenica (più atipici)
Inibizione e rallentamento del pensiero: attività di pensiero impigrita, rallentata, impoverita,
spenta. Il paziente parla poco e malvolentieri, le risposte vengono date lentamente, con tono
smorzato. Diversi gradi:
- Modesta riduzione del flusso delle idee e dell’espressività verbale
- Situazioni di totale inibizione del pensiero
È presente in caso di:
- Depressione grave
- Stati confusionali di natura psico-organica o tossica
- Ipotiroidismo (aspetti ormonali)
Dissociazione del pensiero: le singole idee non appaiono collegate tra loro nella consueta
concatenazione; i pensieri vengono espressi in maniera incongrua, sconnessa, strana, non
coordinata, bizzarra, caotica, apparentemente poco o nulla comprensibile. Gradi diversi:
- Discorso scucito, con qualche incongruenza e intoppo
- “insalata di parole”
È presente in caso di:
- Schizofrenia
- Stati confusionali
- Stati d’ansia

2.Disturbi del contenuto: il mio pensiero ha un contenuto che non corrisponde alla realtà.
Ideazione prevalente: idee o gruppi di idee che assumono importanza e priorità rispetto agli
altri contenuti mentali, tanto da dominarli in maniera temporanea o duratura e da permeare di
essi l’intera vita psichica.
La loro insorgenza è comprensibile e le idee sono accessibili alla critica:
- Idee prevalenti attive: connesse ad un’attività creativa (ipotesi scientifiche, convinzioni
etiche o politiche, ecc.)
- Idee prevalenti passive: riguardano avvenimenti spiacevoli (prospettiva di un esame, o
di un intervento chirurgico)
Sono presenti in caso di:
- Sindromi depressive
- Stati d’ansia
- Disturbi della personalità
Delirio: è costituito da un insieme di idee deliranti, cioè idee non corrispondenti alla realtà, né
modificabili mediante prove ed argomenti razionali, che vengono rifiutati dalla persona che ne
è affetta. Il paziente con idee deliranti è assolutamente convinto della realtà e verità dei suoi
pensieri abnormi.

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Contenuto variabile: inspiegabile e inderivabile oppure comprensibile in rapporto a stati
emotivi particolari (deliroide, riesci a capire la genesi di questo delirio)
Delirio confuso: delirio non sistemizzato, in cui oltre che nei contenuti il pensiero è alterato
nella forma (stati confusionali acuti, intossicazioni, ecc.). Non si capisce cosa la persona sta
dicendo.
Delirio lucido: complesso più o meno sistemizzato, con stato di coscienza conservato ed
efficiente (schizofrenie paranoidi, sindromi bipolari, disturbi di personalità). Si capisce ciò che
viene detto.
In base alla strutturazione:
- Delirio elementare: una o più idee deliranti scarsamente elaborate, poco strutturate in
termini di costruzione complessiva di pensiero (“spunti” deliranti), poche frasi senza una
spiegazione completa di ciò che sta accadendo.
- Delirio sistematizzato: insieme di idee deliranti be strutturate, collegate con
articolazione coerente tra loro e con la restante attività psichica. Riferiscono convinzioni
che non sono vere
In base ai contenuti:
- Delirio persecutorio: convincimento del paziente di essere oggetto di intenzioni (mi
vogliono avvelenare), azioni (mi hanno messo il veleno nel caffè) od omissioni (dovevano rinnovarmi il
contratto ma dato che mi odiano hanno fatto finta di dimenticarsi di farlo) comunque lesive della
propria persona:
⌐ Di riferimento: idee ed interpretazioni, per lo più di tipo persecutorio,
caratterizzate dal convincimento che determinati comportamenti degli altri o
eventi esterni siano connessi, di solito in termini negativi, con la sua persona.
Può prendere sfumature di grandezza
⌐ Di rivendicazione: il paziente è convinto di aver subito un torto ed è alla ricerca
di una riparazione. Al centro delle azioni del soggetto è l’azione di cercare di
ottenere giustizia per il torto subito. Es. tu sei andato contro i miei diritti e ora
devi darmi qualcosa indietro.
⌐ Di influenzamento: convincimento di essere influenzato a livello mentale o
corporeo con mezzi fisici (magnetici, elettrici) esterni più o meno definiti
(pensieri imposti, …)
⌐ Di gelosia: convincimento irriducibile di tradimento erotico da parte del partner.
- Delirio espansivo o di grandezza: insieme di tematiche deliranti improntate all’orgoglio,
alla sicurezza, all’aggressività, al fanatismo, che hanno come caratteristica comune
un’abnorme narcisistica amplificazione del sentimento del sé e delle sue proiezioni
all’esterno. L’insorgenza di questo delirio avviene spesso a tappe, si aggrava man mano
e poi arriva l’espressione di queste idee.
⌐ Di grandezza: es. lei non lo sa ma io sono un discendente di Carlo Magno
⌐ Erotomanici: es. sono talmente attraente e sexy che mi capita di essere seguita
dalle persone. Questi deliri possono essere anche agiti, le sensazioni di solitudine
possono andare ad aumentare il delirio.
⌐ Di riforma: persone che si sentono figure che credono di poter attivare idee
geniali da cambiare l’assetto dello Stato.
⌐ Di invenzione: es. io ho costruito un apparecchio che potrà cambiare le sorti del
mondo. È un delirio che viene sviluppato da persone che hanno capacità in
ambito matematico e tecnologico.
- Delirio di trasformazione corporea: convincimento di trasformazioni, di solito
peggiorative, degli organi del corpo (fegato di vetro, cervello putrefatto)

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⌐ Ipocondriaco: convincimento di essere malato, di avere organi lesi da affezioni
morbose (neoplasie, infezione, traumi), talora prendendo spunto da disturbi
somatici reali, ma lievi. Mette in primo piano la diagnosi e non il sintomo, le
persone non sono interessati a chiedere ai medici la conferma di quella malattia,
loro ne sono già certi.
- Delirio depressivo: complesso di contenuti improntati al più nero pessimismo ed alla
massima colpevolizzazione della persona. Sono io che sono così incapace, inutile nella
vita che ho messo in rovina la mia famiglia e non ci sarà più possibilità di cambiare.
⌐ Idee di rovina: il paziente di dichiara in miseria, non ha più denaro e lavoro, ogni
possibilità di progresso economico e sociale è perduta, ecc.
⌐ Idee di colpa: il paziente si accusa di colpe, amissioni riprovevoli.
⌐ Idee ipocondriache e di inguaribilità: paziente irrimediabilmente malato, corpo
rovinato, ecc. Abbiamo solo le idee e non il delirio esplicito. C’è la convinzione di
essere malato ma anche c’è la lettura di sintomi anche lievi.
⌐ Idee di negazione: paziente nega l’esistenza della propria realtà corporea
(assenza di funzioni fisiologiche, di organi) e di quella esterna (il mondo non
esiste, il sole è spento, ecc.). Era un delirio frequente nei soggetti ricoverati nei
manicomi. Es. sono un ammasso di pelle ma non esisto, dentro di me non c’è
niente. L’idea di negazione esterna è più frequente ed è presente nei quadri
prodromici delle psicosi, vissuto di depersonalizzazione.

CRITERI DIAGNOSTICI PER LA SCHIZOFRENIA


A. Sintomi caratteristici: due (o più) dei sintomi seguenti. Ciascuno presente per un periodo di
tempo significativo durante un periodo di un mese (o meno se trattati con successo):
1. Deliri
2. Allucinazioni
3. Eloquio disorganizzato (per es. frequenti deragliamenti o incoerenza)
4. Comportamento grossolanamente disorganizzato o catatonico
5. Sintomi negativi, cioè appiattimento dell’affettività, alogia, abulia
Nota. È richiesto un solo sintomo del criterio A se i deliri sono bizzarri, o se le allucinazioni
consistono di una voce che continua a commentare il comportamento o i pensieri del soggetto,
o di due o più voci che conversano tra loro.
B. Disfunzione sociale/lavorativa: per un periodo significativo di tempo dall’esordio del
disturbo, una o più principali aree di funzionamento come il lavoro, le relazioni interpersonali, o
la cura di sé si trovano notevolmente al di sotto del livello raggiunto prima della malattia
(oppure, quando l’esordio è nell’infanzia o nell’adolescenza si manifesta un’incapacità di
raggiungere il livello di funzionamento interpersonale, scolastico o lavorativo prevedibile).

C. Durata: segni continuativi del disturbo persistono per almeno 6 mesi deve includere almeno
1 mese di sintomi (o meno se trattati con successo) che soddisfino il Criterio A (cioè, sintomi
della fase attiva), e può includere periodi di sintomi prodromici o residui. Durante questi periodi
prodromici o residui, i segni del disturbo possono essere manifestati soltanto da sintomi
negativi o da due o più sintomi elencati nel Criterio A presenti in forma attenuata (per es.,

D. Esclusione dei disturbi Schizo-affettivo e dell’Umore: il disturbo Schizo-affettivo e il disturbo


dell’Umore con manifestazioni psicotiche sono stati esclusi poiché: (1) nessun episodio
depressivo maggiore, maniacale o misto si è verificato in concomitanza con i sintomi della fase
attiva; (2) oppure, se si sono verificati episodi di alterazioni dell’umore durante la fase di

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sintomi attivi, la loro durata totale risulta breve relativamente alla durata complessiva dei
periodi attivo e residuo.

E. Esclusione di uso di sostanze e di una condizione medica generale: il disturbo non è dovuto
agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una sostanza di abuso, un farmaco) o una
condizione medica generale.

Classificazione del decorso longitudinale (schizofrenia):


- Episodico con sintomi residui inter-critici (gli episodi sono definiti dalla ricomparsa di
sintomi psicotici rilevanti); specificare anche se: con sintomi negativi rilevanti
- Episodico con nessun sintomo residuo inter-critico
- Continuo (sintomi psicotici rilevanti sono presenti per tutto il periodo di osservazione);
specificare anche se: con sintomi negativi rilevanti
- Episodico singolo in remissione parziale; specificare anche se: con sintomi negativi
rilevanti.
- Episodico singolo in remissione completa
- Modalità diversa o Non specificata
- Meno di un anno dall’esordio dei sintomi iniziali della fase attiva

Criteri diagnostici per tipo Paranoide


Un tipo di schizofrenia nel quale risultano soddisfatti i seguenti criteri:
A. preoccupazione relativa a uno o più deliri o frequenti allucinazioni uditive.
B. nessuno dei seguenti sintomi è rilevante: eloquio disorganizzato, comportamento
disorganizzato o catatonico, affettività appiattita o inadeguata.

Criteri diagnostici per tipo Disorganizzato


Un tipo di schizofrenia in cui risultato soddisfatti i criteri seguenti:
A. sono in primo piano tutti i seguenti:
- eloquio disorganizzato
- comportamento disorganizzato
- Affettività appiattita o inadeguata
B. non risultano soddisfatti i criteri per il tipo catatonico

Criteri diagnostici per tipo Catatonico


Un tipo di schizofrenia nel quale il quadro clinico è dominato da almeno due dei seguenti
sintomi:
1. Arresto motorio come evidenziato da catalessia (inclusa flessibilità cerea) o da stupor;
2. Eccessiva attività motoria (che è apparentemente senza scopo e non influenzata da
stimoli esterni);
3. Negativismo estremo (resistenza apparentemente senza motivo a tutti i comandi, o
mantenimento di una postura rigida contro i tentativi di mobilizzazione) o mutacismo;
4. Peculiarità del movimento, come evidenziato dalla tendenza alla postura fissa
(assunzione volontaria di pose inadeguate o bizzarre), da movimenti stereotipati, da
rilevanti manierismi o smorfie;
5. Ecolalia o ecoprassia: ecolalia è la ripetizione delle stesse parole pronunciate da chi hai
davanti e l’ecoprassia è invece la ripetizione dei movimenti.

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Criteri diagnostici per disturbo delirante
A. deliri non bizzarri (cioè, concernenti situazione ce ricorrono nella vita reale, come essere
inseguito avvelenato) che durano almeno un mese.
B. il criterio A per la schizofrenia non è risultato soddisfatto.
Nota. Nel Disturbo Delirante possono essere presenti allucinazioni tattili o olfattive se sono
correlate al tema delirante.
Specificare il tipo (i seguenti tipi sono assegnati sulla base del tema delirante prevalente):
Tipo Erotomanico: convinzione delirante che un’altra persona, generalmente di rango
superiore, sia innamorata del soggetto.
Tipo di Grandezza: convinzione delirante del soggetto di avere un esagerato valore, potere,
conoscenze, o una speciale identità, o una speciale relazione con una divinità o con una
persona famosa.
Tipo di Gelosia: convinzione delirante del soggetto che il proprio partner sessuale sia infedele.
Tipo di Persecuzione: convinzione delirante del soggetto di essere in qualche modo trattato
male (lui stesso o qualche persona intima).
Tipo Somatico: convinzione delirante del soggetto di avere un qualche difetto fisico o malattia.
Tipo Misto: convinzioni deliranti caratteristiche di più di uno dei tipi sopra menzionati, ma senza
prevalenza di alcun tema.
Tipo Non Specificato.

PERSONALITÀ PREMORBOSA
Nel 50% dei pazienti non si riscontra
Nel 25% ci sono tratti generici
Nel 25-50% è riscontrata con chiarezza nei pazienti schizofrenici
Caratterizzata da:
- tendenza alla chiusura e all’introversione,
- ridotta tolleranza alle frustrazioni,
- apparente distacco o freddezza emotiva,
- incapacità ad esprimere i propri sentimenti,
- a stabilire relazioni intense con gli altri,
- tendenza all’astrazione e alle fantasticherie
È difficile distinguere i tratti pre-morbosi dalle manifestazioni precoci

Esordio
Esordio acuto, in circa 1/3 dei pazienti. Esplosione della sintomatologia produttiva che dura
giorni o settimane può essere preceduta da manifestazioni aspecifiche quali:
- Ansia o insonnia
- Umore delirante, esperienza di fine del mondo e di mutamento pauroso: sono
sentimenti di estraneità, incertezza e profondo disagio, il soggetto ha la sensazione che
stia vivendo qualcosa di inquietante e incomprensibile; la realtà circostante appare
confusa e minacciosa, gli eventi esterni si caricano di significati nuovi, contradditori,
indefinibili Il soggetto è in uno stato di attesa angosciosa, di allarme continuo, di
estrema insicurezza.
- L’insorgere di una convinzione delirante (ad esempio, persecuzione) determina
un’attenuazione di questo stato di insopportabile incertezza ed angoscia

Esordio insidioso, in circa 2/3 dei pazienti. Comparsa subdola, progressiva, degli aspetti più tipici
della malattia:

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- Tendenza progressiva al ritiro e all’isolamento sociale
- Marcata compromissione della capacità di svolgere ruoli sociali
- Comparsa di interessi stravaganti
- Preoccupazioni per il proprio corpo immotivate o bizzarre
- Linguaggio vago, circostanziato o metaforico
- Comparsa di convinzioni bizzarre
- Esperienze percettive inusuali
- Comportamenti stravaganti o azioni immotivate
- Appiattimento o incongruenza affettiva
Questi segni possono passare inizialmente inosservati!

Fase di stato
- Sintomi positivi  distorsione della realtà: deliri e allucinazioni
- Sintomi negativi  impoverimento ideo-affettivo: apatia, abulia, appiattimento
affettivo, perdita capacità relazionali, rallentamento motorio
- Disorganizzazione  disturbi cognitivi: povertà del contenuto del discorso, incoerenza,
illogicità, tangenzialità, deragliamento, incongruità affettiva, disorganizzazione
comportamentale)
Decorso
Decorso episodico: episodi acuti intervallati da remissioni più o meno complete (riscontrabile in
circa metà dei casi)
Recidive:
- Nell’anno successivo per il 65% dei pazienti schizofrenici non trattati;
- Dopo 2 anni nell’80-90%;
- Precedute da sintomi prodromici nella settimana precedente
Remissione inter-episodica completa: ritorno ai livelli di funzionamento precedenti l’esordio
Remissione inter-episodica con difetto: il paziente non recupera le capacità prestazionali e
l’adattamento sociale e lavorativo precedente la malattia.
Modificazioni del carattere (ostinazione, diffidenza, permalosità, impulsività) e del
comportamento (ritiro sociale, comportamenti bizzarri, trascuratezza), povertà ideativa,
affettiva e volitiva. In alcuni casi il difetto residuo si accentua, in altri rimane stabile.
Tenderebbe ad attenuarsi nelle fasi tardive.

Decorso cronico-ingravescente (circa ¼ dei pazienti)


- Evoluzione continua e progressiva, fino ad uno stato di deterioramento più o meno
accentuato
- La sintomatologia produttiva tende ad attenuarsi mentre diventano più marcati i sintomi
negativi
- In questo stadio il paziente schizofrenico mostra un assoluto disinteresse per il mondo
circostante, una marcata compromissione delle capacità intellettive e di giudizio,
un’incapacità ad adeguarsi alle richieste dell’ambiente o a svolgere attività finalizzate
relativamente semplici, una ridotta risonanza emotivo-affettiva ed una complessa
disintegrazione della personalità preesistente
Esito finale
- Restituzione ad integrum: riguarda una piccola parte dei soggetti
- Risoluzione parziale  28% in era pre-terapeutica, 42% in era post-terapeutica
- Deterioramento progressivo
Trattamento
Impostazione di base: ricoveri brevi; trattamento nella comunità appena possibile

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Trattamento della fase acuta
- Ricovero, se necessario
- Trattamento farmacologico con neurolettici
- Valutare necessità di Trattamento Sanitario Obbligatorio
- Riabilitazione precoce e reinserimento lavorativo
Trattamento a lungo termine
neurolettici long-acting; associazione di anticolinergici
- il paziente dovrebbe vivere in un ambiente caratterizzato da relazioni interpersonali
equilibrate e incoraggiato a condurre una vita il più attiva e normale possibile.
- se possibile il paziente dovrebbe vivere al proprio domicilio, dove l’equipe curante
dovrebbe aiutare gli altri membri della famiglia a capire e conoscere la malattia del
paziente ed a cooperare nell’ambito del programma di un graduale ritorno ad una vita
normale.
- Se non è possibile che il paziente viva al proprio domicilio, egli dovrebbe essere inserito
in una struttura protetta in cui possa essere assicurata una certa autonomia e
indipendenza. Disponibilità di programmi terapeutici da attuare a livello dei Centri
diurni, in grado di offrire un valido supporto ed un’organizzazione della giornata e
ridurre i contatti con i familiari stressati.
Prognosi
Caratteristiche cliniche ed anamnestiche
Fattori prognostici favorevoli
- Sesso femminile
- Età di esordio più avanzata4storia di buon adattamento sociale pre-morboso
- Esordio acuto
- Presenza di eventi stressanti precedenti l’inizio della malattia
- Prevalenza di sintomi positivi
- Coesistenza di aspetti di tipo pseudo-confusionale
- Anamnesi familiare positiva per sindromi affettive maggiori
Fattori prognostici sfavorevoli
- Sesso maschile
- disturbo familiare ambito spettro schizofrenico
- personalità pre-morbosa di tipo schizoide
- non acquisizione di capacità relazionali e competenze lavorative
- esordio insidioso senza evidenti fattori precipitanti
- prevalenza di sintomi negativi (appiattimento affettivo e incongruenza)
- consistente sintomatologia residua al termine dell’episodio psicotico
- coesistenza di aspetti di tipo pseudo-confusionale
- anamnesi familiare negativa per sindromi affettive maggiori

Rischio suicidario
- Circa la metà dei pazienti schizofrenici tenta il suicidio nel corso della vita
- Circa il 10% muore per questa causa
- La fase a più alto rischio è quella che segue la risoluzione dell’episodio psicotico
- Molti dei fattori che vengono considerati a significato prognostico favorevole
rappresentano anche predittori di rischio suicidario
Fattori extra-clinici
- Atteggiamento “accettante” da parte della società nei confronti della malattia
- Atteggiamento “accettante” nei confronti della malattia

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- Decorso ed esiti migliori nei paesi in via di sviluppo (società e famiglia più accettanti?)
- Uso di tecniche di riabilitazione sociale e/o lavorativa
- Continuità della presa in carico
- Elevato livello di supporto sociale
Riabilitazione
Trattamenti che aiutano i pazienti psichiatrici cronici ad acquisire le abilità fisiche, emozionali e
intellettive necessarie per vivere, apprendere e lavorare nel loro particolare ambiente di vita.
- Conseguimento, al massimo livello possibile, dell’autonomia e della capacità di
espressione dell’individuo
- Acquisizione di modelli di comportamento e di relazione, sia da parte del malato che da
parte del suo ambiente, reciprocamente tollerabili e condivisibili
- Collocazione di tali processi complessi

AFFETTIVITÀ
Def. “la capacità o disponibilità individuale di rispondere con modificazione affettivo-emotive a
pensieri o eventi della realtà sia esterna che interna”
“la capacità di provare emozioni (paura, dolore, simpatia, amore, odio, rabbia) variabili per
significato durata, intensità, tonalità.
Tali risposte emozionali differiranno nel singolo individuo in relazione allo stimolo causale e
ancor più in relazione alla disponibilità affettiva di base definibile come “temperamento”

La sfera affettiva comprende esperienze psichiche che si situano nell’ambito delle due polarità
piacere-dispiacere.

Gli affetti rappresentano un insieme di comportamenti osservabili, espressione di uno stato


emotivo soggettivamente esperito
Emozioni – sentimenti – umore: fenomeni affettivi, variabili per intensità, durata e modalità di
insorgenza ma spesso nel linguaggio comune interscambiabili
Emozioni: stati affettivi intensi, a brusca insorgenza e rapido declino, di varia tonalità, reattivi a
eventi esterni o interni. Di frequente associati a fenomeni neurovegetativi di
accompagnamento (sudorazione, tachicardia, pallore, lacrimazione, ecc.)
Sentimenti: stati affettivi più stabili e duraturi, variamente diretti verso oggetti, persone,
situazioni, scopi. Una volta sviluppati, si mantengono per lungo tempo e coloriscono
stabilmente la risonanza emotiva individuale, favorendo decisioni e comportamenti
corrispondenti al sentimento provato
Umore: disposizione affettiva abituale, cioè la colorazione affettiva di base, caratteristico e
tipico di una persona nel corso del tempo

Disturbi dell’affettività
Depressione: stato patologica di sofferenza psichica e di lutto, accompagnato da una
diminuzione dell’autostima e dell’attività di pensiero. Si può parlare di depressione ogni
qualvolta nelle persone si rilevano tristezza, malinconia, sentimenti di insufficienza e di colpa,
temi di pensiero pessimistici, tendenza al pianto.
Mania: umore esaltato, euforico, eccessivamente allegro e gaio, spesso con tematiche
megalomaniche di varia intensità. Accelerazione del pensiero che può tradursi in logorrea.
Attività motoria esagerata con irritabilità.

Disforia: aumentata tendenza al malumore, all’irritabilità, al pessimismo

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Ansia: stato emotivo definibile come sentimento di aspettativa dolorosa di una condizione
pericolosa e minacciosa, soggettivamente ipotizzata o avvertita come tale nella realtà. È
sintomo comune nelle persone “normali” di fronte a situazioni obiettivamente traumatizzanti. È
da considerarsi patologica in relazione alla sproporzione fra lo stimolo ansiogeno esterno ed
affetto risultante.
Presente in qualunque tipo di patologia psichiatrica. Oltre che tradursi in disagio emotivo, può
essere somatizzata.
Panico: ansia acuta ed improvvisa, accompagnata in genere da imponenti manifestazioni
neurovegetative. È autoestinguente
Fobia: condizione emotiva caratterizzata dall’eccessivo timore o paura morbosa
apparentemente immotivata per determinate situazioni, oggetti o azioni, abnorme per
intensità, durata, inadeguatezza assoluta dello stimolo.
Il soggetto, pur criticandolo, non riesce a liberarsene ed è spesso costretto a mettere in atto
tipiche condotte di evitamento: agorafobia, fobie sociali, fobie specifiche
Alexitimia: (“mancanza di parole per le emozioni”): incapacità a riconoscere, descrivere ed
esprimere gli stati affettivi interni, con povertà di produzione fantastica, scarsa o assente
capacità di introspezione. Viene utilizzata la somatizzazione per esprimere e comunicare i
bisogni emozionali mediante “lamentele” corporee, in assenza di danno organico obiettivale,
quali sonnolenza, stanchezza, cefalea, dolori toracici, muscolari e a livello gastrointestinale, è
una dimensione affettiva non necessariamente patologica.

COMPORTAMENTO PSICOMOTORIO
Def. È l’espressione a livello motorio della vita relazionale e del mondo affettivo e pulsionale
dell’individuo.
Presuppone una “spinta all’agire” che può essere predeterminata e finalizzata alla
sopravvivenza e al soddisfacimento dei bisogni primari oppure consapevole e controllata
tramite la volontà.
Disturbi del comportamento psicomotorio
Comportamento impulsivo: alterazione comportamentale per cui il paziente può compiere
azioni improvvise, imprevedibili, tumultuose, apparentemente immotivate.
Fuga: imprevisto ed improvviso allontanamento dalla propria attività e dal luogo di residenza,
per motivi psicopatologici.
Eccitamento psicomotorio: agitazione motoria più o meno intensa (da irrequietezza motoria
fino a crisi pantoclastiche) a cui si accompagnano di solito alterazioni del pensiero e degli affetti,
con difficoltà o impossibilità a limitare, tramite la volontà, la traduzione motoria di tensioni
interne.
Rallentamento psicomotorio: l’attività motoria si svolge lentamente con difficoltà, l0eloquio è
stentato e la mimica è inibita.
Arresto psicomotorio: grado estremo del rallentamento motorio; paziente sta sdraiato
immobile, non parla e non reagisce agli stimoli, rifiuta il cibo e spesso ha perso il controllo delle
funzioni fisiologiche.
Catatonia: blocco psicomotorio, con tensione persistente in diversi gruppi muscolari per cui
determinati segmenti del copro assumono atteggiamenti posturali anche insoliti. Non si riesce a
spostare.
Catalessia: tono muscolare di tipo plastico, per cui è possibile fare assumere al soggetto
posizioni scomode, che egli mantiene anche a lungo.
Sitofobia: rifiuto psicotico di alimentarsi. Non ha a che fare con l’anoressia.
Automatismo al comando: esecuzione passiva e acritica di ordini, anche senza senso, da parte
di altre persone. Associata ad ecoprassia (ripetizione delle azioni altrui), ecolalia (ripetizione

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delle parole), ecomimia (ripetizione della mimica). Perdita di identità da parte della persona.
Molto raro.
Negativismo: resistenza, mancata risposta (n passivo) o risposta di tipo opposto a stimoli
esterni (n. attivo)
Manierismi: comportamenti psicomotori caratterizzati da artificiosità, goffaggine, enfasi e
bizzarria, con cui vengono eseguiti alcuni movimenti in modo affettato e caricaturiale.
Stereotipie: atteggiamenti e comportamenti ripetitivi e senza alcuna apparente finalità
(dondolare il capo o il corpo, ripetizione insensata di parole, ecc.)
Acatisia: il paziente avverte uno stato di tensione agli arti inferiori, con conseguente bisogno di
muoverli, per alleviarlo.
Tics: movimenti involontari, brevi, rapidi, apparentemente senza scopo, ripetitivi, di alcuni
muscoli (in genere faccia e collo) che il paziente tenta di controllare anche con movimenti di
tipo oppositivo.

UMORE
Significato adattativo delle emozioni
- Funzione motivazionale: serve ad attivare comportamenti adatti a fronteggiare la
situazione in cui ci si viene a trovare
- Funzione di autoapprendimento: l’individuo è indotto a perpetuare le circostanze che si
accompagnano ad emozioni piacevoli.
- Funzione di comunicazione: le emozioni si accompagnano a manifestazioni fisiologiche e
comportamentali che sono riconosciute da altri individui della stessa specie
Disturbi dell’umore
I disturbi affettivi sono caratterizzati da un cambiamento dell’umore nel senso della
depressione (con o senza sintomi psicotici) o nel senso dell’esaltazione.
Il cambiamento dell’umore è di solito accompagnato da un cambiamento del livello generale di
attività.
La maggior parte degli altri sintomi sono secondari o più facilmente comprensibili nel contesto
del cambiamento dell’umore e dell’attività.

La depressione è una delle prime cause di alterazione della qualità di vita (DALY: parametro che
segna i giorni di vita vissuti senza disabilità)

Nel DSM-IV sono presenti 7 disturbi specifici:


– Disturbo Depressivo Maggiore
– Disturbo Distimico
– Disturbo Bipolare I
– Disturbo Bipolare II
– Disturbo Ciclotimico
– Disturbo dell’umore dovuto a una condizione medica generale
– Disturbo dell’Umore indotto da sostanze

Epidemiologia dei disturbi depressivi


Sintomi depressivi presenti a livello della popolazione generale del 10-16% dei maschi e del 20-
24% delle femmine
I disturbi depressivi sono meno frequenti: 2,6-4% nei maschi e 7-8% nelle femmine

Eziologia dei disturbi depressivi


Fattori predisponenti

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Alterazione dei sistemi serotoninergici e noradrenergici ipofunzione.
Alterazioni neuroendocrine
Familiarità:
- La frequenza del disturbo nei parenti di primo grado dei soggetti affetti è 2-3 volte
superiore che nella popolazione generale.
- Studi sui gemelli mostrano un grado di concordanza maggiore per i monozigoti che per i
dizigoti (43% vs 19%)
- Studi di adozione mostrano che i genitori biologici di pazienti con sindromi affettive
hanno una maggiore probabilità di patire essi stessi tali patologie rispetto ai genitori
adottivi (31% vs. 12%)

Fattori di personalità
Visione negativa di sé stessi, del proprio futuro e delle cose che stanno intorno.
Fattori scatenanti
- Eventi di perdita: luto, mancata promozione, separazione, ecc.
- Malattie fisiche
- Situazioni sociali stressanti: problemi lavorativi e relazionali, problemi economici, ecc.

La depressione viaggia per episodi, più che per uno stato continuo

Episodio depressivo maggiore


È un periodo di almeno 2 settimane durante il quale:
- È presente depressione dell’umore o perdita di interesse o di piacere per quasi tutte le
attività.
- Sono presenti almeno altri quattro sintomi di una lista che includa:
⌐ Alterazioni dell’appetito o del peso, del sonno e dell’attività psicomotoria
⌐ Ridotta energia
⌐ Sentimenti di svalutazione o di colpa
⌐ Difficoltà a pensare, concentrarsi o prendere decisioni
⌐ Ricorrenti pensieri di morte o ideazione suicidaria, pianificazione o tentativi di
suicidio.
- Un sintomo, per condurre ad una diagnosi di Episodio Depressivo Maggiore, deve essere
di nuova comparsa o nettamente peggiorato rispetto allo stato pre-morboso del
soggetto. I sintomi devono persistere per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno,
per almeno 2 settimane consecutive.
- L’episodio deve essere accompagnato da disagio o menomazione sociale, lavorativa, o di
altre aree importanti del funzionamento, clinicamente significativi. Per alcuni individui,
con episodi più lievi, il funzionamento può apparire normale, ma richiede uno sforzo
marcatamente superiore.
- Possono essere presenti sintomi di tipo psicotico (delirio di colpa, di catastrofe, di
rovina)

Decorso dell’episodio depressivo


Esordio:
- Brusco: improvvisa e rapida comparsa dei sintomi
- Graduale: presenza di sintomi prodromici
⌐ Labilità emotiva
⌐ Astenia
⌐ Insonnia

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⌐ Cefalea
⌐ Ridotto interesse sessuale
⌐ Scarso appetito
⌐ Difficoltà di concentrazione
⌐ Diminuzione di interesse nelle normali attività
Periodo di stato:
- Complicanze: gesti autolesivi; abuso di alcool, benzodiazepine, stimolanti; complicanze
mediche (disidratazione, malattie fisiche)
- Durata: variabile a seconda dell’intervento terapeutico (media 4-6 mesi); è possibile la
cronicizzazione.
- Fase di risoluzione
⌐ Brusca, nel disturbo bipolare
⌐ Graduale, con attenuazione fino alla risoluzione completa o con sintomi residui

EPISODIO MANIACALE
A. Un periodo definito di umore anormalmente e persistentemente elevato, espansivo o
irritabile, della durata di almeno una settimana (o di qualsiasi durata se è necessaria
l’ospedalizzazione).
B. Durante il periodo di alterazione dell’umore, tre (o più) dei seguenti sintomi sono stati
persistenti e presenti a un livello significativo (quattro se l’umore è solo irritabile):
1. autostima ipertrofica o grandiosità
2. diminuito bisogno di sonno (per es. si sente riposato solo dopo 3 ore di sonno)
3. maggiore loquacità del solito, oppure spinta continua a parlare
4. fuga delle idee o esperienza soggettiva che i pensieri succedano rapidamente
5. distraibilità (cioè, l’attenzione è troppo facilmente deviata da stimoli esterni non
importanti o pertinenti)
6. aumento dell’attività finalizzata (sociale, lavorativa, scolastico o sessuale) oppure
agitazione psicomotoria
7. eccessivo coinvolgimento in attività ludiche che hanno un alto potenziale di
conseguenze dannose (es. eccessi nel comprare, comportamento sessuale
sconveniente, investimenti in affari avventati)
C. L’alterazione dell’umore è sufficientemente grave da causare una marcata compromissione
del funzionamento lavorativo o delle attività sociali abituali o delle relazioni interpersonali o da
richiedere l’ospedalizzazione per prevenire danni a sé o agli altri, oppure sono presenti
manifestazioni psicotiche.
D. I sintomi non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (es. una droga di abuso,
un farmaco o altro trattamento) o di una condizione medica generale (es. ipertiroidismo).

EPISODIO IPOMANIACALE
A. Un periodo definito di umore anormalmente e persistentemente elevato, espansivo o
irritabile, della durata di almeno una settimana (o di qualsiasi durata se è necessaria
l’ospedalizzazione).
B. Durante il periodo di alterazione dell’umore, tre (o più) dei seguenti sintomi sono stati
persistenti e presenti a un livello significativo (quattro se l’umore è solo irritabile):
1. autostima ipertrofica o grandiosità
2. diminuito bisogno di sonno (per es., si sente riposato dopo solo 3 ore di sonno)
3. maggiore loquacità del solito, oppure spinta continua a parlare
4. fuga delle idee o esperienza soggettiva che i pensieri si succedano rapidamente

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5. distraibilità (cioè, l’attenzione è troppo facilmente deviata da stimoli esterni non
importanti o non pertinenti)
6. aumento dell’attività finalizzata (sociale, lavorativa, scolastica o sessuale) oppure
agitazione psicomotoria
7. eccessivo coinvolgimento in attività ludiche che hanno un alto potenziale di
conseguenze dannose (per es., eccessi nel comprare, comportamento sessuale
sconveniente, investimenti in affari avventati).
C. L’alterazione dell’umore è sufficientemente grave da causare una marcata compromissione
del funzionamento lavorativo o delle attività sociali abituali o delle relazioni interpersonali o da
richiedere l’ospedalizzazione per prevenire danni a sé o agli altri, oppure sono presenti
manifestazioni psicotiche.
D. I sintomi non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per es., una droga di
abuso, un farmaco o altro trattamento) o di una condizione medica generale (per es.,
ipertiroidismo).
Decorso dell’Episodio Maniacale
Esordio:
- brusco, improvvisa e rapida comparsa dei sintomi
- graduale, presenza di sintomi prodromici:
iperattività
ridotto bisogno di sonno
sensazione di energia e benessere
loquacità
coinvolgimento in vari interessi
euforia
irritabilità
critica ridotta

Periodo di stato:
- complicanze: abuso di alcool, benzodiazepine, stimolanti; complicanze mediche
(disidratazione, malattie fisiche); conseguenze legali
- durata: variabile a seconda dell’intervento terapeutico (da alcuni giorni a 3-4 mesi)
Fase di risoluzione:
Durata variabile, possibile risoluzione incompleta con cronicizzazione

Disturbo depressivo maggiore


La caratteristica essenziale di un disturbo depressivo maggiore è un decorso clinico
caratterizzato da uno o più Episodi Depressivi Maggiori senza storia di Episodi Maniacali, Misti o
Ipomaniacali
Chi riguarda
- Sesso: due volte più comune nelle femmine che nei maschi
- Età: più frequente fra i 25 e i 44 anni; meno frequente oltre i 65 anni
- Prevalenza life-time: stime variabili. Nella popolazione generale: dal 10 al 25% delle
donne; dal 5 al 12% degli uomini
- Prevalenza 1 anno: dal 5 al 9% delle donne; dal 2 al 3% degli uomini
- Familiarità: 1.5-3 volte più comune fra i familiari di primo grado di individui con questo
disturbo che nella popolazione generale

Decorso

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Episodio: ogni età, media intorno ai 25 anni (esordio sta diventando più precoce?)
Decorso variabili:
- Episodi isolati seguiti da molti anni senza sintomi
- Episodi a gruppi
- Episodi sempre più frequenti con l’età
Rischio di ammalarsi:
- 50-60% con primo episodio avrà un secondo episodio; 70% con secondo episodio avrà
un terzo; 90% con più di tre episodi ne avrà un quarto
- 5-10% con DDM avrà episodio maniacale.
Gli episodi si risolvono completamente nei 2/3 dei casi.
Individui con remissione parziale hanno più probabilità di avere altri episodi e di avere
successivamente incompleto recupero
Episodi depressivi spesso seguono un grave evento psicosociale
Il 15% muore per suicidio (frequenza quadruplica oltre i 55 anni)

Disturbo bipolare di tipo 1  si verifica un vero e proprio episodio maniacale


Disturbo bipolare di tipo 2  si verifica un episodio ipomaniacale

Disturbo bipolare I
La caratteristica essenziale del Disturbo Bipolare I è un decorso clinico caratterizzato dalla
presenza di uno o più Episodi Maniacali. Spesso gli individui hanno presentato anche uno o più
Episodi Depressivi Maggiori.
- Sesso: non ci sono differenze di genere. Per le donne rischio di sviluppare episodio post
partum
- Prevalenza life-time: stime variabili dallo 0,4% all’1,6%
- Familiarità: più comune fra i familiari di primo grado di individui con disturbi dell’umore
(bipolare o DDM) che nella popolazione generale.
Decorso: episodi ricorrenti
Rischio di ammalarsi: più del 90% con primo episodio avrà episodi futuri; 60-70% di episodi
maniacali insorge subito prima o subito dopo un episodio depressivo.
Gli episodi si risolvono completamente nel 5-15% dei casi.
Il 20-30% continua a manifestare labilità dell’umore e difficoltà lavorative.
Il 10-15% compiono suicidi
Rischio di comportamenti violenti

Distimia
A. umore cronicamente depresso, presente per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno
per almeno 2 anni.
B. Presenza, quando depresso, di due (o più) dei seguenti sintomi:
1. scarso appetito o iperfagia
2. insonnia o ipersonnia
3. scarsa energia o astenia
4. bassa autostima
5. difficoltà di concentrazione o nel prendere decisioni
6. sentimenti di disperazione
C. Durante i 2 anni di malattia (1 anno nei bambini e negli adolescenti) la persona non è mai
stata priva dei sintomi di cui ai Criteri A e B per più di 2 mesi alla volta.

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D. Durante i primi 2 anni di malattia (1 anno nei bambini e negli adolescenti) non è stato
presente un Episodio Depressivo Maggiore; cioè il disturbo non è meglio inquadrabile come
Disturbo Depressivo Maggiore Cronico, o Disturbo Depressivo Maggiore, In Remissione Parziale.

Nota. Prima dell’insorgere del Disturbo Distimico può esserci stato un Episodio Depressivo
Maggiore, purché seguito da una totale remissione (nessun segno o sintomo per 2 mesi).
Inoltre, dopo i primi 2 anni (1 anno per bambini o adolescenti) di Disturbo Distimico possono
esserci episodi sovrapposti di Disturbo Depressivo Maggiore; in questo caso vengono poste
entrambe le diagnosi se risultano soddisfatti i criteri per l’Episodio Depressivo Maggiore.

Sesso: due volte più comune nelle femmine che nei maschi
Prevalenza life-time: 6%
Prevalenza 1 anno: 3%
Familiarità: più comune fra i familiari di primo grado di individui con Disturbo Depressivo
Maggiore

Esordio: precoce ed insidioso


Decorso: cronico
Presenza di DD è un fattore di rischio per insorgenza di DDM.
Se DD precede insorgenza di DDM, il recupero completo inter-episodico è meno probabile e
sono più frequenti episodi successivi

Ciclotimia
A. Per almeno 2 anni presenza di numerosi episodi ipomaniacali e di numerosi periodi con
sintomi depressivi che non soddisfano i criteri per un Episodio Depressivo Maggiore. Nota Nei
bambini e negli adolescenti la durata deve essere di almeno 1 anno.
B. Durante questo periodo di 2 anni (1 anno nei bambini e negli adolescenti), la persona non è
mai stata senza i sintomi del Criterio A per più di 2 mesi alla volta.
C. Durante i primi 2 anni di malattia (1 anno nei bambini e negli adolescenti) non è stato
presente un Episodio Depressivo Maggiore, Maniacale o Misto.
Nota Dopo i primi 2 anni di Disturbo Ciclotimico (1 anno nei bambini e negli adolescenti) si
possono sovrapporre Episodi Maniacali o Misti (e in questo caso si può porre la doppia diagnosi
di Disturbo Bipolare I e Disturbo Ciclotimico), o Episodi Depressivi Maggiori (e in questo caso si
può porre la doppia diagnosi di Disturbo Bipolare II e Disturbo Ciclotimico).
D. I sintomi del Criterio A non sono meglio inquadrabili come Disturbo Schizoaffettivo, e non
sono sovrapposti a Schizofrenia, Disturbo Schizofreniforme, Disturbo Delirante o Disturbo
Psicotico Non Altrimenti Specificato
E. I sintomi non sono dovuti all’azione fisiologica diretta di una sostanza (per es., una droga di
abuso, un medicamento), o ad una condizione medica generale (per es., ipertiroidismo).
F. I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento
sociale, lavorativo o di altre importanti aree del funzionamento.

Sesso: comune allo stesso modo nelle donne che negli uomini. Le donne richiedono più spesso
trattamento
Prevalenza life-time: 0,4-1%
Familiarità: più comune fra i familiari di primo grado di individui con disturbi dell’umore
(bipolare o DDM) che nella popolazione generale
Esordio: precoce (adolescenza o prima età adulta) ed insidioso. Riflette predisposizione
temperamentale ad altri disturbi dell’umore

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Decorso: cronico
15-50% degli individui affetti sviluppa Disturbo Bipolare

Prognosi dei disturbi dell’umore


La prognosi è indipendente dalla gravità delle fasi di malattia
- pazienti con gravi episodi di depressione possono rispondere in maniera rapida e
completa agli interventi terapeutici
- forme attenuate possono essere resistenti ai trattamenti ed avere andamento cronico
La prognosi è invece correlata al tipo di decorso ed è infausta soprattutto in presenza di ciclicità
rapida e continua

Terapia dei disturbi dell’umore


- Farmacologica: antidepressivi e ansiolitici; stabilizzatori dell’umore
- Psicologica: supporto psicologico e ascolto; terapia cognitiva-comportamentale

Indicazioni pratiche sulla terapia dei Disturbi dell’Umore


- Trattamento di emergenza
- Trattamento dell’episodio
- Trattamento di mantenimento
- Trattamento preventivo

DISTURBI D’ANSIA
Ansia e paura sono reazioni emotive ubiquitarie comuni a tutti gli esseri umani.
Con il termine ansia si connota uno stato emotivo a contenuto spiacevole, associato ad una
condizione di allarme e di paura che insorge in assenza di un pericolo reale e che, comunque, è
sproporzionata rispetto ad eventuali stimoli scatenanti.
L’ansia può essere descritta secondo un modello multidimensionale che include gli stimoli
scatenanti, l’esperienza soggettiva, le risposte fisiologiche e le risposte comportamentali.

Tre tipi di attacco di panico:


1. Attacco di panico inatteso e senza stimoli situazionali di innesco, tipico del DAP, fasi
iniziali
2. Attacchi di panico legati a situazioni, dove gli attacchi compaiono connessi a esposizione
a oggetti o situazioni, tipico delle fobie semplici e sociali.
3. Attacchi di panico situazionalmente predisposti, che hanno maggiore probabilità di
accadere per esposizione in circostanze determinate, tipico del DAP, fase avanzata. Es.
sto male nella notte penso sia un infarto, mi dicono di no e di rivolgermi a uno
psicologo/psichiatra, io non ci credo e inizio a pensare che possa riaccadere e quindi
genero attacco di panico
Quadro clinico
- Episodi critici difformi e variabili
- In comune: comparsa improvvisa, brevità (5-30 minuti, media 10), esperienza non
derivabile (dietro ci possono essere eventi stressanti, avversi, …), fase post-critica di
astenia e confusione; co-presenza di sintomi psichici e neurovegetativi
- Tipico esordio dato da un attacco maggiore di notevole intensità (a volte in
concomitanza con life events)
- Successivamente frequenza variabile per lo più 2-4 a settimana
- Subentra ansia anticipatoria (anche se l’attacco non si presente da un lungo periodo di
tempo)

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- Ricerca di rassicurazione. A volte elaborazione ipocondriaca. Condotte di evitamento.
- Talora sintomatologia critica regredisce completamente e condotte di evitamento
diventano un vero e proprio stile di vita.
- Demoralizzazione secondaria (la persona percepisce l’assurdità delle sue paure, e
riconosce le limitazioni che questo gli provoca)
Può diventare facilitazione alla depressione.
Se preso precocemente, questo disturbo, si cura molto bene.

Criterio A1: attacchi di panico ricorrenti inaspettati. Almeno 4 di 13 sintomi:


1. Palpitazioni, cardiopalmo tachicardia
2. Sudorazione
3. Tremori
4. Sensazione di soffocamento
5. Sensazione di asfissia
6. Dolore al petto
7. Nausea
8. Senso di sbandamento o svenimento
9. Derealizzazione o depersonalizzazione
10. Paura di perdere il controllo o impazzire
11. Paura di morire
12. Parestesie
13. Brividi o vampate
È un quadro di sintomi che alla persona risulta come organico ma in realtà non lo è.

Criterio A2: attacchi seguiti da almeno 1 mese di preoccupazione di averne altri


Attacchi seguiti da almeno 1 mese di preoccupazione di averne altri, preoccupazione delle
implicazioni, alterazione significativa del comportamento in seguito agli attacchi
Criterio B: presenza/assenza agorafobia (in ambiente clinico 95% presente; popolazione
generale + frequentemente assente)
Criterio C: esclusione che DAP sia dovuto a effetti sostanze o condizione medica
Criterio D: esclusione fobia sociale, fobia semplice, DOC, PSTD, ansia di separazione

Agorafobia
Criterio A: Ansia in luoghi dove potrebbe non esserci aiuto se venisse AP. Elenco luoghi: essere
fuori casa, da soli, in mezzo alla folla, in coda, su un ponte, in treno o in automobile
Criterio B: evitamento
Decorso: cronico
Si riduce lo spazio in cui la persona si muove autonomamente.

Il DAP con o senza agorafobia ha una prevalenza life time compresa tra 1 e 2%, con punte di
circa il 3,5% in studi di comunità.
La prevalenza a 1 anno è tra lo 0,5 e l’1,5%
Uno studio di comunità comparativo di prevalenza life-time nelle fasce di età tra 18 e 64 anni in
diverse nazioni (Stati Uniti, Canada, Portorico, Francia, Germania, Italia, Libano, Taiwan, Corea e
Nuova Zelanda) usando l’intervista standardizzata secondo i criteri DSM-III ha rilevato valori da
0.4 a Taiwan, dove la prevalenza generale di disturbi psichiatrici è in genere bassa, a 2.9 a
Firenze. La prevalenza per anno oscilla (eccetto Taiwan) circa da 1 a 2%. In tutti i paesi è stata
rilevata alta comorbidità con agorafobia e depressione maggiore.

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Disturbo da attacchi di panico: epidemiologia
- donne > uomini 2-3:1
- Familiarità in parte dimostrata
- Laboratorio: sensibilità al lattato.
- Esordio: tarda adolescenza - 35 aa; bimodale; dopo 45 aa insolito
- Decorso cronico ma con alti e bassi (F.U. a 10 aa: 30% sta bene; 20-30% stabili;
rimanenti peggiorati).
- Articolato rapporto con agorafobia

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MEMORIA
La memoria è:
- La struttura psichica che organizza l’aspetto temporale del comportamento, che
determina i legami per cui un evento attuale dipende da uno accaduto in precedenza
- La capacità di adottare un comportamento in funzione dell’esperienza passata
- Un’attività psichica che consente la conservazione delle percezioni delle esperienze
vissute e delle nozioni apprese e la possibilità di rievocarle
Si divide in:
Memoria a breve termine: consente di ritenere per un breve periodo di tempo quantità
limitate di informazioni che vengono continuamente trasferite nella memoria a lungo termine.
Memoria a lungo termine: consente la memorizzazione di informazioni più ampie e per un
tempo assai più lungo: passato recente (alcuni mesi); passato remoto (periodi molto lunghi-
indefinitamente).

La memoria è strettamente ad altre funzioni psichiche (percezione, attenzione, motivazione,


ecc.) tra cui in particolare l’affettività.
Le capacità di memorizzare sono in rapporto con l’interesse per l’esperienza in oggetto: tali
capacità variano da individuo a individuo, a seconda delle doti naturali, delle esperienze e
dell’intensità affettiva con cui esse sono vissute.

Disturbi della memoria (quando si eccede rispetto a oscillazioni o abilità di natura)


Di registrazione: le cause sono disturbi di tipo organico, tossico o funzionali (psicosi, ansietà
depressione, affaticamento).
Di ritenzione: blocco del trasferimento dei ricordi della memoria a breve termine a quella a
lungo termine, con difficoltà ad acquisire nuovi ricordi. Le cause sono disturbi di tipo organico,
senescenza.
Di rievocazione:
Amnesia:
- Retrograda: perdita più o meno completa di memoria per eventi antecedenti
l’insorgenza dell’evento morboso (trauma, ictus, accesso epilettico). Se l’amnesia è su
base traumatica non dura per sempre ma ad un certo punto recede.
- Anterograda: perdita più o meno completa di memoria per eventi successivi
all’insorgenza dell’evento morboso
- Retro-anterograda
- Globale: simile
- Lacunare: specifica per certe funzioni esecutive
- Psicogena:
⌐ Difetto mnesico transitorio e sempre reversibile che si realizza per motivazioni di
ordine psichico (affettivo-conflittuale)
⌐ L’entità del deficit è variabile e riguarda eventi di particolare significato affettivo o
conflittuale
⌐ Amnesie isteriche
Qualitativi della memoria (paramnesie): i ricordi possono venire deformati, interpretati in
maniera abnorme, elaborati fantasiosamente o ridotti e minimizzati a seconda del significato
attribuito all’esperienza vissuta nel passato in base alla psicopatologia presente (deliri, stati
affettivi abnormi)
- Dejà vu: falsi riconoscimenti di situazioni già presenti vissute spiacevolmente come già
viste o vissute
- Falsi ricordi: creazione ex novo di ricordi in alcuni stati deliranti

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- Confabulazioni: falsi ricordi di tipo compensatorio con cui vengono riempiti i vuoti
mnesici (demenze, sindromi deliranti croniche)

COSCIENZA
Lo stato di consapevolezza di sé stessi, del proprio mondo interno, del proprio corpo e
dell’ambiente esterno.
P la funzione che ci fa riconoscere automaticamente, momento per momento, il continuum
della nostra vita mentale e della nostra globale realtà.
L’attività di coscienza garantisce la possibilità dei processi di giudizio, di discriminazione, si
scelta, nonché la collocazione dell’esperienza nell’ambito di un corretto orientamento temporo-
spaziale.
Condizione necessaria perché si realizzi l’esperienza cosciente è lo stato di vigilanza con
presenza di un’attenzione di base, mobile, orientabile e concentrabile di volta in volta su temi
interni e su oggetti esterni.
L’attenzione è la capacità di focalizzare e indirizzare l’attività di coscienza verso specifici
argomenti.
L’attività cosciente è anche influenzata dalla condizione affettiva, dall’orientamento del
pensiero, dall’entità degli stimoli esterni afferenti.

Disturbi dello stato di coscienza


Riguardano l’ampiezza (numero dei contenuti consapevoli presenti), la lucidità (chiarezza e
precisione dei contenuti osservabili) e l’orientamento nello spazio, nel tempo e nelle persone.
Il soggetto confuso non sa collocarsi temporalmente né spazialmente, non è in grado di
declinare la sua identità e quella dei suoi familiari, ha disturbi dell’attenzione, alterazioni
percettive (stato oniroide) turbe della memoria, del pensiero e dell’affettività, con gravi
anomalie del comportamento.

Coscienza di malattia
Capacità o meno del soggetto di riconoscere l’aspetto patologico e disturbato del suo
funzionamento mentale, rifiutandolo o accettandolo, classicamente è presente un’alterata
coscienza di malattia nelle psicosi.
Insight ha un diverso significato in quanto indica la consapevolezza critica che consente la
comprensione del significato, dell’importanza, delle motivazioni, delle risonanze affettive e
delle espressioni comportamentali della vita mentale.

Disturbi dello stato di coscienza


- Disturbi della coscienza dell’Io: come la persona i pone nel mondo
- Disturbi della coscienza del sé: quello che la persona sente dentro

Disturbo del sonno  se c’è qualcosa che emerge che non la fa dormire
NON è disturbo del sonno se non dorme perché sente le voci
È un disturbo del sonno il fatto che una persona dorma tutto il giorno perché è depressa

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