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PRIMO COLLOQUO

INTRODUZIONE
- Tappa fondamentale nell’iter terapeutico di un paziente e richiede pertanto una particolare
attenzione
- Le prime fasi sono fondamentali per l’istituzione di una buona relazione terapeutica, il più
importante fattore predittivo di compliance, e di un’alleanza terapeutica, la loro mancanza
può portare a un drop-out precoce a prescindere dall’orientamento della terapia
- Il primo colloquio prevede 3 fasi:
1) Fase iniziale (conoscenza)
2) Colloquio propriamente detto
3) Fase conclusiva (restituzione, non è detto alla fine del primo, può essere anche al secondo)

CONSIDERAZIONI PRELIMINARI
Importante che il terapeuta tenga ben a mente che la valutazione, nelle prime fasi, è bidirezionale
e che il paziente arriva con fantasie, preconcetti, speranze e aspettative riguardo l’incontro, ma
allo stesso tempo può essere spaventato, timoroso o diffidente.
L’obiettivo è quello di istaurare una relazione di fiducia.

FASE INIZIALE DEL COLLOQUIO


- È importante che il terapeuta metta a proprio agio il paziente con comportamenti di
accoglienza, disponibilità, cordialità, partecipazione ed empatia, ma allo stesso momento è
importante non avere un atteggiamento amichevole ed essere in grado di non rassicurare il
paziente con false promesse affinché non si inneschino false aspettative.
- È importante che il terapeuta trasmetti empatia, rispetto, competenza e interesse
- Nella costruzione della relazione di fiducia è importante che il terapeuta tenga a mente un
modello di collaborazione reciproca e soprattutto produttiva, dove entrambi i componenti
hanno un ruolo attivo paritario ma asimmetrico.

CONTESTO
- Ambiente: Accogliente, accurato, tranquillo, riservato e sufficientemente neutrale
- Le interruzioni devono essere date o limitate al massimo
- La durata dei primi colloqui può essere variabile, ma spesso richiede un tempo superiore
- La durata complessiva va regolata in base alle esigenze di entrambi, ma sempre con lo
scopo di uno scambio produttivo, è quindi consigliabile una prima seduta più lunga.
- Il terapeuta deve indossare un abbigliamento adeguato e presentarsi brevemente
- la richiesta di far partecipare terza il colloquio dovrebbe essere rispettata se questa dà
tranquillità al paziente e contribuisce uno scambio di informazioni più ricco, argomenti più
intimi possono essere trattati vis-a-vis.

FASE INIZIALE
- In alcuni casi il paziente rimane su una posizione difensiva, diffidente e poco produttiva. Un
terapeuta attento ed esperto riesce a riconoscere spontaneamente se si sta creando un
clima di fiducia o se, e in che misura, il paziente mostra delle resistenze, anche grazie alle
proprie sensazioni e dovrà valutarle di volta in volta.
- Affinché un terapeuta inesperto sviluppi questa capacità di introspezione e di
comprensione del significato delle proprie sensazioni deve avvenire un continuo
monitoraggio di esse e dei propri stati interni e deve interrogarsi sul perché ed agire di
conseguenza.
- È consigliabile iniziare il colloquio con domande aperte, che lasciano ampio spazio al
paziente e non domande chiuse che possono dare l’impressione di un interesse tecnico del
terapeuta a discapito dell’ascolto
- In questa fase non è tanto importante conoscere il corteo sintomatologico che ha condotto
il paziente dal terapeuta, quanto avere una visione globale della persona, quindi è
consigliabile una domanda che non si riferisce allo stato di sofferenza specifico,
trasmettendo interesse.
- Il terapeuta può fare una domanda generale (cosa è successo, la ascolto, da dove iniziamo),
oppure chiedere della persona in senso generale, proprio per indirizzare implicitamente ad
un quadro sintomatologico senza mettere a disagio il paziente che può sentirsi pronto, per
creare un’atmosfera collaborativa ed uno scambio reciproco

COLLOQUIO
- Qui non vi è necessità di prendere appunti, si deve però ascoltare attivamente e fare
interventi brevi per indirizzare la conversazione, lo scopo è di conoscere la persona
soprattutto attraverso le opinioni che ha il paziente riguardo la sua sofferenza psichica.
- È una fase libera da vincoli, utile per valutare lo stato psicopatologico attuale.
- Per una valutazione globale è indispensabile fare un’indagine amnestica, dove sarà il
terapeuta a guidare il paziente

RACCOLTA AMNESTICA
- Dopo una fase preliminare di conoscenza reciproca e di costruzione del rapporto, il
terapista inizia a raccogliere info relative alla storia clinica e personale del paziente e i
sintomi che lo hanno spinto a chiedere il suo aiuto.
ANAMNESI, 5 AREE PRINCIPALI:

 ANAMNESI PSICOPATOLOGICA PROSSIMA:


- In primis, vanno considerate le modalità con cui il paziente è giunto alla nostra
osservazione, se la richiesta d’aiuto è spontanea o spinta da terzi, per aiutarci a capire il
grado di consapevolezza della malattia (insight)
- I sintomi vanno descritti: l’intensità, l’insorgenza, il decorso recente e la presenza o meno
di fattori scatenanti o grado di influire sul decorso del sintomo.
- Il terapeuta in base all’orientamento diagnostico inizia ad indagare tramite domande
dirette la presenza o meno di sintomi che possono manifestarsi all’interno del quadro
sindromico. (escludendo sintomi causati da altri quadri)
- Per valutare la gravità del quadro, il terapeuta deve sempre indagare quanto esso incida
sul funzionamento sociale, lavorativo e relazionale del paziente questo aiuta, anche se
arbitrariamente a distinguere tra fenomeni normali e patologici
- Ogni manifestazione psicopatologica giace in un continuum tra normalità e patologia,
dipende dal contesto, anche relazionale (vita, qualità, figure significative, rapporti
conflittuali) e ne va compreso il significato.
- Fondamentale è la fase del ciclo vitale che il soggetto sta attraversando, tutti i passaggi di
stato rappresentano dei momenti critici, che possono sfociare in quadri sintomatici,
proprio perché il paziente si ritrova a dover ristrutturare i propri meccanismi adattivi e a
vivere quindi un periodo di sofferenza.
- Una crisi può infatti avere una funzione fisiologica ed evolutiva o al contrario il soggetto
può non essere in grado di affrontarla adeguatamente e superarla, sfociando così in una
condizione patologica.
- Il sintomo ha una forte valenza comunicativa essendo una risposta adattiva, seppur
antieconomica e disfunzionale a un determinato contesto, importante conoscere
l’opinione del paziente riguardo al motivo e alla causa.
- Non analizzare il contesto del sintomo e non comprenderne il suo significato rappresenta
un ostacolo invalicabile per la costruzione di un buon progetto terapeutico.
- Un accompagnatore può essere utile sia per avere più informazioni sia per vedere il
paziente relazionarsi.

 ANALISI PSICOPATOLOGICA REMOTA


- È la raccolta di tutti quei dati relativi a episodi psicopatologici precedenti a quello attuale,
comprende la descrizione dell’esordio e del decorso, vanno descritti pregressi interventi di
psicoterapia, psicofarmacoterapia e relativa efficacia e la presenza o meno di interventi
pregressi che possono indicare un indice del grado di gravità.

 ANAMNESI FAMILIARE
- Il terapeuta deve indagare lo stato di salute dei componenti della famiglia di origine e di
quella attuale, con particolare attenzione alla psicopatologia.
 ANAMNESI FISIOLOGICA
- In quest’ambito vanno indagati tutti gli elementi fisiologici di un individuo: gravidanza,
parto, infanzia e sviluppo cognitivo ed emotivo, ma anche le capacità scolastiche e
relazionali in infanzia e adolescenza. (sesso femminile menarca, ciclo e menopausa)
- Vengono poi descritti il corso di studi e le attività lavorative del soggetto, i legami
significativi e le capacità relazionali. Vengono inoltre descritti i tratti di personalità
premorbosa. Tutto ciò è utile per comprendere quando il quadro psicopatologico ha
compromesso il funzionamento socio-relazionale e lavorativo.
- Infine, vanno indagate: dieta. Alvo e diuresi, sonno, abitudini voluttuarie e dipendenze.

 ANAMNESI PATOLOGICA
- Indagare patologie internistiche o neurologiche di rilievo o croniche, così come interventi di
chirurgia maggiore, aspetti che non vanno trascurati poiché :
1) mente e corpo non sono entità indipendenti e questo dualismo artificioso, per essere
superato, deve essere in primo luogo superato dal terapeuta stesso;
2) vi sono stretti nessi causali tra patologia somatica e sofferenza psichica
- La patologia somatica può infatti porsi rispetto ai disturbi psichici in tre tipi di relazione
1) Causa diretta: forte vincolo biologico, come ad es. patologie neurologiche con
manifestazioni psicopatologiche.
2) Fattore di stress: non si osserva un nesso biologico diretto, ma la patologia somatica ha
ripercussioni di rilievo sul quadro psichico.
3) Conseguenza o manifestazione: la sofferenza psichica si manifesta a livello somatico con
nessi biologici più o meno evidenziabili o ne è causa diretta
STATUS PSICOPATOLOGICO
Definizione: l’esame delle condizioni mentali è la parte della valutazione clinica che descrive
l’insieme complessivo delle osservazioni e delle impressioni dell’esaminatore relative al paziente al
momento del colloquio

Implica la valutazione dei seguenti aspetti:


- Stato di coscienza
- Orientamento temporo-spaziale
- Atteggiamento verso il terapeuta
- Aspetto
- Mimica e psicomotricità
- Eloquio
- Forma e contenuti del pensiero
- Percezione
- Umore ed affettività
- Funzioni cognitive
- Insight

 Quasi tutte le aree hanno un’alterazione in qualità e quantità


 Quantità: alterazioni in eccesso o in riduzione
 Qualità: specifiche alterazioni ( tic- manierismi, ecc….)
 ANAMNESI+ STATUS PSICOLOPATOLOGICO= DIAGNOSI= PROGETTO TERAPEUTICO=
PSICOTERAPIA E/O FARMACOLOGIA

COSCIENZA E ORIENTAMENTO
- 2 tipi di coscienza:
1) Coscienza di sé (io): continuità di sé nel tempo, distinzioni di sé dagli altri
2) Coscienza neurologica (organica
 Il termine coscienza è qui utilizzato nella sua accezione neurologica, intesa quindi come
stato di consapevolezza
 In modo più articolato può essere definita come : insieme di processi psichici elementari e
complessi, che si presentano nell’unità di tempo e che consentono la conoscenza e la
consapevolezza della propria individualità e di quella degli oggetti esterni.
 Importante verificare il corretto orientamento nei tre assi (spazio, tempo, persone),
solitamente i pazienti si presentano vigili e lucidi, le alterazioni sono spesso ascrivibili a
cause organiche neurologiche o internistiche
 La compromissione dello stato di coscienza può essere più o meno marcata, e
tendenzialmente le prime alterazioni a manifestarsi sono le temporali

ATTEGGIAMENTO
 Modalità che il paziente assume durante il colloquio, collaborativo, disponibile, seduttivo
(personalità istrioniche), diffidente (paranoide), manipolativo(antisociale), oppositivo etc…
e può modificarsi nel corso del colloquio.

ASPETTO
 Deve essere descritto come si presenta il paziente, la congruità con il contesto, la cura e
l’igiene personale.
 Un aspetto trasandato può essere sintomo di depressione, un asetto eccessivamente
curato può indicare una personalità istrionica oppure una scarsa igiene è tipica dei pazienti
psicotici.

o Ricordare differenza tra: Disturbi clinici strutturati (con sintomi effettivi) e disturbi di
personalità (quadro sintomatologico scarso e vago)

MIMICA E PSICOMOTRICITÀ
 Il 90% della comunicazione dell’essere umano è non verbale, deve essere descritta la
mimica del volto con la capacità di mantenere e sostenere o sguardo (mimica ridotta>
depressi o psicotici). La psicomotricità si riferisci ad aspetti sia quantitativi che qualitativi e
sono aspetti legati all’affettività.
 Va descritto l’aumento o la diminuzione dell’attività psicomotoria come l’agitazione
( maniacalità), irrequietezza, rallentamenti (abuso, depressione), ed aspetti qualitativi
come la presenza di tic, manierismi, comportamenti stereotipati (autismo, psicosi,
sindrome del coniglio)
 Importante è la rilevazione di aspetti di aggressività ed impulsività, che sono direttamente
associati ad autolesione
 Emozioni primarie: gioia, tristezza, paura, disgusto, rabbia. ( + vergogna, senso di colpa).

ELOQUIO
 Riflette i pensieri ideaci e quindi contribuisce nell’osservazione di forma e contenuto del
pensiero
 Descrizione della fluidità= condizioni neurologiche o intossicazione
 Descrizione del ritmo e quantità= riflettono l’attività psichica
 Importante distinguere tra afasia (difficoltà neurologica causato da un problema nell’area
di broca ) e disartria (alterazioni dell’apparato fonatorio dovuto a patologie e che portano a
enunciare un suono sbagliato)
 L'aumento o la riduzione di questi parametri sono caratteristici, ma non esclusivi,
rispettivamente dell' eccitamento maniacale e della depressione /alterata coscienza
/intossicazione da sostanza , l'aumento può essere osservato anche negli stati di ansia o in
genere negli stati di attivazione e potendo essere elementi peculiari di un soggetto vanno
contestualizzati nel tempo e osservati.
 Deve infine essere valutata la capacità di modulare il tono di voce.
 Le alterazioni possono essere di aumento e diminuzione del ritmo e della quantità delle
parole

FORMA DEL PENSIERO


 Il pensiero può essere definito come la capacità di elaborare gli elementi della realtà
esterna ed intrapsichica, distinguendo il reale dall’immaginario e formulando giudizi critici
della realtà.
 Essendo uno degli aspetti fondamentali dello status, la sua valutazione, per forma e
contenuto, deve essere fatta con cura, considerando il retroterra socioculturale e la
personalità del paziente
 Le alterazioni più gravi della forma (come) e del contenuto del pensiero sono tipici di
disturbi psicotici e affettivi, ma possono essere riscontrati anche in situazioni più lievi.
 La forma del pensiero di riferisce alla strutturazione ideica e ai principi organizzativi che vi
presiedono e viene valutata attraverso l’eloquio
 Il pensiero del paziente può essere logico e coerente oppure illogico o addirittura
incomprensibile
 Innanzi tutto si valuta se il paziente ha una sovrabbondanza o povertà di idee e la velocità
del flusso ideico, che in alcuni casi può andare incontro a dei blocchi inattesi come nella
schizofrenia.
 Il discorso, in una forte perdita di nessi associativi, può diventare incomprensibile, fino a
perdere totalmente la struttura grammaticale (schizofrenia disorganizzata e fase di
eccitamento):

ALTERAZIONI DEL PENSIERO


- Neologismo: parola nuova creata dal paziente.
- Insalata di parole: miscuglio incoerente di parole e frasi.
- Incoerenza: pensiero che generalmente non è comprensibile; svolgimento parallelo di
pensieri o parole senza connessione logica o grammaticale, con conseguente
disorganizzazione.
- Ecolalia: ripetizione psicopatologica di parole o frasi di una persona da parte di un’altra.
- Risposta incongrua: risposta non in armonia con la domanda posta.
- Allentamento o compromissione della capacità di stabilire nessi associativi: flusso di
pensiero in cui le idee passano da un argomento all’altro in modo sconnesso.
- Deragliamento: deviazione graduale o improvvisa del corso del pensiero senza blocco
(talvolta sin. di allentamento dei nessi associativi).
- Fuga delle idee: rapida e continua verbalizzazione che produce un costante passaggio da
un’idea all’altra.
- Blocco: improvvisa interruzione del corso del pensiero prima che un’idea o un pensiero
siano completati.
- Tangenzialità: incapacità di avere associazioni di pensiero dirette allo scopo; il soggetto
non giunge mai al punto desiderato.
- Circostanzialità: linguaggio indiretto che tarda a giungere al punto, ma che alla fine arriva
allo scopo desiderato; caratterizzato da un’eccessiva inclusione di dettagli e di osservazioni
incidentali
CONTENUTO DEL PENSIERO
 Ciò che il soggetto sta penando
ALTERAZIONI:
- Povertà di contenuto: pensiero che dà poche informazioni a causa della sua
indeterminatezza, di vuote ripetizioni o di frasi oscure.
- Idea prevalente: polarizzazione del pensiero su una particolare idea, associata a un forte
tono affettivo.
- Fobia: paura patologica persistente, irrazionale, esagerata e invariabile di alcuni tipi
specifici di stimoli o situazioni.
- Ossessione: persistenza patologica di un pensiero egodistonico che, nonostante il
desiderio, il soggetto non può eliminare dalla coscienza; è associata ad ansia. Ad essa si
associa comunemente la compulsione, definita come atto mentale o comportamento
ripetitivo compiuto secondo regole rigide, al fine di prevenire o ridurre l’ansia e il disagio
associati all’idea ossessiva.

IL DELIRIO
 Il delirio è un erronea convinzione, base le sue inferenze era dei riguardanti la realtà, e il
computer non compatibile con l'intelligenza e il retroterra culturale del paziente, che non
può essere corretta mediante il ragionamento
 Karl jasper individua tre caratteristiche principali :
1) assoluta certezza soggettiva
2) assenza di influenza abilità e di correggibilità di fronte ad ogni esperienza e
confutazione logica
3) assurdità (impossibilità) di contenuto
4) Aggiunta successivamente è l’autoreferenzialità.
 Il delirio viene vissuto dal soggetto con un’intensa coloritura affettiva e c’è una tendenza
alla lettura della realtà in ottica autoreferenziale, va quindi valutato attentamente il
contesto personale e socio-culturale del paziente poiché una credenza inusuale non
necessariamente corrisponde a un delirio.
 Il delirio è tipico delle forme psicotiche, nelle psicosi (schizofrenia) e nei disturbi affettivi
(bipolari, eccitamento maniacale, depressione con manifestazioni psicotiche). Mentre la
depressione ha una vastità di sfaccettature.
È diverso dal delirium (demenze, Alzheimer, febbre ) e dal delirium tremens (astinenza alcolica)
 Può essere classificato sulla base di diversi criteri
1) Coscienza; parliamo di coscienza in senso neurologico, non di coscienza dell’io. In senso
neurologico la coscienza è integra. Nei casi di delirium invece è compromessa.
- In uno stato di coscienza alterato si possono osservare deliri confusi (febbre)
- In uno stato di coscienza vigile si osserva un delirio lucido che può essere:
sistematizzato: ben organizzato, costituito da idee strutturate, collegate con modalita
apparentemente logiche fra di loro con il resto della vita psichica
non sistematizzato: cioè frammentario, costituito da idee scarsamente elaborate, semplici,
incostanti, poco strutturate e correlate fra loro.
2) Derivabilità;
- Delirio primario: indipendente da qualsiasi esperienza psichica, è psicologicamente
indeducibile e quindi incomprensibile per gli altri
- Delirio secondario: derivabile psicologicamente da un dato psicologico adnorme e quindi
comprensibile per gli altri (depressione > andrà tutto male)
3) Contenuto.
Deliri di persecuzione o paranoidi
- Di persecuzione
- Di querela= continuo ricordo a vie legali, convinto di essere oggetto di ingiustizie
- Di riferimento= è convinto che le situazioni o avvenimenti siano riferiti a lui
- Di controllo o di influenzamento
- Di furto o inserzione del pensiero= crede che i propri pensieri siano inseriti o rubati
- Di diffusione del pensiero o trasmissione del pensiero= crede che i propri pensieri siano
sentiti dagli altri
Deliri di grandezza o megalomania:
- Di megalomania= grandi poteri materiali o spirituali
- Di genealogia= discendere da una persona importante
- Inventorio = pensa di aver fatto importanti invenzioni
- Erotomanico= pensa che una persona importante sia attratta da lui
Deliri di trasformazione
- Il paziente riferisce tematiche di trasformazione del proprio corpo o dell’ambiente esterno.
Deliri depressivi:
- Di indegnità= non essere all’altezza
- Di colpa o autoaccusa= responsabile di cose mai commesse, o ad esse attribuisce un
significato adnorme
- Di rovina= è convinto che lui o la famiglia vadano in rovina
- Di ipocondria= è convinto di avere una grave malattia
 Vi sono poi delirio mistico, di gelosia o a tema sessuale e possono essere considerati, in
base alla plausibilità del contenuto, bizzarri o non bizzarri.
NB: Nevrosi: alterazione quantitativa (ansia generalizzata… elementi fisiologici)
Psicosi: alterazione qualitativa (deliri e allucinazioni non hanno nulla di fisiologico)

PERCEZIONI
- Va valutata in presenza di allucinazioni che possono essere uditive (più frequenti) come
dialoghi, commenti e caratterizzano la schizofrenia, ma anche visive che sono suggestive di
un quadro organico (neurologico, tossico, infettivo). I pazienti possono negare e porsi in
posizione di ascolto.

UMORE E AFFETTIVITÀ
 L’umore è un’emozione pervasiva e duratura che colora la percezione che il soggetto ha del
mondo. Stato affettivo di base, può andare verso il basso o verso l’alto. Eutimia/patologia.
Dell'umore vanno osservate:
- la polarità (in asse -espanso -depresso )
- L’intensità (marcata -lieve)
- la variabilità (può oscillare durante il colloquio)
- La derivabilità
 L'umore può essere deflesso, elevato, labile, disforico
 L’affettività e la risposta emozionale del soggetto ovvero la capacità del soggetto di
modulare le proprie risposte affettive, può essere modulabile -non modulabile – coartata
 Le alterazioni della sfera affettiva sono caratteristiche, ma non peculiari, dei disturbi
dell’umore, essendo presenti in tutti i disturbi psicopatologici e spesso evidenti nella
schizofrenia
Dell' affettività vanno descritte:
- modulabilità
- congruità
 l’affettività può essere coartata, appiattitta o incongrua
 Va poi osservato la presenza di specifiche emozioni quali l'ansia o la rabbia .

INSIGHT E FUNZIONI COGNITIVE


 Vanno valutate le funzioni cognitive del paziente, quali l'attenzione, la memoria,
l'intelligenza, l'astrazione. Non si fa una valutazione specifica poiché richiede molto tempo
e ha un' importanza marginale, ma nel caso si riscontri anomalie, mandare il paziente da
uno specialista
 infine validato l’insight, ovvero il grado di consapevolezza che il soggetto a di essere malato
.
DIAGNOSI E INTERVENTO
Dopo uno o più colloqui di valutazione, il terapeuta deve porre una diagnosi, inquadrare gli aspetti
su cui poter intervenire e concordare con il paziente un progetto terapeutico.
Il processo diagnostico non è fine a se stesso, ma il presupposto fondamentale per un intervento
terapeutico adeguato.

DIAGNOSI
 I due principali sistemi diagnostici sono:
 Categoriale : Si fonda sul riconoscimento dei sintomi del paziente all'interno di un quadro
sindromico definito sulla base di specifici criteri, il sistema di riferimento più comune è il
DSM, Si tratta di un sistema a teorico che individua le sindromi secondo un principio
descrittivo e non è eziopatologenico delle manifestazioni cliniche .
- fornisce i sinteticamente informazioni sulla storia del paziente, del decorso e sulla
prognosi del disturbo. Inoltre permette una condivisione delle informazioni rapida e
sintetica tra i professionisti del settore
 vantaggi: Praticità, semplicità, riproducibilità in diversi contesti
 svantaggi: scarsa flessibilità
 Dimensionale: individua le singole aree di sofferenza, una dimensione psicopatologica
può essere definita come un’alterata funzione psichica, espressa fenomenicamente da
insiemi di sintomi o di segni che siano indicativi e specifici per la funzione alterata.
La dimensione psicopatologica costituisce un elemento transnosografico che trascende la
diagnosi categoriale, in cui la patologia si distribuisce non quantitativamente, bensì
qualitativamente, in un continuum che va dalla salute fino alla malattia.
- Descrive il quadro attuale nella sua complessità ed è fondamentale per l'individuazione
delle aree di sofferenza su cui intervenire.
 Vantaggi: miglior aderenza alla realtà clinica del singolo caso, Possibilità in un
approccio terapeutico mirato.
 Svantaggi: impiego di tempo, maggiore soggettività
I due sistemi hanno un significato ed una funzione differente ma complementari

DSM: sistema di riferimento per la diagnosi categoriale più diffuso, che fornisce criteri specifici sia
per il disturbo che per il singolo episodio, ovvero un lasso di tempo definito in cui si manifestano
determinati sintomi assenti prima e dopo, 5 assi:
- Asse 1: disturbi clinici, vengono forniti specifici criteri di inclusione ed esclusione
- Asse 2: comprendi disturbi di personalità ed il ritardo mentale
- Asse 3: Patologie organiche organiche di rilievo che possono essere correlate, con diverse
modalità, al disturbo psichiatrico
- Asse 4: Fattori stressanti
- Asse 5 : Valutazione del funzionamento globale
 La manifestazione di un corteo sintomatologico che soddisfa i desideri per Un
determinato disturbo non implica necessariamente che il soggetto ne soffra .
 la presenza di uno o più episodi precedenti il decorso e le altre caratteristiche cliniche
permettono di inquadrare l'episodio all'interno di uno specifico disturbo

La diagnosi: quindi non è un'etichetta ma un processo fondamentale per definire le aree di


sofferenza su cui poter agire, spesso si riesce a raggiungere un orientamento diagnostico nelle
prime fasi, ma per porre una diagnosi accurata e necessario un colloquio di valutazione
approfondito e ripetuto nel tempo, magari anche con l'ausilio di reattivi psicometrici.
PROGETTO TERAPEUTICO
 È un insieme di interventi coordinati utili a raggiungere determinati obiettivi concordati,
utilizzando anche più figure professionali, con un approccio integrato psico+farmacoterapia
 Per costruire un buon progetto terapeutico personalizzato sono necessari:
- diagnosi categoriale
- diagnosi dimensionale e aree di intervento
- richiesta del paziente
- risorse del paziente
- insight
- compliance
- rete sociale e familiare
 Le aree di intervento individuate dal terapeuta e la richiesta formulata dal paziente non
sempre coincidono, sarà compito del terapeuta quindi valutare se la richiesta sia congrua o
meno, se accoglierla o se invece lavorare insieme a lui per favorire insight e compliance.
 La gamma di interventi può essere limitata da specifiche necessità del paziente
(indisposizione a terapia farmacologica o indisposizione a psicoterapia), da ragioni che
devono essere valutate e possono essere accolte o non.
 La psicoterapia viene considerata più adatta a soggetti giovani
 Non tutti i pazienti sono candidati adatti ad una psicoterapia, i seguenti aspetti possono
essere di ostacolo, che rendono quindi inevitabile l'utilizzo del farmaco.
- la mancata capacità introspettiva
- la scarsa motivazione al cambiamento
- la gravità stessa del quadro
- La mancanza di insight
- la scarsa compliance ( anche farmacoterapia )
- il contesto sociale familiare
 Il progetto terapeutico va costruito sulla persona, deve essere concordato e condiviso con il
paziente e adattato nel tempo.
 Il paziente deve essere informato delle diverse opzioni, reso parte attiva del processo
decisionale e fornire un consenso consapevole
 se il progetto terapeutico comporta la presenza di più figure professionali è utile un lavoro
di equipe con obiettivi comuni
TERAPIA FARMACOLOGICA

I PRINCIPALI NEUROTRASMETTITORI
FAMIGLIA SOTTOFAMIGLIA NEUROTRASMETTITORI ACCERTATI E IPOTETICI
Ammine Ammine quaternarie Acetilcolina (ACh)
Monoammine Noradrenalina (NA)
Adrenalina
Dopamina (DA)
Indolammine Seratonina (5-idrossitriptamina; 5-HT)
Melatonina
Aminoacidi Acido gamma-aminobutirrico (GABA)
Glutammato
Glicina
Istamina
Neuropeptidi Peptidi oppiacei Encefaline
• (Met)encefalina
• (Leu)encefalina
Endorfine
• Beta-endorfina
Dinorfine
• Dinorfina A

Ormoni peptidici Ossitocina


Sostanza P
Colecistochina (CCK)
Vasopressina
Fattori rilascianti ipotalamici

PRINCIPALI SISTEMI NEURTRASMETTORIALI

1) SISTEMA DOPAMINERGICO
• I neuroni dopaminergici si trovano nella substantia nigra e nell'area tegmentale ventrale
(VTA) del mesencefalo e dell'ipotalamo da cui proiettano diffusamente ad ampie aree del
cervello attraverso quattro vie principali:
- Via mesolimbica che collega il mesencefalo al sistema limbico ed è legata alla funzione
della gratificazione e della ricompensa. Iperattività: sintomi positivi (deliri allucinazioni),
stati psicotici.
- Via mesocorticale che collega il mesencefalo alla corteccia prefrontale con implicazioni a
livello motivazionale, attenzione, comportamento, pianificazione. Ipoattività: deficit
cognitivi.
- Via nigrostriatale che collega substantia nigra e striato ed è coinvolto nel controllo del
movimento (quello extrapiramidale quindi quello involontario). Ipoattività: Morbo di
Parkinson, parkinsonismo.
- Via Tuberoinfundibulare che collega ipotalamo ed ipofisi (quindi è una via endocrina),
regolando il rilascio ormonale. Ipoattività: iperprolattinemia.
2) SISTEMA NORADRENERGICO
• I neuroni noradrenergici hanno sede nel locus coeruleus (tronco encefalico) e proiettano
diffusamente alle aree encefaliche superiori.
• Il sistema noradrenergico e coinvolto nei processi dell’attenzione, nella regolarizzazione del
ciclo sonno-veglia, nell’emotività negativa, la sua attività aumenta considerevolmente negli
stati di allerta ed è coinvolto nella risposta allo stress. Alterazioni di questo sistema
possono tradursi in disturbi d'ansia e dell'umore.
3) SISTEMA SEROTONINERGICO
• I neuroni serotoninergici hanno sede nei nuclei del rafe (tronco encefalico) e proiettano
diffusamente nell’encefalo
• la serotonina regola diverse funzioni quali il sonno, la veglia, l’umore, la temperatura,
l'assunzione di cibo e l'attività sessuale
• Alterazione del sistema serotoninergico sono implicate e disturbi d'ansia e dell'umore
4) SISTEMA GABAERGICO
• I neuroni di gabaergici hanno locazione diffusa nel cervello
• il GABA rappresenta il principale neurotrasmettitore inibitorio
5) SISTEMA COLINERGICO
• Nell’encefalo, i neuroni colinergici sono diffusi e controllano l'attività corticali e
ippocampali connesse con la memoria e l'apprendimento
6) SISTEMA GLUTAMMATERGICO
• I neuroni glutammatergici hanno locazione diffusa nell’encefalo
• il glutammato rappresenta il principale neurotrasmettitore eccitatorio

TERAPIA FARMCOLOGICA: 4 CLASSI


1) ANTIDEPRESSIVI(AD)
• Sono una classe eterogenea di farmaci, che agiscono con diversi meccanismi d'azione, i
principali sono :
- SSRI: I più noti EI più utilizzati e sono inibitori del reuptake della serotonina (prozac 1980)
- SNRI: Inibitori del reuptake della serotonina e della noradrenalina
- NaRI: inibitori del reuptake della noradrenalina
- TCI: precedettero l’SSRI e l’SNRI ma vennero immediatamente scartati successivamente
l'invenzione di quest’ultimi, poiché considerati farmaci sporchi, non essendo selettivi
coinvolgevano altri neurotrasmettitori oltre la serotonina e la noradrenalina causando
effetti indesiderati.
- NDRI: Inibitori reuptake noradrenalina e dopamina
- NaSSA: Antidepressivo serotoninergico e noradrenalinico specifico
- SARI: Inibitorio del reuptake e antagonista della serotonina

• Gli SSRI e SNRI agiscono attraverso un' inibizione selettiva del reuptake del
neurotrasmettitore da parte del neurone presi in attico , aumentandone la disponibilità a
livello dello spazio sinaptico.
• Questo non è il meccanismo d'azione direttamente responsabile del beneficio clinico, Ma è
dovuto alla modulazione recettoriale conseguente all’aumento dei livelli del
neurotrasmettitore e alle modificazioni intracellulare successive
• Il meccanismo d’azione sembra coinvolgere in ultima analisi la produzione di fattori di
crescita del sistema nervoso (fattori neurotropici – più dendriti – più assoni) (BDNF).
• TCI Non sono selettivi, possono risultare più efficaci dei precedenti ma sono meno sicuri e
tollerabili
• Tutti gli antidepressivi richiedono un periodo di latenza (circa tre settimane )per i primi
benefici
• Nel primo periodo è invece frequente l’insorgenza di effetti indesiderati, non gravi ma
sgradevoli come nausea , mal di testa, vomito, inappetenza, anzi a, irrequietezza,
anorgasmia, Che però vanno incontro a remissione spontanea in pochi giorni .
• Sono farmaci maneggevoli e sicuri, senza importanti effetti indesiderati a lungo termine, si
consiglia un' assunzione di almeno sei mesi ed il principale rischio è quello di indurre uno
stato di eccessiva attivazione o addirittura un viraggio contropolare
• Nelle fasi iniziali vi è un possibile aumento delle idee suicidarie, questo perché vi è un
aumento di attivazione ed impulsività, è importante quindi una certa cautela, soprattutto
nei pazienti bipolari.
• la sospensione improvvisa può causare la sindrome da rebound, con un incremento dei
sintomi presenti prima del trattamento
• Nonostante siano definiti antidepressivi sono utilizzati in:
- depressione
- ansia
- disturbo ossessivo compulsivo
- disturbo post traumatico da stress
- bulimia nervosa (fluoxetina )

2) ANTIPSICOTICI
• Esistono due principali classi di antipsicotici
 gli antipsicotici tipici: agiscono tramite un meccanismo d'azione caratterizzato dal blocco
del recettore (agiscono sul neurone post sinaptico) D2 (sottotipo recettore dopaminergico)
dopaminergico .
(Aloperidolo, promazina, clorpromazina, clotiapina )
 gli antipsicotici tipici: agiscono invece tramite un doppio meccanismo d'azione
caratterizzato dal blocco del recettore D2 e del recettore serotoninergico 5HT2
(Risperidone, quetiapina, olanzapina, aripiprazolo, clozapina, amisulpiride)

• L'azione terapeutica degli antipsicotici sui sintomi positivi e dovuta al blocco


dopaminergico a livello della via mesolimbica, che causa però anche effetti indesiderati
agendo sulle vie mese corticale, nigrostriatale e tuberoinfundibolare
• Gli antipsicotici atipici presentano un’efficacia analoga sui sintomi positivi, ma inducono
una marcata riduzione degli effetti indesiderati dovuti al blocco dopaminergico nelle altre
vie. Il blocco serotoninergico degli atipici produce una modulazione positiva della attività
dopaminergica a livello limbico, striatale e corticale, antagonizzando negli effetti
indesiderati

TIPICI: effetti collaterali


 Blocco dopaminergico della via masolimbica: Riduzione sintomi positivi
 Blocco dopaminergico della via mesocorticale: Appiattimento affettivo e deficit cognitivi
 blocco dopaminergico della via tuberoinfundibolare: Iperprolattinemia con possibili
manifestazioni cliniche quali disfunzioni sessuali, amenorrea, galattorea.
 Blocco dopaminergico della via nigrostriatale:
- acatisia (irrequietezza motoria)
- distonia acuta (spasmi muscolari)
- discinesia tardiva (movimenti involontari dopo lunghi periodi di trattamento, spesso
irreversibili)
- rabbit syndrome (tremore periorale)
- Parkinsonismo (tremore a riposo)

• Tutti questi effetti indesiderati non si osservano o sono molto ridotti con l'utilizzo di
antipsicotici atipici, che possono tuttavia indurre sedazione, aumento ponderale, sindrome
metabolica.
• tutti gli antipsicotici necessitano di una valutazione elettrocardiografica per il rischio di
allungamento del QT e conseguente aritmia.
• Oltre ad un azione antipsicotica, alcuni di questi farmaci vengono utilizzati anche come
stabilizzatori dell'umore, anti impulsivi per la loro funzione sedativa.

3) BENZODIAZEPINE
• Agiscono a livello del GABA, il principale neurotrasmettitore inibitorio del sistema nervoso
• Azione ansiolitica, sedativa ed ipnotica, quasi immediata, ma sintomatica e non curativa,
pertanto andrebbero utilizzati per periodi di tempo limitati
• Sono farmaci sicuri e maneggevoli, possono indurre tolleranza e dipendenza sia fisica che
psichica e non devono essere associate ad alcool
• la principale classificazione e strutturata sulla base della emivita (breve, media, lunga).
(Alprazolam , lorazepam, clonazepam, bromazepam, delorazepam, diazepam, flurazepam )
• Indicato per disturbi d'ansia, insonnia, astinenza alcolica, crisi epilettiche.

4) STABILIZZATORI DELL’UMORE
• Classe eterogenea di farmaci che agiscono con meccanismi di azioni differenti
• Riducono l’eccitabilità del neurone
• Diversi stabilizzatori sono antiepilettici
• Hanno la principale indicazione nei disturbi dell'umore, in particolare nel disturbo bipolare
per prevenire il ripetersi degli episodi affettivi
• Nella pratica clinica possono essere utilizzati anche per favorire la gestione dell' impulsività
e della rabbia
• Spesso associati agli antidepressivi, se esiste un rischio di eccessiva attivazione
(Livio, valproato, carbamazepina, ox-Carbamazepina, lamotrigina)
• Gli effetti indesiderati sono differenti di farmaco un farmaco
- il litio e poco maneggevole, può portare a tossicità acuta e in cronico, compromettere la
funzionalità renale e tiroidea
- il valproato può dare sedazione, aumento ponderale, danno epatico, alopecia,
iperammoniemia e relativo quadro clinico
- altri stabilizzatori possono dare alterazione della crasi ematica
- possono manifestarsi rush cutanei e altre reazioni di ipersensibilità anche gravi

 Nel complesso la scelta del farmaco poggia su diversi fattori :


- storia clinica: cosa ha fatto effetto in passato, anche in termini di effetti indesiderati
- diagnosi attuale (soprattutto dimensionale): su cosa vogliamo intervenire
- quadro dimensionale
- compliance
- quadro internistico
- età
DISTURBI DI PERSONALITÀ
LA PERSONALITÀ
 Sistema complesso di caratteristiche psicologiche profonde di un individuo, emozionali e
comportamentali, stabili, prevedibili e in gran parte inconsapevoli che si esprimono
automaticamente in ogni aspetto del funzionamento psichico e comportamentale
 Composta da aspetti biologici, ereditari e costituzionali, ovvero il temperamento, e di
aspetti psicologici acquisiti con l'esperienza, ovvero il carattere.
DISTURBI DI PERSONALITÀ
 La personalità assume un connotato patologico in presenza dei seguenti che criteri:
- Il modello costante di esperienza interiore e di comportamento che devi a marcatamente,
rispetto alle aspettative della cultura dell'individuo, e si manifesta in almeno due delle
seguenti aree: Ogni vita, affettività, funzionamento interpersonale o controllo degli impulsi.
- Questo modello costante risulta inflessibile e pervasivo in un ampio spettro di contesti
personali e sociali
 ne risulta disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale,
lavorativo o relazionale
 quadro stabile di lunga durata, e l’esordio si può far risalire almeno all'adolescenza e alla
prima età adulta
 Gruppo di condizioni psicopatologiche in cui non è l'emergere di una costellazione
sintomatologica psichica o comportamentale che caratterizza il quadro clinico, ma una
modalità pervasiva e complessa di rapporto patologico con i propri vissuti soggettivi, con gli
altri, con gli eventi esistenziali e gli accadimenti esterni
 A differenza della maggior parte dei disturbi diagnostici di asse 1, i disturbi di personalità
sono egosintonici e alloplastici, cioè in grado di adattarsi all’ambiente esterno, il soggetto
quindi non riconosce i sintomi come parte di un disturbo, bensì come un modo di essere e
di agire
 Sulla base di questi elementi non è facile che un individuo con disturbi di personalità
richiede ai chiudo spontaneamente se non per la presenza dei sintomi secondari o di
comportamenti pericolosi
 spesso questi soggetti vengono spinti a richiedere hai chiuso da familiari amici e rendendo
difficile la creazione di un'alleanza terapeutica valida, inoltre avendo dei meccanismi difesa
(selezione ristretta, ma utilizzo eccessivo) importanti nel controllare gli effetti spiacevoli
sarà difficile che essi intraprendano un percorso di psicoterapia
- Fantasia: schizoide
- Dissociazione: istrionico
- Isolamento: ossessivo compulsivo
- proiezione: paranoide

EZIOLOGIA
 L’eziologia è multifattoriale e dipende da fattori ereditari, ambientali e familiari. può essere
riportata una anamnesi positiva per episodi traumatici nell'infanzia
 sono quindi frutto di una complessa interazione tra:
- temperamento
- aspetti familiari
- presenza di episodi traumatici
- grado di accettabilità sociale
 Alcuni autori inquadrano i disturbi di personalità come forme attenuate e stabili dei
disturbi classificati in asse 1.

CLASSIFICAZIONE: La classificazione della DSM , da molti criticata, prevede tre cluster:


 Cluster A (eccentrico ):
 PARANOIDE: Diffidenza e sospettosità nei confronti degli altri
 SCHIZOIDE: distacco dalle relazioni sociali, interesse per attività solitarie e ridotta
espressività emotiva
 SCHIZOTIPICO: acuto disagio nelle relazioni, distorsioni cognitive e percettive,
eccentricità nel comportamento. Può rappresentare una struttura di personalità
premorbosa della schizofrenia
- In generale i soggetti che appartengono a questo cluster possono apparire strani o bizzarri
in particolare nelle loro modalità relazionali
- la carenza di relazioni sociali può essere riscontrata anche nei soggetti del cluster C,
tuttavia, questi ultimi sono desiderose di interazioni sociali i primi no.

 Cluster B (amplificativo-emotivo ):
 ANTISOCIALE: Inosservanza e violazione dei diritti degli altri; preceduto
nell’adolescenza da un disturbo della condotta, con atteggiamenti ripetuti e persistenti
di violazione dei diritti degli altri e delle norme sociali
 BORDERLINE: instabilità degli affetti, delle relazioni interpersonali, dell'immagine di sé,
e dell’umore, marcata impulsività
 ISTRIONICO: Emotività eccessiva e continua ricerca di attenzione
 NARCISISTICO: Grandiosità, necessità di ammirazione e mancanza di empatia

 Cluster C (pauroso ): disturbo evitante di personalità, disturbo ossessivo compulsivo,


disturbo dipendente di personalità
 EVITANTE: Inibizione sociale, sentimenti inadeguatezza e ipersensibilità alle critiche
 DIPENDENTE: Eccessivo e pervasivo bisogno di essere accuditi, che determina un
comportamento sottomesso e dipendente e un costante timore della separazione
 OSSESSIVO-COMPULSIVO: eccessiva preoccupazione per l'ordine, perfezionismo,
controllo mentale e interpersonale a spese di apertura, flessibilità ed efficienza

TRATTI DI PERSONALITÀ:
 Spesso nella pratica clinica si osservano pazienti con strutture di personalità non tali da
configurare un vero e proprio disturbo ma con tratti di personalità sotto soglia, riconducibili
ad uno dei diversi disturbi di personalità.

COMORBIDITÀ
 I disturbi di personalità possono facilmente associarsi a disturbi dell'asse 1 o andare
incontro a scompensi transitori
 i soggetti del cluster A possono andare incontro a disturbi dell'area psicotica. In alcuni casi
possono evolvere in schizofrenia, soprattutto il disturbo schizotipico.
 I soggetti del cluster B possono andare incontro a disturbi dello spettro effettivo di
entrambe le polarità e di ansia, possono essere presenti anche disturbi somatoformi DCA e
disturbi dissociativi soprattutto nei soggetti istrionici. La voce di sostanze è invece più
frequente negli anti sociali e nei borderline; questi possono andare incontro anche a brevi
episodi psicotici
 i soggetti del cluster C posso andare incontro a disturbi dello spettro depressivo e ansia,
incluso il DOC

DIAGNOSI
 La valutazione clinica può essere integrata con l'utilizzo di reattivi psicometrici volta a
fornire informazioni sulla struttura e sui tratti di personalità, come:

 MMPI-2:
- Utilizzato per la sua validità e praticità (Aldo somministrato, semplice elaborazione).
Permette di esprimere la descrizione clinica globale del paziente ed è dotato di un notevole
potere discriminante tra tratti normali e patologici della persona.
- È un test non proiettivo e la somministrazione consiste nel sottoporre il soggetto una serie
di affermazioni stampate su un questionario relativo a vissuti, condizioni fisiche, abitudini,
atteggiamenti e pensieri ricorrenti.
- È composto da stare di validità , utili a valutare se il soggetto ha risposto con sincerità alle
domande o se ha cercato di modificare il risultato atteso, da scale cliniche
- SCALE CLINICHE
scala Hs (ipocondria)
scala D (depressione)
scala Hy (isteria di conversione)
scala Pd (deviazione psicopatica)
scala Mf (mascolinità/femminilità)
scala Pa (paranoia)
scala Pt (psicastenia)
scala Sc (schizofrenia)
scala Ma (ipomania)
scala Si (introversione sociale)
+ Scala L (menzogna); scala K (correzione o difesa); scala F (infrequenza, simulazione).
 RORSCHACH
 TAT

TERAPIA
La terapia dei disturbi associati è di tipo dimensionale, può essere di tipo farmacologico,
psicoterapeutico o integrato sulla base dei sintomi. Le relative indicazioni terapeutiche sono
sovrapponibili a quelle dei disturbi di asse1

Cluster A:
 La terapia d’elezione e la psicoterapia individuale. lo psicoterapeuta deve tener conto della
difficoltà di questi pazienti a tollerare l’intimità e deve quindi porre particolare attenzione
alla distanza terapeutica con il paziente
 la terapia farmacologica, preferibilmente associata la psicoterapia, appoggia su l'utilizzo di
antipsicotici a basso dosaggio ed eventualmente di antidepressivi
Cluster B:
 Antisociale.
- Nei casi gravi, la psicoterapia ambulatoriale difficilmente risulta utile. in questi casi può
dare maggiore beneficio un setting istituzionale o residenziale (es. comunità), che potrebbe
rendere il paziente più accessibile alla psicoterapia. nei casi meno gravi possono essere
invece utile la psicoterapia di gruppo, i gruppi di auto- aiuto, contesto che produce un
incremento della motivazione, o la psicoterapia individuale.
- La terapia farmacologica va utilizzata con cautela a causa del rischio di abuso, può sfruttare
gli effetti contenitivi della rabbia e dell’impulsività di stabilizzatori e AP.
 Borderline.
- A seconda della gravità la terapia di elezione è la psicoterapia o il trattamento integrato. Il
lavoro di psicoterapia con questi pazienti è particolarmente ostico proprio per l'instabilità
emotiva caratteristica di questi pazienti.
- Il terapeuta deve cercare di costruire un contesto di stabilità ed evitare tanti processi di
svalutazione quanto quelli di idealizzazione nei propri confronti. In generale la psicoterapia
è spesso oggetto di attacchi da parte dei pazienti borderline.
- Spesso si ottengono risultati migliori, nei casi più gravi, in un ambiente istituzionale, la
terapia farmacologica appoggia sull'utilizzo di AP e stabilizzatori per la gestione della
rabbia, dell’impulsività e per quanto concerne gli AP, degli episodi psicotici brevi. Gli aspetti
depressivi, frequenti, possono essere affrontati con farmaci AD.
 Istrionico.
- La psicoterapia psicodinamica, di gruppo o individuale è il trattamento di scelta per via
della scarsa consapevolezza del proprio mondo interno.
- Questi pazienti possono essere collaborativi in apparenza, mostrando in realtà delle forti
resistenti al cambiamento. Anche in questo caso, è di particolare importanza e difficoltà
mantenere una corretta distanza terapeutica vista la tendenza dei pazienti istrionici a
creare un’intimità eccessiva.
- La farmacoterapia, in associazione alla psicoterapia, è prevalentemente di tipo
dimensionale e prevede l’utilizzo, ad es, AP e AD.
 Narcisistico:
- La psicoterapia è il trattamento di scelta. La psicoterapia psicodinamica rappresenta uno
degli orientamenti più indicati.
- La farmacoterapia, in associazione alla psicoterapia, è prevalentemente di tipo
dimensionale.
Cluster C
 Il trattamento di elezione è la psicoterapia, principalmente psicodinamico, mentre
l'intervento farmacologico è di tipo dimensionale
 Il paziente ossessivo compulsivo presenta spesso una maggior consapevolezza del suo
disagio rispetto agli altri disturbi di personalità, anche in questo caso è indicato un
orientamento introspettivo
 il paziente evitante può giovarsi di un trattamento di tipo cognitivo comportamentale o
psicodinamico

In generale, la psicoterapia di pazienti con disturbi di personalità e un percorso impegnativo che


non sempre porta a risultati stabili e duraturi, influiscono:
- la stabilità del quadro nel tempo che è spesso presente già da molti anni
- il ruolo della struttura di personalità ed i meccanismi di difesa rigidi svolge nella gestione
della sofferenza psichica, seppure in modo disfunzionale e antieconomico
- L’egosintonia come scarsa motivazione al cambiamento
- le frequenti difficoltà nelle relazioni interpersonali di questi pazienti rendono difficile anche
la relazione terapeutica
- A prescindere dall' orientamento ed agli interventi specifici, lo psicoterapeuta deve
innanzitutto dedicarsi alla costruzione di una salda e valida alleanza terapeutica, creare la
giusta distanza con il paziente, cercare di favorire un rapporto di fiducia ed empatia e
favorire la consapevolezza del paziente verso i propri meccanismi disfunzionali
- Sì l’approccio psicodinamico che è quello cognitivo comportamentale hanno mostrato
prove di efficacia nel trattamento dei disturbi di personalità.

MODELLO ALTERNATIVO DEL DSM-5 PER I DISTURBI DI PERSONALITÀ


In questo modello i disturbi di personalità sono caratterizzati da compromissione del
funzionamento e della personalità ed a tratti di personalità patologici.
CRITERI GENERALI:
1) Moderata o grave compromissione del funzionamento della personalità
2) uno o più tratti di personalità patologici
3) la compromissione del funzionamento della personalità e l'espressione dei tratti di
personalità del soggetto sono relativamente inflessibili e pervasive In una vasta gamma di
situazioni personali e sociali
4) le compromissioni del funzionamento della personalità e l'espressione dei tratti di
personalità del soggetto sono relativamente stabili nel tempo e il loro esordio si può far
risalire almeno all’adolescenza o all'inizio dell'età adulta
5) la compromissione del funzionamento della personalità e l'espressione dei tratti di
personalità del soggetto non sono meglio spiegati da un altro disturbo mentale
6) la compromissione del funzionamento della personalità e l'espressione tratti di personalità
del soggetto non sono attribuibili esclusivamente agli effetti fisiologici di una sostanza o di
un'altra condizione medica
7) la compromissione del funzionamento della personalità e l'espressione dei dati di
personalità del soggetto non possono essere considerati normali per la fase di sviluppo
all’ambiente socioculturale del soggetto

CRITERIO A : Livello di funzionamento della personalità

FUNZIONAMENTO

SÉ INTERPERSONALE

1. Identità 1. Empatia

2. Autodirezionalit 2. Intimità
à

IDENTITÀ: Esperienza unitaria di sé, con chiari confini tra sé e gli altri; stabilità della stima di sé e
correttezza dell' autovalutazione; attitudine alla gamma dell'esperienza emotiva e capacità di
regolazione di essa
AUTODIREZIONALITÀ: Perseguimento di obiettivi esistenziali coerenti e significativi sia nel breve
sia nel lungo periodo; utilizzo di standard interni di comportamento costruttivi e prosociali;
fruttuose capacità autoriflessive
EMPATIA: Comprensione e valorizzazione delle altrui esperienze e motivazioni; tolleranza di punti
di vista differenti; comprensione degli effetti del proprio comportamento sugli altri
INTIMITÀ: profondità e durata del rapporto con gli altri; desiderio e capacità di vicinanza;
comportamento improntato al rispetto reciproco

5 LIVELLI DI COMPROMISSIONE:
- Poca o nessuna
- lieve
- moderata (livello necessario per porre diagnosi )
- grave
- estrema

CRITERIO B: Tratti di personalità patologici


Un tratto di personalità e la tendenza a sentire, percepire, comportarsi e pensare in modo
relativamente costanti nel tempo nelle situazioni in cui il tratto può manifestarsi

5 grandi domini :
 affettività negativa: (vs. Stabilità emotiva ) esperienze frequenti e intensi di una vasta
gamma di emozioni negative e delle relative manifestazioni comportamentali:
 Labilità emotiva, ansia, angoscia di separazione, sottomissione, ostilità,
perseverazione, depressività, sospettosità
 distacco: (vs. estroversione ) Evitamento dell’esperienza socioemotiva, comprendente
sia il ritiro delle interazioni interpersonale, si è ridotta capacità di provare ed esprimere
gli effetti, in particolare e limitata capacità di provare piacere:
 ritiro, evitamento dell'intimità, anedonia, depressività, affettività ridotta,
sospettosità
 antagonismo: (vs. disponibilità) Comportamenti che mettono l'individuo in contrasto
con le altre persone, tra cui un esagerato senso della propria importanza e una
concomitante aspettativa di essere trattati in modo speciale, così come una insensibile
mancanza di empatia verso gli altri, che comprende sì all’inconsapevolezza degli altri
bisogni si ha la tendenza ad usare gli altri in funzione del proprio vantaggio:
 manipolare età, inganno, grande città, ricerca di attenzione, insensibilità, ostilità
 disinibizione: (vs. Coscienziosità) orientamento verso la gratificazione immediata, che
porta a comportamenti impulsivi guidati da pensieri, sentimenti e stimoli esterni attuali,
senza riguardo per l'esperienza passata o considerazioni delle conseguenze future :
 il responsabile ha, impulsività, distraibilità, tendenza a correre rischi,
perfezionismo rigido
 psicoticismo: (vs.Lucida mentale) manifestazione di una vasta gamma di
comportamenti e pensieri culturalmente incongruenti, bizzarri, eccentrici o insoliti, sia
nei processi che nei contenuti :
 convinzioni ed esperienze inusuali , eccentricità, disregolazione cognitiva e
percettiva
All'interno dei domini di tratto i sono 25 sfaccettature di tratto specifico

CRITERI C e D: Pervasività instabilità


CRITERI E,F e G: diagnosi differenziale

DISTURBI DI PERSONALITÀ SPECIFICI


Antisociale
Evitante
Borderline
Narcisisitico
Ossessivo-compulsivo
Schizotipico
DP tratto-specifico (tra cui schizoide, paranoide, istrionico, dipendente)

DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITà


DSM-IV-TR
Modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore e
una marcata impulsività comparse nella prima età adulta e presenti in vari contesti, come indicato
da cinque (o più) dei seguenti elementi:
1) sforzi disperati di evitare un reale o immaginario abbandono;
2) un quadro di relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzate dall’alternanza tra gli
estremi di iperidealizzazione e svalutazione;
3) alterazione dell’identità: immagine di sé e percezione di sé marcatamente e persistentemente
instabili;
4) impulsività in almeno due aree che sono potenzialmente dannose per il soggetto (quali
spendere, sesso, abuso di sostanze, guida spericolata, abbuffate);
5) ricorrenti minacce, gesti, comportamenti suicidari o comportamento automutilante;
6) instabilità affettiva dovuta a una marcata reattività dell’umore (esempio episodica intensa
disforia o irritabilità e ansia, che di solito durano poche ore e, soltanto più raramente più di pochi
giorni);7) sentimenti cronici di vuoto;
8) rabbia immotivata e intensa o difficoltà a controllare la rabbia (esempio frequenti accessi di ira
o rabbia costante o ricorrenti scontri fisici);
9) ideazione paranoide o gravi sintomi dissociativi transitori, legati allo stress.

DSM-5, Sezione III


A. Moderata o più grave compromissione del funzionamento della personalità che si
manifesta con caratteristiche difficoltà in due o più delle seguenti quattro aree:
1. Identità: Immagine di sé marcatamente impoverita, scarsamente sviluppata o instabile,
spesso associata a eccessiva autocritica; sentimenti cronici di vuoto; stati dissociativi sotto
stress.
2. Autodirezionalità: Instabilità in obiettivi, aspirazioni, valori o progetti relativi alla
professione.
3. Empatia: Compromessa capacità di riconoscere i sentimenti e i bisogni degli altri, associata
a ipersensibilità interpersonale (es. tendenza a sentirsi offesi o insultati); percezione degli
altri selettivamente distorta rispetto a caratteristiche negative o vulnerabilità proprie.
4. Intimità: Relazioni affettive intense, instabili e conflittuali, caratterizzate da diffidenza,
dipendenza e preoccupazione ansiosa per l’abbandono, reale o immaginato; relazioni
affettive spesso oscillanti tra gli estremi dell’idealizzazione e della svalutazione e alternanti
tra eccessivo coinvolgimento e distacco.
B. Quattro o più dei seguenti sette tratti di personalità patologici, almeno uno dei quali deve
essere impulsività, tendenza a correre rischi e ostilità:
1. Labilità emotiva (AN)
2. Ansia (AN)
3. Angoscia di separazione (AN)
4. Depressività (AN)
5. Impulsività (Dis)
6. Tendenza a correre rischi (Dis)
7. Ostilità (A)

MODELLO TEORICO
I cinque domini rappresentano le varianti disadattative dei cinque domini presenti nel modello di
personalità, ampiamente validato e replicato, del “Big Five”.
Le 25 sfaccettature sono state scelte per la loro rilevanza clinica.

PERONALITY INVENTORY
Il modello dimensionale del tratto di personalità è operazionalizzato nel Personality Inventory per
il DSM-5 (PID-5), un questionario autosomministrato (può essere compilato anche da chi conosce
bene il soggetto) di 220 items (25 nella brief form), con risposte di tipo likert 0-3, volto a descrivere
i 5 principali domini e le 25 sfaccettature.

UTILITÀ CLINICA
Entrambi i concetti (funzionamento e tratto) assumono un valore informativo in termini di
disabilità, rischi di autolesività, violenza e criminalità, trattamento e prognosi.

I DISTURBI DELL’UMORE
UMORE
 L'umore e lo stato d'animo di base che per me e colora la vita psichica dell'individuo, e in
perenne fluttuazioni risposta a stimoli esterni e interni, modulando si lungo un continuum
che vede agli estremi tristezza e euforia.
 Si parla di disturbo dell’umore quando l’umore si modifica in modo persistente, accentuato
ed eccessivo o incongruo rispetto agli stimoli ambientali, dando vita ad una sofferenza
psichica e fisica con ripercussioni sul funzionamento globale dell'individuo.
 Un' alterazione del tono dell’umore non va inquadrata necessariamente all'interno di un
disturbo dell'umore, in quanto una coloritura affettiva è presente in tutti i quadri
psicopatologici, tanto meno deve essere considerato necessariamente come un’alterazione
patologica.

EZIOLOGIA
Si tratta di disturbi multifattoriali, con una componente genetica non indifferente, ma anche
ambientale. Le cause, nel complesso, non sono note.

EPIDEMIOLOGIA
I disturbi dell'umore rappresentano uno dei disturbi psichici più frequenti, con una maggior
prevalenza della depressione rispetto al disturbo bipolare
I disturbi depressivi sono più frequenti nelle donne, mentre non c'è differenza di genere nella
prevalenza del disturbo bipolare.
L'età di esordio e variabile, ma il 50% dei pazienti manifestano il primo esordio tra i 20 ei 50 anni,
l'età media nel disturbo bipolare è di 30 e nel disturbo depressivo di 40, esordi in età infantile o
anziana possibile ma rari.

I disturbi dell'umore possono orientarsi verso due polarità: depressiva e maniacale: Si


differenziano tra di loro dal punto di vista categoriale, per la natura dei sintomi, depressivi e
maniacali, la loro intensità, durata, il decorso, le manifestazioni associate.
Clinicamente si possono osservare quindi stati depressivi o stati di eccitamento e la concomitante
presenza di manifestazioni dell'una e dell'altra condizioni vengono definite stati misti.

STATI DEPRESSIVI
 Sono caratterizzati da una serie di manifestazioni psichiche, affettive e cognitive e
somatiche.
 Sintomi chiari sono:
 Tristezza, disperazione
 Perdita di interessi
 Astenia
 Riduzione delle energie
 Anedonia
 Apatia
 Bulimia
 Bassa autostima, rovina, autosvalutazione
 Insonnia terminale, clinofilia
 Iporessia
 Variazioni diurne.
 Irritabilità
 Ansia
 Angoscia
 Idee di morte, ipocondria
 Ideazione suicidaria.
 Sintomi somatici, e possono essere riferiti difficoltà nella sfera cognitiva
 Le depressioni gravi possono raggiungere un’intensità di natura psicotica, in cui queste
tematiche assumono caratteristiche deliranti.

STATI DI ECCITAMENTO
 Manifestazioni di tipo affettivo, cognitivo, somatico e comportamentale
 I sintomi:
 Espansione del tono dell’umore elevato e disforico
 Flusso ideico ed eccessiva loquacità
 Aumentano autostima
 Difficoltà a mantenere l’attenzione e distraibilità
 Aumento dell’impulsività
 Disinibizione con comportamenti potenzialmente dannosi.
 Deliri congrui con l’umore (gradezza, inventorio, genealogico) e incongrui (persecuzione)
 Nelle forme più gravi si osservano contenuti del pensiero di natura delirante, spesso di
natura megalomanica.
 Il soggetto può diventare minaccioso ed aggressivo, solitamente è affaccendato in modo
esagerato ed improduttivo.
 Sul piano somatico viene riferito un aumento delle energie, insonnia con ridotto bisogno di
sonno, iperoressia, aumento della libido.
 Lo stato di eccitamento può variare per intensità e sulla base di essa, viene distinto in
maniacale ed ipomaniacale.
 Ipomania: non provoca marcata compromissione del funzionamento del soggetto, non
richiede l’ospedalizzazione e non presenta manifestazioni psicotiche.
 Eccitamento maniacale: rappresenta nel complesso una condizione grave che si discosta
dal normale stato di benessere. Gli episodi di eccitamento, soprattutto se ripetuti, portano
a conseguenze sia neurobiologiche che relazionali, danneggiando i rapporti familiari, sociali
e lavorativi.
 Anche se il soggetto non ha consapevolezza di malattia, può avere una indefinita
percezione di malessere.

STATUS PSICOPATOLOGICO
Aspetto: può essere eccentrico
Mimica: vivace
Psicomotricità: aumentata; irrequieto, agitato
Eloquio: aumento del ritmo e della produttività fino alla logorrea, tono di voce alto.
Forma del pensiero: accelerazione ideica fino alla fuga, allentamento dei nessi associativi,
distraibilità, neologismi.
Contenuti del pensiero: temi di grandiosità, di potere, etc. Nella mania sono frequenti i deliri,
congrui o non congrui con l’umore.
Dispercezioni: rare
Umore: espanso o disforico. A volte marcata labilità.
Affettività: può essere modulabile, spesso incongrua
Capacità cognitive: ridotte
Insight: assente

DECORSO E DIAGNOSI
I Disturbi dell’Umore hanno solitamente un decorso a natura episodica con remissione
sintomatologica nelle fasi intercritiche. Tuttavia può assumere caratteristiche differenti, è infatti
possibile decorso cronico (distimia e ciclotimia), in cui i sintomi non raggiungono l'intensità di un
episodio maggiore; oppure una remissione solo parziale dei sintomi nelle fasi Intercritiche
 A livello diagnostico va differenziato episodio, manifestazione sindromica definita nel
tempo, dal disturbo/ diagnosi categoriale che Descrive il decorso longitudinale e viene
posta sulla base dell’insieme degli episodi e sul decorso continuativo nel tempo.

EPISODI
Un paziente con un episodio depressivo maggiore non per forza ha un DDM.
Il DSM fornisce criteri per gli episodi: episodio depressivo maggiore, episodio maniacale, episodio
ipomaniacale, episodio misto (entrambe le polarità), sia per disturbi che per episodi.
Gli episodi possono assumere carattere di stagionalità.

DIAGNOSI CATEGORIALE
Una volta definito il decorso della patologia, cronico o episodico, e i singoli episodi in termini di
numero, polarità e gravità, è possibile descrivere il quadro in termini di disturbo categoriale.
DDM: richiede la presenza di uno o più episodi di natura depressiva in assenza di episodi maniacali
o ipomaniacali.
BP I: richiede la presenza di uno o più episodi di tipo maniacale o misto, accompagnati o meno da
episodi depressivi.
BP II: richiede la presenza di uno o più episodi di tipo ipomaniacale, accompagnati o meno da
episodi depressivi.
NB: l’episodio depressivo è contemplato nel BP, mentre l’episodio ipo/maniacale non è
contemplato nel DDM.
Distimia: è caratterizzata da sintomi depressivi più lievi di quelli descritti nell’episodio depressivo
maggiore, ma ha andamento cronico (>2 anni).
Ciclotimia: è caratterizzata da un’alternanza di sintomi depressivi più lievi di quelli descritti
nell’episodio depressivo maggiore ed ipomaniacali, con decorso cronico.

Es.
Singolo episodio depressivo maggiore > DDM, episodio singolo
Un episodio depressivo maggiore ed un episodio maniacale: BP I
2 episodi depressivi maggiori ed un episodio ipomaniacale: BP II
Singolo episodio maniacale/misto: BP I
Singolo episodio ipomaniacale: BP II
Periodi di ipomania e depressione lieve senza remissione: ciclotimia
Depressione lieve con andamento cronico: distimia

NORMALITÀ E PATOLOGIA
I criteri diagnostici forniti dal DSM sono di tipo descrittivo e non contemplano il contesto
personale, che invece risulta fondamentale nell’inquadramento globale del paziente.
Solo di rado i quadri affettivi si manifestano in modo apparentemente autonomo ed indipendente,
più spesso invece si correlano ad eventi di vita significativi e non sempre sono semplici da definire.

VALUTAZIONE E INTERVENTO
Le manifestazioni sintomatiche di natura affettiva, essendo frequenti, spesso comprensibili o
persino fisiologiche, possono rappresentare una delle forme più difficili da interpretare nell’ottica
di scegliere se e come intervenire.
 Affrontare la situazione in termini di fisiologico/patologico può in realtà rappresentare un
ostacolo nel processo di valutazione ed intervento:
 Può essere più utile ragionare in termini di necessità e possibilità: il pz ha bisogno di un
aiuto professionale in questo momento? Il terapeuta può effettivamente aiutarlo? Come?
in quest’ottica, il terapeuta potrebbe non intervenire in un pz con manifestazioni acute ed
eclatanti (es. lutto) ma proporre un percorso di psicoterapia ad un pz con una reazione
depressiva complessivamente fisiologica (es. malattia cronica).
 Il terapeuta deve sempre leggere i sintomi all’interno del contesto individuale,
interpretarne il significato, valutare i possibili rischi.
 Oltre quindi ad elementi di natura clinica, come l’intensità e la gravità del quadro o la storia
clinica, nelle situazioni limite vanno necessariamente valutate:
 le caratteristiche del paziente
 le risorse
 le aree disfunzionali e i rischi potenziali.
 Temperamento
 la struttura di personalità
 la provenienza socioculturale
 le risorse (es. capacità di elaborare il lutto),
 il rischio suicidario o di un decorso cronico.

Esempi “limite”:
1) Evidenti manifestazioni depressive a seguito di un lutto, assenza di rischio suicidario, buone
risorse, significato “evolutivo” dei sintomi > monitoraggio e psicoterapia di supporto.
2) Sfumate ma persistenti manifestazioni depressive a seguito della perdita di una persona
cara, assenza di rischio suicidario, tratti di personalità dipendente, incapacità di elaborare il
lutto > psicoterapia con finalità di ristrutturazione.
3) Manifestazioni depressive parafisiologiche a fronte di una patologia grave o cronica,
assenza di rischio suicidario, scarse risorse, rischio di cronicizzazione > psicoterapia.

SUICIDIO
Una delle priorità nel paziente con un episodio affettivo (depressivo, misto), è la valutazione del
rischio suicidario (valutazione necessaria anche in altri disturbi).
L’analisi deve essere molto attenta e implica la ricerca di segni più o meno diretti di un rischio
suicidario:
• Idee di morte e sentimenti depressivi (delirio?): comuni nei pazienti depressi, vanno
valutati intensità, frequenza, pervasività, grado di strutturazione, le idee che possono
essere fugaci o pervasive, perdita di speranza, sentimenti di colpa, presenza di possibili
deliri.
• Progettualità
• Intenzionalità autolesiva: In alcuni casi può avere un' intenzione dimostrativa o
manipolativa, per questo è importante la discriminazione ma non è semplice. Il paziente
non deve sottovalutare questi aspetti, poiché anche se si tratta di una richiesta di aiuto alla
quale non viene data risposta il paziente può compiere gesti ancora più eclatanti
• Impulsività e psicomotricità: l'aumento dell'energia e importante fattore di rischio da
monitorare, in particolare nella prima fase del trattamento farmacologico con AD che
possono indurre un aumento di energie quando ancora non vi è una remissione dei sintomi
depressivi. di fronte al rischio suicidario reale e importante l'intervento di prontezza, se
necessario anche un TSO.
• Precedenti TS (tentato suicidio)
• Eventi stressanti
• Rete di supporto

TERAPIA DEPRESSIONE UNIPOLARE


I Disturbi dell’Umore beneficiano sia delle terapie farmacologiche che psicoterapiche,
eventualmente integrate fra loro.
Lo scopo è quello di indurre una remissione dei sintomi e di prevenire nuovi episodi.
La terapia può essere suddivisa in una terapia in acuto, rivolta alla gestione del singolo episodio, e
in una terapia di mantenimento, volta invece a prevenire possibili cronicità e recidive.
 FARMACOLOGIA: la prima scelta ricade sugli SSRI e sugli SNRI (ad) Particolarmente indicato
in presenza di una comorbidità con disturbo d'ansia.
 Per la risoluzione del singolo episodio vengono somministrati per almeno sei mesi dopo la
remissione dei sintomi, ma spesso il trattamento continua per evitare ricadute
 la somministrazione prolungata non induce effetti indesiderati rilevanti essendo molto
tollerabile e maneggevoli, ma l effettiva efficacia a scopo profilattico deve essere ancora
approfondita
 la scelta di utilizzare la terapia di mantenimento e si basa prevalentemente sul numero e
sulla gravità degli episodi
 Avendo un periodo di latenza di azione (3-4settimane ) nel primo periodo possono essere
utilizzate le benzodiazepine per la gestione dell'ansia che può essere indotta anche dal
farmaco stesso. in questo periodo proposta particolarmente attenzione sulla possibile
eccessiva attivazione e quindi e possibile anche associare uno stabilizzatore dell'umore.
 PSICOTERAPIA: buoni risultati sono stati ottenuti con la terapia cognitivo-comportamentale
(CBT), con la p. psicodinamica e con quella sistemico-relazionale.

TERAPIA DEL DISTURBO BIPOLARE


 FARMACOLOGIA: la terapia differisce a seconda dell’episodio in corso: depressivo o
maniacale.
 Durante l’episodio depressivo in un BP, in prima battuta vengono somministrati
stabilizzatori del tono dell’umore o AP atipici con azione di stabilizzatori (olanzapina) o
antidepressiva (quetiapina).
 seconda battuta, possono essere somministrati gli AD, ma questi richiedono sempre
particolare cautela a causa del rischio di viraggio contropolare. La maggior parte delle linee
guida suggeriscono di associare sempre uno stabilizzatore del tono dell’umore.
 Gli episodi maniacali e ipomaniacali vengono trattati con gli stabilizzatori del tono
dell’umore da soli o in associazione agli AP atipici.
 Nei casi più gravi, vengono utilizzati in acuto anche gli AP tipici con finalità sia deliriolitica
che sedativa, solitamente vengono associate le BDZ e
 In base alla gravità e al numero di episodi, può essere impostata una terapia di
mantenimento per prevenire possibili recidive, si basa sull’utilizzo degli stabilizzatori del
tono dell’umore, eventualmente in associazione agli AP atipici.
 Gli stabilizzatori possono indurre effetti indesiderati a lungo termine:
- livello tiroideo
- renale (litio)
- epatico (valproato)
 Gli AP atipici possono alterare il profilo metabolico: (incremento ponderale, dislipidemia,
iperglicemia) e richiedono pertanto il monitoraggio e la valutazione di volta in volta del
rapporto costi/benefici.
 La maggior parte di questi farmaci possono indurre incremento ponderale e sedazione con
conseguenze in termini di compliance da parte del pz.
 PSICOTERAPIA : CBT Ha mostrato buoni risultati, la psicoterapia di supporto invece è
indicata affinché il paziente possa accettare la propria condizione di sofferenza e integrare
gli episodi affettivi senza che essi causano una frattura insanabile
 Si sono dimostrati utili, in associazione alla terapia farmacologica, gli interventi
psicoeducativi rivolti a gruppi di pz e di familiari.Questi, strutturati in un ciclo di breve
durata, contribuiscono a ridurre il rischio di ricadute ed il carico familiare, favoriscono la
compliance farmacologica e l’individuazione precoce dei sintomi affettivi prima che il pz
raggiunga l’episodio conclamato.

TEORIA BIOSOCIALE DI CLONINGER


Personalità: Complesso sistema dinamico composto da sistemi psicobiologici individuali che
modulano l'adattamento ai cambiamenti ambientali
I sistemi psicobiologici sono suddivisi in due componenti della personalità: temperamento e
carattere
L'individuo quindi li sviluppa entrambe in modo variabile e asincrono, dando luogo a
conformazioni originali e complesse di personalità

TEMPERAMENTO:
 A carattere biologico
 componente della personalità ereditabile
 Si svela nelle risposte emotive automatiche (processi percettivi di stimolo risposta)
 componente stabile per tutta la vita
4 Dimensioni:
 RICERCA DELLE NOVITÀ: Tendenza alla ricerca di stimoli, ad un' attivazione costante,
allevamento della monotonia e delle punizioni
4 sotto dimensioni:
- eccitabilità esplorativa-rigidità storica
- Impulsività-riflessività
- stravaganza-riservatezza
- disordine-regimentazione
 EVITAMENTO DEL DANNO: Caratterizzata dalla tendenza ad evitare punizioni, delusioni
derivate dall' assenza di una ricompensa e dall’incapacità a sottoporsi a stimoli nuovi
perché considerati pericolosi
4 sotto dimensioni:
- paura anticipatoria e pessimismo-disinibito ottimismo
- paura dell’incertezza
- timidezza
- affaticabilità-vigore
 DIPENDENZA DALLA RICOMPENSA: Tendenza a rispondere intensamente ai segnali di
ricompensa, una forte tendenza a rispondere prontamente segnali di approvazione sociale
apertura l'esperienza
3 sotto dimensioni:
- Sentimentalismo-determinazione
- Attaccamento-distacco
- Dipendenza-indipendenza
 PERSISTENZA: Capacità di perseverazione, e quindi determinazione e costanza, nonostante
la frustrazione e la fatica, predice la resistenza all'estinzione di un comportamento di fronte
a rinforzi intermittenti.

CARATTERE:
 Ha carattere cognitivo-relazionale
 Differenze degli individui basate sull’apprendimento
 indica un'azione simbolica (processo creativo o insight)
 modulabile e modificabile nel tempo
3 Dimensioni:
 AUTODIREZIONALITÀ: Grado di consapevolezza del sé. Responsabilità e capacità che
l'individuo possiede per perseguire i propri valori e raggiungere scopi ed obiettivi, questa
dimensione rispecchia gli individui che hanno raggiunto un buon livello di maturità e
riflettere la capacità di auto supervisione del proprio io.
5 sotto dimensioni:
- Responsabilità-autocommiserazione
- ricchezza di propositi-mancanza di direttiva
- ricchezza risorse-inerzia
- Auto accettazione-auto biasimo
- una seconda natura congruente-Cattive abitudini
 COOPERATIVITÀ: Consapevolezza del sé il rapporto con gli altri, corrisponde alla
valutazione sociale e rappresenta il grado di accettazione e cooperazione rispetto agli altri,
la società.
5 sotto dimensioni
- accettazione sociale-intolleranza sociale
- empatia-disinteresse sociale
- utilità-inutilità
- compassione-vendicativià
- Buona coscienza-vantaggio personale
 AUTOTRASCENDENZA: Consapevolezza del sé il rispetto all'universo circostante, quindi la
capacità di giudizio, il senso di unità con la natura, capace di sentirsi in connessione con il
mondo che lo circonda
3 sotto dimensioni
- dimenticanza di sé-autoconsapevolezza
- identificazione transpersonale-autodifferenziazione
- accettazione spirituale-materealismo

TCI- temperament and character inventory


- È strutturato come un questionario autosomministrato paper and pencil composto da
240 item con scala dicotomica vero falso. 116 item per il temperamento 119 item per il
carattere
- Può essere somministrato a campioni tratti dalla popolazione generale oltre che a
pazienti afflitti da disturbi psichiatrici. la struttura fattoriale la stessa ma nei pazienti
psichiatrici valori sono generalmente più bassi per i tratti caratteriali

TCI e DSM5. L’approccio dell'autore rispetto i disturbi di personalità si affianca al DSM


- il cluster A che descrive il tipo strano, eccentrico, paranoide è associato a bassi
punteggi nella dimensione dipendenza dalla ricompensa
- Il cluster B che identifica il tipo impulsivo, emotivo ed imprevedibile è associato ad altri
punteggi della dimensione ricerca della novità
- il Classe C che delinea il tipo ansioso e pauroso è correlato con altri punteggi nella
dimensione evitamento del danno

AMBITO LAVORATIVO:
- Lo scopo di questo studio era testare la correlazione tra temperamento, carattere e
prestazione lavorativa per capire meglio le cause delle differenze stabile degli individui.
La dimensione dell'autodirezionalità è risultata un valido predittore di una buona
performance lavorativa
- Obiettivo della ricerca era quindi quello di progettare un modello complesso centrato
sulla persona per rilevare un altro rischio di Burn out. Emerso che una combinazione di
alta persistenza, alto evitamento del danno e debole sviluppo del carattere aumenta la
vulnerabilità il personale aa la sindrome da burnout.
- E stato scoperto anche, che i fattori di personalità del modello bio sociale potrebbero
spiegare la varianza basata sui tratti nella leadership emergente. I risultati evidenziano
anche il ruolo della cooperatività nella previsione dell’emergere della leadership
- E stato anche evidenziato che le dimensioni di persistenza, auto direzionalità,
cooperatività e auto trascendenza sono state positivamente associate alla motivazione
accademico intrinseca

BURNOUT
- Edelwich e Brodsky hanno descritto il burnout nelle professioni dai judo come un processo
di progressiva perdita di energia e di capacità propositiva, che ha origine nel proprio lavoro
- Etzion evidenzia il carattere latente del bruciarsi, che si evolve per lo più in maniera
inconsapevole, l'operatore si sente improvvisamente esaurito senza un' apparente ragione

Le DISCREPANZE Tra le richieste lavorative e le aspirazioni individuali sono la causa di un processo


di erosione psicologica

Sintomatologia generale:
- sintomi disforici (esaurimento emotivo)
- sintomi mentali e comportamentali
- il Burnout è un fenomeno caratterizzante il lavoro
- I sintomi sono osservabili in individui normali
- si osserva il decremento dell'efficacia e della performance lavorativa dovuta agli
atteggiamenti negativi sviluppati

 Il burnout è una sindrome da stress cronico, di adattamento, col l’innesco di risposte allo
stress aspecifiche e non risolutive. Le strategie di coping sono inefficaci, evitanti,
disfunzionali.
 A livello fisico si verifica la DISREGOLAZIONE del sistema ipotalamo-ipofisi-surrene,
riscontrabile dagli alti livelli di cortisolo ematico , buon indicatore di stress acuto.

IL BURNOUT SI MANIFESTA ATTRAVERSO:


MANIFESTAZIONI EMOTIVE:
- Sintomi depressivi: predominanza umore depresso, senso di impotenza, perdita autostima
- L'operatore si percepisce prosciugato emotivamente perché è troppa energia è stata
investita per lungo tempo
- il controllo emotivo può allentarsi e portare paura e motivate, ansia, attenzione, che
inficiano i rapporti interpersonali
- bassa capacità di tollerare frustrazioni
MANIFESTAZIONI COGNITIVE:
- Deficit e riguardo le abilità di pensiero: difficoltà a concentrarsi, dimenticare i dettagli
importanti, essere mentalmente confuso, indeciso, perdere abilità a risolvere i problemi
- Stile cognitivo rigido e distaccato: vedere le cose solo in bianco e nero, facendo fatica a
vedere le diverse sfumature di grigio
- Pensieri disfunzionali: si concentrano sugli aspetti negativi delle situazioni e fanno valutare
razionalmente il significato di certi eventi stressanti
MANIFESTAZIONI FISICHE:
- Fatica cronica
- Disturbi psicosomatici
- Rischio cardiovascolari, dolori muscolo-scheletrici, disrelegazione asse ipotalamo ipofisi
surrene
MANIFESTAZIONI COMPORTAMENTALI:
- Iperattivazione, individuo violento: a causa dell’allentamento dei meccanismi di controllo
inibitori, l'individuo a fronte ai conflitti interpersonali con reazioni rabbiose, scatti d'ira,
comportamenti violenti.
- Ipoattivazione : individuo depresso, tende all’isolamento emotivo e sociale
 SINTOMI MOTIVAZIONALI:
- Perdita di entusiasmo e motivazione nel fare il proprio lavoro
- Stato di disinteresse e indifferenza nei confronti degli utenti

FREUDENBERGER: Ha lavorato come psichiatra in una clinica per tossicodipendenti con staff di
volontari. molti volontari sperimentavano sia un graduale esaurimento di energie, sia una perdita
di motivazione e impegno, accompagnate da sintomi fisici e mentali.
Sintomatologia:
- Fisica: emicrania
- Comportamentale: consumo di droghe
- Emotiva: umore depresso
- Cognitiva: cinismo
- Motivazionale: demoralizzazione
L’approccio clinico enfatizza l'importanza dei fattori individuali sottostanti la sindrome di burnout

MASLACH:
 Esaurimento emotivo : apatia , aumento dei tempi di latenza, scarsa motivazione, necessità
di defaticamento
 Cinismo: perdita empatia , essere sbrigativi, black humor
 Risultati ridotti: aumento della frustrazione, immobili da, i vasini della responsabilità,
superficialità

BRILL:
Burnout: Stato disforico e disfunzionale, modulato dalle aspettative individuali e connesso al
lavoro, in un individuo non sofferente di psicopatologie, che ha un improvviso calo di rendimento
lavorativo la cui ripresa è possibile solo grazie ad un intervento esterno od una riorganizzazione
aziendale

FISHER:
Burnout: effetto di un disturbo narcisistico di personalità del lavoratore, che si nota da
l'osservazione degli enormi carichi di lavoro che il lavoratore è disposto ad accettare
- Il caricarsi di lavoro corrisponde al bisogno di allontanarsi da qualcosa di terrificante ovvero
perdere la propria illusione di grandezza.

EDELRICH E BRODSKY: GLI STADI DEL BURNOUT


1) Entusiasmo: gli operatori sono motivati dal proprio status professionale, considerato eroico
e affascinante. Esaltano i lati positivi e diventano dipendenti dal lavoro.
2) Stagnazione: i risultati del proprio lavoro sono incerti, si smorza l'entusiasmo e arrivano
preoccupazioni per la propria carriera.
3) Frustrazione: rabbia e delusione dovute allo scarto tra aspettative e realtà, senso di inutilità
e vuoto, percezione crescente di impotenza.
4) Apadia: disimpegno emotivo nei confronti della propria condizione frustrante. Scompare il
desiderio di aiutare gli altri, atteggiamento rassegnato e infelice.
Da EMPATIA -> APATIA (Disimpegno, svogliatezza)

REAZIONI AL BURNOUT:
 Motivi emozionali - reazioni istintive (evitare , rifiutare, difendersi, fuggire, aggredire)
 Motivazioni razionali - ragione - Si agisce secondo obiettivo organizzati
PREVENZIONE
 Ridurre il carico di lavoro
 distribuirlo equamente
 informare sul burnout
 supervisionare l'attività
 offrire sostegno individuale e di gruppo
 gruppi di elaborazioni tra pari
 supervisioni di operatore esterno
 iniziative personali
 chiarire gli obiettivi di lavoro
 adeguato turnover
 volontariato
 alternare attività frustranti e gratificanti
 gestire carenze strutturali

È IMPORTANTE ANALIZZARE LE SINGOLE COMPONENTI DELLA MATURITÀ PROFESSIONALE


1) Competenza tecnica -> Maggiore è la competenza tecnica di base, minore sarà lo sforzo
per affrontare situazioni difficili
- Funzione della conoscenza, dell'esperienza e della capacità/volontà di apprendere
2) Organizzazione del lavoro -> maggiore sarà l'organizzazione del lavoro maggiore sarà la
valorizzazione delle competenze tecniche individuali.
- Un operatore può usare al meglio la sua competenza si è anche disponibile a lavorare in
equipe
3) Competenza relazionale -> maggiore sarà la competenza relazionale maggiore sarà
l'efficienza dello staff
- Saper comunicare evita fraintendimenti, recriminazione, frustrazione, demotivazione,
favorisce empatia, valorizza la competenza tecnica e risolve le difficoltà con i pazienti e con
i loro familiari
4) Capacità di controllare lo stress -> maggiore è l'intelligenza emotiva (cogliere le cause delle
emozioni), più chiara è la capacità di distinguere tra problematiche soggettive oggettive.
- Lo stress deriva da difficoltà oggettive che possono determinare un eccesso di
coinvolgimento emotivo dovuto a fattori soggettivi, tali eccessi producono disturbi
psicosomatici agendo anche sul sistema immunitario

MMPI
 E uno dei più diffusi test di valutazione della personalità, capace di stimare psicopatologia e
rilevare le diverse strutture di personalità, è realizzato per diagnosticare i problemi sociali,
di personalità e comportamentali nei pazienti psichiatrici, fornendo informazioni utili per il
trattamento e lo screening oltre che per perizie e servizi di consulenza.
UTILIZZO:
- Ambito psicologico
- Ambito psichiatrico
- Ambito giuridico
- Orientamento
- Recruiting
REQUISITI:
- Qualifica di psicologo in possesso di laurea di vecchio ordinamento
- Psicologi in possesso di una laurea magistrale
- Medici specializzati in neuropsichiatria infantile
- Medici con specializzazione in psichiatria
- Medici specializzati in psicoterapia
- Psichiatri
STORIA:
Creato in un momento storico, seconda guerra mondiale, nel quale si presentava la difficoltà a
fornire diagnosi comprovabili scientificamente.
Harthway e Mcklinley Iniziare a svilupparlo nel 37 fino a creare la sua prima versione giornata nel
1950, d’allora e considerato la misura più oggettiva in ambito clinico e di ricerca.

VERSIONI:
Dalla prima versione si è passati alla MMPI-1 (506item), poi a una versione ridotta (357 item).
Nel 1996 si elabora nuova versione, poi adattata in Europa con il nome di MMPI-2, che conta tre
scale di validità, 10 scale di base a cui vennero aggiunte scale di contenuto supplementari ,
mantenendo invariata la risposta dicotomica (567 item).
esistono anche altre versioni più specifiche come quelle per gli adolescenti con 13 scale (478 item)

 Il test può essere somministrato ai singoli individui o gruppi di persone che hanno
raggiunto la maggiore età con un grado di scolarizzazione pari a quello dell’obbligo
 I soggetti devono fornire risposte di tipo vero falso per un totale di 567 quesiti raggruppati
in :
- 10 scale cliniche
- 9 scale di controllo
- 15 scale di contenuto
- 15 scale supplementari
- 5 scale PSY-5

SCALE CLINICHE
1) HS. IPOCONDRIA: 32 item che riguardano sintomi, disturbi o preoccupazioni generalizzate
verso il corpo o verso se stessi.
Punteggi elevati indicano persone eccessivamente preoccupate dei propri sintomi fisici, o
persone che li utilizzano a scopo manipolativo ù
2) D. DEPRESSIONE: (divisa in 5 sotto scale) 57 item che si riferiscono ad aspetti del quadro
clinico depressivo e ad aspetti della personalità di base.
Punteggi elevati possono indicare depressione, rallentamento psicomotorio, lamento
somatico
3) HT. ISTERIA: (divisa in 5 sotto scale) 60 item di due tipi: quelli concernenti specifici disturbi
fisici e quelli che implicano la negazione di qualsiasi problema.
Elevati punteggi possono indicare negazione di qualsiasi problema per difesa , dipendenza
dagli altri, timore di essere rifiutati o seduttività.
4) PD. DEVIAZIONE PSICOTICA: (Divisa in 5 sotto scale ) 50 item Che indagano la disponibilità
da mettere i problemi con la legge e disinteresse per gran parte delle norme sociali e
morali di condotta.
Elevati punteggi possono essere realizzati da persone che fanno fatica ad empatizzare e
tendono a vedere il torto negli altri
5) MF. MASCHOLINITÀ- FEMMINILITÀ: 56 item che riguardano aspetti che di solito
differenziano i ruoli sessuali
6) PA. PARANOIA: (divisa in 3 sotto scale )40 idem che indagano il grado di sensibilità
all’opinione degli altri
Punteggi elevati possono indicare una vera e propria sospettosità, ma anche di considerarsi
sempre dalla parte della ragione
7) PT. PSICASTENIA: 48 item Che valutano l'ansia come tratto e quindi i durevoli e
generalizzati aspetti
8) SC. SCHIZOFRENIA: (divisa in 6 sotto scale)78 item che valutano il grado di confusione
mentale, i pensieri bizzarri, la creatività, eventuali presenze di dubbi circa la propria
identità e le esperienze insolite.
Elevati punteggi indicano deterioramento e disorientamento del pensiero
9) MA. IPOMANIA: (Divisa in 4sotto scale) 46 item che valutano con elevata sensibilità il
grado di energia della persona.
Elevati punteggi indicano una maggiore energia a livello emotivo, ideativo e motorio,
inoltre la scala sembra dare indicazioni sulla ricerca di forti emozioni, senso di
invulnerabilità e fiducia in se stessi.
10) SI. INTROVERZIONE SOCIALE: (divisa in 3 sottoscale) 62 item che valutano la tendenza
delle persone a isolarsi o a stare con gli altri.

SCALE DI CONTROLLO
1) SCALA L (MENZOGNA): composta da 15 item che si riferiscono a colpe veniali e difetti tipici
di tutte le persone , al fine di individuare il tentativo di offrire una buona immagine di sé
2) SCALA F (FREQUENZA): 60 item che si rferiscono a esperienze inusuali nella popolazione
normale.
Punteggi elevanti sono indicativi della tendenza a ingrandire i propri problemi o debolezza
mentale.
3) SCALA K (CORREZIONE): 30 item che misurano meccanismi difensivi nei confronti del test,
in modo più sottile rispetto alla Scala L
Punteggi bassi indicano che la persona è vulnerabile e giudica negativa la propria
condizione essenziale
Punteggi alti sono generalmente indicativi di un atteggiamento difensivo nei confronti del
test e una tendenza a negare i propri problemi
4) SCALA NON SO (ITEM OMESSI) : Non è una scala vera e propria ma indica il numero di item
omessi, se sono superiori a 30 il protocollo deve essere considerato con molta cautela se
non invalidato
5) SCALA FB
6) SCALA TRIN
7) SCALA VRIN
8) SCALA FP
9) SCALA S

SCALE SUPPLEMENTARI: L'utilità delle scale supplementari va rintracciata nella possibilità di


facilitare l'interpretazione il profilo del soggetto. alcune scale di base, infatti, possono fornire dei
risultati sopra la soglia di attenzione, ma non dare alcuna specifica indicazione perché sono troppo
generiche.

SCALE DI CONTROLLO: Le scale di contenuto aiutano nella complessa identificazione il giusto


profilo del paziente; in più, hanno un elevata Val d da statistica per via del loro contenuto
omogeneo. inoltre, considerato insieme a quelle cliniche, permettono di balzare il grado di
presenza nelle varie patologie dei singoli sintomi.

SCALE PSY-5: Servono per dare una descrizione degli aspetti principali della personalità secondo un
modello che si collega ad altre concezioni della personalità basate su tratti come ad esempio il five
factors model

SCORING: MANUALE E UTILIZZO DI PROGRAMMI DI CORREZIONE AUTOMATICA


PRIMA: Differenziare fascicoli M/F e valutare scala non so
MANUALE:
Le risposte vengono conteggiate in modo da ottenere dei punteggi grezzi sulle diverse scale, non è
obbligatorio l'utilizzo del punteggio della scala K ma lo si consiglia .
i punteggi grezzi vengono riportati su tre scale dove si vengono a formare dei profili grafici
individualizzati con la relativa corrispondenza dei punti T
AUTOMATICO:
Esistono in commercio due programmi di correzione automatizzata che offrono un reperto con
l'interpretazione dei test

INTERPRETAZIONE PER PUNTE:


L'interpretazione tradizionale Prevedeva lo studio di ogni scala clinica nella convinzione che ogni
punteggio possa essere associato ad un significato psicologico
- valori tra 60 e 65 punti T indicano tratti di personalità
- valori superiori a 65 punti T possono essere indicativi di uno stato patologico

INTERPRETAZIONE PER CODICI


La approccio che non tiene conto di una sola scala alla volta, ma sono indici riassuntivi che
individuano 2 o più scale cliniche più elevate Con un punteggio superiore a T
THE BIG FIVE QUESTIONNAIRE
La personalità e la determinante più stabile e predittiva del comportamento:
Insieme relativamente stabile delle caratteristiche psicologiche di una persona, oSsia un modello
duraturo di caratteristiche che definiscono l'unicità di una persona e che influenzano il modo con
cui essa interagisce con gli altri e con l'ambiente.

Tratto di personalità
- Particolare tendenza individuale, relativamente stabile e duratura, a reagire a livello
comportamentale in un determinato modo
- I tratti di personalità rappresentano gli aspetti meno modificabili dell'individuo

MODELLO BIG 5
Modello riconosciuto a livello internazionale in cui convergono due differenti tradizioni di ricerca:
 Teoria fattorialistica: Identifica le dimensioni caratterizzanti le differenze individuali
attraverso analisi statistiche di divo fattoriale
 Teoria lessicografica: Considera il vocabolario della lingua quotidiana come un serbatoio di
descrittori delle differenze individuali
Vengono quindi identificate 5 dimensioni (ad ognuna corrispondono 6 sotto dimensioni) che si
posizionano all'interno di un continuum di poli opposti
1) estroversione - introversione
2) stabilità emotiva - nevroticismo
3) apertura mentale - chiusura mentale
4) coscienziosità - negligenza
5) gradevolezza - sgradevolezza

IL BIG FIVE QUESTIONNAIRE


5 dimensioni a cui corrispondono due sotto dimensioni
1) energia
2) stabilità emotiva
3) apertura mentale
4) coscienziosità
5) amicalità

BFQ-1:
- Elaborato da Caprara e Barbaranelli è costituito da 132 item
- Scala lie per il controllo della desiderabilità sociale
- Scala Likert a 5 punti, da assolutamente vero ad assolutamente falso
- Somministrazione individuale o collettiva
- Dai 20 ai 40 minuti

BFQ-2:
- 134 item: 12 per ogni sotto dimensione +14 item per la scala lie
- Scala Likert a 5 punti , da assolutamente vero ad assolutamente falso
- Scala lie articolata in due sotto dimensioni: Lie egoistic e Lie moralistic
- Proprietà psicometriche migliorate :
1) coerenza interna delle scale aumentata
2) coefficiente Alpha di cronbach superiore a 70
3) coefficiente di correlazione item-totale superiori a 25
DIMENSIONI
 Energia: dinamismo - dominanza
 Amicalità: operatività - cordialità
 Coscienziosità: scrupolosità - perseveranza
 stabilità emotiva: controllo dell’emozione - controllo degli impulsi
 apertura mentale: apertura la cultura - apertura l'esperienza

SOMMINISTRAZIONE:
 Per poter somministrare il questionario si può utilizzare un kit di somministrazione
 Spiegare le istruzioni per la compilazione
 sollecitare a rispondere in modo spontaneo e sincero
 ricordare che non ci sono risposte giuste o sbagliate
 raccomandare ai candidati di rispondere a tutti gli item

INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI


1) Le risposte agli item di ogni sotto dimensioni e scala vanno sommati. Il risultato è un
punteggio grezzo (0-100) per ognuna delle sotto dimensioni e per ogni scala lie
2) i punteggi grezzi vanno quindi trasformati, tramite le tabelle di conversione in punti T e
riportato in un apposito foglio di conteggio
3) Nel foglio di profilo deve essere costruito l istogramma corrispondente ai punti T ottenuti
dal soggetto in ciascuna dimensione ottenendo così il profilo

PROFILI CRITICI
 Se un soggetto presenta tre o più punteggio superiore a 65 punti T fine almeno tre scale
principali o in tre sotto dimensioni relative a tre diverse dimensioni principali, oltre al
punteggio alto della scala L, il risultato del test potrebbe essere critico.
 Risultato critico: i punteggi che la persona ha ottenuto nelle varie dimensioni e
sottodimensioni sono sovrastimati rispetto al profilo reale.

AMBITI APPLICATIVI
 È uno strumento particolarmente utile in ambito organizzativo per attività di valutazione e
sviluppo delle risorse umane
- Valutazione e selezione del personale
- Valutazione del potenziale
- Orientamento
- Career counseling
- Percorsi di coaching

 La COSCIENZIOSITÀ: È il risultato di un valido predittore del successo nelle organizzazioni


produttive a prescindere dall'attività svolta
 La STABILITÀ EMOTIVA: Risulta essere un predittore del successo organizzativo
generalizzabile a diversi contesti e attività
 L’ESTROVERZIONE: È importante per le attività che richiedono la continua interazione con
le altre persone
 L’AMICALITÀ: e rilevanti in tutte quelle attività che richiedono un lavoro di team e in quelle
professioni in cui è presente una relazione diadica con altre persone
 L’APERTURA MENTALE: è centrale nella fase di formazione, in quanto rappresenta un
predittore significativo della capacità di apprendimento
STATISTICA:
L'analisi dei dati è incentrata sullo studio della relazione tra variabili:
- DIPENDENTE: È influenzata
- INDIPENDENTE: una che influenza l'altra

LE VARIABILI POSSONO ESSERE:


 QUANTITATIVE (o numeriche): Espresse in media, deviazione standard, range
- Possono assumere qualsiasi valore all'interno di un intervallo su un continuum tra 0 - ∞
- Sono confrontabili (es. 2 doppio 1)
- Es. altezza
 QUALITATIVE (o categoriali): Espresse in frequenze assolute, relative
- Non assumono valori intermedi
- Non confrontabili -> eccezione le ORDINALI es. grado scolarizzazione
- Non ordinabili
- Es. sesso

MISURE IN SINTESI: info sintetiche sul campione


 MISURE DI POSIZIONE:
- Media: Riassume sinteticamente un’informazione, indica immediatamente dove si trova il
campione
- Mediana e Moda
 MISURE DI DISPERZIONE: Indicano quanto il campione si colloca in modo distante rispetto
al grafico
- Deviazione standard: indica quanto i singoli valori si discostano dalla media. Rappresentato
in numero
- Range. Rappresentato in numero
- Frequenza assoluta: Indica il numero di volte che un fenomeno viene osservato.
Rappresentato in numero
- Frequenza relativa: frequenza assoluta fratto totale osservazioni. Rappresentato in
percentuale
Coefficiente: Quanto è rilevante la relazione fra le variabili in esame

IPOTESI: Variabile differisce tra due gruppi selezionati sulla base di un'altra variabile, Differisce in
modo:
 Differenza casuale= ipotesi nulla (H0)
 Differenza non casuale ma che dipende dalla relazione di più variabili= ipotesi alternativa
(H1) --> accettandola si accetta l'esistenza di una relazione fra i due variabili

- Se rifiuto l'ipotesi nulla (H0) che nella realtà è vera commetto ERRORE DI PRIMA SPECIE
- Se accettato l'ipotesi nulla (H0) che nella realtà è falsa commetto ERRORE DI SECONDA
SPECIE

SIGNIFICATIVITÀ:
- Indica la probabilità di commettere un errore se si accetta H1
- Indica attraverso una stima probabilistica se esiste una relazione tra le variabili in esame,
ma non indica la forza (coefficiente) della relazione.
Es. Se confrontando l'altezza di due gruppi sulla base della nazionalità ed emergono differenze la
SIGNIFICATIVITÀ indica se queste differenze sono CAUSUALI O DIPENDONO DA UNA RELAZIONE

- La significatività può assumere un valore tra 0 e 1, più il valore è basso meno probabile che
le differenze osservate sia dovuta al caso.

 Solidamente il rischio accettabile è pari al 5% = 0,05, in alcun casi arriva a 1%=0,05


 Significa che accettando l'ipotesi che esiste una relazione tra variabili in esame saremo un
errore 5 volte su 100.

INTERPRETAZIONE E PRESENTAZIONE DEI DATI


TEST:
 PARAMETRICI (+ comuni):
- t di student, analisi della varianza- ANOVA, analisi della correlazione di Pearson, si basano
sulla media -> se i requisiti non vengono soddisfatti si passa ai non parametrici
 NON PARAMETRICI:
- test x2, test di wilcoxon , test Mann-Whitney, analisi della correlazione di sperman
- si basano sulla mediana e non richiedono ipotesi preliminari sui dati da analizzare
- si usano con campioni poco numerosi E quando non ci sono le condizioni per utilizzare
quelli parametrici

ANALISI:
 UNIVARIATE: Analizzano singolarmente il rapporto tra variabile dipendente e variabile
indipendente
 MULTIVARIATE: Tengono in considerazione anche l'effetto di altre variabili su tale rapporto,
permettendo di studiare simultaneamente l'effetto di più variabili, sono adottate in studi di
fenomeni complessi. in cui intervengono più fattori.

TEST T STUDENT :
Test parametrico volto a confrontare le medie campionarie tra due gruppi.
 Si utilizza per studiare la relazione tra una variabile qualitativa dicotomica, come variabile
indipendente, e una variabile quantitativa, usata come variabile dipendente.

Es. Può essere utilizzato per confrontare l'indice di massa corporea tra due gruppi: uno con
anoressia nervosa restrittiva, l'altro con anoressia nervosa e abbuffate/condotte di eliminazione. in
questo caso il test andrebbe ad indagare la relazione tra la variabile indipendente, ovvero la
diagnosi e quella dipendente ovvero l'indice, di massa corporea.

TEST ANOVA: Si utilizza per confrontare tre o più gruppi


Studia la relazione tra variabile qualitativa politomica (quando la variabile dicotomica assume più
di due valori) che rappresenta la variabile indipendente e una variabile quantitativa (Purché
rispetti determinati requisiti) che rappresenta la variabile dipendente.
- E necessario accompagnare l’ANOVA con una successiva analisi, detta POST HOC, questo
perché l’ANOVA fornisce risultati come il coefficiente F la significatività, che si riferiscono al
test nel suo insieme ma non indicano quali gruppi differiscono in modo significativo e quali
no.

ANALISI DELLA CORRELAZIONE DI PEARSON:


Può essere condotta tra variabili di tipo numerico è valuta:
 Il tipo di correlazione tra variabili
 l'entità di tale correlazione che può essere:
- Positiva: al crescere di una variabile, cresce anche l'altra
- Negativa: al crescere di una variabile l'altra diminuisce
 La correlazione è valutata tramite il coefficiente di pearson, che va da -1 a 1:
- Tanto più il valore si avvicina a 1 tanto più forte sarà la correlazione
- Se assume un valore negativo, le 2 variabili in esame correlano negativamente tra loro

TEST X2: A differenza dell’ANOVA non è necessario che il valutatore decida prima il nesso causale
tra le variabili in esame. non è quindi necessario individuare da variabile indipendente e quella
dipendente.
- Test non parametrico utilizzato per studiare la relazione tra due variabili qualitative
- Il test indica se e in che misura le frequenze osservate differiscono da quelle teoriche->
Frequenza di un fenomeno che si osserverebbe se le 2 variabili non si influenzassero
reciprocamente in alcun modo
- Il test quindi va indirettamente a indicare se esiste una relazione fra le 2:00 variabili in
esame
ES.Se avessi un campione di 1000 bambini, con frequenza di bambini biondi del 20% e decidessi di
dividerlo in sottogruppi sulla base dell'età, con ogni probabilità la percentuale rimarrebbe la
stessa. Se invece dividessi il campione in base all'area geografica di provenienza, il gruppo di
bambini di origine scandinava conterrebbe una frequenza di bambini biondi più alta di quella
teorica.
Il test del chi-quadro indica quindi se e quanto le frequenze osservate differiscono da quelle
teoriche e quindi indirettamente se esiste una relazione tra due variabili in esame

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