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o emozionali,
esercitare la propria funzione all'interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti
e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell'ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni
MALATTIA MENTALE: stato di sofferenza psichica, prolungato nel tempo, che incide sul vivere quotidiano dell'individuo, causando molti altri
problemi sul piano affettivo, socio-relazionale e lavorativo.
Scopo dell’educazione alla salute mentale :
• condurre il cittadino ad una consapevole gestione della propria salute utilizzando quando necessario i servizi a disposizione
• fornire elementi per partecipare individualmente o collettivamente ad azioni di tutela di un ambiente sano attraverso la coscienza delle proprie
scelte.
*L’assistenza prevede di aiutare il pz a crescere e realizzarsi cioè a far ritrovare la propria AUTONOMIA; ovvero la capacità di poter scegliere la
propria vita e come mandarla avanti e come partecipare alla vita sociale
Il nursing crea il processo di accertamento e il piano assistenziale mediante una visione OLISTICA in qnt si considera la persona in tutte le sue
dimensioni, attraverso le fasi dell’accertamento, diagnosi, obiettivi, pianificazione, attuazione, valutazione. Il tutto attraverso la RELAZIONE:
strumento principale in psichiatria.
Attraverso la relazione “passa tutto”: è quindi il principale strumento di valutazione MA anche la principale TERAPIA (Relazione terapeutica)
E partecipano lo: Psichiatra, psicologo, infermiere, educatore professionale, assistente sociale (Multiprofessionale)
L’efficacia della relazione terapeutica dipende:
● Dal colloquio= Per impostare un colloquio efficace bisogna conoscere prima se STESSI per evitare il coinvolgimento emotivo e
peggiorare lo stato del paziente. Nel primo colloquio il goal è stabilire: COSA ha spinto il paziente alla richiesta di visita (se lo ha
chiesto lui) o cosa lo porta dagli specialisti (in caso contrario). E’ necessario capire se è una iniziativa del paziente o se lo hanno
spinto familiari o vicini. Alcuni aspetti sono fondamentali:
- Il luogo: tale da non creare interruzioni e mettere il paziente a proprio agio
- Durata del colloquio: non stabilita con rigidità ma circa 40-50 min e poi va misurata sulle necessità del paziente
- Linguaggio: deve essere capito dal paziente (verifica delle capacità di comprensione)
- Reazione emotiva: Importante è mantenere un atteggiamento adeguato ed educativo. Il “silenzio” a volte è importante
● Da un’accurata anamnesi: Va fatta -anamnesi psichiatrica prossima (ricercare eventi accaduti in concomitanza con la
manifestazione dei sintomi)- Anamnesi remota (per cercare di capire quali diagnosi, quali tp,..)- Anamnesi psichiatrica familiare.
In sintesi l’anamnesi dovrebbe essere raccolta cercando di capire la “storia del ciclo vitale”: Indagando abusi di sostanze, vita
socio-demografica, aspetti lavorativi
● Da un’accurata osservazione del paziente
I Fattori di rischio sono: • Storia di violenza precedente • Età giovane-adulta • Genere maschile • Ritardo mentale • Danni SNC
• Storia di violenza familiare e/o abuso infantile • Intossicazione da sostanze/sindrome da astinenza • Disturbi mentali:
schizofrenia nelle fasi di acuzie, fase maniacale del disturbo bipolare, disturbo borderline di personalità, disturbo antisociale di
personalità, disturbo delirante (tipo persecutorio) • Storia di scarsa aderenza ai trattamenti.
Cosa fare????
• Controllare che il paziente sia disarmato e che nell’ambulatorio non vi siano oggetti che possano essere usati come arma •
L’ambulatorio deve essere tranquillo, permettere un facile accesso all’uscita, avere un pulsante di emergenza • Mantenere una
distanza di sicurezza, non toccare il paziente, evitare eccessivo contatto visivo • Non essere soli dentro l’ambulatorio,
eventualmente altro personale, forza pubblica fuori dalla porta
• Attenzione ai seguenti segni di violenza imminente: eloquio a voce alta, minaccioso e/o provocatorio, iperattività motoria,
midriasi, deliri e allucinazioni • Valutare se le persone che accompagnano il pz hanno effetto di contenimento sull’aggressività
oppure la esacerbano
Il compito del professionista inoltre prevede di: • Porsi come persona che vuole aiutare , mostrare attenzione e rispetto •
Porre dei limiti, eventualmente sospendere il colloquio (time out) • Offrire bevande, cibo, ecc. • Condurre il colloquio con tono
calmo
• Valutare con il paziente le opzioni terapeutiche • Non promettere cose che non si potranno mantenere
Somministrare farmaci come: Benzodiazepine(diazepam)- antistaminici (prometazina) antipsicotici (aloperidolo). È
necessario utilizzare la via orale e soprattutto utilizzare farmaci provenienti dalla stessa classe ad esempio diazepam e
lorazepam
Il suicidio suicidio è una delle emergenze più importanti. L’OMS nel 1988 ha definito suicido come un atto di
eliminazione di se stesso nella piena consapevolezza; e inoltre il suicidio ha una genesi multifattoriale infatti il
90% delle persone decedute per suicidio ha un disturbo psichiatrico e i fattori di rischio prevedono sicuramente
una condizione di solitudine, disturbo dell’umore, abuso di sostanze o di alcol, sesso maschile e accessibilità ad
armi da fuoco, perdita e fallimento.
Oltre a qst invece, per quanto riguarda il tentativo di suicidio può verificarsi soprattutto nelle donne le quali hanno
uno stato di sofferenza che non si riesce a comunicare; inoltre il DSM5° distingue l’autolesività non suicidaria e il
disturbo da comportamento suicidario; il 1° diciamo che provoca dolore, danni superficiali, ma non è mirato a
causare la morte; il 2° invece ha un’aspettativa con esito fatale ma può fallire per scarsa pianificazione, non
conoscenza del metodo, cambio idea, ambivalenza, bassa intenzionalità. Un altro concetto è l’ideazione
suicidaria in cui il pz pensa spesso ad un progetto di morte oppure comportamenti autodistruttivi indiretti e può
essere causato anche da fattori come uso di sostanze, gioco d’azzardo ecc..
Come valutare il rischio di suicidio? Attraverso una discussione chiara mediante l’utilizzo di diverse domande ovvero:
– Le è capitato di sentirsi depresso per parecchi giorni di fila?
– In questi casi ha mai pensato che non valesse la pena di vivere? – Ha pensato alla morte? – Ha pensato a farla finita? –
Quando ci ha pensato l’ultima volta? – Con che frequenza ci pensa? – Come ha pensato di fare? – Ha mai tentato di farsi del
male? – Perché non ha ancora messo in atto le sue idee/piani- Ragioni per vivere e piani per il futuro?
Inoltre bisogna valutare anche la:
Presenza di disturbi psichiatrici: disturbi dell’umore, schizofrenia, abuso di sostanze, disturbi della personalità • Storia:
precedenti tentativi di suicidio, altri comportamenti
autolesivi, anamnesi familiare positiva per comportamenti autolesivi • Situazione psicosociale• Credenze culturali o
religiose a proposito della morte e del suicidio • Punti di forza e di debolezza individuali
Cosa fare in caso di rischio di suicidio
• Cercare di convincere la persona a rimandare le intenzioni suicidiarie – “Contratto”
• Assicurare un rapido accesso a professionista competente
• • Rimuovere tutto ciò che potrebbe essere usato per attuare il suicidio
• Costruire o rafforzare la relazione terapeutica
• Cercare di intervenire sul problema principale o su quello che
potrebbe far precipitare le cose (intervenire sul contesto)
Trattamento farmacologico
• In urgenza: somministrare sedativi-ipnotici per ridurre ansia, irritabilità, impulsività e disturbi del sonno
• Disturbi dell’umore
– Sali di litio: prove di efficacia preventiva su rischio suicidiario nei pazienti affetti da disturbi affettivi ricorrenti
• Schizofrenia
– Clozapina (?)
LA RETE DEI SERVIZI DEL DIPARTIMENTO SALUTE MENTALE
Con l'espressione salute mentale, secondo la definizione dell‘ OMS, si fa riferimento ad uno stato di benessere
emotivo e psicologico nel quale l'individuo è in grado di:
-sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali -esercitare la propria funzione all'interno della società,
-rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno -stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli
altri, -partecipare costruttivamente ai mutamenti dell'ambiente, -adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti
interni.
Il DSM è l'insieme delle strutture e dei servizi territoriali ed ospedalieri che hanno il compito di farsi carico della
domanda legata alla prevenzione, cura, all'assistenza, alla riabilitazione e alla tutela della salute mentale
nell'ambito del territorio definito dall‘Ausl.
Finalità: promozione della salute mentale attraverso programmi e interventi di prevenzione, cura, riabilitazione e
reinserimento sociale.
● Collabora con: MMG – FF.OO. – Magistratura – Regione – Provincia – Comuni – Quartieri –
Associazioni di familiari (gruppi operativi multidisciplinari)
● Ha il compito di coordinare le diverse strutture psichiatriche ed il collegamento fra le varie figure
professionali
Le Strutture del dsm sono:
● servizi per l'assistenza diurna: i Centri di Salute Mentale (CSM)
● servizi semiresidenziali: i Centri Diurni (CD)
● servizi residenziali: strutture residenziali (SR) distinte in residenze terapeutico-riabilitative e
socio-riabilitative
● servizi ospedalieri: i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura e i Day Hospital
Il Centro di Salute Mentale (CSM) è il centro di primo riferimento per i cittadini con disagio psichico. Coordina
nell’ambito territoriale tutti gli interventi di prevenzione, cura, riabilitazione dei cittadini che presentano patologie
psichiatriche.
Al Centro fa capo un’équipe multiprofessionale costituita almeno da uno psichiatra, uno psicologo, un assistente
sociale e un infermiere professionale.
Il CSM assicura i seguenti interventi:
● trattamenti psichiatrici e psicoterapie,
● interventi sociali,
● inserimenti dei pazienti in Centri diurni Day hospital strutture residenziali, ricoveri
● attività diagnostiche con visite psichiatriche,
● programmi terapeutico-riabilitativi e socio-riabilitativi
● attività di raccordo con i medici di medicina generale.
● In alcuni CSM è attiva anche una linea telefonica dedicata ai medici di famiglia per counselling,
● consulenza specialistica per i servizi “di confine” (alcolismo, tossicodipendenze ecc.), nonché per le
strutture residenziali per anziani e per disabili
● inserimenti lavorativi degli utenti psichiatrici, affido etero-familiare ed assistenza domiciliare
● collaborazione con Associazioni di volontariato, scuole, cooperative sociali e tutte le agenzie della rete
territoriale.
È previsto che il CSM sia attivo, per interventi ambulatoriali e/o domiciliari, almeno 12 ore al giorno, per 6 giorni
alla settimana
Ruolo dell’infermiere nel CSM
1. All’interno: • Accoglienza, ascolto e reindirizzo della domanda • Elaborazione dei programmi terapeutici •
Gestione della terapia farmacologica All’esterno:
2. Domiciliarità: osservazione del paziente e della famiglia (sintomi, relazioni, rapporto con l’ambiente),
sostegno e ascolto di paziente e famiglia, incentivazione dei livelli di autostima e stimolazione alla
sperimentazione di relazioni sociali più evolute
3. Lavoro di rete: Con il tessuto sociale del paziente per il recupero/mantenimento delle abilità residue e/o
il reinserimento nel tessuto stesso.
Centro Diurno: è una struttura semiresidenziale con funzioni terapeutico-riabilitative, collocata nel territorio.
È previsto che sia aperto almeno 8 ore al giorno per 6 giorni a settimana.
Il centro diurno quindi consente di attuare percorsi terapeutici e apprendere abilità nella cura di sé, nelle attività
della vita quotidiana e nelle relazioni interpersonali individuali e di gruppo, anche ai fini dell'inserimento
lavorativo. Il CD può essere gestito dal DSM o dal privato sociale e imprenditoriale.
La comunità terapeutica è il luogo dove si cerca di dare una risposta efficace ai tanti giovani e alle famiglie che
vivono il dramma della dipendenza da sostanze stupefacenti. Il fulcro è la condivisione della vita che porta ad
accogliere persone tossicodipendenti proponendo loro un cammino di recupero articolato secondo interventi
educativi personalizzati.
Le figure professionali nella comunità terapeutica sono:
• 2 Medici Specialisti, di cui uno che assolve le funzioni di direttore sanitario; il Direttore sanitario ed il medico
sono presenti nelle ore antimeridiane e pomeridiane
• 2 psicologi • 1 pedagogista clinico • 1 assistente sociale • 5 tecnici della riabilitazione psichiatrica strutturati • 6
infermieri strutturati che si alternano nelle 24 ore
• 6 ausiliari strutturati che si alternano nelle 24 ore • 1 assistente amministrativo
La struttura può accogliere un numero massimo di circa 20 pazienti, di età compresa tra i 18 e i 65 anni.
L’infermiere che lavora in una Comunità Terapeutica Assistita deve possedere una certa predisposizione
relazionale al paziente con disturbi mentali; bisogna fargli capire che il rifiuto della realtà vera, non lo porterà a
niente di costruttivo. L’infermiere deve armarsi di tanta pazienza, comunicare in maniera empatica con il
paziente, soprattutto quando manifesta una scarsa compliance alla terapia.
Spesso il paziente psichiatrico ritiene di non essere compreso e ascoltato e sono proprio queste le barriere che
gli operatori devono distruggere con professionalità.
La mancata compliance al trattamento farmacologico, comporta delle conseguenze molto gravi, ad es. un elevato
tasso di ricadute, fenomeno che gli studiosi definiscono revolving door (porta girevole). Inoltre l’infermiere di
CTA, segue, assiste, scruta il paziente, interviene e si relaziona col medico e con i tecnici della riabilitazione
psichiatrica ai quali propone, se necessario, ciò che potrebbe essere più utile al malato.
I DISTURBI DELL’UMORE
L’umore è uno stato d’animo di base che colora lo stile di vita dell’individuo.
I disturbi possono essere distinti in: depressivi e bipolari
I disturbi depressivi fanno parte 3 domini ovvero psichici che comprendono i sintomi affettivi, cognitivi prevedono
la cognitività fredda e calda (esempio difficoltà di apprendimento) mentre la cognitività calda comprende perlopiù
delle considerazioni negative verso le proprie capacità o il mondo esterno; fisici es. alterazioni a carico del ritmo
sonno-veglia i cui pz soffrono di insonnia oppure a livello fisico variazioni del peso corporeo, oppure dolori come
cefalee, dolore precordiale, dolori di natura gastrointestinale. A livello comportamentale invece possiamo
verificare un rallentamento psicomotorio, al contrario ci sono pazienti che presentano agitazione come i pazienti
con depressione ansiosa.
Una delle forme più comuni e la depressione maggiore e la caratteristica e il suo carattere episodico che se
non trattato dura da 6 a 9 mesi. L’età di esordio e tra 20-40 anni, ed è una tra le prime cause di disabilità. La
diagnosi si conferma qnd sono presenti cinque o più sintomi come umore depresso oppure apatia e perdita di
interesse, poi è necessario avere modificazioni a carico del peso e dell’appetito, disturbi del sonno, alterazioni
dello stato psicomotorio, astenia, sensi di colpa verso se stessi e disfunzionalità esecutive cioè l’incapacità di
eseguire determinate funzioni.
Il decorso di tale patologia prevede nella maggior parte dei casi un 20- 25% di pz con cronicizzazione e in alcuni
casi il 10 -15% decede per suicidio.
Il disturbo depressivo persistente comprende sia distimia e sia depressione maggiore cronica. La caratteristica
di tale disturbo è la presenza di sintomi depressivi che presentano un’entità minore ad esempio non c’è il
rallentamento psicomotorio, né psicotici, minor rischio di suicidio.
L’esordio è precoce al di sotto dei 21 anni oppure in maniera tardiva e la prevalenza in Italia e di circa 2-4% se
non di più e l’incidenza nella popolazione femminile è molto maggiore.
Il disturbo disforico premestruale ricorre mensilmente ma con regolarità nella fase tardo luteinica e riguarda il
2-10% delle donne; sono presenti sintomi depressivi come sensazione di scatto ad ogni stimolo, facile tendenza
al pianto, e non riuscire a padroneggiare nulla e tende ad alleviarsi con l’arrivo del ciclo mestruale e regredisce
con la menopausa.
Il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente si verifica nell’età adolescenziale in cui i bambini sono
caratterizzati da crisi di rabbia e dura almeno 1 anno.
I disturbi bipopolari prevedono un’alternanza di episodi maniacali o ipomaniacale; tali disturbi prevedono
sintomi psichici che si dividono: affettivi quindi l’umore è espanso ma sono molto facilmente irritabile mentre
quelli cognitivi hanno uno stato cognitivo accelerato cioè si verificano delle fughe delle idee cioè molto veloci I
sintomi fisici sono stato di iperattività e spesso non dormono per niente e la privazione del sonno è uno degli
elementi premorbosi; inoltre si verifica un’alterazione della fame; i sintomi comportamentali vediamo i pazienti
sono perlopiù agitati.
I disturbi bipolari prevedono diverse classificazioni:
● Tipo I= ha una prevalenza che va da 0,5- 1% e secondo i criteri del manuale diagnostico è sufficiente
un episodio maniacale per diagnosi. L’episodio può essere: depressivo in cui sono frequenti sintomi
abulici, aneroidi e sintomi psicotici; maniacale che prevede manie disforica, euforica, delirante agitata e
confusa. Il decorso prevede: esordio, fase di stato, risoluzione. La prognosi è peggiore nelle forme o
cicli rapidi ( 4 in 12 mesi) e maggiore è la progressione della malattia e minore e il “restitutio ad
integrum” quindi la perdita di funzionamento e autonomia nel tempo.
● Tipo II= È di tipo minore si divide in depressivo e maniacale. Con una prevalenza da 1 a 5% e l’esordio
è dopo 30 anni;
● La ciclotimia= ha una prevalenza che va dal 0,4-4% e chi ne è affetto alterna momenti di moderata
depressione a momenti di euforia ed eccitazione. Le precise cause di ciclotimia sono al momento
sconosciute. Secondo gli esperti, giocherebbe un ruolo fondamentale una combinazione di fattori
ereditari, biochimici e ambientali.
Le complicanze dei disturbi dell’umore prevedono peggioramento della qualità di vita ed è una delle cause di
disabilità; disturbi dello spettro ansioso, abuso di sostanze e patologie somatiche e inoltre può verificarsi il
suicidio nel 6-7% dei casi
Per quanto riguarda l’eziopatogenesi; i meccanismi biologici chiamati in ballo prevedono disfunzione della
neurotrasmissione come ipotesi monoaminergica, ipotesi neurorecettoriale e ipotesi dei secondi messaggeri che
permettono l’attivazione dei geni parliamo quindi del BDNF.
Il trattamento prevede:.in caso di depressione lieve prevede un supporto farmacologico mentre in caso di
depressione grave prevede trattamento farmacologico e trattamento di mantenimento. I farmaci sono
antidepressivi come gli SSRI e agiscono sulla serotonina, SNARI che agiscono sia sulla serotonina e sia sulla
monoamina, Bupropione, Mirtazapina che regola la serotonina e Noradrenalina, multimodali che agiscono sulla
serotonina noradrenalina e monoammina. Il trattamento dell’episodio maniacale prevede invece il litio carbonato
e lito solfato (a lento rilascio) , acido valproico tranne nelle donne che stanno progettando una gravidanza,
carbamazepina, e benzodiazepine, e inoltre molto efficace sono rilevati gli interventi di Psicoeducazione.
SINDROME DA BURNOUT
Questa sindrome deriva il proprio nome dall’espressione inglese «to burn out», ovvero «bruciarsi, esaurirsi». Il
burnout è uno stato di esaurimento sul piano emotivo, fisico e mentale. L’OMS classifica questa sindrome come
una forma di stress lavorativo che non si è in grado di gestire con successo. Le persone colpite non sono più
capaci di affrontare il proprio carico di lavoro quotidiano con le risorse disponibili e finiscono per soffrire di
esaurimento cronico.
Sintomi principali sono: sensazione di sfinimento,aumento di distacco mentale e cinismo rispetto al proprio
lavoro,calo dell’efficienza lavorativa
Le cause possono essere distinte in:
-Fattori di rischio interni:Impegno esagerato, Elevate pretese da sé stessi
,Aspettative eccessive, Difficoltà a dire di «no»
-Fattori di rischio esterni:Sovraccarico di lavoro, Mancato riconoscimento
Mobbing, Ingiustizia, Scarso controllo sulle proprie mansioni
La diagnosi di sindrome da burnout è clinica e si basa sul colloquio con il medico per indagare la presenza dei
sintomi: FISICI, COMPORTAMENTALI,
PSICOLOGICI E LAVORATIVI.
Esistono alcuni questionari che esplorano il benessere lavorativo, la soddisfazione psicologica e il carico di
lavoro (il Questionario sul benessere lavorativo).
Per qnt riguarda la cura e prevenzione del burnout bisogna sicuramente: Rispettare le proprie esigenze (sonno,
cibo, attività fisica ecc.) Fissare obiettivi ragionevoli, senza pretendere troppo da sé stessi;Evitare i conflitti con i
colleghi ed adottare un atteggiamento proattivo; Condurre uno stile di vita sano (sport, dieta ecc.) per una
maggiore resilienza nel fronteggiare qualsiasi tipo di esperienza stressante.
Il Codice Deontologico
Il codice deontologico è un codice di comportamento, avente efficacia normativa, a cui il professionista deve attenersi per l'esercizio
della sua professione. Attualmente vigente è quello del 2019 elaborato dalla FNOPI.
Il codice deontologico non può essere nominato se non prendiamo in considerazione i concetti di Morale e di Etica.
● La Morale è la capacità di distinguere ciò che è bene da ciò che è male; quindi viene definita come l'insieme dei valori in base ai quali
l'individuo decide liberamente la scelta del proprio comportamento.
● L'etica, anche chiamata filosofia morale, che "indica quella parte della filosofia che si occupa del costume, ossia del comportamento
umano".
*Il codice deontologico ha solo valore etico o morale? No ha anche aspetto giuridico.
● La deontologia invece non è altro che l’insieme delle norme e regole che ispirano la professione nell’agire quotidiano.
Inoltre come già detto prima il codice deontologico attualmente vigente risale al 2019, ma in Italia abbiamo assistito ogni 10 anni ad una revisione
del codice deontologico : Il 1° risale al 1960 ed è una data significativa perché la costituzione italiana si occupa di salute nell’articolo 32. Poi nel
1977 si attua una revisione, e nel 1999 vi è una prima rivoluzione infatti la legge 42/99 abolisce il cosiddetto mansionario; ,ma oltre a qst ci
riferisce che l’infermiere è responsabile dell’assistenza infermieristica. Nel 2009 gli e i doveri deontologici sono stabiliti nei confronti dei:
•destinatari della professione; colleghi; altri professionisti; sé stessi come professionisti. •Il campo di attività e di responsabilità è determinato dai
contenuti: • - dei decreti ministeriali istitutivi; • - dei relativi profili professionali.
Inoltre nel prima di arrivare al 2019 bisogna sapere che nel 2017 vengono approvate 2 leggi:
•Legge 219 del 2017: si occupa del consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento.
•Legge 24 del 2017: detta “Gelli Bianco” riguarda la responsabilità medica e sostanzialmente l’obiettivo di qst legge è superare le incongruenze
generate dalla precedente disciplina, anche conosciuta come decreto Balduzzi.
Il codice deontologico del 2019 è bene sapere che è strutturato in 53 articoli che sono organizzati in 8 capi; presentano poi un titolo e un
commentario alla fine.I titoli di qst 8 capitoli sono: Principi e Valori Professionali, Responsabilità Assistenziale, Rapporti Professionali,
Rapporti con le Persone Assistite, Comunicazione, Organizzazione Sanitaria, Libera Professione, Disposizioni Finali.
Cosa è successo nel 2019 che ha spinto a revisione? *(La federazione nazionale spinse a revisione il codice deontologico per le nuove
disposizioni anticipate di trattamento ovvero eutanasia e per la nuova legge sul consenso informato del 2017).
Cosa dice la legge sull’eutanasia? *l’infermiere assiste il pz fino al fine vita e si basa sul principio di autonomia, una persona che è
capace di intendere e di volere può decidere soprattutto di due cose: di rifiutarsi dell’idratazione forzata ovvero infusione di liquidi
continua e della nutrizione parenterale totale. Il pz può lasciare le sue volontà e devono essere rispettate.
Successivamente in rapporto al tema della contenzione( ovvero la limitazione dell’autonomia del paziente soprattutto quando questa è pericolosa)
l’infermiere ha veri e propri obblighi giuridici-autonomi rispetto a quelli previsti a carico del medico; quindi l’infermiere, in assenza di questi
presupposti,deve “sottrarsi alla disposizione del medico”.
● Capo I: Principi e valori professionali: Ci dice che l’infermiere è il professionista sanitario iscritto all’Ordine delle Professioni
Infermieristiche, che agisce in modo consapevole, autonomo e responsabile.È sostenuto da un insieme di valori e di saperi scientifici.
Si pone come agente attivo, nel contesto sociale a cui appartiene e in cui esercita, promuovendo la cultura del prendersi cura e della
sicurezza.
Art. 2: Azione: L’Infermiere orienta il suo agire al bene della persona, della famiglia e della collettività. Le sue azioni si realizzano e si
sviluppano nell’ambito della pratica clinica, dell’organizzazione, dell’educazione e della ricerca.
Art. 3: Rispetto e non discriminazione= infatti possiamo menzionare il Nursing Transculturale che va al di la di quello che è la nostra
cultura indipendentemente dalla razza, religione ecc..
Art. 4 – Relazione di Cura= in cui l’Infermiere stabilisce una relazione di cura, utilizzando anche tramite l'ascolto, il dialogo, avendo
empatia e attenzione.
Art.5- Questioni etiche= L'Infermiere si attiva per l'analisi dei dilemmi etici e contribuisce al loro approfondimento e alla loro
discussione. Promuove il ricorso alla consulenza etica e al confronto, anche coinvolgendo l’Ordine Professionale.
Art. 6 – Clausola di coscienza= richiama la morale oggettiva e soggettiva. Es. interruzione volontaria di gravidanza in cui l’infermiere
non può astenersi all’assistenza sia prima che dopo.
● Capo II parla di responsabilità assistenziale; in cui nell’ Art. 7 parliamo di Cultura della Salute in cui l’infermiere promuove la
cultura della salute favorendo stili di vita sani e la tutela ambientale. L’Art. 8 parla che l’infermiere deve svolgere il ruolo di
educatore all’essere professionista. L’Art 9 parliamo di ricerca scientifica e sperimentazione nell’assistenza. L’Art 10 parla di obbligo di
formazione e aggiornamento. L’Art 11 parla di Supervisione e Sicurezza in cui l’infermiere chiede supervisione laddove vi siano attività
nuove.
● Capitolo III parla dei rapporti professionali ad es. il medico fa diagnosi e cura ,e tre tutto ciò che riguarda l’assistenza
infermieristica riguarda l'infermiere. In qst capitolo c’è una parte rilevante, nello specifico L’Art. 14 prevede che un collega sotto uso
di sostanze stupefacenti prevede di effettuare delle segnalazioni proprio per proteggere la salute delle persone assistite. Oppure le
informazioni sullo stato di salute nell’Art.15 prevede che quest’ultime vengano date solo esclusivamente dal medico.
● Capitolo 4 riguarda i rapporti con la persona assistita; nell’Art 17 nello specifico si passa dal modello “to care” cioè io ti
curo al modello “i care” cioè io ti coinvolgo nella cura. L’Art. 18 ci riferisce che noi abbiamo tutto il dovere di misurare l’entità del
dolore e di gestirlo. Nell’Art. 19 si parla di confidenzialità e riservatezza. L’Art. 20 vediamo che l’infermiere rispetta la volontà della
persona assistita di non essere informata sul proprio stato di salute. L’Art 21 prevede di utilizzare una comunicazione efficace. L’Art.
22 parla del dovere di denuncia ad es se dovesse arrivare una pz con forma di violenza o maltrattamenti, noi abbiamo l’obbligo di
comunicarlo alle forze dell’ordine. L’.Art 23 parla del minore cioè la volontà del minore va sempre presa in considerazione. L’Art 24
parla del fine vita cioè l’infermiere deve sempre erogare l’assistenza fino al termine della vita. L’Art 25 si parla di volontà di limite agli
interventi. L’Art 26 vediamo che l’infermiere favorisce l’informazione sulla donazione di sangue, tessuti e organi.Art. 27 – riguarda il
Segreto professionale in cui l'Infermiere rispetta sempre il segreto professionale non solo per obbligo giuridico, ma per garantire il
rapporto di fiducia con la persona assistita.
● Capitolo 5 parla di comunicazione; nell’Art 28 vediamo che l’infermiere anche attraverso social si comporta con rispetto,
correttezza,trasparenza e veridicità. Quindi il social è uno strumento che deve essere gestito con riservatezza. L’Art 29 ci riferisce
che l’infermiere deve comunicare in modo leale e costruttivo.
● Capitolo 6 Organizzazione Sanitaria: prevede che l’infermiere all’interno dell’organizzazione sanitaria ha sempre + un ruolo da
protagonista.
● CAP. 7 Libera Professione,
● CAP.8 Disposizioni Finali.
●
SPDC
Il servizio psichiatrico di diagnosi e cura provvede alla cura dei pazienti con condizioni morbose e con uno stato
di sofferenza psichica acuta e che necessitano di trattamenti medici con ricovero ospedaliero. Il servizio accoglie
trattamenti volontari e obbligatori, provvede alla cura di pazienti in condizioni di emergenza ed è collegata al
DEA.
LEGGE 739/94
PROFILO PROFESSIONALE INFERMIERE= L’INFERMIERE è IN POSSESSO DEL DIPLOMA, ABILITANTE
DELL’ISCRIZIONE ALL’ALBO PROFESSIONALE E RESPONSABILE DELL’ASSISTENZA GENERALE
INFERMIERISTICA